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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 722 di mercoledì 11 gennaio 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Alfreider, Artini, Matteo Bragantini, Brunetta, Caparini, Causin, Cicchitto, Dambruoso, De Micheli, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Fontanelli, Giorgis, Losacco, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Merlo, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Sanga, Sani, Scotto, Sottanelli, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,10.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno (A.C. 4200) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Saltamartini ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 4200) presentata al disegno di legge n. 4200: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno.

(Esame di una questione pregiudiziale – A.C. 4200)

  PRESIDENTE. Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma Pag. 23 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  Il deputato Attaguile ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Saltamartini ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  ANGELO ATTAGUILE. Il disegno di legge in esame reca la «Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno». La prassi della decretazione d'urgenza, in questo Paese, si è consolidata a tal punto da divenire oramai la modalità ordinaria attraverso la quale si producono norme primarie nell'ordinamento, operando, di fatto, uno svuotamento ed una grave mortificazione del ruolo del Parlamento. L'abuso del decreto-legge è stato definito dalla dottrina «una degenerazione in grado di oscurare principi costituzionali di rilevanza primaria» e crea, sicuramente, un problema di certezza del diritto, non soltanto perché produce uno squilibrio istituzionale tra Parlamento e Governo, attraverso il vulnus dell'articolo 70 della Carta costituzionale che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere, ma anche perché priva l'opposizione della facoltà di esercitare la sua funzione, di indirizzo e di controllo politico. Non a caso, la stessa lettera dell'articolo 77 riafferma, al primo comma, la titolarità del potere normativo in capo alle Camere, stabilendo precisi limiti sostanziali (straordinarietà e urgenza) e formali (efficacia limitata nel tempo) alla potestà legislativa del Governo, che può essere soltanto esercitata e non detenuta come potere attribuito.
  L'eccessiva espansione del potere normativo del Governo è stata giustificata dall'inesatta considerazione dell'accresciuta quantità di compiti dello Stato e della varietà di interessi e di situazioni presenti in una società complessa come quella italiana, che richiedono una pronta disciplina giuridica da parte del Governo, ma questa posizione è stata più volte censurata dai richiami del Capo dello Stato e dalle numerose sentenze della Corte costituzionale che hanno sollecitato il ripristino di un corretto percorso costituzionale. Basti qui ricordare, ex multis, la sentenza n. 171 del 2007 nella quale la Corte stabilisce la illegittimità costituzionale dell'articolo 7, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 80 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 140 del 2004, per mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza, e la sentenza n. 128 del 2008, attraverso la quale si puntualizza l’«evidente mancanza» dei presupposti fattuali e la disomogeneità che spesso caratterizza i decreti-legge. Inoltre, l'illegittimità costituzionale del procedimento legislativo non viene sanata dalla legge di conversione che, secondo la richiamata giurisprudenza, è a sua volta incostituzionale per un vizio del procedimento.
  In particolare, le sentenze n.171 del 2007 e 128 del 2008 collegano «il riconoscimento dell'esistenza dei presupposti fattuali, di cui all'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, ad una intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge, o dal punto di vista oggettivo e materiale, o dal punto di vista funzionale e finalistico» (sentenza 22/2012).
  Nonostante i richiami degli organi di garanzia, questo Esecutivo, sostanzialmente identico al precedente – rispetto al quale, dunque, non si nota alcuna soluzione di continuità sotto il punto di vista politico – continua anch'esso ad emanare decreti-legge, con un comportamento decisorio che solleva forti dubbi di legittimità costituzionale.
  Dal suo giuramento, da cui non è passato neanche un mese, ha già varato tre diversi provvedimenti di urgenza, tra cui il decreto in oggetto dove, nella relazione di presentazione del disegno di conversione, si fa esclusivamente un generico accenno al contenuto, recante «misure urgenti per la coesione sociale e territoriale e per far fronte ad esigenze urgenti in aree del Pag. 3Mezzogiorno, anche prevedendo interventi che contemperino le esigenze di tutela occupazionale con quelle di salvaguardia ambientale e di prevenzione e monitoraggio della vivibilità, con particolare attenzione verso i soggetti più deboli».
  Il decreto, altresì, risulta disomogeneo – nonostante il titolo cerchi di sanare questo vizio – disattendendo, anche sotto questo aspetto, le pronunce della Corte costituzionale che ha considerato tale requisito, previsto dall'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, rilevante tanto quanto quelli espressamente prescritti dall'articolo 77 della Costituzione. Il problema dell'omogeneità è infatti intrinsecamente connesso con quello della sussistenza dei presupposti di necessità ed urgenza, del quale costituisce una sorta di corollario.
  Non si ravvisa, infatti, alcuna omogeneità di materia tra i sette diversi Capi del decreto, contenenti, rispettivamente, misure in materia ambientale (Capo 1), misure in materia di lavoro, politiche sociali e istruzione (Capo II) e interventi in vista della Presidenza del G7 (Capo III).
  Il Capo II, inoltre, contiene al suo interno una miscellanea di disposizioni diverse, non comprendendosi come possano essere attinenti materie come quelle disciplinate nei tre articoli ivi contenuti, ossia: la promozione dell'Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale (articolo 4), l'incremento di 50 milioni del fondo per le non autosufficienze (articolo 5) e lo stanziamento di oltre 500 mila euro annui a decorrere dal 2017 per la Scuola europea di Brindisi (articolo 6).
  Con riferimento all'articolo 1, le misure ivi previste, nonostante rivestano un carattere essenziale per la salute dei cittadini, per le attività di diagnosi e cura delle patologie oncologiche e per la garanzia del proseguimento del risanamento ambientale dell'area di Taranto, arrivano con grave ritardo, a seguito di ben dieci decreti-legge varati, risultando pertanto inefficaci nella gestione delle note problematiche dell'area, ormai precipitata in una situazione di stallo.
  Inoltre, diversi articoli del provvedimento in oggetto (gli articoli 2 e 3, ma anche il 4) contengono disposizioni di natura ordinamentale, in violazione con quanto invece richiesto dall'articolo 15, comma 3, della succitata legge n. 400 del 1988. Tale carattere acuisce in maniera esponenziale l'inappropriatezza e l'incostituzionalità del decreto-legge in esame, e dimostrerebbe, ancora una volta, come il provvedimento manchi dei presupposti costituzionali che lo legittimerebbero ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione.
  Se pur è vero che il requisito dei casi straordinari di necessità ed urgenza potrebbe comportare un margine di elasticità in quanto «la straordinarietà del caso, tale da imporre la necessità di dettare con urgenza una disciplina in proposito, può essere dovuta ad una pluralità di situazioni (eventi naturali, comportamenti umani e anche atti e provvedimenti di pubblici poteri) in relazione alle quali non sono configurabili rigidi parametri, valevoli per ogni ipotesi (Corte Costituzionale, sentenza n. 171/2007)», in questo caso non si ravvisa alcun collegamento tra la prima parte, in cui si dispongono interventi di natura ambientale, la seconda, in cui si prevedono misure in materia di lavoro e istruzione, e la terza, in cui si prevedono interventi funzionali alla Presidenza italiana del G7 nel 2017. È palese, infatti, come il legame tra le diverse norme previste non possa né rintracciarsi né sotto un punto di vista tematico (in quanto le materie non sono attinenti tra di loro), né geografico (perché gli interventi non riguardano specificamente ed esclusivamente l'area territoriale meridionale delle nostra penisola).
  Secondo la giurisprudenza costituzionale, invece, occorre che il corpo di un decreto-legge sia «oggettivamente o teleologicamente unitario», cioè un «insieme di disposizioni omogenee per la materia o per lo scopo (sentenza n. 22/2012)»;
  L'utilizzo della normativa d'urgenza trova una giustificazione soltanto politica: il Governo, infatti, utilizza il ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza per evitare il percorso parlamentare dell'ordinario Pag. 4disegno di legge che, prevedendo maggiori garanzie all'opposizione nell'esercizio dei propri diritti, richiederebbe sicuramente un percorso più lungo e complesso.
  È palese, quindi, che il Governo operi nella piena consapevolezza di travalicare i limiti costituzionali, rischiando di riuscire in una pericolosa modificazione tacita non soltanto della forma di Governo, ma anche della forma di Stato, mettendo in pericolo l'effettiva tutela dei diritti dei cittadini.
  Tutto ciò premesso, restando forti le riserve di carattere costituzionale sul disegno di legge n. 4200, che presenta gravi carenze in ordine ai presupposti costituzionali di necessità ed urgenza e che si connota per un impianto normativo tipico dei cosiddetti «decreti-omnibus», a rischio oltre che di palesi profili di incostituzionalità anche della necessità di essere successivamente integrato e completato con norme di diversa portata, data la natura ordinamentale e la vastità delle materie trattate, delibera, ai sensi dell'articolo 96-bis del Regolamento della Camera dei deputati, di non procedere all'esame del disegno di legge n. 4200.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Ho esaminato la richiesta di pregiudiziale costituzionale formulata dal gruppo della Lega e devo dire che, se si tratta di una formale critica all'ipotesi di continuità nell'utilizzazione dello strumento della decretazione di urgenza, costituisce un legittimo esercizio di una politica che fa del ruolo di opposizione, comunque, una esaustiva ragione per proporla. Ma se, invece, siamo di fronte ad una pregiudiziale che ha un significato contenutistico diverso, credo che debbano legittimamente essere mosse alcune osservazioni a quanto si propone. Innanzitutto, il titolo è chiarissimo e direi che questa pregiudiziale si autoneutralizza, automaticamente: basta leggerla per capire che si dà atto dell'esistenza dei presupposti di urgenza; si dà atto in questa pregiudiziale che riguarda essenzialmente il Mezzogiorno; si dà atto che si tratta di interventi assolutamente necessari.
  Allora, se questo è il leitmotiv della pregiudiziale, mi sembra che ci siano tutti i requisiti che la Costituzione impone perché, a parte la discussione nel merito che è riservata, ovviamente, ad altra sede, non ci sia nessun vulnus di carattere costituzionale. Perché il titolo offre una sufficiente giustificazione del link fra i vari temi, perché lo si apprende dallo stesso testo della pregiudiziale e la stessa sentenza n. 171 del 2007 fa riferimento ad un margine di elasticità per la straordinarietà dei casi che possono dipendere da più ragioni, ma, soprattutto – ed è il dato più evidente lealmente contenuto nel testo della pregiudiziale –, si tratta di interventi che – leggo testualmente – rivestono carattere essenziale per la salute dei cittadini, per le attività di diagnosi e cura delle patologie oncologiche e per la garanzia del proseguimento del risanamento ambientale dell'area di Taranto. Cioè, qui è la stessa pregiudiziale che ammette la ragione insopprimibile del ricorso alla decretazione di urgenza. E su questi 50 milioni di euro in favore delle patologie oncologiche non devo spendere neanche una parola per sancire come, sparito l'emendamento in un certo momento, in una certa fase dei nostri lavori parlamentari di Commissione, è stato opportunamente, doverosamente, incisivamente recuperato per garantire, almeno in questo caso, un'efficace strumentazione coordinata a quella che è la finalità del decreto-legge. Il dato più rilevante di tipo politico è che questo è un decreto-legge che riguarda il Mezzogiorno; ebbene, lo ripeto, se da parte degli amici della Lega si è trattata di una mera esercitazione politica con riferimento a una parametrazione costituzionale che prende le mosse soltanto dal ruolo di opposizione rispetto alla maggioranza, per sancire la non discontinuità di questo Governo rispetto al precedente, per carità, è una scelta che afferisce a questo atteggiamento, ma, se per caso si trattasse di una scelta che derivasse da un intervento localizzato del Governo in favore del Mezzogiorno, Pag. 5ebbene, da questo punto di vista, questa scelta, che mi auguro non sia quella che caratterizza questa pregiudiziale, potrebbe rischiare, in qualche modo, di non facilitare il percorso di comunicazione che deve accomunare il centrodestra nel suo percorso. Infatti, Presidente, noi siamo interessati al Sud, siamo interessati al Mezzogiorno, Forza Italia è interessata a quello che è il bisogno – ieri, oggi e domani – lo abbiamo testimoniato nei Governi Berlusconi. Allora, io credo che l'invito che debba rivolgere, conclusivamente, rimarcando la perfetta costituzionalità di questo decreto-legge con riferimento ai requisiti tracciati dalla Corte costituzionale di urgenza, necessità e omogeneità, di cui si dà atto nella stessa pregiudiziale, debba essere quello di un invito al ritiro di questa pregiudiziale, un invito al ritiro perché l'equivoco che possa essere una pregiudiziale contro il Mezzogiorno va fugato immediatamente. Noi non siamo appassionati di partiti localizzati, locali e che perseguano interessi di parte del territorio, noi siamo un partito nazionale, un partito che è attento al Mezzogiorno e soprattutto è attento a chi ha bisogno, come, in questo momento, il Mezzogiorno, questo sì, trascurato dai Governi precedenti, compatti e senza fatti, e che ha diritto a questi interventi. Allora, il mio invito è al ritiro, ma se per caso gli amici della Lega non intendessero ritirare questa pregiudiziale, il nostro voto sarà necessariamente, indispensabilmente, coerentemente contrario e non soltanto per ragioni tecniche, ma anche per evitare l'equivoco che, qualcuno, all'interno di una coalizione o comunque di una possibile coalizione o comunque di un feeling comune nell'ambito dell'opposizione, possa intendere di esorcizzare interventi a favore del Mezzogiorno. Invito al ritiro, in caso contrario, voto contrario a questa pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sergio Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Grazie, Presidente. Brevemente, esporrò le ragioni per cui il gruppo del Partito Democratico voterà contro questa pregiudiziale. Ovviamente, noi non invitiamo al ritiro, c’è una pregiudiziale e sta soltanto ai presentatori eventualmente di raccogliere l'invito di altre opposizioni. C’è, come al solito, una generica critica al ricorso allora decretazione d'urgenza, ma già nelle tante occasioni in cui altri miei colleghi sono intervenuti sulle pregiudiziali è stato spiegato chiaramente che, non soltanto, in questa legislatura abbiamo un tenore di conversione di decreti-legge inferiore anche alla scorsa legislatura e, quindi, totalmente fisiologico nella dinamica, appunto, del rapporto tra il potere del Governo e quello del Parlamento, poi, di convertire i decreti-legge, ma, inoltre, lo strumento della decretazione d'urgenza ha un suo fondamento costituzionale, come è stato, anche, detto, poco fa, dal collega Sisto.
  Poi c’è una critica sui requisiti relativa al contenuto, in parte contraddittorio, come nel caso appunto del contenuto relativo al più grande insediamento industriale del Mezzogiorno e alle conseguenze che esso ha avuto, anche in seguito all'inquinamento che ha prodotto, e, comunque, all'organizzazione di quella che è la procedura straordinaria del gruppo. C’è nel contenuto il tema della rigenerazione del comprensorio di Bagnoli, altro tema importante e rilevante del Mezzogiorno e, quindi, ecco, anche qui, una connessione con quello che è il titolo del decreto-legge.
  C’è un'attività volta a prevenire procedure di infrazione dell'Unione europea per la violazione delle norme sulle acque reflue urbane, altro tema che possiamo ritrovare tante volte, appunto, purtroppo, nel nostro Sud; c’è la presa d'atto di una crisi del comparto marittimo in particolare nella movimentazione dei container; c’è un incremento del Fondo nazionale per le non autosufficienze e, infine, c’è un provvedimento volto a chiarire il quadro procedurale delle attività funzionali per la buona riuscita, non soltanto del G7, ma di tutte le attività e di tutti quegli elementi correlati che si svolgeranno nei Pag. 6comuni del Mezzogiorno. Quindi, tutto ciò, soltanto per dire che è vero che si tratta di un decreto-legge che ha una struttura articolata, ma è tutta riconducibile al suo titolo e, quindi, da questo punto di vista c’è una sorta di omogeneità teleologica, cioè con più materie si raggiunge una stessa finalità. Ecco, per questi motivi, io credo che vada respinta la pregiudiziale e che questa non abbia proprio alcun motivo di essere per noi, per il nostro gruppo e per questo voteremo contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo Democrazia Solidale e Centro Democratico comunico che anche noi voteremo contro questa pregiudiziale di incostituzionalità. Lo facciamo per il motivo molto semplice che, in realtà, gli elementi di straordinarietà e di urgenza hanno anche una loro visualizzazione simbolica della condizione logistica e non solo logistica che una serie di regioni meridionali stanno in questi giorni attraversando, in virtù del maltempo e delle grandi nevicate. Noi abbiamo questo problema molto serio di salvare il Mezzogiorno per salvare il Paese. Ci rendiamo anche conto che l'idea di uno Stato nazionale per molti versi è in crisi in questo quadro di globalizzazione e, quindi, è scomparsa anche l'idea stessa del Mezzogiorno come grande questione nazionale, ma questo non significa che l'emergenza sia venuta meno in un quadro di crescenti fratture territoriali. Se c’è un invito che noi possiamo fare al Governo in positivo è che, in un certo qual modo, si cerchi di uscire fuori da una logica che ha visto, purtroppo, continui momenti di tampone di emergenze e che, quindi, anziché vedere elementi di studi di impatto sulle scelte e le tecniche legislative, si accontenti costantemente di verificare i risultati, ahimè, spesso deboli degli interventi fatti. Noi crediamo che questo decreto, per la logica che lo anima, in particolare per la strategia di una scelta di strumenti di accompagnamento alle autonomie locali e anche alle risorse esistenti nel Mezzogiorno, sia su una buona strada. Per questo noi riteniamo di confermare l'utilità del decreto e voteremo a favore del decreto nonché contro questa pregiudiziale di incostituzionalità.
  Vorrei anche dire che non possiamo nemmeno accettare la logica dell'inconsistenza e della inconcludenza degli sforzi endogeni del Mezzogiorno, perché questo significherebbe, veramente, accettare la logica della frantumazione dell'unità nazionale. Questo decreto costituisce un elemento di resistenza su cui costruire un diverso approccio alle politiche meridionalistiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signora Presidente, innanzitutto, prima di svolgere il mio intervento mi consenta di rivolgere al Presidente Gentiloni, a nome mio e del gruppo intero, l'augurio di una rapida guarigione (Applausi). Adesso, intervengo sulla pregiudiziale; il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà convintamente contro la pregiudiziale presentata al decreto-legge recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno. Tale provvedimento reca misure urgenti per la coesione sociale e territoriale e per fare fronte a esigenze urgenti in zone del Mezzogiorno anche prevedendo interventi che contemperino le esigenze di livello occupazionale con quelle di salvaguardia ambientale e di prevenzione e monitoraggio della vivibilità, con particolare attenzione verso i soggetti più deboli. Il decreto-legge contiene norme diversificate ma coerenti con lo scopo ultimo finale, considerando che il cosiddetto criterio costituzionale, così come spesso già espresso dalla Corte costituzionale, è quello di legiferare su situazione straordinarie e urgenti che non possono essere legate a rigidi parametri validi per ogni ipotesi. Quindi, quando vi è la necessità e Pag. 7l'urgenza di intervenire, come in questo caso, la decisione politica del Governo di adottare decreti legge, ex articolo 77 della Costituzione, prevale sul contenuto eterogeneo del provvedimento. D'altro canto, non sembra costituisca una novità legislativa, adottata anche da precedenti Governi di diverso schieramento politico, quella di adottare provvedimenti di urgenza di tale contenuto che, però, rivestono particolare importanza per lo sviluppo socioeconomico del Paese. Certo, la legge n. 44 del 1988, all'articolo 15, prevede una serie di modalità per l'emanazione e per rendere il decreto-legge più omogeneo, però si tratta di una legge ordinaria e, per di più, proprio nell'atto di emanazione del decreto-legge, c’è un preventivo controllo, anche se di mero rilievo, affidato al Presidente alla Repubblica, che, in un secondo momento, soltanto quando il decreto-legge sarà approvato dalle Camere, potrà, eventualmente, rinviare alle stesse il provvedimento. C’è, poi, in ogni caso, l'intervento alla Corte costituzionale, che, nel giudizio incidentale o principale, potrà determinare la legittimità costituzionale del provvedimento in esame presso questa Assemblea.
  Tale premessa, quindi, ci porta a ritenere come il nostro sistema costituzionale goda di quei contrappesi essenziali per garantire una corretta legislazione. L'intervento del Governo con questo provvedimento è, pertanto, legittimo e coerente con il nostro ordinamento. Come detto, la valutazione alla base della decretazione d'urgenza deve avere una valenza politica, perché l'Esecutivo deve avere la possibilità di intervenire sulle materie più varie, anche se eterogenee, purché queste abbiano i requisiti della necessità e dell'urgenza. Le norme previste dal provvedimento, pertanto, rivestono quei caratteri che necessitano dell'intervento normativo per evitare ripercussioni negative sulla situazione economica e sociale delle imprese e dei cittadini e per evitare di esporci a procedure di infrazione a livello comunitario. Tra l'altro, nel provvedimento c’è una norma dedicata ad un rifinanziamento del Fondo per le non autosufficienze considerata fondamentale per assicurare la possibilità di superare situazioni di evidente marginalità ed esclusione sociale. Proprio questo, da un punto di vista prettamente politico, ci induce a ritenere non congrue le critiche che vengono sollevate dalle opposizioni che hanno firmato la pregiudiziale di cui oggi si discute in quest'Aula.
  I parametri normativi di costituzionalità sono, pertanto, evidenti in questo decreto-legge, emanato con il rispetto dei presupposti di necessità ed urgenza, ma, allo stesso tempo, appaiono condivisibili anche i contenuti politici e sostanziali di un atto legislativo che rappresenta un punto qualificante per lo sviluppo del nostro sistema Paese. Non dobbiamo, quindi, scindere gli aspetti più propriamente giuridici da quelli squisitamente sostanziali e politici del decreto-legge in esame – che, tra l'altro, devono essere, come in questo caso, corrispondenti – ed avventurarci in polemiche spesso pretestuose che finiscono per limitare l'azione del Governo diretta a migliorare il nostro Paese.
  Pertanto, per le ragioni suddette, riteniamo che la pregiudiziale presentata vada convintamente respinta, per garantire una rapida approvazione di questo provvedimento, che costituisce la base per favorire le imprese e i cittadini del nostro Paese e per eliminare quelle situazioni di esclusione sociale che sono anche alla base di una delle numerose e complesse problematiche che il Governo oggi sta affrontando.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Mi sia consentito di esprimere solidarietà e auguri di pronta guarigione al Presidente del Consiglio, che si trova ricoverato al Gemelli.
  Detto questo, io trovo sorprendente la presentazione di questa pregiudiziale. È vero che le leggi e la Costituzione possono essere tirate da più parti, però la pregiudiziale stessa è anticostituzionale. Infatti, Pag. 8l'articolo 119 della Costituzione sancisce: «Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati comuni, province, città metropolitane e regioni». Siamo nel rispetto totale della Costituzione, anche rispetto all'urgenza. Infatti, Svimez e altri dimostrano che c’è un aumento spaventoso del divario, della povertà, del disagio sociale. Nessuno qui pensa o chiede di introdurre interventi di assistenzialismo. Noi non parliamo di questo e siamo contro queste cose.
  Voteremo contro la pregiudiziale, ma io immagino ci possa essere anche un supplemento di riflessione per i presentatori. Infatti, questo decreto – che poi è un decretino di sette articoli – offre anche l'occasione per accendere un faro anche in riferimento all'attività del Governo rispetto alla situazione del Mezzogiorno. Infatti, signora Presidente, si parla tanto di crescita come necessità del Paese, ma gli unici fondi che noi abbiamo a disposizione da poter spendere, dal punto di vista di cassa e competenza, sono i fondi strutturali 2014-2020 e, dopo tre anni, noi siamo solo al 7 per cento non di risorse spese, ma addirittura impegnate.
  Io penso che questa possa essere un'occasione propizia per cercare di stimolare il Governo a un'attenzione nel contesto di uno sviluppo complessivo. Noi abbiamo sentito parlare l'ex Presidente del Consiglio dei patti che sono stati sottoscritti e di tante situazioni che sono state annunciate, ma che sono rimaste annunci. Noi vorremmo, invece, una concretezza, anche attraverso verifiche. Eventuali sprechi vanno assolutamente banditi completamente, ma in un contesto di efficienza. Ricordo un po’ a tutti che il Paese, a mio avviso, cresce solo se insieme. Pertanto, noi immaginiamo e ipotizziamo anche un possibile ritiro di questa pregiudiziale, ma, nel momento in cui non ci fosse questo ritiro, saremo costretti, per i motivi già espressi, a votare contro, fermo restando che ci riserviamo, poi, l'espressione di voto e di valutazione sul decreto, dal punto di vista proprio infrastrutturale, degli interventi che sono necessari perché possa iniziare l'inversione di tendenza rispetto alla situazione del divario che esiste all'interno delle regioni del centro-sud, soprattutto in alcune regioni meridionali, proprio secondo quanto previsto dalla Costituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, noi abbiamo sempre avuto particolari perplessità sull'uso e sull'abuso, da parte dei Governi di questa legislatura, del ricorso alla decretazione d'urgenza. Anche se potrei sbagliarmi, ma non di molto, mi sento di dire che se un decreto d'urgenza ha un senso, questo è esattamente il decreto con cui ci troviamo a che fare, su cui è stata depositata la richiesta di incostituzionalità da parte della Lega. Troppo spesso si è ricorsi a questo strumento per bypassare il dibattito parlamentare, per accelerare i tempi. Troppo spesso abbiamo potuto constatare anche una certa inedia da parte dei Capi dello Stato pro tempore. Penso che sia davvero impossibile negare la drammaticità, che quindi richiede l'intervento d'urgenza, in cui versa il sud d'Italia. È una drammaticità che si legge nei numeri della disoccupazione; è una drammaticità che si legge dei numeri della disoccupazione giovanile, che è persino più elevata e più penetrante, più desolante; è una drammaticità che si legge nel primo impatto con il fenomeno gigantesco, biblico dei flussi migratori, che generano, comunque, confusione, fragilità sociale, degrado, difficoltà per le categorie più deboli del nostro Meridione; è una drammaticità che si legge nell'iniziativa della criminalità organizzata e dei suoi circuiti esclusivi. Parliamo della mafia, della ’ndrangheta, della camorra, della sacra corona unita, che hanno reso ancora più sofisticato il proprio perverso e Pag. 9cinico meccanismo d'azione, che impoverisce ulteriormente il Sud e spinge un pezzo d'Italia – non è una realtà geografica, è un pezzo della nostra cultura di riferimento, è un pezzo della nostra comunità nazionale, è un pezzo della nostra identità, oltre che della nostra economia – verso il terzo mondo. È una drammaticità che si può leggere nel fenomeno, paradossalmente simmetrico a quello dei flussi migratori che vengono ricevuti dal sud, almeno come fatto di transizione. È il fenomeno dell'emigrazione. Ci sono giovani che vanno al di fuori della propria regione, se va bene rimanendo comunque ancorati al tessuto socio-produttivo dell'Italia, se va male collocandosi in Inghilterra o in Australia o almeno maturando l'aspirazione a trasferirsi negli Stati Uniti d'America, nel Canada, persino nel Sud del mondo ovvero in quei Paesi del sud che hanno compiuto un'accelerazione sostanziale. È una drammaticità che si deve leggere nel divario tra alcune regioni del Paese e il Sud che è un divario economico, un divario sociale, un divario di servizi, un divario digitale, un divario di tecnologia, un divario di trasporti, un divario assoluto che rischia di diventare incolmabile se il Governo e il Parlamento non ci mettono urgentemente mano. Sono i dati dello Svimez che oltretutto da questo punto di vista purtroppo ci confortano nel senso che ammettono che non stiamo cantando la messa e che viceversa siamo in presenza di numeri, statistiche, tendenze. Noi dobbiamo per forza occuparcene – poi entreremo nel merito del provvedimento – concludo – e vedremo se il Governo, cosa di cui fondamentalmente dubito, dimostrerà la capacità di rispondere in maniera adeguata a tale sofferenza e drammaticità ma sul fatto che questo provvedimento sia non solo e non tanto costituzionale ma assolutamente necessario non credo che si possa eccepire. Anch'io mi auguro che questa pregiudiziale venga ritirata, in caso contrario voteremo contro la pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Come ultimo intervento ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Per la verità noi dell'UDC siamo un po’ sorpresi dalla questione in esame. Se leggete il testo del decreto-legge che noi dovremmo poi approvare, vedete che riguarda questioni come il rafforzamento delle ASL dell'area di Taranto, Massafra e località circumvicine dove lo Stato italiano è in ritardo di venti o trent'anni come minimo nei suoi doveri di protezione della salute delle popolazioni e ci venite a dire che questo non è un intervento urgente. E, se proseguite, vedete che abbiamo delle procedure di infrazione per lo stato disastroso in cui versa la rete fognaria di aree importanti del Mezzogiorno. Anche qui siamo in ritardo di quanto ? Forse di un secolo e possiamo dire che qui non ci sono ragioni d'urgenza ? Per quello che riguarda i contenuti condivido quanto detto da autorevoli rappresentanti dell'opposizione. Amici della Lega, state attenti a non dare l'impressione di essere nemici del Mezzogiorno. Proprio nel momento in cui Salvini vorrebbe una Lega che si espande sul territorio nazionale con la questione in esame voi date fortemente l'impressione di essere nemici di una parte del Paese. Ritiratela, fate un passo indietro. Non è qualcosa che vi fa perdere consenso, prestigio o immagine ma ve ne fa guadagnare.
  Signora Presidente, vorrei rivolgere una parola a lei. All'inizio di questa legislatura le scrissi una lettera, invitandola a procedere alla riforma dei Regolamenti parlamentari perché è vero che non in questo caso ma in generale la decretazione per ragioni di necessità ed urgenza è usata per creare una strada privilegiata per arrivare all'approvazione, visto che non siamo in grado di garantire altrimenti tempi certi e brevi per l'approvazione di provvedimenti che non sono propriamente di necessità e di urgenza ma non possono neanche essere abbandonati a una indeterminata lunghezza procedurale che deriva dalle difficoltà del bicameralismo perfetto. Ora Pag. 10la riforma del Regolamento della Camera, il raccordo istituzionale tra Camera e Senato per assicurare procedure d'urgenza, la legislativa o la redigente per i provvedimenti già approvati dall'altro ramo potrebbe darci probabilmente gran parte o forse tutti i vantaggi che ci si aspettava dalla grande riforma che gli elettori hanno bocciato.
  Probabilmente non avremo nel prossimo futuro una grande riforma, neanche del futuro medio. Mettiamo mano alla piccola riforma regolamentare che tanti vantaggi potrebbe dare all'efficienza del nostro sistema istituzionale.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buttiglione. Su questo tema lei sa che il lavoro è stato fatto in parte ed è a disposizione dei gruppi. Quindi la Presidenza non ha altro che da attendere la volontà dei gruppi di portarla a termine.
  Sono esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Saltamartini ed altri n. 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

  Quindi la discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: Alfreider ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano (A.C. 56-A) (ore 10,53).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 56-A: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano.
  Ricordo che, nella seduta del 9 gennaio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Intervengo per un richiamo al Regolamento ai sensi dell'articolo 86 comma 7. Chiedo il rinvio in Commissione di questo provvedimento. Mi sono permessa di distribuire a tutta l'Aula affinché prendesse coscienza di quello che accade quotidianamente in Trentino-Alto Adige, della verità della regione autonoma Trentino-Alto Adige ovvero dell'esistenza di una vera minoranza, purtroppo di una minoranza territoriale, che è la minoranza italiana. Mi sono permessa di distribuire questi articoli di stampa che riguardano un'inchiesta portata avanti non da Michaela Biancofiore e neanche dai colleghi che amano occuparsi di questa materia, come dire, molto scivolosa ma bensì sono articoli di stampa di un'inchiesta portata avanti dall'ex-quotidiano del gruppo l'Espresso Alto-Adige dalla quale emerge con chiarezza che la comunità italiana dell'Alto Adige all'interno di una provincia autonoma e di una regione a Statuto speciale, nelle maglie del tessuto giuridico del quale è quasi ormai impossibile mettere mani per varie motivazioni di livello costituzionale. Non ha nessuna leva proprio la comunità italiana, non ha nessuna leva politica, economica e sociale. Prendo le parole di un collega non del mio schieramento politico, ma, mentre distribuivo, un collega ha detto una cosa sacrosanta. Un collega, ovviamente, di una regione attigua alla mia, ha detto: rischiamo, con questo provvedimento, di arrivare all'ipertrofia del privilegio. Collega Alfreider, io non sono contraria a implementare e a Pag. 11tutelare la minoranza ladina, laddove debba essere tutelata, ma proprio in questa inchiesta, se vedete all'ultima pagina, c’è scritto che è la minoranza che ha più risorse e meglio tutelata dell'Alto Adige.
  La minoranza che va tutelata è quella italiana in terra italiana, italiani come voi. Noi ci occupiamo di extracomunitari e non ci occupiamo del fatto che in terra italiana, nei confini della nostra Italia, da Brennero a Salorno, c’è una comunità di 100 mila anime che non conta assolutamente nulla all'interno della propria terra. E, allora, è vero, la riforma dello statuto di autonomia va fatta, lo dicono tutti, lo dicono tutti i gruppi parlamentari presenti in Parlamento, lo dicono tutti i gruppi a livello regionale, ma va fatta una riforma organica dello statuto di autonomia che preveda anche la fine di tante discriminazioni.
  In questo provvedimento si parla della proporzionale etnica, che molti di voi non sanno neanche che cosa sia, giustamente, ma vi basti pensare che noi siamo censiti come le mucche in Alto Adige. Dobbiamo censirci per capire a quale gruppo linguistico appartenere e per questo, poi, avere dei diritti, che, invece, per voi sono tutti tutelati; addirittura, il diritto di voto, ricordato in discussione sulle linee generali. Se domani il Presidente Mattarella volesse prendere la residenza in Alto Adige, alle elezioni provinciali del 2018 vi basti pensare che non potrebbe votare, gli verrebbe leso il diritto sacrosanto, il diritto-dovere di voto. Noi siamo in questa condizione in Trentino-Alto Adige, e quindi ben venga la tutela della minoranza ladina, che, rispetto a quella tedesca, sicuramente ha delle discriminazioni, ma sono minime rispetto a quelle che, invece, subisce quotidianamente la minoranza italiana.
  Allora noi chiediamo che il provvedimento venga rinviato in Commissione, per poter adempiere alla riforma organica dello statuto. C’è già in Commissione un disegno di legge costituzionale: non ripetiamo l'errore fatto per la riforma costituzionale bocciata dagli elettori recentemente, il 4 dicembre scorso. Evitiamo che, ancora una volta, il PD, su ricatto di un partito politico della minoranza linguistica tedesca, di un partito politico che rappresenta talvolta la minoranza ladina, che spesso e volentieri si spalma invece sul PD, su Forza Italia e anche sui Verdi. Evitiamo che si porti avanti una riforma che l'Italia non richiede; non si può tenere, tra l'altro, il Parlamento inchiodato su una micro riforma costituzionale che non ha nessun senso in questo momento, ma, appunto, facciamo una riforma organica.
  Sappiamo che la prossima legislatura, probabilmente, sarà una legislatura costituente. Allora riformiamo anche lo statuto d'autonomia. Come la convenzione, che già c’è in Trentino-Alto Adige, sta affrontando la materia, è bene che l'affronti anche il Parlamento, ma con una riforma organica. Non si può, ribadisco, portare avanti una riforma per una minoranza che è già molto tutelata, perché è assurdo – e vi faccio sorridere – che in Alto Adige venga considerato comune svantaggiato Ortisei o Selva di Val Gardena, ben conosciuta dall'ex Premier Renzi, e non venga considerato comune svantaggiato l'unico comune a maggioranza italiana, che è il comune di Bolzano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Allora, sulla sua proposta di rinvio in Commissione del provvedimento chiedo, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento, il parere del relatore Sanna. Prego, relatore.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Presidente, colleghi, il parere è negativo. Il provvedimento è stato iniziato, ha visto la sua istruzione in Commissione nell'ottobre del 2015. Lo statuto del Trentino-Alto Adige prevede un preciso percorso di revisione, essendo una norma costituzionale, che è stato perfettamente osservato, e, se posso fare un'unica osservazione politica, è stato tema della discussione sul referendum se sia più opportuno fare grandi riforme complessive di Costituzione o statuti o se procedere punto per punto. Questa è una riforma che procede in maniera omogenea ad un ragionamento di Pag. 12allineamento dei diritti della minoranza ladina nel sistema istituzionale, senza stravolgerlo, del Trentino-Alto Adige. Non trovo alcun motivo per il rinvio in Commissione, per cui il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Va bene. Allora, quindi, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, adesso do la parola a un deputato contro e a uno a favore. Ha chiesto di parlare contro il deputato Nicoletti. Prego.

  MICHELE NICOLETTI. Grazie, Presidente. Il relatore ha già chiarito molto bene e puntualmente che non si tratta di una riforma complessiva, ma di un intervento molto puntuale e doveroso a tutela della minoranza ladina, con degli interventi che riguardano la sua possibilità di essere rappresentata in modo equo all'interno delle istituzioni della provincia e valorizzata anche nella provincia di Trento. È stato fatto un percorso che, dal punto di vista politico, ha tenuto presente le posizioni dei consigli provinciali, che hanno a larghissima maggioranza espresso un parere favorevole sul provvedimento, e anche la discussione dell'altro giorno è stata molto utile. Lo testimonierà poi la discussione qui in Aula con gli emendamenti: saranno accolti emendamenti delle opposizioni, alcune previsioni saranno stralciate proprio per venire incontro ad alcune richieste.
  E, quindi, non è un provvedimento divisivo. È un provvedimento che tutela una minoranza in perfetta coerenza con il nostro ordinamento costituzionale e anche con le richieste che ci vengono dagli organismi internazionali di cui facciamo parte. Per cui, respingiamo questa richiesta e chiediamo di procedere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Rampelli. Prego.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, prendo la parola per sostenere la proposta di rinvio in Commissione avanzata poco fa dalla collega Biancofiore, una proposta che condivido fino in fondo. Mi fa specie, almeno a giudicare dalle parole che ho ascoltato poco fa, che a qualcuno sfugga il significato di questo provvedimento e le conseguenze devastanti che esso potrebbe avere in Alto Adige, in modo particolare su quella comunità italiana, lo ricordo, che è – non dovrebbe, è – rappresentata dalla stragrande maggioranza dei parlamentari presenti. Questo non significa, ci mancherebbe altro, che vadano conculcati i diritti di minoranze territoriali e nazionali. Invece, io sono proprio uno spietato sostenitore della somma di diritti: non vanno sottratti i diritti a nessuno, però adesso che cos’è che accade ? Non è che ci possiamo attaccare alla burocrazia, ai regolamenti, al tempo che è trascorso da quando la Commissione ha preso in esame questo provvedimento. Peraltro, all'epoca noi non avevamo neanche, quando il provvedimento è stato incardinato, come Fratelli d'Italia, un nostro componente dentro quella Commissione. Il tema è il mutamento di scenario che c’è di fatto, introducendo queste modifiche statutarie alla carta del Trentino-Alto Adige.
  Qual è il mutamento di scenario ? Che noi fino a oggi – chiedo l'attenzione dei colleghi parlamentari tutti, perché non è una questione che possa riguardare una parte o un'altra, riguarda tutti, italiani compresi, ma riguarda tutti – abbiamo trattato la vicenda immaginando, giustamente, che in Alto Adige esista una minoranza linguistica che è quella tedesca. È una minoranza perché gli italiani sono in Italia una maggioranza; poi è intervenuto, ormai decenni fa, lo statuto speciale e il riconoscimento di autonomie ampie. Ecco, lo statuto speciale prevede di fatto che quei territori siano, per le competenze, per l'autonomia, per la specialità, una sorta di Stato nello Stato. Però, è continuata ad andare in voga la consuetudine secondo la quale, nonostante ci fosse uno Stato nello Stato, gli italiani lì, seppur minoranza linguistica, erano maggioranza in Italia. Oggi, andando ad estendere i diritti speciali per la minoranza territoriale ladina, si inizia a far passare il principio che la minoranza territoriale vale e deve essere tutelata. Allora se è minoranza la comunità Pag. 13ladina – e lo è –, è a maggior ragione minoranza la comunità italiana. Quindi se non vale più il principio della minoranza su base nazionale, ma si introduce il principio della minoranza territoriale, la comunità italiana è minoranza territoriale. E noi abbiamo il dovere di prenderne atto, perché il processo diventa altrimenti irreversibile.
  Negli ultimi anni la comunità italiana è passata dal 36 per cento al 25 per cento. Nel consiglio provinciale, fino a quattro anni fa, avevamo undici consiglieri italiani, oggi sono cinque; avevamo tre assessori in giunta, oggi ce n’è uno. Non è una questione che riguarda la destra o la sinistra, è una questione che riguarda il giusto equilibrio tra le diverse comunità linguistiche che esistono in Alto Adige. E noi dobbiamo comunque agire in maniera equilibrata, dobbiamo portare a sintesi queste diversità, non possiamo scagliarle le une contro le altre, perché tutti noi conosciamo benissimo quelli che vengono magari odiosamente definiti privilegi della comunità tedesca in Alto Adige. Non ci interessa metterla in discussione, vogliamo però che la comunità italiana, che è minoranza, conosca finalmente una stagione di valorizzazione e di analoga difesa, da un punto di vista del suo accesso alle opportunità date dalle istituzioni regionali, provinciali e nazionali.
  Non è possibile che gli italiani debbano essere minoranza in Italia, minoranza in regione e minoranza in provincia, perché, se questo è, qualcuno si deve assumere la responsabilità politica e istituzionale di dire che a noi non interessa più l'Alto Adige e che tutto quello che la storia ci ha consegnato deve essere cancellato. Lo dovete dire in maniera esplicita !
  Pertanto, l'unica soluzione che abbiamo è quella di immaginare una revisione organica dello Statuto, che metta a sistema i diritti di queste comunità. Infatti, se prima c'era una comunità che aveva dei diritti in più, legittimi, perché era minoranza nel Paese, oggi non è possibile introdurre altri diritti estensivi per la seconda minoranza che è solo minoranza territoriale e lasciare al palo l'altra minoranza territoriale, l'unica che non sarebbe tutelata, che è la minoranza italiana, rappresentata in questo Parlamento da ciascuno di voi e da ciascun la nostra coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento in esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge [per 99 voti di differenza].

(Esame degli articoli – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Essendo stata respinta la proposta di rinvio in Commissione, passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A), che è in distribuzione.
  In particolare tale parere reca una condizione formulata, ai sensi articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.100 che è in distribuzione.
  Per quanto concerne i criteri di ammissibilità degli emendamenti presentati per l'esame in Assemblea, osservo che la maggior parte di tali proposte emendative non sono state previamente presentate in Commissione e riguardano argomenti ulteriori rispetto a quelli oggetto del testo del provvedimento formulato dalla Commissione e degli emendamenti presentati in tale sede.
  Tenuto conto che alcune delle proposte emendative non presentate in Commissione Pag. 14concernono comunque la materia della tutela della minoranza linguistica ladina nella regione Trentino-Alto Adige, che è oggetto della proposta di legge in esame, la Presidenza ritiene di poterle ammettere all'esame ed al voto dell'Assemblea.
  Sono, invece, da considerare inammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, le proposte emendative che non riguardano la suddetta materia. E adesso vado a leggerle, colleghi.
  Si tratta delle seguenti proposte emendative: 01.050 Rampelli, volto a prevedere che la potestà legislativa della regione Trentino-Alto Adige avvenga nel rispetto della minoranza territoriale; 01.053 Rampelli, in materia di modalità di insegnamento della seconda lingua nelle scuole; 1.050 Rampelli, concernente l'elezione di un consigliere della minoranza italiana nella provincia di Bolzano ad almeno una delle cariche consiliari spettanti al gruppo linguistico italiano; è altresì prevista un'ipotesi di incompatibilità della carica di presidente o vicepresidente del consiglio; 2.053 Rampelli, in materia di eguale ripartizione delle cariche nell'ambito della giunta regionale tra i consiglieri di Bolzano e quelli di Trento; è altresì prevista un'ipotesi di incompatibilità della carica di componente della giunta regionale; 8.055 Rampelli, volto a prevedere che, negli atti ufficiali della regione, la lingua italiana precede ogni altra lingua; 01.052 Rampelli, in materia di delega agli enti territoriali delle funzioni amministrative da parte della regione; 01.054 Rampelli, in materia di requisiti per l'esercizio del diritto elettorale attivo nella regione; 2.052 Rampelli, volto ad abrogare l'articolo 35 dello Statuto, in materia di formulazione di progetti da parte del consiglio regionale nelle materie che non rientrano nelle sue competenze; 3.52 Rampelli, che incide sull'elezione dei componenti della giunta provinciale di Bolzano non appartenenti al consiglio provinciale medesimo; 3.051 Rampelli, limitatamente alla lettera a) del comma 1, che elimina la possibilità che alla giunta provinciale vengano attribuite competenze amministrative attraverso legge regionale; e ancora 6.50 Rampelli, limitatamente alla lettera 0a-bis), volto a specificare che il censimento di riferimento, per la definizione della riserva dei posti nei ruoli delle amministrazioni in favore dei gruppi linguistici, è quello del 1971; 8.056 Rampelli, che prevede l'obbligo di traduzione simultanea nelle adunanze pubbliche degli organi collegiali della regione; 2.055 Rampelli, che, nel prevedere che i componenti la lingua ladina del consiglio provinciale di Bolzano possono partecipare alla votazione per l'elezione del presidente dei vicepresidenti e dei segretari del consiglio medesimo solo previo assenso della maggioranza dei gruppi di lingua tedesca e italiana, limita di fatto l'esercizio del diritto del voto spettante a tutti i consiglieri eletti e che, oltre a presentare profili di incompatibilità con i principi generali dell'ordinamento costituzionale, non riguarda la tutela della minoranza ladina.

  FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi, buona parte degli emendamenti, che lei diligentemente – la ringrazio per questo – ha letto quasi per esteso, sono assolutamente compatibili con la discussione che stiamo celebrando. Sono assolutamente compatibili. Si possono condividere o meno, ci si può assumere la responsabilità di respingerli o di approvarli, ma non si possono dichiarare inammissibili, perché, se la discussione in essere è una discussione che riguarda la proposta di revisione dello statuto della regione Trentino-Alto Adige, tutto ciò che lei ha letto è perfettamente pertinente rispetto alla revisione e alla modifica dello statuto della regione Trentino-Alto Adige. A me è stato detto dagli uffici – cosa che comunque contesto – che, siccome questi emendamenti non sono stati presentati in Commissione, di fatto l'inammissibilità è un atto dovuto. Ma a me risulta che la collega Biancofiore abbia provato a presentare Pag. 15analoghi emendamenti in Commissione – poi magari l'ascolteremo e ce lo spiegherà direttamente –, e che questi emendamenti neanche in Commissione hanno avuto diritto di cittadinanza. Allora, che gioco è ? Cioè, noi non possiamo, qui, nell'Aula del Parlamento italiano, discutere delle modifiche dello statuto di una regione speciale che vanno nella direzione di affiancare – non di sovrapporre, ma affiancare ! – ai diritti delle minoranze linguistiche locali i diritti della minoranza italiana ! Ma stiamo scherzando ? Ci volete togliere anche il diritto di valutare, votare, e caso mai disapprovare !
  Vorrei capire bene di che cosa state parlando, perché queste sono proposte di modifica dello statuto della regione Trentino-Alto Adige, e noi abbiamo il diritto di fare le nostre proposte, se sono pertinenti rispetto alla materia. Nel caso in cui – e concludo, Presidente, facendo appello a lei, in particolare – un'obiezione, un ostacolo di tipo regolamentare e burocratico si frapponesse tra i lavori dell'Aula e questi ragionamenti assolutamente pacifici, che io definirei persino banali, chiedo che possa riunirsi il Comitato dei nove, con una pausa dei lavori parlamentari, per portare a definizione e capire se si può recuperare almeno una parte delle proposte più assennate, più legittime, più comprensibili, più in sintonia. Quando si parla negli emendamenti di minoranze, si parla anche della minoranza ladina, quindi è perfettamente coerente e compatibile con la proposta fatta dal collega. Perché la sua proposta ha diritto di essere valutata, discussa e votata, e la mia no ? Quindi, le chiedo, in caso ci fosse questo problema procedurale, che si possa sospendere il lavoro di quest'Aula, si possa riunire il Comitato dei nove e si possa fare una sorta di lavoro sussidiario rispetto a quello fatto fin qui, per capire se si può recuperare all'ammissibilità di questa discussione almeno una parte del lavoro prodotto dalla nostra comunità italiana presente in Alto Adige.

  PRESIDENTE. Deputato Rampelli, lei sa che l'ammissibilità non è materia di decisione del Comitato dei nove, dunque non c’è bisogno di procedere in questo senso. Le voglio dire, peraltro, che il provvedimento non riguarda l'intera riforma dello statuto, ma solo la parte dove si parla della minoranza linguistica ladina. È da lì che si è partiti con la valutazione di ammissibilità. Comunque, ci tengo a dare anche delle specifiche, in quanto lei ha sollevato questioni che, appunto, a mio avviso non sono nel merito del provvedimento.
  Ricordo che, analogamente a quanto avvenuto in Commissione per l'esame in Assemblea, è stato adottato un criterio ampio di ammissibilità, facendosi riferimento, ai fini della relativa valutazione, non ai singoli oggetti trattati dal provvedimento ma più in generale alla materia della tutela della minoranza linguistica ladina nella regione Trentino-Alto Adige.
  Alla luce di tale criterio, la Presidenza ha quindi giudicato ammissibili – ammissibili ! – le proposte emendative che incidono su tale materia, quindi la tutela della minoranza linguistica ladina, pur riguardando specifici argomenti non trattati nel testo approvato dalla Commissione.
  Con riferimento agli emendamenti in oggetto, faccio presente che essi, oltre a non essere stati previamente presentati in Commissione, come previsto dall'articolo 86, comma 1, del Regolamento, non concernono – non concernono ! – la tutela della minoranza linguistica ladina nella regione del Trentino-Alto Adige, e come tali sono del tutto estranei all'oggetto della discussione ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, perché il provvedimento è mirato al tema specifico, non a una revisione generale.
  Quindi, faccio presente che sono state ammesse all'esame e al voto dell'Assemblea le proposte emendative da lei presentate, deputato Rampelli, che riguardano la medesima materia del provvedimento – quelle, sì, le abbiamo incluse –, quindi parlo delle proposte emendative 01.051, 2.054, 3.051, 3.052 e 6.50, nonché 8.057. Alla luce di questi elementi, non Pag. 16posso che confermare la valutazione di inammissibilità delle proposte emendative in questione che prima ho illustrato.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Presidente, mi sento di contestare questa impostazione, l'impostazione degli uffici, che ha impedito anche a me di poter presentare quella che si sarebbe appunto potuta raffigurare con una riforma organica dello statuto d'autonomia – che, come ho detto nel mio precedente intervento, è una riforma all'ordine del giorno sia del consiglio regionale e provinciale sia ovviamente del Parlamento con una mia proposta di legge – per una semplice motivazione. Mi sento di contestarla perché, Presidente – lei non è tenuta a saperlo, e probabilmente neanche l'Aula –, il presupposto stesso dell'esistenza di uno statuto d'autonomia in Trentino-Alto Adige è la presenza e la persistenza sul territorio altoatesino – non trentino, ma altoatesino – di tre gruppi linguistici, che sono quello italiano (che è la vera minoranza, ribadiamolo e sottoscriviamolo), quello ladino e quello tedesco, che non è più minoranza perché, da Salorno fino al nord della Germania, senza le barriere, mi risulta che si parli ininterrottamente la lingua tedesca.
  Sicché, è assurdo che, in una proposta di legge costituzionale che reca il titolo «Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige», quindi l'intero statuto speciale, anche se si va a determinare soltanto la questione della minoranza ladina – che è un assurdo, perché andiamo a toccare le minoranze, che sono, come ho detto, il presupposto dell'esistenza dello statuto – non si possa intervenire con una riforma nelle parti più stridenti dello statuto d'autonomia, che sono anacronistiche, che toccano i diritti civili fondamentali, miei cari colleghi – i diritti civili fondamentali ! –, di 100.000 anime disperse in Alto Adige che appartengono alla nostra comunità linguistica italiana, che appartengono al territorio italiano, che sventolano il tricolore, che appartengono a questa nazione, delle quali vi chiedo di farvi carico come me ne faccio carico io. Ciò non perché sono una bolzanina nata a Bolzano e di lingua italiana, ma perché sono un cittadino italiano prima ancora che un parlamentare di questo Paese come lo siete voi, quindi non potete discriminare la comunità italiana dell'Alto Adige.

  PRESIDENTE. Deputata Biancofiore, il tema di cui oggi noi parliamo lo ha definito la Commissione. Io mi debbo attenere a questo, e la Commissione ha definito il testo da lei letto parzialmente, cioè modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia – in materia ! – di tutela della minoranza linguistica ladina nella provincia di Bolzano.
  Se lei vuole allargare lo spettro, nulla osta a una presentazione di una proposta di legge, oggi però mi devo attenere a questo tema specifico, senza entrare nel merito, come lei può ben comprendere. Ho altri due iscritti a parlare, però, colleghi, se è sulla stessa questione, vi prego di soprassedere, nel senso che io, oggi, ho qui un testo che parla specificamente di questo tema, quindi, della minoranza linguistica ladina in provincia di Bolzano. Non ho problemi a darvi la parola, però, vi prego di attenervi a questo.

  FLORIAN KRONBICHLER. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signora Presidente, accolgo l'invito, però, non posso, ad onore della giustizia e del principio di pari trattamento, non sottolineare che ci sono, in questo provvedimento, almeno altre due proposte emendative che straripano dalla materia del provvedimento e sono due articoli aggiuntivi dei colleghi della Sudtiroler Volkspartei, gli articoli aggiuntivi 2.050 e 3.050, che sono, lì, imbarcati, contro questo principio che lei, adesso, giustamente ha spiegato, come dei passeggeri ciechi nell'ultimo vagone. Pag. 17Sono stati imbarcati qui, ed è per questo che abbiamo votato il rinvio in Commissione, per avere una riforma dello Statuto più organica; perché qui, comunque, queste cose non c'entrano niente con i ladini; qui si imbarca qualche regolamentazione che fa comodo e che, appunto, non appare tanto opportuna e così si abbassano delle quote di votazione. Dunque c’è da rivedere anche su questo.

  MAURO OTTOBRE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Presidente e onorevoli colleghi, questi scenari apocalittici che delinea la collega Biancofiore io, da cittadino italiano residente nel Trentino Alto Adige Südtirol, non li vedo; invece, noto un tentativo dei colleghi Rampelli e Biancofiore di dividere una comunità, una comunità che è in pace, una comunità che ha dimostrato, nei periodi più difficili, dal dopoguerra in poi, di passare dall'essere la terra più povera d'Italia, ad essere, oggi, un modello di dove le cose funzionano. Credo che dividere i cittadini in cittadini di serie A e di serie B, in un periodo nel quale siamo anche in Europa, sia veramente devastante; questo sì che è devastante e, anche, non vedo, come dice la collega Biancofiore, la possibilità di, quasi, quasi, fare apparire i cittadini di lingua italiana a Bolzano come una colonia. Non è assolutamente così, perché i cittadini hanno dimostrato, insieme, di saper fare comunità, hanno dimostrato, per esempio, che nella sanità ci sono tanti italiani che, dalle altre regioni d'Italia, vanno a curarsi a Bolzano, sicuramente da medici tedeschi, da medici ladini, da medici italiani. Questo sistema funziona, perché quando si fa politica, bisognerebbe non creare divisioni e fomentare delle cose che non esistono, in quel territorio. Può dire, la collega Biancofiore, che non funzionano queste cose che io dico, pur avendo Innsbruck e l'Austria vicino, dove vi è una sanità anche lì molto attiva, invece, i cittadini vengono a Bolzano, insieme a Trento, alla provincia autonoma di Trento. Anche sulle minoranze linguistiche, ricordiamoci che tutte le minoranze linguistiche sono garantite dalla Costituzione italiana e questo è un dato per noi molto importante. Ecco che, allora, occorre mantenere la propria cultura, le proprie radici, le proprie origini, sapere dove si va. Ecco che qui, ancora oggi, c’è questo tentativo di questa forza anche nazionale di dire: ma, ci sono gli italiani. Ci sono italiani, ricordiamocelo, signori – tra questi anche mio nonno, partito dalla Calabria – che sono stati inseriti in quel territorio per italianizzare un territorio che da secoli, ben 8 secoli, era di lingua tedesca. Oggi c’è una convivenza, guardiamo di non disturbare questi sottili equilibri di convivenza e di civiltà.

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente. Intervengo per cercare di dare forza e sottolineare l'intervento precedente del collega Kronbichler che era perfetto, perché qui si parla di inammissibilità e, lei, Presidente, giustamente ha elencato i criteri, ha enunciato i criteri che ha tenuto nel dare il parere di inammissibilità ad alcuni emendamenti.
  Ora, al di là del fatto se questi criteri siano giusti o sbagliati, la cosa più importante, una volta individuati i criteri, è mantenere una certa coerenza nell'applicazione degli stessi, perché, altrimenti, difficilmente possono essere digeriti; non sono stati dichiarati inammissibili i miei emendamenti, per esempio; ma parlo per l'intera Aula, se mi posso permettere, come principio generale. Ora, ad esempio, un emendamento che vuole eliminare, solo perché viene dalla maggioranza, il principio della proporzionalità per quanto riguarda la materia elettorale in provincia, elimina il principio della proporzionalità, come può essere considerato ammissibile perché tutela le minoranze linguistiche ladine, mentre altri emendamenti no ? Quindi, semplicemente, si richiama una Pag. 18maggior coerenza nell'applicazione dei criteri che lei ha enunciato. O si applicano per tutti o non si applicano, tutto qui.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Però al microfono, non la sentiamo, deputato...

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, come lei vede, non sono soltanto gli italiani che chiedono di rinviare in Commissione questo provvedimento, ma vorrei dire una cosa politica grave: noi stiamo assistendo a un eterno equivoco, come diceva il collega Ottobre. È vero, il Sudtirolo è Austria; è vero, nel Sudtirolo sono stati inseriti, per italianizzarlo, molti meridionali quando divenne territorio italiano. Decidiamoci: se il Sudtirolo vuole andare con l'Austria, ci vada, faremo minoranza linguistica con l'Austria, ma non è pensabile che dentro il territorio italiano una minoranza linguistica diventi maggioranza assoluta rispetto ai diritti fondamentali di chi vi abita e determini quali sono le minoranze da privilegiare e quali sono le minoranze, invece, da non privilegiare; che determini tutto un sistema di cultura che non è la conservazione della propria tradizione, ma è l'uccisione della tradizione e della cultura dello Stato che, bene o male, li ospita.
  Qui ci sono problemi seri che sono sempre vittima – e va detto una volta per tutte – dei mercimoni che ci sono con quei voti del Volkspartei che fanno sempre tanto comodo e tramite i quali quel partito è stato bravissimo nel fare una serie di provvedimenti negli anni, che ha fatto di queste persone e di questa comunità una comunità privilegiata che non ha pari in Italia. Perché è vero che su nel Trentino-Alto Adige si sta bene, ma è vero che i soldi che si danno al Trentino-Alto Adige neanche agli extracomunitari si danno: sono i meglio pagati d'Italia ! Loro e la Valle d'Aosta, non prendiamoci in giro ! Il vero meridione pagato sono il Trentino-Alto Adige e la Valle d'Aosta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Allora, smettiamo questa novella degli italiani prepotenti; gli italiani sono rimasti fregati dagli italiani stessi, i tedeschi se ne sono approfittati, e fanno bene, ma se gli sta così bene, vadano in Austria; faremo noi la nostra minoranza, ma è una cosa che non si può più sentire questo piagnisteo continuo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Misto-Conservatori e Riformisti) !

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Sulla proposta emendativa Rampelli 01.051 il parere è contrario. Sull'emendamento Ottobre 1.50 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'emendamento Ottobre 1.50 è ritirato.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Sull'emendamento Fraccaro 1.51, invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Gli aggiuntivi ce li abbiamo qui ? No, non ci sono aggiuntivi.
  Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al parere del relatore.

  PRESIDENTE. Grazie. Allora, colleghi, siamo allo 01.051. I pareri sono contrari. Se nessuno chiede di intervenire... Sì, deputato Rampelli, è un suo emendamento. Prego, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

Pag. 19

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, è con profondo rammarico che prendo la parola un'altra volta per la dichiarazione di voto sull'emendamento, perché ritengo che si stia sciupando una grande occasione. Come avete ascoltato, la gran parte degli interventi, che provengono anche dall'opposizione, sono comunque interventi assolutamente distesi e costruttivi. Non c’è nessuna acrimonia, non c’è nessuna volontà di sopravanzare e negare i diritti di alcuno. Ritengo, invece, che sia assolutamente bislacca la procedura che è stata attivata nella circostanza, prima dalla Commissione, poi anche con le inammissibilità conclamate dalla Presidenza. Siamo tutti adulti e vaccinati e sappiamo perfettamente che nel 99,9 per cento dei casi, quando, comunque, un provvedimento arriva in Commissione, a maggior ragione se ci sono materie analoghe, cioè proposte di legge presentate e depositate, come nel caso in specie, da altre forze politiche, per dare una risposta che sia omnicomprensiva o, come l'ha definita la collega poco fa, una risposta organica, si cerca di mettere tutto insieme o addirittura di fare i testi comparati. Qui, in presenza di iniziative simili su una materia identica, nel lavoro della Commissione, prima, e dell'Aula, poi, si è deciso, invece che aprire a tutti i contributi, di chiudere e di attaccarsi all'unica fattispecie della tutela dei diritti, sacrosanti, della minoranza ladina. Quindi, c’è qualcosa che non funziona.
  Io penso che abbiamo avuto la possibilità di dare un segnale. Questa possibilità non è definitivamente tramontata, perché ancora esistono in campo degli emendamenti che, nel merito, possono fare la differenza. Invito i colleghi a prenderne atto e a darci una mano. Infatti, come ho già potuto dichiarare, qui non c’è né una battaglia di una parte politica contro un'altra, né una battaglia di una minoranza linguistica contro un'altra. Bisogna fare un lavoro che sia assennato.
  Io concludo usando questa metafora calcistica. Sono romanista – sì, è un difetto che abbiamo in molti –, nel caso in cui dovessi essere chiamato (come istituzione, in un consiglio comunale) a prendere dei provvedimenti per una squadra di calcio gemella, automaticamente la politica, che fa sintesi, cercherebbe di aprire gli orizzonti. Come si fa a portare all'attenzione della Camera dei deputati una decisione che riguarda una minoranza linguistica e che ignora completamente un'altra minoranza linguistica ? È una forzatura incomprensibile e, a mio giudizio, è un atto di arroganza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Intanto vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento di buonsenso del collega Rampelli. Vorrei anche entrare nel merito di questo emendamento, che riguarda una questione che è balzata alle cronache nazionali e sulla quale tutti siete stati edotti, visto che la stampa nazionale ne ha parlato per mesi e adesso è finita, come al solito, in un pertugio di qualche cassetto di qualche sottosegretario o di qualche Ministro, che purtroppo è soggiogato dal ricatto politico del Südtiroler Volkspartei, che ha tre senatori al Senato, che ovviamente tengono in piedi questa risicata maggioranza; anzi, chiamiamola traballante.
  L'emendamento riguarda la toponomastica dell'Alto Adige, ovvero i famosi cartelli bilingui che «qualcuno» vuole cancellare in Alto Adige. «Qualcuno» è sempre il solito partito politico della maggioranza tedesca dell'Alto Adige, che, purtroppo, è sospinto in questo dall'estrema destra, sempre della maggioranza linguistica tedesca. È la questione che riguarda le scritte dei cartelli, della toponomastica, delle indicazioni stradali dei sentieri e delle baite di montagna. Frequentate tutti la mia straordinaria terra, anche, talvolta, su invito magari dello stesso partito politico, per scorribande di tipo politico-ideologico, comunque sia... insomma... come si può dire ? Lasciamo perdere, è meglio stendere un velo pietoso Pag. 20su quello che può succedere nella mia terra.
  Bene, la frequentate tutti, e molti di voi si sono persi. È successo ad un Ministro degli affari regionali, che si è perso perché non trovava l'indicazione in lingua italiana sui nostri sentieri in Alto Adige. Mentre, dall'altra parte della barriera, in Austria, fanno così: ci abbracciano, abbracciano tutti i turisti italiani e scrivono «Benvenuti» in italiano. L'ho detto in discussione generale: il premier Gentiloni – al quale, peraltro, mandiamo gli auguri perché abbiamo scoperto che stamattina è stato operato d'urgenza (Applausi) – è un grande frequentatore dell'Austria, come me. Lui frequenta la cittadina di Seefeld, come me. Ci siamo incontrati varie volte e varie volte ha trovato un bel cartello in italiano «Benvenuto», mentre invece in Alto Adige si scrive «Willkommen in Südtirol». E voi venite nei nostri sentieri e non conoscete le strade, non riconoscete le strade perché in terra italiana viene cancellata la dizione in lingua italiana. Vi sembra normale ? Io non sono contro la dizione in lingua tedesca, anzi la voglio ladina in tutti i cartelli della toponomastica, ma la vorrei anche in inglese, perché la mia terra ha una vocazione di ponte straordinario verso l'Europa. Invece, così non fa altro che chiudersi in un anacronismo storico che non è coevo con i tempi che stiamo vivendo, che non è coevo con i dettati dell'Unione europea, con l'integrazione dei popoli europei. Io vi prego veramente: non lasciamo cadere queste tematiche, perché sono tematiche importanti, sono tematiche di discriminazione etnico-linguistica che ricordano un passato che non vorrei rivangare. Per favore, ammettiamo questi articoli e, soprattutto, votiamo tutti a favore. Questo emendamento riguarda semplicemente la toponomastica in lingua italiana, per la quale si sta andando a porre una norma d'attuazione che, come al solito, va incontro alla volontà del Südtiroler Volkspartei, cioè quella di abolire la cartellonistica per la maggior parte delle vie e dei sentieri di montagna in lingua italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, un minuto soltanto. Il testo della norma che si vuole modificare con questo emendamento è chiarissimo, e questo emendamento contribuisce ad evitare ulteriormente equivoci. Non vorrei che questa sembrasse una battaglia limitata soltanto alla collega Biancofiore e al collega Rampelli, quando si tratta di intervenire per rimarcare la necessità di un chiarimento. Che cosa si vuole dire con questo emendamento ? Che vi è l'obbligo del bilinguismo in tutta la provincia di Bolzano e per tutte le forme di lingua. A me sembra che sia un emendamento così semplice, così lineare, che ribadisce l'appartenenza ed evita l'equivoco che la minoranza diventi di maggiore tutela rispetto alla nazionalità e alla maggioranza. Parliamoci chiaro, bisogna tutelare, ma non bisogna ipertutelare a carico di chi, invece, in qualche modo, legiferando in questo Parlamento, rivendica la priorità rispetto ad altre forme di cultura. Quindi, evitare che la tutela delle minoranze diventi una mancanza di dignità nei confronti del bilinguismo mi sembra un dovere. Voterò questo emendamento favorevolmente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.051 Rampelli. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 211.51 Fraccaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 2.50 Fraccaro.

  PRESIDENTE. No, prima c’è l'emendamento 2.100.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. L'emendamento 2.100 è della Commissione ?

  PRESIDENTE. Sì.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Ovviamente la Commissione esprime parere favorevole.

  PRESIDENTE. E poi l'emendamento 2.50 Fraccaro.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 2.50 Fraccaro.

  PRESIDENTE. Poi gli articoli aggiuntivi.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo superstite 2.054 Rampelli, mentre esprime parere favorevole sugli articoli aggiuntivi 2.050 Alfreider e 2.051 Fraccaro.

  PRESIDENTE. Il Governo ? Sottosegretario Bressa, prego.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

  Poiché questo era un emendamento soppressivo, l'emendamento 2.50 Fraccaro è precluso dall'emendamento 2.100 della Commissione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.054 Rampelli, con i pareri contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Pag. 22

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.050 Alfreider, con i pareri favorevoli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Qui, come ho avuto più volte modo di dire a partire dalla discussione generale, ha ragione il collega Kronbichler. Questo articolo aggiuntivo non ha nulla a che vedere con quello che lei ci ha spiegato, Presidente, cioè che questo provvedimento entra solo nel merito della minoranza ladina. Questo articolo aggiuntivo è assolutamente al di fuori del merito. Quindi questo provvedimento – deve rimanere agli atti – è un provvedimento che è un'ennesima marchetta che il PD fa, non per la minoranza ladina, che ha tutto il mio rispetto, ma per uno dei partiti che può rappresentare la minoranza ladina che rappresenta il partito di maggioranza assoluta in terra altoatesina, cioè per la Südtiroler Volkspartei.
  Che rimanga agli atti del Parlamento, poi vedremo come faremo la legge elettorale e vedremo se saremo tutti così intelligenti, da una parte all'altra dell'emiciclo, da regalargli ancora dieci parlamentari con lo 0,04 per cento degli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, vorrei sottolineare come questo articolo aggiuntivo sia stato posto sotto attenzione da tutte le opposizioni, da SEL a Forza Italia a Fratelli d'Italia, per un semplice motivo: qui entra in gioco sia la coerenza dei principi con cui lei, Presidente, ha applicato i criteri di inammissibilità, sia anche la coerenza della maggioranza, perché questo articolo aggiuntivo riguarda la natura proporzionale della legge elettorale in Alto Adige, che è sempre stata inserita come principio.
  Ovviamente la proporzionalità della legge elettorale è una garanzia a tutela delle minoranze, perché dà a tutti la possibilità di essere rappresentati. Con un criterio iper-maggioritario, se dovesse essere introdotto, ovviamente questa garanzia sarebbe messa in difficoltà.
  Storicamente in Alto Adige – lo devono sapere tutti – l'SVP ha sempre avuto la maggioranza assoluta, anche con il criterio proporzionale: un plebiscito. Recentemente, negli ultimi anni, con l'ingresso del MoVimento 5 Stelle anche in Alto Adige e nel panorama politico altoatesino non è più così e hanno iniziato a doversi alleare e, guarda caso, con la scusa di tutelare le minoranze linguistiche ladine, tolgono il principio della proporzionalità.
  Ora, Presidente, spetta a lei applicare i criteri di inammissibilità con coerenza. Non possiamo accettare che la maggioranza inserisca questa proposta emendativa per farsi la legge elettorale come vuole in un ambito che non c'entra niente, in modo incoerente con il tema. Poiché lei è stata abbastanza rigida nell'applicare quei criteri, guardando anche alla percentuale, in particolare con gli emendamenti di Fratelli d'Italia, credo non debba piegarsi a queste logiche totalmente di opportunità politica locale e, invece, essere garante soprattutto delle opposizioni.
  Le voglio sottolineare solamente il fatto che questa lamentela non viene dal MoVimento 5 Stelle, ma viene praticamente da tutto l'arco delle opposizioni in quest'Aula. Quindi, la invito a una riflessione ulteriore sul tema, anche perché altrimenti ci troveremo di fronte, non a una volontà – come è stato espresso – di tutelare la minoranza linguistica ladina, che ci trova perfettamente d'accordo, ma di una speculazione, per poter dire alla minoranza ladina «votatemi, in Alto Adige, perché vi tutelo», e quindi, in realtà, hanno utilizzato questo strumento per farsi i propri comodi elettorali (Applausi della deputata Michaela Biancofiore).
  Presidente, la invito veramente a riflettere su questo, perché ne va della credibilità anche dei principi utilizzati da lei in Pag. 23quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, ci associamo, anche noi della Lega Nord, ai rilievi recentemente sollevati dal collega Fraccaro, oltre che, prima, anche dal collega di Sinistra Italiana, perché riteniamo che su questo emendamento effettivamente vi sia una discordanza con quanto da lei detto precedentemente a giustificazione della dichiarazione di inammissibilità di parecchi emendamenti presentati dal collega Rampelli.
  È evidente che su questo emendamento, signora Presidente, ci aspettiamo una spiegazione chiara, che non è arrivata, malgrado vi sia già stata in precedenza tutta una serie di sollecitazioni circa la differente giustificazione data, appunto, ai vari emendamenti. Questo non c'entra nulla con il titolo del provvedimento che stiamo esaminando, sulla base del quale lei ha dichiarato l'inammissibilità degli emendamenti presentati dal collega Rampelli.
  È evidente a tutti che c’è, tra Südtiroler Volkspartei e Partito Democratico, una comunanza di intenti, non soltanto su questo provvedimento, ma su parecchi altri ultimi provvedimenti. Ricordiamo, appunto, anche la riforma costituzionale, recentemente respinta dalla stragrande maggioranza di italiani, sulla quale, invece, per esempio, il Südtiroler Volkspartei aveva preso una posizione diversa. Però, riteniamo che, su una situazione di questo tipo, gli accordi politici che intercorrono tra i due partiti che ho prima citato non debbano costituire un fondamento tale da permettere loro di fare quello che abbiamo visto fare tante volte in quest'Aula, cioè applicare le regole solo quando gli emendamenti o i provvedimenti arrivano dalla minoranza, e interpretarle quando, invece, questi emendamenti o altri provvedimenti arrivano dalla maggioranza o da coloro che comunque a questa maggioranza sono collaterali, in questo caso il Südtiroler Volkspartei. Se, evidentemente – lei ritiene di aver fatto in modo giusto –, gli emendamenti del collega Rampelli non erano inerenti al provvedimento, a maggior ragione, in questo caso – non è che ci sono tante alternative –, o giudica inammissibile anche questo emendamento o riammette gli emendamenti del collega Rampelli, indipendentemente da una questione di merito.
  Questa è una questione di metodo sulla quale – a quanto pare – ormai quasi tutte, se non tutte, le minoranze si trovano d'accordo. Riteniamo pertanto che la Presidenza dovrebbe, almeno adesso e una volta per tutte, porre un punto fermo (Applausi della deputata Michaela Biancofiore).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, non ho molto da aggiungere, perché, ascoltando gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, posso dire che sono omnicomprensivi. Ovviamente le chiedo cortesemente – magari può capitare una svista, un lavoro visto da una certa angolazione e non in maniera complessiva – di rivedere il parere su questo emendamento, perché alcuni – non dico tutti, ma alcuni – degli emendamenti giudicati inammissibili e presentati dal sottoscritto sono molto, ma molto più pertinenti al testo che stiamo discutendo e analizzando rispetto all'emendamento del collega Alfreider.
  Io mi rifiuto di pensare – perché la stimo, e stimo tutti gli uffici, che fanno diligentemente il loro lavoro – che, se un emendamento viene dalla maggioranza, viene giudicato per diritto divino ammissibile, anche se dichiara l'ora esatta rispetto alle revisioni dello Statuto della regione Trentino-Alto Adige, e invece un emendamento, pure più pertinente, presentato dall'opposizione, siccome è dell'opposizione, viene giudicato inammissibile. Siccome mi rifiuto di pensarlo anche lontanamente, le chiedo un supplemento di Pag. 24indagine, perché ho il vago sospetto che questo emendamento sia del tutto inammissibile (Applausi della deputata Michaela Biancofiore).

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Presidente, tutta questa discussione, o meglio l'argomento suggestivo che ho sentito dai colleghi – ripeto e confermo il mio parere favorevole sull'emendamento –, si basa su un non detto che, se invece viene letto, forse chiarisce di cosa stiamo parlando. Infatti, il secondo comma dell'articolo 48 dello Statuto del Trentino-Alto Adige, a cui si aggiunge il testo proposto dai colleghi, dice esattamente queste cose: «La legge per l'elezione del Consiglio provinciale di Bolzano garantisce la rappresentanza del gruppo linguistico ladino e – continua l'emendamento – a tal fine prevede l'elezione a suffragio universale e diretto con sistema su base proporzionale».

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12)

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Quindi, se viene approvato l'emendamento, cosa accadrà ? Il consiglio provinciale di Bolzano, che ha potestà legislativa sulla legge elettorale, per garantire questo diritto, che è già scritto nell'attuale Statuto del Trentino-Alto Adige, avrà il limite di una legge elettorale su base proporzionale, ma potrà insistere solo per una tutela della minoranza linguistica ladina, quindi avrà un margine più preciso sotto il profilo costituzionale, ma limitato rispetto a un potere generale di disporre, per esempio, un sistema elettorale maggioritario. Non potrà farlo, dovrà continuare a usare un sistema proporzionale, ma potrà, per esempio, nella sua potestà legislativa in materia elettorale, decidere di conformare, per rendere effettiva questa tutela e non semplicemente cartolare, organizzare diversamente le circoscrizioni elettorali, prendendo atto della diffusione nel territorio della minoranza linguistica ladina. Però questa è una potestà che stiamo dando al consiglio provinciale di Bolzano con un limite costituzionale, che dovrà per forza osservare. È meglio porglielo questo limite, all'articolo 48 dello Statuto del Trentino-Alto Adige, che parla di minoranza ladina.
  Quindi, tutto il tema dell'inammissibilità – mi permetto di dirlo incidentalmente, non spetta a me, ma ne abbiamo discusso tanto – non c'entra nulla, perché qui siamo proprio nel cuore di come una norma costituzionale rende effettivo il diritto di una minoranza linguistica ad essere rappresentata nel consiglio provinciale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, credo che siamo di fronte a quello che si può definire fatalmente un artificio pretestuoso, perché, approfittando di questa situazione normativa, si introduce un criterio che non ha nulla a che vedere, al di là delle possibili arguzie di carattere parlamentare, con quello che è lo spirito di questa legge, perché sopprimere il criterio proporzionale per favorire una minoranza a me sembra un'antinomia assolutamente intollerabile. Ma dirò che la norma va letta nella sua complessità, rispetto al soppressivo della Commissione sull'articolo 2; si sopprime l'articolo 47, con il criterio proporzionale, e si introduce un articolo 48 che non cambia le regole, le altera.
  Allora, credo che, da questo punto di vista, il diritto speciale – ultraspeciale ! – riservato a questa forma di minoranze di territorio costituisca una caratteristica insopportabile di questo Governo, in logica continuità.
  Invito l'Aula a valutare compiutamente la conformità di queste regole alle nostre regole. Mi sembra che non se ne può più di questo diritto speciale riservato a minoranze Pag. 25che non hanno nessuna capacità di alterare le regole di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Solo per essere un po’ chiaro: c’è una differenza testuale che qui viene negata dai rappresentanti della maggioranza. Fino adesso c’è scritto che il voto funziona con sistema proporzionale, lo si cambia e si aggiunge questo adesso: con sistema su base proporzionale. Arrivo anch'io, col mio povero italiano, a comprendere che c’è una differenza e che questo annacqua tutto il sistema: qui si mettono le basi per un cambiamento del sistema elettorale, così come nella naufragata riforma costituzionale vi era scritto, nella famosa clausola di salvaguardia per le regioni a Statuto speciale, che la revisione degli Statuti di autonomia veniva fatta su base di intese, che non è la stessa cosa di «d'intesa». Qui si amplifica. Si può introdurre quella «base» nella Costituzione, ma il nostro sistema elettorale è proporzionale. Si sono fatte su questo comandamento della Costituzione pure le più brutte e maggioritarie leggi elettorali. Quindi non facciamo così, come se non cambiasse niente.

  PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, ha già parlato su questo emendamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Confesso che noi dell'UDC siamo perplessi, perché in una materia così delicata bisogna avere il massimo di sforzo per essere giusti con tutti. Premetto che io non ho apprezzato la discussione sull'ammissibilità condotta in Aula: l'Aula non è il luogo giusto per fare discussioni sull'ammissibilità degli emendamenti, altri sono i luoghi deputati dal Regolamento per queste discussioni. Tuttavia, visto che questa discussione si è svolta, bisogna evitare in alcun modo di dare l'impressione di favorire una parte piuttosto che un'altra, di applicare criteri diversi in situazioni diverse (Applausi della deputata Michaela Biancofiore).
  Voglio sottolineare quello che ha detto adesso il collega Kronbichler: non è la stessa cosa un sistema proporzionale e un sistema su base proporzionale. Un sistema su base proporzionale ammette, per esempio, che vi siano dei premi di maggioranza, cosa che un sistema proporzionale di per sé non tollera. È una differenza significativa.
  Anche in forza di quest'ultimo chiarimento, io non la invito a dichiarare a posteriori inammissibile questo emendamento, perché non compete a me in questo luogo ed in questo momento, ma noi voteremo contro questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Grazie, Presidente. Il relatore ha già detto chiaramente perché è stato inserito in questo punto questo emendamento, che è assolutamente pertinente con il provvedimento che stiamo esaminando, che ha per titolo «la tutela della minoranza linguistica ladina», e tra queste forme di tutela vi sono anche le forme di garanzia nei confronti della rappresentanza di questa minoranza.
  Al secondo comma dell'articolo 48 su cui interviene l'emendamento, come ha già ricordato il relatore, si dice appunto che la legge per l'elezione del consiglio provinciale di Bolzano garantisce la rappresentanza del gruppo linguistico ladino. Quindi, l'emendamento è assolutamente pertinente e appropriato a quello che stiamo discutendo.
  La seconda questione è che si afferma che viene qui sovvertito il sistema proporzionale su cui si basa la legge elettorale del consiglio provinciale di Bolzano. Ma anche questo non è assolutamente vero, perché Pag. 26l'emendamento dice esplicitamente che l'elezione del consiglio provinciale di Bolzano prevede appunto «l'elezione a suffragio universale diretto con sistema su base proporzionale».
  Quindi, il criterio proporzionale, che è un criterio fondamentale per la convivenza tra i gruppi linguistici diversi, viene assolutamente mantenuto. Va notato che al comma immediatamente successivo allo stesso articolo, per quanto riguarda la provincia di Trento, è inserita una previsione che riguarda una forma particolare di tutela della rappresentanza della minoranza ladina ovverosia l'istituzione dei un Collegio riservato ai ladini nel territorio coincidente con quello dei comuni di Moena, Soraga, Vigo di Fassa, Pozza di Fassa, eccetera. Questo è evidentemente uno strumento che il legislatore nel testo costituzionale ha ritenuto di inserire e che, in qualche modo, integra il principio del proporzionale, perché ritagliare un collegio, come è noto, integra un sistema proporzionale e non lo riproduce in modo perfettamente puro, proprio al fine di tutelare una minoranza linguistica che è radicata su un territorio specifico.
  Quello che l'emendamento vuol fare dunque è rafforzare i meccanismi di tutela della rappresentanza della minoranza ladina, quello di riaffermare il principio fondamentale del sistema proporzionale e quello di consentire al legislatore, ovverosia il consiglio della provincia di Bolzano, di eventualmente, qualora lo ritenesse opportuno, individuare quei meccanismi certamente su base proporzionale che possono però portare a una migliore valorizzazione delle minoranze linguistiche, come è evidentemente chiarito dall'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, la ringrazio. Molto brevemente. Io non faccio questioni di costituzionalità, altro non rientra diciamo nelle mie notevolissime capacità, ma dico: il passato non insegna nulla ? Chiedo all'Aula: di fronte all'alzata di scudi di tutta l'opposizione sull'opportunità politica di un emendamento, state ancora una volta provando a votare una legge di natura costituzionale a maggioranza ? Non avete imparato nulla dalla lezione del 4 dicembre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ? Ritirate questo benedetto emendamento e vediamo di trovare delle soluzioni di sintesi intelligenti su una vicenda su cui non siamo d'accordo per i motivi che la collega Biancofiore ha più volte espresso in quest'Aula, ma cerchiamo di ragionare in termini istituzionali e politici vagamente intelligenti (Applausi della deputata Michaela Biancofiore). No, vi state intignando su un emendamento che capite che non è condiviso da praticamente tutta l'opposizione e probabilmente anche da qualcuno della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.050 Alfreider, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.051 Fraccaro, parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Pag. 27

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.15 Biancofiore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Con questo emendamento, che non poteva trovare ovviamente che il parere contrario del Governo e della Commissione, volevamo, io e il collega Sisto, semplicemente specificare che la comunità ladina, per la quale noi abbiamo sicuramente una benevolenza assoluta e che per fortuna ci viene ricambiata spesso e volentieri e non a caso nelle urne elettorali...

  PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Biancofiore, ho commesso un errore, nel passaggio delle consegne. In realtà, il relatore non aveva espresso i pareri sull'articolo 3. Quindi io ho commesso un errore e ho interpretato un bianco come un parere contrario. Le ridò la parola appena abbiamo formalmente i pareri del relatore e del Governo.

  PRESIDENTE. Relatore, prego, a lei la parola sull'emendamento 3.15 Biancofiore.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Sull'emendamento 3.15 Biancofiore il parere è contrario, Presidente.

  PRESIDENTE. Avevo intuito.
  Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Adesso di nuovo la parola all'onorevole Biancofiore. Prego.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Riprendo il filo del discorso. Ribadisco: il nostro progetto di riforma organica dello Statuto d'autonomia, riguardava – motivo per il quale io ho chiesto il rinvio in Commissione per una revisione organica dello Statuto – anche ovviamente la comunità ladina. Ma la comunità ladina noi la vogliamo libera. Autonomia, signori, significa libertà, non significa privilegio. Autonomia significa libertà, libertà anche dal gioco e dalla soggezione ad un unico partito-Stato, che è un unicum in tutta Europa, che è un unicum nella nostra provincia, in particolar modo. Io capisco che il collega Ottobre non senta il problema degli italiani dell'Alto Adige: ci credo, non solo è trentino, ma è eletto nelle liste della Südtiroler Volkspartei perché di suo non ha un voto; grazie alla Volkspartei è riuscito ad arrivare in Parlamento, quindi è chiaro che non può che genuflettersi alla volontà politica della maggioranza assoluta della mia terra purtroppo. Ma, per tornare sul punto, io voglio la comunità ladina libera e questo emendamento va in questo senso, cioè che non debbano essere i ladini rappresentati dalla Südtiroler Volkspartei, ma si possano anche, come dire, esprimere all'interno di partiti politici che non sono esclusivamente la Südtiroler Volkspartei, perché voi tutti credete che la minoranza tedesca – che poi è maggioranza in terra altoatesina – sia la Südtiroler Volkspartei: non è così, per fortuna tanti tedeschi si sentono liberi, per fortuna i ladini sono liberi di esprimersi con loro voto e questa riforma va proprio nel senso contrario, cioè la volontà della Südtiroler Volkspartei di assoggettare tutta la minoranza ladina al partito politico della maggioranza assoluta in lingua tedesca, non certo in favore della minoranza ladina per tutelare la minoranza ladina. Noi vogliamo la minoranza ladina, come la minoranza italiana, come la minoranza tedesca, che è maggioranza in terra altoatesina, libere, non soggiogate da un partito politico che, occupando tutti gli spazi politici, essendo un partito Stato, non può che assoggettare. In Alto Adige, signori, anche l'aria che si respira ha Pag. 28natura etnica e questa volontà non è della parte di chi vi parla, che è una parte liberale, non è della parte degli altri colleghi che mi hanno preceduto. Noi tutti siamo per la convivenza, per la reale convivenza, non per una coesistenza di fatto che ancora chi vuole mantenere le gabbie etniche, chi vuole speculare su anacronistiche separazioni etniche porta avanti.
  E questo emendamento cerca di liberare un'ulteriore parte minoritaria della mia terra.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.15 Biancofiore, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).
  Adesso, i pareri, sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 3.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Presidente, sull'articolo aggiuntivo 3.051 Rampelli, per la parte ammissibile, il parere è contrario.
  Sull'articolo aggiuntivo 3.052 Rampelli parere contrario.
  Sull'articolo aggiuntivo 3.050 Alfreider la Commissione esprime parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 3.051 Rampelli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. È la seconda proposta emendativa che entra, diciamo così, nel merito degli equilibri politici e prova a caricarsi la responsabilità di un equilibrio tra le componenti, le comunità locali che non veda una sorta di Governo soverchiante, giustificato solo da ragioni linguistiche, culturali ed etniche, rispetto alle altre minoranze. Abbiamo purtroppo bocciato un emendamento prima, proprio nella legge elettorale che – e mi fa specie che anche il collega Alfreider che mostra diversa sensibilità al riguardo non lo abbia potuto cogliere – passava, in buona sostanza, dall'approvazione della legge elettorale a maggioranza assoluta all'approvazione della legge elettorale, per quello che attiene alla provincia di Bolzano, a maggioranza dei singoli gruppi linguistici. Quindi non si fa una ragione di partito, si fa una ragione di appartenenza proprio nella tutela di tutte le minoranze, nessuna esclusa, perché questo è il refrain su cui abbiamo articolato fin qui il nostro dibattito e le nostre argomentazioni: tutelare tutte le minoranze, non una soltanto, né una più una come nel caso delle decisioni che si stanno intraprendendo in virtù del provvedimento sostenuto da un parlamentare ladino. Io penso che anche da questo punto di vista l'emendamento sia chiaro perché volto a garantire la rotazione delle cariche monocratiche tra i gruppi linguistici tedesco, italiano e ladino. Quindi, teoricamente, tutti coloro i quali hanno questa impostazione aperta e plurale dovrebbero sostenerlo. Non so se nel frattempo il Partito democratico ha cambiato capogruppo e ha consegnato, diciamo così, le sue decisioni, anche le più solenni, quelle che attengono alla tutela, alla difesa della comunità italiana, Pag. 29alla Südtiroler Volkspartei, piuttosto che al collega Alfreider. Io penso che qui ognuno debba fare la sua parte e certamente è nostro dovere e compito di tutelare le minoranze, nessuna esclusa, ma tra queste minoranze abbiamo il dovere di tutelare anche la minoranza italiana.

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.051 Rampelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.052 Rampelli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente. Colleghi deputati, l'emendamento in questione è un emendamento di assoluta garanzia. Mi dispiace che ci sia questa ostinazione da parte dell'Aula a rispondere in buona sostanza a indicazioni di parte e a non volere entrare nel merito delle proposte che vengono formulate, perché in questo caso siamo ben lontani da impostazioni di carattere ideologico e ciascuno dovrebbe mostrarsi sensibile alla materia trattata, perché ci riguarda, riguarda noi, qui presenti, e riguarda comunque la storia di cui siamo eredi. L'emendamento è volto a consentire più agevolmente l'impugnazione di leggi provinciali davanti alla Corte costituzionale, se sono ritenute lesive dei diritti di un gruppo linguistico – non di un partito – di un gruppo linguistico. In passato, per ottenere questo diritto, il gruppo linguistico interessato doveva chiedere una votazione separata e ottenere una maggioranza qualificata. Capite bene che questa regola spazza il campo da qualunque possibilità da parte di una minoranza linguistica, quindi non tedesca, di vedere tutelati i propri diritti, anche in evidenza di una decisione che viene ritenuta incostituzionale. Con questa modifica proposta si passa, in buona sostanza, da una maggioranza qualificata a una semplice maggioranza assoluta. Quindi, comunque non si consente a un solo gruppo linguistico di poter impugnare un atto, una legge che viene emanata dall'istituzione provinciale. Si è comunque in presenza della necessità di coinvolgimento di almeno un'altra parte della istituzione di cui stiamo parlando.
  Ora, di fronte a questa sorta di appello al buonsenso, io mi auguro che ci sia una disponibilità, intanto da parte dei soggetti interessati, perché è vero – e spero che non sia un problema – che io sono italiano, ma è altrettanto vero che chi rappresenta una minoranza linguistica è dotato di buonsenso esattamente come me e può quindi capire di che cosa stiamo parlando.
  Quindi noi non ricusiamo una decisione perché un gruppo minoritario ritiene che quella decisione sia incostituzionale, ma modifichiamo solo la possibilità di accedere alla richiesta di legittimità costituzionale, passando da una maggioranza qualificata a una maggioranza assoluta (Applausi della deputata Michaela Biancofiore).

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.052 Rampelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.050 Alfreider.Pag. 30
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente. Adesso vorrei vedere il relatore, e anche il collega Nicoletti del PD, come si arrampicheranno sugli specchi per difendere questo, diciamo così, dalla mia – penso anche di chiunque che sia in buona fede – accusa che questo emendamento non c'entra proprio niente con i ladini. Questo è un autentico abuso (Applausi della deputata Michaela Biancofiore). Si usano i ladini per aprire la porta ad una eventuale riforma elettorale perché vogliono – diciamo così – più spazio di movimento. Questa è la verità di questo emendamento; e non è a favore dei ladini, ma abusa dei ladini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Ringrazio il collega Kronbichler molto velocemente per dire che ha perfettamente ragione. In Alto Adige c’è in atto un dibattito anche sulla legge elettorale delle elezioni provinciali. Questo è propedeutico a quel dibattito. Con questa legge sulle elezioni provinciali già sono rimasti tre i rappresentanti di lingua italiana all'interno del consiglio provinciale; con la legge che vogliono varare, ovviamente, diventeranno ancora di meno e questo è inaccettabile. Ma ritorniamo a monte – lo ha detto meglio di me il collega Kronbichler – non c'entra niente questo emendamento con la riforma in senso della tutela della minoranza ladina che è contenuta in questo testo. Se si doveva riformare lo statuto, se si dovevano riformare le leggi elettorali della provincia autonoma di Bolzano, allora si ritornava in Commissione e si affrontava organicamente la riforma dello statuto d'autonomia. Questa è ancora una volta una porcheria e una marchetta che viene fatta dal PD nei confronti di una minoranza che lo tiene in ostaggio – in questo caso parlo di minoranza politica.

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.050 Alfreider, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Sul 4.15 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Biancofiore 4.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Presidente, in Alto Adige, tutti i posti apicali negli enti pubblici, nelle aziende comunali, nelle agenzie provinciali sono tutti esclusivamente in mano al gruppo linguistico tedesco. Andiamo avanti così: questo emendamento voleva essere un emendamento, ancora una volta, di buonsenso, un emendamento che apriva al gruppo ladino e al gruppo italiano e non precostituiva una situazione di potere assoluto solo alla maggioranza linguistica tedesca in Alto Pag. 31Adige. Votare questo emendamento significa votare contro la rappresentanza italiana in Alto Adige, ma anche, paradossalmente, contro quella ladina.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.15 Biancofiore, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Emendamento 6.1 Biancofiore ?

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Presidente, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 6.50 Rampelli, per la parte ammissibile ?

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Anche su questo emendamento, sulla parte ammissibile, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Biancofiore 6.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Solo per specificarvi che, sempre e soltanto in relazione alla provincia autonoma di Bolzano, il gruppo tedesco – il gruppo ladino, in questo caso –, con questo emendamento, con questo articolo che verrà approvato, potrà non farsi trasferire. Cioè, mentre il gruppo italiano, mentre tutti in Italia abbiamo affrontato il provvedimento sulla pubblica amministrazione, i trasferimenti di sede, la «buona scuola», eccetera, mentre tutti possono essere trasferiti, i bei residenti della provincia autonoma di Bolzano – ladini e tedeschi, in particolar modo – non potranno più essere trasferiti. Noi già abbiamo il ruolo unico per i giudici, che, quindi devono essere solo della nostra terra: vedete un po’ se non è discriminazione non in questo caso nei Pag. 32confronti della comunità italiana dell'Alto Adige, ma della comunità italiana del resto del Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Biancofiore 6.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

  Passiamo all'emendamento 6.50 Rampelli, per la parte ammissibile.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Chiedo scusa, siamo al 6.50 ?

  PRESIDENTE. Sì, onorevole Rampelli. Prego.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi, l'emendamento, anche qui, serve a dare equilibrio nella gestione degli enti, delle aziende, delle società e, quindi, ad affermare un principio di rotazione affinché la coesione tra le comunità linguistiche possa essere comunque garantita. È un'ulteriore norma che prevede non una conclamata volontà di integrarsi, ma una formale, ufficiale regolamentazione tesa a garantire l'applicazione di questo principio che, altrimenti, sarebbe solo e soltanto una sorta di gargarismo intellettuale, quindi, una petizione di principio in quanto tale del tutto inutile. Non si può, da un lato, dire di volere l'integrazione di queste comunità e, dall'altro, fare di tutto affinché la comunità italiana, in particolare, possa rimanere di fatto esclusa dalle istituzioni, dal Governo. Ho citato dei numeri prima, in dichiarazione di voto, e farò riferimento ad altre storture che, comunque, sono, ahimè, sotto gli occhi di tutti. Penso che l'approvazione di questo emendamento sul principio di rotazione nella gestione degli enti possa favorire l'interscambio e non certo, invece, avallare questa specie di discriminazione che dura ormai da troppi anni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.50 Rampelli, per la parte ammissibile, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Emendamento 7.50 Nicoletti ?

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Presidente, abbiamo un emendamento totalmente soppressivo dell'articolo e il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Bene, mi deve dare i pareri anche sugli altri.

Pag. 33

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Sono entrambi contrari. Sugli emendamenti Rampelli 7.51 e Fraccaro 7.17 il parere è contrario. Sull'emendamento Biancofiore 7.16 il parere è sempre contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicoletti 7.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Prima, ringrazio il collega Nicoletti per aver avuto la decenza di proporre la soppressione dell'articolo, però, nello stesso momento, si reca un grave dando ai ladini, in questo caso. Qui si sacrifica il principio della tutela della minoranza ladina sull'altare del principio degli interessi, delle occorrenze politiche; bisogna sapere che questo articolo, soppresso o da sopprimere, prevede l'introduzione di un pesante diritto per i ladini, cioè il diritto ad avere uno dei sei giudici amministrativi della sezione di Bolzano del tribunale amministrativo regionale. Però, noi abbiamo la stranezza, anzi, diciamo, giuridicamente, la porcata, che, tuttora, metà di questi sei giudici, cioè tre, vengono nominati politicamente dal consiglio provinciale. Non succede da nessuna parte e ringrazio il collega del Movimento 5 Stelle Fraccaro per aver insistito su questo. Però la maggioranza, e penso anche il partito di riferimento in Sudtirolo, il Südtirol Volkspartei, siccome non sono riusciti a lasciare questa stranezza, questa estraneità, questa insostenibilità giuridica, piuttosto, hanno deciso, appunto, di non dare questo diritto che è uno dei tre o quattro diritti che prevede questa legge costituzionale per i ladini. Prima viene l'interesse politico anche nei tribunali e questo è veramente da denunciare (Applausi della deputata Biancofiore).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente; grazie, collega Kronbichler. In effetti, in questa proposta di legge Alfreider, originariamente, era prevista una modifica dell'articolo dello Statuto di autonomia che regola la nomina dei giudici del TAR, introducendo anche la quota ladina. Ora questa proposta a noi è apparsa subito irricevibile, ma non tanto per la questione della quota ladina, ma per il concetto in sé e dobbiamo, qui, in quest'Aula, dircelo. Io sono un convinto estimatore dell'autonomia, credo che l'autonomia non solo vada difesa, ma vada estesa, e questo è il lavoro che dovremmo fare noi parlamentari che proveniamo da una provincia e da una regione autonoma, far capire agli altri cosa significa autogoverno e come l'Italia potrebbe migliorare se introducessimo in tutto il territorio nazionale il concetto di responsabilità di autogoverno – che è il Governo insieme ai cittadini ovviamente – e di vicinanza delle scelte amministrative alla popolazione. Però, allo stesso tempo, lo Statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige Südtirol ha un vulnus incredibile, enorme, che mina la credibilità della nostra autonomia e che è appunto la nomina politica di giudici amministrativi. Leggo dal sito della provincia di Trento, quindi, non è che mi stia inventando le cose, sostanzialmente: il TAR di Trento è composto da sei magistrati, due di essi sono nominati dal Presidente della Repubblica, su proposta del Governo, su designazione del consiglio provinciale.
  Il TAR di Bolzano è composto da otto magistrati, per metà nominati con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su parere del consiglio di presidenza della provincia di Bolzano limitatamente all'appartenente del gruppo di lingua tedesca, e per l'altra metà sono nominati dal consiglio provinciale di Bolzano, con decreto del Presidente della Repubblica. Cioè, a Bolzano, su otto magistrati, Pag. 34metà sono nominati dal Governo e metà sono nominati dalla provincia. La politica che nomina i giudici che devono controllarla, questo avviene nel nostro territorio. Ora se questo è vero – ed è vero, perché lo scrive sul sito la provincia autonoma di Trento e di Bolzano, ma le norme lo dicono – mi aspettavo, sinceramente, che il partito, l'unica forza politica che qui si autoproclama nel titolo, nel nome, democratica, avesse, nella modifica dello statuto, come priorità proprio questa di eliminare questo vulnus al principio di diritto, cioè il fatto che in una provincia e in una regione autonoma i giudici che controllano gli atti dei politici siano nominati dai politici. È chiaro che in questo modo non può funzionare, e non possono essere garantiti i diritti non solo delle minoranze, ma anche delle maggioranze, di tutti. Quindi, se dobbiamo cambiare qualcosa, e partire a cambiare qualcosa dallo statuto di autonomia per poi poterlo anche presentare come modello alle altre regioni, in un'autonomia differenziata, in un concetto di vicinanza delle decisioni del politico che è responsabilizzato a livello locale, che prende le decisioni e amministra le risorse a livello locale perché conosce le problematiche del territorio, come possiamo farlo con questa macchia contenuta nel nostro statuto di autonomia ? E allora, bene la soppressione, perché era indecente introdurre la nomina di un magistrato di lingua ladina, ma se dobbiamo partire a modificare lo statuto di autonomia – e mi sembra che sia la maggioranza stessa a volerlo fare, perché, poi, in provincia, sia di Trento che di Bolzano, ha iniziato questo iter con la Consulta e così via – partiamo da questo punto, in modo da poter andare, ancora, sempre di più, a testa alta a spiegare quali sono le ragioni del principio autonomistico, altrimenti siamo solamente in una fase di difesa, che porterà, probabilmente, se continuiamo così, in un contesto nazionale centralista – perché il renzismo è per natura centralista – a doverci difendere e prima o poi a soccombere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Presidente, collega Fraccaro, il centralismo del renzismo si ferma al confine con Borghetto, cioè al confine con la regione autonoma del Trentino-Alto Adige, come gli è stato spiegato, magari da qualche sottosegretario qua presente, anche ovviamente nella logica di una legge elettorale che – non è colpa vostra, ma purtroppo è colpa della mia maggioranza politica – ha consentito, ancora una volta, al partito che regge l'autonomia del Trentino-Alto Adige di estendere il suo potere totalmente sulla regione, sugli enti, sui tribunali, sulla magistratura, perché poi parliamo anche della magistratura in Alto Adige. Evidentemente, insomma, come una volta Cristo si era fermato a Eboli, qua il renzismo accentratore, che per certi versi mi trovava d'accordo, si è fermato al confine con Borghetto e, ovviamente, naturalmente, al nord, con il Brennero. Questo per dire che c’è stata un po’ di decenza politica nella soppressione di questo articolo, anche se, se fosse passato, dopo, ci sarebbe stato il mio emendamento successivo, essendo il gruppo ladino di fatto ascritto in quello tedesco, non a caso. Sappiate che il partito politico Sudtirol Volkspartei, da statuto, è finalizzato a difendere esclusivamente, non permettendo agli italiani di iscriversi, la minoranza linguistica ladina e la maggioranza linguistica tedesca. Quindi, io dico che se ci doveva essere un giudice del TAR di lingua ladina, comunque doveva essere in alternativa a quello di lingua tedesca. Ma detto questo, che, ormai, non ha più nessun significato, come hanno detto molto meglio di me il collega Fraccaro e il collega Krombichler, il vulnus del tribunale amministrativo regionale non è sugli atti della politica, collega Fraccaro, è sugli atti amministrativi, cioè noi abbiamo il tribunale amministrativo che deve giudicare sugli atti amministrativi, ergo di governo, della provincia autonoma di Bolzano, che, per caso, elegge, o meglio nomina i giudici: è il consiglio stesso che Pag. 35nomina i giudici che lo devono giudicare. Quindi, chi controlla il controllore ? Questo non è un vulnus, è un cratere, è un cratere nella democrazia che riguarda la nostra terra. Ce ne sono molti altri di questi crateri, magari fosse solo il problema del TAR. Adesso, il personale della giustizia è passato in capo alla provincia, in cambio di qualche soldino in più. Immaginatevi che cosa può succedere, che anche la giustizia adesso è domestica! Non basta il ruolo unico dei magistrati, appunto, che possono fare il concorso solo nella nostra terra e rimanere lì nella nostra terra. No, noi abbiamo anche il tribunale amministrativo che è chiamato a giudicare e a controllare chi lo nomina. Quindi, immaginate che controllo che ci può essere, anche se, purtroppo, vedo dai voti in Aula che è tutto inascoltato, perché è tutto predeterminato e questo disonora, purtroppo, il Parlamento italiano; lo sottolineo: disonora il Parlamento italiano, non il Parlamento austro-ungarico, ma il Parlamento italiano. Vi prego di prendere atto del fatto che lo statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige necessita di una profonda revisione per finalità democratiche, per far vivere le comunità in una realtà che sia autonoma per ragioni storiche, che io assolutamente rispetto, ma che è una comunità che deve passare da ragioni etniche e puramente separatistiche a ragioni territoriali. A quel punto, l'autonomia avrà veramente un valore: il valore di un territorio che si riconosce autonomo e cioè libero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Una breve precisazione, sia sul parere favorevole all'emendamento soppressivo sia rispetto al merito di quello che stiamo votando. È strano che un articolo approvato in Commissione poi venga soppresso in Aula. È capitato, nella discussione, che i temi di cui l'Aula è stata resa edotta si siano sviluppati successivamente al voto. Allora, proprio per avere garantiti il massimo di convincimento e il massimo di convergenza sulla legge costituzionale, si è favorito – lo abbiamo detto anche nella relazione, che si è svolta lunedì in Aula – questo esito. Però, mi consentano i colleghi di dire che la nomina parziale della sezione di Bolzano – e anche parzialmente della sezione di Trento, come abbiamo visto – del Tribunale amministrativo regionale è uno dei capisaldi della specialità del Trentino-Alto Adige. Quindi, se una discussione va fatta sul superamento di questo modello, ha ragione l'onorevole Biancofiore: va fatta nell'ambito di una revisione generale del modello. Però, posso anche dire quanto segue: attenzione, non avevamo minimamente interloquito né con il consiglio regionale del Trentino-Alto Adige né con i consigli provinciali di Trento e Bolzano sul superamento di questo caposaldo dello statuto. Quindi, sarebbe stato complicato andare oltre l'integrazione della minoranza linguistica ladina.
  Però, sul modello faccio solo due osservazioni. Il Consiglio di Stato è nominato parzialmente da quella che qui dentro viene chiamata «la politica», in realtà dalle istituzioni, dal Governo. Alcuni giudici del Consiglio di Stato sono scelti nell'ambito dell'alta amministrazione, sia dello Stato sia, da un po’ di tempo a questa parte, nei vertici delle amministrazioni locali. Concludo dicendo che, alle ore 16,30, il Parlamento in seduta comune, cioè noi, votiamo per un giudice costituzionale, che sarà, onorevole Biancofiore, giudice degli atti che lei è chiamata, anche oggi, a formare. Quindi, non è che un giudice costituzionale eletto dal Parlamento, per il fatto di essere eletto dal Parlamento, sia compiacente rispetto al giudizio di legittimità costituzionale. Funziona così anche nell'ambito della nostra Costituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

Pag. 36

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. La questione che è stata sollevata è di grandissima portata e non possiamo liquidarla semplicemente dicendo che, alla fine, è la politica che nomina i vertici della magistratura, nella Corte Costituzionale, per esempio. Non possiamo farlo perché, in questo caso, non è l'espressione suprema della sovranità dello Stato, vale a dire il Parlamento in seduta comune, che nomina. In questo caso è una provincia che fa una cosa che nessun'altra provincia fa. Perché avviene questo ?
  Avviene perché tutto lo statuto è costruito sulla base di un presupposto: c’è un patto, più o meno esplicito, ma spesso esplicito, tra una popolazione immaginata in larghissima maggioranza di lingua tedesca e lo Stato nazionale, e il TAR ha la funzione di essere l'arbitro che difende quella comunità dalla possibile prepotenza dello Stato nazionale e lo Stato nazionale da possibili smarginature, prevaricazioni, di quella popolazione. Proprio per questo deve essere, per forza, nominato per metà dagli uni e per metà dagli altri: è un collegio arbitrale. Siamo maturi per fare un passaggio di qualità, per il quale il TAR non è lì per garantire lo Stato e la provincia, ma è lì per garantire ciascun cittadino, eventualmente anche contro la provincia e contro lo Stato ? Questa è la vera rivoluzione che andrebbe fatta in una riforma degli statuti, nella quale la tutela del principio dell'autonomia, sentito come ugualmente caro a tutta la popolazione e non ad una parte che potrebbe utilizzarlo in funzione separatista, viene rafforzato davanti a uno Stato che non teme separatismi e che, d'altro canto, quindi, rinuncia a una presenza particolarmente invasiva, come quella che si arroga in questo caso. Siamo capaci di fare questo passaggio ? È difficile dire che possiamo farlo comunque nella sede di una revisione limitata. Qui bisogna ridiscutere in toto gli statuti, ma con una enorme disponibilità culturale a rimettersi in gioco da parte di tutti gli attori e di tutte le comunità presenti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.50 Nicoletti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Sono così preclusi gli identici emendamenti 7.15 Biancofiore e 7.51 Rampelli e gli emendamenti 7.17 Fraccaro e 7.16 Biancofiore.

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A), al quale sono stati presentati solo articoli aggiuntivi.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).
  Passiamo ora ai pareri sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 8. Prego, onorevole Sanna.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'articolo aggiuntivo 8.050 Fraccaro; 8.057 Rampelli invito al ritiro o parere contrario; 8.052 Fraccaro invito al ritiro o parere contrario; 8.053 Fraccaro invito al ritiro o il parere è contrario; 8.051 Nicoletti il parere è favorevole; 8.054 Fraccaro invito al ritiro o il parere è contrario, in alternativa.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 37

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.050 Fraccaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.057 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. L'articolo aggiuntivo che stiamo affrontando – lo dico affinché ci sia adeguata e corretta informazione che possa giungere altrettanto chiaramente a tutti i colleghi – è volto a garantire che nella segnaletica pubblica le denominazioni siano bilingui e trilingui nelle valli ladine, con precedenza della lingua italiana ma comunque con perfetto e totale rispetto di ciascuna comunità linguistica, e in esso si demanda ad una legge ordinaria dello Stato la fissazione di sanzioni nei confronti degli amministratori che fossero inadempienti, perché l'impressione – ovviamente termine utilizzato tra virgolette – è che la situazione sia fuori controllo e che, in virtù di un provvedimento che è stato approvato, la legge provinciale n. 15 del 2012, su cui noi, come Fratelli d'Italia, presentammo anche un'iniziativa di sindacato ispettivo e una mozione, ci sia un attacco alle sole 8.000 denominazioni italiane, sulle 120.000 di lingua tedesca nella toponomastica della provincia di Bolzano. Penso che sia indispensabile prendere l'iniziativa e garantirsi il diritto che, anche se in condominio con le denominazioni tedesche e ladine, possa esistere in terra italiana una denominazione della toponomastica in lingua italiana. L'articolo aggiuntivo semplicemente dice questo e, se lo dice, è perché è previsto il contrario. Quindi, non vale la logica del mettere la testa sotto la sabbia perché tanto comunque non ci sarebbero conseguenze. Le conseguenze ci sono, perché la legge n. 15 citata prevede, in buona sostanza, dei provvedimenti in palese violazione di una normativa di rango superiore, posto che lo statuto di autonomia è legge costituzionale, e lo statuto prevede espressamente l'obbligo del bilinguismo nella toponomastica. Quindi, ai colleghi deputati chiedo che ci sia una possibilità di sostegno di questo articolo aggiuntivo, a tutela della toponomastica di lingua italiana, di lingua tedesca, di lingua ladina.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.057 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.052 Fraccaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.053 Fraccaro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente. Con l'articolo aggiuntivo in esame Pag. 38vorremmo tentare di dare valore costituzionale, nel caso ovviamente fosse votato favorevolmente dalla maggioranza, all'Autorità per le minoranze linguistiche. L'idea è quella di rafforzare il ruolo di questa Autorità e attribuirgli poteri e funzioni effettive. Un'Autorità che è stata istituita con legge provinciale titolata «Norme di tutela e promozione delle minoranze linguistiche locali», proprio per tutelare i diritti di minoranze e promuovere lo sviluppo delle peculiarità che connotano le minoranze linguistiche; è quindi una legge che ha una finalità estremamente positiva e condivisibile. Da cosa deriva la necessità di portarla ed elevarla a rango costituzionale ? Perché purtroppo i fatti di cronaca ci dimostrano che dopo aver istituito quest'Autorità, la stessa Autorità è stata inascoltata dalla stessa maggioranza che l'ha istituita. Un esempio: la scuola ladina, visto che parliamo di minoranze ladine e di tutela delle minoranze ladine, di Soraga in Val di Fassa è stata chiusa in base ad una decisione della provincia perché non raggiungeva il numero minimo di 40 iscritti. Ora l'Autorità, che è stata istituita dalla provincia per tutelare e promuovere le minoranze linguistiche, tra cui quella ladina che oggi vorremmo tutelare ancora di più, prima non è stata convocata, non è stata audita, poi si è espressa criticando la decisione della provincia e proponendo una soluzione alternativa più condivisibile, più a tutela della minoranza ed è stata completamente disattesa dal Governo locale. Poiché la maggioranza qui in Parlamento ha promosso una proposta di legge costituzionale sulla tutela della minoranza ladina, nel momento in cui doveva tutelarla e doveva almeno ascoltare, a mio parere, il parere dell'Autorità di tutela delle minoranze e affrontarlo in Aula, non l'ha fatto, mi chiedo – ho presentato questo articolo aggiuntivo a questo scopo – se non sia il caso di sollecitare da parte del Partito Democratico locale, del PATT, il Partito autonomista, e del SVP un ripensamento sulla politica locale. Infatti qui, alla Camera, si dice di voler tutelare le minoranze linguistiche poi concretamente, quando magari si devono fare tagli per fare cassa e ovviamente si fanno sulla sanità e sulla scuola come abbiamo visto fare negli ultimi anni da parte di questa maggioranza, non si ascolta nemmeno il parere autorevole di un'Autorità istituita da parte degli stessi presentatori della proposta di legge. Non so come definire questo comportamento se ipocrisia o quant'altro. Però se non utilizziamo gli strumenti che abbiamo per tutelare le minoranze linguistiche e soprattutto per promuoverle ma diciamo che ne vogliamo creare altre, c’è un loop, c’è una presa in giro di chi a casa magari ci ha votato.
  Quindi, è sì importante lavorare dal punto di vista normativo, ma è ancora più importante utilizzare gli strumenti che abbiamo, e finora non è stato fatto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fraccaro 8.053, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Nicoletti 8.051.

  FLORIAN KRONBICHLER. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Per sottoscrivere l'emendamento.

  PRESIDENTE. Grazie.

  GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 39

  GIAN LUIGI GIGLI. Come già segnalato durante il Comitato dei nove al proponente, intendo anch'io sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Nicoletti.

  PRESIDENTE. Grazie. Altri colleghi che intendono sottoscrivere l'articolo aggiuntivo ? No.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Su questo, Presidente, intanto annuncio il voto contrario, però mi chiedo come mai in Commissione sia stato dichiarato inammissibile, se non sbaglio, e adesso è stato invece dichiarato ammissibile. Mi dicono azioni di lobbying, però io non ci voglio credere, Presidente.

  PRESIDENTE. Mi dicono gli uffici che in Commissione era formulato in maniera parzialmente diversa. Questo articolo aggiuntivo non è identico a quello presentato in Commissione, è stato riformulato e ristretto esclusivamente al tema della minoranza ladina.

  RICCARDO FRACCARO. Sì, va bene, Presidente, prendo per buona questa motivazione, dal mio punto di vista non mi sembra molto condivisibile. Comunque, perché voto «no» ? Perché credo che per una cosa del genere debba essere coinvolta la popolazione locale. Una materia del genere, la creazione di un ente, l'affidamento di potere ad un ente dovrebbe essere un'operazione – proprio in base al principio che dovrebbe, insomma, infondere la nostra autonomia, quella del governo dal basso – che coinvolga la popolazione locale, che viene dal basso, attraverso un referendum, attraverso una consultazione pubblica. Quindi voterò contrario per il metodo con cui si vuole arrivare a questa soluzione. Il governo dell'autonomia locale non è un governo dall'alto verso il basso, altrimenti potremmo farne veramente a meno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Grazie, Presidente. Solo per precisare che anche noi siamo preoccupati che i processi politici nascano dal basso, tant’è vero che questo articolo aggiuntivo prevede la possibilità, da parte della provincia e della regione, di delegare al Comun General de Fascia, che è stato istituito dal basso dai comuni ladini della Val di Fassa e dalla provincia autonoma di Trento alcuni anni fa, di delegare a questa entità, costruita dal basso e che rappresenta un bell'esempio di solidarietà tra comuni, tutte quelle funzioni che si possono rendere necessarie ed opportune per valorizzare al meglio la presenza della minoranza ladina. In questo senso è stato totalmente rispettato questo principio democratico a cui il mio collega Fraccaro ha fatto riferimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. A me viene la rosolia quando sento parlare PD e SVP di qualcosa che parte dal basso, soprattutto nella mia terra, dove, come abbiamo potuto forse capire, la democrazia è un optional, anche soprattutto per un motivo: c’è un principio dell'Unione europea, di cui noi tutti, soprattutto chi si occupa di decentramento, ci riempiamo la bocca, che si chiama sussidiarietà: sussidiarietà verticale e orizzontale.
  Ebbene, sappiate che nella grande autonomia del Trentino-Alto Adige, in particolar modo dell'Alto Adige, non c’è nessuna delega richiesta dai comuni che viene passata dall'ente provinciale ai comuni stessi, cioè tutto il potere è accentrato nelle mani soltanto di «mamma provincia», che fa concorrenza sleale al privato, che fa concorrenza sleale agli stessi enti amministrativi più vicini ai cittadini.
  Quindi, questo articolo aggiuntivo – che in linea di principio non mi vede contraria e, quindi, annuncio con questo l'astensione – è un'ennesima boutade, ma soprattutto è l'ennesima prolificazione di un ente che finirà sempre nelle mani della Pag. 40stessa forza politica, che la gestirà ad uso e consumo, mai in favore del basso, ma in favore dell'alto, in favore di quella mano pubblica e di quell'unico partito che decise in toto la nostra provincia autonoma.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.051 Nicoletti, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.054 Fraccaro, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento Biancofiore 9.15 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento Biancofiore 9.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Vorrei spiegare il senso di questo emendamento. Abbiamo parlato di crateri e di vulnus democratici. Ebbene, vedete, tutto questo Parlamento viene esautorato, direi ogni paio di mesi, ormai, da una Commissione, che si chiama, Commissione paritetica dei sei o dei dodici, due Commissioni quindi, che, in sei o dodici persone, fanno leggi costituzionali; magari, questa Commissione sarebbe tanto piaciuta al Premier Renzi, insomma, al quale, invece di fare quattro letture e sottoporsi a referendum, bastava avere una Commissione di sei o dodici persone, come quella prevista per lo Statuto del Trentino-Alto Adige, che superava il Parlamento e se ne fregava, scusate il termine, di tutto il bell'iter costituzionale e sfornava norme di rango costituzionale.
  Bene, in Alto Adige, dovete sapere che quando fu varato il pacchetto di leggi per l'Alto Adige, all'epoca il buon Andreotti, il buon ex Premier Andreotti immaginava che ci fossero quattro norme per attuare lo Statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige, fino a quattro norme. In questo magari mi può essere di supporto il sottosegretario Bressa, ma credo che siamo sicuramente oltre le 250, cioè queste sei o dodici persone hanno modificato negli anni lo Statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige, rispetto a come in origine, vanificando quella che era ovviamente la funzione del Parlamento, quella appunto di affrontare le leggi costituzionali con l'iter costituzionale che noi tutti conosciamo. Benissimo, con questo si è dato adesso anche il personale amministrativo dei tribunali e si sta ovviamente cancellando la toponomastica italiana, come abbiamo detto.
  Quindi, io dico che nel 2017, a settant'anni dal varo del primo Statuto d'autonomia, forse queste commissioni andrebbero abolite e se si deve fare una Pag. 41riforma costituzionale – ritorno ancora una volta a dirlo perché lo Statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige ha rango costituzionale – questa riforma va inserita in una più organica riforma non solo della Costituzione italiana, ma evidentemente anche appunto dello Statuto d'autonomia che abbiamo affrontato fino ad ora.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 9, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Favorevole, Presidente.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.

  PRESIDENTE. Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento 7.50 Nicoletti, soppressivo dell'articolo 7, l'emendamento 10.100, da votare ai sensi articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, sarà posto in votazione espungendo il riferimento all'articolo 7.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame di un emendamento al titolo – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unica proposta emendativa riferita al titolo (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 42

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Io comprendo questo interesse di cambiare il titolo, ma...

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA, Relatore. Presidente, davo per scontato che fosse stato distribuito il testo di una riformulazione che avevo preannunciato nel Comitato dei nove e il collega si stava riferendo a quel testo. Quindi, se mi permette, lo leggo: nel titolo si sostituiscono le parole: «da Trentino-Alto Adige» fino alla fine, con le parole: «Trentino-Alto Adige, Südtirol, in materia di tutela della minoranza linguistica ladina». Ho espresso più correttamente il nome intero della regione.

  PRESIDENTE. Onorevole Kronbichler, prego.

  FLORIAN KRONBICHLER. Di questo ringrazio il relatore, però non si tratta solo di questo: il provvedimento è costruito, pensato e architettato sui ladini della provincia di Bolzano purtroppo. Adesso, diciamo così, si cerca un po’ questa correzione cosmetica, perché quello che è stato dato qui ai ladini e alle altre minoranze del Trentino sono briciole, briciole che non meritano l'onore di portare nel nome, perché sarebbe quasi un falso. Purtroppo, noi abbiamo dato sostanzialmente solo qualcosa ai ladini di Bolzano.

  PRESIDENTE. Se il proponente accetta la riformulazione proposta dal relatore, metto in votazione l'emendamento al titolo, così come riformulato dal relatore.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit.1 Nicoletti, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 56-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/56-A/1 Matarrelli. Sull'ordine del giorno n. 9/56-A/2 Nesi il parere è favorevole, però nelle premesse si fa riferimento all'articolo 2, che nel corso dei lavori è stato soppresso, per cui andrebbe in qualche modo aggiustato. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/56-A/3 Ottobre.

  PRESIDENTE. Se il deputato Nesi accetta di riformulare e di espungere quel riferimento, i tre ordini del giorno si intendono accolti.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Ora, colleghi, io chiedo un attimo di attenzione, in particolar modo ai delegati dei gruppi o ai capigruppo: noi dovremmo aprire la fase delle dichiarazioni di voto su questo provvedimento.Pag. 43
  Se tutti i gruppi che hanno titolo ovviamente ad intervenire utilizzano i tempi a loro disposizione, noi non possiamo aprire questa fase, perché arriviamo a sovrapporci all'orario del question time, che non può – come sapete – scavallare. Se c’è un accordo esplicito dei gruppi, senza aprire la discussione però, sul fatto che i gruppi si mantengano nei cinque minuti, noi facciamo in tempo a concludere questo provvedimento prima del question time. Mi pare che non ci siano obiezioni. Rimane così stabilito.
  (Così rimane stabilito).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Noi voteremo a favore di questo provvedimento, ma non voglio nascondere le perplessità che abbiamo, perplessità che si legano alla necessità di una riforma globale degli statuti, una riforma che venga fatta – mi si perdoni l'osservazione e qui mi rivolgo soprattutto ai colleghi dell'SVP – nel vero grande spirito della cultura austriaca e dell'Austria asburgica, quando l'Austria era una famiglia di nazioni, quando l'impero asburgico era una famiglia di nazioni in cui tutti potevano veramente sentirsi a casa loro. L'impero asburgico fu distrutto dal prevalere del principio nazionale tedesco, che fece sentire tutti gli altri come ospiti indesiderati.
  Dobbiamo evitare che in Alto Adige si riproduca, in condizioni minimali, il medesimo processo che ha portato alla dissoluzione della grande identità culturale austriaca. Non in nome di una snazionalizzazione, ma in nome della vera grande cultura austriaca, io credo che sia tempo per l'SVP di mostrare una grande generosità nel ripensamento degli statuti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, vorrei brevemente delineare, anche in sede di dichiarazione di voto, alcuni aspetti di questa proposta di legge.
  I ladini vantano una storia millenaria e nascono come popolo più antico dell'arco alpino, popolando oggi gran parte del territorio delle Dolomiti. Solo durante il regime fascista i territori popolati dai ladini sono stati suddivisi e questa suddivisione porta alla situazione attuale, per cui i ladini purtroppo vivono su tre province e due regioni e amministrazioni diverse. Le modifiche di maggior rilievo contenute in questa proposta di legge vogliono superare soprattutto le disparità di trattamento tra i diversi gruppi linguistici che si sono venute a creare con lo sviluppo del cosiddetto sistema della proporzionale etnica nella provincia di Bolzano. Tale sistema si applica meramente nella provincia di Bolzano, non era pertanto possibile in questo provvedimento contemplare tutti i ladini, indipendentemente dall'amministrazione di appartenenza.
  Pertanto, voglio rinnovare l'appello già fatto durante la discussione generale, rivolto a tutti noi in Parlamento, di continuare questo percorso volto alla tutela della minoranza ladina ed intervenire quanto prima, anche mediante leggi ordinarie, a favore di tutti i ladini delle Dolomiti.
  Allo stesso modo auspico che le disposizioni, inizialmente contenute in questa proposta di legge, ma che durante i lavori in Commissione sono state cancellate, come l'articolo 7 sulla questione del TAR, possano essere risolte successivamente in fase di revisione dello Statuto di autonomia, perché tuttora quindi rimarrà una discriminazione per il gruppo ladino.
  Volendo brevemente entrare, però, nel merito della presente proposta di legge mi pare opportuno delineare, come la premessa, alcuni profili dello Statuto speciale Pag. 44del Trentino-Alto Adige Südtirol che hanno determinato la discriminazione nei confronti della minoranza ladina. Bisogna partire dal cosiddetto sistema della proporzionale etnica introdotto nella provincia di Bolzano dallo Statuto del 1972. Lo scopo di tale sistema giuridico è quello di impedire in alcuni settori specifici un trattamento di sfavore nei confronti di uno dei gruppi linguistici, che sia tedesco, italiano o ladino.
  Questo sistema, assicurando un trattamento proporzionato alla consistenza di ciascun gruppo linguistico, ha indubbiamente dato un contributo essenziale nello sviluppo dell'odierna pacifica convivenza che viviamo sul territorio e molti difetti del sistema sono stati successivamente anche superati.
  Senza voler scendere troppo nei dettagli, è tuttavia importante tener conto che questo sistema ha finito per sfavorire, in alcuni settori, il gruppo linguistico numericamente più piccolo, quello ladino. Con la presente proposta di legge abbiamo la possibilità di aggiustare, dopo molti anni, anche le disparità verso il gruppo linguistico ladino tuttora esistenti.
  Mi riferisco per esempio alla possibilità di accedere, come ladino, alla carica di Vice Presidente della giunta provinciale, all'ampliamento della rappresentanza ladina negli enti di rilevanza provinciale e al maggior peso in fase di approvazione di bilancio. È un punto fondamentale invece la possibilità di poter accedere, come ladini, alla Commissione paritetica dei sei e dei dodici, per l'adozione delle norme di attuazione dello statuto di autonomia. Sono evidentemente provvedimenti che tutelano di fatto la minoranza ladina, ma soprattutto permetteranno alla minoranza ladina uno sviluppo per il futuro adeguato e certo. Vorrei ringraziare anche i consigli provinciali di Bolzano e di Trento e la regione che, con i loro pareri positivi, hanno espresso a larga maggioranza e superando i colori politici, cosa che non è purtroppo sempre accaduto in quest'Aula oggi, il sostegno a questa iniziativa legislativa. E allo stesso modo vorrei fare un riferimento all'importante lavoro che viene svolto alla Convenzione sull'autonomia. Non esiste un momento sbagliato per eliminare delle discriminazioni e non c’è un tempo giusto o sbagliato per dare seguito a quanto un popolo o un gruppo linguistico chiede alla politica da anni. Siamo più che convinti che lavorando per la tutela dei ladini si lavori anche all'interesse e secondo i principi della Convenzione sull'autonomia.
  Infine – e concludo – voglio ringraziare tutte le persone e tutti i colleghi che già da anni lavorano su questa proposta di legge, ringrazio sentitamente anche il relatore, onorevole professor Sanna, il Presidente dalla Commissione Mazziotti, tutti i membri della Commissione, i funzionari e naturalmente il Governo con il sottosegretario Bressa che, con il loro contributo, hanno contribuito e accompagnato fino ad oggi questa iniziativa di legge. L'approvazione di questa proposta di legge rappresenta un passo importante e fondamentale per la comunità ladina perché il grande traguardo sarà raggiunto il giorno in cui voteremo una norma a tutela dell'intera comunità. Passo dopo passo arriveremo ad affrontare anche le prossime sfide per l'intera comunità ladina.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, siamo sinceramente basiti per la protervia con la quale questo provvedimento è stato portato avanti già dall'origine, perché non ci voleva una laurea in ingegneria aerospaziale per capire che, trattando la materia in Alto Adige di una comunità minoritaria, non si poteva fare a meno in epoca di globalizzazione e di relazioni internazionali aperte di rimettere a regime con un provvedimento organico, e quindi con una organica riforma dello statuto del Trentino-Alto Adige, i rapporti e le relazioni tra comunità tedesca, comunità italiana e comunità ladina. Si è voluto insistere solo e soltanto su alcuni aspetti rispettabilissimi, tant’è che – lo dichiaro Pag. 45in anticipo – noi non voteremo contro proprio perché non c’è una ostilità preconcetta. Certamente non avalleremo con un voto positivo questa legge, ci asterremo; c’è una sospensione di giudizio dovuta al fatto che riteniamo il provvedimento in quanto tale indirettamente penalizzante per la comunità italiana e ahimè il giudizio è diventato, se è possibile, più negativo nel corso di questa discussione per diversi elementi che non possono sfuggire. Il primo elemento è la totale insensibilità da parte della sinistra, del Partito Democratico, della maggioranza che sostiene il Governo, rispetto alle ragioni della comunità italiana in quanto tale, che non è schierata politicamente da una parte o dall'altra e innanzitutto non si può non apprezzare la circostanza che negli ultimi anni la comunità italiana è scesa in termini di percentuale nel rapporto con il totale della popolazione altoatesina dal 36 al 25 per cento, è una comunità in via di estinzione, in buona sostanza. Eppure la sinistra, che dovrebbe essere processata per alto tradimento rispetto alla comunità italiana altoatesina si ostina, capitanata evidentemente anche dai partiti che hanno al loro interno i rappresentanti delle comunità tedesche e ladine, a non prendere in considerazione il fatto che esiste sì una comunità tedesca minoritaria nella comunità italiana, comunità nazionale, ma oggi quando si determina per favorire un'estensione dei diritti della comunità ladina, che è una minoranza linguistica territoriale, non si può non prendere in considerazione la necessità di estendere analogamente i diritti alla comunità territorialmente minoritaria italiana. Perché, finché l'unico termine di paragone per affrontare le relazioni tra gruppi linguistici diversi era la minoranza nazionale, potevano essere comprensibili questi paraocchi verso i diritti degli italiani, ma oggi, viceversa, che si apre il vaso di Pandora e di fatto si dichiara che è meritevole di tutela la comunità minoritaria locale rispetto alla maggioranza tedesca, come si fa a non estendere questi diritti alla comunità italiana ? Significa avere altri obiettivi, perché nel merito quel che dico difficilmente è contestabile. Evidentemente c’è un altro motivo inconfessabile, che è quello di provare a inglobarsi la minoranza ladina da un punto di vista politico, partitico e quindi di sfilacciare ulteriormente la coesione culturale di una realtà territoriale che invece, proprio avvantaggiata dall'apertura delle frontiere, dai dialoghi, dalle relazioni internazionali, potrebbe trovare in questa stagione storica un motivo di nuova integrazione, per guardare diversamente a delle prospettive che siano più significative di quelle che sono state adottate fin qui dalla Prima Guerra mondiale in poi, guardandosi talvolta con ostilità e, quindi, mettendo in campo tutti gli strumenti di difesa possibili e immaginabili.   Abbiamo fatto, e concludo, una battaglia anche a tutela della toponomastica italiana. L'abbiamo fatta presentando degli emendamenti che eravamo convinti sarebbero stati sostenuti da tutto il Parlamento, perché non si andava a conculcare alcun diritto di vedere la toponomastica anche in lingua tedesca o in lingua ladina, ma abbiamo scoperto evidentemente il gioco strano e perverso. Probabilmente la sinistra cerca di comprarsi – diciamo così – definitivamente la compiacenza di queste realtà politiche, ma punta su cosa ? Punta sul fatto che il Senato non ratificherà mai in seconda lettura questa legge; quindi è un gioco perverso, scorretto, noi preferiamo giocare invece nel nostro stile, nel nostro costume, alla luce del sole e quindi dichiariamo di essere perplessi rispetto alle decisioni intraprese e ci asterremo, perché comunque pensiamo che questo provvedimento, con un voto eventualmente negativo, non possa penalizzare una parte delle popolazioni locali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Grazie Presidente. Colleghe e colleghi, il nostro gruppo voterà a favore di questo provvedimento che si inserisce, pur da un'ottica molto particolare e specifica, in una vicenda importante – quella dell'autonomia speciale del Trentino-Alto Pag. 46Adige – che, in pochi decenni, non solo ha consentito di superare storiche situazioni di povertà e di marginalità economica, ma soprattutto ha consentito di portare pace e convivenza in un'area particolarmente delicata qual è quella intorno al Brennero, e non era affatto scontato. La legge punta a rafforzare gli istituti di rappresentanza e di valorizzazione della minoranza ladina – parliamo cioè degli antichi abitatori dell'area dolomitica –; Dolomiti patrimonio dell'umanità, recentemente acquisita come qualifica sulla base di un principio di biodiversità che non può valere però solo per la flora, per la fauna e per la geologia, deve valere anche e soprattutto per la diversità delle lingue, delle culture, degli istituti civili, delle modalità sociali. Esprimo anche particolare apprezzamento per l'emendamento 8.051 Nicoletti con il quale si è introdotto un rafforzamento del Comun General di Fassa, che è la forma istituzionale sovracomunale dei ladini di Fassa, e questo risponde a un principio fondamentale: sono le forme delle istituzioni che devono adeguarsi alle forme delle comunità e non viceversa. E la governance istituzionale di una comunità minoritaria e alpina non può essere quella forzatamente omologata ai modelli delle grandi pianure.
  Questo è un principio più generale che dovremo portare avanti anche in futuro per tutto il resto del nostro Paese, perché questa legge non riguarda solo interessi locali, pur rilevanti, ha un interesse generale. Siamo in una fase di grande rischio di post-democrazia, di svuotamento del senso della democrazia, ed allora, a me pare importante riaffermare, invece, anche con questa legge, una idea esigente di democrazia, che non è solo l'insieme delle regole formali, che non è il terreno di predominio dei modelli più forti. Oggi si sente dire che la democrazia si concentrerebbe sempre di più nelle metropoli globali e nella rete: non è così. Per noi la democrazia deve vivere in simbiosi con il rispetto della valorizzazione delle diversità dei territori, delle aree intermedie. Concludo dicendo che ho sentito l'onorevole Biancofiore, Rampelli ed altri, parlare della questione degli italiani di Bolzano. Noi sappiamo bene che esiste una condizione particolare, di status particolare degli italiani del Sud Tirolo: sono minoranza nella minoranza. E infatti è stata aperta una discussione importante sulla evoluzione degli istituti che storicamente hanno consentito di garantire la pace e la convivenza, istituti cioè di tutela linguistica. È una discussione importante, quella che si è aperta nell'ambito di quella che doveva essere – e speriamo continui ad essere – la prospettiva di una riforma organica dello statuto di autonomia. Peraltro, l'assaggio del clima che abbiamo avuto anche oggi in Aula mi porta a esprimere grande prudenza al riguardo. Portare in quest'Aula, con questo clima, una modifica generale dello statuto di autonomia senza il principio dell'intesa per la sua approvazione, che era previsto nella riforma costituzionale bocciata il 4 di dicembre, sarebbe opera piuttosto imprudente.
  Abbiamo sentito, però, anche richiami di impostazione nazionalista, che ci riporterebbero indietro ad una stagione di scontro che faticosamente è stata superata. Abbiamo sentito richiami alla questione della toponomastica che evocano le posizioni di Tolomei e noi, noi trentini, lo sappiamo bene che cosa significa farsi imporre nomi – com’è stato in passato – tedeschi, quando si è minoranza italiana in un impero come quello austro-ungarico. Dunque, comprendiamo bene la questione dei toponimi, che deve essere affrontata non con un atteggiamento nazionalista, ma con un atteggiamento equilibrato e di dialogo reciproco. Non è dunque quella del nazionalismo la strada, e non a caso lo scontro violento della fine degli anni Sessanta si è superato perché a Trento e a Bolzano sono prevalsi leader coraggiosi e ragionevoli (Maniago, Berloffa, Kessler ed altri) e perché anche a Roma le posizioni nazionaliste della destra sono state sconfitte da statisti del calibro di Aldo Moro. Rileggiamo in questo senso i dibattiti parlamentari e capiremo che cosa intendo dire. Per questa ragione, votando sì a questa proposta, noi ci auguriamo anche Pag. 47che, in via generale, si possa continuare a lavorare, a proseguire, a camminare su questa visione di equilibrio e di lungimiranza. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto di astensione del gruppo di Scelta Civica-ALA, chiedo l'autorizzazione, apprezzate le circostanze, al deposito dell'intervento scritto. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Molto brevemente sintetizzerei così la posizione del nostro gruppo Civici e Innovatori. Innanzitutto, noi siamo partiti con un atteggiamento molto favorevole a questa norma, ritenendo che il prudente apprezzamento della comunità autonoma di Trento e di Bolzano, che la proponeva, e l'esame in Commissione fossero garanzie sufficienti per il suo equilibrio, e questo giudizio ci pare di poterlo mantenere anche a seguito di tutte le discussioni di stamattina. La discussione, però, pone altri problemi, che sarebbero totalmente viziati da inammissibilità, ma a cui voglio accennare, sia pur brevemente.
  Il primo problema è che, trasfondere in codicilli di comportamenti diversi da vallata a vallata la vita delle istituzioni, può anche prestarsi a errori e creare comunque incertezze. Ma su questo però mi affiderei al buonsenso, sperimentato, di una comunità che, come ricordava poc'anzi il collega Dellai, ha saputo passare da un clima quasi di guerra civile a un clima di profonda concordia e di grande efficienza nell'amministrare le istituzioni.
  Il secondo problema, invece, è molto più complesso, e riguarda lo Stato italiano, riguarda il perdurare dell'anomalia istituzionale delle regioni a statuto speciale, molte delle quali hanno fatto il loro tempo e sulle quali sarebbe veramente opportuno tornare (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori). Questo è un argomento che, ripeto, è del tutto fuori tema, che ho voluto però qui accennare per trasferire all'Aula le perplessità del nostro gruppo, pur favorevole a questo parziale provvedimento, piccolo, modesto, a tutela della comunità ladina, principio che, naturalmente, ha tutta la nostra condivisione; però rimane l'altro più grosso problema, che demanderemmo, prudentemente, alle prossime legislature (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente. Tutto ciò che riporta all'attenzione di questa Aula tematiche fondamentali come quelle della tutela di minoranze, che non sono solo linguistiche, ma anche culturali – soprattutto direi culturali – non può che essere visto di buon occhio dal gruppo della Lega Nord. Soprattutto in un momento nel quale... chiedo scusa...

  PRESIDENTE. Sì, onorevole Palese e onorevole Ciracì, vi sento anche io !

  CRISTIAN INVERNIZZI. ...soprattutto in un momento in cui ci troviamo, quello di un'Europa che è tesa non tanto alla conservazione delle proprie comunità, ma, al contrario, che sembra aver sposato completamente il mainstream mondialista che vuole vedere, appunto, la cancellazione delle differenze. Il fatto che in questo periodo la Camera sia chiamata a riflettere su questo, a noi non può che far piacere. Annuncio, però, il voto di astensione da parte della Lega Nord, per una questione di metodo: pare, purtroppo, che l'intento che sta alla base del provvedimento, da un punto di vista culturale, come ho detto, encomiabile, non sia così attaccato alla questione della conservazione della cultura ladina, quanto, purtroppo, Pag. 48come è emerso, al tentativo da parte del partito di maggioranza assoluta della zona di utilizzare questo strumento per sistemare, come abbiamo visto, purtroppo, con una serie di emendamenti, anche questioni di interesse politico, che, teoricamente, nulla hanno a che fare con quello di cui stiamo parlando.
  Come Lega Nord auguriamo al popolo ladino, che è oggi il depositario di una tradizione millenaria che deve essere tutelata in tutti i modi, di poter avere un futuro radioso, un futuro bello, e la possibilità di trasmettere ai propri figli il bagaglio culturale, tradizionale di cui sono – come è giusto che sia – gelosi custodi. Al tempo stesso, richiamiamo l'attenzione di tutta l'Aula sulla tematica più ampia, che è quella di una discussione, che dovrebbe interessare tutti noi, sullo sviluppo dell'Italia.
  Io ho sentito, purtroppo, in quest'Aula, oggi, richiamare, ancora una volta, la necessità del superamento dagli statuti speciali, come se il problema dell'Italia fossero le regioni che hanno la fortuna di avere questa autonomia. Per carità, ci sono alcune regioni che, purtroppo, di questo privilegio ne hanno fatto carne di porco, non sono state in grado di utilizzarlo, ma noi riteniamo e sottolineiamo, invece, come il Trentino-Alto Adige/Südtirol sia ben amministrato, sia egregiamente amministrato. E, come è stato detto prima, se tutta Italia fosse amministrata come il Trentino-Alto Adige, magari le cose andrebbero meglio.
  Il problema non è il superamento degli statuti speciali: il problema è il superamento dello Stato nazionale, dello Stato centralista, dello Stato come l'abbiamo conosciuto in questi anni – mi avvio alla conclusione –, che voleva essere riproposto e, anzi, essere rafforzato nella sua costruzione anche con l'ultima riforma costituzionale, fortunatamente bocciata dalla maggioranza elettori italiani, sulla quale, purtroppo, il Südtiroler Volkspartei, invece, aveva dato una lettura che, secondo noi, contraddice la sua storia, contraddice il sentimento di tutti i sinceri autonomisti che in questo Stato oggi si trovano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore della proposta di legge costituzionale recante modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano.
  Il progetto di legge, come modificato in sede referente, si compone di undici articoli, di cui i primi nove riguardano esclusivamente la tutela della minoranza linguistica ladina nella provincia di Bolzano. È utile sottolineare, in primo luogo, come l'articolo 6 della Costituzione preveda la tutela delle minoranze linguistiche. Tale principio è fondamentale, sia a livello di diritto interno che internazionale. In questo quadro, la nostra Costituzione ha inteso superare il concetto di minoranza oggetto di tutela, per pervenire ad un riconoscimento della minoranza stessa come soggetto attivo in ogni settore della società nella quale vive e, dunque, nell'economia, nella cultura, nella politica, nelle attività sociali più significative.
  Senza entrare nel merito del dibattito che ha caratterizzato la forma di autonomia per il Trentino-Alto Adige, il cui primo statuto fu approvato nel 1948 e, successivamente, rivisto in modo più favorevole nel 1972, occorre sottolineare l'importanza di riconoscere forme di autonomia speciale a determinate regioni che, per la loro natura o per ragioni storiche, hanno bisogno di un autogoverno, con una struttura istituzionale, economica e normative speciali.
  Tra l'altro, è bene ricordare come proprio il Trentino-Alto Adige rappresenti un elemento fondamentale di cosiddetta buona amministrazione, che ha caratterizzato da sempre la storia di questa regione di confine, con particolare riguardo ai vari settori dell'amministrazione come scuola, Pag. 49sanità, politiche di sviluppo economico-sociale, pianificazione urbanistica, promozione turistica e cooperazione allo sviluppo. Pertanto, anche grazie a questa particolare formazione dei suoi amministratori, la regione Trentino-Alto Adige è riuscita ad attivare un percorso virtuoso che ha visto crescere nel modo migliore tale territorio sotto diversi e significativi profili.
  Per il Trentino-Alto Adige, autonomie ed autogoverno hanno sempre rappresentato un inestimabile valore di una forza capace di superare, attraverso lo sviluppo, la cultura, la solidarietà e la condivisione delle responsabilità tra i diversi gruppi etnici, anche vicende complesse che oggi è superfluo ricordare, visto come la regione si sia integrata con il nostro sistema Paese. Infatti, grazie alla sua autonomia, una terra un tempo povera, da cui si emigrava, è diventata ormai stabilmente ai primi posti fra le regioni europee, sia per qualità della vita sia per ricchezza pro capite, ma anche perché ha sostenuto, con una politica di confronto e di valorizzazione dei loro diritti, le minoranze presenti nel proprio territorio.
  Per quanto attiene al merito del provvedimento approvato in Commissione, ricordiamo che l'articolo 1 prevede sessioni straordinarie del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige riguardanti i diritti della minoranza linguistica ladina, del gruppo linguistico dei mocheni e del gruppo linguistico dei cimbri. Ma la cosa più importante che mi preme sottolineare è come, in sostanza, il provvedimento è volto, come già ho avuto modo di dire, a tutelare e salvaguardare minoranze linguistiche unite alle altre minoranze da molteplici legami storici, culturali e locali. Infatti, proprio al fine di valorizzare le minoranze che rispettano le peculiarità sociali della regione e rappresentano una ricchezza irrinunciabile per il nostro Paese, occorre approvare questa proposta di legge costituzionale, che ha come fine la conservazione di tradizioni e di culture che meritano un particolare rispetto ed un'autentica ed irrinunciabile necessità. Attraverso la valorizzazione di queste minoranze etniche si contribuisce a creare una situazione di vantaggio per un ulteriore sviluppo economico e sociale di una ragione che è diventata simbolo di benessere economico e di solidarietà. Il provvedimento va visto anche nell'ottica di una partecipazione effettiva alla vita politica ed amministrativa delle minoranze linguistiche in un territorio socialmente ben gestito e ben organizzato. La suddetta partecipazione alla vita politica ed amministrativa da parte delle minoranze dimostra, ancora una volta, come, anche nel nostro Paese, le forze politiche in esso presenti, che stanno discutendo ed approvando un progetto di legge fondamentale ed importante, siano attente ad una vera politica di inclusione per tutte le minoranze presenti in Italia, che possa garantire un futuro di sviluppo socio-economico e una migliore qualità della vita per tutti i nostri cittadini. Per questi motivi, noi confermiamo il voto favorevole al presente provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, signora Presidente, grazie sottosegretario Bressa, colleghe e colleghi, voteremo «sì» al progetto di legge costituzionale sulle modifiche allo statuto di autonomia per il Trentino-Alto Adige/Südtirol. È un «sì» nonostante non tutto, ma nonostante tanto. Il provvedimento avrebbe meritato un altro approccio e un'altra tempistica, comunque votiamo con esso l'eliminazione di certe diseguaglianze fra minoranze linguistiche diverse. Non apportiamo veramente qualcosa di sostanziale alla tutela della minoranza ladina, come erroneamente enuncia il titolo del provvedimento, già prima del cambiamento: adesso, diamo qualcosa a quella parte della minoranza ladina che è già la più tutelata o la meno svantaggiata, ed è la parte ladina della sola provincia di Bolzano. Invece di unire il più possibile le popolazioni ladine – si tratta di trenta mila persone, sparpagliate per cinque valli e fino ad oggi divise in tre Pag. 50province e due regioni diverse –, con l'approvazione di questo progetto di legge costituzionale la popolazione ladina si troverà più divisa, nel senso di più disuguale per diritti e trattamento. I ladini di Bolzano, già più forti numericamente e per la qualità della tutela, non potranno rivendicare a sé il merito di essersi portati dietro i più deboli: i ladini del Trentino e del Veneto dovranno continuare a ritenersi lasciati indietro. È stata una promessa elettorale, è scritto nel programma di governo provinciale che la revisione dello statuto di autonomia questa volta la si sarebbe fatta in un nuovo modo, in un processo partecipativo, appunto, e pure in collaborazione solidale con la provincia autonoma di Trento, dato che lo Statuto per le due province è uno solo. Lo statuto di autonomia non si cambia ad ogni stagione, né si fa una legge costituzionale a ogni singola occorrenza. Si era d'accordo fra tutte le forze politiche che pure le associazioni rappresentative della società civile, la convenzione dell'autonomia a Bolzano e la consulta a Trento, tutte e due in stretta collaborazione, fungessero da incubatrice della riforma statutaria. C’è un'altra ragione per restare perplessi di fronte al modo di procedere scelto per questo provvedimento: fu l'associazione più rappresentativa dei ladini delle Dolomiti a chiedere a tutti i politici della regione, a noi parlamentari compresi, che venissero investite convenzione e consulta, comunemente, delle questioni ladine; fu espresso in un apposito memorandum approvato l'estate scorsa ad un grande raduno sul Passo Sella, la montagna simbolo dell'unità dei ladini delle Dolomiti.
  Confesso ora l'imbarazzo che provo di fronte alla scelta che questo provvedimento ci lascia; permettetemi se scomodo il grande Max Weber che, nel suo saggio sulla politica, come professione distingue fra etica di coscienza ed etica di responsabilità. Da politici, dobbiamo decidere secondo responsabilità. Ho contattato, sotto le ferie natalizie diversi personaggi del mondo ladino; condividono le mie perplessità. D'altronde, mi spiegano, non si può dir di no singolarmente a nessuna delle proposte di questo provvedimento; ognuna risolve qualcuna delle imparità di trattamento fra minoranze linguistiche diverse. Se c’è anche solo una imparità, nell'accesso a cariche istituzionali, è anche questa nella sola provincia di Bolzano, appunto, nel Sudtirol. Comunque, insieme, siamo arrivati alla sofferta conclusione di ciò che questa legge ci dà. Prendiamolo, e non vi è niente di indecente, solo non è abbastanza. Riteniamo il nostro «sì» un'apertura di credito nei confronti della forza politica di maggioranza nell'Alto Adige Sudtirol. Questa legge non garantisce una vera tutela della minoranza ladina. Confidiamo che non la pregiudichi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Concordo con l'onorevole Kronbichler solo per la fine della sua dichiarazione; questo provvedimento non tutela quasi per nulla realmente la minoranza ladina e, anzi, crea un'ulteriore discriminazione e tutela quei ladini che andranno a votare probabilmente per il gruppo politico di maggioranza assoluta e della maggioranza tedesca cioè la Sudtirol Volkspartei. Ma, nonostante io ovviamente non possa essere d'accordo né con il metodo né con il merito di questo provvedimento, annuncio il voto di astensione di Forza Italia nei confronti, appunto, di questo disegno di legge. Perché un voto di astensione e non un voto contrario, per le cose che abbiamo detto ? Perché Forza Italia è assolutamente in favore non solo delle minoranze, ma delle minoranze linguistiche, di tutte le minoranze linguistiche e, quindi, in particolar modo di quella di lingua italiana presente nella nostra terra. La minoranza ladina è una minoranza che ha una storia molto particolare, molto peculiare che non starò qui a rivangare – è stato detto precedentemente e ampiamente qual è stato il significato storico e la suddivisione che ha subito la minoranza Pag. 51linguistica ladina – e soprattutto è una minoranza che io ritengo assolutamente libera nel pensiero; però, è anche – ed è il motivo della mia astensione e non del voto favorevole – la minoranza realmente più tutelata. Ciò era chiaro dal discorso che abbiamo fatto precedentemente in Aula e soprattutto dalla distribuzione che con grande fatica ho fatto – anche se non ve ne siete curati minimamente – dell'inchiesta uscita sul quotidiano Alto Adige della provincia autonoma di Bolzano, che è un quotidiano fino a qualche mese fa del gruppo Espresso, non certo un quotidiano vicino a noi. Su tale quotidiano c'era un articolo, nell'ultima pagina, che titolava così: il gruppo ladino più ricco e più integrato. Quindi, noi, oggi, abbiamo portato in Aula una stortura ulteriore del sistema, perché il gruppo ladino è realmente il più tutelato, anche da come si evince da questa inchiesta – purtroppo con l'età ci vedo molto poco ed è scritto in piccolo – dove, sostanzialmente c’è scritto che il gruppo ladino è in una posizione sorprendentemente favorevole dal punto di vista economico e soprattutto molto integrato dal punto di vista sociale. Tutto questo che cosa significa ? Che oggi avremmo dovuto trattare in Aula, essendo noi il Parlamento italiano, di come equilibrare le minoranze linguistiche in Alto Adige e in particolar modo come portare a dignità quella che è la vera minoranza linguistica presente sul territorio, cioè la minoranza linguistica italiana in terra italiana. Capisco che è un paradosso, capisco che non si riesca a comprendere questa peculiarità, ma ciò accade quando si hanno autonomie troppo forti, come quella del Trentino-Alto Adige, come quella dell'Alto Adige in particolar modo, autonomie il cui potere è fortissimo, perché parliamo di un'autonomia che gestisce 5 miliardi di euro, cioè 9000 miliardi di vecchie lire. Evidentemente, quando questo potere è nella mano di un solo partito, evidentemente stiamo parlando di una non democrazia. Una non democrazia che, scusatemi, sostanzialmente, sta asfissiando, come l'inchiesta che vi ho distribuito confermava, e sta riducendo al lumicino la comunità linguistica italiana. Tant’è vero che assistiamo al paradosso che gli italiani, costretti a censirsi, insieme ai tedeschi e ai ladini, come le mucche nella nostra terra, con un sistema assolutamente anacronistico e fuori dalla storia, fuori dal contesto europeo, fuori dal momento storico particolare che stiamo vivendo, si iscrivono al gruppo linguistico ladino. Va da sé che il gruppo linguistico ladino ha sicuramente bisogno di essere valorizzato, ma non certo tutelato, collega Alfreider e lo sa benissimo.
  Detto questo, la nostra astensione è motivata soprattutto perché abbiamo fatto una richiesta specifica. Ancora una volta PD e SVP continuano a fare riforme costituzionali a colpi di maggioranza, senza avere imparato nulla dal 4 dicembre scorso. Serviva una riforma organica dello Statuto d'autonomia e mi spiace dirle, collega Dellai, che non c'era un clima assolutamente avverso in quest'Aula. Voi trentini volete sempre vedere così perché avete l'autonomia a discapito della comunità italiana dell'Alto Adige. Tutti i nomi che avete fatto precedentemente fanno rigirare nella tomba il padre dell'autonomia, che si chiamava De Gasperi, il quale aveva dato l'autonomia al Trentino-Alto Adige, non alle due province autonome, proprio per garantire che la maggioranza italiana fosse in capo agli italiani all'interno dell'ampia autonomia di decentramento della regione autonoma Trentino-Alto Adige. Voi, il nuovo corso dei trentini, con qualcheduno in passato, avete fatto in modo che De Gasperi si rigirasse nella tomba e che l'autonomia del Trentino-Alto Adige non sia più quella originaria, quella che garantiva realmente le comunità linguistiche locali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie, signora Presidente; grazie, Sottosegretario. Credo che questa proposta di legge costituzionale Pag. 52sia un'ottima occasione. Almeno per me, sarebbe stata un'ottima occasione per parlare dello Statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige – Südtirol e dei valori eccezionali che sono contenuti in questo Statuto, non solo concretamente, ma anche in maniera simbolica. Parlo del valore dell'autogoverno, del principio di sussidiarietà, che in questo Statuto trova una sua massima concretizzazione, cioè il valore delle comunità omogenee che si autogovernano in maniera responsabile, che amministrano le loro risorse, perché conoscono il territorio, perché sono vicine ai cittadini che devono governare. Si parla spesso, in questo momento storico, di una sfiducia dei cittadini nei confronti della politica. Io credo fermamente che, per recuperare questa fiducia, ci sia un'unica strada: quella del decentramento e quella della condivisione, della codecisione. La politica vicina al cittadino, con il cittadino; decentramento e democrazia partecipata diretta, come volete: questi sono, secondo me, due grandi principi che dovremmo recuperare, a livello nazionale e non solo, per recuperare il senso di una democrazia che è a rischio, che è piena di crepe. Lo Statuto di autonomia può essere, dovrebbe essere un modello in questo senso.
  Nel contesto nazionale, invece, abbiamo una tendenza totalmente opposta, una tendenza accentratrice, nella falsa idea che, accentrando, si risparmia perché si fanno economie di scala, quando, invece, si spende di più per la complessità della gestione e perché i controlli aumentano, quindi, alla fine, il conto economico è peggiore. La storia lo dimostra.
  Tuttavia, queste linee non sono emerse nella discussione – me ne dispiace molto – perché questa proposta di legge, invece, riguarda solamente un aspetto – estremamente importante, ma un aspetto – dello Statuto di autonomia, che è la tutela delle minoranze linguistiche, che ha un valore enorme. Infatti, io penso che questa tutela sia un po’ sottovalutata e lo dimostra anche l'Aula, non prendiamoci in giro. In realtà, il Governo che si occupa delle minoranze linguistiche – e, in generale, di tutte le minoranze – dimostra un atteggiamento estremamente sensibile, un atteggiamento del buon Governo, quello che ascolta, quello che vuole condividere, che vuole valorizzare, quello della codecisione, non dell'imposizione, che è il buon Governo.
  Ora, questa proposta di legge, quindi, parte e si presenta con tutti buoni auspici possibili. Però, ad una prima lettura immediata, quando l'abbiamo vista, ci siamo accorti che c'era qualcosa che non andava e questo qualcosa era un atteggiamento di estensione di tutela della minoranza linguistica ladina solamente in un ambito territoriale ristretto. Non si voleva prendere in considerazione tutta la minoranza linguistica ladina, ma solo quella che viveva in un solo territorio, l'Alto Adige. Questo è stato sottolineato, criticato, contestato. Devo dire che abbiamo trovato porte aperte, un dialogo molto costruttivo, molto positivo e, infatti, nella discussione, sia in Commissione che in Aula, si è cercato di estendere questa tutela delle minoranze linguistiche anche al Trentino. Quindi, su questo fronte non abbiamo nulla da dire. Abbiamo cercato di lavorare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  RICCARDO FRACCARO. Ho solo un minuto ? Un minuto solamente. Mi dispiace, avrei tante cose da dire. Questo è stato positivo. Abbiamo fatto tanti passi in avanti. Manca, ovviamente, il territorio del bellunese ed è un vulnus incredibile, che con questa proposta, evidentemente, non si poteva tutelare, perché riguarda solamente l'Alto Adige, ma sarebbe necessario che il Governo se ne interessasse, proprio per quella linea del buon Governo che tutti quanti dovremmo condividere. C'era un problema di metodo e c’è un problema di metodo che persiste, quello per cui in Trentino-Alto Adige si sta andando avanti con una riforma complessiva e qui si sta parlando degli stessi temi per cui si sta parlando nella Consulta e nella convenzione. Questo è un problema di metodo, che, però, è superabile, non è dirimente. Ciò che era dirimente era, invece, Pag. 53l'articolo che si riferiva alle nomine, alla composizione del TAR, che, in Alto Adige soprattutto e in Trentino in parte, è di nomina politica e per noi ciò è inaccettabile e dovremmo affrontarlo.
  Questa mattina pensavo di votare favorevolmente a questo provvedimento. Ho dovuto cambiare idea per un semplice motivo: per quell'emendamento sulla legge elettorale. C’è una discussione sulla legge elettorale...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fraccaro.

  RICCARDO FRACCARO. Concludo subito. Non posso votare a favore perché non posso accettare l'idea che venga utilizzato questo provvedimento condivisibile per introdurre un principio strumentale a una sola forza politica per farsi la legge elettorale a suo piacimento. Questo non è condivisibile e non è accettabile. Non accettiamo questo ricatto, anche se è una piccola parte del provvedimento. Quindi con l'augurio che al Senato, magari, questo articolo venga espunto, venga cancellato e di poter votare favorevolmente il provvedimento al suo ritorno alla Camera, dichiaro il voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, penso che questa discussione e, soprattutto, le affermazioni dei diversi gruppi politici relative al voto finale abbiano dimostrato quella che è la sostanza di questo provvedimento, cioè lo sforzo di superare alcune disuguaglianze e discriminazioni che erano presenti nei confronti del gruppo linguistico ladino. Mi ha fatto piacere che l'abbia riconosciuto il collega Kronbichler, assieme a tutti gli elementi di criticità che sono stati anche segnalati. Questo è esattamente quello che ci proponiamo di fare: valorizzare al meglio i diritti di tutti e, in particolare, i diritti delle minoranze.
  Molto resta da fare. Nessuno si proponeva di dare nuovi e più avanzati equilibri a quel complesso rapporto tra minoranze che esiste nella regione Trentino-Alto Adige. Ha fatto bene la collega Biancofiore a richiamare la situazione della comunità italiana. Nessuno lo nega. Qui noi ci siamo limitati a una considerazione relativa al gruppo ladino. Mi fa piacere che lo abbiano detto il collega Alfreider, il collega Fraccaro e altri: certamente la questione ladina non si esaurisce nel gruppo presente in provincia di Bolzano e in quello presente in provincia di Trento, ma c’è anche il bellunese. Io mi auguro che quest'Aula e il Governo possano affrontare la questione ladina nel suo complesso con più avanzati provvedimenti legislativi ma il metodo della valorizzazione delle minoranze, il metodo della tutela dei diritti, il metodo dell'autonomia è il metodo della gradualità, il metodo dei piccoli passi: questa è stata la storia di successo delle nostre autonomie. Proprio parlando dell'autonomia speciale del Trentino-Alto Adige mi stupisco che qualcuno la possa mettere in discussione: un'autonomia speciale che trova il suo fondamento in accordi internazionali e che è considerata un modello a livello europeo, che molti ci invidiano e che può essere anche utile per realizzare forme di convivenza e di tutela in altri Paesi che purtroppo conoscono ancora tensioni. È chiaro che quando si tutelano i diritti dell'uno bisogna stare attenti ai diritti dell'altro ma la prima considerazione importante è che non stiamo solo tutelando diritti di persone e qui, quando parliamo di diritti di una minoranza, parliamo di diritti umani in generale, parliamo dei diritti di tutti perché c’è un interesse collettivo, un interesse generale ad avere una società plurale, ricca di identità, di lingue e di culture diverse.
  Sono state sollevate preoccupazioni riguardo soprattutto alla legge elettorale ma, in materia di legge elettorale, ogni qual volta dobbiamo tutelare i diritti dei gruppi più deboli, cosa facciamo quando interveniamo con il meccanismo delle quote se non cercare di realizzare l'obiettivo che è Pag. 54il principio della nostra Costituzione dell'uguaglianza sostanziale di dare a tutti pari opportunità di essere rappresentati ? E in questo senso la nostra Costituzione e le nostre leggi elettorali prevedono la possibilità di intervenire attivamente e non semplicemente di fotografare l'esistente ma di intervenire attivamente per tutelare le posizioni dei gruppi più deboli. Ancora c’è un elemento fondamentale che è stato ricordato. Noi vogliamo intervenire a tutela delle minoranze non come oggetto della nostra azione politica ma riconoscendo la loro soggettività. Per noi minoranza vuol dire il riconoscimento dell'autonomia, rendere le comunità protagoniste e non a caso questo provvedimento di legge va a incidere sulla rappresentanza e sulla possibilità di partecipare al governo delle comunità. Questo è l'elemento cruciale, non solo considerare oggetto di cura ma considerare soggetto positivo. Concludo, dicendo che sono anch'io soddisfatto del riconoscimento importante non solo della provincia di Bolzano ma anche di alcune previsioni relative alla provincia di Trento, al gruppo dei mocheni e cimbri, al Comun General de Fascia che sono elementi importanti della nostra vita. C’è un elemento che va ricordato – concludo – tutte le misure a protezione devono essere accompagnate da assunzioni di responsabilità. Guai se gli individui, guai se le comunità che sono protette non fanno il massimo per dare il meglio di sé alla loro comunità e all'intera comunità da cui sono protette: è una sfida, non si tratta solo di avere un posto garantito. Si tratta di saper esprimere al meglio con gli strumenti della cultura contemporanea nella società globale le diverse identità e qui c’è un forte appello alla qualità della proposta politica, alla qualità delle classi dirigenti di queste comunità...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nicoletti.

  MICHELE NICOLETTI. ...a cui bisogna porre attenzione e per questo annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Menech per un minuto. Ne ha facoltà.

  ROGER DE MENECH. Anche meno, grazie Presidente. Riconoscere le diversità non ci deve far paura e dentro questo concetto ricordo all'Aula, come hanno già fatto i colleghi che mi hanno preceduto, che esistono ulteriori minoranze linguistiche: quelle in provincia di Belluno, le minoranze linguistiche storiche dei comuni ladini di Cortina, Colle e Livinallongo e poi altri ladini, quelli bellunesi, riconosciuti dalla provincia e dalla regione, ulteriori 34 comuni. Oggi quindi che giustamente si riconoscono meglio i ladini del Trentino e dell'Alto Adige è corretto avviare un percorso per la visione unitaria dell'area ladina nel suo complesso.
  Con il collega Alfreider in questi mesi abbiamo portato avanti numerosi progetti che integrano le due comunità. Credo sia giusto che anche il rinnovo di alcune delle leggi ordinarie aiuti una visione omogenea delle due aree ladine, storicamente unite ma che oggi, per ragioni istituzionali, hanno un trattamento diverso e con questo ricordo anche al Governo che è sempre in piedi il grande tema della provincia di Belluno nel suo complesso, provincia incuneata in mezzo a due regioni speciali, il Trentino-Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, che credo debba essere affrontato con energia per risolvere definitivamente il fatto che territori omogenei devono essere trattati in maniera omogenea.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Passiamo quindi ai voti. Chiedo ai colleghi di prendere posto.

(Coordinamento formale – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 55

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 56-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 56-A, con il seguente nuovo titolo:
   «Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

  Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Ricordo inoltre che alle ore 16,30 è convocato il Parlamento in seduta comune per la votazione sull'elezione di un giudice della Corte costituzionale.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bressa, Catania, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Fico, Giorgis, Locatelli, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sottanelli, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra della salute, la Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della giustizia e la Ministra per i rapporti con il Parlamento.

(Chiarimenti ed iniziative di competenza in ordine alle recenti, gravi vicende che hanno interessato l'ospedale Santa Maria della pietà di Nola, in provincia di Napoli – n. 3-02688)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Russo ed altri n. 3-02688 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  L'onorevole Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02688, per un minuto.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Provi, signor Ministro, a guardare quelle raccapriccianti immagini di pazienti e medici per terra, provi a guardarle in bianco e nero: nulla di diverso da Aleppo, dalle zone di guerra. In una notte, circa 300 pazienti hanno raggiunto il pronto soccorso dall'ospedale di Nola, ingolfando i sistemi di cure e di emergenza. Eroi moderni chinati in terra, ma eroi contro la loro volontà, loro, i medici, gli infermieri, che viceversa, avrebbero voluto, vorrebbero, Pag. 56moderne strutture da telefilm americani per meglio rispondere alla domanda di salute di ogni cittadino.
  Quali, Ministro, sono le misure adottate perché non si verifichi più quanto accaduto ? Quali le azioni per individuare i veri responsabili e tutelare invece quei medici che null'altro potevano fare se non provare, nelle condizioni date dall'azienda sanitaria e dalla regione, a curare al meglio i poveri pazienti giunti in quella triste notte ?

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Rispondo all'onorevole Russo rinnovando innanzitutto il doveroso ringraziamento ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario, che assicura quotidianamente in tutta Italia una qualificata assistenza alle persone malate, lavorando spesso, in particolare nei pronto soccorso, in condizioni di grandissima difficoltà.
  Fatta questa doverosa premessa, dico chiaramente che ciò che è accaduto in questi giorni presso l'ospedale Santa Maria della pietà di Nola è un fatto di inaudita gravità. Le immagini di persone che vengono curate mentre sono sdraiate a terra lungo i corridoi di un ospedale non sono degne del nostro sistema sanitario e delle sue numerose e riconosciute eccellenze. Ecco perché ho chiesto, nell'immediatezza dei fatti, al comando dei carabinieri per la tutela della salute, al quale avevo peraltro già dato indicazione di intensificare le consuete attività di verifica durante i giorni delle festività natalizie in cui si registrano statisticamente maggiori accessi ai pronto soccorso degli ospedali, di accertare le cause che avevano determinato la gravissima situazione registratasi nell'ospedale di Nola.
  I carabinieri dei NAS hanno evidenziato che tra la mattina del 7 e la serata dell'8 gennaio hanno avuto accesso al pronto soccorso dell'ospedale di Nola 265 persone, con una punta massima di 320, rispetto ad una media giornaliera di 166 accessi. Tale incremento, assolutamente prevedibile tenuto conto del periodo di riferimento, cioè delle festività e dei picchi influenzali, ha palesato evidenti criticità del sistema di gestione dell'emergenza-urgenza presso l'ospedale di Nola, la ASL Napoli 3, e più in generale della regione Campania. Infatti, gli accertamenti compiuti hanno permesso di verificare, ad esempio, che non c'erano i protocolli che avrebbero permesso di utilizzare i posti letti tecnici disponibili, day hospital oncologico e letti di dialisi, i quali avrebbero potuto essere occupati dei pazienti accorsi al pronto soccorso. Allo stesso modo avrebbero potuto essere utilizzati posti letto presenti presso il vicino ospedale di Pollena, quindici minuti di percorrenza da Nola.
  Sul piano più generale dell'organizzazione dell'azienda sanitaria competente del sistema sanitario regionale campano, che presenta problemi strutturali che indubbiamente vengono da lontano, ho accertato che fondamentali decreti commissariali emessi nella seconda metà del 2016 dal commissario ad acta Polimeni e dal subcommissario ad acta D'Amario, come quelli di riordino della rete ospedaliera, di attivazione della rete di assistenza territoriale e di costituzione dell'azienda unica regionale di emergenza-urgenza, risultano sostanzialmente ancora inattuati da parte dei vertici delle ASL campane, con ricadute gravissime per i pazienti residenti in Campania.
  Ho pertanto subito richiesto ai commissari di Governo, a fronte del ritardo e della eterogenea azione delle aziende sanitarie campane, di esercitare tutti i poteri previsti dalla legge e dal mandato commissariale attribuito dal Consiglio dei ministri, per dare compiuta e rapida attuazione ai citati decreti commissariali anche sostituendosi ai competenti organi della regione Campania qualora essi risultino inerti.

Pag. 57

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. I commissari proprio in queste ore hanno quindi provveduto a sollecitare ulteriormente il direttore generale della sanità campana nonché il direttore generale dell'ASL Napoli 3, competente per l'ospedale di Nola, affinché venga data completa attuazione, come previsto dalla legge, ai provvedimenti commissariali e al completamento delle opere di manutenzione straordinaria già programmati per l'ospedale.
  È evidente da un lato che l'attuale sistema di gestione delle dell'emergenza-urgenza in Campania è lontano da quello utilizzato nelle principali regioni italiane ove l'istituzione di un'azienda unica regionale rappresenta il modello virtuoso che permette di gestire, controllare e coordinare in modo centrato e coordinato l'intero settore dell'emergenza-urgenza in stretto rapporto con le aziende sanitarie. Dall'altro, la mancanza in Campania di una efficace rete di assistenza territoriale, con la costituzione delle associazioni complesse della medicina generale e il potenziamento delle strutture territoriali, provoca l'intasamento dei pronto soccorso degli ospedali dove i cittadini sono costretti a recarsi anche per malanni di lieve o lievissima entità, basti a questo proposito evidenziare che la regione Campania presenta la maglia nera a livello nazionale per numero di accessi al pronto soccorso con codici bianchi e verdi, pari nel complesso all'85 per cento degli accessi complessivi. In pieno spirito di collaborazione con il presidente De Luca e le strutture regionali, i commissari potranno già, nelle prossime settimane, farmi pervenire una relazione aggiornata sullo stato di attuazione delle reti programmate che renderò nota.

  PRESIDENTE. Vi prego di stare nei tempi, altrimenti i tempi della seduta li perdiamo.
  L'onorevole Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLO RUSSO. Grazie, signor Ministro, apprezzo le sue parole e comprendo anche il suo imbarazzo. Nessuno sottace i ritardi storici, il freddo era evidentemente largamente annunciato, il picco influenzale addirittura descritto sui media, plausibile la psicosi da meningite e pure il calendario era ben chiaro, credo da qualche decennio: tre giorni vi sarebbero stati di chiusura degli studi di medicina generale. ASL e regione nulla avevano fatto per prevenire alcunché. Non una linea guida per quei quattro giorni pur largamente prevedibili. Mi sarei aspettato che il presidente De Luca reclamasse per i criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale che hanno sottratto negli ultimi dieci anni 3 miliardi alla regione Campania. Mi sarei aspettato una richiesta di deroga nel turnover del personale; nulla di tutto questo, solo a testa bassa a menare i medici al fronte, quelli che lavorano, che si sacrificano, quelli che rischiano, quelli che si donano per gli altri.
  Signor Ministro, le suggerirei di chiedere subito al Presidente della Repubblica di conferire a quel pronto soccorso, a quei medici, a quegli infermieri, a quegli ausiliari, una medaglia al valore civile per avere, con onore e dignità, rispettato il giuramento di Ippocrate e salvato vite umane. Quella medaglia andrebbe a ristoro delle tanti notti in trincea e dei tanti medici di emergenza del nostro Paese, del centodiciotto, dei pronto soccorso, di tanti ospedali in Italia, veri angeli che vegliano sulla nostra vita e che pensano che mai possono esistere governanti regionali così infingardi e cinici. È immorale da una comoda poltrona, tra una fritturina e un calamaro, crocifiggere i medici per evitare le dimissioni sue e dei suoi sodali.
  Caro Ministro, noi stiamo dalla parte dei cittadini, di quella comunità e dei medici. Sono certo che anche lei è insieme a noi da questa parte, ci dia un segnale che possa ridare speranza a quella terra: si sospendano i provvedimenti nei confronti dei medici e si lavori insieme per migliorare davvero la performance di quell'ospedale.

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(Iniziative di competenza per garantire la piena applicazione delle disposizioni volte a rilevare la soddisfazione dei cittadini in ordine alla fruizione dei servizi pubblici – n. 3-02679)

  PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02679 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Madia, noi del gruppo Civici e Innovatori crediamo che il cittadino debba essere al centro delle attività delle pubbliche amministrazioni e per migliorare la qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni è importante che le stesse misurino il gradimento dei cittadini sui servizi che utilizzano e rendano noti i dati. Purtroppo un'indagine condotta nel 2016 dai radicali italiani ha evidenziato che questo non avviene in modo soddisfacente, perché sui 40 comuni più popolosi analizzati, è risultato che solo quattro hanno condotto indagini su trasporti, rifiuti, energia, acqua e asili nido.
  Noi chiediamo al Governo cosa intende fare per garantire che queste misurazioni vengano fatte e che vengano resi pubblici i dati così come prescrive la legge.

  PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, onorevole Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la Semplificazione e la pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Sono molto d'accordo con l'onorevole Galgano: la misurazione del grado di soddisfazione dei servizi pubblici è un tema cruciale in riferimento alla pubblica amministrazione, proprio del punto di vista di quelli che sono i destinatari finali. Noi per questo abbiamo promosso diverse consultazioni telematiche, penso per esempio alla consultazione dove abbiamo chiesto agli utenti quali fossero le cento procedure più complicate ed è proprio quella consultazione che poi ci ha dato le priorità per le iniziative in tema di semplificazione. Penso alla standardizzazione delle procedure, alla SCIA unica, alla modulistica omogenea, ma il punto importante è che non si è trattato di un'azione isolata. Tutto l'impianto della riforma della pubblica amministrazione, della legge delega, che è il cuore della riforma della pubblica amministrazione, è stato avviato partendo da una consultazione telematica. Noi nel 2014 abbiamo ricevuto 40.000 e-mail di cittadini e da quella consultazione telematica abbiamo pensato, approvato e stiamo attuando una riforma che mai è stata intesa come una riforma di settore e sempre, invece, è stata intesa come una riforma per i cittadini e per le imprese. Le cito una serie di interventi, quelli sulla semplificazione che ho già in modo non esaustivo elencato: la Conferenza dei servizi, la SCIA unica, il silenzio-assenso, l'autotutela, l'accelerazione dei procedimenti, ma ancora la riforma delle società partecipate, le nuove norme su trasparenza e digitale. Il filo rosso è sempre stato quello di dire: «cittadino, tu hai diritto a ricevere servizi pubblici con un tempo non solo rapido, ma prima di tutto con una certezza di tempi e una certezza di regole». Ecco, questi interventi sono già in vigore, sono entrati nella fase attuativa e al riguardo segnalo anche che, a valere sulle risorse del PON governance, stanno partendo progetti di attuazione per tutte le norme che direttamente riguardano i territori, i comuni e le regioni e il Governo – come lei giustamente ha detto nel suo quesito – condivide l'esigenza anche di rafforzare sempre di più le attività di ascolto, di controllo, di migliorare ulteriormente la capacità di dialogo e la relazione fra chi eroga e chi riceve il servizio. Noi, proprio a tal fine, con il decreto delegato n. 97 del 2016, abbiamo esteso proprio anche ai gestori dei servizi pubblici – lei li citava – l'obbligo di pubblicazione della Carta dei servizi e del documento contenente gli standard di qualità dei servizi pubblici. E in questo contesto ritengo fondamentale il fatto che, dal 23 dicembre scorso, sia Pag. 59entrato in vigore il FOIA, il Freedom of Information Act, cioè quel provvedimento che dice ad ogni cittadino che ha diritto di conoscere dati e documenti della pubblica amministrazione indipendentemente da un interesse soggettivo che ha rispetto a quel dato e a quel documento. E, per dare forza – e concludo Presidente – a tutta questa impostazione, abbiamo anche chiesto il coinvolgimento alle organizzazioni sindacali. Nell'accordo che è stato firmato da Cgil, Cisl e UIL lo scorso 30 novembre prevediamo proprio la fissazione – e cito, virgolettato, dall'accordo – di «obiettivi trasparenti misurabili e idonei a migliorare concretamente la qualità dei servizi resi e la certezza dei tempi di risposta».

  PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di replicare per due minuti.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Ministra Madia. Noi siamo veramente contenti di apprendere che lei condivida il nostro entusiasmo per l'importanza dell'ascolto dei cittadini, di coinvolgere i cittadini nelle scelte e anche del fatto che lo abbiate fatto per stabilire provvedimenti importanti. Però la nostra interrogazione verteva sul momento dopo, ovvero è importante fare tutte queste cose, sulla base delle indicazioni dei cittadini, ma poi anche misurare i risultati e su questo io non ho avuto risposta, nel senso che i cittadini non si aspettano solo di conoscere la carta dei servizi, per esempio, iniziativa importantissima, o quali sono gli obiettivi di qualità – altra iniziativa importantissima che noi condividiamo –, per i cittadini è importante conoscere quale è stato poi il risultato dell'impegno verso quella Carta della qualità, verso quegli obiettivi delle pubbliche amministrazioni che loro hanno scelto.
  Quindi, su questo il Governo ha fatto un passo indietro, perché nel provvedimento che porta il suo nome non c’è più l'obbligo di pubblicizzazione dei risultati. Rimane l'obbligo, dalla legislazione precedente, di fare le rilevazioni, ma non l'obbligo di pubblicizzare i risultati. Noi pensiamo invece che i cittadini abbiano diritto di conoscere questi risultati e quindi ci impegneremo, come Civici e Innovatori, a inserire un emendamento che ripristini quest'obbligo e contiamo di avere il suo appoggio.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Galgano, anche per essere stata nei tempi, appello che rivolgo nuovamente anche ai componenti del Governo.

(Elementi ed iniziative in merito ai dati del report Ispra 2016, relativi alle scorie prodotte dall'impianto di Acerra – n. 3-02680)

  PRESIDENTE. L'onorevole Micillo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02680 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente, Ministro. La domanda che poniamo oggi al Governo e al Ministro dell'Ambiente è semplice. In pratica da quello che si legge dal rapporto ISPRA del 2016, nella tabella 336 – la leggo – scopriamo che la quantità dichiarata di ceneri prodotte ad Acerra non è superiore a 36.000 tonnellate l'anno, pari al 5 per cento del totale incenerito e che il maxi impianto di Acerra è diventato il più grande impianto d'incenerimento d'Italia, con 714.000 tonnellate di rifiuti inceneriti nel 2015. Secondo quando riporta Medici per l'ambiente – questi non sono i dati accertati da ISPRA – dovrebbe produrre non meno di 150.000 tonnellate l'anno di ceneri pesanti e non meno di 22.000 tonnellate di ceneri leggere. Quali sono i dati che voi apportate ? Queste ceneri dove stanno andando ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio l'onorevole Micillo perché mi dà la possibilità di chiarire un aspetto Pag. 60del rapporto ISPRA, che in effetti, leggendo, dà esattamente il risultato che l'onorevole interrogante citava nella sua presentazione. Il problema è che il dato riportato dall'ISPRA risulta incompleto proprio a causa di un mero errore materiale che l'ISPRA ha immediatamente provveduto a correggere. Provo a fare chiarezza sui dati. Con riferimento all'anno 2015, l'impianto di termovalorizzazione di Acerra ha prodotto circa 36.000 tonnellate di rifiuti da processi di abbattimento fumi-ceneri leggere. Successivamente queste ceneri sono state avviate ad impianto di trattamento per l'inertizzazione finalizzata al successivo recupero o smaltimento. Gli impianti sono ubicati sia nel territorio nazionale (circa 17.000 tonnellate in provincia di Frosinone, 8.500 a Brescia e 3.700 a Pavia), sia all'estero (5.600 tonnellate in Germania). Sono circa 537 le tonnellate rimaste in giacenza nell'impianto di Acerra. La termovalorizzazione ha inoltre prodotto circa 118.000 tonnellate di ceneri e scorie pesanti, inviate ad impianti di recupero di metalli e inerti situati nel Nord Italia, fatta eccezione per circa 1.000 tonnellate che risultano in giacenza presso lo stesso impianto. Quest'ultimo è il dato che non era stato riportato nella tabella del rapporto sui rifiuti 2016 redatto da ISPRA, su cui – come ho già detto – è intervenuta la correzione dell'ente competente. L'impianto di Acerra quindi, sulla base dei dati corretti, produce circa 154.000 tonnellate di rifiuti. Si fa presente inoltre che sulla base dei dati storici relativi a rifiuti d'ingresso, il Ministero dell'ambiente ha provveduto con il DPCM del 10 agosto 2016 all'individuazione della capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento già in esercizio e autorizzati a livello nazionale. Conseguentemente, il decreto ha individuato il fabbisogno residuo di incenerimento localizzando le infrastrutture da realizzarsi per macro aree e per regione nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio tenendo appunto conto della pianificazione regionale. Resta inteso comunque che, qualora ne ricorrano le condizioni, come previsto dal decreto, regioni e province autonome possono chiedere al Ministero, come previsto, l'aggiornamento del fabbisogno residuo di incenerimento di rifiuti.
  Per quanto riguarda, inoltre, la produzione e la gestione delle ceneri e delle scorie prodotte dall'impianto, queste esulano dalle finalità e dalla portata del decreto. La gestione di tali rifiuti speciali, infatti, è posta a carico del soggetto gestore dell'impianto ed è sottoposta al libero mercato nel rispetto dei principi di economicità e sostenibilità ambientale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Micillo ha facoltà di replicare per due minuti.

  SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente, grazie Ministro. Allora, abbiamo ragione: si può dire che l'ISPRA, in pratica, con questa risposta, verifica che ci sono 154 mila tonnellate di rifiuti annue.
  Ecco, apro qui una parentesi, e credo che sia abbastanza importante da dichiarare. Perché parliamo di ceneri ? Perché spesso si dice che, quando si incenerisce, non ci sono rifiuti. In pratica, con questa risposta, si dice esattamente che ci sono 154 mila tonnellate di rifiuti ogni anno che vengono dagli inceneritori, soltanto quello di Acerra. Ministro, a me piace sempre parlare con lei di quello che potremmo fare per ridurre ancora questi rifiuti, parlare di raccolta differenziata, di siti di compostaggio, che in Campania latitano ancora, e vorremmo mettere da parte quei 12 inceneritori che voi vorreste costruire per creare ancora e ancora questi rifiuti.
  Credo che ci sia poco tempo per queste soluzioni e molto altro da dare ai nostri figli e nipoti, lasciare una terra che sia meno invasa dai rifiuti. Un intero comparto industriale che viene ogni giorno incenerito. Credo che potremmo dare assolutamente altro alle prossime generazioni. Vi ringrazio.

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(Iniziative volte a prevenire e contrastare usi irregolari del cosiddetto bonus per i diciottenni – n. 3-02681)

  PRESIDENTE. L'onorevole Vezzali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02681 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Ministro, il bonus per i diciottenni, che abbiamo anche esteso ai cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno in corso di validità, ha avuto il nostro consenso. Un provvedimento, che ha la finalità principale di avvicinare i giovani alle culture in tutte le sue molteplici forme ed espressioni, ha aggiunto anche l'opportunità offerta agli operatori del settore editoriale, dalle case editrici alle librerie. Premesso che qualsiasi iniziativa destinata ai giovani rappresenta un investimento sul futuro del Paese e che, se è finalizzata ad accrescere la loro formazione e il loro livello culturale, è da condividere, sapere che il provvedimento, almeno a quanto si apprende, è stato ridotto ad un facile mezzo che ha consentito ai diciottenni di recuperare un po’ di soldi da spendere senza vincoli, dispiace. Siamo, quindi, a chiedere conferma dell'esistenza del fenomeno, in quale misura si è manifestato e se in presenza del bonus anche per l'anno in corso è prevista l'introduzione di vincoli più stringenti per il suo utilizzo.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo. L'onorevole Vezzali mi invita a riferire sulla carta elettronica, che, come sapete, è stata inserita con legge di stabilità dell'anno scorso, i 500 euro per ogni diciottenne, e rinnovata nella legge di stabilità di quest'anno. Il Ministero, il MiBACT, ha dato attuazione all'articolo 1, comma 979, della legge di stabilità, stabilendo che i dati anagrafici sono accertati attraverso il sistema pubblico per la gestione delle identità digitali di cittadini e imprese, SPID.
  L'articolo 2 stabilisce che la carta è realizzata in forma di applicazioni informatiche e che l'importo nominale riconosciuto a ciascun beneficiario, 500 euro, sia utilizzabile attraverso voucher di spesa. Inoltre, all'atto dell'iscrizione sull'applicazione, sia i diciottenni che gli esercenti accettano le condizioni d'uso e si rendono consapevoli della responsabilità derivante da un uso difforme dei voucher. Ai sensi dell'articolo 4 del DPCM, per l'attuazione della carta il Ministero si avvale dell'Agenzia per l'Italia digitale, della SOGEI, Società Generale d'informatica Spa, e di Consap, la concessionaria dei servizi pubblici per la pubblica amministrazione.
  Ai sensi dell'articolo 8, deputata al riscontro delle fatture elettroniche e alla loro liquidazione è appunto la Consap, con la quale il MiBACT ha sottoscritto un apposito contratto, prevedendo che, prima di procedere al pagamento, la società debba effettuare un puntuale riscontro, interagendo anche con la SOGEI, verificando che i numeri identificativi del voucher, obbligatoriamente riportati in fattura, siano gli stessi generati dagli aventi diritto dell'applicazione stessa.
  Dunque il sistema consente di risalire a chi ha generato il voucher. Il MiBACT vigila, ai sensi dell'articolo 9 del DPCM, sul corretto funzionamento della carta e può provvedere, in caso di usi difformi o di violazione del decreto, alla disattivazione della carta di uno dei beneficiari o alla cancellazione dall'elenco degli autorizzati alla vendita per le imprese o gli esercizi commerciali. Ad oggi, operando anche grazie a un'integrazione con la SOGEI, vengono monitorati i flussi relativi alle categorie di beni venduti; così si riesce a sapere in tempo reale quanti voucher sono stati generati e anche da quali esercizi commerciali. Ciò consente di mettere in evidenza immediatamente un eventuale uso sospetto dei voucher e ha già consentito, anche grazie alla segnalazione pervenuta da un'associazione di categoria di Pag. 62librai, di segnalare al Nucleo di polizia tributaria competente per territorio la vendita operata da un esercente di beni non conformi al DPCM e alla normativa.
  Inoltre, il MiBACT ha dato indicazione alla SOGEI sull'evidenziazione nell'applicazione «18app» delle responsabilità derivanti dall'uso difforme del voucher. Anche a seguito delle segnalazioni e delle notizie di stampa su possibili abusi, il Ministero ha potenziato l'attività di vigilanza e prevenzione di comportamenti fraudolenti, anche intensificando le interlocuzioni con i principali operatori di vendita online, in vista soprattutto del rinnovo della carta, che ci consentirà anche eventualmente di migliorare la normativa in modo che ci sia un controllo efficiente e puntuale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Vezzali ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Ministro. Mi reputo parzialmente soddisfatta. Non avrei voluto leggere delle distorsioni cui è stata sottoposta una misura che aveva delle finalità nobili ed è bene che il provvedimento, se dovesse essere confermato, come lei ha appena sottolineato, preveda dei correttivi. Il sistema di identificazione SPID, necessario per ricevere e spendere il bonus, dovrebbe consentire la tracciabilità degli acquisti. Quello che non è stato previsto, probabilmente, è che i marketplace consentono di rivendere qualsiasi cosa senza essere dei professionisti, che online è possibile scambiare di tutto in modo veloce da e fra i privati con dei prezzi che tengono poco conto di listini e concorrenza.
  E, se si vende un libro usato, praticamente nuovo, ma a metà prezzo, si ottengono anche recensioni di affidabilità. Ora, è chiaro che lo spirito con il quale è stato concepito il bonus non è quello di fare dei nostri ragazzi degli imprenditori, ma accrescerne le conoscenze e avvicinarli alle arti e alla letteratura; quindi, mi auguro che il Governo possa valutare i dati che certamente acquisirà a consuntivo di un anno di applicazione della misura e vigilare affinché il numero dei casi di utilizzo distorto del bonus non renda inefficace una misura che doveva rappresentare un contributo ad alto valore culturale e un po’ meno commerciale.

(Chiarimenti in merito alle modifiche al decreto ministeriale 23 gennaio 2016 in materia di riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, al fine di assicurare il pieno svolgimento delle attività di tutela del patrimonio culturale – n. 3-02682)

  PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02682 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIA COSCIA. Grazie, Presidente. Ministro, come lei sa, abbiamo approvato con la legge di bilancio un emendamento molto importante, il comma 432, che prevedeva di adeguare le sovrintendenze speciali di Roma e di Pompei alla normativa già esistente di riorganizzazione del Ministero e soprattutto agli standard internazionali. Però, in questi giorni, ci sono state, anche sulla stampa, segnalate varie preoccupazioni anche dal mondo che ruota intorno alla gestione di questo importante patrimonio del nostro Paese, e per questo le chiediamo, signor Ministro, cosa lei intenda fare con il decreto previsto di modifica del precedente decreto per garantire, anche per le soprintendenze, delle misure adeguate sia ai fini degli standard internazionali sia per il buon funzionamento complessivo della tutela del nostro patrimonio artistico delle città di Roma e di Pompei.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Coscia fa riferimento all'applicazione del comma Pag. 63432 della legge di bilancio, che consente, entro il termine del 31 gennaio – e il decreto è già stato presentato al Consiglio superiore dei beni culturali nella giornata di ieri e ad un incontro con i sindacati, come prevede la procedura – sostanzialmente di completare la riforma del Ministero che – il Parlamento sa bene – ha come cardine – semplifico per i tempi – la distinzione delle funzioni di tutela dalle funzioni di valorizzazione, nel senso che, fino a prima della riforma, nel nostro ordinamento le soprintendenze si occupavano sia di tutela del territorio che di gestione dei musei o dei parchi archeologici.
  La scelta è stata, in tappe diverse, di distinguere queste funzioni attraverso la creazione di 32 (diventano a questo punto) musei e parchi archeologici autonomi, di poli museali regionali, e l'istituzione di 39 soprintendenze uniche, nel senso che hanno accorpato le funzioni che precedentemente erano distinte fra soprintendenze ai beni artistici, ai beni architettonici e archeologici.
  L'unica situazione che era rimasta fuori da questa riforma era Roma: sia perché richiedeva un approfondimento, sia perché erano in corso incontri con il comune proprio riferiti all'area archeologica centrale, a cominciare dall'accordo di valorizzazione siglato con il precedente sindaco Marino che non ha avuto un seguito operativo, di cui stiamo ragionando con l'attuale amministrazione. Nel senso che Roma è rimasta un'unica soprintendenza speciale, come era già prima, che ha mantenuto sia le competenze di gestione e di tutela del patrimonio che le competenze di gestione dei siti archeologici, a cominciare dall'area archeologica più importante d'Italia e probabilmente del mondo; e quindi il soprintendente di un'area così importante continuava ad occuparsi sia della gestione del Colosseo, che contemporaneamente del rilascio di un nullaosta della soprintendenza per l'apertura di una finestra in un qualsiasi quartiere di Roma.
  Questo decreto-legge, che applica la norma, consente di dividere queste funzioni. In che modo ? Il Parco archeologico del Colosseo comprenderà i siti statali Colosseo, Palatino, Foro romano e Domus Aurea di proprietà dello Stato, che già oggi hanno un unico biglietto; il Parco avrà una sua autonomia, avrà un comitato scientifico, un consiglio di amministrazione, avrà i compiti di valorizzazione e tutela di quest'area, e il direttore sarà scelto con una selezione internazionale. La soprintendenza speciale, che oggi aveva come confini le Mura Aureliane, avrà invece la competenza di tutto il comune di Roma e si occuperà di tutela del territorio, e anche della gestione di alcuni siti archeologici minori. Questo consentirà anche di andare avanti nel rapporto con il comune, vedremo in che forma e in che tempi, per avere un'integrazione della gestione dell'area archeologica centrale, che ha due proprietà diverse, prevalentemente Stato ma anche parti del comune; e consentirà anche una distribuzione più equa delle risorse.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Io ho letto di questa preoccupazione inventata, delle risorse che andrebbero al Ministero: non è così ! Nel decreto ministeriale sarà scritto in modo molto chiaro che l'area archeologica centrale, come tutti gli altri musei italiani, e come fa già, devolverà il 20 per cento ad un fondo di solidarietà nazionale che serve per mantenere i musei più piccoli, quelli che non ce la possono fare con gli incassi e i biglietti a vivere; e un 30 per cento, che equivale a circa 11 milioni, che è più di quanto si spende oggi per il resto del territorio romano, transiterà direttamente dal Colosseo alla soprintendenza speciale di Roma per la tutela del patrimonio culturale della città. E, guardando la spesa storica, è più di quanto è mai stato investito, degli incassi del Colosseo e del Foro romano, sul territorio di Roma. Mi pare quindi che i dubbi siano risolti, e che si vada a completare un percorso riformatore...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

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  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo. ...che è stato ampiamente discusso e condiviso, ma che naturalmente, come tutti i processi riformatori, ha suscitato e susciterà delle critiche legittime.

  PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

  MARIA COSCIA. Presidente, Ministro, grazie per le parole molto chiare che ha portato anche in quest'Aula: credo che i cittadini romani, ma anche tutti i cittadini nel nostro Paese, possano essere tranquilli nello sciogliere questi dubbi che erano emersi. Mi sembra, dalle cose che lei ha detto, del tutto fuori da ogni realtà; mi sembra che i due aspetti fondamentali che lei ha citato, da un lato una riorganizzazione più efficiente e più efficace rispetto a delle funzioni che andrebbero gestite in modo omogeneo, rispetto invece alla gestione più complessa del grande patrimonio dell'area centrale di Roma, che richiede appunto quell'alto livello anche di managerialità che è necessario, ma insieme anche a competenze scientifiche di altissimo profilo, siano un bene per la città di Roma. Per questo la ringrazio di nuovo, e spero che il chiarimento che avviene in quest'Aula serva anche a far chiarezza nell'opinione pubblica.

(Iniziative per contrastare il fenomeno della contraffazione – n. 3-02683)

  PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02683 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  VINCENZO GAROFALO. Presidente, signor Ministro, il fenomeno della contraffazione lei sa bene che genera un grave danno per l'impresa manifatturiera italiana: genera un grave danno per le aziende, per la concorrenza sleale dei concorrenti; per i lavoratori, che vengono sfruttati e che quindi lavorano in condizioni non corrette; per l'erario, meno entrate fiscali; per i consumatori, che vengono ingannati e spesso danneggiati sotto il profilo della salute.
  Nel periodo di Natale è stato effettuato un sequestro di 400 mila giocattoli che sarebbero andati nel mercato, con grave danno anche alla salute dei bambini. È un settore fortemente in mano alla criminalità organizzata nazionale e internazionale, e genera quindi un ulteriore grave, importante danno all'intero sistema economico e al quieto vivere del nostro Paese, e non solo del nostro Paese; un giro d'affari così enorme, che necessita importanti interventi. Le chiedo gentilmente di conoscere in che modo lei intende agire.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

  CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, e ringrazio l'onorevole Garofalo. Per noi la contraffazione è un tema prioritario, tanto che lo abbiamo inserito, il Piano anticontraffazione, all'interno del Programma nazionale di riforma: come ricordava, per un Paese manifatturiero come il nostro, che è colpito dalla contraffazione sia all'interno, sia da quella che si svolge fuori dai nostri confini.
  A livello europeo l'Italia partecipa attivamente al gruppo di lavoro sull’Intellectual Property Rights Enforcement presso la Commissione, nonché ai lavori dell'Osservatorio sulla violazione di diritti di proprietà industriale presso lo European Union Intellectual Property Office, dove l'Italia, oltre a collaborare alla definizione delle politiche, è spesso portatrice di buone prassi assunte a riferimento dagli altri Stati membri. Stiamo lavorando anche al recepimento anticipato di alcune disposizioni previste dalla direttiva «marchi», finalizzata a rafforzare la lotta alla contraffazione, fortemente voluta dalle associazioni di categoria.
  A livello nazionale numerose sono le iniziative messe in atto: dal 19 ottobre 2016 si è insediato il nuovo Consiglio Pag. 65nazionale anticontraffazione, il Cnac; tra gli obiettivi già raggiunti dal Cnac vi è la sottoscrizione delle linee guida in materia di prevenzione e contrasto alla contraffazione, elaborate d'intesa con il Ministero dell'interno. Tale strumento è importante perché permette ai prefetti diventare punto di snodo dell'azione anticontraffazione sul territorio, anche grazie alla fattiva collaborazione del Mise. In considerazione dell'importanza della sensibilizzazione del territorio nell'ambito della lotta alla contraffazione, lo scorso aprile è stato pubblicato il rapporto conclusivo del Programma nazionale di azioni territoriali anticontraffazione, promosso anche da ANCI. Forte è l'impegno anche nel contrasto della contraffazione online attraverso Carta Italia, accordo sottoscritto dal Mise con Netcomm, associazione che riunisce i fornitori di contenuti online, e Indicam, che riunisce i titolari dei diritti per l'individuazione delle offerte relative a prodotti non autentici prima della loro messa in vendita. Tale accordo pionieristico, non solo per l'Italia ma anche nel contesto europeo, sarà presto affiancato da un servizio gratuito di monitoraggio del web per le PMI.
  Sin dal 2009 il mio Ministero è poi impegnato in campagne di comunicazione e in attività di formazione e informazione rivolte a diversi target: giovani, consumatori e imprese. Quest'anno è proseguita la campagna di sensibilizzazione «Io sono originale» per interagire con i consumatori nella corretta informazione sui rischi legati alla contraffazione; e segnalo inoltre la linea diretta anticontraffazione a cui possono giungere segnalazioni da parte di cittadini e consumatori, a breve ancor più immediate grazie ad una App che con un semplice click consentirà di inviare foto di merci contraffatte.

  PRESIDENTE. L'onorevole ha facoltà di replicare, per due minuti.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Ministro, la ringrazio, perché ho ben compreso che lei già era abbastanza in sintonia con quelle che sono le azioni necessarie per contrastare questa gravissima malattia, che colpisce non solo ovviamente l'Italia ma l'Europa e il mondo intero: perché di fatto è un fenomeno internazionale, è un fenomeno che è cresciuto, e cresce purtroppo ancora; nonostante le azioni messe in campo e le competenze che qui mi corre l'obbligo anche di sottolineare, perché nella Commissione sulla contraffazione della quale faccio parte abbiamo udito validissimi nostri rappresentanti delle forze dell'ordine, delle varie forze dell'ordine, e tutti hanno mostrato non solo una grande competenza, ma una grande capacità sinergica con gli organismi internazionali.
  Già si fa parecchio, è vero; però il fenomeno è un fenomeno che si estende con una velocità incredibile, anche grazie ai nuovi strumenti come l’e-commerce. Noi abbiamo anche fatto degli importanti passi avanti con le piattaforme più importanti di vendita online: secondo quelli che sono gli esami che abbiamo potuto svolgere in Commissione, sono degli strumenti sui quali va compiuto un ulteriore sforzo.
  Intanto, secondo la nostra opinione, due sono i binari principali: uno il contrasto in questa direzione, così come viene fatto, verso la criminalità organizzata per altri reati, quindi inseguire i capitali, capire dove si generano e dove vanno a finire; l'altro importante, che già avviene, ma forse va anticipato, è quello della formazione-informazione presso le scuole. Io credo che le scuole possano darci un ulteriore grande contributo, quindi un piano di diffusione di quelli che sono i mali, i tanti mali che genera la contraffazione, va diffuso anche tramite le scuole.
  Va fatta qualche modifica di aggiornamento al codice penale. La nostra Commissione ha messo in campo alcune proposte.
  Su tutto questo io credo che c’è molto lavoro da fare e spero che lei verrà anche in Commissione per confrontarsi con noi quanto prima.

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(Iniziative urgenti di politica industriale per far fronte alla crisi economica e sociale – n. 3-02684)

  PRESIDENTE. L'onorevole Ricciatti ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-02684 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, una cifra che può descrivere il degrado in cui versa il nostro sistema produttivo nazionale: 1.666, cioè le lavoratrici e i lavoratori di Almaviva che hanno perso il loro posto di lavoro e sono stati licenziati, peraltro con la chiusura della sede romana di quell'azienda.
  In quel caso si trattava di delocalizzazione, che è un tema che avremo modo di affrontare, quando e se vorrà. Però, vede, è il sistema produttivo industriale nazionale che è in crisi, perché è in crisi l'industria pesante, le telecomunicazioni, l'energia, l'edilizia, l'agroalimentare e il tessile. Noi, di fatto, signor Ministro, stiamo assistendo ad un crollo non solo economico, ma che può avere delle fortissime ricadute anche da un punto di vista sociale. Su questa base noi vorremmo avviare una riflessione con lei.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

  CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, grazie mille. Confesso che in tre minuti rispondere sulla politica industriale del Governo è arduo. Proverò a farlo per flash, rimandando sia all'audizione che ho fatto sulle analisi programmatiche e sul lavoro programmatico del Ministero, ma anche ha tutta la disponibilità ad approfondirlo nelle sedi più opportune con maggior dettaglio.
  Il sistema industriale italiano non è in degrado. Il sistema industriale italiano, come quasi tutti i sistemi industriali dei Paesi occidentali, è spaccato in due e più pezzi. C’è un pezzo che ce la fa e vince (lo possiamo esemplificare nel record dell'anno scorso di esportazioni, 414 miliardi di euro), che funziona, continua a investire e va. C’è un mondo di mezzo, di aziende di diversa tipologia e dimensione, che prova a farcela, stenta, ma può imboccare una strada di crescita. E c’è un mondo che è sempre più ampio, che è stato colpito da due fenomeni molto forti e molto divisivi, che sono l'innovazione tecnologica e la globalizzazione.
  Questa è la rappresentazione dello scenario, rispetto al quale non c’è una politica industriale, ma ci sono politiche industriali che rispondono alle esigenze diverse di questi mondi. Vado per flash.
  Il Governo ha lanciato quello che è il più grande piano, da molti anni a questa parte, di incentivi fiscali automatici agli investimenti. Per noi le aziende da aiutare sono quelle che stanno in difficoltà o quelle che vogliono investire, non quelle che cercano rendite di posizione, attraverso una serie gli strumenti compresi nel piano Industria 4.0, che vanno dal rafforzamento del Fondo di garanzia, a super e iper-ammortamento, credito d'imposta, lavoro sulle competenze, la Sabatini. È un piano che muove quasi 20 miliardi di euro nello spazio della legge di bilancio nei tre anni e – ripeto – va a chi investe, non va a chiunque, e supera la logica dell'incentivo a bando.
  Il secondo pilastro, per il mondo che ce la può fare e che va spinto, è il piano di internazionalizzazione, il piano made in Italy, che ha come obiettivo principale quello di inserire il prodotto italiano nelle catene di distribuzione internazionali, per rafforzare la presenza, in particolare, delle medie e piccole imprese, che non ci sono sui mercati internazionali. Questo è il mondo che ce la può fare, che ha le caratteristiche, che va spinto.
  Per noi la crisi economica generale è stata più forte che per tutti gli altri Paesi, perché poco ci siamo occupati di politica industriale, ma noi abbiamo perso sugli investimenti, che sono la caratteristica più complessa.Pag. 67
  Poi c’è il mondo che va aiutato ed è quello cui si faceva riferimento, ma non solo di Almaviva, su cui diciamo che la storia è un pochino differente.
  Infatti, un accordo era stato raggiunto per posticipare e continuare a negoziare, senza alcuna richiesta di sacrifici ai lavoratori. È stato deciso legittimamente di non firmarlo. E c’è il mondo dell'industria pesante, sulla quale stiamo agendo, sia attraverso il lavoro sui tavoli di crisi – penso ad Alcoa, Ilva e non solo – ma anche attraverso norme strutturali, come quelle sugli energivori, che finalmente abbiamo pagato, dopo molti anni di attesa, e che consentono di abbattere per queste imprese, che danno lavoro circa a mezzo milione di persone, i costi dell'energia, rispetto, per esempio, alla Germania, che sono molto più competitivi e che ci mettono fuori mercato. Quindi è un insieme, è un lavoro, sono più politiche industriali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ricciatti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per due minuti.

  LARA RICCIATTI. Signor Ministro, ognuno fa il proprio mestiere. I sindacati fanno i sindacalisti e, quindi, nel dettaglio, se hanno ritenuto di non firmare quell'accordo, evidentemente era perché non c'erano delle condizioni tutelanti per le lavoratrici e per i lavoratori.
  Lei ci ha parlato di incentivi fiscali, di credito di imposta, ma ci permetta di avanzarle una critica, che noi muoviamo già da prima che lei arrivasse al Ministero dello Sviluppo economico, e cioè che a questo Governo manca una vocazione di politica industriale.
  In quali settori chiave del nostro Paese noi vogliamo investire ? Nel tema della produzione. In questo Paese non è vero che c’è chi ce la fa, chi ci prova e chi non ce la fa. O meglio, questo è vero, sì, però compito della politica dovrebbe essere, ad esempio, mettere nelle condizioni l'imprenditore tessile di non dover pagare lui le sanzioni che, invece, noi stiamo pensando di far pagare alla Russia.
  Noi dobbiamo aiutare le nostre aziende a internazionalizzare, ma dovremmo punire quelle che vanno a delocalizzare. Il caso di Almaviva è proprio un esempio di delocalizzazione, caro signor Ministro. E quando lei mi parla di made in Italy, io apprezzo questa sua battaglia, perché è stata anche una nostra battaglia. È stata, però, anche una grande sconfitta del Governo Renzi, che, durante il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, si era assunto quell'impegno ed è tornato in Italia a mani vuote.
  Allora, caro signor Ministro, noi siamo molto disponibili a riflettere circa un'idea e una vocazione che il nostro Paese deve avere sul tema delle politiche industriali, ma non si finanziano le attività produttive, ad esempio, con gli incentivi a pioggia. Bisogna aiutare chi non ce la fa più. Il tema dell'innovazione non può essere un privilegio dell'imprenditore che ha il coraggio di investire, ma deve essere alla portata di mano per tutte quelle imprese che non vogliono abbassare la saracinesca e vogliono continuare a far grande ancora il nostro Paese.

(Chiarimenti in merito all'ipotesi di trasferire i detenuti islamici a bassa pericolosità presso le colonie agricole penali ubicate in Sardegna – n. 3-02685)

  PRESIDENTE. L'onorevole Cappelli ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-02685 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, in un quadro di grave carenza di organico, di mezzi e di risorse, si è appreso che circa la metà dei detenuti islamici presenti in Italia, cioè 20 su 44, sarebbe detenuta presso due carceri della Sardegna, precisamente Bancali e Badu ’e Carro. Altri 21 dovrebbero essere a Rossano in Calabria. C’è una grande attenzione sul Mezzogiorno sotto questo punto di vista !
  Complessivamente i detenuti stranieri nelle carceri italiane, che sono sottoposti a Pag. 68un regime di stretta sorveglianza, sarebbero 373; stretta sorveglianza, perché a rischio radicalizzazione.
  Risulta che, tra gli strumenti di prevenzione tesi alla deradicalizzazione, possa essere prevista la misura del trasferimento di detenuti definiti di bassa pericolosità nelle vecchie colonie penali, che notoriamente risultano ubicate solo in Sardegna.

  PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Le analisi sinora condotte, anche dalla Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, confermano che gli istituti penitenziari costituiscono dei focolai di radicalizzazione.
  Per questa ragione, già da alcuni anni, è stato avviato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria un piano articolato, volto al monitoraggio e alla prevenzione del fenomeno.
  Oltre alla separazione dei detenuti per crimini di terrorismo dalla restante popolazione ristretta, allo scopo di captare tempestivamente gli indicatori di radicalizzazione, viene da tempo condotta, anche grazie al contributo di una polizia penitenziaria cui sono riservati specifici programmi di formazione, una capillare attività di sorveglianza e monitoraggio dell'intera popolazione carceraria, che utilizza dati raccolti sulla vita penitenziaria e sui contatti con la comunità esterna.
  Dai dati trasmessi dal DAP risulta che sono sottoposti a specifico monitoraggio 170 detenuti, a cui se ne aggiungono 80 attenzionati e 125 segnalati per un totale di 375 individui.
  In questo quadro risulta che i soggetti detenuti in Italia per reati legati al terrorismo internazionale sono 45 e si trovano ristretti nelle sezioni di alta sicurezza delle case circondariali di Benevento, Brindisi, Lecce, Nuoro, Sassari, Tolmezzo, Torino, Roma Rebibbia, Rossano.
  Sono 27 quelli ristretti presso istituti della Sardegna, in ragione delle caratteristiche delle strutture altamente moderne e adatte a coniugare le esigenze trattamentali specifiche di questa tipologia di detenuti con quelle di sicurezza.
  I dati così raccolti sono costantemente condivisi con il comitato interforze di analisi strategica antiterrorismo e con l'autorità giudiziaria, allo scopo di favorire l'osservazione e il controllo dei soggetti a rischio anche una volta usciti dal circuito penitenziario.
  L'efficace attività di prevenzione e controllo è dimostrata anche dall'arresto di Saber Hmidi, detenuto già ristretto presso il penitenziario di Rebibbia per il reato di associazione con finalità di terrorismo.
  L'Italia, inoltre, partecipa attivamente alla RAN, la rete europea istituita per lo scambio di conoscenze ed esperienze di contrasto alla radicalizzazione violenta, ed il Ministero partecipa anche ad importanti progetti di collaborazione con gli Stati ed importanti centri di ricerca universitari.
  Quanto alle colonie penali, non risulta disposta alcuna assegnazione a tali strutture di detenuti per reati di terrorismo.
  L'amministrazione penitenziaria sta opportunamente approfondendo l'ipotesi di utilizzare in futuro anche tali strutture alla prevenzione del rischio di radicalizzazione, conformemente alle indicazioni di organizzazioni internazionali dell'Unione europea, volte ad assicurare il potenziamento delle forme di esecuzione della pena più adeguate a favorire il reinserimento sociale dei detenuti che non si siano resi colpevoli di reati efferati e che non destino particolare allarme sociale, quindi non pensiamo a un'ipotesi di utilizzo esclusivo delle ex colonie in questo senso.
  In questo contesto, il DAP ha da tempo avviato un'intensa attività di ricognizione generale e di trasferimento verso le colonie agricole della regione Sardegna della casa di reclusione di Gorgona con riguardo ai ristretti con un'elevata pena da scontare ed idonei all'attività lavorativa, ma del tutto sottratti ad ogni coinvolgimento dei contesti di radicalizzazione.
  Al fine di evitare ogni forma di ghettizzazione e di isolamento su base religiosa, sono previste, per tutti i soggetti Pag. 69ristretti negli istituti penitenziari, le stesse opportunità trattamentali, tra cui la partecipazione al lavoro anche all'interno delle colonie agricole, quindi non c’è nessuna destinazione specifica che vada in questa direzione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di replicare.

  ROBERTO CAPELLI. Sì, signor Ministro, non c’è nessuna destinazione specifica, però è anche vero che le colonie agricole penali sono presenti soltanto in Sardegna in questo momento, quindi ci sarebbe un'alta concentrazione di questa tipologia di detenuti nell'isola, che diventerebbe, in pratica, l'unica regione a farsi carico del problema, in spregio al principio dell'equa distribuzione sul territorio nazionale dei detenuti, così come giusto è avere un'equa distribuzione – non voglio fare un parallelismo, perché di cose diverse si tratta – nei regimi di accoglienza.
  Allora, è vero, ci sono delle carceri moderne, così come lei le ha definite nella sua risposta: dopo i nuovi istituti di Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio, però, è cambiata anche la tipologia delle persone ristrette.
  Praticamente, oggi in Sardegna abbiamo il Gotha della criminalità nazionale e internazionale, dal 41-bis ai reati per terrorismo, agli jihadisti, all'alta sicurezza 1, 2 e 3.
  A questo – al di là del fatto sull'opportunità di avere un'alta concentrazione di questo tipo di persone detenute in Sardegna – si aggiunge che 2.137 detenuti sono sorvegliati da circa 1.100 poliziotti penitenziari, che devono garantire il servizio nelle sezioni detentive, le traduzioni, i piantonamenti, nei reparti cinofili, nel reparto a cavallo, negli uffici, ricoprendo anche compiti non istituzionali, vista la carenza del personale amministrativo.
  Quindi, strutture moderne, ma non c’è un adeguamento di mezzi, uomini, risorse e formazione per queste persone, che sono costrette anche a turni terribili per garantire la sicurezza a tutti noi, a tutti i sardi, in questo caso, visto che di un'isola parliamo.
  Quindi, rispetto a una pianta organica che, per la prima previsione di sorveglianza di detenuti comuni era prevista di 1.834 unità, oggi ne abbiamo soltanto 1.100 in servizio.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO CAPELLI. Capisce bene che tutto questo crea degli squilibri, che possono portare anche a una non corretta sorveglianza delle persone detenute e quindi a un'alta concentrazione di radicalizzazione, che, come dagli studi dello stesso suo Ministero, troppo spesso e molto spesso avviene presso le strutture di detenzione e lungo la rete appunto.

(Iniziative volte alla prevenzione e alla lotta al radicalismo islamico negli istituti detentivi – n. 3-02686)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02686, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Dalla stampa abbiamo preso che il Governo starebbe predisponendo una serie di misure, a cui stanno lavorando i tecnici sia del Ministero della giustizia che del Ministero dell'interno, con le quali si dovrebbe procedere a una revisione del recepimento della normativa europea che stabilisce, ad esempio, la possibilità di un unico grado di appello in luogo dei tre ai quali possono ricorrere coloro i quali, immigrati, si vedono respingere la richiesta di protezione internazionale o di asilo; in più leggiamo e apprendiamo, sempre dalla stampa, che è nelle previsioni di questo Governo riapparire i CIE e portare la possibilità di trattenimento all'interno dei CIE dagli attuali tre mesi fino a 360 giorni.
  Infine, abbiamo letto, sempre sulla stampa, l'allarme lanciato anche dal Presidente del Consiglio dei ministri, che ha sottolineato la necessità di porre adeguate misure per prevenire l'estremismo islamico Pag. 70jihadista, che riesce a svilupparsi anche attraverso l'attività che svolge nelle carceri italiane.
  Quindi, chiediamo i tempi entro i quali il Governo intenda veramente far seguire i fatti alle parole e quindi che queste misure annunciate diventino realtà, e quali provvedimenti intenda adottare il Governo per frenare la radicalizzazione che viene sviluppata all'interno delle carceri italiane.

  PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Nel richiamare quanto osservato poco fa, credo in risposta all'ultima parte dell'illustrazione, perché il resto delle questioni che sono state sollevate dall'onorevole non erano parte della interrogazione sottoposta, evidenzio che, oltre alle misure finalizzate alla prevenzione e al monitoraggio cui ho già fatto cenno, costituisce obiettivo prioritario l'adozione di misure finalizzate all'integrazione dei detenuti di religione islamica, allo scopo di stemperare il rischio di isolamento ed emarginazione che alimenta spinte e derive terroristiche e crea anche il contesto necessario alla propaganda e al reclutamento jihadista.
  Decisivo rilievo assumono, in questo senso, le misure quali l'intensificazione dei colloqui tra ristretti ed educatori e assistenti sociali, nonché l'inserimento di esperti in psicologia, criminologia clinica, mediatori culturali.
  L'attenzione è concentrata sull'accrescimento culturale dei soggetti stranieri, attraverso corsi di alfabetizzazione scolastici o professionali ed anche con il coinvolgimento della società esterna, ossia assistenti, volontari, enti pubblici, autorità consolari, ministri di culto, in modo da contenere fenomeni di leadership insidiose che si possono sviluppare e realizzare, con le conseguenti gerarchie, all'interno del carcere.
  A questo fine, l'amministrazione ha siglato anche un protocollo di intesa con l'Unione delle comunità islamiche in Italia, teso a prestare assistenza spirituale e morale ai detenuti di fede islamica attraverso l'accesso ai plessi penitenziari di persone adeguatamente preparate.
  Inoltre, nell'ambito della convenzione quadro sottoscritta dal Ministero con la CRUI, sono state intraprese specifiche iniziative volte a favorire l'integrazione in carcere.
  È operativo l'applicativo denominato TSC, contenente nominativi dei soggetti ritenuti pericolosi sotto il profilo terroristico e segnalato da 80 Paesi del mondo, che rappresenta un considerevole passo avanti nello scambio di informazioni a livello internazionale.
  Da 14 dicembre 2015 l'applicativo del DAP dedicato agli eventi critici è stato aggiornato rispetto alle possibilità di inserimento e dunque di conoscenza in tempo reale di tutti gli avvenimenti e comportamenti significativi sotto il profilo della radicalizzazione e del proselitismo.
  È proprio grazie a questa attività di monitoraggio e di condivisione tempestiva delle informazioni tra forze di Polizia e l'autorità giudiziaria, anche degli altri Paesi, che è stato possibile inserire delle banche dati internazionali sin da giugno scorso, è emerso l'elevato profilo di pericolosità di Anis Amri, il tunisino autore della strage di Berlino. Affinché la capillare attività di sorveglianza e monitoraggio svolta dalla Polizia penitenziaria assicuri una concreta efficacia preventiva, il DAP ha avviato specifiche politiche formative finalizzate alla conoscenza della cultura islamica, della pratica religiosa e della mediazione culturale quale strumento di reciproca conoscenza in linea con le strategie delineate anche in sede del Comitato dei ministri dell'Unione europea. Il DAP svolge un ruolo di capillare diffusione delle migliori prassi su tutto il territorio attraverso l'emanazione di linee guida emanate lo scorso 6 dicembre. Queste nuove chiavi di lettura del fenomeno della radicalizzazione permettono un'analisi profonda dei meccanismi che determinano derive estremiste pericolose e consentono di orientare più efficacemente l'azione di prevenzione e contrasto all'interno del Pag. 71circuito penitenziario. Vorrei aggiungere che quando si parla di persone monitorate parliamo di persone che hanno comportamenti tra loro profondamente diversi. Quindi alcuni soltanto potenzialmente radicalizzabili, altri già esplicitamente radicalizzati. Questo vaglio molto stringente, questa attenzione molto forte ci consente di prevenire anche dinamiche in modo anticipato. Devo dire che questo modello è riconosciuto come eccellenza anche nel contesto europeo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Ma vede, Ministro, noi non possiamo ritenerci soddisfatti anzitutto perché la questione che noi avevamo sollevato con la nostra interrogazione faceva riferimento anche alle misure annunciate a mezzo stampa da rappresentanti del Governo quali l'attuale Ministro dell'interno e dal capo dalla Polizia, oltre alle misure da adottare per prevenire la possibilità della radicalizzazione all'interno delle carceri ad opera magari di qualche esponente legato al terrorismo internazionale. Lei, invece, ci ha risposto solo relativamente a questa ultima parte. Dalla stampa sembrerebbe che l'attuale Governo in generale voglia cambiare passo rispetto alla politica sin qui adottata nei confronti dell'immigrazione in generale che – noi non ci stancheremo mai di dire – è diventata un'emergenza e ha assunto i caratteri, per dimensione, di una vera e propria invasione tuttavia agevolata da quelle politiche portate avanti in particolare dallo scorso Governo Renzi. Ricordo che in particolare volevamo sapere, ad esempio, quali erano i tempi e in che modo avevate intenzione di dar seguito agli annunci affidati alla stampa che sembrano invece andare nella direzione semplicemente di rassicurare un'opinione pubblica che è allarmata e spaventata dalle dimensioni assunte dal fenomeno. Ricordo a lei, Ministro, che dal 2013 ad oggi sono arrivati in Italia più di mezzo milione di immigrati. Ricordo inoltre che solamente 280.000 circa sono coloro i quali hanno formalizzato una richiesta per vedersi riconoscere la protezione internazionale o lo status di profugo e, quindi, già questo dato dovrebbe essere sufficiente per capire la dimensione di quanti circolano liberamente sul nostro territorio senza averne alcun diritto e che quindi dovrebbero rientrare in quei CIE che annunciate di voler riaprire. Tra l'altro mi piacerebbe sapere con chi volete riaprirli, con quale maggioranza decidete di dar seguito alle vostre parole...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO RONDINI. ... perché mi par di ricordare il fatto che il trattenimento all'interno dei CIE portato a solo tre mesi è stato votato proprio dagli stessi parlamentari ai quali oggi magari chiedereste l'appoggio per le vostre misure. Quindi misure annunciate in maniera roboante alle quali...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rondini.

(Iniziative volte all'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, nonché per accelerare il riconoscimento del diritto d'asilo ovvero il rimpatrio per i non aventi diritto – n. 3-02687)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Buttiglione ed altri n. 3-02687 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo all'onorevole Buttiglione se intenda illustrare la sua interrogazione per un minuto con la preghiera di rimanere nei tempi o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Ci proverò. Signor Ministro, abbiamo un gran numero di persone che arrivano in Italia e chiedono asilo al nostro ordinamento giuridico. Abbiamo un dovere internazionale e costituzionale di valutare queste domande, di rispondere di sì nei casi in cui esiste un diritto all'asilo e di rimpatriare coloro che Pag. 72non hanno diritto all'asilo. In questo contesto il reato di immigrazione clandestina non aiuta molto, anzi per certi aspetti è un grave ostacolo perché impone procedure lunghe e complesse e spesso non a buon fine. Abbiamo però anche un altro problema: moltissimi presentano la loro domanda alle commissioni competenti; le commissioni competenti dicono di sì o dicono di no; i tempi di lavoro delle commissioni competenti sono tempi ragionevolmente brevi. Credo che possiamo essere abbastanza soddisfatti del modo in cui funzionano. Ma quelli a cui si dice di no fanno ricorso al tribunale ordinario. Qui i tempi si allungano ed è qui che moltissimi entrano in clandestinità e scompaiono dall'orizzonte. Esistono delle proposte. L'onorevole D'Ambrosio ne ha fatta una e ce ne sono altre: cosa intende fare il Ministero su questi due fronti ?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buttiglione, anche per lo sforzo.
  Il Ministro della Giustizia, onorevole Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Il Governo è da tempo impegnato nell'individuazione di strumenti efficaci in grado di fronteggiare le sfide epocali connesse ai flussi migratori. Sul diritto d'asilo il recepimento del sistema europeo comune di asilo avvenuto con il decreto legislativo n. 142 del 2015 ha introdotto significative semplificazioni procedurali come l'applicazione del rito sommario previsto per la cognizione civile. È tuttavia vero che il consistente aumento delle domande di asilo ha determinato una crescita esponenziale delle impugnazioni in sede giurisdizionale. Per sostenere nell'immediato l'accresciuto carico di lavoro, in accordo con il Consiglio superiore della magistratura, è stato avviato un piano straordinario di applicazioni extradistrettuali con destinazione esclusiva di dodici magistrati alla trattazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale delle sedi più onerate. Il tema è stato tenuto ben presente anche in sede di revisione delle piante organiche degli uffici giudiziari con un attento potenziamento degli uffici distrettuali più esposti. Il Ministero della giustizia ha inoltre presentato ulteriori proposte normative contenute in un disegno di legge delega all'esame del Governo volte all'efficienza del procedimento con riduzione del tempo di esame delle domande d'asilo. È infatti prevista l'istituzione di sezioni specializzate in materia di immigrazione e protezione internazionale composte da magistrati esperti e specificamente formati in 12 tribunali distrettuali scelti sulla base del numero delle domande di protezione internazionale esaminate negli anni 2015 e 2016. È prevista l'ulteriore semplificazione procedurale dell'applicazione del rito camerale a contraddittorio scritto ed udienza solo eventuale più coerente rispetto alle ragioni di urgenza che sottendono questa materia, pur nella piena salvaguardia delle garanzie difensive. Il procedimento poi verrebbe definito entro quattro mesi dalla presentazione del ricorso con decreto non reclamabile ma solo ricorribile per Cassazione. Il progetto di collaborazione intrapreso con la Commissione nazionale per il diritto di asilo permetterà poi lo scambio di atti, comunicazioni e notificazioni tra commissioni territoriali ed uffici giudiziari mediante la piattaforma del PCT (processo civile telematico) con ricadute positive sulla celerità del procedimento. Quanto infine al perdurare della vigenza del reato di immigrazione clandestina non posso che condividere l'osservazione degli onorevoli interroganti, auspicando io da tempo una profonda riflessione. Oltre a punire le persone per il solo fatto di migrare, questa previsione infatti finisce per ostacolare l'attività investigativa perché i migranti assumono istantaneamente la qualità di indagati appena giunti sul territorio con ricadute disfunzionali in termini di costruzione del compendio probatorio, di sovraccarico del lavoro degli uffici di procura e anche di costi per l'assistenza difensiva che finiscono con il gravare sull'erario. In sostanza la linea che credo debba essere sostenuta è rendere più efficace il funzionamento del procedimento di riconoscimento del diritto d'asilo, Pag. 73competenza del Ministero dell'interno, e più rapide le procedure di rimpatrio e abbandonare le norme di carattere manifesto o bandiera, se vogliamo chiamarle così, che finiscono soltanto per intralciare il buon funzionamento del sistema che è la vera risposta strutturale al rischio che una situazione di limbo possa generare poi rischi per la sicurezza pubblica o comunque uno Stato di indeterminatezza non compatibile con un Paese civile.

  PRESIDENTE. L'onorevole Buttiglione ha facoltà di replicare.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Devo dichiararmi solo parzialmente soddisfatto della risposta data dal signor Ministro. Mi pare che il problema sia chiaramente inquadrato, ma avrei gradito anche l'indicazione di qualche tabella di marcia, qualche previsione sui tempi nei quali queste misure possano poi arrivare ad incidere effettivamente e a migliorare il livello nell'affrontare il problema. Da tempo se ne discute e il signor Ministro ha fatto un eccellente riassunto delle cose che sono state dette; mi fa molto piacere vedere che il Ministero è intenzionato adesso ad agire. I tempi però dovrebbero essere stretti, perché la pressione del problema è elevata.
  Un'osservazione sul reato di immigrazione clandestina: io ero nel Governo quando questo reato fu istituito e feci notare fin da subito che, se dovessi applicare una sanzione di carattere penale a qualcuno, ci penserei molte volte; ci sarebbero diversi gradi di appello, non è una cosa che si fa a cuor leggero, mentre sanzioni amministrative si applicano con molta maggiore facilità. Mi pare che ciò rientri anche nel problema generale della riduzione dell'area coperta dal diritto penale. L'area che copre il diritto penale in questo Paese è troppo ampia e ogni volta che noi parlamentari – la colpa è nostra, signor Ministro, non è sua – vogliamo dare al Paese l'impressione che prendiamo sul serio un problema, ci appiccichiamo una sanzione penale e in questo modo rendiamo spesso non più facile, ma più difficile, affrontare il problema.
  Avremmo bisogno di un ampio programma di depenalizzazione e di riduzione dell'area della sanzione penale, che dovrebbe essere l'ultima trincea di difesa della società, preceduta da molte altre trincee, presidiate con modalità diverse a seconda del diverso tipo di azione con la quale abbiamo a che fare. Questo è, da un lato, il suggerimento che mi sento di dare e, dall'altro, sono le ragioni per cui attendiamo con ansia di sapere: bene, la linea che indicate è giusta, ma quando ? Quanto rapidamente ?

(Iniziative urgenti per un'equa distribuzione dei migranti sul territorio nazionale, con particolare riferimento alla situazione di alcuni comuni del Veneto – n. 3-02689)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-02689 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Ministro o Ministra, adesso non lo so Presidente chi risponderà all'interrogazione, dunque oramai è appurato che i veri profughi...

  PRESIDENTE. Risponde la Ministra per i rapporti con il Parlamento.

  WALTER RIZZETTO. Perfetto, mi fa molto piacere; buongiorno, Ministra.
  È ormai appurato, Ministra, che i veri profughi in Italia sono gli italiani, nel senso che abbiamo assistito basiti a quanto accaduto – come lei sa, avrà letto e verificato – a Conetta, in provincia di Venezia, il 2 gennaio 2017, quando una giovane donna ivoriana è deceduta in un cosiddetto hub, che è un centro che accoglie migliaia di cosiddetti richiedenti asilo.
  Tra l'altro in quella zona, nella zona tra Bagnoli di Sopra, Cona e Agna, che sono tre piccoli comuni, c’è una concentrazione, Pag. 74nel giro di circa 5 chilometri quadrati, di circa 2.500 richiedenti asilo.
  Se la risposta del Governo, Ministra, è quella di aver delocalizzato 100 persone dal Veneto all'Emilia Romagna, ebbene, a noi sembra una risposta del tutto insufficiente, considerato che lo stesso Governo ci aveva dato ben altre rassicurazioni.

  PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Innanzitutto voglio scusare il Ministro Minniti che non è qui perché è andato a trovare l'artificiere che ha perso la mano e ha avuto una grave lesione all'occhio in occasione dell'attentato di Firenze.
  Rispondendo alla interrogazione proposta, vorrei dire che fin dal luglio del 2014 il Governo persegue una politica di distribuzione territoriale dei migranti sulla base di una serie di criteri oggettivi di riparto che vengono decisi al tavolo nazionale di coordinamento presso il Viminale e nei vari tavoli di coordinamento presso le prefetture dei capoluoghi di regione. A questi tavoli partecipano attivamente le rappresentanze dei vari livelli di governo del territorio. In questo modo, il Ministero dell'interno è riuscito a realizzare l'equa ripartizione dei migranti tra le regioni e, in tale ambito, la quota di accoglienza raggiunta dal Veneto si attesta sull'8 per cento, che è una percentuale analoga a realtà consimili, come il Lazio, la Campania, il Piemonte e la Sicilia, che però sconta, come sappiamo, l'impatto negativo degli sbarchi.
  Tuttavia, permangono all'interno della regione Veneto, squilibri redistributivi determinati dalla limitata platea di amministratori che finora hanno aderito alla rete di accoglienza, nonostante le richieste di collaborazione dei prefetti. Sono 329 i comuni veneti, pari a una percentuale complessiva del 57,12, che non ospitano, non intendono ospitare, alcun migrante. Anche in considerazione di questo e per evitare pesanti ricadute sul territorio in termini di sicurezza e in termini di ordine pubblico, si è dovuto ricorrere a soluzioni alloggiative improntate all'assoluta urgenza, quale l'utilizzo di edifici demaniali dismessi dalle Forze armate.
  Questo è il contesto che ha indotto i rappresentanti del Governo a ricorrere, come extrema ratio, all'utilizzo delle caserme di Bagnoli di Sopra e di Cona, dove effettivamente si registra una situazione di sovraffollamento.
  Per ovviare a tale situazione, nei mesi scorsi, i prefetti di Padova e di Venezia hanno effettuato a più riprese un'attività di alleggerimento delle presenze, che però è stata neutralizzata dal massiccio afflusso di nuovi migranti. Per la struttura di Bagnoli di Sopra è stato già programmato per questo mese un ulteriore alleggerimento, che ridimensionerà le presenze da 900 a 770.
  Per quanto riguarda Cona, in attuazione di un piano di smistamento di strutture temporanee di minori dimensioni, un primo trasferimento di 109 richiedenti asilo è già avvenuto all'indomani della tragica scomparsa della giovane ivoriana, altri ne sono stati programmati nella misura maggiore possibile sulla struttura che attualmente ospita 1.258 stranieri.
  In relazione agli eventi richiamati dagli onorevoli interroganti, l'autorità giudiziaria ha delegato per le indagini la compagnia dei carabinieri di Chioggia, mentre l'amministrazione dell'Interno ha avviato un'autonoma attività ispettiva, già svoltasi, al fine di verificare le condizioni generali di accoglienza della struttura di Cona, i cui esiti saranno disponibili a breve.
  Quanto al bonus economico di cui al decreto-legge, si ricorda che il Parlamento ha espressamente riservato tale beneficio ai comuni che hanno ospitato richiedenti asilo, nella logica del ristoro di quelle realtà territoriali che si sono fatte carico dell'onere dell'accoglienza.
  Su un piano più generale, lo squilibrio redistributivo non interessa solo il Veneto e, per questo, il Ministro dell'interno, in unità di intenti con l'ANCI, ha recentemente condiviso un piano nazionale di Pag. 75distribuzione dei richiedenti asilo, che consentirà una distribuzione più equilibrata e sostenibile tra diverse realtà locali, grazie alla definizione di un numero di presenze rapportato alla popolazione residente, con correttivi per piccoli comuni e città metropolitane.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare, per due minuti.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Ministra, con il collega Rampelli, che ci ha appena raggiunto, noi abbiamo visitato quei luoghi, siamo stati dentro a questi cosiddetti hub, abbiamo parlato con le persone che, purtroppo – devo dire –, li frequentano, perché sono situazioni lager. Abbiamo visto delle tensostrutture, dove probabilmente nel mese di luglio o agosto si sfiorano i 40 gradi sotto la plastica di quei tendoni, con circa 200, 300, 400, posti letto.
  Il Governo italiano deve fare di più nei confronti dell'immigrazione, deve fare meglio nei confronti di questo cosiddetto esodo di massa. Non ci bastano queste rassicurazioni, Ministro, perché lei ha parlato di ulteriori 150, 200, 300 trasferimenti, ma probabilmente dovrebbe visitare quelle zone per poter capire che, anche qualora restassero 1.000 richiedenti asilo, tra Cona, Agna e Bagnoli di Sopra, ebbene, gli abitanti italiani sono in numero inferiore rispetto al numero di mille.
  Dopodiché, che gli altri comuni veneti non si rendano disponibili a quella che una volta il Ministro Alfano, in modo fallace e decadente, è andato a descrivere come cosiddetta accoglienza diffusa (accoglienza diffusa che ha fallito fondamentalmente, se è vero quanto lei ha appena citato), allora il problema non va a risolversi trasferendo qualche decina o qualche centinaio di migranti o richiedenti asilo (ben pochi i richiedenti asilo effettivi o che rientrano nello stato giuridico di richiedenti asilo, se i dati del Ministero dell'Interno, mese dopo mese, sono aggiornati nel sito del Ministero stesso); il problema non si risolve.
  Le ricordo soltanto un particolare, Ministra, Governo e Presidente: che il procuratore aggiunto di Venezia, il dottor Nordio, in una recente intervista, ha detto – lo cito – che «non esclude infiltrazioni di stampo terroristico entro queste migliaia di persone». E, se non abbiamo letto male l'intervista, già venti persone all'interno di questo cosiddetto hub sono attenzionate, non indagate, ma attenzionate. Io penso, Ministra, che questo nuovo ennesimo Esecutivo serve che faccia qualcosa di importante, faccia qualcosa di virtuoso, faccia qualcosa anche in termini di politica estera, non tanto per andare a trasferire qualche decina di persone su e giù per l'Italia, ma per affrontare degnamente un problema che sta diventando per i cittadini italiani un vero massacro.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Prima di sospendere la seduta, saluto studenti e insegnanti dell'Istituto «Carlo Cattaneo» di San Miniato, in provincia di Pisa, che hanno assistito ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
   A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà dopo il termine della seduta del Parlamento in seduta comune, con la lettura dell'esito della Capigruppo, gli interventi di fine seduta e la lettura dell'ordine del giorno della prossima seduta dell'Assemblea di Montecitorio.

  La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 19,25.

Interventi di fine seduta.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Abbiamo degli interventi di fine seduta. L'onorevole Duranti non c’è, quindi si intende che abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Grazie Presidente. Intervengo per mettere a conoscenza l'Aula che in questi giorni, dalla ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia, Pag. 76molte scuole della città di Palermo e della provincia si trovano in uno stato di emergenza freddo.
  Oggi solo in quelle che mi sono state segnalate in condizioni di emergenza, per cui appunto l'impianto di riscaldamento non era funzionante, i bambini – perché si tratta sia di scuole elementari, che di medie, ma anche di scuole superiori – sono stati costretti a fare lezione in aule gelide, con coperte di lana e borse di acqua calda.
  Questa è, appunto, una situazione emergenziale. Il sindaco ovviamente non ha dato una soluzione, ha detto che i fondi non ci sono, che non sono disponibili. E questo è ancora più grave, se si pensa che la legge di stabilità per il 2016 aveva stanziato 500 milioni finalizzati alla realizzazione di interventi urgenti per la rigenerazione delle aree urbane degradate, anche con riferimento all'adeguamento delle infrastrutture dedicate ai servizi sociali, culturali, educativi e didattici, quindi proprio finalizzati anche all'efficientamento energetico negli istituti scolastici delle periferie.
  Purtroppo, la città di Palermo e Palermo città metropolitana non si sono aggiudicate dei finanziamenti. I progetti non sono stati considerati competitivi. A questo si aggiunge, però, la beffa, perché quando il sindaco Orlando – che dice di saper fare il sindaco – sostiene che non ci sono fondi e poi ci si accorge come vengono spesi annualmente 270 milioni di euro per le partecipate nel comune di Palermo, questa è una beffa, perché i bambini a scuola ci andranno, continueranno ad andare – se le scuole ovviamente non verranno chiuse per questo motivo – e patiranno il freddo durante le ore di lezione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Presidente, questo week-end sono stato bombardato di messaggi sul mio profilo Facebook, e-mail e telefonate da parte di cittadini e cittadine che mi chiedevano aiuto per l'emergenza freddo e neve, che ha colpito soprattutto il Sud Italia. Molti canili si sono trovati impreparati a fronteggiare questa ondata di maltempo, poiché la maggior parte di tali strutture non è assolutamente a norma: molte sono fatiscenti, e alcune non hanno neanche le autorizzazioni sanitarie previste per legge. Molti di questi canili sono comunali, ma gestiti da privati: sono stati usati soldi pubblici per costruire strutture non a norma, e se ne stanno spendendo tanti altri per dare in appalto la vita di questi cani a soggetti privati, il cui unico interesse è il benessere del loro portafoglio, e non quello dei nostri amici a quattro zampe. Le scene riprese con tablet e smartphone sono di cani che muoiono tra il freddo, la neve e l'incuria, cani con le zampe congelate attaccate al terreno. Tutto questo è vergognoso: oltre a configurarsi il reato di maltrattamento degli animali, c’è anche il danno erariale; ma sembra che a nessuno interessi ! Io personalmente sto girando tutta l'Italia in questi canili che sono diventati delle carceri, in cui cani entrano da cuccioli, crescono e muoiono lì dentro. Siamo nel 2017, l'Italia dovrebbe essere un Paese civile; ma così non è, evidentemente: in Italia ci sono ancora questi problemi a causa dell'assenza di controlli. Ho presentato interrogazioni a cui non è stata data risposta, e sto usando il mio ruolo per dare voce a chi non ne ha; ma non sarebbe compito mio, bensì del Ministro della salute, che latita nel controllo e nell'applicazione della normativa sul benessere degli animali, lasciando morire i cani nel freddo di queste gabbie fatte per aumentare il conto in banca di persone senza scrupoli. Chiedo alla Presidenza di farsi portavoce di questo problema con il Ministero, perché a me sembra di combattere contro i mulini a vento. L'unica nota positiva è che almeno ci sono tanti volontari e volontarie che si adoperano per dare una vita migliore ai nostri amici a quattro zampe, e di questo dobbiamo solo ringraziarli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bernini. L'unica cosa che posso risponderle, avendo lei chiamato in causa la Presidenza, è che la Presidenza non può essere tramite dei rapporti tra i deputati e il Ministero, se non per le questioni strettamente istituzionali; però lei ha facoltà di portare avanti atti di sindacato ispettivo che interessino il Governo, e che lo invitino o costringano a dare risposte. La ringrazio in ogni caso.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo 16 gennaio – 3 febbraio e programma dei lavori dell'Assemblea per i mesi di febbraio e marzo 2017.

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretaria a dare lettura degli esiti della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che si è tenuta quest'oggi.
  ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge:
   A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo 16 gennaio – 3 febbraio 2017:
  Lunedì 16 gennaio (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali della relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle Mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 18);
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3258 e abbinate – Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata;
   Discussione sulle linee generali della mozione Fedriga ed altri n. 1-01231 concernente iniziative in materia di gestione dei flussi migratori, anche alla luce di recenti circolari del Ministero dell'interno;
  Martedì 17 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 18 e giovedì 19 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 gennaio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame della relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle Mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 18);
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3258 e abbinate – Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata;
   Seguito dell'esame della mozione Fedriga ed altri n. 1-01231 concernente iniziative in materia di gestione dei flussi migratori, anche alla luce di recenti circolari del Ministero dell'interno;
  Mercoledì 18 gennaio, alle ore 16,30, avranno luogo le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150

  Lunedì 23 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1178 – Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico;
   Discussione sulle linee generali della mozione Mantero ed altri n. 1-01463 concernente iniziative in relazione al fenomeno della resistenza agli antibiotici;
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4113 – Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Pag. 78Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival (approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
   Discussione sulle linee generali della mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 concernente iniziative in relazione ai quesiti referendari in materia di Jobs Act;
   Discussione sulle linee generali delle relazioni della Commissione d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro sull'attività svolta nel 2014 e nel 2015 (Doc. XXIII, n. 10) sull'attività svolta nel 2016 (Doc. XXIII, n. 23);

  Martedì 24, mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 gennaio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1178 – Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico;
   Seguito dell'esame della mozione Mantero ed altri n. 1-01463 concernente iniziative in relazione al fenomeno della resistenza agli antibiotici;
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4113 – Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival (approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
   Seguito dell'esame della mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 concernente iniziative in relazione ai quesiti referendari in materia di Jobs Act;
   Seguito dell'esame delle relazioni della Commissione d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro sull'attività svolta nel 2014 e nel 2015 (Doc. XXIII, n. 10) sull'attività svolta nel 2016 (Doc. XXIII, n. 23);

  Lunedì 30 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4200 – Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2017);
   Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
    proposta di legge n. 1142, 1432 e abbinate – Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari
    disegno di legge n. 3671-bis e abbinate – Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza.

  Martedì 31 gennaio, mercoledì 1o e giovedì 2 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 febbraio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4200 – Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2017);
   Seguito dell'esame dei progetti di legge:
    proposta di legge n. 1142, 1432 e abbinate – Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari
    disegno di legge n. 3671-bis e abbinate – Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza.

Pag. 79
  PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretaria a dare lettura degli esiti della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che si è tenuta quest'oggi.
  ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge:
   A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo 16 gennaio – 3 febbraio 2017:
  Lunedì 16 gennaio (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali della relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle Mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 18);
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3258 e abbinate – Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata;
   Discussione sulle linee generali della mozione Fedriga ed altri n. 1-01231 concernente iniziative in materia di gestione dei flussi migratori, anche alla luce di recenti circolari del Ministero dell'interno;

  Martedì 17 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 18 e giovedì 19 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 gennaio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame della relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle Mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 18);
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3258 e abbinate – Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata;
   Seguito dell'esame della mozione Fedriga ed altri n. 1-01231 concernente iniziative in materia di gestione dei flussi migratori, anche alla luce di recenti circolari del Ministero dell'interno;
  Mercoledì 18 gennaio, alle ore 16,30, avranno luogo le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150

  Lunedì 23 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1178 – Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico;
   Discussione sulle linee generali della mozione Mantero ed altri n. 1-01463 concernente iniziative in relazione al fenomeno della resistenza agli antibiotici;
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4113 – Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Pag. 78Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival (approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
   Discussione sulle linee generali della mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 concernente iniziative in relazione ai quesiti referendari in materia di Jobs Act;
   Discussione sulle linee generali delle relazioni della Commissione d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro sull'attività svolta nel 2014 e nel 2015 (Doc. XXIII, n. 10) sull'attività svolta nel 2016 (Doc. XXIII, n. 23);

  Martedì 24, mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 gennaio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1178 – Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico;
   Seguito dell'esame della mozione Mantero ed altri n. 1-01463 concernente iniziative in relazione al fenomeno della resistenza agli antibiotici;
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4113 – Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival (approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
   Seguito dell'esame della mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 concernente iniziative in relazione ai quesiti referendari in materia di Jobs Act;
   Seguito dell'esame delle relazioni della Commissione d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro sull'attività svolta nel 2014 e nel 2015 (Doc. XXIII, n. 10) sull'attività svolta nel 2016 (Doc. XXIII, n. 23);

  Lunedì 30 gennaio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4200 – Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2017);
   Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
    proposta di legge n. 1142, 1432 e abbinate – Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari
    disegno di legge n. 3671-bis e abbinate – Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza.

  Martedì 31 gennaio, mercoledì 1o e giovedì 2 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 febbraio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4200 – Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2017);
   Seguito dell'esame dei progetti di legge:
    proposta di legge n. 1142, 1432 e abbinate – Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari
    disegno di legge n. 3671-bis e abbinate – Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza.

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Testo sostituito con errata corrige volante   Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).
  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
  Nel corso del mese di gennaio, d'intesa con il Senato, potranno essere convocate ulteriori riunioni del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale e per l'elezione dei 45 giudici aggregati.
  La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 1178, 4113, 1142 e 1432 e abbinate e 3671-bis e abbinate l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.
  Comunico che è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del Regolamento, il programma dei lavori per i mesi di febbraio e di marzo 2017.
  Febbraio
  Esame dei disegni di legge:
   S. 2629 – Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 21 febbraio 2017);
   S. 2630 – Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante proroga e definizione di termini (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 28 febbraio 2017);
   Esame della proposta di legge n. 3500 – Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia;
   Esame della proposta di legge d'iniziativa popolare n. 2 – Trattati internazionali, basi e servitù militari;
   Esame Mozioni Bergamini ed altri n. 1-01249 e Colletti ed altri n. 1-00239 concernenti iniziative volte ad agevolare il trasferimento di detenuti stranieri nei Paesi d'origine Esame dei progetti di legge:
    disegno di legge S. 2224 – Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario (ove trasmesso dal Senato);
    proposta di legge n. 3772 e abbinate – Modifiche al codice civile, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani di crimini domestici;
    proposta di legge n. 3113 – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale;
    disegno di legge n. 4135 – Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
    proposta di legge n. 3666 e abbinate – Disposizioni concernenti la comunicazione e la diffusione delle competenze di base necessarie per la gestione del risparmio privato nonché istituzione di un'Agenzia nazionale per la loro promozione;
   proposta di legge n. 3558 – Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista;Pag. 80
   proposta di legge S. 624 e abbinate – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla crisi del sistema creditizio (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

  Marzo
  Esame dei progetti di legge:
   disegno di legge S. 2085 – Legge annuale per il mercato e la concorrenza (collegato alla manovra di finanza pubblica) (approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato);
   disegno di legge S. 2067 – Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena (approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato);
   proposta di legge S. 2272 – Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale (approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato);
   proposta di legge S. 2308 – Disposizioni per l'introduzione di un sistema di tracciabilità dei prodotti finalizzato alla tutela del consumatore (approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato);
   Esame della proposta di inchiesta parlamentare – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 68).
  Esame delle proposte di legge:
   n. 1742 – Modifica all'articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari (ove concluso dalla Commissione);
   n. 2188 e abbinate – Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici (approvato dal Senato);
   n. 3868 e abbinate – Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (approvato dal Senato);
   Esame della proposta di inchiesta parlamentare – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'espulsione e sul rimpatrio della moglie e della figlia di un dissidente kazako (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 12).
  Esame delle proposte di legge:
   n. 338, 521 e abbinate – Interventi per il settore ittico;
   n. 1063 – Disposizioni concernenti la determinazione e il risarcimento del danno non patrimoniale;
   n. 915 e 1202 – Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, nonché distacco del comune di Sant'Agata Feltria dalla provincia di Rimini e sua aggregazione alla provincia di Forlì-Cesena, ai sensi dell'articolo 133, primo comma, della Costituzione.
  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).
  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
  Nel corso del mese di gennaio, d'intesa con il Senato, potranno essere convocate ulteriori riunioni del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale e per l'elezione dei 45 giudici aggregati.
  La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 1178, 4113, 1142 e 1432 e abbinate e 3671-bis e abbinate l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.
  Comunico che è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del Regolamento, il programma dei lavori per i mesi di febbraio e di marzo 2017.

  Febbraio
  Esame dei disegni di legge:
   S. 2629 – Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 21 febbraio 2017);
   S. 2630 – Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante proroga e definizione di termini (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 28 febbraio 2017);
   Esame della proposta di legge n. 3500 – Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia;
   Esame della proposta di legge d'iniziativa popolare n. 2 – Trattati internazionali, basi e servitù militari;
   Esame Mozioni Bergamini ed altri n. 1-01249 e Colletti ed altri n. 1-00239 concernenti iniziative volte ad agevolare il trasferimento di detenuti stranieri nei Paesi d'origine Esame dei progetti di legge:
    disegno di legge S. 2224 – Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario (ove trasmesso dal Senato);
    proposta di legge n. 3772 e abbinate – Modifiche al codice civile, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani di crimini domestici;
    proposta di legge n. 3113 – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale;
    disegno di legge n. 4135 – Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
    proposta di legge n. 3666 e abbinate – Disposizioni concernenti la comunicazione e la diffusione delle competenze di base necessarie per la gestione del risparmio privato nonché istituzione di un'Agenzia nazionale per la loro promozione;
   proposta di legge n. 3558 – Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista;Pag. 80
   proposta di legge S. 624 e abbinate – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla crisi del sistema creditizio (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

  Marzo
  Esame dei progetti di legge:
   disegno di legge S. 2085 – Legge annuale per il mercato e la concorrenza (collegato alla manovra di finanza pubblica) (approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato);
   disegno di legge S. 2067 – Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
   proposta di legge S. 2272 – Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale (approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato);
   proposta di legge S. 2308 – Disposizioni per l'introduzione di un sistema di tracciabilità dei prodotti finalizzato alla tutela del consumatore (approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato);
   Esame della proposta di inchiesta parlamentare – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 68).
  Esame delle proposte di legge:
   n. 1742 – Modifica all'articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari (ove concluso dalla Commissione);
   n. 2188 e abbinate – Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici (approvato dal Senato);
   n. 3868 e abbinate – Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (approvato dal Senato);
   Esame della proposta di inchiesta parlamentare – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'espulsione e sul rimpatrio della moglie e della figlia di un dissidente kazako (ove concluso dalla Commissione) (Doc. XXII, n. 12).
  Esame delle proposte di legge:
   n. 338, 521 e abbinate – Interventi per il settore ittico;
   n. 1063 – Disposizioni concernenti la determinazione e il risarcimento del danno non patrimoniale;
   n. 915 e 1202 – Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, nonché distacco del comune di Sant'Agata Feltria dalla provincia di Rimini e sua aggregazione alla provincia di Forlì-Cesena, ai sensi dell'articolo 133, primo comma, della Costituzione.

Testo sostituito con errata corrige volante   Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti inoltre eventuali progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.   Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti inoltre eventuali progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

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Composizione della delegazione della Camera dei deputati presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge:
   Comunico che, a seguito di quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la delegazione della Camera dei deputati presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sarà formata, nella sessione annuale del 2017, dai componenti attualmente in carica.
  Ricordo che la delegazione è composta dai seguenti deputati:
    membri effettivi: Anna Ascani, Deborah Bergamini, Elena Centemero, Manlio Di Stefano, Florian Kronbichler, Michele Nicoletti, Lia Quartapelle Procopio, Andrea Rigoni, Milena Santerini; membri supplenti: Ferdinando Aiello, Tamara Blazina, Khalid Chaouki, Eleonora Cimbro, Luca D'Alessandro, Giuseppe Galati, Adriana Galgano, Maria Edera Spadoni, Sandra Zampa.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 13 gennaio 2017, alle 9,30:
  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: DANIEL ALFREIDER (A.C. 56-A) E MASSIMO PARISI (A.C. 56-A).

  DANIEL ALFREIDER (Dichiarazione di voto finale – A.C. 56-A) L'approvazione di questa proposta di legge rappresenta un passo importante e fondamentale per la comunità ladina, e ringrazio il Parlamento intero perché ci aiuterà anche nelle prossime sfide dell'intera comunità ladina.
  Un grazie da parte di tutti noi ladini a tutti voi, giulan !

  MASSIMO PARISI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 56-A). Presidente, membri del Governo, colleghi.
  Il provvedimento introduce disposizioni volte a garantire la rappresentanza a promuovere la tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano.
  Sulla proposta di legge costituzionale sono stati acquisiti i pareri del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, espresso in data 18 luglio 2016, quelli del Consiglio della Provincia autonoma di Trento e del Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano, entrambi espressi in data 5 aprile 2016.
  La proposta porta all'attenzione del Parlamento le aspettative e le rivendicazioni della piena parità di rappresentanza che i cittadini appartenenti al gruppo linguistico ladino della Provincia di Bolzano richiedono e rivendicano come compimento della progressiva parificazione dei tre gruppi linguistici che ha già ispirato le riforme statutarie del 1971 e del 2001.
  C’è da ricordare che i ladini sono una minoranza linguistica situata nel cuore delle Dolomiti, suddivisa in due Regioni e in tre province contigue. Oltre ai ladini di Bolzano (Val Badia e Val Gardena) cui è dedicata questa proposta di legge, vanno ricordate le comunità ladine della provincia di Trento (Val di Fassa) e della provincia di Belluno. Comunità, queste ultime due, per le quali il provvedimento in esame non prevede nuove tutele.
  Dal 1511 e fino alla prima guerra mondiale i ladini erano riuniti nel Tirolo sotto l'Impero austro-ungarico. A seguito del trattato di pace con cui il Tirolo meridionale (Südtirol) fu annesso all'Italia, i ladini passarono sotto la sovranità italiana. Nel censimento del 1921 gli abitanti poterono dichiararsi Ladini, ma con l'avvento del regime fascista la minoranza Pag. 82ladina fu oppressa e divisa nelle tre diverse province appena richiamate.
  Con l'avvento della Repubblica, le popolazioni ladine delle province di Trenta e di Bolzano hanno trovato nell'autonomia speciale del Trentino-Alto Adige il riconoscimento della loro natura di minoranza linguistica e, alla pari dei due gruppi maggiori, quello italiano e tedesco, le prerogative e le tutele che, nello statuto speciale, garantiscono la preservazione e la continuità della loro identità storica.
  Già lo statuto del 1948 fondava il riconoscimento delle tre minoranze sul principio di assoluta parità e assumeva la tutela specifica della minoranza ladina con l'obbligo dell'insegnamento scolastico nella lingua materna. Con lo statuto del 1972 la tutela delle tre identità di popolazione e di lingua raggiunge la pienezza che caratterizza oggi la loro convivenza nella regione Trentino-Alto Adige e, in particolar modo, nelle istituzioni e nella vita sociale della provincia autonoma di Bolzano.
  È stato quindi già fatto tanto per i ladini di Bolzano. E proprio in favore di questo gruppo linguistico si continua ad operare. Forse, colpevolmente, dimenticandosi dei ladini sparsi in altre province.
  Questo provvedimento elimina alcune disparità verso il gruppo linguistico ladino, tuttora esistenti nella Provincia autonoma di Bolzano dove la minoranza è corposa. Cito solo alcune innovazioni in questo senso positive: la possibilità di accedere come ladino alla carica di vicepresidente della giunta provinciale, l'ampliamento della rappresentanza ladina negli enti pubblici di rilevanza provinciale e il maggior peso dato a tale componente in fase di approvazione del bilancio.
  La proposta a cui oggi stiamo per dare il via libera si porterà dietro però inevitabili problemi. La popolazione ladina rischia di ritrovarsi più divisa e più diseguale per diritti e trattamento. I ladini di Bolzano, già più forti numericamente e per la qualità di tutela, avranno maggiori diritti mentre quelli presenti nelle province di Trento e Belluno continueranno ad avere le poche ed insufficienti garanzie loro riconosciute fino ad oggi.
  Si sarebbe potuto affrontare in maniera diversa il tema delle tutele in favore della minoranza linguistica ladina. Si sarebbe potuto immaginare un pacchetto di norme comprensivo della proposta ora in discussione ma anche di tutele per quei ladini che risiedono nelle province di Trento e Belluno. Non è stato fatto e ce ne rammarichiamo.
  La diversità è ricchezza da tutelare anche a livello costituzionale perché di una norma di tale rango stiamo parlando. Quella ladina è una minoranza forse numericamente esigua ma culturalmente significativa e deve essere tutelata nella sua interezza, ovunque essa risieda. Provincia di Bolzano, di Trento o di Belluno che sia. Per tale ragione Ala-Scelta civica oggi si asterrà su questa modifica allo Statuto speciale del Trentino-Alto Adige.

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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI
EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 1 il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 1 il deputato Pagano ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
   nelle votazioni nn. 2 e 3 il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni dalla n. 4 alla n. 6 il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 6 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
   nella votazione n. 9 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 12 il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
   nella votazione n. 15 il deputato Catanoso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 22 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 24 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 24 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 30 e 31 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 33 la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 33 i deputati Sarti, Ferraresi e Busto hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Dl 4200 - Quest. preg. 444 378 66 190 12 366 79 Resp.
2 Nom. Pdl 56-A - articolo prem. 01.051 452 452 227 75 377 78 Resp.
3 Nom. em. 1.51 457 456 1 229 140 316 77 Resp.
4 Nom. articolo 1 462 368 94 185 355 13 77 Appr.
5 Nom. em. 2.100 468 308 160 155 307 1 77 Appr.
6 Nom. articolo agg. 2.054 465 462 3 232 193 269 77 Resp.
7 Nom. articolo agg. 2.050 453 438 15 220 256 182 74 Appr.
8 Nom. articolo agg. 2.051 456 437 19 219 437 75 Appr.
9 Nom. em. 3.15 462 462 232 155 307 75 Resp.
10 Nom. articolo 3 462 279 183 140 279 75 Appr.
11 Nom. articolo agg. 3.051 466 454 12 228 69 385 74 Resp.
12 Nom. articolo agg. 3.052 459 371 88 186 69 302 75 Resp.
13 Nom. articolo agg. 3.050 464 459 5 230 265 194 74 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.15 465 342 123 172 73 269 74 Resp.
15 Nom. articolo 4 466 374 92 188 366 8 74 Appr.
16 Nom. articolo 5 465 386 79 194 385 1 74 Appr.
17 Nom. em. 6.1 464 442 22 222 61 381 75 Resp.
18 Nom. em. 6.50 463 457 6 229 69 388 75 Resp.
19 Nom. articolo 6 466 396 70 199 393 3 75 Appr.
20 Nom. em. 7.50 444 414 30 208 413 1 75 Appr.
21 Nom. articolo 8 439 375 64 188 375 74 Appr.
22 Nom. articolo agg. 8.050 444 423 21 212 129 294 73 Resp.
23 Nom. articolo agg. 8.057 437 436 1 219 132 304 73 Resp.
24 Nom. articolo agg. 8.052 439 427 12 214 158 269 73 Resp.
25 Nom. articolo agg. 8.053 435 432 3 217 167 265 73 Resp.
26 Nom. articolo agg. 8.051 438 294 144 148 294 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo agg. 8.054 434 419 15 210 156 263 73 Resp.
28 Nom. Mantenimento articolo 9 422 401 21 201 369 32 73 Appr.
29 Nom. em. 10.100 422 293 129 147 292 1 73 Appr.
30 Nom. articolo 10 420 288 132 145 287 1 73 Appr.
31 Nom. articolo 11 418 383 35 192 381 2 73 Appr.
32 Nom. Tit. 1 rif. 405 377 28 189 364 13 73 Appr.
33 Nom. Pdl 56-A - voto finale 387 270 117 136 270 74 Appr.