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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 7 luglio 2017

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 7 luglio 2017.

  Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Braga, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Capelli, Casero, Castiglione, Causin, Antimo Cesaro, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, Costantino, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fauttilli, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marcon, Migliore, Monaco, Orlando, Pes, Picchi, Pisicchio, Polverini, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rostan, Rughetti, Sanga, Sani, Scagliusi, Scalfarotto, Sereni, Tabacci, Terzoni, Tidei, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vignaroli.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 6 luglio 2017 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
  MAROTTA e SAMMARCO: «Modifica all'articolo 492 del codice di procedura penale, in materia di concentrazione del dibattimento» (4577);
  BERNARDO: «Introduzione dell'articolo 1-bis della legge 14 agosto 1991, n. 281, concernente l'accesso degli animali di affezione nei luoghi pubblici, nei pubblici esercizi e nelle strutture sanitarie» (4578);
  MALISANI: «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di affidamento e adozione di minori» (4579).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge GIGLI ed altri: «Disposizioni in materia di acquisto di veicoli di servizio elettrici da parte delle pubbliche amministrazioni» (4083) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Mannino.

Modifica del titolo di proposte di legge.

  La proposta di legge n. 4502, d'iniziativa dei deputati VIGNAROLI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Incentivi per favorire la diffusione dei prodotti derivanti da materiale post-consumo a base plastica (plasmix e scarti non pericolosi dei processi di selezione e di recupero), nonché disposizioni concernenti la realizzazione dei veicoli».

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 6 luglio 2017, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione relativa alla situazione della politica comune della pesca e alla consultazione sulle possibilità di pesca per il 2018 (COM(2017) 368 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Relazione della Commissione – Controllo dell'applicazione del diritto dell'Unione europea – Relazione annuale 2016 (COM(2017) 370 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico.

  Il Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, con lettera in data 3 luglio 2017, ha trasmesso la relazione riguardante lo stato di utilizzo e di integrazione degli impianti di produzione alimentati dalle fonti rinnovabili e degli impianti di cogenerazione ad alto rendimento, riferita all'anno 2016.

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente) e alla X Commissione (Attività produttive).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza volte ad una più efficace tutela delle vittime del reato di stalking, anche alla luce della tragica vicenda della dottoressa uccisa a Val Vibrata di Sant'Omero, in provincia di Teramo – 2-01870

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   Ester Pasqualoni, un'oncologa dell'ospedale Val Vibrata di Sant'Omero, in provincia di Teramo è stata uccisa nei giorni scorsi davanti all'ospedale, alla fine del suo turno di lavoro;
   stava andando verso la sua auto quando è stata aggredita dal killer, fuggito poi secondo alcuni testimoni a bordo di un'auto;
   l'aggressione è stata feroce: «L'hanno sgozzata, uno spettacolo straziante» hanno raccontato i colleghi accorsi attorno al corpo a terra;
   la dottoressa ha lasciato due figli di 14 e 16 anni;
   ad aspettarla, con in mano una roncola, c'era il suo assassino. Un delitto premeditato, compiuto lucidamente: nessuno ha potuto aiutare il medico che prima di finire a terra in una pozza di sangue, ha chiesto aiuto;
   il suo presunto omicida, Enrico Di Luca è stato trovato suicida: negli ultimi anni la vittima lo aveva denunciato due volte, poiché la perseguitava dopo averla conosciuta perché parente di un paziente della dottoressa Pasqualoni, per stalking;
   l'uomo, dice un'amica, la perseguitava «da diversi anni», la «osservava e seguiva, sempre e dappertutto. Si era intrufolato nella sua vita non sappiamo neanche come, con artifici e raggiri. Non era un suo ex, non avevano niente a che fare, era solo ossessionato da lei»;
   Ester da tempo aveva paura tanto che quasi mai, terminato il turno di lavoro, usciva dall'ospedale da sola. Alla macchina si faceva accompagnare sempre da qualcuno. Su Facebook aveva rimosso tutte le sue foto e pare vivesse in uno stato costante di angoscia;
   le denunce effettuate, però, a quanto si apprende dalla stampa, erano state archiviate;
   al fine di assicurare una più adeguata protezione alla vittima del reato, in seguito all'introduzione del reato di atti persecutori, il legislatore ha ravvisato l'opportunità di ampliare lo spettro delle misure cautelari coercitive, inserendo la nuova misura del «divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa» (articolo 282-ter c.p.p.), misura che pare sia stata prevista per il De Luca, ma in breve revocata;
   in questi casi occorrerebbe altresì garantire la formazione specifica, interdisciplinare e capillare del personale di presidio e della magistratura inquirente; la creazione di nuclei specializzati sia presso gli organi di polizia che presso gli uffici giudiziari soprattutto di procura; sulla base delle buone prassi già sperimentate, la definizione di linee guida o protocolli d'indagine e di azione da applicarsi sull'intero territorio nazionale al fine di rendere effettiva, omogenea, efficace e tempestiva la tutela preventiva delle vittime e la repressione dei reati di stalking e di violenza di genere anche alla luce della gravità e della rilevanza del fenomeno; l'attivazione di un registro elettronico delle denunce per stalking e violenza di genere effettuate presso la polizia giudiziaria, che vada a confluire in una banca dati in rete accessibile in tempo reale da parte degli operatori coinvolti (forze di polizia e magistratura), presso il Ministero della giustizia e il Ministero dell'interno, al fine di garantire un adeguato monitoraggio delle iniziative e dei tempi di intervento a tutela della vittime, nonché per proporre azioni positive correttive o integrative ed eventualmente, ove necessario, integrazioni di organico o dotazioni di mezzi –:
   se i Ministri interpellati non ritengano, anche in considerazione dei fatti esposti, di dover assumere ogni iniziativa di competenza per far piena luce sulla sostanziale inattività delle istituzioni nei confronti delle denunce fatte dalla donna che in seguito è stata barbaramente uccisa e se non considerino opportuno quanto urgente mettere in campo tutte le iniziative necessarie, quali quelle indicate in premessa, per evitare il ripetersi di tali episodi.
(2-01870) «Fabbri, Ferranti, Ermini, D'Ottavio, Gnecchi, Di Salvo, Marchi, Montroni, Pagani, Morani, Casellato, Lenzi, Patrizia Maestri, Giacobbe, Paola Boldrini, Malisani, Giovanna Sanna, Ferrari, Mariani, Braga, Incerti, Bargero, Fanucci, De Maria, Pollastrini, Cinzia Maria Fontana, Ghizzoni, Giuliani, Carnevali, Cenni, Lattuca, Gasparini, Nardi, Giuditta Pini».


Iniziative volte alla concessione della ricompensa al valore civile in favore dell'avvocato Paladino, deceduto nel 2013 a Palinuro mentre prestava soccorso ad alcuni bagnanti – 2-01846

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   l'11 agosto 2013 l'avvocato Giuseppe Paladino si recava con la famiglia a Palinuro (Salerno) per trascorrere una tranquilla domenica al mare;
   giunto sulla celebre spiaggia delle Saline nel comune di Centola (Salerno) si accorgeva che, nonostante la bandiera rossa segnalasse il divieto di balneazione, un ragazzo ed una ragazza, entrambi giovanissimi, erano entrati in acqua e trascinati a largo dalle correnti non riuscivano più a tornare a riva ostacolati dalle altissime onde;
   senza esitare un attimo l'avvocato Paladino si tuffava riuscendo a portare in salvo la ragazza;
   immersosi nuovamente tentava di raggiungere anche il ragazzo ma, colto da improvviso malore, era costretto a fermarsi a metà percorso;
   lanciato l'allarme dai bagnanti che assistevano alla drammatica scena, numerosi soccorritori, bagnini e volontari, tentavano di salvare il valoroso professionista che, oramai non più cosciente, affondava e riaffiorava tra i flutti violenti di un mare sempre più agitato;
   trasportato a fatica in spiaggia, all'avvocato Paladino veniva praticato il massaggio cardiaco, in attesa dei sanitari del 118, ma, dopo qualche minuto, spirava per asfissia da annegamento;
   il drammatico evento ha suscitato da subito unanime apprezzamento e commossa ammirazione nella pubblica opinione, ricevendo vasta eco nell'informazione radio-televisiva e della carta stampata;
   il gesto coraggioso compiuto dall'avvocato Paladino che non ha esitato a rischiare la propria vita fino al sacrificio estremo, pur di trarre in salvo due persone, a lui sconosciute, che versavano in una condizione di grave ed imminente pericolo, costituisce una nobile espressione di altruismo ed una altissima manifestazione di straordinario spirito civico;
   sussistendone a pieno i presupposti e le condizioni il comune di Centola (Salerno), nel cui territorio i fatti sono avvenuti, con delibera di giunta comunale n.  143 del 28 agosto 2013 ed il comune di Sala Consilina (Salerno), quale luogo di residenza del compianto avvocato Paladino, con delibera di consiglio comunale n. 19 del 9 ottobre 2013, chiedevano la concessione di ricompensa al valore civile ai sensi degli articoli 1 e seguenti, della legge 2 gennaio 1958, n.  13;
   a distanza di oltre tre anni dalla formulazione della indicata proposta, inoltrata alla prefettura di Salerno, non risulta intervenuta alcuna determinazione conclusiva del procedimento –:
   se intenda attivarsi in merito alla vicenda esposta in premessa e intraprendere le opportune iniziative di competenza per la concessione della ricompensa al valore civile in favore del compianto avvocato Paladino.
(2-01846) «Sarro, Occhiuto».


Iniziative volte a favorire politiche di inclusione e integrazione tra richiedenti asilo e comunità locali, anche alla luce dell'esperienza del CAS «la Vincenziana» di Magenta – 2-01861

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, la sera di martedì 20 giugno 2017, avrebbe dovuto svolgersi presso il Centro di accoglienza straordinario (CAS) «la Vincenziana» di Magenta un'iniziativa culturale e di festa promossa da alcune associazioni del territorio e patrocinata dall'amministrazione comunale allo scopo di coinvolgere la cittadinanza sui temi dell'accoglienza, integrazione ed inclusione. Questa non si è potuta tenere presso la struttura che da due anni ospita i richiedenti asilo, in quanto la prefettura di Milano ha negato alla cooperativa che gestisce il CAS i permessi necessari, obbligando gli organizzatori a trovare in tempi rapidi un'altra sede nelle strutture parrocchiali;
   si porta a conoscenza del Ministro che già nei mesi scorsi, espletati gli adempimenti burocratici previsti dalla legge e dai regolamenti d'istituto, la predetta cooperativa e alcuni studenti del liceo «S. Quasimodo» di Magenta hanno svolto, all'interno del CAS (solo negli ambienti comuni destinati alla formazione) attività di alfabetizzazione e di educazione multiculturale con i giovani ospiti richiedenti asilo. È doveroso puntualizzare che il fine di integrazione del progetto perseguito dalla scuola e dalla cooperativa non può essere messo a confronto con quello d'iniziative aventi uno scopo essenzialmente ispettivo. È altresì importante informare il Ministro che, senza un intervento chiarificatore sul tema, difficilmente potranno essere attivati nei locali del CAS, nell'ambito del percorso di Alternanza scuola-lavoro, i progetti di alfabetizzazione, che gli studenti vorrebbero avviare già dal prossimo anno scolastico;
   si fa presente in fine, che l'Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) ha attivato proprio in occasione della Giornata mondiale del rifugiato la campagna «WithRefugees» con l'intento di rafforzare l'incontro tra comunità locali, rifugiati e richiedenti asilo al fine di promuovere la conoscenza reciproca, a cui si lega, in piena sintonia, l'iniziativa in questione –:
   se sia nelle intenzioni del Ministro interpellato intervenire presso le prefetture al fine di semplificare le procedure di autorizzazione legate ad attività promosse in collaborazione tra i gestori del CAS e la società civile, per garantire e incentivare iniziative nelle sedi di accoglienza come quella descritta in premessa al fine di favorire le politiche di inclusione e integrazione tra richiedenti asilo e comunità locali.
(2-01861) «Prina, Cova, Casati, Gasparini, Cinzia Maria Fontana».


Iniziative volte a favorire la compensazione del minor gettito derivante ai comuni dalla riduzione delle imposte IMU, TARI e TASI per gli iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) – 2-01864

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   a decorrere dal 2015, il decreto-legge 28 marzo 2014, n.  47, convertito dalla legge 23 maggio 2014, n.  80, all'articolo 19-bis, comma 1, ha assimilato all'abitazione principale, ai fini dell'esenzione dal pagamento dell'IMU, «una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso»;
   il comma 2 dello stesso articolo ha previsto che sulla medesima unità immobiliare le imposte comunali Tari e Tasi siano applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi;
   la legge ha previsto, a compensazione per i comuni dell'applicazione in misura ridotta delle imposte comunali Imu, Tari e Tasi sulle categorie di immobili richiamate ai precedenti punti, il riparto di un contributo pari a 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015;
   con decreto del direttore centrale della finanza locale del dipartimento per gli affari interni e territoriali del 19 giugno 2017 il Ministero dell'interno, in attuazione alle sopracitate disposizioni di legge, ha disposto il riparto tra i comuni del contributo complessivo di 6 milioni di euro a ristoro degli effetti diretti ed indiretti dei minori gettiti di Imu, Tari e Tasi sulle unità immobiliari ubicate nei relativi ambiti territoriali e possedute a titolo di proprietà o di usufrutto dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza;
   numerosi comuni, ed in particolare quelli della fascia appenninica e montana che, più di altri, sono stati protagonisti nei decenni passati del fenomeno dell'emigrazione all'estero, si sono visti corrisposti, tra l'altro con due anni di ritardo, contributi largamente inferiori alle attese e certamente insufficienti rispetto al minor gettito fiscale conseguente alle disposizioni di legge;
   la situazione è tale da aver messo diversi comuni, soprattutto quelli più piccoli e di montagna, in grave difficoltà tanto da paventare, per alcuni di essi, il rischio di dissesto finanziario in ragione della mancata compensazione da parte dello Stato;
   emblematico è il caso del comune di Bardi, in provincia di Parma, nel quale risiedono 2185 abitanti dei quali 1517 iscritti all'AIRE. Il minor gettito per questo comune, tra Imu e Tari, a quanto consta agli interpellanti, supera i 120.000 euro all'anno, mentre il Ministero dell'interno ha previsto un ristoro di appena 11.407 euro –:
   se i Ministri interpellati siano a conoscenza della situazione sopradescritta e se non ritengano necessario farsi promotori di un'iniziativa volta a prevedere un urgente stanziamento integrativo che consenta di compensare integralmente i comuni del minor gettito conseguente all'entrata in vigore della legge di conversione 23 maggio 2014, n.  80.
(2-01864) «Romanini, Patrizia Maestri, Vazio, Rossi, Lattuca, Zan, Guerra, Giacobbe, Bolognesi, Incerti, Palladino, Senaldi, Venittelli, Gasparini, Galperti, Ghizzoni, Taricco, Terrosi, Donati, Zanin, Tentori, Tidei, Antezza, Dallai, Nardi, Gadda, Giuseppe Guerini, Amoddio, Burtone, Gandolfi, Fanucci, Rocchi, Iori, Giulietti, Marco Di Maio, Albanella, Garavini, Lenzi, Amato, Prina, Capozzolo, Fedi, Arlotti, Iacono, Fragomeli, Mauri».


Iniziative volte a valorizzare le infrastrutture portuali della Sicilia, con particolare riferimento al porto di Augusta, nell'ambito del circuito marittimo della cosiddetta «via della seta» – 2-01833

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   l'area dello zoccolo della Sicilia sudorientale ha tutte le caratteristiche per rappresentare la piattaforma energetica e logistica del Mediterraneo al servizio dell'economia nazionale e continentale;
   la particolare proiezione dell'isola all'interno del mare Mediterraneo ne amplifica e potenzia il ruolo, anche in conseguenza dell'espandersi del traffico delle merci a livello globale;
   l'interesse al potenziamento infrastrutturale di quest'area, anche a seguito dell'ampliamento del canale di Suez, dovrebbe crescere con il rilancio della «via della seta»;
   i rappresentanti del Governo della Cina hanno recentemente incontrato il Governo nazionale che, a quanto si apprende da note di stampa, invece di indicare nel porto di Augusta la logica sede principale per il traffico delle merci ha segnalato per tale ruolo le portualità di Genova, Trieste e Venezia, a giudizio degli interpellanti mortificando il sistema portuale-marittimo siciliano e con esso le imprese e i lavoratori interessati, vanificando una concreta possibilità di sviluppo economico ed occupazionale e rendendo evidente una certa disinformazione sulle caratteristiche geografiche dell'Italia e dell'Europa;
   il Governo italiano ha annunziato lo stanziamento di un miliardo di euro a favore del porto di Genova indicato come uno dei terminali della cosiddetta via della seta;
   le navi portacontainer che escono dal canale di Suez provenienti dall'Asia si trovano davanti naturalmente le coste della Sicilia orientale e il porto di Augusta in particolare;
   il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, ha dichiarato alla stampa che nessuno, Governo nazionale e siciliano, ha parlato del porto di Augusta proponendolo come naturale approdo della cosiddetta via della seta e dei nuovi traffici merci del Mediterraneo;
   agli interpellanti appare incomprensibile e gravissimo il clamoroso ostracismo nei confronti del porto di Augusta e dell'intera Sicilia orientale, poiché naturalmente dovrebbero rappresentare per il Governo italiano il punto di riferimento principale da valorizzare per i traffici del Mediterraneo e del Canale di Suez;
   il porto di Augusta, in sinergia con Catania e l'intera portualità della Sicilia orientale, mantiene tutti i servizi, gli spazi, le banchine, i fondali, le strutture e le infrastrutture adeguate a gestire tale traffico che possono essere ulteriormente potenziati con mirati interventi e investimenti;
   la cancellazione del porto di Augusta è un atto di incomprensibile miopia economica che sembra rispondere alla geografia politica e non alla logica del mercato e dello sviluppo;
   il Governo nazionale, in stretta sinergia con quello siciliano, ha sferrato un durissimo e inopinato attacco al porto di Augusta «scippandolo» del ruolo di guida della nuova autorità portuale di sistema –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di questa incresciosa situazione e se non intenda porvi rimedio indicando nel porto di Augusta e nella Sicilia orientale la piattaforma logistica portuale e marittima principale per i nuovi traffici, per la cosiddetta via della seta e per quanto transiterà dal canale di Suez;
   se non ritenga, allo scopo, di assumere iniziative per potenziare ulteriormente gli scali portuali siciliani e quello di Augusta in particolare.
(2-01833) «Zappulla, Laforgia».


Iniziative per favorire la realizzazione dell’hub portuale di Venezia, anche ricorrendo a forme di cofinanziamento privato – 2-01847

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   sussistono tutti i presupposti normativi, procedimentali e contrattuali per procedere alla realizzazione dell’hub portuale di Venezia (sistema portuale offshore-onshore) che è anche il sistema di accesso permanente al porto, previsto come opera complementare al Mose fin dalla delibera 3 aprile 003 del Comitato ex articolo 4 della legge n.  798 del 1984, in quanto:
    l'articolo 1, comma 186, della legge 24 dicembre 2012, n.  228 (legge di stabilità) ha autorizzato «l'avvio delle attività finalizzate alla realizzazione di una piattaforma d'altura davanti al porto di Venezia» trasferendo all'autorità portuale di Venezia 5 milioni di euro per l'anno 2013 e 95 milioni di euro per il 2015, finanziamento riconfermato da tutte le leggi di stabilità successive;
    il progetto preliminare «Piattaforma d'altura al Porto di Venezia e Terminal Container Montesyndial» ha raggiunto la piena maturità amministrativa (parere favorevole di compatibilità ambientale – VIAS – espresso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota n.  1320/2013; con decreto del 21 aprile 2014 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha disposto l'ampliamento della circoscrizione territoriale del Porto di Venezia, includendo la piattaforma d'altura; nel 2014 la conferenza di servizi si è conclusa positivamente; nel 2015 la regione Veneto con delibera di giunta n.  1678 ha formalizzato il decreto di localizzazione) ed è stato trasmesso dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Cipe per l'approvazione e prescrizioni fin dal 9 agosto 2016, mentre è attualmente in corsa la progettazione definitiva, aggiudicata con gara internazionale al gruppo italo-cinese 4C3, guidato da China Communication Construction Company Group;
   il China Communication Construction Company Group ha reso nota la sua disponibilità a partecipare alla realizzazione del progetto in questione aderendo a qualunque forma di PPP (partenariato pubblico privato) nelle forme che il Governo italiano vorrà prevedere;
   il 25 novembre 2016 il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore e il sindaco di Venezia hanno firmato il «Patto per lo sviluppo della città di Venezia» che recepisce il progetto Venice OffShoreOnShore Port System, anche al fine di «progettare in sinergia con gli altri porti del Mare Adriatico, un sistema portuale in grado di competere con i Porti del Mare del Nord per il trasporto di merci da e per l'Asia attraverso lo stretto di Suez»;
   la Commissione europea ha cofinanziato il progetto di fattibilità del sistema portuale Offshore-Onshore di Venezia sin dal 2012, mentre la Banca Europea degli Investimenti ha ammesso il progetto veneziano alla lista del «piano Junker»;
   l'opera è stata inserita dal Governo cinese nella strategia « One Belt, One Road» (OBOR), che vede in Venezia il terminale occidentale della Via della seta marittima del XXI secolo;
   l'Unione Europea ha accolto con favore in agosto 2016 la proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di inserire il progetto Venice Offshore-Onshore Port System (assieme a tre interventi per il porto di Trieste) tra quelli da concordare con il Governo cinese in sede della EU-China Connectivity Platform;
   il 14 e il 15 maggio 2017, a Pechino, al « Belt and Road Forum for International Cooperation» il Governo cinese ha pubblicamente confermato il suo interesse per il porto di Venezia;
   è opportuno confermare di fronte agli investitori stranieri la volontà politica del Governo italiano di procedere alla realizzazione del Venice OffShoreOnShore Port System;
   l'urgenza di far esaminare al Cipe il suddetto progetto deriva anche dalla necessità di avviare i lavori previsti dall'accordo di programma sottoscritto l'8 gennaio 2015 dal Ministero dello sviluppo economico, regione Veneto, comune di Venezia ed autorità portuale per la riconversione dell'area di crisi industriale complessa di Marghera per usi portuali strettamente industriali e commerciali;
   sussiste l'opportunità di inquadrare il progetto in questione nella strategia di salvaguardia di Venezia nella riunione del «Comitatone», che il Governo aveva annunciato di voler convocare entro giugno 2017 –:
   quando si intenda provvedere, in sede di Cipe, ai fini dell'approvazione della progettazione preliminare per l'avvio dei lavori dei lotti funzionali a Marghera (già coperti dai suddetti finanziamenti e necessari per la bonifica e la riconversione dell'area di crisi industriale complessa), nonché ai fini dell'emanazione delle prescrizioni utili per la progettazione definitiva in corso;
   quali iniziative si intendano assumere e in quali tempi per favorire proposte di realizzazione, in partnership pubblico-privato del Venice Offshore Onshore Port System che prevedano forme sostanziali di cofinanziamento privato dell'opera.
(2-01847) «Rubinato, Martella, Rostellato, Casellato, Rotta, D'Arienzo, Miotto, Mognato, Zoggia, Crivellari, Dal Moro, Crimì, Menorello, Ginato, Camani, Naccarato, Zardini, Quintarelli, Zan, Narduolo, Sbrollini, Causin, Arlotti, Zanetti, Rabino, Marcolin, Dellai, Pastorelli, Busin, Turco, Sanga, Marzano, Sottanelli, Murer».


Intendimenti relativi alla commercializzazione di medicinali contrassegnati da bollini difettosi, a salvaguardia della tracciabilità del farmaco – 2-01852

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   a seguito della ferma risposta del Ministro interpellato, resa il 15 marzo 2017 nell'Aula della Camera, sulla qualità e sui costi dei bollini farmaceutici e sulla sicurezza delle lavorazioni del Poligrafico dello Stato, la prima firmataria del presente atto ha ritenuto di non procedere nel richiedere il passaggio al sistema di tracciatura del farmaco comunitario denominato Datamatrix;
   tuttavia, da notizie stampa, si apprende che la Procura di Salerno sta indagando sulla presenza di un numero imprecisato di farmaci, le cui confezioni risultano avere i bollini cancellabili che ne impediscono tracciabilità e garanzia. L'indagine è stata avviata, nel dicembre 2016, a seguito della denuncia di un cittadino, che aveva riscontrato difformità nelle confezioni di farmaci di largo consumo da lui acquistati;
   il fascicolo è stato aperto dal sostituto procuratore a Salerno, Gianpaolo Nuzzo, e i carabinieri del Nas agli ordini del maggiore Vincenzo Ferrara, hanno effettuato diversi sequestri di medicinali non conformi nelle farmacie e nei depositi della Campania; l'obiettivo degli investigatori era scoprire se i marchi identificativi dei lotti di farmaci provenissero direttamente dal Poligrafico dello Stato, difetti compresi, o se gli stessi siano stati manomessi in una fase successiva;
   il 16 maggio 2017 il quotidiano online «Farmacia virtuale» pubblica un filmato nel quale sul bollino di una confezione di farmaci, non solo si gratta il codice, ma, sollevato il bollino, può verificarsi la mancanza della filigrana (il cosiddetto «caduceo» o bastone di Esculapio;
   negli stessi giorni si verifica una ispezione dei carabinieri del Nas di Salerno negli stabilimenti del Poligrafico di Roma e Foggia; il 13 giugno 2017 si ha notizia di una denuncia ai vertici dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, con conseguente iscrizione di alcune persone nel registro degli indagati; la denunzia riguarderebbe l'amministratore delegato dell'Istituto Poligrafico, il direttore generale dell'Istituto, il direttore del settore «Carte valori» e il direttore dello stabilimento di Foggia;
   tra i reati contestati quello di falso per aver prodotto e immesso sul mercato bollini privi di sicurezza e cancellabili, stampati con erroneo sistema di stampa, sistema gestito in regime di monopolio dall'Istituto. Ma la responsabilità di quanto sta accadendo, secondo gli inquirenti è di tutta la filiera. Nonostante ci siano state, nei mesi scorsi, comunicazioni ufficiali tra Poligrafico e case farmaceutiche relative agli errori di stampa, i macchinari di stampa non sono stati adeguati e probabilmente non è possibile adeguarli;
   il 20 giugno 2017 il giornale online Cronache della Campania pubblica e-mail concitate tra i responsabili della produzione all'interno del Poligrafico, che dimostrerebbero che i responsabili hanno consapevolezza che il sistema di produzione non è a norma; si profila il sequestro delle macchine di stampa dei bollini difettosi con conseguente blocco di tutta la filiera del farmaco, una versione enormemente ampliata del blocco verificatosi nei primi mesi del 2015, quando furono ritirati dal mercato circa 70 milioni di confezioni di farmaci con bollini difettosi. Le conseguenze sulla filiera e sulla salute dei cittadini sono inimmaginabili –:
   quali siano gli intendimenti del Ministro interpellato, per quanto di competenza, sulla vicenda esposta in premessa.
(2-01852) «Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita, Pisicchio».


Intendimenti in merito all'implementazione del Piano nazionale di contrasto dell'antimicrobico-resistenza – 2-01860

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   al momento l'Italia non ha ancora un piano nazionale contro l'antibiotico-resistenza, nonostante la Ministra Lorenzin da mesi annunci la sua imminente approvazione;
   il 24 gennaio 2017 è stata approvata la mozione n.  1-01463, a prima firma Mantero, con la quale il Governo si è impegnato ad adottare varie iniziative volte a contrastare il preoccupante fenomeno dell'anti microbico resistenza;
   in data 2 maggio 2017 il Ministero, con lettera, ha esplicitato lo stato di attuazione degli impegni presi con la succitata mozione, illustrando tutte le iniziative già intraprese e da intraprendere, ma da cui emerge che il piano nazionale all'anti microbico resistenza è in corso di finalizzazione e che tuttavia le relative azioni non saranno prive di costi;
   l'Italia è il primo Paese europeo per uso di antibiotici umani secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità (ISS) e dall’European Surveillance of Antimicrobial Consumption Network, (Esac-Net) e il terzo per l'utilizzo sugli animali negli allevamenti intensivi, secondo i dati dell'Agenzia europea per i medicinali, European Medicine Agency (EMA);
   il 31 maggio 2017 è stata inviata una lettera alla Ministra Lorenzin firmata da circa 20 associazioni per la tutela del cittadino e dell'ambiente volta a chiedere un incontro con la Ministra della salute Lorenzin sul piano d'azione contro la resistenza antibiotica, come previsto dal manuale per redigere i piani d'azione nazionali prodotto da OMS, Word Organization for Animal Health (01E) e la FAO;
   un report di AMP Capital, una delle più grandi società di investimenti australiane «Gli allevamenti intensivi ci fanno ammalare?» ha stimato intorno ai 15 morti al giorno solo in Italia (7 mila all'anno) per l'antibiotico-resistenza, 700 mila morti nel mondo nel 2016, 10 milioni di morti entro il 2050;
   una relazione dei 2016 commissionata dal Governo britannico Review on Antimicrobial Resistance, ha stimato che l'impatto economico della resistenza agli antibiotici provocherebbe una riduzione dal 2 per cento al 3,5 per cento del prodotto interno lordo mondiale entro il 2050: circa 100 trilioni di dollari USA;
   secondo molti studi all'origine di questa emergenza ci sarebbe principalmente l'utilizzo spropositato di antibiotici negli allevamenti intensivi che da soli consumano oltre il 70 per cento degli antibiotici prodotti nel mondo;
   le pessime condizioni igieniche e sanitarie degli allevamenti intensivi, il sovraffollamento dei luoghi, le escoriazioni e le infezioni dilaganti tra il bestiame e l'alto livello di stress si traducono in un calo delle difese immunitarie degli animali negli allevamenti e in un aumento delle dosi di antibiotici utilizzati, spesso, a scopo puramente preventivo;
   molti studi scientifici, nonché l'Organizzazione mondiale della sanità parlano di una vera e propria emergenza sanitaria globale, una nuova pandemia, definita pericolosa al pari dell'Aids e dell'ebola nonché del rischio di un'era post-antibiotica;
   alcuni Paesi del nord Europa quali Danimarca, Svezia, Finlandia, Islanda e Norvegia hanno scelto di introdurre restrizioni e controlli all'interno degli allevamenti intensivi. Inoltre, l'Olanda in soli 5 anni ha ridotto del 70 per cento l'uso degli antibiotici negli allevamenti e, ad oggi, è una delle nazioni al mondo con il più basso indice di infezioni antibiotico resistenti;
   l'Unione europea ha bandito l'uso di antibiotici al fine di stimolare la crescita degli animali da allevamento sin dal 2006 –:
   di quali dati disponga il Ministro interrogato relativamente alla tendenza nell'uso di antibiotici e alla frequenza di isolamento di batteri resistenti negli allevamenti, nonché in ordine alla mortalità umana legata all'antimicrobico resistenza;
   se non ritenga necessario intervenire anche con un'iniziativa normativa d'urgenza, al fine di introdurre opportune misure volte ad arginare il dilagante fenomeno della resistenza agli antibiotici, che incombe anche sulla sicurezza delle cure e sull'efficacia terapeutica, tanto da poter compromettere nel breve futuro alcuni interventi chirurgici chiave;
   quando il piano nazionale di contrasto all'antimicrobico resistenza sarà finalmente ultimato e se disponga delle necessarie risorse per l'attuazione delle azioni ad esso connesse, dal momento che, come dichiarato nella nota del Ministro interpellato relativa all'attuazione degli impegni di cui alla mozione citata in premessa, permetteranno un importante risparmio economico e di vite umane già nel prossimo futuro.
(2-01860) «Busto, Mantero, Benedetti, Lorefice, Colonnese, Grillo, Silvia Giordano, Nesci, Baroni, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Cominardi, Corda, Cozzolino, Crippa, Da Villa, Dadone, Daga, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Dieni, D'Incà, Fantinati, Ferraresi, Fico, Fraccaro, Frusone, Gagnarli, Gallinella».


Intendimenti in ordine alla revisione dei criteri di compilazione del registro del disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività (ADHD) – 2-01872

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   la psicologia dell'età evolutiva mostra in modo sempre più evidente la stretta relazione che lega lo sviluppo del bambino al proprio contesto ambientale, in cui la famiglia e la scuola svolgono un ruolo strutturante che con il tempo si estende anche ad altri ambiti più informali, ma non meno determinanti per lo sviluppo del bambino e dell'adolescente. Attraverso una serie di processi evolutivi il soggetto va conquistando una maggiore autonomia e matura nella comprensione e nella partecipazione affettiva a tutta la sfera della socializzazione;
   si tratta di un processo composito in cui il soggetto, proprio per la fragilità tipica dell'età evolutiva, può sentirsi ferito senza riuscire ad elaborare adeguatamente le sue esperienze dolorose, frustranti, o comunque non soddisfacenti. Tradizionalmente in Italia il neuropsichiatra infantile è il referente per lo sviluppo psicomotorio del bambino e per le difficoltà in cui si imbatte anche sul piano affettivo e relazionale. Ma il neuropsichiatra infantile, deve avvalersi nell'esercizio del suo ruolo di molte altre figure di riferimento, a cominciare dai genitori del bambino e dai suoi insegnanti. I gruppi di lavoro in neuropsichiatria infantile, o di salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza, sono costituiti normalmente da figure professionali esperte in età evolutiva, come lo psicologo dell'età evolutiva, il terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, il logopedista, l'educatore professionale, l'assistente sociale, l'infermiere, e altri. Nei gruppi di lavoro costituiti per l'integrazione scolastica, delle persone disabili, che si riuniscono periodicamente per la definizione e la verifica dei piani educativi individualizzati (PEI), è presente anche la figura dell'insegnante di sostegno e dell'assistente scolastico accanto a quella degli insegnanti curricolari, in ogni ordine di scuola;
   tra le problematiche riguardanti i problemi del neuro-sviluppo del bambino, sia sul piano cognitivo che relazionale, emergono spesso difficoltà adattative del bambino, che condizionano le sue capacità di apprendimento e la sua integrazione nel gruppo dei coetanei. Tra i sintomi più frequenti che possono presentare bambini con disturbi adattativi ci sono i disturbi dell'attenzione, impulsività, iperattività, aggressività, associati ad altri disturbi che riguardano il ritmo sonno-veglia, l'alimentazione ed altro. Quando la sintomatologia si accentua e diventa difficile da gestire nel contesto familiare e scolastico c’è la tendenza ad attribuirle la definizione di sindrome ADHD. Una delle caratteristiche tipiche di questa sindrome è che la rete di collaborazione (scuola, famiglia, sanitari), necessaria per il miglioramento della qualità della vita dei bambini affetti da un qualsiasi disturbo nella sfera cognitivo e relazionale, non riesce ad attivarsi per i motivi più diversi, ma soprattutto per una sostanziale diffidenza reciproca, in cui ciascuno considera l'altro responsabile del quadro sintomatico presentato dal bambino;
   nei casi di ADHD occorre mettere in atto una strategia che sia al tempo stesso terapeutica ed educativa, riabilitativa e didattica, sportiva e artistica. Un approccio multimodale di cui sono parte integrante: interventi diretti con i bambini, l'educazione genitoriale, il giusto mix di parent education e parent training, il coinvolgimento dei docenti, con il cosiddetto teacher training. Una serie di interventi in altri termini in cui psicologia e pedagogia, didattica e riabilitazione, si integrano reciprocamente, generando un progetto che è educativo prima ancora che terapeutico, terapeutico, ma non farmacologico, salvo casi estremi;
   la diagnosi in questi casi va fatta da un’équipe multidisciplinare composta da medici, psicoterapeuti e psicologi; ha carattere dinamico e osservazionale e per questo richiede più incontri con i genitori e gli insegnanti; è necessario somministrare dei test specifici per l'ADHD ai bambini, ai genitori e agli insegnanti. Solo dopo aver rielaborato tutti questi dati si può porre in modo ragionevolmente corretto la diagnosi di ADHD e i dati raccolti, adeguatamente documentati, possono essere inseriti nel registro nazionale ADHD gestito dall'Istituto superiore di sanità;
   i bambini con diagnosi esplicita di ADHD sono attualmente 3.696, lo 0,005 della popolazione. Ma probabilmente questo dipende anche dalla mancanza di linee guida ministeriali, per cui bambini e ragazzi con ADHD, comprese le loro famiglie, sono invisibili per la programmazione sanitaria ma anche per la programmazione didattica;
   nel 2007 il Ministero della salute ha elaborato un primo decreto (AIC del 27 aprile 2007 Gazzetta Ufficiale 106 parte prima) che costituisce ancora oggi l'unico documento istituzionale che contiene le linee guida per la diagnosi e cura per l'ADHD in età evolutiva. Contestualmente è stato istituito anche il registro per i soggetti affetti da ADHD, ma dopo 10 anni i centri di diagnosi e cura per l'ADHD, hanno chiesto di chiudere l'esperienza del registro, ritenendolo uno strumento inadeguato, troppo complesso da portare avanti;
   di fatto, la compilazione del registro pone un serio problema di metodo e uno ancor più serio di sostanza. Di metodo perché, per essere il più rigoroso possibile, prevede molti passaggi che rendono difficile l'applicazione di un protocollo che comprende interviste e test specifici somministrati a bambini, genitori ed insegnanti in un contesto di mancanza di risorse e di personale dedicato. Di sostanza, perché poi di fatto sono inseriti nel registro solo i casi che richiedono un trattamento farmacologico, mentre restano esclusi tutti quegli altri soggetti la cui sintomatologia è affrontata ricorrendo al giusto mix di misure psico-pedagogiche, riabilitative e di altra natura. In questo modo il registro dà ragione solo dei soggetti in trattamento farmacologico ed esclude il ben più vasto contesto di bambini in cui la sindrome di ADHD crea problemi adattativi in casa e a scuola, con conseguenze facilmente prevedibili. Oltre tutto in questo modo si calcola per difetto anche il personale di supporto da dedicare al sostegno di questi bambini a casa e a scuola; non si tiene conto della fatica del gestire soggetti con questo quadro e non si stimolano ricerche volte a documentare e a risolvere questo disturbo dello sviluppo –:
   se non ritenga opportuno assumere iniziative per rivedere i criteri con cui viene compilato il registro ADHD, semplificando alcuni parametri, ma includendo anche soggetti che non sono in trattamento farmacologico e rendendo più completo l'aspetto epidemiologico di questa sindrome, per poter predisporre tutte le risorse necessarie ad affrontarla in modo adeguato.
(2-01872) «Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita, Pisicchio».


Intendimenti riguardo alla stabilizzazione del personale impiegato negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), anche al fine di garantirne la continuità – n. 2-01874

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione per sapere – premesso che:
   gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) sono ospedali di eccellenza che perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico e, al contempo, in quello della organizzazione e gestione dei servizi sanitari effettuando anche prestazioni di ricovero e cura di alta specialità;
   gli IRCCS assolvono pertanto una doppia funzione di ricerca e di assistenza sanitaria e sono definiti normativamente dal decreto legislativo 16 ottobre 2003, n.  288; a differenza degli altri centri di ricerca e delle università, che fanno capo al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispondono per le loro attività di ricerca al Ministero della salute, mentre per le attività di assistenza sanitaria sono soggetti anche alla competenza delle regioni;
   delineandosi come istituzioni particolari e uniche anche nel panorama internazionale, lo statuto speciale degli IRCCSS è verificato periodicamente dal Ministero della salute che attualmente ne riconosce 49 di cui 21 pubblici, che ricoprono un ruolo fondamentale per la ricerca sanitaria nazionale;
   agli IRCCS sono destinati, con criteri di produttività definiti dal Ministero della salute, contributi variabili che derivano dal finanziamento ministeriale della ricerca corrente; ogni IRCCS può al contempo partecipare a molteplici forme di finanziamento, previa partecipazione a bandi pubblici per progetti di ricerca (e.g. bando ricerca finalizzata del Ministero della salute, bandi europei, bandi internazionali) e privati (e.g. fondazioni bancarie, associazioni scientifiche), nonché beneficiare di donazioni ed elargizioni di privati cittadini; i finanziamenti agli IRCCS derivanti dal fondo per la ricerca corrente si sono drasticamente ridotti del 20 per cento tra il 2008 il 2015;
   attualmente, negli IRCCS pubblici lavorano circa 3500 ricercatori, tecnici e amministrativi altamente qualificati, impiegati con contratti atipici (borse di studio, contratti di collaborazione coordinata e continuative, collaborazioni professionali e partite IVA); così, pur presentando un'anzianità media di 10 anni, il personale si scontra con le evidenti limitazioni dei diritti (malattia, maternità, contributi a fini pensionistici, ferie/orari) e con il problema di una difficoltosa programmazione lavorativa per i progetti a medio e lungo termine che mina le basi per la necessaria continuità delle ricerche;
   l'articolo 5 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n.  75 ha recentemente introdotto un espresso divieto per le amministrazioni pubbliche di stipulare contratti di collaborazione che si concretino in prestazioni di lavoro esclusivamente personali e continuative e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro; tale disposizione, che mira virtuosamente ad eliminare la precarietà nella pubblica amministrazione, tuttavia, rischia di mettere in serio pericolo gli IRCCS, che non sono dotati di finanziamenti strutturali e non sono autorizzati a bandire concorsi per l'assunzione di personale di ruolo;
   il 20 giugno 2017 i ricercatori degli IRCCS pubblici hanno annunciato lo stato di agitazione per rendere note la loro condizione di lavoro e le preoccupazioni che ne derivano;
   come emerso nel quadro dell'esame dell'interrogazione a risposta immediata in commissione n.  5-11631 presentata dai deputati Donata Lenzi e altri, le procedure di stabilizzazione previste dall'articolo 20, comma 10, del testo unico sul pubblico impiego recentemente approvato potrebbero risolvere il problema soltanto in minima parte, atteso che il personale di ricerca degli IRCCS non è assunto sulla base della pianta organica ma per specifiche esigenze dell'attività di ricerca, con contratti atipici, nel tempo rinnovati, per la conduzione di ulteriori approfondimenti nelle stesse linee di ricerca; né si rende facile addivenire ad un ipotetico ampliamento della pianta organica degli Istituti in esame attesa la necessità di mantenere per tale personale un certo grado di flessibilità, mobilità e competitività che rappresentano caratteristiche connaturate al contesto della ricerca, in piena sintonia con il sistema internazionale altamente concorrenziale in cui agiscono gli enti di ricerca; infine, la possibilità che pure è ancora prevista dallo stesso Testo Unico di ricorrere a forme di lavoro flessibile, è riferita al solo personale medico, infermieristico e tecnico professionale del servizio sanitario nazionale; ciò, peraltro, nell'esclusiva finalità di far fronte a condizioni di criticità nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza;
   sempre in risposta all'interrogazione parlamentare summenzionata, il Governo ha tuttavia comunicato che il Ministero della salute avrebbe avviato una proposta normativa volta al definitivo riconoscimento del personale di ricerca sanitaria che ha ormai acquisito notevole competenza nel settore della ricerca, delineando per tale personale un percorso di sviluppo professionale che permetta l'ingresso nei ruoli del servizio sanitario nazionale;
   per assicurare che l'impegno profuso dal Ministero della salute possa raggiungere l'obiettivo è necessario che lo stesso sia condiviso dalle altre amministrazioni interessate, in particolare dal dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio, per ciò che attiene la compatibilità della disciplina con il testo unico del pubblico impiego e con gli obiettivi generali della riforma della pubblica amministrazione, e dal Ministero dell'economia e delle finanze, per garantire lo stanziamento dei finanziamenti strutturali necessari;
   la competitività e la qualità dei servizi delle strutture sanitarie e di ricerca pubbliche si determinano anche in funzione della capacità di gratificare e valorizzare le elevate competenze che vi prestano servizio –:
   come il Governo intenda intervenire per scongiurare la paralisi degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici che si determinerebbe qualora al divieto, introdotto con il decreto legislativo 25 maggio 2017, n.  75, di impiegare i ricercatori mediante la stipula dei contratti di collaborazione attualmente in essere, non seguisse, con estrema urgenza, l'individuazione di modalità e correttivi da parte di tutte le amministrazioni interessate per la stabilizzazione del personale, dotando gli istituti di un fabbisogno organico e dei relativi finanziamenti strutturali.
(2-01874) «Quartapelle Procopio, Ascani, Bruno Bossio, Campana, Carrozza, Cassano, Covello, Marco Di Maio, Fedi, Gadda, Galperti, Giacobbe, Guidesi, Iacono, Impegno, Iori, La Marca, Locatelli, Lodolini, Pierdomenico Martino, Miotto, Narduolo, Palmieri, Porta, Realacci, Scuvera, Sereni, Tacconi, Tidei, Venittelli, Zampa, Zanin».


Chiarimenti in ordine alla sussistenza dei presupposti per la revoca del rettore dell'Università degli Studi di Roma «Tor Vergata», anche alla luce di recenti vicende giudiziarie – 2-01842

M)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   presso l'università degli studi di Roma «Tor Vergata», sono state effettuate 57 chiamate di professori (soprattutto associati, ma anche ordinari), ai sensi dell'articolo 24, comma 6, della legge 240/2010, senza alcuna procedura di valutazione comparativa tra i ricercatori a tempo indeterminato e i professori associati che fossero in servizio presso il medesimo ateneo ed in possesso della prescritta abilitazione scientifica nazionale;
   le relative procedure sono state riservate ad un solo candidato, individuato dai dipartimenti che hanno attivato la procedura di chiamata attraverso delibere riservate, perché non pubblicate sul sito web di ateneo, come prescritto dalla legge;
   due ricercatori a tempo indeterminato, Giuliano Grüner di diritto amministrativo e Pierpaolo Sileri di chirurgia generale, entrambi in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale di professori di prima fascia nei rispettivi settori concorsuali, hanno proposto due ricorsi al Tar del Lazio, sede di Roma, contestando la preclusione di partecipare a due procedure di chiamata come professori associati: la prima, relativa al settore concorsuale 12/D1 – diritto amministrativo, è stata riservata a Marco Macchia, allievo diretto del pro rettore vicario, professore Claudio Franchini, e la seconda, di relativa al settore concorsuale 06/C1 – chirurgia generale, è stata riservata a Paolo Gentileschi, figlio di Ezio, già direttore della scuola di specializzazione in chirurgia generale della stessa Università di Tor Vergata;
   il ricorso proposto da Pierpaolo Sileri è stato accolto dalla recente sentenza del Tar del Lazio, sede di Roma, Sez. III-bis, 20 marzo 2017, n.  3720, la quale ha disposto l'annullamento dell'intera procedura di chiamata di Paolo Gentileschi; per l'analogo ricorso proposto da Giuliano Grüner è stata fissata l'udienza di discussione nel merito alla data del 10 ottobre 2017;
   nella richiamata sentenza del Tar del Lazio è scritto – tra l'altro – che la stessa «ritiene di dovere fare proprie» le «conclusioni cui è pervenuto il T.A.R. Lombardia-Milano con la sentenza n.  2440 del 20 novembre 2015», sentenza, quest'ultima, appellata sia dall'ateneo resistente (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), sia dal controinteressato in quel processo, innanzi al Consiglio di Stato, il quale, con la recente sentenza della Sez. VI, 20 aprile 2017, n.  1856, ha respinto gli appelli, così confermando pienamente la sentenza del Tar meneghino, con la seguente motivazione: «(...) Questo Collegio ritiene di poter evidenziare che tutta la vicenda contenziosa si incentra sul valore da assegnare alla locuzione contenuta in fine del comma 5 dell'articolo 24: “Alla procedura è data pubblicità sul sito dell'ateneo”. // È pacifico, come affermato nella sentenza impugnata, che nessuna pubblicità sul sito dell'Ateneo è stata data alla procedura su cui si controverte. (...) Mentre l'oggetto del contendere è, pur sempre, un concorso ad un pubblico impiego, presidiato dall'articolo 97, comma quarto, della Costituzione (...)»;
   entrambi i ricercatori, a seguito della, proposizione dei loro ricorsi al Tar, hanno subito pressioni fortissime, da parte del rettore, professore Giuseppe Novelli, al punto di presentare denuncia, nel mese di aprile del 2016, alla procura della Repubblica di Roma, la quale ha concluso le indagini in data 22 febbraio 2017, contestando al rettore il delitto di tentata concussione ai danni di Giuliano Grüner e il delitto di istigazione alla corruzione ai danni di Pierpaolo Sileri;
   la vicenda ha avuto vasta eco sui mezzi di informazione, tra cui si citano tre articoli su Il Fatto Quotidiano e su Il Fatto Quotidiano.it, nonché un servizio televisivo della trasmissione Le Iene, che hanno riportato l'audio di una registrazione tra il rettore e Giuliano Grüner nella quale il primo dice al secondo: «O ritira il ricorso oppure noi qui non ci parliamo. Per i prossimi anni, per quello che mi riguarda, si cerchi un altro Ateneo. Finché faccio io il Rettore, lei qui non sarà mai professore. O ritira il ricorso, oppure sparisca da qui (...)»;
   in un'altra registrazione, riguardante una conversazione tenutasi tra Pierpaolo Sileri e la direttrice generale del Policlinico di Tor Vergata, dottoressa Tiziana Frittelli, quest'ultima, riferendosi al rettore, dice a Pierpaolo Sileri: «Qui con lui sei morto. Qui tanto con lui sei morto»;
   le associazioni Rete 29 aprile e Roars hanno ripubblicato il tutto sui propri siti web, chiedendo le dimissioni del rettore, mentre il servizio de Le Iene sta diventando virale su YouTube e sugli altri social network, e circola in tutto il modo accademico ormai da tempo, destando scandalo e preoccupazione;
   al di là degli esiti del procedimento penale, si tratta di fatti incontrovertibilmente gravissimi e documentati per tabulas: il secondo ateneo di Roma, uno dei più importanti di Italia, che dà cattedre intuitu personae, attraverso delibere di fatto segrete, senza alcuna valutazione comparativa, e con il rettore che minaccia due ricercatori per il solo fatto di aver proposto al Tar due ricorsi – uno dei quali già accolto – contro questo modus operandi;
   in particolare, la recente sentenza del Tar del Lazio di accoglimento del ricorso proposto da Pierpaolo Sileri – che condivide la precedente sentenza del Tar Lombardia, a sua volta, pienamente confermata dal Consiglio di Stato – mette a rischio tutte le altre cinquantasette chiamate effettuate allo stesso modo di quella annullata;
   infatti, il 30 maggio 2017, il pubblico ministero dottor Mario Palazzi ha chiesto il rinvio a giudizio del rettore Novelli, ora in veste di imputato, per tentata concussione ai danni di Giuliano Grüner e per istigazione alla corruzione ai danni di Pierpaolo Sileri (l'udienza preliminare è stata fissata per il 18 dicembre 2017 dal g.u.p. dottor Massimo Battistini) –:
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, anche al fine di chiarire la grave vicenda di cui in premessa;
   se non intenda valutare se sussistano i presupposti per la revoca del rettore Giuseppe Novelli, prima che intervengano altri eventuali provvedimenti della magistratura (penale, amministrativa e contabile), posto il gravissimo nocumento recato dal suo comportamento al prestigio e alla reputazione non solo dell'ateneo di Tor Vergata, ma dell'istituzione universitaria tutta.
(2-01842) «Saltamartini, Giancarlo Giorgetti, Fedriga».


Iniziative normative in relazione al contenzioso riguardante la procedura selettiva per dirigente scolastico, promossa in base alla legge n. 107 del 2015, alla luce dell'ordinanza n. 3008 del 2017 del Consiglio di Stato – 2-01863

N)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il 21 giugno il Consiglio di Stato ha depositato un'ordinanza, la n.  3008 del 2017 con cui ha disposto la sospensione del giudizio e l'invio degli atti alla Corte Costituzionale, relativamente al contenzioso riguarda il concorso per dirigente scolastico, in merito alla procedura di «sanatoria» introdotta nella legge n.  107 del 2015 (cosiddetta «Buona scuola»);
   la legge n.  107 del 2015, aveva previsto una procedura riservata rivolta ad alcune categorie di concorrenti delle procedure concorsuali del 2004, 2006 e 2011, al fine di sanare la loro posizione, in seguito alla miriade di contenziosi avviati nel corso degli anni che avevano portato, tra l'altro, alla rinnovazione della procedura svolta in Sicilia nel 2004;
   in particolare, con la citata ordinanza, il Consiglio di Stato (sezione sesta) si è pronunciata sul ricorso presentato da dieci docenti catanesi avverso la procedura di cui al decreto n.  499 del 2015 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   si rammenta che la suddetta procedura, prevista dalla legge n.  107 del 2015 ha consentito ad un centinaio di professori siciliani rientranti nelle categorie di cui ai commi 87, 88, ed 89 dell'unico articolo della legge n.  107 del 2015, di partecipare nell'estate del 2015 ad un corso di formazione «ad hoc» per dirigenti scolastici;
   i docenti catanesi che hanno fatto ricorso hanno da sempre lamentato la «disparità di trattamento» subita dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Infatti, pur essendo anche loro interessati da un giudizio pendente parimenti ai colleghi di cui ai succitati commi della legge n.  107 del 2015, sono stati ugualmente esclusi dal sopracitato corso di formazione;
   il Ministero e l'ufficio scolastico regionale della Sicilia hanno motivato l'esclusione dei dieci professori, asserendo che il loro ricorso aveva per oggetto il corso per dirigenti scolastici del 2011 e non del 2004, come invece previsto dai suddetti commi 87, 88 ed 89 della legge sulla «Buona scuola»;
   tre sono i punti fondamentali che, a parere del Consiglio di Stato, sono rilevanti ai fini della questione di legittimità. Si legge infatti dall'ordinanza, che «La giurisprudenza di codesta Corte interpreta il requisito del “pubblico concorso” di cui all'articolo 97 comma 4 nel senso, che esso sia rispettato ove l'accesso al pubblico impiego avvenga per mezzo di una procedura con tre requisiti di massima, sui quali, fra le molte, C. cost. 24 giugno 2010 n.  225 e 13 novembre 2009 n.  293. In primo luogo, essa deve essere aperta, nel senso che vi possa partecipare il maggior numero possibile di cittadini. In secondo luogo, deve trattarsi di una procedura di tipo comparativo, volta cioè a selezionare i migliori fra gli aspiranti. Infine, deve trattarsi di una procedura congrua, nel senso che essa deve consentire di verificare che i candidati posseggano la professionalità necessaria a svolgere le mansioni caratteristiche, per tipologia e livello, del posto di ruolo che aspirano a ricoprire»;
   il collegio ha ritenuto, pertanto, non adeguata al contesto una procedura di reclutamento così ristretta, in quanto limita in modo irragionevole la possibilità di accesso dall'esterno;
   il Consiglio di Stato, sempre richiamando la sentenza n.  293 del 2009, ha pertanto affermato che tali limitazioni possono trovare giustificazione solo attraverso una «specifica necessità funzionale» dell'amministrazione o in virtù di «peculiari e straordinarie ragioni di interesse pubblico», cosa che nel caso di specie non è avvenuta in quanto «non integrano valide ragioni di interesse pubblico né l'esigenza di consolidare il precariato né quella di venire incontro a personali aspettative degli aspiranti» –:
   quali iniziative urgenti si intendano adottare per modificare la normativa vigente al fine di superare i rilievi mossi dall'ordinanza del Consiglio di Stato 3008/2017, e dare conseguentemente una risposta positiva alle istanze dei docenti ricorrenti di cui in premessa.
(2-01863) «Cimbro, Nicchi, Bossa, Scotto, Laforgia, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Capodicasa, D'Attorre, Duranti, Epifani, Fava, Ferrara, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Leva, Martelli, Matarrelli, Melilla, Mognato, Murer, Giorgio Piccolo, Piras, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Rostan, Sannicandro, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zaratti, Zoggia».


Iniziative di competenza volte ad evitare l'annunciata cessione del ramo aziendale dei call center da parte della società Wind Tre – 2-01836

O)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   il 29 maggio 2017 si è svolto in piazza De Ferrari a Genova, un sit in davanti al negozio di telefonia Wind organizzato dai sindacati, per protestare contro la paventata cessione del ramo aziendale dei call center della Tre;
   la preoccupazione deriva dal fatto che la cessione del ramo d'azienda avverrebbe con gare d'appalto al massimo ribasso ed esternalizzando il lavoro;
   Wind Tre ha intenzione di cedere il suo ramo d'azienda e, in tal modo, circa 900 dipendenti dei call center in tutta Italia rischieranno di perdere il posto di lavoro; di questi circa 200 sono inseriti nel call center di Genova;
   con l'esternalizzazione dei call center, i lavoratori non saranno più dipendenti di Wind Tre e per loro si aprirà un vuoto a livello normativo e contrattuale con un datore di lavoro che in realtà non esisterà più;
   Wind e Tre sono incorporati e, mentre mantengono separati i marchi a livello commerciale, la partita Iva identica;
   l'operazione coinvolge un bacino di 900 risorse sui quattro siti impattati: Genova, Cagliari, Palermo, Roma. Non si comprende come si possano conciliare con tale esternalizzazione, gli obiettivi dichiarati di tutela del futuro occupazionale dei lavoratori, ma soprattutto questo progetto appare inconciliabile con la premessa dichiarata all'atto della fusione di mantenere l'azienda unica ed unita;
   i ricavi commerciali di Wind e Tre sono in costante crescita; appare quindi incomprensibile il motivo per cui i lavoratori vengano penalizzati in modo così pesante infatti il 2016 si è chiuso con ricavi in aumento (+1,3 per cento) pari a 6.491 milioni di euro, un Ebitda pari a 2.184 milioni di euro, (più del 6,8 per cento rispetto al 2015 e più 7,5 per cento nell'ultimo trimestre del 2016) e generazione di cassa operativa di 1.012 milioni di euro, (+9,5 per cento);
   i ricavi da servizi mobili sono stati pari a 4.392 milioni di euro (+1,7 per cento) mentre quelli da internet mobile sono stati pari a 1.329 milioni di euro (+10 per cento) e quelli da fisso pari a 586 milioni di euro (+4,2 per cento). Wind Tre ha 31,3 milioni di clienti e il 37 per cento di market share;
   attualmente è in atto anche una campagna di incentivazione all'esodo volontario con forti pressioni da parte dell'azienda Wind Tre;
   è di tutta evidenza che è assente una progettualità a livello industriale e una strategia organizzativa a favore del personale; questo mentre in Italia sono state investite enormi risorse per potenziare e sviluppare la banda ultra larga;
   positivo ed in crescita, risulta anche il cash flow, mentre è in costante diminuzione l'indebitamento, grazie al costante impegno degli azionisti sulla sostenibilità dell'azienda;
   tutto ciò in un mercato in forte difficoltà e che si conferma in contrazione e non in crescita. Per rimanere aggressiva e perciò leader nel mercato, l'azienda ha deciso di mantenere entrambi i marchi, avendo gli stessi una forte caratterizzazione commerciale;
   il 22 maggio 2017 sono state convocate, presso la sede di Unindustria a Roma, le segreterie nazionali di SLC CGIL, FISTel CISL e UILCOM UIL, unitamente alle segreterie territoriali ed al coordinamento delle rappresentanze sindacali unitarie per la presentazione del piano industriale di Wind Tre;
   l'azienda ha comunicato che, dopo l'operazione di fusione, si è confermata quale primo operatore mobile in Italia, vantando la migliore rete sul territorio nazionale e che, tale risultato positivo raggiunto, ha trovato riconoscimento anche sul mercato;
   per quanto riguarda le torri, sulle 26.000 di Wind Tre l'azienda ha dichiarato l'obiettivo di mantenerne 21.000 (18.000 in media quelle dei competitor) e saranno oggetto di miglioramento grazie alle tecnologie innovative offerte da Zte;
   obiettivo dichiarato dell'azienda è dismettere le torri eccedenti. Nei prossimi 6 anni, l'azienda ha comunicato che intende investire 7 miliardi di euro, per modernizzare la rete e renderla ancor più efficiente e capillare, portando a regime il 4G e puntando sulla innovativa tecnologia 5g;
   nella relazione dell'azienda il servizio clienti è stato presentato come un elemento che si innesta in maniera unica in questo piano industriale, per sostenere lo sviluppo dell'azienda attraverso la qualità, con il duplice obiettivo di consolidare il livello di eccellenza e realizzare un servizio clienti efficiente;
   alla luce delle premesse aziendali sopra illustrate, e della rilevanza strategica che, in questo quadro, si è voluta attribuire, almeno a parole, al customer care, pur con grande sforzo, non si riesce a comprendere la comunicazione a sorpresa nel corso dell'incontro, ossia che è intenzione di Wind Tre, procedere all'esternalizzazione del servizio clienti consumer ex 3 (133), nella sua componente operativa mediante lo strumento giuridico della cessione del ramo di azienda ad azienda outsourcer che deve ancora essere individuata. Restano fuori da questo percorso le attività di business, credito, controllo di gestione e i processi core;
   il consigliere regionale della Liguria Pastorino ha segnalato come la situazione sia gravissima, anche in relazione all'azienda Ericsson di Genova, laddove la perdita di un appalto sulla manutenzione della gestione delle reti ha determinato la procedura di licenziamento di circa 350 dipendenti in Italia e 65 a Genova. Il timore è che si replichi anche all'interno di Wind Tre. La tipologia lavorativa nelle telecomunicazioni è di alta professionalità e specializzazione che deve essere considerata un valore aggiunto e non svilita nel processi di delocalizzazione;
   la vicenda si inserisce in un quadro, nel settore delle telecomunicazioni in Italia, dove, a enormi ricavi, corrispondono preoccupanti contrazioni occupazionali e perdite di diritti e tutele contrattuali;
   le vicende di Ericsson e Wind Tre riguardano un settore strategico dell'economia italiana che dovrebbe essere osservato con particolare attenzione da parte del Governo a tutela degli interessi nazionale di quelli delle lavoratrici e dei lavoratori interessati –:
   se sia a conoscenza dei fatti citati in premessa che evidenziano una grave decisione di esternalizzazione da parte di Wind Tre;
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere o abbia già intrapreso per evitare una cessione di ramo d'azienda da parte di Wind Tre che, allo stato attuale, non fornisce nessuna garanzia occupazionale e contrattuale ai circa 900 dipendenti.
(2-01836) «Pellegrino, Marcon, Civati, Airaudo, Placido, Palazzotto, Paglia».


Iniziative nei confronti di Industria Italiana Autobus a salvaguardia dei livelli produttivi e occupazionali della ex Bredamenarinibus – 2-01845

P)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   la storia recente di Bredamenarinibus racconta di un disimpegno crescente di parte pubblica nel capitale della società finalizzato alla costituzione di un «polo privato nazionale italiano dei trasporti», quale soluzione unica allo sviluppo del settore e alla tranquillità professionale e occupazionale dei dipendenti del settore;
   già dalla prima metà del 2013, la proprietà pubblica Finmeccanica aveva annunciato la cessione di Bredamenarinibus a un partner privato (King Long Italia) e il risultato finale di questa operazione fu la creazione di una «newco» denominata Industria italiana autobus (IIA);
   il passaggio al privato avvenne in seno a un accordo complessivo siglato in data 19 dicembre 2014 (con grande plauso da parte delle forze politiche di maggioranza) e per il passaggio delle quote di proprietà venne utilizzato il sistema della cessione di ramo di azienda; il medesimo accordo garantiva nei fatti la continuità produttiva degli stabilimenti ex Bredamenarinibus, la ristrutturazione dello stabilimento bolognese e il mantenimento dei diritti dei lavoratori e dei livelli occupazionali;
   nei fatti, tale accordo risulta disatteso, con continui ricorsi alla Cassa integrazione guadagni straordinaria, interventi a sostegno da parte degli enti locali e con spostamenti della produzione verso gli stabilimenti in Turchia della Karsan Automotive, nel frattempo entrata nel capitale di IIA mediante l'acquisizione di parte delle quote residue ancora in mano a Finmeccanica;
   da febbraio 2017 è cominciata la Cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione che vede coinvolto più del 90 per cento della forza lavoro diretta e indiretta di produzione e il 30 per cento della forza impiegatizia;
   in mancanza di commesse per gli stabilimenti italiani il rischio di fallimento è concreto e prossimo e, a oggi, a lavorare sono prevalentemente gli stabilimenti situati in Turchia;
   ad oggi, tutti gli incontri avvenuti tra le rappresentanze sindacali e il Governo (vero artefice e regista di questa operazione) non hanno avuto esiti concreti e le medesime rappresentanze sindacali, con nota del 1o giugno 2017, hanno richiesto un incontro direttamente con il Presidente del Consiglio dei ministri, richiesta che peraltro a tutt'oggi non ha avuto seguito –:
   quali concrete iniziative il Governo, a parere degli interpellanti unico e vero regista di questa operazione, intenda mettere in campo nei confronti di industria italiana autobus, per il rispetto degli accordi del 2014, per il rilancio dell'industria italiana in materia di trasporto a livello di produzione da effettuare in Italia e per il mantenimento dei livelli occupazionali negli stabilimenti ex Bredamenarinibus.
(2-01845) «Civati, Pastorino, Marcon».