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Temi dell'attività parlamentare

Commissione: III Affari esteri
Paesi del Golfo persico e Yemen

Nel quadro dei profondi rivolgimenti in corso nel mondo arabo dall'inizio del 2011 il Parlamento ha seguito con attenzione anche la situazione nel Golfo persico, ove è tuttora in corso una lotta per l'egemonia tra l'Iran da un lato e l'Arabia Saudita dall'altro, coadiuvata quest'ultima da altre monarchie minori del Golfo, all'interno delle quali non mancano tuttavia atteggiamenti fortemente autonomi (come quello del Qatar), né tantomeno forti componenti sciite nella popolazione che potenzialmente rivolgono a Teheran le proprie simpatie.

Un terreno di scontro particolarmente esemplificativo è stato quello costituito dallo Yemen, dove dietro l'offensiva dei ribelli Houthi l'Arabia Saudita ha ravvisato l'azione dell'Iran, reagendo di conseguenza con una coalizione delle monarchie del Golfo che ha condotto attacchi aerei e interventi di truppe di terra in territorio yemenita.

 
Cronolgoia degli avvenimenti della regione (2013-2018)
22/02/2018

Yemen

Nel gennaio 2014 si concludeva dopo dieci mesi la Conferenza di Dialogo Nazionale, concordando un documento su cui basare la nuova Costituzione. In febbraio il panel presidenziale dava luce verde alla trasformazione dello Yemen in una federazione di sei regioni, come parte della sua transizione politica. In agosto il presidente Hadi licenziava il suo gabinetto e ritirava un controverso aumento dei prezzi del carburante, dopo due settimane di proteste anti-governative in cui i ribelli Houthi erano stati pesantemente coinvolti. Ribelli del Nord, gli Houthi - o Ansar Allah (Partigiani di Dio) -, aderiscono ad un ramo dell'Islam sciita noto come Zaidismo. Alla guida del Nord Yemen per quasi 1.000 anni fino al 1962. In settembre gli Houthi prendevano il controllo della maggior parte della capitale Sanaa.

Nel gennaio 2015 gli Houthi rifiutavano la bozza di Costituzione proposta dal governo, e il mese successivo nominavano un Consiglio presidenziale per sostituire il presidente Hadi, che riparava nella roccaforte meridionale di Aden. In marzo lo "Stato islamico" compiva i suoi primi grandi attacchi anche nello Yemen - due attentati suicidi contro le moschee sciite a Sanaa in cui sono morivano 137 persone.
La coalizione a guida saudita degli Stati arabi del Golfo iniziava attacchi aerei contro obiettivi degli Houthi e imponeva il blocco navale. In settembre il presidente Hadi tornava ad Aden – che aveva lasciato per la pressione degli Houthi verso sud - dopo che le forze governative sostenute dai sauditi avevano riconquistato la città portuale.

Nell'aprile 2016 iniziavano colloqui sponsorizzati dall'ONU tra il governo da un lato e gli Houthi e il Congresso generale del popolo dell'ex presidente Saleh dall'altro. Poco dopo lo "Stato islamico" rivendicava la responsabilità di una serie di attacchi, tra cui un autobomba suicida che uccideva almeno 40 reclute dell'esercito ad Aden. In ottobre un raid aereo della coalizione guidata dai sauditi colpiva un funerale affollato a Sanaa, uccidendo 140 persone e ferendone cinquecento.

Nel gennaio 2017 un raid americano uccideva diversi sospetti militanti di al-Qaeda e civili nella prima azione militare americana in Yemen sotto il presidente Donald Trump. Ciò non impediva agli Houthi di lanciare nei mesi successivi numerosi missili nel territorio saudita. In dicembre l'ex presidente Ali Abdullah Saleh moriva dopo feroci combattimenti nella capitale Sanaa.

Arabia Saudita

Nell'ottobre 2013 l'Arabia Saudita rifiutava un seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, accusando l'organismo mondiale di doppi standard rispetto alla crisi siriana, nella quale Ryiad sosteneva fermamente i ribelli contro il regime di Assad. Amnesty International, frattanto,  accusava i sauditi di non aver affatto migliorato la situazione dei diritti umani dopo il rapporto critico del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite del 2009, e di aver invece rilanciato la repressione.

Nel febbraio 2014 era introdotta una nuova legge antiterrorismo, criticata come ulteriore giro di vite contro il dissenso. In marzo l'Arabia Saudita designava diversi gruppi islamisti come organizzazioni terroristiche e vietava ogni finanziamento o sostegno neiloro confronti. I gruppi comprendevano la Fratellanza Musulmana, il fronte di Al-Nusra e lo Stato Islamico in Iraq e Levante (ISIL). In settembre l'Arabia Saudita e altri quattro stati arabi partecipavano insieme agli Stati Uniti ad attacchi aerei contro le roccaforti militanti dello "Stato islamico" in Siria.

Dopo la morte del re Abdullah, re Salman saliva sul trono nel gennaio 2015. Due mesi dopo l'Arabia Saudita lanciava una campagna di attacchi aerei contro i ribelli Houthi in Yemen.
2015 aprile - In un importante passaggio generazionale, King Salman nomina suo nipote, il ministro dell'Interno Mohammed bin Nayef, come principe ereditario. In novembre le donne saudite partecipano per la prima volta alle elezioni comunali, e venti vengono elette.

Nel gennaio 2016 la folla a Teheran dava alle fiamme l'ambasciata saudita, per protestare contro l'esecuzione del religioso sciita Nimr al-Nimr: l'Arabia Saudita interrompeva le relazioni diplomatiche con l'Iran. Il governo saudita approvava in seguito un piano per riforme di ampio respiro per diversificare l'economia, alleggerendo la dipendenza dal petrolio. In giugno un rapporto delle Nazioni Unite accusava la coalizione guidata dai sauditi che combatteva i ribelli Houthi nello Yemen di aver provocato la morte o il ferimento di centinaia di bambini. In luglio il gruppo dello "Stato Islamico" era accusato di una serie di attentati, tra cui uno vicino alla Moschea del Profeta a Medina - il secondo sito più sacro dell'Islam. Intanto i ribelli Houthi dallo Yemen effettuavano attacchi missilistici in Arabia Saudita, mentre la coalizione guidata dai sauditi aumentava i bombardamenti sul territorio dei ribelli nello Yemen.

Nel giugno 2017 l'Arabia Saudita scatenava una crisi diplomatica guidando un blocco aereo, terrestre e marittimo da parte dei paesi arabi, nel tentativo di far sì che il Qatar tagliasse i suoi presunti legami con il terrorismo e con l'Iran. Re Salman nominava intanto suo figlio Mohammed bin Salman in prima fila nella successione al trono. In novembre Mohammed bin Salman dava luogo ad un ampio avvicendamento della leadership politica e imprenditoriale del regno, in quella che appariva una mossa per consolidare la sua presa sul potere.

 

Qatar

Nel giugno 2013 Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani subentrava come emiro dopo l'abdicazione di suo padre. In ottobre era confermata la condanna a 15 anni di carcere per il poeta Mohammed al-Ajami, condannato con l'accusa di aver incitato a rovesciare il governo.
Nel marzo 2014 l'Arabia Saudita, il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti ritiravano temporaneamente i loro ambasciatori dal Qatar, accusato di intromissione nei loro affari interni. In settembre il Qatar sembrava costretto ad uscire dalla sua ambiguità verso il jihadismo, quando unitamente ad altri quattro Stati arabi partecipava agli attacchi aerei guidati dagli Stati Uniti contro i militanti dello "Stato islamico" in Siria. Nel marzo 2015 il Qatar e altri quattro stati del Consiglio di cooperazione del Golfo partecipavano agli attacchi aerei guidati dai sauditi sui ribelli Houthi in Yemen.

Bahrein

Nel marzo 2013 re Hamad nominava suo figlio, il principe ereditario Salman bin Hamad bin Isa al-Khalifa, come vice primo ministro. Il principe ereditario era considerato un moderato che in precedenza aveva occupato una posizione influente, fino a quando non era stato messo da parte dai membri più intransigenti della famiglia dominante dopo la stretta del 2011 conseguente ai disordini dei mesi precedenti – in Bahrein esiste una consistente quota di popolazione sciita esclusa dal potere politico, anche perché sospetta di simpatie verso l'Iran. In aprile diverse settimane di disordini provocati dagli avversari del Gran Premio di Formula 1, che rimproveravano la strumentalizzazione dell'evento sportivo al governo, al fine di stornare l'attenzione dallo scarso livello di rispetto dei diritti umani nel paese. In settembre i principali gruppi di opposizione sciiti del Bahrein si ritiravano dai colloqui con il governo per protestare contro l'arresto di un importante membro di Wefaq, la principale società di opposizione sciita.

Nel gennaio 2014 il governo sospendeva i colloqui di riconciliazione, in fase di stallo, con l'opposizione sciita. In ottobre era bandito per tre mesi il principale gruppo di opposizione sciita di Al-Wefaq. In novembre le elezioni parlamentari erano boicottate e respinte dall'opposizione sciita come una farsa. In dicembre era arrestato il leader del movimento di opposizione Al-Wefaq, Sheikh Ali Salman, provocando proteste e scontri tra i suoi sostenitori e le forze di sicurezza. Nell'agosto 2016 una Commissione designata dall'ONU accusava le autorità di aver condotto una campagna sistematica di vessazioni contro la popolazione musulmana sciita del Bahrein.

Nel gennaio 2017 erano giustiziati tre attivisti sciiti condannati per l'omicidio di tre poliziotti in un attentato del 2014 - la prima esecuzione nel paese in sei anni. In maggio Isa Qassim, il più importante esponente religioso sciita del paese, era dichiarato colpevole di raccolta di fondi illegale e riciclaggio di denaro, ma beneficiava della sospensione condizionale della pena. In agosto l'Agenzia per la sicurezza nazionale del Bahrein era accusata di torturare i detenuti da tre dei gruppi per il rispetto dei diritti umani operanti nel paese.

 

Emirati Arabi Uniti

Nell'agosto 2014 gli Emirati Arabi Uniti intervenivano in Libia, prendendo di mira i militanti islamisti con attacchi aerei, secondo quanto riferito da funzionari statunitensi. In novembre Amnesty International accusava gli Emirati Arabi Uniti di effettuare dal 2011 una repressione senza precedenti sul dissenso. Peraltro gli Emirati Arabi Uniti pubblicavano il loro elenco di "organizzazioni terroristiche", incluse dozzine di gruppi islamici e organizzazioni di beneficenza.

Oman

Nell'ottobre 2015 era eletta la nuova Assemblea consultiva (Majlis al-Shura): include una donna. Quasi un anno dopo il quotidiano nazionale Azaman era costretto a chiudere dopo aver pubblicato un articolo su presunte pressioni sui giudici da parte di funzionari governativi: l'editore era condannato al carcere. Nel giugno 2017 l'Oman si prestava al tentativo del Qatar di eludere le restrizioni del trasporto marittimo, terrestre e aereo imposte dai suoi vicini del Golfo, consentendo l'utilizzo dei propri porti.

 

Kuwait

Nell'aprile 2013 il leader dell'opposizione Mussallam al-Barrak era condannato a cinque anni di prigione per aver insultato l'emiro. In giugno la Corte costituzionale ordinava lo scioglimento del parlamento, e le elezioni del mese successivo registravano incrementi delle rappresentanze liberali e delle tribù minori.
Nel giugno 2015 un'estremista sunnita effettuava un attacco suicida contro una moschea sciita, uccidendo 27 fedeli e ferendone oltre duecento: condannate a morte in relazione all'attacco sette persone. Nel novembre 2016 i gruppi di opposizione e i loro alleati conquistavano quasi la metà dei cinquanta seggi in parlamento.

 

 

 
L'attività parlamentare d'indirizzo di controllo
  • 1 dossier,
  • 4 risorse web
22/02/2018

Il 31 luglio 2013 le Commissioni Esteri riunite dei due rami del Parlamento svolgevano un'audizione del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Egitto e in Medio Oriente, nel corso della quale venivano trattati anche i profili del coinvolgimento saudita tanto nelle convulsioni istituzionali dell'Egitto quanto nelle divisioni settarie libiche, ove soprattutto gli Emirati Arabi Uniti dispiegavano azioni di appoggio aereo agli elementi del governo di Tobruk – e dove peraltro invece gli elementi jihadisti facevano riferimento in molti casi al Qatar. Le medesime Commissioni tornavano su analoghe tematiche nell'audizione del Governo svolta il 27 agosto 2013 in ordine ai recenti sviluppi della situazione in Egitto e in Siria.  

Ancora le Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato spostavano la propria attenzione più precipuamente sull'area del Golfo Persico in occasione delle comunicazioni del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Yemen (1° aprile 2015).

Il 26 gennaio 2016 il Comitato permanente sui diritti umani della Commissione Esteri di Montecitorio, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, svolgeva l'audizione di una delegazione di ex parlamentari sciiti del Bahrein.        

Il progressivo aggravamento della situazione yemenita con il coinvolgimento delle monarchie del Golfo guidate dall'Arabia Saudita era al centro delle mozioni concernenti la situazione di crisi nello Yemen, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e all'esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto, che la Camera discuteva e votava nelle sedute del 17 luglio e del 19 settembre 2017.

Per quanto concerne il sindacato ispettivo, l'Assemblea della Camera ha svolto i seguenti atti:

Interrogazione a risposta immediata n. 3-01874, sulle iniziative di competenza per interrompere l'esportazione di armi verso l'Arabia Saudita e verso tutti i Paesi che violano i principi della legge n. 185 del 1990 sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento    (26 novembre 2015);

Interrogazione a risposta immediata n. 3-02546, su chiarimenti in merito al presunto utilizzo di bombe con codice del Ministero della difesa italiano nel conflitto attualmente in corso in Yemen (12 ottobre 2016);

Interrogazione a risposta immediata n. 3-02584, su chiarimenti in merito all'effettiva autorizzazione del transito e dell'esportazione di armamenti dall'Italia verso l'Arabia Saudita (26 ottobre 2016).

La Commissione Esteri il 30 giugno 2016 ha svolto l'interrogazione n. 5-08939 Di Stefano, sulla rimozione da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite della coalizione guidata dall'Arabia Saudita in Yemen dalla «lista nera» dei Paesi e delle organizzazioni che commettono crimini contro i bambini.

Infine, la Commissione Difesa ha svolto due atti:

Interrogazione n. 5-08942 Frusone, sul contratto firmato dal Ministro della difesa e dal Ministro della difesa del Qatar per la realizzazione di sette unità navali militari (13 ottobre 2016);

Interrogazione a risposta immediata n. 5-11530 Frusone, sui contratti di cessione di armi tra l'Italia e il Qatar (8 giugno 2017).

 

 

 

 

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