L'art. 5 della L. 240/2010 ha delegato il Governo a rivedere la disciplina della contabilità degli atenei al fine di garantirne coerenza con la programmazione triennale di ateneo e maggiore trasparenza e omogeneità, nonché di consentire l'individuazione della esatta condizione patrimoniale dell'ateneo e dell'andamento complessivo della gestione.
Il d.lgs. 18/2012, conseguentemente emanato, aveva disposto che, entro il termine del 1° gennaio 2014, le università dovevano adottare un sistema di contabilità economico-patrimoniale e il bilancio unico di ateneo, e dotarsi di sistemi e procedure di contabilità analitica, ai fini del controllo di gestione.
Tale termine è stato, poi, prorogato al 1° gennaio 2015 dall'art. 6, co. 2, del D.L. 150/2013 (L. 15/2014).
Per le università che hanno adottato il sistema di contabilità economico-patrimoniale e il bilancio unico entro il 1° gennaio 2013 il D.lgs. 18/2012 ha previsto la concessione di una quota a valere sul FFO per il 2011 e 2012. Al riguardo, il DM 16 aprile 2012 n. 71, recante criteri di ripartizione del FFO per l'anno 2012, ha destinato a tale finalità € 500.000, da ripartire secondo le modalità indicate nell'all. 5. La stessa cifra era stata destinata per il 2011 dall'art. 12 del DM 3 novembre 2011, n. 439, recante criteri di ripartizione del FFO per l'anno 2011.
In particolare, in base alle nuova normativa, il quadro informativo economico-patrimoniale delle università è formato da: bilancio unico d'ateneo di previsione annuale autorizzatorio; bilancio unico d'ateneo di previsione triennale; bilancio unico d'ateneo di esercizio; bilancio consolidato con le proprie aziende, società o altri enti controllati.
Le sole università considerate amministrazioni pubbliche ai sensi della L. 196/2009 sono tenute anche a predisporre un bilancio preventivo unico d'ateneo non autorizzatorio e un rendiconto unico d'ateneo in contabilità finanziaria, al fine di consentire il consolidamento e il monitoraggio dei conti delle amministrazioni pubbliche.
Le medesime università considerate amministrazioni pubbliche predispongono il bilancio unico d'ateneo di previsione annuale strutturandolo in centri di responsabilità dotati di autonomia gestionale e amministrativa – la stessa attribuita ora ai dipartimenti, in luogo della pregressa "autonomia finanziaria ed amministrativa" – , nonché un apposito prospetto (da allegare al bilancio unico d'ateneo di previsione annuale e al bilancio unico d'ateneo di esercizio) contenente la classificazione della spesa complessiva per missioni e programmi.
In particolare, l'art. 2 del d.lgs. ha rimesso la definizione dei principi contabili e degli schemi di bilancio necessari per la predisposizione dei documenti contabili a un decreto MIUR-MEF, sentita la CRUI, in conformità alle disposizioni contenute nel d.lgs. 91/2011. Analogo decreto, con analoga procedura, è stato previsto dall'art. 4 per la definizione dell'elenco delle missioni e dei programmi, nonché dei criteri cui le università si attengono ai fini di una omogenea riclassificazione dei dati contabili.
Il DM 16 gennaio 2014, n. 21, recante classificazione della spesa delle università per missioni e programmi, è stato pubblicato nella G.U. n. 24 del 30 gennaio 2014.
Il DM 14 gennaio 2014, n. 19, recante principi contabili e schemi di bilancio in contabilità economico-patrimoniale per le università, è stato pubblicato nella G.U. n. 25 del 31 gennaio 2014.
Il bilancio unico d'ateneo d'esercizio (nonché, per le sole università considerate amministrazioni pubbliche, il rendiconto unico d'ateneo in contabilità finanziaria) è approvato entro il 30 aprile di ciascun anno ed è accompagnato da una relazione del collegio dei revisori dei conti che attesta la corrispondenza del documento alle risultanze contabili e che contiene valutazioni e giudizi sulla regolarità amministrativo-contabile della gestione e proposte in ordine alla sua approvazione.
Il sistema è monitorato dalla Commissione per la contabilità economico-patrimoniale delle università.
La nuova disciplina si applica alle "università non statali legalmente riconosciute" solo per la parte relativa all'adeguamento degli schemi di bilancio e dei principi contabili per "ragioni di comparazione e per gli obblighi di trasmissione legati al contributo pubblico di cui beneficiano" (Cfr. Atto del Governo n. 395, relazione illustrativa).
L'art. 35, co. 8-13, del D.L. 1/2012 (L. 27/2012) ha sospeso, fino al 31 dicembre 2014, lo speciale regime di tesoreria unica (c.d. "misto", art. 7, d.lgs. 279/1997) – esteso, a decorrere dal 1999, anche alle università statali dall'art. 51, co. 3, L. 449/1997 – e, dunque, anche per le università è tornato ad applicarsi, fino alla data indicata, l'ordinario regime di tesoreria unica (art. 1, L. 720/1984).
In base alle disposizioni citate, il sistema di tesoreria unica è stato inoltre reintrodotto, fino all'adozione del bilancio unico di ateneo, anche per i dipartimenti universitari e gli altri centri di responsabilità dotati di autonomia gestionale e amministrativa, che ne erano fuoriusciti a decorrere dal 1999 (art. 29, co. 10, L. 448/1998, ora abrogato). E' pertanto venuta meno la possibilità per i dipartimenti di utilizzare le proprie entrate per i pagamenti, senza versarle nella tesoreria statale.
A decorrere dall'adozione del bilancio unico d'ateneo, le risorse liquide delle università, comprese quelle dei dipartimenti e degli altri centri dotati di autonomia gestionale e amministrativa, sono gestite in maniera accentrata. Si tratta, cioè, dell'introduzione di un sistema c.d. "cash pooling".
Al riguardo, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, intervenendo il 29 novembre 2011 presso la VII Commissione della Camera nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo relativo al nuovo sistema di contabilità delle università, aveva evidenziato che, in alcune esperienze, si era cercato di ovviare alla dicotomia tra il bilancio dell'ateneo e il bilancio dei singoli dipartimenti – per cui si verificava che il bilancio di ateneo fosse costantemente senza cassa, mentre quello dei dipartimenti poteva finanziare gli investimenti avendo disponibili in cassa somme più o meno consistenti – con la modalità del cash pooling, vale a dire accentrando in capo ad un unico soggetto giuridico la gestione delle correnti disponibilità finanziarie, al fine di ottenere la miglior gestione della tesoriera aziendale in relazione ai rapporti con gli istituti di credito.
Un ulteriore obiettivo fissato dalla L. 240/2010 – nell'ambito dell'art. 5 già citato – concerne l'individuazione di meccanismi di commissariamento in caso di dissesto finanziario degli atenei.
In attuazione della delega, è stato emanato il d.lgs. 199/2011, le cui disposizioni – che si applicano a tutte le università statali, compresi gli istituti universitari ad ordinamento speciale – produrranno a pieno i loro effetti con l'adozione della contabilità economico-patrimoniale (nelle more, è stata prevista una disciplina transitoria).
A regime, il provvedimento prevede, innanzitutto, che il Collegio dei revisori dei conti dell'ateneo, con la relazione annuale al bilancio unico di esercizio ed entro il 30 aprile di ciascun anno, verifica la condizione economica, finanziaria e patrimoniale dell'università applicando alle risultanze del bilancio unico d'esercizio i parametri economico-finanziari che saranno definiti con successivo regolamento.
Tali parametri individuano i valori critici e deficitari relativi a: sostenibilità del costo complessivo del personale di ruolo e di quello a tempo determinato rispetto alle entrate complessive; sostenibilità del costo dell'indebitamento; andamento e relazione tra proventi e costi della gestione corrente; andamento delle dinamiche dei crediti e dei debiti; presenza di anticipazioni di tesoreria negli ultimi due esercizi; adeguatezza dei fondi di riserva a garanzia dei contenziosi in corso; indicatori di regolarità contributiva previdenziale ed assistenziale.
All'esito di differenti combinazioni di valori critici e/o deficitari dei parametri, il decreto individua due distinte situazioni – di gravità crescente – cui solo eventualmente può far seguito il commissariamento dell'ateneo.
La sussistenza di una situazione di criticità ricorre quando determinati parametri presentano valori compresi tra il livello critico e quello deficitario. In tale circostanza, il Collegio dei revisori dei conti deve redigere e trasmettere al MIUR e al MEF una relazione sull'andamento della gestione evidenziando, in particolare, l'evoluzione dei parametri negli ultimi due esercizi finanziari e il programma di azioni eventualmente adottato dall'ateneo per il ripristino della sostenibilità del bilancio.
Il programma di azioni – approvato dal Consiglio di amministrazione su proposta del Rettore, sentito il Senato accademico (per gli aspetti di competenza) – è articolato per obiettivi annuali e ha durata massima quinquennale.
In relazione al livello di criticità, il MIUR (sentito il MEF) può richiedere all'ateneo di aggiornare il programma di azioni adottato, ovvero di predisporne uno nuovo. Il monitoraggio sulla situazione dell'ateneo, con particolare riguardo all'andamento dei parametri e al grado di raggiungimento degli obiettivi definiti nel programma di azioni, è operato da entrambi i Ministeri.
L'esistenza di una situazione di dissesto può essere attestata:
Il dissesto finanziario è dichiarato dal Consiglio di amministrazione dell'università che, a seguito di ciò, è tenuto a rivedere il bilancio di previsione annuale già approvato, potendosi autorizzare solo le spese obbligatorie e quelle per le quali sia stato assunto un obbligo giuridicamente vincolante verso i terzi. Inoltre, sulla base delle linee guida stabilite da MIUR e MEF, deve essere predisposto – entro un termine stabilito – un piano di rientro che, articolato per obiettivi annuali e di durata massima quinquennale, deve essere sottoposto all'approvazione di entrambi i Ministeri. Il documento è deliberato dal Cda dell'ateneo su proposta del Rettore e previo parere del Senato accademico (per gli aspetti di competenza).
Il controllo annuale sull'attuazione del piano di rientro è effettuato dal MIUR, che provvede a comunicarne gli esiti a università, MEF e Procura regionale della Corte dei conti.
Il commissariamento dell'ateneo – la cui durata non può comunque superare cinque anni – è deliberato dal Consiglio dei ministri, su proposta del MIUR e del MEF:
La delibera di commissariamento comporta innanzitutto la nomina di un organo commissariale – composto da uno o tre membri, a seconda delle dimensioni dell'ateneo, e da altrettanti supplenti –, di cui non possono far parte il rettore e coloro che hanno rivestito una qualunque carica negli organi dell'ateneo commissariato.
All'organo commissariale competono la rappresentanza legale dell'università (sottratta al rettore) e le funzioni del Cda (che decade), oltre alla amministrazione e gestione del dissesto finanziario, compresa l'eventuale elaborazione o modifica del piano di rientro – che deve essere comunque approvato da MIUR e MEF – e l'adozione degli atti necessari per la sua attuazione. In particolare, l'organo effettua una ricognizione dei creditori da inserire nel piano di rientro.
L'organo è tenuto a elaborare e a trasmettere a MIUR, MEF e Procura regionale della Corte dei conti una relazione annuale sullo stato di avanzamento del piano di rientro (che può contenere modifiche e integrazioni dello stesso), e una relazione finale, corredata dal rendiconto della gestione commissariale.
La relazione finale è poi trasmessa anche all'ANVUR che, oltre a valutare i risultati della fase di commissariamento, esprime il proprio parere circa il mantenimento dell'accreditamento dell'istituzione universitaria, e può avanzare proposte di federazione o fusione con altri atenei o di razionalizzazione dell'offerta formativa dell'ateneo commissariato.