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Politica regionale di sviluppo - Piano azione coesione
informazioni aggiornate a venerdì, 26 gennaio 2018

Come sottolineato dall'Istat nel report La spesa dei comuni per i servizi sociali: anno 2015, la disponibilità dei servizi pubblici erogati ai cittadini dai comuni varia notevolmente per regione e per classe demografica del comune di residenza. Più in particolare, le risorse economiche messe a disposizione dal sistema di welfare manifestano un persistente gradiente Nord-Sud che vede le regioni del Mezzogiorno godere di minori fondi e servizi per l'assistenza sociale. Un'analisi specifica testimonia che gli stessi squilibri si riscontrano anche rispetto alle condizioni di salute della popolazione, per le quali il fattore territoriale si aggiunge ai divari socio-demografici nel determinare condizioni di evidente svantaggio della popolazione del Mezzogiorno, a prescindere dallo status sociale. Inoltre, l'analisi mette in luce segnali preoccupanti dai quali si comincia a intravedere un arretramento del settore pubblico ed evidenti difficoltà delle famiglie a far fronte, con risorse proprie, alle necessità di cura e assistenza. 

In tale contesto, si è ritenuto che la politica regionale di sviluppo, a cui fa riferimento il Quadro Strategico Nazionale (QSN), previsto formalmente dall'art. 27 del Regolamento Generale sui Fondi strutturali europei, potesse dare un forte contributo alla riduzione della persistente sottoutilizzazione di risorse del Mezzogiorno.

La politica regionale di sviluppo è specificatamente diretta a garantire che gli obiettivi di competitività siano raggiunti da tutti i territori regionali, anche e soprattutto da quelli che presentano squilibri economico-sociali ed è cofinanziata da fondi, comunitari e nazionali, provenienti, rispettivamente, dal bilancio europeo per la politica di coesione (Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo (FSE) e Fondo di coesione) e nazionali (Fondo per le aree sottoutilizzate, ora sostituito dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) ).

Nel corso del 2011 è stata avviata, di intesa con la Commissione Europea, l'azione per accelerare l'attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013. Dopo la prima fase, varata il 15 dicembre 2011, relativa ai fondi gestiti dalle Regioni (3,7 miliardi di riprogrammazione a favore di istruzione, ferrovie, formazione, agenda digitale e occupazione di lavoratori svantaggiati), è stata predisposta la Fase II che ha impegnato le amministrazioni centrali e locali a rilanciare i programmi in grave ritardo, garantendo una forte concentrazione delle risorse su alcune priorità. La riprogrammazione ha riguardato primariamente quattro Regioni Convergenza (Calabria, Campania, Sicilia, Puglia), per le quali il Quadro Strategico nazionale 2007-2013 prevede Programmi operativi nazionali e interregionali.

La riprogrammazione dei fondi comunitari ha previsto il definanziamento degli interventi con criticità di attuazione e il finanziamento di interventi rivolti all'inclusione sociale e alla crescita, rispondendo in tal senso anche agli impegni contenuti nelle Mozioni concernenti iniziative per favorire gli interventi produttivi e l'occupazione nel mezzogiorno approvate a larga maggioranza dalla Camera dei Deputati il 28 marzo 2012.

La riallocazione delle risorse si è fra l'altro concentrata sulla cura dell'infanzia (400 milioni) e degli anziani non autosufficienti (330 milioni). L'intervento intende ampliare l'offerta della rete dei servizi e degli interventi sociali nel sud del paese, migliorando al contempo la qualità di quelli già presenti. Il programma è stato costruito sulla base di metodi, requisiti e filiere di attuazione (con un ruolo centrale degli enti locali, nonché del privato sociale e del privato) già sperimentati ed è coerente con gli indirizzi nazionali nei campi sanitario e sociale. Obiettivi e risultati sono misurati dagli obiettivi del QSN 2007-2013, che, per quanto riguarda i servizi di cura per l'infanzia e gli anziani, indicano come obiettivo prioritario l'aumento del numero dei servizi di cura alla persona, l'alleggerimento dei carichi familiari e la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti

Il programma Servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti, che è parte integrante del Piano d'Azione per la Coesione (PAC) ed è finanziato con fondi dell'Unione Europea per un totale di 730 milioni di euro, ha l'obiettivo di favorire la coesione tra le regioni dell'Unione europea riducendo le disparità esistenti.

La sua attuazione è stata affidata al Ministero dell'Interno, individuato quale autorità di gestione responsabile. Le risorse stanziate sono destinate alle 4 regioni ricomprese nell'obiettivo europeo "Convergenza": Calabria, Campania, Puglia, Sicilia. I beneficiari naturali del programma sono i comuni, in quanto soggetti responsabili dell'erogazione dei servizi di cura sul territorio. I comuni possono accedere alle risorse una volta soddisfatti i requisiti organizzativi e progettuali richiesti dai piani territoriali di riparto.

L'obiettivo posto è quello di potenziare, nei territori ricompresi nelle 4 regioni, l'offerta dei servizi all'infanzia (0-3 anni) e gli anziani non autosufficienti (over 65), riducendo l'attuale divario di offerta rispetto al resto del Paese.

La dotazione finanziaria complessiva è di 730 milioni, di cui 400 per i servizi di cura all'infanzia e 330 agli anziani non autosufficienti.

Le risorse sono ripartite secondo piani regionali di intervento. I risultati attesi per i due ambiti di intervento sono i seguenti:

1) servizi all'infanzia: a) aumento strutturale dell'offerta di servizi (asili nido pubblici o convenzionati; servizi integrativi e innovativi); b) estensione della copertura territoriale e sostegno alla gestione delle strutture; c) sostegno alla domanda e accelerazione dell'entrata in funzione delle nuove strutture; d) miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio educativi.

2) servizi agli anziani non autosufficienti: a) aumento del numero di anziani in assistenza domiciliare; b) aumento e qualificazione dell'offerta di servizi residenziali e semiresidenziali; c) miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e assistenti familiari; d) sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell'anziano socialmente "fragile".

Il primo riparto prevede l'impegno di:

  • 120 dei 400 milioni di euro destinati ai servizi per l'infanzia;
  • 130 dei 330 milioni di euro destinati ai servizi per gli anziani non autosufficienti.

Le risorse sono distribuite tra le quattro regioni applicando la formula di riparto già utilizzata per i Fondi Strutturali Europei. I comuni, beneficiari finali dell'iniziativa, potranno accedere alle risorse presentando entro 6 mesi i progetti che saranno valutati secondo priorità stabilite nei differenti piani regionali.

Il 16 dicembre 2014, l'Autorità di Gestione dei Fondi PAC ha illustrato i risultati dell'attività di valutazione del I Riparto:  190 piani per l'Infanzia sono stati approvati per un importo complessivo di 110,5 milioni di euro assegnati dall'Autorità di Gestione dei Fondi PAC ai comuni capofila sui 120 milioni stanziati dal Programma Nazionale e 170 piani per gli Anziani approvati per complessivi 110 milioni di euro assegnati sui 130 milioni stanziati. Pertanto, il 90% delle risorse è a disposizione dei territori, ha precisato l'Autorità di Gestione, e sono erogati ai comuni capofila fondi pari a 220 milioni di euro. I servizi offerti con i fondi PAC per l'infanzia interesseranno circa 23.000 bambini e offriranno 5.208.734 ore di assistenza agli anziani. Si tratta di servizi diversificati e calibrati in ragione delle diverse regolamentazioni e esigenze territoriali delle quattro regioni obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia).

I servizi finanziati con il primo riparto avrebbero dovuto essere attuati entro il 31 dicembre 2015, il termine è stato poi prorogato al 30 giugno 2016 e in seguito differito al 31 agosto 2016 ( in alcuni casi al 30 settembre 2016).

Inoltre, dal Secondo Monitoraggio Straordinario, realizzato congiuntamente da Autorità di Gestione, Regioni e ANCI, è emerso un impegno finanziario non superiore al 30% delle dell'importo complessivo del Primo riparto

Il secondo riparto prevede l'impegno di:

  • 238 milioni destinati ai servizi dell'infanzia . Le risorse oggetto del riparto interessano l'85% della dotazione finanziaria ancora disponibile, ovvero 238 milioni di euro. Le risorse residue, 42 milioni di euro, comprensive delle risorse destinate all'assistenza tecnica, saranno utilizzate per le finalità e gli obiettivi previsti nell'ambito dei servizi all'infanzia;
  • 155 milioni di euro per l'ampliamento dell'offerta complessiva dei servizi domiciliari per gli anziani non autosufficienti . Le risorse che residuano dopo questo Secondo Riparto destinabili a servizi residenziali e semiresidenziali , al miglioramento delle competenze , nonché a progetti sperimentali , costituiranno oggetto di un successivo specifico atto, dopo aver scomputato le risorse dell'assistenza tecnica.

Per quanto riguarda il Secondo riparto, i servizi così finanziati avrebbero dovuto essere realizzati  entro giugno 2017, termine poi prorogato dall'Agenzia per la coesione territoriale, a giugno 2018 (qui le circolari).

Come sottolineato dall'Istat nel report La spesa dei comuni per i servizi sociali: anno 2015, la disponibilità dei servizi pubblici erogati ai cittadini dai comuni varia notevolmente per regione e per classe demografica del comune di residenza. Più in particolare, le risorse economiche messe a disposizione dal sistema di welfare manifestano un persistente gradiente Nord-Sud che vede le regioni del Mezzogiorno godere di minori fondi e servizi per l'assistenza sociale. Un'analisi specifica testimonia che gli stessi squilibri si riscontrano anche rispetto alle condizioni di salute della popolazione, per le quali il fattore territoriale si aggiunge ai divari socio-demografici nel determinare condizioni di evidente svantaggio della popolazione del Mezzogiorno, a prescindere dallo status sociale. Inoltre, l'analisi mette in luce segnali preoccupanti dai quali si comincia a intravedere un arretramento del settore pubblico ed evidenti difficoltà delle famiglie a far fronte, con risorse proprie, alle necessità di cura e assistenza. 

In tale contesto, si è ritenuto che la politica regionale di sviluppo, a cui fa riferimento il Quadro Strategico Nazionale (QSN), previsto formalmente dall'art. 27 del Regolamento Generale sui Fondi strutturali europei, potesse dare un forte contributo alla riduzione della persistente sottoutilizzazione di risorse del Mezzogiorno.

La politica regionale di sviluppo è specificatamente diretta a garantire che gli obiettivi di competitività siano raggiunti da tutti i territori regionali, anche e soprattutto da quelli che presentano squilibri economico-sociali ed è cofinanziata da fondi, comunitari e nazionali, provenienti, rispettivamente, dal bilancio europeo per la politica di coesione (Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo (FSE) e Fondo di coesione) e nazionali (Fondo per le aree sottoutilizzate, ora sostituito dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) ).

Nel corso del 2011 è stata avviata, di intesa con la Commissione Europea, l'azione per accelerare l'attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013. Dopo la prima fase, varata il 15 dicembre 2011, relativa ai fondi gestiti dalle Regioni (3,7 miliardi di riprogrammazione a favore di istruzione, ferrovie, formazione, agenda digitale e occupazione di lavoratori svantaggiati), è stata predisposta la Fase II che ha impegnato le amministrazioni centrali e locali a rilanciare i programmi in grave ritardo, garantendo una forte concentrazione delle risorse su alcune priorità. La riprogrammazione ha riguardato primariamente quattro Regioni Convergenza (Calabria, Campania, Sicilia, Puglia), per le quali il Quadro Strategico nazionale 2007-2013 prevede Programmi operativi nazionali e interregionali.

La riprogrammazione dei fondi comunitari ha previsto il definanziamento degli interventi con criticità di attuazione e il finanziamento di interventi rivolti all'inclusione sociale e alla crescita, rispondendo in tal senso anche agli impegni contenuti nelle Mozioni concernenti iniziative per favorire gli interventi produttivi e l'occupazione nel mezzogiorno approvate a larga maggioranza dalla Camera dei Deputati il 28 marzo 2012.

La riallocazione delle risorse si è fra l'altro concentrata sulla cura dell'infanzia (400 milioni) e degli anziani non autosufficienti (330 milioni). L'intervento intende ampliare l'offerta della rete dei servizi e degli interventi sociali nel sud del paese, migliorando al contempo la qualità di quelli già presenti. Il programma è stato costruito sulla base di metodi, requisiti e filiere di attuazione (con un ruolo centrale degli enti locali, nonché del privato sociale e del privato) già sperimentati ed è coerente con gli indirizzi nazionali nei campi sanitario e sociale. Obiettivi e risultati sono misurati dagli obiettivi del QSN 2007-2013, che, per quanto riguarda i servizi di cura per l'infanzia e gli anziani, indicano come obiettivo prioritario l'aumento del numero dei servizi di cura alla persona, l'alleggerimento dei carichi familiari e la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti

Il programma Servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti, che è parte integrante del Piano d'Azione per la Coesione (PAC) ed è finanziato con fondi dell'Unione Europea per un totale di 730 milioni di euro, ha l'obiettivo di favorire la coesione tra le regioni dell'Unione europea riducendo le disparità esistenti.

La sua attuazione è stata affidata al Ministero dell'Interno, individuato quale autorità di gestione responsabile. Le risorse stanziate sono destinate alle 4 regioni ricomprese nell'obiettivo europeo "Convergenza": Calabria, Campania, Puglia, Sicilia. I beneficiari naturali del programma sono i comuni, in quanto soggetti responsabili dell'erogazione dei servizi di cura sul territorio. I comuni possono accedere alle risorse una volta soddisfatti i requisiti organizzativi e progettuali richiesti dai piani territoriali di riparto.

L'obiettivo posto è quello di potenziare, nei territori ricompresi nelle 4 regioni, l'offerta dei servizi all'infanzia (0-3 anni) e gli anziani non autosufficienti (over 65), riducendo l'attuale divario di offerta rispetto al resto del Paese.

La dotazione finanziaria complessiva è di 730 milioni, di cui 400 per i servizi di cura all'infanzia e 330 agli anziani non autosufficienti.

Le risorse sono ripartite secondo piani regionali di intervento. I risultati attesi per i due ambiti di intervento sono i seguenti:

1) servizi all'infanzia: a) aumento strutturale dell'offerta di servizi (asili nido pubblici o convenzionati; servizi integrativi e innovativi); b) estensione della copertura territoriale e sostegno alla gestione delle strutture; c) sostegno alla domanda e accelerazione dell'entrata in funzione delle nuove strutture; d) miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio educativi.

2) servizi agli anziani non autosufficienti: a) aumento del numero di anziani in assistenza domiciliare; b) aumento e qualificazione dell'offerta di servizi residenziali e semiresidenziali; c) miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e assistenti familiari; d) sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell'anziano socialmente "fragile".

Il primo riparto prevede l'impegno di:

  • 120 dei 400 milioni di euro destinati ai servizi per l'infanzia;
  • 130 dei 330 milioni di euro destinati ai servizi per gli anziani non autosufficienti.

Le risorse sono distribuite tra le quattro regioni applicando la formula di riparto già utilizzata per i Fondi Strutturali Europei. I comuni, beneficiari finali dell'iniziativa, potranno accedere alle risorse presentando entro 6 mesi i progetti che saranno valutati secondo priorità stabilite nei differenti piani regionali.

Il 16 dicembre 2014, l'Autorità di Gestione dei Fondi PAC ha illustrato i risultati dell'attività di valutazione del I Riparto:  190 piani per l'Infanzia sono stati approvati per un importo complessivo di 110,5 milioni di euro assegnati dall'Autorità di Gestione dei Fondi PAC ai comuni capofila sui 120 milioni stanziati dal Programma Nazionale e 170 piani per gli Anziani approvati per complessivi 110 milioni di euro assegnati sui 130 milioni stanziati. Pertanto, il 90% delle risorse è a disposizione dei territori, ha precisato l'Autorità di Gestione, e sono erogati ai comuni capofila fondi pari a 220 milioni di euro. I servizi offerti con i fondi PAC per l'infanzia interesseranno circa 23.000 bambini e offriranno 5.208.734 ore di assistenza agli anziani. Si tratta di servizi diversificati e calibrati in ragione delle diverse regolamentazioni e esigenze territoriali delle quattro regioni obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia).

I servizi finanziati con il primo riparto avrebbero dovuto essere attuati entro il 31 dicembre 2015, il termine è stato poi prorogato al 30 giugno 2016 e in seguito differito al 31 agosto 2016 ( in alcuni casi al 30 settembre 2016).

Inoltre, dal Secondo Monitoraggio Straordinario, realizzato congiuntamente da Autorità di Gestione, Regioni e ANCI, è emerso un impegno finanziario non superiore al 30% delle dell'importo complessivo del Primo riparto

Il secondo riparto prevede l'impegno di:

  • 238 milioni destinati ai servizi dell'infanzia . Le risorse oggetto del riparto interessano l'85% della dotazione finanziaria ancora disponibile, ovvero 238 milioni di euro. Le risorse residue, 42 milioni di euro, comprensive delle risorse destinate all'assistenza tecnica, saranno utilizzate per le finalità e gli obiettivi previsti nell'ambito dei servizi all'infanzia;
  • 155 milioni di euro per l'ampliamento dell'offerta complessiva dei servizi domiciliari per gli anziani non autosufficienti . Le risorse che residuano dopo questo Secondo Riparto destinabili a servizi residenziali e semiresidenziali , al miglioramento delle competenze , nonché a progetti sperimentali , costituiranno oggetto di un successivo specifico atto, dopo aver scomputato le risorse dell'assistenza tecnica.

Per quanto riguarda il Secondo riparto, i servizi così finanziati avrebbero dovuto essere realizzati  entro giugno 2017, termine poi prorogato dall'Agenzia per la coesione territoriale, a giugno 2018 (qui le circolari).