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La Strategia italiana del 2015 e la sua realizzazione
informazioni aggiornate a martedì, 30 novembre 2021
La classificazione delle aree nella strategia del 2015 e la Governance 
Al fine di conseguire gli obiettivi europei, è stata approvata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 3 marzo 2015, la Strategia italiana per la banda ultralarga, che ha stabilito il quadro nazionale delle iniziative pubbliche in materia, con orizzonte al 2020. La Strategia è tutt'ora in corso di attuazione su tutto il territorio nazionale, con una serie di gare che sono state aggiudicate, nonché lavori in corso per quanto riguarda la realizzazione della rete, mentre sono state implementate solo parzialmente le misure a sostegno della domanda.
Per le connessioni a banda ultra larga  l'obiettivo del Piano di azione delineato nella Strategia era quello di avere entro il 2020 la sottoscrizione da parte di almeno il 50% della popolazione di servizi a più di 100 Mbps (velocità di trasmissione dati), attraverso un obiettivo di copertura per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps per l'85% della popolazione e di portare il 100% della popolazione ad almeno 30 Mbps.
I principali interventi previsti erano:
1) interventi sull'infrastruttura di rete;
2) modalità di sostegno allo sviluppo della banda ultralarga dal lato dell'offerta;
3) sostegno allo sviluppo della banda ultralarga dal lato della domanda.

Per quanto riguarda l'infrastruttura di rete nella strategia si suddiviso il territorio nazionale, da un punto di vista tecnico, in 94.645 sotto-aree (il relativo database è gestito da Infratel, società in-house del Ministero dello sviluppo economico e soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo) e da un punto di vista della qualità delle connessioni in quattro cluster di intervento a seconda del livello di intervento pubblico necessario per il conseguimento dell'obiettivo.

In particolare è stata effettuata una suddivisione in cluster di intervento.

- cluster A - aree redditizie: l'area più favorevole al conseguimento dell'obiettivo di realizzare reti ultraveloci a 100 Mbs entro il 2020. Comprende 15 città "nere" (le più popolose d'Italia) e le principali aree industriali. Riguarda il 15% della popolazione nazionale (circa 9,4 milioni di abitanti);

- cluster B - aree per le quali non è previsto un investimento a 100 Mbs: è formato dalle aree per le quali sono previste dagli operatori privati iniziative per connessioni a 30 Mbps; in queste aree, senza interventi pubblici le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire i ritorni minimi necessari agli operatori che investono per una connessione a 100 Mbs e include 1120 comuni in cui risiede il 45% della popolazione (circa 28,2 milioni). E' diviso in due sotto cluster, a seconda che sia stato avviato o meno un intervento pubblico per lo sviluppo della connettività ad almeno 30 Mbps.

- Cluster C - aree marginali: Sono aree per le quali gli operatori possono maturare l'interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale. Include circa 2.650 comuni e alcune aree rurali non coperte da reti a più di 30 Mbps. Vi risiedono circa 15,7 milioni di persone (il 25% della popolazione).

- Cluster D -  aree a fallimento di mercato per le loro caratteristiche di scarsa densità abitativa e di dislocazione frastagliata sul territorio per le quali solo l'intervento pubblico diretto può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps. Il cluster D Ingloba i restanti 4.300 comuni circa, soprattutto al Sud, incluse alcune aree rurali. Riguarda il 15% della popolazione.

Un'ulteriore classificazione delle aree del territorio nazionale, esplicativa di quella sopra ricordata, distingue le aree in tre tipologie a seconda delle decisioni di investimento delle scelte di investimento delle società di comunicazione elettronica:

"aree nere", nelle quali almeno due operatori di mercato hanno programmato investimenti per la realizzazione della banda ultralarga nel successivo triennio (tali aree sostanzialmente corrispondono a quelle del cluster A),

"aree bianche" nelle quali nessun operatore di mercato, nei propri piani di investimento dei successivi tre anni, dichiara di investire per la realizzazione dell'infrastruttura (corrispondenti a grandi linee ai cluster C e D) e

"aree grigie" nelle quali un solo operatore commerciale intende effettuare investimenti per la realizzazione dell'infrastruttura (corrispondenti al cluster B). Tale classificazione è contenuta nel Piano di investimenti per la diffusione della banda ultralarga.

L'obiettivo originariamente previsto dalla strategia per l'infrastrutturazione delle aree bianche era quello di intervenire in 7.632 comuni, per un totale di circa 8,6 milioni di unità immobiliari. A seguito di una revisione del Piano l'intervento riguarda 7.416 comuni, per un totale di circa 8,4 milioni di unità immobiliari, di cui il 74% in FTTH (circa 6,2milioni) e il 26% in FWA (circa 2,2 milioni). La concessione prevede inoltre che, a conclusione dei lavori, sia garantito il collegamento con reti abilitanti ai servizi  a più di 100Mbit/s di tutte le sedi della pubblica amministrazione e di tutte le aree industriali ricadenti nelle aree bianche.
La governance del Piano è stata posta in capo al COBUL, composto da: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero per la Pubblica Amministrazione,  Ministero per gli Affari Regionali e Autonomie, Ministero per il Sud e la Coesione territoriale, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Presidente della Conferenza delle regioni e delle Province autonome e  Infratel Italia col supporto tecnico di AgID (Agenzia per l'Italia Digitale) e dell'Agenzia per la coesione territoriale. Il coordinamento con le amministrazioni locali è assicurato tramite un accordo quadro siglato in data 11 febbraio 2016.
Il piano di intervento per l'infrastrutturazione in banda ultralarga delle aree bianche è stato autorizzato dalla Commissione europea con la  Decisione "State aid SA. 41647 (2016/N) – Italy- StrategiaBandaUltralarga"del 30 giugno 2016.

La prima fase della Strategia ha riguardato le aree c.d. bianche (a fallimento di mercato). Il 2 marzo 2016, il Comitato per la Banda Ultra Larga (COBUL) ha stabilito di focalizzare l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato mediante l'impiego del modello ad "intervento diretto" ed il CIPE, nella riunione del 1° maggio 2016 ha recepito tale orientamento stabilendo che nelle aree a fallimento di mercato si procedesse esclusivamente con l'intervento diretto, in cui l'infrastruttura resta di proprietà pubblica e vengono ceduti agli operatori i diritti d'uso. Tale regime nazionale di aiuto è stato definito in conformità alla normativa europea in materia di aiuti di Stato (notifica di Aiuto di Stato SA.41647 (2016/N) per il Piano Aree Bianche, approvata dalla Commissione Europea con decisione C(2016) 3931 finale del 30 giugno 2016).

Il raggiungimento degli obiettivi europei di sviluppo delle connessioni a banda ultralarga richiede rilevanti interventi di investimento sia pubblici che privati.  progetti per la banda ultra larga si riferiscono a connessioni da rete fissa.Tuttavia l'infrastruttura in fibra è essenziale anche per un miglioramento della connessione mobile. Ciò in quanto il rilegamento in fibra delle stazioni radio base è la soluzione che crea le condizioni migliori per sfruttare appieno le capacità delle reti LTE.

I bandi di gara per la realizzazione della banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato ed i cantieri aperti

Il 3 giugno 2016 è stato pubblicato (G.U. 5 Serie Speciale ) il primo bando per la realizzazione della rete in fibra nelle c.d.  "aree bianche", quelle cioè a fallimento di mercato, e grigie raggruppate nei Cluster C e D previsti dal Piano nazionale banda ultralarga. Il bando, diviso in cinque lotti, ha riguardato sei Regioni: Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto, con le quali sono stati siglati specifici accordi di programma e relative convenzioni operative per l'utilizzo, insieme con il Fondo Sviluppo e Coesione nazionale, dei fondi strutturali FESR e FEASR.

La gara è stata aggiudicata all'operatore economico OPEN FIBER Spa, per tutti e cinque i lotti posti a gara. Il bando prevede la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, che consenta agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi agli utenti finali a 100 Mbps e comunque non al di sotto dei 30 Mbps. La rete è data in concessione per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica.

 Il 24 agosto 2016 è stato pubblicato il secondo bando, suddiviso in sei lotti funzionali, per la costruzione della rete pubblica a banda ultralarga sempre nelle aree bianche, nelle regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Sicilia, Marche, Liguria e la Provincia di Trento.  Anche in tal caso la procedura è stata aggiudicata all'operatore OPEN FIBER Spa , per tutti e sei i lotti posti a gara.

A seguito di numerosi ricorsi giudiziari di diversi operatori la sottoscrizione del contratto con il soggetto aggiudicatario è stato concluso nel novembre 2017 (come risulta dalla risposta data dal Governo all'interrogazione 5-00885 il 23 gennaio 2019).

Il terzo bando di gara, relativo all'aggiudicazione dei lotti riguardanti le tre regioni rimanenti, Puglia, Calabria e Sardegna, è stato pubblicato il 17 aprile 2018, la gara si è conclusa il 18 dicembre 2018 ed è stata aggiudicata il 30 gennaio 2019. Anche in tal caso, è risultato aggiudicatario per tutti i lotti l'operatore OPEN FIBER Spa.

L'inizio delle progettazioni da parte di Open Fiber e la contemporanea gara ad evidenza pubblica svolta dal concessionario per individuare gli appaltatori incaricati di realizzare le opere, si sono potute avviare soltanto successivamente alla firma dei primi contratti.

Lo stato del progetto nazionale Banda Ultra Larga, modello a concessione, tra Infratel e Open Fiber, avviato a seguito dei bandi di gara emessi e aggiudicati a partire dal 2016, è disponibile nell'apposita sezione del sito di Infratel. Con riguardo alla realizzazione degli interventi, è disponibile online, sull'apposito sito, la mappa per il monitoraggio in tempo reale del Piano Aree Bianche a concessione.

La seconda fase della Strategia riguarda gli interventi per le aree grigie e l'incentivazione della domanda di banda ultra larga da parte di cittadini, imprese e Pubbliche Amministrazioni.

I finanziamenti per la realizzazione della banda ultra larga precedenti al PNRR

Il programma operativo del  Piano Banda Ultra Larga, è stato approvato con ldelibera n. 65-2015 del CIPE che ha programmaticamente destinato, con le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020, 3,5 miliardi di euro,  di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione, rinviando a una successiva delibera l'assegnazione di ulteriori risorse nel limite massimo di 1,3 miliardi di euro. Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, è stato previsto che possano essere conferite al Piano Strategico per la banda ultra larga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro (che rappresentava il fabbisogno stimato dal Piano di investimenti per la diffusione della banda ultralarga).

Con la Delibera n. 71 del 7 agosto 2017 il CIPE, sempre a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione ha approvato, per il completamento del Piano Banda Ultralarga, l'assegnazione di 1,3 miliardi € per interventi a sostegno della domanda degli utilizzatori. Inoltre, con riferimento alle risorse di 2,2 miliardi di euro, previste nella delibera n. 65 del 2015 non utilizzate, ha previsto la destinazione di 100 milioni di euro per sostenere lo sviluppo di beni e servizi di nuova generazione e di 477,5 milioni di euro per interventi relativi al completamento dell'infrastruttura nelle aree grigie e nelle nuove aree bianche e per raggiungere le case sparse.
Nella seduta della Conferenza Stato-Regioni dell'11 febbraio 2016 è stato siglato l'Accordo-quadro, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e della Delibera CIPE 6 agosto 2015, n.65 tra il Governo, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano per lo  sviluppo della banda ultra larga sul territorio nazionale verso gli obiettivi EU 2020. In base al comunicato del MISE, l'accordo quadro stabilisce che i  2,2 miliardi assegnati dalla delibera CIPE di agosto 2015 saranno utilizzati "secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei  Cluster C e D" e "tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano Banda Ultra in ciascuna Regione".
Nell'ambito dell'accordo si dà conto anche delle risorse derivanti dai fondi europei da destinare alla realizzazione degli obiettivi del piano. Si tratta di  circa 1,9 miliardi di euro derivanti dai fondi  FESR  ( 1,187 miliardi di euro), FEASR 462,011 milioni di euro) a disposizione delle regioni destinati alla realizzazione del piano e della destinazione di risorse per  233 milioni di euro del Fondo PON imprese e competitività, finalizzate alla realizzazione della banda larga ultra veloce nelle aree produttive ricadenti nei Cluster C e D. 

Infratel Spa, società in house del Mise, agisce in qualità di soggetto attuatore degli interventi previsti dall'accordo.

Per gli interventi nelle "aree bianche" (a fallimento di mercato) si prevede un intervento diretto, cioè non più con contributi a fondo perduto ma con la costruzione di una rete che rimarrà pubblica (Stato-Regioni) che coprirà 7300 Comuni in tutto il territorio nazionale. Nel cluster C l'obiettivo del piano BUL (Banda ultra larga) prevede una copertura di almeno il 70% delle unità abitative con connessioni oltre i 100 Mbps realizzando infrastrutture di tipo FTTB/H e del 30 per cento delle unità abitative ad almeno 30 Mbps. Nel cluster D è prevista una copertura a 30 Mbps.

La classificazione delle aree nella strategia del 2015 e la Governance 
Al fine di conseguire gli obiettivi europei, è stata approvata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 3 marzo 2015, la Strategia italiana per la banda ultralarga, che ha stabilito il quadro nazionale delle iniziative pubbliche in materia, con orizzonte al 2020. La Strategia è tutt'ora in corso di attuazione su tutto il territorio nazionale, con una serie di gare che sono state aggiudicate, nonché lavori in corso per quanto riguarda la realizzazione della rete, mentre sono state implementate solo parzialmente le misure a sostegno della domanda.
Per le connessioni a banda ultra larga  l'obiettivo del Piano di azione delineato nella Strategia era quello di avere entro il 2020 la sottoscrizione da parte di almeno il 50% della popolazione di servizi a più di 100 Mbps (velocità di trasmissione dati), attraverso un obiettivo di copertura per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps per l'85% della popolazione e di portare il 100% della popolazione ad almeno 30 Mbps.
I principali interventi previsti erano:
1) interventi sull'infrastruttura di rete;
2) modalità di sostegno allo sviluppo della banda ultralarga dal lato dell'offerta;
3) sostegno allo sviluppo della banda ultralarga dal lato della domanda.

Per quanto riguarda l'infrastruttura di rete nella strategia si suddiviso il territorio nazionale, da un punto di vista tecnico, in 94.645 sotto-aree (il relativo database è gestito da Infratel, società in-house del Ministero dello sviluppo economico e soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo) e da un punto di vista della qualità delle connessioni in quattro cluster di intervento a seconda del livello di intervento pubblico necessario per il conseguimento dell'obiettivo.

In particolare è stata effettuata una suddivisione in cluster di intervento.

- cluster A - aree redditizie: l'area più favorevole al conseguimento dell'obiettivo di realizzare reti ultraveloci a 100 Mbs entro il 2020. Comprende 15 città "nere" (le più popolose d'Italia) e le principali aree industriali. Riguarda il 15% della popolazione nazionale (circa 9,4 milioni di abitanti);

- cluster B - aree per le quali non è previsto un investimento a 100 Mbs: è formato dalle aree per le quali sono previste dagli operatori privati iniziative per connessioni a 30 Mbps; in queste aree, senza interventi pubblici le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire i ritorni minimi necessari agli operatori che investono per una connessione a 100 Mbs e include 1120 comuni in cui risiede il 45% della popolazione (circa 28,2 milioni). E' diviso in due sotto cluster, a seconda che sia stato avviato o meno un intervento pubblico per lo sviluppo della connettività ad almeno 30 Mbps.

- Cluster C - aree marginali: Sono aree per le quali gli operatori possono maturare l'interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale. Include circa 2.650 comuni e alcune aree rurali non coperte da reti a più di 30 Mbps. Vi risiedono circa 15,7 milioni di persone (il 25% della popolazione).

- Cluster D -  aree a fallimento di mercato per le loro caratteristiche di scarsa densità abitativa e di dislocazione frastagliata sul territorio per le quali solo l'intervento pubblico diretto può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps. Il cluster D Ingloba i restanti 4.300 comuni circa, soprattutto al Sud, incluse alcune aree rurali. Riguarda il 15% della popolazione.

Un'ulteriore classificazione delle aree del territorio nazionale, esplicativa di quella sopra ricordata, distingue le aree in tre tipologie a seconda delle decisioni di investimento delle scelte di investimento delle società di comunicazione elettronica:

"aree nere", nelle quali almeno due operatori di mercato hanno programmato investimenti per la realizzazione della banda ultralarga nel successivo triennio (tali aree sostanzialmente corrispondono a quelle del cluster A),

"aree bianche" nelle quali nessun operatore di mercato, nei propri piani di investimento dei successivi tre anni, dichiara di investire per la realizzazione dell'infrastruttura (corrispondenti a grandi linee ai cluster C e D) e

"aree grigie" nelle quali un solo operatore commerciale intende effettuare investimenti per la realizzazione dell'infrastruttura (corrispondenti al cluster B). Tale classificazione è contenuta nel Piano di investimenti per la diffusione della banda ultralarga.

L'obiettivo originariamente previsto dalla strategia per l'infrastrutturazione delle aree bianche era quello di intervenire in 7.632 comuni, per un totale di circa 8,6 milioni di unità immobiliari. A seguito di una revisione del Piano l'intervento riguarda 7.416 comuni, per un totale di circa 8,4 milioni di unità immobiliari, di cui il 74% in FTTH (circa 6,2milioni) e il 26% in FWA (circa 2,2 milioni). La concessione prevede inoltre che, a conclusione dei lavori, sia garantito il collegamento con reti abilitanti ai servizi  a più di 100Mbit/s di tutte le sedi della pubblica amministrazione e di tutte le aree industriali ricadenti nelle aree bianche.
La governance del Piano è stata posta in capo al COBUL, composto da: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero per la Pubblica Amministrazione,  Ministero per gli Affari Regionali e Autonomie, Ministero per il Sud e la Coesione territoriale, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Presidente della Conferenza delle regioni e delle Province autonome e  Infratel Italia col supporto tecnico di AgID (Agenzia per l'Italia Digitale) e dell'Agenzia per la coesione territoriale. Il coordinamento con le amministrazioni locali è assicurato tramite un accordo quadro siglato in data 11 febbraio 2016.
Il piano di intervento per l'infrastrutturazione in banda ultralarga delle aree bianche è stato autorizzato dalla Commissione europea con la  Decisione "State aid SA. 41647 (2016/N) – Italy- StrategiaBandaUltralarga"del 30 giugno 2016.

La prima fase della Strategia ha riguardato le aree c.d. bianche (a fallimento di mercato). Il 2 marzo 2016, il Comitato per la Banda Ultra Larga (COBUL) ha stabilito di focalizzare l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato mediante l'impiego del modello ad "intervento diretto" ed il CIPE, nella riunione del 1° maggio 2016 ha recepito tale orientamento stabilendo che nelle aree a fallimento di mercato si procedesse esclusivamente con l'intervento diretto, in cui l'infrastruttura resta di proprietà pubblica e vengono ceduti agli operatori i diritti d'uso. Tale regime nazionale di aiuto è stato definito in conformità alla normativa europea in materia di aiuti di Stato (notifica di Aiuto di Stato SA.41647 (2016/N) per il Piano Aree Bianche, approvata dalla Commissione Europea con decisione C(2016) 3931 finale del 30 giugno 2016).

Il raggiungimento degli obiettivi europei di sviluppo delle connessioni a banda ultralarga richiede rilevanti interventi di investimento sia pubblici che privati.  progetti per la banda ultra larga si riferiscono a connessioni da rete fissa.Tuttavia l'infrastruttura in fibra è essenziale anche per un miglioramento della connessione mobile. Ciò in quanto il rilegamento in fibra delle stazioni radio base è la soluzione che crea le condizioni migliori per sfruttare appieno le capacità delle reti LTE.

I bandi di gara per la realizzazione della banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato ed i cantieri aperti

Il 3 giugno 2016 è stato pubblicato (G.U. 5 Serie Speciale ) il primo bando per la realizzazione della rete in fibra nelle c.d.  "aree bianche", quelle cioè a fallimento di mercato, e grigie raggruppate nei Cluster C e D previsti dal Piano nazionale banda ultralarga. Il bando, diviso in cinque lotti, ha riguardato sei Regioni: Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto, con le quali sono stati siglati specifici accordi di programma e relative convenzioni operative per l'utilizzo, insieme con il Fondo Sviluppo e Coesione nazionale, dei fondi strutturali FESR e FEASR.

La gara è stata aggiudicata all'operatore economico OPEN FIBER Spa, per tutti e cinque i lotti posti a gara. Il bando prevede la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, che consenta agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi agli utenti finali a 100 Mbps e comunque non al di sotto dei 30 Mbps. La rete è data in concessione per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica.

 Il 24 agosto 2016 è stato pubblicato il secondo bando, suddiviso in sei lotti funzionali, per la costruzione della rete pubblica a banda ultralarga sempre nelle aree bianche, nelle regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Sicilia, Marche, Liguria e la Provincia di Trento.  Anche in tal caso la procedura è stata aggiudicata all'operatore OPEN FIBER Spa , per tutti e sei i lotti posti a gara.

A seguito di numerosi ricorsi giudiziari di diversi operatori la sottoscrizione del contratto con il soggetto aggiudicatario è stato concluso nel novembre 2017 (come risulta dalla risposta data dal Governo all'interrogazione 5-00885 il 23 gennaio 2019).

Il terzo bando di gara, relativo all'aggiudicazione dei lotti riguardanti le tre regioni rimanenti, Puglia, Calabria e Sardegna, è stato pubblicato il 17 aprile 2018, la gara si è conclusa il 18 dicembre 2018 ed è stata aggiudicata il 30 gennaio 2019. Anche in tal caso, è risultato aggiudicatario per tutti i lotti l'operatore OPEN FIBER Spa.

L'inizio delle progettazioni da parte di Open Fiber e la contemporanea gara ad evidenza pubblica svolta dal concessionario per individuare gli appaltatori incaricati di realizzare le opere, si sono potute avviare soltanto successivamente alla firma dei primi contratti.

Lo stato del progetto nazionale Banda Ultra Larga, modello a concessione, tra Infratel e Open Fiber, avviato a seguito dei bandi di gara emessi e aggiudicati a partire dal 2016, è disponibile nell'apposita sezione del sito di Infratel. Con riguardo alla realizzazione degli interventi, è disponibile online, sull'apposito sito, la mappa per il monitoraggio in tempo reale del Piano Aree Bianche a concessione.

La seconda fase della Strategia riguarda gli interventi per le aree grigie e l'incentivazione della domanda di banda ultra larga da parte di cittadini, imprese e Pubbliche Amministrazioni.

I finanziamenti per la realizzazione della banda ultra larga precedenti al PNRR

Il programma operativo del  Piano Banda Ultra Larga, è stato approvato con ldelibera n. 65-2015 del CIPE che ha programmaticamente destinato, con le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020, 3,5 miliardi di euro,  di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione, rinviando a una successiva delibera l'assegnazione di ulteriori risorse nel limite massimo di 1,3 miliardi di euro. Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, è stato previsto che possano essere conferite al Piano Strategico per la banda ultra larga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro (che rappresentava il fabbisogno stimato dal Piano di investimenti per la diffusione della banda ultralarga).

Con la Delibera n. 71 del 7 agosto 2017 il CIPE, sempre a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione ha approvato, per il completamento del Piano Banda Ultralarga, l'assegnazione di 1,3 miliardi € per interventi a sostegno della domanda degli utilizzatori. Inoltre, con riferimento alle risorse di 2,2 miliardi di euro, previste nella delibera n. 65 del 2015 non utilizzate, ha previsto la destinazione di 100 milioni di euro per sostenere lo sviluppo di beni e servizi di nuova generazione e di 477,5 milioni di euro per interventi relativi al completamento dell'infrastruttura nelle aree grigie e nelle nuove aree bianche e per raggiungere le case sparse.
Nella seduta della Conferenza Stato-Regioni dell'11 febbraio 2016 è stato siglato l'Accordo-quadro, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e della Delibera CIPE 6 agosto 2015, n.65 tra il Governo, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano per lo  sviluppo della banda ultra larga sul territorio nazionale verso gli obiettivi EU 2020. In base al comunicato del MISE, l'accordo quadro stabilisce che i  2,2 miliardi assegnati dalla delibera CIPE di agosto 2015 saranno utilizzati "secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei  Cluster C e D" e "tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano Banda Ultra in ciascuna Regione".
Nell'ambito dell'accordo si dà conto anche delle risorse derivanti dai fondi europei da destinare alla realizzazione degli obiettivi del piano. Si tratta di  circa 1,9 miliardi di euro derivanti dai fondi  FESR  ( 1,187 miliardi di euro), FEASR 462,011 milioni di euro) a disposizione delle regioni destinati alla realizzazione del piano e della destinazione di risorse per  233 milioni di euro del Fondo PON imprese e competitività, finalizzate alla realizzazione della banda larga ultra veloce nelle aree produttive ricadenti nei Cluster C e D. 

Infratel Spa, società in house del Mise, agisce in qualità di soggetto attuatore degli interventi previsti dall'accordo.

Per gli interventi nelle "aree bianche" (a fallimento di mercato) si prevede un intervento diretto, cioè non più con contributi a fondo perduto ma con la costruzione di una rete che rimarrà pubblica (Stato-Regioni) che coprirà 7300 Comuni in tutto il territorio nazionale. Nel cluster C l'obiettivo del piano BUL (Banda ultra larga) prevede una copertura di almeno il 70% delle unità abitative con connessioni oltre i 100 Mbps realizzando infrastrutture di tipo FTTB/H e del 30 per cento delle unità abitative ad almeno 30 Mbps. Nel cluster D è prevista una copertura a 30 Mbps.