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La riforma del Ministero della giustizia
informazioni aggiornate a lunedì, 5 febbraio 2018

Per quanto non direttamente collegata ad un'esigenza di efficienza della giustizia civile, indubbiamente anche la recente riorganizzazione della struttura interna del Ministero della Giustizia può essere ricondotta all'obiettivo di razionalizzare le risorse esistenti.

È infatti in vigore dal 14 luglio 2015 il "Regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia e riduzione degli Uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche". Il nuovo regolamento risponde al criterio di conciliare una necessaria riorganizzazione degli apparati amministrativi del ministero con il contenimento della spesa di gestione tramite il recupero di risorse e la razionalizzazione delle attività di servizio.

Si tratta di una profonda e incisiva opera di ristrutturazione e semplificazione fondata su un principio ispiratore di fondo: aumentare l'efficienza, l'efficacia e la trasparenza dell'azione amministrativa attraverso una riqualificazione delle risorse disponibili anche attraverso l'eliminazione di duplicazioni di funzioni e gestioni e alla creazione di un unico centro competente in materia di acquisti e spese.

La ristrutturazione del ministero prevede un robusto dimagrimento dei dirigenti generali che passano da 61 a 36 e dei dirigenti che passano da 1006 a 712. Il risparmio totale dell'opera di ristrutturazione è calcolato dal Ministero in circa 65 milioni di euro.

La riorganizzazione del Ministero della giustizia persegue 5 obiettivi:

  • rendere la struttura del Ministero compatibile con le prescrizioni in materia di riduzione della spesa pubblica succedutesi dal 2006 ad oggi;
  • innovare e completare il decentramento delle funzioni amministrative di competenza del Ministero;
  • avviare un processo di unificazione e razionalizzazione della gestione dei beni e dei servizi serventi tutte le articolazioni ministeriali, in un'ottica di maggiore efficienza complessiva e di complessivo risparmio per l'Amministrazione;
  • rendere la struttura del Ministero più efficace e con maggiori livelli di specializzazione e competenza, favorendo, nel contempo, l'integrazione operativa tra le diverse articolazioni, sia a livello centrale che periferico;
  • connotare lo statuto regolamentare in funzione delle fondamentali istanze di maggiore effettività delle garanzie in tema di privacy delle persone coinvolte nell'azione amministrativa, trasparenza e prevenzione della corruzione.

Per perseguire gli obiettivi indicati si è tenuto presente il principio di fondo di procedere alla eliminazione delle duplicazioni delle strutture organizzative ove esse hanno competenze omogenee, ritenendo funzionale ad un maggiore efficienza la concentrazione presso un unico ufficio delle stesse, quale quella relativa al contenzioso del Ministero e quella in materia di beni e servizi e procedure contrattuali.

Sotto altro profilo, si è tenuta presente l'esigenza di attuare una valorizzazione delle esperienze tecnico-professionali già maturate in taluni settori dell'amministrazione, come quello dell'esecuzione penale esterna, procedendo anche in questo caso ad una concentrazione delle relative competenze attribuite finora ad uffici appartenenti ad articolazioni dipartimentali differenti.

Per quanto non direttamente collegata ad un'esigenza di efficienza della giustizia civile, indubbiamente anche la recente riorganizzazione della struttura interna del Ministero della Giustizia può essere ricondotta all'obiettivo di razionalizzare le risorse esistenti.

È infatti in vigore dal 14 luglio 2015 il "Regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia e riduzione degli Uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche". Il nuovo regolamento risponde al criterio di conciliare una necessaria riorganizzazione degli apparati amministrativi del ministero con il contenimento della spesa di gestione tramite il recupero di risorse e la razionalizzazione delle attività di servizio.

Si tratta di una profonda e incisiva opera di ristrutturazione e semplificazione fondata su un principio ispiratore di fondo: aumentare l'efficienza, l'efficacia e la trasparenza dell'azione amministrativa attraverso una riqualificazione delle risorse disponibili anche attraverso l'eliminazione di duplicazioni di funzioni e gestioni e alla creazione di un unico centro competente in materia di acquisti e spese.

La ristrutturazione del ministero prevede un robusto dimagrimento dei dirigenti generali che passano da 61 a 36 e dei dirigenti che passano da 1006 a 712. Il risparmio totale dell'opera di ristrutturazione è calcolato dal Ministero in circa 65 milioni di euro.

La riorganizzazione del Ministero della giustizia persegue 5 obiettivi:

  • rendere la struttura del Ministero compatibile con le prescrizioni in materia di riduzione della spesa pubblica succedutesi dal 2006 ad oggi;
  • innovare e completare il decentramento delle funzioni amministrative di competenza del Ministero;
  • avviare un processo di unificazione e razionalizzazione della gestione dei beni e dei servizi serventi tutte le articolazioni ministeriali, in un'ottica di maggiore efficienza complessiva e di complessivo risparmio per l'Amministrazione;
  • rendere la struttura del Ministero più efficace e con maggiori livelli di specializzazione e competenza, favorendo, nel contempo, l'integrazione operativa tra le diverse articolazioni, sia a livello centrale che periferico;
  • connotare lo statuto regolamentare in funzione delle fondamentali istanze di maggiore effettività delle garanzie in tema di privacy delle persone coinvolte nell'azione amministrativa, trasparenza e prevenzione della corruzione.

Per perseguire gli obiettivi indicati si è tenuto presente il principio di fondo di procedere alla eliminazione delle duplicazioni delle strutture organizzative ove esse hanno competenze omogenee, ritenendo funzionale ad un maggiore efficienza la concentrazione presso un unico ufficio delle stesse, quale quella relativa al contenzioso del Ministero e quella in materia di beni e servizi e procedure contrattuali.

Sotto altro profilo, si è tenuta presente l'esigenza di attuare una valorizzazione delle esperienze tecnico-professionali già maturate in taluni settori dell'amministrazione, come quello dell'esecuzione penale esterna, procedendo anche in questo caso ad una concentrazione delle relative competenze attribuite finora ad uffici appartenenti ad articolazioni dipartimentali differenti.