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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VII e IX)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 17 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 

Audizione di membri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in materia di tutela della proprietà intellettuale sulle reti di comunicazione elettronica (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 
Cardani Angelo Marcello , Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 3 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 8 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 8 
Palmieri Antonio (PdL)  ... 10 
Coppola Paolo (PD)  ... 11 
Bonaccorsi Lorenza (PD)  ... 11 
Bergamini Deborah (PdL)  ... 12 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 13 
Cardani Angelo Marcello , Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 13 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA IX COMMISSIONE MICHELE POMPEO META

  La seduta comincia alle 9,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di membri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in materia di tutela della proprietà intellettuale sulle reti di comunicazione elettronica

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, di membri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in materia di tutela della proprietà intellettuale sulle reti di comunicazione elettronica.
  Sono presenti, in rappresentanza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il presidente, professor Angelo Marcello Cardani, il commissario avvocato Francesco Posteraro. Sono altresì presenti il Segretario generale, avvocato Francesco Sclafani, il direttore della direzione servizi e media, dottoressa Laura Auria, il direttore del Servizio comunicazioni, dottor Cesare Calderoni e il Consigliere del presidente, dottor Andrea Stazi.
  Ringrazio, anche a nome del Presidente della VII Commissione, i membri dell'Autorità per aver accolto l'invito delle Commissioni.
  Do la parola al Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, professor Angelo Marcello Cardani per lo svolgimento della relazione.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Grazie, presidente, onorevoli deputati, ringrazio tutti loro per avermi invitato quest'oggi in qualità di presidente dell'Autorità per un approfondimento sul tema della protezione del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica.
  Prego tutti loro di credere che non si tratta di un ringraziamento formale. Il dossier di cui ci stiamo occupando è molto complesso e noi cerchiamo di raccogliere suggerimenti e indicazioni da tutti, in particolare quindi da una fonte autorevole come il Parlamento.
  La precedente consiliatura dell'Autorità, avvicinandosi la fine del suo mandato, ha ritenuto opportuno sospendere il procedimento di approvazione del regolamento sul diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica.
  In considerazione del fatto che a febbraio scorso il Parlamento si è rinnovato e nel luglio 2012 si è insediato questo Consiglio dell'Autorità, l'odierna audizione mi sembra preziosa per fornire ai membri delle Commissioni una breve ricostruzione della fattispecie e delle questioni poste in essa nell'odierno scenario della proprietà intellettuale in rete, nonché in particolare per accennare agli intendimenti che in questi mesi sono maturati riguardo a questo problema da parte della nuova consiliatura dell'Autorità.Pag. 4
  La pirateria digitale è un fenomeno di notevole complessità: l'offerta illegale di contenuti su Internet è riconducibile, con diversi gradi di coinvolgimento diretto, all'attività di una varietà di siti e di servizi che svolgono ruoli differenti ma complementari nella filiera distributiva.
  La distribuzione di contenuti illegali attraverso le reti di comunicazione elettronica, quindi, ha luogo nell'ambito di un complesso ecosistema, caratterizzato da un'elevata segmentazione dei ruoli tra i diversi soggetti in esso operanti e da modelli di business dell'offerta illegale online assai differenziati.
  L'attività di diffusione dei contenuti legali d'altronde è correlata a una serie di parametri che si sono evoluti nel tempo e che mutano a seconda del contesto economico, istituzionale e sociale di riferimento. Negli ultimi trent'anni i costi di riproduzione e diffusione dei contenuti online sono drasticamente diminuiti, a partire dalla diffusione delle tecnologie di digitalizzazione delle opere, che hanno permesso alla pirateria digitale di riprodurre i prodotti originali a costi contenuti e con qualità elevatissima.
  La diffusione di Internet ha ridotto i costi di distribuzione e di acquisizione delle opere digitali da parte dell'utente, eliminando la necessità di un supporto fisico. La pirateria digitale quindi si è spostata sul Web.
  Un'ulteriore evoluzione di Internet con la diffusione di reti a larga banda ha permesso lo sviluppo di servizi audiovisivi di seconda generazione (cosiddetto Web 2.0). In tale contesto, si è sviluppata la possibilità di scaricare agevolmente files anche di notevoli dimensioni, indirizzando la pirateria online verso film e serie televisive.
  Megaupload, il sito di file hosting internazionale attivo a partire dal 2005, è stato chiuso nel gennaio del 2012 per violazione della legge statunitense sul diritto d'autore, allorché rappresentava ben il 4 per cento di tutto il traffico Internet mondiale.
  In questo scenario, diverse indagini di mercato hanno mostrato come uno dei fattori ritenuti più importanti al fine di ridurre l'attività di pirateria su Internet sia riconducibile al miglioramento dell'offerta legale online. Ad esempio, lo studio svolto nel Regno Unito da Kantar Media per conto di Ofcom (Office of Communications) riferito al trimestre agosto-ottobre 2012, ha confermato che, ad avviso dei trasgressori, i principali fattori che potrebbero ridurre l'attività di pirateria su Internet sono principalmente riconducibili al miglioramento dell'offerta legale online.
  Analogamente, uno studio sulla pirateria audiovisiva in Italia, svolto nel 2011 da Ipsos per conto della Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali), ha evidenziato come un miglioramento della distribuzione legale dei contenuti audiovisivi online possa ridurre il livello di consumo illegale.
  L'impatto che la disponibilità di contenuti digitali legali ha sul livello di pirateria è documentato anche nella letteratura economica, che ha valutato gli effetti concreti della sostituibilità fra contenuti legali e illegali. In particolare, è stato rilevato come la rimozione dell'offerta legale di un contenuto online determini un aumento più che proporzionale del consumo illegale del medesimo contenuto su Internet, mentre appare inferiore la sostituibilità esistente tra il consumo legale online e il consumo legale di prodotti audiovisivi su supporti fisici.
  È stato inoltre evidenziato che le scelte adottate per la distribuzione dei contenuti cinematografici, in particolare il sistema delle finestre geografiche e temporali, hanno un impatto rilevante sul livello di consumo illegale online. Al riguardo, è stato stimato che una revisione di tali finestre potrebbe comportare un aumento di ricavi dell'8 per cento a causa della riduzione della pirateria.
  Altra variabile da tenere in considerazione nelle scelte del consumatore è il prezzo del prodotto legale, anche relativamente a quello del prodotto illegale. Al riguardo, la letteratura economica ha dimostrato che la fornitura delle offerte legali online per la musica (iTunes e più recentemente Spotify), diminuendo i prezzi dei prodotti, ha incentivato molti Pag. 5consumatori ad acquistare le opere legali, con relativa limitazione – almeno in parte – dell'offerta illegale.
  Viceversa, in merito agli effetti che il consumo di contenuti illegali potrebbe avere sul consumo di contenuti legali, la gran parte dell'evidenza scientifica mostra il prevalente effetto negativo che la pirateria digitale determina sulle vendite dei prodotti legali. Tale letteratura comprende una varietà di studi scientifici di tipo econometrico, basata su diverse metodologie per il trattamento delle problematiche connesse all'individuazione di un effetto di causalità (esperimenti naturali, analisi di settore con variabili strumentali, variabili con eterogeneità geografica, server dei consumatori).
  Un ulteriore elemento fondamentale che incide sulle scelte dell'utente riguarda il contesto normativo e sociale. In questo senso, in base alla disciplina vigente, si ritiene che venga in rilievo il ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In generale, dagli studi internazionali disponibili in materia può dedursi l'importanza di tenere adeguatamente in considerazione l'impatto delle cosiddette «sanzioni sociali».
  Spesso, infatti, la pirateria on line non risulta percepita dall'utente come un'attività illecita, specialmente da parte di consumatori giovani. Specifiche attività di sensibilizzazione, quindi, appaiono assai utili ai fini dell'intervento rispetto a questa componente motivazionale delle scelte del consumatore. Si pone, inoltre, in evidenza come la probabilità che un comportamento illecito sia effettivamente individuato e l'esistenza di un apparato sanzionatorio di natura pecuniaria e non pecuniaria, incidendo sul costo percepito del prodotto illegale, scoraggino l'utilizzo di beni digitali contraffatti.
  Un sistema sanzionatorio che non preveda un'attività di enforcement, viceversa, risulta inefficace nel modificare il comportamento degli utenti nonché socialmente dannoso, in quanto comporta costi amministrativi a fronte di benefici marginali o assenti.
  Sotto il profilo delle regole, dunque, occorre innanzitutto ricordare come negli ultimi anni la tematica della protezione del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica abbia dato luogo a un acceso dibattito e a molteplici sviluppi a livello internazionale, con particolare riferimento all'eventuale contrasto tra proprietà intellettuale e altri diritti fondamentali, e alle modalità degli interventi in materia.
  Sul piano internazionale si è registrata la vicenda dell'ACTA, l'accordo commerciale plurilaterale volto a contrastare la contraffazione e la pirateria informatica, che è stato oggetto di dure critiche e la cui ratifica è stata respinta nel luglio 2012 dal Parlamento europeo.
  Nell'ordinamento statunitense, a seguito del fallimento delle proposte di riforma SOPA (Stop ondine piracy act) e PIPA (Protect IP act), è stata introdotta una procedura su base volontaria, la cosiddetta Six-strikes, che prevede sei avvisi per convincere gli utenti a rispettare il copyright e optare per offerte legali, con eventuali, successive misure decise in modo indipendente da parte degli stessi providers. Si stanno inoltre ipotizzando approcci innovativi, come quello del cosiddetto follow the money, volto a interrompere le relazioni commerciali delle reti di pagamento e di pubblicità con i siti pirati.
  A livello dell'Unione europea, posto che lo sviluppo del mercato unico del commercio elettronico e dei contenuti digitali è indicato dalla Commissione europea come primo pilastro nell'ambito della strategia dell'Agenda digitale, nel 2011 e nel 2012 la Commissione ha lanciato due successive consultazioni pubbliche, volte a raccogliere informazioni in merito all'efficienza delle procedure e all'accessibilità delle misure previste nella direttiva 2004/48/CE sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Rispetto a quanto di specifico rilievo ai fini dell'intervento sul tema della pirateria online, sempre nel 2012 la Commissione europea ha dapprima adottato una comunicazione e quindi lanciato una consultazione pubblica sulle procedure di notice and action riguardo ai contenuti illegali ospitati da intermediari in rete, Pag. 6nonché avviato un processo di dialogo strutturato dei portatori di interesse nell'intento dichiarato di definire entro il 2013 soluzioni pratiche ispirate dai professionisti del settore, ai fini dello sviluppo di un effettivo mercato unico dei diritti d'autore.
  Per quanto concerne la disciplina della tematica nel nostro Paese, in merito alla questione dell'inquadramento della tutela della proprietà intellettuale nell'ambito dei diritti fondamentali ritengo opportuno evidenziare che, mentre secondo alcuni sussisterebbe un contrasto tra libertà di espressione e proprietà intellettuale, a parere dell'Autorità esse costituiscono entrambe diritti fondamentali, in base rispettivamente agli articoli 11 e 17 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, la cui tutela deve essere assicurata nel rispetto dei princìpi di legalità, ragionevolezza e proporzionalità.
  Naturalmente, qualora il Parlamento intervenisse ad adottare una riforma della legge n. 633 del 1941, che tutela il diritto d'autore, per adeguarla alla nuova realtà tecnologica e di mercato, l'Autorità sarebbe ben lieta di cedere il passo e, ove previsto, conformare la propria azione alle norme dettate dal legislatore.
  Nel quadro giuridico attuale, l'Autorità ritiene opportuno procedere nell'analisi di questo dossier nella prospettiva di un intervento in materia, in quanto appare legittimata dalle disposizioni legislative esistenti. In particolare, l'Autorità ritiene opportuno favorire lo sviluppo di iniziative volte all'educazione dei cittadini utenti alla cultura della legalità nella fruizione dei contenuti.
  L'educazione alla legalità può essere favorita attraverso la collaborazione delle istituzioni competenti e dei soggetti privati interessati alla materia attraverso molteplici strumenti, dall'avviso sui siti una volta che siano stati rimossi i contenuti illegali a campagne informative multipiattaforma, che utilizzino non solo i tradizionali spot, ma anche video di intrattenimento, cartoni animati, seminari informativi, da diffondere anche nelle scuole e che siano in grado di attrarre l'attenzione del pubblico più giovane.
  Accanto all'educazione degli utenti, occorre la promozione di un'offerta legale di contenuti digitali che sia effettivamente appetibile e concorrenziale anche rispetto alle tempistiche di fruizione, rispetto all'offerta tradizionale. In questo senso, l'Autorità intende promuovere la massima diffusione dell'offerta legale delle opere digitali, incoraggiando lo sviluppo e la diffusione di offerte commerciali innovative e competitive e favorendo la conoscibilità dei servizi che consentono la funzione di opere digitali tutelate dal diritto d'autore, nonché l'accesso ai medesimi.
  Da ultimo, vi è il profilo dell’enforcement che tanta attenzione ha destato nel dibattito pubblico. In questo senso, considerati l'inquadramento della proprietà intellettuale nell'ambito dei diritti fondamentali e la necessità del contemperamento degli stessi in base ai princìpi richiamati in precedenza, ogni intervento dovrà avvenire entro le competenze e i limiti derivanti dalla legislazione vigente.
  In merito a tali aspetti, l'Autorità sta procedendo a tutti gli approfondimenti ritenuti opportuni per quanto concerne sia la teoria e gli effetti economici del fenomeno della pirateria digitale, sia il perimetro della competenza ad essa attribuita in materia e le relative, possibili opzioni di intervento.
  Sempre nell'ottica di seguire un approccio doing by learning, basato su un'accurata analisi di tutti i dati economici e i profili giuridici e tecnici rilevanti in materia, il 24 maggio scorso l'Autorità ha organizzato presso la Camera dei deputati un workshop dal titolo Il diritto d'autore online: modelli a confronto, che ha visto la partecipazione attiva di numerosi esponenti di autorità straniere, accademici e rappresentanti dei portatori d'interesse italiani.
  L'evento è risultato di notevole utilità al fine di raccogliere ulteriori e aggiornati elementi di analisi dei diversi modelli e prospettive di approccio regolamentare a livello internazionale, nonché di favorire il Pag. 7dialogo tra i diversi soggetti portatori di interessi rilevanti e tra questi e l'Autorità, all'insegna di un confronto aperto, costruttivo e scevro da pregiudizi.
  A nostro avviso, i contrasti tra posizioni negazioniste e modelli forti di tutela che si registrano in materia non possono condurre a tralasciare l'adempimento dei compiti istituzionali di garanzia di tutti i diritti fondamentali, inclusa quindi la proprietà intellettuale, anche rispetto alle violazioni perpetrate sulle reti di comunicazione elettronica, purché naturalmente tali compiti vengano svolti nel quadro di un ordine valoriale equilibrato.
  La precedente consiliatura dell'Autorità, dopo aver proceduto a un ampio lavoro di analisi e di consultazione pubblica sulle ipotesi di intervento in materia, ha ritenuto opportuno, nell'imminenza della conclusione del suo mandato, sospendere il procedimento di approvazione del regolamento, che pareva destinato a renderle operative.
  Con il passare del tempo, le attese rispetto all'intervento dell'Agcom si sono accresciute e la nuova consiliatura ha ritenuto opportuno riavviare il percorso interrotto, al fine di valutare approfonditamente tutte le questioni giuridiche, economiche e tecniche rilevanti nel momento attuale, e quindi decidere con cognizione di causa in merito all'opportunità e alle eventuali modalità dell'intervento.
  L'opinione che abbiamo maturato attraverso questo processo ricognitivo è che l'intervento dell'Autorità sia necessario innanzitutto dal punto di vista istituzionale, per ottemperare alle previsioni legislative che individuano l'Autorità quale soggetto competente alla vigilanza, al fine di prevenire e accertare le violazioni della legge sul diritto d'autore, e quindi come autorità amministrativa avente funzione di vigilanza a cui è demandato il compito di richiedere ed eventualmente esigere che i fornitori dei servizi della società dell'informazione impediscano o pongano fine alle violazioni medesime.
  Al riguardo, è utile ricordare come, al di là della specifica quantificazione dei costi sociali e di quelli della procedura di intervento, le violazioni del diritto d'autore online costituiscano illeciti previsti a livello legislativo, che devono quindi essere perseguiti in quanto tali.
  Dal punto di vista degli obiettivi, l'intervento dell'Autorità è volto a contrastare un fenomeno che arreca danni notevoli all'industria culturale, particolarmente gravi nell'attuale congiuntura economica negativa, e quindi a favorire lo sviluppo di un mercato dei contenuti digitali aperto, legale e nel quale tutti possano operare a parità di condizioni con la prospettiva di trarne vantaggio, siano essi titolari di diritti di proprietà intellettuale, prestatori di servizi della società dell'informazione o – da ultimo ma non meno importante – consumatori utenti finali.
  In questo senso, l'azione dell'Autorità si baserà in primo luogo sui due pilastri fondamentali dell'educazione alla legalità e della promozione dell'offerta legale, per il successo dei quali è necessaria la collaborazione dei diversi soggetti pubblici e privati rilevanti in materia. Accanto a questi, per le ragioni che ho citato in precedenza, vi sarà poi lo strumento dell’enforcement, disciplinato secondo modalità che stiamo definendo.
  Procederemo dunque in tal senso in base alle considerazioni che ho richiamato, sempre salvo l'eventuale esercizio della potestà normativa primaria da parte del Parlamento. Per quanto concerne i contenuti dell'intervento, riteniamo opportuno che questi si ispirino ad alcuni princìpi di fondo che intendiamo fermamente rispettare.
  Questi sono in particolare: la necessità dell'educazione alla legalità nella fruizione dei contenuti digitali; l'utilità della promozione di forme di offerta legale tempestive ed economiche; la garanzia e il contemperamento dei diritti fondamentali rilevanti in materia (libertà di espressione, tutela della riservatezza); la garanzia del rispetto di legalità, ragionevolezza, proporzionalità dell'azione amministrativa e delle garanzie procedimentali (il cosiddetto «contraddittorio»); gli interventi di enforcement solo su segnalazione e non d'ufficio, mai nei confronti degli utenti Pag. 8downloaders e dando priorità ai casi di violazioni massive; la necessità della collaborazione dei doversi portatori di interesse per le diverse forme di intervento, di educazione, promozione e enforcement.
  Dal punto di vista procedurale, infine, ci pare opportuno che il provvedimento che l'Autorità intende adottare sia sottoposto a consultazione pubblica, per consentire a tutti gli interessati di esprimere le proprie osservazioni al riguardo, nonché sia notificato alla Commissione europea secondo le procedure relative.
  In conclusione, intendo ribadire a tutti loro che una delle principali ragioni per cui sono lieto di essere qui oggi è quella di poter ascoltare suggerimenti e indicazioni che vorranno fornire all'Autorità e che terremo nella massima considerazione ai fini della prosecuzione dell'attività in materia. Grazie della loro attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Professor Cardani. Abbiamo tempo sufficiente per rispondere alle sue sollecitazioni ed entrare nel merito della sua attualissima relazione. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, presidente, ringrazio il presidente Cardani. Facciamo anche noi un breve excursus di quello che è successo nella scorsa legislatura, anche se come Movimento 5 Stelle non eravamo presenti.
  Nella scorsa legislatura il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni era all'opera per l'adozione di un regolamento inerente il diritto d'autore online. Tuttavia il regolamento in questione aveva mostrato diverse falle evidenziate anche da alcune associazioni quali Altroconsumo e Agorà digitale, preoccupate per l'eccessivo inasprimento e ampliamento dei poteri dell'Agcom eludendo la discussione parlamentare.
  Oggi come allora la Presidenza dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni è stata chiamata in audizione perché il Parlamento italiano, su una questione che abbraccia diritti fondamentali garantiti dalla Carta europea dei diritti dell'uomo e dalla stessa Corte Costituzionale italiana non solo deve essere coinvolto, ma deve assolvere la propria funzione con il dovere di legiferare e solo eventualmente delegare tout court una regolazione così importante.
  Prima di qualsiasi intervento è opportuno sollevare una prima criticità. Una breve premessa: il diritto d'autore si pone al centro di un delicato equilibrio tra proprietà intellettuale a favore della tutela dei titolari dei diritti e libera utilizzazione a beneficio della collettività, quindi siamo d'accordo con quanto dichiarato dal presidente. Nel mezzo c’è la legge quale ago della bilancia.
  Per mantenere un equilibrio e tutelare entrambe le parti, è necessario considerare alcuni problemi quali l'inefficienza del sistema, il danno da pirateria e infine i costi collettivi e gli effetti collaterali dell'antipirateria.
  Si rileva ancora molta confusione a livello terminologico, alla quale consegue un'incapacità di inquadramento dei dati del fenomeno. I dati di misurazione del danno da pirateria citati nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria nella XVI Legislatura fanno infatti esclusivamente riferimento ai dati forniti da SIAE e FAPAV. Non è ancora stato realizzato uno studio serio, indipendente e puntuale, quindi auspichiamo che questa osservazione sia recepita dall'Agcom.
  Per quanto riguarda il ruolo del Parlamento, ribadisco che questa audizione sta avendo luogo proprio perché il Parlamento vuole porsi al centro di un processo di regolamentazione. In quasi tutti i Paesi europei la discussione sta passando prima dal Parlamento, basti pensare all'esempio dell'Inghilterra, dove la discussione si svilupperà probabilmente fino al 2014.
  La gravità del danno economico non può essere una ragione per accelerare le tempistiche di risoluzione del problema, né un motivo per evitare la discussione in questa sede. Abbiamo riscontrato forte apprensione e fretta, ma sono necessari una riflessione Pag. 9e un confronto per giungere a una regolamentazione condivisa ed efficace.
  Per quanto riguarda le competenze dell'Autorità, ci sono diverse interpretazioni, perché Agcom ha esclusivamente poteri attribuiti dal decreto cosiddetto Romani, che recepisce la direttiva europea 2007/65/CE in materia di esercizio di attività televisiva e dalla legge del 22 aprile 1941, che consentono di rinvenire la legittimazione per poteri regolamentari, cioè di vigilanza e controllo, ma non per poteri provvedimentali.
  L'articolo 27, comma 2 del codice del consumo sancisce per l'Autorità poteri di inibizione ben specificati, tanto che il potere di stabilizzazione viene dato dalla Guardia di Finanza. L'articolo 182-ter della legge sul diritto d'autore obbliga a compilare il processo verbale da trasmettere immediatamente agli organi di polizia giudiziaria, quindi ci chiediamo come uscire praticamente da questa impasse.
  La soluzione ottimale sarebbe quella di raggiungere le regole di convivenza pacifica a livello europeo e nazionale. La Commissione europea mediante la direttiva già citata ha sottolineato l'esigenza di un'analisi attenta dell'approccio normativo appropriato, al fine di determinare se per ciascun settore e problema sia preferibile un atto legislativo o debbano essere valutate soluzioni alternative come la co-regolamentazione o addirittura l'autoregolamentazione.
  L'esperienza insegna che entrambi gli strumenti appena citati, attuati nel rispetto delle diverse tradizioni giuridiche degli Stati membri, possono svolgere un ruolo importante nel garantire un elevato livello di tutela dei consumatori. I princìpi da considerare come linee guida dovrebbero secondo noi essere: il criterio della rappresentatività delle parti interessate, quindi titolari di diritti, Internet service providers, cittadini utenti; il criterio della tutela dell'interesse generale; inapplicabilità se sono in gioco diritti fondamentali o scelte politiche importanti.
  Ora veniamo al grande dubbio su chi abbia la facoltà di intervenire, se Agcom, il provider o l'amministrativo. L'obiettivo che Agcom si pone è legittimo.
  L'Europa ci offre differenti, moderni scenari sui quali tracciare la direzione, che sono stati anche ripresi nel convegno svoltosi il 24 maggio scorso alla Camera. Sicuramente la tutela del diritto d'autore non può essere perseguita con mezzi potenzialmente liberticidi e costosi come quelli del fallimentare modello adottato dalla Hadopi (Haute Autorité pour la diffusion des oeuvres et la protection des droits sur l'Internet) principalmente per tre motivi: i costi elevati (10 milioni di euro per circa 65 dipendenti), statistiche che non chiariscono il ritorno positivo per l'industria culturale, incostituzionalità delle disconnessioni forzate, giudicate tali dalla Corte Suprema di Parigi.
  Il modello olandese ci sembra quello più convincente. È utile rimarcare la netta differenza esistente tra i singoli individui che compiono azioni piratesche e le organizzazioni dedite alla violazione massiva del copyright. Il modello olandese probabilmente è il migliore, perché consiste nell'allargare l'offerta legale e nel prevedere prezzi accessibili, visto che i maggiori fruitori delle piattaforme pirata sono soprattutto giovani, nell'educare i cittadini alla consapevolezza del reato, consapevolezza che ancora manca, nel contrastare il fenomeno con azioni legali che vadano a ledere non gli utenti ma solo i proprietari dei grandi siti Internet, nel seguire la traccia dei soldi per individuare i responsabili delle frodi, nell'incrementare l'offerta del contenuto libero con sostegno della pubblicità, come avviene ad esempio per piattaforme quali Spotify.
  Riteniamo che il confronto che Agcom ha intrapreso con gli stakeholders vada nella giusta direzione, quindi ci fa piacere che questa audizione avvenga perché il Parlamento è il primo interlocutore, in quanto ha la duplice funzione di rappresentatività e di tutela dei diritti.
  Al riguardo vogliamo sottolineare come il Movimento 5 Stelle intenda porre in primo piano nelle sue attività una riforma della legge del 1941, che è sicuramente datata.
  Se diciamo di voler incentivare l'offerta legale, non possiamo continuare a parlare Pag. 10soltanto di download, perché siamo nell'epoca del cloud, e il download è giustamente superato mentre lo streaming è il presente. Non considerare questo fenomeno potrebbe essere pericoloso e significherebbe ancora una volta regolamentare un settore restando indietro per altri versi.

  ANTONIO PALMIERI. Anch'io mi unisco ai ringraziamenti del presidente Meta anche perché all'interno della Commissione Cultura avevo sollecitato questa audizione alla notizia del convegno del 24 maggio, quando, oltre al Piave, voi avete deciso di varcare anche il confine del Parlamento per venire a fare una riflessione su questo tema, pur senza coinvolgere direttamente noi parlamentari. Considero quindi opportuno e doveroso questo primo passo.
  Il punto di partenza culturale è che, come lei ha evidenziato, il diritto d'autore rientra nell'ambito del diritto di proprietà e come tale è un diritto naturale. Questa è la posizione culturale dalla quale partiamo e quindi, se qualcuno ritiene di usare altre forme come Creative Commons o Copyleft rientra nella libertà di ciascuno, però questo non può che essere il punto di partenza dal quale affrontare questa tematica nella sua complessità.
  Libertà di espressione e tutela del diritto d'autore devono assolutamente convivere, come lei ha detto, e credo che su questo siamo tutti d'accordo, così come il fatto che una maggiore offerta legale e lo sviluppo della tecnologia consentono di limitare la pirateria e anche di accrescere la consapevolezza degli attori di mercato che, avendo capito il nuovo (penso all'industria discografica), si immettono nel giusto flusso dei tempi che stiamo vivendo.
  L'onorevole Liuzzi ha affrontato un punto da lei sfiorato nella relazione, ovvero la legittimità del vostro intervento. Credo che sarebbe opportuno da parte vostra un approfondimento ulteriore rispetto a quanto detto nella relazione, anche per fugare i dubbi all'interno e fuori da quest'Aula o almeno per porre sul tavolo il maggior numero di argomentazioni.
  Nell'ambito dell'educazione alla legalità, credo che manchi un interlocutore tra quelli che lei ha indicato, ovvero i media. La precedente consiliatura non si è arresa allo scorrere inesorabile del tempo e quindi allo spirare del mandato: si è arresa davanti al fuoco di fila che il combinato disposto che sempre si agita quando si parla di questi temi ha messo in atto, del quale i media sono attori protagonisti.
  Se fossi (e per fortuna del Paese non lo sono) un membro dell'Agcom, organizzerei un incontro con i giornalisti e gli operatori della comunicazione che si occupano di questo tema, partendo da coloro che lo hanno affrontato nella passata consiliatura, che sono poi tra quelli che hanno presentato in un certo modo, colpendoli e affondandoli, i tentativi americani e francesi. Quello è un ambito in cui svolgere un dialogo approfondito, partendo dal presupposto di essere tutti in buona fede, un ambito strategicamente decisivo per il successo del vostro tentativo.
  Il secondo punto è la trasparenza totale rispetto al vostro operato, perché anche su questo c’è stata una polemica qualche settimana fa, quando si è diffusa la notizia di incontri apparentemente semiclandestini tenuti all'Agcom. Conviene essere il più possibile trasparenti per cercare di depotenziare alla radice eventuali critiche di chi è in buona fede.
  Bisogna infine colpire le centrali dello spaccio e non il consumatore finale. Da questo punto di vista, sarebbe interessante capire quale tipo di collaborazione ci sia con la Polizia postale. Cito questo aneddoto perché tra poche ore ospiteremo il presidente della prima squadra di Milano, l'Inter, che viene a visitare l'Interclub del Parlamento, ma durante la scorsa Champions mentre lavoravo ho scritto su Twitter che non avrei visto la partita perché stavo lavorando e una persona mi ha mandato un link suggerendomi di aprirlo per guardarla lì. Ho seguito il link e mi ha portato in un sito dove c'era il marchio dell'FBI che informava che quel sito era chiuso per pirateria.
  Credo che capire in che modo intendiate giovarvi della collaborazione di chi Pag. 11è preposto a colpire le centrali dello spaccio nel nostro Paese sia un segnale utile del tipo di metodo che intendete perseguire e che può contribuire a eliminare le polemiche. Concludo con l'auspicio che lei ci voglia considerare tra gli stakeholders e immaginare forme di collaborazione coordinata e continuativa con il Parlamento o quantomeno con i parlamentari che seguono la materia e hanno l'intenzione di fare qualcosa di utile in questa direzione. Grazie.

  PAOLO COPPOLA. Anch'io ringrazio per la relazione e vorrei sottolineare che la tutela dei diritti deve essere mediata da princìpi di ragionevolezza e di proporzionalità.
  Se teniamo conto dei princìpi di ragionevolezza e proporzionalità, mi ricollego a quanto ha detto il collega Palmieri ribadendo che gradiremmo avere maggiori informazioni sul perimetro degli interventi dell'Agenzia, perché dalla relazione non si evince con chiarezza.
  Mi sento di suggerire la massima attenzione relativamente agli eventuali interventi dell'Autorità, che non devono in alcun modo limitare l'operatività dei fornitori di servizi mettendo in primo piano la tutela del diritto d'autore e in secondo piano l'operatività dei fornitori di servizi Internet, perché lo sviluppo dell'economia del web deve essere a mio parere anteposto alla difesa di un modello economico relativo a un sistema dello scorso secolo.
  Mi permetto di suggerire di elaborare interventi di educazione per i giovani e con i giovani, perché tutti gli interventi che ho visto di solito fanno ridere più che aiutare a capire l'importanza della difesa del diritto d'autore, anche perché in alcuni casi è oggettivamente difficile capire cosa si stia difendendo, se il privilegio di qualcuno o il guadagno ingiustificabile dovuto a posizioni di dominanza di un mercato non sufficientemente aperto oppure posti di lavoro e possibilità di sviluppo economico.
  Forse su questo bisogna accrescere la consapevolezza dei ragazzi. Sicuramente bisogna cercare di migliorare l'offerta legale perché, come indicato nella relazione, migliorando l'offerta legale diminuirebbe la pirateria, sia per quanto riguarda le finestre temporali che hanno a che fare con strategie di marketing che probabilmente in un mondo connesso e globalizzato non hanno più motivo di esistere, sia per quanto riguarda il giusto prezzo da pagare per la prestazione.
  Non bisognerebbe punire in maniera repressiva i downloaders né gli uploaders che non fanno uploading massivo, perché molti dei software utilizzati per la condivisione fanno sì che si sia contemporaneamente downloader e uploader anche in modo inconsapevole, e non è difficile pensare a meccanismi che vadano in questa direzione, creando reti che fanno sì che gli utenti mettano inconsapevolmente in condivisione pezzi o parti complete di files protetti dal diritto d'autore.
  È sicuramente corretto intercettare e limitare i grandi siti che fanno business parallelo, sfruttando in modo illegale il prodotto del lavoro di altri, ma è meno auspicabile che si realizzi una costosa azione repressiva nei confronti di chi spesso non si rende conto di cosa stia facendo perché i software operano in modo non trasparente e automatico, mentre bisogna agire cercando di evidenziare i benefici per la collettività che deriverebbero da un aumento del mercato dei contenuti digitali legale a discapito di quello illegale.

  LORENZA BONACCORSI. Anch'io mi unisco ai ringraziamenti al presidente Cardani. Sarò breve perché molti temi sono stati già trattati dai colleghi, però vorrei sottolineare che ho apprezzato molto l'impostazione della relazione del presidente, in quanto mi pare un passo avanti rispetto alle esperienze precedenti, soprattutto riguardo all'accento posto sulla questione del contrasto tra libertà di espressione e proprietà intellettuale.
  Devo ammettere che la riflessione mi sembra interessante ed è importante che venga presentata in questo modo dal presidente. Mi permetterei però di sottolineare uno degli aspetti indicati dal presidente, che sicuramente è importante prendere Pag. 12in considerazione: la questione dell'educazione alla legalità.
  Mi permetto di raccomandare di stare attenti a non fare retorica, perché non so quanti di voi abbiano figli in età adolescenziale, ma far capire ai ragazzi che cosa effettivamente sia legale è molto difficile. Oggi sinceramente non immagino neppure chi possa fare educazione alla legalità in questa fascia di età, laddove spesso gli educatori sono analfabeti digitali più degli stessi ragazzi.
  Credo che una delle leve più convincenti su cui dobbiamo mettere l'accento sia l'offerta legale, e l'esempio di Spotify mi sembra quello più eclatante. Quando mia figlia di tredici anni e mezzo, quindi nel pieno del dramma del mondo Internet, ha scoperto Spotify mi ha detto che ero matta a pagare, ma dopo averle spiegato la questione, Spotify è diventata l'unica piattaforma su cui ascolta musica. Credo che questo sia l'atteggiamento che dobbiamo tenere e inviterei l'Autorità a seguire questo modello.
  L'altra questione è quella delle finestre temporali, e anche qui mi rifaccio all'invito dell'onorevole Coppola a fare uno sforzo ulteriore per verificare se hanno ancora un senso le finestre temporali.
  Apprezzo molto l'impostazione della relazione e mi interesserebbe continuare a lavorare in questo senso. Grazie.

  DEBORAH BERGAMINI. Anch'io condivido l'approccio presentato dal presidente Cardani e spero che il lavoro richiamato dall'onorevole Liuzzi della Commissione di inchiesta sulla contraffazione e la pirateria online svolto nella precedente legislatura, lavoro che tra l'altro nel mondo non ha avuto emuli, possa essere utile.
  Negli anni in cui ci siamo interessati del fenomeno della pirateria online all'interno della Commissione d'inchiesta abbiamo visto cambiare il fenomeno e preso quindi coscienza di quanto questo si modifichi e veda nascere complessità sempre nuove, e sia pertanto difficile non solo mapparlo, ma anche trattarlo, tanto che di questo provvedimento dell'Agcom si parla da molto tempo e ci sono stati molti stop and go.
  Condivido pienamente l'esigenza di fare un grande lavoro sulla qualità e quantità dell'offerta legale, perché, se non si parte da questo presupposto, qualunque altro intervento rischia di essere solo dannoso in una fattispecie che tuttavia (i dati si possono sempre contestare) produce un pesante danno alla nostra industria culturale.
  Di stime abbiamo parlato in Commissione di inchiesta, dove sono stati auditi non solo FAPAV e SIAE, ma anche molti altri, e si parla di ingenti danni alle casse dello Stato che si aggirano attorno a 600 milioni di euro nel settore cinema, 700 nel settore musicale, ma è vero che c’è una forte correlazione con la qualità e con i tempi dell'offerta legale. Su questo va fatto uno sforzo da parte dell'industria culturale tout court.
  C’è poi tutto il tema della sensibilizzazione e dell'educazione, ma i tempi di questo investimento civile sono lunghissimi, per cui è necessario farlo ma i riscontri si avranno dopo molto tempo. A questi si aggiunga l’enforcement, che è il punto cardine.
  Ho molto apprezzato il principio del doing by learning, che è stato importante anche nella Commissione d'inchiesta, unica personale esperienza importante su questo tema che spero continuerà, perché considero necessario un monitoraggio del fenomeno che muta continuamente e perché non possiamo prendere decisioni se non lo si fa in modo serio. Quindi spero che anche in questa legislatura la Commissione d'inchiesta possa continuare il lavoro fatto.
  Oltre al confronto con modelli fallimentari come quello francese o altri, cosa che è molto importante, mi chiedo come l'Agcom intenda comportarsi nei prossimi mesi. Sarebbe utile conoscere i tempi anche per permettere al Parlamento di esercitare un ruolo costruttivo di cooperazione.
  Voi parlate di una consultazione pubblica, quindi la vostra idea è quella di presentare il provvedimento (vi sarei grata se potessi conoscerne la tempistica) e Pag. 13sottoporlo a consultazione pubblica per poi giungere a finalizzarlo. Vorrei capire come intendiate realizzare questo tipo di consultazione pubblica che è fondamentale in un processo come questo.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al professor Cardani per la replica. Non abbiamo problemi di tempo, quindi invito il professor Cardani a rispondere utilizzando il tempo che ritiene necessario.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La ringrazio, presidente.
  Innanzitutto voglio ringraziare per l'attenzione e per la qualità dei suggerimenti ricevuti. Vorrei partire da un punto generale che ho sfiorato nella relazione iniziale, che voleva essere non una presentazione completa, ma una presentazione dei punti principali. Questo punto è costituito da un quesito che si era posta la consiliatura precedente e che ci siamo posti anche noi: noi siamo un'Autorità ovviamente legittimata da una legge della Repubblica, ma siamo un'Autorità tecnica, quindi ci avviciniamo con la dovuta esitazione a princìpi alla base delle istituzioni repubblicane, come i diritti naturali e i diritti fondamentali.
  Questo aveva spinto la precedente consiliatura a chiedere l'aiuto del Parlamento, ritenendo che su una gamma di argomenti sicuramente più alti dell'aspetto tecnico dovesse essere il Parlamento a fornire una guida.
  Noi restiamo convinti della bontà di questo approccio, ma stiamo reagendo a una pressione molto forte che interviene da più parti per frenare un fenomeno che sta causando danni economici estremamente rilevanti, che va perseguito in quanto è una violazione della legge dello Stato e tende (questa è una mia riflessione personale) a educare all'illegalità ragazzi che non si rendono conto che la legalità è un'altra cosa, con tutte le difficoltà evidenziate dall'onorevole Bonaccorsi, poiché è molto difficile per un'Autorità settoriale spiegare ai ragazzi cosa sia la legalità.
  Questo è compito della scuola e della società, un compito, come diceva l'onorevole Bergamini, di lungo periodo, che, iniziato oggi, produrrà i suoi effetti fra molti anni, come tutti gli sforzi educativi. Ovviamente è uno sforzo importante nel quale noi crediamo moltissimo e per il quale cercheremo tutte le alleanze possibili, in primis con la scuola, ma anche con tutte le associazioni che vorranno collaborare.
  Vorrei citare un esempio banale per dare un'idea. Un'associazione di produttori di giochi su computer ha preparato una serie di piccoli filmati che manderà in onda, mostrando ai ragazzi che i produttori di giochi che loro danneggiano profondamente con la pirateria non sono grandi multinazionali sulle quali i ragazzi potrebbero fare considerazioni alla Robin Hood pensando di togliere ai ricchi, bensì sono ragazzi come loro, ventenni o trentenni che con pochi soldi, un sacco di entusiasmo, voglia di lavorare, stanno svegli fino alle quattro del mattino e producono qualcosa che non appena ha successo viene copiato, facendo svanire il loro vantaggio economico.
  È necessario quindi spiegare, informare e anche educare. Sono convinto però che già spiegare e informare sia importante, mentre l'educare seguirà in due time.
  Ci accingiamo a svolgere un lavoro basato su pilastri come educazione e offerta legale, tema segnalato in parecchi interventi. L'offerta legale è importante perché, pur non essendo questa l'unica radice del fenomeno, tuttavia in certi periodi e in certe aree del mondo l'unico modo di procurarsi un contenuto è piratarlo, perché le società di distribuzione adottano questo sistema delle finestre, per cui l'offerta passa prima dal cinema, poi va su video DVD e via dicendo.
  Dato che queste fasi si susseguono attraverso modalità di marketing che le imprese hanno tutto il diritto di stabilire, ma che vengono applicate in maniera diversa a seconda delle zone di distribuzione (Europa, Stati Uniti, Asia), capita che in alcuni periodi chi vuole vedere un certo film possa farlo solo piratando, e questo è molto pericoloso perché ci si rende conto di come sia facile piratare.Pag. 14
  Personalmente non ho mai piratato, a parte un'antica abitudine alla legalità, anche perché ho paura di combinare chissà quale guaio con il mio computer, per cui non ci provo nemmeno. È ovvio però che, nel momento in cui mi facessero vedere che basta schiacciare due tasti, potrei essere tentato anch'io di aggiungere un ulteriore mattone alla costruzione dell'illegalità.
  Il problema è cercare di rendere la pratica illegale la meno giustificabile possibile, senza pensare ovviamente di eliminare il fenomeno. Nonostante il Codice penale, molta gente viene uccisa lo stesso, però è noto che l'omicidio è un reato, per cui, naturalmente mutatis mutandis perché non siamo a livelli di gravità di questo tipo, l'illegalità va denunciata e il pubblico va informato.
  Per quanto riguarda le finestre, sono pratiche più che legittime delle imprese, ma bisogna spiegare alle imprese, in attesa che la Commissione europea decida di intervenire in questo campo, che forse il costo dell'illegalità è maggiore del beneficio dell'applicazione di tecniche di marketing che, coordinate in maniera diversa, potrebbero ridurre la spinta, così come bisogna convincerle a passare a un'offerta legale a costi più accessibili, come rilevato dall'onorevole Bonaccorsi.
  È vero che l'atmosfera per quanto riguarda i contenuti musicali è cambiata: questo è il primo anno in cui le vendite del settore musicale hanno ricominciato a salire, anche se di pochissimo (zero virgola qualcosa), ma sicuramente la creazione di siti come Spotify ha contribuito a far sì che con una spesa relativamente modesta si possano acquistare contenuti legali.
  Bisogna tagliare l'erba sotto i piedi di coloro che scaricano illegalmente, non perseguendoli come teme l'onorevole Coppola, perché non abbiamo intenzione di mandare la Polizia postale a casa di chi scarica contenuti, ma bisogna eliminare tutte le scuse nelle quali molti si cullano, sostenendo di togliere ai ricchi, di non avere alternative, di essere costretti a pagare troppo per cose che in realtà costano pochissimo.
  Questo va eliminato, in modo che la gente sia messa di fronte a una scelta molto semplice, infrangere la legge o non infrangerla, e poi decidere. L'intervento a cui pensiamo non è nei confronti dei downloaders, ma nei confronti del grosso crimine. Il problema che ci troviamo davanti è per un economista come me inizialmente di difficile comprensione perché è sottilmente giuridico, in quanto abbiamo in mente un notevole danno causato da pochi, grossi siti che fanno di questa un'attività di profitto altissima. Non abbiamo certo in mente il caso spesso citato della signora che mette in rete il filmato del compleanno della figlia accompagnato da una musica di Elton John, per la quale non paga alcun diritto.
  Per un giurista entrambi infrangono la legge ed è ovvio che noi non abbiamo minimamente in mente la signora, ma, nel momento in cui creiamo una norma, questa inevitabilmente potrebbe essere applicata anche alla signora e quindi deve da un lato essere efficace, ma dall'altro garantire che quello che verrà usato nei confronti dei grossi siti di pirateria non finisca per stritolare la signora o tutti gli operatori come lei, che commettono violazioni relativamente marginali.
  Dobbiamo quindi creare uno strumento che sia sufficientemente potente da scoraggiare le violazioni massive, ma sufficientemente flessibile da evitare l'errore che è chiaro a tutti. Il nostro obiettivo viene perseguito innanzitutto chiarendo che ci muoveremo esclusivamente su denuncia o segnalazione, per cui magari ci sarà il caso del marito in corso di separazione che forse denuncerà la signora per una sua rivendicazione personale, ma è ovvio che questo sistema eliminerà immediatamente tutta una serie di violazioni minori che siamo meno interessati a perseguire.
  Secondariamente, chiariamo subito che siamo specificatamente alla ricerca di violazioni massive, dietro le quali ci siano notevoli interessi economici di siti che vivono e fanno profitto in questo modo. L'insieme di questi approcci è poi protetto dal contraddittorio, Pag. 15che permetterà a chiunque sia destinatario di un'apertura di procedura di spiegare, difendersi e chiarire.
  Se posso richiamare alcune osservazioni fatte da parecchi di loro, entriamo in un ambito molto delicato, in cui gli equilibri del luglio 2013 possono essere modificati radicalmente da un'evoluzione della tecnologia del settembre 2013, quindi abbiamo bisogno di uno strumento estremamente flessibile.
  Permettetemi di spezzare una lancia a favore dell'Autorità nella quale lavoro e di evidenziare come questo favorisca un regolamento amministrativo rispetto a una legge. Una legge è sicuramente più completa, ha le spalle coperte dal punto di vista di una base giuridica molto più forte, ma è anche molto più difficile da modificare, da adattare, da modulare rispetto a quello che succede giorno per giorno nel mondo reale, a differenza di un regolamento, soprattutto nel modo in cui pensiamo di attuarlo attraverso un comitato che ne discuterà le applicazioni e le eventuali modificazioni.
  Questo comitato sarà composto da tutti gli stakeholders, dai service providers, ai titolari dei diritti, ai consumatori-utenti, agli accademici, all'Autorità, e alle altre istituzioni competenti in materia e dovrà seguire passo dopo passo lo sviluppo della tecnologia e suggerire modificazioni o eventuali revisioni più forti della struttura del provvedimento.
  Ovviamente cercheremo di fare tutto ciò con estrema cautela, e, onorevole Luzzi, i criteri che lei suggerisce sono già condivisi dal nostro progetto. Non abbiamo in mente niente che possa ricordare Hadopi, anche se Hadopi ha funzionato molto male come strumento repressivo innanzitutto perché il solo fatto di essere repressivo non è bello, non è adatto ai tempi e al pubblico di cui stiamo parlando, ma paradossalmente (e non intendo certo proporlo per il caso italiano, ma è solo una riflessione che suggerisco) ha funzionato molto bene come sistema educativo, nella misura in cui le centinaia di migliaia di segnalazioni per Hadopi si sono poi tradotte in migliaia di notifiche, che si sono tradotte in un centinaio di azioni, che si sono tradotte a loro volta in una sola condanna.
  Il fatto di aver contattato centinaia di migliaia di utenti ha creato molta informazione anche se brutale (e non intendo minimamente suggerire che noi dovremmo ripercorrere la stessa strada), però ha educato, ha informato anche se con un frustino in mano, approccio certo non condivisibile, però la gente si è resa conto e appare saggia la decisione del Governo francese che intende modificare la legge Hadopi, portandola nella direzione che intendiamo seguire noi, nella convinzione che questo meccanismo abbia fatto il suo tempo e sia ora di passare a uno diverso.
  Per quanto concerne la tempistica, abbiamo in mente un processo estremamente flessibile, che si avvarrà di un tavolo di discussione permanente al quale parteciperanno tutti gli stakeholders, così da compensarne le tensioni e da garantire la possibilità di continua evoluzione del regolamento. Sto dunque suggerendo che si tratti di un regolamento mai definitivo, nella misura in cui sarà modificabile di continuo.
  L'inizio non è lontano, perché 7-8 mesi fa avevo promesso che saremmo riusciti a iniziare entro l'estate, abbiamo ancora due riunioni del Consiglio e spero che entro la seconda di queste riusciremo a varare una prima bozza, che sarà poi mandata in consultazione attraverso le nostre procedure normali.
  La pubblicheremo sul sito, rendendola accessibile a tutti, e chiunque sarà legittimato a esprimere osservazioni di qualsiasi tipo, che raccoglieremo e categorizzeremo valutando come modificare la bozza, in modo da includere tutti i partecipanti al dibattito.
  Ovviamente invieremo la bozza alle Commissioni, affinché gli onorevoli membri ne siano immediatamente informati, la invieremo alla Commissione europea, perché rispetto alla proposta avanzata dalla precedente consiliatura e approvata da Bruxelles questa presenta sostanziali variazioni e quindi richiede un nuovo esame da parte dell'esecutivo dell'Unione europea. Credo che riusciremo a fare un lavoro che sia rispettoso della necessità di intervenire, ma Pag. 16anche della legislazione esistente e soprattutto dei diritti fondamentali.
  Sulla nostra legittimazione pesano degli interrogativi, che sono stati sollevati anche in quest'aula. Noi siamo convinti di avere la legittimazione necessaria, ma per maggiore sicurezza abbiamo organizzato delle giornate di studio con una quindicina tra i migliori giuristi italiani tra i quali ci sono state un paio di voci dissenzienti, mentre gli altri ci hanno confortato dicendo di andare avanti.
  Temo che tutto sarà risolto a seguito del ricorso di qualcuno che ci porterà davanti al TAR e poi al Consiglio di Stato, e la magistratura amministrativa farà il suo lavoro e ci dirà se effettivamente, come noi siamo convinti, siamo legittimati.
  Intendiamo continuare questo lavoro nei pochi giorni che ci separano dalla prima bozza, e con tutto il successivo lavoro di integrazione, correzione, invio a Bruxelles in un processo di totale trasparenza.
  Ritengo che l'onorevole Palmieri abbia ragione quando dice che la stampa ha un ruolo fondamentale in tutto ciò, soprattutto quando qualche giornalista più o meno alle prime armi inventa favole metropolitane. Ci hanno accusato di aver avuto un incontro segreto a porte chiuse con Confindustria cultura e Confindustria digitale, cioè con Stefano Parisi e Marco Polillo.
  L'incontro era a porte chiuse nel senso che quando ricevo delle persone chiudo la porta dopo che sono entrate, loro mi hanno chiesto un appuntamento, come me lo chiedono tutti i giorni molte persone, e io cerco di ricevere tutti quelli che me lo chiedono per qualsiasi motivo.
  L'incontro è stato trasformato in un misterioso incontro a porte chiuse con un'agenda particolare, mentre in realtà loro erano venuti con una lista di punti da trattare, li abbiamo trattati, abbiamo discusso, ma chiunque altro mi avesse chiesto un appuntamento avrebbe avuto lo stesso trattamento.
  Per quanto ci è possibile, nei prossimi giorni intendiamo continuare il dibattito con queste Commissioni della Camera e con le corrispondenti Commissioni del Senato che mi hanno ascoltato con molta cortesia qualche giorno fa, e restiamo in attesa.
  Saranno graditi tutti i commenti, ovviamente filtrati da un minimo di esperienza che abbiamo maturato e dall'abitudine al viver civile che personalmente ho sempre avuto e che i miei colleghi hanno, per cui certi princìpi di trasparenza, ragionevolezza, proporzionalità sono stati sempre nel Dna dell'Autorità e in ogni caso nel mio Dna. Credo di non aver mai dato segnali di tipo diverso e vorrei rassicurare i parlamentari che nutrissero dubbi che possono dormire sonni tranquilli finché me ne occupo io. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Professor Cardani e i membri dell'Autorità per essere intervenuti. Rifletteremo in piena autonomia sulle sue considerazioni e sul suo contributo di ottimo livello, cercando di pervenire in tempi brevi ad un orientamento parlamentare riguardo al tema oggi trattato. Buon lavoro e grazie davvero.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10,30.