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Comunicati stampa

13/10/2014
Intervento della Presidente Laura Boldrini in occasione della Riunione interparlamentare delle Commissioni permanenti in materia di diritti fondamentali
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"Care colleghe e cari colleghi, signora Commissaria, signori relatori, signore e signori, desidero anzitutto ringraziare tutti voi per la partecipazione alla riunione interparlamentare delle Commissioni competenti in materia di diritti fondamentali.

Abbiamo deciso di dedicare a questo tema la seconda delle conferenze interparlamentari nell'ambito del Semestre di Presidenza italiana perché riteniamo che esso sia tra quelli su cui i Parlamenti non possono rinunciare a svolgere un ruolo attivo, di sollecitazione nei confronti dei rispettivi Governi e delle stesse istituzioni europee.

Siamo convinti che i diritti fondamentali rientrano tra le materie su cui si misura il valore speciale dell'esperienza europea a livello internazionale e su cui si giocano le prospettive di ulteriore avanzamento del processo di integrazione.

Non solo: i diritti fondamentali costituiscono veri e propri valori identitari dell'Europa. Non a caso il titolo I del Trattato sull'Unione europea si apre (articolo 2) con l'affermazione solenne secondo cui l'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze.

Ed è bene ricordare che questa affermazione precede quelle, inserite negli articoli successivi del medesimo titolo, nei quali si stabiliscono gli obiettivi della realizzazione del mercato unico e dell'Unione economica e monetaria. Il progresso europeo in materia di diritti fondamentali vanta sicuramente dei primati a livello internazionale.

La verifica del rispetto dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto da parte dei Paesi candidati costituisce uno dei requisiti essenziali ai fini dell'adesione all'Unione europea e sta connotando sempre più marcatamente anche l'attività internazionale dell'Unione europea.

Con sempre maggiore frequenza negli accordi, anche commerciali, stipulati con Paesi terzi vengono apposte le cosiddette clausole di condizionalità dirette a garantire il rispetto dei diritti umani nei paesi stessi.

Tuttavia non dobbiamo trascurare i profili di criticità che tuttora permangono su questo terreno e le sfide nuove che continuamente si pongono. Mi riferisco in primo luogo all'esigenza che la normativa vigente e le pronunce giurisdizionali, trovino piena ed effettiva attuazione.

Sarebbe davvero paradossale che la stessa Unione europea che promuove il rispetto dei diritti fondamentali a livello internazionale finisse poi, per inerzia, col tollerare la violazione dei medesimi diritti da parte di Paesi membri!

E' questa una preoccupazione diffusa che ha alimentato un vivace dibattito e registrato diverse iniziative.

La Commissione europea ha proposto un monitoraggio costante che però richiede la disponibilità di dati aggiornati acquisibili anche attraverso organismi specializzati, a partire dall'Agenzia per i diritti fondamentali.

Un secondo elemento di criticità deriva dal fatto che il perdurare della gravissima crisi economica esplosa nel 2008, possa pregiudicare l'effettiva fruizione dei diritti in diversi Stati membri.

Nella Carta dei diritti fondamentali i diritti sociali sono divenuti elementi fondanti la dignità e l'integrità della persona.

Un arretramento su questo terreno sarebbe dunque inaccettabile e costituirebbe una netta inversione di tendenza di un'evoluzione che, non senza difficoltà, ha consentito di spostare progressivamente in avanti il livello di tutela dei diritti fondamentali.

Troppi cittadini europei si trovano oggi nella penosa condizione di non poter concretamente goderne di diritti come quello alla salute, a causa delle drastiche misure di ridimensionamento delle prestazioni imposto dai vincoli finanziari derivanti dall'appartenenza all'Unione monetaria.

Di quale reale diritto "a condizioni di lavoro sicure e dignitose", come prevede la Carta, fruiscono tutti quei cittadini europei che sono stati privati dell'impiego senza speranze di trovare una nuova occupazione? Di quale diritto di costituire una famiglia possono avvalersi i troppi giovani che devono posticipare i loro progetti di vita per l'impossibilità di trovare un lavoro minimamente stabile?

Pensiamo davvero che questi siano obiettivi che meritano minore attenzione, da parte dell'Unione europea, del rispetto del pareggio strutturale di bilancio? Voglio ricordare a tutti noi che l'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea e la Carta dei diritti fondamentali sono norme vincolanti, al pari se non ancor più delle previsioni del Fiscal Compact!

Un terzo profilo di criticità è costituito dalla persistenza di pregiudizi e atteggiamenti discriminatori, tanto più insopportabili quando sono rivolti a categorie più vulnerabili ovvero quando si traducono in atti di violenza.

La cronaca registra un'allarmante escalation di casi sempre più orribili di violenze su minori, sulle donne ovvero di comportamenti gravemente discriminatori ai danni di minoranze, di persone affette da disabilità, di migranti.

A questo proposito, care colleghe e cari colleghi, vorrei attirare la vostra attenzione su di un punto. Chi sono i migranti che oggi raggiungono, attraverso il Mediterraneo, l'Europa? Se guardiamo alle nazionalità, dobbiamo constatare che negli ultimi anni i flussi sono cambiati: attualmente prevalgono nettamente i richiedenti asilo, i potenziali rifugiati, persone, cioè, che lasciano la loro terra perché non hanno scelta.

Non a caso la maggioranza di coloro che raggiunge l'Europa via mare scappa dalla Siria, dall'Eritrea, dal Sudan o dalla Somalia, fuggendo da guerre e persecuzioni. Arrivano per chiedere asilo, un altro diritto fondamentale riconosciuto nelle nostre legislazioni nazionali o addirittura nelle nostre Costituzioni; lo fanno mettendo a rischio la loro vita, affidandosi ai trafficanti, perché allo stato non ci sono alternative a quella roulette russa che è il Mediterraneo.

Se le cose stanno così, appare evidente che sia necessario uno sforzo congiunto, condiviso.

Su questo terreno è innegabile che l'Italia stia facendo la sua parte con l'operazione Mare Nostrum.

Ma il soccorso e il salvataggio devono essere un obbligo dell'Europa nel suo complesso. La questione del salvataggio in mare va dunque "europeizzata", perché la frontiera del Mediterraneo è una frontiera Europea.

Un quarto elemento su cui ritengo importante richiamare la vostra attenzione riguarda il tema della comunicazione per via digitale e i relativi diritti. Le stesse Nazioni Unite hanno infatti riconosciuto "il diritto ad Internet" come diritto umano.

In questo senso, se, per un verso, la Rete offre enormi opportunità di conoscenza e di scambio, anche economico, per altro verso, espone gli utenti a possibili abusi, frodi o violazioni del diritto alla riservatezza. In taluni casi tali violazioni hanno assunto dimensioni di massa e sono risultati particolarmente gravi anche perché operati da organismi riconducibili a responsabilità di Stati stranieri.

Anche in questo caso l'obiettivo che deve ispirare l'operato dell'Unione europea è quello di garantire il rispetto dei diritti e della dignità delle persone, salvaguardando in particolare i soggetti più vulnerabili. Ciò dovrà avvenire, come bene ha sottolineato la Corte di Giustizia in una recente sentenza, senza pregiudicare le ragioni della sicurezza e anche le prospettive del mercato.

Su queste materie la Camera dei Deputati italiana sta lavorando.

E' stata costituita un'apposita Commissione composta da esperti della materia e da deputati particolarmente attivi su queste questioni, che ha elaborato una dichiarazione di principi relativi ai diritti e ai doveri in Internet. Dal prossimo 27 ottobre, si aprirà una consultazione pubblica in modo tale che si possa avere la più ampia partecipazione possibile anche da parte dei cittadini e dei diversi soggetti interessati.

Oggi rendiamo pubblica una prima versione della Carta che vi consegno quale contributo al dibattito che si svolgerà nella seconda sessione della riunione. L'idea di costituire una Commissione di studio in sede parlamentare su questi temi - come avvenuto d'altronde in altri paesi europei, Francia, Germania, Gran Bretagna - nasce dalla consapevolezza che considerare Internet uno dei vari media è riduttivo e improprio.

Internet è molto di più: è una dimensione essenziale per il presente e il futuro delle nostre società; una dimensione diventata in poco tempo un immenso spazio di libertà, di crescita, di partecipazione democratica.

Ciò richiama tutti, e in particolare il Parlamento, ad una precisa responsabilità: fornire un contributo fattivo per giungere finalmente all'adozione di una Carta dei diritti in Internet.

Mi auguro che da parte vostra vi possa essere una prima valutazione di questo documento e quindi farci pervenire contributi di idee e proposte, nella consapevolezza che un efficace intervento di questo tipo non potrà limitarsi a livello nazionale né probabilmente solo europeo per il carattere stesso della rete che supera i confini dei singoli Stati.

In conclusione, le questioni su cui potremo confrontarci nel corso di questa riunione sono numerose e impegnative. Sono convinta che la cooperazione interparlamentare quando si basa su di uno scambio di opinioni franco e costruttivo attraverso il confronto tra differenti esperienze e anche sulle migliori pratiche, può marcare un decisivo passo avanti per l'intera Unione europea.

Con l'augurio quindi di un buon lavoro, do adesso la parola al Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso".

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