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I sistemi radiotelevisivi pubblici di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, con particolare riferimento alla governance e ai meccanismi di finanziamento
informazioni aggiornate a lunedì, 26 febbraio 2018
Francia

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

In Francia, a partire dagli anni '80 il settore dell'audiovisivo è progressivamente passato da un regime di monopolio statale ad un'organizzazione mista e pluralista in cui coesistono un settore pubblico ed un settore privato. In particolare è stato avviato il superamento del monopolio di Stato nella gestione dei sistemi radiotelevisivi con una legge del 1981 (Loi n. 81-994 du 9 novembre 1981 portant derogation au monopole d'Etat de la radiodiffusion -radios privées locales-) e con una legge del 1982 (Loi n. 82-652 du 29 juillet 1982 sur la communication audiovisuelle). Con la legge n. 86-1067 del 30 settembre 1986 relativa alla libertà di comunicazione sono state poi poste dal legislatore le regole di base per la gestione del servizio di radiotelevisione pubblica e per la concessione delle autorizzazioni ai servizi privati di comunicazione audiovisiva (Loi n. 86-1067 du 30 septembre 1986 relative à la liberté de communication). Tale provvedimento, più volte modificato, rimane la legge fondamentale che regola il settore.

Il titolo III della legge del 1986 è dedicato specificatamente al settore pubblico della comunicazione audiovisiva.

Questa sezione della legge disciplina in particolare le emittenti pubbliche francesi. Si tratta delle seguenti tre "società nazionali di programmi": France Télévisions, Radio France e la Société de l'audiovisuel extérieur de la France (attualmente denominata France Médias Monde), ossia una società incaricata di gestire i servizi radiotelevisivi francesi a carattere internazionale (art. 44). Il provvedimento specifica che lo Stato detiene direttamente la totalità del capitale di queste tre società e dispone che i loro statuti siano approvati mediante decreto (art. 47). Un'ulteriore emittente pubblica è la società "ARTE-France" che gestisce un canale culturale europeo insieme ad una società analoga presente in Germania (art. 45). La legge, inoltre, disciplina in dettaglio l'Institut national de l'audiovisuel, ente pubblico a carattere industriale e commerciale istituito nel 1975, che assicura la conservazione degli archivi audiovisivi delle società nazionali di programmi (art. 49).

In generale la legge del 1986 prevede che le emittenti pubbliche debbano perseguire, nell'interesse generale, missioni di servizio pubblico. Esse devono offrire un insieme di programmi e servizi che si caratterizzino per la diversità e il pluralismo e tengano nella dovuta considerazione le esigenze di qualità e innovazione, nonché il rispetto dei diritti della persona e dei principi democratici costituzionalmente definiti.

Le emittenti pubbliche devono presentare un'offerta diversificata di programmi in maniera analogica e digitale nei settori dell'informazione, della cultura, dell'educazione, dell'intrattenimento e dello sport. Devono favorire il dibattito democratico, gli scambi tra le differenti componenti della popolazione, l'espressione pluralista delle correnti di pensiero, così come la coesione sociale, la diversità culturale e la lotta alle discriminazioni. Devono assicurare la promozione della lingua francese e valorizzare il patrimonio culturale e linguistico nella sua diversità regionale e locale, anche al di fuori della Francia. Devono inoltre concorrere allo sviluppo e alla diffusione della creazione artistica e delle conoscenze civili, economiche, sociali, scientifiche e tecniche. Devono infine favorire l'accessibilità dei programmi trasmessi per i non udenti e per coloro cha hanno seri problemi di udito.

In particolare, France Télévisions ha il compito di definire e programmare i canali televisivi pubblici a carattere nazionale e regionale. Essa gestisce anche altri servizi di comunicazione audiovisiva on line e anche servizi on demand. Nel rispetto delle linee editoriali di ciascun servizio responsabile dei canali gestiti, France Télévisions interviene nelle scelte di programmazione e si assicura in particolare che i programmi realizzati e le opere audiovisive e cinematografiche acquisite e diffuse siano realizzati da una varietà di soggetti produttori e permettano di rappresentare gli elementi di diversità della società francese.

La società France Télévisions gestisce cinque canali televisivi nazionali (Réseau outre-mer première, France 2; France 3, France 4, France 5 e France 0), ventiquattro antenne regionali di France 3, nove antenne radio e una serie di siti internet associati a tali canali e antenne.

Con riferimento ai canali televisivi si precisa che:

  1. Réseau Outre-Mer première è il canale dedicato alle "Collettività territoriali d'Oltremare" francesi. Si tratta più specificamente di un raggruppamento di 9 canali televisivi dedicati alle 9 collettività territoriali d'Oltremare (Martinique 1ère, Guadeloupe 1ère, Nouvelle-Calédonie 1ère, Wallis et Futuna 1ére, Polynésie 1ère, Réunion 1ère, Guyane 1ère, Mayotte 1ère, Saint-Pierre et Miquelon 1ère). Tali canali offrono un servizio di informazione sulla realtà locale e programmi di intrattenimento di diverso genere in lingua francese. Il servizio Réseau Outre-Mer première gestisce anche le 9 stazioni radio delle collettività d'Oltremare.
  2. France 2 è il canale dedicato alle trasmissioni diffuse sull'intero territorio della Francia continentale; il canale propone una programmazione generalista per il grande pubblico e assicura un servizio di informazione a livello nazionale e internazionale.
  3. France 3 è il canale che si occupa di offrire in primo luogo un servizio di informazione regionale. Il canale offre anche un'ampia scelta di programmi culturali e di intrattenimento, in particolare per le famiglie ed i giovani.
  4. France 4 è il canale dedicato ai giovani, che offre programmi di intrattenimento di diverso genere.
  5. France 5 è il canale che si occupa di programmare trasmissioni televisive a carattere educativo, favorendo l'accesso alla conoscenza, alla formazione e all'occupazione. Il canale trasmette principalmente documentari inerenti diversi argomenti: scienze, storia, arte, ecc.
  6. France Ô è un altro canale, come France Outre-mer 1ère, dedicato al pubblico delle collettività d'Oltremare. Il canale offre principalmente programmi di intrattenimento e programmi culturali per promuovere la conoscenza di tali territori.

Del tutto particolare è la posizione dell'emittente televisiva ARTE prevista da un trattato bilaterale tra Francia e Germania del 2 ottobre 1990. L'articolo 45 della legge del 1986 stabilisce che la società ARTE-France è incaricata di concepire e fornire i programmi e i mezzi necessari all'esercizio delle funzioni del gruppo europeo di interesse economico ARTE, di cui fa parte un'omologa società tedesca, istituendo un canale culturale europeo.

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

La legge n. 86-1067 prevede che il potere di regolazione del sistema radiotelevisivo pubblico sia affidato ad un'autorità amministrativa indipendente.

Tale autorità, cui è attribuito in generale il potere di garantire l'esercizio della libertà di comunicazione audiovisiva, è il Conseil Supérieur de l'Audiovisuel (CSA) istituito con una modifica alla legge sopra richiamata introdotta nel 1989 (Loi n. 89-25 du 17 janvier 1989 modifiant la loi n. 86-1067 du 30 septembre 1986 relative à la liberté de communication).

Alcune regole sulla composizione e le missioni del CSA (Loi n. 86-1067, artt. 3-1 – 20-4) hanno subìto negli ultimi cinque anni una serie di modifiche. Il CSA è attualmente composto da sette membri (sei membri, scelti rispettando la parità di genere, più il Presidente) nominati con decreto del Presidente della Repubblica e designati per un mandato di sei anni, non rinnovabile. Ad eccezione del Presidente, il CSA è rinnovato per un terzo ogni due anni. In occasione di ogni rinnovo, i Presidenti delle due Camere designano una donna e un uomo; salvo diverso accordo, ciascun Presidente nomina un membro di sesso opposto a quello del membro designato nella circostanza precedente. Il Presidente è nominato direttamente dal Capo dello Stato, mentre gli altri membri, sempre nominati dal Capo dello Stato, sono designati dai Presidenti delle assemblee legislative, (tre per ciascun ramo del Parlamento), previo parere conforme delle rispettive commissioni competenti per gli affari culturali, espresso a votazione segreta e approvato con la maggioranza dei 3/5 dei voti espressi (art. 3-1 e ss. della legge n. 86-1067). I componenti del Consiglio, infine, non possono essere nominati se hanno già compiuto i 65 anni di età.

Il CSA ha innanzitutto il compito di nominare i presidenti di France Télévisions, Radio France e France Médias Monde per un mandato di cinque anni. Trascorsi i primi quattro anni di mandato di tali autorità, il CSA presenta un parere motivato sui risultati delle società che essi presiedono, con riferimento al "progetto strategico delle società nazionali di programma", che viene trasmesso alle commissioni parlamentari competenti in materia di servizi audiovisivi pubblici delle due Camere. Entro due mesi dall'inizio del loro mandato i presidenti sopra richiamati presentano alle stesse commissioni, e ai presidenti delle assemblee parlamentari, una "relazione di orientamento" (Loi n. 86-1067, art. 47-4).

Tra i vari compiti assolti dal CSA si segnalano in particolare i seguenti:

  1. garantire l'indipendenza e l'imparzialità del settore pubblico della comunicazione audiovisiva;
  2. favorire la libera concorrenza tra editori e distributori di servizi radiotelevisivi;
  3. vigilare sulla qualità e la diversità dei programmi, sullo sviluppo dei servizi audiovisivi nazionali e sulla difesa della lingua e della cultura francesi.
  4. vigilare sul rispetto dei diritti delle donne nell'ambito della comunicazione audiovisiva, evitando che possono essere diffusi stereotipi o pregiudizi sessisti o trasmesse immagini degradanti e violenze commesse verso le donne o in seno alle coppie;
  5. tutelare i bambini e gli adolescenti;
  6. vigilare affinché lo sviluppo del settore si accompagni a una adeguata protezione dell'ambiente e della salute dei cittadini.

Il CSA concede inoltre le autorizzazioni al servizio per le stazioni radio e le televisioni nazionali e locali; gestisce e attribuisce le frequenze; vigila sul rispetto del pluralismo politico e sindacale; assicura il rispetto della legge da parte di tutti gli attori del settore, avendo anche un potere di sanzione.

Con specifico riferimento alla società France Télévisions si evidenzia che il suo Consiglio di amministrazione comprende, oltre al presidente, quattordici membri il cui mandato dura cinque anni. La composizione del CdA è la seguente: 2 membri del Parlamento, designati rispettivamente dalle commissioni competenti per gli affari culturali dell'Assemblea nazionale e del Senato; 5 rappresentanti dello Stato; 5 personalità indipendenti nominate dal CSA in ragione della loro competenza, di cui una rappresentativa delle associazioni di tutela dei consumatori; 2 rappresentanti del personale. Le nomine effettuate devono rispettare la parità di genere (Loi n. 86-1067, art. 47-1).

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Le forme di finanziamento delle televisioni pubbliche sono riconducibili al canone televisivo e agli introiti pubblicitari. Il canone televisivo (contribution à l'audiovisuel) è la risorsa principale dei diversi soggetti del sistema radiotelevisivo pubblico. Oltre ad esso, il servizio pubblico riceve dei contributi iscritti nel bilancio generale dello Stato, a titolo di rimborso per le esenzioni dal pagamento del canone per alcune fasce sociali.

Il canone è dovuto annualmente da chiunque detenga un televisore (il canone resta invariato a prescindere dal numero di apparecchi televisivi presenti in un'abitazione) o altri dispositivi che permettano la ricezione di trasmissioni televisive ad uso privato. La disciplina del canone è contenuta negli artt. 1605 – 1605 quater del Code général des impôts. In particolare l'art. 1605, come modificato dal Decreto n. 2017-698 del 2 maggio 2017, specifica che il pagamento è dovuto da tutte le persone fisiche soggette ad una specifica tassa sulla casa (taxe d'habitation). Si presuppone, infatti, che qualsiasi persona tenuta a pagare l'imposta sull'abitazione debba anche pagare il canone televisivo, a meno che non abbia dichiarato di non possedere un apparecchio atto a ricevere le trasmissioni televisive. L'importo di base del contributo per il 2018 è di € 139 annui per le persone residenti nel territorio della Francia continentale e di € 89 annui per le persone residenti nei territori d'Oltremare. Questo importo è indicizzato ogni anno sulla base dell'indice dei prezzi al consumo (ad eccezione del tabacco) e stabilito ogni anno nella legge finanziaria.

L'art. 1605 bis del Codice sopra richiamato specifica quali persone hanno diritto ad uno sgravio fiscale sul pagamento del canone televisivo e quali persone ne siano totalmente esonerate. In particolare, hanno diritto all'esonero dal canone, i soggetti che non debbono pagare (o pagano solo parzialmente) la taxe d'habitation, coloro i quali dichiarano di non detenere alcun apparato televisivo o radiofonico o assimilato, coloro che non possiedono un reddito imponibile e coloro che erano stati esonerati dal pagamento del canone entro il 31 dicembre 2004 (quest'ultima fascia comprende coloro che hanno superato i 79 anni di età al 1° gennaio 2018 e i disabili o quanti hanno un disabile in famiglia).

La disciplina delle attività pubblicitarie è contenuta nella legge del 1986 e in alcuni decreti di applicazione. In particolare, l'art. 14, come modificato dalla loi n° 2017-86 du 27 janvier 2017 relative à l'égalité et à la citoyenneté conferisce al CSA il controllo sull'oggetto, il contenuto e le modalità di programmazione delle trasmissioni pubblicitarie diffuse dalle televisioni nazionali e dai titolari delle autorizzazioni per i servizi di comunicazione audiovisiva. Il Consiglio può tenere conto delle raccomandazioni delle autorità di regolazione dettate per il settore pubblicitario e trasmette annualmente una relazione al Parlamento in cui elenca le azioni da intraprendere al fine di tutelare i giovani dai rischi per la salute pubblica e indica altresì le modalità per migliorare l'autoregolamentazione. Una recente modifica a questa disposizione, introdotta dalla legge del gennaio 2017 sull'uguaglianza e la cittadinanza (Loi n. 2017-86 du 27 janvier 2017 relative à l'égalité et à la citoyenneté), attribuisce inoltre al CSA la vigilanza sul rispetto della dignità di ogni individuo e sulle modalità di rappresentazione della donna negli spot pubblicitari. Sono infine vietate le trasmissioni pubblicitarie a carattere politico.

Principi generali sugli obblighi degli editori in materia di pubblicità, sponsorizzazioni e televendite sono contenuti nel Décret n. 92-280 du 27 mars 1992, più volte modificato. Tra le disposizioni principali, comuni peraltro alle televisioni pubbliche e a quelle private, il decreto prevede che la pubblicità debba essere rispettosa della dignità della persona umana (art. 3), esente da ogni discriminazione di razza, sesso, nazionalità, età, orientamento sessuale e priva di scene di violenza e di incitamento a comportamenti nocivi per la salute, la sicurezza delle persone e dei beni o per la protezione dell'ambiente (art. 4) e non debba contenere elementi di natura tale da offendere convinzioni religiose, filosofiche e politiche degli spettatori (art. 5). La pubblicità deve inoltre essere concepita nel rispetto degli interessi dei consumatori (art. 6), non deve recare un danno morale o fisico ai minori (art. 7). È infine vietata la pubblicità occulta e non sono permessi i messaggi subliminali all'interno degli spot pubblicitari (artt. 9 e 10).

 

Germania

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

Il sistema radiotelevisivo tedesco, sia pubblico sia privato, trova il fondamento della sua disciplina a livello costituzionale nell'art. 5 della Legge fondamentale (Grundgesetz), che stabilisce la libertà di espressione, la libertà di trasmissione e la non interferenza dello Stato sulla materia radiotelevisiva come pilastri della democrazia tedesca dopo il 1949.

La libertà di emittenza radiotelevisiva rileva sul piano giuridico sotto due aspetti: da un lato la Legge fondamentale esclude ogni influenza dello Stato sul contenuto dei programmi, mediante la previsione di forme di difesa contro l'interferenza statale, dall'altro la Corte costituzionale federale attribuisce allo Stato il compito di adottare disposizioni "in positivo" a garanzia della pluralità di espressioni attraverso le trasmissioni radiotelevisive. L'intervento del Governo federale riguarda l'assegnazione delle frequenze, il controllo sul loro utilizzo, la costruzione delle infrastrutture e il controllo sulla gestione degli impianti.

Il sistema radiotelevisivo tedesco è caratterizzato da un'ampia valorizzazione del ruolo delle autonomie locali, chiamate a soddisfare anche le esigenze unitarie. La struttura federale della Germania attribuisce ai Länder la competenza esclusiva per la cultura e la radiotelevisione. Il federalismo dei media è strumentale alle esigenze di differenziazione e, dunque, alla garanzia delle identità locali e regionali. Se i Länder hanno la competenza nel sistema televisivo, lo Stato Federale regola l'utilizzo delle frequenze e si occupa della costruzione delle infrastrutture. Si tratta di un sistema che mira alla pluralità dell'informazione e della rappresentazione di tutte le opinioni della società, comprese quelle delle minoranze.

Il coordinamento delle legislazioni regionali è costituito da appositi accordi (Staatsverträge) stipulati fra il Bund e i Länder, nell'ambito dei quali sono stati definiti principi e regole uniformi per alcuni aspetti della disciplina del settore[1].

Gli Accordi interstatali riguardano principalmente: 1) la distribuzione nazionale del servizio pubblico e privato di emittenza televisiva; 2) la rete del servizio pubblico regionale delle emittenti televisive, ARD[2]; 3) il servizio pubblico nazionale di emittenza televisiva, ZDF[3]; 4) il servizio pubblico nazionale di emittenza radiofonica, DeutschlandRadio[4]; 5) il finanziamento delle due emittenti pubbliche, ARD e ZDF[5]; 6) la procedura che determina le esigenze finanziarie del servizio di radiotelevisione pubblica e l'ammontare dei diritti per la licenza di trasmissione[6

Ognuno dei 16 Länder ha adottato una legge regionale sulla radioemittenza. Le leggi regionali (Mediengesetz, Landesmediengesetz o Landesrundfunkgesetz) regolano il sistema radiotelevisivo locale sia pubblico sia privato[7] e contengono la disciplina di dettaglio sui vari aspetti dell'emittenza radiotelevisiva locale quali: l'organizzazione dei programmi; la pubblicità; le sponsorizzazioni e le televendite; le modalità di autorizzazione alle emittenti e il relativo procedimento; il pluralismo delle opinioni (Vielfalt) e gli standard giornalistici; i vari tipi di obblighi imposti alle emittenti nella predisposizione dei programmi; la vigilanza ed i controlli, in particolare sulle emittenti private; la tutela dei dati personali. Le leggi dei Länder sono state riformate in gran parte negli anni '80 con l'avvento della liberalizzazione del settore e alcune di esse sono state oggetto dell'esame della Corte costituzionale federale dando luogo, per i principi scaturiti dalle relative sentenze, alle più importanti "decisioni TV" della Corte costituzionale.

La legislazione regionale del settore radiotelevisivo, nel suo complesso, presenta attualmente elementi di omogeneità per quanto concerne la filosofia generale di base, gli standard ed i principi organizzativi, mentre si registrano differenze più evidenti nel settore privato (ad esempio, alcuni Länder permettono un numero più grande di stazioni radio locali, mentre altri Länder ammettono sistemi con un numero più piccolo di canali regionali).

Il servizio pubblico radiotelevisivo in Germania si ispira all'originale formula di Reith coniata per definire i compiti della BBC inglese: "informare, istruire, intrattenere". Secondo l'art. 11 dell'Accordo interstatale sulla radiotelevisione, i principali compiti del servizio pubblico radiotelevisivo sono:

  • produrre e distribuire programmi che contribuiscano al pubblico dibattito, nonché fornire una chiara informazione globale sugli sviluppi delle attualità regionali, nazionali, europee e internazionali (art. 11, comma 1);
  • contribuire al processo di integrazione europea a livello federale, nazionale e regionale (art. 11, comma 2).

Il servizio pubblico radiotelevisivo non soltanto mette a disposizione un forum per lo scambio delle opinioni e dei differenti interessi presenti nella società, ma fornisce un proprio contributo originale alla cultura e al processo democratico.

La principale rete di emittenti pubbliche attualmente presente in Germania è la rete ARD (Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-rechtlichen Rundfunkanstalten Deutschlands - Consorzio delle emittenti radiotelevisive pubbliche della Germania), gruppo nato nel 1950 che riunisce: nove canali televisivi regionali[8]; la Deutsche Welle, l'emittente internazionale finanziata dal Governo con sede a Bonn ed a Berlino; DeutschlandRadio, con due canali radiofonici (con sede a Colonia e Berlino). Il più importante canale televisivo della ARD è Das Erste.

Alle suddette emittenti si aggiunge ZDF, risalente al 1963, che rappresenta il secondo canale televisivo pubblico della Germania, con sede a Magonza.

Le regioni, attraverso i loro enti radiotelevisivi, organizzano dunque i due canali televisivi nazionali (Das Erste-ARD e ZDF) e una serie di canali televisivi a copertura regionale.

Con l'avvento della televisione via cavo e via satellite il servizio pubblico televisivo tedesco si è arricchito di altri canali che sono andati ad aggiungersi a quelli storici ARD/Das Erste, ZDF e i canali televisivi regionali (che spesso producono e distribuiscono programmi tra più Länder e trasmettono programmi regionali caratterizzati da un profilo culturale o didattico, anche se negli ultimi tempi hanno sviluppato canali di interesse generale distribuiti, via satellite, a livello nazionale):

  • PHOENIX, un canale dedicato a documentari, informazioni ed eventi;
  • ARTE, un canale bilingue (francese e inglese) dedicato alla cultura;
  • 3SAT, un canale satellitare, dedicato alla cultura, con programmi prodotti grazie a joint ventures tra enti televisivi di lingua tedesca, quali ARD, ZDF, ORF (Austria) e SRG (Svizzera);
  • KiKA (Der Kinderkanal), canale dedicato ai bambini;
  • Tagesschau24.

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

Per quanto riguarda la governance, il controllo e la responsabilità del sistema pubblico, i governi dei Länder, analogamente al modello inglese, hanno adottato un sistema di "controllo interno". I governi regionali detengono un "potere di ultima istanza" sugli organismi radiotelevisivi, che viene esercitato soltanto in casi estremi di "cattiva gestione" o di gravi violazioni di legge.

Per ogni emittente pubblico sono previste tre autorità responsabili per la gestione e supervisione dell'organismo: il Direttore Generale, il Consiglio televisivo e il Consiglio d'amministrazione.

Il Direttore generale è responsabile per i programmi e per tutte le questioni amministrative ed ha il compito di rappresentare l'emittente all'esterno. È nominato dal Consiglio televisivo con un mandato di quattro anni e nomina, a sua volta, uno staff.

Il Consiglio per l'emittenza radiotelevisiva (Rundfunkrat, o Fernsehrat a ZDF) rappresenta gli interessi del pubblico in seno agli Enti televisivi ed assicura che i programmi rispettino le esigenze previste dalla legge, adottando orientamenti sulla programmazione. Il Consiglio è un organismo di composizione diversa - fino a 77 membri nel caso di ZDF - e rappresenta i più importanti gruppi sociali (ad es. i parlamenti regionali, gli apparati delle grandi "chiese", lavoratori e sindacati, università, organizzazioni culturali, sportive o organizzazioni per anziani, donne e stranieri)[9].

Il Consiglio d'Amministrazione (Verwaltungrat) è un organismo più piccolo – da sette a nove membri – con compiti consultivi nei confronti del Direttore generale, soprattutto su questioni finanziarie o attinenti il personale. I suoi membri sono scelti, di norma, dal Consiglio per l'emittenza radiotelevisiva, ma non provengono dallo stesso Consiglio.

L'unica autorità federale cui sono affidati compiti di mera gestione tecnica del settore, è rappresentata dal Ministro federale delle Poste e Telecomunicazioni, che dispone unicamente la pianificazione delle frequenze e la costruzione di stazioni intermittenti, ma non può decidere sull'ammissione dei soggetti all'esercizio della radiodiffusione, prerogativa quest'ultima dei singoli Länder.

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Il finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo poggia, principalmente, su due pilastri (duale Finanzierung): il canone televisivo (Rundfunkbeitrag), per l'85% dei proventi, e le entrate derivanti dalla pubblicità (Werbeeinnahmen), per il 6%. Per il resto contribuiscono le co-produzioni e i co-finanziamenti.

I principi fondamentali del sistema di finanziamento della televisione pubblica in Germania sono stati sviluppati dalla Corte costituzionale federale che, nella sentenza del 22 febbraio 1994, ha approvato il finanziamento misto, considerandolo uno degli elementi di indipendenza della tv pubblica da pressioni economiche e politiche.

I canali pubblici ARD e ZDF costano € 17,50 al mese[10]. Con il canone televisivo si finanziano sia le emittenze televisive, sia gli organi amministrativi. Nel 2016 la ARD-Landesrundfunkanstalten ha ottenuto contributi per un ammontare di 6.572,2 milioni di euro.

La pubblicità nella televisione pubblica è soggetta a determinate restrizioni quali l'orario di trasmissione e la durata delle interruzioni pubblicitarie (Accordo interstatale, § 16). I canali Das Erste/ARD e ZDF possono trasmettere pubblicità, ma unicamente nei giorni feriali, in una specifica fascia oraria (tra le 17 e le 20) e per un massimo di 20 minuti al giorno.

 

Regno Unito

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

Il servizio pubblico radiotelevisivo nel Regno Unito deriva i propri lineamenti fondamentali da due fonti principali: lo statuto (Royal Charter) che disciplina la costituzione e l'assetto della società concessionaria (British Broadcasting Company – BBC) e il contratto di servizio (Agreement) che ne indirizza l'operato. I due documenti sono integrati dalla serie di protocolli (protocols) che, regolarmente aggiornati, disciplinano le attività degli organi della società concessionaria in attuazione delle disposizioni statutarie e del contratto di servizio.

La stabilità e l'efficacia di questo quadro regolamentare di matrice convenzionale sono generalmente considerate tra le ragioni del prestigio acquisito nel tempo dalla BBC, nata nel 1922 e nel 1926 eretta in corporation con un Royal Charter di validità temporanea, ma da quel momento rinnovato a ciascuna scadenza senza soluzione di continuità.

Nella versione vigente (in vigore dal 1° gennaio 2017), il Royal Charter ribadisce la natura pubblica della BBC e la correla alla funzionalizzazione della sua attività verso determinate finalità pubbliche (public purposes). Esse sono individuate all'art. 6: (a) nell'informazione imparziale e accurata fornita al pubblico, affinché siano agevolate la consapevolezza e la partecipazione democratica della cittadinanza e della società civile; (b) nella promozione dell'istruzione e dell'apprendimento in relazione ad ogni classe di età; (c) nello stimolo alla creatività e all'eccellenza culturale; (d) nella rappresentatività del servizio pubblico relativamente all'intero Paese e alle sue singole nazioni, regioni e comunità; (e) nella diffusione dell'immagine del Regno Unito nel mondo, e nella sua apertura verso il mondo attraverso i servizi di programmazione internazionale; (f) nella promozione dei nuovi servizi di comunicazione presso il pubblico, con particolare riguardo alla transizione alle tecnologie digitali.

A queste finalità statutarie si correlano gli "obblighi generali" della società concessionaria concernenti il costante perseguimento del pubblico interesse nelle scelte finanziarie e gestionale, avendo costante riguardo, in particolare, alle esigenze degli utenti e delle diverse comunità nazionali, alla trasparenza del suo operato e agli effetti che possono derivarne per l'assetto della concorrenza nei mercati di riferimento. La BBC persegue, infatti, le proprie finalità in autonomia e in posizione di indipendenza (qual è riconosciuta dall'art. 3 del Royal Charter) attraverso la programmazione radiotelevisiva, il ricorso a ogni nuovo mezzo di comunicazione e, direttamente o indirettamente, ponendo in essere attività correlate e accessorie; queste ultime, tuttavia, devono conservare carattere subordinato o proporzionato senza distogliere la società dal perseguimento dei suoi scopi primari.

La concreta individuazione dei fini e dei modi del servizio pubblico radiotelevisivo è materia delle previsioni dell'Agreement. Nella versione vigente del contratto di servizio, le attività della BBC sono preliminarmente distinte tra quelle di interesse pubblico (UK Public Services), le attività sussidiarie che concorrono direttamente od indirettamente al perseguimento delle finalità di interesse pubblico (non-service activities), e le attività di natura commerciale o di intermediazione, non finanziate attraverso il canone (trading o commercial activity). In tutti i casi, la coerenza delle attività poste in essere dalla BBC con ciascun dei suddetti ambiti operativi è materia della vigilanza di Ofcom[11] sia per i profili concernenti il rispetto degli obblighi della società concessionaria (valutati alla luce del cosiddetto public interest test), sia per gli aspetti rilevanti sul piano dell'assetto concorrenziale del mercato di riferimento (competion assessment).

I public purposes enunciati nel Royal Charter per gli UK Public Services sono declinati in relazione a più dettagliati ambiti operativi. Ad esempio, in ordine alla prima finalità - riferita alla cittadinanza - è perseguita la comprensione da parte del pubblico del funzionamento del sistema politico nazionale; in relazione alle finalità educative, è prevista la diffusione di contenuti anche specialistici; per quel concerne lo stimolo alla creatività e l'eccellenza culturale, l'accento è posto sull'adozione di una strategia per la programmazione cinematografica e sulla copertura degli sport minori; quanto alla rappresentatività delle regioni e comunità territoriali, è fatto riferimento alla salvaguardia delle identità locali, promuovendo, nel contempo, le esperienze condivise e avendo cura delle differenze religiose e delle minoranze linguistiche; con riferimento alla dimensione internazionale, infine, si persegue un adeguato livello di consapevolezza pubblica dei relativi temi. La finalità di pubblico interesse assegnata alla BBC, in sintesi, è individuata nella "fornitura a tutte le categorie di fruitori di servizi e di contenuti imparziali e di elevata qualità, idonei ad informare, educare ed intrattenere".

Le prestazioni del servizio pubblico sono determinate nell'Agreement mediante l'enumerazione in dettaglio dei diversi servizi forniti dalla BBC (specified activities) e l'indicazione di parametri qualitativi generali. In particolare, la società emittente effettua la propria programmazione avvalendosi di una serie di canali televisivi: (a) BBC One, canale generalista con edizioni regionali per la Scozia, il Galles, l'Irlanda del Nord e parte dell'Inghilterra; (b) BBC Two, a vocazione generalista e con edizioni regionali, ma con programmazione in parte dedicata ad approfondimenti di cronaca e a format innovativi di intrattenimento; (c) BBC Three, anche questo generalista, dedicato soprattutto ai giovani; (d) BBC Four, caratterizzato da contenuti di più elevato livello culturale e offerto quale alternativa alla programmazione degli altri canali; (e) CBeebies, dedicato ai programmi educativi e di intrattenimento per l'infanzia; (f) CBBC Channel, con programmazione destinata agli adolescenti; (g) BBC News 24, canale di informazione con notiziari, programmi di analisi e di approfondimento, cronache internazionali, trasmesso nell'arco delle 24 ore; (h) BBC Parliament, riservato alla trasmissione in diretta dei dibattiti parlamentari e all'informazione politica; (i) BBC Red Button, canale interattivo digitale, perlopiù dedicato all'assistenza per la fruizione degli altri servizi. A questi si aggiungono: (a) la programmazione di ambito locale: per il Galles in lingua gallese (sottoposta al controllo di un'apposita autorità indipendente finanziata dalla stessa BBC, la S4C Authority), e per la Scozia (in gaelico) e l'Irlanda del Nord; (b) la programmazione del World Service (diffusioni in lingua inglese verso l'estero), per il quale l'Agreement stabilisce, per il periodo dal 2017/2018 al 2021/2022, un finanziamento pubblico annuale non inferiore a 254 milioni di sterline, e contempla inoltre la possibilità del conferimento di fondi pubblici supplementari in relazione ad accordi tra il Governo e la società concessionaria per la realizzazione di specifici programmi.

I servizi radiofonici, d'altro canto, annoverano circa dieci canali connotati da varia programmazione offerta a differenti categorie di fruitori: dalle diffusioni musicali con palinsesti orientati secondo l'età e i gusti degli ascoltatori alla trasmissione di notiziari, analisi e dibattiti; dalle cronache sportive ai programmi teatrali e culturali; dalle trasmissioni riservate ai cittadini di origine asiatica, in lingue inglese e in altre lingue, alla programmazione in gaelico e in gallese, e a quella di ambito regionale per la Scozia, il Galles, l'Irlanda del Nord e per la regione inglese.

Comune denominatore dei servizi prestati è la loro complessiva finalizzazione ai compiti propri del servizio pubblico, per il cui svolgimento l'operatività della BBC deve, inoltre, costantemente conformarsi a particolari criteri qualitativi (high quality; challenging; original; innovative; engaging), indicati dal Governo in un "Libro bianco" del 2006 (A public service for all: the BBC in the digital age). Peraltro, lo stesso novero dei public purposes è suscettibile di ampliamenti o nuove articolazioni alla luce del prossimo rinnovo del Royal Charter e del contratto di servizio: a questo riguardo è stato espresso, in sede parlamentare, l'orientamento a includervi espressamente la promozione dell'industria nazionale della "creatività", attraverso la formazione e l'addestramento anche in sinergia con soggetti esterni.

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

Come già anticipato, la disciplina dell'assetto e dell'operatività della BBC ha fonte nel plesso normativo costituito dalle disposizioni statutarie, raccolte nel Royal Charter, e dal contratto di servizio (Agreement) concluso tra la BBC e il Ministro competente per materia (Secretary for Culture, Media and Sport). I due documenti, tra loro connessi, concorrono a individuare e a disciplinare le finalità istituzionali, l'indipendenza editoriale, le fonti di finanziamento e i compiti di servizio pubblico della società concessionaria.

Il Royal Charter, stipulato per la prima volta nel 1926, è infatti sottoposto a periodico aggiornamento a cadenza pressoché decennale; la versione vigente, entrata in vigore il 1° gennaio 2017, ha scadenza il 31 dicembre 2027 (coprendo un periodo undecennale sfalsato rispetto alla durata ordinaria del ciclo politico) ed è frutto della decima revisione in ordine di tempo.

Sebbene la procedura di revisione non sia sottoposta a regole formali, il modello consolidatosi in via di prassi prevede che le clausole del contratto di servizio e le relative proposte di modifica siano materia di pubblico esame secondo la formula della public consultation, avviata con la pubblicazione di documenti programmatici (da parte del Governo e della stessa BBC) e svolta, di norma, nel quadro di un confronto aperto alla partecipazione di tutti i soggetti a vario titolo interessati.

La procedura, in effetti, è conforme a modalità diffuse e ricorrenti nel Regno Unito relativamente all'elaborazione di policies governative e, più in generale, di decisioni di rilevanza pubblica; la sua applicazione riferita alla definizione di aspetti cruciali dell'assetto e del modus operandi della BBC ha tuttavia acquisito specifico risalto nel dibattito politico sul servizio pubblico radiotelevisivo. Ciò venne in evidenza già in occasione del precedente rinnovo del Royal Charter e del correlato Agreement (2006), caratterizzatosi per il rilievo assegnato al tema della "trasparenza" dell'informazione quale principio intrinseco alla stessa natura pubblica del servizio radiotelevisivo; in tale circostanza, in particolare, venne espressamente sostenuta la necessaria applicazione del criterio del public scrutiny per ogni modifica dei caratteri di fondo del servizio pubblico (articolato nelle forme del public value test e del market impact assessment).

In conformità a queste premesse, anche la più recente revisione del Royal Charter si è caratterizzata per la consultazione pubblica svoltasi sui diversi profili di interesse generale in esso implicati, e ha consentito il pubblico esame degli indirizzi formulati per il suo aggiornamento dal Governo prima in un "Libro verde" diffuso nel 2015 (BBC Charter Review Public consultation), poi nel "Libro bianco" pubblicato nel maggio 2016 ("A BBC for the future: a broadcaster of distinction"). Peraltro, lo stesso Charter contempla ora espressamente (all'art. 59.5) che in sede di revisione il Ministro competente consulti il pubblico oltre che la stessa BBC e l'autorità regolatrice di settore (Ofcom). Ulteriori elementi, utili a ricostruire la fisionomia organizzativa del servizio pubblico radiotelevisivo alla luce dei recenti interventi di riforma, possono trarsi dalla relazione conclusiva dell'indagine affidata ad un esperto indipendente (A Review of The Governance and Regulation of the BBC, pubblicata nel marzo 2016), il cui l'estensore, Sir David Clementi, ha formulato raccomandazioni delle quali il Governo ha ampiamente tenuto conto in sede di revisione e di adeguamento delle fonti regolatrici del servizio pubblico.

Ancora in relazione agli aspetti procedurali, è da rilevare che, in ragione della prerogativa regia implicata dall'incorporazione in Royal Charter dello statuto della BBC, la sua definitiva approvazione è formalmente riservata al Privy Council. Diversamente, il testo del contratto di servizio – oggetto di esame e di aggiornamento contestualmente al Royal Charter -, è presentato al Parlamento dal Ministro competente e, per convenzione, è oggetto di esame e dibattito, conclusi con l'approvazione dell'Agreement da ciascuna Camera con propria risoluzione (approval motion). L'esperienza, tuttavia, ha registrato variazioni rispetto al modello, poiché, ad esempio, nel 2006 presso i Lords non vi è stato dibattito sul nuovo agreement, e nel 2011 – in occasione della sua puntuale modifica concernente il canone di abbonamento – non vi è stato dibattito né voto delle Camere.

Sotto il profilo dell'aggiornamento dei contenuti del Royal Charter, il più recente rinnovo si è concentrato in particolare sul tema dell'assetto interno della BBC e dei suoi organi di direzione.

Nel sistema attuale, al vertice della BBC è posto un organo collegiale, il Board, garante dell'indipendenza della società concessionaria e responsabile dei risultati da questa conseguiti in conformità alle sue finalità e ai suoi obblighi. A questo spettano la direzione strategica della società, la definizione del piano editoriale e la designazione del management, nonché l'attuazione delle decisioni adottate da Ofcom.

Il Board ha assetto collegiale e composizione mista, essendo costituito da membri con poteri gestionali – tra cui il Director General ed altri tre componenti - ed membri che ne sono privi. Ne fanno parte complessivamente quattordici componenti nominati mediante Order in Council (ovvero dalla Corona su proposta del Governo) tra persone dotate di esperienza e competenze rilevanti e designate in base ad una valutazione comparativa, secondo i criteri generali stabiliti per le nomine pubbliche (raccolti nel Governance Code, la cui più recente versione è stata pubblicata nel dicembre 2016 dal Cabinet Office). I dieci non executive members del collegio ricoprono la carica per quattro anni (rinnovabile una sola volta) e annoverano il Presidente, i rappresentanti delle quattro regioni del Paese ed altri cinque componenti.

Il presidente è nominato previa consultazione con la BBC relativamente ai requisiti professionali necessari per tale carica, e la relativa candidatura può essere sottoposta all'esame della commissione parlamentare competente mediante un'apposita audizione. Il procedimento di nomina degli altri componenti è analogo per quanto riguarda i rappresentanti regionali (nation members), mentre i membri "non executive" sono nominati per cooptazione dallo stesso Board attraverso un'apposita commissione interna (nomination committee). Il Direttore Generale, figura apicale a rilevanza esterna (in qualità di chief executive officer e di direttore editoriale), presiede invece l'Executive Committe, al quale spettano i compiti di gestione operativa; il comitato è formato dai nove direttori a capo dei settori di attività della BBC.

Il Board è articolato al suo interno in nove comitati, rispettivamente competenti per le quattro principali regioni del paese (Scozia, Galles, Inghilterra ed Irlanda del Nord) e per specifiche materie, tra cui (oltra alle nomine, prima ricordate) il controllo di gestione, le retribuzioni del management, le operazioni commerciali e la politica editoriale.

Il descritto assetto organizzativo costituisce il profilo di maggiore rilevanza della recente riforma regolamentare che ha inteso conferire fisionomia unitaria al sistema di governance della BBC. Introdotto, si ripete, dal Royal Charter vigente dal 1° gennaio 2017, tale assetto differisce infatti dal precedente sistema "duale" che poneva al suo vertice il Trust, responsabile della definizione delle priorità strategiche e della vigilanza sul perseguimento delle finalità di pubblico interesse della società concessionaria nonché sulla sua indipendenza; e a questo affiancava, in posizione autonoma, l'Executive Board, preposto alla gestione e alle attività operative della società in conformità agli indirizzi del Trust e salva la sua approvazione. Lo schema imperniato sul BBC Trust aveva infatti suscitato critiche in ragione del duplice ruolo ricoperto da questo organismo, di guida generale e di regolazione allo stesso tempo, ed erano state prospettate diverse ipotesi di riforma tra cui è infine prevalsa quella concernente l'eliminazione dello stesso Trust e la costituzione del nuovo Board con a capo un presidente privo di poteri esecutivi.

In questo senso si era espresso anche il Culture, Media and Sport Committee della Camera dei Comuni, che ad esito di un'inchiesta avviata nel 2013 aveva prospettato (nella relazione finale del 26 febbraio 2015, dal titolo Future of the BBC) il superamento dell'assetto imperniato sul Trust, prevedendo altresì, nel segno di una maggiore garanzia circa l'impiego efficiente delle risorse pubbliche, il controllo sui bilanci della società da parte del National Audit Office. A tale specifico riguardo, il Royal Charter prevede ora (all'art. 39) che al termine di ogni anno di esercizio finanziario i bilanci della BBC siano esaminati e certificati dal Comptroller and Auditor General, la cui relazione è presentata alla Camera dei Comuni e, per le parti di rilevanza regionale, alle assemblee legislative della Scozia, del Galles e dell'Irlanda del Nord.

Per contro, non ha avuto seguito la proposta di conferire base normativa allo statuto della BBC, disciplinandone la struttura e i compiti con disposizioni di legge introdotte a garanzia delle finalità di interesse generale proprie del servizio pubblico radiotelevisivo. Tale orientamento, espresso dal Culture Media and Sports Committee della Camera dei Comuni sin dal 2004, aveva infatti incontrato il diverso avviso del Governo, che nell'adozione di un quadro legislativo per la BBC individuava, al contrario, il rischio di una maggiore esposizione e vulnerabilità della società del servizio pubblico a possibili ingerenze governative.

Va infine segnalato il regulatory oversight dell'autorità indipendente per le comunicazioni, Ofcom, la cui vigilanza, esterna alla BBC, ne abbraccia ora l'operatività nella sua interezza a seguito dell'eliminazione del Trust.

Le funzioni regolatrici e di garanzia dell'Autorità rilevano, per un verso, con riguardo al rispetto degli obblighi derivanti dall'operating framework della società concessionaria, ossia del plesso regolamentare costituito dal Charter, dai termini di servizio e dagli atti di regolazione della stessa Ofcom (come individuato anche dal Royal Charter, art. 44 e seguenti). Per altro verso, spetta all'Autorità garantire l'accuratezza e l'imparzialità dell'informazione, oggetto di appositi codici di condotta (broadcasting codes) la cui violazione può dare luogo a sanzioni pecuniarie o ad obblighi di rettifica nei confronti delle emittenti radiotelevisive. Inoltre, in relazione ai profili della tutela dell'assetto concorrenziale del mercato, nell'esercizio delle sue competenze generali (disciplinate dalla legge istitutiva, il Communications Act 2003) Ofcom vigila sul rispetto degli obblighi in capo alla BBC relativamente alle quote indipendenti di produzione e sulla gestione dei suoi servizi di tipo commerciale, per la cui produzione la BBC non può utilizzare i finanziamenti di fonte pubblica. Infine, il quadro regolamentare così aggiornato rimette alla competenza di Ofcom il controllo sulle procedure definite dalla BBC per la gestione dei reclami degli utenti in prima istanza, riservando alla stessa Autorità l'eventuale riesame.

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Nel Regno Unito, gli abbonati al servizio pubblico radiotelevisivo (25,8 milioni di utenti secondo i più recenti dati disponibili) versano un canone (licence fee), introdotto sin dal 1904 per le trasmissioni radiofoniche e nel 1946 per quelle televisive. L'attuale è importo è di 147 sterline annue, determinato dal Governo nell'aprile del 2017 (con lieve incremento del precedente importo di 145.5 sterline fissato nel 2010).

Il canone costituisce la primaria fonte di finanziamento della BBC, alimentando un gettito di 3,74 milioni di sterline nell'esercizio finanziario 2015-2016 (il 78% delle entrate totali). A fronte della riduzione complessiva dei costi di raccolta (a cui la BBC provvede attraverso un intermediario), l'evasione del canone, stimata intorno al 7% (pari a perdite per circa 250 milioni di sterline l'anno) non risulta essere diminuita significativamente rispetto al passato. Ciò ha dato spunto al Committee for Public Accounts della Camera dei Comuni per formulare alcune raccomandazioni nella relazione dedicata alla BBC licence fee (aprile 2017).

Negli ultimi anni, il dibattito animatosi sul ricorso a soluzioni alternative al canone non è approdato a risultati univoci, specie con riferimento a soluzioni altrettanto adeguate a garantire i caratteri di indipendenza e di universalità di accesso del servizio pubblico. Il cambiamento tecnologico e sociale ha dato spunto a proposte dirette ad assimilare il canone a una household levy (ossia un prelievo riferito alle abitazioni a titolo di imposta generale per il finanziamento del servizio pubblico), in considerazione anche della difficoltà della sua riscossione in relazione all'uso di nuovi dispositivi tecnologici per la fruizione dei programmi trasmessi dal servizio pubblico. A tale riguardo, l'orientamento a suo tempo delineatosi in sede parlamentare (evidenziato dal Culture, Media and Sport Committee della Camera dei Comuni nella sua relazione del febbraio 2015, Future of the BBC) si è però rivolto a favore del mantenimento del sistema di finanziamento tradizionalmente fondato sul canone, pur prefigurando modalità di riscossione meno onerose e, soprattutto, idonee a scoraggiare il fenomeno dell'evasione; merita ricordare che una proposta del Governo di depenalizzare il relativo illecito (nell'ambito del Deregulation Act 2015), venne bocciata dalla Camera dei Lord in corso di esame del relativo progetto di legge.

In occasione del recente rinnovo del Royal Charter, il Governo ha dichiarato che il canone di abbonamento continuerà a costituire lo strumento ordinario di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo per almeno i prossimi undici anni. È tuttavia diffusa opinione che, al fine di evitare possibili condizionamenti pregiudizievoli per l'indipendenza della società concessionaria, la determinazione del canone non dovrebbe essere prerogativa del Governo, bensì di soggetti estranei alla sfera dell'Esecutivo. Tale impostazione ispira il progetto di legge attualmente all'esame della Camera dei Lord, il BBC Licence Fee Bill, che a tale scopo prevede l'istituzione di una commissione indipendente con il compito di promuovere una pubblica consultazione in materia, di riferirne alle Camere con un'apposita relazione e di formulare al Governo il proprio parere circa gli importi adeguati del canone di abbonamento.

 

Spagna

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

In Spagna la Costituzione del 1978 contiene un riferimento esplicito al settore radiotelevisivo laddove afferma che è competenza esclusiva dello Stato dettare le norme fondamentali in materia di stampa, radio, televisione e in genere di tutti i mezzi di comunicazione di massa, fermi restando i poteri in tema di attuazione ed esecuzione delle suddette norme che spettano alle Comunità autonome (art. 149.1.27).

Particolarmente rilevante è quanto disposto all'art. 20 della Costituzione, all'interno del capitolo II "Diritti e libertà", in cui si riconosce e garantisce il diritto ad esprimere e diffondere liberamente il pensiero, le idee e le opinioni mediante la parola, lo scritto o qualunque altro mezzo di riproduzione (comma 1, lett. a) ed a comunicare o ricevere liberamente informazioni con qualunque mezzo di diffusione (comma 1, lett. d). È poi fatto rinvio al legislatore per l'organizzazione e il controllo da parte del Parlamento dei mezzi di comunicazione di massa dipendenti dallo Stato o da qualunque ente pubblico e per garantirne l'accesso ai gruppi sociali e politici più rappresentativi (comma 3).

Viene quindi sancita la libertà di informare, informarsi ed essere informati senza censure di tipo preventivo, affermando così un principio pluralistico e democratico, che ha costituito la base per la legislazione successiva.

A tale principio si è ispirato l'ampio processo di riforma del sistema radiotelevisivo approvato nel 2006. La Ley 17/2006, de 5 de junio, de la radio y la televisión de titularidad estatal ha modificato in maniera sostanziale l'assetto del sistema televisivo pubblico statale disciplinato dalla Ley 4/1980, de 10 de enero, de Estatuto de la Radio y la Televisión[12]. Gli obiettivi della riforma sono stati: il miglioramento della qualità dei contenuti televisivi, l'adeguamento della regolamentazione ai nuovi standard tecnologici e ai nuovi assetti di mercato e infine l'individuazione di un meccanismo di finanziamento stabile, al fine di evitare il ricorso all'indebitamento per ripianare il deficit corrente.

La legge del 2006 ha conservato la natura pubblica della radio e della televisione statali. L'art. 2 della legge qualifica il servizio pubblico di radio e televisione di titolarità dello Stato (servicio público de radio y televisión de titularidad del Estado) come un servizio pubblico essenziale per la comunità e la coesione delle società democratiche che ha per oggetto la produzione, edizione e diffusione di un insieme di canali di radio e televisione con programmazioni diverse ed equilibrate per ogni tipo di pubblico, coprendo tutti i generi e destinate a: soddisfare necessità di informazione, cultura, istruzione e intrattenimento della società spagnola; diffondere le identità e diversità culturali; promuovere la società dell'informazione; promuovere il pluralismo, la partecipazione e gli altri valori costituzionali, garantendo l'accesso dei gruppi sociali e politici significativi. La funzione di servizio pubblico comprende la produzione di contenuti e l'edizione e diffusione di canali generalisti e tematici, in chiaro o codificati, in ambito nazionale e internazionale, così come l'offerta di servizi connessi o interattivi, orientati ai fini menzionati. I servizi di diffusione di radio e televisione hanno per obiettivo il raggiungimento di una copertura universale, da intendere come la maggior copertura possibile all'interno del territorio nazionale.

Nel 2010 è stata poi approvata la Ley 7/2010, de 31 de marzo, General de la Comunicación Audiovisual, che ha stabilito una legislazione di base del settore della comunicazione audiovisiva sia pubblica sia privata. Tale disciplina si applica ai "servizi di comunicazione audiovisiva" (servicios de comunicación audiovisual), in cui sono inclusi, ai sensi dell'art. 2 della legge, i servizi audiovisivi televisivi, televisivi a richiesta, televisivi mobili, radiofonici, radiofonici a richiesta, radiofonici mobili.

Il titolo II (artt. 4-21) contiene la normativa di base per la comunicazione audiovisiva ed è diviso in due capitoli. Il capitolo I, in particolare, concerne i diritti del pubblico. L'art. 5 sancisce il diritto alla diversità linguistica e culturale: in tale ambito si prescrive ai fornitori del servizio televisivo con copertura nazionale o regionale l'obbligo di dedicare il 51% delle trasmissioni annuali ad opere europee, escludendo dal computo il tempo dedicato ad informazioni, manifestazioni sportive, giochi, pubblicità, servizi di teletext e televendita. A sua volta, la metà di questa percentuale deve essere riservata a produzioni europee in una delle lingue ufficiali della Spagna. È inoltre fatto carico ai fornitori del servizio televisivo con copertura statale o di una Comunità autonoma di finanziare in anticipo la produzione europea di film, film tv e serie televisive, documentari e film e serie di animazione, mediante l'utilizzo del 5% delle entrate (6% per i fornitori pubblici) nella produzione diretta oppure nell'acquisto dei diritti di sfruttamento di tali opere. L'art. 7 è relativo ai diritti del minore, la cui immagine o voce non possono essere utilizzate senza il relativo consenso; l'art. 8 sancisce i diritti delle persone disabili, i soggetti con problemi visivi o auditivi hanno diritto a un'accessibilità universale alla comunicazione audiovisiva, in particolare per gli audiolesi è previsto il diritto alla sottotitolazione del 75% dei programmi e a due ore settimanali di programmi tradotti nella lingua dei segni.

L'art. 22 configura i servizi di comunicazione audiovisiva come servizi di interesse generale che sono prestati nell'esercizio del diritto alla libera espressione delle idee, del diritto a comunicare e ricevere informazioni, del diritto alla partecipazione alla vita politica e sociale e del diritto alla libertà d'impresa, nonché all'interno della promozione dell'uguaglianza, della pluralità e dei valori democratici.

Il titolo IV (artt. 40-43) concerne i prestatori pubblici del servizio di comunicazione audiovisiva. L'art. 40 definisce il servizio pubblico di comunicazione audiovisiva come un servizio essenziale di interesse economico generale che ha come missione di diffondere contenuti che promuovano i principi e i valori costituzionali, contribuire alla formazione di un'opinione pubblica plurale, far conoscere la diversità linguistica e culturale della Spagna e diffondere la conoscenza e le arti, con particolare attenzione alla cultura audiovisiva.

Il sistema televisivo pubblico spagnolo comprende i seguenti canali nazionali sul digitale terrestre[13]:

  • "La 1", primo canale della televisione con una programmazione generalista;
  • "La 2", secondo canale della televisione con una programmazione rivolta soprattutto agli spazi culturali e al servizio pubblico;
  • "Clan", canale tematico con una programmazione rivolta all'infanzia;
  • "24 horas", canale tematico che trasmette programmi di informazione;
  • "Teledeporte", canale tematico dedicato allo sport;
  • "La 1 HD", versione in alta definizione de "La 1";
  • "La 2 HD", versione in alta definizione de "La 2";
  • "Clan HD", versione in alta definizione de "Clan";
  • "Teledeporte HD", versione in alta definizione de "Teledeporte".

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

La gestione del servizio pubblico radiotelevisivo è attribuito alla società Corporación de Radio y Televisión Española (RTVE). Dal punto di vista degli assetti societari RTVE è una società per azioni, a capitale interamente statale, che opera in regime di diritto privato con particolari margini di autonomia[14]. A RTVE fanno capo due società controllate incaricate dell'effettiva erogazione del servizio pubblico: la Sociedad Mercantil Estatal Televisión Española per i servizi televisivi e la Sociedad Mercantil Estatal Radio Nacional de España per i servizi radiofonici. Nell'esercizio della sua funzione di servizio pubblico, ai sensi dell'art. 3 della legge del 2006, RTVE deve:

  1. promuovere la conoscenza e la diffusione dei principi costituzionali e dei valori civici;
  2. garantire informazione obiettiva, vera e plurale, che deve adeguarsi al criterio di indipendenza professionale e al pluralismo politico, sociale e ideologico presente nella società, così come al principio di distinguere e separare, in maniera percettibile, l'informazione dall'opinione;
  3. facilitare il dibattito democratico e la libera espressione di opinioni;
  4. promuovere la partecipazione democratica mediante l'esercizio del diritto di accesso;
  5. promuovere la coesione territoriale, la pluralità e la diversità linguistica e culturale della Spagna;
  6. promuovere lo scambio di informazione e conoscenza reciproca tra i cittadini degli Stati dell'Unione europea come spazio comune di convivenza;
  7. trasmettere e diffondere canali radiofonici e televisivi di copertura internazionale che contribuiscano alla proiezione verso l'esterno delle lingue e culture spagnole e alla necessaria attenzione ai cittadini spagnoli che si trovano all'estero;
  8. offrire accesso ai distinti generi di programmazione e agli eventi istituzionali, sociali, culturali e sportivi, rivolti a tutti i settori di audience, prestando attenzione ai temi di speciale interesse pubblico;
  9. promuovere la diffusione e la conoscenza delle produzioni culturali spagnole, in particolare di quelle audiovisive;
  10. sostenere l'integrazione sociale delle minoranze e soddisfare i gruppi sociali con necessità specifiche;
  11. promuovere la protezione e la salvaguardia dell'uguaglianza tra uomo e donna, evitando ogni tipo di discriminazione;
  12. promuovere la conoscenza delle arti, della scienza, della storia e della cultura;
  13. diffondere la conoscenza dei diritti dei consumatori e degli utenti, così come prevedere procedimenti che garantiscano il diritto di replica;
  14. sostenere la produzione di contenuti audiovisivi europei e in lingue originarie spagnole e promuovere la creazione digitale e multimedia, come contributo allo sviluppo delle industrie culturali spagnole ed europee;
  15. vigilare sulla conservazione degli archivi storici audiovisivi;
  16. avere come obiettivo l'audience più ampia, assicurando la massima continuità e copertura geografica e sociale, con l'impegno di offrire qualità, diversità, innovazione ed esigenza etica;
  17. promuovere i valori della pace;
  18. la promozione della conoscenza, della salvaguardia e del rispetto dei valori ecologici e di protezione dell'ambiente;
  19. preservare i diritti dei minori.

L'amministrazione e la gestione di RTVE sono affidate a un Consiglio di amministrazione (Consejo de Administración).

Fino al settembre 2017 il Consiglio era composto da nove membri[15] scelti fra personalità con adeguata esperienza professionale (e comunque garantendo la parità di genere) ed eletti dal Parlamento (cinque dal Congreso de los Diputados e quattro dal Senado), con un mandato di sei anni non rinnovabile. Il Consiglio di amministrazione nominava Presidente il consigliere designato dal Congreso a maggioranza dei due terzi dell'Assemblea nella prima seduta, oppure con la maggioranza assoluta nelle successive.

Nel 2017 è intervenuta una riforma, mediante la Ley 5/2017, de 29 de septiembre, por la que se modifica la Ley 17/2006, de 5 de junio, de la radio y la televisión de titularidad estatal, para recuperar la independencia de la Corporación RTVE y el pluralismo en la elección parlamentaria de sus órganos. La nuova legge stabilisce che il Consiglio sia composto da dieci membri di riconosciuta esperienza e competenza, secondo il principio della composizione paritaria dei sessi. I consiglieri sono eletti dal Parlamento: sei dal Congresso dei deputati, quattro dal Senato, previa audizione dei candidati. Il Presidente della Corporación RTVE, che presiede anche il Consiglio, è eletto dal Congresso dei deputati tra i dieci membri, con una maggioranza dei due terzi. Con il nuovo sistema solo per la prima elezione è richiesta la maggioranza assoluta, a partire dalla seconda votazione, se la prima ha dato esito infruttuoso, a condizione che la candidatura sia appoggiata dalla metà dei gruppi parlamentari o da quattro gruppi parlamentari, limitatamente alla legislatura in corso. La legge rinvia altresì a una successiva legge la previsione della designazione del Presidente e dei membri del Consiglio attraverso un concorso pubblico.

Il Consiglio di amministrazione è responsabile del raggiungimento degli obiettivi generali fissati, del raggiungimento dei principi di programmazione e della buona amministrazione e governo dell'ente RTVE. Tra le sue competenze rientrano:

  1. la rappresentanza e l'amministrazione di RTVE e la direzione strategica del suo gruppo imprenditoriale;
  2. la nomina e la revoca del gruppo direttivo di primo livello di RTVE e autorizzazione alla nomina dello stesso nelle società filiali, su proposta del Presidente di RTVE;
  3. l'approvazione dell'organizzazione di base di RTVE e delle sue modifiche;
  4. la supervisione del lavoro della direzione di RTVE e delle sue filiali;
  5. il rispetto degli accordi e delle risoluzioni dell'autorità audiovisiva;
  6. l'approvazione delle direttive di base in materia di personale.

Per lo svolgimento del servizio pubblico radiotelevisivo la legge dispone: un mandato-quadro della durata di nove anni approvato dal Parlamento in cui si fissano gli obiettivi generali per l'erogazione del servizio pubblico[16]; un contratto-programma triennale sottoscritto dal Governo e da RTVE che fissa gli obiettivi specifici e le risorse di bilancio poste a carico del bilancio dello Stato per ciascun esercizio; un sistema di contabilità analitica, tale da garantire la trasparenza finanziaria, e un controllo economico-finanziario a carico della Intervención General de la Administracion del Estado e del Tribunal de Cuentas.

Il Parlamento esercita un'attività di controllo sullo svolgimento dell'attività di RTVE, che è tenuta ad inviare annualmente alle Camere un rapporto sulle modalità di esecuzione del contratto-programma e del mandato-quadro.

Infine, con il già citato Real Decreto-ley 15/2012, il Governo spagnolo ha deciso di trasformare le retribuzioni fisse percepite dai membri del Consiglio di amministrazione in indennità legate alla presenza alle sedute del Consiglio, con la sola eccezione del Presidente del Cda.

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Va segnalato che in Spagna non è previsto il pagamento di un canone da parte dei cittadini per la fruizione dei servizi radiotelevisivi. Pertanto le fonti di finanziamento configurate dalla legge del 2006 erano:

  • le entrate relative alla pubblicità (fino al 2009);
  • le risorse allocate nel bilancio dello Stato.

In materia specifica di finanziamento di Radio y Televisión Española è quindi intervenuta la Ley 8/2009, de 28 de agosto, de financiación de la Corporación de Radio y Televisión Española. La legge del 2009 ha previsto l'eliminazione della pubblicità e delle televendite dai programmi radiotelevisivi pubblici in favore di un sistema di finanziamento basato su entrate pubbliche. Il taglio delle entrate pubblicitarie è stato però compensato mediante il pagamento di una percentuale a carico delle società di telecomunicazioni, delle emittenti private e degli operatori delle televisioni a pagamento. L'obiettivo della legge è stato pertanto quello di affermare l'indipendenza e la libertà della televisione pubblica sottraendola ai condizionamenti di carattere commerciale. Inoltre, in considerazione del fatto che la qualità del servizio radiotelevisivo pubblico dipende anche dalla possibilità di dare accesso al maggior numero possibile di cittadini, RTVE non può offrire contenuti a pagamento o ad accesso condizionato, salvo limitate eccezioni.

L'art. 2 della legge del 2009 stabilisce nei dettagli le forme di finanziamento, mentre l'art. 3 ne fissa i limiti: nel biennio 2010-2011 il totale delle entrate non poteva superare la cifra di 1.200 milioni di euro; nel triennio 2012-2014 l'aumento non poteva essere superiore all'1% annuale; a partire dall'esercizio 2014 l'aumento si adegua alla previsione di incremento dell'indice generale dei prezzi al consumo per l'anno di riferimento.

Il capitolo II (artt. 4-6) è relativo alle entrate derivanti da tasse ed apporti. L'art. 4, comma 1, stabilisce che RTVE riceva una percentuale della tassa di concessione dello spettro elettromagnetico, fino a un importo massimo di 330 milioni di euro all'anno (comma 2), aumentati a 380 milioni di euro a partire dall'anno 2016. L'art. 5 stabilisce gli oneri a carico degli operatori di telecomunicazioni di ambito geografico statale o superiore ad una Comunità autonoma: sono obbligati al versamento dello 0,9% delle entrate gli operatori dei servizi telefonici fissi, mobili e via internet. L'art. 6 concerne invece gli oneri a carico delle società concessionarie del servizio televisivo di ambito geografico statale o superiore ad una Comunità autonoma, fissandolo, rispettivamente, al 3% e all'1,5% delle entrate per le televisioni private a libero accesso e per quelle a pagamento.

L'art. 7 disciplina le entrate derivanti da attività. Il comma 1 stabilisce che RTVE possa conseguire guadagni per i servizi prestati e per l'esercizio delle proprie attività, ivi inclusa la commercializzazione dei contenuti, a condizione che le entrate non derivino da pubblicità o televendite[17].

L'art. 8 disciplina il fondo di riserva. Esso deve essere costituito con le entrate che superano il costo netto del servizio pubblico prestato. L'apporto annuale al fondo non può eccedere il 10% dei costi annuali, le eccedenze sono versate al tesoro pubblico. Il fondo può essere utilizzato per far fronte alle perdite di esercizi precedenti oppure a contingenze speciali.

L'art. 9 è relativo agli obblighi aggiuntivi di servizio pubblico. Tra l'altro, si stabilisce che RTVE debba dedicare almeno dodici ore settimanali, in orari opportuni tra i diversi canali, a programmi in cui intervengano gruppi politici, sindacali e sociali, e abbia l'obbligo di informare periodicamente sui dibattiti parlamentari delle Cortes Generales. Essa è altresì tenuta a trasmettere in diretta le sessioni parlamentari che abbiano un particolare interesse informativo ed a programmare dibattiti elettorali in conformità alla relativa normativa. Inoltre RTVE deve dedicare almeno il 30% dei programmi compresi nella fascia oraria 17-21 dei giorni feriali a trasmissioni dedicate ai bambini tra i quattro ed i dodici anni. Tra gli altri obblighi, si può segnalare quello di sottotitolare tutti i programmi che tecnicamente lo consentano; inoltre il 60% della programmazione di film, film televisivi, documentari, telefilm e programmi informativi, culturali e di attualità deve essere di produzione europea.

[1] Accordo interstatale sulla radiotelevisione (Rundfunkstaatsvertrag –RStV) del 31 agosto 1991, nella versione consolidata risultante dal Ventesimo accordo interstatale di modifica (Zwanzigsten Staatsvertrages zur Änderung rundfunkrechtlicher Staatsverträge (Zwanzigster Rundfunkänderungsstaatsvertrag) in vigore dal 1° settembre 2017.

[2] Accordo interstatale sull'ARD (ARD-Staatsvertrag), in vigore dal 1° giugno 2009.

[3] Accordo interstatale su ZDF (ZDF- Staatsvertrag), in vigore dal 1° gennaio 2013.

[4] Accordo interstatale su DeutschlandRadio (DeutschlandRadio-Staatsvertrag – DLR StV) del 17 giugno 1993, aggiornato alle ultime modifiche.

[5] Accordo interstatale sul finanziamento di ARD e ZDF (Rundfunkbeitragsstaatsvertrag), del 13 dicembre 2011.

[6] Accordo interstatale sulla procedura per la determinazione dei diritti per le licenze (Rundfunkfinanzierungstaatsvertrag), aggiornato alle modifiche apportate dal Ventesimo accordo interstatale.

[7] In alcuni casi sono previste leggi regionali distinte per il settore pubblico e per il settore privato.

[8] Le 9 tv pubbliche regionali non vanno intese come emittenti secondarie, ma anzi rappresentano la vera ossatura della ARD, fornendo infatti gran parte dei programmi del canale Das Erste. Hanno quasi 23.000 collaboratori fissi e gestiscono complessivamente 55 canali radiofonici pubblici, 16 orchestre e 8 cori. I vari canali regionali sono chiamati Drittes Fernsehprogramm ("terzi programmi", dopo Das Erste e ZDF).

[9] Il 25 marzo 2014 la Corte federale costituzionale si è pronunciata sulla necessità di rafforzare l'indipendenza e la composizione pluralistica dei due organi della tv di Stato ZDF (il Consiglio per l'emittenza radiotelevisiva e il Consiglio di amministrazione), al fine di assicurare libertà di espressione e pluralismo. In particolare, la Corte ha stabilito che il numero dei rappresentanti dello Stato (inclusi i membri del Governo nazionale, del Parlamento nazionale, degli incaricati politici e dei funzionari dei partiti politici) non deve superare di oltre un terzo il numero complessivo dei membri di ciascun organo. Inoltre la Corte ha invitato il legislatore ad adottare le misure necessarie per assicurare pluralismo nella rappresentanza dei gruppi sociali.

[10] Il sistema "household charge", introdotto nel 2013, prevede che ogni nucleo familiare paghi il canone, a prescindere dal fatto che si possieda o meno un televisore e da quante persone sia composto il nucleo familiare stesso; il canone non riguarda solo la TV, ma anche le radio e i computer.

[11] Ofcom (Office of Communications) è l'autorità regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito.

[12] La Ley 4/1980 è stata poi abrogata nel 2010.

[13] I canali sono ricevibili anche via satellite o via cavo. Esistono inoltre alcuni canali che trasmettono per l'estero, come TVE Internacional.

[14] Tale autonomia è prevista dalla Ley 6/1997, de 14 de abril, de Organización y Funcionamiento de la Administración General del Estado.

[15] Prima che intervenisse il Real Decreto-ley 15/2012, de 20 de avril de modificación del régimen de administración de la Corporación RTVE, previsto en la Ley 17/2006, de 5 de junio portando a 9 il numero dei membri, i componenti del Consiglio erano 12 (otto eletti dal Congreso e quattro dal Senado).

[16] Il mandato-quadro è stato approvato dal Parlamento nel dicembre 2007.

[17] Sono però possibili sponsorizzazioni e scambi pubblicitari di eventi sportivi e culturali che rientrano nel mandato di servizio pubblico di RTVE, senza valore commerciale ed a condizione che abbiano questo sistema come unico modo di diffusione e produzione.

Francia

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

In Francia, a partire dagli anni '80 il settore dell'audiovisivo è progressivamente passato da un regime di monopolio statale ad un'organizzazione mista e pluralista in cui coesistono un settore pubblico ed un settore privato. In particolare è stato avviato il superamento del monopolio di Stato nella gestione dei sistemi radiotelevisivi con una legge del 1981 (Loi n. 81-994 du 9 novembre 1981 portant derogation au monopole d'Etat de la radiodiffusion -radios privées locales-) e con una legge del 1982 (Loi n. 82-652 du 29 juillet 1982 sur la communication audiovisuelle). Con la legge n. 86-1067 del 30 settembre 1986 relativa alla libertà di comunicazione sono state poi poste dal legislatore le regole di base per la gestione del servizio di radiotelevisione pubblica e per la concessione delle autorizzazioni ai servizi privati di comunicazione audiovisiva (Loi n. 86-1067 du 30 septembre 1986 relative à la liberté de communication). Tale provvedimento, più volte modificato, rimane la legge fondamentale che regola il settore.

Il titolo III della legge del 1986 è dedicato specificatamente al settore pubblico della comunicazione audiovisiva.

Questa sezione della legge disciplina in particolare le emittenti pubbliche francesi. Si tratta delle seguenti tre "società nazionali di programmi": France Télévisions, Radio France e la Société de l'audiovisuel extérieur de la France (attualmente denominata France Médias Monde), ossia una società incaricata di gestire i servizi radiotelevisivi francesi a carattere internazionale (art. 44). Il provvedimento specifica che lo Stato detiene direttamente la totalità del capitale di queste tre società e dispone che i loro statuti siano approvati mediante decreto (art. 47). Un'ulteriore emittente pubblica è la società "ARTE-France" che gestisce un canale culturale europeo insieme ad una società analoga presente in Germania (art. 45). La legge, inoltre, disciplina in dettaglio l'Institut national de l'audiovisuel, ente pubblico a carattere industriale e commerciale istituito nel 1975, che assicura la conservazione degli archivi audiovisivi delle società nazionali di programmi (art. 49).

In generale la legge del 1986 prevede che le emittenti pubbliche debbano perseguire, nell'interesse generale, missioni di servizio pubblico. Esse devono offrire un insieme di programmi e servizi che si caratterizzino per la diversità e il pluralismo e tengano nella dovuta considerazione le esigenze di qualità e innovazione, nonché il rispetto dei diritti della persona e dei principi democratici costituzionalmente definiti.

Le emittenti pubbliche devono presentare un'offerta diversificata di programmi in maniera analogica e digitale nei settori dell'informazione, della cultura, dell'educazione, dell'intrattenimento e dello sport. Devono favorire il dibattito democratico, gli scambi tra le differenti componenti della popolazione, l'espressione pluralista delle correnti di pensiero, così come la coesione sociale, la diversità culturale e la lotta alle discriminazioni. Devono assicurare la promozione della lingua francese e valorizzare il patrimonio culturale e linguistico nella sua diversità regionale e locale, anche al di fuori della Francia. Devono inoltre concorrere allo sviluppo e alla diffusione della creazione artistica e delle conoscenze civili, economiche, sociali, scientifiche e tecniche. Devono infine favorire l'accessibilità dei programmi trasmessi per i non udenti e per coloro cha hanno seri problemi di udito.

In particolare, France Télévisions ha il compito di definire e programmare i canali televisivi pubblici a carattere nazionale e regionale. Essa gestisce anche altri servizi di comunicazione audiovisiva on line e anche servizi on demand. Nel rispetto delle linee editoriali di ciascun servizio responsabile dei canali gestiti, France Télévisions interviene nelle scelte di programmazione e si assicura in particolare che i programmi realizzati e le opere audiovisive e cinematografiche acquisite e diffuse siano realizzati da una varietà di soggetti produttori e permettano di rappresentare gli elementi di diversità della società francese.

La società France Télévisions gestisce cinque canali televisivi nazionali (Réseau outre-mer première, France 2; France 3, France 4, France 5 e France 0), ventiquattro antenne regionali di France 3, nove antenne radio e una serie di siti internet associati a tali canali e antenne.

Con riferimento ai canali televisivi si precisa che:

  1. Réseau Outre-Mer première è il canale dedicato alle "Collettività territoriali d'Oltremare" francesi. Si tratta più specificamente di un raggruppamento di 9 canali televisivi dedicati alle 9 collettività territoriali d'Oltremare (Martinique 1ère, Guadeloupe 1ère, Nouvelle-Calédonie 1ère, Wallis et Futuna 1ére, Polynésie 1ère, Réunion 1ère, Guyane 1ère, Mayotte 1ère, Saint-Pierre et Miquelon 1ère). Tali canali offrono un servizio di informazione sulla realtà locale e programmi di intrattenimento di diverso genere in lingua francese. Il servizio Réseau Outre-Mer première gestisce anche le 9 stazioni radio delle collettività d'Oltremare.
  2. France 2 è il canale dedicato alle trasmissioni diffuse sull'intero territorio della Francia continentale; il canale propone una programmazione generalista per il grande pubblico e assicura un servizio di informazione a livello nazionale e internazionale.
  3. France 3 è il canale che si occupa di offrire in primo luogo un servizio di informazione regionale. Il canale offre anche un'ampia scelta di programmi culturali e di intrattenimento, in particolare per le famiglie ed i giovani.
  4. France 4 è il canale dedicato ai giovani, che offre programmi di intrattenimento di diverso genere.
  5. France 5 è il canale che si occupa di programmare trasmissioni televisive a carattere educativo, favorendo l'accesso alla conoscenza, alla formazione e all'occupazione. Il canale trasmette principalmente documentari inerenti diversi argomenti: scienze, storia, arte, ecc.
  6. France Ô è un altro canale, come France Outre-mer 1ère, dedicato al pubblico delle collettività d'Oltremare. Il canale offre principalmente programmi di intrattenimento e programmi culturali per promuovere la conoscenza di tali territori.

Del tutto particolare è la posizione dell'emittente televisiva ARTE prevista da un trattato bilaterale tra Francia e Germania del 2 ottobre 1990. L'articolo 45 della legge del 1986 stabilisce che la società ARTE-France è incaricata di concepire e fornire i programmi e i mezzi necessari all'esercizio delle funzioni del gruppo europeo di interesse economico ARTE, di cui fa parte un'omologa società tedesca, istituendo un canale culturale europeo.

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

La legge n. 86-1067 prevede che il potere di regolazione del sistema radiotelevisivo pubblico sia affidato ad un'autorità amministrativa indipendente.

Tale autorità, cui è attribuito in generale il potere di garantire l'esercizio della libertà di comunicazione audiovisiva, è il Conseil Supérieur de l'Audiovisuel (CSA) istituito con una modifica alla legge sopra richiamata introdotta nel 1989 (Loi n. 89-25 du 17 janvier 1989 modifiant la loi n. 86-1067 du 30 septembre 1986 relative à la liberté de communication).

Alcune regole sulla composizione e le missioni del CSA (Loi n. 86-1067, artt. 3-1 – 20-4) hanno subìto negli ultimi cinque anni una serie di modifiche. Il CSA è attualmente composto da sette membri (sei membri, scelti rispettando la parità di genere, più il Presidente) nominati con decreto del Presidente della Repubblica e designati per un mandato di sei anni, non rinnovabile. Ad eccezione del Presidente, il CSA è rinnovato per un terzo ogni due anni. In occasione di ogni rinnovo, i Presidenti delle due Camere designano una donna e un uomo; salvo diverso accordo, ciascun Presidente nomina un membro di sesso opposto a quello del membro designato nella circostanza precedente. Il Presidente è nominato direttamente dal Capo dello Stato, mentre gli altri membri, sempre nominati dal Capo dello Stato, sono designati dai Presidenti delle assemblee legislative, (tre per ciascun ramo del Parlamento), previo parere conforme delle rispettive commissioni competenti per gli affari culturali, espresso a votazione segreta e approvato con la maggioranza dei 3/5 dei voti espressi (art. 3-1 e ss. della legge n. 86-1067). I componenti del Consiglio, infine, non possono essere nominati se hanno già compiuto i 65 anni di età.

Il CSA ha innanzitutto il compito di nominare i presidenti di France Télévisions, Radio France e France Médias Monde per un mandato di cinque anni. Trascorsi i primi quattro anni di mandato di tali autorità, il CSA presenta un parere motivato sui risultati delle società che essi presiedono, con riferimento al "progetto strategico delle società nazionali di programma", che viene trasmesso alle commissioni parlamentari competenti in materia di servizi audiovisivi pubblici delle due Camere. Entro due mesi dall'inizio del loro mandato i presidenti sopra richiamati presentano alle stesse commissioni, e ai presidenti delle assemblee parlamentari, una "relazione di orientamento" (Loi n. 86-1067, art. 47-4).

Tra i vari compiti assolti dal CSA si segnalano in particolare i seguenti:

  1. garantire l'indipendenza e l'imparzialità del settore pubblico della comunicazione audiovisiva;
  2. favorire la libera concorrenza tra editori e distributori di servizi radiotelevisivi;
  3. vigilare sulla qualità e la diversità dei programmi, sullo sviluppo dei servizi audiovisivi nazionali e sulla difesa della lingua e della cultura francesi.
  4. vigilare sul rispetto dei diritti delle donne nell'ambito della comunicazione audiovisiva, evitando che possono essere diffusi stereotipi o pregiudizi sessisti o trasmesse immagini degradanti e violenze commesse verso le donne o in seno alle coppie;
  5. tutelare i bambini e gli adolescenti;
  6. vigilare affinché lo sviluppo del settore si accompagni a una adeguata protezione dell'ambiente e della salute dei cittadini.

Il CSA concede inoltre le autorizzazioni al servizio per le stazioni radio e le televisioni nazionali e locali; gestisce e attribuisce le frequenze; vigila sul rispetto del pluralismo politico e sindacale; assicura il rispetto della legge da parte di tutti gli attori del settore, avendo anche un potere di sanzione.

Con specifico riferimento alla società France Télévisions si evidenzia che il suo Consiglio di amministrazione comprende, oltre al presidente, quattordici membri il cui mandato dura cinque anni. La composizione del CdA è la seguente: 2 membri del Parlamento, designati rispettivamente dalle commissioni competenti per gli affari culturali dell'Assemblea nazionale e del Senato; 5 rappresentanti dello Stato; 5 personalità indipendenti nominate dal CSA in ragione della loro competenza, di cui una rappresentativa delle associazioni di tutela dei consumatori; 2 rappresentanti del personale. Le nomine effettuate devono rispettare la parità di genere (Loi n. 86-1067, art. 47-1).

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Le forme di finanziamento delle televisioni pubbliche sono riconducibili al canone televisivo e agli introiti pubblicitari. Il canone televisivo (contribution à l'audiovisuel) è la risorsa principale dei diversi soggetti del sistema radiotelevisivo pubblico. Oltre ad esso, il servizio pubblico riceve dei contributi iscritti nel bilancio generale dello Stato, a titolo di rimborso per le esenzioni dal pagamento del canone per alcune fasce sociali.

Il canone è dovuto annualmente da chiunque detenga un televisore (il canone resta invariato a prescindere dal numero di apparecchi televisivi presenti in un'abitazione) o altri dispositivi che permettano la ricezione di trasmissioni televisive ad uso privato. La disciplina del canone è contenuta negli artt. 1605 – 1605 quater del Code général des impôts. In particolare l'art. 1605, come modificato dal Decreto n. 2017-698 del 2 maggio 2017, specifica che il pagamento è dovuto da tutte le persone fisiche soggette ad una specifica tassa sulla casa (taxe d'habitation). Si presuppone, infatti, che qualsiasi persona tenuta a pagare l'imposta sull'abitazione debba anche pagare il canone televisivo, a meno che non abbia dichiarato di non possedere un apparecchio atto a ricevere le trasmissioni televisive. L'importo di base del contributo per il 2018 è di € 139 annui per le persone residenti nel territorio della Francia continentale e di € 89 annui per le persone residenti nei territori d'Oltremare. Questo importo è indicizzato ogni anno sulla base dell'indice dei prezzi al consumo (ad eccezione del tabacco) e stabilito ogni anno nella legge finanziaria.

L'art. 1605 bis del Codice sopra richiamato specifica quali persone hanno diritto ad uno sgravio fiscale sul pagamento del canone televisivo e quali persone ne siano totalmente esonerate. In particolare, hanno diritto all'esonero dal canone, i soggetti che non debbono pagare (o pagano solo parzialmente) la taxe d'habitation, coloro i quali dichiarano di non detenere alcun apparato televisivo o radiofonico o assimilato, coloro che non possiedono un reddito imponibile e coloro che erano stati esonerati dal pagamento del canone entro il 31 dicembre 2004 (quest'ultima fascia comprende coloro che hanno superato i 79 anni di età al 1° gennaio 2018 e i disabili o quanti hanno un disabile in famiglia).

La disciplina delle attività pubblicitarie è contenuta nella legge del 1986 e in alcuni decreti di applicazione. In particolare, l'art. 14, come modificato dalla loi n° 2017-86 du 27 janvier 2017 relative à l'égalité et à la citoyenneté conferisce al CSA il controllo sull'oggetto, il contenuto e le modalità di programmazione delle trasmissioni pubblicitarie diffuse dalle televisioni nazionali e dai titolari delle autorizzazioni per i servizi di comunicazione audiovisiva. Il Consiglio può tenere conto delle raccomandazioni delle autorità di regolazione dettate per il settore pubblicitario e trasmette annualmente una relazione al Parlamento in cui elenca le azioni da intraprendere al fine di tutelare i giovani dai rischi per la salute pubblica e indica altresì le modalità per migliorare l'autoregolamentazione. Una recente modifica a questa disposizione, introdotta dalla legge del gennaio 2017 sull'uguaglianza e la cittadinanza (Loi n. 2017-86 du 27 janvier 2017 relative à l'égalité et à la citoyenneté), attribuisce inoltre al CSA la vigilanza sul rispetto della dignità di ogni individuo e sulle modalità di rappresentazione della donna negli spot pubblicitari. Sono infine vietate le trasmissioni pubblicitarie a carattere politico.

Principi generali sugli obblighi degli editori in materia di pubblicità, sponsorizzazioni e televendite sono contenuti nel Décret n. 92-280 du 27 mars 1992, più volte modificato. Tra le disposizioni principali, comuni peraltro alle televisioni pubbliche e a quelle private, il decreto prevede che la pubblicità debba essere rispettosa della dignità della persona umana (art. 3), esente da ogni discriminazione di razza, sesso, nazionalità, età, orientamento sessuale e priva di scene di violenza e di incitamento a comportamenti nocivi per la salute, la sicurezza delle persone e dei beni o per la protezione dell'ambiente (art. 4) e non debba contenere elementi di natura tale da offendere convinzioni religiose, filosofiche e politiche degli spettatori (art. 5). La pubblicità deve inoltre essere concepita nel rispetto degli interessi dei consumatori (art. 6), non deve recare un danno morale o fisico ai minori (art. 7). È infine vietata la pubblicità occulta e non sono permessi i messaggi subliminali all'interno degli spot pubblicitari (artt. 9 e 10).

 

Germania

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

Il sistema radiotelevisivo tedesco, sia pubblico sia privato, trova il fondamento della sua disciplina a livello costituzionale nell'art. 5 della Legge fondamentale (Grundgesetz), che stabilisce la libertà di espressione, la libertà di trasmissione e la non interferenza dello Stato sulla materia radiotelevisiva come pilastri della democrazia tedesca dopo il 1949.

La libertà di emittenza radiotelevisiva rileva sul piano giuridico sotto due aspetti: da un lato la Legge fondamentale esclude ogni influenza dello Stato sul contenuto dei programmi, mediante la previsione di forme di difesa contro l'interferenza statale, dall'altro la Corte costituzionale federale attribuisce allo Stato il compito di adottare disposizioni "in positivo" a garanzia della pluralità di espressioni attraverso le trasmissioni radiotelevisive. L'intervento del Governo federale riguarda l'assegnazione delle frequenze, il controllo sul loro utilizzo, la costruzione delle infrastrutture e il controllo sulla gestione degli impianti.

Il sistema radiotelevisivo tedesco è caratterizzato da un'ampia valorizzazione del ruolo delle autonomie locali, chiamate a soddisfare anche le esigenze unitarie. La struttura federale della Germania attribuisce ai Länder la competenza esclusiva per la cultura e la radiotelevisione. Il federalismo dei media è strumentale alle esigenze di differenziazione e, dunque, alla garanzia delle identità locali e regionali. Se i Länder hanno la competenza nel sistema televisivo, lo Stato Federale regola l'utilizzo delle frequenze e si occupa della costruzione delle infrastrutture. Si tratta di un sistema che mira alla pluralità dell'informazione e della rappresentazione di tutte le opinioni della società, comprese quelle delle minoranze.

Il coordinamento delle legislazioni regionali è costituito da appositi accordi (Staatsverträge) stipulati fra il Bund e i Länder, nell'ambito dei quali sono stati definiti principi e regole uniformi per alcuni aspetti della disciplina del settore[1].

Gli Accordi interstatali riguardano principalmente: 1) la distribuzione nazionale del servizio pubblico e privato di emittenza televisiva; 2) la rete del servizio pubblico regionale delle emittenti televisive, ARD[2]; 3) il servizio pubblico nazionale di emittenza televisiva, ZDF[3]; 4) il servizio pubblico nazionale di emittenza radiofonica, DeutschlandRadio[4]; 5) il finanziamento delle due emittenti pubbliche, ARD e ZDF[5]; 6) la procedura che determina le esigenze finanziarie del servizio di radiotelevisione pubblica e l'ammontare dei diritti per la licenza di trasmissione[6

Ognuno dei 16 Länder ha adottato una legge regionale sulla radioemittenza. Le leggi regionali (Mediengesetz, Landesmediengesetz o Landesrundfunkgesetz) regolano il sistema radiotelevisivo locale sia pubblico sia privato[7] e contengono la disciplina di dettaglio sui vari aspetti dell'emittenza radiotelevisiva locale quali: l'organizzazione dei programmi; la pubblicità; le sponsorizzazioni e le televendite; le modalità di autorizzazione alle emittenti e il relativo procedimento; il pluralismo delle opinioni (Vielfalt) e gli standard giornalistici; i vari tipi di obblighi imposti alle emittenti nella predisposizione dei programmi; la vigilanza ed i controlli, in particolare sulle emittenti private; la tutela dei dati personali. Le leggi dei Länder sono state riformate in gran parte negli anni '80 con l'avvento della liberalizzazione del settore e alcune di esse sono state oggetto dell'esame della Corte costituzionale federale dando luogo, per i principi scaturiti dalle relative sentenze, alle più importanti "decisioni TV" della Corte costituzionale.

La legislazione regionale del settore radiotelevisivo, nel suo complesso, presenta attualmente elementi di omogeneità per quanto concerne la filosofia generale di base, gli standard ed i principi organizzativi, mentre si registrano differenze più evidenti nel settore privato (ad esempio, alcuni Länder permettono un numero più grande di stazioni radio locali, mentre altri Länder ammettono sistemi con un numero più piccolo di canali regionali).

Il servizio pubblico radiotelevisivo in Germania si ispira all'originale formula di Reith coniata per definire i compiti della BBC inglese: "informare, istruire, intrattenere". Secondo l'art. 11 dell'Accordo interstatale sulla radiotelevisione, i principali compiti del servizio pubblico radiotelevisivo sono:

  • produrre e distribuire programmi che contribuiscano al pubblico dibattito, nonché fornire una chiara informazione globale sugli sviluppi delle attualità regionali, nazionali, europee e internazionali (art. 11, comma 1);
  • contribuire al processo di integrazione europea a livello federale, nazionale e regionale (art. 11, comma 2).

Il servizio pubblico radiotelevisivo non soltanto mette a disposizione un forum per lo scambio delle opinioni e dei differenti interessi presenti nella società, ma fornisce un proprio contributo originale alla cultura e al processo democratico.

La principale rete di emittenti pubbliche attualmente presente in Germania è la rete ARD (Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-rechtlichen Rundfunkanstalten Deutschlands - Consorzio delle emittenti radiotelevisive pubbliche della Germania), gruppo nato nel 1950 che riunisce: nove canali televisivi regionali[8]; la Deutsche Welle, l'emittente internazionale finanziata dal Governo con sede a Bonn ed a Berlino; DeutschlandRadio, con due canali radiofonici (con sede a Colonia e Berlino). Il più importante canale televisivo della ARD è Das Erste.

Alle suddette emittenti si aggiunge ZDF, risalente al 1963, che rappresenta il secondo canale televisivo pubblico della Germania, con sede a Magonza.

Le regioni, attraverso i loro enti radiotelevisivi, organizzano dunque i due canali televisivi nazionali (Das Erste-ARD e ZDF) e una serie di canali televisivi a copertura regionale.

Con l'avvento della televisione via cavo e via satellite il servizio pubblico televisivo tedesco si è arricchito di altri canali che sono andati ad aggiungersi a quelli storici ARD/Das Erste, ZDF e i canali televisivi regionali (che spesso producono e distribuiscono programmi tra più Länder e trasmettono programmi regionali caratterizzati da un profilo culturale o didattico, anche se negli ultimi tempi hanno sviluppato canali di interesse generale distribuiti, via satellite, a livello nazionale):

  • PHOENIX, un canale dedicato a documentari, informazioni ed eventi;
  • ARTE, un canale bilingue (francese e inglese) dedicato alla cultura;
  • 3SAT, un canale satellitare, dedicato alla cultura, con programmi prodotti grazie a joint ventures tra enti televisivi di lingua tedesca, quali ARD, ZDF, ORF (Austria) e SRG (Svizzera);
  • KiKA (Der Kinderkanal), canale dedicato ai bambini;
  • Tagesschau24.

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

Per quanto riguarda la governance, il controllo e la responsabilità del sistema pubblico, i governi dei Länder, analogamente al modello inglese, hanno adottato un sistema di "controllo interno". I governi regionali detengono un "potere di ultima istanza" sugli organismi radiotelevisivi, che viene esercitato soltanto in casi estremi di "cattiva gestione" o di gravi violazioni di legge.

Per ogni emittente pubblico sono previste tre autorità responsabili per la gestione e supervisione dell'organismo: il Direttore Generale, il Consiglio televisivo e il Consiglio d'amministrazione.

Il Direttore generale è responsabile per i programmi e per tutte le questioni amministrative ed ha il compito di rappresentare l'emittente all'esterno. È nominato dal Consiglio televisivo con un mandato di quattro anni e nomina, a sua volta, uno staff.

Il Consiglio per l'emittenza radiotelevisiva (Rundfunkrat, o Fernsehrat a ZDF) rappresenta gli interessi del pubblico in seno agli Enti televisivi ed assicura che i programmi rispettino le esigenze previste dalla legge, adottando orientamenti sulla programmazione. Il Consiglio è un organismo di composizione diversa - fino a 77 membri nel caso di ZDF - e rappresenta i più importanti gruppi sociali (ad es. i parlamenti regionali, gli apparati delle grandi "chiese", lavoratori e sindacati, università, organizzazioni culturali, sportive o organizzazioni per anziani, donne e stranieri)[9].

Il Consiglio d'Amministrazione (Verwaltungrat) è un organismo più piccolo – da sette a nove membri – con compiti consultivi nei confronti del Direttore generale, soprattutto su questioni finanziarie o attinenti il personale. I suoi membri sono scelti, di norma, dal Consiglio per l'emittenza radiotelevisiva, ma non provengono dallo stesso Consiglio.

L'unica autorità federale cui sono affidati compiti di mera gestione tecnica del settore, è rappresentata dal Ministro federale delle Poste e Telecomunicazioni, che dispone unicamente la pianificazione delle frequenze e la costruzione di stazioni intermittenti, ma non può decidere sull'ammissione dei soggetti all'esercizio della radiodiffusione, prerogativa quest'ultima dei singoli Länder.

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Il finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo poggia, principalmente, su due pilastri (duale Finanzierung): il canone televisivo (Rundfunkbeitrag), per l'85% dei proventi, e le entrate derivanti dalla pubblicità (Werbeeinnahmen), per il 6%. Per il resto contribuiscono le co-produzioni e i co-finanziamenti.

I principi fondamentali del sistema di finanziamento della televisione pubblica in Germania sono stati sviluppati dalla Corte costituzionale federale che, nella sentenza del 22 febbraio 1994, ha approvato il finanziamento misto, considerandolo uno degli elementi di indipendenza della tv pubblica da pressioni economiche e politiche.

I canali pubblici ARD e ZDF costano € 17,50 al mese[10]. Con il canone televisivo si finanziano sia le emittenze televisive, sia gli organi amministrativi. Nel 2016 la ARD-Landesrundfunkanstalten ha ottenuto contributi per un ammontare di 6.572,2 milioni di euro.

La pubblicità nella televisione pubblica è soggetta a determinate restrizioni quali l'orario di trasmissione e la durata delle interruzioni pubblicitarie (Accordo interstatale, § 16). I canali Das Erste/ARD e ZDF possono trasmettere pubblicità, ma unicamente nei giorni feriali, in una specifica fascia oraria (tra le 17 e le 20) e per un massimo di 20 minuti al giorno.

 

Regno Unito

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

Il servizio pubblico radiotelevisivo nel Regno Unito deriva i propri lineamenti fondamentali da due fonti principali: lo statuto (Royal Charter) che disciplina la costituzione e l'assetto della società concessionaria (British Broadcasting Company – BBC) e il contratto di servizio (Agreement) che ne indirizza l'operato. I due documenti sono integrati dalla serie di protocolli (protocols) che, regolarmente aggiornati, disciplinano le attività degli organi della società concessionaria in attuazione delle disposizioni statutarie e del contratto di servizio.

La stabilità e l'efficacia di questo quadro regolamentare di matrice convenzionale sono generalmente considerate tra le ragioni del prestigio acquisito nel tempo dalla BBC, nata nel 1922 e nel 1926 eretta in corporation con un Royal Charter di validità temporanea, ma da quel momento rinnovato a ciascuna scadenza senza soluzione di continuità.

Nella versione vigente (in vigore dal 1° gennaio 2017), il Royal Charter ribadisce la natura pubblica della BBC e la correla alla funzionalizzazione della sua attività verso determinate finalità pubbliche (public purposes). Esse sono individuate all'art. 6: (a) nell'informazione imparziale e accurata fornita al pubblico, affinché siano agevolate la consapevolezza e la partecipazione democratica della cittadinanza e della società civile; (b) nella promozione dell'istruzione e dell'apprendimento in relazione ad ogni classe di età; (c) nello stimolo alla creatività e all'eccellenza culturale; (d) nella rappresentatività del servizio pubblico relativamente all'intero Paese e alle sue singole nazioni, regioni e comunità; (e) nella diffusione dell'immagine del Regno Unito nel mondo, e nella sua apertura verso il mondo attraverso i servizi di programmazione internazionale; (f) nella promozione dei nuovi servizi di comunicazione presso il pubblico, con particolare riguardo alla transizione alle tecnologie digitali.

A queste finalità statutarie si correlano gli "obblighi generali" della società concessionaria concernenti il costante perseguimento del pubblico interesse nelle scelte finanziarie e gestionale, avendo costante riguardo, in particolare, alle esigenze degli utenti e delle diverse comunità nazionali, alla trasparenza del suo operato e agli effetti che possono derivarne per l'assetto della concorrenza nei mercati di riferimento. La BBC persegue, infatti, le proprie finalità in autonomia e in posizione di indipendenza (qual è riconosciuta dall'art. 3 del Royal Charter) attraverso la programmazione radiotelevisiva, il ricorso a ogni nuovo mezzo di comunicazione e, direttamente o indirettamente, ponendo in essere attività correlate e accessorie; queste ultime, tuttavia, devono conservare carattere subordinato o proporzionato senza distogliere la società dal perseguimento dei suoi scopi primari.

La concreta individuazione dei fini e dei modi del servizio pubblico radiotelevisivo è materia delle previsioni dell'Agreement. Nella versione vigente del contratto di servizio, le attività della BBC sono preliminarmente distinte tra quelle di interesse pubblico (UK Public Services), le attività sussidiarie che concorrono direttamente od indirettamente al perseguimento delle finalità di interesse pubblico (non-service activities), e le attività di natura commerciale o di intermediazione, non finanziate attraverso il canone (trading o commercial activity). In tutti i casi, la coerenza delle attività poste in essere dalla BBC con ciascun dei suddetti ambiti operativi è materia della vigilanza di Ofcom[11] sia per i profili concernenti il rispetto degli obblighi della società concessionaria (valutati alla luce del cosiddetto public interest test), sia per gli aspetti rilevanti sul piano dell'assetto concorrenziale del mercato di riferimento (competion assessment).

I public purposes enunciati nel Royal Charter per gli UK Public Services sono declinati in relazione a più dettagliati ambiti operativi. Ad esempio, in ordine alla prima finalità - riferita alla cittadinanza - è perseguita la comprensione da parte del pubblico del funzionamento del sistema politico nazionale; in relazione alle finalità educative, è prevista la diffusione di contenuti anche specialistici; per quel concerne lo stimolo alla creatività e l'eccellenza culturale, l'accento è posto sull'adozione di una strategia per la programmazione cinematografica e sulla copertura degli sport minori; quanto alla rappresentatività delle regioni e comunità territoriali, è fatto riferimento alla salvaguardia delle identità locali, promuovendo, nel contempo, le esperienze condivise e avendo cura delle differenze religiose e delle minoranze linguistiche; con riferimento alla dimensione internazionale, infine, si persegue un adeguato livello di consapevolezza pubblica dei relativi temi. La finalità di pubblico interesse assegnata alla BBC, in sintesi, è individuata nella "fornitura a tutte le categorie di fruitori di servizi e di contenuti imparziali e di elevata qualità, idonei ad informare, educare ed intrattenere".

Le prestazioni del servizio pubblico sono determinate nell'Agreement mediante l'enumerazione in dettaglio dei diversi servizi forniti dalla BBC (specified activities) e l'indicazione di parametri qualitativi generali. In particolare, la società emittente effettua la propria programmazione avvalendosi di una serie di canali televisivi: (a) BBC One, canale generalista con edizioni regionali per la Scozia, il Galles, l'Irlanda del Nord e parte dell'Inghilterra; (b) BBC Two, a vocazione generalista e con edizioni regionali, ma con programmazione in parte dedicata ad approfondimenti di cronaca e a format innovativi di intrattenimento; (c) BBC Three, anche questo generalista, dedicato soprattutto ai giovani; (d) BBC Four, caratterizzato da contenuti di più elevato livello culturale e offerto quale alternativa alla programmazione degli altri canali; (e) CBeebies, dedicato ai programmi educativi e di intrattenimento per l'infanzia; (f) CBBC Channel, con programmazione destinata agli adolescenti; (g) BBC News 24, canale di informazione con notiziari, programmi di analisi e di approfondimento, cronache internazionali, trasmesso nell'arco delle 24 ore; (h) BBC Parliament, riservato alla trasmissione in diretta dei dibattiti parlamentari e all'informazione politica; (i) BBC Red Button, canale interattivo digitale, perlopiù dedicato all'assistenza per la fruizione degli altri servizi. A questi si aggiungono: (a) la programmazione di ambito locale: per il Galles in lingua gallese (sottoposta al controllo di un'apposita autorità indipendente finanziata dalla stessa BBC, la S4C Authority), e per la Scozia (in gaelico) e l'Irlanda del Nord; (b) la programmazione del World Service (diffusioni in lingua inglese verso l'estero), per il quale l'Agreement stabilisce, per il periodo dal 2017/2018 al 2021/2022, un finanziamento pubblico annuale non inferiore a 254 milioni di sterline, e contempla inoltre la possibilità del conferimento di fondi pubblici supplementari in relazione ad accordi tra il Governo e la società concessionaria per la realizzazione di specifici programmi.

I servizi radiofonici, d'altro canto, annoverano circa dieci canali connotati da varia programmazione offerta a differenti categorie di fruitori: dalle diffusioni musicali con palinsesti orientati secondo l'età e i gusti degli ascoltatori alla trasmissione di notiziari, analisi e dibattiti; dalle cronache sportive ai programmi teatrali e culturali; dalle trasmissioni riservate ai cittadini di origine asiatica, in lingue inglese e in altre lingue, alla programmazione in gaelico e in gallese, e a quella di ambito regionale per la Scozia, il Galles, l'Irlanda del Nord e per la regione inglese.

Comune denominatore dei servizi prestati è la loro complessiva finalizzazione ai compiti propri del servizio pubblico, per il cui svolgimento l'operatività della BBC deve, inoltre, costantemente conformarsi a particolari criteri qualitativi (high quality; challenging; original; innovative; engaging), indicati dal Governo in un "Libro bianco" del 2006 (A public service for all: the BBC in the digital age). Peraltro, lo stesso novero dei public purposes è suscettibile di ampliamenti o nuove articolazioni alla luce del prossimo rinnovo del Royal Charter e del contratto di servizio: a questo riguardo è stato espresso, in sede parlamentare, l'orientamento a includervi espressamente la promozione dell'industria nazionale della "creatività", attraverso la formazione e l'addestramento anche in sinergia con soggetti esterni.

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

Come già anticipato, la disciplina dell'assetto e dell'operatività della BBC ha fonte nel plesso normativo costituito dalle disposizioni statutarie, raccolte nel Royal Charter, e dal contratto di servizio (Agreement) concluso tra la BBC e il Ministro competente per materia (Secretary for Culture, Media and Sport). I due documenti, tra loro connessi, concorrono a individuare e a disciplinare le finalità istituzionali, l'indipendenza editoriale, le fonti di finanziamento e i compiti di servizio pubblico della società concessionaria.

Il Royal Charter, stipulato per la prima volta nel 1926, è infatti sottoposto a periodico aggiornamento a cadenza pressoché decennale; la versione vigente, entrata in vigore il 1° gennaio 2017, ha scadenza il 31 dicembre 2027 (coprendo un periodo undecennale sfalsato rispetto alla durata ordinaria del ciclo politico) ed è frutto della decima revisione in ordine di tempo.

Sebbene la procedura di revisione non sia sottoposta a regole formali, il modello consolidatosi in via di prassi prevede che le clausole del contratto di servizio e le relative proposte di modifica siano materia di pubblico esame secondo la formula della public consultation, avviata con la pubblicazione di documenti programmatici (da parte del Governo e della stessa BBC) e svolta, di norma, nel quadro di un confronto aperto alla partecipazione di tutti i soggetti a vario titolo interessati.

La procedura, in effetti, è conforme a modalità diffuse e ricorrenti nel Regno Unito relativamente all'elaborazione di policies governative e, più in generale, di decisioni di rilevanza pubblica; la sua applicazione riferita alla definizione di aspetti cruciali dell'assetto e del modus operandi della BBC ha tuttavia acquisito specifico risalto nel dibattito politico sul servizio pubblico radiotelevisivo. Ciò venne in evidenza già in occasione del precedente rinnovo del Royal Charter e del correlato Agreement (2006), caratterizzatosi per il rilievo assegnato al tema della "trasparenza" dell'informazione quale principio intrinseco alla stessa natura pubblica del servizio radiotelevisivo; in tale circostanza, in particolare, venne espressamente sostenuta la necessaria applicazione del criterio del public scrutiny per ogni modifica dei caratteri di fondo del servizio pubblico (articolato nelle forme del public value test e del market impact assessment).

In conformità a queste premesse, anche la più recente revisione del Royal Charter si è caratterizzata per la consultazione pubblica svoltasi sui diversi profili di interesse generale in esso implicati, e ha consentito il pubblico esame degli indirizzi formulati per il suo aggiornamento dal Governo prima in un "Libro verde" diffuso nel 2015 (BBC Charter Review Public consultation), poi nel "Libro bianco" pubblicato nel maggio 2016 ("A BBC for the future: a broadcaster of distinction"). Peraltro, lo stesso Charter contempla ora espressamente (all'art. 59.5) che in sede di revisione il Ministro competente consulti il pubblico oltre che la stessa BBC e l'autorità regolatrice di settore (Ofcom). Ulteriori elementi, utili a ricostruire la fisionomia organizzativa del servizio pubblico radiotelevisivo alla luce dei recenti interventi di riforma, possono trarsi dalla relazione conclusiva dell'indagine affidata ad un esperto indipendente (A Review of The Governance and Regulation of the BBC, pubblicata nel marzo 2016), il cui l'estensore, Sir David Clementi, ha formulato raccomandazioni delle quali il Governo ha ampiamente tenuto conto in sede di revisione e di adeguamento delle fonti regolatrici del servizio pubblico.

Ancora in relazione agli aspetti procedurali, è da rilevare che, in ragione della prerogativa regia implicata dall'incorporazione in Royal Charter dello statuto della BBC, la sua definitiva approvazione è formalmente riservata al Privy Council. Diversamente, il testo del contratto di servizio – oggetto di esame e di aggiornamento contestualmente al Royal Charter -, è presentato al Parlamento dal Ministro competente e, per convenzione, è oggetto di esame e dibattito, conclusi con l'approvazione dell'Agreement da ciascuna Camera con propria risoluzione (approval motion). L'esperienza, tuttavia, ha registrato variazioni rispetto al modello, poiché, ad esempio, nel 2006 presso i Lords non vi è stato dibattito sul nuovo agreement, e nel 2011 – in occasione della sua puntuale modifica concernente il canone di abbonamento – non vi è stato dibattito né voto delle Camere.

Sotto il profilo dell'aggiornamento dei contenuti del Royal Charter, il più recente rinnovo si è concentrato in particolare sul tema dell'assetto interno della BBC e dei suoi organi di direzione.

Nel sistema attuale, al vertice della BBC è posto un organo collegiale, il Board, garante dell'indipendenza della società concessionaria e responsabile dei risultati da questa conseguiti in conformità alle sue finalità e ai suoi obblighi. A questo spettano la direzione strategica della società, la definizione del piano editoriale e la designazione del management, nonché l'attuazione delle decisioni adottate da Ofcom.

Il Board ha assetto collegiale e composizione mista, essendo costituito da membri con poteri gestionali – tra cui il Director General ed altri tre componenti - ed membri che ne sono privi. Ne fanno parte complessivamente quattordici componenti nominati mediante Order in Council (ovvero dalla Corona su proposta del Governo) tra persone dotate di esperienza e competenze rilevanti e designate in base ad una valutazione comparativa, secondo i criteri generali stabiliti per le nomine pubbliche (raccolti nel Governance Code, la cui più recente versione è stata pubblicata nel dicembre 2016 dal Cabinet Office). I dieci non executive members del collegio ricoprono la carica per quattro anni (rinnovabile una sola volta) e annoverano il Presidente, i rappresentanti delle quattro regioni del Paese ed altri cinque componenti.

Il presidente è nominato previa consultazione con la BBC relativamente ai requisiti professionali necessari per tale carica, e la relativa candidatura può essere sottoposta all'esame della commissione parlamentare competente mediante un'apposita audizione. Il procedimento di nomina degli altri componenti è analogo per quanto riguarda i rappresentanti regionali (nation members), mentre i membri "non executive" sono nominati per cooptazione dallo stesso Board attraverso un'apposita commissione interna (nomination committee). Il Direttore Generale, figura apicale a rilevanza esterna (in qualità di chief executive officer e di direttore editoriale), presiede invece l'Executive Committe, al quale spettano i compiti di gestione operativa; il comitato è formato dai nove direttori a capo dei settori di attività della BBC.

Il Board è articolato al suo interno in nove comitati, rispettivamente competenti per le quattro principali regioni del paese (Scozia, Galles, Inghilterra ed Irlanda del Nord) e per specifiche materie, tra cui (oltra alle nomine, prima ricordate) il controllo di gestione, le retribuzioni del management, le operazioni commerciali e la politica editoriale.

Il descritto assetto organizzativo costituisce il profilo di maggiore rilevanza della recente riforma regolamentare che ha inteso conferire fisionomia unitaria al sistema di governance della BBC. Introdotto, si ripete, dal Royal Charter vigente dal 1° gennaio 2017, tale assetto differisce infatti dal precedente sistema "duale" che poneva al suo vertice il Trust, responsabile della definizione delle priorità strategiche e della vigilanza sul perseguimento delle finalità di pubblico interesse della società concessionaria nonché sulla sua indipendenza; e a questo affiancava, in posizione autonoma, l'Executive Board, preposto alla gestione e alle attività operative della società in conformità agli indirizzi del Trust e salva la sua approvazione. Lo schema imperniato sul BBC Trust aveva infatti suscitato critiche in ragione del duplice ruolo ricoperto da questo organismo, di guida generale e di regolazione allo stesso tempo, ed erano state prospettate diverse ipotesi di riforma tra cui è infine prevalsa quella concernente l'eliminazione dello stesso Trust e la costituzione del nuovo Board con a capo un presidente privo di poteri esecutivi.

In questo senso si era espresso anche il Culture, Media and Sport Committee della Camera dei Comuni, che ad esito di un'inchiesta avviata nel 2013 aveva prospettato (nella relazione finale del 26 febbraio 2015, dal titolo Future of the BBC) il superamento dell'assetto imperniato sul Trust, prevedendo altresì, nel segno di una maggiore garanzia circa l'impiego efficiente delle risorse pubbliche, il controllo sui bilanci della società da parte del National Audit Office. A tale specifico riguardo, il Royal Charter prevede ora (all'art. 39) che al termine di ogni anno di esercizio finanziario i bilanci della BBC siano esaminati e certificati dal Comptroller and Auditor General, la cui relazione è presentata alla Camera dei Comuni e, per le parti di rilevanza regionale, alle assemblee legislative della Scozia, del Galles e dell'Irlanda del Nord.

Per contro, non ha avuto seguito la proposta di conferire base normativa allo statuto della BBC, disciplinandone la struttura e i compiti con disposizioni di legge introdotte a garanzia delle finalità di interesse generale proprie del servizio pubblico radiotelevisivo. Tale orientamento, espresso dal Culture Media and Sports Committee della Camera dei Comuni sin dal 2004, aveva infatti incontrato il diverso avviso del Governo, che nell'adozione di un quadro legislativo per la BBC individuava, al contrario, il rischio di una maggiore esposizione e vulnerabilità della società del servizio pubblico a possibili ingerenze governative.

Va infine segnalato il regulatory oversight dell'autorità indipendente per le comunicazioni, Ofcom, la cui vigilanza, esterna alla BBC, ne abbraccia ora l'operatività nella sua interezza a seguito dell'eliminazione del Trust.

Le funzioni regolatrici e di garanzia dell'Autorità rilevano, per un verso, con riguardo al rispetto degli obblighi derivanti dall'operating framework della società concessionaria, ossia del plesso regolamentare costituito dal Charter, dai termini di servizio e dagli atti di regolazione della stessa Ofcom (come individuato anche dal Royal Charter, art. 44 e seguenti). Per altro verso, spetta all'Autorità garantire l'accuratezza e l'imparzialità dell'informazione, oggetto di appositi codici di condotta (broadcasting codes) la cui violazione può dare luogo a sanzioni pecuniarie o ad obblighi di rettifica nei confronti delle emittenti radiotelevisive. Inoltre, in relazione ai profili della tutela dell'assetto concorrenziale del mercato, nell'esercizio delle sue competenze generali (disciplinate dalla legge istitutiva, il Communications Act 2003) Ofcom vigila sul rispetto degli obblighi in capo alla BBC relativamente alle quote indipendenti di produzione e sulla gestione dei suoi servizi di tipo commerciale, per la cui produzione la BBC non può utilizzare i finanziamenti di fonte pubblica. Infine, il quadro regolamentare così aggiornato rimette alla competenza di Ofcom il controllo sulle procedure definite dalla BBC per la gestione dei reclami degli utenti in prima istanza, riservando alla stessa Autorità l'eventuale riesame.

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Nel Regno Unito, gli abbonati al servizio pubblico radiotelevisivo (25,8 milioni di utenti secondo i più recenti dati disponibili) versano un canone (licence fee), introdotto sin dal 1904 per le trasmissioni radiofoniche e nel 1946 per quelle televisive. L'attuale è importo è di 147 sterline annue, determinato dal Governo nell'aprile del 2017 (con lieve incremento del precedente importo di 145.5 sterline fissato nel 2010).

Il canone costituisce la primaria fonte di finanziamento della BBC, alimentando un gettito di 3,74 milioni di sterline nell'esercizio finanziario 2015-2016 (il 78% delle entrate totali). A fronte della riduzione complessiva dei costi di raccolta (a cui la BBC provvede attraverso un intermediario), l'evasione del canone, stimata intorno al 7% (pari a perdite per circa 250 milioni di sterline l'anno) non risulta essere diminuita significativamente rispetto al passato. Ciò ha dato spunto al Committee for Public Accounts della Camera dei Comuni per formulare alcune raccomandazioni nella relazione dedicata alla BBC licence fee (aprile 2017).

Negli ultimi anni, il dibattito animatosi sul ricorso a soluzioni alternative al canone non è approdato a risultati univoci, specie con riferimento a soluzioni altrettanto adeguate a garantire i caratteri di indipendenza e di universalità di accesso del servizio pubblico. Il cambiamento tecnologico e sociale ha dato spunto a proposte dirette ad assimilare il canone a una household levy (ossia un prelievo riferito alle abitazioni a titolo di imposta generale per il finanziamento del servizio pubblico), in considerazione anche della difficoltà della sua riscossione in relazione all'uso di nuovi dispositivi tecnologici per la fruizione dei programmi trasmessi dal servizio pubblico. A tale riguardo, l'orientamento a suo tempo delineatosi in sede parlamentare (evidenziato dal Culture, Media and Sport Committee della Camera dei Comuni nella sua relazione del febbraio 2015, Future of the BBC) si è però rivolto a favore del mantenimento del sistema di finanziamento tradizionalmente fondato sul canone, pur prefigurando modalità di riscossione meno onerose e, soprattutto, idonee a scoraggiare il fenomeno dell'evasione; merita ricordare che una proposta del Governo di depenalizzare il relativo illecito (nell'ambito del Deregulation Act 2015), venne bocciata dalla Camera dei Lord in corso di esame del relativo progetto di legge.

In occasione del recente rinnovo del Royal Charter, il Governo ha dichiarato che il canone di abbonamento continuerà a costituire lo strumento ordinario di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo per almeno i prossimi undici anni. È tuttavia diffusa opinione che, al fine di evitare possibili condizionamenti pregiudizievoli per l'indipendenza della società concessionaria, la determinazione del canone non dovrebbe essere prerogativa del Governo, bensì di soggetti estranei alla sfera dell'Esecutivo. Tale impostazione ispira il progetto di legge attualmente all'esame della Camera dei Lord, il BBC Licence Fee Bill, che a tale scopo prevede l'istituzione di una commissione indipendente con il compito di promuovere una pubblica consultazione in materia, di riferirne alle Camere con un'apposita relazione e di formulare al Governo il proprio parere circa gli importi adeguati del canone di abbonamento.

 

Spagna

  1. Il sistema radiotelevisivo pubblico

In Spagna la Costituzione del 1978 contiene un riferimento esplicito al settore radiotelevisivo laddove afferma che è competenza esclusiva dello Stato dettare le norme fondamentali in materia di stampa, radio, televisione e in genere di tutti i mezzi di comunicazione di massa, fermi restando i poteri in tema di attuazione ed esecuzione delle suddette norme che spettano alle Comunità autonome (art. 149.1.27).

Particolarmente rilevante è quanto disposto all'art. 20 della Costituzione, all'interno del capitolo II "Diritti e libertà", in cui si riconosce e garantisce il diritto ad esprimere e diffondere liberamente il pensiero, le idee e le opinioni mediante la parola, lo scritto o qualunque altro mezzo di riproduzione (comma 1, lett. a) ed a comunicare o ricevere liberamente informazioni con qualunque mezzo di diffusione (comma 1, lett. d). È poi fatto rinvio al legislatore per l'organizzazione e il controllo da parte del Parlamento dei mezzi di comunicazione di massa dipendenti dallo Stato o da qualunque ente pubblico e per garantirne l'accesso ai gruppi sociali e politici più rappresentativi (comma 3).

Viene quindi sancita la libertà di informare, informarsi ed essere informati senza censure di tipo preventivo, affermando così un principio pluralistico e democratico, che ha costituito la base per la legislazione successiva.

A tale principio si è ispirato l'ampio processo di riforma del sistema radiotelevisivo approvato nel 2006. La Ley 17/2006, de 5 de junio, de la radio y la televisión de titularidad estatal ha modificato in maniera sostanziale l'assetto del sistema televisivo pubblico statale disciplinato dalla Ley 4/1980, de 10 de enero, de Estatuto de la Radio y la Televisión[12]. Gli obiettivi della riforma sono stati: il miglioramento della qualità dei contenuti televisivi, l'adeguamento della regolamentazione ai nuovi standard tecnologici e ai nuovi assetti di mercato e infine l'individuazione di un meccanismo di finanziamento stabile, al fine di evitare il ricorso all'indebitamento per ripianare il deficit corrente.

La legge del 2006 ha conservato la natura pubblica della radio e della televisione statali. L'art. 2 della legge qualifica il servizio pubblico di radio e televisione di titolarità dello Stato (servicio público de radio y televisión de titularidad del Estado) come un servizio pubblico essenziale per la comunità e la coesione delle società democratiche che ha per oggetto la produzione, edizione e diffusione di un insieme di canali di radio e televisione con programmazioni diverse ed equilibrate per ogni tipo di pubblico, coprendo tutti i generi e destinate a: soddisfare necessità di informazione, cultura, istruzione e intrattenimento della società spagnola; diffondere le identità e diversità culturali; promuovere la società dell'informazione; promuovere il pluralismo, la partecipazione e gli altri valori costituzionali, garantendo l'accesso dei gruppi sociali e politici significativi. La funzione di servizio pubblico comprende la produzione di contenuti e l'edizione e diffusione di canali generalisti e tematici, in chiaro o codificati, in ambito nazionale e internazionale, così come l'offerta di servizi connessi o interattivi, orientati ai fini menzionati. I servizi di diffusione di radio e televisione hanno per obiettivo il raggiungimento di una copertura universale, da intendere come la maggior copertura possibile all'interno del territorio nazionale.

Nel 2010 è stata poi approvata la Ley 7/2010, de 31 de marzo, General de la Comunicación Audiovisual, che ha stabilito una legislazione di base del settore della comunicazione audiovisiva sia pubblica sia privata. Tale disciplina si applica ai "servizi di comunicazione audiovisiva" (servicios de comunicación audiovisual), in cui sono inclusi, ai sensi dell'art. 2 della legge, i servizi audiovisivi televisivi, televisivi a richiesta, televisivi mobili, radiofonici, radiofonici a richiesta, radiofonici mobili.

Il titolo II (artt. 4-21) contiene la normativa di base per la comunicazione audiovisiva ed è diviso in due capitoli. Il capitolo I, in particolare, concerne i diritti del pubblico. L'art. 5 sancisce il diritto alla diversità linguistica e culturale: in tale ambito si prescrive ai fornitori del servizio televisivo con copertura nazionale o regionale l'obbligo di dedicare il 51% delle trasmissioni annuali ad opere europee, escludendo dal computo il tempo dedicato ad informazioni, manifestazioni sportive, giochi, pubblicità, servizi di teletext e televendita. A sua volta, la metà di questa percentuale deve essere riservata a produzioni europee in una delle lingue ufficiali della Spagna. È inoltre fatto carico ai fornitori del servizio televisivo con copertura statale o di una Comunità autonoma di finanziare in anticipo la produzione europea di film, film tv e serie televisive, documentari e film e serie di animazione, mediante l'utilizzo del 5% delle entrate (6% per i fornitori pubblici) nella produzione diretta oppure nell'acquisto dei diritti di sfruttamento di tali opere. L'art. 7 è relativo ai diritti del minore, la cui immagine o voce non possono essere utilizzate senza il relativo consenso; l'art. 8 sancisce i diritti delle persone disabili, i soggetti con problemi visivi o auditivi hanno diritto a un'accessibilità universale alla comunicazione audiovisiva, in particolare per gli audiolesi è previsto il diritto alla sottotitolazione del 75% dei programmi e a due ore settimanali di programmi tradotti nella lingua dei segni.

L'art. 22 configura i servizi di comunicazione audiovisiva come servizi di interesse generale che sono prestati nell'esercizio del diritto alla libera espressione delle idee, del diritto a comunicare e ricevere informazioni, del diritto alla partecipazione alla vita politica e sociale e del diritto alla libertà d'impresa, nonché all'interno della promozione dell'uguaglianza, della pluralità e dei valori democratici.

Il titolo IV (artt. 40-43) concerne i prestatori pubblici del servizio di comunicazione audiovisiva. L'art. 40 definisce il servizio pubblico di comunicazione audiovisiva come un servizio essenziale di interesse economico generale che ha come missione di diffondere contenuti che promuovano i principi e i valori costituzionali, contribuire alla formazione di un'opinione pubblica plurale, far conoscere la diversità linguistica e culturale della Spagna e diffondere la conoscenza e le arti, con particolare attenzione alla cultura audiovisiva.

Il sistema televisivo pubblico spagnolo comprende i seguenti canali nazionali sul digitale terrestre[13]:

  • "La 1", primo canale della televisione con una programmazione generalista;
  • "La 2", secondo canale della televisione con una programmazione rivolta soprattutto agli spazi culturali e al servizio pubblico;
  • "Clan", canale tematico con una programmazione rivolta all'infanzia;
  • "24 horas", canale tematico che trasmette programmi di informazione;
  • "Teledeporte", canale tematico dedicato allo sport;
  • "La 1 HD", versione in alta definizione de "La 1";
  • "La 2 HD", versione in alta definizione de "La 2";
  • "Clan HD", versione in alta definizione de "Clan";
  • "Teledeporte HD", versione in alta definizione de "Teledeporte".

 

  1. La governance della radiotelevisione pubblica

La gestione del servizio pubblico radiotelevisivo è attribuito alla società Corporación de Radio y Televisión Española (RTVE). Dal punto di vista degli assetti societari RTVE è una società per azioni, a capitale interamente statale, che opera in regime di diritto privato con particolari margini di autonomia[14]. A RTVE fanno capo due società controllate incaricate dell'effettiva erogazione del servizio pubblico: la Sociedad Mercantil Estatal Televisión Española per i servizi televisivi e la Sociedad Mercantil Estatal Radio Nacional de España per i servizi radiofonici. Nell'esercizio della sua funzione di servizio pubblico, ai sensi dell'art. 3 della legge del 2006, RTVE deve:

  1. promuovere la conoscenza e la diffusione dei principi costituzionali e dei valori civici;
  2. garantire informazione obiettiva, vera e plurale, che deve adeguarsi al criterio di indipendenza professionale e al pluralismo politico, sociale e ideologico presente nella società, così come al principio di distinguere e separare, in maniera percettibile, l'informazione dall'opinione;
  3. facilitare il dibattito democratico e la libera espressione di opinioni;
  4. promuovere la partecipazione democratica mediante l'esercizio del diritto di accesso;
  5. promuovere la coesione territoriale, la pluralità e la diversità linguistica e culturale della Spagna;
  6. promuovere lo scambio di informazione e conoscenza reciproca tra i cittadini degli Stati dell'Unione europea come spazio comune di convivenza;
  7. trasmettere e diffondere canali radiofonici e televisivi di copertura internazionale che contribuiscano alla proiezione verso l'esterno delle lingue e culture spagnole e alla necessaria attenzione ai cittadini spagnoli che si trovano all'estero;
  8. offrire accesso ai distinti generi di programmazione e agli eventi istituzionali, sociali, culturali e sportivi, rivolti a tutti i settori di audience, prestando attenzione ai temi di speciale interesse pubblico;
  9. promuovere la diffusione e la conoscenza delle produzioni culturali spagnole, in particolare di quelle audiovisive;
  10. sostenere l'integrazione sociale delle minoranze e soddisfare i gruppi sociali con necessità specifiche;
  11. promuovere la protezione e la salvaguardia dell'uguaglianza tra uomo e donna, evitando ogni tipo di discriminazione;
  12. promuovere la conoscenza delle arti, della scienza, della storia e della cultura;
  13. diffondere la conoscenza dei diritti dei consumatori e degli utenti, così come prevedere procedimenti che garantiscano il diritto di replica;
  14. sostenere la produzione di contenuti audiovisivi europei e in lingue originarie spagnole e promuovere la creazione digitale e multimedia, come contributo allo sviluppo delle industrie culturali spagnole ed europee;
  15. vigilare sulla conservazione degli archivi storici audiovisivi;
  16. avere come obiettivo l'audience più ampia, assicurando la massima continuità e copertura geografica e sociale, con l'impegno di offrire qualità, diversità, innovazione ed esigenza etica;
  17. promuovere i valori della pace;
  18. la promozione della conoscenza, della salvaguardia e del rispetto dei valori ecologici e di protezione dell'ambiente;
  19. preservare i diritti dei minori.

L'amministrazione e la gestione di RTVE sono affidate a un Consiglio di amministrazione (Consejo de Administración).

Fino al settembre 2017 il Consiglio era composto da nove membri[15] scelti fra personalità con adeguata esperienza professionale (e comunque garantendo la parità di genere) ed eletti dal Parlamento (cinque dal Congreso de los Diputados e quattro dal Senado), con un mandato di sei anni non rinnovabile. Il Consiglio di amministrazione nominava Presidente il consigliere designato dal Congreso a maggioranza dei due terzi dell'Assemblea nella prima seduta, oppure con la maggioranza assoluta nelle successive.

Nel 2017 è intervenuta una riforma, mediante la Ley 5/2017, de 29 de septiembre, por la que se modifica la Ley 17/2006, de 5 de junio, de la radio y la televisión de titularidad estatal, para recuperar la independencia de la Corporación RTVE y el pluralismo en la elección parlamentaria de sus órganos. La nuova legge stabilisce che il Consiglio sia composto da dieci membri di riconosciuta esperienza e competenza, secondo il principio della composizione paritaria dei sessi. I consiglieri sono eletti dal Parlamento: sei dal Congresso dei deputati, quattro dal Senato, previa audizione dei candidati. Il Presidente della Corporación RTVE, che presiede anche il Consiglio, è eletto dal Congresso dei deputati tra i dieci membri, con una maggioranza dei due terzi. Con il nuovo sistema solo per la prima elezione è richiesta la maggioranza assoluta, a partire dalla seconda votazione, se la prima ha dato esito infruttuoso, a condizione che la candidatura sia appoggiata dalla metà dei gruppi parlamentari o da quattro gruppi parlamentari, limitatamente alla legislatura in corso. La legge rinvia altresì a una successiva legge la previsione della designazione del Presidente e dei membri del Consiglio attraverso un concorso pubblico.

Il Consiglio di amministrazione è responsabile del raggiungimento degli obiettivi generali fissati, del raggiungimento dei principi di programmazione e della buona amministrazione e governo dell'ente RTVE. Tra le sue competenze rientrano:

  1. la rappresentanza e l'amministrazione di RTVE e la direzione strategica del suo gruppo imprenditoriale;
  2. la nomina e la revoca del gruppo direttivo di primo livello di RTVE e autorizzazione alla nomina dello stesso nelle società filiali, su proposta del Presidente di RTVE;
  3. l'approvazione dell'organizzazione di base di RTVE e delle sue modifiche;
  4. la supervisione del lavoro della direzione di RTVE e delle sue filiali;
  5. il rispetto degli accordi e delle risoluzioni dell'autorità audiovisiva;
  6. l'approvazione delle direttive di base in materia di personale.

Per lo svolgimento del servizio pubblico radiotelevisivo la legge dispone: un mandato-quadro della durata di nove anni approvato dal Parlamento in cui si fissano gli obiettivi generali per l'erogazione del servizio pubblico[16]; un contratto-programma triennale sottoscritto dal Governo e da RTVE che fissa gli obiettivi specifici e le risorse di bilancio poste a carico del bilancio dello Stato per ciascun esercizio; un sistema di contabilità analitica, tale da garantire la trasparenza finanziaria, e un controllo economico-finanziario a carico della Intervención General de la Administracion del Estado e del Tribunal de Cuentas.

Il Parlamento esercita un'attività di controllo sullo svolgimento dell'attività di RTVE, che è tenuta ad inviare annualmente alle Camere un rapporto sulle modalità di esecuzione del contratto-programma e del mandato-quadro.

Infine, con il già citato Real Decreto-ley 15/2012, il Governo spagnolo ha deciso di trasformare le retribuzioni fisse percepite dai membri del Consiglio di amministrazione in indennità legate alla presenza alle sedute del Consiglio, con la sola eccezione del Presidente del Cda.

 

  1. Il finanziamento del sistema radiotelevisivo pubblico

Va segnalato che in Spagna non è previsto il pagamento di un canone da parte dei cittadini per la fruizione dei servizi radiotelevisivi. Pertanto le fonti di finanziamento configurate dalla legge del 2006 erano:

  • le entrate relative alla pubblicità (fino al 2009);
  • le risorse allocate nel bilancio dello Stato.

In materia specifica di finanziamento di Radio y Televisión Española è quindi intervenuta la Ley 8/2009, de 28 de agosto, de financiación de la Corporación de Radio y Televisión Española. La legge del 2009 ha previsto l'eliminazione della pubblicità e delle televendite dai programmi radiotelevisivi pubblici in favore di un sistema di finanziamento basato su entrate pubbliche. Il taglio delle entrate pubblicitarie è stato però compensato mediante il pagamento di una percentuale a carico delle società di telecomunicazioni, delle emittenti private e degli operatori delle televisioni a pagamento. L'obiettivo della legge è stato pertanto quello di affermare l'indipendenza e la libertà della televisione pubblica sottraendola ai condizionamenti di carattere commerciale. Inoltre, in considerazione del fatto che la qualità del servizio radiotelevisivo pubblico dipende anche dalla possibilità di dare accesso al maggior numero possibile di cittadini, RTVE non può offrire contenuti a pagamento o ad accesso condizionato, salvo limitate eccezioni.

L'art. 2 della legge del 2009 stabilisce nei dettagli le forme di finanziamento, mentre l'art. 3 ne fissa i limiti: nel biennio 2010-2011 il totale delle entrate non poteva superare la cifra di 1.200 milioni di euro; nel triennio 2012-2014 l'aumento non poteva essere superiore all'1% annuale; a partire dall'esercizio 2014 l'aumento si adegua alla previsione di incremento dell'indice generale dei prezzi al consumo per l'anno di riferimento.

Il capitolo II (artt. 4-6) è relativo alle entrate derivanti da tasse ed apporti. L'art. 4, comma 1, stabilisce che RTVE riceva una percentuale della tassa di concessione dello spettro elettromagnetico, fino a un importo massimo di 330 milioni di euro all'anno (comma 2), aumentati a 380 milioni di euro a partire dall'anno 2016. L'art. 5 stabilisce gli oneri a carico degli operatori di telecomunicazioni di ambito geografico statale o superiore ad una Comunità autonoma: sono obbligati al versamento dello 0,9% delle entrate gli operatori dei servizi telefonici fissi, mobili e via internet. L'art. 6 concerne invece gli oneri a carico delle società concessionarie del servizio televisivo di ambito geografico statale o superiore ad una Comunità autonoma, fissandolo, rispettivamente, al 3% e all'1,5% delle entrate per le televisioni private a libero accesso e per quelle a pagamento.

L'art. 7 disciplina le entrate derivanti da attività. Il comma 1 stabilisce che RTVE possa conseguire guadagni per i servizi prestati e per l'esercizio delle proprie attività, ivi inclusa la commercializzazione dei contenuti, a condizione che le entrate non derivino da pubblicità o televendite[17].

L'art. 8 disciplina il fondo di riserva. Esso deve essere costituito con le entrate che superano il costo netto del servizio pubblico prestato. L'apporto annuale al fondo non può eccedere il 10% dei costi annuali, le eccedenze sono versate al tesoro pubblico. Il fondo può essere utilizzato per far fronte alle perdite di esercizi precedenti oppure a contingenze speciali.

L'art. 9 è relativo agli obblighi aggiuntivi di servizio pubblico. Tra l'altro, si stabilisce che RTVE debba dedicare almeno dodici ore settimanali, in orari opportuni tra i diversi canali, a programmi in cui intervengano gruppi politici, sindacali e sociali, e abbia l'obbligo di informare periodicamente sui dibattiti parlamentari delle Cortes Generales. Essa è altresì tenuta a trasmettere in diretta le sessioni parlamentari che abbiano un particolare interesse informativo ed a programmare dibattiti elettorali in conformità alla relativa normativa. Inoltre RTVE deve dedicare almeno il 30% dei programmi compresi nella fascia oraria 17-21 dei giorni feriali a trasmissioni dedicate ai bambini tra i quattro ed i dodici anni. Tra gli altri obblighi, si può segnalare quello di sottotitolare tutti i programmi che tecnicamente lo consentano; inoltre il 60% della programmazione di film, film televisivi, documentari, telefilm e programmi informativi, culturali e di attualità deve essere di produzione europea.

[1] Accordo interstatale sulla radiotelevisione (Rundfunkstaatsvertrag –RStV) del 31 agosto 1991, nella versione consolidata risultante dal Ventesimo accordo interstatale di modifica (Zwanzigsten Staatsvertrages zur Änderung rundfunkrechtlicher Staatsverträge (Zwanzigster Rundfunkänderungsstaatsvertrag) in vigore dal 1° settembre 2017.

[2] Accordo interstatale sull'ARD (ARD-Staatsvertrag), in vigore dal 1° giugno 2009.

[3] Accordo interstatale su ZDF (ZDF- Staatsvertrag), in vigore dal 1° gennaio 2013.

[4] Accordo interstatale su DeutschlandRadio (DeutschlandRadio-Staatsvertrag – DLR StV) del 17 giugno 1993, aggiornato alle ultime modifiche.

[5] Accordo interstatale sul finanziamento di ARD e ZDF (Rundfunkbeitragsstaatsvertrag), del 13 dicembre 2011.

[6] Accordo interstatale sulla procedura per la determinazione dei diritti per le licenze (Rundfunkfinanzierungstaatsvertrag), aggiornato alle modifiche apportate dal Ventesimo accordo interstatale.

[7] In alcuni casi sono previste leggi regionali distinte per il settore pubblico e per il settore privato.

[8] Le 9 tv pubbliche regionali non vanno intese come emittenti secondarie, ma anzi rappresentano la vera ossatura della ARD, fornendo infatti gran parte dei programmi del canale Das Erste. Hanno quasi 23.000 collaboratori fissi e gestiscono complessivamente 55 canali radiofonici pubblici, 16 orchestre e 8 cori. I vari canali regionali sono chiamati Drittes Fernsehprogramm ("terzi programmi", dopo Das Erste e ZDF).

[9] Il 25 marzo 2014 la Corte federale costituzionale si è pronunciata sulla necessità di rafforzare l'indipendenza e la composizione pluralistica dei due organi della tv di Stato ZDF (il Consiglio per l'emittenza radiotelevisiva e il Consiglio di amministrazione), al fine di assicurare libertà di espressione e pluralismo. In particolare, la Corte ha stabilito che il numero dei rappresentanti dello Stato (inclusi i membri del Governo nazionale, del Parlamento nazionale, degli incaricati politici e dei funzionari dei partiti politici) non deve superare di oltre un terzo il numero complessivo dei membri di ciascun organo. Inoltre la Corte ha invitato il legislatore ad adottare le misure necessarie per assicurare pluralismo nella rappresentanza dei gruppi sociali.

[10] Il sistema "household charge", introdotto nel 2013, prevede che ogni nucleo familiare paghi il canone, a prescindere dal fatto che si possieda o meno un televisore e da quante persone sia composto il nucleo familiare stesso; il canone non riguarda solo la TV, ma anche le radio e i computer.

[11] Ofcom (Office of Communications) è l'autorità regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito.

[12] La Ley 4/1980 è stata poi abrogata nel 2010.

[13] I canali sono ricevibili anche via satellite o via cavo. Esistono inoltre alcuni canali che trasmettono per l'estero, come TVE Internacional.

[14] Tale autonomia è prevista dalla Ley 6/1997, de 14 de abril, de Organización y Funcionamiento de la Administración General del Estado.

[15] Prima che intervenisse il Real Decreto-ley 15/2012, de 20 de avril de modificación del régimen de administración de la Corporación RTVE, previsto en la Ley 17/2006, de 5 de junio portando a 9 il numero dei membri, i componenti del Consiglio erano 12 (otto eletti dal Congreso e quattro dal Senado).

[16] Il mandato-quadro è stato approvato dal Parlamento nel dicembre 2007.

[17] Sono però possibili sponsorizzazioni e scambi pubblicitari di eventi sportivi e culturali che rientrano nel mandato di servizio pubblico di RTVE, senza valore commerciale ed a condizione che abbiano questo sistema come unico modo di diffusione e produzione.