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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 febbraio 2014
174.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00737 Casellato: Sul trasferimento della Divisione unità mobili e speciali dei carabinieri «Polidoro».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Vorrei, in primis, fare alcune considerazioni su quanto evidenziato dall'onorevole interrogante circa «l'approvazione dell'ordine del giorno 9/5569/22 nell'ultima fase della precedente legislatura, ad adottare ... decreti legislativi solo dopo averli sottoposti al parere delle nuove Camere così da consentire una piena e corretta partecipazione al processo legislativo».
  Nel merito, faccio presente che nella seduta dell'11 dicembre 2012, presso l'Assemblea della Camera dei Deputati, in sede di discussione del disegno di legge recante «Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia», è stato accettato dal Governo pro tempore il richiamato ordine del giorno presentato dall'Onorevole Cirielli, con il quale s'impegnava l'Esecutivo, «tenendo conto del prossimo scioglimento delle Camere e dei tempi di ricostituzione delle Commissioni parlamentari, ad adottare i decreti legislativi in modo da consentire che il nuovo Parlamento possa pienamente esplicare i propri poteri di indirizzo e di controllo in relazione ai contenuti degli atti attuativi della delega conferita con il provvedimento in esame» (lettera f).
  In virtù di tale impegno, nonché in ossequio a quanto disposto dall'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2012, n. 244, che disciplina in modo dettagliato i passaggi procedimentali richiesti per l'adozione dei decreti legislativi, gli uffici competenti hanno elaborato i provvedimenti in questione quanto più speditamente possibile, proprio per dar modo al Parlamento, attraverso un dibattito aperto e partecipativo, di poter esercitare la propria funzione d'indirizzo e di controllo e di poter apportare ogni misura correttiva ritenuta necessaria.
  Con specifico riferimento, invece, alla tematica oggetto dell'atto in discussione, confermo che il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri ha concluso, a far data dallo scorso 1o ottobre, le procedure di attuazione del trasferimento dalla città di Treviso del Comando della Divisione Unità Mobili che era accasermato presso un immobile di proprietà comunale (Villa Margherita), con oneri di locazione a carico del Ministero dell'interno.
  Il provvedimento si colloca nell'ambito del progetto di razionalizzazione delle articolazioni di comando, già da tempo avviato per garantire, in un quadro di sostenibilità economica e finanziaria, una efficace azione istituzionale, nel rispetto di principi e di criteri direttivi sottesi al processo della «spending review».
  In particolare, la Divisione Unità Mobili, responsabile della direzione e del coordinamento dei Reparti Mobili dell'Arma preposti ai servizi di ordine pubblico e alle missioni internazionali nei teatri operativi all'estero, è stata rischierata nella Capitale presso il sedime demaniale di «Tor di Quinto», dove già sono accasermati altri Comandi della stessa linea organizzativa.
  La manovra ipotizzata consentirà, nell'immediato, di recuperare da funzioni logistico-burocratiche 19 unità organiche che saranno reimpiegate in preminenti attività di controllo del territorio, con Pag. 39criteri di gradualità atti a contemperare le esigenze istituzionali nonché le aspettative del personale.
  Nel contempo, la dismissione dell'immobile di Villa Margherita comporterà significativi risparmi di spesa in termini di oneri locativi (52.678,60 euro) e di funzionamento (55.600 euro), mentre il trasloco ha comportato un costo di circa 32.500 euro + IVA.
  In prospettiva, poi, la ridislocazione su Roma del Comando di Divisione consentirà ulteriori misure di rimodulazione delle strutture di comando.
  In tale contesto, devo evidenziare, tra l'altro, come i Reparti dell'Arma Territoriale operanti nel Comune di Treviso, preposti istituzionalmente alla sicurezza e al controllo del territorio, non siano stati oggetto di alcun provvedimento di modifica del loro assetto ordinativo o di riduzione della forza e continueranno a garantire le funzioni di competenza in sinergia con altri Reparti dell'organizzazione speciale (Nucleo Antisofisticazioni, Nucleo Operativo Ecologico) e con il supporto del 14o Nucleo Elicotteri di Treviso.
  Rendo noto, in ultimo, che gli effettivi in servizio presso il Comando della Divisione Unità Mobili di Treviso sono stati trasferiti sulla base del gradimento espresso dai singoli interessati e, in linea di massima, nell'ambito della stessa Regione Veneto.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01543 Giuditta Pini: Sugli ufficiali medici nei teatri operativi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In relazione alla questione affrontata con l'atto in discussione, si rappresenta preliminarmente che l'impiego degli Ufficiali medici nei teatri operativi è responsabilità delle singole Forze armate.
  In particolare, per quanto riguarda l'Esercito Italiano, sono attualmente effettivi 636 Ufficiali medici appartenenti ai gradi direttivi, di cui l'81 per cento ha partecipato ad almeno una missione in Teatro Operativo.
  La Forza armata esclude dall'impiego fuori area il personale che:
   non è in possesso dell'idoneità psicofisica (98 Ufficiali medici, pari al 15 per cento del totale);
   ha presentato oggettive e documentate motivazioni familiari;
   in limitatissimi casi è stato necessario trattenere in Patria per prioritarie esigenze organizzative interforze o di Forza armata.

  Quanto ai criteri adottati per la scelta degli Ufficiali da designare per l'impiego, questi sono da ricondurre alle seguenti valutazioni:
   caratteristiche delle posizioni da alimentare e specificità richieste in teatro, in termini di professionalità;
   peculiarità delle specializzazioni necessarie nelle strutture sanitarie militari in territorio nazionale e conseguenti disponibilità di risorse;
   anzianità di servizio ed impegni fuori area già svolti;
   impegno trimestrale in Teatro Operativo (è di sei mesi ed in numerosi casi anche annuale il periodo di permanenza in teatro richiesto agli Ufficiali di tutti gli altri ruoli). Si tratta comunque di una misura ormai consolidata, che sebbene comporti una maggiore entità di turnazioni, ha lo scopo di contemperare gli impegni istituzionali – comunque prioritari rispetto all'esigenza del singolo «professionista» interessato ad ampliare la propria competenza – con la facoltà di esercitare la libera professione riconosciuta a tale personale dagli articoli 209 e 210 del codice dell'ordinamento militare.
  A premessa dell'impiego, gli Ufficiali:
   sono sottoposti agli accertamenti sanitari che ne assicurano l'idoneità fisica;
   devono svolgere l'addestramento previsto dalle Direttive interne di Forza armata;
   nel caso di inclusione nei Mentoring and Advisory Team in Afghanistan, sono interessati ad uno specifico addestramento presso il Centro Addestramento Alpino;
   partecipano obbligatoriamente, se non lo hanno già fatto in corrispondenza di precedenti esperienze fuori area, ai seguenti corsi:
    Basic Life Support Defibrillation (BLSD); Pag. 41
    Pie Hospital Trauma Care Advanced (PTC) o Pre Hospital Trauma Life Support (PHTLS);
    Combat Life Saver (CLS).

  Per quanto concerne la Marina Militare, si fa rilevare preliminarmente la specificità degli Ufficiali medici che, al pari degli Ufficiali degli altri corpi della Forza armata, possono essere imbarcati su unità inserite nell'ambito di dispositivi navali a carattere multinazionale.
  In tal caso, infatti, il loro impiego segue necessariamente quello dell'unità navale sulla quale sono imbarcati.
  Relativamente, invece, al loro impiego nell'ambito di teatri operativi terrestri, in analogia a quanto avviene per gli Ufficiali degli altri corpi, essi sono individuati su base «volontaria», ovverosia tra coloro che abbiano presentato formale dichiarazione di disponibilità a tale impiego e che siano in possesso dei requisiti richiesti (fisici, linguistici, eccetera).
  Considerata la volontarietà di tale scelta, riscontrata finora nella totalità dei casi, non vi è stata necessità di dover verificare preliminarmente con gli interessati l'esistenza di eventuali impegni professionali «esterni» alla Forza armata.
  Negli ultimi dieci anni, hanno partecipato complessivamente a missioni internazionali «terrestri» 20 Ufficiali medici; mentre, invece, ad oggi, sono 162 quelli che non risultano essere stati mai impiegati in tale ambito.
  Con riguardo all'Aeronautica Militare, il numero di Ufficiali Medici, fino al grado di Tenente Colonnello, è complessivamente di n. 189 unità, di cui n. 157 sono stati inviati in Teatro Operativo, mentre sono n. 32 quelli che non hanno mai partecipato a tali attività.
  La Forza armata per la individuazione del personale da inviare nei Teatri Operativi, nel tenere conto prioritariamente delle istanze avanzate dagli interessati, prende in considerazione, quali criteri assoluti, l'idoneità fisica specifica all'impiego in teatro operativo e il possesso dell'adeguato livello di Nulla Osta di Sicurezza (N.O.S.) per l'impiego nello specifico contesto operativo.
  Valgono come criteri assoluti per determinare l'esclusione del personale da tali attività:
   tutele di legge (legge 104/1992, benefici di impiego concessi al personale secondo le specifiche direttive di Forza armata). In particolare, la normativa delegata della legge 244/2012 ha previsto, in favore dei destinatari della legge 104/1992 appartenenti alle Forze armate e Arma dei carabinieri, l'esclusione di diritto dall'impiego nelle operazioni internazionali;
   i procedimenti penali/disciplinari;
   particolari incarichi nell'ambito della Forza armata in relazione alle competenze specialistiche dell'interessato, il cui impiego in teatro operativo avrebbe ripercussioni nell'ambito dell'attività in territorio nazionale.

  Possono essere, inoltre motivo di esclusione anche i seguenti criteri relativi:
   motivi personali (figli minori, particolari esigenze logistiche, familiari, etc.);
   motivi professionali al di fuori del servizio prestato in Aeronautica Militare (attività libero professionale sia nell'ambito del servizio sanitario nazionale sia privatamente) ferme restando, in ogni caso, le prioritarie esigenze di carattere operativo.

  Infine, con riguardo all'Arma dei carabinieri si rappresenta che su una forza effettiva di 122 Ufficiali medici, 88 unità hanno partecipato ad almeno una missione internazionale di pace, su base volontaria.
  Al riguardo, gli interessati sono individuati tra quelli effettivi ai Reparti dove il numero di Ufficiali medici garantisce comunque la funzionalità del servizio sanitario.
  In questo ambito, anche l'Arma svolge coerentemente la propria azione nell'ottica di conciliare i prioritari impegni istituzionali con la facoltà di esercitare la libera professione riconosciuta per legge al personale in questione.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-02069 Artini: Sullo stoccaggio delle acque del reattore nucleare sperimentale della Marina militare (CISAM – Centro interforze studi e applicazioni militari) di S. Piero di Grado (Pisa).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il reattore di ricerca a piscina Galileo Galilei RTS-1, sito presso il Centro Interforze studi ed applicazioni militari (CISAM) di San Piero a Grado (Pisa), della potenza di 5 MW termici, è entrato in servizio per fini di studio il 4 aprile 1963 ed è rimasto in esercizio per 17 anni. Il 7 marzo 1980 il reattore è stato definitivamente arrestato.
  Da allora è iniziata una lunga e costosa fase di smantellamento di cui riassumo rapidamente le fasi salienti:
   1986: il combustibile irraggiato (l'uranio utilizzato nel processo) è stato trasferito con vettori autorizzati a Saluggia (impianto EUREX), sotto il controllo dell'ENEA;
   2002: il combustibile fresco (l'uranio non utilizzato) è stato trasferito presso il sito di Cerca in Francia, sotto il controllo ANPA (oggi ISPRA);
   2008-2010: con fondi previsti dal decreto interministeriale del 1o giugno 2007 per la bonifica di aree militari, sono stati smantellati il circuito di refrigerazione secondario e le barre di controllo.

  Si è quindi passati alla fase di smantellamento vero e proprio della piscina con un programma senza più soluzione di continuità sino al rilascio incondizionato del sito. La procedura, suddivisa in 4 fasi in un arco temporale di circa 7 anni e di cui è stato già ottenuto il finanziamento per le prime due più significative fasi, prevede:
   1a fase, in corso, con l'eliminazione dell'acqua di piscina e serbatoi (700 m3) ed il condizionamento del materiale presente in piscina; (4 milioni di euro; 18 mesi);
   2a fase – Smantellamento circuito primario (4.5 milioni di euro; 12 mesi);
   3a fase – Smantellamento cemento armato della piscina;
   4a fase – Smantellamento degli impianti vitali e musealizzazione del sito.

  Fatto questo breve inquadramento del sito, vorrei ora rapidamente riportare le ipotesi di calcolo elaborate prima di definire le modalità di trattamento delle acque della piscina.
  In particolare il modello preso a riferimento prevede una popolazione di bambini con dieta completamente basata sull'acqua del Navicelli (canale che passa in prossimità del sito), che navighi sul canale per 1000 ore all'anno e che nuoti nel canale per 100 ore all'anno.
  In tali ipotesi, così cautelative da risultare pressoché irrealistiche, è stato scelto il metodo di trattamento delle acque basato sulla tecnica della distillazione sottovuoto al metodo alternativo indicato dall'interrogante, ovvero lo stoccaggio dell'acqua in fusti di metallo piombati al cui interno unire malta cementizia.
  Pertanto, prima di effettuare le operazioni di sversamento delle acque di raffreddamento dell'ex reattore, queste vengono sottoposte ad un trattamento di distillazione sottovuoto; i risultati conseguiti e certificati dall'ENEA dimostrano che il metodo prescelto è in assoluto il sistema più efficace.Pag. 43
  Come si evince, infatti, dalle analisi eseguite da questo ente terzo sull'acqua al termine del processo di distillazione, i risultati ottenuti sui primi 11 lotti di acqua trattata (dei 23 complessivi previsti) sono ai limiti della minima rilevabilità strumentale.
  Con riferimento, invece, alla questione relativa all’«allarme nella popolazione residente nelle zone interessate» a causa della presenza del trizio nel materiale acquoso, va sottolineato che i valori di tale isotopo presenti nell'acqua, prima e dopo il suo trattamento, come si evince dalle analisi ENEA, sono ampiamente inferiori ai limiti di legge previsti per l'acqua potabile, in quanto abbattuti dal lungo tempo di inattività del reattore (34 anni). Il distillatore, inoltre, è a ciclo chiuso e, pertanto, non immette alcun vapore all'esterno.
  L'impianto è naturalmente costantemente controllato (giorno e notte) da personale specializzato e tutto il materiale contaminato è confinato in sicurezza all'interno di idonei contenitori, custoditi presso il deposito temporaneo del CISAM, e sottoposti a controlli e verifiche periodiche.
  Per quanto riguarda la trasparenza degli atti, nel rispetto della normativa sui doveri di informazione, sui siti ufficiali della Marina militare e dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), è possibile accedere a dati pre e post trattamento che confermano l'efficacia delle procedure seguite.
  Peraltro, la partecipazione dell'ARPAT nell'attività di controllo assolve anche alla funzione di coinvolgimento ed informazione nei confronti delle autorità locali.
  Con riferimento, invece, al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 giugno 2005, n. 183, menzionato nell'atto, si rappresenta che lo stesso è stato riassettato nel Testo Unico dell'Ordinamento Militare (TUOM) agli articoli 265 e seguenti.
  Si segnala, al riguardo, che i Ministeri della Salute e dell'Ambiente non sono stati direttamente coinvolti, con particolare riferimento al regime autorizzatorio, in quanto ciò non è previsto dalla normativa speciale vigente per i siti della Difesa (citati articoli 265 e seguenti del TUOM e Decreto Ministeriale 24 luglio 2007).
  Si evidenzia, comunque, che tutto il progetto è stato impostato per conseguire la «non rilevanza radiologica della pratica», ai sensi dell'allegato 1 al decreto legislativo n. 230 del 1995, ovvero che al disotto di una dose di 10 micro sievert/anno, si può ritenere del tutto trascurabile l'impatto radiologico.
  In conclusione, desidero evidenziare che l'attività di trattamento dei rifiuti radioattivi è sottoposta alle rigide procedure previste dalla normativa speciale sopra citata e che le attività di controllo, monitoraggio ed analisi vedono anche il coinvolgimento di enti pubblici di riferimento nazionale, diversi dalla Difesa, assicurando così una condizione di terzietà e di garanzia.
  Tali argomentazioni e la circostanza che tutte le operazioni descritte avvengono nel pieno rispetto delle disposizioni della normativa nazionale ed europea, inducono a ritenere che il trattamento di distillazione delle acque del reattore possa costituire un metodo sicuro ed affidabile, rispettoso della salute umana e delle disposizioni di legge.
  Vorrei concludere indicando che la Difesa ha da sempre posto sull'argomento la massima attenzione, documentando e rendendo disponibile in rete tutta la documentazione tecnica in possesso e rendendosi disponibile a visite e tavoli tecnici con Enti locali, associazioni e gruppi parlamentari, come dichiarato ai media dallo stesso Onorevole interrogante al termine della visita effettuata al sito nel mese di dicembre scorso.