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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 13 settembre 2016
691.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Sugli esiti della Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e per la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta a Bratislava dal 2 al 4 settembre 2016.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Si è tenuta a Bratislava, nel corso del corrente semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione europea della Repubblica Slovacca, la Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), cui ha preso parte una delegazione guidata dal deputato Massimo Artini, vicepresidente della IV Commissione, e composta altresì dai deputati Marietta Tidei e Paolo Alli, in rappresentanza della III Commissione. Alla Conferenza, conformemente al dettato regolamentare, ha preso parte anche una delegazione delle omologhe Commissioni del Senato guidata dal vicepresidente della Commissione esteri, senatore Paolo Corsini, e composta dal Vicepresidente della Commissione Difesa, senatore Giuseppe Compagnone, e dalla senatrice Ornella Bertorotta, componente della 3a Commissione.
  La Conferenza, riunitasi per la prima volta dopo il referendum britannico sulla fuoriuscita del Regno Unito dall'Unione europea, si è caratterizzata per un'aspettativa specifica sul versante della difesa, con riferimento al rilancio del progetto per un esercito europeo e all'attuazione del dettato del Trattato di Lisbona in tale ambito. Ripristinata la prassi di partecipazione ai lavori della Conferenza da parte dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, la Conferenza ha registrato l'annuncio da parte di Federica Mogherini in ordine presentazione nei prossimi mesi di un piano d'azione della EU Global Strategy sulla politica estera e di sicurezza.
  A margine della Conferenza, l'onorevole Alli ha presieduto a nome della delegazione italiana una riunione informale dei Paesi del versante meridionale dell'Unione europea, cui hanno partecipato le delegazioni di Cipro, Francia, Grecia, Malta, Portogallo e Spagna. Dando atto all'impulso e alle iniziative intraprese in passato dal presidente della Commissione esteri e difesa greca Douzinas, in vista del vertice ministeriale indetto ad Atene per il 9 settembre sui temi del Mediterraneo, l'onorevole Alli ha sottoposto alla valutazione dei partecipanti alla riunione una proposta di dichiarazione comune, incentrata sui temi della identità e della solidarietà europea, con specifica attenzione alla gestione comune delle questioni globali, a partire dall'emergenza rifugiati e dalla sicurezza e difesa lungo i confini esterni. La riunione, da cui è emersa piena condivisione sulla dichiarazione comune, ha quindi comportato come esito la presentazione di una proposta emendativa unitaria, ispirata alla dichiarazione comune, aperta alla sottoscrizione da parte di altre delegazioni eventualmente interessate. L'emendamento ha riguardato in particolare l'emergenza profughi e la sottolineatura che questa, come altre questioni globali, non può essere gestita dai singoli Stati ma impone un esercizio di solidarietà da parte di tutti gli Stati membri, come pure uno sforzo collettivo per elaborare un'agenda comune, nel rispetto delle rilevanti decisioni assunte in tema di quote dal Consiglio europeo e dalla Commissione.Pag. 12
  La inedita presentazione sul piano procedurale dell'emendamento unitario ha rappresentato un ulteriore elemento di caratterizzazione della Conferenza di Bratislava. Sul piano politico la discussione ed approvazione della proposta ha rappresentato un passaggio assai travagliato dei lavori della Conferenza, stante la ferma opposizione dalle delegazioni polacca, ceca, ungherese e della stessa presidenza slovacca (il cosiddetto «Gruppo di Visegrad»), indisponibili a formulazioni della proposta emendativa che contenessero il richiamo esplicito al rispetto da parte degli Stati membri della decisione del Consiglio europeo (EU) 2015/1601 sulla distribuzione dei rifugiati tra Stati membri in proporzione al territorio e alla popolazione e della proposta per un regolamento della Commissione europea (COM(2016) 270 final). L'ostinata opposizione del fronte mitteleuropeo anche rispetto a una riformulazione dell'emendamento recante un richiamo generico ai riferimenti normativi europei ha determinato l'elevazione del veto da parte della delegazione italiana ai fini dell'adozione delle intere conclusioni. La stessa presa di posizione è stata assunta dal capo della delegazione tedesca, Roderich Kiesewetter, membro della Commissione esteri del Bundestag, che ha manifestato la solidarietà rispetto alle delegazioni dei sette Paesi firmatari della proposta. Soltanto l'ulteriore riformulazione della proposta, avanzata dalla delegazione ungherese e limitata ad un richiamo all'osservanza dei principi e delle decisioni europee in materia, ha determinato il superamento dell’empasse.
  Analoga dinamica ha successivamente innescato la delegazione polacca rispetto al recepimento nelle conclusioni di un emendamento, presentato dalla delegazione greca, sulla necessità di mantenere l'impegno per il dialogo dell'Unione europea con la Russia. La minaccia di veto da parte polacca ha determinato, grazie ad un impegno specifico della presidenza slovacca, l'adozione – oltre al nuovo paragrafo incentrato, tra l'altro, sulla profonda preoccupazione per la violazione del diritto internazionale da parte della Federazione russa per l'occupazione della Crimea, per il conflitto nel Donbas, e sull'enfasi alla piena attuazione degli Accordi di Minsk ai fini del ristabilimento dei rapporti di collaborazione con Mosca, ivi compresa la sospensione delle sanzioni – della formula per un impegno ad un «dialogo selettivo» con la Russia, «qualora la situazione lo consenta».
  Premessi questi aspetti salienti, lo svolgimento della Conferenza ha rispecchiato l'impostazione tradizione tra sessioni e gruppi di lavoro.
  Quanto ai lavori in plenaria, l'allocuzione iniziale da parte del presidente della Commissione esteri del Consiglio Nazionale slovacco, Frantisek Sebej, ha fin da subito segnato il taglio dei lavori in chiave orientata sulle priorità della presidenza di turno, a partire dai temi del partenariato orientale e di una forte critica a Putin. 
  Più ampio e politico l'intervento del presidente della Commissione Sicurezza e difesa dello stesso Consiglio nazionale slovacco, Anton Hrnko, che ha esordito rappresentando in chiave problematica il rapporto con l'islam e spiegato l'esito del voto per la Brexit alla luce dell'incapacità europea di gestire i confini esterni e la questione migratoria, a fronte dei gravi attentati terroristici avvenuti su suolo europeo. Rievocate le priorità del programma di presidenza slovacca (un'Europa forte economicamente, un incremento del mercato unico, la gestione di politiche migratorie sostenibili ed un impegno rafforzato sullo scenario globale), il presidente Hrnko ha indicato la sfida più importante nella crescita del tasso di resilienza e di fiducia dei cittadini europei, considerato che l'Unione europea resta un progetto unico al mondo, che non ha alternative: l'impegno esterno è essenziale perché l'UE non sarà tale senza democrazia, stabilità e prosperità nel vicinato, ad est come a sud. Nel dare importanza al rapporto con partner strategici come la NATO e l'ONU, Hrnko ha ricordato che la PESC e la PSDC hanno come scopo il mantenimento della pace e della sicurezza, corroborando il rule of law e i diritti umani. L'Unione europea deve dare sostegno Pag. 13a queste politiche e valori a prescindere da ogni contingenza e difficoltà. In conclusione, ha dato risalto al ruolo di parlamenti, nazionali ed europeo, nella formazione delle politiche europee al fine di colmare il deficit democratico che oggi segna il processo decisionale europeo. Ha tuttavia esaltato la dimensione degli Stati nazionali il cui retaggio storico va rispettato senza imporre soluzioni collettive destinate a fallire perché prive del necessario consenso interno all'UE.
  Il presidente della Commissione esteri del Parlamento europeo, Elmar Brok, ha evocato la delicatezza di un primo bilancio dopo Brexit, da lui definita come una sconfitta per tutti, esprimendo preoccupazione per coloro che hanno dimenticato le ragioni fondative dell'UE o criticano l'UE per coprire proprie carenze: si tratta di un atteggiamento che non è solo contro l'Europa ma è contro lo stesso interesse nazionale poiché talune questioni sono irrisolvibili al di fuori della dimensione regionale europea, come la crisi in Siria o i cambiamenti climatici. Oltre ad avere assicurato settant'anni anni di pace, l'UE concentra al suo interno il 25 per cento del commercio mondiale e la metà dell'aiuto internazionale allo sviluppo ed esercita non solo un soft power ma un potere forte e condizionante, come emerso nel negoziato con l'Iran, sul caso Microsoft o nei rapporti con la Russia. Di fronte al dissenso tra Stati nazionali il metodo corretto consiste nel lavorare sul terreno della condivisione delle responsabilità. Nella lezione di Helmut Kohl, si può avere successo disponendo di una buona politica estera europea ma non solo sulla base di essa. Sono quindi auspicabili buone relazioni con la Russia, ma se Mosca non rispetta il diritto internazionale e viola l'integrità territoriale di un Paese occorre essere coerenti e batterci per il primato del diritto e contro la violenza. Brok ha sostenuto pertanto il mantenimento delle sanzioni finché Mosca non condividerà questa prospettiva. Ha invocato politiche di vicinato a cerchi concentrici, in analogia con il modello dell'eurozona, e migliori rapporti con Paesi limitrofi, come la Svizzera e la Norvegia, per la soluzione di questioni di comune interesse esterno: restare uniti per restare forti.
  Sul terreno dell'immigrazione a fronte della necessità di un governo dei flussi, ha osservato che l'accusa ai Paesi di accoglienza di invitare i rifugiati è iniqua e che dobbiamo parlare di equa distribuzione degli oneri, considerato che 12 milioni di rifugiati dalla guerra in Siria rappresentano un fatto ineludibile. Occorrono soluzioni alla radici delle crisi, da applicare con il sostegno dell'ONU e dedicando uno sforzo specifico all'Africa. Sulla Siria occorre cooperare anche con partner difficili come l'Iran o l'Arabia Saudita, se ciò può essere utile per contrastare le guerre per procura, ridurre gli esodi di massa e promuovere il ritorno in patria dei rifugiati.
  Nell'intento di andare alle cause dei problemi e non restare ai sintomi, come fanno i populisti, Brok ha trattato il tema della Turchia, alla luce delle critiche per gli sviluppi della politica interna e per lo stato dei diritti e delle libertà, pur sempre migliore rispetto ad altri Paesi della regione. Come Paese candidato la Turchia ha un dovere specifico al rispetto dei nostri standard. È stato un bene per il popolo turco il fallimento del tentato colpo di Stato, poiché Erdogan è leader legittimo e nessuno desidera una dittatura militare in Turchia. Tuttavia, il contrasto a Gülen deve avvenire nel rispetto dello Stato di diritto. Quanto all'accordo tra UE e Turchia sui rifugiati, scesi da 10 mila a 100 al giorno, Brok ha dato atto degli sforzi di Ankara contro i trafficanti e per l'accoglienza data a ben 3 milioni di rifugiati, a fronte dei ridotti numeri gestiti da tutti i Paesi membri dell'UE.
  Sulle carenze nella gestione delle frontiere esterne, per Brok si tratta della conseguenza delle decisioni mancate in sede costituente europea. Per le frontiere marittime non vi è alternativa ai negoziati con i Paesi di origine tenendo conto che, secondo le stime, l'Isis guadagna ben mille euro per ogni rifugiato il quale a sua volta è vittima e non attore di terrorismo, occorre ricordarlo. Pag. 14
  Per non confondere le cose occorre smettere di dire che causa del terrorismo è l'immigrazione, come fanno i partiti populisti che fanno il gioco di Daesh. Occorre collaborare con la strategia globale e posizionarci affinché sicurezza esterna e interna convergano e lavorare soprattutto per la condivisione delle intelligence.
  Quanto alla difesa, Brok ha affidato alla prossima Conferenza interparlamentare un ruolo del tutto prioritario, come strumento di politica estera insieme alle politiche per lo sviluppo e alla diplomazia: occorre attuare Lisbona, occorre una politica comune per gli armamenti, occorrono sinergie e un quartier generale per la programmazione delle missioni militari e civili. Se sul piano del finanziamento, i profili nazionali resteranno essenziali, il controllo parlamentare diventerà ancora più decisivo. In tal senso è da valutare l'idea di un «fondo per la difesa» affinché l'Europa non sia solo soft power ma anche una potenza in grado di difendersi e di non essere un soggetto passivo nello scenario globale.
  L'intervento dell'Alto Rappresentante Mogherini si è incentrato sul valore della EU Global Strategy, di proposito presentata all'indomani del voto britannico e per la quale sarà lanciato un piano d'azione in dicembre. Nella sua consueta analisi di scenario, ha dato atto della forte domanda di Unione europea presente nei Balcani occidentali, a conferma che dall'esterno il valore aggiunto europeo è ben visibile. Sulla situazione in Ucraina ha evidenziato l'eccesso di attenzione sulle sanzioni e meno sull'andamento del conflitto: occorre mantenere il sostegno al formato Normandia e, in generale, iniziare a lavorare alla gestione del post conflitto per dare orizzonte e sostegno allo sforzo diplomatico in atto. Sulla Turchia, in linea con il quadro dipinto dal presidente Brok, ha dato atto al ruolo di Ankara nel contrasto al terrorismo e per il dialogo sulla Siria. Occorre aiutare le società turca ed europea a comprendersi, evitando conflittualità e antagonismi, diversamente c’è solo da perdere.
  Quanto alla Strategia globale, ha indicato due ambiti di lavoro a partire da settembre: l'investimento nella resilienza degli Stati e della società, anche in Africa, oltre che in Europa; il considerare l'intero ciclo di conflitti e di crisi, usando tutto il nostro apparato strumentale, che è unico per la gestione delle crisi. Anche gli strumenti finanziari, di sicurezza e commerciali vanno rivolti a queste priorità per far sì che conflitti in fase post non tornino in fase acuta. Occorre inoltre riesaminare perseguendo e mantenendo le strategie comuni adottate, evitando di inaugurare continuamente nuovi percorsi strategici e metodologici. Sulla questione migratoria, a parte le urgenze immediate, il salvare le vite in mare o sviluppare metodi per evitare le partenze, occorrono interventi e investimenti a lungo termine, data la natura strutturale e non più emergenziale del fenomeno.
  Ha accennato ai passi da compiere per un salto di qualità in materia di difesa nel senso già anticipato dal presidente Brok. Certamente i passi che si compiono adesso produrranno effetti nei prossimi anni. Un libro bianco europeo per la difesa, tenute conto le diverse sensibilità e prassi nazionali rispetto a tale strumento, potrà identificare le azioni da porre in essere alla luce del quadro finanziario e politico. Vi è comunque una tabella di marcia per porre in essere un piano di azione per la difesa e per attuare la dichiarazione congiunta UE-NATO, firmata a Varsavia. In generale, se adesso si è aperta una finestra di opportunità, i parlamenti potranno promuovere un'agenda, al di là degli slogan e nella considerazione seria e ponderata delle implicazioni finanziare di un simile percorso.
  In corso di question time all'AR da parte delle delegazioni, il capo delegazione per la Camera Artini ha posto il tema dell'immigrazione e della necessità di assicurare il rispetto delle note decisioni del Consiglio e della Commissione in tema di quote, attesa la loro natura di decisioni sostanziali e non formali. Ha quindi dato notizia sull'esito della riunione informale del gruppo sul Mediterraneo, annunciando Pag. 15la dichiarazione comune sottoscritta dai sette Paesi membri del confine mediterraneo dell'UE, firmatari dell'emendamento unitario sulla questione rifugiati. Sulla questione, l'AR ha segnalato che il tema, stanti le posizioni assunte dalle istituzioni europee, è adesso affidato sul piano della sostanza ai Parlamenti nazionali e, nel loro rapporto con i governi, alla singola volontà e forza attuativa degli Stati nazionali.
  In tale fase della Conferenza sono stati toccati ulteriori temi rilevanti, come lo stato del negoziato per il TTIP, il ruolo della NATO sulle politiche migratorie, il rapporto tra UE e Nazioni Unite (per il quale la condivisione del seggio non permanente tra Italia e Paesi Bassi rappresenta, secondo Mogherini, un caso positivo di best practice), l'allargamento ai Balcani Occidentali (per i quali il 2019 rappresenta un punto di non ritorno), l'Africa e il Sahel (quale reale confine esterno dell'Europa).
  La sessione dedicata ai Balcani Occidentali è stata presentata dal Ministro per gli affari esteri ed europei slovacco, Miroslav Lajcák, che ha riferito innanzitutto su alcuni recenti sviluppi nel dialogo all'interno del Gruppo Minsk sulla situazione in Ucraina, alla luce dell'assenza di progressi sul piano degli accordi siglati dalle due parti. Ha auspicato un'effettiva cessazione delle aggressioni armate per potere dare seguito alla fase politica vera e propria, che deve contemplare un coinvolgimento dell'opinione pubblica ed anche dei Paesi candidati. Nel ribadire le priorità della presidenza slovacca ha precisato che l'allargamento ai Balcani Occidentali non rappresenta una priorità della presidenza slovacca, anche se il progetto europeo non potrà dirsi compiuto senza la conclusione di tale percorso. La presidenza slovacca si è impegnata peraltro per la stabilizzazione della regione alla luce della non del tutto risolta vertenza tra Serbia e Kosovo. Sul piano identitario, peraltro, i Paesi balcanici sono già inclusi in Europa ma occorre operare anche sul piano del consenso interno all'UE e restare credibili negli impegni già assunti, ad esempio sulla liberalizzazione dei visti (con la Bosnia ma anche con la Georgia, l'Ucraina e la Turchia) per evitare coalizioni tra Paesi terzi su questioni negative, restare coerenti sui temi della condizionalità e concentrarci sulla qualità delle riforme, non sulla loro velocità. Il ministro ha preannunciato che la presidenza slovacca potrà estendere l'invito al Montenegro per l'ingresso se procederà l'agenda di riforme. Quanto alla FYROM, ha espresso soddisfazione per l'accordo tra i partiti che rende possibili le elezioni anticipate dopo due anni di stallo. Quanto alla Bosnia, appaiono rispettati tutti i prerequisiti, per cui si chiederà alla Commissione di aprire il processo negoziale.
  In generale, ha ricordato le resistenze e i timori infondati che hanno circondato l'ingresso della Repubblica Slovacca e ha auspicato che nei confronti dei Balcani occidentali si colga l'opportunità senza ritardo e senza perdita di autorevolezza.
  Nella sessione dedicata ai Balcani è intervenuta l'onorevole Tidei evidenziando un profilo non emerso nella illustrazione dell'oratore ministeriale e riferito alla responsabilità dei Paesi balcanici sui temi della sicurezza e della lotta contro il terrorismo, attese le cifre di foreign fighters presenti sul loro territorio. Occorre, pertanto, promuovere soprattutto politiche di scambio di informazioni tra intelligence e coinvolgerli nelle dinamiche europee sui temi della solidarietà e della responsabilità condivisa sui rifugiati e contro i trafficanti di essere umani, di fatto trattando tali Paesi come parte di un'unione continentale che già li include sul piano geografico e fattuale.
  Infine, i lavori della Conferenza sono stati integrati da tre gruppi di lavoro sulle priorità e prospettive della politica di vicinato orientale, su un possibile approccio onnicomprensivo ai temi dello sviluppo e dell'immigrazione, e sull'avvio della stesura di un Libro bianco per realizzare l'Unione europea della difesa.
  Gli esiti della Conferenza e i documenti approvati sono pubblicati sul sito www.ipex.eu, relativo alla piattaforma di informazione interparlamentare dell'Unione europea.

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ALLEGATO 2

Conferenza interparlamentare per la politica estera e di sicurezza comune e la politica di sicurezza e difesa comune. Bratislava, 2-4 settembre 2016.

CONCLUSIONI FINALI

  La Conferenza interparlamentare,
   considerando la decisione assunta nell'aprile 2012 a Varsavia dalla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea in merito all'istituzione e al mandato di questa Conferenza;
   considerando il Titolo II del Protocollo I (e gli articoli 9 e 10) del Trattato di Lisbona, riguardanti la promozione di una cooperazione interparlamentare efficace e costante nell'ambito dell'Unione;
   consapevole delle nuove attribuzioni e strumenti previsti dal Trattato di Lisbona per le istituzioni dell'Unione europea (UE) nei settori della politica estera, di sicurezza e difesa; cosciente del fatto che i nuovi strumenti offrono all'Unione maggiori opportunità di esercitare, a livello internazionale, un'influenza pari al suo peso politico ed economico;
   consapevole della natura a più livelli dell’iter decisionale nei settori della Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); cosciente del fatto che l'efficace attuazione di tali politiche deve coinvolgere svariati soggetti politici sia a livello dell'UE, sia a livello nazionale; consapevole della responsabilità di impegnarsi nel controllo parlamentare ai rispettivi livelli e di dare impulso alla cooperazione interparlamentare negli ambiti della PESC e della PSDC;
   cosciente del fatto che l'evoluzione degli affari internazionali esige un ulteriore rafforzamento della funzione dei Parlamenti quali soggetti centrali dei processi decisionali globali, con specifico riferimento ai conflitti e alle crisi;

L'UE come attore globale: la ricerca di un modello efficace di diplomazia multilaterale.

  1. rileva con preoccupazione che l'UE si trova ad affrontare una serie di sfide senza precedenti, sia sul piano interno che su quello esterno; sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri devono concentrare i loro sforzi nel ristabilimento e nel mantenimento della pace e della stabilità in Europa e nelle regioni limitrofe; nel sottolineare che gli Stati membri dell'UE subiscono la pressione dell'emergenza dei profughi e di guerre e conflitti che affliggono paesi geograficamente prossimi, evidenzia il fatto che nessuna di queste sfide può essere gestita dai singoli Stati e sollecita la solidarietà di tutti gli Stati membri, come pure uno sforzo collettivo per elaborare un'agenda comune che venga a capo di tali sfide, conformemente ai principi e alle decisioni dell'UE;
  2. osserva che l'UE possiede tutti i mezzi per essere un attore globale se agisce unitariamente; ribadisce l'esigenza d'intensificare la collaborazione con le altre potenze globali e regionali sul terreno delle sfide e delle minacce globali, sottolineando l'importanza del legame transatlantico; evidenzia l'importante ruolo delle organizzazioni regionali ai fini della prevenzione e della risoluzione dei Pag. 17conflitti, della gestione delle crisi, del mantenimento della pace e della stabilizzazione; afferma che l'UE e i suoi Stati membri devono adoperarsi maggiormente per rafforzare tali organizzazioni e aiutarle a incrementare le capacità e il capitale di fiducia occorrenti per ricostruire l'architettura della sicurezza europea sulla base delle regole e dei principi dell'OSCE;
  3. accoglie con favore la Strategia globale dell'UE per la Politica estera e di sicurezza, presentata dalla Vicepresidente della Commissione e Alta rappresentante per la Politica estera e di sicurezza il 28 giugno 2016; sottolinea l'importanza di promuovere, mediante tale strategia, gli interessi comuni dei cittadini dell'UE così come i valori e i principi dell'UE; ribadisce che l'efficace attuazione di tale strategia esige il forte impegno ed appoggio degli Stati membri; evidenzia che occorre destinare congrue risorse all'attuazione della suddetta strategia; sottolinea la necessità di dare un seguito alla Strategia globale e di suddividerne gli obiettivi e le priorità in sub-strategie settoriali e regionali più concrete, specie nel campo della sicurezza;
  4. ritiene che l'UE debba intensificare i suoi sforzi a sostegno della governance globale; auspica una riforma complessiva del sistema dell'ONU allo scopo di rafforzarne la legittimità, la trasparenza, la responsabilità e l'efficienza, anche attraverso il rilancio della sua Assemblea generale; è del parere che il Consiglio di sicurezza dell'ONU debba essere riformato, specie per quanto attiene alla sua composizione e alle sue procedure di voto, così da renderlo conforme alle realtà del ventunesimo secolo e aumentarne la capacità di agire in modo risolutivo per far fronte alle sfide alla sicurezza globale, al di là dell'aspetto meramente militare, affrontando questioni come quelle dei profughi, dello sviluppo sostenibile e della lotta contro le pandemie; ritiene che l'UE e i suoi Stati membri debbano posizionarsi in modo tale da influenzare il dibattito e indirizzare l'azione nelle sedi globali, quale è l'ONU, in ordine al governo di quegli ambiti in cui si esplicano gli interessi strategici e la sicurezza dell'UE;
  5. invita tutti gli Stati membri a ratificare il Trattato sul bando totale degli esperimenti nucleari, sottolineandone il contributo alla non proliferazione, e plaude agli sforzi dell'UE in tal senso;
  6. rileva che la distinzione fra sicurezza interna ed esterna si è fatta meno netta; sottolinea la necessità che l'UE affronti le minacce derivanti dall'instabilità a Sud e a Est mediante un approccio integrato, che combini tutte le politiche di sicurezza, interne ed esterne, e i corrispondenti strumenti; richiama l'esigenza di accelerare lo sviluppo e il consolidamento delle strutture e dei processi di coordinamento dell’intelligence europea;
  7. ritiene che l'UE dovrebbe essere più attiva nella diplomazia preventiva dell'aggravamento dei conflitti; auspica, in tale contesto, il coordinamento fra i soggetti e le istituzioni responsabili delle politiche estere e interne in seno all'UE, una maggior cooperazione fra l'UE, la NATO, le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali, e una più forte sinergia fra enti civili e militari;

I Balcani occidentali e l'UE: cooperazione e integrazione.

  8. ribadisce che l'allargamento dell'UE è un fattore trainante per la modernizzazione, la democratizzazione e la stabilizzazione; reputa importante che tale processo sia sospinto da un impulso locale e che i paesi ne approfittino per garantire la piena attuazione e il carattere irreversibile delle riforme, fini per i quali è essenziale che i paesi aspiranti a divenire partner UE comprendano l'assoluta necessità di applicare e far proprio senza riserve l’acquis europeo;
  9. auspica una maggiore cooperazione regionale, che abbia un'incidenza tangibile sul miglioramento del tenore di vita dei cittadini dei Balcani occidentali; ricorda che ogni paese desideroso di aderire all'UE deve risolvere le principali controversie Pag. 18con i propri vicini prima di poter accedere all'Unione, e che tali questioni devono essere affrontate in uno spirito costruttivo e di buon vicinato. Occorre dar prova di un impegno attivo a favore di rapporti di buon vicinato durante ogni fase del processo d'integrazione;
  10. ritiene sia importante fare in modo che i paesi dei Balcani occidentali rimangano concentrati sui preparativi per l'adesione, anche in assenza di negoziati, e far avanzare tale processo in una serie di settori chiave, quali il funzionamento delle istituzioni cui è affidata la tutela della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti fondamentali, come pure il governo dell'economia e la competitività; esorta tutti i paesi candidati all'ingresso nell'UE a conformarsi progressivamente alla Politica estera e di sicurezza comune dell'UE; plaude alla celerità con cui stanno avanzando i negoziati d'adesione con il Montenegro e l'apertura dei primi capitoli negoziali con la Serbia; esorta l'Albania a intensificare gli sforzi di riforma così da poter avviare i negoziati di adesione all'UE; esorta la Bosnia Erzegovina a compiere ulteriori progressi; accoglie con favore l'accordo politico raggiunto il 20 luglio nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, ed invita tutte le parti ad attuarlo in buona fede; raccomanda l'avvio dei negoziati con quel paese una volta soddisfatte le condizioni;
  11. invita la Commissione e il SEAE/EEAS a far uso di tutti gli strumenti disponibili nell'ambito del Processo di stabilizzazione e associazione, tra cui quelli di carattere finanziario rientranti nello Strumento di assistenza preadesione (SAP/IPA), la PESC e la PSDC, in modo complessivo, coerente e integrato a vantaggio del rafforzamento del processo di adesione all'UE;
  12. chiede che sia potenziata la comunicazione strategica diretta ai Balcani occidentali, cosa che rafforzerebbe la comunicazione in merito alle politiche e agli obiettivi dell'UE, favorirebbe l'indipendenza e la sostenibilità dei media e renderebbe l'opinione pubblica più consapevole dei tentativi di disinformazione fomentati dall'esterno;

Il Vicinato orientale dell'UE e oltre: priorità, prospettive e sfide.

  13. ribadisce l'importanza di un ulteriore sviluppo dei rapporti tra l'UE e i suoi vicini orientali, specie nel quadro del Partenariato orientale; mette in rilievo, in particolare, la necessità di sostenere i paesi dell'Europa orientale rafforzando la loro capacità di reagire alle minacce interne ed esterne; reputa importante potenziare la dimensione parlamentare del Partenariato orientale;
  14. è profondamente inquieta per la violazione del diritto internazionale da parte della Federazione russa, la sua occupazione della Crimea, il suo coinvolgimento militare e l'inasprirsi del conflitto nel Donbas; ricorda che la piena attuazione degli Accordi di Minsk è fondamentale per il ristabilimento dei rapporti di collaborazione con la Federazione russa, ivi compresa la sospensione delle sanzioni; ribadisce che non accetterà l'annessione illegale della Crimea; condanna il ricorso a campagne di disinformazione, attività di propaganda e altre tattiche di guerra ibrida nei paesi limitrofi all'UE e all'interno dell'UE stessa da parte della Federazione russa;
  15. riconosce l'importanza di un impegno e, qualora la situazione lo consenta, un dialogo selettivo con la Russia, per assicurarne l'assunzione di responsabilità e mantenere aperta l'opzione di una cooperazione con essa per risolvere le crisi globali laddove sussista un chiaro interesse dell'Unione europea;
  16. sostiene la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina; plaude agli sforzi profusi dall'Ucraina per adottare riforme e chiede alle autorità ucraine di continuare sulla strada delle riforme e intensificare la lotta alla corruzione; è impegnata a favore dell'attuazione Pag. 19dell'Accordo di associazione; ribadisce l'importanza della piena attuazione degli Accordi di Minsk; sostiene gli sforzi volti a irrobustire la capacità dell'Ucraina di reagire alle minacce e alle sfide alla sua sicurezza e stabilità; plaude all'impegno della Missione consultiva dell'UE nell'assistere il paese nel percorso verso una riforma sostenibile del settore della sicurezza civile;
  17. accoglie con favore la proposta della Commissione europea di abolire l'obbligo del visto per i cittadini della Georgia e dell'Ucraina, e invita il Parlamento europeo e il Consiglio a dare il loro assenso quando, a settembre, sarà completata la normativa sulla clausola sospensiva;
  18. rimane preoccupata per la situazione dei diritti umani, come pure per quella delle libertà politiche e per l'organizzazione libera e regolare delle prossime elezioni parlamentari dell'11 settembre in Bielorussia; pone in rilievo il fatto che i rapporti fra l'UE e la Bielorussia dovrebbero fondarsi sui comuni valori europei; propone d'intavolare un dialogo per attenuare le tensioni e instaurare una più intensa cooperazione a livello politico ed economico; ribadisce l'esigenza di seguire attentamente la situazione dei diritti umani e lo svolgimento delle prossime elezioni parlamentari in Bielorussia; invita la Bielorussia a cooperare in modo costruttivo con gli esperti dell'UE onde garantire la sicurezza nucleare al di là delle frontiere dell'UE e riferire sull'esito delle missioni e degli stress test realizzati;
  19. esorta al mantenimento di un approccio differenziato e individualizzato al Partenariato orientale, basato sui principi fondamentali della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto, allo scopo d'instaurare relazioni solide e reciprocamente vantaggiose con tutti e sei i partner, a prescindere dal livello d'ambizione di ciascuno di essi nei suoi rapporti con l'UE;

La politica di vicinato meridionale dell'UE: minacce e sfide.

  20. esprime preoccupazione riguardo all'instabilità delle regioni mediterranee meridionali e orientali, compreso il rischio rappresentato dagli Stati falliti sotto il controllo di gruppi terroristici; sottolinea il fatto che i rischi derivanti da questa instabilità non si limitano ai paesi europei rivieraschi, ma si stanno diffondendo sempre più in altri paesi europei, anche sotto forma di attacchi terroristici;
  21. sottolinea che la soluzione del conflitto siriano e di quello iracheno deve essere una priorità nell'agenda politica europea; chiede all'UE di accrescere l'impegno per trovare una soluzione sostenibile al conflitto, coadiuvando gli sforzi dell'ONU, utilizzando tutti gli strumenti e gli incentivi a sua disposizione e coinvolgendo tutti gli attori regionali e internazionali interessati;
  22. riconosce il ruolo della Turchia quale importante partner per la soluzione del conflitto siriano e la lotta contro Da'esh; condanna con forza il tentato colpo di stato militare contro il governo turco democraticamente eletto ed esprime sostegno alla legalità costituzionale e democratica del paese e solidarietà alle autorità costituzionali turche; incoraggia con forza il governo turco a proteggere l'ordine costituzionale, pur sottolineando l'importanza del rispetto dello stato di diritto e dell'indipendenza del potere giudiziario dopo il colpo di stato, in collaborazione con il Consiglio d'Europa; chiede all'UE di mantenere una posizione forte nel difendere i propri principi e valori nel corso dei negoziati con la Turchia, in particolare il rispetto dei diritti umani, compresi il rifiuto della pena di morte, la libertà di stampa, la democrazia e lo stato di diritto; evidenzia che è necessario soddisfare tutti i parametri affinché l'UE possa concedere la liberalizzazione dei visti, come richiesto a tutti i paesi che desiderano l'esenzione dal visto per l'accesso nell'area Schengen;
  23. plaude agli sforzi volti a riportare stabilità e insediare un Governo di accordo nazionale in Libia; riafferma che il Governo di accordo nazionale è l'unica Pag. 20autorità legittima nel paese e chiede a tutte le istituzioni di procedere sulla base delle disposizioni contenute nell'Accordo politico libico; rileva però con preoccupazione che la migrazione irregolare dalla Libia verso l'Europa non accenna a diminuire;
  24. sottolinea che la Politica di vicinato meridionale europea dovrebbe essere reindirizzata verso priorità legate allo sviluppo economico, l'occupazione, in particolare per i giovani, un'equa condivisione del valore aggiunto, la mobilità e i flussi migratori, la sicurezza energetica e la gestione sostenibile delle risorse energetiche; i contatti interpersonali, la coerenza istituzionale delle istituzioni, nonché il progresso dell'integrazione politica ed economica nel Mediterraneo; chiede un rafforzamento della dimensione della sicurezza della Politica di vicinato europea anche nel sud, assicurando il massimo livello di dialogo con i partner meridionali;
  25. ricorda l'importanza di una strategia dell'UE per lo sviluppo, la promozione dei valori di pace e democrazia, la stabilità e la sicurezza nei paesi del Sahel, che sono essenziali anche per la sicurezza dell'Europa e il controllo dei flussi migratori;

Sviluppo sostenibile e migrazioni: verso un approccio complessivo.

  26. riconosce che le migrazioni irregolari e forzate sono un fenomeno globale complesso che richiede una responsabilità globale e una strategia multidimensionale e a lungo termine efficace, focalizzata sull'eliminazione delle cause alla radice, in particolare la povertà, i conflitti armati e il malgoverno; sottolinea la necessità di un approccio complessivo da parte dell'UE, in uno spirito di equa condivisione degli oneri, compresa la condivisione delle responsabilità finanziarie, che comprenda tutti gli strumenti politici disponibili, compresi gli scambi commerciali, gli aiuti allo sviluppo, la diplomazia e la gestione delle crisi, come nel caso del «Nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulla migrazione» della Commissione europea; rileva, in particolare, l'importanza della cooperazione allo sviluppo; è convinta che l'UE debba concentrare la propria politica di sviluppo sulla creazione di opportunità economiche, in particolare per i giovani, sulla promozione del buon governo, sulla prevenzione dei conflitti e sullo sviluppo di società pacifiche e inclusive;
  27. sottolinea la necessità di sviluppare una nuova strategia nei confronti dell'Africa, compreso un significativo aumento dell'impegno finanziario dell'UE nella regione e una revisione completa delle attuali politiche in materia di scambi commerciali, agricoltura, pesca e altre che colpiscono direttamente i paesi africani; ritiene che l'UE debba, innanzitutto, mirare a migliorare le condizioni di vita nei paesi africani, in particolare offrendo migliori opportunità commerciali, d'investimento e di crescita e sostenendo questi paesi nel consolidamento di istituzioni democratiche, trasparenti ed efficaci;
  28. esprime soddisfazione per la cooperazione dell'UE con i paesi di transito e di origine dei flussi migratori e sottolinea la necessità d'incentrarla sulla protezione dei diritti umani dei richiedenti asilo e dei profughi di guerra; sottolinea anche la necessità di collaborare con i paesi di origine e di transito per il rientro di coloro che non hanno bisogno di protezione internazionale; esorta l'UE e gli Stati membri a potenziare il sostegno ai paesi e alle comunità di accoglienza, in modo da ridurre la dipendenza dei rifugiati dagli aiuti umanitari, aiutarli a integrarsi nel mercato del lavoro locale e consentire ai paesi ospitanti di fornire i servizi educativi e altri servizi fondamentali; sottolinea la necessità di aiutare i paesi di origine e di transito, compresi quelli del Nord Africa, a controllare le loro frontiere e a combattere le reti di trafficanti per evitare che i migranti intraprendano la rischiosa traversata del Mediterraneo; plaude agli sforzi civili e militari dell'UE per controllare i flussi migratori, che richiedono tuttavia maggior coordinamento ed efficacia; Pag. 21accoglie con favore l'aggiunta, all'operazione SOPHIA di EUNAVFOR MED, di due compiti di supporto, e segnatamente di quello riguardante il rafforzamento delle capacità e l'addestramento della Guardia costiera e della marina militare libiche; sostiene l'attuazione continuativa, efficace e sostenibile della dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo;
  29. chiede un'azione internazionale efficace e coordinata per affrontare le cause all'origine delle migrazioni irregolari e forzate, compresi maggiori sforzi a livello dell'ONU; esorta la comunità internazionale a fornire adeguati finanziamenti all'UNHCR, al PAM e agli altri organismi dell'ONU responsabili della fornitura di servizi fondamentali ai rifugiati all'interno e all'esterno delle aree di conflitto;
  30. saluta l'Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030, che rappresenta un rinnovato impegno internazionale per eliminare la povertà, favorire la pace e proteggere l'ambiente; sottolinea che l'UE deve assicurare che tutti gli impegni dell'Agenda 2030 siano presenti nel quadro della prossima revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale;

Un libro bianco come primo passo verso un'Unione di difesa europea.

  31. chiede investimenti adeguati nella sicurezza e nella difesa da parte degli Stati membri e dell'UE; sottolinea che l'Unione europea dovrebbe promuovere una cooperazione più sistematica ed efficiente nel campo della difesa tra gli Stati membri e con i nostri più stretti alleati; rileva che il ricorso ai mezzi dell'Unione dovrebbe essere coerente con l'impegno degli Stati membri nel fornire capacità di difesa; è convinta che l'utilizzo di fondi UE a tale scopo sia una chiara espressione della solidarietà europea e della coesione nelle questioni inerenti alla difesa;
  32. rammenta la necessità, conformemente alla Strategia globale dell'UE per la politica estera e di sicurezza, di un Libro bianco dell'UE sulla sicurezza e la difesa che sia basato sulla Strategia globale dell'UE e descriva la strategia e gli strumenti per la sua attuazione nell'ambito della PSDC; è dell'avviso che il Libro bianco dovrebbe vincolare le iniziative dell'UE a ciascun quadro finanziario e politico pluriennale; è convinta che il Libro bianco dovrebbe servire a introdurre una graduale convergenza nella pianificazione della sicurezza e della difesa degli Stati membri; ritiene che il Libro bianco dovrebbe aggiornare gli Obiettivi primari di Helsinki, sia civili che militari, e concentrarsi sul modo per riformare lo sviluppo delle capacità PSDC, accrescendo le pressioni, la valutazione e la trasparenza tra pari; ritiene che un obiettivo primario dell'UE dovrebbe essere quello di puntare a forze di difesa congiunte volontarie e allo sviluppo di una cultura comune della sicurezza e della difesa, fattori che, alla fine, porterebbero alla creazione di una struttura difensiva comune per i paesi intenzionati a parteciparvi, tenendo conto del fatto che non tutti gli Stati membri dell'UE sono paesi membri della NATO; prevede una maggiore cooperazione tra i servizi medici sotto forma di un comando medico come modello per una più profonda integrazione militare; esorta ad una maggiore cooperazione tra i parlamenti degli Stati membri coinvolti nei Gruppi di combattimento dell'UE;
  33. sottolinea che il lavoro su una prima bozza di Libro bianco dovrebbe iniziare immediatamente, tenendo conto dei recenti sviluppi e delle relative implicazioni; ritiene che le misure iniziali dovrebbero comprendere l'esame della difesa dell'UE, il finanziamento della ricerca nel campo della difesa, l'avvio di una politica comune europea in materia di capacità e armamenti, accompagnata da un processo di coinvolgimento delle parti interessate, con l'attuazione di un piano d'azione per la difesa europea e il sostegno alle iniziative della NATO negli Stati membri a seguito del Vertice di Varsavia, per la creazione di sinergie UE-NATO in particolare nell'area delle minacce ibride; sostiene pienamente il rafforzamento della Pag. 22cooperazione nella difesa cibernetica tra NATO e UE per prevenire e rispondere meglio ai cyber-attacchi; esorta gli Stati membri dell'UE a mettere in pratica gli strumenti di cui ai Trattati sull'Unione Europea, quali l'articolo 42.6 (Cooperazione strutturata permanente) e l'articolo 44 (sull'attuazione di una missione di PSDC da parte di un gruppo di Stati membri); sottolinea la necessità di creare un comando militare operativo permanente dell'UE, strettamente coordinato con le capacità esistenti di pianificazione e condotta civile; ritiene che potrebbe essere istituito come parte di un comando strategico civile-militare, responsabile della pianificazione e della condotta sia delle missioni civili che delle operazioni militari dell'UE; ricorda che la PSDC continuerà a svilupparsi in piena complementarietà con la NATO e nella completa autonomia reciproca;
  34. afferma che la PSDC dovrebbe integrare in maniera crescente le operazioni di gestione delle crisi con la prevenzione e la risoluzione delle crisi; chiede all'AR/VP di proteggere e rafforzare il carattere distinto delle strategie civili per la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi; sottolinea anche la necessità di fornire maggiori capacità civili e creare quindi una struttura globale dell'UE che possa reclutare e gestire personale qualificato, compresi i programmi di addestramento congiunti obbligatori prima delle missioni PSDC;
  35. chiede un ruolo più attivo dell'UE nel campo del disarmo e del controllo degli armamenti; esorta in proposito l'AR/VP e gli Stati membri a collaborare nella messa a punto di linee guida comuni sull'uso dei droni armati ed esorta gli Stati membri dell'UE a conformarsi pienamente agli otto criteri della Posizione comune sull'esportazione di armamenti;
  36. sottolinea che la Conferenza interparlamentare contribuirà al lavoro sul Libro bianco dell'UE ed effettuerà una revisione periodica della sua attuazione; incoraggia tutti i partecipanti a promuovere l'esame del Libro bianco nell'ambito della pianificazione della sicurezza e della difesa nazionale, per assicurare la reciproca coerenza; ritiene che ciò rappresenterebbe un importante passo in avanti verso un'Unione europea della difesa;
  37. chiede al Consiglio dell'Unione europea di valutare le conseguenze finanziarie e operative del ritiro del Regno Unito dall'Unione europea per la PSDC.

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ALLEGATO 3

Dichiarazione di Bratislava degli Stati Membri dell'Unione europea del confine meridionale dell'Unione europea.

  I dati confermano che nel 2016 il flusso di migranti e profughi diretti verso l'Europa attraverso la rotta del Mediterraneo è in aumento. Il 2016 è l'anno del record di morti affogati nel Mediterraneo: ad oggi 3167, pari all'85 per cento di tutti i decessi in mare e con un aumento di oltre un terzo rispetto all'anno scorso, secondo quanto attesta l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). D'altra parte, ad oggi, a seguito della sigla dell'Accordo UE-Turchia che ha chiuso la rotta balcanica, i trafficanti di esseri umani si sono riorganizzati e le uniche partenze di massa possibili avvengono dalle coste di Libia ed Egitto e verso i Paesi del confine meridionale dell'Europa.
  A fronte di un afflusso di rifugiati che rappresenta lo 0,2 per cento della popolazione europea, su questo tema l'Europa appare sempre più divisa in due: da una parte, i Paesi che al Sud gestiscono l'impatto degli arrivi dei profughi dal continente africano e asiatico e, dall'altra, i Paesi del Nord che blindano le frontiere.
  Gli Stati Membri dell'Unione europea sono, in generale, messi alla prova dalla crisi dei rifugiati, dalla crisi economica e monetaria che genera una disoccupazione giovanile massiccia e permanente, dalle guerre e dai conflitti che scuotono i paesi vicini. Nessuna di queste sfide può essere raccolta da uno Stato in maniera isolata: ognuna di esse impone agli Stati di essere solidali e di definire un'agenda comune per il superamento della crisi in atto.
  Dopo Brexit e in vista di prossimi appuntamenti elettorali in altri Stati dell'Unione europea, è fondamentale superare la crisi di solidarietà che sta attualmente paralizzando l'Europa. La situazione è troppo grave per perdere tempo in recriminazioni, né può esistere una solidarietà parziale. D'altra parte la ricerca di un compromesso d'insieme e non l'egoismo nazionale ha fatto progredire, per decenni, il processo di unificazione europea.
  L'Europa non cade dal cielo ma neppure il nazionalismo, diceva Altiero Spinelli, uno dei fondatori dell'Unione europea. Lo «spirito di Ventotene», evocato di recente dai Capi di governo tedesco francese e italiano, deve indurci a definire un'agenda comune a partire dall'impegno in politica estera per la gestione di crisi storiche o perduranti, come quelle in Medio Oriente o ai confini orientali dell'Europa. Occorre avviare maggiori iniziative comuni per la difesa e la sicurezza a cominciare dal confine del Mediterraneo e con più forti iniziative di cooperazione allo sviluppo nei Paesi da cui provengono i profughi e con un impegno collettivo preciso alla ricollocazione.
  La questione dei rifugiati va affrontata di concerto. Gli Stati membri dell'UE devono fornire la garanzia di contributi equi e protratti nel tempo per stabilizzare i Paesi limitrofi alla Siria, segnatamente finanziando gli aiuti delle Nazioni Unite ai rifugiati. Il controllo delle frontiere esterne dell'Unione deve essere organizzato e finanziato a livello europeo. La cooperazione con la Turchia, sotto questo profilo, è certo importante, ma l'UE non può esserne dipendente. La collaborazione con la Turchia deve realizzarsi sulla base dei principi europei dello Stato di diritto, nonché degli interessi dell'UE quale la promozione del processo di pace in Siria. Occorre inoltre un approccio europeo coerente alla situazione in Libia con riferimento allo sforzo di Fayez al Sarraj per l'istituzione di un governo legittimo di unità nazionale.
  Schengen e la politica di asilo comune devono andare di pari passo, così come la moneta unica e la politica economica Pag. 24comune. Devono quindi essere stanziati aiuti finanziari diretti per garantire la gestione delle frontiere, nonché la registrazione, la ripartizione e l'accoglienza dei rifugiati. Chi non partecipa all'accoglienza dei rifugiati deve contribuire a un sistema di compensazione.
  La crisi dell'Unione europea non è un disastro naturale. Ha origini politiche e deve essere risolta dalla politica sulla base di due pilastri: solidarietà e crescita. Al lavoro !

  Sottoscritta dalle Delegazioni di Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Spagna.

  Bratislava, 3 settembre 2016.

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ALLEGATO 4

Risoluzione n. 7-01083: Sulle iniziative dell'Italia a sostegno del Governo di unità nazionale libico.

TESTO APPROVATO

  Le Commissioni Affari esteri e Difesa,
   preso atto delle comunicazioni rese dai Ministri degli Affari esteri e della Difesa sugli sviluppi della situazione in Libia;
   espressa condivisione per gli indirizzi comunicati e per le iniziative preannunciate dai Ministri;
   auspicando il pieno dispiegamento delle operazioni dell'Unione europea nell'area del Mediterraneo, nei termini espressi nell'ordine del giorno n. 9/03393-A/011 approvato dalla Camera il 18 novembre 2015;
   considerata, in particolare, la richiesta di costruire un ospedale militare nella zona di Misurata, pervenuta al nostro Esecutivo da parte del Governo di unità nazionale libico, presieduto da Fayez al-Sarraj e appoggiato dalle Nazioni Unite;
   valutata la necessità di proteggere adeguatamente tale struttura, che sarà collocata in un'area strategica ai fini del contrasto al Daesh in Libia;
   considerato che le iniziative che il Governo intende intraprendere sono coerenti con la risoluzione ONU n. 2259 (2015) e con la linea, condivisa a livello internazionale e sempre tenuta dall'Italia, di sostegno al Governo libico legittimo e che le stesse iniziative si pongono in linea di continuità con l'impegno umanitario del nostro Paese nel quadro del conflitto libico, con l'invio di farmaci e di supporti sanitari destinati agli ospedali civili di Misurata e di Harawa e Beni Walid,

impegnano il Governo:

   a dare piena attuazione agli indirizzi oggetto delle comunicazioni rese a queste Commissioni in relazione alla Libia;
   a provvedere, in particolare, alla costruzione di strutture ospedaliere campali militari, prevedendo anche l'impiego di militari in grado di garantire la sicurezza del personale sanitario operante;
   a tenere costantemente informato il Parlamento sugli sviluppi della situazione.
(8-00200) «Quartapelle Procopio, Moscatt, Causin, Alli, Locatelli, Quintarelli, Fitzgerald Nissoli».