Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti delle Giunte e Commissioni

Vai all'elenco delle sedute >>

CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 30 marzo 2017
794.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-08351 Duranti: Sull'utilizzo di piste civili da parte di caccia di aviazioni straniere, con particolare riferimento allo scalo di Bari Palese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'autorizzazione per il sorvolo e lo scalo su aeroporti civili in Italia degli aeromobili militari, governativi, di dogana e di Polizia di Paesi esteri, appartenenti sia a Paesi NATO sia a Paesi non NATO, viene annualmente rilasciata dall'ENAC, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, previo il coordinamento con le Direzioni Aeroportuali competenti e le società di gestione.
  Fatte salve le incombenze di carattere doganale e di assistenza al volo, tale autorizzazione è valida in occasione di scali a carattere saltuario, per trasferimenti logistici di personale e materiali, ad esclusione di armi e materiale pericoloso.
  In tale contesto, i velivoli possono fruire dello scalo in tutti gli aeroporti civili aperti al traffico commerciale con l'esclusione degli aeroporti di Roma-Fiumicino e di Milano-Malpensa. In questi ultimi casi, è prevista una deroga in caso di voli di Stato con a bordo rappresentanti delle istituzioni.
  Nel merito degli eventi segnalati, si rappresenta che l'episodio verificatosi il 14 marzo scorso ha coinvolto 2 Eurofighter con immatricolazione inglese e livrea saudita; gli aeromobili erano in volo di trasferimento da Warton, Gran Bretagna, sede del polo industriale aeronautico della BAE Systems Military Air & Information – verso l'Arabia Saudita.
  L'evento del 1o aprile scorso ha invece interessato un velivolo HAWK, appartenente alla citata società, sempre con matricola inglese e livrea saudita. In questo caso il velivolo è atterrato all'aeroporto di Bari Palese per poi ridecollare alla volta della Grecia.
  In entrambi i casi gli aerei hanno utilizzato una Diplomatic Clearance permanente che li autorizzava a sorvolare lo spazio aereo nazionale e ad atterrare su tutti gli aeroporti militari, civili e militari aperti al traffico aereo civile, con l'esclusione di Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Roma Ciampino; da tale autorizzazione, ripeto, sono esclusi agli aeromobili armati.
  Per completezza di informazione, aggiungo che le rotte e le procedure di avvicinamento e atterraggio per i casi in questione sono obbligatorie e identiche per tutti velivoli, civili e militari, evitando nei limiti del possibile di sorvolare città, agglomerati e centri abitati a garanzia della sicurezza del traffico aereo e, quindi, dei cittadini.

Pag. 46

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-08703 Piras: Sulla presenza nel poligono di «S'Ena Ruggia» (a Macomer) di sostanze prodotte nel corso di esercitazioni di tiro con le armi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel confermare integralmente i contenuti forniti in risposta all'interrogazione richiamata dall'Onorevole Piras, osservo che la presenza oltre i limiti di norma di una sostanza prodotta nel corso delle attività addestrative nel poligono occasionale di S'Ena Ruggia, non è stata rilevata nell'area dove era stato trovato il materiale metallico – problematica affrontata nel precedente atto – ma nei pressi della zona destinata alle esercitazioni con dotazioni portatili.
  Si tratta di una sostanza utilizzata nel munizionamento, il cui impiego è stato approvato e autorizzato in sede di Comitato Misto Paritetico – composto anche da rappresentanti della Regione – che, come noto, valuta preventivamente le attività da svolgere nel poligono e procede alla loro autorizzazione solo dopo un attento esame dell'impatto ambientale.
  In particolare, i risultati delle analisi effettuate dal Centro Tecnico Logistico Interforze nell'ambito del monitoraggio ambientale dell'intera area del poligono, disposto dallo stesso Esercito Italiano, per escludere con certezza la presenza di qualsiasi elemento di rischio, ne hanno evidenziato il superamento in due soli punti su 19 esaminati.
  A seguito di ciò, sono state subito avviate le procedure per l'eventuale bonifica del sito che prevedono, innanzitutto, la predisposizione del Piano di Caratterizzazione che è stato approvato lo scorso settembre in sede di Conferenza dei Servizi.
  Stando ai primi risultati degli esami analitici su campioni di terreno, non emergono dati che confermino la presenza di possibili fonti inquinanti correlate alle attività addestrative condotte nel poligono.
  Segnalo anche che gli studi idrogeologici preliminari effettuati dalla Forza armata sul sito di S'Ena Ruggia e la tipologia del terreno – che è scarsamente permeabile – escludono una contaminazione diffusa dell'area e delle acque di falda e, quindi, il passaggio di qualsiasi composto inquinante nella catena alimentare.
  Sulla base delle considerazioni finora esposte non si ravvisano i presupposti di ordine tecnico-giuridico per procedere con azioni risarcitorie nei confronti del comune di Macomer (il solo potenzialmente interessato), né per la predisposizione di azioni di messa in sicurezza di emergenza o di bonifica.
  Con riferimento, infine, al sito archeologico di «Tamuli», premesso che i nuraghi citati dall'interrogante si trovano tutti al di fuori dell'area di sgombero del poligono di S'Ena Ruggia, quelli più vicini e, in particolare, il nuraghe di Sa Pattada, si presentano in un normale stato di conservazione.
  Ciò induce a ritenere che le attività addestrative non hanno impatto negativo sull'ambiente e, in particolare, sui beni d'interesse storico-culturale.

Pag. 47

ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-10148 Caparini: Sul complesso edilizio militare della caserma di Santa Chiara in Siena.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Lo Strumento militare è stato oggetto negli ultimi anni di diversi adeguamenti per rispondere a molteplici esigenze contingenti.
  Con legge n. 244 del 2012 è stata disposta una rilevante contrazione numerica delle Forze armate, per un volume pari a circa il 25 per cento della sua consistenza, e introdotto nuove modifiche organizzative.
  Al contempo, sul piano infrastrutturale, si è da tempo dato avvio a un processo di razionalizzazione, dismettendo gli immobili in disuso in favore di strutture idonee a soddisfare i requisiti di economicità, funzionalità e sicurezza.
  Proprio in linea con i requisiti citati, la Caserma Santa Chiara, infrastruttura attualmente in consegna al 186o reggimento paracadutisti, non risulta rispondente alle esigenze del Comando Generale dell'Arma che ha già individuato una diversa sede funzionale.
  Pertanto, l'immobile in argomento sarà reso disponibile per una sua alienazione, valorizzazione e gestione nelle forme ritenute più vantaggiose dall'Amministrazione Difesa.

Pag. 48

ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-10683 Rizzo: Sull'attività dei giornalisti al seguito delle missioni militari all'estero.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In risposta al quesito posto dall'interrogante ritengo di poter affermare che la Difesa ha sempre incoraggiato senza riserve, in totale trasparenza e con i soli limiti imposti dalla sicurezza operativa, ogni attività mediatica tesa a documentare, in Patria e fuori, l'operato dei nostri soldati per la comune sicurezza. Come si potrà infatti desumere dalle informazioni che sto per condividere, il Dicastero ha garantito ai giornalisti – e anche a scrittori – fattivo supporto e piena accoglienza in tutti i più importanti teatri d'operazione.
  In particolare, le attività della Difesa a favore dei media sono documentate a partire dal 2002, anno nel quale la prassi fu regolamentata al fine di armonizzare le esigenze mediatiche con quelle di natura operativa. Dal 2002 ad oggi, lo Stato Maggiore della Difesa ha inviato 2305 rappresentanti degli organi d'informazione in 16 teatri d'operazione. L'elenco completo, per economia di tempo e per una più agevole consultazione, ho ritenuto opportuno produrlo come annesso alla presente risposta.
  Ai numeri poc'anzi menzionati vanno poi aggiunti i numerosi media che hanno svolto attività nelle diverse zone d'operazione al seguito dei Ministri della Difesa e delle altre cariche istituzionali (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidenti delle Camere e titolari di altri Dicasteri) nel corso delle loro visite ai Contingenti nazionali. A tutti costoro la Difesa ha fornito, nel rispetto della sicurezza operativa, ogni informazione utile e tutta l'assistenza tecnica e logistica necessaria a svolgere la propria attività.
  Ma non solo. Mi preme altresì evidenziare che, oltre agli operatori dell'informazione poc'anzi citati, il Dicastero ha supportato altresì i media che hanno voluto raggiungere i teatri operativi in maniera autonoma e che, avvalendosi delle cellule Pubblica Informazione dei contingenti militari, sono riusciti a svolgere il loro lavoro in maniera efficace, come testimoniano i numerosi servizi e reportage realizzati.
  A commento dei dati appena illustrati, e in risposta ai quesiti sollevati dall'interrogante, va precisato che il flusso dei giornalisti verso i diversi teatri non è riconducibile a parametri costanti nel tempo essendo, al contrario, in funzione di molteplici fattori, quali:
   la sicurezza operativa, variabile nel tempo e nello spazio e principale elemento di valutazione da parte del Comandante di contingente sulla fattibilità di ogni attività mediatica;
   l'interesse giornalistico per una determinata area di crisi, che varia a sua volta in base alle diverse fasi di un'operazione (apertura – consolidamento della missione – chiusura) e in relazione ad eventi di particolare rilievo di natura operativa, istituzionale o sociale;
   l'assenza di criticità cicliche quali, ad esempio, avvicendamenti di Contingenti, etc.;
   la disponibilità di vettori aerei;
   la ricettività logistica dei teatri d'operazione, determinante in particolar modo per i teatri di recente apertura, Pag. 49grandi catalizzatori dell'attenzione mediatica, ma raramente idonei a sostenere regolari afflussi di giornalisti, nonostante il costante impegno della Difesa;
   non ultimo, la crisi economica dell'editoria, che ha fortemente limitato afflussi e permanenze dei media nei teatri.

  Prescindendo tuttavia dalle variabili che possono aver inciso sul flusso mediatico verso i teatri operativi, ritengo che i dati forniti e le considerazioni svolte evidenzino una sola costante: il massimo supporto che la Difesa garantisce nei confronti dei giornalisti impegnati a documentare l'operato dei militari italiani per la sicurezza e per la stabilità di tutti. Riteniamo tale supporto sia un atto sentito prima che dovuto verso gli organi di informazione, verso l'opinione pubblica e verso i nostri stessi soldati.

ELENCO DEI GIORNALISTI CHE HANNO SEGUITO A CURA DELLA DIFESA LE ATTIVITÀ DEI CONTINGENTI ITALIANI NEI TEATRI OPERATIVI

   Anno 2002: 16, di cui 7 in Afghanistan, 1 in Albania, 3 in Bosnia, 2 in Etiopia/Eritrea e 3 in Kosovo;
   Anno 2003: 75, di cui 17 in Afghanistan, 55 in Iraq e 3 in Kosovo;
   Anno 2004: 189 di cui 30 in Afghanistan, 3 in Albania, 9 in Bosnia, 1 in Etiopia/Eritrea, 119 in Iraq, 26 in Kosovo e 1 in Oceano Indiano;
   Anno 2005: 206 di cui 104 in Afghanistan, 1 in Albania, 28 in Bosnia, 37 in Iraq, 26 in Kosovo, 2 in Libano, 1 a Malta, 1 in Palestina e 6 in Sudan;
   Anno 2006: 261 di cui 48 in Afghanistan, 6 in Bosnia, 37 in Iraq, 43 in Kosovo, 127 in Libano;
   Anno 2007: 162 di cui 68 in Afghanistan, 11 in Bosnia, 35 in Kosovo e 48 in Libano;
   Anno 2008: 112 di cui 43 in Afghanistan, 4 in Bosnia, 3 in Chad, 6 in Iraq, 37 in Kosovo e 19 in Libano;
   Anno 2009: 215 di cui 122 in Afghanistan, 4 in Bosnia, 5 in Chad, 27 in Iraq e 57 in Libano;
   Anno 2010: 212 di cui 94 in Afghanistan, 2 in Bosnia, 3 ad Haiti, 12 in Iraq, 54 in Kosovo e 47 in Libano;
   Anno 2011: 224 di cui 150 in Afghanistan, 37 in Kosovo e 37 in Libano;
   Anno 2012: 194 di cui 109 in Afghanistan, 19 in Kosovo, 63 in Libano e 3 in Oceano Indiano;
   Anno 2013: 159 di cui 85 in Afghanistan, 26 in Kosovo e 48 in Libano;
   Anno 2014: 158 di cui 68 in Afghanistan, 1 in Centrafrica, 41 in Kosovo, 47 in Libano e 1 in Somalia;
   Anno 2015: 56 di cui 6 in Afghanistan, 1 in Centrafrica, 6 in Iraq, 12 in Kosovo, 30 in Libano e 1 in Somalia;
   Anno 2016: 46 di cui 6 in Afghanistan, 1 a Hebron, 31 in Iraq, 3 in Kosovo e 5 in Libano;
   Anno 2017 (dato parziale, aggiornato al mese di marzo): 19, di cui 7 in Iraq, 1 in Kosovo e 11 in Libano.