Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 24 marzo 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    i contenuti culturali e creativi rappresentano la ricchezza economica e sociale della Nazione, ma il loro utilizzo e diffusione non possono prescindere dall'esigenza di tutelare i frutti dell'attività intellettuale degli autori, in quanto, anche attraverso tale tutela, si realizza l'obiettivo della corretta diffusione dell'arte e della cultura;

    i prestatori di servizi di condivisione di contenuti online, quando concedono l'accesso al pubblico a opere protette dal diritto d'autore o ad altri materiali protetti caricati dai loro utenti, compiono un atto di comunicazione al pubblico o un atto di messa a disposizione del pubblico per i quali devono ottenere un'autorizzazione dai titolari dei diritti, anche mediante la conclusione di un accordo di licenza, ottenuta direttamente o tramite gli organismi di gestione collettiva e le entità di gestione indipendente di cui al decreto legislativo del 15 marzo 2017, n. 35;

    pertanto, nel caso del diritto d'autore, è stato introdotto, a differenza di quanto avveniva in precedenza, un obbligo di ottenere una licenza preventiva e di negoziare questa licenza con le società di gestione come la Siae;

    all'articolo 102-septies della citata legge n. 633 del 1941, si specifica che i prestatori di servizi di condivisione di contenuti online, in mancanza dell'autorizzazione di cui all'articolo 102-sexies, sono responsabili per gli atti non autorizzati di comunicazione al pubblico e di messa a disposizione del pubblico di opere e di altri materiali protetti dal diritto d'autore, salvo che dimostrino di avere compiuto i massimi sforzi per ottenere un'autorizzazione secondo elevati standard di diligenza professionale di settore;

    secondo dati Federazione dell'industria musicale italiana (Fimi), lo sfruttamento della musica italiana vale circa 20 milioni di fatturato per la società Meta;

    il 16 marzo 2023 Meta ha annunciato l'eliminazione dei brani di musica italiana dalle proprie piattaforme per via del mancato accordo con Siae;

   tale sanzione si estende anche al repertorio musicale gestito della società Soundreef con essa condiviso, assieme al catalogo integralmente amministrato da Soundreef e quelli esteri;

    da quello che emerge dalle posizioni di Meta e Siae, le due entità avrebbero negoziato l'autorizzazione e relativa licenza senza però individuare una soluzione, non solo economica; secondo quanto emerge dal comunicato di Siae la società americana avrebbe opposto il «rifiuto di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright», ovvero le informazioni e i metadati necessari a definire il perimetro di rappresentatività e la possibilità poi di valutare il peso del repertorio Siae e di conseguenza consentire la ripartizione;

    il decreto legislativo 15 marzo 2017, n. 35, di attuazione della direttiva 2014/26/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulla gestione collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l'uso online nel mercato interno, meglio nota come direttiva Barnier, prevede espressamente che gli utilizzatori debbano fornire i dati relativi sia alle utilizzazioni che al volume di affari generato, in modo che la contrattazione possa basarsi su dati reali ed individuare compensi adeguati sia alle giuste spettanze degli autori che ai guadagni in tal modo conseguiti dall'utilizzatore;

    Meta ha annunciato e dato il via alla rimozione dei contenuti musicali tutelati da Siae ma questo coinvolge ovviamente tutti i soggetti che stanno dietro al brano musicale e che hanno in realtà, come si è visto sopra, una licenza in essere con Meta;

    la rimozione ha causato critiche da parte delle principali associazioni di categoria del settore culturale e musicale, fra cui la Federazione dell'industria musicale italiana (Fimi), l'associazione fonografi italiani (Afi), Confindustria Cultura, Cgil;

    il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, in occasione di un'audizione parlamentare tenutasi presso la VII Commissione della Camera dei deputati, il 16 marzo 2023, dichiarato: «I colossi transnazionali del digitale devono rispettare l'identità e la sovranità legislativa degli Stati. È sacrosanto difendere gli autori italiani e tutelare l'opera del loro ingegno, quella creatività che tanto valore ha nel mondo. Salvaguardare il frutto del lavoro autoriale è innanzitutto un principio etico, ancor prima che giuridico. Operare per difendere la creatività nazionale e l'immaginario italiano, poi, è un preciso mandato politico da onorare nei fatti. La indiscutibile libertà di mercato va esercitata all'interno di regole condivise e rispettate da tutti: è il fondamento di una convivenza pacifica e produttiva. La frontiera dell'innovazione non può e non deve essere il far west del terzo millennio. L'oceano della rete va alimentato di contenuti di cui va riconosciuta la giusta retribuzione, altrimenti è destinato a diventare un Mar Morto sterile e senza vita»,

impegna il Governo

ad adottare con urgenza tutte le iniziative di competenza affinché sia assicurata piena tutela al diritto d'autore nell'ambito dell'utilizzo dei contenuti protetti da parte dei prestatori di servizi di condivisione dei contenuti online e, in questo quadro, sia favorita la ripresa del negoziato fra il gruppo Meta e Siae.
(7-00078) «Mollicone».


   La X Commissione,

   premesso che:

    il mercato della distribuzione e della vendita al dettaglio di carburanti, che gioca un ruolo strategico per l'economia nazionale, con un valore che si aggira sui 45 miliardi di euro all'anno di fatturato complessivo e ingloba circa 80 mila lavoratori fra titolari, collaboratori e dipendenti, occupati presso oltre 22 mila impianti nella rete ordinaria e circa 450 aree di servizio autostradali, presenta numerose criticità che si stanno, ormai da tempo, riverberando su tutto il comparto, con una perdita di oltre il 50 per cento della redditività, anche per effetto della diminuzione delle vendite e dei margini operativi;

    tra il 2018 ed il 2019 si sono manifestati in tutta la loro drammaticità gli effetti della crisi del settore che, negli ultimi anni, ha registrato l'uscita dal mercato ovvero la cessione degli asset della distribuzione di importanti gruppi petroliferi, accelerando i processi di fusione tra marchi e un passaggio repentino da una logica industriale a logiche meramente finanziarie e talvolta speculative, spesso in mano a banche o fondi, crisi che gli anni di pandemia hanno ulteriormente acuito;

    le ragioni di questa crisi sono molteplici: una rete distributiva estremamente frammentata ed inefficiente, oltreché insicura in alcuni casi dal punto di vista ambientale, estrema parcellizzazione della proprietà dei punti vendita e riduzione della capacità di controllo e verifica sia degli operatori che della qualità dei prodotti commercializzati, il dilagare di comportamenti illegali nella commercializzazione di prodotti attraverso l'esenzione di imposta e accise, ingresso diretto della criminalità organizzata nella gestione della rete distributiva e commercializzazione di detti prodotti;

    come ampiamente denunciato anche dalle federazioni di categoria dei gestori, negli ultimi anni si è verificata una sensibile contrazione degli investimenti da parte degli operatori di settore, mentre la mancata razionalizzazione della rete distributiva (tanto in rete ordinaria che autostradale) ha determinato una massiccia frammentazione dell'offerta e un crollo della efficienza, con oltre il 30 per cento degli impianti ad erogato inferiore a 500 mila litri l'anno, e un conseguente crollo della marginalità e della sostenibilità economica dei punti vendita: si è infatti stimato che circa 7/8 mila impianti andrebbero ulteriormente chiusi per inefficienza e che, invece, restano aperti per gli alti costi di chiusura e bonifica;

    dai dati forniti dalle associazioni di settore si evince inoltre come sia molto diffusa l'illegalità fiscale: il 30 per cento del venduto sfuggirebbe all'imposizione fiscale per un valore stimato di circa 10-12 miliardi di euro di mancato introito per lo Stato; il traffico illecito di prodotti petroliferi ha assunto una rilevanza estremamente pesante e pericolosa; anche per quanto attiene alla regolarità contrattuale, si evidenziano comportamenti anti concorrenziali, violazioni della normativa sul lavoro e pratiche di «caporalato petrolifero», il ricorrente ricorso ad una contrattualistica fuori dalla normativa obbligatoria di settore e la precarizzazione e dequalificazione degli operatori;

    rafforzare il contrasto all'evasione, alla contraffazione e ai fenomeni di concorrenza sleale esistenti, prevenire le frodi Iva, favorire l'uso di nuove tecnologie nel controllo e nella tracciabilità del carburante in tutte le fasi della filiera dalla produzione, stoccaggio, trasporto fino alla commercializzazione, con il coordinamento e la pianificazione a livello centrale delle autorità e forze di controllo preposte, introdurre automatismi nel monitoraggio dei quantitativi di prodotto erogati dai diversi punti vendita e nelle comunicazioni della variazione di prezzo, in continuo durante le 24 ore, sono tutte possibili azioni, già individuate, che dovrebbero essere messe in campo all'interno di una misura organica di razionalizzazione ed efficientamento del settore;

    nella XVIII legislatura è stato approvato all'unanimità un atto di indirizzo volto alla razionalizzazione e all'ammodernamento della rete distributiva, con una revisione del piano e degli indirizzi di ristrutturazione della stessa su sedimi stradali ed autostradali, prevedendo la chiusura dei punti vendita obsoleti e inefficienti, accompagnata dall'erogazione di indennizzi per la bonifica ambientale e per l'effettivo e definitivo loro smantellamento e favorendo, ove possibile, la riconversione tecnologica, attraverso strumenti agevolativi, nonché l'ammodernamento della rete distributiva attraverso l'implementazione dei servizi alla mobilità elettrica: sarebbe quindi opportuno riprendere ed aggiornare questo lavoro attraverso il confronto tra le parti che riesca a definire un piano industriale che favorisca la razionalizzazione, l'ammodernamento e la riconversione tecnologica dell'intero settore;

    invece di proseguire nel percorso di razionalizzazione ed ammodernamento della rete distributiva, con il decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 marzo 2023, n. 17, il Governo, ad avviso dei firmatari del presente atto, ha voluto cercare inesistenti o residuali speculazioni da parte dei gestori per giustificare l'aumento dei prezzi alla pompa registrato nei primi mesi dell'anno, aumento dovuto invece alla mancata proroga dello sconto sulle accise che era stato voluto dal Governo Draghi da marzo 2022: un intervento inadeguato e senza efficacia alcuna nel controllo dei prezzi e nella tutela dei consumatori, addirittura controproducente a parere dell'Antitrust, secondo cui la diffusione del prezzo medio «rischia di ridurre la variabilità di prezzo in quanto potrebbe essere utilizzata dalle imprese per convergere automaticamente su un "prezzo focale" che ci si attende possa venire automaticamente seguito da tutti i distributori concorrenti, in quanto potrebbe fornire un parametro chiaro da seguire per evitare una "guerra di sconti" che andrebbe a beneficio ai consumatori»;

    tra le modifiche apportate durante l'esame della Camera, c'è la previsione che il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica verifichino, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, l'allineamento delle iscrizioni presenti nelle banche dati esistenti presso relativamente al settore della distribuzione dei carburanti (l'Anagrafe impianti, con dati sugli impianti autorizzati e l'Osservatorio prezzi che raccoglie i prezzi comunicati dai gestori): appare, tuttavia, necessario dare conseguenza all'allineamento tra le banche dati, prevedendo che siano individuati e segnalati, per le conseguenti sanzioni, alle autorità di vigilanza gli impianti presenti nell'anagrafe in possesso della pubblica amministrazione e non iscritti all'Osservatorio prezzi;

    è necessario contrastare le numerose e articolate criticità che sta affrontando il settore della distribuzione dei carburanti assumendo le opportune iniziative per riportare il necessario recupero di efficienza, produttività e, quindi, sostenibilità economica agli operatori tutelando, al contempo, i consumatori,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza per prevedere, anche eventualmente attraverso una revisione del vigente regime autorizzatorio volta a meglio qualificare i requisiti soggettivi ed oggettivi necessari all'esercizio della vendita al dettaglio di carburanti, un piano industriale che consenta la razionalizzazione e l'ammodernamento della rete distributiva, prevedendo la chiusura dei punti vendita obsoleti e inefficienti, accompagnata dall'erogazione di indennizzi per la bonifica ambientale e per l'effettivo e definitivo loro smantellamento e favorendo, ove possibile, la riconversione tecnologica, attraverso strumenti agevolativi, nonché l'ammodernamento della rete distributiva attraverso l'implementazione dei servizi alla mobilità elettrica anche nel rispetto degli obblighi e ai sensi della disciplina di attuazione della direttiva 2014/94/UE sulla realizzazione di infrastruttura per i combustibili alternativi o comunque a ridotto impatto ambientale;

   ad elevare i livelli di tutela e protezione sia delle condizioni lavorative che dell'esercizio di impresa degli operatori del settore, al fine di evitare situazioni di diffusa illegalità derivanti da inosservanza delle norme ed altresì da ipotesi di abuso di dipendenza economica nei rapporti tra i titolari degli impianti che sono altresì fornitori in regime di esclusiva e i gestori degli impianti, ai sensi dell'articolo 17 del decreto-legge n. 1 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, favorendo lo sviluppo di differenti tipologie contrattuali come previsto dall'attuale disciplina di settore, con particolare attenzione ai trattamenti minimi delle gestioni, nel caso anche di inosservanza della contrattazione;

   a rafforzare il contrasto, anche attraverso iniziative normative, all'evasione, alla contraffazione e ai fenomeni di concorrenza sleale esistenti, mediante la prevenzione delle frodi Iva, prevedendo il divieto dell'utilizzo delle «lettere di intento», l'estensione di misure di potestà investigativa e mediante uso di nuove tecnologie nel controllo e nella tracciabilità del carburante in tutte le fasi della filiera dalla produzione, stoccaggio, trasporto fino alla commercializzazione, con il coordinamento e la pianificazione a livello centrale delle autorità e forze di controllo preposte, ed introducendo altresì automatismi nel monitoraggio dei quantitativi di prodotto erogati dai diversi punti vendita e nelle comunicazioni della variazione di prezzo, in continuo durante le 24 ore;

   a utilizzare i dati dell'anagrafe degli impianti di distribuzione dei carburanti ai fini dell'individuazione degli impianti non registrati all'Osservatorio prezzi e della relativa segnalazione alle autorità di vigilanza.
(7-00079) «Peluffo, De Micheli, Di Biase, Gnassi, Orlando».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   SCERRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il rinnovo dell'accordo Stato-Regione siciliana del 2021, che permetterà alla regione di spalmare il disavanzo in dieci anni, ripropone il blocco a concorsi e assunzioni sino al 2031;

   alla ricognizione del personale al 31 dicembre 2021, l'organico era di 11.544 dipendenti, di cui l'1 per cento sotto i 40 anni e il 69 per cento (7.948 unità) tra i 51 e i 60 anni;

   già nel 2027, al termine della prossima legislatura regionale, a dicembre di quell'anno saranno andati in pensione almeno il 52 per cento dei dirigenti (420 pensionamenti su 807) e circa il 20 per cento dei dipendenti «ordinari» del comparto (2.118 su 10.800). A conti fatti 2.538 in totale;

   nei prossimi 7 anni il totale dei dipendenti che andrà in pensione sarà di 700 dirigenti (oltre l'85 per cento del totale) e 6.190 fra funzionari, istruttori e altri lavoratori con qualifiche minori (quasi il 60 per cento del totale);

   il personale regionale appare sempre più anziano e depauperato a causa dei pensionamenti;

   a venir meno saranno soprattutto tecnici e funzionari, che istruiscono e firmano i progetti, determinando inevitabilmente tempi ancora più lunghi per le pratiche e il rischio sempre più imminente che oltre alla paralisi dell'ordinaria amministrazione si perdano importanti opportunità legate alla programmazione comunitaria e alle risorse del Pnrr –:

   se nella previsione del suddetto blocco sia incluso anche il turn over e se non si ritenga opportuno valutare la possibilità di convocare, nel più breve tempo possibile, un tavolo tecnico-politico al fine di rimettere in discussione l'accordo e scongiurare, in tal modo, il blocco delle attività amministrative e i rischi di cui in premessa.
(4-00725)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 1998 inizia il dramma di Enrico Forti, noto come «Chico», accusato negli Stati Uniti d'America dell'omicidio di Dale Pike a Sewer Beach a Miami, in Florida e poi ritenuto colpevole di omicidio da una giuria popolare della Dade County di Miami e condannato all'ergastolo il 15 giugno 2000, senza possibilità di liberazione anticipata;

   nel dicembre 2019, Chico Forti ha manifestato la volontà di essere trasferito in Italia ai sensi dell'articolo 10 della Convenzione di Strasburgo del 1983;

   in data 23 dicembre 2020 è stata accolta istanza da parte del Governatore della Florida, Ron De Santis, di Chico Forti per avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia, a condizione che l'interessato continui a scontare la pena;

   il Dipartimento di giustizia statunitense, in data 21 dicembre 2021, ha confermato l'avvio dell'iter per il rilascio del nulla osta definitivo all'estradizione, precisando in seguito che il trasferimento autorizzato dal Governatore della Florida era condizionato alla completa esecuzione in Italia della pena dell'ergastolo per il detenuto;

   l'ex Ministro della giustizia, Marta Cartabia, ha fornito al riguardo le necessarie assicurazioni al governatore De Santis e al Dipartimento di giustizia americana;

   l'ex Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e l'ex Ministero della giustizia hanno avviato contatti formali con l'amministrazione Biden e in particolare con il segretario Blinken, a cui si aggiunge la missione a Washington dell'ex Ministro della giustizia;

   da parte americana, il Dipartimento di giustizia, chiamato a confermare l'autorizzazione del 23 dicembre 2020, ha sottolineato la serietà e la genuinità delle garanzie fornite dall'Italia al Governatore della Florida al fine di sciogliere la riserva sul trasferimento di Chico Forti;

   allo stato attuale non si hanno più notizie ufficiali sullo stato del procedimento di trasferimento di Chico Forti, se non che egli si trova attualmente, come confermato dall'ambasciata italiana a Washington, in un penitenziario dal quale avverrebbe il trasferimento –:

   quali siano, ad oggi, le motivazioni del mancato trasferimento e quali iniziative, per quanto di competenza, il governo stia ponendo in essere al fine di rimuovere gli ostacoli politici o burocratici che stanno impedendo il trasferimento in patria del connazionale e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire un celere trasferimento in Italia di Chico Forti.
(3-00281)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il parassita Toumeyella Parvicornus o Cocciniglia Tartaruga, descritto dal Comitato fitosanitario nazionale come molto aggressivo e con riproduzione esponenziale, dopo essere approdato nel 2014 dall'America in Campania, lasciando dietro di sé la devastazione del patrimonio arboreo, dal 2018 è arrivato nel Lazio ponendo a rischio oltre 1 milione di pini domestici cresciuti lungo il litorale laziale e nella città di Roma, la cui perdita determinerebbe un danno enorme dal punto di vista paesaggistico, ambientale ed economico;

   nel corso del 2020 l'infestazione si è estesa in modo considerevole interessando quasi tutti i quartieri di Roma, colpendo la pineta litoranea della Riserva Statale del litorale Romano, sia di Roma che di Fiumicino, l'Appia Antica, Ostia, Ostia Antica, Castel Fusano, la zona dell'Eur, la Cristoforo Colombo, l'Area Archeologica Centrale, i pini presenti nei parchi pubblici storici, come Villa Borghese, Villa Pamphili, Villa Glori, Villa Ada oltre che vaste zone come, il Pineto, Saxa Rubra, il parco di Veio, l'Aventino e molti altri numerosi viali e consolari;

   il 3 giugno 2021 viene pubblicato il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali recante «Misure fitosanitarie di emergenza ai fini del contrasto dell'organismo nocivo Toumayella Parvicornus», in base al quale sono affidati ai Servizi fitosanitari regionali, nei relativi territori di competenza, le attività di indagine per l'accertamento della presenza del parassita, l'istituzione di aree delimitate e la definizione delle relative misure di eradicazione obbligatorie e di contenimento da adottare;

   la diffusione esponenziale del parassita in aree estese dell'ambiente urbano e nelle pinete litoranee, pone l'impossibilità di agire con interventi chimici in chioma e l'assenza di antagonisti naturali efficaci, già valutati in altre zone d'Italia (Garonna et al., 2018) ha spinto la ricerca per l'attuazione di possibili di programmi di controllo biologico classico;

   gli stessi Servizi fitosanitari suggeriscono l'applicazione di trattamenti appropriati, con l'impiego del metodo di endoterapia, come suggerisce la valutazione a breve termine del trattamento endoterapico attuato dal Centro di ricerca Crea per la protezione e certificazione fitosanitaria, che ha constatato come l'endoterapia rappresenti probabilmente la misura immediata per limitare i danni da Toumeyella Parvicornus in ambienti urbani mediterranei;

   l'ispezione visiva degli alberi trattati ha dimostrato che la tecnica di iniezione utilizzata con questo metodo (nuovo metodo Corradi) non ha causato lesioni della corteccia attribuibili alla perforazione del tronco e comunque l'approccio endoterapico richiede tempo e lavoro e comporta ingenti risorse per coprire grandi aree come quelle di una metropoli, essendo necessarie misure di controllo estese;

   recentemente è stato denunciato dai comitati e dalle associazioni ambientaliste la devastazione della Pineta di Castel Fusano, con l'abbattimento di centinaia migliaia di pini e potature invasive senza tenere conto delle indicazioni ministeriali, che consigliavano potature di sola rimonda del secco;

   le potature e gli alberi abbattuti sono stati trasportati in altri luoghi contribuendo a peggiorare l'espansione del parassita, mentre il decreto obbliga a distruggere in loco o in aree prestabilite le piante abbattute;

   perdere un milione di alberature significherebbe modificare il clima, aumentare l'inquinamento atmosferico, anticipando la desertificazione dei luoghi –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di intervenire con urgenza, con iniziative di propria competenza, per scongiurare tale disastro ambientale, con opportune risorse finanziarie da destinare ai comuni e ai Servizi fitosanitari regionali per la sperimentazione e l'esercizio di metodi di cura e sostituzione delle piante e per garantire la piena efficienza delle strutture operative territoriali, in grado di far fronte con efficacia al controllo dei patogeni e dei parassiti delle piante e per la lotta alla loro diffusione al fine di tutelare il patrimonio arboreo e paesaggistico del nostro Paese.
(4-00727)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta orale:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO, CASO, DI LAURO, AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta dagli organi di stampa, durante i lavori per la messa in sicurezza della strada provinciale n. 562, Mingardina, in prossimità della spiaggia del Mingardo a Marina di Camerota, nel cuore del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, sono stati fatti esplodere 30 mila chili di esplosivo, in assenza delle necessarie perizie geologiche, polverizzando una falesia di inestimabile valore ambientale, naturale e paesaggistico;

   l'intervento è stato effettuato con il solo nulla osta della prefettura di Salerno e senza tenere conto delle richieste di chiarimento pervenute dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, con le quali si evidenziava l'esigenza di ricondurre ogni intervento al rispetto della Direttiva 92/43 CEE «Habitat» in materia di valutazione e alle misure di conservazione del sito Natura 2000;

   le falesie e le grotte di Camerota, quali componenti qualificanti il paesaggio culturale del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, sono state iscritte nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco per l'eccezionale testimonianza offerta dalla presenza dell'uomo nel sito dalla preistoria più antica all'età moderna; alla luce di questa situazione, Dario Vassallo, presidente della «Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore», ha inviato una missiva allo stesso Unesco, al Ministero della cultura e al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica per chiedere chiarimenti;

   oltre all'intervento del presidente della fondazione Vassallo, che ha preannunciato l'intenzione di costituirsi in sede civile in caso di intervento della magistratura, è stato inviato un esposto al Prefetto di Salerno nel quale sono state evidenziate numerose criticità procedurali e di merito nella decisione assunta dall'amministrazione comunale di Camerota; in particolare viene evidenziato che, una volta adottati i necessari interventi per scongiurare pericoli per la pubblica incolumità, sarebbe stato necessario un adeguato approfondimento sulle modalità di intervento, individuando quelle maggiormente rispettose del paesaggio, dell'ambiente e degli ecosistemi;

   gli interventi di ripristino dell'arteria stradale sono stati anche oggetto di un esposto alla magistratura –:

   se il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica non intenda attivarsi al fine di valutare se l'intervento realizzato abbia arrecato un danno al paesaggio e all'ambiente e per verificare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità;

   se i Ministri interrogati siano informati sui lavori di ripristino e messa in sicurezza della strada provinciale Mingardina, se siano a conoscenza delle modalità adottate per la realizzazione dell'intervento e se non ritengano di doversi attivare, anche attraverso l'avvio di un tavolo tecnico di coordinamento con tutti gli enti interessati, al fine di individuare la soluzione più adeguata per garantire il celere ripristino della viabilità di collegamento senza provocare conseguenze negative per il territorio e l'ambiente.
(3-00278)


   BONELLI, EVI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI, ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 20 marzo 2023, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha pubblicato la sintesi del suo sesto rapporto sulla crisi climatica, dove l'Italia viene indicata tra i Paesi più vulnerabili alle conseguenze degli sconvolgimenti climatici;

   durante la Conferenza sul clima di Glasgow (Cop26), 34 Paesi, tra cui l'Italia, e cinque istituzioni finanziarie pubbliche avevano firmato un accordo che li impegnava a terminare gli investimenti pubblici internazionali nei combustibili fossili entro la fine del 2023;

   le strategie fin qui adottate dall'Italia continuano però a confermarsi tra le meno coerenti e rispettose degli impegni presi alla Cop26. Purtroppo il «Sistema-Italia», continua a basarsi sul triangolo tra finanza privata, industria fossile e finanza pubblica;

   il Governo italiano e la sua Agenzia di credito all'esportazione Sace – come si legge in un documento pubblicato da ReCommon, l'associazione che promuove campagne e iniziative per sottrarre le risorse naturali alla finanza e al mercato – si rimangiano di fatto gli impegni presi alla Cop26, continuando a finanziare progetti di carbone, petrolio e gas all'estero almeno fino al 2028. I progetti in fase di valutazione, se realizzati produrrebbero 3,5 volte le emissioni di CO2 annuali dell'Italia, per un totale di 1,2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica;

   vale la pena ricordare che Sace si colloca al primo posto in Europa tra i finanziatori pubblici dell'industria fossile. Tra il 2016 e il 2021, Sace ha emesso garanzie per i settori del petrolio e del gas pari a 13,7 miliardi di euro;

   la strategia italiana prevede l'abbandono del supporto alla filiera del carbone a partire dal maggio del 2021, mentre l'interruzione graduale dei finanziamenti al settore del petrolio è prevista entro il 2024. Ma per il gas il programma è molto diverso. «La priorità nel phase-out è stata data alla generazione di energia attraverso i combustibili fossili e alla catena di valore del petrolio. Le altre fasi della filiera del gas saranno gradualmente dismesse alla luce del ruolo che il combustibile può svolgere nella transizione (...); grazie a queste eccezioni, Sace può giustificare il suo supporto al settore del gas. Il finanziamento a progetti di centrali elettriche a metano continuerà fino al 2023, mentre l'esplorazione e l'estrazione saranno supportate fino al 2026». Per i progetti di trasporto e stoccaggio, invece, la data ultima non è proprio menzionata perché deve essere «ancora definita». Una formula che sembra voler dire «per sempre»;

   come ricorda un articolo del quotidiano Domani del 23 marzo 2023, «sembra che questa politica sia un regalo alle multinazionali energetiche e alle istituzioni finanziarie, a cui il Governo italiano fa da sponda per trasformare l'Italia in hub mediterraneo del gas. Hub per rivenderlo ad altre multinazionali o Paesi, non per le necessità del tessuto produttivo italiano»;

   giova sottolineare che il presidente del Consiglio di amministrazione di Sace è il dottor Filippo Giansante, che è anche membro del Consiglio di amministrazione dell'Eni. Peraltro Eni ha già ricevuto la garanzia di Sace per Coral South, il progetto avviato da Eni per lo sviluppo delle risorse di gas scoperte al largo del Mozambico –:

   se non si ritenga che l'azione del Governo e della Sace di conferma dei sussidi pubblici al comparto fossile contrasti palesemente con gli impegni presi in sede di Cop26;

   se non si intenda avviare le necessarie iniziative di competenza per interrompere gli investimenti pubblici e le garanzie Sace per progetti esteri legati all'estrazione e al trasporto di combustibili fossili;

   se non si ravvisi un potenziale conflitto di interessi laddove il presidente del Cda di Sace è anche membro del Cda dell'Eni.
(3-00280)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IAIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   più volte, le associazioni che rappresentano gli agricoltori hanno evidenziato il reale rischio di desertificazione connesso alla mancanza di piogge, ma anche all'assenza di infrastrutture adeguate per affrontare questa criticità;

   se ciò è vero in tutto il territorio nazionale, lo è in particolare, e qui lo si segnala, in località Monteparano, un comune in provincia di Taranto. Qui permane, senza che sia mai entrato in funzione, un invaso denominato Pappadai, che insiste nel territorio di Monteparano, Fragagnano e Taranto e che rappresenta una tra le principali opere idriche del sud Italia;

   progettato negli anni '80, inizialmente gestito dall'Arneo e poi, dal 2011, commissariato dalla regione Puglia, è costato centinaia di milioni di euro al bilancio dello Stato, quindi alla collettività;

   la diga dell'invaso Pappadai potrebbe contenere circa 20 milioni di metri cubi d'acqua e irrigare 7.200 ettari di campagne, ovvero la gran parte della superficie agricola utilizzabile del Salento, attraverso un sistema di tubature, anch'esso già realizzato;

   l'acqua sarebbe dovuta arrivare dal fiume Sinni, ma questo non è mai avvenuto perché in gran parte utilizzata dall'impianto siderurgico – ex Ilva – che, a sua volta, avrebbe invece dovuto servirsi dell'acqua proveniente dai due depuratori di Taranto «Gennarino-Bellavista»;

   ad oggi, nonostante la gravissima siccità in atto che è causa dell'attuale emergenza idrica, il Pappadai non è ancora entrato in funzione –:

   quale sia lo stato attuale dell'opera, quali iniziative di competenza intenda porre in essere per metterla in funzione, in raccordo con la regione Puglia, al fine di avviare la Diga, e se sia stata verificata la natura del materiale utilizzato per la realizzazione delle tubature sottostanti, scongiurando così in futuro il rischio di utilizzare infrastrutture obsolescenti a cui si aggiunge il danno potenziale e verificabile rappresentato dalla loro realizzazione facendo ricorso a materiali che nel tempo si sono rivelati dannosi per l'uomo, la natura, l'ambiente, come l'amianto.
(5-00600)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 914, della legge di bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), apporta alcune modifiche – migliorative e vantaggiose per le micro e piccole imprese – alla disciplina del microcredito inteso come attività di concessione di finanziamenti di limitato ammontare, rivolta a soggetti non «bancabili», con la finalità di favorirne l'inclusione sociale e finanziaria;

   in particolare, modificando l'articolo 111 del Testo unico bancario – Tub (decreto legislativo n. 385 del 1993), eleva da 40.000 a 75.000 euro l'importo massimo di credito concedibile per le operazioni di lavoro autonomo e di microimprenditorialità. Inoltre, consente agli intermediari di microcredito di concedere finanziamenti a società a responsabilità limitata senza l'obbligo di assistenza di garanzie reali, nell'importo massimo di 100.000 euro e prevede che le disposizioni di rango secondario individuino una durata ai finanziamenti fino a 15 anni, escludendo altresì le limitazioni riguardanti i ricavi, il livello di indebitamento e l'attivo patrimoniale dei soggetti finanziati;

   lo stesso articolo 111 del Tub, al comma 5, affida al Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia, il compito di emanare le relative disposizioni attuative – in particolare prevedendo comunque una durata dei finanziamenti fino a quindici anni, sia al fine disciplinare i requisiti concernenti i beneficiari sia le forme tecniche dei finanziamenti;

   ad oggi tali disposizioni attuative non risultano però emanate e le modifiche al Tub, che avrebbero dato sostegno alle micro e piccole imprese italiane, sono rimaste soltanto sulla carta –:

   quale sia lo stato di attuazione delle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 914, della legge di bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), a sostegno delle micro e piccole imprese italiane, e quali iniziative si intenda assumere al riguardo al fine di rafforzare lo strumento del microcredito in Italia.
(5-00599)


   FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   con la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019), articolo 1, commi da 35 a 50, il legislatore italiano ha introdotto l'imposta sui servizi digitali (di seguito anche Isd);

   l'ambito di applicazione soggettivo dell'imposta sui servizi digitali è caratterizzato da un duplice criterio identificativo: lo svolgimento di attività d'impresa e il contestuale superamento di due soglie dimensionali. In particolare, quanto a quest'ultimo profilo, si richiede che l'esercente l'attività d'impresa, singolarmente o a livello di gruppo, consegua un ammontare complessivo di ricavi ovunque realizzati non inferiore a 750.000.000 euro (cosiddetta «prima soglia») e un ammontare di ricavi derivanti da servizi digitali realizzati nel territorio dello Stato non inferiore a 5.500.000 euro (cosiddetto «seconda soglia»);

   per servizi digitali la norma indica che sono tali quei servizi che: veicolano su un'interfaccia digitale pubblicità mirata agli utenti della medesima interfaccia; mettono a disposizione degli utenti un'interfaccia digitale multilaterale per contatti e interazioni tra loro, anche al fine di facilitare la fornitura diretta di beni o servizi; permettono la trasmissione di dati raccolti da utenti e che sono originati dall'utilizzo di un'interfaccia digitale;

   con il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 15 gennaio 2021 sono state definite le modalità applicative dell'imposta;

   con la circolare n. 3 del 23 marzo 2021, l'Agenzia delle entrate ha fornito ulteriori chiarimenti interpretativi in merito al funzionamento dell'imposta;

   con il decreto-legge n. 41 del 22 marzo 2021, i termini per il versamento dell'imposta e per la presentazione della relativa dichiarazione, originariamente fissati al 16 febbraio e al 31 marzo dell'anno solare successivo a quello in cui si verifica il presupposto per l'applicazione dell'imposta, sono stati fissati al 16 maggio per il versamento dell'imposta e al 30 giugno per la presentazione della relativa dichiarazione;

   alla data del 26 maggio 2021 (come dichiarato dal Ministero dell'economia e delle finanze in risposta all'interrogazione 3-02296 del 25 maggio 2021), sono stati ripartiti i versamenti effettuati con modello F24 fino al 17 maggio 2021, per un importo di 98 milioni di euro da parte di 49 soggetti, 40 società di capitali e 9 soggetti non residenti, e sono stati rilevati dalla Ragioneria generale dello Stato bonifici effettuati direttamente in Tesoreria per un importo di 135 milioni di euro. Complessivamente, quindi, in sede di prima applicazione dell'imposta sui servizi digitali è stato conseguito un gettito per il 2020 pari a 233 milioni di euro;

   dal punto di vista dell'impatto finanziario, la relazione tecnica al provvedimento aveva stimato un maggior gettito pari a 708 milioni su base annua;

   è indispensabile avere un aggiornamento in merito ai profili applicativi dell'imposta e al gettito conseguito anche in relazione alle prossime decisioni da adottarsi in conseguenza della prossima adozione della normativa di recepimento della direttiva UE 2022/2523 in materia di Global Minimum Tax –:

   con riferimento ai periodi d'imposta 2020, 2021 e 2022, quali siano i dati relativi ai soggetti che hanno adempiuto a tale obbligo fiscale e quanto gettito abbia prodotto il pagamento dell'imposta, distinguendo:

    a) il numero di soggetti per tipologia giuridica, differenziando i residenti e non residenti e indicando, per questi ultimi, anche lo Stato estero di provenienza;

    b) l'ammontare di ricavi ovunque realizzato distinto per tipologia di servizi (lettere a), b) e c) dell'articolo 1, comma 37, della legge di bilancio 2019);

    c) per ogni tipologia di servizi, la percentuale rappresentativa collegata al territorio dello Stato e il totale dei ricavi tassabili;

    d) l'ammontare dell'imposta versata distinta per tipologia di servizi e tipologia di soggetti.
(5-00603)


   FENU. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   dal 2021 si stanno moltiplicando le sentenze di primo grado dei giudici del lavoro secondo i quali la compensazione di debiti previdenziali con crediti di natura fiscale sarebbe preclusa nel nostro ordinamento;

   il principio sopra enunciato viene affermato in conseguenza di una interpretazione restrittiva dell'articolo 17, comma 1, del decreto legislativo n. 241 del 1997, il quale recita: «I contribuenti eseguono versamenti unitari delle imposte, dei contributi dovuti all'INPS e delle altre somme a favore dello Stato, delle regioni e degli enti previdenziali, con eventuale compensazione dei crediti, dello stesso periodo, nei confronti dei medesimi soggetti»;

   nelle sentenze del Tribunale di Milano sezione lavoro n. 2207 del 19 ottobre 2021 e n. 7823/2022, e del Tribunale di Brescia sezione lavoro n. 1251 del 22 febbraio 2022, si afferma che la locuzione «nei confronti dei medesimi soggetti» sia riferita agli enti e non al contribuente e, in conseguenza di ciò, si asserisce che sia possibile compensare solo importi facenti capo al medesimo ente;

   in realtà, l'espressione «nei confronti dei medesimi soggetti» deve essere riferita al singolo contribuente, come confermato dalla legge delega di cui il citato decreto legislativo n. 241 del 1997 è attuativo, ovvero la legge n. 662 del 1996, che alla lettera b), comma 134, articolo 3, invita il legislatore a procedere all'«unificazione dei criteri di determinazione delle basi imponibili fiscali e di queste con quelle contributive e delle relative procedure di liquidazione, riscossione, accertamento e contenzioso; effettuazione di versamenti unitari, anche in unica soluzione, con eventuale compensazione, in relazione alle esigenze organizzative e alle caratteristiche dei soggetti passivi, delle partite attive e passive, con ripartizione del gettito tra gli enti a cura dell'ente percettore»;

   la frase «ripartizione del gettito tra gli enti a cura dell'ente percettore», riferita alle «compensazioni delle partite attive e passive», introduce inequivocabilmente l'ammissibilità della compensazione tra debiti e crediti di diversa natura, il cui importo dovrà poi essere distribuito tra gli enti (creditori) ad opera dell'ente percettore (debitore);

   inoltre, nella circolare n. 101 del 19 maggio 2000, il Ministero dell'economia e delle finanze ha rappresentato che, in caso di indebita compensazione di debiti previdenziali con crediti tributari, il contribuente potrà avvalersi dell'istituto del ravvedimento, versando l'importo di indebito credito maggiorato di interessi e sanzioni, e non anche, invece, il debito previdenziale, il quale è definitivamente assolto dal «giroconto» effettuato dall'Erario a beneficio dell'Inps, così come indicato nella risoluzione;

   anche la risoluzione dell'Agenzia delle entrate n. 452 del 2008 statuisce che «nell'ipotesi di compensazione del credito tributario con debiti previdenziali, mediante mod. F24, il sistema informativo procede automaticamente all'imputazione della somma nella contabilità dell'ente beneficiario (Inps), contro addebito a carico dell'ente depositario del credito (Erario)» –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative volte a chiarire la portata applicativa dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 241 del 1997, eventualmente anche per mezzo di circolari o norme di interpretazione autentica, confermando la compensazione dei credi vantati dal medesimo contribuente con debiti di differente natura, anche appartenenti a diversi enti, come affermato da precedenti circolari e dalla consolidata prassi applicativa dell'istituto.
(5-00605)


   MATERA, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il disegno di legge delega al Governo per la riforma fiscale, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 marzo, 2023 rappresenta un elemento chiave del programma dell'Esecutivo Meloni, volto al rilancio strutturale dell'Italia sul piano economico e sociale, mediante la riduzione del carico fiscale e l'individuazione di meccanismi tributari di sostegno alle famiglie e le imprese;

   il provvedimento al riguardo, è stato giudicato favorevolmente dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, attraverso il presidente de Nuccio, il quale ha evidenziato come rappresenti un progetto ambizioso e strutturale, considerato che interviene su tutti i principali aspetti del sistema tributario;

   a tal fine, gli interroganti evidenziano come – per quanto risulta dal sito del Governo – il contenuto del disegno di legge delega sancisca per la prima volta il principio della neutralità fiscale delle aggregazioni, con riferimento alla riorganizzazione degli studi professionali, il cui obiettivo è volto a sospendere il prelievo fiscale per tutte le operazioni straordinarie degli studi professionali, in particolare per chi evolve verso forme societarie, ad esempio il passaggio tra studio associato di professionisti a società di capitale (società tra professionisti - Stp);

   in tale ambito, il Cndcec rileva che, con riferimento alla suesposta norma, potrebbero sorgere alcune criticità, in relazione all'interpretazione sulla non imponibilità del valore dei beni, crediti, clientela o elementi immateriali comunque riconducibili all'attività professionale;

   in termini più espliciti, i commercialisti evidenziano come un semplice cambio di veste giuridica, non può far sorgere base imponibile, in quanto rappresenta un principio già valido in ambito societario, che tuttavia deve valere anche in ambito professionale; la neutralità fiscale delle operazioni progressive di trasformazione deve essere realizzata pertanto, con una norma di interpretazione autentica, in quanto considerata alla stregua di un chiarimento di regole già esistenti, oltre che valida per le operazioni in corso;

   a giudizio del Cndcec proprio la neutralità fiscale, potrebbe spingere finalmente i professionisti fuori dall'atomismo degli studi individuali, in quanto tale decisione normativa, rappresenta attualmente una barriera da rimuovere, al fine di avviare le aggregazioni degli studi professionali, essenziali per la sopravvivenza dell'attività;

   i numeri censiti da Infocamere, secondo quanto risulta da un articolo del quotidiano «Il Sole 24 Ore» del 20 marzo 2023 confermano a tal fine che, se negli ultimi due anni le Stp sono cresciute del 47 per cento, restano tuttavia ancora numericamente modeste (attualmente poco più di sei mila) come anche le dimensioni: più della metà, ha un capitale di 10 mila euro e quasi nove società su dieci si collocano nella fascia da uno a nove dipendenti;

   le suesposte osservazioni, a giudizio degli interroganti, risultano nel complesso condivisibili e si inseriscono all'interno di un rapporto tra la categoria dei commercialisti e il Ministero interrogato, di reciproca partecipazione e di costante interlocuzione preventiva, volte a semplificare il quadro regolatorio fiscale e ridurre la pressione fiscale per sostenere le imprese e le famiglie;

   la necessità di chiarire possibili dubbi interpretativi sulla non imponibilità del valore dei beni o elementi immateriali comunque riferibili all'attività professionale, per le operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali, risulta pertanto necessaria, ad avviso degli interroganti, al fine di definire con maggiore efficacia, la disposizione contenuta nel disegno di legge delega per la riforma fiscale e garantire pertanto una certezza normativa opportuna, considerando peraltro il momento storico in cui l'aggregazione appare un processo quasi necessario come leva strategica di sviluppo degli studi professionali –:

   se il Ministro in indirizzo, condivida le osservazioni riportate in premessa;

   in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda intraprendere, al fine di stabilire che la neutralità fiscale delle operazioni progressive di trasformazione tra le Stp sia realizzata attraverso una norma di interpretazione autentica.
(5-00606)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   PORTA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'ex colonnello Pedro Antonio Mato Narbondo è uno dei 14 militari sudamericani (uruguaiani e cileni) ad essere stato definitivamente condannato dalla Corte di cassazione di Roma il 9 luglio 2021 per crimini commessi nell'ambito dell'«Operazione Condor»;

   Mato Narbondo è stato condannato all'ergastolo per aver partecipato, in qualità di ufficiale e soldato del SID, agli omicidi di quattro cittadini italo-uruguaiani avvenuti in Argentina tra l'8 e il 9 giugno 1976: Armando Bernardo Arnone Hernandez, Gerardo Gatti, Juan Pablo Recagno Ibarburu e María Emilia Islas Gatti de Zaffaroni;

   Mato Narbondo è ricercato a livello internazionale sulla base del mandato di esecuzione emesso il 13 luglio 2021 dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte d'appello di Roma per l'esecuzione della condanna all'ergastolo resa definitiva e inappellabile il 9 luglio 2021;

   il 30 dicembre 2021 è stata presentata la richiesta di estradizione di Mato Narbondo sulla base del Trattato di estradizione tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Federativa del Brasile, firmato a Roma il 17 ottobre 1989;

   il 17 febbraio 2022 la richiesta di estradizione di Pedro Antonio Mato Narbondo, che nel 2003 ha acquisito la cittadinanza brasiliana – per discendenza materna – e risiede nello Stato di Rio Grande do Sul, è stata respinta sulla base dell'articolo 5 della Costituzione Federale della Repubblica Federativa del Brasile che vieta l'estradizione di cittadini brasiliani;

   di fronte all'impossibilità di estradare un cittadino brasiliano, con «Nota Verbale» n. 177 del 7 dicembre 2022 l'Ambasciata d'Italia a Brasilia – in esito alla nota del Ministero della giustizia del 30 novembre 2022 – ha formalizzato alle competenti autorità brasiliane la richiesta per l'esecuzione in Brasile della pena irrogata in Italia a carico del cittadino brasiliano Pedro Antonio Mato Narbondo, sulla base della legge n. 13.445 del 2017 nonché nell'articolo 6 del Trattato bilaterale di estradizione tra Italia e Brasile;

   il 27 febbraio 2023, la Presidente del Superior tribunal de Justica (Stj) del Brasile, Maria Thereza de Assis Moura, ritenendo che la richiesta italiana soddisfacesse i requisiti legali per avviare il procedimento per l'esecuzione in Brasile della pena, ha emesso l'ordinanza di omologazione della decisione estera n. 8001 – ex (2023/0054652-7) (visualizzabile sul sito web del Stj – numero HDE 8001) richiedendo alla Procuradoria-Geral da Republica di comunicare l'indirizzo dell'imputato e promuovendo la citazione dello stesso ai sensi dell'articolo 216-H del Regolamento interno del Tribunale Superiore di Giustizia;

   nell'ordinanza del Superior tribunal de Justica viene precisato che, nel caso la richiesta italiana di esecuzione della pena in Brasile venisse accolta, sarà inevitabile procedere alla commutazione della condanna all'ergastolo in quanto inammissibile secondo la legge brasiliana (CF, articolo 5 XLVII «b»);

   l'avvocato di Mato Narbondo, Julio Martin Favero, nel corso di una recente intervista rilasciata a «Operamundi» ha dichiarato di «non credere» che la giustizia brasiliana procederà all'esecuzione della pena poiché, a suo avviso, «il reato è già prescritto nel Paese» –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Governo italiano intenda intraprendere a seguito dell'ordinanza di omologazione della decisione estera n. 8001 – ex (2023/0054652-7) del Superior tribunal de Justica (Stj) al fine dell'effettiva esecuzione in Brasile della pena irrogata a carico del cittadino brasiliano Pedro Antonio Mato Narbondo.
(4-00729)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 marzo 2023 una folta delegazione dei lavoratori del gruppo Natuzzi degli stabilimenti pugliesi e lucani ha manifestato presso la sede del Ministero chiedendo il rispetto degli impegni assunti con l'accordo di programma e il piano industriale del 2022;

   si tratta di circa 2.000 lavoratori coinvolti complessivamente, dipendenti di un brand molto noto e importante nel settore del mobile imbottito made in Italy;

   le organizzazioni sindacali hanno ottenuto la convocazione di un incontro ministeriale il prossimo 9 maggio 2023 per affrontare le attuali criticità presenti che destano molta preoccupazione circa le prospettive di rilancio del gruppo e le possibili ripercussioni occupazionali;

   le segreterie sindacali hanno posto in evidenza la necessità dello sblocco delle risorse da parte di Invitalia, ma chiedono garanzie precise sul mantenimento dei livelli occupazionali e la proroga del contratto di espansione –:

   in vista del prossimo 9 maggio 2023, quali iniziative intenda assumere il Governo in raccordo con tutti gli altri soggetti istituzionali ed economici presenti nella cabina di regia, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e rilanciare una delle realtà produttive più importanti del Mezzogiorno.
(5-00601)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MILANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dalla fine del 2020, i principali materiali da costruzione hanno subìto aumenti di prezzo eccezionali;

   nel 2022 si è registrata un'ulteriore forte accelerazione del fenomeno, anche per effetto della guerra in Ucraina, fatto che mette ulteriormente e fortemente a rischio i cantieri italiani, a cominciare da quelli previsti e finanziati con i fondi del Pnrr;

   gli aumenti registrati vanno da un minimo del 20 per cento per giungere sino al 40 per cento dell'originario valore di mercato registrato al momento della stipulazione del contratto;

   per affrontare efficacemente questa situazione, il Governo ha adottato alcune misure nel corso dell'ultimo anno. Queste misure rimangono, tuttavia, in gran parte inattuate o hanno tempi di realizzazione troppo lunghi rispetto all'emergenza in corso;

   solo in rari casi, infatti, le imprese appaltatrici hanno ricevuto il pagamento delle somme anticipate per assicurare la regolare prosecuzione dei lavori nei cantieri pubblici;

   questa situazione sta creando, alle imprese interessate dal fenomeno, grandi difficoltà economico-finanziarie, in particolare grande difficoltà nel reperire la liquidità necessaria alla vita dell'impresa;

   ciò potrebbe portare al blocco dei cantieri, pur essendo stati approvati diversi provvedimenti, dal Governo Draghi prima e dal Governo Meloni poi, contenenti norme per assicurare lo stanziamento delle risorse necessarie. Si ricorda che, sino ad oggi, gli stanziamenti complessivi ammontano a circa 3 miliardi di euro, previsti proprio per far fronte all'abnorme aumento dei prezzi dei materiali necessari alla realizzazione delle opere;

   all'interrogante risulta che, relativamente al secondo semestre 2021, conseguentemente agli stanziamenti previsti dalla legge 30 dicembre 2021 n. 234 – legge di bilancio 2022, siano stati erogati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti solo il 13 per cento dei fondi complessivi previsti per il periodo gennaio-luglio 2022. Dei fondi per il periodo gennaio-luglio 2022 previsti dall'articolo 26, comma 4, lettere a) e b) del decreto-legge n. 50 del 2022, più noto come «decreto aiuti», risulterebbe erogato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti solo il 2 per cento del totale dell'ammontare autorizzato alla spesa. Infine, per i fondi relativi al periodo agosto-dicembre 2022, nel «decreto aiuti», ci si sarebbe limitati a dare inizio all'istruttoria, senza aver erogato nessun ammontare –:

   se le risorse effettivamente stanziate, riportate in premessa, siano esatte, quale sia l'attuale e reale ammontare delle richieste pervenute, nonché il loro valore complessivo, quante di queste siano state evase e per quale importo, infine quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato per accelerare le procedure di erogazione dei fondi correttamente richiesti dalle stazioni appaltanti.
(5-00602)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO, SCOTTO e DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Quarona è un comune della provincia di Vercelli di circa 3800 abitanti, amministrato dal Francesco Pietrasanta esponente della Lega;

   nei giorni scorsi diversi giornali locali hanno riportato la notizia che il sindaco ha promosso un corso di difesa personale;

   detto corso sarà rivolto a tutti i cittadini residenti, in età compresa tra i 16 e i 65 anni e sarà – per i fruitori – interamente gratuito;

   il corso si svolgerà nella palestra di una scuola elementare e – da come recita il manifesto apparso sul web – si insegneranno, nel corso delle 4 lezioni, «tecniche di difesa attive e passive, prevenzione e consapevolezza»;

   i manifesti sono accompagnati anche da uno slogan che pare essere una vera e propria provocazione; infatti è scritto testualmente: «La miglior difesa contro squadristi, anarchici e delinquenti sono gli schiaffi educativi e non le manifestazioni»;

   dopo le svariate critiche arrivate al sindaco, a causa dell'iniziativa, le dichiarazioni rese sembrano – a parere degli interroganti – essere ancor peggio; infatti il sindaco dichiara: «Saper difendere sé stessi e i propri cari e soprattutto capire quando agire non è un'aggressione, è un diritto e un dovere di tutti! Non sempre è possibile denunciare immediatamente alla Forze dell'Ordine un abuso o una prepotenza (...) Se i delinquenti sapessero che tutti noi fossimo pronti a dare uno “schiaffo educativo” se messi in pericolo, ci penserebbero due volte a delinquere!»;

   il tutto è ancor più sconcertante dato che – a detta del sindaco – l'idea nascerebbe a seguito dei fatti delinquenziali di Firenze e Torino e dopo la manifestazione svoltasi nel capoluogo toscano;

   una nota nella quale vengono pericolosamente associate le manifestazioni pacifiche come quella svoltasi a Firenze con le aggressioni squadriste accadute ai danni di studenti sempre a Firenze e viene messo in discussione il diritto di manifestare dei cittadini e delle cittadine;

   a quanto si apprende ancora dalla stampa, pare che la stessa associazione incaricata di svolgere i corsi di autodifesa da anni lavora in questo campo e si trova ora in una situazione di grande imbarazzo per la campagna scelta dal sindaco Pietrasanta;

   i corsi dell'associazione, infatti, sono improntati in particolare sulle tecniche di difesa e prevenzione, e solo come ultima istanza sulle tecniche attive, che invece sono quelle scelte con enfasi dalla campagna;

   si ricorda che l'articolo 54 del Tuel, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, chiarisce espressamente come al sindaco spetti sovrintendere all'emanazione degli atti che gli sono attribuiti dalla legge e dai regolamenti in materia di ordine e sicurezza pubblica, nonché garantire la vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto;

   la legge dunque determina che la sicurezza e la tutela dei cittadini non siano ad appannaggio dei singoli individui ma siano demandati agli organi dello Stato che ne garantisce il pieno e totale godimento;

   pertanto il messaggio, oltre ad essere diseducativo e violento, appare essere in maniera neppure troppo velata in contraddizione con i principi dell'ordinamento, dal momento che si mette in discussione che sia lo Stato a detenere il monopolio di un diritto così rilevante, come quello di garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini e delle cittadine –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, quale sia la sua posizione in merito e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di garantire che i fondi pubblici non siano utilizzati dai sindaci per campagne che diffondono messaggi pericolosi oltre che fuorvianti e che sono volti a promuovere forme di violenza.
(4-00724)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 13 luglio 2015 articolo 1 comma 121, ha istituito la Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche;

   la Carta è assegnata ai docenti di ruolo a tempo indeterminato delle istituzioni scolastiche statali, sia a tempo pieno che a tempo parziale, compresi i docenti che sono in periodo di formazione e prova, i docenti dichiarati inidonei per motivi di salute di cui all'articolo n. 514 del decreto legislativo del 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, i docenti in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o altrimenti utilizzati, i docenti nelle scuole all'estero, delle scuole militari;

   l'importo nominale della carta è di euro 500 annui per ciascun anno scolastico;

   Consap, sin dall'avvio di «Carta del docente», è stata incaricata dal Ministero dell'istruzione, di gestire i rimborsi dei buoni spesa in favore degli esercenti, attraverso il pagamento di fatture elettroniche emesse tramite il Sistema d'interscambio (SDI), piattaforma per la trasmissione delle fatture elettroniche destinate all'amministrazione di Stato;

   in generale, si tratta di un rapporto soddisfacente ed anche rispettoso degli accordi originari siglati con le associazioni di categoria. Infatti, di solito i pagamenti delle fatture sono puntuali ed anche celeri rispetto ad altri rapporti con la Pubblica Amministrazione: tuttavia, per quanto riguarda la «Carta del docente» si sono registrati ritardi e almeno tre blocchi dei trasferimenti nell'ultimo anno;

   il blocco dei pagamenti in corso non riguarda solo i librai ma tutti quegli esercenti registrati che legittimamente erogano beni acquisibili con il bonus, quindi musei, teatri, cinema, negozi di elettronica, società che organizzano corsi di formazione. Anche se l'incidenza maggiore, soprattutto per i margini e per i tempi di pagamento delle forniture editori-librerie, ricade sul quel settore che è estremamente fragile sotto questo profilo. Un settore per il quale è vitale il mantenimento di un flusso finanziario coerente con gli impegni verso i fornitori;

   ad oggi non si hanno dati precisi sugli importi bloccati: se nei primi anni di erogazione della suddetta carta, Consap a richiesta si era resa disponibile a condividere le informazioni, a quanto consta all'interrogante da tempo ormai non si riesce ad accedere ad esse. Si tratta, inoltre, di dati molto interessanti per valutare in modo ampio gli esiti di questa iniziativa, e anche di quella 18APP su cui si riscontrano minori disagi;

   tale situazione rischia di minare la credibilità di questa importante iniziativa, con un numero crescente di librai che sospendono l'accettazione dei buoni in attesa di rivedere i flussi dei pagamenti –:

   quali iniziative si intendano adottare per sbloccare rapidamente i pagamenti;

   se non si intenda intervenire sulla modalità e tempistiche di trasferimento dei fondi da parte del Ministero dell'istruzione e del merito a Consap.
(4-00721)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da numerosi articoli di stampa si apprende che quest'anno, a causa dei rincari generalizzati, della crisi economica, dell'inflazione e del caro vita, anche le gite scolastiche sono diventando troppo costose per molte famiglie;

   i costi per i viaggi d'istruzione sono aumentati così tanto da creare una vera e propria spaccatura all'interno delle classi tra studenti che possono permettersi di partecipare e studenti che sono costretti a rinunciarvi;

   il quotidiano La Repubblica ha ad esempio segnalato come alcune scuole di Roma e Latina abbiano chiesto alle famiglie degli studenti e delle studentesse 650 euro per un viaggio a Madrid, molte altre scuole hanno deciso di individuare mete nazionali così da poter contenere i costi, con l'intento di provare a non escludere nessun alunno dal viaggio di istruzione mentre altri istituti per ovviare al rincaro dei prezzi hanno deciso di ridurre i giorni di soggiorno;

   alcuni licei, infine, hanno messo a disposizione delle famiglie un «fondo di solidarietà» per sostenere la partecipazione degli studenti alle iniziative didattiche;

   nonostante gli sforzi degli istituti, aiutare tutti diventa impossibile senza un intervento del Ministero a supporto delle famiglie che garantisca a tutte e tutti il diritto allo studio anche attraverso la partecipazione al viaggio di istruzione;

   come riporta Fanpage addirittura un genitore su due sarebbe impossibilitato ad affrontare la spesa per il viaggio di istruzione, i cui costi sono aumentati mediamente del 20 per cento, con la conseguenza che una tale esperienza culturale, formativa, di aggregazione e di crescita, si sta trasformando di fatto in un lusso appannaggio di poche famiglie, dal momento che per i nuclei familiari a medio e basso reddito quella per il viaggio di istruzione è diventata una spesa proibitiva;

   secondo l'Anp Lazio, un viaggio di istruzione della durata tra i 3 e i 5 giorni può costare dai 350 ai 650 euro, a seconda che la meta sia italiana o estera;

   a incidere sul costo finale sono in particolare l'aumento dei prezzi degli aerei, dei trasporti in generale e degli hotel;

   a parere dell'interrogante negare a chi non ha sufficienti mezzi economici un'attività che è parte del percorso formativo rappresenta una insopportabile ingiustizia, come se avere modeste possibilità economiche sia una colpa di cui i ragazzi debbano farsi carico persino dentro le aule scolastiche, rimanendo esclusi dall'esperienza più bella del gruppo classe;

   i viaggi di istruzione rappresentano per molti la prima esperienza all'estero, il primo viaggio in autonomia dalla famiglia –:

   quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intende assumere affinché venga prevista l'istituzione di un fondo destinato ad aiutare le famiglie in difficoltà a sostenere i costi per i viaggi di istruzione e le gite.
(4-00723)


   BALDINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il Forum delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative (istituito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 567 del 1996) è uno dei principali strumenti di interlocuzione con le rappresentanze degli studenti. Esso è composto dall'Unione degli studenti, dalla Rete degli studenti medi, dalla Federazione degli studenti, dal Movimento studenti di Azione cattolica, dal Movimento studenti cattolici, da Studi centro e dal Movimento studentesco nazionale. Il Fast attualmente non viene convocato da oltre tre mesi, ossia da venerdì 2 dicembre 2022. Essendo uno dei pochi luoghi di interlocuzione delle istituzioni scolastiche con la popolazione studentesca, l'assenza prolungata della sua convocazione fa sì che gli studenti non siano rappresentati e non possano portare all'attenzione della politica le loro necessità e le loro proposte. Sono sempre maggiori i dati in cui la povertà educativa e la dispersione scolastica appaiono in aumento, in cui il benessere psicologico figura come elemento emergenziale e in cui l'edilizia scolastica risulta sempre più fatiscente. Alla luce di ciò, l'interlocuzione con gli studenti, che sono i primi a vivere questi problemi, non è più solo utile, ma doverosa. Inoltre, nel corso dell'ultima seduta del Fast, lo stesso Ministro Giuseppe Valditara aveva affermato l'intenzione di avviare un confronto costante con le organizzazioni studentesche, con una convocazione mensile del Fast. Intenzione che, ad oltre tre mesi di distanza, si può dire non essere stata rispettata –:

   se il Ministro interrogato non intenda convocare da qui a breve il Forum delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative, così da avviare un confronto con la popolazione studentesca su cui ricadono le politiche scolastiche e che perciò ha diritto di esprimersi su di esse.
(4-00728)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 20 gennaio 2023 è stato pubblicato il monitoraggio dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in merito ai traguardi e gli obiettivi da conseguire entro il 31 dicembre 2022;

   per quanto riguarda il settore del lavoro e dell'occupazione, entro il mese di dicembre 2022, dovevano essere conseguiti tre obiettivi: i primi due attinenti alla riforma delle politiche attive del lavoro e il terzo a quella relativa alla predisposizione di un Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso;

   l'investimento 1.1 – Potenziamento dei centri per l'impiego (Pes) è volto a garantire l'effettivo servizio a favore di disoccupati e imprese e a consentire un'efficace erogazione di servizi per l'impiego e la formazione, anche attraverso una maggiore integrazione con il sistema di istruzione e formazione e con la rete degli operatori privati. L'investimento si accompagna alla riforma 1.1 della missione 5, componente 1, che prevede l'adozione del programma Gol e di un Piano nazionale per le nuove competenze;

   il decreto ministeriale n. 74 del 28 giugno 2019 ha adottato il Piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro, modificato e integrato con decreto ministeriale n. 59 del 22 maggio 2020. In ottemperanza a tale ultimo decreto ministeriale, il DSG n. 123 del 4 settembre 2020 ha previsto l'adozione da parte di ciascuna regione di un proprio piano regionale di potenziamento dei Cpi;

   con DGR n. 795 del 7 dicembre 2020 la regione Abruzzo ha approvato il «Piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro della regione Abruzzo 2019-2021»;

   per quanto riguarda le spese relative al potenziamento, anche infrastrutturale, dei Cpi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha trasferito in favore della regione Abruzzo risorse per 21,5 milioni di euro circa;

   sulla base della rendicontazione effettuata dall'unità di missione istituita presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per il coordinamento delle attività di gestione degli interventi previsti nel Pnrr (nota prot. 46/82 del 20 giugno 2022), i Cpi che presentano uno stato di avanzamento complessivo delle attività superiore al 50 per cento sono 327, di cui 95 sono localizzati nell'area nord-est (29 per cento), 66 in quella nord ovest (20 per cento), 72 al centro (22 per cento), 66 al sud (20 per cento) e 28 nelle isole (9 per cento) –:

   quali siano i dati aggiornati, in possesso del Ministro interrogato, per la regione Abruzzo e quale sia lo stato di insediamento e di funzionamento nell'ordinamento abruzzese dei centri per l'impiego e degli osservatori del mercato del lavoro alla luce delle risorse assegnate con il programma Pnrr che riserva all'Abruzzo 21 milioni 673 mila 588 euro.
(5-00604)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTINI, DI LAURO, MARIANNA RICCIARDI e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   gli organi di informazione segnalano che negli Stati Uniti, negli ultimi tre anni, sarebbero triplicati casi di candida auris, una tipologia di candida resistente ai farmaci antimicotici che può trasmettersi attraverso il contatto con superfici o dispositivi medici contaminati o il contatto tra persone infette; i soggetti fragili e ospedalizzati, naturalmente, sono coloro che rischiano maggiormente di contrarre l'infezione e di subirne gli esisti più infausti;

   negli Stati Uniti è stata decretata l'emergenza poiché a livello nazionale, i casi clinici sono passati da 476 nel 2019 a 1.471 nel 2021 e i casi di screening sono triplicati dal 2020 al 2021, per un totale di 4.041. L'aumento percentuale dei casi clinici è cresciuto ogni anno, passando da un incremento del 44 per cento nel 2019 a un aumento del 95 per cento nel 2021;

   in Europa i primi focolai risalgono al 2015 e nel nostro Paese, più in particolare, nel 2019 con un focolaio nelle regioni settentrionali e, come si evince dal sito del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l'Italia aveva segnalato un focolaio di candida auris nella regione Liguria con almeno 277 casi;

   rispetto alla predetta segnalazione da parte del nostro Paese, le conclusioni delle autorità sanitarie europee portavano a ritenere che la candida auris rappresenta un rischio per i pazienti nelle strutture sanitarie a causa della sua capacità di causare infezioni nei pazienti critici e della sua resistenza a diversi agenti antimicotici, che rende le infezioni difficili da trattare;

   sulla questione è intervenuto anche l'Istituto superiore di sanità, evidenziando che la candida auris rappresenta una seria minaccia per la salute globale perché: è spesso resistente a più farmaci antimicotici tra quelli comunemente utilizzati per trattare le infezioni da Candida (multifarmaco-resistenza); è di difficile identificazione nei laboratori che non dispongono di tecnologie specifiche, con conseguente gestione inappropriata; le persone possono avere infezioni da candida auris senza saperlo e questa colonizzazione può durare a lungo; può provocare focolai epidemici negli ambienti assistenziali sanitari, anche se non si esclude la possibile diffusione in comunità; è molto infettiva e in genere le infezioni sono di bassa entità, tuttavia nei soggetti con immunocompromissione può causare infezioni gravi; presenta una alta letalità nelle forme invasive; ha la possibilità di creare biofilm che la rende poco suscettibile ai disinfettanti e quindi particolarmente resistente sulle superfici;

   l'Iss raccomanda di tracciare i contatti stretti di un caso al fine di identificare il prima possibile altri soggetti positivi a candida auris, di isolare i pazienti potenzialmente o già colonizzati o infettati facendo osservare a tutti i visitatori e al personale di assistenza la corretta igiene delle mani (con acqua e sapone o soluzione idroalcolica o clorexidina), l'impiego di camice e guanti monouso nonché assicurando la decontaminazione delle apparecchiature e dei dispositivi utilizzati da altri pazienti; l'Iss sottolinea altresì l'importanza di effettuare uno screening specifico per candida auris, oltre che per i batteri Mdr (multiresistenti), nei pazienti con una storia di ricovero in regioni ad elevata prevalenza di candida auris –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa;

   se non ritenga opportuno definire, con urgenza, un protocollo, da adottare in tutte le strutture sanitarie del nostro Paese, per il monitoraggio, il tracciamento e la prevenzione dell'infezione da candida auris;

   se abbia attivato, in collaborazione con le autorità sanitarie e scientifiche, ogni collaborazione utile per lo studio e l'approfondimento della candida auris in modo da prevenire al meglio questa infezione, al fine di sviluppare nuovi strumenti e metodi per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dalla candida auris.
(3-00279)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MALAGUTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che il rosso nei conti della sanità emiliano-romagnola fa paura tanto da essere a rischio commissariamento;

   le cifre esatte non sono ancora state diffuse ma pare siano attorno ai 400 milioni di deficit e l'assessore regionale di competenza ha lanciato appelli alle Asl a contenere le spese;

   inoltre, una politica di «razionalizzazione» dei costi da anni intrapresa dalle amministrazioni di sinistra ha portato al declassamento e chiusura di molti piccoli ospedali periferici, per concentrare tutto nei nosocomi più grandi, con un progressivo impoverimento dei servizi ai cittadini sempre più costretti a lunghi tragitti per raggiungere i reparti di riferimento, e a oramai incalcolabili liste di attesa per visite diagnostiche e di controllo;

   anche molti pronto soccorso registrano oramai decine di ore di attesa per codici bianchi o verdi, con situazioni di caos generale a discapito, oltre che dei pazienti, anche del personale medico e infermieristico costretto a turni snervanti in condizioni sempre più insostenibili e anche le dotazioni strumentali dei vari reparti risultano sempre più carenti, obsolete e insufficienti;

   malgrado tutto ciò periodicamente si apprende di altre assunzioni di nuovi dirigenti con stipendi molto elevati;

   inoltre, alla luce di questa situazione oramai da tempo nota, il presidente della regione Stefano Bonaccini ha continuato ad asserire pubblicamente che la sanità emiliano romagnola rappresenta il «fiore all'occhiello» della sanità italiana;

   entro il 30 aprile deve essere trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze il bilancio consuntivo della regione, che dovrebbe illuminare anche sulla reale situazione di deficit del comparto sanità, dove normalmente è impiegato circa l'80 per cento dell'intero bilancio regionale –:

   se sia a conoscenza della situazione debitoria della sanità emiliano romagnola e se non ritenga di chiedere, in occasione dell'invio dell'annuale bilancio consuntivo, un particolare dettaglio della spesa sanitaria, per chiarire eventuali sprechi che si siano annidati nelle voci di spesa delle singole direzioni sanitarie.
(4-00722)


   GIAGONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ogni due secondi, nel mondo, una persona che ancora non ha compiuto settant'anni di età muore a causa di una malattia cronica non trasmissibile (Mcnt): patologia cardiaca, cancro, diabete e patologia polmonare hanno superato la patologia infettiva come principali cause di morte a livello globale;

   secondo i dati Istat 2022, 4 italiani su 10 soffrono di almeno una malattia cronica e 2 su 10 di due o più malattie croniche, per un totale di circa 2 milioni di italiani, moltissimi dei quali in età pediatrica;

   nell'80 per cento dei casi queste malattie si potrebbero prevenire e curare con l'esercizio fisico;

   secondo i dati dell'istituto superiore di sanità, la sedentarietà è causa del 9 per cento delle malattie cardiovascolari, dell'11 per cento dei casi di diabete di tipo 2, del 16 per cento dei casi di tumore al seno e del 16 per cento dei casi di tumore al colon-retto;

   tali condizioni ovviamente portano a una spesa pubblica non indifferente;

   uno strumento nelle mani dei medici, consigliato da sempre, ma che oggi potrebbe essere inserito come vera e propria terapia, è certamente lo sport;

   la prima a sperimentare l'attività fisica come vera terapia sostitutiva di farmaci è stata, nel 2012, la città di Strasburgo, dove il sindaco approvò un piano per contrastare la sedentarietà dei propri cittadini attraverso la prescrizione di sport da parte dei medici di medicina generale in ricette rimborsabili;

   in Italia, tale esempio virtuoso è stato ripreso da alcune regioni, tra cui l'Emilia-Romagna, la Lombardia, il Veneto e la Liguria, ma nonostante le numerose richieste ad opera di associazioni che si occupano di salute e sport questa iniziativa non è mai stata affrontata a livello nazionale lasciando che le scelte siano portate avanti in modo disomogeneo;

   ad oggi appare sempre più evidente la necessità di intervenire in tal senso, adottando delle linee guida unitarie e dettando delle direttive che possano consentire lo sviluppo dello sport come terapia sempre dietro controllo medico e in strutture accreditate e in grado di seguire l'utente in un percorso che miri a divenire sempre di più la quotidianità di una vita sana –:

   se e quali iniziative intenda porre in atto al fine di definire le modalità di prescrizione dell'esercizio fisico e di relativa erogazione sul territorio nazionale, tenendo conto delle previsioni di definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza che includono la promozione dell'attività fisica quale «prestazione» esigibile.
(4-00726)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ghio e altri n. 4-00666, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarracino.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Manzi n. 5-00448 del 1° marzo 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-00721.