XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 298 di giovedì 23 maggio 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FABRIZIO CECCHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 maggio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1092 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 1877).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1877: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1877)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renate Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. I deputati della Südtiroler Volkspartei voteranno a favore del provvedimento, che è il trentasettesimo che ha inciso sulla disciplina del cosiddetto superbonus.
Il nostro è un voto che riteniamo responsabile e motivato, al di là di ogni considerazione, dall'esigenza di porre termine a una fase di proroghe e di interventi il cui impatto sui conti pubblici si è dimostrato insostenibile.
Il superbonus, la cui introduzione è stata positiva nella sua fase iniziale, ha poi reso evidenti profonde distorsioni: misura straordinaria portata nel tempo, automatismi negli incentivi che hanno ampliato senza controllo il ricorso al superbonus, difficoltà nelle previsioni ex ante dei costi e dei benefici reali, assenza di ogni effettivo monitoraggio.
Non si può non tener conto dell'affermazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, secondo il quale il superbonus, insieme ai bonus facciate e, in misura minore, agli incentivi Transizione 4.0, ha inciso marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni, lasciando una pesante eredità sul futuro.
I loro effetti finanziari risultano superiori a quelli attesi nelle stime ufficiali per l'intero periodo di validità delle misure, valutazioni che coincidono con quelle della Commissione europea e della Banca d'Italia.
Riteniamo che non sia ammissibile insistere sugli effetti positivi più contenuti e meno decisivi in termini di crescita, di gettito fiscale, di sostegno della domanda interna, senza considerare quelli che siano stati i costi reali in termini di debito pubblico e il fatto che tali conseguenze siano diventate fuori controllo.
Intervenire, dunque, era indispensabile, seppure ci interroghiamo su quali ulteriori garanzie possono essere introdotte al fine di evitare un'eccessiva penalizzazione di coloro che hanno fatto ricorso al superbonus.
Confidiamo che i problemi, in parte anche di natura tecnica, che queste ultime misure potrebbero causare ai cittadini onesti saranno comunque risolti, anche per evitare, così, processi inutili per il contribuente e lo Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Guardate, due cose abbastanza veloci: una riguarda questo benedetto - o maledetto - superbonus, l'altra riguarda la sugar tax. Sono i motivi per cui noi votiamo contro questo decreto.
Allora, in primo luogo il superbonus. Il superbonus è una storia che questo Parlamento deve ancora affrontare nella sua interezza ed è diventato, come tutto il resto, un argomento di curva ultrà.
Sentivo, ad esempio, ieri, un partito politico fare un ordine del giorno in cui si chiede una stima economica degli impatti, dimenticando che di queste stime economiche ce ne sono già da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio, da parte della Banca d'Italia, da parte dell'Istat. Semplicemente non le si vuole leggere o, in alcuni casi, non le si può leggere.
Ma questo decreto fa una cosa molto specifica sul superbonus, a cui noi siamo contrari. Poi, dirò anche qualche parola sulla storia, in attesa che questo Parlamento, forse fra un po' di tempo, possa ricostruire con obiettività quanto successo. Questo decreto fa una stretta non indifferente, perché dice a coloro i quali hanno sostenuto spese quest'anno - e siamo circa già a metà anno - che non possono più spalmare le detrazioni nel periodo con cui avevano stipulato un contratto con lo Stato, quindi 4 o 5 anni, ma devono farlo obbligatoriamente in 10.
L'altra cosa ancor più pesante che fa è prendere un soggetto, un agente economico del nostro ordinamento, il settore bancario, e dire: guarda, tu finora, come tutti gli altri, potevi scontarti questi crediti sia dai debiti fiscali che dai debiti contributivi, previdenziali e assistenziali. Da oggi sai cosa c'è? Non lo puoi più fare sui debiti contributivi e assistenziali. Quindi, ti diminuisco lo spazio che tu hai per poter godere dei benefici di quel contratto che avevi fatto con lo Stato.
Questa non è una stretta da poco in entrambi i casi perché, in entrambi i casi, fra l'altro, si va a modificare un accordo che è stato fatto con i cittadini al momento delle loro decisioni di acquisto. Ma, se, a fronte di questa stretta, ci fosse stato un beneficio tangibile per la finanza pubblica, noi saremmo stati a favore perché è evidente a tutti quelli che sanno leggere i dati che il superbonus è stata una spesa del tutto sproporzionata rispetto ai risultati che ha ottenuto. E quindi, l'impatto di finanza pubblica è stato molto forte, ma non tanto sul futuro. Questo è un alibi che il Governo utilizza, perché l'impatto sul futuro è, fra molte virgolette, solamente sulla dinamica del debito, ma sul deficit è già stato interamente scontato. Questo non significa che non ci sia stato un impatto: il costo-opportunità di tutte quelle decine di miliardi è enorme per la finanza pubblica.
Quindi, se la stretta che questo decreto fa fosse servita a diminuire l'impatto di finanza pubblica in maniera seria, noi saremmo stati a favore. Invece, questa stretta danneggia cittadini, imprese e banche; anche se non si può dire, perché le banche sono, com'è ovvio, il cattivo di James Bond; il MES, le banche, Pacciani. Questo in un Paese in cui il 90 per cento del credito passa attraverso il sistema bancario. Quindi, colpevolizzare le banche, dipingere le banche come Pacciani, che poi in realtà fu assolto in appello. Ditemi un condannato in maniera definitiva, Totò Riina; dipingere le banche come Toto Riina o Bernardo Provenzano significa non capire che quello è il canale attraverso cui il risparmio arriva alle imprese in questo Paese. Noi non siamo come gli Stati Uniti, dove c'è un mercato dei capitali che fa questo. Il 90 per cento del credito passa attraverso le banche; però, per tre quarti di questo Parlamento, se tu dici “banche”, dopo cinque minuti qualcuno ti viene a portar via perché hai bestemmiato. Noi no: ecco, noi sfidiamo da questo punto di vista il populismo.
Però, questa stretta, che non è da poco, porta un beneficio di finanza pubblica che è pari allo 0,1 per cento del PIL quest'anno e lo 0,1 per cento del PIL l'anno prossimo. Fine. Quindi, io sono andato a fare un danno non da poco a cittadini, imprese e banche per risparmiare lo 0,1 per cento di deficit/PIL quest'anno e lo 0,1 l'anno prossimo, segnalando, fra l'altro a tutto il mondo, che questo è un Governo incapace di mettere mano alla spesa, anche quando si tratta dello 0,1 per cento del PIL. Perché se c'era bisogno di fare questa lievissima correzione - e fra l'altro io penso di no - ma se c'era bisogno di farlo, stiamo dicendo: guardate, non siamo nemmeno in grado di fare una correzione dello 0,1 per cento del PIL sulla spesa, stiamo parlando di 1,9 miliardi su 1.200 miliardi di spesa pubblica. Non lo sappiamo fare, quindi, dobbiamo andare di fronte ai cittadini a dire: il contratto che avevamo fatto io e te qualche mese fa è carta straccia, infliggendoti un danno economico.
Ecco perché non ne valeva la pena e siamo contrari. Dopodiché, non ho più tempo per fare la storia del superbonus. È evidente che la grande colpa storica del superbonus è vostra, è del MoVimento 5 Stelle. In quei giorni io c'ero, in quei giorni ero il relatore - pensate - di quel decreto Rilancio che conteneva 66 miliardi di spesa utile per italiani. Eravamo in pieno lockdown, quando il MoVimento 5 Stelle fece un ricatto, cioè disse: o passa il superbonus così o tutto il decreto Rilancio non passa. Lì c'erano la cassa integrazione, i rimborsi, c'era tutto (Commenti). Noi dicemmo, guardate… Sì, sì, era un ricatto, Colucci, era un ricatto. Poi quando faremo la storia ne parleremo, il problema non è neanche stata l'aliquota del 110, secondo me; dopo, guardando i dati, è evidente che la sproporzione fra costi e benefici è eccessiva. Il problema è quando voi vi fissaste di dire: ogni credito edilizio può essere scambiato al bar, io lo vendo a te, tu lo vendi a me, tu lo passi a me, che al mercato mio padre comprò, perché dobbiamo fare la moneta fiscale come ci hanno detto 4 soggetti, non proprio esperti di economia, a cui voi vi ispiravate e, forse, vi ispirate ancora. Questo fu il problema del superbonus, ne parleremo.
Io vorrei tra l'altro ricordare al Sottosegretario Freni e al Governo che gli emendamenti per prorogare, in qualche modo, il superbonus in quest'Aula li abbiamo fatti tutti, okay? Tutti. Tutti, o meglio, tutti i parlamentari afferenti a certe forze politiche, perché per Italia Viva la linea non è mai stata quella, ma alcuni nostri parlamentari presentarono degli emendamenti, perché, quando in Italia si apre l'albero della cuccagna, cioè ti rifai la casa a spese dello Stato, è difficile per la politica italiana, per come è fatta adesso, dire: beh, no, aspetta, forse no. Ma questo è un discorso più complicato.
Al Sottosegretario Freni io dico che l'Italia è un posto bellissimo, è un posto in cui noi ci scanniamo per un miliardo, per 100 milioni. Non avete approvato un emendamento per la fusione dei comuni che costa 5 milioni di euro, perché costava troppo. Io vorrei ricordare ai nostri 25 ascoltatori che, nel 2023, che era un anno di piena vostra responsabilità di governo, voi avete sbagliato le previsioni di costo del superbonus di 40 miliardi di euro. Ci siete venuti a dire recentemente: scusate, abbiamo fatto un errore. Va bene, quanto manca? 100 milioni? 200 milioni? No, no, abbiamo sbagliato di 40 miliardi di euro e nel Paese questa cosa è passata, dicendo: sì, va bene, è un errore, erano distratti. Quaranta miliardi di euro e di questa cosa voi non potete dare la colpa a nessuno, al di fuori di voi stessi. Quaranta miliardi di euro! E ancora oggi noi - unica forza politica - abbiamo chiesto un'audizione della Ragioneria o del Dipartimento del tesoro, dicendo: scusate, ma ci venite a spiegare in Commissione - poi facciamo pari e patta, come in Sudafrica dopo l'apartheid - per verità e riconciliazione? Spiegateci che è successo e poi perdoniamo, ma nessuno ci ha spiegato come sia stato possibile sbagliare di 40 miliardi una previsione di spesa.
Chiudo con il secondo e ultimo punto: la sugar tax. Noi stavamo anche nel Governo che ha introdotto questa sugar tax e ci impuntammo, ricevendo offese e insulti da tutti gli allora compagni di Governo del “Conte 2” perché eravamo dei ricattatori. Dicemmo: guardate che sugar tax e plastic tax sono due tasse inutili, non ho tempo di spiegare perché, basta dire questo. La sugar tax non è una tassa sullo zucchero, è una tassa sulle bevande analcoliche zuccherate. Quindi l'argomentazione riguardante lo zucchero che fa ingrassare i bambini e quindi lo dobbiamo tassare - a parte che suona un po' da Stato etico - non è neanche proprio vera, perché sta tassando un particolare prodotto, le bevande analcoliche zuccherate, in una maniera fra l'altro totalmente inefficiente. E noi dicemmo: toglietele di mezzo queste cose, servono per i social, per le cose vostre, ma sono cose inutili. Riuscimmo a rimandarle e da allora ogni Governo le rimanda, anche voi le state rimandando. Perché non si possono semplicemente togliere dal nostro ordinamento queste due tasse, che non sono, per fortuna, mai entrate in vigore? Perché questo è l'atteggiamento di chi dice: rimando, rimando, prima o poi qualcosa succederà. No? Sbagliate di 40 miliardi le previsioni e non trovate 200 milioni per togliere la sugar tax?
Chiudo, avviso ai naviganti: tutto quanto avete visto qui sta per cambiare, perché l'applicazione del nuovo Patto di stabilità farà in modo che questo Paese, fra poche settimane, dovrà decidere di bloccare le variabili di finanza pubblica per 5 anni, un Paese che non riesce nemmeno a programmare da qui a cinque settimane; di questa cosa in quest'Aula non è consapevole nessuno e in questo Palazzo, forse, sono consapevoli 10 persone, perché la politica si occupa di altro, soprattutto in campagna elettorale.
Noi dobbiamo cominciare ad affrontare queste cose con serietà, perché la riforma del Patto di stabilità applicata condizionerà questo Paese per vent'anni e se non riusciamo a prendere queste cose, facendole non perché ci obbliga un accordo europeo, ma perché è il modo giusto di amministrare la cosa pubblica, ci troveremo presto in guai seri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, c'è un discrimine netto fra una politica popolare e una politica populista: nella politica popolare ci si concentra sul benessere sociale e sullo sviluppo economico, si pone attenzione alle fasce più deboli, ai più fragili, cioè si lavora per non lasciare nessuno indietro, anche perché una società non è sana se non tutela chi ne ha più bisogno e, quindi, si punta alla crescita; nella politica populista, invece, le dinamiche della ricerca del consenso provocano distorsioni e derive negative sia in ambito sociale che economico.
Il superbonus è l'esempio lampante del costo e delle inefficienze delle politiche populiste. In questo caso, circa 130 miliardi - una cifra che sembra molto più alta - e c'è un buco immenso per le casse dello Stato.
Tuttavia, se possiamo tirare le somme - e anche, forse, un sospiro di sollievo - è perché il Governo Meloni ha tirato finalmente il freno. Sono risorse sprecate che avrebbero dovuto essere destinate a quelle fasce della popolazione più in difficoltà, con cui si sarebbe potuto ridurre il cuneo fiscale, arginare la piaga del lavoro povero o, ancora, supportare la sanità pubblica.
I bonus e gli incentivi di sostegno non sono sbagliati di fondo, ma est modus in rebus e, prima di tutto, quel 110 per cento ha generato una corsa indiscriminata all'occasione della vita. Un'aliquota del 110 per cento per una detrazione fiscale implica, infatti, che l'intero costo degli interventi è a carico dello Stato ma anche che i beneficiari ricevono un ulteriore trasferimento, pari al 10 per cento del costo stesso.
Ciò vuol dire che, a parità di lavoro e di qualità, il committente è stato portato a preferire sempre un preventivo più alto, che ovviamente gli garantiva un beneficio maggiore. Così i costi sono lievitati e hanno contribuito a far crescere l'inflazione.
A tuffarsi a capofitto non sono stati solo i proprietari che necessitavano di un reale adeguamento della propria abitazione, magari nel senso di una maggiore efficienza energetica, abbattendo costi ed emissioni, non sono state solo le imprese del settore e i professionisti che ruotano attorno al settore delle costruzioni - penso ai geometri e agli architetti - ma sono stati tutti: case di lusso, seconde case; anzi, le spese agevolate del superbonus si sono concentrate proprio nelle aree catastali più ricche, visto che la dimensione e il valore dell'immobile aumentano i lavori potenzialmente effettuabili.
Ci sono state poi attività improvvisate che hanno cambiato la propria classificazione all'uopo, impiegando magari personale non qualificato.
Certo, è vero, il settore è ripartito, ma è stato anche congestionato da una bolla enorme, che ha gravato sui costi, sulla sicurezza dei lavoratori in cantiere e anche sulla concorrenza.
Poi, il meccanismo della cedibilità dei crediti ha fatto il resto: è stato introdotto per venire incontro all'incapienza dei contribuenti, che così hanno potuto trasferire a terzi il proprio credito fiscale verso lo Stato; ha consentito a tutti di beneficiare immediatamente dell'intero bonus, eliminando, quindi, non solo i vincoli di capienza, ma anche di liquidità. Insomma, nessun vincolo, nessun limite, nessuna riserva.
Parte delle risorse impiegate è finita in prezzi gonfiati, a imprese non radicate nel settore, a coprire costi per lavori che probabilmente i committenti avrebbero fatto comunque. Uno spreco, uno spreco indicibile, senza nemmeno aprire il capitolo delle truffe, tanto facili con delle maglie così larghe.
No, non è poi bastato il moltiplicatore della spesa a coprire il buco per le casse dello Stato: Banca d'Italia lo stima attorno a 1 o leggermente - addirittura - inferiore. Ogni euro speso per il superbonus 110 per cento ha generato circa 1 euro di PIL.
Non è bastata neanche la riduzione dell'impatto ambientale, dovuta alle ristrutturazioni finalizzate all'efficientamento energetico degli immobili: sempre Banca d'Italia stima che serviranno circa 40 anni - 40 anni! - per rientrare nei costi delle misure tramite il beneficio di minori emissioni.
Insomma, troppe risorse, pochi benefici e perlopiù a chi non ne aveva bisogno.
E poi c'è il risvolto della medaglia, perché quando si dispone una misura populista di questa portata, qualcuno - prima o poi - vi deve porre rimedio e nel farlo, dovendo scardinare un meccanismo costruito per illudere, purtroppo, si rischia di arrecare un danno anche alle imprese sane e ai committenti oculati. Ma questo è il compito di chi fa politica. Questo è il compito di chi fa la politica con responsabilità: cioè, quello di rimediare alla totale assenza di responsabilità.
Perché, signor Presidente, quanto è accaduto può essere frutto di incapacità, di errori di calcolo nella quantificazione della portata del superbonus, ma nella comunicazione c'è chi ha accompagnato il lancio della misura - e questo è stato un grave errore - facendo volutamente passare il concetto che si poteva ristrutturare casa gratuitamente. Io ricordo, in campagna elettorale, l'ex Presidente del Consiglio che durante i comizi diceva: “vi daremo la ristrutturazione della casa gratis”.
Una cosa bruttissima. Quei soldi li ha cacciati ognuno di noi. È stato un messaggio offensivo, signor Presidente. Un messaggio offensivo per chi paga le tasse e fa anche fatica a farlo, perché con la propria pensione arriva a stento a fine mese e, magari, tira ancora un po' la cinghia per aiutare anche i figli e i nipoti; per gli imprenditori che si indebitano per pagare gli stipendi, gravati dal cuneo fiscale; per chi attende mesi - se non anni - per un esame medico.
Perché, se è lo Stato a coprire i costi, non c'è nulla di gratis, ma siamo tutti a pagare ed è un principio che va bene quando le risorse sono destinate, nel senso che sono finalizzate a superare un periodo di crisi, a rilanciare un settore, a introdurre innovazioni tecnologiche o a supportare imprese in difficoltà oppure persone fragili.
Oggi, dopo gli interventi normativi, il settore beneficia di un incentivo al 70 per cento sulle ristrutturazioni che rispettano determinate caratteristiche e condizioni, e nell'arco di un tempo predefinito: un supporto di tutto rispetto per un comparto importante come quello dell'edilizia e, soprattutto, un incentivo sostenibile per le casse dello Stato. La bolla si sta sgonfiando e a beneficiarne saranno anche gli operatori del settore, la dinamica dei prezzi e la concorrenza di tutto il comparto chiamato a un ruolo fondamentale per la realizzazione delle opere del PNRR.
Insomma, per ricordare le basi: un incentivo, per essere efficiente e non generare distorsioni, deve essere misurato, avere un limite temporale ed essere focalizzato in maniera precisa. Le risorse pubbliche si devono impiegare laddove servono e non essere distribuite a pioggia e in maniera incondizionata, perché a pagare non solo saranno tutti, ma saranno soprattutto i più deboli.
Il provvedimento al voto oggi, signor Presidente, mette un punto definitivo su questa questione. Il testo proposto dal Governo è stato fortemente modificato al Senato e quello all'esame di quest'Aula è frutto di una discussione ampia e approfondita, anche all'interno della nostra stessa maggioranza, a dimostrazione della difficoltà di intervenire in una situazione come quella che si era creata.
È facile, infatti, distribuire contributi a pioggia; è sempre difficile ridimensionarli senza scontentare chi ambiva ad accedervi. Ma l'accordo raggiunto contempera tutte le esigenze: riduce l'impatto per le casse dello Stato, prevede una graduale riduzione dei benefici, taglia la possibilità di mettere in atto illeciti nella gestione dei crediti e pone, invece, l'attenzione sulla ricostruzione nelle aree colpite da sisma, destinando risorse aggiuntive.
Infine, si rinvia la sugar tax, che rappresenterebbe oggi solo un ulteriore aggravio per imprese e cittadini, dato che - è inevitabile - si scaricherebbe sui prezzi al consumo. Oggi, signor Presidente, diamo un voto alla responsabilità contro l'irresponsabilità; diamo un voto alla concretezza contro l'incapacità. Quindi, come Noi Moderati, votiamo a favore della responsabilità e della concretezza. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luana Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra voterà contro questo ennesimo decreto-legge, su cui è stata posta l'ennesima questione di fiducia, per i motivi ampiamente illustrati e argomentati sia in questi giorni alla Camera che prima al Senato.
Ancora una volta, con questo provvedimento, il Governo e la sua maggioranza segnano una distanza abissale rispetto alla nostra cultura politica, radicata nell'ecologia integrale, sociale e ambientale.
La vostra, di cultura, ispira e produce scelte e orientamenti arretrati, pericolosamente nemici dell'ambiente e della giustizia sociale, incoerente rispetto alle direttive europee e ai patti contratti a livello internazionale per il contrasto al cambiamento climatico. E pensare, Presidente, che proprio ieri il Ministro Salvini, in quest'Aula, in risposta a un'interrogazione, ha avuto il coraggio di affermare - lo ha rivendicato - che l'obiettivo centrale di questo Governo sarebbe ammodernare il Paese. Quale idea di sviluppo abbia in testa è facile capire. Basti pensare alle sue reazioni di fronte all'approvazione, avvenuta poche settimane or sono, da parte del Parlamento europeo, con 370 voti a favore, 199 contro e 46 astenuti, della direttiva Case green per l'efficienza energetica appunto.
Il Vice Premier tuonava: “ennesima follia europea” e la senatrice di Forza Italia, Ronzulli, incalzava anche lei, facendogli eco: “ancora una volta vince l'ambientalismo più ideologico ed estremo”. “Una gabbia ideologica che (…) mette a rischio interi settori economici europei”: ecco l'affermazione del co-presidente del Gruppo ECR (Conservatori e Riformisti europei) e antifederalista al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, e di Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d'Italia.
Ebbene, che si voglia o no demolito - com'è stato spiegato ampiamente in questi giorni - il superbonus, anche con effetti retroattivi, l'obiettivo dell'efficienza energetica degli edifici è essenziale e imprescindibile per la transizione ecologica. Ma avete uno straccio di strategia per affrontare la sfida chiave di questo decennio per il nostro pianeta e per il nostro Paese che - guarda caso - si trova in questo pianeta? Questa sfida si chiama emergenza climatica. Pensate di potervi sottrarre alla necessaria predisposizione di piani di ristrutturazione degli edifici, che si misuri con i target, con gli obiettivi europei da qui al 2050? Non penserete di passare dal superbonus all'erogazione una tantum per brevi periodi, correggendo e ricorreggendo, e operare con interventi a pioggia, con bonus dati così, magari per incentivare interventi e opere che non si traducono in efficientamento e risparmio energetico, che non tengono conto della povertà energetica in cui il Paese versa e delle condizioni del nostro patrimonio immobiliare pubblico e privato? Gli edifici residenziali in Italia sono 12.187.698 - dati Istat di alcuni mesi fa -, di cui 1.200.000 sono i condomini e 14 milioni, invece, le residenze. Le persone che abitano in questi nostri edifici sono 14 milioni. Mi correggo: poco più del 6 per cento dei condomini è stato coinvolto dalla misura del superbonus; poco meno del 3,5 della percentuale totale degli edifici censiti è stato interessato dalle misure.
È stato dichiarato, anche qui, che sono disponibili molti dati - e sono stati anche esposti in più occasioni - relativi all'impatto sull'economia che, fin qui, con tutti i difetti che sono stati denunciati (limiti, correzioni su correzioni) ha prodotto l'intervento del superbonus 110 per cento.
Uno studio di Nomisma calcola che l'impatto economico della misura sarebbe pari a 195,2 miliardi, con un effetto diretto pari a 87,7 miliardi e 39,6 di effetti indiretti, per un totale di produzione aggiuntiva di 127,3 miliardi, più 67,8 miliardi di indotto, più di 600.000 gli occupati e molti dati, come abbiamo visto anche oggi, sono stati riportati e ampiamente illustrati.
Ma chi ha usufruito del bonus 110 per cento? Il 25 per cento di costoro denuncia un reddito familiare superiore a 3.000 euro mensili; il 23 per cento è proprietario di una seconda casa; 1.700.000 beneficiari hanno un reddito medio-basso; il 28 per cento sono impiegati; il 15 per cento sono residenti in comuni tra i 40.000 e i 100.000 abitanti, in condomini fino a otto appartamenti e il 64 per cento si è avvalso dell'opera di imprese di media e piccola dimensione.
Questo per dire che rimane da fare un lavoro enorme e quanta irresponsabilità, invece, esprime il Governo rispetto ai tanti proprietari di abitazioni destinate, a causa della bassa classe energetica a cui appartengono le abitazioni stesse e dell'assenza di adeguamento antisismico, al rischio della perdita di valore del mercato immobiliare, che è assolutamente ineluttabile.
Sarà ideologico quello che sto dicendo, quello che diciamo? Vi sembra ideologico che la Commissione europea ci informi che gli edifici sono responsabili del 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni di gas serra? Ditemi voi, allora, come volete affrontare l'emergenza climatica, la crisi energetica e i disastri ambientali che mettono in ginocchio i nostri territori, la nostra gente e la nostra economia. È in questo contesto che dobbiamo valutare la scelta effettuata nel 2020 dal Governo Conte del superbonus e anche le successive modifiche - decine -, compresa quella di oggi: contesto di crisi ecologica conclamata in cui si è scatenata la troppo presto dimenticata e ignorata pandemia, che avrebbe dovuto renderci tutte e tutti più consapevoli e responsabili, più motivati e convinti di intraprendere la via di una vera e consapevole conversione ecologica, sociale ed economica.
Invece, questo Governo sembra proprio mettercela tutta per favorire un processo di rimozione di massa rispetto alla tragedia immane che ci aspetta se non agiamo, qui ed ora, per cambiare rotta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Signor Presidente, Sottosegretario Freni, onorevoli colleghi, non è facile portare in Aula una cosa che riesce a scontentare tutti indistintamente, ognuno su una parte diversa del provvedimento o su tutte. Eppure la Premier Meloni e il Governo ci sono riusciti.
Quindi, abbiamo visto il dibattito al Senato e alla Camera, e ci restituiscono la fotografia di un pessimo provvedimento, semmai avevamo dubbi, quello di oggi e quelli su cui si interviene. Sono tante e diverse le ragioni di contrarietà a questo provvedimento che abbiamo sentito illustrare in quest'Aula. C'è chi è contrario per l'ennesima fiducia posta in spregio alle raccomandazioni del Presidente Mattarella, con l'opposizione, peraltro, che aveva dato massima disponibilità a collaborare.
Fiducia che viene posta solo per blindare le forze di maggioranza, che dichiarano ai giornali, in campagna elettorale per le europee, l'opposto di ciò che hanno votato in Aula. C'è chi è contrario a questa legge perché è retroattiva, toglie certezza ai cittadini, alle imprese e ai mercati. C'è chi è contrario a un Governo che è incapace di dire cosa pensa anche sulle cose piccole, ad esempio sulla sugar tax e sulla plastic tax, e quindi ricorre all'ennesima proroga, invece di prendere una decisione e dirci che cosa pensa. C'è chi dice che questo provvedimento è insufficiente, come quelli che mi hanno preceduto questa mattina, e poi c'è chi, come Azione, è contrario alla parte originaria e fondativa e a come si interviene su di essa, come hanno avuto modo di illustrare il mio collega Benzoni ieri e il collega Sottanelli il giorno precedente.
Il superbonus, com'è stato detto in quest'Aula, si è rivelato un disastro, come disastrosi si sono dimostrati i goffi tentativi di aggiustarlo. Nessuno nega la legittimità dell'idea di istituire bonus in edilizia. In particolare, quando è avvenuto, l'edilizia era sostanzialmente ferma dopo il COVID, e l'idea anche di migliorare l'efficienza energetica degli edifici, dando un boost al settore, poteva avere senso. Nessuno nega che l'edilizia ne abbia tratto un giovamento economico, trascinando anche altra parte dell'economia.
Purtroppo, non tutte le buone idee si trasformano in buone leggi. Non avere individuato nel provvedimento del 2020 limiti precisi all'erogazione dei bonus, che sono stati quindi messi a disposizione di ogni proprietario di casa che avesse voluto beneficiarne, ha determinato effetti perversi per il bilancio dello Stato. Forse sarebbe stato sufficiente individuare un tetto reddituale per i proprietari di casa per evitare che la misura si trasformasse in qualcosa di incontrollabile, oppure mettere dei limiti alla cessione del credito.
Né si può negare l'eccessiva generosità del modello: non si era mai vista, nella storia dei bonus, in qualsiasi settore, una percentuale di contributo così elevata per interventi edilizi, né per altri ambiti. Come è incredibile che lo Stato non abbia potuto o saputo preventivare un costo finale del provvedimento, neppure per approssimazione, e sia andato avanti così, alla cieca, senza sapere quale fosse la meta finale. Inoltre, quando la misura del superbonus fu varata, non sono stati pensati controlli adeguati sulla presentazione delle richieste e soprattutto, certamente, sui lavori. Da qui, se n'è detto in quest'Aula, gli abusi sull'uso del superbonus, che hanno imposto ai vari Governi che si sono succeduti negli ultimi 4 anni, di dover approvare numerosi interventi riparativi.
Questo è uno degli aspetti che vorrei sottolineare: su questo tema siamo alla trentaduesima modifica in 4 anni; 32 modifiche, delle quali 13 sono state fatte in questa legislatura. Trentadue modifiche sono un numero che davvero genera il panico, non nella legge, ma nel rapporto con i cittadini - lo compromette in modo irreversibile - con le imprese, con tutti quelli che tutti i giorni devono sapere cosa devono fare, che utilizzano i loro soldi, si fidano dello Stato e capiscono che non possono farlo. Il cittadino non si fida più dello Stato - è stato detto - e, in generale, non solo in quest'ambito, inizia a pensare che sia bene aspettare, quando lo Stato detta una norma, perché tanto cambierà, si aggiusterà, si correggerà.
È meglio evadere, eludere. Ma qual è la ragione per cui il Governo dice una cosa, dice una cosa in campagna elettorale, dice una cosa fuori da quest'Aula, e poi arriva qui e la cambia? La ragione è che su questo tema chi ci guida ha detto tutto e il contrario di tutto. Il teatrino del Ministro Giorgetti, che in campagna elettorale diceva una cosa, e del suo segretario di partito Salvini che, negli stessi giorni, faceva interviste nelle quali diceva che mai avrebbe fatto mettere un tetto al reddito per il superbonus, o il dibattito fra il Ministro Tajani e il Ministro Giorgetti di questi giorni, fanno bene all'Italia, secondo voi? Fanno bene ai cittadini?
No, fanno bene solamente a una maggioranza che fa una cosa in Aula e un'altra in campagna elettorale.
Che cosa avrebbe fatto Azione? Siamo abituati a dirlo per non fare un'opposizione acritica e retorica. Avremmo proposto dei modelli di investimento avanzato, come hanno fatto in Nord Europa dopo la pandemia, per la rinnovazione degli edifici pubblici e privati, per l'housing sociale e per modelli di project financing che sarebbero costati un quarto; avremmo messo controlli e procedure certe e con il resto delle risorse avremmo risolto i problemi della sanità, che dopo il COVID apparivano evidenti. Con 40 miliardi di euro avremmo azzerato le liste di attesa, assunto medici e infermieri non per un anno ma per 5 anni, avremmo risolto tutte le questioni che all'indomani del COVID ci sembravano strutturali e che tutte le forze politiche in quest'Aula dichiaravano di voler fare, ma solo Azione aveva presentato, con un disegno dettagliato, investimento per investimento. Avremmo investito sulla scuola, sul tempo pieno, sul diritto allo studio, sugli asili nido, sui fondi per la disabilità e per il Family Act. Se diamo i numeri, saremmo riusciti a investire sull'edilizia, a fare tutte queste cose e anche a spendere forse di meno i soldi delle future generazioni.
Oggi la soluzione che ci viene presentata è una misura retroattiva, parziale, che non funzionerà. I problemi giuridici e legali che ne derivano, così come le contestazioni, saranno enormi e vedremo che quello che stiamo discutendo qui oggi si ridurrà sempre di più e bisognerà fare ulteriori correttivi.
Purtroppo, però, su questo tema anche le forze politiche oggi all'opposizione non hanno dato una grande prova di sé, non solo perché si tratta di un provvedimento di cui portano la responsabilità la maggior parte delle forze politiche presenti in quest'Aula, ma perché ancora non ci si rende conto di quanto sbagliato sia stato l'impianto di questa soluzione.
Ascoltavo ieri il collega Fenu dire che il superbonus ha generato ricchezza e ho letto che il MoVimento 5 Stelle crede così tanto nel modello da pensare che possa essere esteso alla transizione ecologica ed energetica. Davvero ho l'impressione che sedere in quest'Aula a volte ci faccia assuefare all'autoreferenzialità e perdere il contatto con la realtà. Ma ci mancherebbe altro che non abbia fatto girare l'economia. Al 31 marzo 2024 la spesa complessiva a carico dello Stato per il superbonus è stata di poco più di 122 miliardi e arriveremo a spenderne 160 e più. Il punto non è se girano i soldi, perché quando inietti 160 miliardi in qualsiasi mercato i soldi girano per forza, in modo legale e illegale, come, ahimè, è successo.
Allora, voglio stare alla suggestione dei colleghi che difendono la misura. Sì, stiamo al vostro ragionamento e applichiamo il modello superbonus anche alla transizione ecologica. Quindi, qual è la vostra idea per la transizione ecologica e digitale? Lo Stato paga la macchina elettrica a ogni cittadino che la vuole? Quindi, a un milionario che si vuole comprare una di quelle belle macchine elettriche da 100.000 euro con la guida automatica gliela paga lo Stato al 100 per cento e, anzi, gli dà anche 10.000 euro per la benzina e gli accessori? Certo che girerebbe l'economia dell'auto, certo che aumenterebbero le auto elettriche, ma sarebbe un provvedimento sensato? Sarebbe un provvedimento equo? Questa è la questione che ci dobbiamo porre, perché questo è ciò che è successo in questo Paese sotto gli occhi di tutti e senza che nessuno intervenisse.
In sintesi, la maggioranza oggi non fa niente di ciò che le forze politiche che la compongono avevano promesso in campagna elettorale; e, del resto, come potrebbe, visto che il populismo meloniano e salviniano su questo tema aveva promesso tutto e il contrario di tutto? Dal canto suo, l'opposizione dei 5 Stelle non dice: ci è sfuggita di mano la situazione, abbiamo sbagliato. No, lo rifaremo e lo estenderemo ad altri settori.
Cosa augurarsi, allora, per il superbonus ma soprattutto per gli italiani? Che finisca la stagione dei bi-populismi e che l'Italia sia guidata da persone serie che in campagna elettorale dicono ciò che dicono quando governano, che fanno ciò che promettono e, soprattutto, che sanno come farlo. Non sarà mai troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Prima dell'intervento dell'onorevole Fabrizio Sala, saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Giannone-De Amicis, di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti e buona giornata a tutti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Sala. Ne ha facoltà.
FABRIZIO SALA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, convengo sempre con lei, questa volta ancora di più. Questo decreto nasce per tutelare la finanza pubblica nel settore delle agevolazioni fiscali in materia edilizia e di efficienza energetica; nasce per dare certezza, per mettere al sicuro i conti dello Stato e, noi ci auguriamo, per dare finalmente certezza delle regole. Si tratta di un intervento reso necessario anche alla luce degli ultimi dati certificati dall'Istat, che evidenziano il rialzo del deficit relativo all'anno 2023 fino alla misura del 7,2 per cento, un peggioramento in gran parte dovuto al fatto che l'Istat ha accertato una spesa per il superbonus maggiore, ancora maggiore, rispetto alle precedenti stime. Ancora una volta, quindi, siamo chiamati a votare un provvedimento che apporta correzioni alle disposizioni del superbonus, assunte per la prima volta nel 2020, nel corso della crisi pandemica da COVID-19, che ha determinato pesantissimi effetti sulla vita delle persone e sulla salute pubblica, ma anche conseguenze economiche disastrose.
Sia chiaro che nessuno vuole negare la validità dell'idea di istituire un bonus che consentisse di riavviare l'attività edilizia, sostanzialmente ferma all'epoca, anche allo scopo di migliorare l'efficienza energetica delle abitazioni e trascinare quindi tutta l'economia. Purtroppo, però, non tutte le buone idee riescono sempre a essere trasformate in una normativa altrettanto buona ed efficace. Non si era mai vista nella storia dei bonus una percentuale di contributo così elevata, che dà ai cittadini il 10 per cento in più di quello che spendono per interventi edilizi. Tuttavia, questo meccanismo di agevolazioni edilizie, unito alla crescita esponenziale dei prezzi, alle truffe e al sistema della cessione dei crediti, ha contribuito alla crescita abnorme del costo del 110 per cento, sfuggendo al controllo della finanza pubblica.
Il superbonus doveva essere un aiuto alle imprese del settore dell'edilizia in crisi per la pandemia e doveva efficientare il patrimonio edilizio italiano; è diventato, oggi, un incubo per i conti dello Stato e, così, per tutto il sistema.
Non avere individuato al momento dell'introduzione di tali agevolazioni limiti precisi all'erogazione dei bonus ha determinato effetti perversi per il bilancio pubblico. Peraltro, non si è potuto o saputo preventivare un costo finale del provvedimento, neppure per approssimazione, e si è andati avanti così alla cieca, senza sapere quale fosse la meta finale. Inoltre, quando la misura del superbonus fu varata non sono stati previsti controlli adeguati sulla presentazione delle richieste e soprattutto sui lavori; da qui, gli abusi sull'uso del superbonus che hanno indotto i vari Governi che si sono succeduti negli ultimi 4 anni a presentare numerosi interventi correttivi, con l'obiettivo, da un lato, di salvaguardare i conti pubblici, dall'altro, di tutelare i diritti di famiglie e imprese che hanno fatto affidamento su queste agevolazioni edilizie.
Il provvedimento in esame, infatti, introduce norme più rigorose e restrittive sull'utilizzo di questo strumento, prevedendo, innanzitutto, l'eliminazione delle opzioni per lo sconto in fattura o per la cessione del credito per gli interventi successivi all'entrata in vigore del presente decreto per alcune specifiche categorie di contribuenti, alle quali prima era stata riconosciuta, dal decreto-legge n. 11 del 2023, l'esenzione dal generale divieto di esercizio di tali opzioni in luogo di detrazioni. Si tratta degli Istituti autonomi case popolari, IACP, delle cooperative di abitazione a proprietà indivisa, delle ONLUS, delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale. Per questi soggetti, lo sconto in fattura e la cessione del credito si continuano ad applicare relativamente alle spese sostenute in relazione agli interventi iniziati prima del 30 marzo 2024.
Nel corso dell'esame al Senato, il Governo con un suo emendamento ha introdotto un importante stanziamento di 100 milioni di euro per l'anno 2025 per l'erogazione di un contributo per sostenere la qualificazione energetica e strutturale realizzata dagli enti del Terzo settore, dalle ONLUS, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale.
Per quanto concerne gli interventi realizzati nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici si prevede che lo sconto in fattura e la cessione del credito si continuino ad applicare per gli interventi di ricostruzione e di ripristino su immobili danneggiati da eventi sismici nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, verificatisi il 6 aprile 2009 e a far data dal 24 agosto 2016, nel limite di spesa di 400 milioni di euro, richiedibili per l'anno 2024, di cui 70 milioni per gli interventi sismici verificatesi il 6 aprile 2009. Inoltre, per le zone terremotate dell'Emilia-Romagna e per i danni prodotti dall'alluvione delle Marche del 2020, lo sconto in fattura e la cessione del credito si continuano ad applicare solo relativamente alle spese sostenute in relazione a interventi con specifici requisiti prima del 30 marzo 2024. Tuttavia, durante l'esame del decreto al Senato, con un emendamento del Governo, si è prevista la costituzione di un Fondo con dotazione di 35 milioni per l'anno 2025, al fine di sostenere gli interventi di riqualificazione energetica e strutturale realizzati su immobili danneggiati dagli eventi sismici verificatisi, a far data dal 1° aprile, su aree diverse rispetto a quelle già identificate dai decreti-legge. Si tratta, in particolare, degli interventi sismici che hanno interessato Lombardia ed Emilia-Romagna nel 2012, Ischia nel 2017 e Sicilia e Molise nel 2018.
Per quanto riguarda gli interventi di rimozione di barriere architettoniche, lo sconto in fattura e la cessione del credito si applicano per le spese sostenute dai condomini e persone fisiche fino all'entrata in vigore del presente decreto e successivamente solo se già iniziati i lavori.
Il decreto, inoltre, esclude l'applicazione dell'istituto della remissione in bonis, che avrebbe consentito, con il pagamento di una minima sanzione, la comunicazione all'Agenzia delle entrate dell'esercizio dell'opzione di cessione del credito e sconto in fattura, per quanto concerne sia le spese agevolabili sostenute nell'anno, sia le rate non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute in anni precedenti. Si introduce, poi, anche l'obbligo, per alcuni contribuenti che si avvalgono del superbonus per interventi di efficientamento energetico e per interventi antisismici, di trasmettere una serie di dati rispettivamente all'ENEA e al Portale nazionale delle classificazioni sismiche. Per evitare la fruizione dei bonus edilizi anche da parte dei soggetti che hanno debiti nei confronti dell'erario per importi superiori a 10.000 euro, si dispone la sospensione, fino a concorrenza di quanto dovuto, dell'utilizzo in compensazione dei crediti d'imposta inerenti i bonus edilizi.
Altra misura importante introdotta nel testo è quella che potenzia l'attività di controllo e vigilanza degli enti locali su tutti gli interventi edilizi. Questo consentirà, probabilmente, di scoprire altre truffe o altri lavori irregolari e, quindi, di recuperare somme indebitamente percepite.
Altra modifica inserita dal Governo al Senato è il divieto, in capo alle banche, agli intermediari finanziari, alle società appartenenti a un gruppo bancario e alle imprese di assicurazioni operanti in Italia di compensazioni dei crediti di imposta, derivanti dall'esercizio delle opzioni di cessione del credito e di sconto in fattura relativi al superbonus, con contributi previdenziali, assistenziali e premi per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
Presidente, su questo decreto Forza Italia non nasconde di non essere felice di approvarlo. Abbiamo più volte segnalato che ci deve essere un equilibrio. Noi sappiamo bene che dobbiamo mettere al sicuro i conti dello Stato. Non solo, dobbiamo mettere in condizione anche il Governo, in sede di legge di bilancio, di avere agibilità. Le nostre leggi di bilancio sono state caratterizzate, in questo mandato, da somme ingessate: prima la guerra ereditata, poi i tassi alti e l'inflazione, il caro energia e, così, via via, tutte quelle misure, superbonus in ultimo, che non ci hanno consentito, probabilmente, di realizzare e finanziare manovre importanti e strutturali, necessarie a questo Paese.
Ma, dall'altra parte, oltre a mettere in garanzia i conti dello Stato, bisogna anche mantenere fede alle regole e al patto con i cittadini. Per questo, noi votiamo questo provvedimento, ma non abbiamo mancato di rimarcare il fatto che non su tutto questo testo siamo favorevoli. Non solo, noi vorremmo che, nel futuro, come recita l'ordine del giorno approvato ieri, si possa continuare a lavorare per riuscire a dare garanzia e certezza di norme ai cittadini per salvaguardare i conti dello Stato, ma non solo, per salvaguardare anche il sistema economico del nostro Paese, famiglie e imprese, anche nel settore edilizio. Infatti, quando si adotta una regola, la regola poi deve rimanere. La certezza delle regole è il primo punto, è la fiducia fondamentale che i cittadini devono avere dello Stato, nello Stato. Ci distinguiamo nella proposta dalla maggioranza, ma votiamo convintamente in maggioranza. Noi siamo in maggioranza. Votiamo, come ho detto, favorevolmente su questo provvedimento, ma ci auguriamo nel futuro di poter migliorare alcune norme che in esso sono contenute (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi e componenti del Governo, io inizio immediatamente nel dichiarare la contrarietà a questo provvedimento dello “svantaggio fiscale” - perché così va chiamato, non c'è niente di agevolazione - e nello stigmatizzare il ricorso alla decretazione di urgenza, che siamo arrivati addirittura a 63 volte. Voi emanate decreti-legge con una frequenza di 3,3 volte al mese, roba da record nella storia della Repubblica italiana.
Inizio il mio intervento, però, nello smascherarvi sull'utilizzo in modo improprio del superbonus 110 per cento, perché, anche in questo testo, che avete ribattezzato Superbonus, vi sfido a fare la ricerca con il T9, anche con l'utilizzo dei software di parole, per capire che superbonus non c'è scritto mai. Sapete perché? Perché voi volete nascondere la verità. Comunicativamente parlate del superbonus, invece attaccate il meccanismo della cessione dei crediti d'imposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e lo fate per crearvi un super alibi 110 per cento, per coprire i fallimenti economici di questo Governo.
Io ne voglio ricordare almeno alcuni, purtroppo il tempo è tiranno. Crescita zero nel 2023 e ugualmente sarà nel 2024, speriamo che non ci sia la recessione; l'unica cosa che aumenta in Italia, da quando ci siete voi, è il debito pubblico; diminuzione dei redditi reali degli italiani, certificata nel 2023 da OCSE e da Istat, mentre la vostra Presidente Meloni va ai comizi in tv a dire che addirittura aumentano fino a sette volte; record storico di persone in povertà assoluta in Italia, siamo a 5,7 milioni di italiani; 14 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, con il 2023 che chiude a meno 2,5; clamoroso fallimento del carrello tricolore, il carrello della spesa è aumentato del 9,5 per cento nel 2023 e abbiamo l'8,4 per cento nel 2022, che è l'anno di picco dell'inflazione.
Come non ricordarci la supina accettazione del Governo Meloni del Patto di stabilità, rifilatoci dalla Francia e della Germania, che prevederà sicuramente manovre di lacrime e sangue.
Infine, la meschina retromarcia sulla tassazione degli extraprofitti delle banche, che diventa volontaria e quindi zero euro per aiutare gli italiani che sono in difficoltà.
Ora voglio ricordare anche la frammentazione a cui state portando il Paese con l'autonomia discriminata e la mazzettopoli di questi giorni. Ne vogliamo parlare Presidente e colleghi? Una mazzettopoli che sta interessando tutti i partiti, tranne ovviamente il MoVimento 5 Stelle, ci distinguiamo ovviamente in questo, il MoVimento 5 Stelle non c'entra nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Io mi domando e dico: ma cos'altro deve aspettare un presidente di regione per dimettersi dopo che è arrestato, è ai domiciliari per corruzione? Cos'altro deve aspettare? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Roba che è soltanto una questione di tempo e ci direte chi sarà il prossimo arrestato per corruzione. Tangentopoli degli anni Novanta è praticamente nulla al riguardo.
Sul superbonus, poi, le balle che raccontate sono innumerevoli - avete appena sentito anche il collega di Forza Italia - per voi è soltanto una questione economica, allora poniamolo economicamente il problema. Nel triennio 2021-2023 il gettito tributario italiano ha avuto un aumento di 140 miliardi, volete almeno ammettere che in quel triennio c'era il superbonus e la cessione dei crediti di imposta? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Volete ammettere che negli investimenti da superbonus c'è l'Ires, c'è l'IVA, c'è l'Irpef, ci sono imposte e tasse che già sono nelle casse dello Stato?
Ora voglio soffermarmi sul famoso emendamento governativo che ha introdotto la retroattività dell'allungamento della finestra temporale entro cui compensare i crediti d'imposta, da 4 o 5 anni a dieci anni. L'avete introdotto in maniera urgente dopo che la Meloni, nel 2022, era pienamente a conoscenza della problematica del superbonus e dei crediti incagliati, visto che twittava: “pronti a tutelare i diritti del superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie”.
Ma da allora voi che cosa avete fatto? Lo vogliamo ricordare a tutti gli italiani? Allora, dando continuità a quanto ha detto Draghi, a quanto faceva Draghi, avete parlato di superbonus e colpito il meccanismo della cessione dei crediti di imposta.
Nel novembre 2022, appena insediati, avete detto: abbiamo scherzato, dal 2023 non c'è più il 110, c'è il 90 per cento. Aumentano i crediti di imposta incagliati. Nel febbraio 2023 emanate il decreto-legge sulla cessione dei crediti, che uno si aspetta serva per cedere i crediti d'imposta. E invece no, Presidente, parlo a lei perché è l'unico che mi sta seguendo; no, stop dei crediti, stop alla cessione dei crediti e stop allo sconto in fattura.
Poi, ovviamente, arriviamo a intervenire non solo sul superbonus ma su tutti i bonus edilizi, incluso il bonus per l'abbattimento delle barriere architettoniche. E ci ritroviamo poi alla pantomima della mozione di Forza Italia del marzo 2023: doveva risolvere il problema dei crediti di imposta incagliati - otto pagine di elogio al superbonus, cari colleghi di Forza Italia - poi però, su pressing di Fratelli d'Italia e della Lega, ne è uscita talmente annacquata che, infatti, non ha prodotto più nulla, lo zero assoluto.
Sembrava il preludio di quanto accaduto in questi giorni al Senato: Forza Italia esce dalla Commissione per un emendamento, arriva la stampella di Italia Viva per evitare la débâcle alla maggioranza di questo Governo e in Aula si giustificano dicendo: ma noi votiamo la fiducia.
Cari colleghi, noi vi stiamo veramente vicini, c'è una solitudine, vi capiamo. Perché quando noi eravamo con Draghi, ci siamo trovati in estrema difficoltà al punto tale che, nel luglio 2022, abbiamo sottoposto a Draghi alcuni punti su cui ci aspettavamo riscontri che non sono arrivati. Ma è stato in quel momento, in una risposta in particolare che riguardava il superbonus, che noi siamo arrivati alla Camera a votare la fiducia al Governo, ma ad uscire dall'Aula durante la votazione del provvedimento. Cosa che ci aspettavamo da voi per coerenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per coerenza, e uno scatto di orgoglio. Ma veramente Tajani pensa di potersi vendere quello che non ha mai ottenuto e mai otterrà soltanto per fini elettorali? Non esiste proprio, questa è una colossale presa in giro degli italiani.
Ministro Giorgetti, la vedo un po' nascosto lì; Ministro Giorgetti, ci dica, nel giugno 2023 avete parlato della piattaforma Enel X, che doveva entrare in operatività nel settembre 2023. Ci fate capire questa piattaforma a che punto sta e dove sono queste banche che dovevano comprare i crediti di imposta incagliati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Cari colleghi, quella del superbonus è la storia di un tradimento perpetrato al popolo italiano, perché ha visto, in maniera unilaterale, da parte dello Stato, violate le regole per cui sono stati stipulati contratti tra imprese e cittadini. E, come la storia di un tradimento, questa continua a essere perpetrata con una falsa narrazione, com'è accaduto l'altro ieri con riferimento al Vice Ministro Leo che, addirittura, è arrivato a dire che, se si reintroduce il redditometro, è per colpire e per beccare chi ha truffato col superbonus. Qualcuno ricordi a Leo che gli investimenti da superbonus sono stati truffati per meno del 5 per mille, praticamente la misura meno truffata della storia della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi ricordatevi che, per controllare e per combattere le truffe, c'è bisogno dell'intercettazione e dell'abuso d'ufficio, strumenti che voi avete depotenziato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Come la storia di un omicidio, anche questa del tradimento ha degli esecutori, Draghi prima e Meloni poi, ma, consentitemelo colleghi, ha anche un attore protagonista: Giorgetti. Giorgetti, Presidente, 17 mesi al Ministero dello Sviluppo economico, con il Presidente del Consiglio Draghi; 19 mesi che siete al Governo, cari colleghi, con la Meloni e Giorgetti è Ministro dell'Economia e delle finanze. Giorgetti è al Governo di questo Paese da 36 mesi: sono tre anni e non è riuscito nemmeno a spostare una virgola per alleviare le sofferenze degli italiani, di chi ha sul groppone il credito d'imposta incagliato e la casa con i lavori in corso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E Giorgetti cosa fa? Giorgetti cosa fa? Cari colleghi, parla di buco di bilancio. Non si rende conto che quel buco di bilancio lo ha scavato lui e, addirittura, paragona il superbonus al Vajont, senza rendersi conto che è lui che sta spingendo i massi che hanno originato la valanga (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ha finito per travolgere migliaia di italiani e di imprese di costruzioni nel nostro Paese.
Tutto ciò ha un nome e un cognome - come si dice, dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare - e si chiama incompetenza. Pertanto, caro Ministro Giorgetti, non senti tu ancora il bisogno di doverti dimettere? Davanti a questa manifesta incapacità di trattare una materia finanziaria, con impatti rilevanti sulla politica economica del nostro Paese, sugli italiani e sull'ecologia, non devo fare altro che ribadire il voto contrario del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Questo decreto-legge ci serve per mettere un punto fisso, dal punto di vista economico, per una chiusura responsabile e vera di questo provvedimento e di questo istituto che tanto deficit ha generato nel nostro Paese. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha certificato che, al 1° marzo 2024, l'ammontare del superbonus, nel periodo 2020-2023, è pari a circa 170 miliardi di euro, di fronte ai 220 quantificati per tutti i bonus edilizi. L'Ufficio parlamentare di bilancio, devo dire, è uno degli enti che, fin dall'inizio, è stato assolutamente molto critico e molto attento a questa misura, quindi fino al 2023. Quindi, ogni mese usciranno nuovi importi, e questo alla faccia del “gratuitamente”, che tanto sponsorizzava il MoVimento 5 Stelle per questa misura.
Ci tengo anche a dire un'altra cosa, visto che parliamo di quanto abbia influito il superbonus sul nostro PIL. Secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio - alcuni se lo sono dimenticati, alcuni non l'hanno voluto leggere, altri lo hanno commentato, perché evidentemente, forse, non l'hanno compreso del tutto -, in base al calcolo che ha svolto, in tutto il periodo, ha prodotto circa l'1 per cento del PIL, cioè, se vado a quantificarlo, circa 7 miliardi di euro, di fronte, appunto, ai 170 miliardi investiti.
È evidente, quindi, che la misura, per quanto possa essere stata accolta favorevolmente dai nostri cittadini, che ne hanno approfittato, sicuramente, poteva dare più riscontro, più possibilità.
Per quello che riguarda i risultati dal punto di vista operativo, gli effetti di questa misura che hanno interessato il 4 per cento del patrimonio edilizio, si parla di 170 miliardi per il 4 per cento del patrimonio edilizio, che fanno riferimento a circa 500.000 edifici sugli oltre 12 milioni di immobili residenziali presenti in Italia. È stata fatta bene ieri questa quantificazione.
Se si volesse efficientare tutto il patrimonio edilizio nazionale, si dovrebbe spendere un po' di più del debito pubblico attuale in Italia, quindi oltre i 2.800/2.900 miliardi di euro. Del resto, anche oggi la Deloitte fa un'analisi sugli immobili italiani molto chiara, perché ci dice che, per renderci conformi a quello che richiede la direttiva Case green - su cui tornerò - servono almeno 4 PNRR. Infatti, considerato che dell'83 per cento degli immobili in Italia 12 milioni sono stati costruiti prima del 1990 e per efficientare solo quelli in classe energetica F/G servono almeno mille miliardi di euro. Quindi 8 edifici italiani su 10 sono obsoleti. È chiaro dunque che gli importi che stiamo citando e di cui parliamo per quello che riguarda il superbonus sono assolutamente irrisori rispetto all'effetto.
Ma ci tengo a fare un'equiparazione tra Case green e superbonus, perché se il superbonus è nato in un'epoca particolare - era l'epoca COVID e del Temporary framework -, adesso siamo in un momento diverso, in un momento in cui il nostro Paese è uno di quelli più in crescita nell'Unione europea. Inoltre, abbiamo un PNRR da attuare, altrimenti andiamo nuovamente ad aumentare il deficit del nostro Paese, una possibilità assolutamente preclusa a un Paese dell'Unione europea che ha un Governo di centrodestra. Quindi, su questo, dobbiamo stare molto attenti.
Ma la direttiva Case green da chi è stata voluta? La direttiva Case green è una direttiva UE recentemente approvata dal Parlamento europeo. Ci tengo a ribadire che il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea vieta di occuparsi dei diritti reali, quindi vieta all'Europa di occuparsi del diritto di proprietà. Allora, cosa ha fatto l'Europa? Ha pensato bene di concentrarsi sulle modalità di sfruttamento e di utilizzo della proprietà; quindi, ha approvato questa direttiva - inattuabile in Italia, ma ci arriverò - che limita il nostro diritto alla casa, costituzionalmente previsto - diritto alla proprietà privata -, e va ad individuare la necessità - vista dall'Europa come impellente - di rendere efficiente, dal punto di vista energetico, il patrimonio immobiliare di tutti i Paesi.
Anche qui, abbiamo presentato i numeri per spiegare quanto ciò non sia sostenibile dal punto di vista non solo economico - ve l'ho appena detto -, ma anche ambientale. Infatti, calcolando l'efficientamento energetico di tutti gli immobili residenziali in Italia, avremo un risparmio dello 0,2 per cento delle emissioni degli immobili italiani rispetto alle emissioni totali in tutto il mondo. Quindi, un risultato che va dallo 0,9 allo 0,7, assolutamente trascurabile e che - certo, mi sembra di pensare male, ma, a volte, a pensare male ci si azzecca - semplicemente va a indebitare il nostro Paese e le finanze pubbliche. Soprattutto, dobbiamo chiederci: chi paga l'efficientamento sulla base della direttiva Case green? I proprietari. Ricordiamo che, in Italia, oltre il 77 per cento degli italiani vive in una casa di proprietà. Noi, quindi, in questo modo, andiamo a indebitare i nostri cittadini.
Pertanto, la Lega è sempre stata contraria e sempre lo sarà - chiaramente, lo è stata nella votazione del Parlamento europeo -, lo abbiamo più volte ribadito in quest'Aula e lo ribadiremo ancora nel nuovo Parlamento europeo, che non può permettersi di mettere le mani nelle tasche dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Il MoVimento 5 Stelle, invece, ci dice che la direttiva deve essere fatta assolutamente. Questo lo hanno detto e lo hanno rivendicato anche pochi minuti fa.
Passo adesso all'importanza di questa normativa e a quello che è stato detto, in quest'Aula, in questi giorni. Intanto, mi permetto un focus sulla compattezza della maggioranza, perché è stato appena detto che qualcuno ha votato sì e qualcuno ha votato no. Non è così. Grazie alla Lega, proprio ieri sera, in quest'Aula, il centrodestra si è unito nel superamento di un istituto sbagliato. Tutti insieme, i deputati del centrodestra hanno sottoscritto un nostro ordine del giorno, che ha voluto il superamento totale dell'istituto del redditometro. Non bastava, quindi, la sospensione. Tutti abbiamo certificato e sottoscritto l'annullamento di questo istituto, un po' anche per coerenza, per conformità ai principi e allo spirito della legge delega sulla riforma del fisco, che va verso un fisco amico, che, sì, impone la lotta all'evasione fiscale, ma che deve avvenire nel rispetto delle persone e delle regole della privacy. Si è instaurato un nuovo rapporto tra il cittadino e il fisco, che vede conveniente, sicuro, opportuno e semplice il rispetto delle regole fiscali, invece che il sommerso.
Il redditometro - e chiudo rapidamente - è un istituto ormai della preistoria fiscale e deve essere sostituito da controlli più efficienti e più effettivi. Infatti, in questo decreto-legge è prevista la possibilità - anzi, il dovere - per i comuni di controllare i cantieri. Questo sicuramente è un passo in avanti per evitare interventi edilizi truffaldini, iniziati con l'avvio di un cantiere, ma poi bloccati.
Ora i controlli saranno maggiori. Non saranno solo quei 16 miliardi (il dato che il direttore Ruffini ha citato, al momento, sui controlli effettuati per il superbonus), ma, ahinoi, saranno molti di più e verranno fuori più avanti, perché i controlli non possono che essere successivi all'opera che viene realizzata. È stato così per il bonus facciate, che è stato introdotto molto prima e che, invece, ha visto numeri veramente importanti di controlli su situazioni truffaldine o, comunque, non conformi.
Parlo velocemente dell'obbligo della dilazione in dieci anni. Se n'è parlato. Questa è stata una necessità per ridurre il deficit di ben 2,4 miliardi.
Poi mi permetto di rispondere alla sinistra che ci accusa di salvaguardare le banche. Ecco, è una sinistra un po' distratta, che non legge i giornali. Il Ministro Giorgetti ha chiesto alle banche di fare la loro parte. Lo ha imposto con misure specifiche: dal 2025, no alla compensazione per le banche e gli istituti di assicurazione, cessionari dei crediti, con i debiti previdenziali e assistenziali. E poi, nel caso di crediti acquistati a meno del 75 per cento del loro valore nominale, è stata vietata la loro cedibilità.
PRESIDENTE. Concluda.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Concludo, Presidente. C'è, al governo di questo Paese, un Governo votato e sostenuto dagli italiani, che ha la responsabilità di governare il Paese. C'è, al MEF, un Ministro con competenza, responsabilità, coraggio e stima, anche internazionale, che vuole tenere i conti in ordine. Questa misura non è più sotto controllo: va chiusa. Rimangono i pochi interventi oggetto delle quantificazioni previste in questo decreto: quindi, per le Onlus, le organizzazioni di volontariato e per i territori colpiti da tutti i sismi - dal 2009 in poi - riconosciuti come in stato di emergenza.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Chiudo, quindi, dichiarando il voto favorevole del gruppo Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Vede, Presidente, abbiamo pensato finora che il vero record negativo, voluto da questa maggioranza, fosse il numero di fiducie e decreti. C'è una novità, brutta per il Paese e per il rispetto delle istituzioni: avremo sempre più fiducie per evitare la crisi evidente di questa maggioranza. Prima Forza Italia sul superbonus, poi la ritirata sul redditometro; quindi, siamo passati da un atto sospeso alla sospensione, di fatto, del Vice Ministro Leo.
Perché avviene questo? Avviene questo perché quello che avete impostato finora ha favorito l'evasione fiscale - attraverso diversi condoni - e perché non siete in grado - com'è sempre più evidente - di fare fronte alla confusione e all'inadeguatezza delle vostre scelte. Confusione e incapacità dimostrate, in particolare, anche su questa vicenda del superbonus, con le ennesime modifiche che sono state proposte e con l'evidente mal di pancia di una parte della maggioranza.
Vogliamo ripeterlo per la verità dei fatti: il superbonus è una misura nata nel 2020 come intervento anticiclico nel periodo della pandemia e, in questo senso, ha prodotto un impatto positivo sulla crescita, in una fase di grave recessione dovuta al COVID-19. L'evoluzione di questa misura è stata sostenuta da due fra i tre partiti maggiori che formano l'attuale maggioranza: Fratelli d'Italia votò contro ma per fare “al più uno”, non per negare il provvedimento.
Quindi, il punto di verità è questo: da ormai due anni, questo Governo di destra ha nelle proprie mani questa vicenda. Non si è voluta predisporre una strategia ordinata per uscire da questa situazione e, invece di fare questo, il Governo, in 19 mesi, con la Presidente Meloni e il Ministro Giorgetti, ha prorogato le misure con sei provvedimenti successivi: prima fra tutte, quella relativa alle abitazioni unifamiliari (le cosiddette villette). Quindi, su 120 miliardi di crediti fiscali, 66 sono attribuibili unicamente alle scelte di questo Governo. Tra settembre e dicembre del 2023, con la corsa alle dichiarazioni, c'è stato un aumento del deficit di 40 miliardi. Com'è possibile che non si veda nel PIL?
In realtà, avete bloccato - ma insieme concesso - deroghe per i vostri calcoli elettorali e, soprattutto, per i contrasti al vostro interno, e avete cercato sempre di nascondere gli effetti positivi di entrate e di occupazione, dovuti all'attuazione del provvedimento del superbonus.
Abbiamo chiesto - e continuiamo a chiedere - di sapere qual è la stima del Governo delle risorse a valere sulle fatturazioni fatte negli anni precedenti, che avranno un effetto sull'anno in corso. Nessuna risposta. Accusate, ma non fornite mai le documentazioni necessarie. Nel 2024, secondo l'Unione europea, il Paese crescerà dello 0,9 per cento, per arrivare all'1,1 per cento nel 2025. Secondo l'Unione europea, questa crescita - pur piccola - sarà dovuta agli investimenti in edilizia e al superbonus e poi sarà sostenuta da investimenti in conto capitale del PNRR. Senza di esso l'Italia sarebbe in stagnazione o in recessione, ma perché Fratelli d'Italia non ricorda che ha votato contro il PNRR?
La verità è che finora la crescita è stata sostenuta da interventi edilizi e dal PNRR, misure di politica economica che, udite udite, non sono pensate da questo Governo. La verità è che mancano le riforme che un Governo corporativo come il vostro non è in grado di fare ma è solo in grado di ipotizzare rinvii (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Rinvii in attesa che arrivi la scadenza di questo mandato e si possa consegnare il debito pubblico e tutti i problemi relativi alle nuove maggioranze che, vi assicuro, ci saranno. Signor Presidente, ha notizie? Quando arriverà mai una proposta di crescita economica pensata, voluta dal Governo Meloni, voluta da questa maggioranza già divisa? Il Documento di economia e finanza presentato non dice quali sono le scelte sulle entrate e le spese del Governo: tutto è rinviato in autunno. Ma quali saranno le scelte, visto questo andazzo, dopo le europee e i decreti elettorali in cantiere: l'autarchia agricola del Ministro Lollobrigida, la difesa delle rendite - in particolare della brutta vicenda dei balneari -, le sanatorie del Ministro Salvini? Avremo il ritorno all'austerity sostenuto da Giorgetti? Un Governo che non è stato in grado di negoziare un nuovo Patto di stabilità dopo avere affossato quello inizialmente più vantaggioso proposto da Gentiloni.
Intanto, come unica certezza abbiamo che state buttando via 800 milioni inutilmente in Albania.
Infine, anche oggi, resistiamo e critichiamo le idee sbagliate che la maggioranza approverà sul superbonus. Alla faccia dei diritti del contribuente, del cittadino e della certezza del diritto, si fa un atto retroattivo che colpisce imprese e famiglie che si affidavano a una legge dello Stato. Per la vostra gestione insipiente, dopo 19 mesi di Governo, colpite in modo indifferenziato anche i territori e i cittadini che hanno subito terremoti e alluvioni, senza capacità di distinguere con misure a favore della disabilità, dei meno abbienti e delle case popolari. Vedete, tutto torna: alla confusione, all'incapacità - questa confusione che è figlia della vostra illusione di potere rinviare le scelte e fare controriforme invece che le riforme necessarie per il Paese -, si aggiunge questo decreto, questo ennesimo provvedimento sbagliato e, quindi, noi voteremo contro. Il Partito Democratico voterà contro, per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Filini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, ancora una volta, effettivamente, siamo qui a parlare di superbonus: questa legislatura è iniziata con il tema del superbonus esattamente come si era conclusa la scorsa legislatura. Però, c'è una differenza sostanziale tra la legislatura precedente e quella in corso: in quella precedente abbiamo avuto delle forze politiche che hanno introdotto questa misura, rivendicandola fortemente, che l'hanno prorogata e, in questa legislatura, invece, questo Governo sta cercando di limitare i danni, perché di danni appunto bisogna parlare.
La legislatura era iniziata nell'ottobre 2022 quando ancora si sentivano gli echi nelle piazze del “gratuitamente”.
Ricordiamo tutti questo “gratuitamente” ripetuto a ogni appuntamento elettorale; si raccontava ai cittadini che, finalmente, si era trovata questa bellissima formula magica a cui nessuno aveva mai pensato prima, tant'è che qualcuno si era convinto addirittura che magari potesse prendere il Nobel all'economia, visto che ha trovato la formula magica per ristrutturare le case gratuitamente e il Governo ha cominciato subito a tirare il freno a mano e a cercare, come dicevo prima, di limitare i danni.
Ogni volta che il Governo è intervenuto, in seguito ai dati che arrivavano man mano del superbonus e degli altri bonus edilizi (un complesso enorme), le opposizioni puntualmente hanno protestato e quindi dicevano: no, state sbagliando. Fosse stato per loro, probabilmente, ancora oggi si poteva continuare con quella bellissima favoletta da raccontare delle case che si ristrutturano gratuitamente. Quindi, abbiamo subìto tante proteste, ancora oggi credo che le stiamo in parte subendo anche se, ovviamente, c'è un po' più di timidezza a continuare a raccontare quello che raccontavano in campagna elettorale, perché i dati sono eloquenti e c'è poco da discutere.
Però è curiosa questa teoria economica, pensateci bene: lo Stato prende, decide di fare degli interventi - interventi per carità in pandemia, anticiclici, tutto quello che volete - e anziché rappresentarli come un costo secondo questa curiosa teoria economica, quindi è lo Stato che investe soldi per ristrutturare le case ai cittadini, li rappresenta, addirittura scopriamo, come una grande opportunità e anche come una grande fonte di guadagno; secondo la filosofia grillina ristrutturare le case ai ricchi conviene allo Stato, perché alla fine ci guadagna pure. Beh, chapeau, signori, veramente, questa è una cosa spettacolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Nessuno se ne era mai reso conto, possiamo sistemare tutti i problemi dell'Italia se è così. Voi, giustamente, avete deciso di partire dai ricchi, però poi c'è la realtà e la realtà ci racconta numeri di un disastro. Penso che il fatto che stiamo ancora discutendo di questa misura, ormai dopo anni, ci dà l'istantanea del fallimento di questo complesso dei bonus edilizi partoriti dal Governo PD e 5 Stelle.
Avete detto che quel superbonus è servito ad aumentare l'occupazione: in realtà istituti indipendenti certificano che è stato un aumento fittizio dell'occupazione, un fuoco di paglia, qualcosa di passeggero; se volete capire come si fa l'aumento strutturale dell'occupazione citofonate al Governo Meloni; andate a vedere quali sono i dati sull'occupazione che sta portando avanti questo Governo, grazie alle politiche di decontribuzione a favore delle assunzioni. Credo che il record che sta riscontrando questo Governo voi ve lo sognate.
L'altro grande risultato ottenuto dal superbonus e dagli altri bonus edilizi è stato quello di aumentare enormemente il profitto delle banche, che non vedevano l'ora di avere una misura che consentisse loro di scontare fatture a percentuali che mai si sarebbero sognate: siamo arrivati al 20, al 25, addirittura al 30 per cento sulla cessione del credito a banche e istituti finanziari. È stato veramente un affare d'oro, quindi c'è effettivamente chi ha guadagnato e sicuramente sono le banche.
Poi - si dice - bisognava efficientare il patrimonio edilizio italiano: soltanto il 4 per cento a fronte di tutta questa spesa enorme.
È aumentato il debito, è aumentato il deficit. Voi parlate del PIL, che è rimbalzato dopo questa misura: l'abbiamo spiegato 20.000 volte, questo si chiama “rimbalzo del gatto morto”. Quando fai scendere il PIL con le tue politiche di restrizione durante il COVID - lo fai praticamente andare a terra - basta poco che rimbalzi e quello effettivamente è stato un rimbalzo, ma purtroppo un rimbalzo assolutamente fittizio. Tutti i bonus edilizi hanno generato frodi e truffe, quindi i grandi truffatori dello Stato hanno brindato a questa manovra che voi avete introdotto: oggi l'Agenzia delle entrate stima truffe intorno ai 15 miliardi, pensate un po' 15 miliardi. Voi dite “no”, il superbonus assolutamente “no”. Io vi consiglio di leggere anche i report e gli allarmi che ha dato la Direzione investigativa antimafia che, proprio di recente, ha certificato che ben 2 miliardi dei cittadini italiani sono finiti nelle disponibilità delle cosche mafiose e dei loro loschi affari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vergognatevi! Vergognatevi!
E andate a vedere cosa ha detto il procuratore dell'antimafia Melillo; ha detto che questa misura ha aumentato enormemente le disuguaglianze. Altro che la retorica sui poveri che portate avanti! E ha detto, giustamente, che era meglio partire magari da scuole, da sanità, dai servizi che realmente servono e che accorciano le disuguaglianze.
Poi ancora continuate a dire “no, non c'è alcun buco, questa è una misura giusta”, finché poi non arrivano le stangate da istituti indipendenti, che ormai tutti, tutti, certificano che questa misura è stata fallimentare.
Vogliamo parlare dell'Istat, della Banca d'Italia, dell'Ufficio parlamentare di bilancio, della Corte dei conti? Per ultimo, anche il Fondo monetario internazionale ci spiega che questa è stata una misura folle sotto tutti i punti di vista e che, probabilmente, leggeremo come caso di ciò che non si può fare sui manuali di economia nei prossimi anni.
Di fronte all'evidenza, perché ormai di evidenza si tratta, stiamo assistendo a una curiosa giravolta, ovvero si dice “sì, da una parte il superbonus e tutti gli altri bonus edilizi sono stati una cosa bellissima e spettacolare”, dall'altra si comincia a dire “sì, però non è colpa nostra, attenzione, non siamo noi, è colpa del Governo Meloni”.
Capisco tutto, va bene cercare di arrampicarsi sugli specchi, però assumetevi le vostre responsabilità, perché soltanto una persona è andata in giro per le piazze a raccontare ai cittadini che potevano ristrutturarsi casa gratuitamente. Quindi abbiate il coraggio di assumervi le responsabilità. L'onorevole Conte dovrebbe un attimino fare ammenda, perché se uno va e tira una molotov…
LEONARDO DONNO (M5S). Buffoni!
PRESIDENTE. Onorevole Donno, onorevole Donno!
FRANCESCO FILINI (FDI). …una bomba incendiaria, e scoppia….
LEONARDO DONNO (M5S). Buffoni!
PRESIDENTE. Onorevole Donno, mi perdoni. La richiamo all'ordine! È la quarta volta, non si rivolga in quel modo a nessuno. A nessuno qui dentro! Non glielo dico più. È il secondo richiamo all'ordine! Al terzo lei va fuori. Basta (Applausi)! Prego, onorevole Filini.
FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente, anche se comprendo l'agitazione, d'altronde quando si dice la verità. Dicevo, l'onorevole Conte dovrebbe fare ammenda, perché, quando si va, si tira una bomba incendiaria e si causa un incendio, poi non è che ce la si può prendere con i pompieri che stanno spegnendo quell'incendio. Per cui, per favore, cercate di essere seri una volta tanto, perché l'entità di questo disastro che avete creato è ormai a 220 miliardi, considerando tutti i bonus edilizi che avete prodotto, ed è una cosa veramente importante.
Ma queste sono le politiche della sinistra e credo sia interessante fare questa analisi, perché, secondo la sinistra, si ristrutturano le case gratuitamente, puoi stare tranquillamente sul divano e avere un reddito, si abolisce la povertà, si aumentano i salari per legge. Che ci vuole? Via, si aumenta per legge anche il salario. Adesso anche lavorerai di meno e guadagnerai lo stesso, non ti preoccupare. È un mondo assolutamente bello, bellissimo.
Poi c'è la realtà, c'è la concretezza che mette questo Governo, c'è l'equilibrio nelle misure e c'è una cosa che è radicalmente opposta a voi ed è rappresentata da Fratelli d'Italia e da tutto il centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FRANCESCO FILINI (FDI). …della sinistra delle tasse e delle ideologie green noi ce ne siamo già liberati, grazie agli italiani, nel 2022, che vi hanno mandato a casa. Quello che è successo nel 2022, liberandoci da questa sinistra ideologica e demagogica, speriamo che succeda anche alle prossime elezioni europee, quando libereremo anche l'Europa da questo modello di sinistra, che è stato fallimentare sotto ogni punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Colleghi, vi ricordo che, dopo il voto finale, commemoreremo la strage di Capaci.
Saluto le studentesse, gli studenti e i professori dell'Istituto comprensivo Futani, di Futani, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1877)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1877: S. 1092 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi).
Nella ricorrenza del 32° anniversario della strage di Capaci.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, ci sono anniversari che accendono i nostri ricordi anche se lontani nel tempo, che a ogni ripetersi ci consegnano un nuovo frammento di memoria. Sono certo che succede a ognuno di noi quando pensa al 23 maggio 1992. Ed è per questo che la strage di Capaci è parte fondante di quella memoria condivisa che è pilastro della nostra democrazia.
Quest'anno, per la trentaduesima volta, facciamo memoria di questa giornata e onoriamo l'esempio, il sacrificio e il valore di 5 servitori dello Stato.
Trentadue anni dopo li citiamo come esempio, perché ognuno di loro interpretò nel perimetro del rigore della Costituzione e della legge il suo ruolo con coraggio, perché andarono incontro al sacrificio con la coscienza che è propria degli uomini liberi, perché lo fecero con quella serenità che li consegna al valore e agli onori più alti della Repubblica.
Servivano con onore lo Stato. Chi li uccise e pianificò l'attentato era servo della più disonorevole, crudele e vile tirannia della libertà: la mafia.
Le lacrime degli italiani furono idealmente asciugate dal tricolore adagiato sui feretri di quei 5 servitori dello Stato. Poi, in nome del loro esempio, del loro sacrificio e del loro valore, l'Italia ha saputo onorarli e li onora oggi come testimoni immortali dei valori alla radice del nostro vivere costituzionale.
Ai figli rubati dell'amore dei loro padri, a quei bambini del 1992 che idealmente hanno raccolto a Capaci la divisa dei loro papà e la indossano oggi con fierezza, ai familiari, agli amici e a tutti quelli che gli vollero bene, giunga da quest'Aula, che rappresenta il popolo italiano, il commosso ricordo è la più profonda gratitudine e riconoscenza.
La Camera dei deputati si inchina nel ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. In loro memoria, nella condivisione della memoria, vi invito a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali e prolungati applausi). Vi ringrazio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciro Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui, come ogni anno, dopo 32 anni, per ricordare la strage di Capaci, compiuta da Cosa Nostra alle 17,57 di quel maledetto 23 maggio del 1992, che tolse la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo, agli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Assieme a loro non possiamo dimenticare Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Rocco Chinnici, Rosario Livatino, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Libero Grassi, don Pino Puglisi e il lunghissimo elenco di tutti quegli uomini e quelle donne, magistrati, sacerdoti, agenti, semplici cittadini, che hanno dato la vita.
Non possiamo dimenticare il dolore e le parole dei familiari e anche l'attonimento di tutti noi di fronte a quei fatti. Da quel dolore, da quella rabbia e da quello sdegno è arrivata una reazione, una risposta forte da parte dello Stato e di tutta la comunità civile. Quella strage rappresentò un attacco al cuore dello Stato e lo Stato ha saputo reagire nonostante i tentativi di infiltrazione compiuti anche all'interno dello Stato stesso.
Falcone era in quel momento il nemico numero uno della mafia e, quindi, andava colpito con un'azione simbolica e spettacolare. Con il loro sacrificio e con il loro esempio, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e, assieme a loro, i magistrati dei pool antimafia in prima linea sono diventati degli eroi, dei simboli riconosciuti in tutto il mondo e la legislazione e le strategie antimafia da loro elaborate sono tuttora uno strumento efficace, un modello copiato, studiato e applicato anche dagli ordinamenti di tutti gli altri Paesi dell'Europa e del mondo. Questo è un patrimonio che va mantenuto, difeso e consolidato.
Per questo siamo stati orgogliosi che il primo atto formale del Governo in questa legislatura, il primo decreto-legge, sia stato quello sul carcere ostativo, a dimostrazione che non c'è la minima intenzione di abbassare la guardia e di smantellare gli strumenti più efficaci nella lotta alla mafia, come il 41-bis, che dal lavoro di quei magistrati sono rimasti e arrivati fino ad oggi.
Con l'arresto di Matteo Messina Denaro si è simbolicamente chiusa un'epoca, quella della stagione della vecchia mafia stragista, ma siamo tutti consapevoli che, oggi, le mafie hanno saputo adattarsi velocemente alle nuove realtà, assumendo forme più subdole e pericolose, come quelle della mafia dei colletti bianchi, della finanza, dell'infiltrazione nel tessuto finanziario ed economico della società.
È compito dello Stato e del legislatore saper adeguare l'ordinamento, saper trovare, oggi, le risposte efficaci, seguendo un insegnamento di Giovanni Falcone, quel “follow the money”, che aveva ispirato l'azione più efficace anche in quegli anni.
Dobbiamo colpire la mafia dove c'è il denaro. In quest'ottica, anche la recente approvazione del DDL sulla cybersecurity, che dà vita a un raccordo importante tra l'Agenzia nazionale per la cybersecurity e il Procuratore nazionale antimafia, porta il contrasto alla criminalità organizzata anche sul fronte più nuovo e insidioso dello spazio cibernetico. La mafia si evolve, ma può essere battuta. Come quella di ieri, anche quella di oggi. E il nostro dovere è continuare a combatterla senza quartiere, nel nome di Giovanni Falcone e di tutti gli eroi che hanno dato la vita per questo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il 23 maggio 1992 avevo solo 9 anni. Sono parte di quella generazione che ha visto le grandi stragi con gli occhi di una ragazzina. Ricordo ancora i telegiornali che mandavano in onda le immagini di quell'autostrada sventrata. Ricordo lo sguardo preoccupato dei miei genitori. Ricordo ancora il pianto di Rosaria Costa Schifani, giovane mamma e moglie, che diceva addio al suo Vito, il giorno dei funerali. Sono parte di una generazione che ha avuto modo di crescere negli anni e di formarsi nel ricordo e con l'esempio di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, di Peppino Impastato, di Pio La Torre e di tutti gli altri uomini e le altre donne con il cui sangue è stata difesa la tenuta stessa della nostra democrazia. Tutte quelle morti hanno rappresentato un muro, per quanto fragile, allo strapotere mafioso, alla capacità della criminalità organizzata di incidere nel tessuto sociale, economico e anche politico del nostro Paese. Quelle morti, quelle stragi hanno risvegliato una società civile acquiescente, portando a una reazione collettiva che ha rappresentato l'inizio di un riscatto. Certo, avversato da tanti, parziale, ancora incompleto, ma le marce per la legalità e le iniziative che, ogni anno, ricordano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, il 23 maggio, sono un importante esercizio per tenere a mente la lezione di Giovanni Falcone e per riflettere sul fatto che quella guerra non è ancora finita. Come ha detto il Presidente della Repubblica, Mattarella, nel suo discorso del 2022, “l'impegno contro la criminalità non consente pause, né distrazioni”. E noi, istituzioni, lungi dal ritenere date come questa solamente simboliche, dobbiamo continuare a ricordarlo. Dobbiamo continuare nella lotta alle mafie. Sarà l'unico modo per rendere onore alla loro memoria e per mantenerne vivo il ricordo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simonetta Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE (LEGA). La strage di Capaci, nella sua assoluta tragicità, ha segnato un punto di non ritorno nella lotta alla mafia. Il sacrificio di Giovanni Falcone, che ho avuto il privilegio di conoscere, ha messo lo Stato davanti alla necessità di una svolta radicale. Dopo l'omicidio Terranova, Falcone passò all'ufficio istruzione, insieme a Borsellino e, sotto la guida di Rocco Chinnici, creò il cosiddetto “metodo Falcone”; per indagare le associazioni mafiose bisognava partire dalle indagini patrimoniali e bancarie. Creò la collaborazione internazionale, fino allora inesistente. Il progetto del pool antimafia fu realizzato da lui e fu una svolta epocale, che culminò con il maxiprocesso di Palermo. Falcone era il candidato naturale alla successione di Rocco Chinnici, ma il Consiglio superiore della magistratura, con una logica aberrante, gli preferì un altro, con la scusa della mera anzianità di servizio e per logiche assolutamente condannabili. Falcone divenne più debole, poi fallì anche il bersaglio dell'Alto commissario per la lotta alla mafia. È storia patria il come e il perché questo sia accaduto.
Falcone arrivò al Ministero, dove gli fu dato asilo, tra virgolette “politico” ma sostanziale, da un Ministro socialista, Claudio Martelli, che lo nominò direttore generale degli affari penali. Perché lo ricordo? Perché le celebrazioni rischiano di diventare rituali se non si capisce il perché lui stesse lì. Il suo funerale, per chi ha la mia età, fu una tragedia shakespeariana, tra urla, insulti, botte. Le istituzioni dovettero fare il conto con sé stesse. A cosa servì il suo sacrificio, seguito da quello di Borsellino, poco dopo? A segnare un punto di svolta, il metodo Falcone diventò il metodo per la lotta alla mafia.
Non ho il tempo per ricordare gli interventi legislativi che si sono succeduti; i risultati raggiunti sono frutto del suo metodo. Io, però, vorrei chiudere - in una maniera, se volete, originale - con una sua mirabile intervista, che ho ritrovato, sulla separazione delle carriere, per ricordare un vero garantista.
Giovanni diceva questo: “un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa. E nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di ‘para-giudice'. Il giudice, in questo quadro, si staglia come figura neutrale, al di sopra delle parti. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e PM siano, in realtà, indistinguibili. Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell'indipendenza, desideroso di porre il PM sotto il controllo dell'Esecutivo ed è veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione del PM con questioni istituzionali totalmente distinte. Gli esiti dei processi, a cominciare da quelli di mafia celebrati con il nuovo rito, senza una riforma dell'ordinamento, peraltro, sono sotto gli occhi di tutti”. Giovanni Falcone (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Commemorare, ricordare, non può essere, non deve essere un mero esercizio retorico. Per onorare la memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo e di tutti i martiri della giustizia occorre che la memoria diventi impegno concreto e quotidiano per la giustizia, inclusa la giustizia sociale. La memoria diventa impegno se facciamo tesoro delle esperienze e dell'eredità morale di Giovanni Falcone.
Oggi non dobbiamo ricordare solo come è morto, ma dobbiamo ricordare come ha vissuto, i valori di verità, giustizia e libertà per cui ha speso la vita, la sua integrità, la sua completa dedizione alla professione che amava, il suo coraggio, il suo intuito investigativo.
Noi, qui dentro, in quest'Aula, siamo chiamati a un impegno di certo maggiore, più gravoso di altri, perché possiamo effettivamente, con le nostre scelte legislative, incidere sulle leve della giustizia, anche della giustizia sociale. Perché qui dentro la memoria diventa impegno per la giustizia, se difendiamo la legislazione antimafia che Falcone ha contribuito a scrivere, se rafforziamo i presìdi di legalità, i presìdi anticorruzione, perché Falcone ci ha insegnato che per arrivare al cuore delle mafie devi seguire i soldi, perché la mafia fa affari, perché il sistema mafioso è compenetrato con la criminalità del potere, quella dei colletti bianchi.
La memoria diventa impegno per chi è qui dentro se ci preoccupiamo della qualità del consenso, se rigettiamo logiche clientelari, se rigettiamo quella strisciante mentalità che alimenta, nelle fasce più vulnerabili della popolazione, l'idea di non avere diritti, ma di avere bisogno di favori dal potente di turno (Applausi).
La memoria, la memoria diventa impegno concreto e quotidiano per la giustizia se continuiamo a chiederci, a voler conoscere la verità più profonda sulla genesi delle stragi, la verità su quelle menti raffinatissime, regia occulta esterna alla mafia, di cui lo stesso Falcone parlò in occasione del fallito attentato all'Addaura. Falcone, dopo avere processato capi e componenti della mafia militare, dopo aver arrestato uomini potenti considerati intoccabili, come i cugini Salvo, tentò di alzare il velo dei moventi politici che si celavano dietro i delitti eccellenti di Piersanti Mattarella e Pio la Torre, ma fu fermato. Questa è l'eredità di Giovanni Falcone.
Se alle parole che saranno pronunciate oggi in quest'Aula non seguiranno fatti conseguenti, se, invece dell'anelito alla verità, continueranno a serpeggiare, in alcune forze politiche e in alcuni esponenti di Governo, negazionismo e tentativi di riscrivere la storia di una delle stagioni più cupe del nostro Paese, se alcune forze politiche e alcuni esponenti di Governo continueranno pervicacemente a delegittimare il lavoro dei magistrati che quella verità ricercano, rimarrà solo tanta ipocrisia. E non staremo qui oggi celebrando la memoria di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, degli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani e di tutti gli altri martiri della giustizia, ma staremo piuttosto consumando il più vile tradimento di quella memoria (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare il mio brevissimo intervento in maniera un po' irrituale, ringraziandola per il suo intervento con il quale ha aperto questa commemorazione; parole nelle quali, penso, si sia risentita, rivista tutta l'Aula. Quindi, grazie mille.
La strage di Capaci rappresenta certamente l'attentato criminale più grave della storia della Repubblica, un vero e proprio atto di guerra che le mafie decisero di compiere nei confronti dello Stato, che colpiva l'uomo che, in quel momento, rappresentava il simbolo della legalità e della lotta contro la criminalità organizzata.
Non era la prima volta che la mafia uccideva un rappresentante dello Stato, un magistrato, un esponente delle forze dell'ordine, un dirigente politico che fosse. L'elenco dei martiri civili sarebbe lungo e tutti sono certamente sullo stesso piano. Mi limito a citarne uno per tutti, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (Applausi), perché la figlia Rita è deputata di questa Camera. Così come Rocco Chinnici, la cui figlia Caterina ha indossato prima la toga del padre e oggi serve le istituzioni europee.
Ma la strage di Capaci è stata diversa rispetto ai tanti attentati che l'hanno preceduta e a quelli che, purtroppo, l'hanno seguita. Non solo per l'obiettivo di quell'attentato, ma anche e soprattutto per la brutalità con cui fu posto in essere. In quell'attentato, persero la vita gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo e la moglie Francesca Morvillo. Era evidente che i capi di Cosa Nostra avevano deciso di portare un attacco diretto allo Stato e questo fu ancora più chiaro qualche mese dopo, quando a cadere in un altro brutale attentato a via D'Amelio fu Paolo Borsellino.
Gli attentati di Capaci e via D'Amelio furono due colpi durissimi, ma lo Stato rimase in piedi e ad essere sconfitti furono coloro che idearono e attuarono quelle stragi. Lo smarrimento e lo sconforto, che in alcuni casi si era trasformato in disperazione, che colpirono l'Italia e la sua opinione pubblica, che in quel momento vedevano colpiti i simboli della lotta alla mafia, in breve tempo si trasformarono in indignazione, determinazione e voglia di affermare la legalità.
Dalla Sicilia, quella che non si è mai arresa e consegnata, passando per tutta l'Italia, è iniziata la rivincita delle persone per bene. Le stragi produssero l'effetto opposto rispetto a quanto si aspettavano gli esecutori. Furono, purtroppo, uccise le persone, ma non le loro idee e la loro battaglia, che fu ripresa da altri nello Stato e sostenuta poi da milioni e milioni di persone.
La mafia, quella mafia, ha perso. Abbiamo il dovere di non abbassare la guardia oggi e restiamo impegnati, come faremo domani, a contrastare ed estirpare tutte le mafie che oggi hanno altri interessi e resistono in altre forme. Lo facciamo ricordando oggi in Aula le vittime e i martiri e lo facciamo a testa alta, che era il titolo della mostra dedicata proprio a Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, esposta fino a qualche settimana fa nei corridoi della Camera. Lo facciamo seguendo gli insegnamenti di questi giganti che sono venuti prima di noi e mi piace citare quell'invito di Giovanni Falcone a non avere paura di avere paura, ma ad imparare a conviverci con la paura, a gestirla senza lasciarsi condizionare nella nostra azione quotidiana.
Ecco, Presidente, cari colleghi, possiamo pure avere paura qui, dove prendiamo decisioni importanti per il Paese, ma non dobbiamo mai avere paura di fare la cosa giusta (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sono trascorsi esattamente 32 anni da quel 23 maggio 1992. Nei pressi di Capaci, tra l'aeroporto di Punta Raisi e Palermo, persero la vita, uccisi dalla mafia, il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Trentadue anni: si succedono le generazioni, ma restano indelebili, nella nostra mente e nei nostri cuori, i nomi di chi non si è piegato alla mafia, di chi, per combattere la criminalità organizzata, ha perso la vita. Oggi, come ogni anno, anzi come ogni giorno, rilanciamo un messaggio forte e chiaro senza retorica, ma senza timori o ambiguità.
Dobbiamo creare le condizioni affinché non debbano esistere eventi drammatici a darci i segnali, a scuotere le coscienze. Costruiamo insieme una società con un tessuto sano, dove la rettitudine e la legalità siano l'ordinario, e non uno spazio dove qualche eroe ci rimette la vita, e noi dobbiamo poi celebrarlo con tristezza e ammirazione.
Lo stesso Giovanni Falcone affermava che non c'è bisogno di grandi gesti, se ognuno di noi fa il proprio dovere con la consapevolezza - aggiungerei - che non sta facendo nulla di speciale, ma solo e semplicemente il proprio dovere. Un messaggio e un augurio ai giovani, alle giovani generazioni, alle quali, forse, abbiamo consegnato un mondo peggiore di quello che abbiamo ereditato noi, un mondo pieno di storture e di corruzione, di illegalità e di violenza. La loro è forse una generazione non fortunata per le condizioni complessive, aiutiamoli a recuperare e a crescere in maniera edificante. La strage di Capaci non sia il simbolo di una mafia che impone le sue regole, ma si perpetui, come l'icona di una reazione forte e compatta della nostra società, del nostro Paese. Solo così non andranno dispersi l'insegnamento, l'esempio e il sacrificio di Giovanni Falcone e di chi, come lui, ha pagato con la vita il proprio essere fermo e integerrimo nei confronti dei nemici dello Stato, della mafia e della criminalità (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Il nostro primo pensiero, questa mattina, va alle famiglie di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro; va alle famiglie, ai figli, agli amici di queste persone, che, per ben 32 anni, hanno dovuto fare a meno del loro consiglio, del loro affetto, della loro presenza. Il nostro pensiero va alla Repubblica italiana che, per 32 anni, ha dovuto fare a meno delle capacità professionali, umane e morali di 5 tra i suoi migliori figli e figlie.
È stato un attentato drammatico, quello di Capaci, forse tra i più importanti eventi dalla fine della seconda guerra mondiale, che ha posto in evidenza in modo inequivocabile come lo scontro tra i poteri criminali e lo Stato fosse ormai di stampo terroristico. Noi però vogliamo uscire un po' dalla ritualità di questa ricorrenza. Noi vogliamo ricordare queste persone non soltanto per come sono morte, in modo così drammatico, in un evento così importante, ma vogliamo ricordarle per come sono vissute, per il contributo che hanno dato al nostro Paese, per la voglia e la costanza con la quale hanno combattuto uno dei cancri peggiori della storia del nostro Paese, che sono, appunto, la mafia e i poteri criminali. Io vorrei ricordare che, per tanti anni, Giovanni Falcone ha dovuto combattere non soltanto fuori della magistratura, fuori delle istituzioni, ma ha dovuto combattere anche nelle istituzioni per imporre un modo nuovo, diverso e più efficace di combattere le mafie. Ecco, quel metodo è l'eredità che Giovanni Falcone ha lasciato, non soltanto al nostro Paese, ma a tutti coloro che si battono costantemente contro i poteri criminali organizzati in tutte le parti del mondo, le mafie vecchie e nuove, anche quella mafia che imperversa oggi nel nostro Paese, che non è più soltanto quella del criminale armato di doppietta e con la coppola in testa. Infatti, vorrei ricordare che ora i rampolli delle famiglie mafiose e camorristiche della Sacra corona unita, di tutti i poteri criminali vecchi e nuovi, frequentano le migliori università europee e italiane, sicché, le mafie sono diventate un imprenditore, un gruppo finanziario potentissimo.
Ecco, noi dobbiamo avere la capacità di imparare da Giovanni Falcone e da Borsellino che è necessario evolvere per combattere la mafia e i poteri criminali.
Noi dobbiamo imparare da loro che bisogna sempre resistere, resistere alle sconfitte che ci sono anche in questo percorso e che bisogna sempre avere il valore della perseveranza, della coerenza e del non arrendersi mai.
Concludo, Presidente, dicendo che, così come i magistrati e le Forze dell'ordine hanno fatto e fanno il loro dovere, anche noi politici dobbiamo fare il nostro dovere e voglio ricordare, a tal proposito, le parole di Borsellino: il giudice accerta i reati, ma, se non li trova, non li può trasformare in immoralità o scorrettezza politica; questo spetta alla politica, spetta ai partiti, che devono fare pulizia al loro interno e, anche quando non ci sono i reati, non sottovalutare episodi e fatti inquietanti di cui i loro esponenti si sono macchiati (Applausi).
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Luigi Des Ambrois” di Oulx, in provincia di Torino, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Io potrei fare come al solito in un'occasione del genere e parlare di come, anche in questa occasione, noi siamo ben lontani dal sapere che cosa accadde esattamente 32 anni fa. Potrei parlare del fatto che la mafia aveva inviato qui a Roma un commando per uccidere Giovanni Falcone quando era senza scorta. Giovanni Falcone, infatti, spesso andava a mangiare alle trattorie di via Arenula senza scorta. C'era Matteo Messina Denaro in quel commando e sarebbe stato molto più facile, ma, a un certo punto, arrivò l'ordine di tornare, perché la strage doveva essere compiuta secondo le modalità che questo Paese aveva conosciuto nei decenni precedenti. Non sappiamo il perché.
Potrei parlarvi del DNA femminile trovato sulla collinetta di Capaci. Potrei parlarvi della manomissione dei computer di Giovanni Falcone in via Arenula, ma non lo voglio fare, anche perché vedo che alla politica comunque non interessa mai.
Noi, ogni volta - il 9 maggio, il 16 marzo, il 27 giugno, il 2 agosto - esprimiamo sempre grandi parole di retorica, ma evitiamo di affrontare il tema vero, cioè che questa Repubblica non sa esattamente che cosa sia successo in queste occasioni, ma forse non siamo ancora abbastanza maturi.
Preferisco fare tre cose veloci, Presidente. Io spesso mi chiedo, se Giovanni Falcone fosse sopravvissuto, come sarebbe stato il rapporto fra politica e magistratura in questi 32 anni. Un rapporto che ha dilaniato, ha contribuito a dilaniare il nostro sentire pubblico. Mi chiedo se sarebbe cambiato qualcosa o meno. Non mi riferisco solo alle posizioni di Falcone sulla separazione delle carriere. Quando Falcone diceva “la cultura del sospetto è l'anticamera del khomeinismo”, mi chiedo che effetto avrebbe avuto una frase del genere, nel dibattito tossico dello scontro fra politica e magistratura che abbiamo vissuto in questi 32 anni, se quelle parole di Falcone, dalle sue posizioni, avessero potuto germogliare come un albero in fiore.
Seconda considerazione: il collega Ciro Maschio prima diceva che Falcone era il nemico numero uno della mafia. La verità - anche questa si dice con molta ritrosia, qualcuno ci ha provato prima - è che Falcone non era il nemico numero uno solo della mafia. Falcone era un personaggio scomodo per il sistema Italia. Falcone subì delle umiliazioni cocenti nella sua carriera in magistratura. Falcone era visto come qualcuno che non sapeva stare al suo posto e si illudeva di combattere un sistema.
Poi tutti, dal giorno dopo, si sono dimenticati di questo e abbiamo assistito a 32 anni di retorica. Ma Falcone, negli ultimi anni, era un personaggio scomodo per tanti.
Ciò mi porta alla terza e ultima considerazione che è rivolta a quei ragazzi lassù: che modello vogliamo dare a quei ragazzi lassù e a tutti quelli che vivono la nostra Repubblica? Il modello del servilismo, che dai partiti in poi è quello che prevale, cioè il modello di calare la testa e dire “il sistema è troppo grande, è troppo forte ed è meglio che mi adegui al sistema per ricavarne un beneficio”, che è il modello che stiamo dando, dalla politica in poi?
Oppure diamo il modello di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tanti altri? Quando furono messi di fronte alla scelta fra perseguire il proprio interesse particolare, lucrando i vantaggi del sistema, o di combattere il sistema, ma non velleitariamente, non sui social, che all'epoca non esistevano, ma veramente e con coraggio, ebbene Giovanni Falcone non ebbe esitazione su cosa scegliere. Mi chiedo se ai ragazzi lassù stiamo dando questo modello o altri meno utili e meno giusti (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il tempo: 23 maggio 1992, ore 17,57. Il luogo: l'autostrada. Era la A29 che collega l'aeroporto di Palermo-Punta Raisi (oggi si chiama “Falcone Borsellino”) al centro della città. Quell'autostrada, percorsa chissà quante volte con l'immancabile scorta, che avrebbe dovuto portare il giudice Giovanni Falcone e sua moglie, in seguito, a Favignana. Motivo per cui Falcone decise di tornare a Palermo.
Da quell'autostrada, sulla destra, in alto, c'è un piccolo edificio bianco, che chissà quante volte i passanti avevano visto senza dargli il minimo peso; quell'edificio da cui oggi campeggia a grandi lettere la scritta “no mafia”. Quello è stato il luogo da cui tutto è partito. Una carica di esplosivo talmente forte da distruggere entrambe le corsie autostradali e che costò la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Sembra anacronistico - lo ammetto - perché lo ripetiamo ogni anno. Ma è solamente ripetendo a gran voce i loro nomi - anche in quest'Aula, nelle strade, nelle scuole - che decidiamo fermamente di condannare la mafia. Quel giorno ci siamo fermati tutti. Forse, quel giorno abbiamo capito realmente a cosa saremmo andati incontro negli anni a venire. Perché la mafia si muoveva sottotraccia, ma si muoveva ovunque come una piovra muove i suoi tentacoli, e solo i diretti interessati conoscevano realmente la portata del fenomeno, ai più sconosciuto; anzi, peggio, ignorato. Ed è stato solo grazie a giudici come Falcone, Borsellino e Chinnici, che questo meccanismo volevano scardinarlo, che abbiamo iniziato a capire veramente che cosa fosse la mafia e quanto grande fosse.
Signor Presidente, io sono componente della Commissione antimafia: una Commissione che, incessantemente, porta il suo contributo con un lavoro di studio e approfondimento, che serve - speriamo - per le future generazioni, affinché crescano in un Paese che abbia rispetto e tuteli le persone che vivono per proteggerci e tutelare lo Stato.
Mi permetta di concludere citando Falcone con un pensiero che, fortunatamente, conosciamo in tanti: “la mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e, come tutti i fatti umani, ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave, che si può vincere, non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni” (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie a tutti i colleghi per i loro appassionati interventi.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Nell'augurare al Ministro Crosetto una pronta guarigione, rispetto a quello che gli è accaduto (Applausi), non posso che reiterare con estrema forza la richiesta di informativa - fatta circa dieci giorni fa e sulla quale non abbiamo avuto nessuna risposta dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento - rispetto all'invio di missili da noi, ma anche dal Ministero della Difesa, reputati offensivi, senza un passaggio parlamentare.
È evidente che le strategie del Ministro Lollobrigida di organizzare delle cene per fermare le guerre non stanno funzionando. Stiamo chiedendo come mai c'è stato un invio di missili - l'abbiamo appreso dal Ministro inglese - che la stessa Difesa classifica come “armi strategiche in grado di modificare le sorti di un conflitto con attacchi in profondità”.
L'altro ieri, Zelensky, in un'intervista a Reuters, ha detto che sta negoziando con i partner internazionali per usare le loro armi per colpire in profondità all'interno del territorio russo. E non si sa quali siano questi partner internazionali.
In questo momento, nelle prime pagine dei giornali, si parla del fatto che gli Stati Uniti stiano concedendo permessi per l'utilizzo di queste armi all'Ucraina. Questo Parlamento non sa nulla e ce lo spiega proprio il Ministro Crosetto che in TV dice che l'invio di armi in Ucraina non è un argomento di discussione d'Assemblea parlamentare. Cosa? Non è argomento di dibattito parlamentare l'invio di armi? Allora, se il Ministro Crosetto o il Presidente Meloni vi reputano incapaci di dibattere dell'invio di armi all'interno di una guerra in Europa, è un problema vostro. Per quanto ci riguarda, questo è un tema proprio da dibattito parlamentare, così come lo stiamo pretendendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E vogliamo anche sapere dal Governo perché siamo l'unico Paese ad avere un segreto sull'invio delle armi, vorremmo sapere perché i cittadini tedeschi possono - da un sito - sapere quali armi il Governo tedesco invia, vorremmo sapere perché i cittadini francesi, spagnoli, statunitensi, inglesi possono sapere dal loro Governo quali armi stanno inviando e i cittadini italiani lo devono sapere da un Ministro inglese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo non è più tollerabile!
Siamo all'ingresso, alle porte di una guerra mondiale che può iniziare a casa nostra. Questo atteggiamento non si può più tollerare e il MoVimento 5 Stelle lo contrasterà in ogni forma. Regolamento parlamentare o non Regolamento parlamentare, non ce ne frega niente: poi, buttateci fuori, irrogateci sanzioni, fate quello che volete. Noi pretenderemo una risposta politica in questo Parlamento, infatti vogliamo sapere perché i cittadini italiani non sono stati avvertiti e come vi siete permessi di non passare dal Parlamento per l'invio di armi offensive. Vogliamo sapere perché siamo l'unico Paese ad avere il segreto, perché, vigliaccamente, vi siete astenuti su una risoluzione ONU che favoriva il riconoscimento dello Stato palestinese, cosa che Governi come Irlanda, Spagna, Norvegia stanno facendo.
Vogliamo sapere perché continuiamo a guadagnare sul sangue dei civili palestinesi, vendendo armi che l'ONU ci aveva detto, in una risoluzione, che non avremmo potuto vendere a Israele e che noi stiamo continuando a fare, nell'ignominia, veramente, di questo Governo, che guadagna su tutto, guadagna su ogni cosa. Noi questo non lo vogliamo più permettere e vi dico che l'unica tregua che il MoVimento 5 Stelle non persegue è quella a questo Governo, per avere quella trasparenza sugli equilibri e sull'azione politica del Governo in merito agli equilibri internazionali, che ricade sulla vita politica ed etica delle famiglie italiane, dalla quale il Governo Meloni sta vigliaccamente scappando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento, ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Mi unisco, innanzitutto, agli auguri di pronta guarigione al Ministro della Difesa, Crosetto. Tuttavia, anche riprendendo quanto detto, in modo molto chiaro e anche appassionato, dal capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Silvestri, mi unisco veramente alla richiesta di una trasparenza, non soltanto necessaria, ma democraticamente sorretta dalla Carta costituzionale. Non è possibile che il Parlamento ignori questa escalation che avviene e che ci viene comunicata attraverso la stampa, altri media, i social e così dicendo. E, guardate, aveva ragione il collega a ricordare che in altri Stati è possibile, attraverso i siti, conoscere esattamente le armi, gli equipaggiamenti e le munizioni che vengono inviati in Ucraina. Pensate che, in Germania, addirittura il vestiario viene indicato, in modo trasparente e pubblico.
Ebbene, noi non possiamo continuare a sopportare che tutto questo, queste decisioni e scelte, che implicano sicuramente gran parte di quello che succederà nei prossimi anni sullo scenario di questi conflitti che non si sono ancora risolti, non vengano prese in considerazione all'interno delle Assemblee rappresentative della democrazia e della sovranità popolare.
E qui Presidente, per chiudere, vorrei anche rappresentare un problema di cui già abbiamo discusso e a cui spero si possa trovare soluzione rispetto al fatto che i documenti secretati, relativi all'invio delle armi, trovino una possibilità di comunicazione e, quindi, anche di controllo all'interno del Copasir. È questo l'organismo da cui alcuni gruppi, come il nostro, sono esclusi: questo è intollerabile, un fatto assolutamente da rimediare, per cui chiedo che la Presidenza - attraverso di lei, Presidente - lo tenga in seria considerazione e che venga chiuso l'iter legislativo che, grazie al cielo, è stato iniziato all'interno della Commissione competente della Camera dei deputati, rispetto alla riforma del regolamento relativo al Copasir. Grazie, Presidente per la sua attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza ha preso atto delle vostre sollecitazioni e se ne farà carico per ciò che le compete.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, con distinte lettere in data 22 e 23 maggio, i presidenti delle Commissioni II (Giustizia), VII (Cultura) e XII (Affari sociali) hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto all'unanimità gli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni medesime - di posticipare al prossimo calendario dei lavori l'esame in Assemblea dei seguenti progetti di legge, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 27, per la discussione generale e, da martedì 28, per il seguito dell'esame: n. 1718, recante modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare; n. 1691, recante istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale; n. 433, recante disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tali provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per il periodo 27-29 maggio. Conseguentemente, nella giornata di lunedì 27 maggio, l'Assemblea non terrà seduta.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà per due minuti.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Con un ragazzo di 32 anni nel carcere di Siracusa, siamo arrivati a 35 suicidi dall'inizio dell'anno. Abbiamo perso il conto, invece, dei tentati suicidi: ieri, a Torino un detenuto italiano ha tentato di impiccarsi nella sua cella ed è stato salvato da 4 agenti della Polizia penitenziaria che, però, sono finiti in ospedale per i suoi calci e i suoi pugni. A loro vorrei dare qualche minuto di visibilità perché torno dal carcere di La Spezia, dove ho conosciuto il personale della Polizia penitenziaria che, per garantire attività extracurriculari ai detenuti, per portarli a fare teatro e per portarli fuori in ospedale, garantisce turni che vanno oltre le 12 ore, per mantenere in sezione la presenza di tutti. Ho conosciuto educatori che danno anima e corpo e, con il buonsenso, cercano di rieducare chi in carcere c'è. A questi si aggiungono i direttori e tutto il personale che, dalla mattina alla sera, lavora in una condizione davvero difficile, che quest'Aula sempre dimentica. A loro va il nostro pensiero, ma va ancora un appello a quest'Aula, ossia quello di tornare a parlare delle carceri e delle condizioni disumane che in esse si vivono, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tremaglia. Ne ha facoltà.
ANDREA TREMAGLIA (FDI). Mi permetto di alzare un po' il tono, sull'allegria, rispetto ai temi seri che hanno preceduto, questa mattinata, il mio intervento. Mi sembrava giusto, da rappresentante bergamasco in quest'Aula, rendere omaggio alla vera e propria impresa sportiva che è stata compiuta, ieri sera, dall'Atalanta che riporta in Italia, dopo 25 anni, il trofeo dell'Europa League, un tempo Coppa UEFA.
Per la prima volta vince un trofeo internazionale nella propria lunga storia sportiva. Credo che questa vittoria meriti un omaggio di quest'Aula, innanzitutto perché è un bell'esempio, una bella storia di vero e proprio artigianato sportivo. L'Atalanta è una società sportiva solida dal punto di vista economico, senza debiti, che ha sempre puntato sul proprio vivaio, sulla crescita dei giovani, quindi penso che possa essere un buon esempio per lo sport e per il calcio italiano. E poi perché credo che questa vittoria sia anche il simbolo dei migliori principi e valori sportivi, il coraggio, il valore delle idee, la forza delle idee, l'audacia con cui l'Atalanta ha affrontato anche squadre più blasonate, e poi il valore del collettivo. L'Atalanta non è una squadra che punta alle grandi stelle, ma punta al valore di lavorare come una vera e propria squadra dentro e fuori dal campo, perché sappiamo che ha un grande sostegno anche dal punto di vista popolare nella nostra città e nella nostra provincia.
Faccio le mie più grandi congratulazioni ai giocatori, a tutto lo staff tecnico, ovviamente al cittadino onorario di Bergamo Gian Piero Gasperini, che ha guidato in questi anni e fino ad oggi questa squadra, alla società, alla famiglia Percassi e ai tifosi, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno, anche nei momenti più complessi sia dal punto di vista sportivo che da quello umano. Quindi, viva l'Italia, viva l'Atalanta e viva anche Bergamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ovviamente, quando vince una squadra italiana in qualsiasi competizione, è vanto e onore per tutto il Paese, quindi è ovvio che i complimenti sono comuni. Speriamo che domenica si rilassino un po'.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 24 maggio 2024 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 12.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 1877 - VOTO FINALE | 259 | 259 | 0 | 130 | 150 | 109 | 69 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.