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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 309 di martedì 18 giugno 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 giugno 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interrogazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interrogazione.

(Iniziative per la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico a Napoli, anche in relazione ad eventi di particolare gravità occorsi nel mese di gennaio 2024 - n. 3-00942)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Sarracino n. 3-00942 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni, ha facoltà di rispondere.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputati, lo scorso 24 gennaio, in relazione alla segnalazione di diversi episodi di danneggiamento di alcuni autobus della società di trasporto urbano di Napoli ANM, avvenuti in più zone della città mediante l'esplosione di colpi sparati con una pistola ad aria compressa, la prefettura ha convocato d'urgenza una riunione di coordinamento delle Forze di polizia, nel corso della quale è stata disposta un'intensificazione delle attività di vigilanza per garantire lo svolgimento in sicurezza del trasporto pubblico a tutela degli operatori e dell'utenza.

Sempre nella stessa giornata, l'attività di controllo, tempestivamente posta in essere dalle Forze di polizia, ha consentito di intercettare in flagranza l'auto con a bordo i due responsabili degli atti delittuosi, che sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti, danneggiamento e porto di armi od oggetti atti a offendere.

Nei confronti dei medesimi, lo scorso 29 gennaio, il questore di Napoli ha emesso un provvedimento di divieto di accesso alle aree urbane (il Dacur), per la durata di un anno, con l'intimazione di non frequentare locali pubblici o esercizi di pubblico intrattenimento nelle municipalità dove sono avvenuti gli episodi delittuosi.

A seguito di quanto detto, la questura di Napoli ha attuato mirate misure di vigilanza, avviando interlocuzioni con l'ANM, volte a elaborare una specifica strategia idonea sia a prevenire che ad arginare la fenomenologia delittuosa in argomento, nonché qualsiasi altro evento di natura criminosa.

Sin dal suo insediamento, il Governo ha posto una particolare attenzione alla sicurezza delle nostre città, anche attraverso l'istituzione, da parte del Ministro dell'Interno, di un Forum delle aree metropolitane, insieme ai sindaci di Roma, Napoli e Milano, quale sede di confronto per esaminare questioni di interesse comune e valorizzare le esperienze maturate sul campo e le buone prassi, con particolare riferimento alle criticità delle periferie. Tali tematiche hanno trovato una particolare declinazione rispetto alla città di Napoli, anche grazie all'attività della prefettura e del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ha dedicato la riunione del 6 maggio scorso all'approvazione di un progetto finalizzato alla creazione di un sistema integrato di videosorveglianza e lettura targhe, dislocato su vari quartieri della città, per un importo di circa 2 milioni di euro.

Le ulteriori linee d'intervento attivate sono finalizzate ad assicurare una sempre più capillare e visibile presenza delle Forze dell'ordine, anche mediante la realizzazione sistematica di operazioni interforze ad alto impatto, che stanno producendo risultati positivi in termini di capacità di controllo del territorio e di prevenzione e contrasto a ogni forma di illegalità. Si tratta di un modulo di intervento basato sul concorso coordinato di personale della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di finanza, compreso quello delle rispettive specialità, e che vede anche la partecipazione delle Polizie locali e di altri enti come ispettorati del lavoro e ASL. In tale ambito, sono attuati mirati servizi di prevenzione e contrasto ad azioni delittuose anche nell'area adiacente alla Stazione Centrale di Napoli e durante la movida del fine settimana. Le attività in questione - a cui hanno preso parte, ad oggi, circa 2.000 unità delle Forze di polizia e 600 appartenenti ad altri enti - hanno consentito di controllare più di 32.000 persone, di procedere a 32 arresti, 397 denunce e all'espulsione di 9 cittadini stranieri. Sono stati controllati anche più di 3.000 veicoli e circa 300 esercizi commerciali, con conseguente irrogazione di sanzioni amministrative e sequestro di merce contraffatta.

Sempre nell'ambito delle attività di prevenzione, sono costantemente attuati servizi straordinari di controllo del territorio, con l'ausilio dei reparti prevenzione crimine inviati dal dipartimento della pubblica sicurezza a supporto degli equipaggi della locale questura e dei commissariati. Evidenzio, al riguardo, che, solo nella città di Napoli, dall'inizio dell'anno al 12 giugno scorso, sono stati impiegati 988 equipaggi e 2.940 operatori.

Concorre a innalzare il livello di sicurezza percepita anche l'impiego di militari dell'operazione “Strade Sicure”, preposto alla vigilanza di siti e obiettivi sensibili, che attualmente prevede l'assegnazione al prefetto di Napoli di un'aliquota di 780 unità, di cui 100 per le specifiche esigenze connesse alla Terra dei Fuochi. Ciò grazie anche all'ultima legge di bilancio, con la quale il Governo ha potenziato il contingente dell'operazione “Strade Sicure”, che ora può contare su 6.000 militari, rispetto ai 5.000 prima previsti e rafforzato la presenza dei militari nelle stazioni, finanziando un'aliquota di personale dedicato di 800 unità.

Continueranno, sempre nella direzione di assicurare condizioni di maggiore sicurezza, anche tutte le azioni già intraprese per smantellare le piazze di spaccio, per restituire alla piena fruibilità dei cittadini gli spazi urbani che presentano criticità legate a condizioni di degrado e per contrastare il fenomeno delle occupazioni abusive di immobili. Al riguardo ricordo, a titolo esemplificativo, lo sgombero di un edificio di Pizzofalcone, abusivamente occupato anche da soggetti legati alla criminalità organizzata, che ha rappresentato sicuramente un caso pilota e cioè un esempio dei risultati conseguibili con una stretta sinergia interistituzionale.

Per quanto concerne gli organici delle Forze di polizia, nella città metropolitana di Napoli, la Forza effettiva della Polizia di Stato, alla data del 31 maggio scorso, è di 5.494 unità. Si aggiunge che, nel quadro della mobilità del ruolo degli agenti e assistenti, prevista tra il corrente mese di giugno e quello di luglio e in occasione della conclusione del 225° corso per allievi agenti della Polizia di Stato, è stato programmato, per gli uffici della Polizia di Stato della città metropolitana di Napoli, il potenziamento di circa 140 unità. L'Arma dei carabinieri, invece, dispone di una Forza effettiva di 3.268 unità e la Guardia di finanza di 1.926 unità, precisando che, per queste Forze di polizia, i dati sono relativi ai rispettivi presìdi territoriali preposti al controllo del territorio e non sono comprensivi delle Forze impiegate in servizi tecnico-logistici, amministrativi, speciali, mobili ed addestrativi.

Mi avvio alla conclusione, evidenziando che, per troppi anni, la questione degli organici delle Forze di polizia è stata considerata un mero fattore di spesa; per il Governo, invece, costituisce un investimento strategico di fondamentale importanza. Ed è per questo che, con le ingenti risorse finanziarie stanziate nella legge di bilancio dello scorso anno, si sta attuando un'inversione di tendenza storica rispetto ai tagli operati nel passato, con l'obiettivo primario di aumentare la presenza delle Forze dell'ordine nelle nostre città e ringiovanire gli organici. Solo nel 2023, ci sono state 15.000 assunzioni, di cui oltre 3.600 al netto del turnover. Con la legge di bilancio per l'anno in corso è stato, inoltre, stanziato circa un miliardo per il rinnovo del contratto di comparto e ulteriori risorse sono state destinate al rafforzamento e all'ammodernamento di mezzi e strutture. Sono tutte misure che dimostrano, in modo tangibile, la precisa linea d'azione seguita dal Governo, volta a realizzare politiche di sicurezza in grado di abbracciare ambiti di cruciale interesse e garantire quell'esigenza imprescindibile che è costituita dal rispetto della legalità, linea di azione che contempla Napoli e la sua area metropolitana tra le priorità di azione e di intervento, come dimostrano, peraltro, i recenti risultati raggiunti nell'ambito del cosiddetto Progetto Caivano.

PRESIDENTE. Il deputato Sarracino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Ringrazio anche il Sottosegretario, ovviamente, per la risposta. Noi, su questo tema, siamo sempre per mettere in campo la massima collaborazione istituzionale, perché, di fronte a episodi del genere, lo Stato deve far sentire la propria risposta e deve farlo in maniera unitaria.

Mi dispiace la vena polemica che ha utilizzato nella parte finale del suo intervento, perché mi costringe, in qualche modo, a dire cose che, magari, non avrei voluto trattare in questa interrogazione, vista la gravità di quanto si è verificato. Infatti, purtroppo, Sottosegretario, mi rivolgo a lei per tramite del Presidente, quello che si è verificato è molto, molto grave. E questa interrogazione è stata presentata perché da un'auto in corsa erano stati sparati proiettili all'impazzata, creando il panico in città, contro 10 autobus dell'azienda ANM di Napoli, cioè l'azienda del trasporto pubblico cittadino. Questi autobus sono stati gravemente danneggiati, ci sono vetri esplosi, fiancate crivellate dai colpi: siamo di fronte a scene veramente molto gravi.

Tra l'altro, parliamo di episodi che hanno riguardato più punti della città, punti anche molto centrali, si sono verificati fatti non soltanto in periferia, ma anche in zone molto centrali della città, come piazza Sannazaro, via Brin, via Nazionale delle Puglie. Purtroppo, dopo quell'episodio, ci sono stati altri piccoli episodi in forma minore, ma che, in qualche modo, hanno richiamato quello che è sembrato un avvertimento, per non dire altro.

A nostro avviso, da parte del Governo vi è stata, forse, un'oggettiva sottovalutazione di quello che purtroppo si era verificato e di quanto accadeva, di quanto accade a Napoli, piuttosto che in altre grandi città metropolitane, perché, lo ha detto anche lei, è un problema che riguarda tutte le nostre grandi città e, purtroppo, Sottosegretario, lei sa bene che i sindaci da soli non ce la fanno. Per questo, all'inizio del mio intervento, ho richiamato a una forte collaborazione istituzionale sotto questo punto di vista, perché fare polemica rispetto a ciò che è stato e a ciò che non è stato, secondo me, è un po' fuori dalla storia rispetto a quello che si è verificato.

Noi a questi sindaci, a queste amministrazioni che da sole non ce la fanno dobbiamo dare più risorse, più mezzi per affrontare un problema che, purtroppo, versa nelle nostre città; e il modello Caivano, che tanto sbandierate, serve a poco, se poi si continuano a registrare episodi del genere, che sono motivo anche di questa interrogazione. Perché c'è un tema di repressione, come lei giustamente ha detto, e noi su questo siamo assolutamente d'accordo, però c'è anche un tema di carattere culturale e proprio Caivano ne è l'esempio su cui, secondo me, siete un po' carenti.

Anche perché Napoli sta vivendo una grande rinascita dal punto di vista turistico, mai come in questi mesi è una meta di grande turismo, con numeri molto importanti, molto al di là delle aspettative che la stessa amministrazione di Napoli aveva. Non possiamo permetterci di pregiudicare questi risultati a causa di episodi che danno proprio l'idea di un abbandono e di un mancato presidio da parte dello Stato. Noi riteniamo che le Forze dell'ordine debbano essere messe nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro e che debbano essere rafforzate le piante organiche e lei su questo ha detto parole importanti.

Conosciamo l'importante lavoro che svolgono le Forze dell'ordine in una città complicata come Napoli. Voi, a parole, siete le forze politiche paladine delle Forze dell'ordine, però, poi, quando arrivate al Governo, non riconoscete né gli adeguamenti economici, né il potenziamento dei mezzi, come nel caso del G7, facendo alloggiare le Forze dell'ordine in luoghi fatiscenti. Per concludere, Presidente, noi chiediamo che su Napoli il Governo si assuma le proprie responsabilità, con il massimo della collaborazione istituzionale, come si può provare a fare, per affrontare però, tutti quanti insieme, una preoccupante crescita degli episodi di violenza che purtroppo si registrano in città e che mettono a rischio l'incolumità delle persone, dei beni pubblici e dei beni privati.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interrogazione all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 14,08.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,09).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere, a nome del gruppo di Italia Viva, un'informativa urgente del Ministro Nordio sulla situazione drammatica del sovraffollamento carcerario e, in modo particolare, sull'incremento drammatico dei suicidi in carcere.

Abbiamo assistito, purtroppo, solo nello scorso fine settimana, nella notte tra venerdì e sabato, a ben quattro suicidi in carcere. È un bilancio drammatico, che porta, dall'inizio di quest'anno, a 44 il numero delle persone che si sono tolte la vita in carcere. Ovviamente, questa situazione è aggravata dalle condizioni per tutta la popolazione carceraria legata al sovraffollamento: già oggi, siamo a oltre 15.000 detenuti sopra il numero massimo previsto sulla base della capienza delle carceri. Questo è un dato che, anche secondo il rapporto di Antigone, va a peggiorare, perché ogni mese aumenta di circa 330, mediamente, il numero dei detenuti nelle carceri italiane grazie alla politica penale del Governo Meloni, che continua ad aumentare reati, continua ad allungare le pene, senza trovare alcuna soluzione per porre rimedio in modo urgente a una situazione ormai esplosiva, che rischia di raggiungere i 65.000 detenuti entro la fine dell'anno. Questo non soltanto comporterà, probabilmente, una condanna da parte della CEDU, ma - cosa che ci sta ancora più a cuore - provoca, purtroppo, un bilancio in termini di vite umane e di condizioni degradanti all'interno delle carceri che non è degno di un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), mettendo anche a dura prova il lavoro dell'amministrazione penitenziaria e degli agenti della Polizia penitenziaria, che sono sottoposti a turni massacranti, a condizioni di lavoro difficili, a un problema di gestione dei rapporti con i detenuti e, quindi, anche con effetti psicologici sugli stessi dipendenti dell'amministrazione penitenziaria, oltre che sulla popolazione carceraria.

Noi, come Italia Viva, abbiamo lanciato un grido d'allarme da mesi, con ispezioni, sopralluoghi nelle carceri, atti di sindacato ispettivo. Il collega Giachetti, insieme a Nessuno tocchi Caino, addirittura ha portato avanti uno sciopero della fame, proprio per accendere la luce sulla situazione drammatica delle carceri. Abbiamo presentato anche iniziative legislative: in Commissione giustizia è in discussione proprio una proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Giachetti, sulla liberazione anticipata. Noi sappiamo che queste sono ore decisive per le sorti di quella proposta di legge: auspichiamo che possa essere approvata nel più breve tempo possibile, perché andiamo incontro all'estate e tutti noi sappiamo che le situazioni drammatiche nelle carceri andranno a peggiorare, nei prossimi mesi. Il Governo sarà costretto a intervenire - allora sì - con provvedimenti d'urgenza, che saranno dei veri e propri “svuota carceri”, se non ci saranno per tempo soluzioni.

Ma quello che ci preoccupa ancora di più è che, con il passare del tempo, ogni settimana, aumenta il bilancio delle vittime, e chiunque si trovi in carcere, che sia condannato a titolo definitivo o che sia innocente, come purtroppo talvolta accade per errore giudiziario o perché ci sono persone in attesa di giudizio, in qualunque condizione, è un essere umano e non uno scarto. E in una democrazia è responsabilità dello Stato, che priva, per ovvie ragioni, della libertà personale quelle persone, tutelare almeno la loro incolumità e la loro vita.

Quindi, ci uniamo all'appello che anche i cappellani militari e le religiose della Lombardia hanno rivolto, perché si intervenga immediatamente, aumentando anche le risorse per le attività trattamentali. Chiediamo, quindi, che il Ministro venga a riferire il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Su questo argomento, altri deputati hanno chiesto la possibilità di intervenire. Faccio presente che abbiamo 20 minuti prima di procedere alle votazioni, quindi, vi prego, poiché ci sono altre richieste sull'ordine dei lavori, di effettuare questi interventi nel minor tempo possibile, sempre nel rispetto del Regolamento.

Ha chiesto di parlare il deputato Doris Devi. Ne ha facoltà, sempre sull'ordine dei lavori e sulla medesima materia.

DEVIS DORI (AVS). Presidente, Devis Dori è il nome giusto. Anche come Alleanza Verdi e Sinistra aderiamo alla richiesta di informativa del Ministro Nordio sulla situazione delle strutture carcerarie. La situazione dei suicidi è davvero impressionante, se pensiamo che, anche solo rispetto allo scorso anno, è circa il doppio il numero dei detenuti che si sono tolti la vita. La situazione del sovraffollamento è sicuramente un elemento che da troppo tempo viene trascurato e poco si punta su altre misure, come le misure alternative al carcere.

Pochi giorni fa sono stato, con il senatore Tino Magni, in ispezione al carcere Bassone di Como e abbiamo potuto vedere con i nostri occhi, parlando con il direttore del carcere, la situazione del sovraffollamento, che è pari a circa il doppio rispetto alla capienza ordinaria, che dovrebbe essere di 220 detenuti; invece, ci sono oltre 400 detenuti. La situazione non è solo legata al sovraffollamento, ma anche alla carenza di supporto di natura medica: c'è un solo medico o ci sono due medici al massimo per turnazione e un numero elevatissimo - circa la metà - di detenuti tossicodipendenti. A catena, poi, si crea davvero un corto circuito, perché, con la carenza di personale medico, c'è anche un uso e abuso di psicofarmaci, per sedare i detenuti e tutto ciò sfocia in situazioni che non dovrebbero essere gestite all'interno delle carceri, perché di natura psichiatrica.

Eppure, le soluzioni ci sarebbero se si volesse e non è solo questione di fondi per nuove strutture carcerarie. In particolare, abbiamo, in Commissione giustizia, la proposta di legge Giachetti, che sosteniamo, ma anche un'altra proposta di legge, che hanno firmato un po' tutte le forze di opposizione, a prima firma del collega Magi, dove si punta non tanto su grandi strutture carcerarie, ma su piccole strutture, dove è possibile un rapporto più diretto con i detenuti, in modo che queste équipe multidisciplinari possano davvero vigilare, controllare e avere un rapporto più stretto con il singolo detenuto, anche in funzione preventiva. Eppure, devo dire che, anche in occasione delle linee programmatiche del Ministro Nordio, qui in Aula, il Ministro stesso ci ha risposto che il problema dei suicidi non c'è soltanto in Italia, ma c'è in tutta Europa. Ecco, questa purtroppo, davvero, è una resa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), lo ripeto, è una resa, perché noi non dobbiamo limitarci a pensare di contenere il numero dei suicidi, il nostro obiettivo, la nostra aspirazione deve essere: suicidi zero. E, quindi, davvero, oltre all'informativa, se il Ministro poi non avrà tempo di venire qui a rispondere o a illustrarci le sue proposte per le carceri, chiediamo, almeno, che investa quel tempo per trovare soluzioni concrete, perché davvero il tempo è andato oltre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per associarmi a questa richiesta di informativa urgente per quella che diventa, oggi, un'emergenza, ma che il nostro gruppo, da gennaio, denuncia, con un intervento di fine seduta ogni settimana, rispetto alle tragiche morti che avvengono nelle carceri, perché dietro a quelle 48 vittime - perché io non dimenticherei i 4 agenti di Polizia penitenziaria che si sono suicidati e che aggiungerei al conteggio, insieme ai 44 detenuti - ci sono 48 storie che abbiamo cercato, in queste settimane, di raccontare. Proprio ieri, insieme all'onorevole Girelli, all'onorevole Bordonali e al senatore Bazoli siamo stati ricevuti nel carcere Nerio Fischione di Brescia, che è uno tra i più affollati, dove abbiamo potuto parlare con i detenuti, che non ci hanno fatto grandi richieste; ci hanno solo consegnato una lettera, con grande responsabilità, in cui hanno scritto un racconto che è il racconto di cosa vuol dire vivere in una cella da 8 in 15, con un solo bagno, che corrisponde a una doccia sopra la turca e, accanto, i fornelli per cucinare. Questa lettera la consegnerò nell'intervento di fine seduta di questa settimana, ma nell'informativa urgente chiediamo al Ministro di venire a riferire cosa abbia in testa rispetto alla soluzione di questa emergenza, perché di emergenza si tratta.

Oltre al problema del sovraffollamento c'è il problema della Polizia penitenziaria che è in numero non esiguo, di più rispetto a quelli che sono gli standard per poter rispondere alle esigenze del carcere, alle esigenze di sicurezza e di efficienza nei confronti dei detenuti. Occorre il potenziamento dei servizi sanitari, perché la dipendenza non solo da droghe, ma anche da psicofarmaci, all'interno delle carceri, è fuori controllo e le strutture sanitarie non sono adeguate a rispondervi, non hanno i mezzi per rispondervi adeguatamente.

C'è, poi, il tema dei fondi per il lavoro e per la formazione, che sono l'unico strumento di dignità che hanno i carcerati in carcere, che sono esigui e c'è il tema delle strutture. Chi come me, ma come tanti altri, ha avuto modo, in quest'ultimo periodo, di fare qualche visita nelle carceri italiane si sarà reso conto delle strutture che abbiamo e questo è inaccettabile e, quindi, ci associamo a questa doverosa richiesta di informativa al Ministro Nordio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Anche il gruppo del Partito Democratico si associa alla richiesta presentata dall'onorevole Boschi. Noi, ieri, siamo stati in Commissione fino a notte fonda, come lei ben sa, e uno degli argomenti su cui abbiamo dibattuto è stato proprio il sistema carcerario italiano, le condizioni detentive all'interno delle carceri per adulti e all'interno degli istituti penali per minori che, per la prima volta, come abbiamo avuto modo di sottolineare, registrano un problema di sovraffollamento. Ciò era qualcosa a cui non avevamo mai assistito; ahimè, in seguito al decreto Caivano, viviamo, invece, una situazione di sovraffollamento carcerario anche all'interno degli IPM che sinora erano stati luoghi non toccati da questo tipo di problema serissimo.

Siamo preoccupate e siamo preoccupati perché la Commissione, questo Parlamento, molti deputati, in questi primi due anni della legislatura, si sono impegnati ad accendere un riflettore sulle condizioni di detenzione in Italia, negli istituti carcerari. Il Partito Democratico ha promosso una serie di incontri e una campagna è stata lanciata proprio dal Partito Democratico dal titolo: “Bisogna aver visto”, perché spesso abbiamo avuto l'impressione che quando raccontavamo il carcere ci trovavamo davanti interlocutori che non conoscevano quelle che, in realtà, erano le condizioni detentive all'interno degli istituti penitenziari.

Ebbene, in questo Parlamento, all'interno della Commissione giustizia, è incardinata una proposta di legge già calendarizzata in Aula, diciamolo. Noi, spesso, ci siamo riuniti, in quest'Aula, per discutere di provvedimenti assolutamente inutili, che non hanno lasciato un segno, penso al decreto Rave: ci avete trattenuti qui e non c'è stata alcuna utilità in quel provvedimento che abbiamo fatto. Invece, noi abbiamo la proposta Giachetti sulla liberazione anticipata che va discussa, dobbiamo avere un punto fermo. Tale proposta è calendarizzata per lunedì, non procrastiniamo ulteriormente i tempi di discussione di questa proposta, perché davvero non c'è più tempo da perdere.

I dati sono stati detti, 44 suicidi solo quest'anno. Lo ricordava il deputato Benzoni, quattro suicidi di agenti della Polizia penitenziaria. C'è ormai una situazione di allarme all'interno delle carceri e sono tante le condizioni che la determinano. In primis, le situazioni all'interno degli istituti, proprio la manutenzione e il sovraffollamento all'interno degli istituti carcerari.

Noi abbiamo assistito ai proclami del Ministro Nordio - e concludo, Presidente - rispetto a questo fantomatico Piano carceri, che doveva vedere la luce. Dopo due anni, è tabula rasa, non c'è una iniziativa di questo Governo sul tema delle carceri, se non dichiarazioni spot. Noi ci associamo - ripeto - alla richiesta di chi mi ha preceduto, affinché il Ministro venga in Aula a riferire, perché non c'è più tempo da perdere e il tempo della campagna elettorale e dei proclami è finito da un pezzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo per ringraziare i colleghi che mi hanno preceduto e associarmi alla loro richiesta rivolta al Governo, in particolare al Ministro Nordio. Tutti noi, in quest'Aula, sappiamo, o dovremmo sapere, che le carceri italiane sono in una condizione di completa illegalità. Lo sappiamo, lo sappiamo in particolare per effetto delle politiche che questo Governo ha voluto portare avanti, che hanno aumentato - i dati li conosciamo tutti - gli ingressi mensili in carcere e, quindi, aggravato ancora di più il problema del sovraffollamento. In queste condizioni, la finalità costituzionale del sistema penitenziario italiano è completamente impossibile.

Quello che ci chiediamo e che chiediamo al Governo è cosa intenda fare il Ministro Nordio, perché abbiamo ascoltato, nei mesi scorsi, diverse volte l'intenzione di provvedimenti di edilizia che, lo sappiamo benissimo tutti, non hanno la possibilità di intervenire e di risolvere l'attuale condizione, oltre a non vedere nulla di concreto.

Le proposte dell'opposizione ci sono: c'è la proposta a prima firma del collega Giachetti sulla liberazione anticipata speciale, c'è la nostra proposta sulle case di reinserimento sociale, c'è la questione dell'affettività nelle carceri, ma cosa intenda fare il Governo ancora non è chiaro.

Quindi, è necessario che venga in quest'Aula il Ministro Nordio, con urgenza e che venga con la forma dell'informativa urgente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi, come MoVimento 5 Stelle, ci associamo alla richiesta di informativa urgente del Ministro Nordio sulla situazione degli istituti penitenziari del nostro Paese. La situazione dei suicidi è davvero impressionante e allarmante, e impone, da parte di questo Governo, risposte serie. Noi, ad oggi, non sappiamo uno straccio di idea che il Ministro Nordio ha per risolvere, per porre un freno a tutti i problemi che sussistono all'interno dei nostri istituti penitenziari. Non parlo solo della piaga allarmante dei suicidi in carcere: io, Presidente, vengo da una zona, la provincia di Foggia, e Foggia, purtroppo, ha un istituto penitenziario tristemente noto per essere, negli ultimi anni, l'istituto in cui si verificano più suicidi, con un sovraffollamento impressionante.

Vi è la tematica allarmante, che non ha avuto alcuna risposta dal Ministro Nordio, del trattamento dei detenuti che hanno tossicodipendenze o che entrano e hanno già malattie psichiatriche. Questo è un tema frequente, che è un vero e proprio allarme in tutti gli istituti penitenziari. La medicina, l'assistenza sanitaria - come dire - normale già è assolutamente carente e insufficiente; quella che riguarda il trattamento e la cura dei detenuti psichiatrici è assolutamente inesistente.

C'è il problema degli spazi per porre in essere attività trattamentali che dovrebbero tendere alla rieducazione della pena, come ci insegna il nostro articolo 27 della Costituzione. C'è il problema - che anche ieri, anzi questa notte, in Commissione giustizia, abbiamo tentato di porre all'attenzione del Governo e della maggioranza, che sono rimasti assolutamente sordi - della mancanza di personale qualificato, di funzionari giuridico-pedagogici e di mediatori culturali che possano effettivamente impegnare e accompagnare i detenuti in un adeguato percorso trattamentale. C'è il problema di un'aggressività sempre più elevata nei nostri istituti penitenziari che, inevitabilmente, si riversa, purtroppo, su tutti gli operatori della Polizia penitenziaria che prestano il loro lodevole servizio all'interno degli istituti penitenziari e che spesso e sempre più frequentemente sono vittime di vili e molteplici aggressioni da parte dei detenuti. L'organico della Polizia penitenziaria è sempre più sguarnito e non riesce a far fronte a nessuna esigenza e men che meno all'esigenza di sicurezza, che è prioritaria all'interno degli istituti penitenziari.

Dinanzi a tutte queste problematiche, questa notte abbiamo riascoltato il silenzio assordante della maggioranza e del Governo. Mi unisco alla richiesta di un'informativa urgente del Ministro Nordio qui in Aula, perché - lo ripeto - ancora non abbiamo visto nessuna misura seria per risolvere i problemi dei nostri istituti penitenziari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Chiediamo - come annunciato - un'informativa urgente alla Ministra Calderone e al Ministro Urso, perché ieri è avvenuta una vicenda mostruosa, converrà con noi. Noi chiediamo un'informativa sullo stato della lotta al caporalato, su questo sottomondo che non possiamo più tollerare. Chiediamo che sia sentito subito Maurizio Falco, appena nominato commissario speciale per la lotta a questo fenomeno atroce.

Nei primi quattro mesi di quest'anno gli infortuni sul lavoro denunciati sono stati più di 193.000, ma questo, come lei sa, non basta. Gli omicidi sul lavoro sono stati 268, ma, come lei sa, Presidente, questo non basta. Non basta subire un incidente sul lavoro gravissimo, il braccio staccato da un macchinario e multiple e gravi fratture. È successo ieri in un'azienda agricola in provincia di Latina nei pressi di Borgo Santa Maria. È successo a un lavoratore di nazionalità indiana di meno di trent'anni, addetto al taglio del fieno. Non basta, Presidente, perché all'orrore dell'incidente si aggiunge l'omissione di soccorso dei datori di lavoro. La moglie, presente perché lavorava nello stesso luogo, li pregava di aiutarlo, ma no, il proprietario del terreno e il suo caporale lo hanno scaricato - me lo faccia dire, Presidente - come monnezza in strada, vicino a casa sua, in condizioni disperate. Il braccio - lo dico solo per chi non avesse letto gli articoli - in una cassetta della frutta, lanciato in strada. Quindi, chi ha salvato la vita a quest'uomo? Lo hanno fatto i colleghi, inviando una foto alle rappresentanze sindacali. Lo hanno fatto i sindacalisti della Flai-Cgil, accorsi subito sul luogo. Grazie a questa solidarietà, il lavoratore è stato trasportato in eliambulanza a Roma ed è ancora in condizioni molto critiche. Gli lanciamo un saluto, diamo la solidarietà a sua moglie, ma questa solidarietà non basta (Applausi)! Quindi, diteci: possiamo accettare ancora che il lavoro diventi sfruttamento e lo sfruttamento barbarie e orrore, come questa storia?

Per questo, chiediamo alla Ministra un'informativa urgente. Sono loro a essere illegali? Lo chiedo. In quest'Aula, ci siamo divisi sul tema di quella immigrazione. È giusto che ci siano persone che vengono sfruttate nei nostri campi per meno di 5 euro l'ora? È giusto che perdano la propria vita, spaccandosi la schiena? Ecco, credo che sia inaccettabile e, salario minimo legale o no, lotta al caporalato o no, non possiamo più chiudere gli occhi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sullo stesso argomento e mi associo alla richiesta di informativa urgente appena avanzata dal collega Grimaldi.

L'episodio di cui parliamo è un episodio particolarmente tragico per la sua disumanità, ma sarebbe sbagliato considerarlo semplicemente un episodio di disumanità e, cioè, non guardarlo strettamente collegato al contesto in cui è maturato. Da qui la necessità di avere un'analisi, da fare insieme, con l'aiuto dei nostri Ministri, perché quello che noi sappiamo è già molto: ci sono inchieste e indagini condotte da organismi nazionali e internazionali sulla situazione di sfruttamento - o, meglio, di schiavitù, in termini moderni - che si perpetra nelle campagne, soprattutto della provincia di Latina, ma il fenomeno è diffuso in maniera significante anche in altre regioni italiane. In quel contesto - un contesto in cui i lavoratori non sono considerati esseri umani, ma sono considerati braccia da sfruttare fino all'ultimo - le condizioni di vita e di lavoro sono assolutamente disumane.

Sulla provincia di Latina, le indagini condotte da organismi nazionali e internazionali, come, ad esempio, le Nazioni Unite, la CGIL, Legambiente, Eurispes immigrazione ed Emergency hanno messo in rilievo episodi particolarmente drammatici: lavoratori che vengono assuefatti all'uso di droghe per lavorare un numero di ore incredibile e ricattati, o impauriti, anche attraverso l'uso delle armi; l'umiliazione di dovere, ad esempio, abbassare il capo o fare il saluto romano in quelle aziende che espongono l'effige o il busto del dittatore Mussolini.

In generale, comunque, ricorrono questi fenomeni di lungo orario di lavoro non dichiarato, di paghe assolutamente basse, che, in zone più avanzate rispetto alla provincia di Latina, assumono anche molto spesso la forma del grigio: alcune ore vengono messe in regola per sfruttare al massimo i lavoratori negli altri orari, in luoghi di lavoro e, soprattutto, di alloggio che sappiamo essere non salubri e sicuri.

Sono cose purtroppo note, rispetto alle quali le denunce in corso - di cui vedremo l'esito - condotte ovviamente dalle Forze armate e non da esponenti privati, mettono in rilievo un mondo di connivenze, quando non di corruzione, che coinvolgono il mondo delle professioni e il mondo dei dirigenti pubblici e di alcuni esponenti politici, locali e nazionali.

Quindi, un vero e proprio sistema. Un sistema disumanizzante che riproduce condizioni di schiavitù. Siamo di fronte a lavoratori spesso irregolari, spesso immigrati non regolari (quindi, doppiamente irregolari) rispetto ai quali si pensa di poter esercitare qualsiasi tipo di violenza. Se poi sono donne, la violenza assume due forme: quella che ho appena descritto, che riguarda l'attività lavorativa, e, molto spesso, anche quella sessuale.

Quindi, abbiamo effettivamente un mondo di cui conosciamo le caratteristiche, rispetto alle quali però non riusciamo a mettere in piedi un vero fenomeno di blocco, di deterrenza e di sradicamento.

Per questo, sarebbe sbagliato fare passare questa vicenda - che, pure nella sua assurda tragicità e drammaticità, assume livelli parossistici, probabilmente, e fortunatamente, mai visti -. in cui si mette a repentaglio la vita della persona. per non ammettere e cercare di non far riconoscere che lavorava in modo irregolare nella propria azienda, come un caso isolato e non - come, invece, giustamente chiediamo nella nostra informativa - un caso strettamente collegato al sistema che ho descritto e su cui vogliamo avere informazioni dai Ministri convocati, come diceva l'onorevole Grimaldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Barzotti. Abbiamo, però, diverse richieste di informative, attraverso la possibilità, che offre il Regolamento, di richiamo all'ordine dei lavori.

Ora, noi possiamo far parlare chi ha chiesto l'informativa, evitando che tutti i gruppi, in coda, facciano il loro richiamo per chiedere l'informativa al Governo, oppure, finito questo blocco - siccome ce ne sono altri e io ho il dovere di non alterare, comunque, il calendario dei lavori - avendo necessità di proseguire il nostro ordine del giorno, così come concordato in Conferenza dei presidenti di gruppo, possiamo trasferire la parte delle informative in un altro momento di questa seduta.

Quindi, andiamo avanti con l'intervento della deputata Barzotti su questo argomento e poi direi di trasferire il blocco di richiesta di informativa a un'altra parte della seduta.

Ricordo che concedere l'intervento sull'ordine dei lavori è una prerogativa della Presidenza, quindi, non essendo obbligatorio, non sto dicendo niente di anomalo. Io posso valutare, dare la parola, non dare la parola. In questo caso, penso di aver fatto una proposta molto equilibrata (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Vuole parlare lei, presidente? Deputata Barzotti, se può attendere, vediamo se c'è una risposta da parte del deputato Fornaro. Deputato Fornaro, vuole intervenire su questa mia proposta?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, intervengo per un richiamo al Regolamento. Nulla da ridire, ovviamente, sul fatto che, riguardo all'economia dei lavori dell'Aula, la Presidenza possa assumere le decisioni che ritiene più opportune. Mi permetto di farle osservare che, in questa sede, non siamo in presenza di provvedimenti a scadenza immediata e credo che gli interventi che sono stati richiesti sull'ordine dei lavori, con richieste di informative, non abbiano nulla di strumentale e riguardino fatti e avvenimenti di queste ultime ore. La inviterei, pertanto, all'interno di questo schema, a rivedere la sua posizione e a valutare l'opportunità che sia consentito a chi ha chiesto di intervenire di illustrare la richiesta di informativa, rimandando eventualmente a una seconda fase ulteriori interventi.

PRESIDENTE. Prego, deputata Barzotti, a lei la parola.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Sempre per associarmi alla richiesta dei colleghi di avere l'informativa urgente della Ministra Calderone e del Ministro dell'Agricoltura riguardo a quello che è accaduto ieri, ossia questo infortunio sul lavoro nei campi, che ha visto l'abbandono del giovane lavoratore indiano e di sua moglie, in un modo veramente disumano e senza alcun tipo di soccorso e di supporto e, quindi, il totale sfruttamento che è stato evidenziato in questo contesto. È evidente che, in questo episodio, si concretizza veramente tutta quella concezione sbagliata, tragica e di sfruttamento del lavoro, in questo Paese. Noi riteniamo che questo Governo non stia facendo assolutamente nulla - nulla - contro il caporalato, contro gli infortuni sul lavoro, contro le stragi e, purtroppo, manca totalmente una strategia in merito. Di fronte alle continue morti, all'aumento degli infortuni, sia fisici che relativi a stress lavoro correlato, di fronte al problema delle ispezioni - i dati dell'INL ci dicono che c'è stata una diminuzione del 10 per cento delle ispezioni nei cantieri mobili - è evidente che tutto quello che è stato fatto non ha portato a niente.

Per questo, Presidente, riteniamo fondamentale che ci sia una strategia, che però, in questa fase, non è assolutamente messa in atto: lo dimostrano episodi come quello di ieri ma, più gravemente, lo dimostrano ogni giorno le stragi che riguardano il mondo del lavoro. Lo dimostrano la tolleranza verso stipendi da fame, perché ricordiamoci che ci sono più di 5 milioni di lavoratori poveri in questo Paese, ricordiamoci che ci sono 3 milioni di lavoratori che lavorano in nero: è questo il numero del lavoro sommerso in Italia. Quindi, mi chiedo: ma cosa stiamo aspettando? Cosa sta aspettando la Ministra Calderone a pensare a una strategia concreta di sviluppo, di lavoro sostenibile, di lavoro dignitoso, di salari? È evidente che quanto accaduto ieri è soltanto una goccia nel mare, ma dimostra la crudeltà, la concezione veramente svilente del lavoro, la mancanza totale di concezione di quello che vuol dire lavorare, in questo Paese. In questo Paese, il lavoro deve essere sostenibile, deve essere un lavoro che non è di sopravvivenza, perché il lavoro di sopravvivenza porta a episodi come questi. Quando la gente è ricattabile e non ha alternative, questo è quello che succede, purtroppo: lo sfruttamento. Quindi, ciò che chiediamo è l'informativa immediata e azioni concrete per un lavoro dignitoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda: ultimo intervento su questa materia per la deputata Gadda, sempre sull'ordine dei lavori, per richiesta di informativa, giusto?

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Italia Viva si associa alla richiesta di informativa urgente, facendo seguito ai gravissimi fatti che sono avvenuti a Latina, per cui chiediamo un intervento e una risposta immediata da parte della Ministra Calderone, a cui però aggiungo una richiesta. Questa informativa non deve essere rivolta soltanto ai fatti di Latina ma, in generale, allo stato di attuazione della legge n. 199 del 2016 sul caporalato, perché quella legge aveva un impianto costituito da tre pilastri: quello legato alle misure di tipo sanzionatorio, e gli altri due pilastri riguardavano le misure di prevenzione e le misure ispettive.

Quindi, chiedo al Governo una risposta urgente anche su questi fatti. Che fine hanno fatto le risorse per gli ispettori, per i controlli? Che fine ha fatto l'attuazione degli articoli 8 e 9, rispetto alle misure di prevenzione? Infatti, noi sappiamo che molto spesso il caporalato si annida anche in altre fasi: per esempio, nel reperimento degli alloggi e nelle fasi di trasporto. Dunque, quegli articoli 8 e 9, a cui dovevano seguire decreti ministeriali, che fine hanno fatto? Che fine ha fatto anche la cosiddetta rete agricola del lavoro di qualità? Infatti, lì dentro, si potevano e si possono tuttora innestare misure di prevenzione e agevolative che, in passato, erano state fatte. Ricordo che, nel 2017, si sono conclusi i progetti sperimentali che avevano dato vita, nelle province di Foggia e di Reggio Calabria, a progetti sperimentali che avevano ottenuto successo, su cui erano state messe risorse e che avevano dato risultati sul territorio. Quei protocolli, però, sono stati chiusi il 31 dicembre 2017. Sono passati un po' di anni e, purtroppo, noi parlamentari, ma soprattutto l'opinione pubblica, continuiamo ad assistere a fenomeni gravissimi di caporalato ma soprattutto a fatti raccapriccianti come quello di Latina, dove persone, esseri umani sono trattati alla stregua di rifiuti.

Quindi, noi dobbiamo, in quest'Aula, dare risposte, non soltanto in termini di informativa, ma soprattutto di fatti concreti, dal punto di vista legislativo, attuativo, ministeriale e in termini di risorse (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Prima di passare alla fase successiva della seduta, ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, per una richiesta di informativa, il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Presidente, grazie. Anche noi ci associamo alla richiesta di informativa urgente davanti a questo ennesimo episodio, che mette in luce veramente un Paese che non riesce a tutelare uno dei beni più importanti, che è quello della sicurezza del lavoro. Emerge anche con violenza la tematica del caporalato, davanti alla quale non possiamo restare silenti. Noi, come gruppo, abbiamo sempre avuto, non solo su questo tema, per la verità, ma anche su altri, un atteggiamento collaborativo. Poi ci sono dei fronti sui quali ci si può dividere.

Per esempio, sul salario minimo non abbiamo trovato la giusta apertura da parte del Governo, ma temi come quello, in particolare, della sicurezza del lavoro non possono essere divisivi. Chiediamo che il Ministro risponda alla nostra richiesta congiunta, di tutte le opposizioni, di questa informativa urgente, con un atteggiamento costruttivo, complessivamente aperto a valutazioni di tutti i generi, perché certe tematiche e certe problematiche non possono essere più rinviate e devono essere affrontate con la dovuta decisione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Dunque, le altre richieste sono trasferite ad altra parte della seduta.

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Ziello. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente (Commenti)

PRESIDENTE. Ho già annunciato questa decisione, l'ho posta all'attenzione dei gruppi. Non ho alcuna intenzione di negare il diritto di parola, e quindi il diritto ad avanzare delle richieste di informativa al Governo da parte di chicchessia. Ovviamente, devo comunque garantire che il calendario dei lavori vada avanti, e quindi trasferiamo le richieste di informativa a fine seduta o comunque a un'altra parte del (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, per un richiamo al Regolamento!

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). È un richiamo al Regolamento!

MARCO PELLEGRINI (M5S). È un intervento per richiamo al Regolamento!

VALENTINA D'ORSO (M5S). Articolo 41!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, chiedo di parlare per richiamo all'articolo 41, rafforzato dall'articolo 43; tanto lo richiamo, che lo cito testualmente. L'articolo 41 così dice: i richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale. A me sembra che non ci sia nulla da interpretare, che sia molto chiara la lettera di questo articolo 41, per cui chiedo alla Presidenza, invece, di continuare a rispettare l'iscrizione degli interventi sull'ordine dei lavori, che sono stati già formalizzati per tempo, perché così prevede l'articolo 41.

Esso, tra l'altro, è rafforzato dall'articolo 43, che ci ricorda che ciascun deputato può parlare più volte per fatto personale, per richiami al Regolamento, per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori. Quindi, questo va a rafforzare il fatto che ciascuno di noi può benissimo intervenire su tutte le questioni che vengono poste, se sono poste come ordine dei lavori, a questo punto per quanto ci occupa in questa sede. Non credo che sia possibile interpretare o forzare il Regolamento in altro modo perché, laddove la lettera del Regolamento sia così così chiara, così limpida, non c'è motivo di andare a creare delle interpretazioni differenti rispetto a quanto è chiara la lettera del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio per questa precisazione. Fatto sta che la Giunta per il Regolamento ha dato l'interpretazione corretta dell'articolo 41. In particolare, dice: “Limiti di ammissibilità e modalità di svolgimento di richiami al Regolamento o per l'ordine dei lavori. Gli interventi incidentali o sull'ordine dei lavori, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sono, in linea generale, ammissibili soltanto quando i richiami al Regolamento o per l'ordine dei lavori vertano in modo diretto e univoco sullo svolgimento e sulle modalità della discussione o della deliberazione o comunque del passaggio procedurale nel quale, al momento in cui vengono proposti, sia impegnata l'Assemblea o la Commissione.

Successivamente, ogni altro richiamo o intervento andrà collocato, secondo la sua natura, al termine della seduta ovvero, in casi di particolare importanza e urgenza, per i quali si veda il punto 1.5, quando sia esaurita la trattazione del punto dell'ordine del giorno o prima che si passi a un nuovo punto del medesimo”. Come vede, questo è il supporto che sostiene la Presidenza, che si è peraltro già consultata con il Presidente Fontana, il quale condivide questa impostazione.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente!

PRESIDENTE. Su cosa? Non su questa vicenda, che è conclusa così.

ANDREA CASU (PD-IDP). Allora, richiamo l'articolo 8…

PRESIDENTE. Deputato Casu, il richiamo al Regolamento è stato fatto, la Presidenza ha dato una risposta, abbiamo fatto già dodici richieste di informativa. La faccio parlare, però la risposta è questa, poi non la replico. Prego.

ANDREA CASU (PD-IDP). Dare le risposte, prima di avere ascoltato le domande, è una facoltà che non ho, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Se lei ce l'ha, la può condividere con noi. La questione è molto semplice: noi facciamo un richiamo al Regolamento, appellandoci all'articolo 8 e seguenti e al fatto che lei stesso, pochi istanti fa, ha indicato una strada che, a nostro avviso, è molto più confacente a una gestione ordinata dei nostri lavori. Lei ha giustamente detto: se noi, in questa fase, permettiamo che a ogni richiesta di informativa si aggancino tutti gli interventi di tutti i gruppi, è chiaro che andiamo a esaurire una parte di tempo eccessiva in questa fase.

Però, le faccio l'esempio del gruppo del Partito Democratico, che è il principale gruppo di opposizione: tutte le nostre richieste di intervento, che erano tre e sono state dette, non sono ancora state affrontate. Noi avevamo chiesto di affrontare il tema di quello che è avvenuto stanotte in Commissione giustizia; abbiamo chiesto un'informativa per cui dovrà intervenire il collega Orfini; un'altra informativa per cui dovrà intervenire il collega Orlando. Quello che chiederemmo è se sia possibile fare in questa fase dei piccoli interventi che, almeno, mettono a verbale le questioni e, poi, rimandare gli interventi di tutti i gruppi alla fase della fine seduta.

Perché, altrimenti, noi veramente andiamo a penalizzare i gruppi che, in maniera ordinata, si sono rimessi alla sua gestione dell'Aula e hanno atteso di poter essere chiamati per affrontare i temi, rispetto ai temi che sono già stati affrontati. Non solo sono stati affrontati, ma hanno consentito poi a tutti gli altri gruppi di associarsi. Dato che noi abbiamo accettato lo schema che lei ha indicato e poi lei ha indicato un'alternativa, le chiediamo di mantenere in vita la prima delle due opzioni alternative. In pochi minuti esauriamo almeno i primi interventi sulle varie richieste, e poi un'ulteriore discussione, con l'associazione degli altri gruppi, si può rimandare a fine seduta.

Ma veramente, che cosa cambia? Abbiamo tutto il tempo per poter affrontare poi le fasi che verranno, ma chiediamo una decina di minuti per consentire anche al Partito Democratico di porre in quest'Aula le questioni che aveva chiesto, altrimenti la considereremmo una chiusura. E dato che lei stesso ha rivendicato un Regolamento che attribuisce a lei la responsabilità di decidere, lei sta decidendo di non permetterci di affrontare nessuno di questi temi. Sono informative che riteniamo urgenti, sono comunicazioni che vogliamo dare, ci dia la possibilità di esprimerle. Dopodiché, le associazioni, i giri e tutto quello che si stava originando, su sua indicazione, sulle prime due richieste di informativa, può essere affrontato a fine seduta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Lei è sempre molto cortese, quindi voglio cercare anche di venirle incontro. Il punto è il seguente. Intanto, per precisione - perché altrimenti le sue parole possono anche essere male interpretate -, rappresentanti del suo gruppo, nelle persone della collega Di Biase e della collega Guerra, hanno comunque partecipato alle richieste di informativa, non è che sono stati silenti. Su informative fatte da altri, ma comunque hanno partecipato direttamente, articolando le proprie argomentazioni.

Lei dice: noi avevamo comunque altre priorità e le avevamo segnalate, diversamente da quello che è accaduto fin qui. Allora, faccio questa proposta: la proposta è quella di consentire al Partito Democratico di sviluppare, tra le varie proposte di informativa, in questa fase una proposta, ovviamente a condizione che ne parli il Partito Democratico (Commenti). Le altre, secondo quello che già ho argomentato, leggendo la corretta interpretazione dell'articolo 41 fatta dalla Giunta per il Regolamento, non da me, comunque avranno diritto di tribuna, ma verranno traslocate a fine seduta, come il Regolamento ci insegna e ci prescrive.

Quindi, se siete d'accordo, c'è la deputata Serracchiani sulla prima informativa (Commenti – Una voce dai banchi del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: “Faccia decidere a noi!”)… No, no, ho detto se siete d'accordo, poi ovviamente scegliete voi. Sul mio foglio ho questa classifica, ovvio che decidete voi quale informativa volete rappresentare (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora, l'informativa del deputato Orfini. Ha chiesto di parlare il deputato Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente, ho scalato la classifica. Noi chiediamo che venga la Presidente Meloni a riferire su quanto emerso la settimana scorsa nell'inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale. Un'inchiesta di cui hanno parlato ormai quasi tutti gli organi di stampa internazionale, un po' meno quelli del servizio pubblico nel nostro Paese. Mi chiedo perché ci sia questa omertà su una vicenda sulla quale ieri è dovuta intervenire persino la Commissione europea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Da questa vicenda emerge qualcosa, a nostro avviso, di abbastanza grave, cioè Gioventù Nazionale, ovvero l'organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia, all'interno delle sue attività, a margine delle sue attività, un po' di nascosto - forse perché se ne vergognano -, alcuni suoi esponenti almeno erano soliti inneggiare al fascismo, inneggiare al nazismo, considerare come punti di riferimento i NAR, terrorismo stragista nero. Noi stiamo parlando non di CasaPound, non di Forza Nuova, non di gruppi dell'estrema destra che - metto a verbale - andrebbero sciolti in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma dell'organizzazione giovanile ufficiale del principale partito di maggioranza di questo Paese, Gioventù Nazionale, pagata e finanziata da Fratelli d'Italia - 342.000 euro solo l'anno scorso, trasferiti dal partito all'organizzazione giovanile -, elogiata da Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni, in più di un'occasione, ha parlato, con orgoglio, dei ragazzi e delle ragazze di Gioventù Nazionale -, organizzazione nella quale si scelgono i futuri candidati. Alcuni di quelli che emergono in questa inchiesta fare ripetutamente apologia di fascismo sono futuri candidati nei consigli comunali di Roma o in altri luoghi. Si tratta di attività che si svolgono nelle sedi di Fratelli d'Italia, quando non vanno a nascondersi in montagna di notte, a margine dei loro campi estivi, diciamo così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); attività che si svolgono in luoghi alle quali partecipano, non magari quando si inneggia al duce o a Hitler, anche parlamentari, anche nostri colleghi, anche dirigenti nazionali di Fratelli d'Italia, ai quali è lecito chiedere se sapessero o meno cosa avviene a margine di quelle iniziative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ora, la cosa che stupisce e per cui noi siamo costretti a chiedere che venga la Presidente del Consiglio a chiarire è che, in questi giorni - è passata una settimana - non ce n'è uno, dei dirigenti di Fratelli d'Italia, che abbia chiarito qualcosa. Anzi, in realtà, uno c'è e voglio rendergli onore, perché l'onorevole Trancassini è l'unico che ha parlato, è l'unico che ha detto che non c'entra niente e che ha annunciato querele e ha detto che andrà dai magistrati a denunciare. Ora, c'è una cosa, però, che non torna. Ha detto che denuncerà chi ha chiesto conto di questa vicenda o chi l'ha denunciata, ma, onorevole Trancassini, lei dovrebbe denunciare i militanti di quell'organizzazione giovanile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), perché noi qui non stiamo parlando di opinioni, ma di reati. Qui si tratta di continua, consapevole e organizzata apologia di fascismo che, nel nostro Paese, non è un'opinione, ma è un reato e va perseguito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Allora, vede Presidente, riteniamo che l'onorevole Meloni, Presidente del Consiglio, debba venire in Aula e chiarire; deve dirci se prende le distanze da quello che emerge in quell'inchiesta; deve dire se commissaria l'organizzazione giovanile del suo partito, visto che si comporta in questo modo; deve dirci se prende le distanze dai dirigenti di quel partito, che sono collaterali a quello che accadeva dentro quell'inchiesta, che veniva raccontato. Vede, è il minimo sindacale per chi ha giurato sulla Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), dato che quella Costituzione nasce dalla lotta partigiana e dall'antifascismo.

E, allora, su questo noi non consentiremo mai né ambiguità, né di sminuire la gravità di fenomeni, come quelli che sono emersi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'ultimo gruppo che avrebbe avuto titolo a sviluppare la sua informativa, che, invece, viene trasferita alla seconda parte della seduta, chiede, invece, di poter fare, sullo stesso argomento, attraverso l'intervento del deputato Quartini, il suo intervento in questa prima parte.

Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, ci associamo con convinzione alla richiesta di informativa urgente del collega Orfini. L'inchiesta di Fanpage ha accertato un fatto di una gravità inaudita. Io direi che, a maggior ragione, c'è bisogno che la Presidente Meloni venga a riferire in Aula rispetto a quell'inchiesta, dopo che abbiamo visto anche attacchi squadristi in quest'Aula, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Credo sia assolutamente doveroso, assolutamente doveroso. Vogliamo capire se davvero c'è un sistema all'interno di Fratelli d'Italia che ha quelle caratteristiche, che sono assolutamente inquietanti, perché abbiamo visto elogiare questa organizzazione giovanile sia dalla Presidente Meloni, sia da sua sorella, Arianna. Ma non solo. Sono emersi fatti gravissimi: si dovrebbe finanziare con i soldi del servizio civile, addirittura sottraendo, eventualmente, le donazioni, tra virgolette, delle persone che dovrebbero fare servizio civile per finanziare quell'organizzazione; oltre aver verificato assolutamente il reato di apologia del fascismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono cose che non sono accettabili! E io dico, a maggior ragione, in un sistema attuale in cui noi rileviamo, ogni giorno, anche con l'autonomia differenziata, anche con il premierato, un rischio rispetto all'assetto democratico del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Quindi, da questo punto di vista, la Presidente del Consiglio deve venire a riferire in Aula, qualunque equivoco rispetto a derive antidemocratiche all'interno di questo Paese, perché non è assolutamente accettabile, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere di…

PRESIDENTE. Aspetti, aspetti… Deputato Giachetti, su cosa vuole parlare, lei?

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sull'articolo 8, comma 1, del Regolamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Quale articolo, scusi?

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Articolo 8, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il solito.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Non il solito.

PRESIDENTE. L'8 è il pluricelebrato.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Io mi riferisco al comma 1, non dico 8 e seguenti. Articolo 8, comma 1, che riguarda il buon andamento dei lavori dell'Aula. Le premetto che io comprendo perfettamente lo speech che lei ha letto. Vorrei farle presente, signor Presidente, che, nel momento in cui noi stiamo andando - almeno in questa legislatura -, da 2 anni, senza mai applicare quella… La prego di parlare tra di noi, perché io, ripeto, capisco quello che state dicendo, ma lei cerchi di capire anche quello che intendo io. Non è stato mai applicato, perché, se noi fossimo stati alla regola rigida che lei ci ha letto, nel 99 per cento delle occasioni noi non avremmo mai fatto gli interventi sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Si è autoapplicato, perché non è mai accaduta questa circostanza.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Non mi faccia usare un termine che non posso usare in quest'Aula, non è che una cosa che si tira a seconda di come conviene. Se c'è una regola che va di norma, per cui gli ordini dei lavori vengono concessi dal Presidente in qualsiasi momento della seduta - cosa che è accaduta, puntualmente, fino ad oggi e lo ripeto: puntualmente fino ad oggi -, se il Presidente, improvvisamente, decide di applicare una regola restrittiva, c'è quasi il rischio e c'è il problema su chi, da oggi - i famosi precedenti, Presidente -, stabilisca quando lei applica la norma restrittiva e quando non la applica.

In più le vorrei segnalare che lei adesso ha fatto un'operazione, a mio avviso - lei è il Presidente e fa come vuole - sindacabile, per la semplice ragione che l'argomento posto dai colleghi del Partito Democratico non è un argomento che riguarda l'informativa del Ministro, chissà cosa e via dicendo; è un argomento politico, di grande sostanza.

Nel momento in cui lei dà la parola al collega del Partito Democratico e poi sceglie di darla anche al collega del MoVimento 5 Stelle, lei amputa la possibilità, su un argomento politico che, per sua scelta, è stato deciso, dopo che aveva preso una decisione e l'ha rimessa in discussione per una concessione, a tutte le altre forze politiche, su un argomento politico di questo livello, di potersi esprimere.

Quindi, le vorrei solo segnalare che, nella sua decisione di conduzione dell'Aula, lei ovviamente fa come crede - io adesso mi taccio -; la pregherei, però, di tenere conto che, quando applica in maniera restrittiva il Regolamento, questo incide anche sui diritti di tutti, che sanno che per due anni è andato un determinato modo e da oggi va in un altro e, soprattutto, accade - sicuramente non in base alla sua volontà - che ci sia un'amputazione su un argomento di così particolare rilievo politico, per cui lei decide che parla il collega del Partito Democratico, che parla il collega del MoVimento 5 Stelle e che tutti gli altri non possono più parlare, se non a fine seduta.

Ovviamente, nel pieno rispetto delle sue funzioni, le vorrei significare che ogni tanto bisogna anche pensare a quello che accade in funzione di quello che noi decidiamo, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Le faccio solo presente che la circostanza di oggi, cioè la richiesta di circa 15 interventi, più i richiami al Regolamento sull'informativa, e quindi comunque sull'ordine dei lavori, non si è mai verificata. Quindi, mai si è ravvisata la necessità di appellarsi alle decisioni della Giunta per il Regolamento, che, proprio su questo - ho letto per esteso la sua interpretazione - ha deliberato le proprie decisioni. Quindi, se non ci fosse stata questa circostanza anomala, ovviamente, si sarebbe proseguito nel dare la parola sull'ordine dei lavori a chi l'avesse richiesta non con intenti dilatori.

Detto questo, preciso anche che è d'accordo con i deputati del MoVimento 5 Stelle, che hanno chiesto di rinunciare alla prerogativa, in questa fase, di sviluppare il proprio richiamo all'ordine dei lavori, e quindi la propria richiesta di informativa, per fare un intervento, invece, sulla richiesta avanzata dal deputato Orfini.

Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Farò una proposta, signor Presidente. Comprendo anche la sua oggettiva difficoltà, però gli argomenti che ha testé portato il collega Giachetti sono argomenti oggettivi. Credo che questa questione, una fattispecie che potrebbe ripetersi, debba trovare una nuova pronuncia da parte della Giunta per il Regolamento. Quindi, chiedo formalmente che, in una prossima riunione della Giunta per il Regolamento, si affronti una casistica come questa e si possa quindi poi avere una regola di gestione che consenta di togliere anche, se vogliamo, la Presidenza dall'imbarazzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Mi pare una proposta assolutamente saggia, la sottoporrò al Presidente della Camera, in modo tale che, se lo riterrà, convocherà la Giunta per il Regolamento per rivedere questa decisione che, allo stato, è comunque vigente.

Inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere di passare direttamente al punto n. 3, recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata, anziché trattare il punto n. 2.

PRESIDENTE. Su questa richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto n. 3, che reca il seguito della discussione del disegno di legge Atto Camera n. 1665, in materia di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario, potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, un deputato contro e uno a favore, per non più di 5 minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro il deputato Fornaro.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Francamente, mi sarei aspettato che, almeno per rispetto dell'Aula, ci fosse una motivazione. È vero che c'è qualche precedente, residuo e lontano nel tempo, però qui ci troviamo di fronte a una richiesta di posporre un decreto in scadenza. La linea che è sempre stata tenuta in questa legislatura ma, a mia memoria, anche in quella precedente, è che - non uso, diciamo, termini giuridico-regolamentari - in buona sostanza, il disegno di legge di conversione del decreto avesse sempre la precedenza su tutto. Nella costruzione - mi smentisca, signor Presidente - del calendario dei lavori mensile, quando viene fatto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, questa è sempre stata una regola aurea: prima vengono i decreti, poi vengono gli altri provvedimenti.

Allora, o qui ci troviamo di fronte a un provvedimento che è fuori da tutte le regole - e, ahinoi, l'abbiamo visto nel corso dei lavori in Commissione, in cui venne deciso, da qualcuno, che bisognava chiudere entro una certa data, e su questo si sono sostanzialmente alterati tutti i rapporti tra maggioranza e opposizione e fortemente stravolti i regolamenti - oppure, allo stato attuale, noi abbiamo all'ordine del giorno, come è sempre stato, prima il decreto e successivamente il disegno di legge sull'autonomia differenziata.

Allora, almeno spiegateci perché, quale ragione, quale tempistica, quali obblighi istituzionali, e non politici, ci sono. Quali ragioni giuridico-formali ci sono per le quali noi, oggi, siamo nelle condizioni di alterare quella che è stata, fino a oggi, una regola che ci siamo dati e che è stata sempre rispettata? Perché fare l'ennesima forzatura? Dovete spiegarcelo, perché. Perché se, invece di approvarlo domani, lo si approva giovedì o la prossima settimana, decade? Non c'è più? Non vi fidate tra di voi? Ma ci sarà una ragione per la quale state continuando sistematicamente a forzare, a forzare i regolamenti, a forzare quello che è un normale rapporto tra maggioranza e opposizione. È evidente - la collega Serracchiani non ha avuto tempo di dirlo, e lo farebbe sicuramente con maggiore capacità di quello che posso fare io - ma anche ieri sera, per ragioni eminentemente politiche, si è fatta la notte, dopo che, per mesi, era stato tenuto nel cassetto il disegno di legge Nordio.

Perché continuate a forzare, perché continuate a dare schiaffi a mano aperta (Commenti) - metaforicamente, ovviamente, in questo caso - alle opposizioni? È questo il punto, che è veramente non accettabile.

La invito a trasmettere al Presidente Fontana il nostro profondo disagio nei confronti di questi comportamenti. Si può, da un punto di vista regolamentare - non ho nulla da eccepire - ma, accanto ai regolamenti, ci sono regole non scritte, che sono anche i rapporti di correttezza tra maggioranza e opposizione e il rispetto delle istituzioni, che stanno a monte (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) dei regolamenti. E qui, ancora una volta, state violentando, da un punto di vista politico, tutto questo. Perché? Non lo capiamo. Perché è stato fatto, da qualche parte, un accordo? Perché dovete fare la doppietta: da una parte, al Senato un provvedimento caro a un partito, e alla Camera, caro un altro, e subito deve arrivare un altro provvedimento caro al terzo partito?

Signori, fate la maggioranza, ma non potete applicare quella che, passo dopo passo, sta diventando una sorta di dittatura della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Ve l'ho già detto in un'altra occasione, fermatevi!

PRESIDENTE. Intanto, prima di dare la parola ai colleghi in merito alle osservazioni sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di anticipare la discussione di un disegno di legge ordinario rispetto a quella di un atto dovuto, quale il decreto-legge, la cui trattazione ha, di regola, priorità rispetto a quella degli altri argomenti all'ordine giorno, faccio presente che vi sono diversi precedenti in questo senso, e il termine di conversione del decreto-legge in questione non è imminente, venendo a scadenza l'8 luglio. Quanto ai precedenti, si vedano le sedute dell'Assemblea del 21 e 22 giugno 2022, nonché le sedute del 14 dicembre 2004 e dell'8 novembre 2005.

Essendo pervenute ulteriori richieste di intervento sulla proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto 3, darò la parola a un deputato per gruppo, a norma dell'articolo 45 del Regolamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, grazie. Non farò un richiamo al Regolamento, perché lei naturalmente ci ha elencato i precedenti e ci ha detto che altre volte è accaduto quanto si sta verificando oggi. Faccio un richiamo alla politica, però, Presidente, e le chiedo di essere parte attiva in questa seduta. Infatti, su questo provvedimento, Presidente, la scorsa settimana si sono verificati dei fatti gravi che ci hanno fatto finire su tutti i giornali e io mi sarei aspettato - oltre, naturalmente, ai provvedimenti assunti dalla Presidenza - che, prima di riprendere una seduta, a maggior ragione con una richiesta così forte da parte di un gruppo di maggioranza non concordata con l'opposizione, questa richiesta fosse sviluppata all'interno di una Conferenza dei capigruppo. Non possiamo riprendere dalla settimana scorsa come se nulla fosse accaduto e, soprattutto, con un gesto di rottura da parte di un gruppo parlamentare, perché così va interpretato il gesto di richiesta di inversione dell'ordine dei lavori, dopo che la Conferenza dei capigruppo aveva fatto un'altra scelta.

Per cui, Presidente, prima di procedere, le chiedo la convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo in modo che si possa rimettere sui binari del corretto comportamento fra maggioranza e opposizione un percorso che, invece, non lo è stato la settimana scorsa, ma neanche con questo gesto da parte della maggioranza, senza alcun chiarimento, senza alcuna richiesta ai gruppi di opposizione di poter cambiare. Magari, se ce lo avessero chiesto prima, probabilmente, avremmo anche potuto dire che eravamo d'accordo. Ma l'idea che con una forzatura la maggioranza, dopo una settimana dura come quella scorsa, decida di votare un'inversione dell'ordine dei lavori, io la reputo grave.

Pertanto, Presidente, io le chiedo di convocare la Conferenza dei capigruppo e sono contrario alla richiesta fatta dal gruppo parlamentare della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Grazie. Le faccio presente - ma penso che lei lo ricordi perfettamente, perché è persona esperta e capace - che la richiesta di inversione dell'ordine dei lavori è di pertinenza dell'Aula. Quindi, il Presidente ci ascolta, nel caso in cui volesse intervenire, convocando la Conferenza dei presidenti di gruppo; però, di norma, non è mai accaduto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signor Presidente. Questo è il decreto della forzatura e della forza, della forza della parola, della forza dei gesti, della forza dei numeri che volete imporre, della forza fisica che avete dimostrato di poter e di saper utilizzare in quest'Aula.

Questo è il decreto delle forzature, perché avete forzato i Regolamenti parlamentari già in Commissione, quando avete piegato il Regolamento alle vostre esigenze, nel momento in cui un emendamento era stato votato secondo l'esito che a voi non piaceva, e allora, a quel punto, avete pensato bene di distorcere tutte le regole a cui ci ispiriamo - prima di tutto, il Regolamento della Camera - per piegarle alle vostre esigenze.

Tutto il mondo e tutta Italia, in questo momento, stanno parlando dell'autonomia differenziata, ma non perché credono che sia una legge giusta, ma perché è la legge per la quale, nella Camera dei deputati, si è consumata un'aggressione squadrista a tutti gli effetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che non è stata neanche sanzionata e non risulta nemmeno dai resoconti stenografici. Quando si andranno a leggere i lavori preparatori di questa legge, nessuno saprà, dagli atti della Camera, quello che è successo in quest'Aula, nessuno saprà che un deputato dell'opposizione è stato aggredito dai deputati di maggioranza che non sono stati nemmeno adeguatamente sanzionati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questo è vergognoso, Presidente!

Questo è il disegno di legge della forzatura, perché oggi, nonostante il calendario, ci chiedete di invertire un ordine del giorno per passare alla trattazione di un atto che non è in scadenza, quando invece sarebbe più urgente procedere alla conversione di un decreto che è utile per le nostre Forze armate. Ed è vero che scade il 9 luglio, però vorrei ricordare a lei, Presidente, che siamo in prima lettura e che questo decreto deve andare al Senato. Ancora una volta, state forzando le prerogative del Parlamento, che, in seconda lettura, non potrà sicuramente emendare questo decreto.

Voi avete deciso che, probabilmente, è più urgente che vi prepariate alla vostra campagna elettorale permanente, in vista di questo ballottaggio, per ottenere da una parte il premierato, dall'altra parte l'autonomia differenziata, dall'altra parte la riforma della giustizia, per la quale stanotte avete fatto l'ennesima forzatura, costringendo deputate e deputati a passare la notte in Commissione ad approvare una legge che, anche in quel caso, non è in scadenza, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Mi chiedo dove volete arrivare. Ditecelo subito dove volete arrivare, perché non è ammissibile questo atteggiamento da parte di una maggioranza che ha già la forza dei numeri.

Quindi, Presidente, noi dichiariamo il voto contrario a questa inversione dell'ordine dei lavori, perché non vogliamo essere assolutamente complici di una maggioranza che forza leggi, regolamenti e anche la Costituzione per la propria convenienza politica e di propaganda. Noi non ci stiamo, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Sembra che questa maggioranza non sappia mai imparare dai propri errori e continui sempre sulla stessa strada: la strada che ha determinato in Commissione una discussione monca; una discussione che non ha mai visto il Ministro intervenire; che non ha visto mai i colleghi della maggioranza intervenire. Questo stesso errore è stato commesso anche in Aula nei giorni precedenti, nei quali è salita la tensione ma non c'è stata mai la possibilità, invece, di andare nel merito di questo provvedimento: un merito che cambia l'Italia; un merito che cambia le istituzioni. Ecco, questo è l'errore della maggioranza, nel quale voi continuate a perseverare.

Ed oggi, nel momento in cui quest'Aula ha bisogno di normalità e di una discussione democratica nel merito, fate l'ennesima forzatura. Perché è vero, Presidente, che invertire l'ordine del giorno è nella facoltà dell'Assemblea, naturalmente, però, la richiesta del collega Faraone era assolutamente altrettanto legittima; era quella di dire “convochiamo, quantomeno, una Conferenza dei presidenti di gruppo per rimetterci insieme a discutere su un calendario, su un provvedimento importante”.

Ma voi come potete pensare di giustificare un'inversione dell'ordine del giorno, quando al primo punto all'ordine del giorno c'è un decreto che scade il 9 luglio e qui siamo in prima lettura? È del tutto evidente che questa è l'ennesima forzatura che volete fare, l'ennesima, inutile, forzatura che voi volete fare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La verità è che voi, a forza di forzature e a forza di voti - diciamo così - fatti come cannonate di carri armati, non volete affrontare il merito, perché il Paese e, in modo particolare, quella parte del Paese che pagherà l'autonomia differenziata, già vi ha risposto alle urne. Vi ha detto: “Non si può fare, non funziona, non è nell'interesse del Paese” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Questa, presidente Foti, è una questione tutta politica: su questo dobbiamo discutere. Noi vogliamo sapere che cosa pensa Fratelli d'Italia. Parlo alla Presidenza per arrivare a lei, naturalmente, così come si usa dire. Tuttavia, voglio ricordare che, una volta, l'onorevole Casini disse: “Io faccio il deputato e voglio parlare a tutti”. Credo che sia anche nella nostra funzione, quando poi ci si rivolge in modo educato, ecco. Noi vogliamo sapere che cosa pensa Fratelli d'Italia e che cosa pensano i deputati di Fratelli d'Italia del Sud. Vogliamo sapere cosa pensa Forza Italia.

Ai colleghi di Forza Italia voglio dire una cosa: la politica si fa nell'Aula, non si fa nelle conferenze stampa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Non ci può essere una linea politica espressa dal presidente Tajani fuori dall'Aula e il vostro silenzio qui dentro, perché voi dovete essere conseguenti sulle cose che si dicono fuori di qui.

Sono queste le ragioni che ci portano a dire che siamo ovviamente contrari all'inversione e siamo per affrontare il decreto. Stiamo aspettando che voi vogliate finalmente affrontare con noi i temi profondi di questo pessimo decreto, di questo pessimo progetto di legge, di questo provvedimento che divide l'Italia e che crea più povertà e più disuguaglianza.

Voi pensate che non sia vero? E ditecelo una volta! Qualcuno di voi si alzi in piedi a dirci che cosa pensa davvero (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Perché le critiche che noi poniamo non vengono mai raccolte? Non avete il coraggio di dirlo? Allora, la verità è semplice: siete d'accordo pure voi con noi. Lo sapete che state facendo una sciocchezza, semplicemente per lucrare qualche voto in più. Ma così come non ha funzionato alle europee, non funzionerà neanche alle prossime elezioni, perché non si ingannano i cittadini così come state cercando di fare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Nel rispondere alle osservazioni del collega Fornaro, lei ha prodotto i precedenti rispetto ai quali una proposta di legge ordinaria è stata anteposta a un decreto con scadenza. Precedenti molto pochi, per la verità: nel senso che ne ha citati uno o due. Però, dobbiamo dirci la verità in quest'Aula: qui il problema non è la mancata ravvicinata scadenza del decreto per la sua conversione, perché rispetto al disegno di legge che stiamo esaminando sull'autonomia bisogna riavvolgere il nastro fino alla Commissione nella quale non avete consentito - mortificando e forzando - nemmeno una discussione compiuta sugli emendamenti.

Presidente, mettere un ramo del Parlamento, anzi l'intero Parlamento - con riferimento a un disegno di legge che non ha scadenza, che non è un decreto, che non è la legge di bilancio, ma è un progetto di legge ordinario - nelle condizioni di non poter emendare fino in fondo la proposta non è solo una forzatura e non è nemmeno solo un precedente: è tutta la sintesi dell'idea che avete delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Perché, mentre eravamo in quest'Aula a discutere di autonomia, la settimana scorsa veniva meno il numero legale in Senato sulla proposta di riforma costituzionale sul premierato. Vi siete lanciati messaggi di stop and go rispetto allo stato di conduzione dei lavori tra i due rami del Parlamento. Allora: certo, Presidente, che l'Assemblea è sovrana; certo che decide finanche l'ordine dei lavori, ma l'Assemblea non è un servizio a domanda individuale e la maggioranza non ne dispone come e quando crede. Perché questa, sì, è una distorsione profonda dell'idea che avete del Parlamento. Peraltro, se avete idea del Parlamento e della funzione dei parlamentari - persone elette dal popolo - che possono mettere le mani sui colleghi, ma non mettere le mani sui testi di legge, allora stiamo andando in un punto molto lontano rispetto all'idea di democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Non c'era alcun bisogno, rispetto ad un testo di legge come il decreto previsto in calendario, di anticipare rispetto allo scadere di un tempo che vedrà l'approvazione del provvedimento sull'autonomia, fatta in una modalità che è totalmente distorta rispetto alla discussione parlamentare, ma fatta soprattutto di un pacchetto di riforme - tanto quella costituzionale come quella dell'autonomia - che non porterà né voi né il Paese da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Non ci sono interventi a favore.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente all'esame del punto 3 recante il seguito della discussione del disegno di legge n. 1665, in materia di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 53 voti di differenza.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 615 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (Approvato dal Senato) (A.C. 1665​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1665: Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Ricordo che, nella seduta del 12 giugno, è stato da ultimo respinto l'emendamento 2.2 Bonafe'.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo all'emendamento 2.8 Iaria, sul quale il relatore per la maggioranza e il Governo hanno espresso parere contrario, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.

Su questo emendamento ha chiesto di parlare il Ministro Calderoli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente e colleghi. Ho chiesto la parola su questo emendamento 2.8 per motivare anche il parere contrario su altri emendamenti che tratterò in un'unica sede.

L'emendamento 2.8 Iaria è finalizzato all'esclusione della materia delle grandi reti di trasporto e di navigazione da quelle che potrebbero essere di riferibilità di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. La mia contrarietà a un emendamento del genere nasce dal fatto che noi stiamo discutendo una legge di rango ordinario e, quindi, una legge di rango ordinario non può modificare una nostra disposizione costituzionale, se non attraverso il meccanismo previsto dall'articolo 138 e non è questo il caso; né una legge ordinaria può limitare le potenzialità che il legislatore costituente ha attribuito al legislatore ordinario.

È questa l'occasione per ribadire che non è la legge in discussione in questi giorni, in queste settimane che crea l'autonomia differenziata. L'autonomia differenziata è nella nostra Costituzione dal 2001; è stata approvata dal Parlamento e da un referendum popolare. Quindi, può piacere o non piacere, ma noi stiamo dando attuazione alla Costituzione. Le 23 materie, 3 esclusive dello Stato, ai sensi del secondo comma dell'articolo 117, e le altre 20 materie concorrenti non sono state introdotte dalla legge oggi in discussione, ma nascono dal combinato disposto dell'articolo 116, terzo comma, e dell'articolo 117, secondo e terzo comma.

Possono piacere o non piacere - a me alcune di queste non piacciono e, nel 2005, avevo modificato la Costituzione facendola approvare al Parlamento e quindi cambiando quelle materie, fra cui proprio le grandi reti di trasporto e di navigazione - ma oggi questa è Costituzione vigente.

Non è questa la sede per dire quello che “sì” è quello che “no”. Quello che sarà potenzialmente oggetto, una materia, una funzione di trasferimento, verrà stabilito nelle singole intese e quindi sottoposte a negoziato, ad atti di indirizzo, a votazione a maggioranza assoluta da parte del Parlamento.

Vorrei anche puntualizzare un qualcosa che, qualche volta, viene sottovalutato rispetto alla differenziazione fra materie LEP e materie non LEP. Da un punto di vista procedurale, il percorso è identico sia per le materie LEP sia per le non materie LEP.

È prevista la negoziazione, la trasmissione della pre-intesa, l'atto di indirizzo da parte del Parlamento, la proposta di conclusione del negoziato, con la proposta di un disegno di legge di approvazione dell'intesa definitiva. Una cosa che non si fa a scatola chiusa, ma con tutte le prescrizioni previste dalla legge oggetto oggi della discussione o dalla legislazione vigente, a partire, sia per i LEP che per i non LEP, dall'accompagnamento di una relazione tecnica che affronti i profili dal punto di vista finanziario e, quindi, le risorse umane, strumentali, finanziarie legate al trasferimento, sia LEP che non LEP, con la previsione che, comunque, nessun danno o peggioramento possa esserci in ordine all'entità o alla proporzionalità delle risorse per tutte le regioni che non dovessero chiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.

Quindi, quando sento che ci sarebbero, come contenuti della legge, più risorse per le regioni che già stanno meglio rispetto a quelle che sono maggiormente in difficoltà, dico: mi spiace, state parlando di un'altra legge, perché all'interno della legge c'è scritto esattamente il contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). L'unica differenza è che uno verrà fatto sulla base di un fabbisogno di spesa e l'altro su un fabbisogno standard rispetto alle materie LEP, per cui qualunque tipo di trasferimento non sarà possibile se non quando saranno definiti i livelli essenziali, i costi e i fabbisogni standard, quindi senza nessun rischio per la tenuta di nessun Paese, perché il Paese, fino a oggi, comunque è andato avanti.

Accanto alla relazione tecnica, vedo anche altre proposte che suggeriscono di abbinare anche l'AIR, cioè l'analisi dell'impatto della regolamentazione. Io ricordo a me stesso e quindi anche a tutti voi che l'AIR è regolata da una legge del 2005 - mi sembra sia la n. 246 -, che trova attuazione con il DPCM n. 169 del 2017, che prevede che qualunque atto normativo del Governo, fosse anche un decreto ministeriale, abbia l'obbligo di dover essere accompagnato dalle analisi dell'impatto della regolazione, quindi spese e favori, debiti e crediti come si suole dire, e anche ipotesi alternative che possono venir sottoposte al Parlamento. Quindi, nessuna decisione a scatola chiusa.

C'è stato un dibattito - che credo sia anche stato costruttivo rispetto al coinvolgimento del Parlamento - rispetto all'espressione… qualcuno suggerisce di esprimere un parere vincolante rispetto alle pre-intese. Su questo non sono d'accordo, per due aspetti: se un parere è vincolante cessa di essere un parere; se deve essere vincolante, ci si dimentica che siamo in un sistema bicamerale perfetto e, quindi, che se la Camera andasse in un senso e il Senato nell'altro ci troveremmo di fronte a uno stallo del Parlamento e della procedura. Quindi, si è scelta la strada dell'atto di indirizzo: una risoluzione, una mozione. Credo che l'aver lasciato la più ampia libertà di scelta - da quale organo parlamentare poi verrà espresso, quindi anche la possibilità che sia l'Assemblea stessa a esprimersi in questo senso - consenta la massima partecipazione al processo democratico e devo ricordare che con le risoluzioni noi approviamo il DEF, il Documento di economia e finanza, la Nota di aggiornamento al DEF, eventuali scostamenti di bilancio, attiviamo e diamo mandato al Presidente del Consiglio, in consessi europei, di posizionare, portare la voce del Parlamento, piuttosto che dare il via a missioni militari o al loro prolungamento. Quindi, direi che l'atto di indirizzo ha un notevole peso politico e anche sotto i profili economici, e, fra l'altro, lo abbiamo previsto anche in sede rafforzata, ovvero, qualora il Governo dovesse non conformarsi a quell'atto di indirizzo, nell'ipotesi per esempio che i due rami si esprimessero in maniera diversa, deve motivarlo e dare le comunicazioni al Parlamento. Quindi, credo che, nella sua imperfezione, l'atto d'indirizzo possa essere lo strumento migliore per rappresentare la vera volontà del Parlamento.

Chiudo su un aspetto che non è specificatamente richiamato anche in altri articoli, cioè il discorso delle risorse. Le risorse non vengono messe in una legge ordinamentale; le risorse devono essere messe laddove devono essere messe, ovvero definite nelle varie intese, nella pre-intesa e nell'intesa definitiva alle modalità con cui calcolare quelle risorse e poi finanziate al livello delle varie leggi di bilancio. Ho sentito ipotesi non sempre coincidenti con la realtà rispetto alle necessità: c'è chi dice 100 miliardi per le materie LEP e chi dice 80 miliardi per le spese LEP. Io dico che, prima di tutto, bisogna sapere quali sono quei diritti civili e sociali che noi dobbiamo garantire e in quel momento, dopo aver fatto e creato il costo e il fabbisogno standard, potremo sapere quante risorse avremo la necessità di avere a disposizione. Sicuramente ci sono LEP che non costano, che sono i LEP regolatori e ci sono LEP che sono già attualmente coperti, perché noi non siamo al livello zero nell'erogazione e nella garanzia dei diritti civili e sociali, nel nostro Paese. Assolutamente occorre una migliore allocazione e una responsabilizzazione dell'utilizzo delle risorse. È necessario? Sì, però in alcuni casi vi dico che vi sono più risorse di quelle di cui abbiamo la necessità. Cito un esempio per tutti, di rapida comprensione: l'istruzione e la formazione professionale sono un argomento di competenza regionale e lo Stato dà trasferimenti per poter garantire le strutture regionali che erogano la formazione professionale. Negli ultimi 11 anni, c'è una regione che per 9 anni ha ricevuto il trasferimento statale per l'istituto di formazione professionale regionale. Peccato che la sopraddetta o, meglio, non detta regione non abbia mai avuto un istituto regionale, ma per 9 anni ha preso i relativi trasferimenti vincolati. La mia curiosità è, per esempio, sapere che fine hanno fatto e magari utilizzarli per fare la formazione professionale e non altro. Però, questo è un mio auspicio.

Potranno costare di più? Alcuni LEP può darsi che costino di più. Si deve fare tutto dall'oggi al domani? Forse qualcuno lo pretende, ma io mi accontenterei, come ha fatto già il Governo Draghi e come sta facendo il Governo attuale, di stanziare, anno per anno, risorse per alcuni di questi LEP. Non sarà uno “spento o acceso” rispetto ai LEP (il Duomo non l'abbiamo fatto in un giorno). Io credo che perlomeno partire e cercare di garantire quei diritti civili e sociali - ma comunque partire e andare nel senso della convergenza della parità dei diritti - sia un dovere del sistema Paese, al di là che ci sia o non ci sia l'autonomia differenziata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente…

ANTONINO IARIA (M5S). Presidente…

PRESIDENTE. Sarracino, Bonelli e Iaria. Questo è l'ordine di iscrizione.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Se vuole parlare prima il collega Iaria, non ho problemi.

PRESIDENTE. Dato che il collega deputato Sarracino è d'accordo, prego, deputato Iaria.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Mi ero prenotato prima che intervenisse il Ministro.

PRESIDENTE. Noi registriamo quello che vediamo, quindi, non facciamo classificazioni a seconda della simpatia o dell'antipatia.

ANTONINO IARIA (M5S). Immagino. Prima considerazione: da tutto quello che ha detto io ho capito solo una cosa, cioè che questo emendamento poteva essere approvato. Infatti, se noi parliamo di disposizioni per una futura legge sull'autonomia differenziata allora questo emendamento, che lei, come ha espresso anche a parole, trova anche coerente e intelligente, poteva essere approvato.

La seconda considerazione è che, secondo me, lei non ha risposto alle opposizioni ma ha tentato di convincere la maggioranza della bontà di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche perché alcune parti della maggioranza non lo vedono così di buon occhio: si veda anche il governatore Occhiuto della Calabria, che sta protestando per il non coinvolgimento dei governatori del Sud sull'autonomia differenziata.

L'emendamento parla di trasporti e cerca di inquadrarli in un ambito europeo, perché noi non pensiamo che le reti dei trasporti possano essere delegate a piccoli staterelli che si fanno la guerra nella pianificazione dei trasporti stessi. C'è un ambito europeo dove voi dite di contare. Avete detto in questi giorni, con il G7, che voi contate in ambito europeo, ma quello che ho visto al G7 è un'anteprima del servizio civile fatto dalla Presidente Meloni che indicava al Presidente Biden dove sarebbe atterrato il paracadutista. È questo il modo in cui contate in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. È bello potersi confrontare finalmente con il Ministro dopo alcune sedute in cui, purtroppo, era soltanto l'opposizione ad argomentare le ragioni delle nostre critiche a questo disegno di legge. Però, Ministro, sempre tramite la Presidenza, ovviamente, faccio alcune considerazioni: se lei avesse ragione, l'emendamento innanzitutto risulterebbe inammissibile; poiché, invece, l'emendamento è ammissibile, lei su questo ha già torto.

Dopodiché, che cosa abbiamo visto oggi? Abbiamo visto un appello di Confindustria - la Confindustria più grande nel Mezzogiorno - che chiede a questo Parlamento e a tutti gli eletti nel Mezzogiorno di fermarsi sul disegno di legge sull'autonomia differenziata. Non lo dicono i sindacati: lo dice chi produce ricchezza in questo Paese, perché le preoccupazioni su quello che state facendo sono enormi e il mio appello va innanzitutto ai colleghi di Forza Italia.

Ma davvero vi sentite rassicurati da quello che ha appena detto il Ministro Calderoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? State smentendo il vostro presidente di regione Occhiuto, il vostro vicesegretario nazionale, che chiede esattamente le cose che sono in questo emendamento e negli emendamenti dell'opposizione.

Dopodiché, andando al merito di questo emendamento, noi abbiamo capito che ormai dentro la Lega la confusione è tanta, ma questo emendamento è per salvare il Ministro Salvini. Infatti, se al povero Ministro Salvini togliete le strade, le infrastrutture, la navigazione e il trasporto, spiegatemi allora a che cosa serve più il Ministro delle Infrastrutture. Di fatto, è un Ministro che non opererà su nulla. Siamo di fronte a un autocomplotto della Lega di fronte a quello che si sta verificando.

Dopodiché, Ministro, lei ha appena confermato che questo Parlamento nelle intese non conterà assolutamente nulla, ma visto che ci siamo, Ministro, può dirci dove si prendono le risorse sui livelli essenziali delle prestazioni? Noi qui finalmente siamo di fronte a una sua autodenuncia, perché lei ha appena dichiarato che non sa quante risorse servono per i livelli essenziali delle prestazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Lei non sa dove prendere i soldi per garantire i livelli essenziali delle prestazioni. Dunque, noi stiamo andando a votare una scatola vuota in cui non ci sono le risorse.

Poi, a proposito di Mezzogiorno e di differenze tra Nord e Sud, oggi se andiamo sul sito del Ministero per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, il Dicastero del Ministro Fitto, c'è scritto quanto lo Stato spende per una regione del Nord e quanto per una regione del Sud. Oggi, in media, la spesa per una regione del Nord è di 19.000 euro circa, mentre per una regione del Sud, in particolar modo per la Calabria, la spesa è di 13.500 euro. Cosa fate voi? Voi prendete e tagliate anche una delle poche cose fatte in modo positivo negli ultimi anni per il Mezzogiorno, che era il Fondo perequativo infrastrutturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo avete preso, avete tagliato 3,5 miliardi, e oggi lei viene qui a raccontarci di come ridurre le diseguaglianze.

Allora, Ministro, le do una notizia: lei avrà visto sicuramente i dati elettorali del collegio meridionale alle ultime elezioni europee. Ebbene, la somma delle forze della maggioranza è nettamente inferiore alla somma delle forze d'opposizione e questo qualcosa evidentemente significherà. Studiatevi quei dati, perché il Sud ha votato in massa contro l'autonomia differenziata (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, non me ne voglia, ma siamo basiti dal suo intervento. È un intervento che è una vera e propria autodenuncia di come questo provvedimento non solo non farà funzionare l'Italia, ma la paralizzerà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Infatti, signor Ministro, lei dice: verificheremo anno dopo anno le risorse che saranno necessarie. Ma perché, per la sanità e la scuola il finanziamento avverrà anno dopo anno? Ma voi veramente vi rendete conto dell'improvvisazione che state subordinando alla vostra ideologia, da questo punto di vista?

Lo ha detto lei, signor Ministro: valuteremo, anno dopo anno, le risorse che saranno necessarie. Ciò è preceduto da una sua affermazione che dice: non sappiamo ancora i costi. Una questione, però, è chiara, e lo affermano non solo le organizzazioni sindacali, ma le organizzazioni produttive di questo Paese, che dicono a questa maggioranza di fermarsi sull'autonomia differenziata. La questione chiara è che alcune regioni del Nord potranno fare queste intese e le regioni del Sud non le faranno. Sarà una dichiarazione chiara di disgregazione del Paese, rispetto al fatto di non far funzionare i servizi essenziali in questo Paese.

Veramente concordo in maniera molto chiara con chi mi ha preceduto e mi rivolgo, per il tramite del Presidente della Camera facente funzioni in questo momento, anche con un appello, a Forza Italia: il presidente Tajani e il vicesegretario nazionale Occhiuto hanno sollevato alcune questioni; in maniera particolare il presidente della regione Calabria, Occhiuto. C'è un problema che riguarda il funzionamento dei LEP, i livelli essenziali delle prestazioni. Non mettete le risorse, state disgregando il Paese. Oggi lei ha affermato in quest'Aula che non solo non ci sono le risorse, ma valuterete anno dopo anno.

Ma uno Stato - le chiedo, Ministro Calderoli - può funzionare, anno dopo anno, nella pianificazione di una programmazione che riguarda la vita delle persone, il funzionamento dell'economia, la tutela dell'ambiente? Certamente no! Quindi, vi dovete fermare. Non potete fare questa secessione, che non è più mascherata, ma è reale, contro l'Italia e contro il Paese. Sappiamo che c'è uno scambio politico tra Meloni e Salvini, ma questo scambio politico non lo possono pagare gli italiani e la gente del Sud. Vi dovete fermare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Ministro, solo un minuto, quanto basta per dire che è esattamente il contrario di quanto da lei dichiarato. Questa autonomia differenziata viola una serie di norme costituzionali, a cominciare dall'articolo 3, il principio di uguaglianza, l'articolo 5, l'unità e indivisibilità della Repubblica, l'articolo 117 e l'articolo 138. È gravissimo, questo provvedimento, perché esprime esattamente il contrario del nucleo fondamentale della nostra Costituzione, che è il concetto di solidarietà: solidarietà tra le regioni e lo Stato e tra i cittadini tra di loro.

Signor Ministro, è vero che le materie non LEP, dal punto di vista procedimentale, possono essere devolute esattamente come quelle LEP, ma non devono essere previamente finanziate. Questo vuol dire che noi potremmo trasferire immediatamente materie delicate, come quelle, ad esempio, delle professioni o della Protezione Civile.

Ho solo un minuto, quanto basta per dire che questo suo intervento dimostra chiaramente il suo orrore al gesto di ricevere pacificamente la bandiera italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Abbiamo qui la prova del suo orrore verso il simbolo dell'unità e dell'indivisibilità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo.

Ha chiesto di parlare, sempre a titolo personale, il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. In poche battute, dall'intervento del Ministro Calderoli - che pure ringraziamo perché finalmente si riesce ad aprire un dibattito e un confronto - emergono due cose. La prima è la bontà di quello che stiamo dicendo da settimane e che confermano tutti gli operatori: non sono finanziati i livelli essenziali delle prestazioni. Il Governo cristallizza le diseguaglianze esistenti, anzi le aumenterà nei prossimi anni perché c'è una previsione, che lei ha omesso, che è quella della compartecipazione al gettito erariale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Le regioni che chiedono un'intesa potranno trattenere parte delle risorse del proprio gettito fiscale nelle proprie regioni e nei propri territori, limitando la distribuzione di quelle risorse alla fiscalità generale e, quindi, alla redistribuzione su base perequativa, rispetto alle regioni che hanno meno risorse nel proprio territorio.

La seconda è che lei deve spiegare bene, però, signor Ministro, per il tramite del Presidente, che, tra le nuove materie non LEP, vi sono 184 funzioni circa che potrebbero essere trasferite, che hanno un costo, perché si tratta di funzioni legate alla Protezione Civile, alla previdenza complementare, al coordinamento della finanza pubblica e dei tributi locali.

È una falsità quella secondo la quale le materie non LEP non incidono dal punto di vista finanziario e fiscale.

PRESIDENTE. Deve concludere.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Le regioni che procederanno ad un'intesa anche sulle materie non LEP toglieranno risorse alla fiscalità generale e aumenteranno le distanze esistenti nel Paese. Questa è la verità, che lei conferma oggi. Noi continueremo ad opporci con forza a questa idea di Paese diviso a metà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Mi voglio riferire all'emendamento in questione del collega Iaria. Mi chiedo - Ministro, su questo non ci ha risposto - cosa faranno le regioni che non possono finanziare le proprie reti di trasporto o di navigazione. Io provengo da una regione piccola. Siamo in pochi, abbiamo più pensionati che lavoratori. E allora, se vogliamo fare un'opera in Umbria, dove ci dobbiamo fermare? In Toscana e nel Lazio? Poi, però, dal confine, che cosa facciamo se la regione Lazio non vuole proseguire quell'opera? Io lancio un appello ai colleghi umbri e ai colleghi di tutte le regioni, soprattutto quelle più piccole: ma vi state rendendo conto di cosa succederà alle infrastrutture del nostro Paese dove ne abbiamo più bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente. Il collega Bonelli ha colto il punto. La sua è un'autodenuncia, signor Ministro. È venuto in quest'Aula e ci ha detto letteralmente: sento cifre, 100 miliardi, 80 miliardi, ma è difficile stabilire quali siano le cifre esatte.

Signor Ministro, le cifre ce le deve dire lei (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! Dovrebbe essere lei a dire quanto costano i LEP, è chiaro? Dovrebbero essere il Governo e la maggioranza che propone lo “Spacca Italia” a dirci quanti soldi servono per evitare che questo provvedimento, come noi sosteniamo, allarghi drammaticamente le diseguaglianze. La verità è che i numeri non li conoscete. Non sapete dove trovare i soldi. Questo provvedimento è, cinicamente e consapevolmente, uno strumento che spaccherà il Paese, aggraverà le disuguaglianze e peggiorerà la condizione di vita di milioni di italiani e di italiane (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Calderoli per l'intervento, finalmente una voce da parte della maggioranza: in Parlamento avrei preferito che venisse dai parlamentari, senza nulla togliere al Ministro. Vede, lei ha preso la questione da lontano. È dalla riforma del 2021 che lei dice: “c'è, piaccia o non piaccia”. A me non piaceva allora, votai contro quel referendum confermativo. Ma il fatto che esista quella previsione costituzionale, con la modifica del Titolo V, signor Ministro, non vuol dire che ci si debba tornare sopra e peggiorare le cose. Non sta scritto da nessuna parte. E purtroppo questo è quello che sta accadendo, per due ragioni.

Lei ha parlato delle risorse adesso e ha detto: nessun danno o peggioramento di risorse per nessuno, ci saranno solo dei segni “più”. Quindi, ci sarà solo nuova spesa pubblica e, con i tempi che corrono, potrebbe chiedere conforto per le mie parole al suo collega Giorgetti: dare una previsione di spesa maggiore, senza neanche porsi l'obbligo di dire quanti saranno questi fondi in più, fare una stima di quali regioni faranno altro e accompagnare politicamente questa legge ordinaria, che potrà essere cambiata ogni due per tre, con una previsione di spesa da un punto di vista politico, per rendere più serio il dibattito che stiamo facendo, voi, questo, non l'avete fatto.

Ma poi c'è un'altra considerazione, che rivolgo a lei, Ministro: noi stiamo facendo un dibattito vecchio e voi state proponendo - certo, in attuazione di una riforma costituzionale che non avete fatto voi - un regionalismo, un federalismo vecchio. Qui stiamo riproponendo un dibattito che si faceva negli anni Novanta sulla scorta delle riflessioni fatte da alcuni - penso anche, per citare un nome a lei probabilmente caro, al professor Miglio - negli anni Ottanta! Noi stiamo facendo un lavoro inutile, costoso, presumibilmente irrealizzabile, che comunque non guarda ai prossimi 30 o 40 anni, agli anni dell'intelligenza artificiale che rivoluzionerà, nella sanità, nella formazione, le modalità di fornitura - chiudo, Presidente - e di consumo dei servizi. Quindi è una roba vecchia, destinata solo a produrre contenziosi e costi. Per questo, signor Ministro, memore di quell'errore che altri fecero nel 2001, ritirate questa roba perché non serve. Apriamo un discorso sul federalismo europeo e sul regionalismo italiano nei tempi dell'intelligenza artificiale, non nel 1980, come state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Era da giorni che attendavamo l'intervento del Ministro in Aula per spiegarci le ragioni di questa accelerazione sul decreto “spacca-Italia”, sull'autonomia differenziata e tutto ci saremmo aspettati fuorché un atto di autosabotaggio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché oggi il Ministro è venuto a dirci non solo che stiamo esautorando il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, visto che non si possono escludere le grandi reti di trasporto e navigazione dalle competenze che avranno le regioni, ma anche che non sappiamo quante risorse servono per i LEP, che andranno definite anno per anno.

Signor Ministro, lei sa bene - forse, lo state facendo apposta, perché era il vostro sogno quello di separare il Sud dal Nord - che il Sud vi ha dato un fortissimo segnale. Questa riforma non piace, penalizza le regioni del Meridione d'Italia, non sapete come garantire i servizi e noi vi invitiamo, ancora una volta, a fermarvi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Confesso che il suo intervento, signor Ministro Calderoli, mi ha lasciato interdetta, faccio fatica quasi a crearmi un'opinione sulle sue parole, perché, da un lato, lei ha affermato in quest'Aula che non c'è la minima contezza da parte del Governo rispetto ai costi che questo provvedimento porterà, perché non si sono quantificati i livelli essenziali delle prestazioni. Quindi, oltre alle risorse economiche, il Governo, portando questo provvedimento, non ha fatto alcuna valutazione sui nuovi bisogni, su come è mutata la società, su come riorganizzare, soprattutto, il Servizio sanitario alla luce di quello che è oggi il Paese.

Poi, dall'altro lato - e lo dice una persona come me, che viene dalla Lombardia, che ha sentito per tanti anni, da parte della Lega, da parte del suo partito, raccontare il federalismo, l'autonomia -, lei oggi ha affermato, signor Ministro, che le parole utili in questi anni per crearvi consenso, di fatto, sono un'illusione, perché voi questa autonomia, questo federalismo - aggiungo, per fortuna -, fatti in questo modo, non li attuerete mai, perché non avete le coperture, perché non avete l'idea di dove portare il Paese.

Quindi ditelo, voi che state mettendo fretta a questo provvedimento, che non ha alcuna scadenza, che state ingannando anche gli elettori del Nord, abbiate il coraggio di dirlo, perché questa bandiera voi non avete più la facoltà di sventolarla nelle regioni del Nord. Soprattutto, fate - lo dico veramente nell'interesse del Paese - un atto di giustizia, un atto di ragionevolezza: prima di portare le misure in Parlamento, facciamo insieme una riflessione con il mondo associativo, con tutte le realtà che hanno qualcosa da raccontare in questo Paese rispetto ai nuovi bisogni, a cui si deve dare risposta! Le risposte si fanno dal punto di vista legislativo, ma anche con i costi, le spese e le coperture corrette.

Quindi, questo è un grande inganno e volevo lasciarlo agli atti, perché qui non c'è soltanto un problema di “spacca-Italia”, di disomogeneità, ma c'è anche una truffa ai danni dei vostri elettori del Nord, che avete ingannato per anni, su cui, oggi, voi mettete veramente una firma di ipocrisia e di inganno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Presidente, nel minuto che mi è concesso, vorrei innanzitutto chiarire al Ministro Calderoli che l'ammissibilità sugli emendamenti viene già valutata dalla Presidenza. Quindi, nel caso in cui lui fosse d'accordo sul fatto che le grandi reti di trasporto debbano essere espunte da questo provvedimento, basterebbe che desse parere favorevole per poterle tenere al riparo e non farci lezioncine che non hanno nessun tipo di peso all'interno della dinamica parlamentare.

Poi, quando lui parla di LEP e non LEP, il punto che elude è che noi contestiamo il fatto che a decidere cosa debba essere LEP e cosa non debba essere LEP, in realtà, non sia questo Parlamento, è l'espropriazione di una funzione tipicamente connessa alla funzione parlamentare, perché è profondamente politica.

Infine, vorrei denunciare un'inesattezza detta dal Ministro. All'articolo 4, comma 2, c'è scritto che il trasferimento delle funzioni relative a materie o ambiti diversi da quelli di cui al comma 1 - cioè, quelle non LEP - può immediatamente essere declinato dalla data di entrata in vigore della presente legge. Quindi, Ministro, almeno si legga le leggi su cui stiamo provando a votare, altrimenti prende in giro gli italiani, ma, soprattutto, abusa della nostra pazienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Per suo tramite, vorrei dire al Ministro Calderoli che, se non ci fossero interessi economici enormi, la sua forza politica e la sua visione del Ministero non avrebbero mai mosso l'azione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra); ci sono enormi interessi politici ed economici a depredare ulteriormente il Mezzogiorno. Faccio mio l'appello del presidente di Confindustria Napoli, che dice: fermatevi; non è un no-global, un estremista o qualche altra persona che potrebbe non essere presa seriamente in considerazione per le sue idee politiche. La Svimez, i professori universitari, Confindustria, il Mezzogiorno hanno detto al Ministro Calderoli di dare numeri seri e che questa azione politica è soltanto un modo per togliere ulteriori risorse al Mezzogiorno. Per suo tramite, Presidente, chiedo: il Ministro Calderoli ci deve dire su che cosa basa i numeri della sua riforma, perché, per quanto riguarda gli economisti, i professori universitari e le università, la sua riforma si basa semplicemente su togliere fondi al Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento 2.8, a prima firma Iaria, è, a nostro giudizio, assolutamente ragionevole e logico, perché non si riesce a capire in quale modo i 20 piccoli staterelli che saranno originati da questa oscena riforma dell'autonomia differenziata potranno decidere, pianificare, investire, realizzare le grandi reti di trasporto e di navigazione. È una cosa assolutamente illogica tenerle dentro l'autonomia differenziata. Quindi davvero io mi aspetterei, noi ci aspetteremmo che questo emendamento venisse votato favorevolmente da quest'Aula nell'interesse generale e non nell'interesse di un partito - la Lega - che ha fatto di questo provvedimento la sua bandiera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Credo per 5 minuti, Presidente, sono il primo del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha 5 minuti, chiedo scusa, ha ragione lei. Prego.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. In realtà, il Ministro, nel suo intervento, ha dato una notizia importante ed è anche apprezzabile per sincerità. Il Ministro ha detto: io non condivido l'intero elenco di materie sulle quali si può attuare l'autonomia. Con questa affermazione, che le fa onore, lei ha indicato quale doveva essere la strada su cui lavorare, perché, se la Costituzione più di 20 anni fa è stata cambiata introducendo quelle materie, lei non può dare attuazione all'autonomia non condividendo il terreno su cui si va a sostanziare, perché il rischio non è solo quello sulle reti di navigazione.

Due mesi fa, il 17 di aprile, Meloni in visita in Tunisia: “Firmate intese molto importanti su energia, imprese e università”. Voi immaginate la stessa visita ad autonomia in vigore e con 20 regioni che hanno fatto accordi circa la produzione e la distribuzione dell'energia. Che facciamo? Invece che la Meloni ci mandiamo 20 presidenti di regione a fare gli accordi con la Tunisia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma è evidente che non gira questo tipo di attuazione e la strada maestra, Ministro, era prendere la riforma e la modifica della Costituzione e introdurre un elenco percorribile, attuabile di funzioni delegabili. Perché, quando le verranno a chiedere, per 20 regioni, potenzialmente 23 materie, che cosa facciamo? Le guardiamo una ad una? Ci diamo dei criteri? Guardiamo com'è la situazione economica? Guardiamo che risorse ci sono?

Questo modo di procedere dà la certezza che l'autonomia non ci porterà da nessuna parte e su molte questioni non ne ha certamente lei la responsabilità. Oggi, siamo chiamati all'unità nazionale e alla centralità nazionale.

Nessuno, nel 2001, avrebbe immaginato che, di fronte a una crisi energetica, avremmo dovuto rispondere come abbiamo fatto solo qualche mese fa; nessuno può immaginare, oggi, che sui grandi asset strategici noi deleghiamo alle regioni questo tipo di funzioni. Certo, la riforma della Costituzione non veniva pronta tra un ballottaggio e l'altro, questo è il vero punto, e non veniva pronta circa le esigenze tra le forze politiche di maggioranza. Se si fosse intrapresa la strada del buonsenso, che è quella di investire il Parlamento di una riforma costituzionale piuttosto che creare 20 strabismi regionali, 20 superfetazioni e 20 disallineamenti, e si fosse posto ordine, oggi, saremmo di fronte ad un'altra discussione.

Il problema è che per la riforma della Costituzione, quando si tratta di fare il premierato, avete il tempo e il modo; quando si tratta di fare bene le cose tra i diversi livelli istituzionali, il modo non vi viene (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Presidente, abbiamo tanto insistito per sentire il Ministro, ma forse era meglio se stava zitto (Commenti). Lei non può continuare a ingannare il Parlamento, Ministro, perché lei deve anche dire quali sono le 184 funzioni non LEP che vengono trasferite il giorno dopo l'approvazione della legge. Quali sono? Gliene cito qualcuna: controllo per l'esportazione dei materiali d'armamento; si rilasciano le autorizzazioni per il commercio soggette al regolamento anti tortura; procedure per l'abilitazione delle professioni di avvocato e notaio; la vigilanza sul controllo dell'attività degli enti pubblici previdenziali e assicurativi; funzioni e compiti in materia di politica finanziaria, di bilancio e di programmazione degli investimenti pubblici. E chi glielo dice a Giorgetti che lei demanda alle regioni anche il monitoraggio delle operazioni di investimento realizzate dalle regioni attraverso l'indebitamento? Ma lei lo sa che gran parte dell'indebitamento del nostro Paese, gran parte o comunque una parte consistente arriva dal mancato controllo sulle regioni? Ma voi state distruggendo il Paese. È questo il malloppo al quale state mirando; non sono le funzioni LEP, che costano, sono quelle non LEP che vi permettono di fare quello che volete (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei, per suo tramite, solo informare la maggioranza…

PRESIDENTE. Mi scusi, aspetti, la interrompo. Il microfono è difettoso, si dovrebbe cortesemente spostare…

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo solo per informare, per suo tramite, la maggioranza, che probabilmente ignora questo passaggio, che attraverso il trasferimento delle funzioni non LEP, a legislazione vigente e, evidentemente, a trasferimenti vigenti, state di fatto costituzionalizzando la spesa storica anche per le funzioni non LEP. Quindi, altro che costi standard, voi state aggravando ancora di più la situazione delle regioni meridionali, perché con questa decisione, nel momento in cui saranno chiuse le intese e trasferite le funzioni non LEP, avrete portato in Costituzione la spesa storica anche per le funzioni non LEP (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Devo dire che ho apprezzato l'onestà intellettuale del Ministro, quando si è dichiarato non d'accordo con la possibilità prevista dalla Costituzione di devolvere 23 materie alle regioni. Però, Ministro, la Costituzione, lo dico a lei tramite il Presidente, non è immodificabile, e questo lo sappiamo, tant'è che al Senato state discutendo proprio una riforma costituzionale. Basterebbe approvare un disegno di legge di riforma costituzionale, peraltro, ne è depositato uno a mia prima firma, che esclude dal novero delle materie devolvibili alle regioni quelle che hanno a che fare con l'interesse strategico nazionale.

Peraltro, Ministro, con la stessa onestà intellettuale, chi vuole legiferare non sventolando una bandierina, ma avendo davvero a cuore gli interessi del Paese dovrebbe ammettere che in questi 20 anni è cambiato il mondo. La pandemia, la crisi energetica, l'aggressione russa in Ucraina, la crisi e la tensione tra le superpotenze suggerirebbero di andare nella direzione opposta, quella di rafforzare lo Stato nazione, non di creare dei micro-staterelli con sistemi burocratici, amministrativi e autorizzatori diversi.

Allora, la domanda che bisognerebbe farsi è: siamo sicuri che questa frammentazione garantisca la competitività e l'efficienza del sistema Paese? Siamo sicuri che sia un buon affare per i cittadini? Ecco, bisognerebbe rispondere con la stessa onestà intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 2.11 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente, intervengo per dichiarazione di voto. Oggi, siamo in quest'Aula per completare lo scempio che state consumando a danno degli italiani attraverso l'autonomia differenziata. Ribadire ancora quello che il Partito Democratico e tutte le opposizioni pensano di questa proposta potrebbe sembrare ridondante, ma, ahimè, è essenziale, ed è essenziale perché lo stesso concetto di autonomia differenziata, come hanno detto illustri costituzionalisti e chi mi ha preceduto, viola innumerevoli articoli della nostra Costituzione, oltre che gli irrinunciabili princìpi di sussidiarietà, perequazione, solidarietà tra regioni e unità nazionale. Chiaramente, tutte le forze di opposizione non sono d'accordo su alcuno dei postulati che, a vostro dire, giustificherebbero la riforma.

Avreste quantomeno potuto sforzarvi di nascondere il vostro antimeridionalismo e, magari, tentare un approccio più corretto. La riforma è da scartare per intero; formulata in questo modo, non fa che distruggere le regioni più deboli e, principalmente, quelle del Meridione, un Meridione che ha già subìto abbastanza a causa delle vostre politiche, che nulla hanno a che vedere con la politica, quella che guarda al Paese tutto, nessuno escluso, che pensa a potenziare la sanità, la scuola, i servizi e la salvaguardia dell'ambiente. Voi tutto ciò lo state dimenticando.

Peraltro, una corretta analisi del voto, che non si fermi al becero cantar vittoria, vi farebbe bene, perché attraverso quella capireste che dal Meridione si solleva un forte “no” a questa riforma. Abbiamo parlato più volte di secessione dei ricchi, di abbandono del Mezzogiorno, di disomogeneità nei servizi già esistente e aggravata da questa riforma, ma voi sembrate non sentire alcuno. Però, una cosa succederà anche nelle aree interne del Centro-Nord, che non saranno di certo agevolate da queste riforme. Ancora una volta, quanto da noi anticipato si fa concreto ed evidente: avete la chiara intenzione di fregarvene, signor Presidente, delle differenze tra le regioni e del fatto che molte di esse rischiano di rimanere irrimediabilmente indietro, a favore di pochissime altre. Andate avanti incuranti di qualunque dato oggettivo, così come su molte altre riforme.

Per questo, attraverso questo emendamento, consapevoli della vostra incuria nei confronti di quanto appena detto, chiediamo almeno che, nel distruggere il Paese, teniate in considerazione la specificità delle singole regioni, attuando interventi che concretamente risultino funzionali alla loro effettiva crescita, e, di conseguenza, alla crescita dell'intero Paese. Ora, mi rivolgo a molti di voi, parlamentari di maggioranza, che conosco e che stimo: non siate indifferenti al grido della nostra gente, che non potrà più risollevarsi. Diventerà un lusso curarsi, andare a scuola; trovare lavoro neppure a pensarlo. I nostri territori continueranno a morire giorno dopo giorno e voi sarete complici di questo scellerato progetto politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Sempre a titolo personale, Presidente. Questo è un emendamento virtuoso, che avrà il mio voto favorevole, perché, da un lato, coniuga la valorizzazione delle specificità della regione richiedente…

PRESIDENTE. Lei ha cinque minuti, comunque.

ALFONSO COLUCCI (M5S). No, no. Intervengo a titolo personale, Presidente.

PRESIDENTE. Si autolimita a un minuto.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Allora, rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, volevo sottolineare un aspetto della riforma del Ministro Calderoli che secondo me, secondo noi, non è stato ben sottolineato. Non c'è mai stato un atto - e lo dico tramite la sua persona - del Ministro Calderoli che abbia avuto un'intenzione politica seria e che sia diretto verso punti chiari. Faccio un esempio. Quando ha messo in campo la legge - da lui stesso, dal Ministro, definita “porcata” - aveva un'idea: limitare la democrazia dei cittadini italiani. L'ha fatta con la sua bravura, nessuno può negare che il Ministro Calderoli sia maestro nell'elaborazione di leggi che lui stesso autodefinisce “porcate”. È evidente che la strategia messa in campo con questa legge non è l'attuazione dell'articolo della Costituzione, per un motivo molto semplice: si può fare in tanti modi l'attuazione della Costituzione. La si può fare nel senso di unità del Parlamento e del Paese o nel senso di portare maggiori benefici a chi ha di più.

E non c'è alcuno, alcuno studio - insisto nel chiederlo al Ministro e al Governo - che porti qualche elemento di vantaggio o univocità nel nostro Paese; non c'è alcuno studio di alcuna università, di alcun esperto, di alcun universitario o persona addetta ai lavori. Addirittura, la Confindustria - la Confindustria - ha detto “fermatevi”, ma, giustamente, la Confindustria serve in alcune occasioni, ma, quando annuncia la sua contrarietà, non viene tenuta in considerazione. Noi per questo, per ogni singolo emendamento, ricorderemo - perché deve rimanere agli atti del Parlamento - che non c'è alcun elemento per votare questa norma rivolta a delle regioni, in particolare a due regioni amministrate dalla stessa parte del Ministro Calderoli, non alle popolazioni. Nessun atto di ostilità nei confronti dei cittadini che vivono in Lombardia e in Piemonte, ma nei confronti della classe dirigente, perché vi stanno portando a sbattere. Il danno non sarà soltanto per il Mezzogiorno, ma per tutto il Paese. Dovrete ricordare, in Lombardia e in Veneto, che quei governatori e quella parte politica stanno facendo prima un danno al Sud, ma poi arriverà a voi. E dovrete ricordare per sempre chi è autore di leggi che lui stesso definisce “porcate”. È stata fatta una “porcata” al Paese con la legge elettorale e adesso si sta facendo una “porcata” al Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 2.20 Carfagna. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Oltre a opporci nel merito e nella sostanza a tutto il provvedimento, esprimendo doglianza anche per come è stato condotto tutto l'iter, cerchiamo anche di introdurre qualche norma di garanzia, qualche norma di tutela. In questa circostanza si chiede qualcosa di molto, molto semplice, cioè, oltre ad ascoltare e sentire gli enti locali, la richiesta è che vengano ascoltate anche le parti sociali, le autonomie funzionali e le autonomie sociali. È un piccolo correttivo che non credo costi, se non un po' di attenzione, da parte del Ministero, che possa introdurre, per completezza, un momento di ascolto un po' più ampio, anche alla luce di questa grandissima incertezza verso la quale ci stiamo avviando. Questo è un provvedimento che ha una ricaduta istituzionale terribile - stiamo provando a dirlo in ogni circostanza -, un impatto enorme che quantomeno si apra, quindi, a momenti di ascolto maggiori. Questo è il senso di questo emendamento, che vuole coltivare questo momento di maggiore ascolto.

Quello che fa più paura di questo provvedimento, almeno per quanto mi riguarda, è l'irreversibilità. Noi stiamo andando verso uno schema di contrattazione Stato-regione che, nell'ipotesi in cui qualcuno un domani dovesse risvegliarsi e dire “forse stiamo sbagliando tutto, perché non funziona economicamente, perché non funziona come ricaduta economica del Paese, perché spacca l'Italia, perché ha un impatto negativo verso la solidarietà sociale e qualsiasi forma di solidarietà o di perequazione”, il giorno in cui dovessimo renderci conto che forse abbiamo sbagliato - e tutti ce ne dovessimo rendere conto - lo Stato, il Paese e il Governo non potranno mai più tornare indietro. Questo perché l'accordo bilaterale con le regioni produrrà l'effetto che, se non c'è il lasciapassare della singola regione o delle singole regioni che hanno sottoscritto l'accordo, non si potrà mai più tornare indietro. Alla luce di questa irreversibilità e di questa grande incertezza, questo emendamento chiede qualche momento di ascolto in più, ossia di aggiungere dopo “sentiti gli enti locali”, anche le parole: “e le parti sociali, le autonomie funzionali e le autonomie sociali” (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Quello in esame è un emendamento sicuramente di grande pregio - e mi congratulo con il collega - perché amplia la platea dei soggetti che devono esprimersi, e, pertanto, assicura - sicuramente - una maggiore democraticità del processo.

Volevo anche sottolineare un'altra cosa: gli enti locali quasi scompaiono da questo disegno di legge, eppure su di loro, alla fine, graverà il compito di erogare i servizi e anche di reperire le risorse necessarie. Nell'audizione che si è tenuta nella Commissione per l'attuazione del federalismo, la Corte dei conti ha rimarcato che alla fine si dovrà andare sicuramente verso una riforma del catasto - e questo, in un certo senso, ce lo auguriamo per garantire una maggiore equità del carico tributario -, ma anche verso una probabile introduzione dell'IMU sulla prima casa e, ovviamente, i comuni dovranno attribuirsi il gettito dell'evasione. Questo è uno scenario che si profila. Se approveremo questo disegno di legge, ci sarà, infatti, un maggiore carico tributario che graverà sulle popolazioni, una maggiore pressione fiscale da parte dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Ribadiamo alcune cose e ci auguriamo che questo Governo ci ascolti, ma non deve ascoltare solo noi in Parlamento, deve ascoltare gli economisti, deve ascoltare la Banca d'Italia e la Commissione europea che hanno bocciato l'autonomia differenziata, perché la spesa pubblica frammentata in diversi processi decisionali, in tante aree diverse del Paese, aumenta la spesa per il personale, per i dirigenti pubblici, allunga i tempi di decisione e si rischia di compromettere la capacità delle amministrazioni pubbliche di gestire la spesa pubblica. Eppure, non li avete ascoltati.

Non ascoltate nemmeno Confindustria, che è spaventata, perché state andando avanti con la legge del più forte, che creerà il caos. Il più forte ha, in quanto tale, il diritto di avere più accesso alle risorse, più potere, più autonomia, disinteressandosi di ciò che accade agli altri.

Guardate, nel 1890, riguardo le imprese, è nata una legge che contrastava la legge del più forte, perché un mercato per funzionare ha bisogno di regole e si cerca di evitare che aziende molto grandi limitino l'ingresso ai nuovi soggetti, perché il meccanismo della sana concorrenza viene meno con la legge del più forte. Ciò è quello che state facendo, state mettendo in concorrenza delle regioni, state affossando alcune regioni dell'Italia, che è unita, ve lo ricordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente, a titolo personale. Questo è un emendamento che richiede la concertazione, non solo degli enti locali, ma anche delle parti sociali, delle autonomie funzionali e delle autonomie sociali. Richiede che questo meccanismo, così complesso, della devoluzione possa essere concertato, richiede che ci sia un ascolto, quell'ascolto che dovrebbe essere in questa Aula del Parlamento; Parlamento la cui matrice è parola. Parola vuol dire ascolto, ascolto vuol dire dialogo, ma già, forse sbaglio, signor Presidente, forse qui la filosofia è solo “botte” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 2.24 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza. Ha chiesto di parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie Presidente. Con questo emendamento si vuole riprendere e ribadire un concetto, quello del coinvolgimento dei consigli regionali nell'approfondimento e nella decisione di - mi verrebbe da dire - contrattare con il livello nazionale l'atto, con la richiesta di ulteriori forme di autonomia. Ciò, a mio avviso, per sottolineare due aspetti di particolare importanza: il primo, uscire dall'idea, che purtroppo pervade anche quest'Aula, per cui ci sia un Nord del Paese e regioni che eccellono nel saper gestire alcune partite e nell'utilizzare l'autonomia che già hanno, quasi che possano rivendicare con forza un'ulteriore autonomia, un'ulteriore possibilità di agire in maniera distorta rispetto al resto del Paese. Voglio citare, per parlare di Lombardia, due esempi molto semplici. Il primo è quello dei trasporti. Invito tutti voi a prendere un treno gestito da regione Lombardia in Lombardia, vi faccio tanti auguri nel rispetto dei tempi di arrivo e della durata del viaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Credo che qualsiasi cittadino lombardo e qualsiasi cittadino non lombardo, venuto in Lombardia, sappiano benissimo che cosa vuol dire. Una regione che potrebbe rivendicare la capacità di gestire una partita tanto importante e tanto strategica come mezzo di mobilità alternativo all'automobile.

Potremmo parlare anche della tanto citata sanità, laddove per anni in Lombardia ci si è vantati di avere un turismo sanitario, persone venute a curarsi in Lombardia perché solo lì, e in poche altre regioni, vi erano centri di eccellenza; e poi, col COVID, abbiamo fatto i conti con la desertificazione territoriale della sanità e con l'incapacità - persino - di garantire la governance attraverso questo sistema strano. Non abbiamo più nemmeno le ASL, perché le abbiamo chiamate ATS; non abbiamo più le aziende ospedaliere, perché le abbiamo chiamate ASST, però, di fatto, abbiamo creato il caos governativo in un settore tanto delicato come quello della sanità.

L'altro aspetto che volevo toccare è questo: se qualcuno pensa di poter dividere il Paese e si sente di far parte di quella parte di Paese e di coltivare quella parte di elettorato nel Paese secondo il quale c'è chi andrà avanti e chi - poveretto lui - dovrà fare i conti con la realtà e probabilmente arrancare, sbaglia, perché probabilmente non si rende conto di quali siano le sfide del futuro, laddove la difficoltà di una parte del Paese è la difficoltà del Paese intero, compreso di chi si sente particolarmente forte. Se c'è una sfida, questa è quella di portare un'unità nazionale nell'ottenere determinati risultati, per agganciarci un progetto europeo che sappia competere con chi si deve competere.

Ecco perché noi chiediamo che - perlomeno - non avvenga, nei consigli regionali, quello che è avvenuto in quest'Aula parlamentare, laddove, in maniera dirigistica, un Governo, per accordi politici di vertice, ha imposto a un'Aula parlamentare di decidere in un determinato modo, soffocando ogni forma di confronto e di vera manifestazione della vita parlamentare, che dovrebbe essere quella di mettere in campo le idee - anche le più diverse - per trovare le sintesi necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Solo per sottolineare che, una volta approvata questa legge - lo dico ovviamente per tutti i colleghi parlamentari eletti al Sud, in particolare, in tutte le forze politiche - non esisterà un secondo tempo su questa riforma. Se la si approva, andrà avanti nei binari messi in campo dal Ministro Calderoli.

Aggiungo un'altra cosa: gli ordini del giorno - perché sto leggendo sui giornali “presenteremo ordini del giorno vincolanti” - non sono vincolanti, come ben sappiamo e lo abbiamo visto in tante occasioni in quest'Aula; il Governo può prenderli in considerazione così come può non prenderli in considerazione.

Quindi, ai cittadini dobbiamo dire che la legge che sarà approvata non sarà quella con gli ordini del giorno, ma sarà quella del Ministro Calderoli, ovvero quella che prevede più fondi per la Lombardia e per il Veneto e meno per tutte le altre regioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.24 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 2.26 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Vorrei fare un appello alla maggioranza e al Ministro Calderoli. Ci sono leggi il cui giudizio storico, nel tempo, negli anni, è fortemente condizionato dalla qualità dell'iter, dalla reciprocità del dibattito, dalla capacità, anche, di ascolto tra le forze. Questa legge - piaccia o non piaccia, signor Ministro - sarà ricordata per la miopia con cui il Governo si è approcciato al dibattito parlamentare, con cui il Governo ha alzato muri; muri sempre più spessi nel rapporto innanzitutto con l'opposizione, ma anche nel rapporto con il Paese.

Ho ascoltato con grande attenzione quello che ha detto il Ministro Calderoli, anche perché era la prima volta, dopo tanto tempo, che si cimentava nel dibattito dell'Aula, dopo tre giorni molto intensi di discussione, anche molto duri, signor Presidente. Io la dico così, do un consiglio: sarei un po' più cauto, anche per i precedenti. Infatti, il Ministro Calderoli è innanzitutto uno straordinario collezionista di fallimenti, a partire dalle leggi che lui firma. Le cito una legge, la devolution, da lui citata, bocciata dal popolo italiano in un referendum del 2006 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Potremmo continuare: il Porcellum - citazione non mia, citazione del Ministro -, che è stato bocciato dalla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora, forse, signor Ministro Calderoli, quando l'opposizione sollecita delle questioni, per esempio quella contenuta all'interno di questo emendamento, piuttosto che dire “tutto bocciato”, forse sarebbe il caso di aprire un confronto. Infatti, mi spieghi una cosa, signor Ministro: ma come fa a fare un'operazione di devoluzione di una serie di funzioni senza il personale e senza una programmazione delle risorse umane che dovranno occuparsi di quelle funzioni che andranno alle regioni?

Non esistono leggi a costo zero, non esistono LEP a “pagherò” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): è una sorta di assegno postdatato! Ma penso che anche i nostri colleghi di Forza Italia e di Fratelli d'Italia - meno quelli della Xa MAS, che si aggirano nei banchi della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) -, avranno difficoltà a tornare sul proprio territorio e dire: abbiamo votato una legge a scatola chiusa, non sapevamo che cosa ci fosse scritto dentro e, soprattutto, non sapevamo quanto costasse.

Dunque, signor Presidente, colleghi della maggioranza, ascoltateci, ascoltiamoci. Si può modificare, siamo in Parlamento per modificare le leggi, non per votarle a scatola chiusa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo, a nome del MoVimento 5 Stelle, per annunciare il nostro voto favorevole su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo, a titolo personale, per dichiarare il voto favorevole su questo emendamento. Un emendamento che richiede che la regione indichi, nell'atto di iniziativa di richiesta dell'autonomia differenziata, la previsione delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l'esercizio da parte della regione delle funzioni richieste.

Signor Ministro, la sua dichiarazione per la quale non sappiamo quanto costa - 80 miliardi, 100 miliardi - è incredibile; è incredibile che non sia stata fatta una stima preventiva dei costi di questo provvedimento e dei vantaggi economici che esso dovrebbe produrre. Noi riteniamo che, invece, produrrà solo costi e diseguaglianze. Dunque, io sono qui a chiedere alla maggioranza: dove stanno i soldi? Mettete fuori i soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo solo per ricordare, perché resti agli atti, che tutti i soggetti imprenditoriali, industriali, economici, universitari, sociali del Mezzogiorno e una parte molto consistente del resto del Paese hanno espresso parere negativo su questa riforma considerata una riforma a favore di due regioni in particolare; una riforma iniqua, ingiusta, vergognosamente costruita per levare ulteriori risorse al Mezzogiorno.

Voglio ricordare all'Aula che in alcuni studi si prevede che, una volta attuata, a differenza di quello che ha detto il Ministro Calderoli, nel Mezzogiorno cominceranno a chiudere, nel giro dieci anni, un terzo dei pronto soccorso, un terzo delle scuole. Lo voglio lasciare agli atti perché spero, credo e immagino che chi verrà tra dieci anni in questo Parlamento lo possa ricordare quando, casomai, qui arriveranno altri parlamentari del Mezzogiorno che rivendicheranno, giustamente, la vergognosa azione che si sta facendo in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cherchi. Ne ha facoltà per un minuto.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente, intervengo a titolo personale. Ringrazio il Ministro Calderoli che finalmente mi ha risposto alla domanda: dove sono i soldi? Non ci sono, semplicemente questo. Non ci sono i soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Grazie, Ministro, lei è stato veramente molto gentile a rispondermi oggi anche se con un po' di ritardo. L'idea che mi ha dato, quando è intervenuto, è che mi sembrava quasi che una massaia, prima di uscire a far la spesa, aprisse il frigorifero e dicesse: dunque, oggi compriamo le uova, compriamo il parmigiano, compriamo il burro. Poi apre la dispensa e dice: mancano anche i fiocchettini, quindi oggi vado a fare la spesa con questi soldini. Chissà domani come mi andrà, però oggi faccio questo. Ecco, questa è praticamente la sua idea di autonomia differenziata.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SUSANNA CHERCHI (M5S). I soldi non ci sono e va a fare la spesa ogni giorno, per capirci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.26 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 2.72 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. In un Parlamento normale, credo, spero, mi illudo che questo emendamento sarebbe stato oggetto di un vero confronto parlamentare. Infatti, non ha nulla di strumentale ma, in qualche modo, sta nel solco di una parte dell'intervento del Ministro, di cui mi permetto di richiamare l'attenzione. Vede, signor Ministro, lei nel suo intervento, poc'anzi, ha sottolineato la necessità e anche evidenziato come sia fondamentale all'interno del disegno di legge governativo il ruolo del Parlamento.

Cosa propone, in estrema sintesi, questo emendamento? Propone di modificare, al comma 1, le parole “il negoziato”, sostituendole con “l'interlocuzione con la regione richiedente” e, a quel punto, dopo il comma 1, aggiungere la previsione per cui l'avvio dell'interlocuzione tra il Governo e la regione è preceduto dall'approvazione di un atto di indirizzo da parte delle Camere.

Credo che questo potrebbe essere uno strumento estremamente importante: c'è una tempistica, quindi non si allungherebbero i tempi. L'atto di indirizzo dovrebbe essere approvato da ciascuna Camera entro 90 giorni dalla trasmissione. Infatti, vede, signor Ministro, lei ha tenuto, poc'anzi, a precisare che questo disegno di legge è attuativo della riforma costituzionale del 2001.

Tuttavia, converrà con me - spero - che quel testo, ovviamente, riguardava e riguarda tutte le regioni. L'autonomia differenziata era, nel progetto originario ovviamente, valorizzare specificità di singole materie da parte di singole regioni. Detto in altri termini, credo che nessuno possa mettere in discussione che le regioni non sono tutte uguali per capacità di produzione di reddito, per storia, per tessuto economico e produttivo. Per tornare all'esempio su cui lei è intervenuto in risposta a un emendamento, con riferimento alle materie, per esempio, delle infrastrutture e delle grandi reti di trasporto e navigazione e, in particolare, a quelle energetiche che erano previste e sono previste nella Costituzione, è evidente che in un atto di indirizzo, qualora la regione Molise dovesse richiedere una serie di materie, si potrebbero tranquillamente escludere, per esempio, le reti di trasporto e le questioni di carattere energetico che, invece, potrebbero essere oggetto, per storia e soprattutto per dimensione economica, di altre regioni. In estrema sintesi, se questo fosse stato un iter normale, credo si sarebbe potuto discutere serenamente in Commissione oppure interloquendo in quest'Aula, con la possibilità di fare una terza lettura, anche su un emendamento come questo, di buon senso, che soprattutto restituisce centralità al Parlamento, perché è innegabile che il testo relega in seconda posizione, relega in un angolo sostanzialmente il Parlamento, lasciando tutto al negoziato tra regione e Governo, salvo poi l'approvazione finale.

Io credo che dare spazio a un atto di indirizzo delle Camere sul singolo rapporto tra Governo e regione sarebbe una cosa giusta, di buon senso, e che non andrebbe assolutamente contro il dettato costituzionale, anzi sarebbe una più corretta interpretazione di quello che fu approvato nel 2001 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Dichiaro il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per ribadire che noi voteremo a favore di questi emendamenti. Quello che ci colpisce è la decisione da parte della maggioranza di non apporre neanche un minimo cambiamento migliorativo alla norma. Questo semplicemente per non fare il terzo passaggio al Senato.

La domanda è la seguente: è più importante correre nel fare una legge che palesemente ha buona parte del Paese contrario, e sicuramente tutto il Mezzogiorno, oppure cercare di apportare miglioramenti per evitare disastri? La scelta sta andando in una direzione sbagliata e non basteranno gli ordini del giorno per migliorare una norma, una legge che nasce e continua ad andare avanti nel modo sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Semplicemente per dichiarare voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie anche per il tono fraterno, Presidente. Ancora una volta a titolo personale, per segnalare che questo emendamento tenta di rimettere al centro del procedimento per l'approvazione e l'attuazione dell'autonomia differenziata il Parlamento. Il Parlamento, in questo processo, è chiamato solo oggi, con questa approvazione di legge, ad intervenire sull'autonomia differenziata e sarà chiamato solo una volta che lo Stato e la regione richiedente avranno siglato l'intesa per una mera approvazione, cioè prendere o lasciare. Non ci sarà possibilità di emendare il testo dell'intesa. Si paragona, signor Presidente, pensi un po', proprio alle intese tra Stato e religione cattolica, al concordato, si richiama addirittura l'articolo 8. Questo per dire quanto sia marginalizzata in questo disastroso disegno di legge la funzione del Parlamento ed è significativo che proprio in questi istanti il Senato sta approvando la riforma del premierato, la quale anch'essa mortifica e marginalizza il Parlamento in contraddizione con la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. È davvero sorprendente che non vogliate accogliere alcuna delle nostre proposte migliorative a questo testo e diciamo che anche la contrarietà a questo emendamento segna l'atteggiamento che il Governo, ma la stessa maggioranza, ha nei confronti del Parlamento, esautorato dalle proprie competenze attraverso questi processi legislativi in cui non abbiamo alcun ruolo.

Con decreti-legge che vanno avanti a tappe forzate, ugualmente qui vi rifiutate di attribuire un ruolo alle Camere, che hanno esclusivamente quello di ratificare intese in cui il Parlamento viene completamente estromesso da ogni scelta. Io penso che sarebbe il caso di riflettere meglio sul provvedimento in generale, ma anche davvero sul ruolo che vogliamo attribuire a noi stessi. Quindi, partendo dall'approvazione di questo emendamento, migliorare il testo, complessivamente. Non so, Presidente, se ci siano i margini per chiedere un accantonamento o comunque una valutazione ulteriore, io lo suggerirei ma, in ogni caso, voterò favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Sì, per esprimere, a nome del gruppo Azione, il voto favorevole a questo emendamento. Noi stiamo procedendo sostanzialmente su un duplice binario: quello dello “Spacca Italia”, quindi in barba ai più elementari principi di coesione e di contrasto alle discriminazioni e di solidarietà e, contemporaneamente, quello dello svuotamento totale della funzione del Parlamento. La stiamo cristallizzando, qui, tutti insieme, oggi. Innanzitutto, con l'atteggiamento della maggioranza, che respinge come un muro di gomma e non argomenta minimamente, non sostiene, non giustifica l'atteggiamento positivo verso questo provvedimento.

Ma poi, ovviamente, tutti quelli che voteranno a favore di questa norma e di questo provvedimento si assumeranno la responsabilità non solo di spaccare l'Italia, ma anche di svuotare definitivamente il ruolo del Parlamento, che sarà zero rispetto agli accordi tra Governo e regione. La norma lo sta svuotando totalmente, sancendo, di fatto, lo svuotamento totale del ruolo del Parlamento, in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Presidente, a titolo personale, perché con questo emendamento, che noi voteremo favorevolmente, stiamo cercando in tutti i modi di ridare un minimo di centralità al Parlamento, proprio perché la procedura che voi avete previsto per il varo delle intese con le regioni taglia totalmente fuori il Parlamento; riduce il ruolo del Parlamento a un mero “espressore” di atti di indirizzo o mero “espressore” di pareri, peraltro non vincolanti, e non consente al Parlamento stesso neanche di intervenire successivamente per modificare le intese tra Governo e regioni.

Ebbene, su un provvedimento che spacca l'Italia, che non va a vantaggio del nostro Paese, che determinerà lo smantellamento dell'unità nazionale e la creazione di venti staterelli, noi riteniamo inaccettabile che il Parlamento non possa proferire parola. Il Parlamento, che è la sede dove noi rappresentanti dobbiamo portare la voce dei cittadini, dovrà rimanere muto davanti a questo obbrobrio. Per noi, è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.72 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 2.78 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, mi rifaccio all'intervento del Ministro. Prendo l'occasione di questo emendamento perché chiunque di noi, in quest'Aula, abbia lavorato in un'azienda, in un ufficio pubblico, in una organizzazione, sa bene che, quando si va a presentare un progetto, magari davanti al consiglio di amministrazione o davanti a un direttore generale, quel funzionario, quel dirigente deve avere chiaro in testa come il progetto funzionerà. Dunque, deve avere gli obiettivi di quel progetto e deve essere convincente per avere il consenso, ma deve avere anche un budget e anche coperture finanziarie. Nessuno, Presidente, potrebbe andare a presentare un progetto senza questi punti essenziali: rischierebbe di perdere il proprio lavoro, verrebbe licenziato, perderebbe ogni credibilità. Ora, il Ministro Calderoli è venuto davanti al Parlamento e ci ha parlato di una riforma su cui lui non ha contezza di quali saranno i costi, non ha contezza. Ci ha detto “vedremo, strada facendo le aggiusteremo”; cioè chiede a questo Parlamento di prendere un prodotto a scatola chiusa, senza sapere quali sono i punti essenziali, i costi, con quanti soldi copriremo i LEP. Ha biasimato chi parla di 80 miliardi, bene, va bene, allora di quanto dobbiamo parlare?

Ma è possibile che un Parlamento non sia messo in condizione di sapere dove ci porterà questa riforma, Presidente? Vi rendete conto che in nessun altro contesto sarebbe accettabile un'approssimazione, un atteggiamento così, da “neofiti”, come nel caso di una riforma presentata qui dal Ministro Calderoli, come se fosse uno scherzo, un gioco o forse la realizzazione del sogno di una vita, quello di spaccare l'Italia.

Ecco, sono molto preoccupata, Presidente, perché credo che veramente sia inaccettabile e offensivo per il Parlamento che un Ministro non sappia neanche quantificare i costi di una riforma che viene a presentare. Io mi chiedo: ma in che mani siamo? In che mani siamo? Cosa vi ha fatto di male l'Italia per offrire questo trattamento? Presidente, c'è veramente da preoccuparsi, la ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Intervengo per esprimere il voto favorevole del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, volevo annunciare che, nei prossimi interventi, leggeremo al Ministro - tramite la sua persona -, che sicuramente non ha letto, tutti gli interventi degli accademici. Ci tengo molto a questa cosa, perché ritengo che sia scandaloso il fatto che si porti avanti una norma senza alcun supporto di studi, di progetti economici e di visione d'insieme del Paese.

La cosa più scandalosa di questa vicenda è che a Napoli si parlerebbe di “pacco, doppio pacco e contropaccotto”, cioè si sta facendo una delle cose più gravi che siano state mai messe in piedi, da una parte del Paese, nei confronti del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); una delle cose più gravi nella storia del nostro Paese, dal dopoguerra! E non smetterò mai di dirlo, per tutta la durata di questa seduta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti, ne ha facoltà. A titolo personale, un minuto. Prego. … Diamo voce al deputato Zaratti? Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Diamo voce, diamo voce ai deputati. Le riforme si dovrebbero fare per migliorare le condizioni del Paese, questa è una condizione basilare, quantomeno uno dovrebbe esserne convinto. In tutta questa nostra discussione, sono chiare le critiche che vengono dalle opposizioni, come dice il mio collega Borrelli, dai professori universitari, dagli specialisti, dall'ANCI, dai comuni, da tutti. Ecco, quello che non è chiaro, e che non è mai detto - non lo dice nessuno della maggioranza -, è quali sarebbero i presunti vantaggi di mettere in campo questa riforma, perché non ce n'è uno.

Questa riforma è in grado di migliorare il rapporto tra Nord e Sud? È in grado di migliorare il PIL del Paese? È in grado di fare qualcosa che sia utile ai cittadini e alle cittadine di questo Paese? No, non lo dice nessuno, non lo dice neanche Calderoli, il quale non sa neanche quanti soldi ha in tasca e quanti soldi dovremo spendere nel prossimo periodo.

Ed è per queste ragioni che ci dovrebbe essere un ripensamento da parte di Fratelli d'Italia e di Forza Italia su un provvedimento così dannoso per noi tutti e tutte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Intervengo per dichiarare il voto favorevole a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Molti auditi, nel corso dell'esame in Commissione, hanno parlato di dumping sociale, il fatto cioè che molti cittadini saranno obbligati, in virtù di questa autonomia differenziata, a trasmigrare in zone dove le condizioni siano più vantaggiose e ciò andrà a penalizzare prevalentemente il Sud. Ebbene, le regioni del Sud hanno registrato oltre 1,1 milioni di residenti in meno dal 2002 al 2021. Fuga di cervelli: 263.000 laureati hanno lasciato il Mezzogiorno. Le previsioni al 2080 indicano: una perdita di ben 8 milioni di residenti al Sud, precarietà lavorativa e incremento della povertà assoluta con 2,5 milioni di persone in questa condizione. Ebbene, Presidente, questa autonomia differenziata andrà ad aggravare questi divari, ad aumentarli e ciò non sarà solo a danno del Sud, ma anche - come cercherò di dimostrare in un successivo intervento - a danno anche delle zone meno sviluppate del Nord (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie Presidente. Io - per suo tramite - volevo dire al Ministro Calderoli che bisogna uscire da un equivoco: noi non siamo contro l'autonomia, intesa come possibilità di autodeterminazione dei territori; noi siamo contro questo progetto, che rappresenta l'eutanasia dell'Italia unita, perché da un regionalismo differenziato, che è quello previsto dalla riforma del 2001, con il suo progetto si attua un regionalismo discriminatorio e sbilanciato. Voi non avete neanche immaginato le conseguenze e ciò che accadrà in effetti, perché è tutto lasciato nella piena indeterminatezza di un rinvio. State facendo una riforma che è solo di mera propaganda e che non troverà un riscontro positivo per l'Italia, che ne verrà frantumata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie Presidente. È evidente che con questa “schiforma” senza soldi non si cantano messe e non si sa dove state andando a parare. Tra l'altro, un'altra disgrazia la state provocando con la sciagura del decreto-legge “Salva casa”. Se voi, all'interno delle materie per cui dovete dare le funzioni - chiamatele come volete - alle regioni, non prevedete anche una bella tipizzazione delle difformità, delle piccole difformità, vi ritroverete che, nelle varie regioni, sanerete e condonerete i provvedimenti inseriti nel decreto-legge “Salva casa” a seconda della regione. Quindi, cittadini da serie A, a serie A-20 a seconda di quante sono le regioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie Presidente. Personalmente ritengo che questa seconda bozza del disegno di legge Calderoli sia peggio della prima, perché almeno nella prima erano chiare le intenzioni. Poi nella seconda avete deciso, in qualche modo, in maniera grottesca, di mascherare quelle che sono le vostre intenzioni, provando in maniera confusa ad inserire un coinvolgimento del Parlamento e i LEP. Ministro, getti la maschera: è vero che lei vorrebbe gettare il tricolore, ma non si usa dire così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie Presidente. Ho molta simpatia per il Ministro Calderoli, e per questo volevo fargli presente quali sono le materie non LEP, che potrebbero diventare di esclusiva competenza regionale, ed essendo non LEP non verranno finanziate. Giusto per simpatia e per stima gliele voglio leggere: rapporti internazionali e con l'Unione europea delle regioni; commercio con l'estero; professioni; Protezione civile, che non è poco; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; Casse di risparmio, Casse rurali e aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Queste sono le materie non LEP, magari è importante che lei le conosca, così sa meglio di che cosa si sta parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Alifano. Ne ha facoltà, per un minuto.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie Presidente. Sentivo il collega che parlava di dumping sociale, ma c'è un altro rischio che incombe sui cittadini e sulle imprese, ed è il dumping fiscale, perché c'è il rischio che si realizzi un regionalismo competitivo che spaccherà l'unità e la coesione del Paese e che ci possa essere, poi, la fuga delle aziende lì dove c'è una imposizione fiscale più bassa, con la conseguenza di deprimere il tessuto economico e produttivo lì dove invece c'è una tassazione più alta per ragioni storiche e per mille altri motivi, oppure anche per ragioni geografiche. Prima parlava la collega umbra, l'Umbria è una regione che non ha sbocchi sul mare e, dunque, avrà ulteriori problematiche. Chiamiamo, ovviamente, la maggioranza a riflettere anche su questo pericolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Ascari. Ne ha facoltà, per un minuto.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. La cosa veramente triste è che con questa riforma la maggioranza dimostra che non gliene importa veramente nulla dei cittadini e delle cittadine e, soprattutto, non vi importa dei 5,7 milioni di italiani che sono in povertà assoluta e che non arrivano alla fine del mese, nonché delle disuguaglianze che già esistono tra regione e regione. Questo vuol dire mancanza di servizi, soprattutto a livello sanitario, soprattutto con liste di attesa lunghissime, l'obbligo di fare addirittura dei prestiti per accedere alle cure. La cosa gravissima - e ci tengo a dirla qui in quest'Aula - è che non siete abituati ad ascoltare, perché annegate unicamente nella vostra arroganza e, soprattutto…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA ASCARI (M5S). …mettete in atto una riforma senza risorse, attaccando la democrazia. Per questo noi ci batteremo veramente in ogni sede parlamentare, ma soprattutto fuori, nelle piazze e nelle strade (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sono tali e tanti i profili non solo di incostituzionalità, ma anche di controindicazioni specifiche, concrete, empiriche e fattuali, che ogni tanto ne sottolineiamo qualcuna. Si profila un cumulo di leggi, di normative diverse a seconda dell'area in cui si trova a operare un'impresa, con un danno enorme per la certezza del diritto e per la fluidità dell'economia. Quello davanti al quale ci troviamo - chiedo scusa per l'ossimoro - è un silenzio che noi stiamo ascoltando con grande attenzione, perché il silenzio dei colleghi della maggioranza, e in particolare quello dei colleghi meridionali, dice più di tante parole (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.78. Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Nel frattempo, riguardo all'odierna organizzazione dei nostri lavori, avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame del provvedimento sarà sospeso tra le ore 18 e le ore 19,30, per poi proseguire in seduta notturna fino alle ore 24, senza procedere alla sospensione tra le ore 20 e le ore 21.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 2.83 Baldino. Ha chiesto di parlare la deputata Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie Presidente. Sono stata molto felice di ascoltare le parole del Ministro Calderoli, anche perché bisogna ammettere che, da quando siamo riuniti ad esaminare questo disegno di legge, pure fondamentale, non abbiamo sentito una parola da parte della maggioranza a difesa di questo provvedimento, di questa riforma fondamentale in materia di autonomia differenziata. Non abbiamo sentito le loro voci, abbiamo sentito altri suoni, i suoni delle mani, i suoni delle botte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo abbiamo sentito, Presidente.

A tal proposito, dal momento che il Ministro Calderoli è intervenuto spiegando la contrarietà rispetto agli emendamenti che abbiamo votato fino ad ora, vorrei chiedere al Ministro di spiegarmi anche la contrarietà a questo emendamento a mia prima firma, dove chiedo semplicemente che, nel caso in cui sia stata espressa, rispetto ad un'intesa, la contrarietà del Ministero competente, quindi la contrarietà del Governo centrale rispetto a una proposta di intesa di iniziativa di una regione, non si proceda ad approvare quell'intesa. Mi sembra abbastanza scontato che si debba fare così. Io non capisco perché il Governo ha espresso contrarietà rispetto ad un emendamento che non è affatto ostruzionistico, ma si vuole inserire in un contesto e in un procedimento previsto dallo stesso Governo.

Allora, forse, credo che non abbiate bene in mente quello che state facendo, colleghe e colleghi, e non hanno in mente quello che stanno facendo, forse, nemmeno quei presidenti di regione che in questi giorni si affrettano, come ad esempio l'ultra citato presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto, a sconfessare il contenuto di questa riforma.

Mi chiedo, signor Presidente: dov'era il presidente Occhiuto un anno fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando in Conferenza Stato-regioni ha approvato questa proposta di legge? Dov'era? Era lui quello che dichiarava che sarebbe stata un'opportunità per la Calabria e si diceva contrario a quelle regioni del Sud che non accettano le sfide e che sarebbe stata una straordinaria opportunità, una straordinaria sfida per le regioni del Sud questa riforma? Era lui o era un omonimo? E poi mi chiedo: dov'era il presidente Occhiuto quando il Governo Meloni ha prosciugato il fondo di perequazione di 3,5 miliardi, portandolo da 4 miliardi e mezzo a 800 milioni? Dove eravate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Dov'era? Perché non ha parlato?

Mi chiedo, Presidente, quale degli Occhiuto era quello che il 23 gennaio scorso ha dichiarato il voto favorevole di Forza Italia in Senato quando è stata approvata questa riforma? Non era Roberto, era il fratello, Mario Occhiuto, è stato lui che ha dichiarato il voto favorevole. Dov'era il fratello, ora che si affretta a dichiararsi contrario a questa riforma, forse per ragioni elettorali, perché lo sa Roberto Occhiuto che la Calabria questa riforma non la vuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non la vogliamo!

E allora, invece di dichiarare a mezzo stampa, faccia il suo lavoro di presidente di regione e rappresentante di un'istituzione, perché la politica, se guidi un'istituzione, non si fa con le interviste, si fa nelle sedi opportune, mentre lì invece è prevalsa la ragione di partito e non la ragione di Stato e di benessere e uguaglianza di tutti i cittadini calabresi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che gli chiedevano di non approvare questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.83 Baldino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 2.87 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Gli emendamenti a questo articolo 2 toccano le procedure fondamentali e sono volti a ridurre il danno istituzionale che certamente si produrrà. Avremmo avuto necessità di impegnare tutto il tempo necessario nella lettura alla Camera, senza far prevalere ragioni propagandistiche - come si è visto e come sa bene il Ministro Calderoli - che portano la cosiddetta autonomia differenziata in un vicolo cieco e lo ha dimostrato poco fa con il suo intervento in Aula.

Al Senato non si è avuto il coraggio e la forza di affrontare il profilo più evidente di incostituzionalità del provvedimento. L'autonomia differenziata, casomai, va inserita nell'attuale sistema come una condizione evolutiva e non dissolutiva verso un altro sistema. Il trasferimento di intere materie comporta la modifica dell'articolo 117 senza la procedura di revisione dell'articolo 138 della Costituzione. Dissolve la distinzione tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario, parifica gli effetti delle leggi ordinarie che approvano le intese a quelli delle leggi costituzionali che approvano gli statuti speciali. Ci sono drammatiche conseguenze pratiche con questa sgangherata concezione dell'autonomia differenziata, perché vanifica tutte le procedure e le garanzie a tutela dei valori costituzionali, a cominciare dal ruolo del Parlamento, nonché gli equilibri territoriali ed economici, nonché il funzionamento delle principali politiche pubbliche.

L'attribuzione differenziata di interi blocchi di materie, associata alla devoluzione del corrispondente gettito erariale, minaccia seriamente la prospettiva dell'equilibrio della finanza pubblica, la sostenibilità del debito - in questi giorni, i mercati hanno riaperto l'attenzione sul punto - e il finanziamento dei fondi perequativi. Sono questioni già segnalate dalla Banca d'Italia. Infatti, il gettito delle aliquote delle compartecipazioni, una volta fissate, cresce con il tempo in modo più che proporzionale; inoltre, le aliquote sono modificabili solo d'intesa: intesa che, con le regioni a statuto speciale, si è rivelata impossibile. Quindi, c'è già un'esperienza specifica sul punto.

Questo accrescerà il divario tra le regioni, con evidenza rilevantissima tra le più ricche e le più povere. Una legge siffatta potrà generare solo conflitti concatenati in ambito politico, territoriale, giudiziario e persino davanti alla Corte costituzionale, come dimostra la storia recente di questi anni con la modifica del Titolo V: la Corte costituzionale ha praticamente lavorato solo per ridurre il danno rispetto a questa modifica. Per le singole regioni, poi, si aprirà la via del ricorso alla Corte costituzionale per la lesione della sfera di attribuzioni, a causa del contenuto sproporzionato affidato alle procedure d'intesa, rispetto a quanto previsto dal terzo comma dell'articolo 116.

Le regioni controinteressate - perché è chiaro che non tutte possono avere lo stesso risultato e alcune sono controinteressate, a causa di una interpretazione che le danneggia gravemente - non potranno che aprire un contenzioso pesante e, infine, sarà ammissibile pure il referendum abrogativo verso una legge che ha un ampio contenuto ordinamentale.

Allora, Ministro Calderoli, sono stati i referendum leghisti di Lombardia e Veneto ad avallare una lettura così abnorme, che ha “decostituzionalizzato” l'articolo 117 con il comma terzo dell'articolo 116, invece di richiamarla semplicemente come una condizione particolare di autonomia: è qui il vulnus; la rottura è questa. È assurdo anche solo pensare che possa venir meno qualsiasi ruolo dello Stato nella maggior parte di quelle materie, senza stravolgere la forma dello Stato stesso e il sistema dell'autonomia regionale disegnato dalla Costituzione dai padri fondatori.

Allora, la domanda finale è questa: ma era proprio necessaria un'operazione di questa violenza istituzionale, abbinata pure alla violenza fisica dell'altro giorno? Povero Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). La ringrazio, Presidente. Signor Ministro, lei è una persona che conosce questa materia - ci ha lavorato per anni - e sa che, da parte nostra, non c'era e non c'è alcun pregiudizio a trattare di autonomia differenziata. Ci abbiamo lavorato anche nel Governo precedente, col Governo Draghi. Però, a furia di tirare su bandiere politiche e di indirizzare provvedimenti rispetto all'esigenza di manifestare la presenza politica più che di occuparsi del merito, si rischia di fare danni. In questo caso, mi sembra che la strada percorsa e intrapresa stia portando proprio a questo.

È legittimo - ed era legittimo - provare a lavorare per trasferire delle materie di cui oggi si occupa lo Stato alle regioni per consentire che queste funzioni vengano esercitate più correttamente. Tuttavia, l'azzardo di non aver avuto la determinazione e anche la pazienza di individuare con precisione queste materie - quelle che meglio avrebbero consentito un rapporto con i cittadini e con le imprese - ha provocato un documento che diventa legge e che provocherà danni, invece, che provocare miglioramenti alla qualità della legislazione nazionale.

In particolare, noi stiamo facendo uno sforzo in questi anni (lo abbiamo fatto per decenni): quello di armonizzare, nell'Unione europea, le normative per consentire che un operatore economico o un cittadino, per esempio, possa girare tra i Paesi dell'Unione europea e avere gli stessi trattamenti. Anzi, non c'è partito politico che qui non auspichi lo stesso trattamento fiscale per le aziende in tutta l'Unione europea. Non c'è partito politico che qui non dica che bisogna avere la stessa semplificazione per poter costruire le condizioni affinché un'impresa possa lavorare in un Paese europeo o nell'altro in maniera analoga, senza che il confine diventi un elemento di mancata competitività.

E poi, nel nostro ordinamento, vogliamo prevedere che un'azienda multinazionale - il fenomeno di mancata competitività vi è già oggi, purtroppo, domani sarà incentivato e sarà acuito ancora di più - o una grande azienda che si insedi nel nostro Paese e che voglia accedere, per esempio, alle politiche del lavoro - consentendo, quindi, di utilizzare gli strumenti che la legislazione mette a disposizione per l'apprendistato e per l'inserimento dei lavoratori - debba avere un ufficio personale specializzato per ogni regione? Perché ogni regione avrà le sue normative e i suoi tipi di strumenti a disposizione, per rendere difficile qualsiasi cosa.

Allora, penso che, o noi prendiamo atto che dobbiamo continuare la strada che abbiamo già intrapreso prima - cioè quella di semplificare e di armonizzare - oppure costruiamo condizioni per essere meno competitivi. Nel 2050, l'Africa avrà il doppio di popolazione; la Nigeria avrà più popolazione di tutta l'Unione europea: noi, in questo contesto, invece, di rispondere a queste grandi questioni - che stanno all'orizzonte e nella quotidianità dei nostri figli e dei nostri nipoti - pensiamo di poter rispondere con la politica delle piccole patrie; più piccolo e meno efficace.

Ecco, io penso che ciò sia profondamente sbagliato. Abbiamo discusso: prima, sono intervenuti i miei colleghi sulle infrastrutture e sulle questioni concernenti proprio la necessità di avere una regia europea; noi, invece, vogliamo trasferire la regia europea alla regia delle regioni. Siamo veramente fuori scala. Stiamo facendo errori grossolani, che sono errori che pagheremo in termini di competitività del nostro sistema Paese. È un vero peccato che questo venga fatto esclusivamente per poter alzare una bandiera ideologica: ci sono bandiere ideologiche che pagano molto di più e ci sono, soprattutto, un mondo di imprese - anche nel Nord-Est e nel Nord in generale - che non si aspettano questo tipo di scelte, ma che si aspettano scelte che vanno esattamente nella direzione opposta (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla proposta prontamente illustrata dal collega Bruno Tabacci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottoscrivere, come gruppo, e annunciare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Il nucleo di fondo su cui poggia questo provvedimento è nel fatto che i tributi debbano rimanere nel territorio che li ha prodotti. Ora, questo assunto di fondo contraddice in maniera plateale la nostra Costituzione: questo non lo dice il MoVimento 5 Stelle; non lo dice Alfonso Colucci; lo dice la sentenza della Corte costituzionale n. 27 del 2024, che immagino voi abbiate letto e, se non l'avete letta, leggetela.

Vi cito brevemente quanto in motivazione. Questa sentenza dice che i tributi non costituiscono un diritto del territorio, “anche al fine di evitare una tensione nel rapporto tra principio unitario e principio autonomistico” - lo scrive la Corte - “che potrebbe mettere in crisi le istanze di solidarietà e di eguaglianza del disegno costituzionale, tralasciando le esigenze di perequazione in favore delle aree più svantaggiate del Paese”. Tanto basterebbe per comprendere quanto sia profondamente iniquo questo disegno di legge e per poter pronosticare la sicura cassazione davanti alla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Nel sottoscrivere ogni sillaba dell'intervento del collega Tabacci, vorrei sottolineare una parola che lui ha detto nel finale del suo discorso: “violenza istituzionale”. Violenza istituzionale, aggiungo io, senza precedenti. Vorrei sottolineare che, secondo i dati Svimez, le due regioni, in particolare, che hanno confermato la richiesta di avere l'autonomia differenziata, avrebbero un extragettito di 4 miliardi. Risorse, secondo la Svimez - citerò sempre le fonti, perché mi auguro che, un giorno, qualcuno del Governo citi altre fonti e altri numeri; mi risulta che erano stati fatti degli studi da parte del Senato, che poi sono stati cancellati perché non erano favorevoli alle idee del Ministro -, sottratte ad altre regioni italiane. Voglio ricordare a tutti che 4 miliardi in più per due regioni faranno 4 miliardi in meno per altre regioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Quand'è che può essere definita truffa una legge? Per esempio, quando io prometto agli elettori una determinata cosa, poi ne faccio un'altra, completamente diversa. Ebbene, se io vado a leggere il programma di Fratelli d'Italia, leggo “sì, vogliamo la legge sull'autonomia differenziata, purché ci sia un fondo di perequazione”, ma abbiamo sentito tutti dalle parole del Ministro Calderoli che il fondo di perequazione non c'è, non c'è, non c'è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e allora è una legge truffa. Lo dichiarò, signor Presidente, un soggetto insospettabile: il Ministro Calderoli. Quando venne modificata la Costituzione, il Titolo V della Costituzione, la Lega Nord votò contro e disse ai cittadini, con il referendum confermativo: “Non votate quella norma, perché è una truffa fatta contro di voi” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ebbene, Ministro Calderoli, probabilmente, quella volta lì è l'unica in cui ci aveva veramente azzeccato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Volevo evidenziare un aspetto che forse non era venuto adeguatamente in considerazione. Quando si parla di contributi erariali prodotti in una regione da sottrarre al bilancio complessivo dello Stato, non si considera adeguatamente ciò che residua nel bilancio dello Stato a copertura di tutte le funzioni dello Stato, con uno sbilanciamento in un momento delicatissimo. Domani pare che si apra la procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell'Italia per eccesso di debito pubblico, e non solo. Noi dobbiamo ottemperare ai parametri previsti per il rientro nel Patto di stabilità, che vede la necessità di un rientro per 10 miliardi.

Ora, se le regioni più ricche, che potranno da sé attingere ai contributi erariali, potranno sottrarre al bilancio dello Stato, cosa ne resterà per l'Italia intera, e non per le regioni meridionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.87 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 2.88 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Con questo emendamento noi continuiamo a chiedere di salvaguardare l'interesse nazionale, nelle richieste di funzioni da parte delle regioni. L'autonomia - credo dovrebbe essere noto a tutti e condiviso da tutti - deve soprattutto rispettare la solidarietà e l'interesse nazionale, altrimenti non è autonomia, ma separatismo e secessione. Oggi sappiamo, anche per certificazione da parte delle parole del Ministro, che non ci sono risorse per i livelli essenziali di prestazione, cioè del principale strumento redistributivo di eguaglianza e di pari opportunità per i servizi e le prestazioni dei nostri cittadini.

Dunque, il sogno anacronistico del federalismo della prima Lega diventa oggi un incubo. L'incubo è la richiesta corporativa delle regioni che potranno permetterselo a discapito delle altre, in assenza di qualsiasi fondo perequativo.

Così è inevitabile: si spacca l'Italia in 20 corporazioni istituzionali, si fa male al Nord e non solo al Sud, escludendo di fatto i comuni e le città metropolitane da questa discussione e si crea un fatto, si affida ai soli esecutivi regionali e di governo l'esito delle cosiddette intese o trattative. In realtà, lo scambio denunciato tra autonomia differenziata e premierato rientra, secondo me, nella logica politica di questa maggioranza: frammentare, consolidare corporazioni, affidare alla decisione del Premier eletto l'equilibrio e l'accoglimento delle richieste, che già stiamo sperimentando nella logica del divide et impera a proposito della riforma fiscale di questo Governo, che contrappone - e non a caso - e divide tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, in un insieme di forza sempre più concentrata nell'Esecutivo.

Noi riteniamo che così si aggravino le condizioni del Sud, ma anche quelle del Nord, perché hanno bisogno di stare in Europa per crescere, investire e mantenere i livelli che hanno raggiunto. Hanno bisogno, cioè, di uno Stato capace di cedere sovranità all'Europa, non di creare un nazionalismo e un regionalismo corporativo.

Oggi la priorità è, per noi e per il Paese, un'Italia unita nel sostenere il federalismo europeo. Voi, invece, state rendendo istituzionale e sistematico un miope egoismo che condanna il nostro Paese al declino, perché produrrà meno democrazia, più diseguaglianze e isolamento del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente, per dichiarare il nostro voto favorevole, come MoVimento 5 Stelle, a questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Colucci. Ne ha facoltà per un minuto.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Il regionalismo, in Italia, ha funzionato? Cosa dicono i dati? Bene, il debito pubblico esplode dal 1965 al 1994, passa dal 25 per cento del PIL al 145 per cento del PIL. Si assiste, in particolare, all'esplosione delle spese correnti e per interesse, mentre restano invariate le spese per investimenti. Le spese per investimenti sono restate invariate - ecco il regionalismo - ed è esploso particolarmente il debito pubblico regionale che è stato di volta in volta sanato con le leggi statali.

Ecco, Ministro Calderoli, cosa è mancato: è mancata l'analisi, l'analisi dell'effettivo vantaggio per l'Italia dell'esasperazione di un regionalismo e questo in contraddizione con l'analisi storica che dimostra come la spesa sia esplosa a causa del regionalismo e il fallimento di questo modello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà per un minuto.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo articolo noi semplicemente stiamo dando una ulteriore prova d'appello alla genuinità delle intenzioni del Ministro e del Governo. Quando noi diciamo: “voi avete un impianto fortemente secessionista” - loro dicono federalista - “e volete dare quante più possibilità di gestione di materie e di funzioni alle regioni”, bene; ma questa gestione deve essere improntata a provocare un beneficio per i cittadini di quella regione o deve essere semplicemente la vanagloria di qualche presidente che, evidentemente in una sorta di bulimia del potere, può da quel punto di vista anche non fondare su un legittimo vantaggio per i propri cittadini?

Con questo emendamento noi chiediamo di motivare, che non è una cosa assurda, è semplicemente il sale di una dialettica che, non coinvolgendo il Parlamento, rischia semplicemente di lasciare il tutto a qualche dinamica poco chiara e, soprattutto, senza un costrutto che possa rappresentare un vantaggio serio per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, potrei unirmi, anche commentando quest'emendamento, agli interventi che mi hanno preceduto, evidenziando anch'io la quantità di contraddizioni che questa norma, specialmente così come arriva in Aula oggi, porta dietro.

Potrei sottolineare, senza volerle con questo mancare di rispetto, il fatto che è tecnicamente scritta male, richiamare anch'io il fatto che è inattuabile per le materie soggette a LEP, perché non scordiamoci che 11 regioni su 20 a tutt'oggi non sono state in grado di dare seguito alla quantificazione dei LEP, e laddove si facesse immediatamente per tutte le 20 regioni - e lo abbiamo detto con copiosi dettagli ieri, quando abbiamo parlato del Servizio sanitario nazionale e della grave crisi che lo attraversa - salterebbero in aria i conti dello Stato.

Quindi, non sappiamo se augurarci, a questo punto, se sia meglio che vengano attuati subito o meno questi LEP, oppure, come è stato detto, per le materie non soggette a LEP avere regioni che vagano per il mondo a trattare e a negoziare in modo frammentato materie importanti che richiedono, invece, l'unitarietà dello Stato. Ma c'è un aspetto più eloquente della legge, rispetto a tutti gli altri che sono stati rimarcati dai colleghi che mi hanno preceduta, come, ad esempio, i difetti di costituzionalità. Avendo io non una lunghissima esperienza di quest'Aula, dato che sono qui da 18 mesi, rimango colpita, invece, da un aspetto in ordine all'andamento di questa discussione. Infatti, oggi ci sono stati oltre 100 interventi di tutte le forze di opposizione che hanno illustrato questa o quell'altra contraddizione, errori di scrittura e cose inattuabili dentro la legge, ma non c'è stato un collega di maggioranza - uno, così per il piacere di farlo - che si sia sentito di difendere qualcuno di questi articoli. Non c'è stato nessuno di Forza Italia.

Abbiamo sentito interviste dei colleghi, del governatore calabrese Roberto Occhiuto e di altri esponenti della maggioranza, che hanno detto, sui giornali, che erano terrorizzati da questa legge. Abbiamo visto deputati della maggioranza che lavorano e che sono attivi anche al Sud Italia che hanno detto, nelle sedi non istituzionali, quanto siano preoccupati da tutto ciò, ma la verità è che oggi, dall'inizio della discussione, nessuno si sente - mi dispiace anche per lei, Ministro - di alzarsi e di rispondere alle nostre richieste di chiarimento per spiegarci la bontà di questa norma, per spiegarci perché si sentono di votarla, per spiegarci, al di là di un patto all'interno della maggioranza e di una richiesta di scuderia di aderire, perché sono orgogliosi e soddisfatti di fare questo cambio strutturale nell'impianto istituzionale italiano. Penso che questa sia la cosa che ci debba far preoccupare di più. Mi farebbe piacere che i colleghi di maggioranza ci rispondessero, ci mettessero la faccia e ci spiegassero perché stanno portando avanti questo obbrobrio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ci è arrivata voce - lo abbiamo visto dalle ultime immagini del Senato - che il patto è andato a buon fine. Di là si è votato il premierato e qui continuiamo a battagliare contro lo “Spacca Italia”. Sono due provvedimenti che minano le basi democratiche e, di fatto, l'impianto della Costituzione del nostro Paese.

Noi sappiamo - e lo diciamo a chi ci ha accusato di gravi provocazioni - che voi siete degli acerrimi nemici di quella Costituzione. Lo è chi ha già umiliato questo Parlamento con una pioggia di decreti, chi ha già fatto diventare questa Repubblica un premierato di fatto, un monocameralismo di fatto, lo è chi insegue un'autonomia del privilegio, come abbiamo sentito dalle parole del Ministro Calderoli, tagliando non solo in due lo Stivale, come hanno detto tutti i colleghi, ma la società: i ricchi separati dai poveri e chi avrà i servizi da chi non ne avrà.

Inoltre, mentite: mentite perché non ci sono risorse e non ci sono nemmeno i 37 miliardi che vi serviranno per chiudere una legge di bilancio, figuriamoci per approvare i livelli essenziali delle prestazioni, i LEP.

È nemico della Costituzione chi accetta, in queste Aule, aggressioni squadriste (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle), lo è chi risponde a Bella ciao con il segno della Xa, lo è chi commissiona un francobollo dedicato a un picchiatore fascista persecutore di ebrei, lo è chi ha nostalgia di Benito Mussolini, lo è chi lo onora, all'articolo 1 e all'articolo 3, respingendo il salario minimo, lo è chi chiede pene più dure per i minorenni, i migranti, i soccorritori e gli ecologisti. Vi dite patrioti, ma vi sentite provocati dal tricolore (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle)! Non è strano, perché siete ostili alla Repubblica, all'Unità d'Italia e a quella Carta. Dovreste avere il coraggio almeno di dire e rivendicare quello che siete, come almeno facevano i gerarchi di cui sentite tanto la mancanza (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Alifano. Ne ha facoltà, per un minuto.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Ritengo che questo emendamento sia particolarmente pregevole. Infatti, cosa prevede? Che l'atto di iniziativa delle regioni che chiedono ulteriori forme di autonomia debba prevedere la possibilità e la capacità della regione richiedente di garantire servizi migliori ai cittadini. Ritengo che sia particolarmente pregevole, perché, allo stato attuale, non vi è un'analisi dei costi fissi derivanti dal trasferimento di risorse umane e strumentali dallo Stato alle regioni e, quindi, ancora non si è riusciti a fare un'analisi corretta su quanto il decentramento possa risultare utile ai cittadini.

Dunque, ci si augura che, almeno nel momento delle intese, vi sia una prospettazione di questo genere e, quindi, venga sottolineato se il trasferimento poi risulti utile - dati alla mano, ovviamente - o meno a cittadini e imprese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, per sottolineare come sia sconvolgente che neppure questo emendamento possa trovare accoglimento da parte della maggioranza. Noi chiediamo semplicemente che all'atto di proposta di un'iniziativa per un'intesa vengano coinvolte le competenti Commissioni parlamentari, in particolare la Commissione bicamerale per le questioni regionali, per verificare che venga rispettato l'interesse nazionale.

Qui emerge la distanza enorme tra noi, dell'opposizione, e voi. Noi stiamo difendendo, con gli emendamenti e con la battaglia che stiamo portando avanti, l'unità nazionale, l'interesse nazionale, quell'unità rappresentata dal tricolore che abbiamo sventolato, che non è una provocazione, ma è la difesa della Carta costituzionale e dei valori di unità, solidarietà e coesione nazionale che sono scritti nella Costituzione, quei valori indicati nell'articolo 3, che richiede che tutti i cittadini debbano avere pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, quelli indicati all'articolo 5, che dice che la Repubblica è una e indivisibile, quelli indicati dall'articolo 117…

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). …che obbliga lo Stato a definire e a finanziare i livelli essenziali delle prestazioni. Non vanno solo previsti e scritti sulla carta, ma vanno finanziati, Ministro. Questa è la differenza e questo è ciò che vi chiediamo di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, buonasera. Come avrà notato, il nostro gruppo parlamentare, pur rimanendo ferocemente contrario a questo disegno di legge, non ha condiviso sempre le parole d'ordine con cui i colleghi dell'opposizione si sono posti in questi mesi rispetto a questo disegno di legge. Le faccio un solo esempio: l'argomento si tolgono soldi al Sud, ad esempio, per noi non è vero. Non è vero perché, se voi faceste veramente quello che c'è scritto in questo disegno di legge, cioè attribuire le funzioni sulla base dei LEP, le poche esperienze di LEP che abbiamo visto finora - e penso agli asili nido - dimostrano che sono quasi sempre superiori alla spesa storica. Quindi, se quelle funzioni fossero devolute al Sud sulla base dei LEP il Sud avrebbe più risorse e non meno.

I motivi della nostra contrarietà, però, sono due, su cui mi piacerebbe, se può, avere un suo parere e sono motivi abbastanza semplici. Il primo: come potete voi - lei, poi, che del federalismo fiscale e non solo ha fatto la cifra del suo impegno politico, in questi 30 anni - pensare che federalismo ordinato significhi prendere 23 materie, molte delle quali non hanno più senso neanche gestite a livello nazionale nel mondo globalizzato. Ci sono alcune materie che voi mettete a disposizione delle regioni, à la carte, che non hanno efficacia di Governo neanche se lasciate a livello nazionale. E voi state dicendo: io le metto all'asta alle regioni che vogliono, in qualche modo, gestirle.

La seconda è: come pensate di snellire la burocrazia - anche questa è una cifra del suo impegno politico in questi trent'anni - quando avete un Paese che, se prendi la macchina a Belluno e arrivi fino a Reggio Calabria, una stessa competenza può cambiare gestore 4-5 volte? Ma lei pensi un imprenditore che deve fare un investimento nel settore dell'energia o delle reti di trasporto, che include più regioni, il quale, a seconda della regione in cui è, si deve interfacciare con un tipo di burocrazia, o quella statale, o con una, invece, regionale, che funziona, per forza di cose, diversamente da quella di pari grado di un'altra regione.

Quindi, la nostra contrarietà a questo disegno di legge non è di tipo finanziario. In primo luogo, perché voi i LEP non li farete mai, e, anche se li farete, non avrete i soldi per finanziarli. In secondo luogo, perché, come provavo a dire, se faceste quello che c'è scritto, il Sud non avrebbe meno risorse, ne avrebbe di più. Ma il punto non è questo, non sempre si tratta di soldi. In questo caso - sempre specificando che avete costruito un disegno di legge sul nulla, perché, ripeto, le risorse per finanziare i LEP non ci potranno essere - il punto è come lei pensa di realizzare gli ideali di federalismo che hanno mosso la sua attività politica e il suo impegno istituzionale, che dovrebbero essere realizzati da un sistema ordinato, in cui si accoppiano autonomia e responsabilità; che dovrebbero essere rappresentati da un sistema in cui ogni livello di governo ha uno strumento fiscale esclusivo, ad esempio, in modo che i cittadini possano fare il “vedo, pago, voto”: vedo le competenze che quel livello di governo ha, vedo le tasse che pago a quel livello di governo. Se quel livello di Governo ha gestito bene i soldi che arrivano dalla mia busta paga o dal valore del mio patrimonio, lo rivoto, altrimenti lo mando a casa. Di tutto ciò, non c'è nulla in questo tentativo. C'è soltanto il tentativo di fare un Paese Arlecchino, che complicherà la vita agli imprenditori e renderà ancora più chiaro che l'Italia, di come funziona il mondo globalizzato, non ha ancora capito nulla. Infatti, invece di provare a costruire un sovranismo europeo, che è il livello di governo che serve per gestire quelle materie in un mondo in cui la competizione è così forte, si pensi a Cina, Stati Uniti, eccetera, lei prende alcune di queste materie e dice: Liguria, Molise, Piemonte, Calabria - non voglio fare l'elenco -, prendete la materia coordinamento della finanza pubblica, prendete la materia grandi reti di trasporto, prendete la materia ambiente, prendete la materia energia. Perché, signor Ministro, lei associa il suo nome a questa roba, rinnegando quella che è stata la cifra del suo impegno politico nelle istituzioni di questa Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, volevo leggere - come ho preso impegno con lei e con l'Aula - un altro pezzo della relazione della Svimez, che dice: le regioni con più risorse, grazie all'autonomia differenziata, potranno erogare più prestazioni e questo finirà per aumentare l'emigrazione sanitaria dal Sud. Ad esempio, per ogni siciliano che si fa curare al Centro-Nord, la regione sborsa dei soldi per il trattamento sanitario, il che farà aumentare ancora più il divario. Quindi, la Sicilia - non parlo della mia regione, stiamo parlando di un'altra regione - ha già pagato un prezzo alto con i piani di rientro e commissariamento. Presidente, non c'è un solo atto di un economista, di un esperto, di un docente universitario o di un soggetto che abbia una preparazione, che dica che questa riforma è equa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà, per un minuto.

Deputata Torto, lei aveva già parlato prima. Prego, deputato D'Alessio.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Solo per esprimere il voto favorevole. Leggo anche io la recensione di una professoressa di diritto costituzionale, che parla di Parlamento che resterebbe “spettatore inerte” di tutto il processo. Quindi, ribadisco ancora una volta: noi stiamo cristallizzando il ruolo totalmente marginale del Parlamento in questa circostanza, così come già succede in altre. E non si capisce perché, davanti a Confindustria e a Banca d'Italia, che si dicono preoccupati, alla Conferenza episcopale italiana, che si dice preoccupatissima, e a tutti i costituzionalisti, non c'è non dico un modo per convincere chi si è convinto, invece, della bontà del provvedimento, ma nemmeno un modo per provare ad allungare i tempi di riflessione. Veramente, siamo tutti esterrefatti dell'incedere del processo di costruzione di questo provvedimento legislativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.88 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza. Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, Presidente. A fine seduta, è a metà tra un richiamo al Regolamento, sull'articolo 8, e un intervento a titolo personale, in qualche modo. Infatti, Presidente, sono un po' fissato e vorrei semplicemente lasciare agli atti una mia valutazione e sorpresa rispetto alla risposta che lei mi ha dato, quando le ho posto un problema.

Lei, nella sostanza - sono andato a rivedere il resoconto stenografico -, mi ha risposto che lo speech, che lei ha letto, sostanzialmente scatta quando ci sono casi straordinari, facendo riferimento al fatto che, di fronte a 15 richieste sull'ordine dei lavori, automaticamente scatta quello speech. Sono andato a rivedere lo stenografico, magari lo può andare a rivedere anche lei, Presidente. Lei addirittura…

PRESIDENTE. Lei prima parli, poi verificherò.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Le sto dicendo che lei ha esplicitamente detto che, per esempio, in questo caso c'erano 15 richieste di intervento sull'ordine dei lavori. Mi sono permesso di dirle che, quando noi ci troviamo di fronte a un articolo del Regolamento che disciplina una determinata materia, quando poi interviene la Giunta per il Regolamento per precisare l'interpretazione di quell'articolo del Regolamento, cosa accade? Che quella formale interpretazione, che sta dentro una decisione della Giunta per il Regolamento, diventa sostanzialmente la regola al nostro interno.

Accade che questa regola è ripetutamente disattesa, senza che sia stata mai fatta o proposta un'ulteriore modifica al Regolamento. Signor Presidente, quello che vige dall'inizio della legislatura è che qui dentro si possono fare interventi sull'ordine dei lavori in qualunque momento, quindi in piena contraddizione con quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento, e in un numero infinito, fino a che, a un certo punto, lei, oggi, ha deciso che il numero era eccessivo e, in ragione di quello, ha portato quella delibera della Giunta per il Regolamento come limitativa dello svolgimento della seduta.

Le vorrei dire che, proprio sulla base dello speech che lei ha letto, a meno che poi non interpreti male, lo speech, nel passaggio di cui lei parla, dice cose in linea generale, non in linea particolare, quando c'è una determinata situazione. In linea generale, lo speech ci dice che l'interpretazione del Regolamento è che gli interventi sull'ordine dei lavori e i richiami al Regolamento si possono fare soltanto sulla materia all'ordine del giorno, eccetera, eccetera. Lei, oggi, invece mi ha risposto come se questa fattispecie fosse relativa a quando ci troviamo in determinate situazioni.

Anche perché - e concludo, signor Presidente -, in italiano, in linea generale, vuol dire che questa è la regola in linea generale. Infatti, lo speech prevede quando ci possono essere dei casi particolari, quando il Presidente ritiene che un determinato argomento è di particolare importanza, e, quindi, decide di procedere diversamente da quanto disposto dalla Giunta per il Regolamento. Questa è la norma generale.

La fattispecie in cui lei mi ha risposto, dicendo anche che c'erano 15 interventi, non è disciplinata in quanto fattispecie particolare dalla Giunta per il Regolamento. È chiaro quello che sto cercando di trasmetterle, Presidente? Perché - e con ciò ho concluso -, poi, chi stabilisce quale è il numero di richieste in ragione delle quali scatta un'interpretazione più restrittiva o meno?

Lei? Ovviamente, la Presidenza, nella sua assoluta discrezionalità, può fare e decidere quello che ritiene, e non c'è dubbio. Penso, però, che ci sia anche la certezza del diritto nei confronti di chi sta da quest'altra parte, e quindi chi lo stabilisce? Un giorno lei dice che sono 8, un giorno qualcun altro dice che sono 10?

Chi stabilisce qual è il momento in cui si è sorpassata la situazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)? Lei? Cioè, lei stabilisce se oggi sono 7, domani sono 10? Ovviamente, Presidente, non mi riferisco alla sua persona, le sto ponendo un problema generale con riferimento al fatto - e chiudo davvero - che, quando successe che sul processo verbale un gruppo fece filibustering - lo chiami come vuole -, per cui iniziò a parlare per minuti e minuti, la Giunta per il Regolamento si riunì e stabilì che non a desiderio, valutazione o impressione del Presidente, ma dichiarò - tant'è che lo abbiamo applicato ancora l'altro giorno - che il primo intervento durava 5 minuti e gli altri non potevano durare più di un minuto.

Era una regola che lei faceva applicare, che noi conoscevamo e alla quale potevamo sottoporci. Se lei viene qui e mi porta uno speech - ho finito - che riguarda una regola generale, interpretativa dell'articolo del Regolamento, e me lo propone in forma restrittiva rispetto a quello che stavamo facendo, penso - ma questo solo perché rimanga agli atti, come vede l'ho fatto a fine seduta per non intervenire e non creare problemi nella discussione generale - che non stiamo rispettando né lo spirito, né la sostanza del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Grazie a lei, anche per la scelta di avere posto questo problema alla fine della prima parte della seduta. Intanto, vorrei farle presente che il testo scritto che ho letto attiene alle decisioni della Giunta per il Regolamento, che ha deliberato all'unanimità i punti 1.1 e 1.2 che sono oggetto della conversazione e del confronto di oggi. Ricordo a lei - lei lo ha anche detto, però è come se a un certo punto si contraddicesse - che, se viene confermata la prerogativa della Presidenza di concedere la parola per interventi sull'ordine dei lavori, poi è discrezione della Presidenza capire com'è l'andamento della seduta in relazione agli interventi sull'ordine dei lavori.

Nel caso di specie, non ho detto che ne avrei concessi 10 o 15, mettendo in difficoltà chi, magari, domani presiederà al mio posto e ne avrà 16 o 9. Intanto, c'era la curiosa fattispecie delle richieste di informativa a grappolo, quindi non era determinabile il numero degli interventi sull'ordine dei lavori. Ci siamo accorti, mi sono accorto di questa tendenza perché si aggiungevano richieste su richieste, e questo, ovviamente, rendeva indefinibile l'andamento dei lavori di oggi, e quindi impossibile anche determinare il rispetto del calendario, la qual cosa, peraltro, è notoriamente appannaggio della Conferenza dei presidenti di gruppo.

In più, abbiamo avuto una richiesta da parte del deputato Fornaro di, eventualmente, rivalutare, riesaminare, correggere, emendare queste decisioni, a cui ha fatto riferimento anche lei, della Giunta per il Regolamento, e quindi il Presidente valuterà se convocare la Giunta per il Regolamento e aggiustare il tiro rispetto a queste determinazioni che, allo stato, fanno testo. Lei dice che fanno testo fino a un certo punto, quindi cerca di perimetrare, ha fatto anche segno da questo punto di vista.

È ovvio che, se il clima e la condizione generale dell'Aula sono di un certo tipo, la Presidenza non dimostrerebbe grande imparzialità non concedendo per pregiudizio un intervento sull'ordine dei lavori per un'informativa puntuale. Quindi, nelle condizioni ordinarie (Commenti del deputato Giachetti)… aspetti, non ho finito mi ascolti, chiunque avrebbe titolo di chiedere la parola per un intervento sull'ordine dei lavori e, quindi, di chiedere al Governo di presentarsi per rispondere a determinate fattispecie, la qual cosa io non ho negato. Io non ho detto a nessuno che non ha il diritto di parlare: io ho differito la possibilità dell'intervento sull'ordine dei lavori con richiesta di informativa al Governo nella seconda parte della seduta, per evitare che tutta la seduta o, comunque, buona parte della stessa, fosse consumata dagli interventi sull'ordine dei lavori, questione del tutto eccezionale che consente, secondo me, quando si manifesta, al Presidente di utilizzare l'interpretazione puntuale della Giunta per il Regolamento.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Questa è la regola, non è l'eccezione.

PRESIDENTE. No, questa non è la regola. La regola è che la Presidenza ha discrezione di concedere l'intervento sull'ordine dei lavori ovvero il contrario. Quando si configurano condizioni che lasciano sconfinare dalla normalità, si può utilizzare, se si vuole, questa decisione della Giunta per il Regolamento. Io, almeno, così l'ho interpretata. Comunque, il Presidente Fontana può convocare la Giunta per il Regolamento e spiegarci meglio se queste decisioni sono sempre perentorie e, quindi, nessuno può fare interventi sull'ordine dei lavori per richieste di informativa al Governo oppure, se sono applicabili, con ragionevolezza, in situazioni particolari, come quella che si è determinata nella giornata di oggi. Come dicevo, essendo giunti alle ore 18, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 19,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 20,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Con il Presidente Rampelli eravamo rimasti intesi che ci sarebbe stato un rinvio della discussione sull'ordine dei lavori e volevo chiederle quando potremo riprenderla.

PRESIDENTE. Collega Ghirra, a fine seduta, si era detto, così mi dicono dagli uffici.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1665.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1665.

Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato, da ultimo, respinto l'emendamento 2.88 Bonafe'.

Passiamo ora all'emendamento 2.89 Bonafe' (a pagina 4 del fascicolo), sul quale i relatori per la maggioranza e il Governo hanno espresso parere contrario, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. C'è un po' di confusione…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, diamo ordine ai lavori. Prego, onorevole Cuperlo. Neanche in chiesa c'è un silenzio del genere…

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Presidente, per suo tramite, volevo rivolgermi al Ministro Calderoli, che è presente in modo costante nell'Aula, e chiedergli se si rammenti il diciannovesimo capitolo di quel capolavoro che è Pinocchio, quando il burattino, a cui sono stati sottratti i quattro zecchini d'oro, viene portato davanti al giudice del tribunale e, confessando il furto che ha subito, commuove il giudice che, peraltro, lo condanna a sei mesi di prigione: hanno derubato questo burattino, portatelo immediatamente in prigione. Dopo qualche mese, però, c'è un'amnistia e tutti i detenuti del carcere, compreso Pinocchio, pensano di poter uscire, ma la guardia ferma Pinocchio sull'uscio e nel linguaggio mirabile di Collodi gli si rivolge dicendo: lei deve fermarsi, perché lei non è “del bel numero”. Pinocchio replica che è un malandrino anche lui e solo a quel punto la guardia lo fa uscire. Ecco, parafrasando quel capitolo di Collodi, le regioni di questo Paese, alcune regioni di questo Paese dicono al Governo: ci hanno derubato degli zecchini, non abbiamo personale e risorse per garantire i servizi essenziali, e il Governo, nella persona del Ministro Calderoli, risponde come la guardia di Pinocchio e al Parlamento dice: queste regioni sono rimaste vittime di una palese ingiustizia, hanno meno risorse e personale, togliete loro anche le risorse che sono rimaste.

Ora, Ministro, Collodi faceva della satira sull'Italia che nasceva male, voi fate politica rompendo l'unità che è stata conquistata con fatica. In quel capolavoro c'è, come lei ricorderà, il Paese dei balocchi, ma il carcere dove viene rinchiuso Pinocchio, invece, si trova nel paese di Acchiappacitrulli, dove la realtà è rovesciata. C'è una parte di quella città composta da sciocchi, poveri e falliti e un'altra parte composta da furbi, ricchi e potenti. Voi, Ministro, esponenti della maggioranza, in quest'Aula, avete i numeri, cioè, avete il potere, ma avete anche un limite che state dimostrando in queste giornate, in queste ore, ed è che fuori da qui non c'è l'Italia di Acchiappacitrulli.

Soprattutto, voi state sottovalutando, in modo, secondo me, pericoloso e drammatico per le sorti del Paese e rischioso anche per voi, la reazione di chi potrà sentirsi letteralmente derubato di una parte del proprio futuro. Ministro, quando il furore tempesta l'anima, si avvicina il tempo della vendemmia. Questo, però, non è il leader del suo movimento politico, questo è Steinbeck, in quell'altro capolavoro intitolato Furore. Forse, leggere quel capolavoro vi aiuterebbe a comprendere perché voi state imboccando la storia contromano, ma mi lasci dire, a lei e anche ai colleghi della maggioranza, che la piazza che si è appena riunita, a poche centinaia di metri da qui, parlava certamente a questi banchi delle opposizioni, ma parlava soprattutto a voi e il messaggio di quella piazza è stato il più semplice, il più esplicito e il più diretto e ha detto: noi, uniti, vi fermeremo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.89 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 2.90 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento e fare una dichiarazione di voto…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole, però deve intervenire nel silenzio… Per favore, colleghi, abbassate la voce. Avete fatto le foto. Molto bene.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Come dicevo, faccio una dichiarazione di voto, perché continuiamo a discutere e a sollecitare un dibattito importante anche in modo costruttivo, provando ad aprire un dialogo, un confronto, rispetto a una riforma che non ci ha visti contrari in modo aprioristico, ma disponibili al dialogo, proprio per cercare di migliorare questo testo, purtroppo, con una discussione che è avvenuta in modo unilaterale, solamente dalle opposizioni verso una maggioranza che non abbiamo avuto il piacere di sentire in quest'Aula. Questo, sinceramente, ci dispiace, anche perché l'obiettivo che ci siamo dati è proprio quello di provare a dialogare, a costruire insieme dei passaggi per migliorare questo testo.

Credo che si sia trattato, in questo silenzio assordante della maggioranza, di un pessimo esercizio di democrazia, dove non abbiamo esercitato certamente appieno il nostro dovere di parlamentari nel contribuire comunque a migliorare, se possibile, questo testo che, come ben sapete, ci preoccupa molto.

Ci troviamo all'interno dell'articolo 2 e in questo emendamento abbiamo semplicemente chiesto di poter esplicitare in modo tassativo le funzioni oggetto della richiesta di trasferimento nell'atto di iniziativa che è deputato alle nostre regioni, proprio perché siamo ben consapevoli di come la richiesta che viene dalle regioni debba comunque esplicitare quali funzioni la regione intende trasferire e, soprattutto, con quali motivazioni, con la garanzia che noi chiediamo debba essere chiesta alle regioni per poter assicurare prestazioni e servizi migliori per i cittadini senza pregiudicare l'interesse nazionale o l'interesse di altre regioni. Anche in questo caso, non abbiamo avuto alcuna sollecitazione, quindi, rivolgo un invito e un appello alla maggioranza per discutere insieme a noi anche nel merito di questo emendamento, semplicemente perché, Presidente, in questo momento stiamo parlando e abbiamo nelle nostre mani la vita dei nostri cittadini e anche il futuro del nostro Paese.

In un tempo come questo, fatto di riforme, pensate, nel tempo di un lampo, in un contesto di indifferenza culturale e sociale, e ben venga la mobilitazione che abbiamo fatto oggi, in Piazza Santi Apostoli, per far parlare, anche fuori dal Parlamento, di questa riforma, la nostra battaglia mira a difendere, da un lato, l'unità del Paese, dall'altro lato, a garantire condizioni uniformi in servizi e in prestazioni a tutti i cittadini e a tutte le cittadine del nostro Paese.

In un tempo come questo, che ben sappiamo essere pieno di disuguaglianze sociali crescenti, non possiamo certamente permetterci di tradire quegli articoli della nostra Costituzione che sanciscono l'uguaglianza dei cittadini. Sappiamo che già oggi ci sono condizioni di vita molto diverse nel nostro Paese da Nord a Sud e, se si decide di cambiare, lo si faccia almeno per migliorare, è questa la nostra richiesta, e non certamente per peggiorare ulteriormente la qualità dei servizi e delle prestazioni, evitando che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B. Sarebbe un danno per la tenuta del nostro Paese, per la sua competitività e per la sua coesione sociale.

Dico questo perché è la stessa Costituzione che riconosce i diritti, agli articoli 33 e 34 il diritto alla scuola, all'articolo 32 il diritto alla salute, che ci impone di garantire a tutti i cittadini, come prescritto dall'articolo 3, le medesime opportunità per garantire quel criterio di uguaglianza che sta alla base della nostra Repubblica. Veramente non abbiamo nessuna volontà, non avete nessuna volontà di discutere con noi per provare a migliorare questo testo? Qual è la motivazione che vi spinge a questo silenzio? Perché tutta questa fretta? Perché non smentite che ci sia uno scambio all'interno della maggioranza tra autonomia differenziata e premierato?

La risposta, ahimè, è fin troppo semplice, ovvia, scontata, ma il vostro silenzio non vi toglie e non vi dà meno responsabilità per il male che state facendo al nostro Paese, a cui renderete conto per i vostri disastri e per una riforma spacca Paese che state svolgendo e votando sulla pelle dei nostri cittadini e dei loro diritti. Concludo, Presidente: la verità è una sola, questa Repubblica vi sta così stretta che avete deciso di distruggerla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottoscrivere e dichiarare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, la mia ammirazione nei suoi confronti cresce di giorno in giorno.

PRESIDENTE. Non è l'unico (Applausi). Prego.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Allora, la manifestazione che abbiamo fatto poc'anzi come cittadini, come parlamentari e come unità del centrosinistra ha lanciato un messaggio: in contemporanea a quello che è passato poco fa al Senato, e cioè il premierato, in questo momento si sta cercando di far passare un'altra riforma, frutto, ovviamente, di uno scambio legittimo, ma per noi dannoso per il Paese. Noi sottoscriviamo questo emendamento, come gli altri, ricordando sempre, per suo tramite, al Ministro che continueremo a chiedergli, finché sarà Ministro, di avere dati oggettivi ed economici sulla sua riforma, perché ad oggi non ci è arrivato nulla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dare voce a chi purtroppo in quest'Aula non ne ha: parlo dell'appello dei pediatri ai parlamentari eletti nel Mezzogiorno. Loro ci chiedono di fermare la riforma sull'autonomia differenziata, perché, se attuata così come prevede oggi la legge, determinerà una peggiore qualità di vita per le bambine e i bambini del Sud. Già attualmente, un bambino che nasce nel Mezzogiorno ha un rischio di morte nel primo anno di vita del 70 per cento superiore rispetto a uno nato al Nord. Al Sud i bambini non hanno asili nido, mense scolastiche, palestre, scuole e tempo pieno, biblioteche, aree verdi, e il PNRR non riuscirà a ridurre le gravi disuguaglianze presenti nel Paese.

Quindi, prima di votare tale riforma, vanno sanate queste gravi diseguaglianze, per evitare che il luogo di nascita possa condizionare la vita, la crescita e lo sviluppo delle bambine e dei bambini nel nostro Paese. Fate tesoro degli appelli che in queste ore giungono da più parti, perché solo questo è il momento in cui potremo fermare questa scellerata riforma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Presidente, per il suo tramite volevo fare riferimento al Ministro Calderoli, soprattutto quando, nella scorsa seduta, ha dovuto definire e dare tutta una serie di spiegazioni, come ha fatto oggi. Oggi ha spiegato un po' tutto il suo punto di vista sull'autonomia differenziata e lo ha fatto non certamente per noi delle opposizioni, ma per i suoi, in maggioranza, per far capire - attenzione - quanto sia comunque positiva. Lui la volta scorsa aveva detto (arriveremo poi con calma a quello che ha detto oggi): “Se vogliamo arrivare a superare le dicotomie, dobbiamo applicare l'autonomia differenziata, perché diversamente il futuro è davvero veramente nero, cioè quelle sperequazioni rischiano di essere ulteriormente aggravate”.

Ma le sperequazioni saranno ulteriormente aggravate dall'autonomia differenziata, perché, quando andiamo a vedere che l'autonomia differenziata si concentra tutta sul mantenimento dei residui fiscali, scopriamo che i residui fiscali delle città delle regioni del Nord, in totale, vanno ben oltre i 34 miliardi che assorbono le regioni del Sud.

Quindi, i problemi non sono nel voler dare alle regioni l'autonomia, il problema è eventualmente cercare di organizzare meglio la macchina statale, ma non lo si fa certamente andando a spostare il problema da un punto centrale a “n” punti periferici. Quindi, di fatto, l'autonomia, proprio perché è differenziata, amplificherà sempre di più i problemi, e i problemi ci saranno in tutta Italia, non è solamente un problema del Sud. L'Italia è un Paese abbastanza piccolo da avere interrelazioni fra le varie regioni che non possono essere superate da un'autonomia.

Già è stato detto in precedenza, noi, per una serie di materie, siamo piccoli già a livello europeo, figuriamoci se andiamo a splittare le competenze per la singola regione. Quindi, di fatto, con questo emendamento che si va a discutere adesso si va semplicemente a dire effettivamente di voler assicurare le prestazioni. Un'altra cosa che è stata detta stamattina: non è vero, signor Ministro, che ci sarà la possibilità anche per le regioni che non hanno richiesto l'autonomia, comunque, di avere sempre i soldi per i LEP.

Non sarà vero, perché questo voi lo avete vincolato al Senato a un emendamento che inizialmente era corretto, ma lo avete modificato, andando a legarlo agli obiettivi programmatici di finanza pubblica con gli equilibri di bilancio, il che significa che, se non metterete quei soldi in bilancio, le regioni che restano fuori non avranno questa possibilità. Quindi, quello che ha detto questa mattina per cercare di tranquillizzare i suoi non è assolutamente vero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente, a titolo personale. Questo emendamento è importante, perché garantisce la possibilità che le regioni, che chiedono la devoluzione, assicurino prestazioni e servizi migliori ai propri cittadini, e salvaguarda anche l'interesse nazionale. Orbene, su questo dobbiamo intenderci: quando parliamo di livelli essenziali delle prestazioni, noi non parliamo di livelli minimi delle prestazioni, ma di livelli che colgano il diritto e consentano al diritto di esplicarsi nella sua essenza, e cioè nella sua integralità, nella sua pienezza.

Qualsiasi manifestazione dei LEP che mortifichi, in qualche parte, l'esercizio del diritto, sarebbe in sé negazione del diritto stesso. Per questo l'emendamento è importante, perché richiede che venga garantita l'effettiva esplicazione di quelli che sono i livelli essenziali, nel senso di connaturati al diritto stesso, delle prestazioni civili e sociali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.90 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.91 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 2.93 Ubaldo Pagano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Intanto, Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento. È un emendamento fondamentale, perché afferma un principio che questa maggioranza sembra aver rimosso e sembra voler omettere. Senza risorse, questa proposta di riforma rischia di portare al massimo il divario che vivono le regioni e i territori, compromettendo i servizi pubblici e la coesione del Paese; una legge che rischia di essere un colpo mortale per quelle regioni che già vivono una situazione di difficoltà. La logica, ma anche il buon senso, vorrebbero che l'assoluta priorità fosse la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e che venissero, per questi livelli, assicurate risorse adeguate per ogni differenziazione regionale prevista, proprio per colmare le profonde disuguaglianze territoriali già esistenti.

Oggi, invece, noi scopriamo - per bocca del Ministro - che è bene andare contro il buon senso e che, quindi, non soltanto non ci sono risorse, ma non si ha la minima idea di quali siano le risorse necessarie: con un'ammissione quasi imbarazzante, oggi il Ministro ci comunica che non lo sa perché i LEP non sono stati individuati. Ora, io vorrei ricordare al Ministro il ruolo che svolge e lui dovrebbe venire qui con delle risposte alle nostre richieste e anche a quello che si aspetta il Paese. C'è un tema, in particolare, che desta la mia preoccupazione e che io reputo che sia un pilastro della nostra società, ma anche dell'unità del Paese; mi riferisco, Presidente, al tema dell'istruzione. Con questa riforma, voi, non soltanto calpestate la nostra Costituzione che, all'articolo 3, all'articolo 33 e all'articolo 34, stabilisce il valore fondamentale della scuola, ma lo fate anche in barba a quello che avete professato durante tutto… Se il Governo smettesse di interloquire con i singoli deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), gli sarei grata, anche perché, già non siete attenti, poi se date anche le spalle all'opposizione che parla, per carità, non metto in dubbio che magari due cose insieme le riuscite a fare, però… Dicevo che l'articolo 34 della Costituzione recita: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Allora, mi chiedo: proprio voi, che avete fatto del merito la vostra, non dico bandiera, ma bandierina - perché poi non lo abbiamo visto in nessuno dei provvedimenti che hanno riguardato la scuola, la formazione, la cultura -, come potete, con questa riforma, non considerarlo un diritto fondamentale? Molti intellettuali ci dicono che non è possibile lasciare l'attuazione del compito costituzionale della scuola alle diverse disponibilità e scelte pubbliche offerte sul territorio nazionale, non solo tra regioni, ma anche all'interno, tra le stesse regioni e le città. Differenze - come abbiamo già detto - che si sovrappongono alle disuguaglianze sociali e di contesto, invece di compensarle. Già oggi, il nostro Paese, vive una situazione drammatica. È stato ricordato prima di me: i bambini residenti in Calabria presentano un tasso di mortalità di molto superiore ai bambini che vivono in Toscana. Ce lo ha ricordato l'onorevole Pagano, nel suo precedente intervento, come anche i pediatri stiano facendo un appello rispetto all'altro tema, sentitissimo, che riguarda la sanità, l'altro grande diritto che voi rischiate, in questo modo, di calpestare e di eludere. Allora, noi veniamo da una piazza che una cosa ce l'ha voluta dire: ci ha voluto dire che l'Italia è una e indivisibile. Noi siamo qui oggi per ricordarvelo, nonostante i rifiuti ad accettare il tricolore…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). …nonostante l'aggressività, nonostante tutto, il Partito Democratico è qui a ricordarvi che l'Italia è una e indivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penza. Ne ha facoltà. Onorevole Penza, lei ha pronto qualcosa che io amo quanto lei, però, o lo mette a mo' di fazzoletto, oppure, per favore, lo toglie da là. Decida lei: lo può mettere al collo, come se fosse un foulard. Prego.

PASQUALINO PENZA (M5S). (Il deputato Penza si cinge il collo con la bandiera italiana). Grazie, Presidente, per l'invito a mettere la bandiera così, che per me è un onore. Non so se per qualcun altro, in quest'Aula…

PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Penza.

PASQUALINO PENZA (M5S). Allora, Presidente, io, dopo le parole del Ministro, che ho ascoltato oggi, ho anche tratto una conclusione e la conclusione è semplice, che, qualora passasse questa legge, la stessa rappresenterebbe il capolinea della politica, di questa politica. La classe dirigente, che promuove questa legge e che la vota, è il fallimento della classe politica. Presidente, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento perché crediamo che questa legge non possa andare avanti a queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà (Il deputato Alfonso Colucci si cinge il collo con la bandiera italiana). Onorevole Alfonso Colucci, anche lei stia attento che ci sono i batteri sul foulard. Prego.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Ho la mia bandiera, però, insomma, va bene.

PRESIDENTE. Per questo lo dicevo.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie. Infatti, vorrei parlare, Presidente, di sanità - appunto - prendendo uno dei settori che sono astrattamente trasferibili, nei quali si è registrato il fallimento della cosiddetta legislazione concorrente. Da quando la sanità è stata regionalizzata, sia pure nella forma concorrente, abbiamo assistito a 11 piani di rientro, a 5 commissariamenti; abbiamo visto le grandi difficoltà di coordinamento che, a livello nazionale, si è registrato in pandemia. Il debito storico della regione Lazio sanitario ammonta a 22,3 miliardi. Ora, io vorrei chiedere: ma come faranno le regioni, in questo contesto, a finanziare efficacemente la sanità?

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.93 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 2.94 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Questo emendamento consente, per quanto possibile, di fare un po' di chiarezza tra compiti, funzioni e materie. Il testo Calderoli dispone il trasferimento di intere materie legislative, sia concorrenti che esclusive, richiamate dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, che prevede, invece, l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti e, dunque, all'interno delle materie di cui all'articolo 117, con riferimento a compiti e funzioni.

Non si tratta, dunque, di una deroga, che casomai andava espressa, ma di un semplice richiamo alle materie di cui all'articolo 117. In altri termini, il Ministro Calderoli, con una lettura abnorme, decostituzionalizza l'articolo 117 con il comma 3 dell'articolo 116, invece di richiamarle semplicemente come condizioni particolari di autonomia. Ministro Calderoli, ma lei pensa davvero di riuscire a gestire la giostra di accordi differenziati tra regione e regione e il Governo centrale? Ha già detto che le coperture per i LEP si vedranno “passo dopo passo”, con conseguenze drammatiche per la finanza pubblica, immagino. Non resta, dunque, che affidarsi alla buona sorte, perché da questo testo non emerge una cultura di governo di cui il nostro Paese avrebbe bisogno.

Emerge imperizia, improvvisazione, superficialità e, politicamente, l'idea malsana di uno scambio tra autonomia differenziata e premierato. Tuttavia, l'esperienza dell'elezione diretta dei cosiddetti governatori non ha dunque insegnato nulla? I consigli regionali e le assemblee elettive regionali sono diventati un simulacro a copertura della verticalità del potere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Un uomo solo, una donna sola al comando: anticipano quello che diventerà quest'Aula, quello che diventerà il Parlamento, con il premierato, saldando i guasti di uno squilibrio dei poteri e accentrando tutte le funzioni in quella di Governo, da un lato, e, dall'altro, un regionalismo gestionale, che spacchetterà ancora di più il Paese, quando avremmo bisogno di un federalismo europeo. Francamente, è un pasticcio istituzionale orrendo, che porterà il Paese in una confusione irrimediabile, di cui il Governo Meloni è pienamente responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere sia l'intervento che l'emendamento, per dichiarare il nostro voto favorevole e per fare una breve considerazione. Credo che quanto l'onorevole Tabacci abbia appena delineato sia un po' un ritratto, una denuncia di quello che già sta avvenendo. Anzi, dopo la pandemia, ci saremmo aspettati una riflessione più profonda di quello che è lo stato del regionalismo, del fatto che ci sono presidenti di regioni - non governatori - che chiedono poteri straordinari e non hanno saputo, nella pandemia, gestire poteri ordinari; di uno Stato che non sa nemmeno come fare una finanziaria, dove dovremmo recuperare più di 37 miliardi, nei prossimi mesi. Vi ricordo che non solo c'è il taglio del cuneo fiscale, non solo c'è l'Irpef, ma c'è un Patto di stabilità - che avete votato voi e l'Unione europea - e fate finta pure di non vederlo e non capire cosa sta per avvenire. In tutto questo, non avete messo un euro su quello di cui stiamo discutendo, quindi, ve ne assumerete presto le responsabilità. Sappiate solo che è questo lo scambio che avete fatto, chiedendo un presidenzialismo che di fatto è già parte della morte di questo Parlamento. Io non so se vi ricordate cosa è stato quest'anno e mezzo di decreti e fiducie, decreti e fiducie: monocameralismo di fatto. Io non so davvero che tipo di parlamentari volete essere, di certo noi proveremo a far tutto il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non vedo altre richieste di intervento, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.94 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 2.99 Caso. Onorevole Caso, con quella bandiera qualcuno si prende una malattia, stasera.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). (Il deputato Caso si cinge il collo con la bandiera italiana). Continuiamo a far girare i germi del patriottismo, come vede, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Vado al dunque di questo emendamento e di una dichiarazione di voto. Tanto è già stato detto e penso sia ormai chiaro a tutti, anche ai colleghi della maggioranza, il baratro verso cui questo disegno di legge, questa proposta, quest'idea di spaccare totalmente il nostro Paese ci porterà. Abbiamo 23 materie e 500 funzioni che possono essere distribuite tra le regioni. In alcuni casi potremmo dire che questo atteggiamento, questa operazione sia semplicemente anacronistica. Laddove immaginiamo, probabilmente, che sarebbe necessario e fondamentale avere una politica energetica europea, noi invece la andiamo a spezzettare tra le regioni. Laddove sarebbe necessario ragionare su un sistema di trasporto che sia efficiente per tutto il Paese, invece noi andiamo ad accentuare una differenza tra una regione e l'altra. Insomma, andando a spulciare ogni materia e ogni funzione sicuramente - come hanno dimostrato le tante audizioni, come hanno dimostrato i tanti esperti che si sono espressi su questo disegno di legge - esso non farà altro che peggiorare sicuramente questo Paese, e, sia chiaro, tanto il Sud quanto il Nord. Non illudiamoci che avremo qualcosa di diverso.

Tuttavia - e arrivo al dunque di questo emendamento - ci sono poi alcune materie che è proprio assurdo, più delle altre, trasferire. Alcune materie che vanno a minare le fondamenta, le fondamenta dell'unità del nostro Paese, come, ad esempio, la scuola. Immaginiamo veramente che possa far bene all'Italia avere programmi scolastici differenziati, avere stipendi differenziati per i docenti, avere una spaccatura netta fin dalla base? Sappiamo tutti che delle differenze purtroppo già esistono: più volte, in quest'Aula, ho elencato quanto già ci sia un divario enorme, enorme tra chi nasce in una regione del Sud e chi nasce al Nord. Allora, però, io voglio togliermi uno sfizio - giusto uno sfizio -, perché c'è comunque un costante silenzio assordante da una parte di questo emiciclo: basterebbe anche solo uno, uno dei deputati di maggioranza del Meridione che si alzasse e ci venisse a dire che è giusto che ci siano stipendi scolastici differenziati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che è giusto che la sanità debba essere diversa da Nord e Sud! Alzatevi e abbiate la dignità di dirlo! Perché sappiamo che non è così e sappiamo che lo sapete! Abbiate il coraggio, metteteci la faccia! Ne basta uno che si alzi e ci dica chiaramente che questa è la strada giusta per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci, per un minuto, a titolo personale. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Io vorrei che qualcuno della maggioranza, signor Presidente, lo chiedo con gentilezza, mi spiegasse come è pensabile svolgere un'efficace politica dell'ambiente, regionalizzandola. Nel senso che, secondo questo strampalato progetto, la politica ambientale dovrà essere svolta - non so - dal Molise, dall'Umbria, dalla Valle d'Aosta: come è possibile che questo possa accadere? Come l'avete pensata? Quali argomenti avete per sostenere un'assurdità di questo tipo, quando è noto che ormai le politiche ambientali non hanno neanche più una dimensione nazionale, ma sovranazionale, per non dire, addirittura, mondiale? Presidente, ma qualcuno della maggioranza può rispondere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Io credo che noi dovremmo anche approfittare di questa occasione e di questo decreto per fare una proposta, per fare un ragionamento su questioni fondamentali, che riguardano il regionalismo del nostro Paese, di quello che è stato e di quello che noi vogliamo che sia. La questione delle autonomie è stata inserita dai nostri padri e madri costituenti all'interno della Costituzione. Tuttavia, l'autonomia era intesa non soltanto come regionalismo, ma anche come autonomia dei campanili, delle città: insomma, l'Italia così ricca di differenze. Il regionalismo ha avuto una serie di lati positivi, naturalmente, ma anche di gravi responsabilità. Infatti, una parte consistente del debito pubblico, della situazione consolidata del debito del nostro Paese - ahimè - deriva proprio dalle regioni. Una volta, i primi tempi, c'erano i Coreco, che determinavano una sorta di controllo amministrativo sugli atti della regione. Molti colleghi che hanno fatto gli amministratori se li ricorderanno. Dopodiché, nel momento in cui anche il Coreco è sparito, il controllo della spesa delle regioni ha spesso sforato e noi ci troviamo oggi a pagare quel debito enorme, che riguarda tutto il nostro Paese. Allora, mi domando: pensiamo davvero che regioni che hanno questo passato e questa storia siano in grado di gestire le competenze che voi volete dare loro? Le competenze di autonomia su questioni importanti, come l'energia, come la scuola, come la sanità? È del tutto evidente che voi volete fare un'altra operazione, operazione che, peraltro, è di dubbia costituzionalità. Lo diceva bene il collega Tabacci, non in questo intervento, ma in quello precedente: nella nostra Costituzione è specificato che ci sono due tipi di regione, quelle a statuto speciale e quelle ordinarie, che hanno funzioni diverse nello spirito costituzionale e nella Carta costituzionale.

Nel momento in cui voi, con una legge ordinaria, equiparate le due categorie, quelle delle regioni a statuto speciale e quelle a statuto ordinario, voi state contravvenendo a un dettato specifico della Costituzione. Infatti, quando si decise di fare le regioni a statuto speciale, si fecero, care colleghe e cari colleghi, perché in quelle regioni si vedevano delle peculiarità: erano regioni di frontiera, erano regioni con particolarità, come la Sicilia, come la Sardegna. Nel momento in cui voi equiparate tutte le regioni nello stesso modo, eliminando questa specificità, di fatto state contravvenendo a una norma specifica della Costituzione.

Ma ripensateci, pensate a quello che state facendo, perché il danno non è soltanto per le regioni meridionali - forse a molti di voi, alla Lega in modo particolare, non interessa, nonostante abbia lucrato sui voti del Sud per un certo periodo, speriamo che non accada più, perché questa è veramente la vittima che si innamora del carnefice, la sindrome di Stoccolma: i voti del Sud per la Lega sono la sindrome di Stoccolma, spero che non accada più -, ma è un danno anche per i vostri elettori, per i vostri imprenditori.

Pensate a quel tessuto economico del Nordest, agli ostacoli che voi state frapponendo a quelle imprese che hanno un mercato agevolato a livello nazionale.

State facendo davvero un errore clamoroso, di cui sarete responsabili non soltanto elettoralmente - spero che questa vicenda vi porterà alla catastrofe elettorale -, ma state facendo un danno ai cittadini e alle cittadine che pure vi hanno dato fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei capire se avete capito, colleghi, che l'ambiente non può essere suddiviso in 20 regioni. Non solo per quello che ha detto precedentemente il collega Colucci, ma un lago, un parco, un fiume, spesso, anzi, quasi sempre, toccano più regioni. E allora cosa dovremmo fare quando, magari, c'è un problema in una regione, dove c'è un inquinamento alto, e ovviamente l'acqua di quel fiume va in un'altra regione? Cosa farà, l'ultima regione dovrà andare a chiedere all'altra di pagarle le spese? Stiamo arrivando a questo?

Ma quando si parla di ambiente, si parla anche di acqua. Sappiamo bene che l'Italia ha un grande problema di siccità, e allora cosa andiamo a fare? Le dighe saranno solo di quella regione? E la regione accanto, che magari non ha una diga, non potrà più utilizzare quell'acqua? Oppure avrà un dazio per utilizzare quell'acqua? Vogliamo parlare delle energie rinnovabili, di cui già oggi si lamentano gli imprenditori?

PRESIDENTE. Ha finito da un po' il suo tempo.

EMMA PAVANELLI (M5S). Finisco subito, Presidente. Ebbene, con questo provvedimento state soltanto complicando la vita agli italiani e agli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Il patrimonio culturale italiano è di tutti gli italiani. Il Colosseo non è della regione Lazio, è di tutti gli italiani. Il Museo degli Uffizi non è di Firenze o della Toscana, ma è di tutti gli italiani. Ecco perché nel nostro ordinamento, a partire dalla Costituzione, la tutela del patrimonio culturale viene affidata alla legislazione nazionale. Immaginate che cosa succederebbe se venissero eliminate le sovrintendenze, se ogni regione decidesse in maniera autonoma come tutelare o meno il patrimonio culturale, che cosa e quanto investire per fare in modo che questo patrimonio culturale sia accessibile a tutti.

Per questo è importante escludere dalle materie di competenza che verrebbero delegate alle regioni con questa scellerata autonomia differenziata la tutela dei beni culturali, per mantenere quell'omogeneità, quell'armonia che è data dalla nostra architettura costituzionale, che consente attualmente al nostro patrimonio culturale di essere egualmente accessibile a tutti, in tutti i luoghi del nostro meraviglioso Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere questo emendamento perché anche noi di Alleanza Verdi e Sinistra riteniamo davvero grave non solo la spaccatura fondamentale che il Governo e la maggioranza stanno portando avanti con questa legge, ma anche il fatto che si mettano a rischio settori chiave come la cultura e l'istruzione, che sono settori che fondano, questa volta sì, l'identità nazionale, la possibilità di tutti e tutte di avere gli stessi diritti e lo stesso accesso al sapere. Già oggi ci sono differenze intollerabili: i bambini del Meridione vanno a scuola per un tempo molto più breve di quelli del Nord, a causa dell'assenza del tempo pieno, delle mense, del tempo prolungato, e ci sono anche differenze qualitative.

PRESIDENTE. Chiuda.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). L'idea che queste differenze possano essere non solo cristallizzate, ma approfondite è l'idea di un'Italia ingiusta che noi rifiutiamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. In un Paese in cui esistono già due cure, anzi, 22 modelli diversi di sanità, in cui è diversa l'aspettativa di vita, sono diverse addirittura non solo le liste d'attesa, ma il tipo di prevenzione, davanti a un'istruzione che non merita davvero di essere regionalizzata, dobbiamo guardare attentamente i dati di cui parlava l'onorevole Piccolotti. Già, perché se il tempo pieno a Torino e a Milano è più o meno l'80 per cento, basta pensare ai dati di Napoli, che è al 20, per capire quanto ancora oggi c'è bisogno di un'idea di Paese, un'idea che ci porti a ridurre i dati sulla dispersione scolastica.

Basta dire che la media europea è il 9 per cento, nel Nord Italia è al 10, mentre al Sud Italia vola oltre il 16, per non parlare di alcune regioni in cui è al 25, addirittura al 30. Per questo, non ci possiamo permettere di avere quelle materie in un progetto di autonomia che spacca il Paese in più parti e che rischia di diventare la tomba anche dell'uguaglianza sostanziale dei diritti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà. Arriva il microfono, in luogo della bandiera.

ENRICA ALIFANO (M5S). Le colleghe parlavano di ambiente, di energia, di patrimonio culturale, ma qui si vogliono trasferire funzioni relative a materie come il commercio con l'estero, come la tutela e la sicurezza del lavoro. Noi vogliamo buttare le imprese in una giungla normativa che rappresenterà un costo insopportabile massimamente per le piccole e le medie imprese. Cerchiamo di ravvederci, perché a pagarne gli effetti non saranno, a mio parere, solo le regioni meridionali, ma anche quelle del Centro-Nord. E, tra l'altro, tutto ciò rappresenta un salto nel buio, lo continuiamo a ripetere, perché non si sa quali saranno gli effetti di queste modifiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Credo che l'autonomia differenziata spaccherà il Paese in due e aumenterà le disuguaglianze in maniera così netta, così significativa, che le regioni, invece di collaborare, arriveranno a competere, quasi quasi fino a farsi qualche elemento di bellicosità. Questo rischio è dietro l'angolo perché è dietro queste disuguaglianze che spesso nascono odi e rancori. Allora, da questo punto di vista, credo che non abbiate ben chiaro, non abbiate la coscienza di quello che state facendo con questo provvedimento.

È una cosa gravissima: già l'Italia è spaccata a causa della devolution, a causa del regionalismo differenziato, lo abbiamo visto durante la pandemia che cosa voleva dire, e volete addirittura potenziarlo. Ma vi rendete conto che state entrando in un vicolo cieco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Abbiamo visto e capito che questo provvedimento porterà divari enormi nel nostro Paese dal punto di vista sociale, economico ma, soprattutto ambientale, e dal punto di vista quotidiano proprio delle persone. Perché, al di là delle differenze territoriali, non abbiamo visto mai, oggi chiaramente, - questa è anche una provocazione che il centrodestra fa in questo provvedimento - tutele ambientali che hanno dei confini amministrativi, non si è mai visto.

Oggi l'ambiente, per il nostro Paese, ma soprattutto per l'Europa, ha un disegno unico, che non può essere diviso da 20 mini-regioni che possono avere situazioni diverse: si pensi al dissesto idrogeologico; pensate alla gestione e alla pianificazione, che riguardano soprattutto l'energia. Non si può più pianificare a livello regionale, oggi dovremmo pianificare a livello europeo. E voi, invece, cosa fate? Ritornate direttamente indietro e pianificate a livello regionale.

Un'altra cosa assurda che vedo, dal punto di vista delle questioni ambientali e infrastrutturali, e che abbiamo capito ormai, non solo attraverso la discussione in Parlamento, ma nel ragionamento diretto con gli enti locali e con le persone e le associazioni, è che le distanze portano le vere disuguaglianze.

Oggi pianificare, soprattutto il sistema infrastrutturale, con le risorse europee e avere un disegno completo nazionale ed europeo è un elemento centrale: l'Europa ci ha portato questo in beneficio, la capacità di fare grandi infrastrutture, come le linee TEN-T.

Voi volete creare un sistema regionale, una cosa assurda, assurda! Ecco perché invito, chiaramente, questo Parlamento a rivedere questa vostra azione, soprattutto su temi importanti come l'ambiente e il sistema infrastrutturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Condivido le considerazioni dei colleghi, credo che questo emendamento metta in risalto le diseguaglianze che questo provvedimento vuole portare avanti. Già abbiamo sperimentato i divari che ci sono nelle diverse regioni, nella gestione della salute.

Non è pensabile che su temi fondamentali come l'istruzione, i bambini possano ricevere una formazione di qualità differente in funzione di dove nascono o risiedono; che dei lavoratori possano avere un contratto di lavoro differente solo in funzione del posto in cui si trovano; che i beni culturali e ambientali abbiano una gestione differente, a seconda del presidente di regione che governerà i vari processi. I nostri beni culturali e ambientali sono un patrimonio universale e pensare di spezzettarne la gestione è una follia di cui non potete assumervi la responsabilità, fermatevi finché siete in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.99 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 2.113 Iaria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Visto che avete bocciato l'emendamento precedente che chiaramente chiedeva di togliere tutta una serie di deleghe importantissime, per la gestione del nostro Paese, dall'autonomia differenziata, noi ci riproviamo con questo emendamento, che rimette al centro la capacità del Parlamento di poter decidere, in maniera unitaria e a livello nazionale, su come attribuire le materie e le deleghe alle regioni. Un aspetto fondamentale che evita quello che voi farete succedere con questa autonomia differenziata: una proliferazione di leggi regionali; una profilazione di deleghe; una proliferazione di “casino” dal punto di vista normativo, che porterà a non permettere di gestire la cosa pubblica in maniera efficiente e creerà problemi sia alle regioni del Sud che alle regioni del Nord, perché in tutta una serie di temi dove l'ambito non può essere circoscritto a una sola regione - tipo l'energia o il commercio, e, tra le altre cose, anche il regime fiscale - voi, chiaramente, facendo questo tipo di ritorno al feudalesimo non fate altro che creare una Italia che viaggerà a 20 velocità diverse, ma a velocità ridotta.

Tra l'altro in Piemonte, faccio un esempio, la voglia di autonomia fa sì che ci sia una proposta di legge della Lega che vuole istituire ancora le zone franche montane, in modo da definire ancora un'area autonoma in cui si pagano meno tasse all'interno di una regione. Quindi, la voglia di autonomia, poi, vi sfuggirà di mano e vorrete dividere l'indivisibile, fino ad arrivare alla parcellizzazione dell'atomo e questa chiaramente è una cosa che non funzionerà. Dunque, da questo punto di vista, la centralità del Parlamento deve diventare prioritaria per riuscire a fare qualsiasi tipo di riforma, ma voi - già con il premierato e con questa legge - la state distruggendo. Quindi, torneremo a un'Italia con un re e tanti valvassori e vassalli e a un feudalesimo di stampo 2.0 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo AVS.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Un altro problema di assoluta gravità di questa riforma è l'esautoramento del Parlamento. Il Parlamento non viene chiamato in alcuna fase: non viene chiamato nella fase della determinazione dei LEP; viene esclusivamente chiamato al momento dell'approvazione della ratifica delle intese, che sono già state siglate tra la regione e il Governo, con una funzione esclusivamente certificatoria e di approvazione, senza alcuna possibilità di intervento nel merito, alcuna capacità emendativa.

Ebbene, voglio ricordare che, nel nostro ordinamento, il Parlamento riveste - o dovrebbe rivestire - ancora un ruolo centrale e non può, signor Presidente, essere mortificato non solo con provvedimenti di questo tipo, ma anche con le scene terribili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che abbiamo visto la settimana scorsa. Scene di violenza, che mortificano il Parlamento, mortificano i parlamentari e mortificano l'Italia tutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Voglio riportare le parole di Giannola, presidente della Svimez, che testualmente, riferendosi al disegno di legge sull'autonomia differenziata, ha parlato - di recente, cinque giorni fa, in un convegno universitario - di declino estrattivo del Mezzogiorno, aumento del divario tra il Nord e Sud dell'Italia ed eutanasia della questione meridionale. Un divario, ha proseguito Giannola, non soltanto limitato al profilo economico, ma legato anche al calo demografico, dovuto in gran parte a fenomeni migratori verso le regioni in grado di offrire più servizi essenziali e maggiori prospettive di realizzazione lavorativa.

Voglio ricordare a tutti - e concludo - che il divario tra il Nord e il Sud già c'è e semplicemente noi stiamo sancendo, per legge, che è più giusto prendersi più soldi rispetto a chi ha meno, che è un'aberrazione giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole Casu sottoscrive, a nome del gruppo del Partito Democratico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Questo emendamento, che voteremo fra qualche secondo, mette una toppa agli effetti disastrosi di questo disegno di legge, che abbiamo definito più volte “Spacca Italia”, perché manterrebbe - uso il condizionale -, se venisse approvato, in capo al Parlamento un potere di controllo, di indirizzo, di - come dire - una maggiore potestà legislativa e di miglioramento dell'indirizzo legislativo. Non approvarlo significa demandare ai 20 piccoli staterelli, che si faranno la guerra tra di loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Io, tramite lei, vorrei lanciare un appello ai colleghi della maggioranza: fermatevi, fermatevi perché avete ancora il tempo per farlo. Noi, ad oggi, non abbiamo ricevuto una sola risposta riguardo agli imprenditori, riguardo alle imprese. Non sanno nemmeno loro che cosa succederà: avranno 20 regioni diverse, con 20 regolamenti diversi e rischiano di andare via da una regione all'altra e rendere un deserto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), Il deserto dei Tartari, alcune regioni, quelle che sono già in difficoltà oggi.

Fermatevi! Ministro, le chiedo di nuovo - gliel'ho chiesto anche in Commissione - si fermi, perché ad oggi non siete stati in grado di risponderci, e visto che lo volete tanto…

PRESIDENTE. Chiuda per favore.

EMMA PAVANELLI (M5S). …difendetelo! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti), difendete questo provvedimento!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà. Onorevole Aiello? L'onorevole Aiello rinuncia ad intervenire.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Non credo che siano utili gli appelli al buonsenso e all'interesse del Paese, però penso che possa essere utile, invece, un ragionamento che i colleghi e le colleghe della maggioranza devono fare. Di fronte a un sistema istituzionale terremotato, come quello che voi volete realizzare, che si articola su due questioni fondamentali, l'autonomia differenziata e il premierato, che oggi è stato approvato dal Senato, è del tutto evidente che queste due questioni saranno la trappola nella quale cadrà la vostra maggioranza, perché il Paese non permetterà che ci sia una divisione di fatto come quella che voi state proponendo sull'autonomia differenziata, che i poveri rimangono sempre più poveri e i ricchi diventano sempre più ricchi.

Il Paese non permetterà che calpestiate quella Costituzione che è frutto della Resistenza, del sangue degli italiani e delle italiane…

PRESIDENTE. Chiuda.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). … non lo permetterà. Ed è per questo che le scelte che state facendo sono scelte avventate, sbagliate, e che vi porteranno alla sconfitta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.113 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Allora, colleghi, voltiamo pagina, nel senso che andiamo a pagina 6.

Passiamo all'emendamento 2.109 Boschi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.109 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 2.112 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo) Grazie, Presidente. Allora, questo è un emendamento di assoluto buonsenso, perché chiede di inserire nell'articolo 2 un ulteriore periodo che precisa un po' meglio quanto detto nel primo periodo, e in particolare: “Per ciascuna funzione richiesta nell'ambito della singola materia l'atto d'iniziativa di ciascuna regione garantisce il raccordo con gli enti locali ai fini della sostenibilità amministrativa e finanziaria della gestione dei relativi compiti, l'equilibrio delle prestazioni rispetto alle altre regioni, prevedendo il mantenimento in capo allo Stato dei poteri di indirizzo e normazione generale”.

Lo leggo, perché così magari ci si presta più attenzione. Perché è di buonsenso? Perché dice una cosa fondamentalmente: che occorre verificare che gli enti locali, su cui si scaricheranno talune funzioni, abbiano le risorse umane, strumentali e finanziarie, nonché la capacità e la struttura organizzativa per far fronte a quelle nuove funzioni. Altrimenti, tutto verrà in realtà scaricato, a farne le spese saranno i cittadini e i loro diritti. In una parola, occorre assicurare il mantenimento della coesione territoriale, economica e sociale.

Vedete, ho l'impressione che parole come coesione, uguaglianza, solidarietà, unità, siano parole che fanno quasi orrore a questa maggioranza, a questo Governo. Invece penso che le parole che dovrebbero fare orrore a Governo e maggioranza sono ben altre, e potrei elencarle, potrei elencarne alcune, 4 magari. Così come ho detto 4 valori positivi, vi dico 4 parole che dovrebbero fare orrore. Sono fascismo, squadrismo, violenza e la parola discriminazione. Questo dovrebbe fare orrore, questo dovreste abolire veramente da qualsiasi discorso e da qualsiasi atto che si compie in quest'Aula.

Vorrei richiamare l'attenzione, invece, sulle parole belle, quelle che sono nella nostra Costituzione e che devono essere scolpite davvero in ogni nostro atteggiamento, anche nel nostro cuore, e sono: coesione, uguaglianza, solidarietà e unità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Solo per sottoscrivere e annunciare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo far riflettere l'Aula sulla possibilità che, dopo avere chiesto l'autonomia differenziata, in particolare per due regioni, all'interno delle stesse regioni potremmo cominciare a trovarci, come hanno detto già altri colleghi, con altre realtà più piccole che vogliono ognuna la sua piccola, egoista, autonomia. Ognuno vuole tenere per sé tutto, senza pensare più che siamo un Paese unito.

Mi ricorda un pochettino quella che fu una vicenda tragicomica, l'arrivo degli indipendentisti a Venezia con i carri armati. Una storia ridicola, che, però, aveva alle spalle un'idea molto sbagliata del Paese. Oggi la ripetiamo, ma, purtroppo, con gli strumenti istituzionali molto ben conosciuti dal Ministro Calderoli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei, se possibile, che il Ministro Calderoli, in qualità di rappresentante del Governo, ci spieghi perché la regione non deve garantire il raccordo con gli enti locali ai fini della sostenibilità amministrativa e finanziaria della gestione dei relativi compiti. Proprio per avere anche un minimo di risposta, anziché lasciare che questi interventi che facciamo siano tutti monodirezionali da una parte dell'emiciclo verso l'altra. Almeno per capire qual è la ratio, perché altrimenti ci si chiede: fai l'autonomia differenziata, suddividi nelle varie regioni, perché la regione non può raccordarsi con gli enti locali?

PRESIDENTE. Il Governo non vuole intervenire.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Porto quello che già hanno sottolineato i miei colleghi, la collega d'Orso e il collega Santillo. Effettivamente gli enti locali, così come il Parlamento, sono sacrificati, fortemente sacrificati da questo disegno di legge, hanno effettivamente un ruolo minore. Invece gli enti locali dovrebbero avere un ruolo centrale, perché poi su di loro finirà con lo scaricarsi il carico fiscale. Ma vengono sacrificati, ancor più e in modo veramente drammatico - e sottolineo questo termine - gli enti locali che si ritrovano nelle aree interne, se ne è parlato poco, aree interne che già subiscono fenomeni di spopolamento.

E questi fenomeni che si cerca di contrastare - ci sono comunque delle iniziative anche di questa maggioranza, ma penso solamente a chiacchiere, mi permetto di dire - con questo disegno di legge finiranno ovviamente con l'aggravarsi…

PRESIDENTE. Grazie.

ENRICA ALIFANO (M5S). …e anche su questo tema bisogna riflettere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.112 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'emendamento 2.115 Bruno.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BRUNO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento dispone, anticipa un primo passaggio parlamentare relativo alle richieste di autonomia da parte delle regioni. Quindi, non fa altro che chiedere un maggiore ed essenziale coinvolgimento delle Camere. Credo che un Governo responsabile non dovrebbe avere nessuna difficoltà o dubbio a trovare sensato questo processo, ma, visto come stanno andando le votazioni nell'Aula, la vedo molto difficile, improbabile, impossibile.

Ma noi, comunque, abbiamo il dovere di continuare a provarci e insistere nel suggerire cose sensate, anche in questo scenario. L'oggetto dell'emendamento, dicevo, è estremamente importante, perché permette al Parlamento di comprendere e analizzare con cura l'ampiezza e la complessità del passaggio negoziale.

Infatti, in questo provvedimento bisogna rilevare un contrasto con gli articoli 70 e 72 della Costituzione, in merito proprio al potere delle Camere, in quanto tutte le procedure disposte marginalizzano il Parlamento.

Come abbiamo già detto in altri interventi, il Parlamento viene spogliato delle sue prerogative, dell'esercizio delle sue funzioni e limitato fortemente nella sua potestà legislativa: non solo nelle fasi deliberative delle intese, ma anche nelle fasi informative e conoscitive. Cosa ancora più grave, alla luce del fatto che, dopo il trasferimento di funzioni, succederà che le leggi votate dalle Camere avranno applicazione differente a seconda dello status, differenziato o meno, di ciascuna regione. Inoltre, all'interno delle stesse regioni differenziate, vi saranno ricadute diverse a seconda del diverso livello di differenziazione ottenuto. Non è possibile, quindi, sapere quale effetto tutto ciò possa avere sul principio di uguaglianza e sull'unità giuridica ed economica della nostra Repubblica. Insomma, ci stiamo preparando ad affrontare un inquietante salto nel buio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Rispetto al testo governativo originario, sarebbe stato saggio e prudente rafforzare il ruolo istruttorio e deliberativo del Parlamento e quello consultivo e di verifica degli organismi tecnici statali, nella fase iniziale di negoziato tra regione e Stato. Bisognava, appunto, praticare saggezza e prudenza, onde evitare i rischi molto concreti che ho appena illustrato.

L'autonomia differenziata, così concepita, appare, infine, in latente contrasto con l'articolo 114 della Costituzione, in quanto i processi di differenziamento sembrano condurre verso un centralismo regionale dal quale risulta quasi del tutto assente il coinvolgimento delle autonomie locali, assenti, ad esempio, nella determinazione dei LEP.

Alla luce di quanto detto e siccome la speranza è sempre l'ultima a morire, invito l'Aula a praticare saggezza e prudenza votando a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Intervengo solo per annunciare la sottoscrizione e il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo manifestare pubblicamente, con questo intervento a titolo personale, la mia delusione per il fatto che in Aula, sostanzialmente, ci siano soltanto gli interventi, chiaramente di carattere ostruzionistico, da parte della minoranza. Le spiego pure perché. Nelle mie precedenti attività istituzionali, quando ho fatto il consigliere regionale o quando sono stato in consiglio provinciale o quando sono stato in consiglio comunale, ho sempre difeso gli atti di cui ero convinto, all'interno degli organismi di cui facevo parte.

Io credo che non difendere pubblicamente, da parte di esponenti della maggioranza, l'attuale legge sull'autonomia differenziata non sia un fatto positivo né per la dialettica parlamentare, né per il coraggio dell'assunzione della responsabilità di quello che stiamo andando a votare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. L'abbiamo sottolineato diverse volte durante il dibattito: il problema dello “Spacca Italia” non è rappresentato solo dalle diseguaglianze che si verranno a creare nel Paese, ma anche dall'ulteriore esautorazione del Parlamento dal procedimento con cui ratificheremo le intese che verranno stipulate tra le regioni e il Consiglio dei ministri, senza che poi potremo mettere becco su nulla di quanto verrà deciso. Andate avanti con i decreti-legge. Approvate questo provvedimento in cui noi non avremo alcun ruolo: mi sembra evidente che la maggioranza non intenda esercitarlo, ma credo che sia mortificante, per il Parlamento, che i deputati e i senatori non possano prendere parola rispetto ad intese che potranno determinare disuguaglianze profonde nel nostro Paese. Almeno fate una riflessione sul ruolo che ognuno di noi può avere in questo momento e in futuro siate conseguenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, è dall'inizio della legislatura che si sta svilendo questo Parlamento; che si sta mortificando una delle due Camere. È dall'inizio della legislatura che si opera attraverso la dittatura della maggioranza: questo è abbastanza ovvio. Quindi, Presidente - e lo dico anche ai colleghi che chiedevano alla maggioranza di intervenire - evidentemente, non gliene frega nulla della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Evidentemente, l'obiettivo finale è lo stupro della Costituzione! Sarà mica, Presidente, perché è una Costituzione antifascista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Volevo sapere dal Ministro se, con tante regioni, ci saranno anche tante bandiere. Perché, visto che la nostra Presidente non sa niente della nostra bandiera - magari tramite lei - le volevo spiegare che cos'è la nostra bandiera. Allora, Mazzini ha preso spunto dal VI Canto di Dante Alighieri, dove Virgilio, diciamo… come dire…

PRESIDENTE. Deambulava?

SUSANNA CHERCHI (M5S). No, dove Virgilio vede Beatrice con una veste bianca. Dietro, c'era una luce rossa e lei aveva una sciarpa verde. Allora Mazzini, con questa immagine, ha pensato al tricolore italiano. Allora, tramite il Ministro, glielo dica a Giorgia come nasce la bandiera italiana: da Mazzini e da Dante Alighieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere questo emendamento, perché è davvero vergognoso che si pensi di poter esautorare le Camere con riferimento alle informazioni che servono a conoscere i processi di trattativa delle regioni. Guardi, Presidente, lei vive in Umbria come me e, quindi, io le voglio dire che, dopo aver visto che la presidente della regione Umbria, Tesei, l'anno scorso, ha festeggiato l'avvio dell'iter parlamentare di questa riforma dicendo: “vabbè, poi penseremo a quali siano le materie di nostro interesse su cui contrattare” e poi non ha più rilasciato alcuna dichiarazione, negando, quindi, ai cittadini umbri di sapere davvero quali siano gli intendimenti della regione su questa materia, ebbene, io penso che noi di questi presidenti - come la presidente Tesei - non possiamo fidarci. Quindi, è necessario che il Parlamento sia informato su ciò che viene fatto, in modo che anche i cittadini - in piena trasparenza - possano sapere e conoscere le conseguenze di una riforma così catastrofica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Sento i colleghi dire che noi stiamo intervenendo, ponendo le varie problematiche; illustrando quali sono i motivi per cui, secondo il nostro punto di vista, non si deve procedere con questa autonomia differenziata. Però, perché non intervenite? Perché, secondo me, non si può difendere l'indifendibile. Che cosa andrete a dire? Il nulla. Abbiamo detto chiaramente che la Banca d'Italia, la Commissione europea, Confindustria e i cittadini non la vogliono. Vi hanno detto che non va bene. Sì, li contiamo, li contiamo insieme. Vedo che state contando con me. Non la vogliono. Allora, io mi chiedo: ma perché la fate? Ma se voi qui rappresentate i cittadini e tutti gli stakeholder e tutti vi hanno detto di non farla, ma perché la state facendo? Allora, c'è solo la legge del più forte. In che cosa siamo? In un regime dittatoriale? Tanto dite: “tanto noi decidiamo, noi siamo forti, abbiamo deciso noi. Non ci importa nulla dei cittadini…

PRESIDENTE. Chiuda, per favore.

PATTY L'ABBATE (M5S). …Non ci importa nulla di creare cittadini di serie A e di serie B. Andiamo avanti, tanto se l'Italia crolla, a noi non ce ne importa nulla”. Questo state dicendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Posto che nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.115 Bruno, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 2.118 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo nostro emendamento, a prima firma Bonafe', portiamo anche noi, come gruppo del Partito Democratico, all'attenzione dell'Aula questo tema, che è uno dei temi centrali nella discussione che stiamo affrontando: il ruolo del Parlamento. Perché, vedete, io penso che ci sia una questione che va colta; io non ho condiviso l'intervento di chi mi ha preceduto, che dall'opposizione ha detto che noi stiamo facendo ostruzionismo. Io non penso che noi stiamo facendo ostruzionismo, noi stiamo facendo opposizione a una proposta che pensiamo possa fare il male del Paese. Ma un tema su cui non riusciamo a capire come sia possibile che la maggioranza stia facendo opposizione è quello che, al netto delle diverse idee che possiamo avere sull'autonomia differenziata, ci sia anche una diversa visione su quello che debba essere il ruolo del Parlamento nella costruzione di un qualunque processo che vada in una qualunque direzione che tocchi in maniera così determinante la carne viva delle persone, dei diritti sociali e civili nei territori e nelle regioni. Perché noi, con questo emendamento, che sarà bocciato come sono stati bocciati gli emendamenti, non stiamo chiedendo altro che vi sia una previa approvazione di un atto di indirizzo delle Camere nel momento in cui una proposta del Ministro degli Affari regionali e le autonomie e dei Ministri competenti per materia intervenissero su temi così delicati.

Ora, io posso capire che abbiamo un'idea diversa sulla riforma; io posso capire che abbiamo un'idea diversa sull'orizzonte politico; io posso anche capire che voi avete deciso di perfezionare all'interno della maggioranza uno scambio tra premierato, tra questa proposta “Spacca-Italia” che stiamo votando oggi, il premierato che è stato approvato oggi al Senato, la riforma della giustizia o il pezzettino di riforma della giustizia che ci ha portato a fare questa corsa, diciamo senza fine, nella notte in Commissione giustizia per un provvedimento che deve arrivare in Aula fra una settimana, la Commissione che sarà riconvocata nei prossimi giorni e si doveva fare la notturna, la fiume e faremo la notturna anche stasera perché dobbiamo arrivare a perfezionare in contemporanea questi tre atti, per una scelta politica. Ma quello che non riesco a comprendere è come possa una maggioranza di parlamentari votare sistematicamente contro il ruolo del Parlamento, questo è incomprensibile, a mio avviso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ora, io questo ve lo chiedo e almeno su questo vorrei che ci fosse una risposta, ve lo dico perché c'è un articolo - ne sono stati citati tanti sui ruoli delle Camere - che ci riguarda tutti, riguarda noi 400 qui alla Camera, 200 persone al Senato ed è l'articolo 67 della Costituzione, che dice due cose: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato”.

Negli anni, c'è stata una grandissima discussione sulla seconda parte: cosa si intende per vincolo di mandato? Abbiamo avuto anche idee diverse sul vincolo di mandato, anche confronti, anche proposte, ma eravamo stati, fino a oggi, d'accordo almeno sulla prima parte, che ogni membro del Parlamento deve rappresentare l'intera Nazione, non solo la sua regione, non quel pezzo d'Italia che rappresenta ma l'Italia. E che cos'è l'Italia? Noi abbiamo una fortuna, siamo parlamentari della Repubblica, sediamo in quest'Aula, possiamo alzare lo sguardo e vedere quelle 280 figure del fregio di Giulio Aristide Sartorio che cingono quest'Aula e che ci raccontano una storia epica, una storia gloriosa, la grande storia che ha portato all'Unità d'Italia, che ha portato a quello che noi oggi rappresentiamo e abbiamo il compito di portare nel futuro. E a me non spaventa che un Ministro, che vive con quella reazione il tricolore, possa non avere lo stesso afflato emotivo nei confronti di questa storia che proviamo noi, ma io so che nella maggioranza e nell'opposizione ci sono tanti parlamentari che considerano il fatto di sedere qui, nel loro partito, dopo una vita di militanza, di impegno nei territori, come il più grande onore della propria vita politica.

Come fate a continuare a votare contro il ruolo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando è il punto più alto della vita politica e civile, quando c'è quella storia sopra di noi, quando siamo chiamati noi a rinnovarla? E come facciamo a votare contro l'articolo 67, nella sua prima parte, di rappresentare l'intera Nazione, e immaginare un futuro di parlamentari che non solo non sappiamo da chi saranno votati, ma non sapremo più nemmeno chi dovranno rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Come fate a continuare a votare contro questo emendamento, contro il ruolo del Parlamento, contro voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Altri colleghi intendono intervenire? Onorevole Grimaldi, prego. Per favore, ditemelo prima, perché se no poi capita che magari non vi vedo, vi offendete, non vorrei che mai succedesse. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Solo per sottoscrivere e annunciare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire? Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevamo non soltanto sottoscrivere, ma segnalare il fatto che continuiamo in quest'Aula - il collega Casu ha detto che stiamo facendo opposizione, non stiamo facendo ostruzionismo, va bene - il tema è che però, in quest'Aula, stiamo parlando solo esclusivamente noi e continuiamo a invitare la maggioranza, non solo per bocca del Ministro Calderoli, a intervenire per difendere quelli che sono gli atti che stanno votando. Bisogna assumersi pienamente la responsabilità di quello che si sta facendo all'interno del nostro Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Borrelli, è per la seconda o terza volta che lei fa questo invito, però come lei ha il diritto di parlare, loro hanno il diritto di ascoltare e non intervenire (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Lei lo può reiterare, ma non è che…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Per reiterare anch'io, posso Presidente? Vorrei reiterare, perché tutte le grandi riforme del nostro Paese, a cominciare da quando ci fu l'Assemblea costituente, i cui atti li abbiamo letti tutti suppongo, dimostrano che le grandi riforme si fanno con un confronto vero, tra diversi, non è che c'è qualcuno che fa la riforma e qualcun altro sta zitto o qualcun altro vota e l'altro no. Le riforme si fanno in un confronto serrato. Ora, che questa sia una grande riforma è un dato indubbio, io lo riconosco al Ministro Calderoli, perché davvero è un provvedimento che può cambiare la natura delle nostre istituzioni.

Allora, atteso che non possiamo fare alcuna forma di ostruzionismo fino alla fine della legislatura, per tre anni e mezzo, perché oggettivamente è impossibile, quindi non abbiamo la possibilità, né l'intenzione - se avessimo la possibilità forse lo faremmo anche, ma non la abbiamo -, mi domando: ma non sarebbe molto più semplice se, in questo dibattito, ci confrontassimo sulle nostre idee di Paese, del perché voi volete fare questa scelta o perché non la volete fare?

Sarebbe utile per il Paese e quando - e chiudo - ci saranno gli atti parlamentari che qualche storico o qualche studente leggerà, vedrà quello che pensa il centrodestra, ma altrimenti questo studente del futuro non saprà neanche perché avete fatto questo scempio. Ponetevi anche questo problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Anche io ci tengo a reiterare alcuni concetti, perché con questo emendamento avete una nuova opportunità di restituire un ruolo alla Camera e, quindi, al Parlamento. Abbiamo già sottolineato qual è l'iter attualmente previsto dalla proposta del Ministro Calderoli: l'intesa viene deliberata dalla regione, viene trasmessa alla Presidente del Consiglio dei Ministri, che informa le Camere; dopodiché, c'è tutto un passaggio per cui lo schema di intesa viene portato nella Conferenza unificata e, alla fine, le Camere hanno un ruolo di mera ratifica di quello che viene definito altrove.

Allora, sappiamo che vi piace esautorare il Parlamento. Oggi abbiamo parlato anche del cosiddetto Porcellum, la norma sempre elaborata dal Ministro Calderoli con cui la politica è stata esautorata dalla scelta di chi siede all'interno del Parlamento, dopodiché vorremmo riacquisire un ruolo. Quindi, vi invitiamo a restituire un ruolo alle Camere e ad approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Anch'io, dai banchi di Alleanza Verdi e Sinistra, per reiterare la nostra convinzione che sia necessario avere qualche parola di spiegazione da parte dei parlamentari della maggioranza. Lo diciamo perché è davvero pazzesco che non ci sia nemmeno la volontà di rispondere alle nostre critiche a questa riforma.

In un dibattito parlamentare è normale, in un Parlamento che faccia il suo lavoro, qualcun altro dall'altra parte prenderebbe la parola per dire: “No, non è vero che vogliamo spaccare l'Italia e vi spieghiamo perché; no, non è vero che non vogliamo finanziare i LEP e vi spieghiamo perché; no, non è vero che ci saranno diversi sistemi di istruzione a seconda delle regioni e che, quindi, alcuni ragazzi rischiano di avere un'istruzione di minore qualità e vi spieghiamo il perché”. Presidente, questo silenzio sembra l'assenza di ragioni e di consapevolezze, e questo è davvero grave (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.118 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.125 Boschi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi non siamo contrari all'autonomia differenziata in sé; siamo fermamente contrari a come il Governo Meloni interpreta e intende attuare l'autonomia differenziata. È chiaro che l'autonomia differenziata non se la inventa il Governo attuale né se la inventa il Ministro Calderoli e le nostre critiche sull'eccessiva ampiezza delle materie o degli ambiti di materie sui quali si può attribuire una maggiore forma di autonomia ovviamente risalgono alla riforma del 2001, una riforma che ebbe allora molti promotori e un consenso ben più ampio del Governo di centrosinistra, mentre oggi si trova orfana e quasi come se non fosse stata votata da nessuno.

Noi sicuramente non votammo quella riforma - non ero in Parlamento -, ma ci siamo impegnati per cercare di cambiarla e di modificarla. Con la riforma costituzionale del 2016 noi abbiamo rimesso in discussione profondamente il Titolo V, il rapporto Stato-Regioni. Sappiamo come è andato il referendum, sappiamo che quella riforma, purtroppo, non siamo riusciti ad approvarla, ma sicuramente abbiamo provato a cambiare le cose e il rapporto tra Stato e regioni. Peraltro, ci abbiamo provato con l'onorevole Carfagna anche in questa legislatura, proponendo una riforma costituzionale che limitasse il numero di materie attribuibili attraverso l'articolo 116, terzo comma.

Ebbene, oggi noi siamo di fronte a un Paese che, a Costituzione vigente, presenta delle disparità e dei divari notevoli da regione a regione, da territorio a territorio. Il Governo Meloni con questa riforma attua una politica legislativa del tutto strabica, perché, da un lato, con il PNRR le risorse stanziate dall'Europa dovrebbero essere destinate a diminuire e a colmare questi divari territoriali e, dall'altro, con l'autonomia differenziata andiamo ad accentuarli e ad ampliarli.

Quello che noi non condividiamo, in modo particolare, di questo impianto voluto dal Governo Meloni è il ruolo del tutto privo di possibilità di incidere del Parlamento. Noi sappiamo che attraverso questa legge il Parlamento viene del tutto esautorato. Allora, con questo emendamento noi chiediamo almeno - almeno - che lo schema di intesa preliminare possa essere sottoposto a dei pareri da parte del Consiglio di Stato, della Corte dei conti, della Banca d'Italia e dell'Ufficio parlamentare di bilancio, perché possano esserci almeno delle valutazioni tecniche.

Noi sappiamo che il Governo Meloni e il Ministro Calderoli hanno deciso di esautorare il Parlamento non soltanto per la vostra visione del Parlamento ma anche perché sapete che, se per caso in questa legislatura doveste arrivare ad attuare questa riforma, voi avreste dei problemi nella stessa maggioranza a farla passare, se il Parlamento potesse intervenire. E lo sappiamo benissimo perché già approvare questa legge è per molti parlamentari di maggioranza - e lo dimostra anche il silenzio in questo dibattito e il silenzio che c'è stato in Commissione - un peso, perché sapete benissimo che state andando avanti con una riforma che creerà un danno al Paese, non soltanto al Mezzogiorno ma all'intero Paese.

Allora, su alcune materie vi chiediamo un'attenzione specifica, in particolare sull'istruzione e sulla sanità. Noi sappiamo che ancora oggi i diritti dei cittadini non sono gli stessi in tutta Italia e, purtroppo, ancora oggi la fortuna di nascere in un comune o in una regione, piuttosto che in un'altra, determina la tua possibilità di vita. L'abbiamo visto, purtroppo, anche qualche mese fa con fatti di cronaca tragici e drammatici riguardo alla vita di un bambino vicino a Verona, perché gli screening neonatali ancora oggi, nonostante una legge del 2016 li preveda per tutto il territorio nazionale, non sono gli stessi e cambiano da regione a regione. Immaginatevi come con questa ulteriore riforma andrà ad essere aggravata e peggiorata la situazione attuale.

Ma un altro tema fondamentale riguarda la competitività e non a caso noi cerchiamo di intervenire anche sull'energia e sulle grandi reti di trasporto, perché uno dei pesi e dei macigni che limitano la crescita del nostro Paese è la burocrazia e questo lo sappiamo. Con questa riforma noi aumenteremo anche il peso della burocrazia, aumenteremo i gravami per chi vuole fare impresa e per chi vuole lavorare nel nostro Paese e ce l'hanno detto tutti i numerosi auditi che abbiamo sentito. Non solo i costituzionalisti, non soltanto gli economisti e non soltanto quelli che possiamo definire dei teorici: ce l'hanno detto tutte le associazioni di categoria che abbiamo sentito, dal mondo degli industriali a quello del trasporto, dalla sanità al mondo delle malattie rare; tutti ci hanno detto che questa riforma andrà a peggiorare, nella vita concreta, la situazione di vita dei singoli cittadini e le condizioni di lavoro ed economiche delle imprese.

PRESIDENTE. Grazie…

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Avremo modo di ritornarci dopo, Presidente. L'altro tema particolarmente preoccupante, poi, è che si tratta di intese a termine (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.125 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.126 Carfagna.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi con questo emendamento chiediamo una procedura aggravata, cioè un vaglio più attento sull'intesa Stato-regioni laddove questa intervenga su materie che interessano le politiche nazionali, cioè energia, sanità, istruzione, commercio con l'estero, sviluppo infrastrutturale, portuale e aeroportuale. Che cosa si chiede? Un vaglio più attento, dicevo, una procedura aggravata, con la trasmissione al Consiglio di Stato, alla Corte dei conti, al CNEL e all'Ufficio parlamentare di bilancio, che avranno l'obbligo di esprimersi entro 30 giorni dalla data di trasmissione. Naturalmente, è evidente la ratio: su queste materie così delicate, dove l'interesse nazionale deve avere una priorità rispetto alla ipotesi di parcellizzazione, di frammentazione e di balcanizzazione della materia stessa, è chiaro che ci può essere un vaglio più importante con il coinvolgimento di questi importanti organi.

Noi - come dire - nell'ostacolare e nel tentare di opporci a questo provvedimento, proviamo a creare anche dei momenti di garanzia e di tutela, perché stiamo andando verso il mare aperto - questo lo abbiamo capito tutti - e almeno con questo emendamento proviamo a creare una cornice di garanzia. Il tutto continua in uno scenario abbastanza preoccupante e surreale, perché stiamo parlando di un provvedimento che sta segnando un momento epocale in una cornice di silenzio, anzi di rumore, di chiasso e di forzature sui tempi. C'è un Paese preoccupato che ha percepito il pericolo e il rischio di una frammentazione e di una spaccatura e un Parlamento che non riesce assolutamente a concentrarsi su un dibattito costruttivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.126 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.121 Caso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento va ad agire sulla procedura relativa al trasferimento delle funzioni. Si cerca di portare a un ragionamento su una questione ben specifica, perché io non riesco veramente a comprendere come si possa avere una sorta di atteggiamento che è quasi di indifferenza.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

ANTONIO CASO (M5S). Quindi anche io reitero, come hanno fatto altri colleghi, l'invito ai colleghi di maggioranza a dire qualcosa, ma tenendo a mente una cosa ben precisa: state portando avanti un qualcosa di potenzialmente irreversibile. Non si potrà tornare indietro. Se ci renderemo conto e se vi renderete conto che tutto quello che stiamo provando a dirvi, non solo noi da dentro l'Aula, ma da fuori, con manifestazioni, anche da parte di tutti gli esperti, ossia il disastro annunciato poi si verificherà, non è che, con tranquillità, chi ora qui tace e fa finta di nulla può dire: va bene, tanto possiamo tornare indietro. No! È lì che allora mi innervosisco, quando questo dialogo diventa a senso unico. Perché qui stiamo parlando di qualcosa su cui non si torna indietro, colleghi, su cui non si può tornare indietro! È una cosa potenzialmente irreversibile, un disastro irreversibile. E allora, con questo emendamento, proviamo a dire: almeno agiamo su questo, andiamo con un po' di cautela. Veramente, non riesco a comprendere come non ci sia cautela.

Le elezioni sono passate, forse serve ancora aspettare qualche ballottaggio, non lo so. Però, l'idea di fermarsi un attimo e ragionare meglio, proprio perché dopo non si torna indietro, non vi balena un minimo nella mente, quando tornate a casa dopo queste sedute? Neanche un minimo? Con che faccia ci si guarda allo specchio e si dice: “sì, stiamo facendo tutto bene”, quando poi lo sappiamo, c'è la piena consapevolezza che si sta andando verso il disastro? E allora, fermiamoci. Fermiamoci. Fermiamoci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Le opposizioni, tutti chiedono un dialogo, perché qui stiamo assistendo a una serie di monologhi e, quindi, chiediamo un dialogo con la maggioranza. Il problema è, però, che la maggioranza, alla quale noi chiediamo risposte, Presidente, non ha alcuna risposta da darci, perché nemmeno la maggioranza sa quello che succederà; nemmeno la maggioranza è consapevole di quello a cui andremo incontro. Il collega D'Alessio, giustamente, rimarcava con una metafora, secondo me ben azzeccata, che noi andiamo verso il mare aperto. Non sappiamo quello che succederà.

Allora, qual è il ragionamento che fa la maggioranza? Approviamo la legge e poi si vede. Ma questo non è un ragionamento che può calzare in un'Aula parlamentare. Le risposte noi le vogliamo. Le vogliono le opposizioni, le vuole il Paese e le vogliono anche i cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.121 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 2.127 dell'onorevole Pellegrini, che ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Oggi abbiamo ascoltato il Ministro Calderoli che, tra le altre cose, ci ha detto che questo disegno di legge si inserisce in una riforma costituzionale, che è quella del 2001, peraltro, a mio giudizio, non particolarmente felice, anzi, direi per niente, la quale ha avuto anche una conferma da parte del popolo, perché c'è stato un referendum confermativo. Le parole del Ministro Calderoli sono state: piaccia o non piaccia, c'è stato un referendum e quindi il voto popolare va rispettato.

Mi viene allora da chiedere alla destra e al Ministro Calderoli: se il voto popolare deve essere rispettato, per quale motivo, dopo due referendum che hanno sancito la contrarietà del popolo italiano all'utilizzo del nucleare per la produzione di energia, si continua ancora a proporre l'utilizzo di questa tecnologia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Se il voto popolare deve essere rispettato, allora vuol dire che, quando vi conviene, lo rispettate e, quando non vi conviene, non lo rispettate. Nulla di nuovo! Lo sapevamo anche da prima di queste dichiarazioni del Ministro Calderoli.

Questo disegno di legge avrà effetti devastanti per il nostro Paese, sulla vita e sulla carne viva di milioni di nostri connazionali, perché, grazie a questa sciagurata legge, si creeranno tanti piccoli staterelli (20 o 21, se consideriamo le province autonome) indipendenti, che avranno praticamente voce su 23 materie, su 500 funzioni, tra cui funzioni particolarmente complesse, per cui la competenza statale è proprio insita in loro stesse.

E cito, soltanto per citarne qualcuna, l'energia e la produzione di energia, la salute, la cultura, l'ambiente, il lavoro, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la sicurezza sul lavoro, l'istruzione. Su tutte queste materie, noi avremo 20 o 21 piccoli staterelli e, quindi, torniamo indietro a prima dell'Unità d'Italia.

È una pessima riforma, voluta dalla Lega, che ce la propina da anni. La Lega è passata dalle proposte secessioniste che tutti noi ricordiamo, tant'è vero che si chiamava Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, è passata dalle dichiarazioni del suo fondatore Bossi, noi le ricorderemo tutte, quando disse: quando io vedo il tricolore - che io ora ho indegnamente al collo - m'incazzo. Il tricolore lo uso soltanto per pulirmi il sedere! Disse così nel 1997. In realtà, non disse per pulirmi il “sedere”, diciamo che l'ho ingentilito per rispetto del Presidente e dei colleghi.

PRESIDENTE. La ringrazio. Di cuore la ringrazio.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Ma si immagini! Queste dichiarazioni, che ebbero un seguito giudiziario, poi vennero giudicate da quest'Aula come espressione del libero pensiero di un deputato. Quindi, quest'Aula, oltre ad aver votato che Ruby era la nipote di Mubarak, sentenziò e decise che quella dichiarazione per cui “ci si puliva il …”, puntini puntini, era un'espressione del libero pensiero di un deputato. Dicevo, quindi, che la Lega, che è passata da quelle dichiarazioni, dal Parlamento della Padania - una pagliacciata che immagino lei, Presidente, ricorderà benissimo -, era composta all'interno dai comunisti padani, che erano il settore che faceva riferimento a Salvini, perché Salvini è stato un comunista padano prima di diventare uomo di destra.

Arriviamo ad oggi, in cui c'è un patto incestuoso fra le tre forze di maggioranza, che si sono divise, come dire, si stanno spartendo il Paese: a Forza Italia va la riforma della giustizia, il cui obiettivo è una giustizia classista, in cui solo i poveri disgraziati vanno in galera, mentre i colletti bianchi avranno la facoltà di farla franca; a Fratelli d'Italia va il premierato, una riforma che anche la P2, con il Piano di rinascita democratica che voleva l'uomo solo al comando, aveva previsto e voluto negli anni Settanta; alla Lega va questa, che è una secessione mascherata, una secessione in piccolo.

Questa è la situazione e noi stiamo cercando non di fare opposizione, ma di avere un atteggiamento costruttivo. Tutte le forze politiche di opposizione hanno proposto emendamenti migliorativi a questo disegno di legge disastroso. Tra di essi, uno che va in questa direzione è quello a mia prima firma, che prevede di coinvolgere nella fase negoziale…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

MARCO PELLEGRINI (M5S). …i cittadini - ho finito, la ringrazio, Presidente, 10 secondi -, specie quelli più giovani, le associazioni, proprio per valutare appieno quale potrebbe essere la portata negativa o positiva della devoluzione di alcune materie alle regioni. Sono sicuro, però, che questo emendamento non verrà approvato proprio per portare a termine il disastro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà. Però me lo dovete dire un attimo prima, onorevole Orrico, altrimenti poi mi fate fare delle gaffe. Prego, onorevole Orrico.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Io mi domando e domando, per il suo tramite, ai colleghi della maggioranza di che cosa abbia paura questa maggioranza. Di fare in modo che i cittadini, soprattutto le giovani generazioni, partecipino a questo che è un cambiamento epocale per il nostro Paese? Ma di che cosa avete paura? Di chiedere a un giovane calabrese che cosa vuol dire vivere, nascere, studiare ed emigrare, poi, dalla Calabria perché non ci sono opportunità? Perché la sanità è completamente in mano ai privati e alla 'ndrangheta?

Avete paura di chiedere ai cittadini, ad esempio a quelli calabresi, che cosa pensano del ponte sullo Stretto di Messina, motivo per cui avete dimenticato di fare il dibattito pubblico.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Non abbiate paura, in fondo avete una Premier “io sono Giorgia, sono cristiana, sono madre, sono popolana, sono democratica, sono tutto quello che volete”.

PRESIDENTE. Il tempo è finito.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Allora, in virtù di questa confidenza, abbiate il coraggio di chiedere ai cittadini che cosa ne pensano della vostra autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Credo che ci sia una dimostrazione della buonafede delle opposizioni, che stanno facendo tutti emendamenti di merito e di contenuto, e la malafede, la cattiva fede della maggioranza, che è sotto scacco, sotto ricatto, intimidita, evidentemente, dalla Lega Nord, perché, nonostante abbia preso qualche voto al Sud, resta Lega Nord. Quindi, chiaramente, le altre le due forze politiche, in una sorta di crisi esistenziale, dal nostro punto di vista, dovrebbero togliere la parola “Italia” dal loro simbolo, dal loro nome (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché si dovrebbero vergognare ad appoggiare un'autonomia che spaccherà il Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento a titolo personale. Sono abbastanza sorpreso oggi dal fatto che nessun deputato di maggioranza stia intervenendo e, quindi, a differenza dei miei colleghi, non so se essere deluso…

PRESIDENTE. Colleghi del Partito Democratico, essere democratici. Prego.

LUCIANO CANTONE (M5S). Non so se essere deluso del fatto che la maggioranza mostri disinteresse per questo provvedimento oppure se essere preoccupato che, quando la maggioranza ha interesse per questo provvedimento, mostri, invece, la violenza fisica in quest'Aula, picchiando a calci e pugni un deputato. Quindi, non si capisce qual è la misura di questa maggioranza: o sta zitta e non fiata su un provvedimento che sta portando avanti, usando la forza dei numeri, oppure, quando decide di passare all'azione, lo fa con calci e pugni, picchiando un deputato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.127 Pellegrini, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 2.128 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Noi ci abbiamo provato, abbiamo reiterato, ci accontentiamo di quello che abbiamo avuto, che, comunque, non è poco. È la possibilità di replicare al Ministro, che, all'inizio della seduta, ci ha detto in un'unica soluzione, diciamo così, il punto di vista suo e della maggioranza sul complesso degli emendamenti proposti dalle opposizioni. Ci ha liquidato con un “così è se vi pare”, questo è. Ma la cosa più particolare è che il Ministro non ci ha detto di non essere d'accordo, il Ministro ci ha detto che non abbiamo capito niente.

Ci sta pure che non abbiamo capito niente noi, non ha capito niente la piazza dei Santi Apostoli, ma non avrebbero capito niente tutti i costituzionalisti contrari, gli imprenditori, i vescovi, la stragrande maggioranza delle organizzazioni sindacali, quindi è un pochettino debole come argomento.

Poi ci sono alcune cose che il Ministro non ci ha detto, che sono particolarmente importanti, visto che è stato anche il Ministro per la Semplificazione. Non ci può dire che non vuole far appesantire il meccanismo, ci dovrebbe dire, invece, qualcosa rispetto a un prevedibilissimo proliferare di iniziativa legislativa, di burocrazia regionale, perché c'è una moltiplicazione per 20 delle competenze esclusive. Quindi, Ministro, si semplifica o si complica questa volta l'organizzazione dello Stato dal punto di vista burocratico, dei costi, della macchina amministrativa nel suo complesso?

E, poi, a proposito del nostro emendamento, il Ministro non ci ha detto cosa succede sulla questione della fiscalità generale, cioè dell'attenzione della società sulla spesa pubblica, sui diritti universali, sui servizi universali, sul rapporto fra la fiscalità generale e i servizi universali. Perché, Ministro, lo so che questo aspetto della Costituzione non vi è mai piaciuto, ma questa Costituzione è programmatica, è un programma. Sì, è inattuata, però è un programma. In questa Costituzione non c'è scritto, oggi, che dipende da dove nasci, anche se è vero: oggi dipende da dove nasci, ma non c'è scritto, e quindi si può lottare per fare in modo che non dipenda più da dove nasci, e hanno lottato generazioni per far sì che non dipenda da dove nasci.

Voi volete fare una cosa terribile: voi volete scrivere nella Costituzione che dipende da dove nasci, questo è il punto. Noi non possiamo mettere nella Costituzione che dipende da dove nasci, e, per questo, ci opporremo fino in fondo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Credo che questo provvedimento, come abbiamo sottolineato, creerà enormi divari e diseguaglianze, e il fatto che le parti sociali non siano state coinvolte nell'iter di definizione degli schemi di intesa è molto grave, perché sappiamo che le intese delle singole regioni interverranno su materie fondamentali, lo abbiamo detto, come l'istruzione, la cultura, la gestione del territorio, con ricadute economiche, sociali e occupazionali. Quindi, la parola dei sindacati è fondamentale, ve lo hanno detto tutti, esperti, studiosi, le parti sociali, ma anche le parti datoriali.

Infatti, abbiamo citato diverse associazioni di categoria oggi che hanno detto che questo provvedimento è una schifezza e vi dovete fermare. Quantomeno, provate a coinvolgere i sindacati all'interno del procedimento per poter migliorare le condizioni di lavoratrici e lavoratori del nostro Paese in settori estremamente delicati. Vi invitiamo, ancora una volta, a fermarvi o, quantomeno, a valutare qualcuno degli emendamenti che stiamo proponendo, cercando di venirvi incontro, cercando di migliorare un provvedimento che è riconosciuto da tutti come una vera schifezza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento del collega Zaratti si interviene sul secondo comma dell'articolo 2 di questo disegno di legge, che afferma che, al fine di tutelare l'unità giuridica o economica, il Presidente del Consiglio può limitare l'oggetto. Quindi, sostanzialmente, secondo questa disposizione, è il Presidente del Consiglio a tutelare l'unità giuridica o economica. Questo è in contrasto con la nostra Costituzione, con l'articolo 87 della Costituzione, che afferma che è il Presidente della Repubblica ad essere il Capo dello Stato e a rappresentare l'unità nazionale.

Quindi, in sostanza, è palesemente incostituzionale. Ma il merito di questo emendamento, in realtà, è quello di prevedere anche un confronto con le forze sociali e le organizzazioni sindacali. Insomma, il concetto è questo: se non volete coinvolgere le Camere, almeno coinvolgete le parti sociali, almeno finché non arriverà la Consulta a dichiarare questo disegno di legge incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.128 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 2.132 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io voglio ricordare, suo tramite, ai colleghi, in particolare ai colleghi di Fratelli d'Italia - vedo, e lo ringrazio per la sua presenza, il presidente Foti che segue attentamente i lavori, e questo credo che sia un segnale molto importante - e, sempre per suo tramite, Presidente, a noi tutti che, come ci è stato detto dal presidente Foti molte volte, questo è un Governo politico e, allora, siccome la politica si fa con gli atti e con i fatti, io ho letto nella giornata di ieri un'interessantissima inchiesta che è stata fatta da la Repubblica, edizione di Napoli, sulla vicenda di Caivano. In particolare, ho trovato estremamente interessante quello che questa inchiesta dice e cioè che sono andati lì la Presidente del Consiglio, i Ministri, è stata fatta una piscina, è stata data attenzione a un territorio che assolutamente quell'attenzione necessitava, poi, però, ci sono state le elezioni e, quindi, il consenso, e la cosa che mi ha molto colpito è che, nelle tre sezioni delle case popolari, cosiddette il Parco Verde, su 1.344 voti la Presidente Meloni ha racimolato 54 preferenze. Questo mi ha molto colpito, perché trovo che, evidentemente, non si è compresa fino in fondo - e questo probabilmente è il consenso di cui sopra - quell'azione, che evidentemente non può limitarsi soltanto alla ricostruzione di una piscina, anche perché alla domanda che gli autori dell'inchiesta hanno fatto agli abitanti di Caivano - cos'è che vi manca? - nessuno di loro ha risposto che manca loro una piscina, ma hanno risposto che manca loro il lavoro.

Ecco, allora, lo dico per suo tramite, Presidente, al presidente Foti e al coordinatore nazionale Donzelli, visto che sono sempre molto attenti al consenso, non vorrei che quando vanno a rispondere o, meglio, quando la domanda su cosa manca verrà fatta alla ricerca del consenso, siano costretti, al Sud, a rispondere: l'autonomia differenziata, vi diamo. Perché sembrerebbe come quando veniva risposto a chi era affamato: vi daremo le brioche. Ecco, questa sembra un po' l'azione che avete messo in campo voi in questo momento e, forse, un alert dovrebbe arrivarvi, un campanello d'allarme dovrebbe arrivarvi, perché come è accaduto a Caivano, dove la Presidente Meloni ha racimolato soltanto 54 preferenze, può accadere, come già è accaduto al Sud, che Fratelli d'Italia perda molto di quel consenso. Fratelli d'Italia perde molto di quel consenso perché non riesce a spiegare che questa è una delle riforme più importanti su cui sta impegnando il Parlamento, impegnerà il Governo e sulla quale probabilmente saranno chiamati anche i cittadini a esprimersi e, ovviamente, parlo anche del premierato, parlo anche delle altre riforme costituzionali a cui state pensando. Ebbene, dovrete giustificare il fatto che, invece di occuparvi di dare lavoro, invece di occuparvi di lottare seriamente contro la povertà, invece di occuparvi, ad esempio, di emergenze nazionali, come quella del carcere, vi occupate di risposte del tutto teoriche, che probabilmente non saranno sufficienti e hanno dimostrato di non essere sufficienti proprio all'esito delle ultime elezioni, perché non avete risposto con il lavoro, non avete risposto con azioni concrete, ma avete risposto con l'autonomia differenziata, il premierato, la separazione delle carriere. Non ultimo, ricordo quello che è accaduto anche la scorsa notte, quando la Commissione giustizia è stata impegnata fino alle 4,40 sul tema dell'abuso d'ufficio, sul tema dell'interrogatorio di garanzia anticipato, sul tema del collegio che decide sulle misure cautelari, quando ci sono emergenze nazionali che stanno scoppiando, come ciò che sta accadendo nelle carceri italiane, di cui siete totalmente disinteressati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La tensione e le condizioni di vita e di lavoro in quelle carceri dovrebbero essere uno dei primi motivi per cui si fa politica, perché quelle condizioni di vita e di lavoro sono lo specchio della società e, invece, e chiudo su questo, Presidente, mi ha colpito anche la risposta data dal coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia che, di fronte al fatto che gli sia stato fatto notare che la Presidente ha preso solo 54 preferenze, ha risposto: è la prova che l'impegno della Premier non era a fini elettorali, come voleva dimostrare la sinistra. Ora, noi non abbiamo dubbi che fosse a fini elettorali, il problema è che non avete ottenuto il consenso che pensavate di ottenere, il problema è che non avete letto quali sono i problemi del Sud, il problema è che non riuscite a parlare a quel Sud e, come mi è capitato di dire più volte e ribadisco qui, ogni volta che il Sud si è allontanato dal Nord, il Nord si è allontanato dall'Europa e voi state portando l'Italia fuori dal contesto europeo, e questo sarà il problema di cui dovrete rispondere, non soltanto al Sud, ma anche al Nord. Ed è un problema se tutte quelle categorie economiche che spesso sono state anche di vostro riferimento, oggi, vi voltano le spalle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.132 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'emendamento 2.134 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Presidente, le dichiarazioni di questo pomeriggio del Ministro Calderoli sulla valutazione un po' alla volta - così, più o meno, ha detto - dell'impatto economico e finanziario di questo provvedimento sono gravi sul piano della credibilità attuativa e lesive delle prerogative del Parlamento, non sono credibili e sono pericolose, non solo per il Mezzogiorno, ma anche per il Nord, che finirà per vedere il suo dinamismo economico e produttivo intrappolato in una scala ridotta e frammentata. L'area settentrionale è una grande area integrata e interdipendente, che raccoglie almeno sette regioni fortemente legate tra loro sul piano economico, infrastrutturale e ambientale, collegata all'Europa centrale e questo provvedimento rappresenterà un passo indietro, con l'introduzione di ulteriori complessità burocratiche, oltre quelle attuali, e di articolazioni su temi strategici, un freno.

Noi chiediamo, con questo emendamento, che il Parlamento sia messo da subito nelle condizioni di valutare e intervenire su questi aspetti decisivi e non a valle dei decreti derivanti dalle intese, come lei ha detto. È evidente che la proliferazione di centri indipendenti di decisione porterà un aumento esponenziale dei costi e un abbattimento di benefici, tali che lo Stato centrale non potrà sostenerli. L'incertezza sui LEP e sulle risorse necessarie renderà una barzelletta la stessa ipotesi del premierato come contrappeso dei trasferimenti. Il Premier eletto direttamente sarà un patetico arbitro tra Stati indipendenti.

Ora, il Parlamento, in base all'articolo 81 della Costituzione, è chiamato a esprimersi, lo ripeto, esprimersi, discutendo, valutando e, nel caso, modificando i provvedimenti economico-finanziari e non a ratificarli, come lei ha esplicitamente affermato. Le ratifiche le fa la Duma russa, Ministro Calderoli, non il Parlamento italiano, le fa la Duma di Vladimir Putin, il vostro amico, lo ripeto, vostro amico, perché oggettivamente, se non per scelta, voi state favorendo il nemico numero uno dell'Europa e dell'Occidente, il quale brinderà dopo l'approvazione di questo provvedimento, perché avrà ottenuto, senza sparare un solo colpo di cannone, un risultato forse più importante dell'invasione dell'Ucraina: disgregare un grande Paese occidentale come l'Italia.

C'è, quindi, ancora una volta, materia per tornare a dire ai colleghi di Fratelli d'Italia e di Forza Italia una verità ormai evidente: siete vittime di un partito in declino elettorale, che nelle grandi città del Nord non arriva alle due cifre. Il nazionalismo della destra già fascista, mai rinnegato, è sempre avvelenato, perché prima o poi si schiera con i forti e contro i deboli e ieri come oggi con i nemici dell'Italia e della democrazia. Spetta a noi, in questa discussione, raccogliere - come abbiamo fatto nelle scorse sedute movimentate, dove abbiamo subito aggressioni, Presidente - il tricolore che state facendo cadere nel fango, come si disse dopo la guerra, e sollevarlo in nome non della Nazione, ma della Patria, una Patria democratica, aperta all'Europa, come sta scritto nella Costituzione e nel Manifesto di Ventotene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.134 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'emendamento 2.137 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo anche io, unendomi alle colleghe e ai colleghi che prima di me hanno manifestato con forza la nostra idea su questo provvedimento che spacca l'Italia e non fa altro che aumentare il divario di cittadinanza già esistente tra le regioni del Nord e le regioni del Sud. Si tratta di un divario nell'accesso ai diritti fondamentali nella loro garanzia, nella loro promozione e nella loro tutela. Un disegno di legge che provocherà danni irreparabili al Mezzogiorno e che colpirà quei territori, come la Sicilia, dove i servizi minimi essenziali sono già meno garantiti rispetto ad altre aree del Paese.

Con questo emendamento, al terzo comma dell'articolo 2, con riferimento al procedimento di approvazione delle intese tra Stato e regione, abbiamo chiesto - anzi, abbiamo provato a chiedere senza alcun esito, come è accaduto per gli altri emendamenti - di prevedere che lo schema di intesa preliminare tra Stato e regione sia approvato dal Consiglio dei ministri, sì su proposta del Ministro per gli Affari regionali, ma di concerto con i Ministri competenti.

Abbiamo avuto parere contrario e tra poco avremo l'ennesima bocciatura su una questione che per noi è quasi ovvia e scontata. Avete deciso di andare avanti senza ascoltare le opposizioni, né il grido d'allarme che proviene dal Paese e dalle piazze. State spaccando l'Italia, state permettendo che il Paese vada a due velocità, state permettendo che chi sta già male starà sempre peggio. Per voi questo è giusto, per noi è e rimane inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.137 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.139 Carotenuto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, mi rivolgo, per il suo tramite, ai colleghi della maggioranza, in particolare ai colleghi meridionali nella maggioranza perché, negli ultimi 20 anni, circa 2 milioni e mezzo di persone hanno già lasciato il Sud. Sono prevalentemente giovani con alta scolarizzazione. Si calcola che la popolazione del Sud diminuirà del 40 per cento e la percentuale di anziani sarà significativamente più elevata.

Ora mi viene il dubbio che in realtà i leghisti non siano razzisti, ma vogliano che i meridionali si trasferiscano tutti quanti al Nord (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Comunque, nei prossimi decenni si calcola che la popolazione meridionale passerà dagli attuali 19,8 milioni di cittadini a circa 12 milioni. Quindi, si sposteranno circa 8 milioni di meridionali.

Oggi, questo dovrebbe essere il problema di una forza politica che si dice nazionale, nazionalista e sovranista. Invece, stiamo assistendo all'ennesimo teatrino politico sulla pelle del Mezzogiorno e dei suoi cittadini. I diritti dei cittadini del Sud vengono svenduti non per maggiori diritti al Nord, ma per garantire al partito di Giorgia Meloni i voti della Lega, per avere in cambio l'ok sul premierato.

E così oggi, il Parlamento, guidato da una maggioranza che è rappresentativa, sì e no, del volere di meno di un terzo degli italiani, al Senato approva una riforma costituzionale che cambia l'assetto istituzionale e qui spacchetta il Paese, unico e indivisibile da Costituzione, in 20 staterelli in competizione tra di loro. La cosa è paradossale di per sé, ma al paradosso si aggiunge il fatto che con questo provvedimento il Parlamento estingue se stesso rispetto alle sue funzioni: siamo all'automutilazione.

Tante volte abbiamo sentito accusare - è un paradosso, ma noi siamo abituati ai paradossi - gli elettori del MoVimento 5 Stelle di voto di scambio, soprattutto quelli delle regioni meridionali, perché invece di votare le vostre “porcate” - mi sia consentito citare il Ministro Calderoli - hanno votato contro l'autonomia differenziata, contro il premierato e l'operato della Meloni. Li avete accusati perché rivendicano un diritto, come il reddito di cittadinanza, che significa avere diritto a una vita dignitosa. Si tratta del diritto a una misura che è presente in quasi tutta Europa e che è stata la prima che voi avete deciso di eliminare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma se accusate loro, che difendono il diritto a una vita dignitosa, allora cosa state facendo voi che svendete i diritti dei cittadini meridionali per far piazzare la bandierina all'autonomia differenziata della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Come potete fingere di non sapere che ci sono cittadini della Calabria e della Campania, tra cui ci saranno - immagino - vostri amici e parenti, che vivono a più di 50 chilometri dal primo presidio sanitario e che ci sono comuni che non hanno il personale sufficiente per garantire i servizi minimi ai propri cittadini e che non riescono a garantire la messa in sicurezza delle abitazioni e del territorio? Oggi di questo dovremmo parlare.

Dovremmo parlare del fatto che in questo Paese non si è mai riusciti a garantire la stessa spesa pubblica pro capite ai cittadini del Nord e a quelli del Sud e, invece, si continua ad alimentare la retorica, che non ha nessun dato scientifico a supporto, di un Nord operoso e di un Sud sprecone. I dati dicono altro e i dati li conoscete, li conoscete tutti, colleghi.

Allora, ditelo chiaramente, abbiate il coraggio di ammetterlo. Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia: il vostro obiettivo è solo quello di dissanguare ancora di più il Mezzogiorno, giustificandovi con una retorica razzista solo per gli interessi di pochi privilegiati. Quindi, smettetela di chiamarvi patrioti, smettetela di chiamarvi Forza Italia e Fratelli d'Italia. Da oggi, per noi meridionali sarete tutti, tutti appartenenti allo stesso partito: il partito dei traditori del Sud, il partito dei traditori d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ministro Calderoli, colleghi della Lega, se non avete trovato i soldi per i LEP, purtroppo, almeno cercate di ritrovare i 49 milioni che avete rubato e, almeno quelli, metteteli per finanziare i LEP (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Colleghi meridionali, solo un'ultima domanda: vi siete fatti bene i conti? Siete sicuri che vi conviene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.139 Carotenuto, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.142 Giuliano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Con questo emendamento ritorniamo su un tema che per noi è centrale. Vogliamo dare una mano a questa maggioranza e a questo Governo, assolutamente sordi e silenti. Vogliamo rimettere al centro della nostra azione il Parlamento che è stato totalmente escluso da questo provvedimento. Quindi, questo emendamento prevede proprio il coinvolgimento del Parlamento fin dall'avvio del procedimento di approvazione delle intese tra Stato e regioni, sia attraverso atti di indirizzo sulle intese preliminari, sia attraverso un successivo intervento sulle intese definitive.

Ma soprattutto prevede anche una fase istruttoria e una fase di ascolto - che per voi è un grandissimo sconosciuto - dei presidenti delle giunte regionali che chiedono l'autonomia differenziata, del presidente del consiglio delle autonomie locali e soprattutto dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che dovrebbe e sarebbe auspicabile che fosse ascoltato in relazione agli effetti che l'autonomia differenziata chiesta da una regione avrà sulle altre regioni.

Tra l'altro, il bello di questo provvedimento è proprio questo: una regione autonomamente deciderà di chiedere di potersi occupare di determinate materie o di determinate funzioni, ma l'aspetto negativo della richiesta di una regione andrà a ricadere sulle altre regioni. Siete stati veramente dei maghi in questo. Tra l'altro, all'interno delle stesse regioni che chiederanno l'autonomia differenziata ci saranno delle differenze e delle sperequazioni a seconda del diverso livello di autonomia differenziata che verrà richiesto. Tutto ciò, ovviamente, in barba a dei concetti che per voi sono assolutamente alieni, astrusi dal vostro agire politico, e cioè concetti come il principio di uguaglianza, il principio di unità giuridica, economica e sociale del nostro Paese.

Con questo provvedimento sostanzialmente certificherete - questo silenzio dimostra che una parte della maggioranza è in imbarazzo e una parte della maggioranza, invece, ne va assolutamente fiera - le disuguaglianze tra le regioni, certificherete le disuguaglianze tra le periferie, porterete all'isolamento completo di intere parti del nostro Paese; anziché fare provvedimenti per combattere lo spopolamento che aggredisce, soprattutto, le aree interne del nostro Paese, a livello proprio di Italia, poiché è un problema che riguarda indistintamente tutte le regioni, voi andate ad acuire, ancora di più, le differenze territoriali e andate a dare la morte a quei territori che si stanno già spopolando, perché rimarranno ancora più privi dei più elementari servizi essenziali.

Allora, il vostro progetto è davvero diabolico, perché sancisce per legge il principio della superiorità geografica e, soprattutto, il principio dell'anarchia regionale, per cui ogni regione potrà fare quello che vuole nei territori di propria competenza, senza quei vincoli di solidarietà e di compartecipazione su cui si basa la nostra Nazione e l'unità della nostra Nazione.

Allora, se questo è il vostro disegno - e, purtroppo, questo è il vostro disegno - a me quello che dispiace e che mi risulta ancora più paradossale è che questo disegno possa essere portato avanti e a compimento grazie ai voti di due partiti che, nel loro nome, in maniera assolutamente indegna, hanno la parola “Italia” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, lei sa bene a quali partiti mi riferisco. Allora, invece di parlare di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, quello che lascerete al Paese - e quindi vi consiglio di cambiare nome - sono soltanto, purtroppo, frammenti di Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.142 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'emendamento 2.146 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente, apprezziamo il fatto che il Ministro Calderoli sia tornato qui; eravamo partiti bene, nel senso che c'era stata finalmente un'interlocuzione tra il Governo e le forze di opposizione, un'interlocuzione che ci aveva consentito finalmente di entrare un po' nel merito e non soltanto di fare un monologo da parte delle opposizioni. Però, Presidente, questo è un emendamento molto importante e prima il collega Carotenuto ha fatto considerazioni che noi riteniamo assolutamente fondate, perché si basano su dati, purtroppo inequivocabili, che riguardano un fenomeno che per noi è uno dei principali problemi del Paese; perché, Presidente, questa destra e, in particolar modo, questo Governo se la prende sempre con quelle persone che sono costrette a fuggire da guerre e povertà per venire nel nostro Paese e per venire in Europa, ma non vede mai che uno dei principali problemi del Paese, in realtà, è rappresentato da quelle centinaia di migliaia di ragazzi che sono costretti ad andare via dal nostro Paese alla ricerca di lavoro futuro e opportunità in altri Paesi del mondo.

Allora, questo, Presidente, per noi è un emendamento molto importante, anche perché restituisce a una serie di regioni, in particolar modo quelle del Mezzogiorno - che non sono governate tutte dal centrosinistra, ma ci sono anche autorevoli presidenti, appunto, del centrodestra - la possibilità di mettere in discussione, appunto, l'autonomia differenziata e alcune delle intese previste da questo testo.

Siccome abbiamo capito che la notte sarà molto lunga e abbiamo capito anche che ci potrebbero essere dei colleghi, del Mezzogiorno in particolare, che potrebbero riflettere durante tutta questa nottata, io Presidente, le faccio una proposta, ovvero di prendere in considerazione la possibilità che l'emendamento venga accantonato e, quindi, di discutere nuovamente questo emendamento in una fase successiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. C'è una richiesta di accantonamento avanzata dall'onorevole Sarracino. I relatori che parere esprimono? Onorevole Stefani?

ALBERTO STEFANI, Relatore per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo all'Aula se c'è un collega che intenda parlare a favore e uno contro la proposta di accantonamento. Ha chiesto di parlare a favore della proposta di accantonamento l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà. Il Governo non esprime il parere.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, il collega Sarracino ha proposto semplicemente la possibilità di accantonare un emendamento per fare una riflessione. A quanto sembra, anche se stiamo reiterando le nostre proposte di dialogo e di confronto, non si ottiene alcun risultato. Tra l'altro, poiché non stiamo parlando di una riforma urgente o di un atto che, se non viene fatto subito, crolla il Paese, anzi esattamente il contrario, non riusciamo a comprendere per quale motivo anche la semplice richiesta di accantonamento sia vista come una sorta di tabù.

Perciò, noi invitiamo, ancora una volta, la maggioranza a riflettere sulla possibilità, addirittura, di un semplice accantonamento, sul quale il collega Sarracino e tutta la minoranza si sono visti un diniego assolutamente inspiegabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi che intendono parlare a favore? Nessuno.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 2.146 Bonafe'.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 49 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.146 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'emendamento 2.154 Scerra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Questo emendamento cerca di mettere una pezza a una delle conseguenze che possono essere relative a questo provvedimento scellerato di autonomia differenziata, che è quella di minare l'unità nazionale. Questo è un vero e proprio decreto “Spacca Italia” che vuole dividere l'Italia in due, Presidente. Anzi, la vuole dividere in 21; ci saranno 21 staterelli, con 21 gestioni di istruzione diversa, con 21 sanità diverse e abbiamo visto già la suddivisione e la disarticolazione della sanità quali disottimizzazioni hanno portato. La materia energia è una materia con riferimento alla quale, al livello globale, stiamo vedendo quello che è successo in questi ultimi anni e quanto sia importante che l'Europa sia unita e che ci sia una governance energetica al livello europeo per essere attori globali e poter fronteggiare le necessità energetiche per il nostro continente.

È ovvio che, se c'è una gestione energetica al livello regionale, il nostro Paese soffre, il nostro Paese non è competitivo, il nostro Paese non è ottimizzato. Questo non solo sull'energia.

Posso parlare della burocrazia, Presidente, perché è ovvio che questo provvedimento di autonomia differenziata peggiora la burocrazia del Paese, quindi, peggiora la competitività del sistema Paese, Presidente, oltre al venir meno del principio di uguaglianza che è sancito dalla Costituzione. I LEP, Presidente: il Ministro Calderoli diceva che non è riuscito a quantificare e che non sa se si tratta di 80 o di 100 miliardi di euro, ma - dico io - dove e come può trovare, questo Governo, 80 o 100 miliardi di euro, quando ha firmato e sottoscritto un Patto di stabilità che, nei prossimi sette anni, ci toglierà 85 miliardi di euro? Come fa questo Governo a trovare questi soldi quando nella prossima legge finanziaria serviranno 20 miliardi di euro solo per confermare tutto quello che è stato fatto nella legge di bilancio precedente e non avendo trovato neanche un euro? Come fa il Governo a garantire questi LEP?

È praticamente impossibile. Questo cosa significa, Presidente? Questo significa che i livelli essenziali delle prestazioni, semmai saranno trovati e semmai saranno redatti, non saranno mai e poi mai garantiti perché non ci sono le risorse finanziarie.

Questo significa un tentativo di spaccare il Paese e di attaccare il Sud, e questo tentativo, Presidente, è abbastanza evidente, è pianificato. C'è un partito di questa maggioranza che indossa le magliette dove c'è scritto: il vento del Nord. C'è un partito di questa maggioranza che ha voluto che fosse abolito il Fondo di perequazione infrastrutturale, che non fosse confermato il credito d'imposta per il Sud, per il Mezzogiorno. Infatti, il credito d'imposta per il Mezzogiorno - non lo dice nessuno -, un miliardo e 800 milioni di euro del credito d'imposta per il Mezzogiorno, è stato eliminato.

La ZES è un qualcosa che non funziona, di cui non sappiamo niente. Quindi, c'è tutta una serie di provvedimenti che va a minare la sostenibilità del Meridione, e questa maggioranza non capisce che, se farà questo, minerà la sostenibilità di tutto il Paese. Dunque, è un provvedimento scellerato e la maggioranza si dovrebbe vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.154 Scerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 2.157 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Ha sempre il problema di oggi pomeriggio, del microfono.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Le anticipo che chiederò anch'io l'accantonamento di questo emendamento, perché la considerazione generale che è stata fatta in queste ore di soliloquio che l'opposizione sta facendo per provare a dare un senso a questa discussione ha evidenziato che il percorso di approvazione delle intese, ma, in genere, il percorso che porta l'autonomia a diventare la legge “Spacca Italia” che è, ha ignorato completamente il Parlamento o ha ridotto il Parlamento a un ruolo di comprimario.

In realtà, la legge riduce tutte le assemblee al ruolo di comprimari, anche i consigli regionali, com'è noto, hanno un ruolo molto limitato nella gestione delle intese. Sembra quasi che il Ministro Calderoli abbia voluto limitare l'attuazione dell'autonomia a un rapporto fra esecutivi, e quindi, sostanzialmente, superando in maniera direi evidente il principio della rappresentanza popolare, sia a livello regionale sia a livello centrale. Ora, l'emendamento è veramente di buonsenso. Credo che - anche per darci l'idea che stiate non semplicemente guardando i cellulari o parlando fra di voi, ma che stiate facendo finta di ascoltarci, e anche nell'interesse di tutti quei colleghi parlamentari che vivono in regioni a guida di centrodestra, l'emendamento sia di buonsenso.

Infatti, esso tende a superare un inciso che, sostanzialmente, consente al Governo - nel caso in cui la Conferenza unificata non abbia, in 60 giorni dalla sottoposizione del progetto d'intesa, espresso il suo parere -, di superare la posizione della Conferenza unificata per mancata espressione del parere. Mi chiedo: ma non vi sembra quantomeno assurdo che voi parliate di valorizzazione delle autonomie, parliate di una legge che dovrà esaltare i livelli locali, e poi andiate a pretermettere - direi quasi umiliare - lo spazio, che è la Conferenza unificata, in cui quelle autonomie si esprimono?

Vi ricordo che voi guidate gran parte di quelle autonomie, soprattutto le regioni. Allora, mi chiedo: con che faccia rientrerete nelle vostre regioni e confermerete di avere votato una legge che, come è stato detto più volte nella discussione, non serve nemmeno alle regioni del Nord, ma, in particolare, una legge che è un ossimoro, un paradosso? Infatti, in questa smania di accelerare la definizione delle intese, travolge tutto e tutti.

In particolare, travolge anche quella parvenza di partecipazione democratica che la Conferenza avrebbe potuto garantire nell'analisi delle intese e che voi invece superate. Ebbene, chiedo, signor Presidente, davvero che il Governo possa rivedere la sua posizione e possa riconoscere il giusto e sacrosanto ruolo che la Conferenza unificata deve avere almeno nel processo di analisi delle intese. Senza questo minimo controllo - esercitato, ripeto, da un'istanza che è a stragrande maggioranza di centrodestra -, davvero mi sembra che il percorso prefigurato dal Ministro Calderoli sia un percorso davvero senza alcuna partecipazione democratica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Quindi, onorevole Stefanazzi, chiede comunque, l'accantonamento dell'emendamento? Ho inteso bene, chiede di accantonarlo?

Allora, chiediamo al relatore per la maggioranza il parere sulla proposta di accantonamento.

ALBERTO STEFANI, Relatore per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza? Non si alzi, non si preoccupi.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Presidente, la ringrazio, ma così mi dà l'opportunità di testimoniare a cosa servono le stampelle.

PRESIDENTE. Possono servire a tante cose.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Giusto per chiarirlo! Parere favorevole.

PRESIDENTE. Un collega a favore e un collega contro la proposta.

Ha chiesto di parlare a favore della proposta di accantonamento l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Noi crediamo che la prevalenza del principio di autonomia su quello di solidarietà rischi di consolidare la frattura già esistente nel Paese e di esasperare la differenziazione dei livelli delle prestazioni sul territorio. Per questo, chiediamo di accantonare questo emendamento, vi chiediamo di ripensarci, vi chiediamo di pensare a questo, assieme alla delegittimazione che c'è del Parlamento, che è già in atto, è stata aggravata. Come sapete, siamo fra i pochi gruppi che non erano favorevoli alla riduzione dei parlamentari.

Vediamo in questo provvedimento lo sbilanciamento dei rapporti tra il Parlamento e il Governo, con l'abuso - tra l'altro già oggi in campo - della decretazione d'urgenza, con il fatto che il Presidente Consiglio avrà la possibilità di firmare e il potere di iniziare a progettare quei rapporti privilegiati con le regioni. Insomma, un premierato rafforzato, la delegittimazione del Presidente della Repubblica e l'autonomia differenziata che spinge verso il ruolo sempre più marginale del Parlamento. Per questo, vi chiediamo di pensarci e di accantonare anche questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Nessuno chiede di parlare contro. Faccio solo presente che, con questa richiesta di accantonamento, il gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ha esaurito il numero di richieste, pari a tre, concesso a ciascun gruppo parlamentare su ciascun provvedimento, sulla base del criterio enunciato dalla Presidenza nella seduta dello scorso 12 giugno.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 2.157 Bonafe'.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 47 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.157 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.159 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.165 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'emendamento 2.166 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Da seduto, da seduto. Se vuole, si affatichi pure, prego.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). È la liturgia del momento. Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, cercherò di fare un ragionamento in un'Aula che mi dà la sensazione di essere assuefatta a una stanca liturgia. Ora, colleghe e colleghi, io capisco che non siamo a un concerto di Frankie Valli, però, quanto meno, un minimo di partecipazione ci potrebbe essere.

Da questo punto di vista, Presidente, io ho la sensazione di voler fare un intervento esistenziale, esistenziale, ha capito bene. In che senso, esistenziale? Guardate, colleghe e colleghi, non conta se io sia contrario o se qualcun altro è a favore dell'autonomia. L'essenza di questo intervento si poggia su una domanda essenziale: ma io chi sono? Noi chi siamo (Si ride - Applausi ironici di Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Onorevole Toni Ricciardi, noi possiamo fare anche dell'introspezione, però diventa pericoloso (Applausi). Però, prego.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Presidente, ho detto che facevo un ragionamento.

PRESIDENTE. Che poi sull'emendamento 2.166 sarà pregnante.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Mi segua, Presidente. Io chi sono? Noi chi siamo (Si ride)? Presidente, ovviamente chiedo al VAR i tempi. Bene. Perché dico questo? Qui dobbiamo capire: qual è la nostra funzione? Quando dico “noi chi siamo”, siamo legislatrici e legislatori? Sì. E chi siamo? I difensori della Carta costituzionale, dell'Unità d'Italia? Bene, allora mi consentirà, Presidente, tramite suo, di fare una citazione medica, visto che il Ministro Calderoli ha una formazione medica. Io ho la sensazione che noi, da questo punto di vista, siamo un po' come il medico. Peccato che il paziente, in questo caso, conosce il farmacista, si fa prescrivere la medicina, immaginando di poter ignorare la valutazione del medico periodica, per poi scoprire di intossicarsi con l'abuso di farmaci. Ora, noi siamo in questa condizione qui. Seguitemi, colleghe e colleghi. Presidente, io difficilmente ho mai assistito all'autoeliminazione di una categoria perché, guardate colleghi e colleghe, immaginare di non avere alcun ruolo dell'Assemblea elettiva della Camera o del Senato, in prospettiva significa cosa? Significa che, tra dieci anni, venti consigli regionali potranno fare un referendum e dire: le Camere a Roma a cosa servono? E l'evoluzione di questa cosa è scritta nella storia. Quando, negli anni Settanta, Guido Fanti immaginò la macroregione del Po e Manlio Rossi-Doria l'aveva immaginata nel Mezzogiorno, immaginando di costruire una forma di collaborazione macroterritoriale per integrare e avvicinare i servizi e quindi la garanzia dei diritti ai cittadini e alle cittadine, ebbene, rischiamo di vedere quella stagione tramutata, piegata, mortificata a un interesse di parte.

Guardate, io mi permetto di pretendere che venga messa a verbale: tra dieci anni il crinale sul quale noi ci stiamo incamminando rischierà, a un certo punto, di far svegliare qualcuno, come sono stati fatti i referendum nelle regioni, immaginando, in una domanda scontata, tu vuoi mantenere - sto semplificando - i soldi della nostra regione a casa tua, domani mattina ai cittadini e alle cittadine qualcuno potrà chiedere se siano favorevoli all'abolizione della Camera e del Senato, perché noi siamo in autonomia differenziata e ci gestiamo tutto da soli.

Quindi, vi invito - è un appello accorato che vi faccio - a riflettere rispetto all'assunzione di responsabilità in autotutela di tutte e tutti per la funzione che svolgiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per sottoscrivere e annunciare il nostro voto favorevole all'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, volevo dare dati, sempre dell'istituto di ricerca Svimez. Nel tempo che mi è rimasto darò quello del GIMBE. La povertà al Sud ha raggiunto nel 2022 livelli inediti: sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud, 250.000 in più rispetto al 2020. Invece, sono meno 170.000 al Centro Nord. La crescita della povertà tra gli occupati conferma che il lavoro precario e mal retribuito non garantisce la fuoriuscita dal disagio sociale. Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con persone di riferimento occupate è salita di 1,7 punti percentuali rispetto al 2020. Leggo questo dato perché c'è già una grande differenza tra il Centro, il Nord e il Sud e questa legge amplificherà un divario inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, dopo i LEP a babbo morto, di cui ha parlato il Ministro, dopo il dazio “quanti fiorini vuoi per superare il Po? Due fiorini, vediamo un po' cosa succede, poi torni indietro e altri due fiorini e vediamo che cosa succede”, in assenza, Presidente, di vincoli di solidarietà e compartecipazione, si sta facendo un'operazione gravissima, ossia istituzionalizzare le diseguaglianze in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Credo che davvero sia un'eresia stabilire che i diritti si possono godere in base al luogo di residenza. È una cosa che non è accettabile. In un'Europa che cerca di superare i confini, noi li mettiamo al nostro interno, in un sistema che rischia di diventare davvero ottocentesco, medievale e archeologico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Altri colleghi che chiedono di intervenire? No, allora passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.166 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 2.167 Carfagna. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È un tentativo, probabilmente inutile, di trasformare il parere che deve esprimere il Parlamento nell'accordo Stato-regione da non vincolante a parere vincolante. Che vogliamo fare? Il collega Toni Ricciardi chiederebbe: chi siamo? Vogliamo continuare in questo incedere verso lo svuotamento totale dei poteri dell'immagine del Parlamento? Il Parlamento dovrà esprimere un parere, a maggioranza, ovviamente, potrà essere vincolante nell'accordo tra Stato e regione oppure un parere non vincolante. Lo so che voterete per il non vincolante, ma molti di voi sanno che sarebbe opportuno, invece, votare per il vincolante. Si può mentire agli altri, ma non a se stessi. Sapete che stiamo sbagliando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente, per esprimere il voto favorevole del gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Per aggiungere, oltre alle riflessioni dei colleghi, che non si entra in alcun modo nel merito delle motivazioni sulla base delle quali le regioni possono richiedere maggiore autonomia sulle 23 materie.

Tra l'altro, questi negoziati, come provammo a dire, saranno condotti dalla Presidente del Consiglio, la stessa che ha voluto per sé stessa il premierato. Inoltre i LEP saranno definiti attraverso decreti legislativi - di nuovo un ruolo centrale solo del Governo -, tuttavia, nelle more dell'entrata in vigore di questi decreti, potranno essere determinati attraverso DPCM. Tra l'altro, il trasferimento delle funzioni e delle cosiddette “materie LEP” alle regioni potrà essere effettuato già dopo la definizione dei LEP e, così, la legge quadro e le singole intese non dovranno comportare costi per lo Stato.

Infatti, il Ministero dell'Economia e delle finanze non verificherà la corrispondenza. Per tutti questi motivi, sottoscriviamo anche l'emendamento delle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.167 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, intervengo al fine di poter avere, da parte di tutta l'Assemblea, chiarezza sull'ordine dei lavori. Io chiedevo se fosse possibile convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Foti, allora sospendiamo la seduta. La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata nella Biblioteca del Presidente. La seduta riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, grazie. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 22,55, è ripresa alle 23,55.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, in relazione all'andamento della Conferenza dei presidenti di gruppo, penso sia giusto ribadire quanto detto in quella sede e non essendo stato possibile, legittimamente, nonostante le diverse proposte, di trovare un accordo per quanto potesse riguardare l'ordine dei lavori, chiedo che sia votata la seduta fiume fino al termine del provvedimento, votazioni comprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, presidente Foti.

Come già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata avanzata la proposta, testé ribadita dal presidente Foti, che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla conclusione dell'esame del disegno di legge n. 1665, in materia di autonomia differenziata delle regioni a Statuto ordinario.

Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia fatta richiesta, darò la parola a un deputato contro e un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Chiede di parlare contro l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Signor Presidente, non possiamo, pur nel rispetto, ovviamente, della scelta compiuta dalla maggioranza, non rilevare l'ennesima forzatura che si fa: è stata decisa una “fiume” su un provvedimento che era già con tempi contingentati. Esiste un solo precedente - quello relativo alla legge di riforma costituzionale -, ma quella decisione avvenne dopo numerosissime sedute della Camera, dopo la votazione di oltre 500 emendamenti, di cui alcuni approvati e in presenza di una richiesta di oltre 3.000 subemendamenti, cioè in presenza di un atteggiamento, assolutamente legittimo, ma di ostruzionismo.

Qui c'è una forzatura assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! È la forzatura per la quale la maggioranza decide e il Parlamento deve sottostare alle sue decisioni, fuori da ogni logica di rapporto di correttezza tra maggioranza e opposizione. Non possiamo non rilevare questo, non possiamo non rilevarlo davvero con profondo disagio, che le chiedo di trasmettere al Presidente della Camera. Si sarebbe potuto evitare tutto questo se, fin dall'inizio, ci fosse stato un diverso atteggiamento, perché non possiamo non dimenticare che questa è l'ultima puntata di una serie di sopraffazioni nei nostri confronti, nei confronti delle opposizioni, iniziata - com'è stato più volte ricordato - con la decisione a tutti i costi di arrivare in Aula il 29 aprile, quando tutti sapevano che questo provvedimento non sarebbe stato approvato prima delle elezioni europee.

Allora perché correre in quella maniera in Commissione, tenere poi bloccato e adesso - lo ricordo signor Presidente - non ci troviamo in presenza di una legge di conversione di un decreto, non c'è una scadenza. Questo provvedimento è rimasto per mesi al Senato, non c'è una data di scadenza. L'applicazione dei tempi contingentati e, poi, della seduta fiume evidentemente, su un provvedimento come questo, forza - porta, diciamo, all'estremo - i regolamenti. Quindi riguardo questo, noi non possiamo non stigmatizzare e ribadire con forza che, così facendo, si alterano i rapporti tra maggioranza e opposizione e si va sempre di più verso quello che noi consideriamo un errore, oltre che uno sfregio della Costituzione, che si chiama “dittatura della maggioranza” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Avete i voti, è giusto che voi facciate le proposte che ritenete, ve le approverete ma cerchiamo, per una volta, ancora una volta, di cercare di rispettare un quadro di regolamenti e di buon senso. È una forzatura che non risponde a logiche istituzionali! È una forzatura che risponde a logiche politiche! Avete fatto un accordo di scambio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e lo state rispettando, dite la verità al Paese! Questo è quello che state facendo, e questo è uno sfregio nei confronti delle istituzioni, è uno sfregio nei confronti delle opposizioni, perché? Perché è la domanda. Che bisogno c'era, avete i numeri, avete i numeri abbondanti, perché fare queste forzature (Commenti)? Io credo che, da questo punto di vista, davvero, si sia superato, ancora una volta, un limite che non avremmo voluto veder superato: è il limite, sostanzialmente, per il quale logiche di tipo politico, accordi fatti non in questa sede, passano sulla testa delle istituzioni e dei rappresentanti dei cittadini, perché anche noi - e volenti o nolenti voi - rappresentiamo i cittadini e, da questo punto di vista, questo è uno sfregio innanzitutto a chi rappresentiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Colgo l'occasione, ovviamente, per ringraziare tutti i deputati e le deputate che hanno lavorato indefessamente per provare a migliorare questo testo che, come sapete, invece la maggioranza vuole lasciare così com'è, perché siamo davanti all'idea che questo Parlamento non possa mai modificare nulla. Siamo davanti a una Costituzione svuotata nei fatti, a un provvedimento che raggira quello che è il vero senso di questo accordo e di questo patto scellerato col premierato oggi votato al Senato.

Ma c'è un altro punto che non è stato detto. Noi non facciamo accordi con chi non rispetta il Parlamento, con chi non stigmatizza gli attacchi squadristi che abbiamo ricevuto nelle scorse ore, con chi non rispetta quella che è, in qualche modo, la massima del Parlamento, cioè discutere, ascoltarsi e provare a capire le ragioni profonde, e le ragioni profonde sono state raccontate da tanti, da tanti sindaci, da tanti presidenti di regioni, da tante associazioni, da tanti soggetti che avrebbero voluto essere ascoltati.

Voi non l'avete fatto, noi continueremo a farlo, e voi potete pure provare a chiudere il provvedimento entro domattina, entro domani, ma prima o poi ritornerete nel Paese e lì verrete battuti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Sì, grazie, Presidente. Intervengo sempre contro, perché noi avremmo voluto dibattere su questo provvedimento con serietà, serenità e capacità per addentrarci in ogni tipo di dettaglio, ma tutto questo c'è stato vietato da questa maggioranza, a partire dai lavori che sono stati fatti in Commissione. Il Parlamento, quest'Aula, sono stati letteralmente violentati da questa maggioranza, ed è una violenza che abbiamo subito anche nel modo squadrista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di attacco che abbiamo visto a un nostro collega soltanto per aver mostrato una bandiera e averla posta nelle mani del Ministro Calderoli.

A questo punto, per noi, non c'è alcun tipo di accordo con questa maggioranza. Siamo certi che la cittadinanza, la popolazione italiana capirà lo sfacelo che state facendo ai danni della nostra unità del Paese. Per questo motivo, non vi resta che affrontare serenamente questa notte, perché vi contrasteremo emendamento per emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi esprimiamo parere contrario alla richiesta della maggioranza di proporre una seduta fiume. Mi permetto di farlo con toni e argomenti diversi che, però, richiamano in particolare la maggioranza a una dignità che dovrebbe riconoscere al dibattito parlamentare, che ancora una volta ha deciso di calpestare. Deliberare oggi una seduta fiume significa semplicemente obbligare le opposizioni a un dibattito parlamentare nella notte per poter esaurire un tempo che avete forzatamente contingentato e che, secondo i calendari normali, si sarebbe svolto nella giornata di domani.

È l'ennesima forzatura che ci troviamo a subire nell'ipotesi che sia chiaro a tutti; a noi è chiaro che voi avete i numeri per approvare questo provvedimento, anche senza un accordo con le opposizioni. Qui non si tratta di fare un accordo con la maggioranza o di non farlo; si tratta di capire se questa maggioranza decide, finalmente, di assumersi la responsabilità di fronte al Paese di essere primariamente tutela del valore istituzionale. E questo dopo una settimana, quella scorsa, in cui abbiamo assistito ad uno scempio indegno.

Guardate, colleghe e colleghi, è iniziata la notte prima degli esami. Domani mattina avremo migliaia di studenti che svolgeranno il loro compito per la maturità, pensando di vivere in un Paese in cui il livello istituzionale viene primariamente tutelato da chi ha l'onore di doverlo difendere con la dignità. Questa forzatura notturna che ci avete imposto semplicemente dice la pochezza con la quale state vivendo questa istituzione. Se mi posso permettere, anche così, a futura memoria, su questo richiamo di precedenti sulla riforma costituzionale… colleghe e colleghi, non è finita bene con la riforma costituzionale! Quindi, state attenti a rifare esattamente le stesse cose (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Poiché nessuno chiede di parlare a favore, passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente sino alla fine della conclusione dell'esame del disegno di legge n. 1665 al nostro esame.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 54 voti di differenza.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Vergogna!

PRESIDENTE. Scusate… No, no, no, no, no, onorevole Serracchiani, lo dico a lei, perché ho sentito lei: nessuno, di qui in avanti, esce di un millimetro dal perimetro. Si parla (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Si parla (Commenti della deputata Serracchiani) … Non si rivolga così alla Presidenza, onorevole Serracchiani! Non si rivolga così alla Presidenza! Lei ha detto “vergogna”. Benissimo, non lo dice nessuno, si parla e si interviene sugli emendamenti…La prego di rispettare la Presidenza (Commenti della deputata Serracchiani)…Onorevole Serracchiani, la richiamo all'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi della maggioranza). La prego, onorevole Serracchiani, prenda posto, la prego (Commenti della deputata Serracchiani). No, no, guardi, la prego. La prego, ancora una volta. La prego per l'ultima volta…

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Se no che fai!

PRESIDENTE. Onorevole Serracchiani, la richiamo all'ordine (Commenti della deputata Serracchiani)… Onorevole Serracchiani, guardi, non mi costringa a fare quello che non voglio fare, non è un dialogo tra me e lei (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Onorevole Braga, richiami i suoi deputati, per favore, all'ordine.

Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente, sino alla conclusione dell'esame del provvedimento.

La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare, con voto dell'Assemblea, sospensioni a vario titolo della seduta stessa. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo respinto l'emendamento 2.167 Carfagna.

Passiamo ora all'emendamento n. 2.171 Bonafe' (a pagina 12 del fascicolo), sul quale i relatori per la maggioranza e il Governo hanno espresso parere contrario, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Lei Presidente, secondo gli articoli 8 e seguenti del Regolamento, è tenuto ad assicurare la buona conduzione dei lavori. Nella buona conduzione dei lavori, Presidente, non c'è il fatto né di commentare gli interventi dei parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), cosa che lei ha fatto per tutta la seduta, e non c'è neanche quello di richiamare, in maniera intimidatoria, i parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), come lei ha appena fatto, Presidente.

Allora, noi abbiamo grande rispetto e grande stima per il suo lavoro, ma lei qui rappresenta tutti e non si deve prestare a rappresentare la maggioranza tifosa. È chiaro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)?

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, la parola “intimidatoria” è una parola che non appartiene né al mio vocabolario, né al mio modo di vita. È per me inaccettabile che lei dichiari “intimidatorio”… quando io ho richiamato la sua collega, che si è rivolta dicendo “vergogna” di là, a essere soltanto rispettosa dell'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Chi vuole intervenire sull'emendamento n. 2.171?

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Si può dire, perché “vergogna” è un giudizio politico!

PRESIDENTE. Onorevole Serracchiani, guardi, se lei vuole intervenire, chieda di intervenire. Io non parlo con lei attraverso le urla. Se lei vuole intervenire, io le do la parola.

Qualcuno vuole intervenire sul 2.171 Bonafe'? Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Guardi, Presidente, credo che, se vogliamo concludere serenamente tutto questo lavoro, che ha già avuto pagine - diciamo - tutt'altro che edificanti, cerchiamo di rimanere tutti… C'è pieno rispetto nei confronti della Presidenza. Capiamo il suo ruolo, ma “vergogna”, dopo quello che è successo, è un giudizio politico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Non è stato dato un giudizio personale o offensivo nei confronti né della sua persona, né dei colleghi: è un giudizio politico, che io ribadisco. La scelta di mettere la fiume su un provvedimento che era già contingentato è una scelta ver-go-gno-sa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - I deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra scandiscono: “Vergogna, vergogna”)!

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, se lei si alza in piedi e definisce “vergognosa” la scelta, è un giudizio politico. Se lei, da seduto, fa, come sta facendo adesso la collega Serracchiani, non è più un giudizio politico: disturba l'Aula.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà (Commenti). Se consentite alla collega Ghirra di intervenire… Prego.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Posto che è vergognoso quanto è accaduto, annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.171 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'emendamento 2.182 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. È difficile provare a discutere nel merito degli emendamenti quando siamo di fronte a forzature di tale natura, quali quelle a cui stiamo assistendo dall'avvio del dibattito in Commissione. Era assolutamente possibile ripristinare un clima di serenità nel dibattito, anzitutto, se si fossero rispettate le regole democratiche che, invece, erano state forzate a più riprese.

Poi, sarebbe stato utile, durante tutto questo dibattito, poter interloquire e ascoltare anche le risposte, rispetto alle tante criticità che abbiamo evidenziato finora nel merito del provvedimento.

Inoltre, è vergognoso, al tempo stesso - me lo consenta -, che, su un provvedimento così importante, abbiamo un atteggiamento di totale reticenza da parte di tutte le forze politiche di maggioranza: questo è un altro giudizio politico.

Noi, con questo emendamento, continuiamo a chiedere quello che stiamo dicendo da ore e da settimane in Aula: il Paese è già diviso da anni. I dati sono inconfutabili, li stiamo rappresentando a più riprese, li hanno rappresentati tutti i colleghi finora. Ne parlano tutti gli operatori, gli stakeholder, tutte le agenzie ed i soggetti istituzionali che sono intervenuti.

I dati sono inconfutabili: la spesa pro-capite, oggi, dei cittadini del Mezzogiorno è di 14.000 euro rispetto ai 19.000 euro dei cittadini del Nord. La spesa per il welfare al Sud è di 66 euro, rispetto ai 184 del Nord. Solo il 30 per cento dei comuni al Sud ha l'assistenza domiciliare agli anziani. Solo il 20 per cento dei ragazzi e delle ragazze al Sud ha il tempo pieno, al contrario del 50 per cento dei loro coetanei al Nord. Solo il 20 per cento delle ragazze e ragazzi al Sud ha possibilità di beneficiare della mensa scolastica, contro il 50 per cento dei loro coetanei al Nord.

In questo contesto quello che serviva al Paese era mettere in campo misure volte a riunire e ricucire le distanze e le diseguaglianze esistenti. È quello che abbiamo provato a fare noi negli anni passati, creando quegli strumenti rivoluzionari - visto che si sono svolte, pochi giorni fa, le elezioni europee - che sono il Next Generation EU ed il PNRR, che rivendichiamo con forza, rispetto all'ispirazione ideale di un grande democratico quale David Sassoli, che hanno consentito, in Italia, di ricucire e che sono volti a ricucire le distanze e le diseguaglianze esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'esatto contrario di quello che state facendo voi con politiche folli, volte a tagliare il fondo perequativo; volte a ridurre le risorse per il reddito cittadinanza, colpendo soprattutto il Mezzogiorno; volte ad attaccare un pezzo di Paese per dare seguito alla vostra propaganda, a questo patto scellerato che state portando avanti e - come ricordava il collega Fornaro - a cui dovete tener fede, portando questa seduta in notturna. Di notte, col favore delle tenebre, proverete ad approvare questa riforma. È una riforma pericolosa per il Paese; è una riforma anticostituzionale, perché spacca in due l'Italia. È una riforma, guardate, che noi stiamo contestando per ragioni di merito.

Noi stiamo dicendo una cosa semplice: ma davvero ritenete e credete che sia tollerabile che ci possa essere, oggi e ancor di più in futuro, una discriminazione tra cittadini del Sud e cittadini del Nord, in funzione del luogo di nascita o di luogo di residenza? Noi stiamo chiedendo parità di diritti, servizi, opportunità, servizi sanitari, sociali, scolastici, del trasporto pubblico locale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Semplicemente questo: unità e coesione nazionale! Solidarietà! Questi sono i valori scritti nella Carta costituzionale: quella carta su cui avete giurato anche voi al Governo e che dovreste rispettare invece di strapparla nei valori, nei diritti e nell'ispirazione ideale, ogni giorno.

Peraltro, le contestazioni stanno arrivando da tutti i soggetti. Non è possibile che non abbiate tenuto conto nemmeno di una! Non ascoltate il Partito Democratico, non ascoltate le opposizioni. Ascoltate i membri del CLEP, che si sono dimessi mesi e mesi fa, in contestazione col lavoro che state facendo; ascoltate la Conferenza episcopale italiana; ascoltate Confindustria; ascoltate, da ultimo, i pediatri italiani che stanno dicendo che questo provvedimento lede il diritto alla salute e alla sanità delle ragazze, dei ragazzi e dei bambini nel Mezzogiorno! Ascoltate i vostri presidenti di regione: il presidente Occhiuto è stato il primo a rilevare, nelle scorse ore, ancora una volta, che sui livelli essenziali delle prestazioni state commettendo un errore clamoroso! E non bastano gli ordini del giorno! Abbiate il coraggio di votare i nostri emendamenti, altrimenti raccontate balle anche nella propaganda esterna!

Da ultimo - e chiudo, Presidente - ci permettiamo di chiedervi di fare una cosa ancora più importante: ascoltate quello che è il risultato delle elezioni degli scorsi giorni. Ci sono oltre 2 milioni di persone; oltre 2 milioni di cittadini al Mezzogiorno, che hanno detto “no” a questa riforma. Si sono opposti!

Voi siete oggi minoranza nel Paese e nel Mezzogiorno! Ascoltate tutti i cittadini che, con un gesto eroico, sono andati a votare e hanno messo una croce non per dire le idiozie della Xa MAS, ma per dire “no” all'autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! È una riforma secessionista che divide in due il Paese e ruba il futuro di questo Paese, del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.182 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'emendamento 2.216 Bonafe'. Ha chiesto di parlare la Presidente Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento è tra quelli che dovrebbero richiamarci al rispetto del luogo in cui sediamo. Purtroppo, in questi giorni, abbiamo visto scrivere, da parte della maggioranza, pagine che resteranno nella storia certo non più gloriosa di queste Aule. Abbiamo visto momenti di violenza. Abbiamo visto, addirittura, una Presidente del Consiglio descrivere quella violenza come una “reazione a provocazioni”: come se il diritto dell'opposizione di esprimere le proprie opinioni fosse riconducibile alla provocazione, o meglio come se fosse legittimo aggredire con violenza sulla base del fatto che qualcuno qua dentro tenta di esprimere un'opinione. Quello che noi scriviamo in questo emendamento è qualcosa che chiunque siede qui, chiunque ha ricevuto un mandato parlamentare, dovrebbe volere tanto quanto noi. Noi chiediamo che, una volta che questa riforma che divide il Paese in 20 Stati in competizione fra di loro, che cede competenze nazionali alle regioni impedendo di fatto che i cittadini abbiano gli stessi diritti che la Costituzione dovrebbe garantire loro - l'abbiamo detto tante volte -, ecco noi chiediamo almeno che quando si faranno quei patti per cedere quel tipo di competenze il Parlamento abbia voce in capitolo, il Parlamento possa parlare e invece no, voi volete esautorare il Parlamento anche in questo.

Noi stiamo vedendo un assaggio di quella che sarà la Repubblica che volete. Da un lato un Premier con i pieni poteri, che spazza via persino la figura di garanzia del Presidente della Repubblica e di qua 20 Stati in competizione fra di loro, che neppure riconoscono un ruolo al Parlamento. È questo che vogliamo colleghi? È questo il rispetto del mandato parlamentare che quanto noi avete ricevuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Chiedetevelo e di conseguenza votate questo emendamento; è per il rispetto del voto che vi ha portati qui che dovete votare questo emendamento. Voi siete responsabili verso i cittadini, non verso i capi dei vostri partiti che oggi vi impongono di votare una riforma che tanti di voi non condividono e non vorrebbero votare, se non in funzione di un baratto tra le forze di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ribellatevi colleghi, siete parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.216 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'emendamento 2.250 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, che tende a introdurre un principio, che lo schema definitivo di intesa venga approvato a maggioranza assoluta nei consigli regionali, di fatto però vogliamo introdurre due riflessioni di particolare importanza, visto anche il clima e il modo con cui stiamo procedendo a questa approvazione. La prima è una riflessione su che cos'è l'autonomia e cosa si intende per autonomia. Mi sembra che si voglia portare anche a livello regionale lo stesso schema che si vuole interpretare a livello nazionale: parlare a presidenti che chiamiamo indebitamente governatori, a cui riconosciamo il diritto di rappresentare realtà complesse come le regioni, sentiti, in maniera un po' distratta, gli enti locali.

Ecco, io credo che questo sia la vera negazione dell'autonomia, che fonda nei comuni un primo tassello fondamentale, un pilastro su cui costruire quel puzzle armonico che tende a raggiungere degli obiettivi condivisi, non a creare separatezza, divisione, diseguaglianze e mancanza, quindi, anche di vera democrazia. Ma l'altro aspetto, che credo sia ancora più importante, porta a riflettere su come stiamo affrontando passaggi tanto fondamentali di trasformazione del nostro assetto istituzionale, vale per l'autonomia differenziata, vale per il premierato. Noi siamo in un contesto dove dobbiamo fare i conti con un assenteismo impressionante, dove anche chi qua dentro si vanta di essere maggioranza in realtà ha dei numeri risibili rispetto alla rappresentanza vera dei cittadini con diritto al voto.

Chi anche alle ultime elezioni europee pensa di aver preso il 28 per cento, in realtà rappresenta poco più del 17 per cento dell'elettorato e chi, in questo momento, pretende di voler ridisegnare l'autonomia differenziata, cuba poco più del 5 per cento, perché questa è la realtà.

E questo cosa dovrebbe imporre? Dovrebbe imporre di rispettare due principi fondamentali del far politica. Il primo, che chi vince le elezioni ha il diritto di governare e ha ragione di governare, però dovrebbe rimanere con il dubbio di non pensare di avere sempre ragione, perché è un dubbio che deve sempre caratterizzare le vere maggioranze democratiche, che sanno ascoltare le minoranze perché sanno che anche nel pensiero degli altri c'è qualcosa di positivo ed importante a cui a cui poter attingere.

Il secondo aspetto, che riguarda invece il ridisegno istituzionale, è che le vere democrazie hanno come primo compito quello di preservare loro stesse dalle democrazie stesse, perché a volte i voti a maggioranza sono la negazione della democrazia, possono votare anche che non si è più democratici e, un po' alla volta, questo stiamo facendo.

L'avvertimento che mi sento di dire al Ministro Calderoli, che per l'ennesima volta ci vuol portare a una norma che poi la storia giudica in un certo modo, è che la politica non si fa guardando la biografia, fra l'altro piuttosto misera dei leader politici del momento, né tanto meno alla cronaca e alla convenienza dell'oggi, ma la si dovrebbe fare guardando alla storia, perché quando la politica si fa sulle biografie del momento, la si fa sulle convenienze e sulla cronaca e non la si fa con la storia, poi succede che chi la fa si volta indietro e si accorge che la gente non c'è più. Oggi la gente era in piazza, oggi siamo qua a cercare di difendere un'idea di democrazia che vale per noi, ma vale per tutta quest'Aula parlamentare. Domani saremo in piazza con i cittadini e le cittadine a dire no a questo abominio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.250 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'emendamento 2.253 Torto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Allora, con questo emendamento, chiedevamo semplicemente un monitoraggio dei costi dei centri di competenza per materia. Tuttavia, Presidente, ancora una volta arriva il “no”, ancora una volta questa autonomia differenziata, scritta in questo modo, è in realtà il disegno più malefico che Matteo Salvini potesse proporre a questo Parlamento e ai suoi alleati di Governo.

Sa perché parlo di disegno malefico? Perché qui si ripudia l'idea di uguaglianza e di equità dei cittadini e guardate che non sto parlando di due sinonimi, perché l'uguaglianza è un'uguaglianza di diritti, l'equità invece è un'uguaglianza di strumenti che si danno ai cittadini per raggiungere quei diritti di uguaglianza.

E, allora, per voi già i cittadini non sono tutti uguali e quindi non meritano gli stessi servizi. E allora a chi va il vostro “no” questa notte? Va ai più fragili, va ai più poveri, va a quelli più disagiati. Insomma dite “no”, ripudiando una serie di articoli della Costituzione italiana: l'articolo 3, l'articolo 32, l'articolo 33, l'articolo 34 e l'articolo 35.

Visto che a studio non siamo messi bene, magari adesso vi rinfresco un po' la memoria che, data l'ora… facciamo un po' i conti con la materia trattata dagli articoli e il collega, tramite lei, Presidente, continua a ridere, meno male.

Oggi dite “no” ai principi di solidarietà, dite “no” ai principi di parità, di salute pubblica, di trasporto e di istruzione pubblica. Collega, mi dispiace per lei, ma il Paese fuori…

PRESIDENTE. Ma guardi me. Si rivolga a me.

DANIELA TORTO (M5S). Sempre tramite lei, Presidente, il Paese non ha proprio niente da ridere. D'altra parte, la spregiudicatezza con cui vi siete scagliati contro la bandiera dell'Italia ci testimonia come siete. Le scene in quest'Aula hanno parlato molto meglio della voce di tutti noi. I pugni e i calci non li avete dati a uno di noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), i pugni e i calci li avete dati ai cittadini italiani, questa sera, che volete piegare a vittime di una politica egoista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), di una politica antidemocratica, di una politica malata e profondamente ignorante, colleghi.

E vi dico altro, perché dopo le parole del Ministro, due parole ha fatto in quest'Aula per dirci semplicemente che non ci sono i soldi per far camminare questa proposta e se non stesse sacrificando il Paese ci sarebbe quasi da ridere, perché va in scena il duetto Stanlio e Ollio, Salvini e Giorgetti: da una parte Salvini, che canta la messa e sventola il trofeo, dall'altra Giorgetti che, nel cestino delle offerte, non mettere neppure un euro. Ecco, questo rimane a fare qui Giorgetti, adesso capiamo perché la Meloni non lo manda in Europa, perché è lui che deve distruggere le stesse proposte del suo partito, della Lega Nord di Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Altre richieste di intervento? Nessuno? Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Questo emendamento, che non verrà approvato, dà la dimostrazione di quanto questo disegno di legge non abbia alcuna valutazione del futuro. Questo disegno di legge è costruito a “ma andiamo avanti e vediamo quello che succede”, perché la cosa importante era approvare il disegno di legge per la questione di scambio che è stata più volte ripetuta. Ma la questione… ho già finito?

PRESIDENTE. Ha un minuto.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). La legge è scritta male. Il problema è che, nel momento in cui non si approva - chiudo rapidamente, Presidente - un qualcosa che chiede di avere una stima dei costi economici e sociali derivanti dalla possibile moltiplicazione dei centri di competenza, avremo, allora, come Paese, una serie di problemi, perché non è stato definito nulla, perché ci sono leggi che verranno smantellate da eventuali accordi e perché, nel momento in cui non si approvano queste valutazioni, si va a fare solo un'imposizione da parte di chi ha il 28 per cento dei voti e gestisce questo Paese senza pensare che c'è un resto del Paese che questa autonomia differenziata non la vuole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. In effetti, poi, il carico fiscale, già secondo il tenore di questo disegno di legge, alla fine - parlo dell'articolo 6 - finirà col concentrarsi sui comuni, che dovranno provvedere anche all'esazione dei tributi.

Il punto è che già adesso la finanza comunale attraversa difficoltà di notevole momento e basta leggere quanto rilevato dalla Corte dei conti in un'audizione che è stata fatta presso la Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale. Leggo, giusto anche per chiarire la situazione attuale della finanza comunale: “È noto che per i principali tributi locali” - sarò brevissima - “in particolare per la riscossione dell'IMU e della TARI, gli enti incontrano difficoltà nell'incasso per la scarsa conformazione all'obbligo fiscale, anche dovuta alla situazione economica dei contribuenti” - e io voglio ripercorrere un vecchio adagio, che dice che le pecore vanno tosate, ma non vanno scorticate e, di questo passo, le andremo a scorticare - “ma talvolta anche per la ridotta capacità di accertamento imputabile a profili organizzativi non adeguati. Si origina così un forte tax gap tra i tributi effettivamente versati e quelli teoricamente dovuti”.

Con questo disegno di legge, questo tax gap ovviamente sarà enorme e aumenterà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.253 Torto, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.252 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo provando, in quest'Aula, a dare voce ai veri umori del Paese, umori che non vengono ascoltati dalla maggioranza e che hanno avuto la possibilità di esprimersi solo qualche ora fa in una piazza gremita, dove donne e uomini hanno manifestato, in maniera chiara, il loro dissenso contro questo provvedimento. Voi siete sordi alle sollecitazioni che stiamo provando a fare. È stato detto - lo ribadisco - che questo provvedimento spaccherà il Paese, aumenterà i divari che esistono fra Nord e Sud, farà crescere le disuguaglianze e creerà 20 legislazioni che non potranno che allontanare ancora di più l'Italia dall'Europa, perché uno dei problemi che verrà fuori sarà proprio l'incapacità di avere norme coerenti su tutto il territorio nazionale. Voi siete sordi a questo nostro grido d'allarme e il Ministro Calderoli passerà alla storia non solo per quello scellerato provvedimento normativo che riguardava la materia elettorale, ma anche per questo, che sarà certamente il provvedimento peggiore che la storia della Repubblica ricorderà.

Fortunatamente, se nel prossimo futuro non approverete una norma che abrogherà il referendum - perché pare che questa sia la china che questo Parlamento sta avendo ormai da due anni a questa parte -, il Paese farà giustizia di questa scelta scellerata che state assumendo.

Con questo emendamento, visto che, nel merito, non ci avete voluto ascoltare e nel contenuto della legge non ci state ascoltando, almeno proviamo a intervenire nella fase procedurale, perché uno dei grandi temi di questo disegno di legge è l'esautoramento totale del Parlamento.

Abbiamo sempre lamentato da parlamentari quanto questa assise sia stata deprivata negli anni di forza, di autorevolezza, di funzioni e di poteri, ma con questa norma stiamo sacramentando, in modo inequivocabile, questo percorso di destrutturazione del Parlamento. Il Parlamento si limita a essere soggetto che ratifica accordi già fatti. Proviamo, con questo emendamento, a restituire un briciolo di autorevolezza e di forza, creando le condizioni perché quanto meno si intervenga sugli accordi che vengono stipulati fra le regioni e il Governo centrale, quindi provando a restituire un ruolo di protagonismo a questa assise.

Ministro Calderoli, purtroppo, le devo dire che lei non passerà alla storia per questo provvedimento. Le consiglio di seguire quello che ha dichiarato oggi il suo collega Sangiuliano: magari provi a proporsi come assessore al comune di Bari, perché sarà un'ulteriore spinta per far vincere il candidato sindaco del centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, per sottoscrivere, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale per ribadire che spetterà, ahinoi, al Governo di fatto il compito di valutare se queste singole richieste di specializzazione siano da considerarsi eccessive sotto il profilo della creazione, appunto, di trattamenti irragionevolmente differenziati o frutto di troppe libere e incontrollate determinazioni. Quindi, si giocherà, per l'ennesima volta, su un terreno tutto politico o su un terreno costituzionale.

Poi, mi faccia finire con una considerazione: questo dibattito sul regionalismo differenziato gioca su questa ambiguità che, prima o poi, dovrà essere sciolta. L'ambiguità investe la questione di fondo del rapporto tra differenziazione e uguaglianza, tra competizione e cooperazione, in definitiva, tra particolarismo e coesione sociale e, ahinoi, se non sceglieranno i cittadini, allora, questo dubbio sarà la Corte costituzionale, per l'ennesima volta, a scioglierlo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.252 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.265 Carfagna.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Con questo emendamento si introduce la possibilità, da parte dello Stato, all'interno dell'intesa tra Stato e regioni e nell'ambito dell'intesa - quindi con un accordo tra lo Stato e la regione - di legiferare e di intervenire da un punto di vista amministrativo in quelle materie che sono oggetto di intesa laddove si ravvisi un interesse nazionale, di assicurare l'interesse nazionale o di approccio unitario nel Paese.

Io credo che non sfugga a nessuno, in quest'Aula, cosa sarebbe accaduto durante la pandemia, se, approvata l'autonomia differenziata vigente, così come previsto dal testo di legge, senza questo emendamento, ci fossimo trovati nell'impossibilità di legiferare o di gestire tutto ciò che ha riguardato l'intervento in ambito sanitario e l'intervento in ambito della protezione. Ma pensiamo alla questione delle bollette: non avremmo potuto fare gli sconti in bolletta alle famiglie e non avremmo potuto fare nessun intervento nell'ambito nazionale, perché le materie in tale ambito sono delegate eventualmente all'oggetto dell'intesa.

Allora, che nell'ambito dell'intesa nemmeno si vada ad accogliere che in virtù di un prevalente interesse nazionale si possa lasciare allo Stato, d'intesa con le regioni, di intervenire su queste materie è qualcosa che è al limite del masochismo, che stiamo andando ad approvare. Allora, siccome mi pare che il senso di patriottismo non manchi, almeno annunciato, in quest'Aula, vorrei invitare le colleghe e i colleghi a riflettere bene sull'oggetto di questo emendamento e, con un moto di patriottismo, riconoscere che il prevalente interesse nazionale sarebbe bene tutelarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.265 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo all'emendamento 2.267 Sarracino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Scusi…

PRESIDENTE. Era uno starnuto?

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Sì.

PRESIDENTE. Pensavo che ridesse con me. Quello fa bene, comunque. Prego, onorevole Serracchiani.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Scusi, Presidente. Sorridevo anche perché, mentre preparavo la discussione di questo emendamento, ho tirato fuori una proposta di legge presentata il 15 gennaio 2014, a firma Cirielli e Giorgia Meloni. In questa proposta di legge, la Presidente del Consiglio faceva diverse cose: prima di tutto, prevedeva l'abolizione delle province, che ricordo essere, ormai, altro vessillo che si vuole reintrodurre e far rinascere come la fenice, ma non capiamo ancora se è oggetto di scambio oppure no; aboliva le regioni, il che pone un dubbio rispetto all'opportunità di procedere con l'autonomia differenziata, visto che stiamo trasferendo alle regioni competenze, anzi, che state trasferendo alle regioni competenze, quando la volontà iniziale e originaria era addirittura quella di abolirle. Oggettivamente, non riusciamo a comprendere come questo si sposi con l'autonomia differenziata, a meno che, però, come veniva ben spiegato prima anche dal collega Fornaro, non vi sia al fondo semplicemente uno scambio di natura politica. Le istituzioni diventano, pertanto, il mezzo e non il fine, e il mezzo è quello di ottenere questo scambio all'interno della maggioranza, scambio che più volte abbiamo indicato e che continueremo ad indicare: il premierato per Fratelli d'Italia, che ingoia la cancellazione delle regioni, che ingoia la cancellazione e l'abolizione delle province, che ingoia - lo dico anche ai colleghi delle regioni a statuto speciale - la cancellazione della specialità delle regioni, che è un altro bel contenuto di questa proposta di legge del gennaio 2014. E, pur ingoiando tutto questo, lascia l'autonomia differenziata alla Lega, perché solo con l'autonomia differenziata la Lega dice di sì al premierato, e regala il conflitto costante con la magistratura a Forza Italia, attraverso strumenti come l'abolizione dell'abuso d'ufficio oppure la separazione delle carriere, ammesso che lo si farà, visto che sulla separazione delle carriere la Presidente del Consiglio non sembra ancora del tutto convinta.

Queste sono le ragioni politiche alla base di queste proposte. Non ci sono motivazioni di natura istituzionale. Non c'è un'esigenza di natura diversa. È per questo motivo, Presidente, che ribadisco quello che ho detto poc'anzi, e cioè la critica politica che ho fatto in precedenza. E quindi, quando dico che questo modo di agire e di utilizzare le istituzioni è una vergogna, le ribadisco che questa vergogna è presente in questo Parlamento, alla luce dell'iniziativa che viene portata avanti con determinazione da una maggioranza che abusa delle istituzioni, che le utilizza soltanto per questi fini di scambio di natura politica, di compromessi e trattative tra loro, e dimentica addirittura le idee originarie. E con l'idea originaria della Presidente Meloni, francamente, l'autonomia differenziata si sposa molto poco, perché, se volevate prevedere l'abolizione delle regioni, delle province e delle regioni a statuto speciale, non si capisce perché, con l'autonomia differenziata, dovreste, invece, dare alle regioni ancora più competenze e ancora più potere di quelli che hanno.

Ovviamente, se a tutto questo evitiamo di dare anche un quadro istituzionale e giuridico e, quindi, evitiamo di chiarire che, attraverso l'autonomia differenziata, si fa la differenziata della sanità, dell'istruzione, delle politiche energetiche, del trasporto pubblico - e potrei continuare -, allora forse i cittadini capiranno questo e lo capiranno, sa perché, Presidente? Forse non tanto e non solo per l'iniziativa politica che noi assumiamo all'interno del Parlamento, nel quale, ahimè, i numeri oggettivamente non li abbiamo, ma continueremo con determinazione a far sentire la nostra voce e a fare le nostre critiche politiche, anche quando questi assumono il termine di una vergogna, ma, aggiungo, che lo si capirà fuori, perché, rispetto a tutte queste riforme, saranno tenuti ad esprimersi i cittadini. E i cittadini capiranno esattamente quello che significa per loro, come lo stanno già capendo in quelle regioni nelle quali l'iniziativa politica della destra ha tolto diritti - li ha tolti, soprattutto, al Sud, ma li ha tolti anche al Nord, quando il Nord capirà che, con un Sud più debole, i primi che ci rimetteranno saranno proprio i cittadini del Nord - e lo stanno già capendo gli imprenditori del Nord e gli imprenditori del Sud lo faranno capire ancora di più ai cittadini. Questo significherà che quel consenso a cui sono particolarmente affezionati, piano piano, andrà sempre più scemando. Credo che questa sia l'origine di questo compromesso politico vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Serracchiani. Ci siamo intesi sul problema di prima: era soltanto il momento in cui pronunciare quel giudizio, che, fatto come adesso, per il buon andamento dei lavori, nulla quaestio, era soltanto una fase in cui lei non aveva chiesto di intervenire, ci mancherebbe altro.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.267 Sarracino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.270 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 2.271 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento è decisivo, perché è l'ultima chiamata, nel senso che, se approvassimo il testo del Ministro Calderoli, il Parlamento non avrà più potere di esaminare la trattativa privata tra le regioni e il Ministro Calderoli. Noi lo guarderemo, guarderemo le intese che arriveranno e dovremo così valutare.

Tramite lei, Presidente, mi rivolgo ai deputati eletti in una regione bellissima - vedo due deputati di Fratelli d'Italia, uno del MoVimento 5 Stelle -, parlo della Basilicata, dove ho avuto l'onore di essere eletto. Da quelle parti, la Lega Nord, in Basilicata, non arriva tanto, ma glielo spiegheremo, li inviteremo una volta in Basilicata a visitare quella bellissima regione. Perché mi rivolgo a loro? Non solo perché abbiamo ricevuto una lettera dal presidente di Confindustria Basilicata, non solo perché abbiamo le sollecitazioni e, ovviamente, non lo faccio per metterli in difficoltà, ma per fare una riflessione sul concetto di autonomia e di solidarietà, che viene a saltare.

Perché dico questo, Presidente? È abbastanza un mondo fantastico quello di Calderoli, dove il residuo fiscale delle regioni più ricche è un diritto, è efficienza per quelle regioni mantenere una parte di introiti e costruire le politiche regionali. Ma, quando si parla di estrazione di fossile, che la Basilicata dà in larga maggioranza a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quando si parla di risorse idriche, quello non è un diritto, quello è un dovere di solidarietà nazionale. Lì è l'interesse nazionale. Abbiamo una regione di mezzo milione di persone, con uno spopolamento avanzante, con ospedali e scuole che chiudono per il dimensionamento, a cui si risponde: il residuo fiscale è un diritto che a voi non interessa, perché interessa alle regioni che devono fare commercio, energia e politica industriale a modo loro. Però, attenzione, fratelli e sorelle della Basilicata, quando c'è da estrarre petrolio e gas, quando c'è da utilizzare l'acqua per tutto il territorio meridionale, zitti, perché quello è un dovere alla solidarietà nazionale.

Caro Presidente, non funziona e, non solo, non funziona negli articoli della Costituzione, ma non funziona nella pratica di un grande Paese. Noi abbiamo combattuto per anni, e lo farà questa maggioranza, in Europa, dove c'era qualcuno che diceva: i soldi nostri rimangono a noi, voi, del Sud, avete solo il dovere alla solidarietà e a pagare quello che c'è da pagare. Ma perché dobbiamo avere questo osceno, vergognoso - privo di qualsiasi logica e, quindi, di efficienza e solidarietà - sistema e metodo in un Paese che è unitario? La Basilicata ha dato grandi nomi, come Nitti, come Fortunato, grandi meridionalisti che avevano in testa solo il tricolore, la bandiera nazionale! Non erano secessionisti! E per questo ragionamento, questo provvedimento, se lo guardi dalla Basilicata rispetto alle regioni del Nord, non ha senso, perché non ha senso pratico nell'efficienza di un meccanismo nazionale che, fatto così, salta in aria. Cosa diamo? Diamo ad alcuni presidenti di regione una medaglia che è quella di dire: siamo padroni a casa nostra. Ma l'unico padrone - e mi rivolgo ai deputati, soprattutto di Fratelli d'Italia, che stanno spaccando il Paese - che dovremmo ascoltare e a cui dovremmo dare seguito è quello dell'interesse nazionale, che coniugato all'interesse europeo non può permettere un Paese che si frantuma in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra sottoscriviamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Presidente, intervengo per aggiungere una considerazione a quanto detto da Amendola. Dal punto di vista sostanziale, Presidente, se ci pensa, poter tornare allo status quo ante, di fatto, di questi accordi è di per sé una finzione, perché il processo che si innesca con la devoluzione, tanto più sono estese le materie - e qui parliamo addirittura di 23 materie e 500 funzioni -, tanto è, di fatto, reversibile. Cioè, potrà avere evoluzioni, potrà avere rotture di continuità, ripensamenti, ma certamente non si potrà tornare semplicemente indietro di dieci anni e le dico questo perché, se ci pensa, come si chiuderanno questi accordi? Con una cessazione? Con un termine, con una scadenza? Ma davvero ci sarà mai un Parlamento che toglierà quelle funzioni alle regioni? Insomma, questo processo rischia di essere irreversibile e gli unici che possono ancora controllarlo saranno i cittadini che vi batteranno nel referendum (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.271 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'emendamento 2.281 Sarracino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento, come diceva, poc'anzi, il collega Amendola, sta dentro il tentativo, che abbiamo fatto con diversi emendamenti precedenti, di provare a ritrovare un ruolo delle Camere nel procedimento di approvazione, nelle varie fasi, insieme anche agli emendamenti della collega Carfagna. Questo, nello specifico, sostanzialmente, ridà un potere per quel che riguarda i Regolamenti, cioè sostanzialmente dice che la deliberazione finale viene fatta dalle due Camere, secondo i rispettivi Regolamenti, quindi, rilanciando anche un ruolo di autonomia nella fase della decisione finale.

Purtroppo, mi sembra un tentativo che non troverà riscontro in una maggioranza che continua, dopo lo sprazzo di questo inizio di pomeriggio, del pomeriggio scorso, da parte del Ministro, a non motivare le ragioni della sua opposizione ai nostri emendamenti, rinunciando, io credo, ad un ruolo che è anche quello di discutere, di confrontarsi. È vero - e nessuno vuole accusarla di questo, evidentemente - che è un atteggiamento dal punto di vista regolamentare assolutamente accettabile, che non viola alcun Regolamento, ossia il fatto di non parlare, però, io credo che la questione sia da considerare anche sul piano politico.

Avremmo auspicato, come ci pareva avessimo iniziato oggi pomeriggio, un corretto dibattito, ma non lo dico solo per noi, lo dico anche per chi ci ascolta. Immagino un cittadino che abbia avuto la bontà di seguirci: avrà ascoltato decine e decine di nostri interventi e sostanzialmente un unico intervento da parte della maggioranza nella figura del Ministro e una raffica di “no” continua e costante da parte del relatore di maggioranza e del Governo. Insomma, sembra quasi un dialogo tra sordi.

È del tutto evidente che questo snaturi il ruolo del Parlamento, ma, come abbiamo già detto molte volte, anche questa, a mio giudizio dal punto di vista politico e non regolamentare, è una forzatura; è una forzatura, continueremo a ribadirlo in tutte le sedi, aver portato questo provvedimento nelle condizioni per le quali questa Camera è sostanzialmente spettatrice.

Un provvedimento come questo ha avuto nei fatti un'unica lettura e credo che questo sia veramente uno dei livelli più bassi del confronto, perché questo formalmente era un collegato alla legge di bilancio, ma - credo che su questo almeno si possa concordare - aveva una valenza di tipo sistemico certamente molto, molto significativa e avrebbe meritato, io credo, ben altro dibattito, ben altro confronto, ben altro ascolto delle nostre ragioni e anche delle ragioni della maggioranza.

Insomma, l'invito, che cadrà nel vuoto, è quello di dare un segnale, di dare un segnale del fatto che questa Camera semplicemente non è una buca delle lettere, ma è ancora in grado di fare le proprie proposte, arricchire un provvedimento e poter quindi, fino in fondo, rispettare la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, vorrei soltanto leggere una delle frasi che sta girando maggiormente, attualmente, sui social a sostegno della proposta del Ministro Calderoli e della maggioranza. Leggo il commento più light: ognuno è padrone a casa sua, se il Sud facesse un buon uso dei denari ricevuti, questa legge non sarebbe mai stata proposta, dovete essere puniti.

Questa è l'idea che è stata fatta passare negli ambienti del Ministro? Dovete punire il Sud perché voi vi sentite migliori, non lo siete, caro Ministro e cara maggioranza, non siete migliori dei meridionali (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), non siete migliori degli altri italiani, non siete migliori facendo una cosa che viene percepita anche dai vostri stessi supporter come una punizione nei confronti di quelli che voi ritenete cittadini inferiori. Il Sud darà una grande lezione di italianità anche a chi oggi cerca di spaccare il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.281 Sarracino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'emendamento 2.283 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Presidente, in realtà, vorrei partire facendo i complimenti al Ministro Calderoli, perché lui ha realizzato, dopo quarant'anni, ciò che loro sono andati raccontando in questi quarant'anni come Lega, cioè spaccare l'Italia. Lui è stato quello che ci è riuscito più di tutti e gli va dato atto di questo - a mio avviso - soprattutto perché ha prodotto un risultato nel risultato. Si è visto anche alle elezioni europee, perché è stato chiaro il messaggio che è arrivato dalle urne.

In questo emendamento noi proviamo a dire che, se c'è da parte delle Camere un dubbio su quelle che sono le negoziazioni sull'emendamento 2.283, a quel punto si possono riaprire i negoziati. Invece, il parere del Governo è negativo, si va avanti senza fermarsi mai e si sceglie la linea di voler fare forzature nelle forzature, stasera ne abbiamo visto un'altra. Ma, caro Ministro Calderoli, la risposta più importante è stata anche quella di oggi pomeriggio: donne e uomini insieme hanno voluto protestare in modo veemente, perché non solo si sta spaccando l'Italia, ma in realtà si sta scegliendo che una parte del Paese sia tagliata come un vagone verso l'Africa, soprattutto su cose importanti. La prima, sulle politiche sociali, sulla sanità, su quella che è la scuola e voi vi state assumendo una responsabilità. Una responsabilità enorme.

Faccio ancora appello ai parlamentari del Mezzogiorno d'Italia, della maggioranza: com'è possibile che non sentiate, per un istante, la responsabilità di creare una difficoltà di questo tipo su materie molto importanti? E poi la cosa più importante è stato l'intervento che ha fatto oggi Calderoli, o meglio ieri. Quell'intervento disegna che non c'è una visione, ma soprattutto dice con chiarezza che non ci sono le risorse per realizzare quello che loro immaginano di realizzare, facendo finta di avere risorse che poi sostanzialmente non hanno.

Allora, io penso che ci sia una volontà precisa: c'è stato uno scambio preciso dentro la maggioranza tra il premierato e l'autonomia differenziata a danno del Mezzogiorno e, a mio avviso, a danno complessivamente del Paese. Questa è una responsabilità che voi, come maggioranza, vi portate addosso pesantemente, molto pesantemente, soprattutto perché voi lo fate facendo forzature su forzature. C'è, da questo punto di vista, una miopia politica pesantissima che vi assumerete in tutte le sedi come responsabilità, soprattutto perché saranno gli enti locali, i sindaci, i consiglieri comunali, gli assessori e le organizzazioni datoriali - perché abbiamo visto quello che è stato l'appello anche di Confindustria da questo punto di vista - a dire “guardate che vi dovete fermare”. Invece, nulla: le organizzazioni sindacali, nulla, il Terzo settore, nulla. Tutto questo non è valso a nulla.

In realtà c'era e c'è una volontà chiara: spaccare il Paese in due. Far sì che, da questo punto di vista, ci sia uno scambio dentro la maggioranza; piegare le regole, da questo punto di vista, e non interessarsi di quello che è invece l'interesse reale del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.283 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'emendamento 2.284 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo affrontando l'ennesimo emendamento che pone a quest'Aula una richiesta semplice: rendere comunque centrale il ruolo del Parlamento e consentire alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica di avere una funzione nelle richieste di negoziazione, negli indirizzi e nei criteri. Non sono questi emendamenti sull'autonomia differenziata. Abbiamo idee molto diverse, radicalmente diverse: ci siamo confrontati e ci confronteremo. Tuttavia, su un tema non dovremmo avere divisioni: sul fatto che il Parlamento debba avere un futuro e debba avere un ruolo nel futuro del nostro Paese. Ho provato inutilmente a invitarvi ad alzare lo sguardo verso quest'Aula, verso la storia che abbiamo alle spalle, verso le bandiere che avete alle spalle: la bandiera italiana, la bandiera europea. Non è stato utile, ma una domanda mi rimane: chiedervi cosa si prova. Mi rivolgo ad alcuni parlamentari, in particolare i parlamentari che come me non hanno dormito la notte scorsa, perché hanno partecipato alla seduta fiume nella Commissione giustizia e non dormiranno questa notte perché stanno partecipando alla seduta fiume in Aula.

Devo dire che non so se nella storia parlamentare ci sono state così tante sedute fiume consecutive. Questa legislatura sarà ricordata come una legislatura estuario, in cui, un fiume dopo l'altro, andremo a raggiungere un unico obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sicuramente, la privazione del sonno ci porta a vedere le cose forse anche con maggiore lucidità. La domanda che faccio a questi parlamentari è: cosa si prova a votare sistematicamente contro il ruolo che deve svolgere il Parlamento di cui si fa parte?

Io questa domanda su che cosa si provi me la pongo, ma avendo avuto la possibilità di intervenire. Ho argomentato nella notte di ieri insieme ai colleghi e alle colleghe sulle differenze, perché noi non siamo convinti che faccia bene al Paese il patto che avete stretto, l'accordo di scambio che avete realizzato, e non faccia bene al Paese che non ci sia fra di voi nemmeno la fiducia per fare uno scambio politico anche in differita. Si può anche votare una riforma un giorno e una riforma dopo una settimana, non è forse necessario fare decine di sedute fiume per riuscire a votare tutti gli atti nell'arco di 24 ore. Io l'ho potuto fare argomentando: dal vostro punto di vista, invece, c'è stata purtroppo - e mi rivolgo ai colleghi di maggioranza - la necessità di essere qui e votare sistematicamente, senza mai intervenire, per due notti di fila.

Vi devo dire: non proverò a ricordare le pagine di storia, non proverò a richiamare quell'articolo 67, il nostro dovere di rappresentare la Nazione e di esercitare la nostra funzione senza vincolo di mandato, ho capito che non è un tema che viene condiviso da tutti all'interno di quest'Aula. Però, io un'immagine vi voglio consegnare ed è l'immagine di una sindrome, che si impara quando si è ragazzi. Io la prima volta che ne avevo sentito parlare ero rimasto molto colpito da questa immagine. Devo dire che questa immagine la sto rivedendo in quello che stiamo facendo in questa legislatura. Io non so quanti di voi conoscano la sindrome della rana, cioè il fatto che a un certo punto, se si prende una pentola, si mette una rana all'interno di questa pentola, si alza la temperatura e lo si fa non in maniera troppo eccessiva, ma piano piano, la rana non si muove. La rana potrebbe saltare in qualunque momento, potrebbero rovesciare, potrebbe non finire cotta, potrebbe cambiare il suo destino, ma lei, anzi, si lascia anche cullare da questo tepore che sente crescere intorno a sé, col piccolo problema che poi a un certo punto è troppo tardi perché la rana è bollita e non si può più saltare fuori da questa pentola.

Il rischio vero che noi stiamo dando alle nostre istituzioni, un voto dopo l'altro, un decreto dopo l'altro, un emendamento dopo l'altro, è che noi, in quanto parlamentari che potremmo in qualunque momento cambiare la direzione di queste riforme, portare in quest'Aula la voce delle nostre idee, preservare il ruolo del Parlamento nel futuro…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANDREA CASU (PD-IDP). …noi non solo stiamo scegliendo - ed è legittimo, è una prerogativa dei parlamentari - di non svolgere una funzione in questa legislatura, ma stiamo cercando e rischiando seriamente di comprometterla anche per le legislazioni future e, da questo punto di vista, l'invito è, veramente, votiamo e saltiamo fuori da questa pentola, finché siamo in tempo (Applausi dei deputati dei gruppi del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo) Intervengo solo per sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). L'autonomia, in sé, non è incostituzionale, è prevista dall'articolo 5 della Costituzione, dove si afferma che la Repubblica “riconosce e promuove le autonomie locali”. Il regionalismo, in sé, non è incostituzionale; pensiamo al Titolo V della Costituzione.

Qui, quello che è incostituzionale, però, è il modo col quale si attua l'autonomia e il regionalismo, perché è fondato sull'egoismo e non sul principio solidaristico che invece è contenuto nell'articolo 3 della Costituzione, dove si afferma che: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (…)”. Quando, quindi, si dice “è compito della Repubblica”, cosa si intende? Si intende, anzitutto, il Parlamento. Invece, noi, in questo momento, ci troviamo di fronte a un tiro alla fune fra il Governo da una parte, con il premierato, e le regioni dall'altra parte, e il Parlamento in mezzo, invece, come semplice spettatore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.284 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'emendamento 2.282 Cafiero De Raho. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Intervengo per sottoscrivere l'emendamento del collega Cafiero. Innanzitutto, questo emendamento è di buon senso che ovviamente non verrà accolto da questa maggioranza dall'alto della propria arroganza.

Ci troviamo qui, all'una di notte, nel buio delle tenebre, nel totale isolamento e nella delegittimazione del Parlamento, ad approvare una riforma scellerata.

Io vorrei aprire una riflessione. Mentre solo pochi giorni fa la Presidente Meloni sorrideva e stringeva le mani ai potenti del mondo, l'Italia finiva su tutte le pagine dei giornali di tutto il mondo per due fatti aberranti: il primo è l'aggressione al nostro collega Leonardo Donno da parte di una violenza squadrista, incontrollabile, e dall'altro, un'inchiesta, altrettanto abominevole, quella di Fanpage, dove emerge che i militanti di Gioventù nazionale, il movimento giovanile del partito di Giorgia Meloni, inneggiava al fascismo, faceva saluti romani e usava parole razziste e omofobe, riportando nel presente le pagine più buie del passato.

Ecco, per questi due fatti gravissimi, non è stata pronunciata in quest'Aula di democrazia, di civiltà e di uguaglianza nessuna parola di scuse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ancora oggi non avete chiesto scusa rispetto a questa aggressione squadrista e per aver riportato alla luce questi simboli di buio totale e nessuna parola di condanna.

Allora che cosa dobbiamo pensare, colleghi - io vi rivolgo veramente apertamente questa domanda - che cosa dobbiamo pensare? Soprattutto, qual è l'idea di democrazia di questo Governo, se un collega viene aggredito all'interno di un'Aula istituzionale? Pensiamo che cosa succede a un comune cittadino, fuori, che magari esprime liberamente il proprio dissenso. Pensiamo a cosa può succedere.

Un'idea è stata data vedendo quello che è successo agli studenti e alle studentesse, il cui manifestare pacificamente è stato represso con le manganellate.

Ecco, se un'aggressione viene derubricata a disordine, se l'aggredito viene punito quasi al pari dell'aggressore e di chi evoca feticci del fascismo, che segnale sta dando questo Parlamento? Che esempio sta dando questo Parlamento ai giovani? Sicuramente sta dando un segnale orribile, indecoroso, soprattutto dà il segnale che è giusto essere picchiati, che è giusto picchiare, che è giusto reprimere le idee in caso di dissenso, reprimere la libertà.

Ecco, vedete, colleghi e colleghe, questo clima di odio, di violenza, di intolleranza e di ostilità confluisce in riforme, come il premierato, l'uomo solo al Governo in un'ottica di quelli che erano i principi della P2, in un'ottica come l'autonomia differenziata, una riforma - lo ripeto - scellerata, che spacca l'Italia in due e crea disuguaglianze, disagi nei confronti dei cittadini e delle cittadine più vulnerabili; riforme come il disegno di legge Nordio, che abbiamo approvato, nelle tenebre, ieri notte e in cui vengono abbattuti i presìdi, nelle mani della magistratura per contrastare ovviamente gli abusi di potere, che vengono legittimati.

Ecco, tutto questo - devo dirlo, colleghi e colleghe - è inquietante, soprattutto perché chi siede in queste Aule del Parlamento presta un servizio allo Stato e ciò vuol dire ai cittadini e alle cittadine, non alle bandierine politiche, non è favoritismi politici, non per se stessi, non per le poltrone, ma per la democrazia e per il livello più alto dell'etica della politica; cosa che voi non state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Questo emendamento cerca di garantire l'interesse nazionale e di suggerirvi anche qualcosa che risponde a quello che il Ministro Calderoli dichiarava, qualche tempo fa, cioè che il Sud non va bene, non funziona, perché la classe politica non è in grado di gestire i fondi pubblici, di fare la messa a terra di tutto quello che arriva dal bilancio dello Stato. Peccato che le regioni del Sud, come quelle del Nord, sono governate da circa quarant'anni o dalle forze politiche di centrodestra o dalle forze politiche di centrosinistra. Allora, sarebbe auspicabile - così come questa autonomia differenziata va incontro alla cattiva gestione delle regioni del Sud - verificare come le regioni del Sud, invece, saranno in grado di fare meglio proprio grazie all'autonomia differenziata.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Partendo da un presupposto, ovvero che, se siamo tutti sulla stessa linea di partenza, cioè se i diritti civili e sociali sono garantiti allo stesso modo a tutte le latitudini del nostro Paese, allora sì che può essere utile differenziarci e vedere chi è che fa meglio, ma, nelle condizioni attuali, non so, forse vivete in un Paese diverso dal mio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.282 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo e parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'esame dell'articolo 2.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Intervengo come relatore di minoranza. Ora, colleghe e colleghi, come dicevo prima, io credo che questo sia l'articolo spartiacque di tutta questa vicenda. È il momento tra il “non più” e il “non ancora”, è il momento tra il prima e il dopo, è il momento in cui un corpo sociale, una categoria decide il proprio futuro. Presidente, io, ascoltando i richiami dei colleghi, gli emendamenti, gli appelli, mi sono chiesto: ma cosa passerà in testa ai colleghi e alle colleghe di maggioranza? In che maniera stanno vivendo questo momento? E quando io non capisco e non riesco a trovare le categorie interpretative, sa a cosa mi rivolgo? Alla letteratura, Presidente. Pensando agli scritti, alla letteratura, la nostra grande letteratura italiana, ho immaginato: ma le colleghe e i colleghi che si apprestano a votare, in una maniera convinta, l'articolo 2, in che categoria rientrano? E come si fa a capirlo, Presidente? Allora, mi è venuto uno scritto in mente, il romanzo di Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta. Per chi non ha avuto il piacere di leggerlo, c'è anche un gran film, che lo ha reso famoso. In questo film e negli scritti di Sciascia, ci sono cinque categorie, ognuno si scelga la propria: è letteratura Presidente, è letteratura…

PRESIDENTE. È che ce n'è una pericolosa...

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Ognuno si scelga la propria. Dopodiché, prima ascoltavo come si discuteva sul valore del termine “vergogna” e mi è venuta la seconda citazione letteraria. Questa volta di un caro amico compianto che non c'è più, che nel 2008 - molti di voi sicuramente l'avranno conosciuto e l'avranno letto, Francesco Durante - che era un fine letterato, giornalista, traduttore in italiano dei romanzi di John Fante - diede alle stampe un libro dal titolo sintetico, perché il titolo era in una lingua di questo Paese, il napoletano. E sapete qual era il titolo di questo libro che credo che, probabilmente, debba essere il sentimento che ognuna e ognuno di voi dovrà provare nel momento in cui quel tabellone si illuminerà e, obtorto collo, arriveremo a un risultato scontato? Il titolo del romanzo di Francesco Durante, Presidente, sa qual era? Scuorno! È questo il sentimento che voi dovrete provare esattamente tra qualche secondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Altri interventi in dichiarazione di voto sull'articolo 2? Nessuno.

Passiamo ai voti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Vorrei anche io fare uno scenario a breve termine: Veneto, Lombardia, ma mettiamo anche l'Emilia-Romagna. Le regioni più ricche del Paese, che insieme valgono il 40 per cento del PIL nazionale, di fatto mettono fine all'Unità d'Italia. Sanità, istruzione, musei, giustizia di pace, lavoro, sostegno alle imprese, trasporti, strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, ambienti, laghi, fiumi, rifiuti, edilizia, energia, enti locali, passano integralmente alle competenze di queste tre regioni. Il Veneto acquisisce la laguna di Venezia, la Lombardia il controllo del sistema universitario, l'Emilia-Romagna tutti i musei presenti nella regione. Di fatto lo Stato si ritrova privo delle leve essenziali per realizzare politiche sociali, culturali, ambientali ed economiche di respiro nazionale. L'amministrazione pubblica è disarticolata a causa della variabilità di competenze.

Di fatto, la solidarietà nazionale va in frantumi assieme alle nuove competenze individuate da oltre 500 funzioni attualmente gestite dallo Stato. Allora, come siamo arrivati a tutto questo? Perché si può dire che è tutta colpa della Lega, possiamo arrivare alla Padania, ai celti, ad Alberto da Giussano, alle ampolle del dio Po, al pratone di Pontida. Di fatto, tutto questo è diventato una grande questione nazionale capace di mettere in scacco la tenuta dell'unità del Paese. Cosa ci fa, però, assieme a queste pretese il più grande partito post… possiamo dirlo? Mi ha detto di sì… postfascista della storia repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Che cosa ci fa tutto questo? Fa un patto per il presidenzialismo. Sapete qual è il punto? Che le responsabilità saranno tutte vostre e non venite a dirci che sono i celti, quelli che vanno con le corna a Pontida: sarà tutta colpa vostra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ci sono altri interventi in dichiarazione di voto sull'articolo 2? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO URZI' , Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. C'è l'invito al ritiro per tutti gli emendamenti all'articolo 3 e, in caso di non accettazione, parere negativo e contrario.

PRESIDENTE. Il Governo? Ministro Calderoli, dà lei il parere? Prego.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. Parere conforme a quello del relatore di maggioranza. Lo voglio motivare, perché l'articolo 3 non è quello della proposta di legge di iniziativa governativa iniziale ma è frutto di un emendamento interamente sostitutivo di iniziativa parlamentare al Senato, che il Governo ha condiviso, così come è stato condiviso da tutta la maggioranza.

PRESIDENTE. Grazie, chiedo scusa, Onorevole Toni Ricciardi. Il parere del relatore di minoranza?

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Il parere è ovviamente favorevole a tutti gli emendamenti, nella speranza che ci sia l'illuminazione della provvidenza.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.2 Bonafe'. Nessuno chiede di intervenire? Ha chiesto di intervenire l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). “La vispa Teresa avea tra l'erbetta a volo sorpresa gentil farfalletta”… No, scusate, ho sbagliato recita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È un'altra storia quella che dobbiamo raccontare, è un'altra favola. Quella era una filastrocca, questa è una favola, non ho fatto in tempo a metterla in rima. È la favola dei LEP, c'erano una volta i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni che la nostra Costituzione dice che devono essere definiti e garantiti dallo Stato ma che la legge di bilancio dello scorso anno aveva deciso che devono essere, invece, fatti fuori dal Parlamento, quindi, fuori dal potere legislativo che dovrebbe occuparsene, affidate a un percorso procedurale con una Commissione che per noi avrebbe fatto una ricognizione, li avrebbe decisi. Una cosa persino eccessiva per questa maggioranza, tant'è che, in questa legge, per l'articolo di cui discutiamo adesso, si è deciso un percorso diverso. Diamo un contentino a questo dormiente Parlamento, per fortuna che siamo di notte, così dorme per qualche ragione. Diamogli questo contentino e permettiamo di tradurre dei principi, che non erano certamente principi di delega, perché erano principi di un percorso, descrivevano un processo. Non hanno niente a che vedere con un principio di delega, ma facciamo finta che siano principi di delega e quindi traduciamo i LEP attraverso un decreto legislativo che, quindi, potrà avere un parere, un parere del Parlamento che non si estenda troppo. Questo è quello che stiamo per votare, ma è una presa in giro, perché questo stesso articolo, al comma 9, dice che, nelle more di quei decreti che hanno tanto tempo per poter essere emanati, vale la procedura di prima, ma ci stiamo prendendo in giro? La procedura di prima volevamo superarla perché era una presa in giro del Parlamento e, invece, la riproponiamo. Quindi, questo è chiaramente un articolo che non sta in piedi e, per questo, ne proponiamo l'abolizione con questo emendamento.

Ma vorrei aggiungere un'altra chicca, chiamiamola così, cioè il fatto che questi livelli essenziali delle prestazioni, che, ricordiamolo, riguardano temi importantissimi, l'istruzione, la sanità, la tutela della sicurezza del lavoro, sono cosucce che noi affidiamo ad altri, mentre sarebbero forse l'obiettivo primo della legislazione del nostro Parlamento. Questa è la scelta, è una delle scelte incomprensibili che stiamo facendo in questa sonnacchiosa Aula. Però, dicevo che, in ogni caso, se li definiamo, a un certo punto in un qualsiasi modo questi livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti in modo uniforme sul territorio nazionale, siamo tutti d'accordo, vanno monitorati.

Però, la bellezza di questo articolo 3 è che prevede una cosa. Mentre nel caso delle regioni normali il monitoraggio dell'effettiva garanzia deve essere fatto come si fa con i LEA, con i livelli essenziali di assistenza per la sanità, invece, nel caso in cui la materia sia stata devoluta a una regione, il monitoraggio se lo fa da sola, se lo fa in casa con la sua commissione che decide: come siamo bravi a fare i livelli essenziali delle prestazioni. Fa un bel rapporto, dice: stiamo facendo tutto bene e speriamo che i criteri che vengono utilizzati non siano così diversi da quelli che vengono applicati alle altre regioni. Questo è il Paese che ci state creando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Preferisco: “la vispa Teresa avea fra l'erbetta a volo sorpresa gentil farfalletta”. Quella sì che era una cosa seria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del MoVimento 5 Stelle - Commenti).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'emendamento 3.8 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. In queste ore stanno nascendo dei bambini nel nostro Paese, come in tutte le ore dell'anno, e ognuno di loro ha un'aspettativa di vita diversa, a seconda della regione nella quale nasce. Questo articolo dovrebbe servire a limitare il rischio che il divario delle aspettative di vita cresca nei prossimi anni. Dopo le parole del Ministro Calderoli, noi sappiamo con certezza che questo divario, se dovesse essere applicata questa riforma, è destinato a crescere perché la rubrica che oggi reca livelli essenziali delle prestazioni e delega al Governo dovrebbe essere cambiata in “salto nel buio”. Questo è sostanzialmente ciò che ci ha detto oggi il Ministro; ma ciò che il Ministro oggi ha detto mi fa andare piuttosto a una considerazione che riguarda lo spirito del tempo.

Il Ministro Calderoli ha evocato correttamente il referendum del 2001. Io potrei richiamare anche il referendum del 2006 che vide una sconfitta della cosiddetta devolution. Io non so se la spinta che veniva dalla società fosse fatua, giusta o sbagliata, anzi lo so, ma non è questa la sede per discuterne. So che una spinta c'era. Non c'era nel Paese un luogo dove non si discutesse di federalismo e di autonomia, di sussidiarietà. Non c'era un'associazione di categoria che non ponesse il tema dell'autonomia e in Europa si produceva la più grande modifica della forma di Stato in Inghilterra della sua storia.

In gran parte dei Paesi europei si discuteva di questo. Io non vedo nulla di questo intorno a noi, in questo momento. E se devo dire la verità, lo stato catatonico della maggioranza mi sembra che ne sia la prova più evidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi oggi abbiamo dei corpi intermedi che vi hanno detto: lasciate perdere; in Europa non c'è nessuna discussione che va in questa direzione. È un dato politico ed elettorale importante quanto il fatto che il Governo non ha più la maggioranza nel Mezzogiorno; un partito, che non è certamente federalista né autonomista come Fratelli d'Italia, è il primo partito nel Nord Italia.

Allora, non credo che tutto questo sia avvenuto, perché Napoleone o Cavour hanno prevalso su Cattaneo, ma semplicemente perché abbiamo attraversato quattro anni nei quali gli shock conseguenti alla pandemia e alla guerra ci hanno detto che un Paese che reagisce con 20 velocità diverse, in un mondo caratterizzato da una sempre più grande instabilità, è un Paese più debole, più fragile. È un Paese nel quale le famiglie e le imprese non avvertono nessuna esigenza che vada in questa direzione. Questo frutto, oltre che essere un frutto avvelenato, è un frutto totalmente fuori stagione - questo è il punto fondamentale -, che viene raccolto soltanto in ossequio a un pezzetto del gruppo dirigente della Lega, perché, diciamola tutta, nel libro del generale Vannacci non abbiamo trovato nessun capitolo che riguardi l'autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora, stiamo parlando soltanto di questo: un gioco di vertice che non corrisponde più ad alcun tipo di sentimento popolare. Sul pratone di Pontida, quest'anno, non si chiedeva l'autonomia differenziata. Il Ministro Calderoli rischia di essere il tardivo esponente del crepuscolo di un movimento che, in questo Paese, ha detto qualcosa e oggi non sa dire più niente. Questo è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo a voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.8 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'emendamento 3.9 Bonafe'. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP), Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Intervengo sempre in qualità di relatore di minoranza, per i tempi. Ora, questo emendamento chiedeva un'ovvietà, una banalità. Chiedeva esattamente quella cosa che viene insegnata il primo giorno in cui ognuno di noi mette piede in questo luogo o che impara, il primo giorno, se fa il consigliere comunale, in un qualsiasi luogo di questo Paese. Ovvero, per tutto quello che tu immagini di voler spendere, per il servizio che tu vuoi erogare, devi trovare l'impegno di spesa, la capienza economica e, soprattutto, le risorse. Questo emendamento, colleghe e colleghi, ci chiede sostanzialmente cosa? Ci chiede di definire sull'intero territorio nazionale i LEP e, soprattutto, mi meraviglio - mi sia consentito - con gli uffici che hanno consentito una cosa che a un qualsiasi parlamentare non è mai consentita, ovvero quella di non definire le risorse necessarie. Perché questa è la domanda di fondo e l'indicazione che si pone questo emendamento. Perché lo dico ai tanti colleghi e colleghe del Mezzogiorno ai quali è stato raccontato che tanto l'autonomia differenziata non verrà mai applicata, perché non si troveranno le risorse, questo è falso. È falso, perché ci sono le regioni che hanno siglato le pre-intese che, nel momento in cui questo provvedimento sarà legge, possono partire immediatamente. Allora, chiedo a voi: scusate, avete dimenticato la stagione nella quale bisognava trasferire i Ministeri a Monza? Avete dimenticato la stagione nella quale Malpensa doveva sostituire Fiumicino? Mi chiedo se le regioni chiederanno tutte e 23 le deleghe, i Ministeri ubicati nella capitale d'Italia, i dipendenti di questi Ministeri che fine faranno? Perché questa è la domanda di fondo ed è la domanda di fondo soprattutto rispetto a un'idea incostituzionale, mi permetto di dire, del fatto di prevedere materie e LEP senza aver preventivamente individuato, sull'intero territorio nazionale, le risorse.

Ora voi potete anche sorridere rispetto a questa questione, ma domani mattina vi sveglierete, soprattutto coloro che vengono dalle regioni del Sud, e dovrete avere il coraggio e la capacità di spiegare alla vostra gente quello che vi apprestate a votare, non votando favorevolmente su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.9 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Riccardo Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.16 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'emendamento 3.49 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. L'articolo 3 reca la delega al Governo per determinare i LEP, è stato detto una delega in bianco, che non contiene le necessarie specifiche. Nel bilancio del 2023 è stata assegnata a una cabina di regia la definizione dei LEP, che saranno definiti con DPCM.

Con questo emendamento, signor Presidente, chiediamo che la definizione dei LEP assicuri, in qualche modo, il finanziamento integrale delle funzioni attribuite a comuni, province e città metropolitane, perché vediamo questo rischio: il rischio è che, alla fine, in questa “messa a terra” di questo provvedimento, sia l'anello più debole della catena, non tanto le regioni, quanto le istituzioni e le autonomie locali, quello più penalizzato. Proprio le autonomie locali che dovrebbero avere il rapporto diretto con i cittadini e finanziare direttamente i servizi alle persone.

Il rischio, che non vediamo soltanto noi, ma in realtà hanno visto anche alcuni soggetti auditi, è che proprio queste istituzioni siano le più in difficoltà, che, in qualche modo - come già sta avvenendo - si vedranno definanziati questi servizi.

Quindi ciò che è stato previsto - ad esempio anche dalla Corte dei conti - è che, ancora di più rispetto ad adesso, i comuni soprattutto si vedranno in qualche modo costretti a inasprire, ad esempio, l'esazione fiscale, a inasprire l'accertamento fiscale e, perché no, un domani magari il Governo si vedrà costretto a consentire ai comuni di reintrodurre l'IMU sulla prima casa. Questo avverrà quando - è stato detto anche dal collega Casu - sarà troppo tardi, quando la rana sarà già bollita e non si potrà più tornare indietro. Quindi, per questo, è importante prendere in considerazione questo emendamento e definire, in maniera precisa, il finanziamento dei LEP, soprattutto con riferimento alle funzioni attribuite alle autonomie locali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.49 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'emendamento 3.56 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Non vorrei apparire scortese nei confronti del Ministro Calderoli, né, tanto meno a quest'ora della notte, provocatorio nei suoi confronti. Voglio specificare che questo emendamento naturalmente, Ministro, lo abbiamo scritto ancor prima di ascoltare il suo intervento, che c'è stato nella giornata di ieri. Intervento tardivo, visto che per mesi ha taciuto, ma insomma in quella sede lei ha affermato una cosa che ci spiazza rispetto all'emendamento che abbiamo presentato: noi abbiamo chiesto, semplicemente, che ogni forma di autonomia sia sottoposta al fatto che vengano finanziati, prima di tutto i LEP, su tutto il territorio nazionale. Pensi che ingenui Ministro, abbiamo pensato addirittura che prima di fare queste forme di autonomia si debbano finanziare i LEP. Siamo veramente degli stupidi, noi lo comprendiamo, dopo che lei ha fatto quel brillante intervento dicendo che non è necessario programmare la spesa dei LEP, si vedrà di giorno in giorno. E pensare che noi immaginavamo che un Paese, un grande Paese, rispetto a una cosa così seria, per un investimento presumibilmente di oltre 100 miliardi, facesse una programmazione. Non è così evidentemente: noi questo emendamento comunque lo mettiamo ai voti, perché vogliamo sperare, fino in fondo, che il senso dello Stato dei colleghi e delle colleghe parlamentari in questo momento torni a galla. Guardate che non è possibile pensare che un provvedimento di questa portata possa passare senza alcuna modifica alla Camera dei deputati.

Siamo stati un mese e mezzo a discutere di autonomia differenziata, siete riusciti nel battere il più grande record che c'è al mondo: quello di stare zitti per un mese e mezzo senza proferire parola (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e, contemporaneamente, senza approvare neanche un emendamento, neanche una virgola! Si è eccepito molto sulla parola “vergogna” - e devo dire che è una parola che a me generalmente non piace -, ma per definire oggi questo vostro comportamento non posso utilizzare, mio malgrado, altra parola che: vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.56 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'emendamento 3.57 Ubaldo Pagano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Signor Presidente, questo emendamento insiste sull'articolo 3 del disegno di legge Calderoli e interviene, ancora una volta, sui livelli essenziali delle prestazioni. Ebbene, i livelli essenziali delle prestazioni prima erano una cosa seria, prima che voi ci metteste mano e la faceste diventare un feticcio così come, peraltro, rappresentato anche dall'intervento del Ministro Calderoli. Tra forzature e prese in giro, rischiano non solo di diventare la base per nuove barzellette nei circoli della Lega - un tempo Lega Nord - ma rischiano di far passare ancora una volta il Ministro Calderoli come colui il quale, per la seconda volta, si è preso beffa di un intero Paese. E se l'obiettivo principale di un uomo politico è quello di lasciare alla storia una buona ragione per farsi ricordare, evidentemente il Ministro ne ha lasciate ben due, per passare alla storia come il Ministro delle due “porcate” che sono diventate un oltraggio all'unità nazionale.

Tuttavia, a parte questa definizione, è evidente che tutto questo voi provate a farlo con il favore delle tenebre - qui non cito il Ministro Calderoli, ma cito la Presidente Meloni - e lo fate sapendo che questa pratica, come ormai l'avete autodefinita all'interno del vostro meccanismo molto limitato di discussione interna, di fatto rappresenta l'unico modo per tenere in piedi questa compagine governativa; perché, guardate, se vi foste interrogati su quale possa essere la funzione dei livelli essenziali delle prestazioni… Nel testo non avete neanche immaginato di racchiudere una possibilità di finanziabilità attraverso una fonte di finanziamento e, di fatto, avete reso lo strumento semplicemente una serie di parole su un testo che non potrà mai vedere la luce.

E allora noi con questi emendamenti vi stiamo semplicemente richiamando al senso di responsabilità, quel senso di responsabilità che vi è stato messo nero su bianco da quei parrucconi - e qui cito il Vicepresidente del Consiglio Salvini - dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che in una relazione che hanno lasciato alle Camere, dicono: “in un contesto in cui le prestazioni degli enti territoriali sono storicamente differenziate sul territorio, l'introduzione di LEP che implicano un aumento dei livelli delle prestazioni nelle realtà più deficitarie richiederà necessariamente il reperimento di risorse che, dati i vincoli di bilancio, potrà avvenire attraverso una redistribuzione di quelle esistenti fra gli enti interessati attraverso i meccanismi perequativi, oppure con tagli alla spesa delle amministrazioni centrali o, infine, con aumenti della pressione fiscale”.

E allora, la domanda che noi proviamo a raccontare all'interno di questi emendamenti che vi abbiamo presentato è la seguente: con quale fonte di finanziamento - atteso che le tre sono state benissimo rappresentate e spiegate dall'Ufficio parlamentare di bilancio - intendete finanziare i livelli essenziali delle prestazioni? La sensazione è che voi non intendiate intaccare nessuna di quelle tre voci, ma semplicemente fare in modo che tutte quelle materie non LEP possano rappresentare la medaglietta da appuntarsi al petto di qualche governatore alla ricerca di una visibilità oltremodo rappresentata soltanto sull'altare del dio consenso personale. Ma questa Repubblica, a furia di colpi personalistici, corre il rischio di diventare un mostro da cui nessuno si salva. Ecco, Ministro, per il tramite del Presidente della Camera: provi ad auto-rappresentare questa storia dignitosa di permanenza nelle istituzioni repubblicane non con il ricordo orrendo di chi in realtà si è autodefinito “portatore di porcate multiple” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.57 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'emendamento 3.59 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Abbiamo cercato di dirlo in ogni modo possibile, questo provvedimento fa acqua da tutte le parti. Ed è imbarazzante che su una questione così importante e penetrante riguardante i diritti dei cittadini si stia legiferando con questa superficialità ma, d'altronde, noi sappiamo perché succede tutto questo, perché in questa maggioranza la smania di portare a casa l'autonomia differenziata è molto più forte del rispetto per le istituzioni e per i principi della nostra Costituzione. Altro che attuazione della Carta, state umiliando la nostra Costituzione.

Uno degli orrori di questo disegno di legge riguarda i livelli essenziali delle prestazioni, su cui c'è uno strafalcione giuridico, innanzitutto, fatto probabilmente per prendere due piccioni con una fava: accontentare le opposizioni che hanno denunciato l'assurdità di determinare i LEP con un DPCM, ma tenendosi le mani libere per adottare comunque i decreti presidenziali, perché nemmeno vi siete preoccupati di abrogare il vecchio sistema, mentre ne scrivevate uno nuovo e adesso abbiamo due procedimenti paralleli per definire i LEP e la possibilità, per il Governo, di utilizzarli entrambi a suo piacimento.

Lo avete ammesso voi stessi, non più tardi di tre settimane fa: c'è un vulnus, un cono d'ombra che ancora taglia completamente fuori il Parlamento dal processo di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Eppure siete andati avanti diritti come un treno, perché avete fretta, avete smania. La situazione è quella che stiamo raccontando da due settimane: una legge scritta male, che avrà conseguenze catastrofiche sui divari che già descrivono due Italie profondamente diverse tra di loro.

Con questo emendamento - l'ennesimo che, sappiamo, verrà ignorato -, chiediamo quantomeno di fare un po' di chiarezza sui livelli essenziali delle prestazioni, indicando alcuni principi sulla base dei quali il Governo dovrà adottare i decreti legislativi. In primo luogo, chiediamo che siano determinati sulla base di un dato oggettivo, ossia sui fabbisogni standard, perché non possiamo rischiare che persino la determinazione dei LEP si trasformi in una enorme presa in giro, ad esempio prendendo come riferimento la spesa storica che, ancora oggi, è foriera di disuguaglianze fra Nord e Sud; in secondo luogo, pretendiamo che i LEP siano determinati in tutte le materie o ambiti di materie cui siano riferibili e non - come credete di poter fare voi - in una sorta di dinamica à la carte, a seconda della convenienza; infine, il punto più determinante dell'intera questione, ossia il finanziamento.

È stato già detto in quest'Aula, ma lo ribadisco ancora una volta: con questo disegno di legge, avete provato a far credere agli italiani che l'autonomia possa avvenire a costo zero. Una truffa che si fa gioco dell'intelligenza dei cittadini. Allora, diciamolo chiaramente: i LEP costano, i diritti costano, garantire un servizio laddove oggi non c'è ha un costo da affrontare. Per questo, la politica seria avrebbe dovuto fare una scelta di serietà, come chiediamo di fare con questo emendamento. Determinare i LEP non basta, signor Presidente, bisogna assicurare le risorse necessarie per il loro finanziamento.

Per chiudere, Presidente, questo è l'ennesimo emendamento che presentiamo non per ragioni ostruzionistiche, ma per dimostrare, soprattutto ai colleghi del Sud della maggioranza, tutti gli errori che si stanno facendo, errori che porteranno a un drastico peggioramento della vita dei nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.59 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Come d'intesa, essendo le ore 2, a questo punto, sospendiamo la seduta per 10 minuti e riprenderà alle ore 2,10. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 2 del 19 giugno, è ripresa alle 2,12.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Passiamo ora all'emendamento 3.62 Zaratti sul quale il relatore per la maggioranza e il Governo hanno espresso parere contrario, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.62 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo ora all'emendamento 3.75 Carfagna. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questo è un ulteriore nostro tentativo di restituire dignità e ruolo al Parlamento, con riferimento agli aggiornamenti sui LEP. Ancora una volta dobbiamo scegliere se il Parlamento deve avere un ruolo con dei pareri vincolanti o non vincolanti: cioè, se vogliamo decidere che, negli accordi Stato-regione, il Parlamento deve avere un ruolo, attraverso un suo parere che può vincolare e può significare qualcosa; oppure, decidiamo noi di estrometterci completamente nel rapporto tra il Governo e le regioni, con riferimento anche all'aggiornamento dei LEP. Veramente un autolesionismo di quest'organo, che decide di tirarsi fuori dalla partita, capovolgendo tutto l'assetto istituzionale e costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.75 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'emendamento 3.79 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sorrido un po' amaramente, perché questo emendamento è un emendamento praticamente al ribasso. In una situazione di completa esautorazione del Parlamento, si richiede di coinvolgere degli organi più ristretti che, però, rispecchiano un minimo la volontà del Parlamento e la composizione parlamentare.

Ritrovarsi a discutere, fare una dichiarazione di voto su questo emendamento in una seduta fiume alle due di notte, dopo la forzatura del portare il provvedimento in Aula il 29 aprile, dopo le forzature in Commissione, dopo che ci sono state addirittura delle aggressioni fisiche per accelerare la discussione a tutti i costi di questo provvedimento, impedire la legittima protesta delle opposizioni, arrivarci così a chiedere in tutti i modi possibili che il Parlamento venga anche solo minimamente coinvolto nelle discussioni che concernono le intese per quanto riguarda l'autonomia differenziata, francamente è desolante.

Io, insomma, lo dico tramite lei ai colleghi, non sembra anche a voi umiliante lavorare così, in questo modo? Io da due anni siedo in questo Parlamento e non ho mai avuto l'impressione che ci fosse un sincero dialogo, una minima forma di dialettica tra opposizione e maggioranza che consentisse di svolgere il compito per cui siamo qua, che è rappresentare i cittadini italiani, rappresentare i nostri territori e farlo anche veramente secondo le regole della democrazia parlamentare, che implicano che ci sia non un muro contro muro, ma un minimo di venirsi incontro tra maggioranza e opposizione. Questo atteggiamento è impossibile da rintracciare, non solo negli ultimi mesi per quanto riguarda l'autonomia differenziata, è impossibile da rintracciare negli ultimi due anni, da quando il Governo Meloni si è insediato.

Allora, approvare questo emendamento, che chiede di coinvolgere proprio nei termini minimi delle Commissioni competenti, come la Commissione bicamerale per le questioni regionali e la Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità, è un minimo atto di decenza che quest'Aula può fare in una situazione in cui già questo Parlamento è stato svilito, già questa Camera è stata ampiamente umiliata in questa seduta notturna, che di per sé è effettivamente umiliante, è una vergogna e ci porta a fare il nostro lavoro male, in un modo che nessuno di noi si merita, ma neanche il Paese e le persone che rappresentiamo, credo.

Quindi, penso che il parere su questo emendamento dovrebbe cambiare, penso che l'atteggiamento della maggioranza su questo provvedimento dovrebbe cambiare. So che è troppo tardi e che siamo arrivati a un punto in cui semplicemente si è scelto di tirare dritti, c'è in gioco uno scambio di natura politica tra premierato e autonomia differenziata, il dado è tratto, ma noi comunque queste cose ci teniamo a dirle in quest'Aula, perché noi a quest'Aula ancora un po' di valore lo diamo. Quindi vi chiediamo di tornare sul vostro passo, di approvare questo emendamento o, ancora meglio, di ripensarci completamente su questo provvedimento, che è un disastro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Presidente, abbiamo avuto finalmente gli ordini del giorno, dai quali emerge chiaramente l'ipocrisia - mi rivolgo ai colleghi di Forza Italia - l'ipocrisia di questa maggioranza. Questi ordini del giorno intervengono su due aspetti, l'uno relativo alle materie LEP, in cui si chiede di non avviare negoziati e non procedere nel confronto congiunto, finché i LEP non siano determinati, e l'altro invece si riferisce alle materie non LEP e si chiede la previa predisposizione di un'analisi di impatto della regolamentazione, che tenga conto della valutazione degli effetti delle ipotesi di intervento normativo e regolamentare regionale.

Orbene, è di tutta evidenza che c'è una forza politica, Forza Italia, che contrasta alla radice questo provvedimento, con riferimento sia alle materie LEP sia alle materie non LEP, praticamente tutto, ma non ha il coraggio - anzi, permettetemi - la dignità di elevare questo proprio dubbio ad emendamento, ma lo traduce, lo riduce e lo mortifica ad un ordine del giorno, ben sapendo noi qual è la diversa efficacia e la diversa portate, la diversa natura dell'ordine del giorno rispetto all'emendamento. Questo è gravissimo, perché scolpisce chiaramente le divisioni interne alla maggioranza.

Qui non c'è alcuna visione comune. C'è esclusivamente un accordo politico della più bassa specie, teso a fare strame del nostro ordinamento per interessi di basso potere, di bassa politica e in più la mancata dignità di tradurre le obiezioni tecniche e politiche in atti che, dal punto di vista parlamentare, siano efficaci, emendamenti.

E davvero, Presidente - lei mi censurerà - dico, con chiarezza e con fermezza: vergognatevi! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.79 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'emendamento 3.80 Boschi. Nessuno chiede di intervenire.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.80 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'emendamento 3.96 Quartini. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, di solito, quando si fanno porcate, ci si vergogna, effettivamente, e, da questo punto di vista, volendo, si riesce a fare anche peggio, perché credo che con la storia dei livelli essenziali delle prestazioni, che in realtà sono livelli minimi, quando un Paese moderno dovrebbe pensare ai livelli massimi delle prestazioni possibili, raggiungiamo un livello di bassezza rispetto alla dignità di questo Parlamento che credo sia sotto gli occhi di tutti. Questo Parlamento proprio su questo tema è umiliato, è mortificato, è svilito, è squalificato, è offeso, è offeso nelle sue prerogative, perché addirittura c'è una delega, una delega al Governo cui si rinvia per la realizzazione di questi LEP, si rinvia a quanto definito dalla legge di bilancio del 2023 e il Parlamento, questa Camera diventa un passacarte.

Con questo emendamento, cerchiamo comunque di ridare un minimo di profilo di dignità, anche dando la possibilità alle Camere di eccepire la non conformità dei LEP rispetto ai diritti civili e sociali. In realtà, sappiamo che proprio nella mortificazione del ruolo del Parlamento - lo abbiamo sottolineato a più riprese - questa mortificazione non la vediamo oggi, l'abbiamo vista con tutti i decreti-legge che sono passati, con tutte le fiducie che sono passate, in un contesto di vera e propria - lo ripeto - dittatura della maggioranza. La combinazione, peraltro, dello scambio politico fra le tre forze di maggioranza, il premierato, l'autonomia differenziata, la separazione delle carriere, combinate con questa mortificazione del Parlamento, rappresentano, dal nostro punto di vista, un vero e proprio stupro della Carta costituzionale.

In questo Paese, c'è il rischio - e noi lo vediamo - di una deriva eversiva antidemocratica. Presidente, non lo dico a caso, ne sono esempio la vile aggressione squadrista contro il nostro collega Donno, colpevole di tricolorefilia e l'inchiesta Fanpage, episodi dai quali non avete preso le distanze. Anzi, sanzionando il nostro collega, avete, ancora una volta, dimostrato che siamo nel “Paese dell'acchiappacitrulli”, questo è fuori discussione, però ci tengo a dirvelo: chi aggredisce uno di noi, aggredisce tutti noi. Noi non vi permetteremo di continuare con il vostro squadrismo antidemocratico, assolutamente, e continueremo le nostre battaglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.96 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.97 Di Lauro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, siamo ancora nell'ambito dei LEP. Vorrei ricordare a quest'Aula che non c'è – lo ripeto: non c'è - un audito, nell'ambito di questo percorso che abbiamo fatto, che abbia sostenuto che questo provvedimento potesse avere un senso. Mi riferisco naturalmente a diversi soggetti, ma in particolare voglio segnalare il fatto che Banca d'Italia, per prima, ha definito questo provvedimento un oggetto che manca di analisi tecnica, manca la possibilità di un Governo centrale, di intervenire quando è necessario e manca, soprattutto, un'analisi del debito pubblico.

La Banca d'Italia dice che, sostanzialmente - siamo a giugno del 2023, in una relazione che è stata acquisita, peraltro -, per realizzare i livelli essenziali delle prestazioni si dovrebbe arrivare a spendere una cifra vicina a 150 miliardi. È una cifra enorme - spiega Bankitalia - e lo Stato italiano, attualmente, nei prossimi dieci anni non potrà permettersi di applicare i LEP. Quindi, di fatto, Bankitalia dice “rispetto alle materie LEP state facendo soltanto campagna elettorale”. Quindi, evidentemente volete accelerare, perché fra poco ci sono ballottaggi e qualcuno deve andare a sventolare una bandierina.

Spero davvero che poi alla fine sia così, che con il fatto che non potranno essere realizzati i livelli essenziali delle prestazioni, forse si riesce a rallentare questo percorso. Quindi, faremo in tempo magari a riuscire a modificare e a cercare di rimediare rispetto alla cristallizzazione del divario che c'è in questa Nazione, fra regioni del Sud e regioni del Nord.

Noi siamo molto preoccupati, perché, se si continua di questo passo, le regioni del Sud che già, soprattutto in sanità, sono clienti delle regioni del Nord, rischiano di diventare schiave delle regioni del Nord. È una cosa che non è assolutamente accettabile e il fatto che non riuscirete a finanziare i LEP lo dimostra anche il fatto che a oggi non siete in grado di dare una tariffazione per i livelli essenziali di assistenza, per i LEA. Siete riusciti a derogare al primo gennaio del 2025 i LEA. Figuriamoci se riuscirete a realizzare i LEP!

Credo davvero che su questa faccenda il re sia nudo, completamente, ed ora di farla finita di continuare a giocare nel paese dei balocchi de Le avventure di Pinocchio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. I colleghi che sono intervenuti hanno posto più volte la questione del Sud. Io, invece, vorrei porre la questione settentrionale.

Questo disegno di legge, in realtà, ha quarant'anni e partiva dal presupposto che il Nord era la locomotiva d'Italia: non è più così. I dati Istat ci dicono che la povertà è cresciuta molto rapidamente al Nord. Quindi, è sbagliato pensare che, con questo disegno di legge, si faccia male solo al Sud, in realtà, si fa male anche e soprattutto al Nord, perché la storia ci insegna che il Nord si è salvato sempre e solo con le risorse del Sud e grazie alla forza lavoro del Sud (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, attenzione, colleghi, non solo del Sud, ma anche nel Nord: state facendo male all'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.97 Di Lauro, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento che abbiamo presentato coglie nel vivo l'articolo 3, anche perché, da parte vostra, nel testo, se guardiamo al comma 2 del quarto periodo, voi date alle Commissioni un ruolo di normale parere. Addirittura, possono intervenire sui decreti legislativi che dovranno essere, poi, decretati successivamente per dare attuazione ai LEP. Io credo che le Commissioni abbiano un ruolo, invece, importante, perché i legislatori, chi ha confezionato e ha creato la Costituzione, ha pensato ai pesi e contrappesi. Credo che in questo caso anche la Commissione abbia un ruolo importante nel definire e, comunque, incidere nei decreti legislativi che daranno poi attuazione ai LEP. Ecco perché è importante dare alle Commissioni quel ruolo e far sì che le Commissioni abbiano un ruolo nella decisione. Io sono parlamentare da due anni e ho cominciato a capire anche in questo provvedimento quanto sono importanti gli strumenti parlamentari e come sono importanti, soprattutto, i ruoli e le funzioni di questa Camera. Vedo che, in questo momento, piano piano si stanno svuotando: voi volete svuotare il ruolo e i contenuti non solo della Camera, non solo di quest'Aula, ma anche delle Commissioni. Sarebbe un segnale importante, invece, votare questo emendamento.

In mezzo a voi ci sono persone che riescono a percepire l'umore tra l'orso del Trentino e l'orso marsicano. Io credo che dovreste utilizzare la stessa capacità per percepire quello che state facendo, ma soprattutto nel percepire che questo provvedimento è un provvedimento che guarda a un'epoca fa. Siete un po' come quel mio amico che aveva trovato un gettone telefonico e stava cercando nella mia città la cabina e non la trovava, perché non c'era più. Questo provvedimento ha questo senso: è un provvedimento vecchio, che non serve all'Italia. Anzi, danneggia l'Italia, danneggerà l'Italia e danneggerà soprattutto quei cittadini che vi hanno votato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo) Intervengo solo per annunciare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. L'unificazione d'Italia, proclamata il 17 marzo 1861, ha avuto alcuni presupposti storici. Fra questi, certamente, la spedizione dei Mille. Al seguito di Garibaldi, il gruppo più numeroso di garibaldini fu proprio quello dei bergamaschi. Circa 180 partirono da Bergamo e salparono il 5 maggio 1860 da Quarto. Infatti, lo stesso Garibaldi definì Bergamo la città dei Mille. Fra tutti ricordo Francesco Nullo e Francesco Cucchi. Allora, lo dico al Ministro Calderoli, da bergamasco a bergamasco: noi continuiamo a far parte di quel Nord che, oggi come allora, vuole un'Italia una e indivisibile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.114 Sarracino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Questo emendamento è uno degli emendamenti con i quali tentiamo di dare un po' di struttura a uno dei due punti centrali di un possibile disegno sull'autonomia differenziata; sono due le colonne su cui si basa un possibile disegno sull'autonomia differenziata: una colonna sono i LEP e l'altra è quella del fondo perequativo.

Il fondo perequativo non c'è. Ci sono i LEP. Quello che noi tentiamo è di dargli in qualche modo un percorso. Anche perché i LEP - lo dico ai colleghi parlamentari della maggioranza - sono diretti discendenti di diritti costituzionali, cioè sono la loro declinazione effettiva. Quello che è dentro la Costituzione sono dei diritti; con i LEP diventano diritti acquisibili, accessibili, utilizzabili.

Allora, io mi chiedo se il Parlamento - cioè il luogo del legislativo - sia il luogo che deve rinunciare e dare nella disponibilità esclusiva del Governo, e quindi dell'Esecutivo, la declinazione di diritti costituzionali.

La verità è che, con questa normativa, che proponete e approverete in questa nottata, voi avete sostanzialmente deciso di fare buio. È come nel poker: si fa buio quando si scommette il doppio del piatto senza neanche guardare le carte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e oggi il Ministro Calderoli ha fatto buio quando ha confessato quanto già detto dal Governo in sede di Commissione bilancio - i colleghi della Commissione se lo ricorderanno - e cioè che non si può quantificare il costo delle funzioni sino a che la singola regione non le richieda.

Quindi, noi stiamo approvando una normativa - voi state approvando una normativa - di questa portata senza saperne gli effetti, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale, come chi costruisce un'arma senza valutare quella che sarà la dimensione del suo danno. Costruite un'arma e la date in mano agli esecutivi, alle giunte regionali e al Governo, privando i legislativi, quindi i consigli e il Parlamento, della possibilità di esercitare la funzione di controllo.

Ora, non c'è nessuna certezza che l'autonomia differenziata, così come voi l'avete strutturata, senza un fondo perequativo e senza una definizione di LEP, funzioni; al contrario, ci sono esperienze chiare che dicono che così com'è non funziona. La dico per una cosa: l'insularità. Noi abbiamo avviato una Commissione bicamerale sull'insularità, che dimostra che le regioni insulari sono sempre al di sotto della media del PIL del Paese a cui appartengono. Eppure le isole sono due regioni a statuto speciale, che hanno competenze e voi ne date addirittura di più alle regioni ordinarie di competenze. Questo significa che l'autonomia, in sé e di per sé, non è sufficiente a colmare le differenze che si creano. C'è un secondo dato, insomma, che dimostra che nel Paese l'autonomia differenziata è stata già approvata: la sanità. Guardate, se c'è un'autonomia differenziata è quella che riguarda la sanità. Nella sanità ci sono già i LEA, i livelli essenziali di assistenza - esattamente come i LEP che ci devono essere - e, oggi, ci sono moltissime regioni che non garantiscono neanche i livelli essenziali di assistenza sulla prevenzione.

Ora, quello che voi state facendo, quindi, è estendere un disegno già fallito, che avrebbe bisogno di altri interventi e di altre connessioni, facendo fallire, nell'insieme, il Paese. Auguri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.114 Sarracino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'emendamento 3.137 Sportiello. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Questo emendamento vuole inserire, nelle materie LEP, le professioni che sono, invece, inserite nelle materie non LEP, perché abbiamo detto tanto sulle materie LEP, ma l'aspetto che più ci preoccupa è l'immediato trasferimento delle materie non LEP, che può avvenire già da venerdì in poi. Da venerdì in poi, una regione può chiedere l'immediato trasferimento delle materie non LEP, tra queste abbiamo le professioni come la Protezione civile.

Tutto questo avviene, ovviamente, senza fornire la possibilità, per le regioni e per i comuni - perché a cascata le attribuzioni di queste materie andranno a incidere anche sui comuni - di un supporto economico e finanziario.

Quindi, fondamentalmente, queste altre materie, che non sono vincolate all'individuazione dei LEP, vengono trasferite immediatamente con l'approvazione di questo provvedimento, qualora ovviamente le regioni ne facciano richiesta. Volevamo capire che cosa si intende per professioni: che cosa significa? Che la Campania può disciplinare la libera professione diversamente da come lo fa la Lombardia? Abbiamo anche un problema di circolazione dei lavoratori e, quindi, di una delle libertà fondamentali del Trattato del funzionamento dell'Unione europea. Veramente, ci sembra che questo provvedimento, anche per la pressione tempistica che avete svolto, sia - più che altro - una bandierina da portare in dote, senza però vedere gli effetti reali che si hanno sui lavoratori e su tutta una serie di categorie che sono coinvolte inevitabilmente da questo provvedimento, ma non da quando verranno individuati i LEP, ma da venerdì in poi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.137 Sportiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo all'emendamento 3.233 Ubaldo Pagano. Non essendoci richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.233 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Passiamo all'emendamento 3.234 Ubaldo Pagano. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Presidente, solo per ribadire, ancora una volta, e provare a vedere se c'è ancora margine per una riflessione da parte dei colleghi di maggioranza sulle grandi perplessità che abbiamo e le criticità enormi che questo progetto crea al Paese.

Innanzitutto le crea - come è stato ricordato - all'unità nazionale, ma le crea anche alla competitività del Paese stesso e al Nord produttivo. Confindustria si è schierata contro, in modo chiaro, netto e deciso; avere venti sistemi energetici, venti sistemi e normative in materia di trasporti, di professioni, non rafforza il nostro Paese, ma lo indebolisce, peraltro, in politiche che hanno bisogno - addirittura - di una visione europea, nemmeno più nazionale, per essere davvero efficaci.

Al tempo stesso, questa riforma, visto che - come ha ricordato il Ministro Calderoli e lo ha chiarito autodenunciandosi in Aula - non prevede nemmeno un euro per finanziare i livelli essenziali delle prestazioni, renderà semplicemente impossibile vivere al Sud nei prossimi anni.

Questa è la realtà. Non avremo più servizi in grado di garantire le famiglie, i cittadini, le ragazze e i ragazzi; non più parità e omogeneità nei servizi sanitari, scolastici, nel trasporto pubblico locale e nelle politiche sociali. Questo è il vero dramma che si registrerà nei prossimi anni e che si aggiunge a una situazione - ultimo dato GIMBE - di migrazione sanitaria che nell'ultima rilevazione risulta pari a 4,25 miliardi di euro. Abbiamo, cioè, centinaia di migliaia di famiglie che non possono curarsi nel luogo di origine o di residenza e sono costrette a emigrare in altre aree d'Italia, al nord, peraltro congestionando i pronto soccorso, allungando le liste d'attesa, anche per i residenti del nord, quindi creando un corto circuito drammatico.

Allora - e chiudo su questo - siccome avete parlato, in una logica propagandistica, in questi mesi, in questo fantomatico Piano Mattei, invocando il diritto a non emigrare, ma perché non tenete in considerazione - è l'appello accorato che vi faccio - il diritto a non emigrare delle ragazze e dei ragazzi del Sud, ai quali dovete garantire la possibilità di restare a casa loro e avere condizioni dignitose di vita nei prossimi anni. Questo è semplicemente quello che vi chiediamo: un'Italia unita, da Milano a Reggio Calabria, a parità di diritti, servizi e prestazioni. Quell'Italia che voi state distruggendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Non vi sono altre richieste di intervento, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.234 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo all'emendamento 3.69 Bonafe'. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono le 2,47 del 19 giugno 2024 e, forse, nelle prossime ore e nei prossimi giorni i nostri concittadini si domanderanno quale fosse la fretta e l'urgenza per stare qui di notte ad approvare questa norma. Noi, sinceramente, non la vediamo. Però, mi permetto di fare un'ipotesi, cari concittadini. Credo che sia in scadenza una cambiale, una cambiale di quelle a giorno fisso, che non si possono posticipare. Una cambiale che il Governo e questa maggioranza devono pagare alla Lega, ma non alla Lega sovranista, che abbiamo conosciuto in questi anni, che va a Catanzaro a dire: prima Catanzaro, a Nuoro a dire: prima Nuoro e, nel resto d'Italia, a dire: prima, prima, prima. Ma la Lega che abbiamo conosciuto da ragazzi, da giovani, la Lega Nord per l'indipendenza della Padania, quella dei riti celtici, dei riti padani, dei riti pagani. Ecco, io credo che l'urgenza di questa notte vuole far approvare una legge pericolosa, una legge che spaccherà e dividerà il nostro Paese, una legge che avete voluto approvare senza ascoltare nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non si cambiano norme così importanti per il Paese senza parlare con l'altra parte del Paese, con l'altra parte del Parlamento, senza ascoltare Confindustria, senza ascoltare la CEI, senza ascoltare i costituzionalisti e tanti che, in questi mesi, vi hanno detto di ragionare. Ecco, questa norma colpisce due aspetti fondamentali: l'unità e la solidarietà. E guardate che solo insieme si va avanti. Io dico una cosa, Presidente, c'è un tema un po' problematico, cioè che questa cambiale, secondo quello che state per approvare, non la pagheranno maggioranza e Governo, ma la pagheranno i cittadini italiani. E questo non ve lo permetteremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.69 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Passiamo all'emendamento 3.236 Colucci. Chiede di intervenire l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi chiediamo che la determinazione dei LEP sia effettuata solo a seguito di una loro valutazione complessiva, per tutte le materie, tutte le funzioni e tutti gli ambiti. Cerchiamo di valorizzare anche il ruolo del Parlamento - questa così vilipesa e inutile istituzione per voi -, chiedendo che vengano trasmessi al Parlamento tutti gli elementi necessari.

Orbene, Presidente, noi sappiamo che la Commissione LEP, la cosiddetta CLEP, è praticamente fallita nella misura in cui importantissimi suoi esponenti si sono dimessi fin dall'inizio dei lavori stessi. Ricordo, in particolare, le dimissioni del presidente Amato, il quale ha detto che ravvisava una contraddizione tra l'impianto di questo disegno di legge sull'autonomia differenziata e le disposizioni contenute nell'ultima legge di bilancio, quella per l'anno 2023. In particolare, il presidente Amato ha ritenuto e dichiarato sui giornali, motivando così le sue dimissioni, dicendo che i LEP vanno determinati tutti quanti insieme e non possono essere determinati man mano, perché la conseguenza potrebbe essere che i LEP dapprima determinati trovino le fonti di finanziamento e i LEP che venissero determinati per ultimi non sarebbero finanziati. Il che vuol dire che i servizi e i diritti sociali e civili che si riferiscono ai LEP finanziati per ultimi non troverebbero alcuna attuazione. Sarebbe, naturalmente, gravissimo e sarebbe in palese contraddizione con la nostra Costituzione. Devo, peraltro, rilevare - ma questo, verosimilmente, sfugge alla maggioranza distratta, distratta oggi, distratta in Commissione, distratta sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) - che alcuni illustri auditi hanno evidenziato un'ulteriore incostituzionalità di questa disciplina, perché inverte quello che è l'ordine costituzionale.

La nostra Costituzione pone, all'articolo 119, il principio della perequazione: c'è la necessità che lo Stato promuova politiche perequative al fine proprio di colmare e sopperire ai divari che, molto spesso, sono territoriali, strutturali, storici, sociali ed economici. Ecco la necessità della perequazione, prima la perequazione e poi l'autonomia, mentre, con quest'autonomia differenziata, si inverte il cronoprogramma costituzionale. Si dice: prima autonomia poi, forse, se ci saranno risorse, perequazioni e, con ciò, si crea un effetto che è davvero mortificante dei diritti primari dei nostri cittadini. Infatti, si costituzionalizza, in questo modo, la spesa storica. Infatti, l'effetto di questo perverso e anticostituzionale procedimento è che i LEP saranno finanziati sulla base della spesa storica, che vorrà dire focalizzare, anzi cristallizzare - dico meglio - quelle che sono le attuali differenze, non solo cristallizzandole ma anche acuendone, determinando via via delle differenze maggiori. Insomma, con questo mio breve intervento, mi perdonerete, sto parlando alle ore 3 meno 10 del mattino, i profili di incostituzionalità e i rilievi sono talmente tanti che anche solo la prudenza dovrebbe suggerire a questa maggioranza di non procedere. Infatti, vedete, quando queste norme saranno sonoramente bocciate dalla Corte costituzionale, quelli che avranno creato il danno al Paese, quelli che perderanno la faccia di fronte al Paese sarete voi e non certo noi, che siamo dalla parte giusta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Le grandi argomentazioni della maggioranza mi hanno quasi convinto, è per questo che io voglio fare una proposta e volevo proporre al Ministro se possiamo unire il Piemonte alla Liguria. C'è un motivo: unire il Piemonte alla Liguria permetterebbe di non creare quei disagi ai piemontesi che vanno al mare in Liguria e trovarsi una dogana al confine. Quindi, da questo punto di vista, penso che sia una proposta seria quanto è seria la vostra e il vostro modo di affrontare una riforma così importante per il Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Pavanelli, voleva intervenire? No. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Ne approfitto per rispondere, suo tramite, a un'osservazione che ha fatto il Ministro in merito all'emendamento Iaria, dove ci diceva che il parere negativo era dovuto al fatto che una legge ordinaria non può andare a modificare la Costituzione. Tuttavia, vorremmo far presente che è quello che fa esattamente questo disegno di legge. Faccio un esempio banalissimo: prendiamo l'articolo 116, terzo comma, dove c'è la distinzione tra regioni ordinarie e regioni a statuto speciale. Se noi volessimo, se tutte le regioni ordinarie chiedessero l'applicazione dell'autonomia differenziata, questa distinzione non esisterebbe più e, quindi, si ha una modifica della Costituzione senza attraversare quel procedimento rafforzato che è previsto dall'articolo 138. Quindi, noi siamo d'accordo con il Ministro Calderoli quando dice che con una legge ordinaria non si può modificare la Costituzione ma lo sta facendo lei, con questa, con questo disegno di legge. È uno dei tanti esempi di come questa legge ordinaria va a modificare le norme della nostra Costituzione, senza però passare per il procedimento di cui all'articolo 138 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, avverto che sono esauriti i tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Essendone stata avanzata richiesta, la Presidenza concederà per gli interventi a tale titolo un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.

Se non vi sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.236 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo all'emendamento 3.237 Pavanelli. Chiede di intervenire l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Questo emendamento è molto semplice, chiede che ogni anno il Ministero dell'Economia e delle finanze presenti annualmente alle Camere una relazione volta ad analizzare il raggiungimento e il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni. Allora, anche qui state dicendo di no a una semplice relazione alle Camere dove si può analizzare…

PRESIDENTE. Scusi. Per favore, colleghi.

EMMA PAVANELLI (M5S). Dicevo, analizzare i livelli essenziali di prestazione. Dove si può capire se questi livelli essenziali di prestazione sono stati finanziati adeguatamente. Tra l'altro, parlando di livelli essenziali di prestazione, sappiamo bene che il Ministro ha chiesto nel suo disegno di legge che si prendano in considerazione alcuni anni storici. Ebbene, quegli anni sono quelli riferiti agli anni del Covid; pertanto, già vediamo che anche qualora questi LEP siano definiti, sono già definiti con una stortura perché sappiamo bene che quei tre anni del Covid non possono essere degli anni di riferimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io mi chiedo se voi leggete quello che votate, colleghi. Se voi leggete quello che votate, vi rendete conto del danno che state facendo a tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.237 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'emendamento 3.262 Boschi. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.262 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo all'emendamento 3.269 Alifano. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Presidente, spero di essere concisa in questo mio intervento reso alle 3 ante meridiem. Comunque, questo emendamento reca una sollecitazione che si spera si voglia accogliere. Una premessa: l'articolo 3 di questo disegno di legge prevede, di fatto, una delega in bianco data al Governo per la definizione dei LEP perché rimanda a principi e criteri direttivi scritti nella legge di bilancio del 2023, ma, in effetti, non sono né principi né criteri direttivi, ma prevedono solo l'istituzione di una cabina di regia e danno semplicemente delle norme di carattere tecnico. Quindi, dicevo, è una delega in bianco.

Poi, il finanziamento dei LEP è tutto da venire. Se sarà possibile è tutto un capitolo che poi si aprirà successivamente, se, quando, come, poi si vedrà. Dicevo, è una delega in bianco e l'aggiornamento dei LEP, a loro volta, sempre secondo quello che recita questo testo normativo, verrà poi effettuato con DPCM. Ancora una volta il Parlamento, completamente esautorato dei suoi compiti, diventerà una figura - lo stiamo vedendo nel corso di questa legislatura - sempre di minor rilievo e di minor importanza.

Ora, c'è un'altra previsione fatta dall'articolo 3 ed è una previsione, a mio parere, sicuramente che ha un valore perché prevede che debba essere seguito il monitoraggio dell'effettuazione dei LEP. Quindi, ci deve essere comunque un controllo continuo che i livelli essenziali di prestazioni vengano garantiti sul territorio nazionale.

A chi viene affidato questo monitoraggio? Viene affidato a una commissione prevista all'articolo 5, la commissione paritetica Stato, regioni e autonomie locali. Ora, noi, con questo emendamento, chiediamo che al monitoraggio debbano concorrere anche gli uffici della Corte dei conti, del Consiglio di Stato, della Banca d'Italia, della Ragioneria generale dello Stato, dell'Ufficio parlamentare di bilancio e della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica.

Presidente, qui ci sono due rischi che questo disegno di legge, alla fine, porrà. Il primo rischio è quello che le prestazioni che verranno rese ai cittadini siano differenti in ragione del luogo di residenza e questo ovviamente comprometterà il principio di eguaglianza scritto nell'articolo 3 della Costituzione. L'altro rischio che bisogna evitare è l'esplosione dei conti pubblici, quindi bisogna, in ogni caso, garantire il buon andamento della pubblica amministrazione e l'equilibrio di bilancio.

Questo emendamento, con l'intervento di questi organi e di questi enti che ho appena enunciato, dovrebbe proprio mirare a ciò, a che venga garantita l'unitarietà della finanza regionale e statale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento. Chiedo se ci sono altri interventi sull'emendamento 3.269 Alifano.

Non ve ne sono altri, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.269 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo all'emendamento 3.276 Marianna Ricciardi. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, credo che in uno Stato democratico tutti abbiano il diritto di arricchirsi, ma il dovere dello Stato è impedire che le differenze economiche tra chi si arricchisce e chi arranca siano talmente ampie da mettere in discussione l'esistenza stessa di una comunità chiamata Nazione. E lo Stato deve prendere, a mio avviso, il superfluo da chi ha tutto per dare il necessario a chi non ha niente. E se questo vale per i cittadini, è ancor più vero per i territori. Questa è la nostra visione di Paese, mentre la vostra qual è? Divari, disuguaglianze, frammentazione: ecco come si traduce la vostra autonomia differenziata. Un'autonomia differenziata che non è altro che la secessione della vecchia Lega Nord; altrimenti, non avreste sventolato al Senato la bandiera veneta. E perché mai qualcuno, proprio qui, in quest'Aula avrebbe indossato quella maglia indecorosa con la scritta “Vento del Nord”?

Presidente, io non lo accetto. A questa visione non mi arrendo perché, secondo me, il compito dello Stato è proprio quello di prodigarsi per calmierare le disuguaglianze, per disincentivare queste differenze. E non solo perché è giusto, ma anche perché è utile. Se pensiamo che dopo la caduta del muro di Berlino, la Germania Est era più povera rispetto al Sud Italia e, anziché scaricare quell'altra parte di Paese considerandola una zavorra, ha investito molto di più all'Est rispetto alla Germania Ovest. Capiamo, quindi, che dovrebbe essere uno spunto da prendere in considerazione. E voi, invece, che fate? Anziché prendere questo spunto, proponete uno “Spacca Italia” per far continuare a far sì che in Italia vi siano sempre al Nord maggiori investimenti e al Sud soltanto l'elemosina.

Ma dico? Voi pensate davvero che il Nord possa fare la locomotiva in solitaria? Cioè, noi che potere contrattuale avremo in Europa presentandoci con la corte spezzettata dei vari signorotti locali? E poi, vedete colleghi, il fatto che manchiate completamente di una visione unitaria, lo dimostra come avete scritto l'articolo 3. Cioè, il monitoraggio sull'erogazione dei livelli essenziali di prestazione è limitato, in quanto prevede che si svolga sulla base del contenuto delle intese. Manca chiaramente alla base una visione che tenga conto delle ricadute sugli altri territori e sulle condizioni delle altre regioni e degli altri cittadini. Ecco perché noi abbiamo presentato questo emendamento. Se la regione entro 180 giorni non dà seguito alle raccomandazioni della Conferenza unificata, allora il Governo potrà revocare l'intesa e la regione interessata non potrà chiedere altre e ulteriori forme di autonomia per i successivi dieci anni. Noi, con questo emendamento, vogliamo garantire a tutti gli italiani pari diritti prima che si possa attuare l'autonomia differenziata e, pertanto, sono certa che voi colleghi della maggioranza voterete contro questo emendamento perché il vostro progetto dell'autonomia differenziata non è dare a tutti gli stessi servizi, gestiti però dalle regioni, ma è dare sfogo ai più bassi istinti dei nostalgici della Lega Nord. Questa è la verità e, colleghi, io voglio concludere con parole non mie, parole di un uomo che meglio di me ha saputo sintetizzare la necessità di avere uno Stato unitario. Un uomo che a 21 anni diede la vita per i suoi ideali. È morto, ma le sue idee sono andate avanti ben più lontano di quanto avrebbe mai potuto immaginare, Goffredo Mameli.

“Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.276 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Passiamo all'emendamento 3.284 Bonafe'.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.284 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore delle minoranze.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Passiamo all'emendamento 3.287 Boschi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.287 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Passiamo all'emendamento 3.299 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Signor Presidente, lei ha esperienza parlamentare. Sono le 3,10 di mattina, siamo in una seduta fiume. Lei ravvede l'urgenza? Lei sa bene che una seduta fiume si fa quando normalmente c'è un decreto-legge che è in scadenza, dunque si spiega perché i membri di una Camera sono costretti a lavorare alle 3,10 di mattina.

Qui noi siamo di fronte a un provvedimento che non è in scadenza, dunque è una forzatura pesante e gratuita e viene fatta solo per soddisfare i veti, tutti interni, a questa destra. Lo scambio - l'abbiamo detto, Presidente - è scellerato: tu dai una cosa a me, io do una cosa a te; dunque, se io ti do il premierato dall'altra parte tu a me, nello stesso tempo, devi dare l'autonomia differenziata.

Ecco, questa è una riforma vecchia, Presidente, è figlia di un tempo, non è una riforma di cui ha bisogno il Paese, anzi il Paese subirà dei contraccolpi molto duri. Questa è una riforma superata dai fatti, non è contemporanea. Io penso che di questa riforma sia innamorato solo il Ministro Calderoli: lo sa, Presidente, penso che neanche a Salvini interessi tanto. Penso che interessi al Ministro Calderoli, a quelli nostalgici della Lega Nord, di Roma ladrona, di quella generazione lì, quelli che ancora pensano che questo sia un tema all'ordine del giorno.

Ma vi siete resi conto che sono passati anni, decenni, che le cose sono andate avanti, che oggi alla nostra opinione pubblica interessa molto altro, tant'è che nel pomeriggio la piazza dei Santi Apostoli a Roma era piena, stracolma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) di persone! Anche l'esito elettorale dovrebbe dire qualcosa ai nostri dirimpettai. Questo emendamento, Presidente, - non mi sottraggo dal dovere di commentarlo - fa riferimento, appunto, ai LEP. Visto l'andazzo del dibattito, a me sembra che questa sia una discussione surreale: stiamo a parlare dei LEP, anzi degli aggiornamenti dei LEP, quando il Ministro ha avuto la sfrontatezza di venire in quest'Aula e ha detto che non ne ha idea di quanto costeranno. Ma di che parliamo? Ci stiamo prendendo in giro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), questa è una farsa. Stiamo facendo teatro, Presidente, teatro.

Come vedete questo è un Governo che vuole umiliare il Parlamento, perché gli dice: questa riforma la devi prendere a scatola chiusa. Ma qui non si fanno le scommesse, non siamo al casinò, Presidente, noi siamo in Parlamento dove si discute, si parla, si raggiunge una sintesi condivisa, per questo esiste il Parlamento, non perché da una parte qualcuno fa emendamenti e dall'altra tutti tacciono, tutti sono muti. Nessuno dei colleghi e delle colleghe di maggioranza ha proferito verbo, non hanno più la lingua per parlare, Presidente, sono tutti ammutoliti, non si sa come mai. Non avete nulla da dire? Che senso ha stare in Parlamento, se voi tacete tutto il tempo?

Perché ci state facendo perdere dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché state umiliando questa Camera? Dico che questa discussione, oggi, è stata veramente qualcosa di inverosimile. Penso che ce la potevamo risparmiare, penso che almeno avrebbero dovuto avere il buongusto e la compiacenza di avviare una specie di dibattito e invece non c'hanno neanche provato, signor Presidente, e di questo ci rammarichiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. La cattiveria si paga. Voi state facendo mangiare le vostre deiezioni (Commenti) agli italiani e col karma non si scherza. Prima o poi la mangerete voi, i vostri figli e i vostri nipoti…

PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, per favore.

SUSANNA CHERCHI (M5S). … gli italiani sono un popolo strano, non dimenticate piazzale Loreto…

PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, per cortesia.

SUSANNA CHERCHI (M5S). …Mussolini è arrivato a piazzale Loreto e l'hanno messo a testa in giù; non dimenticatevelo questo.

PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, proviamo a usare un linguaggio, per favore, consono a quest'Aula. Non parlo di cose politiche, ma di linguaggio, per favore, la ringrazio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.299 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.301 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e col parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.347 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e col parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Passiamo all'emendamento 3.351 Barbagallo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Stigmatizziamo, ancora una volta, la scelta della maggioranza che, facendo valere la legge dei numeri, impone la seduta fiume notturna. Una forzatura aspra, nonostante il provvedimento era già contingentato, senza scadenze e soprattutto un provvedimento di particolare importanza, che incide sulla vita delle persone e sul destino del Paese.

Veda, Presidente, quello che ci indispone non è la forzatura, ma è l'insopportabile atteggiamento dei deputati di maggioranza che, piuttosto che confutare le critiche delle opposizioni, rispondendoci nel merito delle questioni, fanno scena muta, limitandosi a premere il pulsante delle votazioni.

In assenza del confronto e provando a dare un ruolo al Parlamento, nel merito non possiamo non evidenziare come il testo sull'autonomia differenziata non solo spacca in due il Paese, ma non garantisce l'attuazione di alcuni dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Carta costituzionale.

In particolare, venendo all'emendamento che abbiamo proposto, ci riferiamo al principio dell'insularità, che è stato inserito nella nostra Carta costituzionale, al sesto comma dell'articolo 119, e ai principi relativi alla materia della mobilità. Non sono state individuate, da tempo, le risorse pro capite per il trasporto aereo, come hanno fatto altri Paesi dell'Unione europea, ad esempio la Francia per la Corsica o la Spagna per le isole Baleari. Già la scorsa estate, in questa legislatura, dai banchi della maggioranza si battevano le agenzie, dopo l'approvazione del decreto-legge Asset, dicendo che il caro voli aveva le ore contate. Provate a emettere un biglietto aereo in queste ore per i mesi estivi per la Sicilia, e vedete invece a che costi sta arrivando per le famiglie italiane, per le famiglie nel Mezzogiorno, il biglietto aereo.

Con l'emendamento chiediamo al Governo anche di rivedere la continuità marittima che viene applicata a fasi alterne dal 2021, e che non vede sostanzialmente garantito il diritto alla mobilità delle persone e anche delle merci, con grande svantaggio per tutti i produttori. Ma non soltanto i produttori, anche crisi del turismo: è di queste ore la protesta di Federalberghi delle Isole Eolie per i ritardi continui che si accumulano sui traghetti per le isole minori.

C'è anche il tema dello spostamento da e per le aree interne in Sicilia e in Sardegna. In questo caso, servono risorse anche per approntare i progetti esecutivi del contratto di servizio di RFI dai capoluoghi di provincia fino ai grandi hub portuali e aeroportuali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Chiudo Presidente, affermando che non servivano ulteriori conferme per dire che questo è un Governo contro il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.351 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.359 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.360 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Passiamo all'emendamento 3.361 Santillo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, anch'io vorrei spendere qualche parola su quest'autonomia discriminata, che discrimina i cittadini - i cittadini di serie A, di serie B e di serie C -, attraverso la vostra proposta dei livelli essenziali delle prestazioni, in quanto chiamarli essenziali e minimali già rende l'idea. Insomma, il minimo che si può dare alla popolazione, è una mancetta, non livelli eccellenti, ottimali. No, no, no. Voi immagine questi LEP, secondo me, come 20 squadre di 20 regioni diverse e gli dite: andate avanti, poi vi diremo dopo quali saranno lo sport, il campo e le regole da fare.

Così sono i vostri LEP: iniziamo ad andare avanti e poi se ne parla, armiamoci e partite. Questi sono i LEP che state immaginando.

Però, intanto, mi domando: cosa accadrà, per esempio, nel trasporto, quando i LEP non sono ancora definiti e scopriremo che, magari, tra metropolitane o bus in città, ci sarà una frequenza massima, ad esempio, di 20 minuti? Avremo una regione dove le metro passeranno ogni 20 minuti e altre regioni dove le metro passeranno ogni 3 minuti. Io vorrei vivere in una regione dove le metro passano ogni 3 minuti. Cosa dire poi dell'energia? Uno dei 23 temi che possono essere differenziati nelle regioni. Proprio l'energia, che dovrebbe essere addirittura gestita dall'Europa. Allora, potremmo immaginare, un domani, che al Sud, ad esempio in Puglia, l'energia si farà da fonte fossile, in Calabria da fonte rinnovabile e magari in Basilicata da nucleare. Uno si chiederà come faranno queste regioni ad approvvigionarsi di energia. O, ancora, immaginiamo il fiume Po, che arriva ai limiti della regione Piemonte: ci si mette una bella traversa per realizzare un po' di corrente da impianto idroelettrico e poi, a valle, è indebolito e depauperato, e si fa tutta la Lombardia, passa per l'Emilia-Romagna, arriva al Veneto, dove sfocia senza più dare energia a nessuno.

Ma torniamo un attimo al tema di questo emendamento. Voi avete dimenticato di inserire il riferimento ai livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali.

Per voi, un domani, le regioni potranno tranquillamente legiferare senza un riferimento normativo chiaro in termini ambientali e, per esempio, dotare i vari impianti di depurazione con livelli di qualità delle acque completamente diversi. Allora avremmo affluenti dagli impianti di depurazione completamente diversi, e avremo scarichi a mare completamente diversi, così che avremo un cittadino che si va a fare il bagno nell'Adriatico con una certa qualità dell'acqua, e un altro nel Tirreno con un'altra qualità dell'acqua. Eravamo partiti con i cittadini di serie A, serie B e serie C, e ci troveremo con i bagnanti di serie A, di serie B e di serie C.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.361 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Passiamo all'emendamento 3.363 Bonafè. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.363, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Passiamo all'emendamento 3.364 Bonafè. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.364 Bonafè, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Passiamo all'emendamento 3.366 Ubaldo Pagano. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.366 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Passiamo all'emendamento 3.368 Bonafè. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.368 Bonafè, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Intervengo come relatore di minoranza. Mi verrebbe da dire - è stato detto molto tempo fa -: questo è il tempo che ci è dato di vivere, e questo è il tempo che viviamo. E quanto al contesto, al clima, io devo rassegnarle una percezione che ho. Io, noi, molti immaginavano un momento come questo sotto una forma di - come dire - sacralità, di importanza per quello che stiamo discutendo e vivendo. Ne abbiamo discusso molto in Commissione, si è fatto un gran dibattito sulla differenza su cosa fossero i LEP e cosa fossero i LUP, addirittura, i livelli essenziali rispetto ai livelli uguali di prestazione, e la domanda che ci siamo sempre posti è stata la seguente: cosa significa livello essenziale? Come differisce l'essenziale dall'uguale prestazione?

Molte volte è stata tirata in ballo la comparazione col modello tedesco e, rispetto al concetto di essenziale che si compara con l'uguale, la riflessione è stata la seguente: se prendiamo un paziente in fin di vita, l'essenziale di prestazione che cosa significa? L'ossigeno per il mantenimento in vita di quella persona, ma il livello uguale di prestazione, invece, significa mettere tutte le persone nelle condizioni di avere adeguato ossigeno per poter correre, camminare e fare le attività umane.

Ora, il gioco della democrazia è questo, i Regolamenti parlamentari sono questi, e io immagino, osservo, percepisco, la sensazione di voler immaginare, di portare a consumazione, a spegnimento, questa candela che con dignità sta qui e resterà qui fino all'ultimo minuto e secondo disponibili che questo Regolamento ci darà perché, guardate, voi potete pure immaginare di ottenere una vittoria numerica, oggi. Voi potete pure immaginare di godere sul fatto di averci battuti numericamente con gli strumenti della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma sappiate una cosa: ci potete piegare, ma rispetto a questo tema, non ci spezzerete mai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti)! Non ci spezzerete mai. Non ci spezzerete nel dibattito in Aula; non ci spezzerete nel Paese. Perché, guardate colleghe e colleghi, quando il mondo vecchio sta morendo e quello nuovo tarda ad arrivare, è quello è il momento della massima preoccupazione, dove stanno per comparire i mostri. Lo dico ai colleghi e alle colleghe di Forza Italia: io voglio vedervi in faccia, quando non avete avuto il coraggio di intervenire con strumenti emendativi sui LEP (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e tra quattro ore, voglio vedere la faccia del Governo se vi accetterà degli ordini del giorno, facendo finta che avete messo mano al provvedimento e non l'avete fatto. Con quale coraggio, con quale dignità, vi presenterete ai vostri elettori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Una questione emerge, direi, in conclusione di questo lungo dibattito, dal discorso che abbiamo svolto fin qui. C'è l'idea dell'Italia unita: cioè, di un'Italia che, pur con le sue diversità, preferisce la solidarietà alla competizione, la collaborazione al conflitto, l'altruismo all'egoismo. E la domanda è: è un'idea in cui crediamo ancora? O ci siamo rassegnati alla presa d'atto che l'utopia risorgimentale è, infine, fallita e che l'unico orizzonte unitario che ci rimane è quello circoscritto, appunto, ai confini regionali? E più concretamente, nella ricerca difficile di una via d'uscita dalle immani sfide del mondo contemporaneo: ecco, quel rischio atomico, il proliferare della violenza, la crisi ambientale, le disuguaglianze economiche e sociali.

In quale veste collettiva ci vediamo collocati? In quella di cittadini italiani o in quella di cittadini della nostra regione? Siamo torinesi? Siamo napoletani? “Chi siamo?”, si diceva… ecco, chi siamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Guardate che la domanda ritorna ed è proprio lì e lo diciamo ai patrioti, che si dimenticano il motivo per cui siamo parlamentari italiani.

Ci interessa qualcosa di quel che accadrà al capo opposto del Paese oppure pensiamo che sia un problema di altri? Per chi ancora crede in quel disegno, attraverso cui i costituenti - usciti dal disastro compiuto dal fascismo - vollero rinnovare il sogno risorgimentale, riferimento obbligato rimane il principio fondamentale che tutela l'unità e l'indivisibilità della Repubblica, sancito dall'articolo 5 della Costituzione. È lì, Presidente, l'ancoraggio imprescindibile che ancora può impedirci di precipitare nel baratro. In effetti, il solo in grado di scongiurare il pericolo che l'Italia sia ridotta a una scomposta accozzaglia di frammenti, a detrimento non soltanto dello Stato, ma delle regioni stesse e, in definitiva, anche di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se non vi sono altre richieste di intervento, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 93).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO STEFANI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario relativamente a tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 4.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Parere conforme al relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza?

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.19 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.21 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Passiamo ora all'emendamento 4.52 Cantone. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di rimediare a quella che è la grandissima indeterminatezza nel dare attuazione a un processo di così ampia portata, senza nessuna certezza del quadro ordinamentale e procedurale. Inoltre, in questo provvedimento sono previste verifiche facoltative e asimmetriche, soprattutto, per quanto riguarda l'erogazione dei LEP. Quindi, questo provvedimento non fa altro che aumentare il divario tra cittadini del Nord e cittadini del Sud che saranno sempre più discriminati in base al luogo di nascita. Ecco, questo non lo possiamo permettere e non lo accetteremo. Per questo presentiamo questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se non vi sono richieste di ulteriori interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.52 Cantone, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.54 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.59 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Passiamo all'emendamento 4.56 Zaratti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Stiamo facendo la seduta fiume alle 3,35 perché, nel giro di 24 ore (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

FRANCESCO MARI (AVS). …Questa maggioranza deve dare due colpi mortali all'unità del Paese: uno al Presidente della Repubblica, di cui il premierato pregiudica il ruolo e le funzioni di garanzia; l'altro al Parlamento. Poi, ovviamente, alla Costituzione, ai suoi principi e al suo programma.

Il Ministro Calderoli, all'inizio di questa discussione, ci ha detto, tra l'altro - usando l'argomentazione madre di tutte le argomentazioni - che questa non è una legge costituzionale, attua soltanto la Costituzione; non la cambia. Io credo che questo sia, in realtà, il nodo della questione. In realtà, questa legge attacca eccome la Costituzione. Innanzitutto, perché una legge deve funzionare anche nella sua - diciamo così - “applicazione estrema”.

Questa legge modifica, in realtà, l'articolo 116 perché non ci sarebbe più la distinzione tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario. Cambia eccome, svuota eccome la Costituzione, anche nell'articolo 117. Alla fine di questo articolo - come si sa - c'è scritto che nelle materie di legislazione concorrente spetta poi alle regioni la potestà legislativa, eccetera.

Se fosse attuata in pieno questa legge, noi la legislazione concorrente, in realtà, non l'avremmo più; non ci sarebbe più.

Quindi, è immaginabile che una legge ordinaria cancelli di fatto, nella sostanza, un articolo della nostra Costituzione? Questo è, di fatto, non immaginabile. Quindi, Ministro Calderoli, questa legge attacca eccome la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza; attacca eccome la democrazia di questo Paese. Questo è il motivo per cui noi, a partire da oggi, dalla manifestazione che abbiamo fatto oggi, porteremo le cittadine e i cittadini italiani proprio a decidere, a valutare e a bocciare questa legge, proprio perché attacca, intacca, vanifica i principi della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.56 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.63 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Passiamo all'emendamento 4.64 Caramiello. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Vista l'ora tarda, non userò troppi giri di parole. L'autonomia differenziata è lo strumento inventato dalla Lega Nord, dalla Lega Lombarda, chiamiamola come è giusto che sia, chiamiamola per quella che è, affinché le regioni più ricche possano tenersi quasi interamente l'importo delle tasse che spettano all'Italia intera. Presidente, ma parliamo subito di soldi: secondo uno studio del professor Giannola, presidente SVIMEZ, le regioni che attueranno il federalismo differenziato si arricchiranno sulle spalle delle regioni più fragili. La Lombardia, ad esempio, percepirà 106 miliardi in più, il Veneto 41 e l'Emilia-Romagna 43, mentre si assisterà a una diminuzione di pari importo delle risorse gestite direttamente dall'amministrazione centrale.

Colleghi, fateci caso, ogni provvedimento di questo Governo ha avuto come agnello sacrificale o il povero oppure il meridionale e quindi ai colleghi meridionali mi rivolgo e spero in un sussulto. C'è ancora tempo, fermatevi in tempo. Colleghi, con l'autonomia differenziata il ragionamento che questa maggioranza vuole far passare è il seguente: se alcune regioni pagano più tasse rispetto a quanto ricevono in spesa pubblica, è giusto che trattengano almeno in parte delle risorse versate al fisco in questi territori.

È il concetto del residuo fiscale, ma tutto ciò, Presidente, è incostituzionale, perché nel nostro ordinamento giuridico a pagare le tasse non sono le regioni, bensì i cittadini e lo fanno sulla base dell'ammontare del loro reddito, non del luogo di residenza.

A questo punto, Presidente, i meridionali dovrebbero richiedere anche la regionalizzazione del debito pubblico italiano, facendolo pagare in proporzione alla ricchezza prodotta da ciascuna regione e alla residenza dei possessori dei titoli di Stato. Colleghi, vi rendete conto che il giorno dopo l'approvazione di questo testo verrà distrutta l'unità nazionale? La verità è che questo provvedimento, meramente ordinamentale, non pone un centesimo sul piatto, se non la promessa irrealistica di definire a stretto giro i livelli essenziali di prestazione.

Ma Presidente, è proprio irrealistico credere che si possano determinare i livelli essenziali di prestazione in breve tempo, atteso che, come più volte denunciato dalla Corte costituzionale, è dal 2001, e cioè dalla riforma del Titolo V, che si attende la definizione dei LEP.

Nel caso di specie, Presidente, con il presente emendamento, si intende modificare il comma 1, di cui all'articolo 4, ed evidenzio, Presidente, che questo articolato disciplina il trasferimento delle funzioni, disponendo che può essere effettuato, secondo le modalità e le procedure di quantificazione individuate dalle singole intese, soltanto dopo la definizione dei LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard, nei limiti delle risorse rese disponibili nella legge di bilancio.

Presidente, secondo il professor Giannola, sempre presidente SVIMEZ, per finanziare i LEP, ci vorrebbero dagli 80 ai 100 miliardi e, quindi, chiedo al Ministro Calderoli, magari a Giorgetti, di farci dire da dove credono di prendere questi fondi.

Vado a concludere, Presidente, ci sono state molte audizioni in Commissione affari costituzionali e molti professori costituzionalisti hanno smontato, punto su punto, la sua riforma. Tra l'altro, il professor Chieffi, simpaticamente, citando Rodotà, lo ha definito analfabeta costituzionale. Quindi, Presidente e colleghi della maggioranza, mi rivolgo soprattutto ai colleghi meridionali: fermatevi in tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.64 Caramiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza… Colleghi, revoco la votazione, però vi prego, non aspettate dopo, perché se no…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. La questione dei LEP; questo emendamento, quando stabilisce di inserire “e nel rispetto della garanzia di uniformità dei LEP sul territorio nazionale”, lo fa per un motivo ben preciso, perché, di fatto, questo testo non li garantisce.

All'articolo 1, c'è scritto: “(…) al fine di rimuovere discriminazioni e disparità di accesso (…)”. Quindi sembra che ci sia uniformità, ma nella realtà, in questo testo, alla fine del comma 1, c'è scritto chiaramente che non è possibile, perché dovranno essere mantenuti solo se c'è coerenza con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica e con gli equilibri di bilancio. Quindi, era necessario inserire una norma che potesse garantire i LEP, parità di LEP per tutti. Questo così non è ed è per questo che è necessario inserirlo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.64 Caramiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.82 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).

Passiamo all'emendamento 4.91 Baldino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Sono le 03:46: dopo dieci ore di dibattito su questo provvedimento gli interventi della maggioranza a sostegno di questo provvedimento sono stati zero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); gli interventi nel merito della maggioranza a sostegno del provvedimento: zero; gli interventi in replica alle osservazioni dell'opposizione: zero. Mi chiedo veramente, con quale faccia ritornate sui vostri territori a dire che avete approvato una riforma che sarà utile al Paese, se non avete avuto neanche il coraggio, la forza e le argomentazioni per difenderla qui, in Aula, dove dovreste farlo.

Questi sarebbero i novelli riformisti, i novelli costituenti, k novelli legislatori. Che cosa direte ai vostri figli, quando gli racconterete che avete stravolto l'assetto istituzionale del Paese e che non avete neanche avuto il coraggio di prendere la parola in Aula per difenderlo?

Questo emendamento, Presidente, è a mia prima firma, visto che prendiamo atto che il Paese è frastagliato di disuguaglianze e disparità, non solo tra Nord e Sud, ma tra centro e periferia, tra aree interne e aree urbane, ne abbiamo preso atto. Quello che si dovrebbe fare non è ampliare queste disuguaglianze, ma intervenire per colmarle.

Allora, vi chiediamo una cosa sacrosanta, Ministro: che il trasferimento delle funzioni possa essere effettuato soltanto dopo l'approvazione, con una legge, delle misure di perequazione necessarie e dell'individuazione di eventuali poteri sostitutivi e tempestivi, per prevenire o far cessare fenomeni di disuguaglianza. Ditemi per quale motivo avete dato parere contrario su questo emendamento, se voi ci state dicendo, tramite le parole del Ministro, che, per fortuna, ha avuto la forza di alzarsi, devo riconoscerlo, sia in Commissione, sia in Aula e difendere il provvedimento, a differenza dei parlamentari della maggioranza, che lo devono approvare. Ditemi il motivo per cui questo emendamento deve essere bocciato. Io non riesco a capirne la necessità, se questo è l'obiettivo a cui voi dite di andare incontro, perché non si spiega diversamente. Attuare i poteri sostitutivi per evitare fenomeni di disuguaglianza, non è quello che vogliamo tutti, sì o no? Lo vogliamo, sì o no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Allora, se lo vogliamo, approviamo questo emendamento.

Presidente, nella scena finale di un celebre film, si dice che bisognerebbe fare una grande riforma costituzionale, bisognerebbe aggiungere l'articolo 140: il diritto alla verità. Tutti i cittadini hanno il diritto di conoscere la verità, questa sarebbe la grande riforma costituzionale che questo Parlamento dovrebbe attuare per riportare la verità ai cittadini. E la verità, cari colleghi e care colleghe, è che questa legge che state approvando è una legge truffa e ne risponderete ai vostri figli (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.91 Baldino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.92 Barzotti. Ha chiesto di parlare L'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, che è fondamentale, cerchiamo di correggere le gravissime distorsioni che questo provvedimento porterà al nostro assetto costituzionale. Di fatto, quello che chiediamo è che il trasferimento delle funzioni possa essere effettuato soltanto dopo l'approvazione con legge dello Stato di clausole sospensive o risolutive, che siano unilateralmente attivabili, previa diffida ad adempiere, dallo Stato, in caso di inadempienza regionale nello svolgimento dei compiti e delle funzioni che siano richieste o di interesse nazionale.

Ebbene, Presidente, questo emendamento, come può vedere, ha una funzione fondamentale, che è quella di sopperire alle carenze regionali. Noi, in questo Paese, siamo abituati veramente a di tutto: siamo abituati, ma rigettiamo con forza tutte le disuguaglianze, sia verticali che orizzontali. Di fatto, con questo provvedimento non andiamo a fare altro che acuirle. Veramente, alzando questi muri tra Nord e Sud, non facciamo altro che rendere più difficile sentirsi cittadino in ogni parte del nostro Paese.

Questo per me è un tema veramente fondamentale, perché, se una persona che vive al Nord vuole spostarsi al Sud o al Centro, deve potersi sempre sentire a casa e, purtroppo, con questo provvedimento voi state facendo tutto il contrario. Avete - per suo tramite, Presidente, mi rivolgo alla maggioranza - una visione veramente minuta del nostro Paese, delle sue opportunità, della sua grandezza e della sua unità.

La sua unità ha un senso per chi si sente veramente italiano, anzi meglio, si sente a casa in ogni regione in cui va, per i nostri studenti, per le persone che decidono di viaggiare, di muoversi, di radicarsi e poi di spostarsi. Purtroppo, con questo le persone si sentiranno sempre fuori posto. Purtroppo questa riforma - ve lo continuiamo a dire da giorni - spacca l'Italia e voi non vi rendete conto dei danni che state facendo, non vi rendete conto, nonostante il fatto che ci siano già le prove tangibili di quelle che sono le disuguaglianze e le distorsioni che le gravi differenze tra regioni possono portare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Penso banalmente al lavoro che già da anni ha vissuto questo processo, di fatto andando a creare veramente enormi problemi.

Io veramente chiedo una riflessione a quest'Aula: pensiamo alle politiche attive sul lavoro. Purtroppo, nonostante il fatto che noi nel 2019 abbiamo messo un miliardo sulle politiche attive, chiesto l'implementazione di più di 11.600 operatori, ancora le regioni non hanno chiuso i bandi di assunzione e tutte le regioni, in diversi momenti, purtroppo non sono riuscite a chiudere questi procedimenti. Questo è un enorme danno per le persone che non hanno niente, per le persone che hanno solo lo Stato come riferimento, per quei disoccupati, per quelle persone che veramente non sanno come fare ad arrivare alla fine del mese, per quei lavoratori poveri che intendono cambiare lavoro, che sono più di 4 milioni, nel nostro Paese. Voi state peggiorando le loro condizioni e non ve ne rendete conto.

Quindi, io vi prego, vi chiedo: riflettete ancora su questo emendamento che ha uno spirito veramente unitario. La pandemia ce l'ha insegnato: quando le regioni non sono in grado di andare avanti da sole e c'è bisogno di un di un intervento, lo Stato deve poter intervenire, perché lo Stato è l'unico baluardo per le persone che non hanno niente e per l'esercizio dei nostri diritti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.92 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.93 Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.93 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.94 Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.94 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione) .

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.108 Cappelletti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Io, se mi permette, farei una breve premessa. Volevo dirle che non sono sorpreso che questo provvedimento venga discusso e votato con il favore delle tenebre, perché è come se un po' ci si vergognasse del suo contenuto e del procedimento che ci ha portato a questo punto, che ha visto non solo sostanzialmente sollevare criticità da parte di tutti gli auditi in Commissione, ma ha visto anche rivotare un emendamento in Commissione che era stato legittimamente approvato, semplicemente perché i numeri dicevano che il Governo era andato sotto, e questo è l'unico motivo. È un provvedimento che verrà ricordato anche per la vile aggressione violenta, di cui, ahimè, tutti noi siamo testimoni e che è avvenuta qui, in quest'Aula. Per tutti questi motivi, credo che ci sia un po' di pudore da parte della maggioranza. Meglio nasconderlo e meglio discuterne quando le agenzie sono chiuse e quando questo dibattito non può essere trasmesso direttamente ai cittadini. Detto questo, Presidente, nel merito dell'emendamento specifico, di fatto questo emendamento, qualora venisse approvato, interviene circoscrivendo l'effettività della riforma.

Per spiegare il motivo dell'utilità di questo emendamento, bisogna rispondere a una domanda: a cosa serve questa riforma? Ecco, io vorrei ricordare, a questo proposito, le parole, per certi versi, sorprendenti dal Presidente Zaia, in Commissione Affari costituzionali, quando ha dichiarato che l'autonomia regionale va concessa al Veneto, perché il Veneto ha fatto il MoSE, che ha salvato Venezia; virgolettato: “l'autonomia regionale va concessa al Veneto perché il Veneto ha fatto il MoSE, che ha salvato Venezia”.

Io, e anche il Ministro Calderoli, siamo saltati sulla sedia. Perché Zaia, per sostenere la riforma dell'autonomia differenziata, richiama un'opera fatta dal Governo nazionale? È evidente a tutti che è una contraddizione, ma, Presidente, è stato uno scivolone necessario, perché, se avesse citato l'unica opera pubblica importante realizzata nella sua regione negli ultimi decenni, la Pedemontana veneta, sarebbe crollata la principale motivazione che Governo e maggioranza portano per giustificare questo provvedimento, cioè la possibilità di gestire i servizi pubblici con maggiore efficienza ed efficacia, perché l'unica opera pubblica realizzata in regione Veneto è stata un'enorme voragine di denaro pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Essendo passata, da poco più di 2 miliardi di euro, a oltre 13 miliardi di costi per i cittadini della regione, ben 11 miliardi di euro sprecati in un'unica opera pubblica. Signor Presidente, è un record mondiale, ma non lo possiamo dire, non lo potete dire, non potete dire “vogliamo l'autonomia regionale perché siamo riusciti a sprecare più risorse di chiunque altro”. Ecco, questo non si può dire. Bisogna dire il contrario, anche se non è vero.

Però, è proprio così. Certamente, dire “abbiamo sprecato un maggior numero di risorse”, almeno per il Veneto, sarebbe più aderente alla realtà. Per questo motivo, va votato il mio emendamento 4.108 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Se posso chiederle di far riprendere un po' di attenzione all'Aula, che io sento parlare solo a microfoni spenti. Se qualcuno ha qualcosa da dire, magari può accendere il microfono e può parlare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché impedire anche di parlare a un collega, perché l'Aula è diventata un totale bivacco, la fiume non l'abbiamo chiesta noi, non l'abbiamo chiesta noi, quindi, se c'è qualcuno stanco (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), se la devono vedere con la loro strategia d'Aula. Quindi, le chiedo di riportare un po' di attenzione all'Aula, un po' di silenzio all'Aula e un po' di decoro all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.108 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).

Sull'articolo 4, chiede di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Intervengo come relatore, grazie. Ora, l'articolo 4, se volessimo fare una sintesi, è l'articolo dei futuri (Commenti)… però Presidente, se mi può… io già sono stanco…

PRESIDENTE. Lo sono anche i suoi colleghi di partito.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. …poi, se non capisco la lingua. allora vado in confusione.

PRESIDENTE. Non si preoccupi. Colleghi, proviamo a fare un po' di silenzio.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Grazie. Allora, l'articolo 4, se volessimo fare la sintesi, è, da un lato, tra i futuri contenziosi che sorgeranno tra materie concorrenti (come verranno attribuite le funzioni, lo spostamento delle risorse umane, finanziarie, competenze) e, dall'altro, introduce uno dei princìpi che è stato anche vanto di questa maggioranza e, a più riprese, è stato sottolineato: quel concetto di regionalismo competitivo (Commenti)… però io faccio fatica…

PRESIDENTE. Onorevole Ricciardi, però, abbia pazienza. Io li richiamo, però che le debbo dire?

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Io ce l'ho la pazienza, Presidente. Sono le 4 del mattino e ho la pazienza di Giobbe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Allora vada avanti, la prego. Colleghi, vi prego di aiutarci. Prego (Applausi).

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Allora - detto questo - il regionalismo competitivo, a un certo punto, è stato una discussione, che si è protratta per mesi, dove la narrazione era: bene, quelli che sono più bravi ad amministrare hanno le competenze e avranno sicuramente un risultato e delle performance migliori; fin qui, a rigor di filosofia e delle categorie dello spirito, può anche funzionare, il problema di fondo è un altro, ovvero che tu non puoi mettere in competizione, non il diritto, ma il dovere dello Stato di garantire e erogare egual diritti a tutti, da nord a sud, dallo spazio urbano ai piccoli centri di periferia, perché - guardate - la dicotomia tra le terre dell'osso e della polpa non è una questione solo meridionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), è una questione che accomuna molte aree interne, dal ricco Veneto, la Lombardia e il Piemonte, all'entroterra meridionale della Campania, della Sicilia e della Calabria.

Allora, se questo è il tema, immaginare la non completezza della procedura del trasferimento delle funzioni rischia, Ministro Calderoli, suo tramite, Presidente, di ripetere l'errore di incompiutezza di quella che è stata la riforma del Titolo V, perché, se lei, Ministro, ci ha sempre detto che stava adottando il compimento di un'incompiuta, purtroppo qui si rischia di peggiorare l'incompiuta e di moltiplicare i contenziosi, con l'aggiunta del regionalismo competitivo, che rischia concretamente di scatenare una guerra tra poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Questo articolo è rubricato “trasferimento delle funzioni”. Numerosi interventi sono stati fatti sulla questione economica, ma non è solo una questione di soldi; c'è molto di più in ballo; qui c'è uno Stato che si dissolve. Non può essere certo questa la lettura corretta dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. È infatti ovvio che la norma va vista nel quadro del sistema costituzionale, che si fonda sul concetto di unità e indivisibilità della Repubblica e trova il suo principale pilastro nella persona umana, intorno alla quale è costruita un'armatura di diritti fondamentali, assistiti dal principio di uguaglianza, e finalmente traduce tutto questo in un contesto organizzativo, di cui fanno parte le autonomie, che sono sempre un mezzo e mai un fine.

Per questo, il regionalismo differenziato, voluto e attuato dalla Lega, in realtà ha generato reazioni e diffidenze insuperabili. Emerge la rottura di canoni fondamentali di uguaglianza e solidarietà. Non può rimanere unito un Paese che però, di fatto, porta con sé macroscopiche disuguaglianze. Si toglie addirittura la speranza che queste disuguaglianze possono essere ragguagliate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Un noto giornalista faceva questa riflessione: nel momento in cui le regioni del Nord avranno la loro autonomia, per quali motivi dovrebbero votare il referendum e consegnare a una sola persona tutto il potere? Una volta ottenuta l'autonomia, non avranno alcun interesse a perderla un minuto dopo.

Vedete, il cuore dell'accordo fra Fratelli d'Italia e Lega genera tante divisioni e discussioni, cioè l'autonomia differenziata in cambio del premierato ci parla, in effetti, di due modelli che potrebbero essere opposti: il massimo del decentramento, da un lato, e il massimo dell'accentramento, dall'altro.

Io credo che questo Parlamento, invece, abbia individuato il tratto comune e più grave di questo patto, che per noi è indecente: la definitiva marginalizzazione del Parlamento e, di fatto, anche un'autentica torsione della nostra democrazia. Già, perché un regime politico improntato alle regole formali della democrazia ma ispirato, nei comportamenti, a un autoritarismo sostanziale, si definisce “democratura”. Ahimè, Presidente, mi pare quello che vogliono. Non ho ancora chiaro che punto di vista abbiate voi liberali e lo dico proprio a lei, Presidente, senza interposta persona. Noi siamo un'opposizione di sana e robusta costituzione, da tempo sappiamo di non essere soli e voi sapete che ci troverete pronte e pronti, come abbiamo dimostrato oggi pomeriggio. Lo dico ai miei cari compatrioti delle opposizioni: è tempo, forse già domani mattina, di spostare l'asse della nostra opposizione lì fuori, nel Paese reale, dove voi siete minoranza politica (Commenti) e dove i referendum costituzionali, da una parte, e quelli che dovremo immaginare per contrastare l'autonomia differenziata fermeranno questi due disegni, che rischiano di compromettere una volta per sempre quello che oggi stiamo provando a contrastare, quello che dobbiamo provare a contrastare lì fuori, per ridare un segno di partecipazione, speranza, di unità, come abbiamo fatto oggi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 108).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, chiedo al relatore i pareri.

ALBERTO STEFANI , Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro, parere contrario.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza?

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Conforme al relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 5.3 Bonafe'.

Se nessuno che deve intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).

Passiamo all'emendamento 5.7 Bonafe'. Se nessuno che deve intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.7 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).

Passiamo all'emendamento 5.11 Zaratti. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.11 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).

Passiamo all'emendamento 5.63 Raffa. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.63 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).

Passiamo all'emendamento 5.49 Bonafe'. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.49 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 113).

Passiamo all'emendamento 5.88 Bonafe'. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.88 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 114).

Passiamo all'emendamento 5.118 Fede. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Sono le 4,12, cerchiamo un attimino di dare attenzione a quest'Aula. Certo, se qualcuno si collegasse ora, vedendo le facce della maggioranza, penserebbe: beh, a quest'ora sono stanchi, non parlano. Ma non hanno mai parlato, non abbiamo mai sentito un intervento su questo provvedimento, che sta spaccando l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una vera vergogna quello che è accaduto: un argomento di questa importanza nel silenzio. Le uniche parole sono state i “no” del relatore e il “confermo” del Ministro, zero sulla riforma che andrà a fare l'Italia a pezzi.

Quando si dice che si spacca l'Italia e rimarrà indietro il Sud, non è assolutamente vero, perché chiaramente il Nord non può ridere, come non rideranno la Valle d'Aosta, il Piemonte e il Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria. Tutti i parlamentari che stanno qui dentro hanno preso voti in quelle zone, hanno assunto l'impegno di tutelare e rispettarle ma queste zone pagheranno a caro prezzo questo tradimento dei loro parlamentari di maggioranza.

Non andrà certamente meglio per quelli del Centro e li voglio ricordare. Utilizzo una modalità che è in uso a un noto Ministro: la Toscana, l'Umbria, le Marche, il Lazio, anche loro traditi dei loro parlamentari. Che dire, poi? Il Sud, chiaramente, non avrà alcun supporto, seppure ha dato voti a questa maggioranza. L'Abruzzo, il Molise, la Campania, la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. “Qui abbiamo visto cose che voi umani (…)” citava un film, e noi le abbiamo viste qui, un mese e mezzo di discussioni nell'assenza totale. Abbiamo visto una capacità interpretativa regolamentare che è andata a favorire certi comportamenti di una scorrettezza inaudita. Non dimentichiamo la Commissione in cui si è negato il gol fatto, in cui l'arbitro ha detto che non aveva fischiato e, quindi, non era gol. Ha annullato un gol. Poi qui dentro abbiamo visto i dibattiti, con le magliette recanti scritte, nel silenzio di chi doveva controllare e tutelare la corretta gestione dell'Aula. Abbiamo visto che, quando le parole non sono arrivate, sono arrivati i fatti: abbiamo visto delle aggressioni terribili, le ha viste tutto il mondo e qui si è detto che, invece, si è subita una provocazione. Il verbale ha nascosto, ha glissato completamente i fatti.

Tuttavia, signori, la festa è finita. Ricordatevelo, la festa è finita, perché fra poco quest'onda di consenso finirà. E voi dovrete uscire fuori a rendere conto alle persone, quelle che oggi erano in piazza con noi e manifestavano il loro dissenso. Molti ancora non si rendono conto ma arriveranno le notizie della Corte dei conti, non quelle che l'opposizione terribile e menzognera poteva raccontare. È stato detto chiaramente: mancheranno le risorse e, allora, dovrete rimettere le mani nelle tasche degli italiani. E lì, sì, ci sarà la sveglia e non sarà piacevole e non basterà più fare gli opossum e fingersi morti come è avvenuto qui dentro. Bisognerà dare conto e questa storia finirà.

Qui si è vista un'anteprima del presidenzialismo, ossia l'imposizione di un provvedimento e tutti quanti militanti, allineati e coperti, silenti per nascondere quello che sta accadendo. Una vera truffa agli italiani. Questa storia sta terminando, godetevi questi pochi momenti di benessere: fra poco sarà la fine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.118 Fede, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 115).

Passiamo all'emendamento 5.123 Carmina.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sono le 4,15 (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci troviamo a notte alta a parlare di una riforma sull'autonomia differenziata che incide nella carne viva dell'Italia, dei diritti dei cittadini, mentre quello che ancora manca, in Italia, è la realizzazione del principio di uguaglianza, con una questione meridionale mai risolta e l'esistenza di cittadini a cui ancora oggi non sono garantiti i diritti sociali e civili, in modo uguale in tutto il territorio nazionale, a prescindere dal luogo di residenza.

Esistono ancora oggi cittadini di serie A e di serie B. Penso ai bambini meridionali con un'aspettativa di vita diversa rispetto ai bambini che nascono nel Settentrione, all'emigrazione coattiva da parte di persone che non trovano opportunità nella loro terra, all'immigrazione sanitaria di chi non trova nel Meridione strutture adeguate e che incide per 4 miliardi e mezzo e alle infrastrutture. Non parlo poi della provincia di Agrigento, perché lì siamo forse nel quarto mondo, neanche nel terzo.

L'interesse nazionale, quindi, è l'uguaglianza, l'unità ed è evidente che questo interesse nazionale venga sacrificato all'interesse delle regioni ricche del Paese: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, che producono il 40 per cento del PIL nazionale e che vogliono liberarsi delle regioni meno sviluppate, considerate una palla al piede.

Non è un'autonomia differenziata in attuazione della riforma del Titolo V del 2001 perché quella prevedeva meccanismi di perequazione per finanziare le funzioni nei territori con minore capacità fiscale, una perequazione volta a finanziare le infrastrutture, il patrimonio ambientale, il settore sanitario. In alcune regioni, in assenza del sostegno nazionale non si riuscirebbero a finanziare le strutture sanitarie e la spesa farmaceutica, ma la perequazione non viene considerata da questa riforma. Anzi, questo Governo l'ha progressivamente svuotata: è recente la riduzione di 3,5 miliardi del fondo infrastrutturale per il Sud. Poi, la riforma Calderoli non elimina, ma cristallizza e fa aumentare le differenze. Basti pensare ai LEP: la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard avverrà a partire dalla ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni regione dell'ultimo triennio. Ciò praticamente renderà immutabile la condizione di diseguaglianza. Faccio un esempio. Il mio comune, quando ero sindaco, non accedeva al fondo per il trasporto pubblico locale perché, nei tre anni precedenti, non ne aveva fruito e, quindi, io non potevo aiutare le famiglie a sostenere le spese per il trasporto dei figli nelle scuole superiori. Per non dire che, in ogni caso, occorrerebbe finanziare i LEP. Si fa un calcolo da 80-100 miliardi e, se non lo si fa, questa riforma rimane acefala e con aspetti mostruosi perché disgregherà l'Italia.

Venendo all'emendamento che noi proponiamo, innanzitutto, si entra nel vivo di questa riforma con i criteri relativi ai principi dell'attribuzione dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative per l'esercizio delle funzioni statali attribuite alla regione. Ebbene, questo avviene con i famosi DPCM, decreti del Presidente del Consiglio, senza controllo del Parlamento. Lo svuotamento di beni, funzioni, organizzazione e norme esige che, in una materia così delicata, ci sia il controllo del Parlamento. Altresì, l'emendamento chiede la soppressione del comma 2 - e finisco - in cui le modalità di finanziamento avvengono solamente attraverso compartecipazione al gettito di uno o più tributi erariali maturati sì nel territorio regionale, ma con un salto nel buio perché non si quantificano e non si dipana la questione delle conseguenze in una materia e in un quadro assolutamente complessi e di amplissima portata. Che dire?

Fra l'altro, noi siamo in procedura di infrazione per eccesso di deficit e vi è un patto di stabilità che prevede 10 miliardi di riduzione all'anno. Ci aspettano anni di lacrime e sangue versato da un Meridione sempre più abbandonato a se stesso, vessato e discriminato i cui cittadini subiranno le maggiori conseguenze di una scellerata politica di austerity, di tagli ai servizi sociali…

PRESIDENTE. Concluda.

IDA CARMINA (M5S). Sì, un minuto. Non ancora approvata, la riforma si presenta superata dai tempi, è antistorica. I segni dei tempi chiedono unità. L'unione fa la forza. La pandemia l'abbiamo sconfitta con l'unità. Le sfide globali, l'intelligenza artificiale, le sfide economiche esigono unità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). La guerra, la situazione internazionale chiedono unità e il silenzio della maggioranza e la violenza che ne è seguita forse è la frustrazione di chi è stato costretto a non poter dibattere. Bene, mi sovviene un detto di un grande siciliano, Peppino Impastato (Una voce dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia: “Tempo!”)

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, deve concludere.

IDA CARMINA (M5S). “La mafia uccide, il silenzio pure” (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.123 Carmina, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 116).

Passiamo all'emendamento 5.119 Lomuti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento vuole segnalare alla maggioranza una questione, cioè che non può essere lasciata la questione dei LEP alla mercé di una commissione ministeriale paritetica, bypassando l'Ufficio parlamentare di bilancio e, soprattutto, quest'Aula, questo Parlamento. Perché altrimenti state dando per l'ennesima volta la prova che, per voi, la democrazia è uno slogan da sbandierare all'occorrenza. Ora, tralasciando l'ignobile gestione del provvedimento, oggi il Ministro ha risposto ai cittadini - che chiedevano di conoscere: come volete finanziare i LEP? -, dicendo: non ne abbiamo idea. Benissimo, la preoccupazione c'è perché abbiamo paura che voi ricorriate alla spesa storica o, peggio ancora, che abbassiate la qualità dei livelli essenziali delle prestazioni perché non avete una lira, diciamo le cose come stanno. Ma la preoccupazione più grande è che oggi, con questo provvedimento, voi ammazzate la Costituzione ed è giusto che gli italiani e le italiane, anche adesso, a quest'ora, alle 4 e mezza del mattino, sappiano la verità: Fratelli d'Italia e il centrodestra devono mostrare lo scalpo del cadavere della Costituzione all'alleato della Lega Nord. Perché? Perché in contraccambio Salvini, che è diventato per Giorgia Meloni più importante del Paese Italia, deve approvare, come già fatto al Senato, la riforma sul premierato tanto cara alla patriota a metà, o meglio la leader non più di Fratelli d'Italia, ma di Fratelli ricchi d'Italia.

Guardate, questo provvedimento contribuisce a sfasciare l'Italia, il Paese, perché aumenta proprio i divari tra ricchi e poveri. Chi ha più risorse oggi ne avrà più domani, chi ha meno risorse oggi ne avrà meno domani.

È questa l'anticostituzionalità, Ministro Calderoli, di questa legge. Ministro Calderoli, lei oggi accarezza un sogno, lo sappiamo, che è quello di disfarsi del Mezzogiorno. Però, è soltanto un sogno. Lo fa, tuttavia, con la complicità di Fratelli d'Italia, che vuole accarezzare un altro sogno, quello della donna, o meglio della persona sola al comando. E questo lo fa bypassando questo Parlamento che ha visto personalità che, pur di difendere la democrazia, sono morte: Giacomo Matteotti, Presidente.

Questo che approverete è il provvedimento più regressivo della storia della Repubblica e ha un nome: si chiama “discriminazione territoriale”. È anticostituzionale perché voi siete anticostituzionali. Forse è proprio questa l'essenza dell'essere Giorgia. E, guardate, abbiamo tutti gli indizi perché questo provvedimento serve soprattutto a farvi buttare giù la maschera, una volta per tutte.

Se volete una persona sola al comando è un indizio; se a una protesta pacifica, rispondete con il pestaggio di gruppo è un secondo indizio, Presidente; se dopo 76 anni di vita della Costituzione più antifascista del mondo, arrivate proprio voi a distruggerla, Presidente, è un terzo indizio. Ora, se tre indizi fanno una prova, Dio ce ne scampi da voi. Ci manca soltanto che, come lui, portate questo Paese alla guerra, ma devo dire che su questo ci state lavorando seriamente. Ora, un favore: prima che portiate questo Paese alla terza guerra mondiale, fate dimettere il Presidente della regione Liguria, Toti. Perché, guardate, c'è un altro elemento sul quale io vorrei focalizzare l'attenzione della maggioranza. Prendete un Paese come l'Italia, dove è oggettivo il fatto che l'illegalità sia diffusa, dividetelo in 20 e affidate alle regioni sconfinati poteri di decisione su materie come la sanità, i trasporti, la scuola e, nel frattempo, giorno dopo giorno, diminuite il potere di controllo attraverso le vostre riforme che state approvando sull'abuso d'ufficio, sugli appalti, sul ruolo della Corte dei conti, sulle intercettazioni, in un Paese dove la stampa e i media sono schiavi dei poteri forti che giustificano molte volte e intervengono anche sull'informazione. Presidente, in un Paese dove anche i politici sono disposti a tutto pur di farsi eleggere, io penso che questo provvedimento può essere chiamato tranquillamente “ladroneria differenziata” e non autonomia differenziata. Vede, Presidente, io adesso voglio rivolgere agli onorevoli del Sud della maggioranza…

PRESIDENTE. Concluda.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Ora vi chiedo una cosa: fermatevi. Questa mostruosa ingiustizia deve pur smuovere qualcosa nelle vostre coscienze. Non restate in silenzio, dite qualcosa, abbiate coraggio. Presidente, non vorremmo nemmeno più chiedervi di vergognarvi.

In questo Paese non si può avere una Repubblica unita, se uniti non sono i diritti. Noi ci opporremo a questa vergogna, lo faremo mobilitando tutte le forze del Paese. Presidente, io direi una cosa per concludere il mio intervento: viva la Repubblica, una e indivisibile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.119 Lomuti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 117).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.159 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 118).

Passiamo alla votazione dell'articolo 5. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. La contrarietà a questo articolo si poggia sostanzialmente … Intervengo come relatore di minoranza, chiedo scusa, per i tempi… Si poggia su due punti, su due elementi. Noi avevamo suggerito con gli emendamenti alcune correzioni, però il rischio che abbiamo qual è? Il primo è che non si tenga conto del divario storico e socio-economico dei territori; il secondo è che non si tenga conto del peso demografico e dei trend demografici dei territori. Ora se tu metti in piedi una concezione tale di gestione finanziaria, dell'erogazione e della raccolta dei tributi, che non tiene conto del divario storico e dei trend demografici, stai creando una confusione che porterà, inevitabilmente, a discrepanze e a divergenze. Per questa ragione esprimiamo parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 119).

Come da intese sospendiamo la seduta per 10 minuti, che riprenderà alle 4,40. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 4,30, è ripresa alle 4,45.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO URZI' , Relatore per la maggioranza. Su tutti gli emendamenti all'articolo 6, c'è l'invito al ritiro. Se non dovessero essere ritirati, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Chiedo i pareri al relatore di minoranza.

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Su tutti gli emendamenti all'articolo 6, c'è parere favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo al Governo i pareri.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Parere conforme al relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 6.3 Penza.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Penza, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 120).

Passiamo agli identici emendamenti 6.7. Zaratti, 6.8 Bonafe' e 6.9 Auriemma. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Ancora una volta sottoponiamo all'attenzione dell'Aula una questione fondamentale, che riguarda i LEP e il fatto che non possono essere trasferite funzioni se poi, alla fine, non sono corredate dalla copertura finanziaria che permetta a queste funzioni di essere effettivamente espletate, in modo particolare per quanto riguarda i livelli essenziali delle prestazioni. È su questo che si misura il livello di eguaglianza che è stabilito per tutti i cittadini e le cittadine del nostro Paese dalla Costituzione. I cittadini sono tutti uguali e le prestazioni di cui devono godere questi cittadini devono essere necessariamente uguali in tutto il territorio nazionale. È del tutto evidente - e dal dibattito di oggi è emerso con grandissima forza - che queste prestazioni e questi livelli non sono uguali in tutte le parti del Paese. È stato dimostrato: i conti non sono soltanto quelli che fa l'opposizione e neanche quelli che fanno soltanto i costituzionalisti e gli esperti delle università; infatti la Banca d'Italia ci ha fornito i dati e i numeri veri di questa diseguaglianza, che nel Paese persiste in modo profondo. È quindi necessario, per cercare anche di mettere in campo una riforma così scellerata come questa, che quantomeno vengano finanziati i LEP, per permettere di colmare quel divario che, in questo momento, è così forte tra le regioni del Sud e del Nord del nostro Paese. Se voi non volete affrontare questo tema, è come fare la politica dello struzzo. È far finta che la realtà, fuori, sia diversa; vi spaventate, mettete la testa sotto terra, ma il mondo non cambia, il mondo rimane uguale, il nostro Paese rimane uguale.

Il fatto che il diritto dei giovani ad avere una giusta istruzione sia diverso al Sud rispetto al Nord, il fatto che il livello di assistenza sanitaria al Sud sia diverso rispetto al Nord è un dato di fatto e non può essere accettabile la posizione, ancora una volta, di chi dice - come fa il Ministro -: vedremo di giorno in giorno. Ma come si fa a pensare che un'impresa così importante, come quella di garantire i LEP nel Paese, non debba essere supportata da una chiarezza di programma e da una copertura finanziaria adeguata, significativa, che impegna davvero il Paese a superare le disuguaglianze?

Per questo noi lo riproponiamo - come dire - con insistenza, ma non è nell'interesse dell'opposizione, non è neanche nell'interesse di fatto di chi vuole bocciare questo provvedimento, ma è nell'interesse del Paese, è nell'interesse anche di quei parlamentari che sono rappresentanti dei territori che vedono i propri concittadini non poter fare una TAC, non poter andare a scuola, non poter godere di quei diritti che altrove, invece, sono garantiti.

Per questo noi insistiamo su questa questione, ne va non solo dell'unità del Paese, ma ne va dell'uguaglianza dei cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Per questo vi preghiamo di pensare a quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente. Ho molto apprezzato questo emendamento del collega Zaratti e anche dei colleghi e delle colleghe che ne hanno presentati di identici. Però, diciamo, vorrei dire, in amicizia, ai colleghi che mi pare una pretesa eccessiva. Adesso siamo seri. Chiedere addirittura che ci sia una previsione economica, una copertura, una quantificazione delle risorse necessarie per garantire i LEP mi pare veramente una richiesta eccessiva. Siamo seri, insomma. Ce lo ha detto ieri il Ministro, non hanno idea. Non avete un'idea, non c'è un'idea di quanto cosa, non interessa niente. Noi continuiamo a chiedere cose che, in tutta evidenza, non hanno una risposta. La collega Boldrini, poco fa, diceva: siamo a teatro. Ma il teatro è una cosa seria, questo non è teatro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), è una rappresentazione di scarsissima qualità…

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). …non hanno neanche imparato la parte. Ecco, il Parlamento e il Paese, soprattutto, con i suoi problemi, che sono assai gravi, meriterebbero qualcosa di meglio (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Poiché non vi sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.7 Zaratti, 6.8 Bonafe' e 6.9 Auriemma, tutti con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 121).

Passiamo all'emendamento 6.107 Francesco Silvestri. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.107 Francesco Silvestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 122).

Passiamo all'emendamento 6.109 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.109 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 123).

Passiamo all'articolo 6. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 124).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO STEFANI (LEGA), Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza, onorevole Toni Ricciardi?

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Parere favorevole su tutti.

PRESIDENTE. Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Parere conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è contrario.

Passiamo all'emendamento 7.10 Bonafe'. Nessuno chiede di intervenire? Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.10 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 125).

Passiamo all'emendamento 7.103 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.103 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 126).

Passiamo all'emendamento 7.99 Pellegrini. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.99 Pellegrini, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 127).

Passiamo all'emendamento 7.106 Boschi. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.106 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 128).

Passiamo all'emendamento 7.177 Torto. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.177 Torto, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 129).

Passiamo all'emendamento 7.178 Riccardo Ricciardi. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.178 Riccardo Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 130).

Passiamo all'emendamento 7.184 Boschi. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.184 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 131).

Passiamo all'emendamento 7.182 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Velocemente. Allora, io credo che questo sia un emendamento di buon senso e di salvaguardia dell'interesse nazionale, tant'è che prevede che quando ricorrano motivate ragioni a tutela dell'interesse nazionale - ripeto, nazionale - lo Stato può disporre, in ogni caso, la cessazione dell'efficacia dell'intesa. Credo che sia di buon senso, e invito il Governo e la maggioranza a riflettere sul parere in merito a questo emendamento.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.182 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 132).

Passiamo all'emendamento 7.186 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.186 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 133).

Passiamo all'emendamento 7.191 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.191 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 134).

Passiamo all'emendamento 7.192 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.192 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 135).

Passiamo all'emendamento 7.272 Scutella'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.272 Scutella', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 136).

Passiamo all'emendamento 7.273 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.273 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 137).

Passiamo all'emendamento 7.277 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.277 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 138).

Passiamo all'emendamento 7.303 Bonafe'. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.303 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 139).

Passiamo all'emendamento 7.310 Pavanelli. Poiché nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.310 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 140).

Passiamo all'emendamento 7.311 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Presidente, cerchiamo di mettere qui una toppa, di mettere in sicurezza il ruolo del Parlamento. Ci sono dei casi in cui il Parlamento è chiamato a ratificare, ma nella procedura prevista da questa legge, in realtà il Parlamento sarebbe chiamato ad approvare una legge che lo priverà di poteri legislativi, quindi, senza avere il potere di determinare il contenuto della legge. Questo è un unicum, non esiste da nessuna parte, non è possibile una cosa di questo tipo. È molto grave, una falla significativa nel nostro sistema democratico, è un problema proprio di democrazia. Un Parlamento chiamato a ratificare una norma che lo priva di poteri e non può intervenire nel contenuto di quella norma.

Un fatto assolutamente grave: il Ministro ostenta sicurezza, ma sa che questa è una falla decisiva in questo provvedimento che, tra l'altro, rafforzerà l'intervento della Corte e la possibilità di andare a referendum (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Questo è un “no” estremamente grave; un “no” che viene dato al Parlamento nella sua funzione di esercitare, appunto, delle funzioni di controllo e di monitoraggio. È l'esempio di come questa maggioranza intenda esautorare le funzioni del Parlamento, in linea con la riforma del premierato, su cui questa maggioranza tanto esulta. Voglio dire, in modo molto chiaro, a questa maggioranza - che vedo un po' sonnolenta - che un giorno vi sveglierete e piangerete per quello che avete combinato: ovvero, un grande pasticcio per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quindi, da questo punto di vista, questo mercimonio che la Premier Meloni ha fatto, vendendo il Sud alla Lega di Salvini, che perde voti giorno dopo giorno ed è scomparsa dal Sud, è inaccettabile. Pagherete un prezzo caro dal punto di vista elettorale. Vi vedevo prima ridere: bene, vedremo quello che succederà nei prossimi mesi. State pagando un prezzo alla Lega di Salvini, svendendo il Sud e facendo pagare un prezzo enorme al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.311 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 141).

Passiamo agli emendamenti identici 7.316 Dell'Olio e 7.317 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Grazie, Presidente. Sono le 5 e tutto va male, direi. Io capisco perché questa maggioranza non interviene: perché non ha capacità di poter replicare e poter dire che cosa effettivamente ci sia di buono in questo provvedimento. Ora, con questo emendamento si chiede di sopprimere il quinto comma dell'articolo 7 che, forse, è il più pericoloso di tutto questo provvedimento. Perché, con questo comma, si va a dire sostanzialmente che qualsiasi cosa possa succedere domani, una volta che sono state stabilite le regole, non si può tornare indietro. Per cui, se lo Stato ha necessità di avere un supporto da parte delle regioni - per esempio, a seguito di un'alluvione, un maremoto, un terremoto o una qualsiasi cosa - non si potranno andare a toccare quelle risorse. Quindi, questa è la plastica evidenza che, di fatto, questo è un provvedimento “spacca Italia”. Ora, la cosa più grave è capire: ma, fra le due possibilità, lo fate scientemente o non vi siete resi conto? Io, purtroppo, credo che sia il secondo caso, perché non c'è un economista che si sia espresso in forma positiva su questo disegno di legge, mentre è esattamente il contrario per tutti gli intervenuti nelle audizioni.

Ora, io so che molti di voi della maggioranza sanno che questa cosa non va bene, ma vi siete trasformati in “pigiabottoni”, poiché state votando contro tutte le nostre proposte, pur di rispettare quegli accordi di scambio che avete fatto. Un terzo passaggio non lo volete, perché sapete che questo disegno di legge è stato scritto con i piedi e li state mettendo in testa a tutti gli italiani: non solo quelli del Sud. Se non lo capite, questo è davvero grave: perché l'Italia è un sistema complesso, ma è unico ed è già troppo piccolo per poter competere a livello europeo, figuriamoci se lo andiamo a dividere in tanti staterelli. Chiudo con un richiamo, Presidente: la citazione di un saggio di un economista, Cipolla, che nel suo saggio sulla stupidità umana dice che i ladri sono meglio degli stupidi perché i ladri, in un gioco a somma zero, rubano; gli stupidi, invece, creano un danno agli altri e non creano un beneficio a se stessi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.316 Dell'Olio e 7.317 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 142).

Se nessuno chiede di intervenire, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 143).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PAOLO EMILIO RUSSO, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario relativamente a tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 8.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Parere favorevole su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo?

ROBERTO CALDEROLI. Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Conforme al relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Cominciamo dall'emendamento 8.5 Boschi. Se nessuno intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.5 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 144).

Passiamo all'emendamento 8.6 Scutella'. Se nessuno intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.6 Scutella', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 145).

Passiamo all'emendamento 8.26 Ferrara. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.

ANTONIO FERRARA (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi trovo oggi di fronte a voi per discutere criticamente il disegno di legge sull'autonomia differenziata. Un provvedimento che, nonostante le sue intenzioni di promuove l'autonomia regionale, presenta significative criticità e pone seri interrogativi sulla salvaguardia della sovranità legislativa di questo Parlamento. Primo fra tutti, voglio sottolineare come il processo di approvazione delle intese tra Stato e regioni, delineato dall'articolo 8, comma 1, limiti gravemente il coinvolgimento del Parlamento. La Commissione paritetica svolge un ruolo fondamentale nel negoziato di queste intese, ma le sue determinazioni non vengono sistematicamente trasmesse alle Camere per un esame conforme ai regolamenti parlamentari.

Questa lacuna riduce la trasparenza e la partecipazione democratica in un processo che influisce profondamente sull'ordinamento giuridico e amministrativo del nostro Paese. Per questo, propongo di emendare il testo per garantire che le determinazioni della Commissione paritetica siano trasmesse alle Camere, affinché le esamini secondo i propri regolamenti. Questo rafforzerebbe il ruolo di supervisione del Parlamento, assicurando un maggiore allineamento con i princìpi di trasparenza e partecipazione democratica, pilastri della nostra Costituzione. Il modello proposto dal disegno di legge attuale, invece, sembra marginalizzare il Parlamento, spogliandolo delle sue prerogative. È di vitale importanza che ogni intesa raggiunta con le regioni, non limiti - neppure indirettamente - la potestà legislativa del Parlamento nazionale. Le leggi che approviamo devono avere un'applicazione uniforme e non possono dipendere dal grado di autonomia differenziata di ciascuna regione. Questo è fondamentale non solo per garantire la coerenza legislativa, ma anche per mantenere l'unità giuridica ed economica della Repubblica, come prevede l'articolo 5 della nostra Costituzione.

In conclusione, mentre riconosciamo la necessità di modernizzare e adattare le strutture amministrative alle realtà locali, è nostro dovere assicurare che tali cambiamenti non erodano le fondamenta del nostro sistema democratico e legislativo. Chiedo, quindi, a tutti voi onorevoli colleghi di sostenere l'emendamento proposto, per rafforzare il controllo parlamentare e garantire che ogni cambiamento rispetti i principi costituzionali che ci governano. Delle due, l'una: o state commettendo errori consapevolmente o ciò che ritenete essere la luce in fondo al tunnel non è una via di uscita, ma il treno dell'autonomia differenziata, che sta per travolgervi completamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Alifano.

ENRICA ALIFANO (M5S). Questo emendamento è sicuramente pregevole, perché restituisce un po' di centralità al Parlamento, che risulta relegato sullo sfondo da questo improvvido e scellerato disegno di legge. È il fondamento stesso della democrazia che viene compromesso ed è un allarme che in quest'Aula deve risuonare, perché il Parlamento è il centro della democrazia. Il fatto di averlo esautorato, in un provvedimento di questa importanza, costituisce un allarme del quale dobbiamo tenere tutti quanti assolutamente conto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.26 Ferrara, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 146).

Passiamo all'emendamento 8.37 Zaratti. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.37 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 147).

Passiamo all'emendamento 8.38 Boschi. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.38 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 148).

Passiamo all'emendamento 8.42 Ilaria Fontana. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.42 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 149).

Passiamo alla votazione sull'articolo 8.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 150).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO STEFANI , Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 9.4 Caramiello. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.4 Caramiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 151).

Passiamo all'emendamento 9.5 Orrico. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Allora, all'articolo 9, comma 1, si sancisce un principio molto importante e cioè che “dall'applicazione della presente legge” - leggo testualmente - “e di ciascuna intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Quindi, finalmente rispondiamo alla domanda della collega Cherchi, posta più di una settimana fa: “Ministro, dove sono i soldi?” o “ci sono i soldi?”. Finalmente, insomma, abbiamo ripetuto un'evidenza quasi scientifica.

Tuttavia, se vogliamo trasferire delle materie di nuova competenza alle regioni e anche le relative funzioni amministrative che ne derivano, bisognerà pur calcolare i costi di questo trasferimento di competenze, di funzioni amministrative, perché verosimilmente ci sarà del personale, delle risorse umane in più di cui avranno bisogno le amministrazioni regionali per poter assolvere a compiti che prima erano affidati in via esclusiva allo Stato. Quindi, cosa chiedo, con questo emendamento? Cosa chiediamo? Effettivamente, di monitorare i presunti costi e oneri che ci saranno a carico, ovviamente, della finanza pubblica e anche di monitorare i finanziamenti affinché non ci siano disparità tra le regioni che, appunto, faranno richiesta, attraverso le intese, di una maggiore autonomia su alcune materie e relative funzioni amministrative e quelle regioni che, invece, decideranno di rinunciare e lo faranno non perché sono meno capaci rispetto alle regioni che lo faranno, ma perché presumibilmente non avranno alcun finanziamento a disposizione. Lo voglio ricordare, questo è il Governo che ha tagliato il Fondo di perequazione istituito durante il Governo “Conte 2” proprio per attivare tutta una serie di misure a favore delle regioni del Mezzogiorno, relative alla compensazione di una serie di gap che riguardano le infrastrutture, l'edilizia scolastica, l'edilizia sanitaria.

Quindi, tagliato questo Fondo di perequazione, fatta una legge che non ha alcun tipo di previsione finanziaria, ci dovreste spiegare in che modo faranno le regioni che non hanno quel famoso residuo fiscale in più perché l'incidenza demografica è minore, perché anche la capacità di PIL, di reddito pro capite è inferiore e quindi non riescono a generare quel gettito fiscale in più che servirebbe a erogare maggiori e migliori servizi, ecco spiegateci come questo sia possibile. Siccome non ce lo spiegate, abbiate almeno la bontà di voler monitorare quello che succederà, in maniera tale da prevenire i problemi che ormai, da diverso tempo, noi cerchiamo di attenzionarvi, e non è che lo facciamo perché siamo migliori di voi, ma perché ci teniamo, affinché in questo Paese, finalmente, quel principio di uguaglianza che la nostra Costituzione ci chiede di perseguire venga finalmente attuato.

Altrimenti questa autonomia differenziata non andrà per nulla a migliorare ciò che deve essere migliorato, ma andrà a peggiorare le fragilità di chi purtroppo oggi non ce la fa, non per una propria colpa o responsabilità, ma per una disattenzione della politica, che evidentemente ha preferito concentrare risorse, opportunità e investimenti solo in una parte del Paese e non nel resto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza (Commenti ironici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La Presidenza consentirà a un deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento di un minuto per dichiarare il proprio voto sull'emendamento sull'articolo in discussione, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

Ciò detto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.5 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 152).

Passiamo all'emendamento 9.8 Bonafe'. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.8 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 153).

Passiamo all'emendamento 9.12 Ubaldo Pagano. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.12 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 154).

Passiamo all'emendamento 9.15 Bonafe'. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.15 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 155).

Passiamo all'emendamento 9.17 Bonafe'. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.17 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 156).

Adesso colleghi, se nessuno chiede di intervenire… lo fa l'onorevole Toni Ricciardi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Credo che l'articolo 9 sia l'ingegneria applicativa massima delle doti esperienziali del Ministro Calderoli e, allo stesso tempo, credo che rappresenti plasticamente il vulnus di questo provvedimento e, ovviamente, è empiricamente, scientificamente e metodologicamente falso che, nel momento in cui si sta concedendo autonomia, spostando poteri ulteriori su un livello territoriale, è impossibile, empiricamente e storicamente in questo Paese, che non ci sia un centesimo - non un euro - un centesimo di spostamento di carico economico per le casse dello Stato. E allora questo è l'elemento di fondo, che è stata la tutela di questo provvedimento e sarà il più grande vulnus perché poi, alla fine, come spesso capita - e chiudo Presidente - nella storia di questo Paese si prevedono le invenzioni costituzionali e istituzionali e poi, un giorno, qualcuno noterà che quella cosa è costata molto di più di quello che si era previsto. In questo caso costerà rispetto alla previsione di spesa, che era pari a zero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 157).

Passiamo all'emendamento 9.01 Zaratti. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.01 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 158).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO URZI' , Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente, intervengo semplicemente per chiedere un invito al ritiro o, se non verranno ritirati, ovviamente il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza.

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Favorevole, grazie.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Conforme al relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.2 Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.2 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 159).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.4 Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.4 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 160).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.280 Zaratti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.280 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 161).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.308 Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.308 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 162).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.309 Ubaldo Pagano.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.309 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 163).

Passiamo alla votazione degli emendamenti identici 10.313 Appendino e 10.314 Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 10.313 Appendino e 10.314 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 164).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.323 Gubitosa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.323 Gubitosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 165).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.344 Traversi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.344 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 166).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.352 Barzotti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.352 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 167).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.353 Lovecchio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Dopo trent'anni in cui avete fatto credere al popolo meridionale che la Lega era cambiata, dopo trent'anni, gli avete dato una pugnalata dietro la schiena, dopo che hanno creduto in voi, che eravate veramente cambiati, ma questo purtroppo non è stato. Siete quelli che parlano di semplificazione, di flat tax: come andrete a spiegare alle imprese che ci saranno 20 staterelli e che ognuno applicherà una normativa e una tassazione diversa e sarà un delirio lavorare in Italia per le imprese che dovranno operare su tutto il territorio nazionale? Cioè voi dovrete spiegare a tutte queste imprese che forse ci saranno nuovi balzelli, nuove tasse e forse ci saranno anche dei dazi tra una regione e l'altra, perché ci sarà una competizione, si dovranno trovare nuove risorse. E io, quindi, a questo punto, mi chiedo che necessità c'era di fare questo disegno di legge, con tutti i problemi che hanno l'Italia e il mondo dal ‘94 ad oggi, quando promettevate al vostro popolo l'autonomia differenziata. Il mondo è cambiato, non c'era proprio bisogno di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.353 Lovecchio, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 168).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.354 Cherchi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.354 Cherchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 169).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.358 Penza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.358 Penza, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 170).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.396 Aiello.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.396 Aiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 171).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.398 Boschi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.398 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 172).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 173).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO STEFANI , Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

TONI RICCIARDI , Relatore di minoranza. Grazie, Presidente, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Il parere è conforme al relatore di maggioranza.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.10 Sarracino.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.10 Sarracino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 174).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.22 Sarracino.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.22 Sarracino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 175).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.26. Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.26. Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 176).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.27. Bonafe'.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.27. Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 177).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.29 Sportiello.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.29 Sportiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 178).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 179).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/1 Bonelli, il parere è favorevole, a condizione che vengano espunti le premesse e il secondo impegno. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/2 Ghirra, il parere è favorevole a condizione che vengano espunte le premesse e che l'impegno sia così riformulato: “a promuovere un programma nazionale pluriennale di investimenti che integri le risorse vigenti e finalizzato a garantire la continuità territoriale e la riduzione dei forti squilibri infrastrutturali nelle regioni del Mezzogiorno e delle isole, in cui i servizi di trasporto ferroviario pubblico sono drammaticamente carenti”. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/3 Zaratti, il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e il secondo impegno e che il primo impegno sia riformulato nel senso di espungere le parole “limitando il negoziato stesso esclusivamente a specifiche competenze o funzioni”. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/4 Zanella, il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e che il primo impegno venga così riformulato: “nell'ambito dei negoziati relativi a eventuali future intese fra Stato e regioni, a valutare con la massima attenzione i contenuti delle materie da attribuire con particolare riferimento alla tutela della salute”; il terzo impegno venga così riformulato: “a valutare l'opportunità di prevedere nei prossimi disegni di legge di bilancio risorse economiche sufficienti per allineare la spesa sanitaria almeno con gli altri Paesi dell'Unione europea”. Sugli ordini del giorno numero n. 9/1665/5 Borrelli, n. 9/1665/6 Fratoianni, n. 9/1665/7 Grimaldi e n. 9/1665/8 Mari i pareri sono contrari.

Sull'ordine del giorno n. 9/1665/9 Piccolotti, il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e che l'impegno sia così riformulato: “nell'ambito dei negoziati di future intese fra Stato e regioni, a valutare con la massima attenzione i contenuti delle materie da attribuire con particolare riferimento all'istruzione”. Sull'ordine del giorno numero n. 9/1665/10 Dori, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1665/11 Steger e sull'ordine del giorno n. 9/166512 Gebhard invito al ritiro, perché tenderebbero al ripristino del testo originale d'iniziativa del Governo, modificato, invece, in senso opposto, con emendamenti parlamentari approvati dal Senato.

PRESIDENTE. Quindi, è contrario il parere?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Sì, o invito al ritiro o contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/13 Manes il parere è favorevole, a condizione che l'impegno sia così riformulato: “a tener conto, in sede di attuazione del disegno di legge e in coerenza con quanto stabilito dai citati articoli 174 TFUE e dal secondo comma dell'articolo 44 della Costituzione, dei gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici dei territori di montagna”. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/14 Rosato il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse, che, nel primo impegno, siano espunte le parole “nel primo provvedimento utile” e che il secondo impegno sia così riformulato: “nell'ambito dei negoziati relativi a future intese fra Stato e regioni, a valutare con la massima attenzione i contenuti delle materie da attribuire, con particolare riferimento alla tutela della salute”. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/15 D'Alessio il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e che l'impegno sia così riformulato: “a valutare ogni utile iniziativa a favore della dotazione del fondo perequativo infrastrutturale. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/16 Carfagna il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/17 Bonetti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/18 Nazario Pagano il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/19 Paolo Emilio Russo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/20 Nevi il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/21 Barelli il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/22 Cuperlo il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e che, nell'impegno, vengano espunte le parole da “in particolare” fino alla fine. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/23 Soumahoro il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/24 Iaria il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1665/25 Scutellà è accolto come raccomandazione, a condizione che vengano espunte le premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/26 L'Abbate il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/27 Alifano il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/28 Francesco Silvestri il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e che il primo impegno sia così riformulato “a destinare maggiori risorse a Roma Capitale, in relazione ad eventuali ulteriori competenze attribuite da successivi provvedimenti normativi, anche di natura costituzionale, e tenendo conto del suo ruolo di volano allo sviluppo dell'intero Paese, al pari della considerazione che altri Paesi europei hanno verso le loro capitali” e nel secondo impegno le parole “di natura ordinaria” siano sostituite con le parole “anche di natura costituzionale”. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/29 Caso il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/30 Bruno il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/31 Quartini il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/32 Barzotti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/33 Ilaria Fontana il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/34 Appendino il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/35 Cappelletti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/36 Lovecchio il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/37 Gubitosa il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/38 Penza il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1665/39 Auriemma è accolto come raccomandazione, a condizione che vengano espunte le premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/40 Caramiello il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/41 Ascari il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e che, nell'impegno, siano espunte le parole da “e dalla legislazione nazionale” fino alla fine. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/42 Lomuti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/43 Pavanelli il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/44 Tucci il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/45 Carotenuto il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/46 Ferrara il parere è contrario, in quanto i chiarimenti richiesti nell'impegno sono già stati forniti in sede di esame del disegno di legge (Atto Camera 1685) presso la Commissione bilancio. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/47 Raffa il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/48 Aiello il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/49 Carmina il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/50 Riccardo Ricciardi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/51 Cantone il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e che, nell'impegno, siano espunte le parole da “a tal fine” fino alla fine. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/52 Baldino il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/53 Scerra il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/54 Pellegrini il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/55 D'Orso il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/56 Giuliano il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/57 Di Lauro il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/58 Sportiello il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1665/59 Marianna Ricciardi è accolto come raccomandazione, a condizione che vengano espunte le premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/60 Dell'Olio il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/61 Traversi il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1665/62 Fede il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 63 Cafiero De Raho il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/64 Fenu il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/65 Torto il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/66 Donno il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/67 Cherchi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/68 Alfonso Colucci il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/69 Sergio Costa il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/70 Santillo il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/71 Morfino il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/72 Orrico il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1665/73 Amato il parere è contrario.

PRESIDENTE. Molto bene, la ringrazio, signor Ministro.

Ricominciamo dall'ordine del giorno n. 9/1665/1 Bonelli. Accetta la riformulazione, onorevole Bonelli?

ANGELO BONELLI (AVS). Devo chiedere scusa al Ministro, perché, siccome, nel momento di passaggio tra le votazioni sugli emendamenti…

PRESIDENTE. Non si preoccupi. Il parere era favorevole, a condizione che vengano espunte le premesse e il secondo impegno.

ANGELO BONELLI (AVS). Allora, non accetto e chiedo che venga messo in votazione. Faccio un piccolo intervento a tal proposito.

PRESIDENTE. Prego.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Ministro, su quest'ordine del giorno non è possibile, da parte del proponente e di tutto il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, accettare la sua riformulazione, perché - vede - di fronte a una crisi climatica e di fronte anche alla questione ambientale globale, noi non possiamo pensare - se posso avere un attimo l'attenzione del Ministro Calderoli - di avere una dimensione frazionata della tutela dell'ambiente nella risposta globale che è necessario dare anche alla sfida climatica. Io penso che sia una miopia, combinata anche a grande irresponsabilità, nei confronti del futuro delle generazioni che verranno. Rifiutare che lo Stato abbia una funzione centrale, e che non venga espropriato interamente della funzione, costituzionalmente dedicata, di tutelare l'ambiente, è un atto profondamente sbagliato, signor Ministro - profondamente sbagliato - perché non è possibile pensare di governare così la questione ambientale, con tutte le conseguenze e le connessioni rispetto a quello che accade nel Pianeta. Vede, in questo periodo - lo dico in senso retorico - c'è un pezzo del Sud che sta vivendo una drammatica siccità e un drammatico processo di desertificazione. Rispetto a questa sfida, lei pensa che la Sicilia, da sola, sia in grado di affrontare una sfida di questa portata? Lei pensa che altre regioni, come la Puglia, che stanno vedendo una forte riduzione delle produzioni agricole, siano in grado di affrontare la sfida? Voi state portando questo Paese a non affrontare adeguatamente la sfida ambientale, solo perché siete prigionieri della vostra ideologia, prigionieri di una ideologia che vuole determinare la secessione di questo Paese.

Riteniamo questa sua riformulazione assolutamente irricevibile e riteniamo, quindi, il voto contrario - che penso vi accingete a dare - un voto profondamente sbagliato per il futuro di questo Paese e per il futuro delle generazioni, perché - ripeto - sull'ambiente e sulla sfida climatica si deve assolutamente agire globalmente. Altrimenti, che senso avrebbe che, ogni anno, i Paesi del mondo, sotto l'egida dell'ONU, si riuniscono per affrontare una sfida globale e ritrovare insieme quelle ricette di politiche ambientali e climatiche che devono avere una loro unitarietà?

Siete degli irresponsabili - non so, signor Presidente, se questa parola si possa dire in Aula, considerato il punto a cui siamo arrivati - perché, in questo caso, state assolutamente compromettendo la capacità dello Stato di poter intervenire e dare una risposta alla sfida globale ambientale e climatica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/1 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 180).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/2 Ghirra. L'onorevole Ghirra accetta la riformulazione? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/2 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 181).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/3 Zaratti. Onorevole Zaratti, accetta la riformulazione? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/3 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 182).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/4 Zanella. Onorevole Zanella, accetta la riformulazione? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/4 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 183).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/5 Borrelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Non mi meraviglia il fatto che il Governo e il Ministro Calderoli abbiano espresso parere negativo senza alcuna riformulazione perché, nell'ordine del giorno che abbiamo presentato, noi abbiamo detto una cosa molto semplice, cioè che i fondi delle regioni che avrebbero o possono aderire all'autonomia differenziata, finché non si raggiungerà la parità delle prestazioni, cioè i cosiddetti LEP, andranno a un fondo per le regioni più deboli. E, evidentemente, caro Ministro, tramite lei, Presidente, non c'è alcuna volontà di mettere prima allo stesso livello le regioni più deboli e questo ordine del giorno ha dimostrato esattamente ciò. State facendo una truffa, un atto di guerra, nei confronti del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), nei confronti delle regioni più deboli e nei confronti delle persone più povere. Noi vi abbiamo, ancora una volta, dimostrato, quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà a ciascun deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento di un minuto, per dichiarare il proprio voto sull'ordine del giorno in discussione, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Resta fermo il limite regolamentare di massimo due interventi per ciascun deputato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/5 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 184).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/1665/6 Fratoianni. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/6 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 185).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/1665/7 Grimaldi. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/7 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 186).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/1665/8 Mari. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/8 Mari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 187).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/1665/9 Piccolotti. Onorevole Piccolotti, accetta la riformulazione? No, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/9 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 188).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/1665/10 Dori. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/10 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 189).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/1665/11 Steger. Onorevole Steger, vuole intervenire? Lo ritira? L'onorevole Steger ritira il suo ordine del giorno n. n. 9/1665/11. Passiamo dunque all'ordine giorno n. 9/1665/12 Gebhard. Lo ritira? Bene.

Passiamo all'ordine giorno n. 9/1665/13 Manes. Il parere è favorevole con riformulazione. Lo accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/14 Rosato, favorevole con riformulazione. Chiede di votarlo, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/14 Rosato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 190).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/15 D'Alessio. Onorevole D'Alessio, accetta la riformulazione? No, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/15 D'Alessio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 191).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/16 Carfagna. Onorevole Carfagna, non accetta la riformulazione, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/16 Carfagna, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 192).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/17 Bonetti. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/17 Bonetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 193).

Sugli ordini del giorno n. 9/1665/18 Nazario Pagano, n. 9/1665/19 Paolo Emilio Russo, n. 9/1665/20 Nevi e n. 9/1665/21 Barelli il parere è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/22 Cuperlo. Accetta la riformulazione? No, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/22 Cuperlo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 194).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/23 Soumahoro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/23 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 195).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/24 Iaria.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Sono le 5,44. Ci tenevo anch'io a dire l'ora perché lo hanno fatto tutti, volevo fare anch'io il segnale orario. Dunque, semplicemente, su questi ordini del giorno, il parere espresso è contrario e non so per quale motivo, visto che voi avete sempre detto, in ogni occasione, che avreste indicato i livelli essenziali di trasporto che attengono proprio al significato di quest'ordine del giorno. Gli ordini del giorno valgono quel che valgono, su questo tema non avete accolto assolutamente nulla: o non avete capito nulla o semplicemente non ve ne frega niente della gestione dei trasporti a livello nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/24 Iaria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 196).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/25 Scutella'. Onorevole Scutella', accetta la raccomandazione?

No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/25 Scutella', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 197).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/26 L'Abbate.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/26 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 198).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/27 Alifano.

Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà, per un minuto.

ENRICA ALIFANO (M5S). Presidente, abbiamo in questo disegno di legge più esempi di acrobazia costituzionale: l'equiparazione delle intese Stato-regioni con le intese previste dall'articolo 8 della Costituzione, cioè quelle intercorrenti tra Stato e confessioni religiose diverse da quella cattolica, è un esempio. Qui poi abbiamo un altro esempio di acrobazia costituzionale e, anzi, di una vera e propria antinomia. Infatti, si prevede che anche le regioni a statuto speciale possano, di fatto, accedere al meccanismo delle intese, laddove invece l'articolo 116 della Costituzione dice che sono gli statuti delle regioni a statuto speciale che devono prevedere, eventualmente, ulteriori forme di autonomia. Statuti che devono essere, poi, recepiti da una legge costituzionale. C'è un'antinomia, dunque. E con questo ordine del giorno si chiedeva di risolverla.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/27 Alifano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 199).

Passiamo all'ordine del giorno n. n. 9/1665/28 Francesco Silvestri.

Onorevole Silvestri, accetta la riformulazione? No e chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). No, Presidente non l'accetto per più motivi. Il primo: qui vengono introdotte, anche sui poteri di Roma capitale, norme di natura costituzionale. Ora, non ci prendiamo in giro: sappiamo benissimo che a due anni, due anni e mezzo - siamo già vicino a metà legislatura - non c'è tempo per una riforma costituzionale, con quattro passaggi, sui poteri di Roma capitale. Quindi, non prendiamo in giro i romani che, invece, avrebbero bisogno di poteri ordinari già adesso, perché si potrebbe migliorare e di molto. Ve lo dimostro, semplicemente. Io non so se avete letto i poteri che sono stati dati per il Giubileo al commissario straordinario, ovvero al sindaco. Ve li leggo: la manutenzione e il rifacimento della pavimentazione del Lungotevere e dei relativi ponti, la riqualificazione dell'illuminazione degli svincoli del Grande Raccordo Anulare, il rifacimento della pavimentazione delle vie consolari. Ma c'è bisogno del Giubileo per dare questi poteri speciali per andare più veloci sulla manutenzione dell'ordinario? Quello che viene considerato straordinario sono funzioni e trasferimenti di funzioni amministrative che, con una legge ordinaria, possono tranquillamente essere dati. Ciò riguarda anche i temi della sicurezza, dei rifiuti e di tantissime altre funzioni che possono, già da adesso, essere trasferite.

Visto che sulla sicurezza poi c'è chi si è fatto i video alla stazione Termini per dire “guardate il degrado che c'è, il Governo non fa niente”, ecco sarebbe carino che la stessa persona che è andata alla stazione Termini a fare i video o all'Esquilino, che è un quartiere in sofferenza che si trova in una situazione veramente disastrosa sul piano della sicurezza, ci andasse adesso a fare quei video, perché io ci sono stato in questi giorni. Andate adesso, accendete la telecamera e vedete se qualcosa è migliorato o addirittura è peggiorato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/28 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 200).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/29 Caso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno si chiede ancora una volta di escludere almeno l'istruzione dalle materie trasferibili dallo Stato alle regioni. Ovviamente, il parere è contrario e non ci aspettavamo altrimenti. Ma non poteva essere altrimenti proprio perché non dimentichiamo assolutamente quella che è stata la madre di tutti i tagli durante il Governo Berlusconi, che ha distrutto la scuola pubblica. È quello che state continuando a fare ancora ora con il Ministro Valditara, cercando di trasformare le scuole in avviamento al lavoro. Insomma, la creazione di un popolo ignorante, ma forse per voi va anche bene così, forse per voi le nuove generazioni devono semplicemente alzare il braccio destro in segno di saluto. Non è questa l'Italia che vogliamo. Vogliamo un'Italia unita e antifascista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/29 Caso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 201).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/30 Bruno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 202).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/31 Quartini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). È proprio il caso di dirlo: la pandemia non vi ha insegnato niente, ma proprio niente. Evidentemente l'obiettivo è quello di continuare a gestire il tema della salute a livello regionale perché rappresentando, praticamente in tutte le regioni, dal 70 all'80 per cento del bilancio, resta e va da sé che diventa il bancomat per i consensi da parte delle formazioni politiche. Ma se noi non la riportiamo in capo allo Stato, diventa un vero problema di emergenza nazionale e anche di assetto democratico perché è proprio l'universalismo della tutela e della garanzia della salute, come patrimonio fondamentale, che ha contribuito non poco a mantenere l'assetto democratico del Paese. Credo che sia folle non verificare e non pensare a questa modalità di gestire la salute, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/31 Quartini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 203).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/32 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 204).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/33 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 205).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/34 Appendino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 206).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/35 Cappelletti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo progetto di autonomia prevede che le regioni possano richiedere allo Stato di gestire anche la produzione, il trasporto e la distribuzione di energia. Ma, se questo avvenisse, sarebbe un vero caos che farebbe saltare in aria l'intero quadro normativo attuale, con il rischio di bloccare investimenti e progetti molto importanti. Quello che è ancora più grave è che ciò avverrebbe in una situazione già di crisi energetica. Il risultato nel migliore dei casi sarà, quindi, un aumento ulteriore delle bollette dei cittadini. Per questo motivo, invito a votare per quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/35 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 207).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/36 Lovecchio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 208).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/37 Gubitosa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 209).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/38 Penza, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 210).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/39 Auriemma. La deputata non accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/39 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 211).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/40 Caramiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 212).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/41 Ascari. Non accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/41 Ascari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 213).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/42 Lomuti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 214).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/43 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 215).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/44 Tucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 216).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/45 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 217).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/46 Ferrara, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 218).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/47 Raffa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 219).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/48 Aiello. Il deputato non accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/48 Aiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 220).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/49 Carmina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/50 Riccardo Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 222).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/51 Cantone. Il deputato non accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/51 Cantone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 223).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/52 Baldino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 224).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/53 Scerra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/54 Pellegrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/55 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 227).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/56 Giuliano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/57 Di Lauro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/58 Sportiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 230).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/59 Marianna Ricciardi. La deputata non accetta la riformulazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/59 Marianna Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 231).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/60 Dell'Olio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Presidente, quest'ordine del giorno fa il paio con l'emendamento che avevo presentato e che voleva eliminare - diamine stiamo finendo adesso - il comma 5 dell'articolo 7, ossia quello che, in realtà, bloccava e spaccava l'Italia. Io chiedevo al Governo di specificare che spettano allo Stato gli opportuni poteri di coordinamento, controllo e intervento attivabili in maniera tale da poter mantenere l'unità dello Stato. Il Governo, nonostante abbia detto di fare qualcosa con gli ordini del giorno, ha detto no. Quindi sta affermando, plasticamente, che il questo disegno di legge è “Spacca Italia”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/60 Dell'Olio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 232).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/61 Traversi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/62 Fede, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/63 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/64 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/65 Torto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/66 Donno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/67 Cherchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/68 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/69 Sergio Costa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/70 Santillo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/71 Morfino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/72 Orrico, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 244).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1665/73 Amato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, prima di procedere all'ultima votazione intervengo, a nome del gruppo del Partito Democratico, perché vorrei rivolgere un sentito ringraziamento alle funzionarie, ai funzionari della Camera, ai commessi, al personale della buvette, alle donne e agli uomini che hanno lavorato anche tutta questa notte per consentirci di servire la Repubblica fino in fondo (Applausi).

PRESIDENTE. È un ringraziamento costante per ciò che quotidianamente fanno, particolarmente in questa notte.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1665/73 Amato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 245).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soumahoro, per due minuti. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente, in un mondo circondato di grandi sfide e preoccupazioni riguardo al presente e il futuro, la funzione della politica - cioè di chi governa e chi legifera, in particolar modo - dovrebbe risiedere nella capacità di sapersi proiettare nel futuro, per garantire condizioni di vita migliori alle nostre popolazioni e ciò presume delle domande. Tra queste domande vi sono le seguenti: quale Italia immaginiamo da qui ai prossimi 25 anni, per essere all'altezza delle sfide che hanno a che fare con l'intelligenza artificiale? Quale Italia immaginiamo da qui ai prossimi 25 anni, quando un italiano su tre sarà over 65 anni, quando gli over 65 anni aumenteranno di 5 milioni di persone, per un totale di 18 milioni di persone? Quale Italia, quale sistema previdenziale immaginiamo da qui ai prossimi 25 anni, quando il numero delle persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità? Quale sistema educativo italiano immaginiamo da qui ai prossimi 25 anni, quando l'età media della popolazione in Europa sarà di 44 anni e quando nell'Africa subsahariana sarà di 21 anni?

Allora, Presidente, so bene che per rispondere a queste domande occorre sfuggire alla macchina della propaganda; so bene che per rispondere a queste domande occorre immedesimarsi nei panni dei nostri concittadini, ciò senza rinunciare alla capacità di dialettica, nel rispetto della diversità e senza nemmeno calarsi in una sorta di metamorfosi che ha a che fare con l'aggressione linguistica, fisica e - a tratti – razzista.

Presidente, questo provvedimento - vado a concludere - non ha nulla a che fare con l'autonomia differenziata; parliamo di autonomia disaggregante, perché non unisce l'Italia quando, in realtà, il mondo del lavoro, accademico, scientifico, educativo, operaio chiedono un'Italia che abbia a che fare con lo spirito dell'unità. Per questo motivo voterò “no” a questo provvedimento e, ricordando Sandro Pertini quando disse “non permetteremo mai che il popolo italiano sia ricacciato indietro, anche perché non vogliamo che le nuove generazioni debbano conoscere la nostra amara esperienza”, ribadisco che questo provvedimento è una vergogna per il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intanto mi lasci esprimere la mia invidia per il collega Soumahoro, per il dinamismo dell'intervento, come se fossimo negli orari ordinari. Non sarò dinamico come lui, cercherò di esprimere a quest'ora alcuni concetti che avrei voluto esprimere in altro contesto e con altre modalità. Ed è uno dei motivi per cui noi manifestiamo la nostra contrarietà a questo provvedimento, cioè la forma, ossia come sia arrivata l'approvazione di questo provvedimento: forzature, risse - la scorsa settimana siamo finiti su tutti i TG, non per il merito della questione che trattavamo, ma per le risse che ci sono state in quest'Aula - e l'ultima, che ci saremmo potuti risparmiare, è la seduta fiume, che ci costringe a dichiarazioni di voto mentre gli italiani si stanno svegliando.

Io credo che questo provvedimento meritava, al di là della nostra contrarietà anche nel merito, oltre che nella forma, tutt'altro iter. Però l'iter, sostanzialmente, è assolutamente conforme a quello che stiamo andando a discutere, rispetto alla negatività che esprime il provvedimento. Lo dico, Presidente, non facendo il meridionalista che sta lì a piagnucolare perché viene tolto un potere a una regione o a un'altra. Io credo che quando viene data garanzia a tutte le regioni di poter correre, di poter avere opportunità per far valere la propria forza, questo debba essere un elemento importante da promuovere. L'autonomia, il federalismo; noi lo siamo sempre stati, autonomisti e federalisti. Per cui, il nostro intervento e la nostra contrarietà al provvedimento non nasce dall'idea di difendere un Mezzogiorno che ha bisogno di assistenzialismo. Noi pensiamo tutt'altro.

Noi crediamo che questa maggioranza, in realtà, abbia dimostrato, su questo provvedimento, di non essere una maggioranza. Lo ha dimostrato contestualmente qui e al Senato, poche ore fa, perché state approvando provvedimenti di riforma organica - della Costituzione in alcuni casi, mentre in questo caso si tratta di una legge ordinaria che, comunque, riforma importanti settori dello Stato - ma lo fate l'uno contro l'altro armato. L'autonomia differenziata è il provvedimento su cui, tutte le volte che Forza Italia e Fratelli d'Italia ne hanno parlato, hanno sempre detto: non è il nostro provvedimento, è il provvedimento della Lega, come se un Governo potesse esprimere il suo pensiero su temi così importanti per compartimenti stagni, per cui l'autonomia differenziata spetta alla Lega e, naturalmente, si creano tutte le condizioni per affossarlo, seppur nell'approvazione del provvedimento. Avere, per fortuna, introdotto l'elemento di revisione dei LEP come strumento propedeutico alla suddivisione dei poteri fra regioni e Stato è stato sicuramente un fatto meritorio, ma che ha, di fatto, bloccato completamente una riforma, almeno per alcune materie.

La stessa cosa è accaduta al Senato sul premierato, cioè quando si decide di bloccare una riforma che prevedeva l'elezione diretta del Premier e, naturalmente, questo doveva prevedere una riforma elettorale che fosse coerente, doveva non prevedere un secondo Premier che addirittura fosse più forte del primo in quanto quando cade il secondo si va al voto, mentre quando cade il primo, che è stato eletto direttamente dal popolo, si rimane in Parlamento, senza aver dato la possibilità al Premier di scegliersi i ministri, di sfiduciarli, di cambiarli.

Tra tutte queste riforme, vi è infine l'ultima, quella della separazione delle carriere - immaginata semplicemente per presentare il provvedimento e per accontentare la terza forza politica, Forza Italia - per cui sarebbe bastato introdursi nel percorso parlamentare già avviato per prevedere una probabile conclusione di un iter che è una riforma costituzionale. Invece, iniziare da capo con lo spot per la campagna elettorale delle europee ci consegnerà una riforma che resterà soltanto approvata dal Consiglio dei ministri e non da questo Parlamento.

Per cui vi siete fatti tre riforme, ognuna per una forza politica, e ve le siete affossate a vicenda. Questo è quello che si è verificato, per cui non c'è un disegno organico, non c'è una maggioranza, e non c'è un'idea di futuro del Paese. Anche pensare di rivedere i poteri attraverso l'elezione diretta del Premier, nonché le competenze delle regioni senza rivedere il ruolo del Parlamento, una Camera delle regioni come l'avevamo pensata noi, senza far questi passaggi, di fatto, state producendo spot che, naturalmente, fanno soltanto male al Paese.

Io credo poi, Presidente, che non sia soltanto attraverso questa riforma che state facendo male al Mezzogiorno. Io credo che questa riforma, intanto, metta in difficoltà il Paese, lo renda inerme rispetto a una competitività internazionale in molti settori, e questo non è un tema che riguarda il Sud, è un tema che riguarda il Paese. Mettere a confronto le regioni con le più importanti potenze nel mondo è quanto di più antistorico potreste fare, ed è quello che, sostanzialmente, avete messo in campo. Non è un tema del Sud, è un tema del Paese, ripeto.

Poi credo, Presidente, che il Sud non lo avete soltanto danneggiato con questa riforma, che, naturalmente, tiene dentro una serie di elementi che, con la correzione dei LEP propedeutici, avete semplicemente limitato, ma che è anche la confessione del fatto che la riforma presentata originariamente metteva il Sud in una condizione di non possibilità competitiva con le altre regioni, vista la condizione di arretratezza di partenza. È una gara veramente non alla pari.

Per cui, Presidente, questo provvedimento è un provvedimento che fa male al Sud, ma reputo questo Governo il più antimeridionalista che abbia mai conosciuto. Lo dico perché questa proposta di autonomia differenziata è coerente con altri provvedimenti sul Sud che avete messo in campo. Le ZES erano degli strumenti efficaci perché limitati geograficamente, e, quindi, su quella limitazione geografica si riusciva ad avere un'incisività sul tema che riguarda le tasse, la sicurezza e le infrastrutture. Avere fatto un'unica ZES del Mezzogiorno vuole dire aver eliminato le ZES e non avere dato nessuna specificità al Mezzogiorno.

La decontribuzione, Presidente. Noi avevamo finalmente introdotto, sfruttando la deroga agli aiuti di Stato, la possibilità per gli imprenditori di investire al Sud, detassando le assunzioni nuove e vecchie. Il Governo Meloni si insedia, dal 1° giugno decontribuzione abolita. Vi dovevate impegnare per interrompere il décalage dei 10 anni, e cioè la riduzione della decontribuzione dei 10 anni e renderla costante nel tempo, in modo che gli imprenditori potessero investire perché sapevano che quel taglio delle tasse era duraturo. Invece lo avete tagliato del tutto. Infine, Presidente, il tema del PNRR e dei Fondi sviluppo e coesione. Avete fatto il più grande gioco delle tre carte della storia della Repubblica. Con la scusa delle scadenze del PNRR e dei Fondi di sviluppo e coesione diversi, avete rivisto le distribuzioni delle risorse e ci siamo scordati quel 40 per cento che era stato garantito al Sud dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

E avete anche tolto Fondi sviluppo e coesione con Fitto; nel frattempo, voi federalisti bloccavate le spese delle regioni in nome del più grande centralismo, con il Ministro Salvini che si è intromesso pure sulla velocità delle automobili nelle città, altro che autonomia, Presidente. Per cui, noi voteremo contro questa riforma perché reputiamo che sia un danno per il Paese e per il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, votare il disegno di legge sull'autonomia differenziata rappresenta non solo il rispetto degli impegni che come centrodestra abbiamo preso con i cittadini prima del voto delle politiche del 2022, ma anche una vera e propria riforma della gestione amministrativa del nostro Paese, un cambiamento che potrà garantire maggiore efficienza, responsabilità e vicinanza delle regioni ai cittadini. Se come Paese vogliamo evolvere e migliorare, non dobbiamo avere paura di questo cambiamento. Il dibattito pubblico sul tema si è purtroppo inasprito, inquinato da toni e da argomenti strumentali che impediscono a molti cittadini di comprendere appieno i benefici di questa riforma.

Oggi vediamo la sinistra schierarsi, agitarsi contro l'autonomia differenziata, ma fu proprio la sinistra che nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, portata avanti a colpi di maggioranza dal Governo Amato, diede il via a questo processo di decentramento e di responsabilizzazione dei territori (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), assegnando alle regioni maggiori poteri e maggiori competenze. Oggi vediamo il MoVimento 5 Stelle fare sceneggiate populiste contro la riforma, ma proprio in Lombardia fu grazie a loro - servivano, infatti, i due terzi del consiglio - che fu possibile, nel 2017, indire il referendum regionale consultivo per chiedere maggiore autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), referendum che, peraltro, vide il 96 per cento dei votanti a favore.

Analoga situazione nel mio Veneto, dove al referendum regionale del 2017 si raggiunse addirittura il 98 per cento dei “sì”, risultato ovviamente possibile grazie anche all'indicazione di voto del PD e del MoVimento 5 Stelle. E fu così che Lombardia e Veneto, insieme - attenzione - all'Emilia-Romagna, guidata da Bonaccini, chiesero allo Stato di devolvere loro più ampie materie e i conseguenti tributi per gestirle. Un dossier giunto nel febbraio del 2018 alla firma delle pre-intese con l'allora Premier, Paolo Gentiloni.

Ma arriviamo al 2019. Attenzione: “l'autonomia differenziata va fatta presto e bene, rappresenta un punto fermo nel nostro programma di Governo, vogliamo diventi un modello a disposizione di tutte le regioni, in grado di eliminare le disuguaglianze fra le diverse aree del Paese”. Sapete chi lo ha detto? Un Ministro del centrodestra? No, queste parole le ha dette il Ministro Boccia del PD, nel secondo Governo Conte (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Mi spiace non ci sia lo stesso Conte, il Presidente del Consiglio che, rivolgendosi di nuovo ai cittadini veneti e lombardi, in una lettera al Corriere della Sera, disse “per me l'autonomia non è una bandiera regionale da sventolare, ma una riforma che farà bene a voi e all'Italia intera” (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). E allora, da Bonaccini a Zingaretti, passando per Giani e De Luca, tanti sono stati i presidenti di regioni, targati PD, che hanno fatto richiesta di beneficiare dell'autonomia differenziata.

Allora, Presidente, scusi - forse sarà l'orario - ma non riesco a capire come mai oggi le opposizioni si siano accanite contro questa autonomia differenziata; evidentemente, solo per attaccare quel Governo che finalmente la sta attuando, dipingendola come un male assoluto ed arrivando, addirittura, ad apostrofarla come un disegno di legge che spacca l'Italia.

Invece, mi permetto di chiarire che l'autonomia differenziata non mina l'unità della Repubblica, ma riconosce le diversità che da sempre caratterizzano il nostro Paese. L'Italia è una nazione composta da una pluralità di territori, con storie e caratteristiche uniche, lo sento dire da tutte le parti di questo Parlamento, raccontiamo sempre la diversità e la pluralità dei nostri territori. Allora il principio dell'autonomia differenziata è profondamente radicato nei valori della nostra Costituzione e nei principi di sussidiarietà e decentramento che essa promuove.

La nostra Costituzione, infatti, riconosce le specificità di ogni regione e la necessità di adottare soluzioni che siano il più possibile vicine ai bisogni reali delle comunità locali. Ogni territorio ha esigenze e peculiarità economiche, sociali e culturali uniche, che spesso richiedono una risposta su misura. E chi meglio delle amministrazioni locali, che vivono quotidianamente queste realtà, può intraprenderle ed affrontarle con efficacia, all'interno, ovviamente, di un perimetro generale di regole omogenee a livello nazionale.

Il disegno di legge dell'autonomia differenziata non è solo una questione di decentramento amministrativo, ma rappresenta una vera e propria rivoluzione culturale. Concedendo maggiori poteri alle regioni che lo richiedono, stiamo dando fiducia alla loro capacità gestionale e riconoscendo la loro importanza strategica nello sviluppo di tutto il Paese. Stiamo, in altre parole, costruendo un'Italia più forte, capace di valorizzare le proprie differenze e di trasformarle in risorse.

In passato, purtroppo, le norme costituzionali sull'autonomia non sono state attuate bene: comuni e province hanno sofferto a lungo sotto la vecchia legge, le regioni ordinarie hanno atteso oltre 20 anni per vedere la loro autonomia effettivamente realizzata. Questo ritardo riflette resistenze culturali e politiche contro il pluralismo autonomistico.

Per carità, è vero, non tutte le comunità e i territori hanno manifestato lo stesso desiderio di libertà, ma le regioni, come il mio Veneto, hanno sempre aspirato all'autonomia, nel rispetto della Costituzione. L'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, formulato nel 2001, è stato concepito proprio per rispondere a queste aspirazioni. Il disegno di legge che discutiamo oggi si ricollega a questa innovazione costituzionale, stabilendo regole utili per il procedimento e i livelli essenziali delle tanto discusse prestazioni - i cosiddetti LEP - dei diritti civili e sociali, da assicurare su tutto il territorio nazionale.

Questo disegno di legge non prevede l'attribuzione di somme aggiuntive alle regioni, ma garantisce che nessuna regione vedrà ridotte le risorse di cui dispone. Chi sostiene il contrario, chi vuole trasformare la questione in un becero scontro tra Nord e Sud, agisce in malafede (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

E a chi si lamenta del problema del garantire ai cittadini prestazioni adeguate, senza differenze di alcun tipo, ricordo che la determinazione dei LEP avrebbe dovuto avvenire già nel 2001, ma è stata proprio sollecitata da questa richiesta di autonomia differenziata, da parte di alcune regioni.

Il disegno di legge ci impone, quindi, di ripensare l'intero sistema dei poteri locali, come suggerito dalla Corte costituzionale e la questione meridionale e quella settentrionale sono due facce della stessa medaglia. Le differenze esistenti fra queste parti del territorio nazionale dimostrano che il successo del regionalismo dipende dalla capacità amministrativa e dalla qualità degli amministratori. Non si deve fare, quindi, di tutta un'erba un fascio quando si parla di autonomia: è necessario distinguere, regione per regione, valutando ciò che ciascuna regione ha dimostrato di saper fare. Autonomia, infatti, non significa anarchia; al contrario, significa responsabilità. Le regioni che chiedono - e, se avranno i requisiti, riceveranno - maggiori competenze, dovranno proprio dimostrare di saperle gestire con efficacia e trasparenza. Il disegno di legge introduce meccanismi di controllo e valutazione, che garantiranno una gestione oculata e responsabile delle nuove competenze. È un'opportunità per le regioni del Sud, come per le regioni del Nord, di dimostrare il loro valore e di guadagnare la fiducia dei cittadini attraverso risultati concreti.

Guardiamo, quindi, alle potenzialità dell'autonomia differenziata: migliorare la qualità dei servizi sanitari; potenziare l'istruzione; sviluppare infrastrutture moderne e sostenibili; attrarre investimenti e creare posti di lavoro; favorire lo sviluppo economico. È questa l'Italia che vogliamo costruire: l'Italia dove ogni regione possa prosperare rispetto alle proprie identità e contribuendo al benessere dell'intera Nazione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 6,25)

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Votare a favore di questo disegno di legge significa, pertanto, fare una scelta di coraggio e di lungimiranza; significa credere nelle istituzioni locali, nella loro capacità di innovazione e nella loro voglia di riscatto; significa dare un segnale forte ai nostri cittadini, dimostrando che la politica sa ascoltare e rispondere alle loro esigenze, con concretezza e visione.

Possiamo trasformare le nostre regioni in motori di sviluppo, in laboratori di innovazioni, in esempi di buona amministrazione. Possiamo fare in modo che ogni cittadino, da Nord a Sud, si senta parte di un progetto comune: di un'Italia che sa valorizzare le sue diversità e fare della coesione un punto di forza. A nome del gruppo Noi Moderati, pertanto, annuncio il voto favorevole a questo disegno di legge, per un futuro in cui le nostre regioni possano prosperare in armonia, rispettando le proprie identità e contribuendo al benessere dell'intera Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, siamo arrivati alla fine della discussione. Devo, però, ricordare che il percorso che ci ha portato fino a qui è stato uno dei percorsi più brutti della storia della nostra Repubblica. Non soltanto perché il dibattito è sempre stato sottoposto a forzature della maggioranza. Siamo stati mesi a cercare di impostare una discussione, per cercare di capire quali fossero le ragioni profonde per cui la maggioranza voleva portare avanti questo provvedimento.

Abbiamo avuto la fortuna di avere sempre presente il Ministro Calderoli, ma non abbiamo mai avuto il piacere di poter sentire la sua partecipazione al dibattito. Avremmo voluto sentire i colleghi della maggioranza di Fratelli d'Italia e i colleghi di Forza Italia, che, pure, fuori dall'Aula dicono sempre che questo è un provvedimento sbagliato e va cambiato. Eppure, non abbiamo sentito una voce.

Anche il dibattito qui, cari colleghi, è stato un dibattito brutto. Abbiamo visto una brutta pagina della storia della Repubblica e della Camera dei deputati. C'è stata una serie indicibile di forzature; l'ultima, questa seduta fiume per approvare un importantissimo provvedimento come questo nella notte. Nella notte, come i ladri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Avete avuto paura della luce del giorno; di fare questa discussione davanti a tutti. Ci sono state aggressioni: un deputato che porgeva il tricolore a un Ministro della Repubblica è stato aggredito nell'emiciclo, così come testimoniato anche dalle sanzioni comminate dal Presidente. Cose vergognose, cose che non dovrebbero mai accadere in questa sede, che è la sede della democrazia. Queste provocazioni sono arrivate a livelli indicibili, ci sono deputati che siedono sugli scranni della maggioranza che hanno inneggiato alla Xa MAS, l'organizzazione militare colpevole del massacro di italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), quelli che scrivevano con la baionetta la X sui corpi dei partigiani prima di fucilarli, gli stessi deputati che apprezzano la Xa MAS, ma disprezzano Bella Ciao, la canzone della Resistenza, quella canzone che in tutto il mondo è un simbolo di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Guardate, voi ci state portando lontano dal mondo civile, ci state portando lontano dall'Europa. Ma vi pare che, in un mondo sempre più complesso, sempre più difficile, guardate le questioni dell'energia, guardate il fatto che nel Nord, nella frontiera Nord del nostro Paese c'è una guerra che ha causato già centinaia di migliaia di morti, che nella parte Sud del nostro Paese c'è un'altra guerra, quella contro l'inerme popolo palestinese a Gaza, che ha visto già decine di migliaia di morti tra donne e bambine… in una situazione come questa, la risposta che dà la destra italiana qual è? Non quella di integrare sempre di più il nostro Paese nell'Europa, gestendo le grandi questioni del nostro tempo in accordo con gli altri Paesi europei, no, è quello di fare un passo ancora indietro, quello di dividere l'Italia in 20 staterelli, piccoli staterelli, ognuno con un sistema scolastico diverso, ognuno con un servizio sanitario diverso, ognuno con una politica energetica diversa, ognuno con un sistema fiscale diverso.

Ma pensate davvero che una piccola regione, come il Molise o la Basilicata, con una capienza fiscale limitata, possa gestire scuole o ospedali? E credete che qualunque investitore straniero pensi di investire in Italia, sapendo che si dovrà confrontare con 20 sistemi fiscali diversi, 20 sistemi sanitari diversi? E anche agli imprenditori del Nord, che vogliono continuare a fare i loro affari anche con le regioni del Sud, ma come e quale reazione avranno nel momento nel quale, passato il confine della loro regione, si troveranno con un sistema di regole burocratiche completamente diverse da quelle della loro regione?

Ma voi state distruggendo non soltanto il futuro del nostro Paese, ma l'economia del nostro Paese, al Sud e al Nord. Guardate, noi non vogliamo difendere l'unità solo per amor di Patria. L'unità è l'unità dei diritti, è l'uguaglianza delle persone, se il diritto alla salute non è lo stesso tra i cittadini di Trapani e quelli di Treviso, l'unità d'Italia non esiste; se il diritto ad avere un'istruzione adeguata non è lo stesso tra Taranto e Torino, l'unità d'Italia non esiste; se il diritto ad avere un fisco giusto non è lo stesso tra Potenza e Bologna, l'unità d'Italia non esiste. È avere gli stessi diritti e le stesse opportunità che fa di noi gli italiani e le italiane (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Io voglio ricordare uno degli articoli più belli della Costituzione, lo voglio leggere qui, che è l'articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Voi volete la morte della Repubblica descritta dall'articolo 3 della Costituzione, voi avete paura dell'uguaglianza, avete paura di un Paese che non fa distinzioni di sesso, di razza, di opinioni politiche.

Voi odiate la democrazia, è per questo che, attraverso l'autonomia differenziata e il premierato, volete distruggere la Repubblica democratica e antifascista che è nata dalla Resistenza. Oggi abbiamo assistito anche alla tragicomica questione dei LEP: dispiace che il Ministro in questo momento non sia presente, ma davvero è una pessima figura davanti al Paese. Ma può un Ministro della Repubblica venirci a dire qui che, per quanto riguarda la copertura finanziaria dei LEP, si vedrà di volta in volta, di giorno in giorno? Come se spendere 100 miliardi in difesa dei diritti delle persone sia una questione che si possa risolvere la mattina, quando ci si sveglia, dopo aver bevuto il caffè (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Non è così, non è così, questo è avventurismo, è ignorare quelli che sono i veri problemi della nostra regione, del nostro Paese.

Signor Presidente, voglio ricordare qui che nella storia recente del nostro Paese ci sono stati due momenti molto alti: il Risorgimento, che ha portato all'Unità d'Italia, e la Resistenza, che ha portato alla nascita della Repubblica, alla Costituzione e alla democrazia del nostro Paese. Ebbene, voi volete distruggere sia il Risorgimento sia la Resistenza, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Qualche collega poco fa diceva che è necessario che ci sia, come dire, una presa di coscienza da parte dei nostri concittadini e concittadine, e questa presa di coscienza c'è, perché qualche settimana fa, nella città di Napoli, 50.000 persone hanno sfilato contro l'autonomia differenziata e, soltanto nella giornata di ieri, alcune migliaia di persone hanno manifestato per la difesa della democrazia e per la difesa dell'Unità d'Italia in una piazza romana.

Ecco, il Paese si sta rendendo conto dell'enorme danno che state causando, del fatto che questo Paese non sarà più uguale. Voi volete riportare l'Italia a quella che era l'Italia delle signorie, 20 staterelli che si combattevano e che, ovviamente, non avevano alcuna menzione del fatto che l'Italia poteva essere un Paese unito. State in qualche modo riformulando il pensiero di Metternich il quale diceva che l'Italia è soltanto una “espressione geografica”. L'Italia non è un'espressione geografica, l'Italia è un grande Paese che si è unito con il sangue dei cittadini e delle cittadine che hanno combattuto per l'Unità e che ha costruito la sua democrazia nella battaglia antifascista, fatta dai partigiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Chiudo, Presidente. Un collega diceva poco fa: “Chi siamo?”. Ecco, noi siamo i ragazzi con la camicia rossa che fecero l'Italia, noi siamo i ragazzi col fazzoletto tricolore che, sconfiggendo il fascismo, fondarono la Repubblica democratica, noi siamo la Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra - I deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra mostrano una copia della Costituzione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, grazie. Questo è davvero un ultimo appello. Non è questo il concetto di autonomia virtuosa sul quale tutti avremmo lavorato volentieri, questo è un'altra cosa. Un briciolo di lucidità sarebbe bastato per sventare l'approvazione di un provvedimento che passerà alla storia come lo “spacca-Italia”. Anzitutto abbiamo avuto un percorso imbarazzante, l'abbiamo ribadito più volte: si possono avere opinioni diverse sulla portata, sugli effetti di un provvedimento, che possa essere positivo o negativo, ma di sicuro questo provvedimento - lo sapevamo tutti - avrà un impatto fortissimo sulle istituzioni, sull'assetto costituzionale, sul lavoro, sulla sanità, sull'economia, sulla scuola, sul futuro dei nostri figli.

Davanti a questo scenario, un legislatore attento e saggio che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe confrontato per una volta in maniera aperta, senza faziosità, con i tempi giusti, nel modo giusto, ponendo al centro del dibattito un tema così importante, ed invece abbiamo avuto un iter da dimenticare.

Innanzitutto, si tratta di una materia che andava affrontata con legge costituzionale per l'impatto che avrà sulla Costituzione e, invece, abbiamo utilizzato la legge ordinaria. Peraltro, sono state proposte delle pregiudiziali sul tema, ma naturalmente sono state bocciate con una rapidità e con una superficialità disarmante. Poi, la velocità suoi tempi: si è scelto di velocizzare al massimo, di non lasciare il giusto spazio al dibattito, quando invece c'era un Paese che lo chiedeva. Ci sono state delle forzature nelle Commissioni e lo sappiamo tutti; attendiamo ancora delle risposte, che non sono mai arrivate, sul motivo della ripetizione di una votazione che non era andata in linea con i desiderata della maggioranza. C'è stato un evidente accordo nella maggioranza, una riforma epocale che diventa merce di scambio per percorsi elettorali.

Non devo scomodare De Gasperi, ma ricordo quella frase che a me piace sempre tanto, che fu pronunziata da De Gasperi e che diceva che i politici pensano alle future elezioni, invece gli statisti alle future generazioni. Ovviamente, qui nessuno è uno statista, men che meno chi vi parla, ma questa frase la dice lunga del politico di basso cabotaggio, come diventiamo tutti, presi da questa rissa, a volte purtroppo non soltanto verbale, che ci prende, ma che ci porta a pensare soltanto alle prossime elezioni, senza pensare alle generazioni future.

Poi, il silenzio. Il silenzio assordante, per usare un ossimoro ancora una volta, della maggioranza che ha rimbalzato ogni tentativo di aprire un dibattito vero, ogni tentativo di risposta e di argomentazione che è stato sollecitato, ma che non ha trovato mai un riscontro. Noi, poi, rivendichiamo in ogni dove - nelle tavole rotonde, nei convegni, nelle interviste - la centralità del Parlamento e, poi, su temi di questo tipo, non favoriamo le condizioni per un dibattito vero.

Il Parlamento, in realtà, viene svuotato, non esiste più. Per non parlare, poi, di come il Parlamento venga tagliato fuori da questo provvedimento negli accordi tra Stato e regione e non solo, ma anche sulla determinazione dei LEP. Al riguardo, abbiamo provato anche a sottoporre all'attenzione dell'Aula alcuni emendamenti per trasformare i pareri che dovrà fornire il Parlamento in pareri vincolanti e, invece, sono rimasti dei pareri non vincolanti.

Quindi, alla fine il Governo tratterà con le regioni e il Parlamento non farà altro che sottoscrivere, fare da passacarte, esprimere un parere non vincolante. Quello che è l'organo più alto della nostra democrazia farà da spettatore rispetto a quelli che sono gli accordi tra Governo e regione che spaccheranno l'Italia. Dunque, un doppio disastro: il Parlamento, che viene svuotato della sua centralità, e contemporaneamente il Paese che si spacca. Tutto ciò nonostante la comunità stia chiedendo di non approvare il provvedimento, nonostante le audizioni abbiano fatto emergere delle grandissime preoccupazioni, nonostante i pareri di Bankitalia assolutamente contrari al percorso e all'approvazione di questo provvedimento, nonostante la Confindustria che si è espressa in maniera preoccupata e preoccupante, nonostante la Conferenza episcopale italiana che ha espresso dei pareri conformi alla preoccupazione enorme per l'approvazione di questo provvedimento, nonostante tutti i costituzionalisti - nemmeno a pagarli - si siano espressi a sfavore dell'approvazione di questo provvedimento, poiché non c'è stato un giudizio positivo in questo senso.

Ci saranno delle ricadute economiche, 20 sistemi energetici diversi, 20 sistemi scolastici, 20 sistemi di trasporto, 20 sistemi sanitari, 20 sistemi fiscali. Si creeranno dei microcosmi normativi, burocratici, amministrativi, autorizzatori. Un imprenditore, a seconda di dove si troverà ad operare la sua impresa, avrà una diversità di trattamento e una diversa fiscalità. Quindi, tutto sarà un ostacolo alla velocità e alla fluidità delle attività economiche, che sono totalmente frenate. Una rete di trasporto che passa, magari, per il territorio di più regioni, l'hanno citato più volte diversi colleghi: come armonizzare le varie burocrazie, in un mondo che tende alla globalizzazione?

Con buona pace della necessità di volare alto e tutti insieme. Presidente, questo provvedimento è stato pensato in barba ai più elementari principi di coesione, di solidarietà, di lotta alle discriminazioni, ma quel che lascia davvero stupefatti è l'incertezza verso la quale ci incamminiamo.

Non sappiamo quantificare le somme per finanziare i LEP. C'è un'incertezza che regna sovrana sull'impatto confuso e caotico che avremo a tutti i livelli. Quello che più preoccupa è la irreversibilità. L'abbiamo sottolineato più volte: il giorno in cui la regione e lo Stato, il Governo, con l'avallo di un Parlamento che non avrà pareri vincolanti, firmeranno un accordo, che più regioni firmeranno un accordo, non ci sarà modo di tornare indietro. Qualsiasi Governo se ne renderà conto. Questo stesso Governo, con questa maggioranza o con altre maggioranze, se, un domani, come noi riteniamo sicuro e certo, dovesse rendersi conto dell'assurdità e dell'errore di questo provvedimento, non potrà tornare indietro con nessuna legge, se non con l'accordo della regione che ha sottoscritto, il contratto, perché in realtà è un contratto tra regione e Stato. E davanti a due contraenti non si può fare altro che avere la firma di tutti e due i contraenti. Quindi, siamo davanti a una pericolosissima irreversibilità e anche questo è stato segnalato non soltanto dai gruppi di opposizione, che hanno cercato di far aprire gli occhi alla maggioranza, ma da tutti i costituzionalisti.

Non è solo un problema di solidarietà e di non lasciare indietro gli ultimi di un Paese che vuole andare e guardare lontano. Il Paese è unico: o si va tutti avanti oppure si diventa una zavorra per tutti. C'era un'immagine molto bella, una metafora che mi viene in mente e che è stata citata, e riguarda un gruppo di guerriglieri che deve tenersi unito, come l'Italia. La velocità di quel gruppo è data dall'ultimo, non dal primo. Se stiamo tutti insieme e se questo è un Paese, salvo che l'obiettivo vero sia quello di dividerlo veramente, la velocità del Paese la daranno gli ultimi. Allora, chi voterà a favore, si assumerà una responsabilità enorme verso le future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nazario Pagano. Ne ha facoltà.

NAZARIO PAGANO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo e Ministro Calderoli (con cui ho collaborato intensamente in questo periodo che ha preceduto anche l'arrivo in Aula), credo che il mio primo dovere sia quello di ringraziare, in dichiarazione di voto, innanzitutto il lavoro portato avanti su questo provvedimento dalla I Commissione (Affari costituzionali), che mi onoro di presiedere. Grazie ai componenti della Commissione, che, con il loro senso di responsabilità, di dedizione e di serietà, hanno comunque svolto un lavoro intenso, talvolta anche con toni duri e aspri, ma fa parte delle regole del gioco. Il mio impegno è stato intenso.

Intendo anche ringraziare tutti coloro i quali ci hanno accompagnato, a cominciare dalla segretaria di Commissione, tutti i funzionari e coloro i quali hanno comunque contribuito al buon andamento dei lavori della Commissione. Intendo ringraziare anche e soprattutto loro, perché davvero è stato intenso il lavoro. Così come voglio ringraziare il Ministro Roberto Calderoli, non solo perché lo conosco da tanti anni e con lui ho collaborato anche nella passata legislatura, ma anche perché, effettivamente, è stato un Ministro particolarmente attento e, soprattutto, presente, e questo non è scontato.

Davvero Roberto Calderoli è stato presente in tutte e 65 le audizioni che si sono tenute presso la I Commissione (Affari costituzionali) della Camera e la sua presenza non è stata banale. Ha partecipato, ascoltando, condividendo oppure criticando, ma comunque in ogni caso si è reso sicuramente protagonista di una partecipazione che non è banale, ma che è fondamentale.

Come dicevo, sono state tante le audizioni, tante le voci che sono state ascoltate (molte discordanti), ma oggi siamo chiamati a discutere di un tema certamente cruciale per il futuro assetto, non solo istituzionale, ma anche economico e sociale di questo Paese.

Perché parlare di autonomia? Per aiutare le regioni a diventare più forti, per renderle ancora più importanti, per renderle più grandi? Io penso che questa riforma sull'autonomia differenziata prenda, innanzitutto, lo spunto da un aspetto che, purtroppo, spesso, anche nel dibattito in Aula e non solo in Commissione, è stato taciuto, cioè quello che esprime l'articolo 5 della Costituzione, perché l'autonomia è già contenuta nella stesura iniziale della nostra Costituzione. L'articolo 5 recita, senza tema di smentita e soprattutto di interpretazione non autentica, che la Repubblica è unica e indivisibile, ma anche che riconosce e promuove le autonomie locali. È da lì che, in realtà, si discute di autonomia ed è da lì che la nostra Costituzione ha inteso avvicinare il momento della decisione, anche a livello amministrativo, ai cittadini.

Le autonomie locali sono sostanzialmente questo, per attuare - lo sottolineo - la riforma del Titolo V, approvata dalla maggioranza di centrosinistra nel 2001 e che poi fu approvata con il referendum costituzionale, che prospetta espressamente l'assegnazione alle regioni di maggiori poteri.

Certo, ormai sono trascorsi 23 anni da quel 2001 e sono accaduti alcuni fatti, ci sono state regioni a guida centrodestra, ma anche a guida centrosinistra, che hanno chiesto maggiori poteri, la devoluzione di nuove materie; sarebbero 23 quelle indicate già da quella riforma costituzionale e, in effetti, di questo si sta parlando.

Ma perché l'autonomia differenziata, prevista dall'articolo 116, terzo comma, della nostra Costituzione, può rappresentare un'opportunità per le nostre regioni? Perché, effettivamente, le nostre regioni sono differenti tra loro e attraverso peculiarità e specificità di ciascuna regione, attraverso i propri territori, può esaltare queste opportunità, specificità e, soprattutto, caratteristiche, che differenziano una regione dall'altra; può promuovere una maggiore efficienza amministrativa, favorendo un migliore utilizzo delle risorse. In sostanza, l'autonomia non serve a far altro che ad avvicinare le istituzioni ai cittadini, avvicinare, soprattutto, il momento della decisione ai cittadini. Ovviamente, è fondamentale affrontare tutto questo con equilibrio, con consapevolezza, ma anche con senso di responsabilità, perché bisogna evitare il rischio di creare nuove disuguaglianze e disparità tra le diverse regioni d'Italia.

Il mio partito, Forza Italia, sostiene con convinzione i principi di sussidiarietà e autonomia locale. Lo ha sempre fatto e, coerentemente, lo afferma anche oggi, credendo fermamente che le comunità locali siano spesso in grado di gestire meglio le risorse e di rispondere in modo più efficace, ma soprattutto più tempestivo, alle esigenze dei cittadini.

Durante le audizioni - lo ha ricordato anche il Ministro Calderoli in occasione della discussione generale - sono stati auditi anche presidenti di regione. Per esempio, il presidente della mia regione, l'Abruzzo - che pure era stata l'unica regione che non aveva chiesto l'autonomia, al contrario di altre -, ha detto, coerentemente, quel che accade solitamente nei territori, cioè che l'interferenza dello Stato talvolta può causare danni all'utilità, alle peculiarità e alle necessità dei cittadini di determinati territori.

Ha portato l'esempio di un piccolo ospedale, cioè di quanto la sanità in certi luoghi, talvolta anche geomorfologicamente poco accessibili, necessiti di decisioni locali e regionali, piuttosto che di decisioni statali. Così accade anche nel campo dell'istruzione, perché non è opportuno chiudere piccoli plessi scolastici, in una situazione nella quale le aree interne e le aree montane sono già così tanto depauperate di popolazione, con un processo di desertificazione e di spopolamento che conoscete tutti e che anche le opposizioni hanno messo in risalto. Quindi - come vedete - avvicinare le decisioni agli enti locali e avvicinarle alle regioni può significare avvicinare i cittadini alle istituzioni, fare in modo di dare risposte più rapide, più dirette e, soprattutto, più tempestive.

Ecco, una riforma che chiama in causa princìpi fondamentali, quindi, del nostro ordinamento, quali quelli della solidarietà, quelli dell'equità economica, sociale e territoriale, e che, sotto questo profilo, ha imposto una riflessione su una questione che ritengo di fondamentale importanza, quella dei divari, tra le varie parti del nostro Paese, sulla cosiddetta questione meridionale. Non è vero - ed è stato detto anche nei giorni passati, nei mesi passati - che, nell'ultimo periodo, solo perché lo Stato ha mantenuto certe competenze, il divario fra le regioni del Nord, considerate più ricche, e le regioni del Sud, considerate più povere, si è ristretto; anzi, purtroppo, è accaduto il contrario. Io credo che, quindi, qualcosa si dovesse fare, che si dovesse necessariamente portare avanti un altro tipo di ragionamento e che si dovesse venire incontro, invece, a opportunità, da concedere ai cittadini e alle regioni, che hanno la possibilità anche di dare delle risposte più dirette.

Quindi, mi limito a ricordare che già molte materie e molte competenze sono state devolute - ormai da più di vent'anni - alle regioni, come il trasporto pubblico locale, i servizi sociali, socioeducativi, la sanità, la manutenzione delle scuole, le reti idriche, il ciclo dei rifiuti; tutto ciò è avvenuto senza che fossero definiti i LEP, ma mediante trasferimenti operati sulla base di una spesa storica e non di fabbisogni standard.

Vado a chiudere Presidente, vedo che mi richiama. Avrei voluto dire altre cose. Ci sono tante cose, ancora, da dire su questo, ma concludo dicendo che Forza Italia voterà favorevolmente a questa riforma perché crede che sia arrivato il momento di avvicinare i cittadini alle istituzioni, in modo equilibrato, ragionando - e lo ha fatto, Forza Italia, facendo approvare, con il consenso del Governo, alcuni ordini del giorno - anche sulla certezza che, lì dove in passato sono stati adoperati dei LEP sulla base di fabbisogni storici, sarà necessario invece pensare ai fabbisogni standard.

È questo che bisogna fare sì che accada, così come - ovviamente - bisogna fare sì che tutti gli accordi, che arriveranno su richiesta delle regioni, dovranno essere comunque concordati anche con il Parlamento.

Per queste ragioni, Forza Italia voterà favorevolmente a questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). (Con la bandiera italiana intorno al collo). Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, signori Ministri, l'autonomia differenziata, il malefico disegno di legge dell'arroganza, della violenza, delle botte. In Commissione Affari costituzionali, un emendamento del MoVimento 5 Stelle veniva approvato con i voti delle opposizioni; la maggioranza veniva battuta; capirete bene che tutto questo al Governo non stava bene e, allora, nessun problema: quella votazione si sarebbe ripetuta ben 48 ore dopo. È arroganza del potere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Ma pensavamo che, con quell'atto, si fosse toccato il fondo e, invece no, il peggio doveva ancora venire: durante la discussione in Aula, il deputato Donno - Leonardo, o Leo, per noi del MoVimento 5 Stelle - si avvicinava al Ministro Calderoli per porgergli la bandiera italiana. Questa! Un gesto assolutamente pacifico, simbolico dell'unità e indivisibilità della nostra Repubblica, della quale il tricolore è il massimo simbolo. Ecco che, dai banchi della Lega e di Fratelli d'Italia, alcuni deputati si precipitavano al centro dell'emiciclo, ponendo in atto una vera e propria aggressione fisica contro Leo. Avete provato a storpiare l'accadimento, facendolo passare come rissa. Eh no, signor Presidente, è stato un pestaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Una vera e propria spedizione punitiva e repressiva, evocativa delle aggressioni squadriste, che ricordano un periodo storico che pensavamo fosse archiviato. Nominiamoli! Nominiamoli, dunque, questi signori che hanno partecipato, a vario titolo, all'aggressione a Leo: i deputati Igor Iezzi e Stefano Candiani, della Lega, i deputati Enzo Amich, Gerolamo Cangiano e Federico Mollicone, di Fratelli d'Italia. Vergogna! Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Tutti sanzionati dalla Camera dei deputati, con sospensione di entità assolutamente insufficiente rispetto alla gravità di quanto commesso! Nella stessa seduta, il deputato Domenico Furgiuele oltraggiava quest'Aula con la violenta esibizione, contro queste opposizioni, del simbolo della Xa MAS. A noi del MoVimento 5 Stelle sono state rivolte in Aula, signor Presidente, qui in Parlamento, parolacce, volgarità! Io stesso sono stato minacciato nel corso di un mio intervento, la settimana scorsa, da un deputato della maggioranza. “Vieni fuori, ti aspetto fuori”, così diceva! Ma chi aspettate fuori? Chi andate minacciando? Non ve lo potete permettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Se questi sono i provvedimenti che partorite, come questo dell'autonomia differenziata, allora esaltatevi di meno e studiate di più. Signor Presidente, ma non le appare ancor più grave che, in quest'Aula, non siano, fino ad ora, risuonate dalla maggioranza parole, non dico di scuse, ma quantomeno di condanna di tanta violenza? Nulla. Nulla. Addirittura, la Presidente Meloni ha rimbrottato i suoi per non aver saputo resistere alla provocazione. Gravissimo. Signor Presidente, quella di Leo non è stata una provocazione, ma un atto politico non violento e fortemente simbolico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E inoltre, la violenza va condannata sempre, senza se e senza ma, ai danni di chiunque avvenga. Il popolo italiano è migliore di voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Voi non lo rappresentate, siete solo espressione di violenza, repressione, intimidazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Dunque, autonomia differenziata, ripeto, malefico disegno di legge dell'arroganza, della violenza, delle botte. Tutto è compiuto. Con questa brutalità, la maggioranza sta suggellando un patto scellerato: a Salvini l'autonomia differenziata, a Meloni il premierato, appena votato dall'Aula del Senato, la riforma della giustizia ai nostalgici di Berlusconi.

E allora, cos'è questa autonomia differenziata? Lo dico subito: è una legge che spacca il Paese, che mette i cittadini l'uno contro l'altro, le regioni l'una contro l'altra, che devasta l'unità d'Italia, danneggia il Sud, crea discriminazioni sociali ed economiche, rende non competitivo il sistema Paese, ivi incluse le regioni del Nord!

Eh sì, Presidente, anche il Veneto produttivo della Lega ha ben capito che nessuno più vorrà investire in Italia. Ma ve lo siete chiesto? Un provvedimento che sfregia la solidarietà, che invece è il collante profondo della nostra Costituzione. Voglio precisarlo: noi del MoVimento 5 Stelle non siamo affatto contrari all'autonomia, ma siamo assolutamente contrari a questa autonomia, all'autonomia differenziata del Ministro Calderoli. Andiamo nel merito: i famosi LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale, parliamo di sanità, di istruzione, di trasporti, di asili nido, di assistenza sociale, per esempio. Ebbene, i LEP sono costosi, occorre metterci i soldi. Ma sapete quanti soldi? Almeno 100 miliardi di euro l'anno. Ma diciamo la verità: voi non ci avete messo neanche 1 euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Cosa farete? Ci aumenterete le tasse? Ci taglierete i servizi? O tutti e due? Qualsiasi cosa farete, è certo, ne pagheranno le conseguenze i cittadini più poveri. Per loro, meno sanità, meno trasporti, meno istruzione: una vergogna! Complimenti, patrioti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Per non parlare della perequazione. Badate, la perequazione non è una parolaccia, anzi, è ciò che garantisce la distribuzione equa delle risorse. Ma figuratevi se vi interessano equità ed eguaglianza. Vi voglio ricordare che il Fondo per la perequazione venne istituito dal Governo Conte 2 e serviva proprio a colmare i divari strutturali del Sud. Voi avete quasi azzerato quel Fondo, portandolo da 4 miliardi e 600 milioni a meno di 700 milioni di euro. E di tutto questo guazzabuglio, alla fine, cosa rimane, signor Ministro? Rimangono 20 regioni trasformate in 20 staterelli autonomi. Povera Italia! A voi che siete al Governo, l'esperienza del COVID, delle guerre, della crisi energetica, delle sfide ambientali, non ha insegnato nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Proprio voi avete ancora il coraggio di parlare di Nazione. State smembrando l'Italia sotto gli occhi di un Parlamento che rendete mero spettatore. È un'offesa all'orgoglio nazionale. Ma vedete, noi non resteremo a guardare, non vi daremo tregua. Noi combatteremo e lo faremo nelle piazze e davanti alla Corte costituzionale. Combatteremo per la democrazia, combatteremo per i diritti, combatteremo per l'uguaglianza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pertanto, alle ore 7,05, nell'annunciare il voto convintamente contrario del MoVimento 5 Stelle a questo scempio dell'autonomia differenziata, concludo dicendo: viva la Costituzione italiana, viva la Repubblica, viva l'Italia unita (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si levano in piedi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Onorevoli colleghi, la speranza era che il dibattito su un tema così rilevante come quello dell'autonomia potesse farci mettere da parte quella triste abitudine che, purtroppo, contraddistingue lo scontro politico nel nostro Paese da troppo tempo, cioè quella di preferire al merito delle questioni l'ideologia, la banalizzazione, con la speranza di poter raccogliere facile consenso, semplificando questioni molto complesse. Purtroppo siamo rimasti delusi, abbiamo assistito a due settimane di dibattito in cui ci sono stati insulti, tentativi di impedire alla Camera di approvare questo provvedimento, rallentamenti continui, ma la cosa non ci sorprende più di tanto, perché questo atteggiamento si inserisce in una lunga tradizione che tocca la storia del nostro Paese, che ha sempre visto il centralismo porre fortissima resistenza alle istanze di cambiamento e alle istanze autonomiste. E, in questo caso, abbiamo visto una resistenza talmente forte che ha portato, dai banchi dell'opposizione, dai banchi del centrosinistra, addirittura a rinnegare la storia politica del nostro Paese e anche a dimenticare la cronaca politica recente.

Di cosa sto parlando? A sentire voi, pare che la questione autonomista in questo Paese sia nata con il Ministro Calderoli. Cari colleghi, vedete, di forma di Stato, di federalismo, di centralismo, in questo Paese si parla da prima che l'Italia esistesse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Carlo Cattaneo riteneva che l'Italia sarebbe stata uno Stato più forte attraverso un sistema federale che valorizzasse le differenze degli Stati preunitari e, invece, poi, prevalse la linea dei Savoia che, per ragioni opposte, decisero che era necessario uno Stato centralista molto forte proprio per evitare una possibile disgregazione da queste identità diverse. Ma, oltre a ciò, va ricordato che, nonostante questo, nello Stato liberale una forma di autonomia ci fu: i liberi comuni, le elezioni dei sindaci, le province.

Arrivò, poi, il ventennio fascista e lì, manu militari, le autonomie nel nostro Paese furono soppresse. Io voglio dirlo a quei colleghi che da quei banchi, durante la settimana scorsa, ci hanno gridato “fascisti” e lo voglio ricordare, soprattutto, a quei colleghi che dovrebbero venire da una tradizione cattolica-popolare, la tradizione di don Luigi Sturzo, che era un meridionale, federalista e autonomista, che voleva le regioni in quel contesto. Vorrei ricordarvi che gli argomenti che usavano i fascisti veri allora contro l'autonomia sono esattamente gli stessi che avete usato voi in questi 15 giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La cultura autonomista, oltre ad essere stata schiacciata in quella fase, fu poi protagonista della fase successiva. Durante la Resistenza abbiamo avuto un manifesto, come la Carta di Chivasso, che è stato il punto di riferimento per tutti i partiti e tutte le esperienze autonomiste che sono seguite. E la Carta di Chivasso si basava su un principio fondamentale: che il modo per tenere insieme il Paese era uno Stato federale su base regionale e cantonale che potesse evitare, attraverso la valorizzazione delle differenze, il ritorno alla tanto odiata dittatura. Anche di questo ve ne siete dimenticati. E quella cultura pervase così tanto il nostro Paese che fu protagonista nel dibattito dell'Assemblea costituente, perché, se c'era una cosa che accomunava tutte le forze antifasciste chiamate a scrivere la Costituzione e a costruire la Repubblica italiana era la ferma volontà di un taglio netto con il passato, un passato che aveva schiacciato l'autonomia e un futuro che doveva valorizzare le autonomie. E, quindi, nella Costituzione non solo tornano i comuni e le province, ma, finalmente, si parla anche di regioni. E, soprattutto, quel dibattito ci porta quell'articolo 5 della Costituzione che molti di voi hanno citato, anche qua, sempre dimenticandosene un pezzo, però, perché l'articolo 5, certamente, recita che la Repubblica è una e indivisibile, ma ricorda anche che la Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali. Quindi, quando voi dite che l'autonomia, le regioni, il federalismo sono contro la Costituzione, o non sapete di cosa parlate o mentite (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La resistenza centralista, però, anche allora, fu così forte che, prima di vedere le regioni, abbiamo dovuto aspettare il 1970 - sono passati tanti anni -, perché, come oggi, in questo Paese c'era una grande resistenza da parte dello Stato centrale verso le autonomie. E, dopo l'istituzione della regione, questo testimone della battaglia autonomista e federalista è stato raccolto da un uomo che si chiama Umberto Bossi, che ha fondato un partito che si chiama Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mettendo insieme tutti i movimenti autonomisti che erano spontaneamente nati nel Paese, con quale scopo? Con lo scopo di portare avanti quella missione politica che vi ho citato nelle varie fasi, che era quella di modernizzare l'Italia, trasformandola in uno Stato federale. E quell'azione politica della Lega, che qualcuno ha banalizzato, ha ridicolizzato in questo dibattito, fu talmente forte che, nel 2001, Governi di sinistra - prima, il Governo d'Alema e, poi, il Governo Amato - dovettero approvare una riforma, la riforma del Titolo V della Costituzione, che fu, poi, ratificata da un referendum popolare. E cosa prevedeva questa riforma, che, quindi, è norma costituzionale dal 2001?

Prevedeva una divisione netta delle competenze, cioè prevedeva che la Costituzione stabilisse quali sono le competenze esclusive dello Stato, quali sono le competenze concorrenti, lasciando tutto quello che era inespresso alle autonomie regionali, e prevedendo particolari forme di autonomia per le regioni, che lo chiedessero, su 23 competenze. Cioè, la riforma del Titolo V è esattamente quello di cui voi avete accusato il Ministro Calderoli, ma che è in Costituzione da più di 20 anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ed è una riforma - badate bene - su cui la Lega si è espressa in modo contrario, perché per noi era troppo poco, perché noi volevamo uno Stato federale; noi ci provammo, poi, nel 2006 con la devolution e, purtroppo, gli italiani votarono contro. Ma quella riforma del Titolo V, su cui oggi voi ci accusate, non è una legge che viene fatta oggi. Oggi si dà attuazione a quella legge, oggi si dà una procedura parlamentare per ratificare queste intese.

La dimostrazione di ciò è che di queste intese si parlava ben prima del disegno di legge Calderoli. Era il 31 ottobre del 2006 e Mercedes Bresso, nel consiglio regionale del Piemonte, disse che il Piemonte ha ragioni storiche, linguistiche e geografiche tali per chiedere maggiore autonomia secondo quanto previsto dall'articolo 116 della Costituzione. Come vedete, non lo ha inventato Calderoli. E sapete quali materie voleva chiedere Mercedes Bresso, del Partito Democratico, per il Piemonte? Beni culturali, istruzione, università e ricerca, infrastrutture e ambiente come competenze esclusive, cioè tutte quelle competenze che da due settimane ci dite che, se date alle regioni, distruggeranno il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Era il 2006.

Ma c'è di più. Nel 2017, Roberto Maroni e Luca Zaia indissero dei referendum popolari per suffragare la volontà di autonomia di Lombardia e Veneto; referendum popolari che ebbero un esito plebiscitario, visto che il sentimento popolare di quelle regioni andava e va nella direzione dell'autonomia. Ma ci fu un presidente di regione che si vantò di avere fatto meglio, perché, nel 2018, dopo la sottoscrizione di una pre-intesa fra la sua regione e l'allora Governo, si espresse in questo modo: “Chi parla di spaccatura del Paese almeno prima farebbe bene a leggere la riforma: 15 competenze sulle 23 possibili e non un euro in più dallo Stato”. Sapete chi era? Era il presidente del Partito Democratico Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e non c'era ancora il disegno di legge Calderoli, cari colleghi.

Quindi, non solo la memoria è corta sulla storia, sulla cronaca politica, ma, evidentemente, è corta anche sul perché c'è il disegno di legge Calderoli, perché mi ricordo il Ministro per gli Affari regionali Boccia, in tempi recenti, spiegare che non si potevano fare le intese tra Stato e regione, come prevede già la Costituzione dal 2001, perché, nonostante la Costituzione preveda che le intese vadano ratificate con una legge votata a maggioranza assoluta del Parlamento, era necessario un iter consultivo delle Camere più lungo. Esattamente quello che fa il disegno di legge Calderoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Perché, cari colleghi, non è Roberto Calderoli che ha deciso che le intese si ratificano con un voto a maggioranza assoluta - una delle grandi critiche che avete fatto: non si può incidere, non si possono cambiare -, lo dice la Costituzione. Se lo vogliamo cambiare, dobbiamo fare una legge costituzionale, non dobbiamo fare un'attuazione di una norma costituzionale che già esiste.

E, soprattutto, l'altra remora era quella dei LEP. Il disegno di legge Calderoli prevede che, prima di delegare le competenze, debbano essere finanziati e stabiliti i LEP, quello che spaventava alcune regioni del Sud e quello che spaventava la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E, poi, ci siamo anche sentiti dire che, per colpa dell'autonomia, noi avremo un Paese in cui avremo una migrazione sanitaria, avremo cittadini di una parte del Paese che non avranno più il diritto alla salute e saranno costretti ad emigrare al Nord. Abbiamo sentito dire che, per colpa dell'autonomia, avremo regioni dove non ci saranno i servizi essenziali, non ci saranno gli asili nido. Abbiamo sentito dire che, con l'autonomia, ci saranno meno infrastrutture al Sud che al Nord.

Ebbene, cari colleghi, il Paese che descrivete è il Paese di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati De Luca, Alfonso Colucci e Torto), oggi l'Italia è così, e l'autonomia non c'è ancora. Allora, chi vuole difendere il centralismo difende lo status quo, chi vuole difendere la situazione attuale sta dicendo a quei cittadini meridionali che niente potrà mai cambiare perché c'è l'interesse che qualche governatore di regione possa continuare a spendere senza rispondere di quello che fa, dando sempre la colpa a Roma e accusando sempre qualcun altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier, che si levano in piedi - Commenti della deputata Torto).

Noi, invece, vogliamo dire che, attraverso l'autonomia, anche quelle popolazioni potranno avere l'ambizione, il sogno e la possibilità di ammodernarsi ed avere servizi all'altezza. Per chiudere, Presidente, quella di oggi è, quindi, una giornata storica, perché arriva al culmine di un lungo percorso politico, per quanto riguarda la Lega 40 anni, per quanto riguarda la storia del Paese molto di più, come ho brevemente cercato di accennare. Per questo, è doveroso fare dei ringraziamenti. Prima di tutto, voglio ringraziare la Presidente Giorgia Meloni che ha rispettato l'accordo di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), visto e considerato che l'autonomia era uno dei pilastri su cui si fonda la coalizione di Governo. Voglio ringraziare i colleghi dei partiti alleati del centrodestra per avere sostenuto la riforma (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Ovviamente, un grazie ai parlamentari della Lega e, permettetelo, un grazie a chi questo percorso lo ha avviato, un grazie a Umberto Bossi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un grazie a Roberto Maroni, che non c'è più, ma continua a vivere dentro tutti noi, e sono certo che quindi oggi sarà felice anche lui (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Un grazie a Roberto Calderoli, che porta oggi questo provvedimento di legge e ha dedicato la vita ai temi dell'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Un grazie a Matteo Salvini, che è il segretario che oggi ci porta questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier, che si levano in piedi). Ma, soprattutto, il più grande grazie va alla comunità militante della Lega, a cui oggi possiamo dire che ce l'abbiamo fatta. La Lega voterà a favore del provvedimento (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier si levano in piedi).

PRESIDENTE. Colleghi, grazie.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, si mette a fare il video!

PRESIDENTE. Dai banchi del Governo, per cortesia, non riprendiamo. Onorevole Bitonci, grazie.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, oggi si consuma il secondo atto di un vergognoso scambio sulla pelle delle italiane e degli italiani. Ci avete tenuto qui, per tutta la notte, per cosa? Con quale urgenza, se non quella - lo abbiamo capito ascoltando adesso il vostro intervento - di ottenere lo scalpo del Sud appena prima dei ballottaggi, per meri fini elettorali? Il premierato per Fratelli d'Italia, lo avete detto, e l'autonomia differenziata per la Lega. Un cinico baratto che indebolisce la democrazia e spacca un Paese che, invece, ha bisogno di essere ricucito.

In 24 ore avete attaccato la Costituzione e colpito la coesione e l'unità nazionale del nostro Paese. Lo fate con due riforme in apparente contraddizione tra loro, l'una che concentra tutti i poteri in mano al Capo del Governo, l'altra che vuole dare più autonomia alle regioni, ma che, in realtà, sono figlie della stessa legge, la legge del più forte. Quella per cui decide uno solo, quella per cui chi è già più avanti potrà correre. Quelli che, invece, fanno più fatica rimarranno ancora più indietro, rimarranno sempre più indietro, magari abbandonati a terra, sul ciglio della strada, magari senza un braccio che ti ha portato via un macchinario, come accaduto ad un bracciante a Latina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), mentre lo sfruttavano per pochi euro al giorno, sotto il sole cocente e senza diritti.

Non ci sono lavoratrici e lavoratori di serie B, mentre voi, con questo voto, sancite definitivamente che esistono cittadine e cittadini di serie A e di serie B, a seconda della regione in cui nascono, e noi non lo accettiamo. Non si è mai vista una sedicente patriota spaccare in due il Paese con questa autonomia differenziata, fatta senza un euro, senza un euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per aumentare le diseguaglianze che il Sud e le aree interne di questo Paese hanno già pagato fin troppo.

Mettetevelo in testa, non c'è riscatto per l'Italia senza il riscatto del Sud. Un'autonomia, Ministro Calderoli - mi rivolgo a lei tramite il Presidente -, senza mettere un euro, senza fissare e senza finanziare i livelli essenziali di prestazione, senza neanche provare a nascondere che si tratta ancora dell'antico disegno secessionista della Lega, cui Fratelli d'Italia si piega.

A questo punto, colleghi, suggerirei che cambiaste il vostro nome in “Brandelli d'Italia” oppure “Fratelli di mezza Italia” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), visto che la state spaccando. Vergogna! Come si fa a non capire che, senza definire e finanziare i livelli essenziali delle prestazioni, non si chiama autonomia, ma si chiama secessione. La qualità dei servizi va garantita a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale, senza differenze tra Nord, Centro e Sud. Non accettiamo l'idea che il tuo destino sia segnato per sempre dal luogo e dalla famiglia in cui nasci.

È la più grave violazione dell'articolo 3 della nostra Costituzione, che parla di rimuovere gli ostacoli, che voi state aumentando, consapevolmente, quell'articolo che parla di eguaglianza. Non accettiamo che un bambino nato a Reggio Calabria abbia cinque anni di aspettativa di vita in meno rispetto a un bambino che nasce a Bologna.

Questa riforma va raccontata per quello che fa, limitare i diritti fondamentali delle persone, rendere più difficile l'accesso alla sanità pubblica, che state già tagliando, al trasporto pubblico locale, su cui il vostro Ministro non ha messo un euro per i comuni, e anche sulla scuola pubblica, che è la prima grande leva di emancipazione sociale, e la state spezzando.

Per inciso, non vogliamo più sentire un Ministro della Repubblica dire che bisogna ridurre il numero di stranieri nelle classi, perché nelle classi non ci sono italiani o stranieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ci sono bambine e bambini, che hanno un uguale diritto a un'istruzione di qualità, come dice la Costituzione!

Oggi, la destra approva un disegno innanzitutto antistorico, e lo fa di notte, lo ha fatto durante questa notte, forse perché, in fondo, si vergogna. Il PNRR ci dava la possibilità di ridurre i divari e le diseguaglianze, la vera emergenza di questo Paese.

State smantellando la sanità pubblica con i vostri tagli. La Fondazione GIMBE autorevolmente avverte che questa autonomia differenziata rischia di essere il colpo di grazia sulla sanità pubblica, e invece bisognerebbe portare la spesa sanitaria alla media europea del 7,5 per cento del PIL, come chiediamo in una nostra proposta di legge, sbloccare le assunzioni e abbattere le liste d'attesa. Ogni anno, già così migliaia di persone sono costrette a migrare dal Sud per curarsi negli ospedali del Nord. E parliamo di un disegno ingiusto, perché consentire che, in Italia, gli insegnanti del Sud possano essere pagati meno dei loro colleghi del Nord è un colpo all'unità nazionale e all'uguaglianza nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ma questo, infine, è anche un disegno sconveniente, ve lo dice persino Confindustria. State mettendo a rischio la sicurezza energetica del nostro Paese, con 20 diverse politiche energetiche. Non vi rendete conto di quello che accade a livello internazionale? Non dovremmo spingere insieme per una politica energetica comune dell'Unione europea, anziché aumentare la frammentazione, che rischia di condannarci all'irrilevanza rispetto ad altre grandi potenze? E voi, che richiamate spesso, e anche a sproposito, la questione del consenso popolare, come fate a non vedere che una settimana fa è successo qualcosa. Nel collegio meridionale abbiamo visto un voto che ha nettamente bocciato l'autonomia differenziata, prendetene atto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ve lo dice il Partito Democratico, primo partito al Sud nelle elezioni della scorsa settimana (Commenti), ma ve lo dice anche un pezzo importante dei vostri amministratori locali, che oggi avete deciso di scaricare platealmente. La verità è che noi ci troviamo dinanzi al Governo più antimeridionalista della storia repubblicana, lo abbiamo visto in poco più di un anno e mezzo. Avete stralciato le misure di contrasto alla povertà; lo avete affossato, ma noi continueremo a batterci con le altre opposizioni per una misura di civiltà come il salario minimo, perché sotto i 9 euro l'ora non è lavoro, è sfruttamento, e non deve essere legale; avete tagliato il Fondo perequativo infrastrutturale; avete bloccato gli FSC e oggi date il colpo di grazia, con questa riforma.

Parlate tanto di immigrazione e non vedete l'emigrazione di tanti giovani che con i contratti così precari che state aumentando e con i salari così bassi vanno altrove per costruirsi un futuro dignitoso.

Per tutte queste ragioni, come abbiamo fatto ieri sera in una meravigliosa piazza Santi Apostoli, gremita di partecipazione, noi opposizioni insieme lavoreremo per fermare questo sfregio all'unità nazionale.

E abbiamo una ragione di più per farlo, visto il clima crescente di violenza verbale e fisica che abbiamo visto in Parlamento e nel Paese, quando avete intimato alla nostra capogruppo Chiara Braga di stare zitta, quando avete fatto un'aggressione squadrista ai danni del deputato Donno, a cui va tutta la nostra solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), quando abbiamo visto, in un'inchiesta di Fanpage, i saluti romani e, addirittura, i saluti nazisti fatti dalla giovanile del partito di Giorgia Meloni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Stiamo ancora aspettando che dica una parola e che prenda un provvedimento per cacciare queste persone dal suo partito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)! Lo abbiamo visto, e mi rivolgo, tramite lei, Presidente, all'onorevole Molinari, che ho ascoltato, quando voi, e non altri, avete rivendicato in quest'Aula, per 3 volte, il simbolo della Xa Mas, e lo avete fatto anche durante la campagna elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)! Ma non è tutto, perché ci avete anche spiegato che è peggio cantare Bella ciao. Allora, colleghe e colleghi, vorrei essere chiara, qui dentro: noi non potremmo essere seduti in quest'Aula e neanche intervenire in quest'Aula se non ci fosse stata Bella ciao e la lotta di liberazione dei partigiani, delle staffette e degli alleati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Questa dovrebbe essere la base comune in cui tutte e tutti ci riconosciamo in quest'Aula. I veri patrioti sono loro, mentre voi spaccate l'Italia.

Il Paese e la storia vi giudicheranno per il voto che state esprimendo. Potrete farvi forti dei vostri numeri in quest'Aula, ma noi continueremo a opporci in tutto il resto del Paese, come abbiamo fatto ieri sera, in quella piazza, tutte e tutti insieme. Le cose possono cambiare e cambieranno, statene certi, perché stiamo arrivando (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - I deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si levano in piedi - Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, io sono convinto che le riforme si debbano sempre fare possibilmente a larga maggioranza. Questa non è una riforma costituzionale, come è noto, ma è figlia di una riforma costituzionale, quella che ha riformato il Titolo V, passata in quest'Aula nel 2001 con 3 voti di differenza da parte della sinistra, e non di altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, allora, se la colpa sia stata di Amato, di D'Alema, di Bassanini o di Villone non lo so, ma è certo quale era il fine: quello fu un articolo inserito nella Costituzione italiana perché si riteneva che, sposando questa tesi, si potesse fermare l'avanzata - andate a vedere i dati elettorali - della Lega al Nord. Questo fu il motivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non vi fu un ragionamento di natura costituzionale; fu un ragionamento di natura politica (Commenti della deputata Boldrini).

Allora, io capisco che qualcuno sia in imbarazzo (Commenti della deputata Schlein), ma questo articolo chi l'ha voluto? No, onorevole Schlein, lei, che è stata la vicepresidente di Bonaccini…

PRESIDENTE. Si rivolga a me, onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Lei era la vicepresidente di Bonaccini.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Si rivolga alla Presidenza!

PRESIDENTE. Onorevole Foti, si rivolga alla Presidenza. Si rivolga alla Presidenza, grazie.

TOMMASO FOTI (FDI). Ma lei si è rivolta direttamente a me. Lo dico perché, con sua buona pace, io ero in consiglio regionale quando è successo questo, signor Presidente. Ero in consiglio regionale e so come sono andate le cose allora. Se voi andate a vedere tutto il percorso che è stato fatto, il Parlamento di quelle vicende non sa nulla. Non sa nulla il Parlamento, ma, in compenso, tre giorni prima delle elezioni politiche del 2018, il dottor Bonaccini e il sottosegretario Bressa firmavano la pre-intesa di applicazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione con 7 materie trasferite (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Ma non è tutto, perché non appena si insediò il nuovo Governo, cioè quello giallo-verde presieduto dal dottor Conte allora, e oggi onorevole Conte, se voi andate a vedere gli atti della Camera il Ministro Erika Stefani, rispondendo a un'interrogazione dice che il 19 giugno ha incontrato il presidente della regione Bonaccini, che l'ha sollecitata a poter andare avanti in ordine all'applicazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, perché “avrà nuove materie da chiedere”.

Non a caso, nel mese di ottobre, viene inviata una lettera con 13 materie da trasferire direttamente alla regione Emilia-Romagna (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Allora, non si può far finta di non sapere.

Ma dirò di più, visto che si è parlato in quest'Aula molto e giustamente - perché io ritengo che se ci sono dei dubbi sia giusto risolverli - della vicenda di un'autonomia differenziata che penalizzerebbe il Sud. Ebbene, io ho qui una delibera del 2019 della giunta regionale della Campania che chiede l'applicazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (Commenti del deputato De Luca), e negli indirizzi…

PRESIDENTE. Onorevole De Luca, per cortesia.

TOMMASO FOTI (FDI). …c'è scritto, nella mozione approvata il 30 gennaio 2018, che “la Campania costituisce una realtà matura per sperimentare forme e condizioni particolari di autonomia e che l'ottenimento di spazi più ampi di intervento, come consentito dalla Costituzione, permetterebbe di rafforzare il ruolo nevralgico in ambito socio-economico, anche a beneficio dell'interesse della collettività nazionale” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Questi sono atti e non sono parole da campagna elettorale. Questi sono i fatti, onorevoli colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi). Io non cito paccottiglia; cito documenti!

Poiché cito documenti, su questa storia dei risultati elettorali del Sud magari facciamo un ripasso, perché vorrei far presente che il campo largo è uscito dalle elezioni politiche al Sud con il 56 per cento ed entra col 48,8 alle europee, perché forse - e sicuramente - c'è stata una sinistra che ha guadagnato, e mi riferisco ad AVS e al Partito Democratico, ma non potete dimenticare il tracollo del partito dell'onorevole Conte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vedete, colleghi dei 5 Stelle, sempre per citare atti e non parole, la NADEF 2018, votata in quest'Aula, aveva un capitolo che si chiamava “Autonomia differenziata” e testualmente è stato così votato: “Una priorità è costituita dall'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, concernente l'attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle regioni a statuto ordinario. Sulla questione è già stato avviato un percorso con tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) nel 2017 e nei primi mesi del 2018. Si tratta, quindi, di portare a compimento l'attuazione di disposizioni così rilevanti per il sistema delle autonomie territoriali del nostro Paese”. Questo è ciò che voi avete messo in quella NADEF del 2018 (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Ma dato che non è un colpo di fulmine, l'avete ripetuto nella NADEF del 2020 e addirittura anche nella NADEF del Governo Draghi. Tutti i Governi hanno indicato che la vera priorità era approvare una legge che desse concreta applicazione all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Allora, Ministro Calderoli, lei non avrebbe fatto nulla, se gli altri avessero fatto quello che dovevano fare. Bastava che faceste voi la legge se eravate così capaci, se la volevate così tanto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Non ci voleva molto a scriverla! Non eravate in grado di scrivere come si poteva applicare questa norma perché voi sapete quali erano i problemi di questa norma. Innanzitutto, bisognava chiarire se in quest'Aula si potesse modificare quella che era l'intesa tra lo Stato e la regione, perché questo è uno dei problemi che la Costituzione non risolve. Allora, non si tratta di un incidente di percorso, perché questo problema non solo era al punto 20 del programma e del contratto fatto tra Lega e 5 Stelle, ma era anche al punto 6 di quei 20 punti che il MoVimento 5 Stelle presenta al Partito Democratico quando si deve costituire la nuova maggioranza giallo-rossa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier – Deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi - Commenti).

Allora, è inutile che vogliate menare il can per l'aia, vi abbiamo preso con le mani nella marmellata! Altro che maschera e volto, voi siete solo maschera, il volto l'avete perso da tempo. Uno, nessuno e centomila, buona fortuna al “camposanto” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1665​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1665: S. 615 - “Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 246) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Secondo quanto comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi nella serata di ieri, all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 19 giugno sarà iscritto il solo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (Deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra espongono bandiere italiane - Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier espongono vessilli regionali e locali)...

Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 7,40, è ripresa alle 7,45.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Secondo quanto comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi nella serata di ieri, all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 19 giugno sarà iscritto il solo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Il seguito dell'esame del disegno di legge n. 1854-A, di conversione del decreto-legge n. 61 del 2024, in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, sarà iscritto quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di martedì 25 giugno, a partire dalle ore 14,30.

Il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla prossima settimana, nella quale sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute a partire da martedì 25 giugno.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Intervengo per chiedere al Governo e al Ministro Urso in particolare, di riferire sullo stato di avanzamento del piano industriale, del piano di bonifica e della legge ambientale attinente al gruppo Acciaierie d'Italia. Dalle notizie apparse sulla stampa la preoccupazione di chiunque segua questa vicenda non può che crescere. È incerto il destino del prestito ponte che dovrebbe dare una prima risposta alle esigenze del gruppo; sicuro è il fatto che questo prestito è assolutamente inferiore alle esigenze di investimento necessarie alla realizzazione degli obiettivi ambientali e industriali che sono stati indicati dalle autorità competenti e dagli amministratori.

Questa situazione sta gettando in una situazione di prostrazione il gruppo, nel momento in cui si sta iniziando un'interlocuzione con i soggetti privati che dovrebbero essere coinvolti in sostituzione di ArcelorMittal nel capitale di questa importantissima e fondamentale realtà produttiva per il Paese.

Segnalo questo aspetto per due risvolti che credo debbano essere sottolineati: il primo riguarda naturalmente e ovviamente il rischio che la mancanza di investimenti, la situazione di incertezza, che si vanno determinando, possano, come sta già avvenendo in questi mesi, provocare una caduta ulteriore della produzione del gruppo, una riduzione degli organici e un aumento della Cassa integrazione. Il secondo aspetto riguarda una questione di carattere strategico e, direi, attinente all'interesse generale anche dal punto di vista patrimoniale del gruppo e, quindi, inevitabilmente, dei contribuenti. L'impressione è che questa caduta verticale della produzione - lo scorso piano industriale doveva prevedere 2 milioni di acciaio di prodotti ed è molto probabile che l'anno si chiuderà con poco più di 1 milione di tonnellate di acciaio prodotte -, che questa situazione, questa caduta sia occupazionale sia produttiva, metta nelle condizioni di svendere il capitale che dovrebbe essere acquistato dai privati. Insomma, non vorremmo che, volontariamente o involontariamente, si faccia un ulteriore regalo a gruppi che possono essere sicuramente interessati e che devono essere assolutamente coinvolti, ma ai quali non si deve fare alcun tipo di regalo. Io credo che il Governo debba riferire e debba dire esattamente il perché della macchinosità nella risposta all'esigenza che si va definendo, il perché delle difficoltà che si stanno incontrando e, soprattutto, si debba fare chiarezza rispetto alla ridda di voci e di notizie che si sono inseguite nel corso di questi mesi, nell'interesse dei lavoratori in primo luogo, nell'interesse degli abitanti di Taranto che meritano una risposta sul fronte delle bonifiche e della risposta ambientale, ma anche nell'interesse generale dei contribuenti. Io credo che sia molto importante che non vi sia un ulteriore regalo a soggetti privati, dopo la tragica conclusione dell'interlocuzione con il gruppo indiano ArcelorMittal. La ringrazio e mi auguro che si faccia da tramite con il Ministro Urso, affinché la risposta sia tempestiva e completa, e il Parlamento possa, poi, assumere le necessarie determinazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà. Se vuole polemizzare, non c'è problema. Prego.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). No, grazie Presidente. Noi avevamo chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori per chiedere un'informativa urgente alla Presidente Meloni riguardo a quanto è accaduto al G7, in cui, nella dichiarazione finale, è sparito il riferimento al diritto all'interruzione volontaria di gravidanza, che la Francia ha introdotto nella propria Costituzione, mentre nel nostro Paese si fa difficoltà a garantire, nonostante dal lontano 1978 esista una legge che dovrebbe garantire tale diritto per la donna.

Abbiamo presentato un'interrogazione a marzo - che è rimasta senza risposta - rispetto all'attuazione della legge n. 194 del 1978, e abbiamo anche sollecitato la pubblicazione della relazione annuale sull'attuazione della legge n. 194, che dovrebbe essere pubblicata ogni anno entro febbraio e che, invece, neanche quest'anno, è ancora stata pubblicata.

Abbiamo, in diverse circostanze, denunciato la ridotta operatività della rete dei consultori e come unica risposta, da parte della maggioranza e del Governo, abbiamo avuto il rafforzamento della presenza dei Pro Vita all'interno dei consultori. Di fatto, ci si è impegnati a non modificare la legge n. 194 del 1978, ma sappiamo quanto sia difficile per le donne che decidono di intraprendere questo percorso, portare avanti la pratica abortiva a causa della presenza di obiettori di coscienza tra il personale medico e non medico nelle nostre strutture, quantificato al Nord nel 54,7 per cento e al centro nel 63 per cento, con dei picchi al Sud che arrivano in Sicilia a oltre l'85 per cento. In 11 regioni del nostro Paese esistono solo strutture dove vi è il 100 per cento degli obiettori, costringendo le donne a fare viaggi della speranza in altre regioni, con costi emotivi e anche finanziari non da poco.

Purtroppo, le maggioranze che governano il Paese sono ossessionate dalla volontà di limitare i diritti e le scelte personali e noi chiediamo alla Presidente di venire qui in Aula, a riferirci le ragioni per cui continua a disattendere quello che, nel nostro Paese, è un diritto conclamato dalla normativa vigente (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per unirmi, a nome del mio gruppo, alla richiesta che ha appena fatto la collega Ghirra, perché la Presidente Meloni venga a riferire in quest'Aula, stante che, dall'inizio di questa legislatura, sostiene che non toccherà la legge n. 194 del 1978. Ma questo, in realtà, è accaduto al G7: nel momento in cui da quel documento è scomparso il tema dell'aborto, abbiamo fatto e abbiamo dato, come Paese, l'immagine di essere al livello dell'Ungheria di Orbán, rispetto agli altri grandi del mondo. E quindi il segnale è che questo Paese sta rischiando di fare passi indietro. Non vorremmo mai che il dubbio, che gli stessi colleghi della Lega hanno espresso in quest'Aula quando, in 15, hanno votato in maniera difforme dalle indicazioni che arrivavano dalla maggioranza rispetto alla presenza delle associazioni Pro Vita nei consultori, non si verificasse veramente. Per noi è stato un segnale: non si fidano, nemmeno gli alleati, delle parole della Premier e, quindi, vorremmo che venisse a rassicurarci in quest'Aula che questo è stato, forse, solo un incidente di percorso. Non ci credono nemmeno gli alleati, ma noi siamo pronti a crederci, se verrà a spiegarcene le ragioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Mi associo alla richiesta delle colleghe, perché la legge n. 194 del 1978 - è bene ricordarlo in quest'Aula del Parlamento - è un diritto. L'aborto è un diritto. Ed è bene ribadire che siamo noi a scegliere del nostro corpo e ci batteremo contro ogni forma di violenza o prevaricazione, che, ancora oggi, si sta tentando di inserire, soprattutto nei consultori, e nel costringere, ancora oggi, una donna, all'interno di luoghi in cui ci dovrebbe essere una libera scelta e un confronto libero, a fare scelte che non vuole. Quindi, noi difendiamo la legge n. 194 e, voglio ripeterlo, ci batteremo - lo voglio dire in modo chiaro, dopo 11 ore, in quest'Aula del Parlamento - a difendere i diritti contro ogni forma di violenza morale e psicologica sui nostri corpi. Vogliamo consultori e ospedali pubblici laici, e, soprattutto, un diritto alla scelta e un diritto all'aborto libero, gratuito e consapevole. Ripeto: noi decidiamo del nostro corpo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, grazie per la parola, mi ha preso alla sprovvista. Fatelo prima voi, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo affinché sia messo a verbale che il gruppo del MoVimento 5 Stelle contesta categoricamente la ricostruzione dei fatti contenuta nel resoconto stenografico relativo alla seduta di mercoledì 12 giugno; stenografico che, ai sensi dell'articolo 63 del Regolamento, insieme al processo verbale, contribuisce a garantire la pubblicità dei lavori di quest'Aula. In particolare, si legge, a pagina 96, che “Il deputato Donno scende al centro dell'emiciclo e si avvicina con veemenza al Ministro Calderoli (…)”. Ebbene, questa descrizione dei fatti contenuta è palesemente e clamorosamente sconfessata dalle immagini che, nei giorni scorsi, hanno fatto il giro del mondo. Immagini dalle quali l'unica veemenza che si riscontra è quella dei deputati della Lega e di Fratelli d'Italia che hanno aggredito e picchiato, fino a stenderlo a terra, il collega Donno, colpevole, come dicono, appunto, le immagini, solo di voler consegnare il simbolo del nostro Paese, il nostro tricolore, a un Ministro della Repubblica.

Questo tentativo di mistificazione e ricostruzione della realtà, contenuto, ahimè, anche negli atti di questa istituzione, atti che, ricordo, sono documenti che questa istituzione consegna alle presenti e future generazioni, non può essere sottaciuto. E, sebbene sappiamo che, ai sensi del Regolamento della Camera, a differenza del processo verbale, lo stenografico non può essere modificato, interveniamo affinché nel resoconto della seduta odierna si lasci testimonianza e traccia che il MoVimento 5 Stelle contesta ogni tentativo, orale o scritto, come in questo caso, di riscrittura dei gravi fatti che sono accaduti lo scorso mercoledì in questa Camera, che hanno visto colleghi compiere azioni e comportamenti che sono qualificati dal nostro ordinamento giuridico come veri e propri reati. La verità è un valore assoluto e va difesa sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Poiché era saltato la settimana scorsa, ho chiesto di intervenire perché è quasi passato un anno dall'uccisione di Giogiò Cutolo, il giovane musicista che è stato ucciso vicino piazza Municipio da un giovane delinquente. I genitori e i familiari, in questi giorni, stanno organizzando un ricordo del ragazzo. Proprio oggi, il suo assassino compie 18 anni e hanno messo sui social alcune foto. Ancora una volta, voglio ricordare a tutti noi che, purtroppo, gli assassini in questi casi e anche i loro genitori possono ancora festeggiare e, molto spesso, queste famiglie, anche di criminali, non hanno neanche il rispetto nei confronti delle vittime, delle famiglie delle vittime, che, purtroppo, il fine pena mai lo iniziano a scontare dal giorno stesso in cui viene ucciso il loro caro.

Quindi, voglio, ancora una volta, ricordare in quest'Aula Giogiò Cutolo, un giovane musicista, che ha avuto il solo torto di trovarsi una sera a piazza Municipio ed essere aggredito e ucciso da un giovane delinquente. Oggi il suo assassino compie 18 anni, Giogiò Cutolo, purtroppo, il suo compleanno non potrà mai più festeggiarlo.

PRESIDENTE. Prima di chiudere, mi permetto di ringraziare tutti gli uffici e coloro i quali hanno lavorato questa notte, nonostante siamo ormai fra pochi intimi. Grazie per il lavoro che avete svolto tutti e grazie per la professionalità.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 19 giugno 2024 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 8 del 19 giugno 2024.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 52 e dalla n. 54 alla n. 62 il deputato Gnassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 6, 7, 37, 38, 41 e 63 la deputata Marrocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 6, 7, 109 e 241 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 16 il deputato Furfaro ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 18 i deputati Loperfido e Barabotti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 22 la deputata Morgante ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 23 il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 24 la deputata Morfino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 29 e 50 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 32 la deputata Frassini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 31 e 72 il deputato Pretto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione nn. 31, 123 e 132 il deputato Carra' ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 32 alla n. 36 e nelle votazioni nn. 62, 63, 77, 78, 120, 133, 134, 222 e 233 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 50 il deputato Bagnasco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 51 i deputati La Salandra e Almici hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 53 il deputato Gnassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 54 il deputato Fede ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 55 e 203 il deputato Ferrante ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 55 i deputati Tenerini e Marchetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 63, 64 e 144 e dalla n. 129 alla n. 133 il deputato Bellomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 65 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni n. 78 e 81 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni n. 78 e 93 il deputato Schiano Di Visconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 84 e 110 il deputato Furfaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 84, 190 e 207 il deputato Giovine ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 103 il deputato Comba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni n. 117 e 199 il deputato Maullu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 131 la deputata Andreuzza ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 134, 135, 145 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 153 il deputato Tassinari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 155, 222, 223, 224 e 239 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 199 il deputato Manes ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 246 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1665 - EM 2.8 284 283 1 142 117 166 53 Resp.
2 Nominale EM 2.11 286 286 0 144 117 169 52 Resp.
3 Nominale EM 2.20 287 287 0 144 122 165 50 Resp.
4 Nominale EM 2.24 289 289 0 145 123 166 50 Resp.
5 Nominale EM 2.26 291 291 0 146 123 168 50 Resp.
6 Nominale EM 2.72 287 287 0 144 118 169 49 Resp.
7 Nominale EM 2.78 288 288 0 145 116 172 47 Resp.
8 Nominale EM 2.83 278 278 0 140 115 163 47 Resp.
9 Nominale EM 2.87 296 296 0 149 122 174 48 Resp.
10 Nominale EM 2.88 287 287 0 144 118 169 48 Resp.
11 Nominale EM 2.89 268 268 0 135 105 163 57 Resp.
12 Nominale EM 2.90 277 277 0 139 112 165 56 Resp.
13 Nominale EM 2.91 278 278 0 140 114 164 56 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 2.93 285 285 0 143 114 171 53 Resp.
15 Nominale EM 2.94 286 286 0 144 118 168 53 Resp.
16 Nominale EM 2.99 282 281 1 141 113 168 53 Resp.
17 Nominale EM 2.113 287 287 0 144 122 165 51 Resp.
18 Nominale EM 2.109 279 279 0 140 119 160 51 Resp.
19 Nominale EM 2.112 281 281 0 141 120 161 51 Resp.
20 Nominale EM 2.115 283 283 0 142 118 165 51 Resp.
21 Nominale EM 2.118 278 278 0 140 115 163 51 Resp.
22 Nominale EM 2.125 273 273 0 137 111 162 51 Resp.
23 Nominale EM 2.126 266 266 0 134 112 154 51 Resp.
24 Nominale EM 2.121 271 271 0 136 111 160 51 Resp.
25 Nominale EM 2.127 282 282 0 142 117 165 51 Resp.
26 Nominale EM 2.128 275 275 0 138 113 162 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 2.132 279 279 0 140 115 164 50 Resp.
28 Nominale EM 2.134 280 280 0 141 114 166 50 Resp.
29 Nominale EM 2.137 277 277 0 139 113 164 49 Resp.
30 Nominale EM 2.139 286 286 0 144 114 172 49 Resp.
31 Nominale EM 2.142 282 282 0 142 114 168 49 Resp.
32 Nominale EM 2.146 268 268 0 135 108 160 49 Resp.
33 Nominale EM 2.154 279 279 0 140 109 170 48 Resp.
34 Nominale EM 2.157 279 279 0 140 112 167 48 Resp.
35 Nominale EM 2.159 275 275 0 138 110 165 48 Resp.
36 Nominale EM 2.165 276 276 0 139 113 163 48 Resp.
37 Nominale EM 2.166 278 278 0 140 113 165 48 Resp.
38 Nominale EM 2.167 282 282 0 142 113 169 48 Resp.
39 Nominale EM 2.171 290 290 0 146 117 173 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 2.182 295 295 0 148 119 176 47 Resp.
41 Nominale EM 2.216 289 289 0 145 120 169 47 Resp.
42 Nominale EM 2.250 292 292 0 147 119 173 47 Resp.
43 Nominale EM 2.253 292 292 0 147 120 172 47 Resp.
44 Nominale EM 2.252 290 290 0 146 119 171 47 Resp.
45 Nominale EM 2.265 279 279 0 140 113 166 47 Resp.
46 Nominale EM 2.267 290 290 0 146 116 174 47 Resp.
47 Nominale EM 2.270 288 288 0 145 113 175 47 Resp.
48 Nominale EM 2.271 296 296 0 149 120 176 46 Resp.
49 Nominale EM 2.281 282 282 0 142 115 167 46 Resp.
50 Nominale EM 2.283 271 271 0 136 108 163 46 Resp.
51 Nominale EM 2.284 262 262 0 132 97 165 46 Resp.
52 Nominale EM 2.282 277 277 0 139 113 164 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ARTICOLO 2 275 275 0 138 170 105 46 Appr.
54 Nominale EM 3.2 274 274 0 138 106 168 46 Resp.
55 Nominale EM 3.8 273 272 1 137 106 166 46 Resp.
56 Nominale EM 3.9 275 275 0 138 110 165 46 Resp.
57 Nominale EM 3.7 275 274 1 138 110 164 46 Resp.
58 Nominale EM 3.16 278 278 0 140 110 168 46 Resp.
59 Nominale EM 3.49 272 272 0 137 109 163 46 Resp.
60 Nominale EM 3.56 281 281 0 141 110 171 46 Resp.
61 Nominale EM 3.57 285 285 0 143 114 171 46 Resp.
62 Nominale EM 3.59 281 281 0 141 109 172 46 Resp.
63 Nominale EM 3.62 246 246 0 124 89 157 46 Resp.
64 Nominale EM 3.75 255 255 0 128 93 162 46 Resp.
65 Nominale EM 3.79 274 274 0 138 104 170 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale EM 3.80 277 277 0 139 107 170 46 Resp.
67 Nominale EM 3.96 277 277 0 139 107 170 46 Resp.
68 Nominale EM 3.97 280 280 0 141 113 167 46 Resp.
69 Nominale EM 3.100 279 279 0 140 107 172 46 Resp.
70 Nominale EM 3.114 277 277 0 139 109 168 46 Resp.
71 Nominale EM 3.137 274 273 1 137 109 164 46 Resp.
72 Nominale EM 3.233 278 278 0 140 112 166 46 Resp.
73 Nominale EM 3.234 272 272 0 137 109 163 46 Resp.
74 Nominale EM 3.69 277 277 0 139 108 169 46 Resp.
75 Nominale EM 3.236 282 282 0 142 112 170 46 Resp.
76 Nominale EM 3.237 282 282 0 142 113 169 46 Resp.
77 Nominale EM 3.262 277 275 2 138 113 162 46 Resp.
78 Nominale EM 3.269 277 277 0 139 112 165 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM 3.276 279 279 0 140 115 164 46 Resp.
80 Nominale EM 3.284 276 276 0 139 114 162 46 Resp.
81 Nominale EM 3.287 284 283 1 142 116 167 46 Resp.
82 Nominale EM 3.299 273 273 0 137 114 159 46 Resp.
83 Nominale EM 3.301 276 276 0 139 114 162 46 Resp.
84 Nominale EM 3.347 275 275 0 138 113 162 46 Resp.
85 Nominale EM 3.351 268 268 0 135 107 161 46 Resp.
86 Nominale EM 3.359 268 268 0 135 107 161 46 Resp.
87 Nominale EM 3.360 268 268 0 135 109 159 46 Resp.
88 Nominale EM 3.361 270 269 1 135 109 160 46 Resp.
89 Nominale EM 3.363 271 271 0 136 109 162 46 Resp.
90 Nominale EM 3.364 276 276 0 139 113 163 46 Resp.
91 Nominale EM 3.366 275 275 0 138 111 164 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale EM 3.368 281 281 0 141 115 166 46 Resp.
93 Nominale ARTICOLO 3 283 281 2 141 166 115 46 Appr.
94 Nominale EM 4.19 279 279 0 140 113 166 46 Resp.
95 Nominale EM 4.21 279 279 0 140 111 168 46 Resp.
96 Nominale EM 4.52 279 279 0 140 110 169 46 Resp.
97 Nominale EM 4.54 277 277 0 139 109 168 46 Resp.
98 Nominale EM 4.59 280 280 0 141 111 169 46 Resp.
99 Nominale EM 4.56 273 273 0 137 107 166 47 Resp.
100 Nominale EM 4.63 277 277 0 139 110 167 47 Resp.
101 Nominale EM 4.64 280 280 0 141 111 169 46 Resp.
102 Nominale EM 4.82 276 276 0 139 109 167 46 Resp.
103 Nominale EM 4.91 282 282 0 142 114 168 46 Resp.
104 Nominale EM 4.92 279 279 0 140 110 169 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 9 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nominale EM 4.93 277 277 0 139 108 169 46 Resp.
106 Nominale EM 4.94 272 271 1 136 106 165 46 Resp.
107 Nominale EM 4.108 278 278 0 140 106 172 46 Resp.
108 Nominale ARTICOLO 4 282 280 2 141 166 114 46 Appr.
109 Nominale EM 5.3 283 283 0 142 112 171 46 Resp.
110 Nominale EM 5.7 280 280 0 141 111 169 46 Resp.
111 Nominale EM 5.11 283 283 0 142 114 169 46 Resp.
112 Nominale EM 5.63 284 283 1 142 111 172 46 Resp.
113 Nominale EM 5.49 283 283 0 142 114 169 46 Resp.
114 Nominale EM 5.88 286 285 1 143 112 173 46 Resp.
115 Nominale EM 5.118 278 278 0 140 110 168 46 Resp.
116 Nominale EM 5.123 275 275 0 138 107 168 46 Resp.
117 Nominale EM 5.119 273 273 0 137 112 161 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 10 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 130)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
118 Nominale EM 5.159 280 280 0 141 113 167 46 Resp.
119 Nominale ARTICOLO 5 275 275 0 138 170 105 46 Appr.
120 Nominale EM 6.3 262 262 0 132 98 164 47 Resp.
121 Nominale EM 6.7, 6.8, 6.9 271 271 0 136 104 167 47 Resp.
122 Nominale EM 6.107 277 277 0 139 107 170 47 Resp.
123 Nominale EM 6.109 277 277 0 139 110 167 47 Resp.
124 Nominale ARTICOLO 6 282 282 0 142 173 109 47 Appr.
125 Nominale EM 7.10 282 282 0 142 108 174 47 Resp.
126 Nominale EM 7.103 275 275 0 138 103 172 47 Resp.
127 Nominale EM 7.99 279 279 0 140 107 172 47 Resp.
128 Nominale EM 7.106 283 281 2 141 109 172 47 Resp.
129 Nominale EM 7.177 277 277 0 139 109 168 47 Resp.
130 Nominale EM 7.178 276 276 0 139 106 170 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 11 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 131 AL N. 143)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
131 Nominale EM 7.184 281 278 3 140 111 167 47 Resp.
132 Nominale EM 7.182 272 271 1 136 109 162 47 Resp.
133 Nominale EM 7.186 280 280 0 141 109 171 47 Resp.
134 Nominale EM 7.191 280 279 1 140 109 170 47 Resp.
135 Nominale EM 7.192 281 281 0 141 109 172 47 Resp.
136 Nominale EM 7.272 281 281 0 141 109 172 47 Resp.
137 Nominale EM 7.273 285 285 0 143 110 175 47 Resp.
138 Nominale EM 7.277 285 285 0 143 111 174 47 Resp.
139 Nominale EM 7.303 285 285 0 143 111 174 47 Resp.
140 Nominale EM 7.310 285 285 0 143 111 174 47 Resp.
141 Nominale EM 7.311 277 277 0 139 106 171 47 Resp.
142 Nominale EM 7.316, 7.317 281 281 0 141 112 169 47 Resp.
143 Nominale ARTICOLO 7 285 282 3 142 170 112 47 Appr.


INDICE ELENCO N. 12 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 144 AL N. 156)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
144 Nominale EM 8.5 283 283 0 142 112 171 47 Resp.
145 Nominale EM 8.6 274 274 0 138 105 169 47 Resp.
146 Nominale EM 8.26 286 286 0 144 113 173 47 Resp.
147 Nominale EM 8.37 282 282 0 142 111 171 47 Resp.
148 Nominale EM 8.38 280 279 1 140 111 168 47 Resp.
149 Nominale EM 8.42 279 279 0 140 109 170 47 Resp.
150 Nominale ARTICOLO 8 287 287 0 144 174 113 47 Appr.
151 Nominale EM 9.4 285 285 0 143 112 173 47 Resp.
152 Nominale EM 9.5 282 282 0 142 110 172 47 Resp.
153 Nominale EM 9.8 282 282 0 142 109 173 47 Resp.
154 Nominale EM 9.12 285 285 0 143 111 174 47 Resp.
155 Nominale EM 9.15 278 278 0 140 109 169 47 Resp.
156 Nominale EM 9.17 283 283 0 142 110 173 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 13 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 157 AL N. 169)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
157 Nominale ARTICOLO 9 283 282 1 142 173 109 47 Appr.
158 Nominale ART AGG 9.01 285 284 1 143 112 172 47 Resp.
159 Nominale EM 10.2 286 285 1 143 112 173 47 Resp.
160 Nominale EM 10.4 283 283 0 142 110 173 47 Resp.
161 Nominale EM 10.280 286 286 0 144 112 174 47 Resp.
162 Nominale EM 10.308 285 285 0 143 112 173 47 Resp.
163 Nominale EM 10.309 285 285 0 143 112 173 47 Resp.
164 Nominale EM 10.313, 10.314 282 282 0 142 111 171 47 Resp.
165 Nominale EM 10.323 283 283 0 142 110 173 47 Resp.
166 Nominale EM 10.344 286 286 0 144 111 175 47 Resp.
167 Nominale EM 10.352 285 285 0 143 112 173 47 Resp.
168 Nominale EM 10.353 284 284 0 143 113 171 47 Resp.
169 Nominale EM 10.354 282 282 0 142 112 170 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 14 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 170 AL N. 182)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
170 Nominale EM 10.358 279 279 0 140 111 168 47 Resp.
171 Nominale EM 10.396 281 281 0 141 111 170 47 Resp.
172 Nominale EM 10.398 284 284 0 143 111 173 47 Resp.
173 Nominale ARTICOLO 10 286 283 3 142 170 113 47 Appr.
174 Nominale EM 11.10 286 286 0 144 112 174 47 Resp.
175 Nominale EM 11.22 286 286 0 144 113 173 47 Resp.
176 Nominale EM 11.26 285 285 0 143 111 174 47 Resp.
177 Nominale EM 11.27 283 283 0 142 112 171 47 Resp.
178 Nominale EM 11.29 286 286 0 144 113 173 47 Resp.
179 Nominale ARTICOLO 11 286 283 3 142 171 112 47 Appr.
180 Nominale ODG 9/1665/1 256 255 1 128 97 158 47 Resp.
181 Nominale ODG 9/1665/2 262 261 1 131 99 162 47 Resp.
182 Nominale ODG 9/1665/3 259 258 1 130 99 159 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 15 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 183 AL N. 195)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
183 Nominale ODG 9/1665/4 266 265 1 133 98 167 47 Resp.
184 Nominale ODG 9/1665/5 276 275 1 138 102 173 46 Resp.
185 Nominale ODG 9/1665/6 273 273 0 137 105 168 46 Resp.
186 Nominale ODG 9/1665/7 274 273 1 137 104 169 46 Resp.
187 Nominale ODG 9/1665/8 278 278 0 140 106 172 46 Resp.
188 Nominale ODG 9/1665/9 281 281 0 141 106 175 46 Resp.
189 Nominale ODG 9/1665/10 279 279 0 140 107 172 46 Resp.
190 Nominale ODG 9/1665/14 281 280 1 141 112 168 46 Resp.
191 Nominale ODG 9/1665/15 275 273 2 137 106 167 46 Resp.
192 Nominale ODG 9/1665/16 279 276 3 139 107 169 46 Resp.
193 Nominale ODG 9/1665/17 275 273 2 137 105 168 46 Resp.
194 Nominale ODG 9/1665/22 277 275 2 138 106 169 46 Resp.
195 Nominale ODG 9/1665/23 279 279 0 140 108 171 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 16 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 196 AL N. 208)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
196 Nominale ODG 9/1665/24 275 274 1 138 105 169 46 Resp.
197 Nominale ODG 9/1665/25 276 276 0 139 106 170 46 Resp.
198 Nominale ODG 9/1665/26 272 272 0 137 104 168 46 Resp.
199 Nominale ODG 9/1665/27 278 277 1 139 103 174 46 Resp.
200 Nominale ODG 9/1665/28 277 277 0 139 107 170 46 Resp.
201 Nominale ODG 9/1665/29 276 276 0 139 106 170 46 Resp.
202 Nominale ODG 9/1665/30 278 278 0 140 107 171 46 Resp.
203 Nominale ODG 9/1665/31 274 274 0 138 106 168 46 Resp.
204 Nominale ODG 9/1665/32 278 278 0 140 107 171 46 Resp.
205 Nominale ODG 9/1665/33 269 269 0 135 100 169 46 Resp.
206 Nominale ODG 9/1665/34 270 270 0 136 101 169 46 Resp.
207 Nominale ODG 9/1665/35 278 278 0 140 107 171 46 Resp.
208 Nominale ODG 9/1665/36 275 275 0 138 105 170 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 17 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 209 AL N. 221)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
209 Nominale ODG 9/1665/37 271 271 0 136 104 167 46 Resp.
210 Nominale ODG 9/1665/38 271 271 0 136 106 165 46 Resp.
211 Nominale ODG 9/1665/39 272 272 0 137 105 167 46 Resp.
212 Nominale ODG 9/1665/40 275 275 0 138 105 170 46 Resp.
213 Nominale ODG 9/1665/41 273 273 0 137 107 166 46 Resp.
214 Nominale ODG 9/1665/42 272 272 0 137 105 167 46 Resp.
215 Nominale ODG 9/1665/43 272 272 0 137 106 166 46 Resp.
216 Nominale ODG 9/1665/44 274 274 0 138 105 169 46 Resp.
217 Nominale ODG 9/1665/45 270 270 0 136 102 168 46 Resp.
218 Nominale ODG 9/1665/46 275 274 1 138 104 170 46 Resp.
219 Nominale ODG 9/1665/47 274 274 0 138 106 168 46 Resp.
220 Nominale ODG 9/1665/48 272 272 0 137 102 170 46 Resp.
221 Nominale ODG 9/1665/49 272 272 0 137 103 169 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 18 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 222 AL N. 234)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
222 Nominale ODG 9/1665/50 270 270 0 136 103 167 46 Resp.
223 Nominale ODG 9/1665/51 265 265 0 133 100 165 46 Resp.
224 Nominale ODG 9/1665/52 270 270 0 136 103 167 46 Resp.
225 Nominale ODG 9/1665/53 277 277 0 139 106 171 46 Resp.
226 Nominale ODG 9/1665/54 270 270 0 136 106 164 46 Resp.
227 Nominale ODG 9/1665/55 276 276 0 139 106 170 46 Resp.
228 Nominale ODG 9/1665/56 281 281 0 141 107 174 46 Resp.
229 Nominale ODG 9/1665/57 274 274 0 138 104 170 46 Resp.
230 Nominale ODG 9/1665/58 274 274 0 138 105 169 46 Resp.
231 Nominale ODG 9/1665/59 273 273 0 137 107 166 46 Resp.
232 Nominale ODG 9/1665/60 280 280 0 141 107 173 46 Resp.
233 Nominale ODG 9/1665/61 274 274 0 138 106 168 46 Resp.
234 Nominale ODG 9/1665/62 276 276 0 139 105 171 46 Resp.


INDICE ELENCO N. 19 DI 19 (VOTAZIONI DAL N. 235 AL N. 246)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
235 Nominale ODG 9/1665/63 277 277 0 139 104 173 46 Resp.
236 Nominale ODG 9/1665/64 274 274 0 138 106 168 46 Resp.
237 Nominale ODG 9/1665/65 271 271 0 136 105 166 46 Resp.
238 Nominale ODG 9/1665/66 272 272 0 137 104 168 46 Resp.
239 Nominale ODG 9/1665/67 273 273 0 137 102 171 46 Resp.
240 Nominale ODG 9/1665/68 275 275 0 138 104 171 46 Resp.
241 Nominale ODG 9/1665/69 274 274 0 138 104 170 46 Resp.
242 Nominale ODG 9/1665/70 266 266 0 134 104 162 46 Resp.
243 Nominale ODG 9/1665/71 274 274 0 138 105 169 46 Resp.
244 Nominale ODG 9/1665/72 278 278 0 140 106 172 46 Resp.
245 Nominale ODG 9/1665/73 278 278 0 140 106 172 46 Resp.
246 Nominale DDL 1665 - VOTO FINALE 272 271 1 136 172 99 46 Appr.