XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 329 di venerdì 19 luglio 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 17 luglio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,07).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge n. 1896-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica (A.C. 1896-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1896-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, si sono avviate le prevedibili dispute attorno a questo provvedimento: il dibattito e le reciproche accuse; si tratta un condono, non di una sanatoria. Ecco, noi vorremmo analizzare il provvedimento alla luce, in realtà, dei bisogni del Paese e alla luce delle effettive conseguenze che lo stesso produce. Le materie dell'edilizia e dell'urbanistica sono particolarmente complesse e delicate, e, come tutto ciò che riguarda la disciplina della convivenza civile del mercato e del soddisfacimento di bisogni primari come quello della casa, intercetta aspetti cruciali che determinano la qualità del vivere. Da questo punto di vista, occorre prima di tutto, mettere in campo una visione del mondo, dichiarare qual è la nostra visione del mondo, qual è la nostra volontà di riconoscere i diritti, tutelare e promuovere iniziative, e qual è la nostra visione del mercato riguardo a tutto ciò che, se ben regolamentato, ha la capacità di migliorare e fare evolvere questo delicato assetto. Al contrario, regole farraginose o astratte, anche quando fossero ispirate dai migliori princìpi volti al benessere delle persone, avrebbero dei nobili obiettivi, ma consiglierebbero di fatto la situazione reale all'immobilismo e al degrado.
È per questo motivo che non partecipiamo a questo dibattito tra le curve e allarghiamo lo sguardo - come dovremmo fare di fronte a un provvedimento che mette mano a una materia tanto delicata - domandandoci se vi sia un miglioramento nell'agibilità del mercato, nella qualità dell'abitare, nella disponibilità di immobili e nel contesto urbano.
Abbiamo un esempio recente che ci spiega come il fatto di affrontare in modo astratto questa materia arrechi danni: quello del superbonus. Da questo punto di vista, forse pochi sanno che addirittura le prime parole, l'incipit della legge su cui si regge il superbonus che consentiva le detrazioni - che il superbonus ha semplicemente alzato - era un incipit che, proprio in virtù della complessità della materia urbanistica, gettava dentro un dubbio amletico. Ciò, perché si dice in quella legge: “Gli immobili esistenti possono godere di”. Ebbene, pochi si sono resi conto che, negli anni in cui si sono susseguite le modifiche, addirittura il concetto di cosa fosse un “immobile esistente” è mutato; addirittura la legge, per come è scritta, non consentiva di rispondere in maniera univoca alla domanda: “che cos'è un immobile esistente?”. Addirittura, nel susseguirsi delle circolari che gli sventurati funzionari dell'Agenzia delle entrate e dell'ENEA sono stati costretti a fare per interpretare le nostre norme, è cambiato il concetto di “esistente”; addirittura ci si è trovati di fronte a immobili per i quali quasi si doveva fare una speculazione filosofica: “questo immobile esiste, ma non esiste”; addirittura si è provato a ricorrere al catasto per sciogliere questo enigma, scoprendo poi che il catasto non aveva quel potere regolatorio e definitorio.
Quindi, è stata cangiante negli anni, addirittura su una misura come quella del superbonus, la definizione stessa di quali fossero gli immobili a cui andava riservata la misura, salvo poi pervenire, dopo anni di mutamenti, alla conclusione che il legislatore, per “immobili esistenti”, non intendeva avviare un dibattito filosofico, ma intendeva escludere tutti quegli interventi che andavano a classificarsi come “nuova costruzione”.
Ecco, questo solo per dare un esempio di come, quando mettiamo mano a questa materia, le dispute tra le tifoserie che inneggiano a principi astratti di benessere delle persone, tante volte sono proprio fuori dalla realtà e destituite da ogni fondamento.
Vedete, siamo alle porte di una stagione in cui, comunque la si voglia pensare, anche rispetto al tema delle case green, è chiaro che ci sarà una volontà pubblica del Governo italiano, oltre che dell'Europa, di mettere mano e mettere soldi per rinnovare il patrimonio edilizio sia dal punto di vista energetico che dal punto di vista della sicurezza, anche per affrontare il tema del consumo di suolo.
Ecco, di fronte a tutto ciò, il provvedimento odierno non rappresenta certo un passaggio epocale, ma il nostro giudizio si vuole puntare sul fatto che, almeno, procede nella direzione giusta, pur avendone chiarito, proprio per questo motivo, i grossi limiti e la mancanza di capacità riformatrice, che non ci aspettavamo di ritrovare perché questa maggioranza ha dimostrato e continua a dimostrare la sua incapacità di riformare.
In questo caso, si vanno a fare dei ritocchi in una materia delicata; è sempre rischioso farlo perché, laddove la complessità e gli equilibri sono precari, fare dei ritocchi, anche con le migliori intenzioni, può determinare effetti controproducenti. Comunque, questi ritocchi, pur in assenza di quel coraggio e di quella capacità riformatrice che avrebbero portato il nostro voto favorevole, ci costringono a un'astensione per - come dire - “stimolare” questa maggioranza a fare quello che probabilmente non potrà mai fare nel corso di questa sua legislatura, sia per le divisioni interne che portano, come abbiamo visto recentemente anche con il voto in Europa, ad avere posizioni divergenti su questioni fondamentali, sia forse anche per una certa incapacità dei suoi rappresentanti che giustifichiamo per - come dire - poca esperienza.
Un esempio di quello che sto dicendo lo si trova in tutto il provvedimento, a partire dalle modifiche introdotte per le vetrate. Quello è un aspetto che è rimasto abbastanza fedele al testo iniziale e che, comunque, pure questo, nella condivisione che abbiamo rispetto al provvedimento, avrà bisogno di essere verificato sul campo, perché ci sono aspetti che, forse, addirittura, avranno bisogno anche di un intervento chiarificatore delle circolari ministeriali.
È importante anche aver tentato di migliorare la questione dello stato legittimo dell'immobile. Rimane un tema ancora controverso, nonostante l'intervento, ma è chiaro e condividiamo che bisogna fare dei passi avanti da questo punto di vista; infatti, nell'impossibilità di fatto o comunque nella grande difficoltà di determinare la legittimità di un immobile, ecco questo sicuramente pone i rischi più grossi e i pesi e le difficoltà maggiori sul mercato, al fine di riaprire le compravendite e, di conseguenza, rendere maggiormente disponibili per la popolazione immobili e unità abitative.
Anche i cambi di destinazione d'uso non sono uno scandalo e, dal nostro punto di vista, incontrano delle esigenze che, sempre più spesso, sia per le abitudini che per i cambi del rapporto “tempi di vita-tempi di lavoro”, vanno incontro a quelle che sono le modalità di vita dei cittadini; chiaramente, restano validi e opportuni i riferimenti sia alle leggi regionali che agli strumenti urbanistici comunali. Ci sembra che, anche con il dibattito di ieri sugli ordini del giorno, questo aspetto non prevarichi i confini che gli sono attribuiti dagli obiettivi che abbiamo appena definito.
La questione delle tolleranze di per sé si valuta abbastanza da sola, insomma rimaniamo in un ambito che può essere definito “di tolleranza”. E allora, quali sono le nostre conclusioni? Noi, in definitiva, pur riconoscendo l'intenzione positiva del Governo di intervenire con una normativa edilizia e urbanistica più flessibile e moderna, rileviamo che alcune delle modifiche proposte potrebbero necessitare di ulteriori approfondimenti e chiarimenti, per assicurare una piena e chiara applicabilità delle norme a beneficio di tutti gli attori del settore edilizio e urbanistico.
Per tali ragioni, il nostro gruppo parlamentare esprime un voto di astensione, rimarcando come le sfide che ci attendono e la qualità del vivere dei nostri cittadini richiedano per il futuro riforme incisive, sicuramente più incisive, soprattutto nel caso dell'edilizia e dell'urbanistica, volte a semplificare, agevolare la rigenerazione urbana, consentire il recupero edilizio senza nuovo consumo di suolo, fornire certezze al mercato in modo di rendere disponibile patrimonio immobiliare di qualità, ampliare l'offerta di case, in particolare per giovani coppie e studenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, il provvedimento che ci apprestiamo a votare offre alcune risposte necessarie per la semplificazione di un settore che presenta una complessità significativa, frutto di numerosi interventi normativi che si sono succeduti negli ultimi decenni. Da questo punto di vista, la maggioranza di questo Governo ha sempre improntato la propria azione politica allo snellimento delle complicazioni burocratiche, non come un fine in sé, bensì come mezzo per raggiungere una qualità della vita dignitosa, favorendo la convinzione che la società sappia rinnovare le sue espressioni più nobili e promuovere una capacità reale di costruzione del bene comune.
Sappiamo bene che la complessità è la cifra del nostro tempo, anche per la lunga storia che vantiamo alle nostre spalle e da cui non possiamo prescindere. La tradizione illustre, da questo punto di vista, deve però spingerci a introdurre elementi che incoraggino lo sviluppo del Paese, il futuro delle nuove generazioni e la prosperità delle famiglie.
In sintesi, signor Presidente, è necessario che la tradizione trovi lo spazio per una traduzione nuova, per un linguaggio coerente con il presente in cui navighiamo.
E in questo contesto la casa e l'edilizia sono forse uno dei simboli principe della rigenerazione dal basso dei territori, consapevoli che la buona salute dell'Italia poggi innanzitutto sui rapporti virtuosi che nascono nella società, piuttosto che su regole imposte dall'alto, che imbrigliano le energie della libera associazione delle imprese. Il provvedimento ha come obiettivo principe proprio quello di risolvere circostanze che pesano su migliaia di persone con conseguenze gravose e ha il merito di concedere sollievo ed evitare danni economici ai cittadini, introducendo misure fondamentali per la regolarizzazione di situazioni di minore entità che, molto spesso, ostacolano la commerciabilità degli immobili o la concessione di mutui. È un obiettivo fondamentale poiché la casa rappresenta il principale investimento dei cittadini ma anche un mezzo imprescindibile del risparmio delle famiglie.
Signor Presidente, nel 2022, la fondazione Censis segnalava, non solo che oltre il 70 per cento delle famiglie italiane è proprietario della casa in cui vive - un dato ormai noto ai più - ma segnalava anche che la proprietà non è una prerogativa solo dei cosiddetti benestanti: nel quinto delle famiglie più povere, oltre la metà è proprietario dell'abitazione in cui vive. Inoltre, sempre la ricerca del Censis, segnalava che la percentuale di famiglie proprietarie è più elevata tra le coppie con figli, rendendo di fatto le politiche per la casa e l'attenzione alla sua proprietà un intervento che investe direttamente le politiche per la famiglia. Non deve, quindi, stupire, a questo punto, la volontà del Governo di impegnarsi sul tema edilizio, con un intervento in linea con gli sforzi compiuti dall'inizio della legislatura su diversi fronti: dalla riduzione del costo del lavoro alle misure per la natalità e per la conciliazione tra la vita familiare e il lavoro.
Come in tanti altri provvedimenti, non sono mancati argomenti di dibattito e di discussione, poiché tutte le forze di maggioranza hanno saputo declinare la propria funzione politica, favorendo un confronto sincero e articolato. Per questo, intendiamo segnalare due punti come contributo per le sfide che ancora restano da affrontare. In primo luogo - come ho già accennato - vogliamo ribadire che la semplificazione e, in generale, le modifiche della legislazione, sono da ritenersi strumenti utili, non in se stessi, ma per raggiungere un fine che deve rimanere quello della buona qualità della vita anche per quanto riguarda l'abitare. Un esempio, oggetto dell'esame del provvedimento, è rappresentato dalla riduzione dei limiti per l'asseverazione della conformità del progetto alle norme igienico-sanitarie, soprattutto, con riguardo alla diminuzione delle metrature. Modifiche che inseguono le tendenze di mercato e che ratificano situazioni de facto, soprattutto, se applicate in territori caratterizzati da forti dinamiche di aumento dei prezzi, che rischiano, infatti, di disperdere molto rapidamente i benefici sociali apparenti e, oltre a contraddire alcuni elementi di logica dell'intervento pubblico nell'economia, vanificano il primato della politica, che ha il compito di governare la società e non di confermare gli eccessi.
In secondo luogo, signor Presidente, ci teniamo a ribadire la posizione già espressa sulla necessità di dirimere i problemi interpretativi in relazione allo stallo che si è venuto a creare, per ora, soprattutto nella città di Milano. Occorre tenere presente che, parlando dell'interpretazione di norme nazionali, esistono diversi territori interessati dall'incertezza che si è venuta a creare e la situazione attuale impone di evitare il perdurare di uno stato di paralisi degli investimenti e delle richieste di nuovi interventi. Un fenomeno che ha già prodotto danni al tessuto economico e sociale, anche a fronte della necessità, per molti territori, di proseguire o di inaugurare processi di rigenerazione urbana in aree che non possono permettersi di consumare ulteriormente il suolo.
Per questo, signor Presidente, rivendichiamo l'approvazione di un ordine del giorno a nostra firma, a prima firma del presidente del nostro gruppo, l'onorevole Maurizio Lupi, sottoscritto da tutta la maggioranza, che si è assunta la responsabilità di rispondere a un problema di cui oggi possiamo scorgere solo alcune sfaccettature.
In questa sede, oggi, ribadiamo che la strada maestra per risolvere le incertezze che gravano sulla normativa di settore è quella di introdurre una norma di interpretazione autentica che confermi gli orientamenti adottati negli ultimi 12 anni.
Al momento, vediamo che lo stallo urbanistico che si è andato verificando presenta già gravi ripercussioni per le casse delle amministrazioni pubbliche coinvolte. A breve, però, esiste il rischio che emergano gravi conseguenze per la reputazione del Paese agli occhi degli operatori nazionali ed esteri per gli investimenti e per la creazione di posti di lavoro. Noi siamo pronti a fare la nostra parte e auspichiamo che tutte le forze politiche possano contribuire a una soluzione condivisa con grande senso di responsabilità: una responsabilità che deve essere esplicitata dal Parlamento, dal luogo che custodisce ed esercita la potestà legislativa, in piena ottemperanza alle prerogative che gli riconosce la Costituzione.
Il Governo Meloni si conferma, ancora una volta, capace di valorizzare le anime che compongono la maggioranza parlamentare e di porre l'attenzione sui pilastri dello sviluppo del Paese. Siamo convinti che il lavoro del Governo e della maggioranza porterà ad attuare ulteriormente il programma presentato agli elettori prima del voto e a rispondere alle loro richieste, grazie alla coesione delle parti, al rispetto reciproco e alla dignità riconosciuta a ciascuno dei suoi componenti.
Signor Presidente, per tutti questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, mi sarei aspettata che, almeno questa mattina, per le dichiarazioni finali di voto, il Ministro Salvini, che sembra tenere moltissimo a questo provvedimento, fosse qui in Aula a sentire le istanze delle opposizioni oltre che delle forze di maggioranza che, evidentemente, hanno concertato questo capolavoro; invece, ancora una volta, constatiamo la sua assenza.
Come è emerso dal dibattito in discussione generale sulla fiducia, ma anche ieri durante la discussione degli ordini del giorno, è del tutto evidente la nostra contrarietà a questo provvedimento, che non è una contrarietà pregiudiziale ma è una contrarietà che riguarda sia il metodo con cui si arriva al voto finale di oggi che il merito. Riteniamo, infatti, che la modalità del decreto-legge per un provvedimento che va a modificare in maniera stabile il testo unico sull'edilizia non sia assolutamente la modalità adeguata. Avremmo chiaramente prediletto un provvedimento legislativo ordinario, con cui discutere anche di alcune delle modifiche che sono introdotte, soprattutto per quanto riguarda le lievi difformità, ad esempio, o lo snellimento burocratico. Ma questo decreto, durante l'esame in Commissione, si è trasformato in tutt'altro: è diventato un vero e proprio condono; è diventato un provvedimento legislativo che non ha nessuna caratteristica di necessità e urgenza, perché non credo che dare risposte immediate alle lobby immobiliari sia un problema del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quindi, non riesco davvero a capire perché prendere queste scorciatoie con cui, di fatto, si va a impoverire il tessuto urbano delle nostre città e si va a peggiorare la qualità della vita dei cittadini, creando case che case non sono, con un aumento pazzesco dei costi che, appunto, favorirà esclusivamente la rendita immobiliare.
Un altro tema su cui ragionavo nei giorni scorsi è la schizofrenia della Lega che, da un lato, porta avanti con vigore l'idea dell'autonomia differenziata, lo “Spacca Italia”, che creerà differenze tra le nostre regioni, i servizi e la qualità della vita di chi vive al Nord e di chi vive al Sud e, dall'altro, interviene con provvedimenti puntuali come questo, esautorando i comuni e le regioni dalle competenze che già sono loro proprie. Perché, se voi stabilite con un decreto di questo tipo le modalità con cui trasformare le abitazioni delle nostre città, senza consentire ai comuni, in particolare, di intervenire attraverso i regolamenti e, soprattutto, di incamerare gli oneri che derivano dal fatto di poter fare cambi di destinazione d'uso, permettendo che si rendano abitabili loculi, ambienti che non hanno le caratteristiche perché delle persone ci possano vivere dentro, è evidente che avete un problema nella gestione delle politiche abitative.
Questo decreto non dà alcuna risposta al fabbisogno che, più che un fabbisogno, è un'emergenza nel nostro Paese. Lo abbiamo sottolineato tantissime volte: sono 700.000 le famiglie nelle graduatorie per poter disporre di un alloggio di edilizia residenziale pubblica. E voi, anziché pensare a come dare una casa a chi non ce l'ha, pensate a come trasformare cantine e sgabuzzini di 20 metri quadri, alti 2,40 metri, per consentire a chi li detiene di fare profitto sulla pelle di coloro che andranno a vivere in quei tuguri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ma voi andreste mai a vivere in ambienti malsani, magari anche in aree a rischio idrogeologico, senza spazi o aeroilluminanti adeguati? Ma chi andrà a vivere in questi luoghi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Io veramente non riesco a capire.
Quando il governo Solinas, in Sardegna, promosse norme di questo tipo, le abbiamo fortemente contrastate e il Governo, fortunatamente, le impugnò. Adesso cosa succede? Perché stiamo andando in questa direzione? La risposta è chiara: piuttosto che adeguare i tanti alloggi, 90.000 case popolari, non manutenute, che non possono essere messe nella disponibilità di chi ne ha diritto, piuttosto che pensare a come rifunzionalizzare tutti i beni del patrimonio dello Stato, il demanio civile e militare, per poter fare delle vere politica abitative, voi preferite trovare queste scappatoie per andare in deroga a tutto: quindi, ambienti piccoli, senza le altezze necessarie, rendere abitabili i sottotetti, andare oltre quello che già il testo unico prevede sulle tolleranze, favorire cambi di destinazione d'uso, che trasformeranno le nostre città in dormitori. Quindi, case inabitabili, a costi folli, piuttosto che pensare a un vero e proprio piano casa.
Noi l'abbiamo sottolineato, abbiamo detto quali sono i problemi del Paese. Voi avete tagliato il Fondo per gli affitti, il Fondo per la morosità incolpevole e ci sono oltre 40.000 sentenze che decretano le problematiche di tante famiglie che spendono oltre il 43 per cento del proprio reddito per poter vivere in una casa, senza guadagnare abbastanza. Gli sfratti avvengono perché abbiamo troppe circostanze di lavoro povero, di lavoro precario e voi, anziché pensare a introdurre il salario minimo nel nostro Paese, a determinare un miglioramento della qualità della vita delle persone, pensate sempre e solo a garantire piccole e grandi lobby di interesse.
Presidente, noi siamo sicuri che le emergenze del Paese non siano queste. Se aveste fatto un decreto urgente per introdurre il salario minimo, disporre vere misure per garantire la sicurezza sul lavoro, per rimettere in piedi la sanità pubblica, per far sì che la scuola riacquistasse qualità e ridiventasse un ascensore sociale per le giovani generazioni, noi vi avremmo seguiti. Ma come possiamo seguirvi in un decreto che viene chiamato “Salva casa” e che, di fatto, salva solo la rendita, salva gli abusi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Non c'è alcun incentivo, ad esempio, per garantire ai comuni un personale adeguato ad istruire le pratiche, non si fa niente per garantire che le soprintendenze possano intervenire sui procedimenti.
Sappiamo che una delle perle che sono state inserite in questo provvedimento è la possibilità di fare modifiche anche su immobili vincolati, in aree vincolate, in aree a rischio idraulico e sappiamo anche che avete introdotto un termine perentorio entro il quale le soprintendenze devono dare risposte. Va benissimo, è vero che non si possono lasciare i cittadini appesi in attesa di risposte dalla pubblica amministrazione, ma bisogna anche mettere la pubblica amministrazione nelle condizioni di dare risposte.
Voi sapete benissimo in quali condizioni sono gli uffici territoriali del Ministero della Cultura: come potete pensare che entro 90 giorni riescano a dare risposte e, in caso contrario, che i comuni possano procedere senza avere i pareri di chi è competente per valutare se le modifiche scellerate che voi state introducendo siano adeguate, opportune, consone per immobili e per aree che hanno dei vincoli? E si scarica sui comuni, in questo caso, la responsabilità, eventualmente, di dare risposte positive o negative.
Su questi temi non siamo assolutamente d'accordo.
Spero che non sia necessario rivedere gli studenti che dormono nelle tende, fuori dagli atenei (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), per dare una risposta anche a loro. Io spero che, nella vostra mente, non ci sia l'idea che questi mini appartamenti siano destinati proprio alle nuove classi dirigenti della nostra società, del nostro Paese, perché la risposta abitativa per i nostri studenti non può certo essere questa. Noi lo abbiamo scritto in tanti documenti, ve l'abbiamo proposto: facciamo un piano che dia risposte abitative alle famiglie che ne hanno necessità, ma anche a tutti gli studenti che partecipano alla formazione nei nostri atenei, visto che solo il 4 per cento di loro riesce a trovare spazio nelle case dello studente. Questo non è possibile, dobbiamo mettere un tetto ai costi dell'abitare e garantire qualità, e non è certo con questo provvedimento che state dando risposte al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Governo e colleghi, sicuramente non intravediamo alcuna misura di urgenza in questo decreto-legge, l'avremmo immaginato e voluto molto più ampio, avremmo voluto prendesse in considerazione molti più elementi che andrò ad illustrare nel mio intervento.
Certamente, ci hanno stupito gli emendamenti della maggioranza: i 66 di Fratelli d'Italia, i 105 della Lega e i 103 di Forza d'Italia. Questo ci ha fatto pensare che non c'è una grande condivisione in maggioranza, perché, se così fosse, non ci sarebbero stati questi emendamenti; parte di questi, però, per onestà intellettuale, devo dire, sono stati ritirati.
Abbiamo una certezza: che il tema della casa è importantissimo e non sono soltanto le nuove disposizioni di oggi, e che andremo a votare, a risolvere i problemi che attanagliano gli italiani.
Chiediamo al Governo e, in particolare, al Ministro Salvini, che della casa ha fatto un must, più attenzione. Se parliamo di casa, non possiamo non pensare all'inflazione, al caro bollette, al calo del potere di acquisto dei salari, che è quello che, poi, purtroppo, porta all'emergenza abitativa, che morde pesantemente tantissime famiglie italiane, che sono sempre di più alla ricerca della casa.
Auspichiamo che vengano rimessi in circolo tantissimi alloggi; dall'altro lato, però, abbiamo la consapevolezza che, per buona parte delle famiglie che utilizzano l'affitto, questi alloggi saranno un miraggio irraggiungibile.
Questo piano coinvolgerà i comuni, ma anche le regioni. Ad esempio, la mia regione, il Piemonte, ha presentato una legge regionale sui sottotetti, quindi bisognerà trovare una coincidenza in questo senso. Vorrei anche dirvi una cosa, forse anche in maniera accorata, e questa credo sia un po' la caratteristica di chi siede in quest'Aula ed è amministratore locale, perché ci si rende conto di realtà davvero difficili. Se pensiamo che un bilancio familiare impegna il 32 per cento delle entrate per pagare l'affitto, sappiamo anche che, dall'altro lato, rimane ben poco per vivere, soprattutto per famiglie monoreddito.
Possiamo pensare che queste famiglie, nel momento in cui succede qualcosa di improvviso, ad esempio una perdita del lavoro, diventano improvvisamente inquilini morosi. Riprendo questo aspetto per dire, signor Presidente, a lei e alla maggioranza che siede in quest'Aula, quanto sia importante ritornare a stanziare contributi sull'affitto. Cosa ha generato tutto questo? Ha generato un numero incommensurabile di sfratti e, guardate, questi sfratti coinvolgono sicuramente la famiglia che viene sfrattata e che vive periodi durissimi, ma anche i proprietari di casa delle abitazioni. Allora, dobbiamo fare questa valutazione, se vogliamo migliorare la qualità della vita degli italiani.
Poi, c'è ancora un altro tema importantissimo, che è quello della morosità incolpevole e mi rifaccio a quello che ho detto prima, lo riprendo, ossia un qualcosa di improvviso che impedisce alle famiglie di pagare l'affitto ed è, ad esempio, una riduzione del reddito familiare. Parliamo di edilizia popolare residenziale, parliamo degli alloggi sfitti: sono 160.127 gli alloggi sfitti, su 769.745 (il 10 per cento), un numero inaccettabile.
Aggiungo ancora il dato sulle occupazioni abusive: 16.214. Come gruppo, le condanniamo pesantemente ed è un dato che è stato… Signor Presidente, sicuramente colgo il gesto da parte del rappresentante del Governo presente in Aula, però questo è un dato di fatto che il Governo deve assolutamente fare suo.
È proprio una seduta della Commissione d'inchiesta, di cui faccio parte, sul degrado delle città e delle periferie, che riporta questi dati attraverso il presidente di Federcasa, Marco Buttieri, che ci parla - perché lo dice al Parlamento italiano che fa parte di quella Commissione - di morosità che si attestano su 1 miliardo e 191.000 euro.
Allora, tutto questo deve sicuramente - lo ribadisco con forza - far pensare e far riflettere. Oggi ci troviamo in quest'Aula come ratificatori parlamentari, perché siamo questo. Ormai siamo chiamati a ratificare quello che fa il Governo: bene il lavoro in Commissione, ma poi, se si mette la fiducia, ci sono davvero poche possibilità di dare un contributo ai provvedimenti che arrivano in Aula. Allora, qualcuno dice “la casa è sacra e non si tocca”; vero, ma qualche italiano, la casa, non la tocca proprio, perché è un miraggio inarrivabile.
Allora, chiediamo al Governo una grande attenzione per i 60.000 nuovi alloggi che devono arrivare per i nostri studenti. Poi, certamente dobbiamo mettere in conto di rivedere il testo unico dell'edilizia dopo queste decisioni, perché questo sarà improcrastinabile.
Abbiamo presentato alcuni emendamenti, signor Presidente. Parliamo di regolarizzazione di interventi di trasformazione interna, di adeguamenti alle finestre, di tramezze spostate. Durante l'applicazione della misura del 110 per cento, abbiamo constatato quanto questi piccoli interventi abbiano intasato gli uffici comunali e rallentato l'attività; si parla di verande, di soppalchi, di maggiori spazi per pergole. Detto così, sembra poca cosa. Ecco, è bene che venga rivisto tutto questo.
Siamo favorevoli anche al fatto che, in un condominio dove si riscontrano irregolarità, chi desidera vendere un alloggio lo possa fare, perché questo è un tema assolutamente importante.
In tutto questo, sono coinvolti i comuni e sappiamo tutti quanto siano sotto organico, comuni e ovviamente anche regioni. Quindi, sarà automatico che il silenzio assenso, trascorsi i 60 giorni, ci sia, perché semplicemente i comuni non riusciranno a dare risposte, a intervenire sulle procedure amministrative e a dare ai cittadini risposte certe in tempi certi.
Ecco, per tutti questi motivi, per - tra virgolette - carenze che ho riscontrato, che abbiamo riscontrato, e che riportiamo all'Aula, chiedendo più coraggio, chiedendo di riprendere in mano quello che, in qualche modo, tutti i gruppi vi stanno dicendo, considerati questi piccoli passi, non potremo dare il nostro voto favorevole. Annuncio, quindi, l'astensione del gruppo Azione PER (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Erica Mazzetti. Ne ha facoltà.
ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie al Sottosegretario Morelli, che assieme al Presidente della VIII Commissione, Rotelli, in questo lungo periodo, molto concitato, ci ha sostenuto dal punto di vista tecnico, ma anche legislativo, per avere un provvedimento concreto e realistico.
Ringrazio anche il mio capogruppo, Barelli, perché mi ha dato questa opportunità di essere relatrice, insieme al collega Iaria, per fare un provvedimento che deve essere ancora più realistico e che la gente ci ha chiesto, perché questo è un provvedimento che nasce dalle esigenze delle persone, che siano cittadini, che siano professionisti, che siano imprenditori. Per noi non ci sono differenze, a differenza, invece, di molti membri di centrosinistra che, questa mattina - e in tutti questi giorni passati - ho sentito intervenire, come ho sentito intervenire su tutto e di più, su cose che non c'entrano niente con questo provvedimento.
Questo è un provvedimento particolare, specifico, che riguarda le semplificazioni urbanistiche ed edilizie, che ci richiedono, non solo tutte le persone, ma anche le pubbliche amministrazioni. Infatti, è da decenni che il settore non viene regolamentato, anzi, si aggiungono norme, di qualsiasi livello, a norme che creano ancora più confusione nella materia. Ne voglio citare una. Non voglio dimenticare che, ancora oggi, nel nostro Paese ci basiamo sulla legge urbanistica nazionale, la n. 1150 del 1942. È passata un'era - 82 anni - e, nel frattempo, è cambiato il mondo. In quel momento particolare del nostro Paese, dovevamo espanderci, le nostre città dovevano crescere, l'involucro familiare era differente, le esigenze lavorative erano differenti. Oggi siamo costretti a fare una cosa opposta, che è la rigenerazione urbana (mi fa piacere sempre sottolineare socio-economica).
Come Forza Italia, abbiamo iniziato questo percorso, perché al Senato ci sono proposte di legge già incardinate ed è iniziato il percorso per farle. Questo è un dato positivo, che rientra in questo prospetto.
Però, dobbiamo cercare di andare avanti, perché, dopo il 1942, è stata approvata la legge del 1968, poi la legge del 1977 (detta legge Bucalossi), per arrivare al testo unico per l'edilizia del 2001. Nel contesto, però, sappiamo tutti che c'è stata una modifica della Costituzione, in particolare del Titolo V, che ha trasferito la competenza dal nazionale al regionale, diventando una materia concorrente. Questo ha creato ulteriori problemi, ulteriore burocrazia, ulteriori attività che non erano all'interno dell'edilizia e dell'urbanistica.
Allora, questo provvedimento è un buon inizio - l'ho detto anche in un altro mio intervento, qui, in Aula, - e per questo voglio ringraziare tutto Governo di centrodestra e il Ministro Salvini che ha voluto questo, perché per noi di Forza Italia questo tema, da sempre, è un punto cardine nella nostra vita politica; ce l'ha dimostrato il nostro presidente Berlusconi, prima nell'attività professionale e imprenditoriale, e poi nella politica. Infatti, più volte, su questo provvedimento, con piacere, se fosse stato in modo positivo, cosa che purtroppo non ho sentito dall'opposizione, ho sentito rammentare il nome del presidente Berlusconi, perché è l'unico che, in tutti i suoi Governi - ben 4 in questo Parlamento - non solo ha parlato, ma ha fatto atti concreti sulla casa, sia dal punto di vista immobiliare (legiferando un Piano casa che dal 2004 non esiste più; i vari condoni che sono stati lamentati ieri), sia dal punto di vista fiscale. È il primo che è riuscito a togliere l'IMU sulla prima casa e, ancora oggi, ne abbiamo i benefici, oltre a tutto il tema legato alla semplificazione, che per noi è fondamentale.
Tutte queste norme, però, devono trovare un sistema da mettere insieme. Infatti, ho sentito alcuni colleghi - e questo condivido - dire che il settore non può essere visto a comparti stagni, assolutamente, ma in un sistema. Tuttavia, oggi era necessario questo provvedimento, perché oggi dobbiamo liberare tanti di quegli immobili bloccati, non tanto perché non c'è una attività immobiliare importante di compravendite e affitti - anzi, ce n'è molta e questo ci fa solo piacere -, ci sono tanti fondi italiani ed esteri, investitori di qualsiasi tipo che vogliono venire a investire in Italia e noi dobbiamo dare gli strumenti affinché questo succeda. Ciò che è successo a Milano, noi diciamo il “Salva Milano” che, purtroppo, non è rientrato in questo provvedimento ma che vorremmo fare e così, noi come maggioranza, abbiamo fatto un ordine del giorno per impegnare il Governo affinché venga affrontato questo tema. Tuttavia, non è un tema da affrontare in modo facile e veloce perché è un insieme di norme, come dicevo prima, che si contraddicono fra loro: da quelle regionali, quelle comunali e quelle nazionali. In più qui c'è anche una situazione penale aperta, c'è la magistratura che sta indagando ed è giusto che faccia il suo percorso, però noi che facciamo le leggi e che sediamo in questa Aula dobbiamo dare gli strumenti affinché questo non succeda più. Per fare ciò dobbiamo, intanto, mettere al sicuro con delle piccole modifiche, che abbiamo fatto in questo testo e su cui poi entrerò nel merito, ma dobbiamo anche immediatamente - qui voglio dare una sollecitazione anche al Sottosegretario - l'ho detto più volte - provvedere immediatamente a un testo unico delle costruzioni che superi tutte queste norme, che vada oltre a queste norme e deve essere fatto sicuramente su dei principi univoci per tutto il Paese, su tutto il territorio nazionale, altrimenti casi Milano ne avremo a centinaia poi dopo. Perciò, non ci possiamo più permettere questo, perché l'Italia è un Paese ancora attrattivo dal punto di vista degli investimenti e noi non vogliamo certo essere quel Governo che li blocca, ma vogliamo essere - come stiamo dimostrando e abbiamo visto mostrato in questi mesi - quel Governo che dà le opportunità, con gli strumenti giusti che sono queste leggi e questi provvedimenti che stiamo facendo.
Tuttavia, ripeto, un testo unico delle costruzioni basato su dei principi univoci su tutto il Paese - con regolamenti poi che le varie regioni faranno giustamente e le varie pianificazioni urbanistiche che verranno fatte, come sempre, dai comuni con i loro regolamenti urbanistici, nei loro regolamenti igienico-sanitari: questo è normale nella prassi - dobbiamo farlo e spero che a breve sarà fatto. Io, fra l'altro, sia come responsabile del dipartimento Lavori pubblici di Forza Italia, ma anche come presidente dell'Intergruppo parlamentare Progetto Italia, insieme con il Comitato tecnico scientifico, fatto da categorie economiche professionali e anche università, sto già preparando un testo da porre al Ministro, perché noi vogliamo veramente che questa situazione venga sciolta immediatamente; ci metteremo tutte le nostre forze, le nostre competenze, ripeto, ascoltando chi realmente vive queste situazioni lavorando nel settore, come abbiamo sempre fatto e sempre faremo.
Venendo a questo provvedimento, come dicevo, ho sentito dire, in questi giorni, di tutto e di più, che non c'entrava niente, assolutamente. Invero, questo - ripeto - è un decreto per semplificare delle procedure normative e cercare di dare una linea e un sistema a certe cose che bloccavano, non solo le compravendite per fare un piacere a chi deve vendere e per noi non è certo un peccato questo, anzi è una cosa positiva. Infatti, se ci sono le compravendite, c'è chi lavora, chi investe, si dà lavoro a tutti e si può creare quella ricchezza che è fondamentale in un Paese. Tuttavia, abbiamo votato questa risoluzione anche per tutti quei cittadini che si sentono non liberi del proprio possedimento dell'immobile a causa, magari, di una piccola difformità, per tutto il tema delle tolleranze, che abbiamo voluto risolvere, tant'è che abbiamo fatto anche un passo molto importante: siamo passati dal 2 standard per tutti gli immobili ad avere una tolleranza che va dal 2 al 6 per cento per gli immobili più piccoli.
Abbiamo regolamentato i sottotetti, che esistono già nella realtà, è inutile nascondersi; come esistono già le unità immobiliari che non sono ufficialmente residenziali, di 20 metri quadri ma in relazione alle quali, grazie a questo provvedimento, è possibile dare abitabilità. Guardate, colleghi, basta che qualcuno di voi vada sul sito internet di agenzie immobiliari ufficiali e vedrà che ci sono già queste unità messe in vendita, con tanto di metri quadri e prezzo, scrivendo “unità immobiliari”. Per tale motivo, non ci nascondiamo dietro la realtà, perché questa è la realtà.
Noi vogliamo vedere la realtà e trovare quelle piccole correzioni, come abbiamo fatto qui, non solo per la legittimità urbanistica, relativamente a tutti gli immobili realizzati antecedentemente alla legge Bucalossi del 1977 e tante altre cose che qui abbiamo voluto incardinare, tanto per mettere un punto e una partenza che deve essere, nell'immediato - come dicevo prima - per un testo unico edilizio. Fra l'altro, abbiamo anche dato molto spazio al Parlamento in questo provvedimento - e dico che ringrazio tutta la Commissione, come ho detto prima, il Presidente ma anche il Viceministro, che è stato fisso con noi a lavorare in questo provvedimento, tutti gli uffici legislativi, sia del mio partito sia del Ministero - perché abbiamo, con i nostri emendamenti, che sono tanti - sì, vado orgogliosa che la maggioranza abbia fatto tanti emendamenti, perché vuol dire che la maggioranza di centrodestra, a differenza del tutto il centrosinistra, tiene al settore immobiliare, al settore dell'edilizia e urbanistica -, con questi emendamenti e un lavoro costruttivo in Parlamento abbiamo fatto un lavoro migliore, dando ancora un'ulteriore possibilità di arrivare a un testo migliorato, più applicativo e soprattutto che risolve più situazioni insieme. Non ci scordiamo la doppia conformità, anche questo, da anni, ci chiedevano trasversalmente tutti, sia sindaci che cittadini e qui l'abbiamo risolto.
I temi messi a fuoco sono molti e noi vorremmo ancor più che venissero, come ho detto, realizzate queste cose - nel frattempo è arrivato il Ministro Salvini, che ringrazio - e, come ho detto all'inizio - Forza Italia da sempre è in questo settore primario per noi a livello politico, pertanto voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie Presidente. Colleghi, colleghe, componenti del Governo e Ministro Salvini, che ci onora della sua presenza, io annuncio sin da subito il voto contrario del MoVimento 5 Stelle a questa sanatoria con il sapore di condono. Soprattutto, voglio, ancora una volta, stigmatizzare il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza, siamo a numero 59, roba da Guinness dei primati per la non urgenza travestita da straordinarietà: complimenti davvero.
Sin da subito io voglio dire che noi non avevamo e non abbiamo alcun tipo di preconcetto nel poter sistemare le piccole difformità o nel regolarizzare quelle questioni formali che creano dei problemi nella compravendita oppure agevolare i cambi di destinazione d'uso e anche per le tolleranze. Possiamo mai essere contrari alle tolleranze? Assolutamente no, ma purché siano sempre i comuni ad avere in mano il pallino della pianificazione e della gestione del nostro territorio, il territorio italiano, il bel Paese, dove il paesaggio, che viene praticamente superato con questo decreto-legge, è anche cultura, è anche storia, è italianità quel paesaggio. Il bel Paese dove il 40 per cento del territorio è a rischio sismico, abitato da 22 milioni di residenti, 9 milioni di famiglie in oltre 6 milioni di edifici. Almeno eravamo proprio pronti a discutere di questo perché - dopo gli annunci roboanti del Ministro Salvini a inizio anno, quando lo annunciava: serve per la “finestrina”, serve per sistemare la “cameretta del figlio”, serve perché c'è un “problemino, una paretina interna” che spostiamo -, ecco, eravamo pronti ad intervenire su questo e infatti abbiamo presentato anche molti emendamenti, proprio per cercare di andare incontro, per trovare soluzioni per le necessità degli italiani. Poi, però, alla fine, dopo il percorso di conversione in legge di questo decreto-legge, abbiamo capito qual era il fine ultimo: spalancare l'apertura di un portone all'ingresso di scempi a danno del nostro territorio, perché l'urbanistica è il nostro territorio e con i comuni che avete ridotto a meri passacarte.
Partiamo, però, da una piccante verità: Ministro Salvini, il decreto-legge Salva casa non c'entra niente col Piano casa e salva la casa di chi la casa ce l'ha (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'urgenza per questo Paese non è mica chi la casa non ce l'ha, non è mica, l'urgenza di questo Paese, chi non ce la fa a pagare un fitto, non è mica chi non ce la fa a pagare un mutuo o, ancora, l'urgenza del Ministro Salvini non è mica affrontare l'emergenza abitativa. Ricordiamo qualche numero, Ministro. Sono 600.000 le famiglie che hanno fatto domanda di casa popolare e sono ubicate utilmente nelle graduatorie dei comuni, 170.000 pignoramenti pendenti per chi non ce la fa a pagare il mutuo, gli sfratti in Italia sono adesso alla richiesta di oltre 200.000, 140 sfratti al giorno. No, no, no l'urgenza del Ministro Salvini era quella di intervenire nell'edilizia privata, nelle costruzioni edilizie dove le problematiche ci sono da un quarto di secolo. Questa è l'urgenza di questo Governo, perché?
Per far aumentare il valore di mercato di chi ha la casa di proprietà, e anche chi affitterà quella casa di proprietà adesso che la può sanare ovviamente la potrà affittare a un prezzo superiore. O, ancora, agevolare al massimo il cambio di destinazione d'uso; e poi, con la modifica fatta per gli alloggi monostanza per una e due persone (tra l'altro senza potenziare i poteri pianificatori e decisionali degli stessi comuni), questi finiranno per essere disponibili - guarda là - per il mercato delle strutture ricettive.
Quale sarà il prodotto di tutto questo, colleghi? Che avremo una maggiore concorrenza per gli affittacamere, per le case vacanza e per i B&B e, ovviamente, avremo meno alloggi per chi ne ha necessità, perché quell'affitto sarà ancora più alto e, quindi, se non se lo può permettere oggi, figuriamoci un domani; inoltre, ciò contribuirà a spopolare i nostri centri storici di parecchi residenti, con pezzi importanti del made in Italy scaricati e abbandonati a favore dell'economia mordi e fuggi.
Però, a dire il vero, uno un po' se l'aspetta da un Governo che, insomma, ogni tanto la spara grossa e soprattutto dal Ministro Salvini. Me lo ricordo quando parla del ponte sullo Stretto: una volta gli occupati sono 200.000, poi 100.000, poi 50.000; siamo arrivati forse a 7.000 occupabili. Allora, io le vorrei dire, Ministro, che, proprio a proposito dell'ultima bufala di questo decreto-legge, visto lo scopo ultimo, avrebbe potuto intestarlo al re dei condoni in Italia anziché intitolargli l'aeroporto di Malpensa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa sì che sarebbe stata una bella coerenza!
Il capolavoro di questo Governo, ovviamente, nel provvedimento è il superamento dell'accertamento della doppia conformità nelle variazioni essenziali. L'emendamento, proposto dalla maggioranza, non pone alcun dubbio: le variazioni essenziali incidono sull'articolo 32 del DPR n. 380 del 2001. Lo ricordo, perché alcuni colleghi qui hanno detto che non incidono sulla normativa antisismica; invece, andate a leggere il DPR n. 380 del 2001.
Potremo sanare, quindi, l'aumento consistente della cubatura e delle superfici di solaio, le modifiche sostanziali di parametri urbanistico-edilizi e la localizzazione dell'edificio sull'area di pertinenza, il mutamento delle caratteristiche dell'intervento edilizio, la violazione delle norme vigenti in materia di edilizia antisismica. In pratica, la sanatoria può interessare un fabbricato che è fatto in forme ed è posto in un modo completamente diverso da quello assentito sul proprio lotto, in sfregio alla normativa antisismica e alla normativa paesaggistica, purché soltanto conforme alla normativa urbanistica di oggi. Direi che è quantomeno sconcertante.
Ma non c'è mai limite al peggio con questo Governo, perché i comuni non potranno nemmeno condizionare la regolarizzazione dei provvedimenti a interventi su opere, per esempio, riguardanti la salubrità, l'igiene, l'efficientamento energetico e l'abbattimento delle barriere architettoniche. Praticamente, un privato sana il proprio fabbricato completamente disinteressandosi dei disabili. Vorrei sapere cosa vi hanno fatto questi disabili. Se proprio non ci siete arrivati, vi voglio ricordare che praticamente siamo a una modernità dei regi decreti superiore rispetto al decreto-legge di oggi e ve lo spiego con un esempio. Il signor Mario abitava, 30 anni fa, in un paesino che non era a rischio sismico. Chiede il permesso per realizzare un fabbricato, Ministro Salvini, di 5.000 metri cubi e alto 9 metri, però lo realizza di 6.000 metri cubi e alto 10 metri. Non può avere l'agibilità ma oggi, con la sanatoria e in sfregio alla normativa antisismica e paesaggistica attuale, riesce ad avere l'agibilità, tra l'altro pagando di meno in sanatoria, perché con un vostro ultimo emendamento avete anche diminuito le oblazioni.
Io vorrei sapere cosa ne penserà il suo dirimpettaio che oggi fa lo stesso fabbricato di 6.000 metri cubi, perché il piano regolatore lo consente, però per realizzare quel fabbricato ha dovuto rispettare la normativa antisismica attuale, la normativa paesaggistica attuale e soprattutto ha dovuto avere l'agibilità perché ha dovuto chiedere il mutuo alla banca - e il mutuo non glielo danno senza l'agibilità - e paga una rata mostruosa grazie all'aumento dei tassi di interesse. Ma a voi veramente sembra una cosa giusta?
Io penso che sia profondamente ingiusto e sarebbe stato quantomeno corretto legare e obbligare la sanatoria al rispetto della normativa antisismica. Noi ve l'abbiamo proposto in più emendamenti e voi l'avete sempre respinto. Si vede che forse la vita degli italiani non vale così tanto per voi, sicuramente forse meno di quella dei clandestini migrati che voi porterete, invece, in Albania al sicuro, in edifici strutturalmente sicuri. Complimenti anche per questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Poi, se vogliamo avere un'idea di come la pensate dal punto di vista della disciplina urbanistica, basta ricordare che belli e fieri avete presentato un pacchetto emendamenti Salva Milano. Che bel nome: salvare le case a Milano. Chi è contrario a una cosa del genere? Sembra una favola ma in realtà è un horror. Si interviene in centinaia di casi di costruzioni in corso, su cui, però, sono in corso anche indagini della procura di Milano. E che cosa si fa? Anziché cercare di lasciare che le inchieste vadano a compimento e, quindi, tutelare incolpevoli proprietari di case realizzate senza un piano urbanistico particolareggiato, un piano urbanistico attuativo e con permessi amministrativi molto semplificati, come SCIA per abbattimento e ricostruzione (c'è un caso eclatante in cui si fa passare per ristrutturazione di un box auto la costruzione di una palazzina), voi cosa fate? Volete intervenire affinché la politica possa interferire con la magistratura. È sconcertante! Contro gli emendamenti Salva Milano oltre 50 esperti urbanisti e giuristi hanno chiesto al legislatore di fermare questo scempio e, grazie anche al forcing del MoVimento 5 Stelle, che ha dedicato a tale vicenda una conferenza stampa, al momento ci siamo riusciti, ma siamo certi che ci riproverete.
Insomma, voi in Europa avete tre posizioni completamente diverse - complimenti - e poi in Italia avete l'unione di intenti quando si tratta di tutelare e fare gli interessi di chi fa il malaffare e degli speculatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Vado verso la conclusione, Presidente. La cosa disarmante è che voi state disegnando un quadro di illegalità nel nostro Paese che passa dall'indebolimento delle intercettazioni telefoniche per arrivare al bavaglio ai giornalisti e non dimentichiamoci l'eliminazione del reato di abuso d'ufficio, che è un reato spia proprio nel settore delle costruzioni. Tutto eliminato! Tutto questo gli italiani perbene non lo meritano. Voi non lo farete in nostro nome e per questo motivo dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianpiero Zinzi. Ne ha facoltà.
GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi ci accingiamo ad approvare è una misura che sta al passo con la modernità e con l'idea di Paese in cui noi crediamo fortemente.
La difesa della casa per noi è un punto fermo, è un valore assoluto e non negoziabile. È per questo che, prima di entrare nel merito del provvedimento, ci tengo a ringraziare, a nome del gruppo Lega-Salvini Premier, il Ministro Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) per il coraggio, per l'impegno quotidiano, per l'abnegazione e per l'intuito nell'aver compreso l'importanza di un provvedimento che io definisco riforma; una riforma liberale, una riforma che va incontro alle esigenze dei cittadini italiani che l'attendevano da molto tempo.
Allora, le critiche che provengono dalla sinistra non ci scalfiscono, perché noi stiamo portando avanti, come maggioranza, una serie di riforme liberali e penso alla revisione del codice degli appalti e penso al nuovo codice della strada. Ebbene, un'opera di semplificazione e di sburocratizzazione come questa, perché nei fatti lo è - e mi dispiace dover contraddire i colleghi dell'opposizione - migliorerà la vita di tutti i cittadini italiani; e - lo dico al collega Santillo che, però, è andato via e non può ascoltarmi - soprattutto migliorerà le condizioni in cui sono tenuti a operare i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I comuni ringrazieranno questo Governo proprio per aver adottato e approvato una misura come questa, perché il Salva casa va esattamente in questa direzione. Allora, vi do un dato: con il voto di oggi in un solo colpo - in un solo colpo! - sbloccheremo più di 4 milioni di pratiche che oggi giacciono nei cassetti degli uffici urbanistici comunali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ebbene, a memoria io non ricordo precedenti simili.
È vero che questo provvedimento nasce partendo dalle piccole e lievi difformità, ma lo fa guardando al mercato immobiliare che andava rilanciato. Noi lo stiamo facendo con serietà dopo mesi di interlocuzione e di ascolto del Ministro Salvini, che ha portato avanti questo provvedimento con le organizzazioni del comparto dell'edilizia, con gli ordini professionali, con gli esperti, con gli ingegneri, con gli architetti, raccogliendo proposte e istanze e mettendo a terra delle idee. È proprio l'insieme delle nostre idee che compone questo provvedimento.
Prima, la collega di Azione ha fatto riferimento a una assenza di condivisione in Commissione. Ebbene, siamo molto soddisfatti anche del lavoro che abbiamo fatto in Commissione, perché abbiamo svolto la funzione di parlamentari, l'abbiamo fatto seguendo uno schema, il gioco di squadra che connota il centrodestra, e lo abbiamo fatto, dove possibile, anche rendendo migliore un testo già ottimo. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza che le critiche facciano parte di un registro scenico, perché gli stessi colleghi dell'opposizione, che, in queste ore, in questi giorni, sulle agenzie di stampa, in Aula o in Commissione, hanno puntato il dito contro il provvedimento sono quelli che in Transatlantico ci hanno fermato, dandoci pacche sulle spalle, dicendo: lo voteremmo anche noi volentieri, ma non possiamo farlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora, sappiamo che il consenso, al netto di quanto avviene nel palazzo, è lì fuori, tra la gente, perché i cittadini italiani attendevano un provvedimento di questa natura e noi, grazie all'impegno del Ministro Salvini e di tutto il Governo, stiamo dando una risposta, mantenendo una promessa fatta.
L'obiettivo di questo provvedimento è offrire soluzioni al fabbisogno abitativo, attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente e la riduzione del consumo di suolo, garantendo tempi rapidi, nuove entrate per le amministrazioni locali, la risoluzione di milioni di difformità che avevano escluso questi immobili dagli incentivi e dai bonus edilizi, che voi professate essere la soluzione, nuovi investimenti, la riduzione di oneri e di adempimenti. Poi, ancora, prevede interventi sui mini appartamenti per dare risposte a milioni di studenti e lavoratori e sulle tolleranze per tutti gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, semplifica la determinazione dello stato legittimo, disciplina in maniera uniforme il cambio di destinazione d'uso, mette finalmente mano al superamento dell'assurda doppia conformità.
Chiunque abbia studiato il diritto urbanistico sa che la doppia conformità è stata considerata dagli studiosi, ma anche dai cittadini, un assurdo e questo provvedimento supera la doppia conformità, finalmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Infine, si passa dal silenzio rigetto al silenzio assenso, che io ritengo sia una riforma di grande civiltà, che va incontro al cittadino. Per una volta, con noi, con il Governo di centrodestra, lo Stato tende la mano al cittadino e non mette le mani nelle tasche dei cittadini italiani, come voi, a sinistra, avreste voluto fare, probabilmente, con una nuova patrimoniale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché è questa la verità: le critiche partono da una parte politica che, rispetto ai provvedimenti, non è intervenuta come avrebbe dovuto.
Sapete, siamo rimasti stupiti del fatto che solo il centrodestra abbia presentato un testo collegato a questo decreto e faccio riferimento anche alla drammatica crisi del settore edilizio e urbanistico causato dal comune di Milano. Allora, al sindaco Sala, che lamenta una presunta disattenzione verso Milano, diciamo che le parole stanno a zero: il centrodestra e la Lega fanno e il PD, invece, dorme (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Mi avvio alla conclusione, Presidente. Ho ascoltato, da sinistra, tante critiche, abbiamo ascoltato l'esaltazione della teoria green, che, in realtà, tiene in ostaggio le nostre case, abbiamo sentito fare riferimento a favori ai palazzinari e questa è una cosa che veramente mi ha stupito, non credevo che si potesse scendere così in basso. Abbiamo ascoltato riferimenti a determinazioni normative fatte ad hoc sul caso; ebbene, non potevamo aspettarci nulla di diverso, forse perché avrebbero preferito introdurre una nuova patrimoniale o magari, al Salva casa, questa sinistra avrebbe volentieri sostituito un Occupa casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quella stessa sinistra, che, in questi anni, mai si era posta prima il tema della casa, mentre per noi la casa è sacra, siamo convinti che sia il nucleo fondante in cui nasce una famiglia e in cui si costruisce il futuro, è il sacrificio di tanti italiani che hanno investito i propri risparmi in un patrimonio, che è giusto che sia difeso ogni giorno. Allora, la differenza tra chi chiacchiera e chi, come noi, fa i fatti sta tutta qui (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. In questo decreto, detto Salva casa, non c'è la casa, ma c'è la salvezza dei furbi e dei potenti, non una norma per rilanciare l'edilizia sociale e convenzionata, per sostenere programmi per gli studenti universitari, per alleviare il dramma delle famiglie sotto sfratto, a cui avete tolto, voi del Governo, crudelmente, l'assegno per la morosità incolpevole. Tante norme per rimettere in piedi il mostro dell'abusivismo, del “fai come ti pare”, dell'insulto al territorio e alla città pubblica, del premio alla rendita immobiliare e al mercato senza regole. Si riaffaccia la vecchia ricetta della destra populista italiana, autoritaria, ingiusta e senza un'idea, un pensiero, di che cosa veramente voglia dire essere comunità, vivere in un contesto di regole condivise, che mettano insieme libertà e civiltà.
La lettura della prima versione di questo decreto uscita dal Consiglio dei ministri lasciava intuire la piega che poi avrebbe preso nel corso della discussione in Commissione. Si è iniziato col dire di voler agire per sanare le innumerevoli piccole difformità tra le opere di fatto e quelle depositate nei comuni e autorizzate, che hanno sempre reso complicato il perfezionamento di milioni di case ai fini dell'agibilità, dell'abitabilità e della vendita, con pieno riconoscimento del loro valore: una vecchia storia, che affonda le radici nell'Italia del dopoguerra e anche precedente, quando tutto era diverso, approssimativo e apparentemente più semplice nel percorso delle autorizzazioni edilizie e del loro esercizio reale. Apparentemente è un tema serio, è vero, ma c'era da aspettarsi che questo non sarebbe stato altro che l'innesco di una bomba a testata multipla, di un Big Bang che voi volete fare esplodere dentro le città, nelle periferie, nei territori delle aree interne, già così fragili, e che, invece, hanno bisogno di politiche strutturali, organiche e integrate per rimettersi in piedi e funzionare, per generare le condizioni di una vita più civile per tutti.
Le maschere cadono all'improvviso, quando si stancano di coprire il viso e così, in Commissione, è venuto fuori che quel testo non era altro che una cannonata, che voi volete sparare contro l'ordinamento edilizio e urbanistico vigente: non innovarlo e riformarlo, ma distruggerlo. Per innovare qualcosa, c'era l'opportunità del caso Milano, figlio di un corto circuito, uno dei tanti, un cortocircuito normativo, che ostacola adesso l'attuazione di tanti interventi di rigenerazione urbana finalizzati a una migliore qualità dell'edilizia pubblica e dei servizi. È un caso che voi non avete voluto risolvere, secondo le proposte avanzate dal Partito Democratico, solo per un gretto calcolo di parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Alle norme di questo decreto, si accompagnerà il colpo mortale dell'autonomia differenziata, che spazzerà dal campo ogni principio generale e nazionale sul governo del territorio, devolvendo alle regioni ogni potestà in materia, creando venti micro sistemi di gestione territoriale.
Avete introdotto norme assurde, che consentiranno di autorizzare locali abitabili con altezze di 2,40 metri e con superfici abitabili per i monolocali di 20 metri quadrati per una persona e di 28 metri quadrati per due persone, il tutto comprensivo dei servizi igienici. Volete far vivere le persone dentro piccole scatolette chiuse, senza spazio vitale, dentro sottotetti e cantine, come piccioni o come topi, ma lo spazio vitale delle persone è anche lo spazio dell'anima, perché, chi vive male, male pensa.
Invece, deve esserci un limite all'ingordigia della rendita immobiliare, che vuole sempre consumare ogni centimetro quadrato e ogni metro cubo, a dispetto della luce, dell'aria, della terra, delle matrici naturali di cui ogni persona ha diritto incomprimibile per attraversare la vita di cui dispone in modo civile e, possibilmente, uguale per tutti. Avete soppresso quella già fragile e certo insufficiente norma della doppia conformità, che, a tutt'oggi, limita le continue spinte a riaprire la valanga dei condoni, dei cicli edilizi, dove regnano il lavoro nero e sottopagato, le morti bianche, l'aggressione al territorio e il rischio idrogeologico, quella norma che stabilisce l'aderenza di un'opera alla normativa vigente, sia nella fase della presentazione di un progetto, sia nella fase della sua esecuzione. E, non solo: l'avete tolta per le piccole difformità, ma anche per le variazioni essenziali.
Questa è la deflagrazione che porterà milioni di cantieri e interventi in deroga a tutto. Ognuno potrà fare quello che vuole, un condono ad libitum, un colpo di spugna generalizzato. Le tre vecchie leggi del condono avevano bisogno, sì, di una rivisitazione e di una messa in coerenza, perché sono contraddittorie, si pestano i piedi l'una con l'altra, e paralizzano la conclusione di migliaia di pratiche in tutta Italia, tenendo milioni di famiglie sospese e spesso senza speranza.
Sono tre leggi fatte da Governi di destra o del centrodestra, ma non avevano bisogno di uno scavalcamento tale da ricordare la dinamica precisa della diga del Vajont, perché si scavalca tutto con gli emendamenti della maggioranza: si scavalcano le aree a rischio sismico, le aree soggette a vincolo, ogni tipo di vincolo, sia nei centri storici, che nel resto della città. Si apre il campo a un'indiscriminata valanga per i cambi di destinazione d'uso delle singole unità immobiliari, prevedendo il principio dell'indifferenza funzionale tra destinazioni d'uso omogenee, con o senza opere, senza l'obbligo di reperire gli standard per i servizi pubblici, il verde, i parcheggi in primo luogo, espropriando i comuni della loro naturale e primaria funzione di pianificare il proprio territorio, e aprendo un'autostrada al fenomeno degli affitti brevi, che ha un impatto già fortissimo oggi sulla qualità della vita di tante città e dei centri storici.
Ancora, si applica uno specifico articolo del testo unico per l'edilizia, il 34-bis, sulle cosiddette tolleranze costruttive, anche agli scostamenti sulle misure minime in materia di distacchi e di requisiti igienico-sanitari, determinando le condizioni, in breve tempo, di quartieri e di abitati più densi, affollati e sottoposti gravemente al già pesante flagello del fenomeno delle isole di calore, tanto che noi riteniamo che queste norme siano in grado di incidere assai negativamente sul diritto alla salute sancito dalla Costituzione.
Con l'autonomia differenziata e con questo provvedimento, si aprono le porte all'entropia urbanistica ed edilizia. Ecco a voi le periferie e le città del Terzo mondo! E lo diremo ogni qualvolta vedremo, da qui in avanti, la Presidente del Consiglio recarsi a Scampia, piuttosto che a Tor Bella Monaca, piuttosto che allo ZEN, a promettere la luna, con il suo modo securitario, poliziesco, dietro il quale non ci sono altro che propaganda e la profonda ignoranza di cosa vuol dire seminare oggi per avere domani città migliori. Volete dare piatti di lenticchie alle periferie, illudendo milioni di famiglie che potranno conquistare il diritto alla casa ampliando gli immobili, per dare la casetta ai figli, in un garage o in una cantina, ma facendoli vivere in territori a rischio, senza igiene, senza sicurezza, affollati.
Tanto per i ricchi ci pensa il mercato, che consente ormai di demolire e ricostruire agevolmente nei quartieri di lusso, dove il metro quadrato ha raggiunto valori stellari. Questo si chiama populismo urbanistico e urbanistica di classe. Le nostre città, i nostri borghi, le nostre periferie, le aree interne, le nostre coste e le nostre isole hanno, invece, bisogno di politiche organiche, che mettano in gioco una visione d'insieme della trasformazione urbana e del territorio, che non perda di vista il diritto primario della cittadinanza e il rispetto per la vita delle persone.
Hanno bisogno di una nuova ossatura, adatta ai tempi della sostenibilità e della neutralità climatica. Hanno bisogno di abbandonare i retaggi del fordismo costruttivo degli anni Settanta e dei residui, ancora molto diffusi, di quelle forme insediative sparse che Pasolini definiva “marmellata” e che, con questa roba qui, voi fate rigenerare come la gramigna.
Non interventi puntuali, ma governo del territorio, un governo flessibile e agile, basato su princìpi chiari e irrinunciabili: la sostenibilità ambientale, la riduzione del rischio idrogeologico, l'edilizia residenziale pubblica innervata e diffusa nei tessuti esistenti, il consolidamento delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, l'economia circolare per la gestione del ciclo dei rifiuti, una fiscalità urbana che distribuisca gli utili generati dalle trasformazioni urbane tra chi intraprende e le comunità insediate, e la partecipazione popolare. Princìpi da fissare in una legge nazionale snella e di pochi articoli, da tradurre poi in leggi regionali e norme locali a seconda della specificità dei territori.
Questa è l'urbanistica del mondo civile, la frontiera dell'Europa migliore, mentre voi lavorate per un sistema asiatico nel senso peggiore del termine, che guarda a quelle parti del mondo dove dominano lo spazio privato e lo strapotere dei forti, dove la città pubblica è considerata un residuo, un peso, e dove le persone sono soggiogate alle leggi brutali del mercato. Per queste ragioni, che ci vedono collocati su posizioni diametralmente opposte alla vostra idea di città e di vita, annuncio il voto contrario del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dario Iaia. Ne ha facoltà.
DARIO IAIA (FDI). Presidente, signor Ministro, signor Sottosegretario, colleghi, tanta demagogia e tanto populismo nelle parole dell'opposizione. In alcuni casi ci è sembrato di ascoltare interventi che nulla hanno a che fare con questo provvedimento. È un provvedimento che fa del pragmatismo e della concretezza i tratti che lo contraddistinguono.
Oggi, ricordiamo, sono 32 anni dalla morte di Paolo Borsellino e dalla strage di via d'Amelio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, che si levano in piedi e con loro i membri del Governo). E noi, come Fratelli d'Italia e come centrodestra, non accettiamo e non tolleriamo le accuse di voler favorire l'illegalità nel nostro Paese. Sono accuse che non tolleriamo e che rispediamo al mittente.
Il nostro, come sempre, è un approccio assolutamente pragmatico e non è un approccio ideologico rispetto ai problemi. Ho svolto il ruolo di sindaco per 10 anni, so cosa significa amministrare un comune e so come negli uffici comunali ci siano oltre 4 milioni di pratiche pendenti. Come Fratelli d'Italia, sappiamo bene come migliaia di abitazioni oggi siano abbandonate nel nostro Paese, molto spesso per motivi formali, perché i proprietari sono nell'impossibilità di regolarizzare questi immobili, che, molto spesso, non si riescono a vendere.
Qual è la nostra idea di città? Qual è la nostra idea di città del futuro? È una città moderna, una città che non sia piena di vincoli, una città rigenerata, una città in cui le periferie non siano degradate, una città nella quale il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si presenta - pensiamo a Caivano - assumendo, l'anno scorso, degli impegni e mantenendo quegli impegni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Quindi, agli amici del Partito Democratico rispediamo anche in questo caso al mittente le accuse riguardo il degrado delle periferie, perché, se oggi ci sono zone 167 e ci sono quartieri degradati e marginalizzati, la responsabilità è soprattutto vostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché voi avete governato e governate ancora oggi le grandi città del nostro Paese. E allora, qual è la situazione dell'Italia di oggi? Qual è la situazione vera che i cittadini e i sindaci del nostro Paese vivono? Il nostro è un Paese complesso, un Paese iper-burocratizzato, un Paese difficile in cui vivere per i cittadini, per i professionisti, per le imprese e per i comuni.
Abbiamo un problema serio, che è rappresentato dalla complessità delle norme. Qual è il nostro obiettivo? Il nostro obiettivo è quello di semplificare, e con questo decreto lo facciamo in due materie importanti: l'edilizia e l'urbanistica. Lo abbiamo già fatto l'anno scorso con l'introduzione del codice degli appalti, che tanti vantaggi e tante agevolazioni ha comportato nei confronti delle imprese e delle amministrazioni pubbliche.
Quali sono gli obiettivi che vogliamo perseguire e che intendiamo perseguire con questo decreto? Intanto far fronte al crescente fabbisogno abitativo. È chiaro che il recupero di abitazioni che oggi non vengono utilizzate dà una risposta al crescente fabbisogno dei nostri cittadini. Andiamo assolutamente nella direzione della riduzione del consumo di suolo, perché, se migliaia di abitazioni oggi non sono utilizzate e grazie a questo decreto verranno recuperate, questo significa che non avremo la necessità di occupare nuovo suolo, realizzando nuove abitazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E ancora, rimuoviamo lo stallo delle compravendite immobiliari: anche in questo caso, problemi concreti dei cittadini.
Quanti proprietari di case non riescono a vendere i propri immobili, perché, quando li hanno acquistati, erano in regola con la normativa, poi, per sopravvenute leggi, non lo sono più e sono bloccati e non riescono a vendere questa proprietà o magari non riescono a passarla ai propri figli per procedere alla vendita di questi immobili. Superiamo anche questo tipo di problema, così come, finalmente, rimuoviamo le incertezze giuridiche riguardanti la legittimità degli immobili: diventa più semplice arrivare alla dichiarazione dello stato legittimo dell'immobile, uscendo dalla giungla di norme precedenti.
E allora chiariamo, non siamo assolutamente di fronte a un condono, basta leggere l'articolo 36 del testo unico in materia di edilizia. Non mettiamo mano sull'articolo 36. Quindi quegli interventi che sono stati realizzati in assenza di permesso di costruire o in totale difformità di permesso di costruire non subiranno alcuna variazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Parliamo solo e semplicemente dell'articolo 36-bis principalmente del testo unico, quindi parliamo di favorire il risanamento delle parziali difformità, basta leggere il decreto per rendersi conto di questo.
E interveniamo su una serie di macro temi, quali quello dell'edilizia libera, lo stato legittimo degli immobili, il mutamento di destinazione d'uso, le opere acquisite dal comune eseguite in assenza di permesso di costruire, le tolleranze costruttive, il superamento finalmente della doppia conformità, che ha determinato lo stallo di migliaia e migliaia di pratiche negli uffici tecnici dei comuni, e interveniamo sulle strutture amovibili realizzate durante il COVID, sanando e facendo sì che queste strutture possano rimanere in essere.
Quindi, siamo di fronte a norme assolutamente concrete. In tema di edilizia libera, finalmente chiariamo ciò che riguarda la realizzazione delle vetrate nei porticati e le opere di protezione dal sole; recuperiamo i sottotetti - anche qui concretezza nei confronti dei cittadini - e facciamo in modo che possano essere recuperati anche senza tener conto delle distanze minime tra gli edifici e tra i confini, rispettando le normative regionali; proroghiamo da 90 a 240 giorni la possibilità per i sindaci di dare più tempo, nel caso in cui vi siano comprovate esigenze di salute, di fronte a ordini di demolizione e di ripristino; interveniamo sul tema della conformità degli appartamenti, tanto scandalo su questo argomento, ma non facciamo altro che uniformare la normativa italiana alla normativa francese, alla normativa tedesca, tenendo presente un aspetto, vale a dire che i tecnici, per poter asseverare questi cosiddetti “mini appartamenti”, dovranno comunque verificare le condizioni igienico-sanitarie degli stessi; interveniamo sullo stato legittimo, semplifichiamo il mutamento dello stato d'uso con la possibilità per i comuni di intervenire sempre con gli strumenti urbanistici comunali; determiniamo nuove entrate per i comuni, finalmente i sindaci potranno procedere anche all'alienazione degli immobili abusivi, degli interventi abusivi e delle aree di sedime, determinando, in questo caso, anche nuove entrate per i comuni stessi e, poi, interveniamo sulle tolleranze, quindi parliamo delle minime infrazioni dal punto di vista costruttivo e dell'esecuzione dal 2 al 6 per cento e superiamo, finalmente, il problema della doppia conformità, solo in relazione alle parziali difformità.
In ultimo introduciamo, in ordine alle parziali difformità, il silenzio assenso, quindi finalmente i cittadini non dovranno attendere anni per avere una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma le amministrazioni comunali, con il silenzio assenso, dovranno decidere se dare o meno una risposta rispetto alla domanda presentata dal cittadino stesso.
Poi, in ultimo, saniamo le varianti ante 1977 (quelle prima della legge Bucalossi, quando non erano previste) anche qui una norma assolutamente di concretezza. Della norma Salva-Milano, se ne è tanto parlato in quest'Aula. Abbiamo approvato - tutte e quattro le forze di maggioranza -, all'unanimità, un ordine del giorno, impegnandoci ad affrontare seriamente questo problema. Cosa abbiamo registrato? Una spaccatura delle opposizioni su questo argomento, con il Partito Democratico che ha votato contro l'ordine del giorno giustizialista del MoVimento 5 Stelle.
Che cosa diciamo? Diciamo che rispettiamo assolutamente l'operato della magistratura, ma assumiamo l'impegno per far fronte a questo tipo di problema.
E da ultimo, Presidente, intendo chiudere con un riferimento. In sede di discussione generale, dai banchi della sinistra, abbiamo sentito pronunciare queste parole, che voglio riportare per chiarire qual è la posizione di Fratelli d'Italia. Abbiamo ascoltato queste espressioni: “Io sono orgogliosa di far parte di un gruppo con tutt'altra prospettiva politica, che è riuscito a fare eleggere al Parlamento europeo una donna come Ilaria Salis, che ha fatto della lotta per la casa una delle sue principali battaglie politiche. La questione legalitaria che ponete è priva di fondamento. Sappiamo bene che non amate le lotte sociali, ma ci tengo a ricordare che qualunque forma di lotta viola leggi e contratti tra persone, proprio perché quelle leggi e quei contratti certificano la disparità sociale che si vuole superare”.
Bene, signor Presidente, noi siamo in una posizione assolutamente opposta rispetto a quella rappresentata dalla sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per noi il principio di legalità è un principio assoluto che va rispettato e, nel momento in cui una casa viene occupata, non chiediamo se quella casa sia stata occupata per ragioni di lotta sociale o di classe o se sia stata occupata perché si è voluto consumare un reato comune, ma facciamo in modo che quella casa venga liberata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Questo è l'impegno di Fratelli d'Italia e per questo motivo il voto di Fratelli d'Italia è assolutamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi nella giornata di ieri, sospendiamo ora l'esame del provvedimento, che riprenderà per lo svolgimento della votazione finale al termine della commemorazione per ricordare il 32° anniversario della strage di via D'Amelio.
Commemorazione della strage di via D'Amelio.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità.
Colleghe e colleghi, ricorre oggi il 32° anniversario della strage di via D'Amelio, nella quale la mafia stroncò tragicamente la vita al giudice Paolo Borsellino e ai componenti della sua scorta, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina. Dopo soli 57 giorni dall'attentato di Capaci, in cui fu ucciso Giovanni Falcone, insieme al quale persero la vita il giudice Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, Cosa Nostra portava un ulteriore attacco alle nostre istituzioni, colpendo un altro simbolo della lotta alla mafia.
Paolo Borsellino era un autentico servitore dello Stato: il suo coraggio, impegno e dedizione rappresentano un esempio altissimo di integrità morale che rispecchia nel modo più nobile i valori della cittadinanza repubblicana sanciti dalla nostra Costituzione. Ma ciò che appare forse ancor più importante richiamare, attraverso il ricordo della sua figura, sono il suo insegnamento e il suo esempio, che devono essere tenuti continuamente vivi, così come vivo deve essere nelle coscienze il ricordo di quell'orribile strage.
Ciascuno di noi ricorda perfettamente quella stagione, l'arco temporale che separa l'attentato di Paolo Borsellino da quello del suo amico e collega Giovanni Falcone. Ciascuno di noi rammenta cosa stesse facendo quel giorno, quando le prime immagini di via D'Amelio irruppero sugli schermi delle nostre case. Il dolore, lo sdegno, la consapevolezza di assistere al compimento di una profezia annunciata. La rabbia che ci portò a scendere in strada e manifestare la nostra ribellione contro un potere marcio che, come una metastasi, cercava di impossessarsi del corpo vivo della nostra Nazione indusse tanti tra noi a scegliere la militanza politica come forma di riscatto di quella che allora era considerata la nostra “Povera Patria”.
Borsellino sapeva che la morte di Falcone rappresentava un'anticipazione di quello che a breve sarebbe accaduto a lui. Eppure non fuggì. Continuò imperterrito a combattere contro la mafia e contro il sistema mafioso che si erano impadroniti di tante coscienze di donne e uomini della sua amata Sicilia.
Ma Borsellino, come Falcone, non indietreggiò. Perché? Le ragioni stanno nelle stesse parole che egli usò per commemorare, neppure due mesi prima, il suo collega. Nel corso della veglia per l'amico Giovanni, a Palermo, il 20 giugno 1992, disse, quasi scrivendo il suo stesso testamento morale: “Perché Giovanni non è fuggito; perché ha accettato questa tremenda situazione; perché non si è turbato; perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! La sua vita è stato un atto d'amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato”.
Queste sue parole restano incise nei nostri cuori e nelle nostre menti, sono il fuoco che ogni giorno ci spinge a rinnovellare l'amore per l'Italia, a diffondere tra i giovani l'eroismo della legalità, della strada giusta, del bene comune. Il rifiuto della scorciatoia, il rifiuto di quella rassegnazione che spesso induce tante, troppe persone, a rinunciare all'impegno sociale e alla cittadinanza attiva. Il sacrificio di Paolo Borsellino, con la straordinaria mobilitazione delle coscienze che ha determinato, dimostra che questa sì, questa Patria sarebbe stata in grado di cambiare e sconfiggere la mafia.
Della forza di quello sgomento e di quella indignazione - come Paolo Borsellino insegnava - dobbiamo rendere partecipi anche le nuove generazioni, perché solo facendo sopravanzare il coraggio alla paura e negando ogni consenso o ambiguità rispetto alla mafia, si riuscirà a estirparla definitivamente. È proprio lui che ci ammonisce così: “È bello morire per ciò in cui si crede. Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. “La paura è umana, ma combattetela con il coraggio”.
Nell'esprimere la vicinanza e la solidarietà, mia personale e della Camera dei deputati tutta, ai familiari delle vittime, invito l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Prolungati applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Marco Perissa. Ne ha facoltà.
MARCO PERISSA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, avevo compiuto da poco dieci anni quel 19 luglio del 1992. Posso immaginare che il clima fosse torrido nella città di Palermo e che i palermitani vivessero il torpore dell'estate, come spesso capita, con sonnolenza, avvolti dal silenzio nel quale viene cinta una città fatta di cemento in quel periodo dell'anno.
Ad un tratto, intorno alle cinque del pomeriggio, un boato ha squarciato quel silenzio. Perdono la vita in quell'esplosione Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina (Applausi). Erano uomini e donne che avevano consacrato la loro vita alla parte più nobile dello Stato. Solo 57 giorni dopo l'attentato che costò la vita al giudice Falcone, a Francesca Morvillo e alla sua scorta. Quello che colpisce di Paolo Borsellino non è la morte eclatante, è il coraggio con il quale ha continuato a camminare per 57 giorni, guardando in faccia la morte che lo aspettava al varco, senza un attimo di esitazione, preparandosi a lasciare i suoi cari, ma senza cedere un millimetro alla paura, continuando ad avanzare.
Era il tempo della mafia stragista; era il tempo in cui il volto più nobile dello Stato è stato sfregiato in maniera indelebile, incancellabile. Di fronte a quel boato, forse, per qualche istante il silenzio che ne è conseguito era anche il simbolo dello sgomento, dello smarrimento, della paura di un popolo, di uno Stato, delle istituzioni. Ma solo pochi istanti, perché al silenzio è seguito un grido che si è levato da quella chiesa popolata da più di 10.000 persone. “Non abbiamo paura”: questo è il grido della città di Palermo (Applausi).
Ma la mafia non è passato. La mafia è anche nei 18 arresti compiuti dalla DIA, qualche giorno fa, nella città di Roma. La mafia è anche presente: ha cambiato il suo volto; vive tra di noi; si insinua nelle istituzioni; ha i volti più puliti; veste il colletto bianco; ha capito quali sono le regole del gioco e si è riciclata.
La nostra lotta continua - ho concluso, Presidente - come eredi di un testimone passato dai servitori dello Stato, che hanno segnato con la loro morte le loro vite; un testimone che abbiamo intenzione di onorare e trasmettere ai nostri figli con un insegnamento: la strada più giusta non è mai quella più facile. Nel nome di Paolo, nella sua memoria, nel ricordo della sua vita, proseguiremo il nostro cammino (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giovanna Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Sono trascorsi 32 anni: 32 anni senza verità; senza che a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli possa essere tributata l'unica cosa che una democrazia ormai adulta e matura, come la nostra, dovrebbe loro riconoscere.
L'attentato di via d'Amelio fu la dimostrazione del fatto che l'Italia era in guerra: era coinvolta in una battaglia che, però, non tutto lo Stato stava combattendo.
Per 57 giorni, Paolo Borsellino ha dovuto attendere in solitudine che venisse pronunciata la sentenza di morte. Proviamo a immaginare cosa sia vivere due mesi con questo peso, con quella paura che gli si leggeva negli occhi durante il discorso che tenne per Giovanni Falcone a Casa Professa, a Palermo.
Dopo 57 giorni, nel 1992, in Sicilia la mafia ripeteva il suo atto criminale, facendoci assistere attoniti a un nuovo orrore. Avevo 9 anni a luglio di quell'estate calda e terribile del 1992 ma, ormai, eravamo abituati alle bombe, a quei crimini, a quell'orrore: li avevamo vissuti, 57 giorni prima, sulla pelle di Falcone e degli uomini della sua scorta. Ero nuovamente attonita e sconvolta, ma ero quasi preparata: mi avevano preparata al fatto che potesse ancora accadere.
Un'estate che ha rappresentato per la mia Sicilia e per l'intero Paese un momento storico per la lotta alla mafia, che è stata l'inizio di un riscatto collettivo, che ha visto la società civile impegnata in quella battaglia; una battaglia che, però, è ancora incompleta, è ancora parziale.
Tutte quelle donne e quegli uomini hanno rappresentato un limite a quel potere mafioso, alla capacità della mafia di incidere nella società, nella politica e nelle istituzioni. Quei servitori dello Stato, quelle vittime innocenti, con le loro vite, hanno risvegliato uno Stato connivente e una società civile che fino a quel momento era stata quiescente. Le manifestazioni, come quella di via d'Amelio di oggi, sono importanti per ricordare il loro servizio allo Stato e che quella battaglia non è ancora vinta. Su Borsellino, sulle donne e sugli uomini della sua scorta manca ancora la verità, ed è dovere delle istituzioni contribuire a ricercarla, per onorare la loro memoria, a beneficio dello Stato, delle cittadine e dei cittadini che, quotidianamente, fanno il proprio dovere (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pretto. Ne ha facoltà.
ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Grazie, Presidente. È nostro dovere oggi ricordare la strage avvenuta 32 anni fa, il 19 luglio 1992, a Palermo, in via d'Amelio, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e 5 agenti della sua scorta - Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina -, servitori dello Stato a cui tutti noi dobbiamo essere sinceramente riconoscenti per l'esempio di fermezza e rettitudine che ci hanno lasciato.
Una strage che si inserì in un chiaro progetto condotto dalla mafia in quegli anni, ovvero quello dell'eliminazione fisica di coloro i quali avessero la concreta capacità di mettere in crisi le dinamiche tipiche della criminalità organizzata, fondate sulle peggiori attività illecite. È, dunque, giusto e necessario ricordare, ogni qualvolta ve ne sia l'opportunità, le personalità che hanno contribuito a combattere le mafie dentro e fuori i confini del nostro Paese, dimostrando soprattutto, con la nostra attività legislativa, di avere saputo trarre un grande insegnamento da quei fatti.
Lo Stato, attraverso le sue varie diramazioni, in maniera sinergica, deve saper continuare, senza esitazione, la lotta contro le organizzazioni malavitose, con l'obiettivo di garantire la salubrità economica e sociale dei nostri territori, per consentire ai nostri cittadini una piena e concreta libertà, priva di ogni condizionamento. Un'attività che deve essere incessante, sotto il profilo normativo certamente, ma anche comunicativo, da condursi dentro e fuori le sedi istituzionali, coinvolgendo scuole, amministrazioni locali e associazioni. Soltanto così potremo onorare veramente la preziosa eredità che abbiamo ricevuto attraverso il loro estremo sacrificio. Lo dobbiamo a loro, a noi stessi e ai nostri figli (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Il 26 gennaio 1989, rivolgendosi a una platea di studenti a Bassano del Grappa, Paolo Borsellino pronunciava queste parole: “Vi sono, oltre ai giudizi del giudice, anche i giudizi politici, cioè le conseguenze che, da certi fatti accertati, trae o dovrebbe trarre il mondo politico. Esistono anche i giudizi disciplinari, un burocrate, un alto burocrate dell'amministrazione che, ad esempio, ha commesso dei favoritismi, potrebbe non aver commesso automaticamente, perché manca qualche elemento del reato, il reato di interesse privato in atto d'ufficio, ma potrebbe essere sottoposto a procedimento disciplinare perché non ha agito nell'interesse della buona amministrazione. Ora l'equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino al mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l'organizzazione mafiosa, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria, che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però siccome dall'indagine sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituivano reato, ma erano o rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica.
Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo ‘schermo' della sentenza e detto: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c'è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia e non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al proprio interno di tutti coloro che sono raggiunti, ovunque, da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reato”.
Questo diceva Paolo Borsellino, che il giudizio politico dovrebbe arrivare prima dell'accertamento giudiziario e prescindere da qualsivoglia sentenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e dovrebbe essere ancora più rigoroso, perché il politico non solo deve essere onesto, ma deve apparire onesto, e spetta ai partiti politici fare pulizia al proprio interno.
Poi non vi sarà sfuggito che l'esempio scelto per dare l'idea agli studenti del burocrate disonesto e infedele è proprio la condotta di abuso d'ufficio. Questo era Paolo Borsellino, il suo pensiero, la sua integrità morale; queste le sue parole nette e attuali, oggi più che mai, che ho voluto portare in quest'Aula perché siano da monito per ciascuno di noi e per squarciare il velo di ipocrisia di chi, a parole lo indica come proprio modello, ma nei fatti, poi, ne tradisce quotidianamente le idee e l'eredità morale, e vanifica il sacrificio suo e dei servitori dello Stato uccisi con lui 32 anni fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.
MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi deputati, provo a ritornare alla commemorazione, perché altrimenti dovrei commentare lo squallore delle parole che ho ascoltato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ho iniziato a piangere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), che si levano in piedi - Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Prego, prosegua. Colleghi, in quest'Aula esiste il diritto di parola e di espressione libera delle proprie idee. Quindi ognuno ascolta l'intervento dell'altro senza disturbarlo (Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Ho iniziato a piangere (Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)… Presidente, mi dica lei quando posso parlare.
PRESIDENTE. Colleghi, secondo appello: non mi risulta che qualcuno abbia interrotto l'intervento che ha preceduto quello del collega D'Attis. Nessuno ha disturbato, tutti hanno ascoltato. Prego, prosegua.
MAURO D'ATTIS (FI-PPE). “Ho iniziato a piangere la morte di mio padre, con lui accanto, mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente allestita all'interno del Palazzo di Giustizia. Non potrò mai dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un collega e amico fraterno di mio padre, ma in realtà è come se, con largo anticipo, stessi piangendo la sua”. Me lo ha ripetuto la collega Rita Dalla Chiesa questa notte: sono le note parole scritte in una famosa lettera di Manfredi Borsellino a suo padre Paolo, rimasto ucciso in un attentato terroristico mafioso il 19 luglio 1992 all'altezza del numero civico 19 di via D'Amelio, a Palermo, in cui morirono anche cinque agenti della scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina).
Manfredi, signor Presidente, non ha scritto solo questo, però. Ha anche detto altro in questi anni: “Un mese prima di morire, mio padre accennò, solamente davanti a mia madre, ad una conversazione tra la mafia e membri traditori dello Stato, e il giorno prima di morire, a casa, le confidò: la mafia mi ucciderà solo quando altri lo consentiranno”. In questi pochi minuti, signor Presidente, evito di ripetere le parole che descrivono l'uomo e il magistrato Paolo Borsellino, perché la sua figura è ormai scolpita nella storia, nella memoria e nelle coscienze di tutti noi, la sua come quella degli agenti di scorta. Provo a dare, invece, un senso concreto a questa ricorrenza.
Il senso, lo devono dare le nostre azioni. Proprio richiamandoci alle parole di Paolo Borsellino, cari colleghi, riferite da suo figlio Manfredi, noi diciamo che non ci allontaneremo un attimo dalla ricerca della verità sulle stragi di Capaci e di Palermo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
La verità potrebbe non essere quella che fino ad ora la mafia stessa e chi l'ha coperta hanno provato a raccontare. Vogliamo dare giustizia a queste persone, vogliamo capire se e chi dello Stato ha tradito. Non abbiamo timore, statene certi. Lo sappia la mafia, ma lo sappiano anche magistrati o ex magistrati, poliziotti o ex poliziotti, che non ci fermeremo. Chiara Colosimo, io, noi, Forza Italia, tutti andremo fino in fondo, grazie non soltanto al nostro impegno in Commissione parlamentare antimafia, ma anche grazie a chi, nella magistratura stessa, non ha smesso di cercare la verità sui depistaggi, sulle archiviazioni, sugli stralci, sui silenzi di procure che, all'epoca, agirono con atti sicuramente poco chiari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Lo dobbiamo fare per dare giustizia alla memoria, per non permettere che anniversari come questi continuino a celebrarsi nell'ipocrisia, con il dubbio della verità che ancora non c'è. Lo dobbiamo perché non si debba più ripetere di ascoltare quanto affermato un giorno dal poliziotto Manfredi Borsellino: mi onoro di portare questa divisa - disse -, questa uniforme che indosso non l'hanno invece onorata alcuni vertici della Polizia in quegli anni prima e dopo la morte di mio padre. Onore a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina, a tutte le vittime di mafia e alle loro famiglie che ne hanno sopportato e sopportano il sacrificio per lo Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ricorre oggi una data simbolo per il nostro Paese, il 32° anniversario della strage di via d'Amelio, nella quale furono barbaramente uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
Il nostro primo pensiero si rivolge, innanzitutto, alle famiglie degli uomini e delle donne uccise da quella terribile esplosione. Non erano trascorsi neanche due mesi dalla strage di Capaci quando l'Italia si trovò di fronte a un secondo attentato mafioso. Il 19 luglio è un giorno che racchiude in sé dolore, emozione, ricordi, pensieri e riflessioni. La quiete di una domenica d'estate qualunque si trasformò, in un istante, in una ferita che non potremo mai sanare. Non abbiamo dimenticato nulla di quella giornata, né della vita e dell'esempio degli uomini e delle donne vittime della furia omicida della mafia.
Dopo il 23 maggio 1992, Paolo Borsellino era stato chiamato a raccogliere il lascito del suo amico e collega e, sebbene moralmente e fisicamente distrutto per la perdita di Giovanni Falcone, si era lanciato nelle indagini senza un attimo di tregua. Il suo esempio è sopravvissuto all'esplosione di quel giorno. Vive e si rafforzano i gesti di chi, in ogni istante, si impegna per la legalità e la giustizia, nella voce di quanti non rimangono più in silenzio, nel coraggio che serve per rifiutare compromessi morali e scorciatoie. È proprio dinanzi al ricordo e alle immagini che ci riportano a quella tragedia che dobbiamo ribadire l'intenzione di impegnarci per perseguire ideali di verità e giustizia, per continuare l'opera di contrasto a tutte le manifestazioni mafiose, superando ogni indifferenza e rassegnazione.
Per la morte dei due magistrati sono stati celebrati oltre dieci processi e molti sono ancora in corso, con anomalie e zone d'ombra non definitivamente chiarite rispetto a quei tragici avvenimenti. Noi continueremo a non dimenticare il suo lavoro, il lavoro di Paolo Borsellino, il suo coraggio, la sua figura integerrima, il suo esempio e le sue parole. Nel ricordo di Paolo Borsellino, rispettiamoci, rispettiamo anche i diversi punti di vista sui provvedimenti e facciamo in modo che quel giorno, quella strage, quel sacrificio immane e irrisarcibile diventino simbolo di un'Italia che c'è, che non si piega alla mafia, alla violenza, che è incorruttibile e rigorosa e che costituisca un esempio e un punto di riferimento per le giovani generazioni (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Trentadue anni fa, in via Mariano d'Amelio, a Palermo, vennero barbaramente uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque componenti della sua scorta, di cui anch'io voglio ricordare i nomi: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina.
Erano passati soltanto 57 giorni dall'attentato di Capaci, in cui avevano perso la vita il giudice Falcone, la giudice Morvillo e tre agenti della scorta. Uno dietro l'altro, perdevano la vita due magistrati del pool antimafia, due simboli della lotta per la legalità, e nove servitori dello Stato.
Ancora oggi non sappiamo tutta la verità, ancora oggi dobbiamo rinnovare il nostro impegno per cercarla. Tante tra le persone più vicine a Paolo Borsellino riferirono che, dal giorno della morte di Falcone, questi lavorava senza sosta, sia sulle indagini, sia partecipando a dibattiti ed eventi, intensificando quell'attività di testimonianza che fu fondamentale, affinché in tutto il Paese e, in particolare, in Sicilia, dopo la terribile notizia, in tanti potessero scegliere liberamente di scendere in piazza con tutto il proprio sdegno e il proprio bisogno di legalità.
“Mi ammazzeranno, non c'è più tempo”; diceva così Paolo Borsellino negli ultimi giorni e intanto lavorava e lavorava. Ho sempre pensato che questa immagine, quella di Borsellino che lavora senza tregua, sapendo che probabilmente sarà ucciso, dovrebbe rappresentare, per tutti noi, un monito e, in qualche modo, la mappa di una strada che va percorsa ogni giorno, se vogliamo che le commemorazioni non restino solo parole e retorica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Così, quindi, come Borsellino lavorava sulle indagini con rigore e con tenacia, oggi, questo Parlamento dovrebbe investire di più per sostenere con determinazione la lotta alla mafia, potenziando gli organici e gli strumenti investigativi, dotando le donne e gli uomini, che sono impegnati su questo fronte, delle migliori tecnologie, delle migliori dotazioni, delle più efficaci norme. E, ancora, così come Borsellino lavorava per sensibilizzare i cittadini, oggi, questo Parlamento dovrebbe lavorare per mobilitare le coscienze e produrre una rivoluzione dell'etica pubblica su cui far crescere un nuovo desiderio di giustizia e di democrazia. Dobbiamo spezzare ogni legame tra mafia e politica con tenacia e determinazione assolute, perché non può esserci alcuno spazio di compromesso e di omertà. Non possiamo battere la mafia, se non prosciughiamo il suo consenso sociale; non possiamo battere la mafia, se lo Stato non dimostra di essere più forte, più giusto e più capace di prendersi cura dei cittadini e dei territori.
Esprimiamo, per questo, la vicinanza e la solidarietà di tutta Alleanza Verdi e Sinistra ai familiari delle vittime, ma la accompagniamo con l'impegno di tutti e di tutte noi a proseguire nel cammino tracciato da queste storie esemplari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Paolo Borsellino è stato ed è un eroe nazionale. Il suo sacrificio è stato il suo ultimo atto d'amore verso la patria, quell'amore per la sua terra e per la sua gente che lo hanno spinto ad andare avanti nel suo impegno anche nei giorni più bui, nella consapevolezza dei rischi che correva, nella consapevolezza che ogni mattina uscendo di casa e salutando sua moglie e i suoi figli avrebbe potuto non rivederli.
Il lavoro da magistrato attento e incorruttibile, il suo sacrificio, insieme a quello dell'amico di una vita, Giovanni Falcone, hanno salvato il nostro Paese e hanno contribuito, in maniera determinante, alla sconfitta della mafia. Noi, oggi, come parlamentari e come gruppo di Italia Viva, non possiamo che inginocchiarci di fronte alla grandezza della figura di Paolo Borsellino, piangere lui e la sua scorta: Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano ed Emanuela Loi. A lei voglio dedicare un pensiero particolare, perché è stata la prima donna, nel nostro Paese, a far parte di una scorta e la prima donna della forza della Polizia di Stato a perdere la vita in servizio (Applausi).
Questa è la verità storica.
Purtroppo, non è altrettanto chiara la verità processuale, perché - lo voglio dire con forza - è stato attuato un depistaggio immondo rispetto alla strage di via d'Amelio e noi di Italia Viva stiamo al fianco della famiglia Borsellino, contro quella parte delle istituzioni che ha costruito prove false, che ha inquinato e sporcato l'indagine sull'attentato a Paolo Borsellino. Vogliamo mandare un pensiero affettuoso alla famiglia Borsellino, in modo particolare, ai figli Lucia, Fiammetta e Manfredi (Applausi), e dire che Paolo Borsellino, da uomo delle istituzioni, merita che le istituzioni siano dalla parte della sua famiglia e non di chi inquina un processo e non consente almeno la verità su quello che è accaduto.
Voglio chiudere con un pensiero personale. Nel 1992, avevo 11 anni; eppure, ricordo perfettamente le immagini ai TG; io e tutta la mia famiglia in piedi davanti alla televisione, in silenzio, impietriti. Come tanti della mia generazione, ho scelto di studiare legge, di impegnarmi nella cosa pubblica proprio come atto di ribellione verso quel senso di ingiustizia, quella violenza, quel senso di rassegnazione.
Come a molti di voi, penso, mi è cara l'immagine, quella fotografia di Paolo Borsellino con Giovanni Falcone. Alcuni hanno scritto che il sorriso di Borsellino era un sorriso triste; non lo so, io ho sempre visto quel sorriso come un sorriso rassicurante, di chi aveva la consapevolezza che, alla fine, lo Stato avrebbe vinto e, grazie a lui, lo Stato ha vinto, insieme all'impegno di tanti altri magistrati, agli agenti delle Forze dell'ordine, alle loro famiglie; ed ha vinto se qualche giorno fa al Parlamento europeo Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono stati ricordati, proprio dalla nuova Presidente del Parlamento europeo, come l'esempio dell'Europa che vogliamo costruire.
PRESIDENTE. Concluda.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Poco dopo la strage di Capaci, Borsellino ricordò pubblicamente Giovanni Falcone, il suo amico, Giovanni Falcone, dicendo che una volta Falcone, preso dall'entusiasmo di alcune indagini che stavano procedendo particolarmente bene, gli disse: la gente fa il tifo per noi. Ecco, noi abbiamo fatto il tifo per voi e 32 anni dopo continuiamo a fare il tifo per voi e per la vostra Italia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, ci sono date scolpite nella memoria collettiva ed individuale, date in cui ciascuno di noi, anche a distanza di tanti anni, ricorda lucidamente dove si trovasse, cosa stesse facendo e con chi fosse, date che segnano un prima e un dopo, date che però, purtroppo, molto spesso, ricordano eventi tragici. Il 19 luglio, giorno della strage di via d'Amelio, rientra tra queste, una data talmente evocativa che quasi non serve richiamare quanto è accaduto; è una data che porta un nome e un cognome, quello del giudice Paolo Borsellino, e quelli degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina.
Insieme al 23 maggio dello stesso anno, giorno della strage di Capaci, in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, queste rappresentano date che vanno quasi citate conseguentemente, perché strettamente legate tra di esse, proprio come i loro protagonisti, caduti vittime degli attentati.
Tali eventi hanno segnato uno spartiacque storico per la vita del nostro Paese e per la lotta alla mafia in modo particolare. La storia, infatti, non è stata scritta dagli attentati, essi sono una pagina tragica di questa vicenda, il vero spartiacque storico è rappresentato dal lavoro, dalla caparbietà e dall'assoluta determinazione con cui i giudici Falcone e Borsellino hanno portato avanti la lotta alla mafia, arrivando a infliggere un colpo decisivo a Cosa Nostra, non solo sul piano prettamente giudiziario, con il famoso maxiprocesso, che portò a numerose condanne di membri di spicco, ma, anche e soprattutto, sul piano culturale.
Si deve a loro, alle attività di costante sensibilizzazione il cambio di passo, fondamentale nella lotta alla mafia, portato avanti dai più giovani. Borsellino, in modo particolare, era convinto che dalle nuove generazioni passasse il futuro della sua terra, la Sicilia, e dell'intero Paese. Si dice spesso che quello dei giudici Borsellino e Falcone sia stato un sacrificio e lo è stato, sicuramente, signor Presidente; tuttavia, io credo fermamente che sia stato molto di più: una vera e propria testimonianza. Perché molti giovani oggi sono impegnati nella lotta alle mafie? Perché hanno avuto modelli a cui ispirarsi e non è vero che i giovani non sono coraggiosi; manca, in realtà, chi inneschi questo coraggio e l'innesco viene quasi sempre da una testimonianza, da qualcuno che ti apre la strada, da qualcuno che ti mostra la via, da qualcuno che fa qualcosa prima di te. Basta attivarlo nel modo giusto. Diceva Borsellino, come ha ricordato anche lei, signor Presidente: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
Ecco, noi stessi e soprattutto i più giovani abbiamo bisogno di ascoltare testimonianze di chi ha scelto di morire una volta sola.
Signor Presidente, da membro della Commissione antimafia, posso testimoniare che il metodo di lavoro e gli insegnamenti di Falcone e Borsellino orientano ancora oggi sia l'agire giudiziario che quello prettamente culturale. Dispiace vedere che la strage di via d'Amelio, ancora oggi, dopo tanti anni, sia una ferita aperta, con troppi punti ancora poco chiari e con l'ombra di eventuali depistaggi sulle indagini, che ancora ci inseguono, ma la nostra responsabilità è di fugare ogni dubbio e di far luce. Chi ha progettato le due stragi non ha compreso in alcun modo la potenza ulteriore dell'azione che stava mettendo in atto: azione che, al di là dell'immediata strage compiuta, alla fine si è tramutata in un boomerang, eliminando, sì, due giudici, ma creando due eroi, due testimoni, due persone che, a lungo andare, hanno segnato il lento declino di Cosa Nostra.
La strada è quella del coraggio: il coraggio di andare fino in fondo per scoprire la verità, il coraggio che ogni giorno viene chiesto ad ognuno di noi per combattere con ogni mezzo tutto ciò che possa arrivare a deturpare la vera natura dell'uomo e la sua vocazione che, voglio ricordarlo, a tutti è di essere per qualcuno, ma non contro qualcuno (Applausi).
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge di conversione in legge n. 1896-A. Procediamo alla votazione finale.
(Coordinamento formale - A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1896-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1896-A: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Ne ha facoltà.
Aspettiamo un attimo che i colleghi defluiscano. Chiediamo, more solito, che possano farlo in silenzio, perché i nostri lavori stanno continuando. Colleghi. Prego.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo a nome di Alleanza Verdi e Sinistra per richiedere la presenza in Aula della Ministra Bernini, che siamo convinti debba venire a riferire su quanto sta accadendo sul taglio del Fondo di finanziamento ordinario dell'università. Ieri sono arrivate notizie sconcertanti perché la CRUI si è riunita per esaminare il nuovo decreto di riparto, ha dato un parere negativo facendo osservazioni e la Ministra Bernini si è rifiutata di incontrare la Conferenza dei rettori, facendo saltare l'incontro e dicendo che le affermazioni dei rettori configuravano, di fatto, una polemica pubblica pretestuosa e immotivata.
Presidente, credo che nessun Ministro si possa permettere di parlare così della Conferenza dei rettori italiana e di far saltare incontri istituzionali importanti usando queste motivazioni.
Aggiungo anche che non solo la Ministra si è rifiutata di incontrare la CRUI, aprendo un pesante conflitto istituzionale, ma non è ancora venuta, nonostante noi lo abbiamo già chiesto alcuni giorni fa qui, in Aula, a spiegare le ragioni di questo taglio, che mette a rischio persino il pagamento del personale di alcuni atenei e che è un taglio così corposo come non lo si vedeva almeno dal 2013. Quindi, sono qui a ribadire la necessità che il Governo dia spiegazioni sul taglio e anche sulla riforma del preruolo, che ha messo in allarme l'intero mondo della ricerca italiana.
Credo davvero che non si possa affrontare questa situazione con un approccio burocratico, oppure con della sterile polemica politica, perché qui non si tratta solo di politica, ma si tratta del futuro di un settore, quello dell'università e della ricerca, che è centrale per lo sviluppo economico e civile del Paese. Allora, Presidente, davvero, le chiedo di comunicare alla Ministra che noi pretendiamo che venga in Aula a spiegare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Manzi.
IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Mi unisco alla richiesta - lo avevamo fatto già la scorsa settimana anche noi - della collega Piccolotti di intervento della Ministra, dell'informativa della Ministra in Aula, perché quello che è accaduto ieri, quando per tutta la mattinata i rappresentanti, i rettori, i rappresentanti della CRUI hanno atteso l'arrivo della Ministra a una riunione che era stata convocata e hanno letto dalle agenzie che non si sarebbe presentata, sostanzialmente, riteniamo che sia un atto non solo di grave sgarbo istituzionale, ma un atto molto grave anche nel merito, perché i rettori ieri hanno lanciato un allarme, che avevamo evidenziato anche nei giorni scorsi qui, in Aula: il taglio pesante del Fondo di finanziamento ordinario delle università.
Avevano semplicemente chiesto alle istituzioni di fare quello che devono fare, ovvero aprire a un tavolo di confronto per analizzare una situazione che rischia di mettere seriamente a rischio l'attività delle università a partire dal prossimo anno. E noi pensiamo che, di fronte a quella che è una civile richiesta che veniva dalla Conferenza dei rettori italiani, una reazione stizzita a mezzo stampa, una mancata presenza a un incontro sia la peggiore reazione che un rappresentante delle istituzioni possa avere in questi casi.
Cogliamo l'allarme dei rettori, cogliamo l'allarme, più in generale, che sta venendo dal mondo delle università, anche rispetto a quella che chiamiamo la “controriforma del preruolo”, che la Ministra al momento ha annunciato, ha confermato anche negli incontri in Commissione che ci sono stati sul decreto-legge n. 71. Noi riteniamo che sia necessario fare chiarezza, e la chiarezza deve partire dal luogo deputato al confronto tra le forze politiche ed il Governo, ovvero le Aule parlamentari.
Quindi, anche noi ci associamo alla richiesta già fatta la scorsa settimana, la ribadiamo e pensiamo soprattutto che non sia più rinviabile la venuta della Ministra in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Anche come MoVimento 5 Stelle ci accodiamo alla richiesta che, in realtà, è stata fatta già la settimana scorsa, l'ho ribadito di nuovo ieri durante la discussione degli ordini del giorno, perché, sinceramente, questo atteggiamento, a tratti anche - possiamo definirlo - vergognoso, da parte del Ministro Bernini, necessita di chiarimenti, perché qui abbiamo la chiara evidenza che si sta mettendo a rischio la sopravvivenza dell'università pubblica. Con quel che stiamo apprendendo dalle bozze, ma anche dalle dichiarazioni della CRUI, del CNSU, delle associazioni studentesche che hanno potuto visionare la bozza del decreto del riparto del Fondo di finanziamento ordinario delle università, si parla di mezzo miliardo di tagli.
Insomma, la Ministra ci venisse a spiegare che intenzioni ha, se vuole mantenere alta quella che era la reputazione di chi magari l'ha preceduta in passato, come la Ministra Gelmini, che, ricordiamolo, è stata la fautrice del grande taglio che ha portato serie, serissime difficoltà al mondo dell'università. E qui, se andiamo a mettere insieme un po' tutti i vari tasselli, questa novità del taglio, insieme alla riforma del preruolo, del famoso kit, la cassetta degli attrezzi della precarietà che vuole inserire all'interno dell'università, insomma, cara Ministra Bernini, ci venga a spiegare se vuole essere il Ministro che ha distrutto, una volta per tutte, gli atenei italiani o c'è qualcosa di diverso.
Perché è intollerabile anche quello che è successo ieri, ricordiamolo: la Ministra, in auto, stava andando all'incontro con i rettori, ma, appreso da nota stampa la giusta preoccupazione da parte della CRUI, ferma l'auto, fa retromarcia e poi esce a mezzo stampa, parlando di polemica pretestuosa. Ebbene, come ribadivo anche ieri, il Ministro lo attendiamo in Aula. Ci mettesse la faccia, ci venisse a dire che non è così come stanno dicendo tutte le associazioni delle università, tutto il mondo universitario. Ci venga a rassicurare che va tutto bene e, magari, riuscirà pure a convincerci.
La vedo ardua come cosa perché i fatti parlano e, di fatto, è chiaro che si sta andando in una direzione totalmente sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Grazie. Ovviamente, abbiamo recepito le vostre indicazioni e le vostre richieste.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Vaccari. Ne ha facoltà.
STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi rivolgo alla Presidenza della Camera per segnalare, dati alla mano, l'impossibilità di svolgere appieno il mio mandato parlamentare, e lo stesso dicasi per i colleghi della Commissione agricoltura, perché non si riescono ad ottenere, su diversi progetti di legge di iniziativa parlamentare, ormai da mesi, i pareri delle altre Commissioni e anche quelli del Governo. Mi riferisco alle seguenti proposte: contrasto al bracconaggio ittico, l'istituzione dell'Albo nazionale delle imprese agromeccaniche, la valorizzazione della birra artigianale, la castanicoltura, lo sviluppo del settore apistico, la tutela e la valorizzazione dell'agricoltura contadina, la fauna carnivora, l'ippicoltura, l'istituzione degli istituti regionali per la fauna selvatica.
Dall'inizio della legislatura, la Commissione agricoltura si è limitata ad esaminare, arrivando al voto finale in Aula, solo tre disegni di legge di iniziativa governativa, che hanno avuto anche nelle altre Commissioni un iter accelerato, e il decreto-legge sull'agricoltura di qualche giorno fa. Quest'ultimo, peraltro, con un esame durato una manciata di minuti.
Sono solo due, invece, i progetti di iniziativa parlamentare approvati nel corso di questa legislatura: uno per il riconoscimento dell'agricoltore come custode dell'ambiente, approvato in prima lettura al Senato e non modificato qui, l'altro sulla promozione e lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile, che aveva ottenuto il consenso unanime in Commissione e che poi è stato stravolto dalla Commissione bilancio su input del Governo.
Può essere considerato normale tutto questo, signor Presidente? Lo chiedo a lei. Oppure si pensa, come sta avvenendo, che la Commissione assolva a un mero passaggio procedurale delle iniziative legislative del Governo, e, nel tempo rimasto, debba limitarsi a incardinare i provvedimenti, che poi rimarranno fermi al palo, perché c'è chi li blocca lungo il percorso, non facendo pervenire i pareri del Governo e delle altre Commissioni? So che questa nostra situazione si verifica anche in altre Commissioni. Per questo, chiedo alla Presidenza della Camera di intervenire sui blocchi, più o meno voluti, che ci impediscono di lavorare con una certa continuità, altrimenti, pur di occupare il nostro tempo, chiedo alla Presidenza di aggregare la nostra Commissione ad un'altra, così da evitare questa brutta agonia.
Attendo, dunque, un riscontro da chi, autorevolmente, è garante del buon funzionamento della Camera - come lei, signor Presidente - e del rispetto, soprattutto, delle prerogative e dei diritti parlamentari, a cominciare da quelli dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 22 luglio 2024 - Ore 12:
1. Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge:
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023. (C. 1951)
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024. (C. 1952)
Relatore: BARABOTTI.
2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
TONI RICCIARDI ed altri: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero. (C. 960-A)
Relatrice: GARDINI.
3. Discussione congiunta sulle linee generali dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023. (Doc. VIII, n. 3)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024. (Doc. VIII, n. 4)
La seduta termina alle 11,30.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 1896-A - VOTO FINALE | 243 | 234 | 9 | 118 | 155 | 79 | 61 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.