XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 426 di martedì 11 febbraio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 7 febbraio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 10 febbraio 2025, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto il deputato Andrea Tremaglia, in sostituzione della deputata Letizia Giorgianni, dimissionaria.
Svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento interrogazioni.
(Iniziative volte a incrementare il Fondo per il cosiddetto bonus psicologico, al fine di garantirne l'erogazione a tutti gli aventi diritto - n. 3-00772)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Dori n. 3-00772 (Vedi l'allegato A). La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante per aver sollevato la questione oggetto della presente interrogazione e, a seguito dell'istruttoria svolta in collaborazione con l'INPS e con le strutture del Ministero, si rappresenta quanto segue.
Il decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15, all'articolo 1-quater, comma 3, ha introdotto un contributo alle spese per il supporto psicoterapeutico - il cosiddetto bonus psicologico - a favore di persone in condizioni di fragilità psicologica o anche difficoltà relazionale, proprio in merito all'aggravarsi e al diffondersi di tali condizioni di vulnerabilità per effetto della pandemia da COVID-19.
Il Governo, estremamente sensibile a tale tema e attento al benessere psicologico e alla salute mentale delle persone, non solo ha confermato il bonus psicologico, ma lo ha reso strutturale.
L'articolo 1, comma 538, della legge di bilancio per il 2023 ha rifinanziato il Fondo nel limite complessivo di 5 milioni di euro per l'anno 2023 e di 8 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024.
Nello specifico, l'articolo 22-bis del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2023, n. 191, ha disposto l'incremento di ulteriori 5 milioni di euro per l'anno 2023, elevando, pertanto, a 10 milioni di euro le risorse stanziate per tale annualità.
La legge di bilancio per il 2025, al comma 344 dell'articolo 1, ha ulteriormente rifinanziato la misura, prevedendo un incremento di 1,5 milioni di euro per l'anno 2025, di 0,5 milioni per l'anno 2026 e di 1 milione per l'anno 2027, per complessivi 9,5 milioni per il 2025, 8,5 milioni per il 2026, 9 milioni per l'anno 2027 e 8 milioni di euro annui a decorrere dal 2028.
Evidenzio che l'attenzione e il supporto del Governo a favore delle persone in situazione di disagio, con particolare attenzione al contesto dei più giovani, anche dei preadolescenti e degli adolescenti, non escludendo, ovviamente, anche la fase dell'infanzia, non si arresta alla misura del solo bonus psicologico.
Infatti, nell'ambito di interventi finalizzati a prevenire condizioni di disagio psichico in età preadolescenziale e adolescenziale, e in età evolutiva in genere, rappresento che il 50 per cento dell'utilizzo delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali (oggetto di programmazione per mezzo del Piano sociale nazionale 2024-2026) è stato vincolato all'attuazione di interventi in favore di bambini e ragazzi, e che, con risorse del PNRR, Missione 5.2, sub-investimento 1.1.1, vengono finanziati interventi volti a supportare sia le famiglie che i bambini in condizioni di vulnerabilità, per un investimento complessivo pari ad euro 84.600.000.
I suddetti interventi mirano alla creazione di un sistema strutturato in grado di assicurare stabilmente quel supporto sociale e psicoeducativo utile a prevenire, lenire e vincere il disagio giovanile e in età evolutiva, mediante un approccio integrato che si propone di coinvolgere durevolmente l'intera comunità delle persone istituzionalmente preposte all'educazione e alla formazione socio-affettiva dei nostri giovani e dei più piccoli.
Sul benessere psichico incide anche - lo sappiamo - la qualità delle relazioni umane che i ragazzi sviluppano in ambito scolastico.
Proprio per questo merita di essere evidenziato l'importante sostegno offerto dalla misura introdotta dalla legge di bilancio per il 2025 (legge 30 dicembre 2024, n. 207, articolo 1, commi 345, 346 e 347), che ha istituito uno specifico Fondo per il servizio di sostegno psicologico in favore delle studentesse e degli studenti, per rendere stabile questa figura presente all'interno delle strutture scolastiche, e non demandarla, quindi, né a una scelta individuale, né ad essere supportata unicamente dalle risorse delle istituzioni scolastiche.
Con una dotazione, quindi, di 10 milioni di euro per il 2025, incrementata a 18,5 milioni di euro a partire dal 2026, il Fondo è destinato a finanziare l'attivazione di presidi territoriali di psicologi a supporto delle istituzioni scolastiche, finalizzati anche alla prevenzione e al contrasto del bullismo e del cyberbullismo a carico delle persone di minore età.
Il Ministero dell'Università e della ricerca, inoltre, ha stanziato risorse per oltre 20 milioni di euro nell'ambito dell'avviso Pro-Ben 2024, per promuovere i progetti relativi al benessere psicologico degli studenti. Segnalo, inoltre, che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sta lavorando per rafforzare la rete territoriale di assistenza mediante un'équipe multidisciplinare composta da psicologi, educatori, pedagogisti e assistenti sociali, con uno stanziamento di oltre 300 milioni di euro, atti proprio a garantire adeguati servizi sociali alla persona e alla famiglia, in un'ottica di integrazione con i vari livelli di governo e nel rispetto del principio di sussidiarietà. Sono fondi straordinari che non erano mai stati stanziati fino ad oggi e che sono necessari per creare un servizio di prossimità, di aiuto e, quindi, di supporto psicologico, anche in senso preventivo.
Da ultimo, segnalo che recentemente è stato indetto dall'INPS un nuovo concorso per l'assunzione di 781 specialisti nell'area psicologica e sociale.
Sottolineo che i suddetti interventi convergono verso la creazione di un sistema integrato e stabile di supporto psicosociale delle persone in condizioni di disagio o fragilità, con particolare e fattiva attenzione ai nostri adolescenti, ai nostri giovani e ai nostri bambini esposti ad una pluralità di fattori di rischio e meccanismi distorsivi che, a volte, il progresso tecnologico e le pressioni sociali legate ad istanze di performance esasperate possono recare con sé, rendendo più difficile il loro percorso evolutivo.
Siamo fermamente convinti che l'innovazione tecnologica e il progresso possano essere al servizio dell'uomo, al servizio dei più giovani e anche dei più piccoli, ma è necessario che gli adulti si assumano una forte responsabilità nel sostenere quella crescita, nel prendersi cura dei più piccoli, nell'ascoltarli per capire bene il loro tempo e per guidarli in uno sviluppo sano, in una piena realizzazione di sé stessi, dei propri talenti, quindi, onorando anche il miracolo della vita.
Il Governo continuerà ad impegnarsi per promuovere il benessere psicologico di ogni persona, consapevole che la tutela della salute è anche un interesse collettivo e non solo un diritto individuale. Ovviamente, la nostra Nazione cresce, le persone crescono soprattutto se cresce il loro benessere psicologico, il benessere dell'anima, altrimenti i talenti vengono sprecati, altrimenti i contenuti, dal punto di vista nozionistico, non vengono messi al servizio della propria crescita, del proprio sviluppo personale e collettivo.
PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio la Vice Ministro Bellucci per la risposta, anche se arriva un po' tardiva, perché l'interrogazione era del novembre 2023, però meglio tardi che mai.
Il tema è quello della salute mentale, in generale, delle giovani generazioni. Sappiamo che, purtroppo - lo dice l'OMS -, il suicidio è la seconda causa di morte fra adolescenti e giovani. In particolare, anche l'UNICEF ha riscontrato come, in Europa, ci siano ben 9 milioni di giovani, tra i 10 e i 19 anni di età, che convivono con un disturbo legato alla salute mentale e, addirittura, 1.200 bambini e adolescenti pongono fine alla propria giovane vita.
Questi dati, rispetto alla gravità della situazione, sono confermati dall'Istat anche in Italia, dove si riscontra che più di 200.000 ragazzi, tra i 14 e 19 anni, sono insoddisfatti della propria vita e hanno uno scarso benessere psicologico. È questo il senso dell'interrogazione e degli interventi che ha illustrato la Vice Ministro.
Da questo punto di vista, è corretto dire che il bonus psicologico era stato introdotto con il decreto Milleproroghe del 30 dicembre del 2021, ma lì era una tantum, perché aveva un importo di 25 milioni di euro, ma per il 2022. Benissimo che, poi, è stato reso strutturale a partire dal 2023, però, anche con l'ultimo incremento previsto dall'ultima legge di bilancio, stiamo comunque parlando di importi veramente bassi. L'incremento, come ha detto la Vice Ministro, è di 1,5 milioni per il 2025, 0,5 milioni per il 2026 e 1 milione per il 2027, quindi, di fatto, si sta ancora investendo troppo poco. Benissimo che è strutturale, che aumentano i fondi, ma davvero è ancora troppo poco.
Invece, la nostra richiesta era proprio di poter incrementare notevolmente - come precisavo nel quesito - il Fondo per il bonus psicologico per consentire l'accesso a tutti coloro che ne hanno bisogno, perché, poi, ci sono tantissime richieste: in particolare, nel 2022, ci sono state 400.000 domande, ma, poi, ne sono state finanziate circa 41.000, che corrispondono al 10 per cento. Questo significa che bisogna ancora fare tanto. In attesa della prossima legge di bilancio, visto che abbiamo ancora troppo tempo davanti, auspico che si possa fare anche con altri provvedimenti. Quindi, da questo punto di vista, continueremo a pungolare il Governo in questa direzione.
(Iniziative volte a differire l'obbligo di deposito telematico dei documenti nel processo penale, nelle more dell'adeguata operatività della infrastruttura digitale dedicata - n. 3-01721)
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Ostellari, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Orso e Ascari n. 3-01721 (Vedi l'allegato A).
ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Innanzitutto, mi preme precisare che, come già evidenziato in precedenti risposte ad atti di sindacato ispettivo presentati sullo stesso tema, la digitalizzazione del processo penale di primo grado costituisce uno degli obiettivi inseriti nel PNRR, da conseguire entro dicembre 2025, ai fini del pagamento dell'ottava rata. In tale ottica, le scadenze legate al PNRR hanno imposto all'introduzione del processo penale telematico una tempistica obiettivamente ristretta.
Già dal 1° gennaio 2025, infatti, in virtù delle modifiche apportate sul finire del 2024 al DM 29 dicembre 2023, n. 217, il deposito con modalità telematiche è divenuto obbligatorio per le fasi fino all'udienza preliminare e dibattimentale, con la previsione di un regime temporaneo di cosiddetto doppio binario (analogico e telematico), per tutti gli atti depositati dai magistrati nella fase delle indagini preliminari e per i provvedimenti cautelari, sia personali che reali, innanzi agli uffici giudiziari di primo grado.
In seguito a ciò, come è noto e come è stato ricordato dagli onorevoli interroganti, i dirigenti di alcuni uffici giudiziari hanno adottato provvedimenti di sospensione temporanea delle nuove modalità di deposito telematico degli atti, proseguendo per il momento con le tradizionali modalità cartacee.
A fronte di queste determinazioni assunte dai titolari degli uffici giudiziari nella loro responsabilità di direzione e delle quali il Ministero, per il momento, non ha potuto che prendere atto, sono state avviate, con estrema sollecitudine, le opportune verifiche per riscontrare le problematiche, identificarne le cause e individuare i rimedi, all'interno di una fase prevista di monitoraggio, assistenza e manutenzione correttiva nel primo periodo di applicazione.
Ebbene, tali provvedimenti risultano essere stati adottati, su 140 uffici della procura della Repubblica e 140 uffici del tribunale ordinario, dai dirigenti di 25 procure e 80 tribunali.
Nello specifico, tra i 105 provvedimenti citati, 12 non costituiscono provvedimenti cosiddetti ex articolo 175-bis, quarto comma, ma, genericamente, dispongono una “gradualità operativa” nella gestione informatica dei depositi del processo penale, in special modo autorizzando il deposito cartaceo allorquando emergano, caso per caso, problemi tecnici.
Inoltre, da una pur necessariamente sommaria analisi dei restanti provvedimenti è emerso che i capi degli uffici - nella stragrande maggioranza dei casi - abbiano previsto la possibilità “di redigere e depositare anche con modalità analogiche (mediante il cosiddetto regime del doppio binario) gli atti, documenti, richieste e memorie”, così autorizzando il deposito sia con modalità digitali, ai sensi dell'articolo 111-bis c.p.p., sia con modalità analogiche (il cosiddetto “doppio binario analogico digitale”).
Il relativo presupposto è individuato per lo più in “malfunzionamenti” del sistema, ma poi una ricognizione delle motivazioni esposte nei cennati provvedimenti consente di cogliere che i “malfunzionamenti” non hanno riguardato l'applicativo APP in sé, quanto la cosiddetta “profilazione” degli utenti - è quello il problema effettivo rilevato - cioè il riconoscimento delle credenziali di accesso al sistema, nonché il rilascio ai medesimi di un dispositivo di firma digitale, che consente ovviamente la sottoscrizione digitale degli atti, incombenti che il singolo utente, magistrato o suo ausiliario, deve curare personalmente tramite l'assistenza sistemistica.
Altre problematiche di natura squisitamente tecnica, invece, come quella relativa al “visto” da parte del magistrato che presiede l'udienza (ai sensi dell'articolo 483, comma 1-bis, c.p.p.) ovvero alla sottoscrizione di taluni provvedimenti adottati dal magistrato anche da parte del suo ausiliario, sono state già risolte nei giorni scorsi, come da circolari della DGSIA del 13 gennaio 2025 e del 23 gennaio 2025.
Al concetto di malfunzionamento è stata dunque ricondotta una casistica di problematiche in realtà di varia natura e diversa origine, anche non squisitamente tecnica, e dunque estranea alla nozione di malfunzionamento in senso proprio.
Si evidenzia, poi, che tutti i sistemi ministeriali hanno continuato ad essere operativi senza soluzione di continuità dopo il gennaio 2025, come è dimostrato, del resto, dagli stessi provvedimenti adottati laddove, pur richiamando l'articolo 175-bis, comma 4, c.p.p., hanno espressamente autorizzato un regime di deposito degli atti anche, e non esclusivamente, analogico, all'evidenza lasciando intendere che, comunque, il sistema informatico fosse effettivamente funzionante e, quindi, utilizzabile a discrezione del soggetto abilitato interno ed esterno.
È per questa ragione che si è pensato di rinnovare e potenziare la campagna informativa nei confronti dei responsabili organizzativi degli uffici in merito al compimento dei necessari adempimenti, richiesti agli interessati, per una generale “profilatura” di tutti gli utenti ai fini del corretto funzionamento del sistema. Allo stesso modo si lavorerà, anche insieme alla Scuola della magistratura, per una ampia e approfondita azione di formazione dei magistrati e del personale amministrativo.
A tal proposito, segnalo il recente webinar promosso questo mese dalla Scuola superiore della magistratura, che ha avuto una partecipazione altissima da parte dei magistrati con la collaborazione del Ministero della Giustizia. Ciò detto, colgo l'occasione per ribadire ancora una volta l'impegno dei competenti uffici del Ministero nella risoluzione di eventuali criticità, attraverso un costante monitoraggio del corretto funzionamento degli applicativi ministeriali.
La DGSIA effettuerà rilasci progressivi e incrementali delle funzionalità agli utenti, coerentemente al cronoprogramma di attuazione della pertinente milestone del PNRR, condiviso e approvato dalla Commissione europea e che prevede, fino al 31 dicembre 2025, accanto ad alcune fasi e procedimenti caratterizzati dalla obbligatorietà del deposito telematico, altre fasi e procedimenti in cosiddetto regime doppio binario analogico digitale. Va infine rimarcato l'auspicio dell'amministrazione a che ciascuno faccia la propria parte, in uno spirito di fattiva e leale collaborazione tra le istituzioni, affinché la piattaforma unica per la gestione del processo penale telematico (APP) diventi davvero, progressivamente, ma in tempi rapidi, la dorsale delle comunicazioni e della trattazione dei procedimenti penali.
PRESIDENTE. La deputata D'Orso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario per la risposta, però non posso assolutamente ritenermi soddisfatta e spiegherò perché. Noi abbiamo sentito oggi il Sottosegretario, in difesa del Ministero, sciorinare tutta una serie di malfunzionamenti, però dicendo “non sono tanto malfunzionamenti, non in senso tecnico”. Quindi stiamo sempre qua a cavillare - perché di questo si tratta - affinché il Ministero non si assuma le responsabilità che ha.
Lei ha fatto un elenco di tutta una serie di “non sono malfunzionamenti, sono disservizi, sono errori, sono…”; non so, non mi interessa definirli, però sono tutti ostacoli al processo penale, quindi alla celebrazione dei processi e all'esercizio del diritto di difesa da parte degli avvocati, che - per problemi di profilazione, ha detto il Sottosegretario, non so - non possono accedere alla visione dei fascicoli e hanno avuto difficoltà nel deposito delle liste testi. Questo vuol dire avere difficoltà nell'esercizio del diritto di difesa in uno dei momenti massimi di questo diritto, che è quello di approntare la lista testi, e non può essere paralizzato un adempimento di questo genere, che, tra l'altro, ubbidisce a scadenze perentorie.
Così come abbiamo avuto tutta una fase sperimentale, e voi prima dovevate agire, perché durante la fase sperimentale - breve, ma intensa, potremmo dire così - tutti questi disservizi, malfunzionamenti, tutta l'inadeguatezza dell'applicativo era emersa, così com'era emersa evidentemente anche la necessità di una formazione degli addetti ai lavori. E invece voi la formazione ve la state ponendo come obiettivo ex post, adesso aprite gli occhi e dite “stiamo facendo una campagna informativa”; ma non dovete farla adesso, dovevate farla almeno un anno fa, questo è il tema. Quindi il tema è che arrivate tardi e non vi assumete neanche la responsabilità di quello che fate.
Questo ha un senso e delle ricadute pesantissime, lo stiamo dicendo, proprio nei confronti di chi è soggetto indagato o imputato, perché tutti questi ostacoli stanno creando dei ritardi nella celebrazione dei processi penali. Questo forse vi sfugge, voi siete garantisti a giorni alterni: siete garantisti quando conviene a voi e per chi volete voi, però, quando si guarda poi nella concretezza, quindi nei fatti, non siete per nulla garantisti, perché sappiamo che un dato rilevante è proprio il tempo in cui un soggetto è nella posizione di indagato e nella condizione di imputato.
Sarebbe auspicabile da parte di tutti, di chi è garantista per davvero, che quel tempo sia il più breve possibile; e invece no, voi create ostacoli su ostacoli. Tutto questo ha un senso e un filo logico, perché in realtà voi avete perso tempo in questi 2 anni. Invece di interrogarvi proprio su questo, che era un momento epocale di digitalizzazione del processo penale, vi siete invece dedicati a tutt'altro al Ministero. Vi siete dedicati a fare cosa? Vi siete dedicati a inventare emergenze che non esistevano, tipo i rave party, all'inizio; poi vi siete dedicati invece, e lo fate tuttora con una certa pervicace determinazione, a trovare soluzioni per garantire l'impunità ai colletti bianchi.
Allora facciamo l'elenco, e lo ribadisco, perché è proprio per far capire a chi ci ascolta che tutte le energie che vengono investite nel Ministero sono energie investite per abolire l'abuso d'ufficio, per andare a ridurre i poteri di indagine dei pubblici ministeri in qualsiasi modo possibile. Lo stiamo vedendo perché oggi in Commissione giustizia tratteremo il provvedimento cosiddetto Zanettin, che viene dal Senato e che riduce la durata massima delle intercettazioni a 45 giorni, e lo sappiamo che questo vuol dire mandare in fumo tutte le indagini, praticamente, soprattutto quelle relative a colletti bianchi, ma anche a violenza di genere. Poi vi siete dedicati alla “legge bavaglio”, quindi a stabilire un divieto di pubblicazione delle ordinanze che applicano le misure cautelari.
Insomma, vi dilettate quotidianamente a screditare la magistratura, anche adesso, tracimando con attacchi personali, a singoli magistrati, per delegittimarne l'operato; e tutti solo con la colpa di emettere provvedimenti, ancorché dovuti spesso e volentieri, ma non graditi al Governo. Ecco, invece di dedicarvi a tutto questo, ad alimentare una tensione istituzionale che non si è mai vista tra poteri dello Stato finora, se vi foste dedicati, in questi due anni, alla guida di un Ministero della Giustizia che ha tanto bisogno di rendere efficiente - e per tutti - la giustizia, oltre che accessibile… Perché i cittadini due cose chiedono: l'accessibilità dei giudizi, quindi cercare di ridurre i costi di un giudizio - invece voi avete aumentato addirittura quei costi, tra l'altro con la tagliola della mancata iscrizione, se non viene versato il contributo unificato e parlo del civile -, e la ragionevole durata dei processi.
Su questi due punti voi siete fallimentari perché state impiegando tutte le vostre energie a fare tutt'altro e i cittadini lo devono sapere. A fare cosa? A realizzare - e ve lo diremo fino a che sarete estenuati - una giustizia classista che vede cittadini di serie A, che saranno sempre più intoccabili, e cittadini di serie B, che invece subiranno tutta la vostra inefficienza e la paralisi della macchina giudiziaria che state deliberatamente creando proprio per screditare la giustizia, il sistema giustizia, agli occhi dei cittadini. Perché poi questo è il retropensiero: se tutto si inceppa, poi i cittadini guarderanno con assoluta…
PRESIDENTE. Concluda.
VALENTINA D'ORSO (M5S). ...credibilità e affidabilità alla magistratura ed è questo quello che volete come obiettivo finale.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,31).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto ha proceduto alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, Elena Bonetti; vicepresidenti, Giuseppe Castiglione ed Enrica Alifano; segretari, Davide Bergamini e Fabio Porta. Complimenti a tutti i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Allora, intervengo per richiedere un'informativa urgente al Ministro Foti, perché, Presidente, abbiamo appreso da fonti giornalistiche e anche sappiamo che concretamente su più tavoli europei si sta discutendo di una questione gravissima, cioè dell'utilizzo dei fondi di coesione, che sono dei fondi che manda l'Europa per colmare quel divario tra le varie territorialità, tra i vari territori, e che sono fondi che devono essere spesi per strade, ferrovie, edilizia scolastica, dissesto idrogeologico, servizi sanitari, edilizia giudiziaria; quindi, soldi che servono agli italiani per questi scopi vengono utilizzati sapete per cosa? Per investire nella difesa, e quindi per l'acquisto delle armi. Allora noi vogliamo che il Ministro Foti venga qui a dire quanto sono patrioti e quanto difendono gli italiani e i servizi che possono avere e che devono avere gli italiani, e non di certo dare quei soldi per comprare delle armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Scutella', ne prendiamo atto.
Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sullo stesso argomento, come Partito Democratico, chiediamo allo stesso modo che il Ministro Foti venga a chiarire le indiscrezioni e le notizie che sono circolate nelle ultime settimane, negli ultimi giorni, riguardo a un possibile riutilizzo, cambiando la destinazione, dei fondi di coesione europei non pienamente utilizzati dalle regioni. Allora, chiariamo bene: i fondi di coesione sono fondi legati a obiettivi strategici volti a ridurre le diseguaglianze tra le aree geografiche più svantaggiate e meno sviluppate del Paese, dell'Italia, ma di tutta Europa.
Sono investimenti legati alle scuole, agli ospedali, alle politiche sociali, all'inclusione e alla coesione economica e occupazionale, alla lotta al dissesto idrogeologico, allo sviluppo, all'innovazione. Sono fondi decisivi per recuperare le diseguaglianze e il gap che esiste tra aree interne ed aree metropolitane, tra Mezzogiorno e altre aree del Paese. Guai a cambiarne la destinazione. Il Governo finora ha lavorato, anche a livello nazionale, in direzione opposta, cancellando 3,5 miliardi del Fondo per la perequazione infrastrutturale legato al Mezzogiorno, e ha portato avanti una riforma sull'autonomia differenziata che avrebbe spaccato e diviso in due il Paese, che fortunatamente è stata smantellata dalla Corte costituzionale e contro la quale noi ci siamo opposti con forza in questi mesi e in queste settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Sta portando avanti politiche di rallentamento del PNRR, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nelle politiche sociali, infrastrutturali, nella coesione sociale e territoriale. Di fronte a un Governo del genere noi chiediamo davvero il massimo dell'attenzione possibile, per evitare che fondi, peraltro europei, destinati alla coesione e all'inclusione sociale, economica, lavorativa e occupazionale, possano essere destinati ad altri obiettivi, che pure devono essere perseguiti, ma non con le risorse legate alle politiche sociali, sanitarie, infrastrutturali e scolastiche del nostro Paese.
Peraltro, invitiamo davvero il Ministro Foti, proprio riguardo al PNRR - lo abbiamo ricordato nell'ultima audizione in Commissioni riunite di Camera e Senato -, a coinvolgere il Parlamento nelle possibili ulteriori modifiche al PNRR. Non possiamo tollerare la possibilità di leggere sui giornali ulteriori modifiche, ulteriori ritardi, ulteriori investimenti che rischiano di saltare per l'inefficienza e l'inadeguatezza di questo Governo a mettere a terra e ad attuare il Piano di investimenti straordinario del PNRR.
Quindi il Ministro Foti, invece di fare interviste in cui si permette di attaccare la Corte penale internazionale, definendo un orrore il mandato di arresto internazionale della Corte penale internazionale, si occupi piuttosto di attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza e di difendere le regioni in merito ai fondi, anche europei, di coesione, che sono destinati al nostro territorio, ai nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per associarmi, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, alla richiesta dei colleghi di un'informativa urgente del Ministro Foti rispetto a queste voci preoccupanti che circolano sul dirottamento dei fondi di coesione per la difesa. In merito a risorse strategiche per la coesione sociale e per il recupero degli squilibri che caratterizzano il nostro Paese e tutti i Paesi europei - ma, nel nostro caso, mi riferisco in particolare al dirottamento dei fondi della Calabria e della Sicilia per la costruzione dell'inutile e dannoso ponte sullo Stretto di Messina - potete immaginare quanto siamo contrari rispetto all'ipotesi di destinare queste preziose risorse all'acquisto di armi.
Avevamo già avuto rassicurazioni da parte del Governo sul fatto che nemmeno un euro dei fondi di coesione sarebbe stato utilizzato a questo fine, ma sappiamo che l'aria è cambiata. Ci sono venti di guerra che soffiano da troppi fronti e c'è una sollecitazione da parte dell'Europa, ma anche degli Stati Uniti, ad aumentare le quote del nostro PIL per le spese militari. Vogliamo che il Ministro chiarisca che la posizione del nostro Paese non è cambiata e che non verranno aumentati gli investimenti militari, soprattutto attingendo da un fondo che ha tutt'altra natura e tutt'altro obiettivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare ancora sull'ordine dei lavori, su un altro argomento, l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Soltanto pochi giorni fa 79 Paesi membri dell'ONU hanno sottoscritto una dichiarazione di disapprovazione delle sanzioni degli Stati Uniti d'America emesse nei confronti della Corte penale internazionale per avere spiccato il mandato di arresto nei confronti del Premier israeliano Netanyahu. Noi crediamo che questa mancata sottoscrizione sia una disapprovazione che non derivi da questioni o da motivi politici o giurisdizionali, di diritto internazionale, ma sia semplicemente l'obbedienza che questo Governo sta dimostrando nei confronti dell'America, al di là se si tratti dell'America di Trump o dell'America di Biden.
Non è importante la ciabatta o la pantofola da baciare, quello che è importante è dimostrarsi sudditi agli Stati Uniti d'America, finanche ad arrivare a cancellare una delle pagine più belle di questo Paese. Ricordiamo che è stato creato qui il Trattato sulla istituzione della Corte penale internazionale, è stato firmato qui, a Roma, ed è stato un lavoro di eminenti giuristi e diplomatici, e oggi questo Governo decide di cancellare questa bellissima pagina di storia del nostro Paese. State trasformando questo Paese in un porto franco, dove vige l'impunità. Prima avete dichiarato che Netanyahu non sarebbe mai stato sottoposto ad arresto, nonostante un mandato della Corte penale internazionale, poi avete messo su un volo di Stato un criminale che ha violentato anche dei bambini.
È chiaro che oggi voi buttate giù la maschera con questa mancata sottoscrizione, perché è sotto gli occhi di tutti che questa posizione deriva anche dal fatto che la Corte penale internazionale ha aperto un fascicolo nei confronti del nostro Paese per il mancato arresto del criminale Almasri. Per questi motivi, Presidente - ma ce ne sarebbero un fiume, non basterebbero questi pochi minuti -, noi chiediamo al Presidente Meloni di venire a riferire in Aula per spiegare al Parlamento, ai rappresentanti dei cittadini, quali sono i motivi veri per i quali l'Italia si è tirata indietro, nonostante, fra questi 79 Paesi, ci fossero anche sottoscrittori come i maggiori Paesi europei: Gran Bretagna, Francia, Spagna e Germania.
Quindi, Presidente, chiediamo con forza che il Presidente - almeno qui non scappi - venga qui a spiegare ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) il perché di questo passo indietro rispetto a un cammino difficile fatto di storia, di eventi e di fatti che ci hanno reso un Paese civile. Oggi questo Paese sta diventando il Paese dell'impunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sullo stesso argomento, come lei ricordava, mi consenta di leggere quello che dichiarava il Ministro Nordio il 20 marzo del 2023, in occasione dell'incontro tenutosi a Londra fra tutti i Ministri della Giustizia dei Paesi aderenti alla Corte penale internazionale nata, appunto, come veniva ricordato, a Roma: “L'Italia ribadisce con forza il proprio supporto all'Ucraina” - perché in quella circostanza si parlava dell'Ucraina - “e il pieno sostegno all'attività della Corte penale internazionale, indipendente e autonoma”. Continuava il Ministro: “L'importanza che Kiev ratifichi lo statuto (…)” quindi, addirittura, il Ministro Nordio invitava l'Ucraina a ratificare lo Statuto di Roma, “sarebbe un fondamentale riconoscimento del ruolo della Corte penale internazionale”. Inoltre, aggiungeva: “Il codice permetterà anche ai nostri magistrati e alle nostre Forze dell'ordine di avere ancora più strumenti per migliorare l'assistenza alla Corte penale internazionale nelle indagini sui crimini commessi (…). Lo Statuto di Roma richiama il dovere di ogni Stato di esercitare la giurisdizione penale nei confronti di coloro che sono responsabili di crimini internazionali”.
Ora, il Ministro qui parlava anche del codice penale per i crimini internazionali. Il Ministro Nordio noi non sappiamo dove sia finito, quel Ministro Nordio. Abbiamo appreso qui, nella vicenda Almasri, come la posizione sia stata quantomeno surreale. Abbiamo appreso che il nostro Governo, che prima ricordava quanto fosse importante la Corte penale internazionale, ha deciso di non sottoscrivere un atto - tra l'altro sottoscritto da più di 79 Paesi - che invitava il Presidente Trump a rivedere la propria posizione nella quale sanzionava la Corte penale internazionale.
Ora, noi non vorremmo - ci sembra di capire questo - che l'Italia agisca, rispetto agli Stati Uniti, con una sorta di relazione familiare o relazione interpersonale tra la Presidente del Consiglio e il Presidente Trump, quando su questi temi ci si deve muovere non solo come Unione europea ma anche nel rispetto di quelle norme fondamentali, come lo Statuto di Roma, che noi tanto convintamente abbiamo voluto e sottoscritto proprio in questa città.
Ebbene, Presidente, per questi motivi, noi chiediamo che la spiegazione su questo punto, come sugli altri punti di cui abbiamo già dibattuto la scorsa settimana, veda un'informativa urgente della Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi vorremmo sapere intanto, Presidente, dov'è finita la Presidente del Consiglio. Ci piacerebbe capire se la Presidente del Consiglio, finalmente, ci darà voce e notizia della sua posizione, visto che viene tirata in ballo ormai da giorni e da settimane, ma è totalmente scomparsa dai radar e direi anche dai social. Questo ci preoccupa; ci preoccupa come Paese, perché non vorremmo che questa disattenzione, questa distrazione, proprio in passaggi così delicati, richiedesse, invece, la presenza della Presidente del Consiglio e anche una certa assunzione di responsabilità da cui, evidentemente, rifugge.
Per cui, Presidente, ancora una volta, le chiediamo con forza e con determinazione che venga fatta un'informativa urgente da parte della Presidente del Consiglio…
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, non vorrete far fratturare la mano all'onorevole Fornaro, che vi richiama all'ordine. Quindi, vi prego, dateci una mano per evitare anche incidenti. Mi scusi, prego.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Ci sarebbero anche le mie corde vocali, Presidente, sulle quali…
PRESIDENTE. Ha ragione…
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). …un'attenzione sarebbe gradita.
PRESIDENTE. Molto delicate. Prego.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie. E allora, come dicevo, Presidente, ci rimettiamo a lei affinché venga dato questo messaggio, con forza, anche al Presidente della Camera. È giunto il momento che la Presidente del Consiglio si decida a venire in Parlamento e a dire cosa pensa di tutte queste vicende e della responsabilità politica che l'Italia si sta assumendo con decisioni che non solo non sono condivisibili, ma che isolano e mettono l'Italia da una parte, e non è la parte giusta della storia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Salutiamo le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Giuseppe Bonfantini di Novara, che partecipano, oggi, alla giornata di formazione a Palazzo Montecitorio. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi). Stiamo svolgendo, nel silenzio che potete constatare, alcuni interventi sull'ordine dei lavori.
Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Bonelli.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Il gruppo parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra si associa alla richiesta urgente di informativa da parte della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, purtroppo, da troppo tempo fugge dal Parlamento e dalle responsabilità politiche e istituzionali che le competono (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Il punto, signor Presidente, è che il Parlamento è il luogo in cui il Governo deve riferire al Paese e non possono essere certamente i social. In questi giorni sono accaduti fatti estremamente rilevanti sul piano politico. La decisione dell'Italia di non appoggiare l'azione dei Paesi europei per sostenere la Corte penale internazionale è una decisione estremamente grave che ci pone fuori da quell'ambito che vuole difendere la legalità e il diritto internazionale.
Ci troviamo in un momento molto buio e cupo della storia, perché tutti quegli organismi sovranazionali che sono nati dopo la Seconda guerra mondiale e che sono nati in seguito a fatti drammatici della nostra storia, penso al genocidio nella ex Jugoslavia o in Ruanda...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bonelli. Allora colleghi, o si fa silenzio o si fa silenzio. Con le buone, no. Dobbiamo arrivare a fare queste sceneggiate. Ditemi voi. E basta. Prego, prosegua onorevole.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Dicevo, quindi, che stiamo vivendo un momento cupo della storia, perché tutti quegli organismi sovranazionali e internazionali che sono nati dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale o dopo il genocidio, ad esempio, nella ex Jugoslavia o in Ruanda, e che vogliono tutelare la legalità internazionale oggi sono non solo sotto attacco, ma anche delegittimati, come se fossero i nemici del pianeta.
Penso che la storia dell'Italia non può essere la storia di quel Paese che si schiera dalla parte degli ingiusti, di quelli che hanno tutelato i carnefici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra); invece, noi ci dobbiamo schierare dalla parte delle vittime, di quelle vittime che hanno subito le tragedie dei genocidi, degli orrori, degli eccidi e dei crimini contro l'umanità.
Questo è un fatto molto grave. Vorremmo capire la decisione dell'Italia di non sostenere la Corte penale internazionale e di non sostenere la forte azione dei Paesi europei come la Germania, la Spagna e la Francia a sostegno della Corte penale. Questo è un fatto molto grave di cui la Presidente del Consiglio deve rendere conto al Parlamento e non può fuggire.
In ultimo, signor Presidente, vorrei ricordare a lei che, circa una settimana fa, il Ministro Nordio è venuto in quest'Aula non solo bacchettando l'opposizione perché non conoscevamo le carte, ma anche dicendo che avrebbe consegnato le tavole sinottiche e tutti i documenti al Parlamento. Il collega Grimaldi, alcuni giorni fa, ha sollecitato queste carte.
Allora, vorrei capire, signor Presidente, se la parola di un Ministro nel Parlamento ha ancora un valore o se è qualcuno che pensa di andare in un luogo che non è il Parlamento, magari di incontrare degli amici al bar e di fare loro delle promesse che poi non mantiene (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Vorrei ricordare che questo è il Parlamento della Repubblica: se un Ministro dice che dà le carte al Parlamento, le deve dare.
Le chiedo, quindi, se qualcuno degli uffici della Camera può chiamare il Ministro della Giustizia Nordio e ricordargli questa promessa di portarci qui le carte. Noi, comunque sia, chiediamo l'informativa urgente della Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Limitatamente alla richiesta dei documenti che il Ministro, durante l'informativa, aveva detto di lasciare, già a seguito dell'intervento dell'onorevole Grimaldi, la Presidenza aveva sollecitato. Ha nuovamente sollecitato, attraverso il Dipartimento per i rapporti con il Parlamento, la consegna di quei documenti citati dal Ministro Nordio. Per il resto, prendo atto di tutte le vostre richieste, che ovviamente la Presidenza girerà al Governo.
Su un lutto del deputato Massimo Milani.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Massimo Milani è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre. La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Su un lutto del deputato Salvatore Deidda.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Salvatore Deidda è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre. La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Seguito della discussione della proposta di legge: Rizzetto ed altri: Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 630-B).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 630-B: Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica.
Ricordo che nella seduta del 3 febbraio si è conclusa la discussione generale e il presidente della Commissione e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 630-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge (Vedi l'allegato A).
Avverto che gli articoli 1 e 3 non saranno posti in votazione in quanto non modificati al Senato.
(Articolo 2 - A.C. 630-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 2, al quale non state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 630-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, in quanto non recante istruzioni o impegni al Governo relativi a specifiche disposizioni del provvedimento in esame, come invece previsto dall'articolo 88, comma 1, del Regolamento, nel testo in vigore dal 1° gennaio scorso, l'ordine del giorno n. 9/630-B/2 Soumahoro, concernente la formazione nelle carceri.
Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Sì, Presidente. Sull'ordine del giorno n. n. 9/630-B/1 Gribaudo, il parere è favorevole, espunte la terza e la quarta premessa e con la seguente riformulazione dell'impegno: “al fine di dare piena attuazione al provvedimento in esame, a proseguire nelle attività già intraprese in tema di valorizzazione dell'insegnamento trasversale dell'educazione civica, con particolare attenzione a: sviluppare i programmi di formazione pratica ed esperienziale sulla sicurezza all'interno degli edifici scolastici; implementare progetti che permettano agli studenti di comprendere e applicare le norme di sicurezza nel loro ambiente quotidiano di studio; creare un collegamento efficace tra l'apprendimento delle norme di sicurezza in ambito scolastico e la loro futura applicazione nei luoghi di lavoro; garantire una formazione specifica dei docenti sulle tematiche della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro”.
L'ordine del giorno n. 9/630-B/3 Barzotti è accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Onorevole Gribaudo, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno? Perfetto. Onorevole Barzotti, accetta che il suo ordine del giorno sia accolto come raccomandazione? La ringrazio.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 630-B)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Pochi minuti fa, abbiamo salutato, in quest'Aula, la presenza di un istituto scolastico... Non si preoccupi, Presidente. Proverò a parlare lo stesso.
PRESIDENTE. No, io mi preoccupo per me stesso soprattutto, perché non è bello che io mi innervosisca all'inizio della seduta. Quindi, collega Gadda, è per quello, è la mia tenuta nel pomeriggio che poi è a rischio. Colleghi, mi date una mano? Vi prego. Mi date una mano, per cortesia? Vi prego. Ci sono le dichiarazioni di voto. Se qualcuno preferisce andare fuori, vada fuori, ma, se sta qua, per favore, stia in silenzio. Prego, onorevole Gadda.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente, anche per la sua gentilezza. Come dicevo, pochi minuti fa, come sovente avviene in quest'Aula, abbiamo salutato la presenza di un istituto scolastico ed è importante che, ai ragazzi che assistono ai nostri lavori - ma, più in generale, ai ragazzi che osservano la politica - si dia un messaggio di incisività e di priorità nelle scelte politiche.
Oggi ci apprestiamo a votare, in terza lettura, una proposta di legge di iniziativa parlamentare. Questo è un elemento molto importante che riguarda un tema altrettanto importante, come la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Quindi, verrebbe da pensare a un voto favorevole, perché ciascuno di noi dovrebbe mettere in campo tutte le iniziative, in ogni luogo, dal punto di vista sia legislativo sia culturale, per portare maggiore consapevolezza e sicurezza dell'importanza di un tema che, purtroppo, riguarda la nostra quotidianità: troppi morti si alternano ogni giorno. Ogni giorno, anche in quest'Aula, ci capita di ricordarne l'accadimento.
Il punto è, però, che, quando si parla di temi così importanti, bisogna trovare gli strumenti per invertire la rotta e questa proposta di legge - mi spiace dirlo in quest'Aula - non trova gli strumenti. È una proposta di legge che considera l'educazione civica all'interno delle scuole alla stregua di un sacco, in cui si continuano ad inserire materie, senza definirne i contorni e senza inserire risorse, perché uno degli articoli principali di questa proposta di legge è la clausola di invarianza finanziaria.
Quindi, Italia Viva si asterrà su questo provvedimento, sperando e auspicando che si possano trovare, nelle maglie del bilancio, ma soprattutto nelle intenzioni di questo Governo e del Parlamento, risorse vere, per consentire una vera programmazione e una vera promozione della cultura della sicurezza nelle scuole. Infatti, in questo provvedimento si demanda a linee guida, non ci si interroga rispetto a chi dovrà promuovere l'educazione civica all'interno delle scuole con l'attenzione sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro. Ciò è preoccupante, perché abbiamo bisogno che, rispetto a un tema come questo, vi sia una omogeneità di indirizzo, che vi siano competenze, che vi sia anche la capacità di misurare l'apprendimento dei nostri ragazzi, anche perché l'ambiente scolastico è il primo ambiente di vita che i ragazzi frequentano nel loro percorso di studi, ma è anche un luogo di lavoro per i docenti e per tante persone che vivono nell'ambito scolastico.
Pertanto, con questo provvedimento, chiediamo che si faccia un lavoro un po' più serio sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, che spesso viene derubricato a burocrazia, ad adempimenti, al rispetto di prescrizioni sulla carta. Invece, dobbiamo agevolare un processo - che comunque è in atto in molte aziende, in quelle virtuose -, di cultura vera della formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Se dovessimo pensare ai nostri ragazzi, sicuramente il lavoro da fare non sarebbe solo quello di prevedere l'inserimento di un nuovo tema all'interno della materia più generale dell'educazione civica, ma anche di trovare risorse in più e perimetrare meglio l'ambito di applicazione.
Quindi, con queste considerazioni, purtroppo, Presidente… Credo che non ci sia nulla da ridere rispetto a un tema come questo. Io credo che noi abbiamo il dovere di educare.
PRESIDENTE. C'è da piangere, guardi…
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). C'è da piangere davvero, Presidente, anche perché se, in quest'Aula, non si impara ad ascoltare, non ci si deve chiedere che cosa può succedere fuori da qui.
PRESIDENTE. Io non so più come fare, guardi.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). In ogni caso, tutti noi siamo portatori di diritti e di doveri ed è importante trasferire questa consapevolezza ai ragazzi nelle nostre scuole, però con gli strumenti giusti. Questa è l'ennesima proposta di legge a invarianza di risorse che, quindi, rimarrà un buon intendimento, ma che, nella pratica, molto difficilmente si troverà ad incidere sulla quotidianità delle persone e dei nostri ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Ci arriva un'altra proposta che, come è stato detto poc'anzi dalla collega, mette nel sacco, nel contenitore dell'educazione civica, l'ennesimo insegnamento. Noi, ovviamente, siamo - come tutti, spero - estremamente sensibili rispetto alla questione dell'insegnamento, della sensibilizzazione dei nostri ragazzi rispetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, siamo altrettanto convinti del fatto che questa cosa, come abbiamo detto anche in alcune nostre proposte di legge, abbia bisogno di diventare un vero e proprio insegnamento, una vera e propria materia nelle nostre scuole. Questa cosa è necessaria - come è stato detto e come tutti quanti potete immaginare - perché noi abbiamo una situazione specifica nel nostro Paese rispetto alla sicurezza del lavoro: abbiamo un numero di incidenti che, più o meno, corrisponde a quello degli altri Paesi, ma poi abbiamo un numero di incidenti gravi e mortali che rappresenta assolutamente un'anomalia. Pertanto, ovviamente, oltre a tutti gli interventi necessari nel merito e alle misure da adottare, sarebbe effettivamente opportuno inserire, anche nelle nostre scuole, tra le discipline che i nostri studenti affrontano, una tematica come questa per dare senso, come dire, all'impegno del Paese, della Repubblica, del nostro Stato rispetto a questa difficoltà.
In realtà, poi, tra l'altro, bisogna dirlo: questa proposta nasce così. Inizialmente prevedeva l'introduzione dell'insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro nelle scuole secondarie di secondo grado. Poi, dopo vari rimaneggiamenti, si è deciso, alla fine, con i due passaggi che sono stati già fatti nelle Camere, di far confluire anche questo insegnamento nelle famose 33 ore.
Io perdo qualche secondo per dire alle colleghe e ai colleghi che cosa c'è, adesso, nelle 33 ore annue, nelle 33 ore annue di educazione cosiddetta civica, per semplificare. Trentatré ore annue: chi ha fatto questo mestiere sa bene che poi non sono 33, perché c'è l'assenza, perché c'è la gita scolastica, perché è l'ora da cui poi si “ruba”, semmai, per fare un'ora di matematica, un'ora di un'altra cosa, di fronte ad alcune difficoltà.
Ad oggi, dopo l'istituzione nel 2019 dell'educazione civica nelle scuole, il decreto del Ministero dell'Istruzione introduce nella materia dell'educazione civica la Costituzione italiana, le istituzioni nazionali e dell'Unione europea, gli organismi internazionali, la storia della bandiera e dell'inno nazionale, l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'educazione alla cittadinanza digitale; e poi, ancora, gli elementi fondamentali di diritto, con particolare riferimento al diritto del lavoro e segnalo semplicemente che questo era già sufficiente per affrontare la questione della sicurezza nei luoghi di lavoro; e poi c'è l'educazione ambientale, lo sviluppo ecosostenibile, la tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; poi c'è l'educazione alla legalità e al contrasto alle mafie, l'educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni, la formazione di base in materia di Protezione civile; di recente, abbiamo aggiunto l'educazione stradale, l'educazione alla salute, al benessere, l'educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.
Tutto questo dovrebbe essere fatto mediamente in un'ora alla settimana, quando è possibile. Guardate, è davvero offensivo. È davvero offensivo. È un'offesa ai docenti italiani. Quello che viene approvato oggi è uno schiaffo a chi fa il mestiere di insegnare nelle nostre scuole, le primarie, le secondarie di primo grado, le secondarie di secondo grado. In realtà, siamo di fronte a una cosa abbastanza grave.
Guardate, come ho detto, abbiamo, come tutti, una sensibilità su questo tema, ma davvero questa volta non è il caso di lasciarvi fare; non è il caso, perché in realtà qui, per l'ennesima volta, si tratta di trattare - scusate il gioco di parole - una questione decisiva anche per lo sviluppo e per la qualità della vita del nostro Paese, per le lavoratrici e i lavoratori alla stregua della giornata degli antichi mestieri, la scrittura a mano, la mototerapia; una di quelle cose che abbiamo fatto in questo Parlamento abbassando - è del tutto evidente - la qualità della nostra funzione, della nostra attività di legislatori.
Quindi, io davvero chiedo: ma a voi veramente sembra serio chiedere a un docente italiano di affrontare una questione, come la sicurezza quando si lavora, in tutte le sue infinite sfaccettature, se tutto va bene, tralasciando altre materie, 2-3 ore in un anno? Che stanno in uno o due giorni di una settimana in un anno scolastico? A voi, davvero, questa sembra una cosa seria? Sembra davvero un messaggio? A voi sembra un'altra cosa.
Per voi, ne sono convinto - e ve lo dico chiaramente - è tutta un'altra cosa. Questa cosa viene fatta per poter dire che questo Governo e questa maggioranza si sono occupati, anche in questo modo, della sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma questa è un'indecenza perché questo Governo e questa maggioranza, in realtà, non si sono occupati affatto della sicurezza nei luoghi di lavoro; non lo fa da nessun punto di vista; anzi, la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori e i rischi per la loro vita e per la loro salute sono in un trend che, evidentemente, è di aumento. Quindi, soltanto per lanciare un messaggio e, davvero, soltanto per dire che è una questione fondamentale per il Paese, una questione che meriterebbe, sì, assolutamente, un insegnamento specifico soprattutto in alcuni ordini di scuola, noi, soltanto per questo motivo ci asteniamo su questo provvedimento. Però, va detto, che il messaggio che viene mandato alla scuola italiana è davvero pessimo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del Liceo Scientifico Statale Enrico Fermi di Bari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per i colleghi che non hanno seguito passo passo il percorso del provvedimento, per i ragazzi, gli studenti che stanno seguendo la nostra discussione voglio fare un piccolo richiamo e ricordare il percorso del provvedimento che ci accingiamo oggi a votare e che cosa effettivamente approveremo oggi, se voteremo positivamente questo provvedimento.
È un provvedimento, nato con una proposta dei colleghi Barzotti, Caso ed altri ed arrivato in Commissione, che sostanzialmente proponeva di aggiungere una materia al lavoro che veniva fatto dai nostri studenti, che riguardava il diritto del lavoro e la sicurezza del lavoro. La legge, così come era impostata all'inizio, prevedeva ore aggiuntive, risorse umane aggiuntive, risorse economiche aggiuntive. Personalmente, con il gruppo di Azione, avevamo perplessità su quella proposta che avevamo avuto modo di illustrare perché riteniamo che il modo in cui si stia procedendo, genericamente, in questa legislatura, aggiungendo materie e integrando il percorso didattico e quello scolastico - peraltro con un orario per i nostri studenti già abbastanza pieno di contenuti e complesso da articolare - era del tutto poco convincente e poco funzionale all'obiettivo di dare una formazione completa ai nostri ragazzi e, peraltro, anche in un qualche conflitto con il modello di autonomia scolastica e autonomia dei percorsi che ci deriva dai decreti delegati in poi.
Cionondimeno, almeno quell'impianto di norma aveva una sua logica. Dopo il voto in quest'Aula, dopo il passaggio al Senato, ci ritroviamo una norma che, di fatto, per le stesse perplessità che noi stessi manifestiamo, è stata svuotata.
Una norma che prevede solo un articolo che dice: senza una risorsa aggiuntiva, senza personale aggiuntivo, senza ore aggiuntive, nell'ambito delle ore già previste per l'educazione civica dei ragazzi, chiediamo che si occupino anche di diritto del lavoro e di sicurezza del lavoro. Orbene, chiunque conosca la scuola, chiunque conosca la legge n. 92 del 2019, che ha istituito l'educazione civica, sa che questa legge, così come formulata, non va a cambiare di nulla l'impianto di quanto già esisteva. L'educazione civica è una disciplina trasversale che impiega, o dovrebbe impiegare, 33 ore durante il corso dell'anno, che prevede un docente coordinatore che si occupi di questo percorso ed esistono delle indicazioni nazionali e delle linee guida del Ministero dell'Istruzione e del merito che dicono quali ambiti e quali tematiche devono essere trattati nell'ambito dell'educazione civica. Evidentemente, riguardano la Costituzione, l'Unione europea, l'educazione alla cittadinanza, ma possono riguardare tanti altri temi, molti dei quali noi abbiamo richiamato con leggi.
Queste linee guida possono essere autonomamente aggiornate - la Sottosegretaria lo sa bene - dal Ministero che può integrarle laddove ritenga, come in questo caso, che ci sia un valore nell'integrarle. Dopodiché, esiste, per fortuna - abbiamo lottato tanto perché esistesse -, l'autonomia scolastica. Le scuole, i collegi dei docenti, anno per anno, decidono, in ogni singolo istituto, qual è il percorso sull'educazione civica più adatta in quella fattispecie, che è diversa per area geografica, che è diversa per ordine e grado di studi, che è diversa per tante complessità che ogni singolo istituto ha, e definiscono qual è il piano per l'educazione civica. Poi, c'è un terzo soggetto che va a raffinare questi contenuti che è il docente coordinatore, che può decidere come declinare questi principi guida generali.
Ora, il gruppo di Azione si asterrà su questo provvedimento perché, in generale, il tema della sicurezza sul lavoro e il tema dell'attenzione dei giovani al diritto del lavoro è stato talmente importante nelle cronache degli ultimi tempi e degli ultimi anni, che riteniamo che un'attenzione, una segnalazione fatta al Ministero su queste tematiche non possa che essere positiva. Però, al contempo, non possiamo non stigmatizzare la sensazione di essere totalmente svuotati della nostra funzione legislativa dal momento che sono due anni che proponiamo proposte di legge volte a stabilizzare gli insegnanti precari, volte a incrementare il tempo pieno, volte a rivedere la programmazione di fronte al deserto demografico, alla povertà educativa e all'abbandono scolastico, e tutto quello di cui ci troviamo a discutere in quest'Aula, da due anni, in tema di scuola, sono fittizie materie che non vengono neanche supportate economicamente con adeguato personale e che dovrebbero integrare il corso di studi.
Ecco, noi speriamo - abbiamo ancora davanti metà legislatura e so che la Sottosegretaria è sensibile su questo tema - e ci aspettiamo davvero che, in quest'Aula, avvenga una discussione seria per la formazione e l'educazione dei nostri ragazzi che, ahimè, sono agli ultimi posti nelle classifiche mondiali per conoscenze e per capacità di cittadinanza attiva che deriva da tali conoscenze (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Presidente, onorevoli colleghi, signora Sottosegretario, il 2024, secondo i dati dell'Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro, si è chiuso con 1.055 morti sui luoghi di lavoro. Il 2024, purtroppo, sarà ricordato come l'anno di quattro vere e proprie stragi sul lavoro: i cinque morti a Casteldaccia, i sette a Suviana, i cinque dell'Esselunga a Firenze, i cinque di Calenzano. È un dato questo inconcepibile, che impone un intervento culturale importante per comprendere le ragioni, profonde, di questo fenomeno, come ha ribadito, ancora una volta nei giorni scorsi, il Presidente Mattarella commemorando la tragica morte di Lorenzo Parelli - un giovane ragazzo, uno studente -, morto durante uno stage a Udine. La sicurezza sul lavoro, dice Mattarella, è fondamentale e va garantita, ed è fondamentale assicurare una sinergia tra gli enti di formazione e le imprese per garantire ambienti di lavoro sicuri.
Ecco, il provvedimento che oggi stiamo esaminando torna qui alla Camera, dopo aver subìto una piccolissima modifica al Senato, poiché nel testo vi era un errore formale. Stiamo producendo tanto: nello stesso giorno, praticamente, mentre veniva trasmesso il testo alla Camera, al Senato entrava in vigore la legge che include, appunto, l'educazione finanziaria tra i temi da affrontare durante il percorso di educazione civica e, per questo motivo, è stato necessario modificare la lettera di riferimento nell'elenco. Però credo che sia utile, ancora una volta, confermare che questo è un provvedimento prezioso, un provvedimento prezioso per contrastare e prevenire le morti e gli incidenti sul lavoro.
La proposta di legge, infatti, incide sulla cultura del nostro Paese per diffondere nelle scuole le conoscenze di base del diritto del lavoro e in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro per contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele del lavoratore. Se pensiamo che 7 diplomati su 10 dichiarano di avere intenzione di lavorare appena raggiunto il diploma, capiamo quanto sia importante rafforzare l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole secondarie superiori per fornire le conoscenze di base, soprattutto a chi si approccia direttamente al mondo del lavoro. Educare alla cittadinanza, quindi. Educare alla cittadinanza significa proprio educare alle responsabilità civili e, per questo, è importante partire dai giovani e dalla loro formazione, perché la conoscenza è sempre il primo passo per poter scardinare sistemi malati e innestare un vero cambiamento culturale e sociale. Il luogo dove si presta la propria opera, dove molte volte si esercita la propria passione e dove si mette a frutto la propria missione sociale deve essere sempre un posto sicuro. Spiegare ai nostri ragazzi quanto sia importante la sicurezza sul lavoro nella nostra vita sociale significa, realmente, fondare la Repubblica sul lavoro, sulla cultura del lavoro, sul diritto al lavoro; significa applicare concretamente il primo articolo della nostra meravigliosa Costituzione.
Signor Presidente, come gruppo di Noi Moderati abbiamo sempre sostenuto che è necessario ampliare le conoscenze di base dei nostri ragazzi, e siamo convinti che il tema della formazione sia alla base anche della cultura del lavoro e sia, quindi, fondamentale per il futuro, appunto, dei nostri ragazzi e del nostro Paese, e questa norma conferma il lavoro di questi anni affinché le leggi ci aiutino a mettere in campo i meccanismi per la formazione e la costruzione di una coscienza comune e condivisa rispetto al corretto funzionamento delle cose. È necessario offrire ai giovani lavoratori gli strumenti di conoscenza necessari a comprendere quali sono, appunto, i propri diritti sul posto di lavoro e come riconoscere un ambiente di lavoro insicuro o una condizione di lavoro che non tuteli la loro salute e il loro benessere. I nostri ragazzi e le nostre ragazze devono saper tutelare il loro diritto alla salute e il loro diritto alla vita sul posto di lavoro, e non solo il loro, ma anche quello delle persone che lavorano accanto a loro, perché, signor Presidente, fanno parte proprio dell'idea di educazione civica il senso comune, il senso di bene comune, il senso di responsabilità verso l'altro e, senza un lavoro realmente sicuro, non potremo mai definirci membri di una reale società civile.
Proprio per questo, con il provvedimento oggi in fase di discussione, vogliamo aggiungere l'insegnamento della sicurezza sul lavoro nell'ambito dell'ora di educazione civica negli istituti scolastici. È necessaria una sempre più forte cultura della sicurezza sul lavoro, che nelle ore di educazione civica possa far crescere la consapevolezza nei nostri ragazzi, perché domani saranno loro i lavoratori e i datori di lavoro. Credo che sia un nostro compito fondamentale e, in un mondo complesso, appunto, come quello del lavoro, lo Stato non deve soltanto punire; deve monitorare e sanzionare il datore di lavoro, ma ha anche l'obbligo di offrire ai giovani gli strumenti di conoscenza necessari a comprendere quali siano i propri diritti sul posto di lavoro.
Per tutte queste ragioni annuncio e confermo il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Presidente, ci troviamo ad esaminare, nuovamente, questa proposta di legge, su cui abbiamo già votato a favore. Questa proposta di legge è tornata alla Camera per una correzione meramente formale, perché riteniamo essenziale garantire un ambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti i lavoratori, e la formazione in materia di sicurezza costituisce un passo fondamentale in questa direzione. È necessario incoraggiare la creazione di una coscienza della sicurezza sul lavoro e di un percorso formativo dei ragazzi, che comprenda questo tema.
Questa legge rappresenta un importante contributo alla formazione dei giovani, preparandoli a diventare cittadini responsabili e consapevoli delle proprie responsabilità nei luoghi di lavoro. Vorrei anche fare riferimento a quanto dichiarato dal Presidente della Repubblica, in occasione della presentazione della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia: “Le morti e gli incidenti sul lavoro sono una intollerabile offesa per la coscienza collettiva. Svolgere un'attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società non può e non deve implicare rischi per l'integrità degli individui. La sicurezza nel lavoro è condizione necessaria per rendere effettivo il diritto fondamentale e inalienabile alla salute, tutelato dalla Costituzione, che non può trovare limiti nella mancanza o nella inadeguatezza di misure idonee a rendere il lavoro e i luoghi ove esso si svolge sani e privi di pericoli. Non sarà mai sufficiente l'impegno a questo scopo delle istituzioni e delle parti sociali”. Siamo ben consapevoli che tutto ciò che faremo non sarà mai sufficiente, ma lo dobbiamo fare. Ecco, allora, che con questa proposta di legge si intende inserire l'insegnamento della sicurezza sul lavoro nell'ambito dell'ora di educazione civica negli istituti scolastici, rispondendo, in parte, a questo monito e a questa esortazione.
Siamo consapevoli che alle poche ore di educazione civica che seguono i nostri ragazzi a scuola si chiede tantissimo, probabilmente troppo, ma dobbiamo farlo, posto che i temi da insegnare e da porre all'attenzione dei più giovani sono veramente moltissimi. Non dobbiamo mai dimenticare che dietro ognuno degli oltre mille morti per incidenti sul lavoro in Italia ci sono una persona e la sua famiglia. Questa è, purtroppo, la constatazione più triste, ed è ciò da cui dobbiamo ripartire per essere consapevoli e coscienti di ciò che trattiamo.
Siamo consapevoli che è necessaria una maggiore attenzione ai rischi e alle misure di sicurezza, che devono essere le più appropriate e puntuali. È chiaro che serve una presenza più capillare dei controlli, altrimenti tutti gli strumenti messi in atto rischiano di non essere sufficienti ed efficaci. Serve anche una cultura della sicurezza del lavoro che, nelle poche ore di educazione civica, possa accendere una consapevolezza nella mente dei ragazzi e nelle loro coscienze, anche perché domani saranno loro i lavoratori e i datori di lavoro.
Accogliamo, quindi, l'appello del Presidente Mattarella. Nelle Commissioni d'inchiesta e in quelle di merito che trattano il tema del lavoro facciamo e faremo le nostre proposte per tentare di ridurre quell'elenco di persone morte ogni anno in Italia per il solo fatto di essersi recate al lavoro. Mentre le sanzioni intervengono, purtroppo, sempre dopo, è certamente da incoraggiare la creazione di una conoscenza, una coscienza della sicurezza sul lavoro e di un percorso formativo dei ragazzi che comprenda anche questo tema. Questo, credo, sia il nostro compito.
Presidente, noi oggi non stiamo discutendo un provvedimento in materia di lavoro, ma una proposta di legge che riguarda la scuola, riguarda uno dei contenuti più importanti dell'insegnamento. Lo sappiamo tutti che la sicurezza sui luoghi di lavoro la si ottiene con misure specifiche, mirate, che attengono a un settore molto diverso da quello della scuola, perché attengono alla legislazione sul lavoro, ai cantieri, all'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro che, a sua volta, consente quei controlli indispensabili da applicare alle molte norme che già sono presenti nel nostro ordinamento.
Questa è chiaramente un'assunzione di responsabilità, e saremmo degli incoscienti o, ancor peggio, saremmo degli emeriti bugiardi e ipocriti se pensassimo che con un mero intervento normativo si possa risolvere il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro e, di conseguenza, limitare gli incidenti mortali nell'ambito dell'attività lavorativa, ma siamo anche consapevoli che questo è un primo passo importante per raggiungere l'obiettivo. Per questo motivo, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Noi qui, oggi, ci troviamo a discutere di una proposta di legge che avrebbe dovuto essere molto importante, ma che, comunque, attenziona quest'Aula rispetto al tema della salute e della sicurezza sul lavoro, un tema assolutamente critico in Italia, che fa male e che purtroppo trova attualità tutti i giorni.
Io vorrei partire da questo, perché il contesto in cui ci troviamo a operare è il punto di partenza di ogni ragionamento che facciamo in quest'Aula sulle proposte di legge prima di decidere come intervenire e, poi, come votarle.
Allora, il contesto in cui ci troviamo oggi qual è? Cito solo un esempio per far capire il quadro doloroso, drammatico, cupo e angosciante in cui ci troviamo a lavorare. È di qualche giorno fa la notizia di un bracciante indiano di 46 anni ricoverato da due settimane a Latina in condizioni che, Presidente, dire atroci è dire poco. È stato ricoverato per una cardiopatia e, poi, si è scoperto che aveva una vasculite autoimmune per esposizione a pesticidi senza le dovute precauzioni previste per legge. Questo signore ha perso entrambe le gambe per questo motivo e gli è stato salvato solo un braccio. Quindi, c'è un'inchiesta in corso su questo.
Noi partiamo da qui, da qualcosa che è veramente inaccettabile. Parliamo di cultura, non solo di insegnamento di nozioni di base di sicurezza sul lavoro. Dobbiamo fare un grande cambiamento in questo Paese. Non dobbiamo trattare questo argomento in modo superficiale, incompleto o farne una bandierina, come purtroppo stanno facendo questa maggioranza e questo Governo in questo momento. Quando abbiamo depositato questa proposta di legge il primo giorno di legislatura, nell'ottobre del 2022, lo avevamo fatto prevedendo un insegnamento autonomo, con risorse autonome e con una dignità sua propria all'interno delle scuole e c'erano le risorse.
In questo momento, invece, non è più così. La proposta è totalmente svuotata di contenuto. Vorrei dire qualche parola sulla necessità di intervenire in un altro modo su questo settore. Intanto, non si deve parlare solo di sicurezza, ma anche di salute, quindi il ragionamento è più ampio. Imparare a riconoscere il lavoro come diritto significa garantire una dimensione umana del lavoro, dentro e fuori le mura invisibili del proprio posto di lavoro.
Purtroppo, non posso dire che in Italia sia così. Qui alcuni ragazzi ascoltano i nostri lavori e a me piange il cuore pensare che la prima vittima del 2025 sia un ragazzo di 19 anni, che stava facendo semplicemente uno stage. Anche il 2024, purtroppo, si è concluso con una strada lastricata di vittime. Io oggi non voglio riportare i numeri, perché si tratta di persone che non ci sono più, sono vuoti che non possono essere colmati e non possono essere descritti con le cifre; quindi, che manchino in modo scomposto - e anche un po' assurdo - dalla mia dichiarazione di voto.
La tragedia delle morti sul lavoro riflette questo cortocircuito culturale ancora radicato nel nostro sistema, che vede aumentare anche gli infortuni e le malattie professionali. Quindi, di fatto, quello che si sta facendo in questo Paese non è sufficiente. Noi, come Commissione lavoro, l'abbiamo più volte segnalato, perché non esiste un piano straordinario di prevenzione e di contrasto alle malattie professionali, agli infortuni, a questa strage continua, che abbiamo dovuto sopportare in tutto il 2024 e che, comunque, continua anche nel 2025.
Perché riteniamo fondamentale - in questo modo era impostata la nostra proposta di legge - parlare di cultura? Perché troppo spesso si accetta, in modo implicito o esplicito, che il rischio, il pericolo, il disagio, lo stress siano inevitabili nel mondo del lavoro. Tuttavia, questa concezione non è più tollerabile.
Il lavoro, che dovrebbe essere il fondamento della dignità umana e della nostra Repubblica, non può e non deve trasformarsi in una fonte di insicurezza, di dolore, di mortificazione e di morte. È necessario un profondo cambiamento di paradigma, che metta al centro il valore della persona e il benessere dei lavoratori come priorità assoluta.
Quindi, da qui era importante passare attraverso l'educazione, la formazione e la sensibilizzazione, affinché ogni individuo comprenda che il lavoro giusto non è un privilegio, ma è un diritto inviolabile, un cambiamento culturale, che, anch'esso stesso, da solo, non basterebbe perché, appunto, serve un piano più strutturato che si traduca in principi e azioni concrete.
Il Governo ha il dovere di agire con determinazione, mettendo in campo un piano nazionale, come dicevamo prima, straordinario. Ma questo piano dovrebbe includere misure incisive e coraggiose, che garantiscano una dimensione del lavoro adeguata alle persone, alle loro necessità e ai tempi che stiamo vivendo. Evidentemente, la patente a crediti e gli interventi sporadici non possono essere considerati abbastanza: basti vedere quello che è successo neanche qualche giorno fa.
Penso a misure che impattino veramente sulla quotidianità delle persone, come l'introduzione di una legge sul salario minimo legale, per esempio, che è un passo indispensabile per combattere la precarietà e il lavoro povero, due fenomeni che contribuiscono indirettamente, ma anche un po' direttamente, a creare condizioni lavorative meno sicure. Penso a tutte quelle misure che permettano alle persone di vivere il proprio tempo sempre di più, perché ormai si può e non c'è nessun valido motivo per comprimere questa libertà o, peggio, per rendere le persone ricattabili e, quindi, disposte purtroppo ad accettare qualunque tipo di forma di lavoro insicuro che poi, inevitabilmente, li porta a morire, a infortunarsi e, comunque, a mettersi in pericolo in qualche modo e ad avere, poi, esiti tragici, come siamo, purtroppo, costretti a vedere quasi tutti i giorni.
Ma si può ragionare anche in modo un po' più ampio, parlando, ad esempio, della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario - un provvedimento che dovremmo discutere, che l'Aula dovrebbe discutere nei prossimi giorni - e del lavoro da remoto: sono realtà ormai in tutto il mondo. Ma che senso ha che l'Italia accetti di essere da meno o, addirittura, di tornare indietro, chiedendo alle persone di tornare a lavorare confinati negli uffici? Anche così si prevengono le malattie professionali e si affrontano le nuove sfide, i nuovi rischi, come quelli legati allo stress lavoro-correlato, all'iperconnessione, agli atti vessatori sul luogo di lavoro.
Presidente, nel 2023 c'è stato un più 20 per cento in termini di incremento di malattie professionali e, purtroppo, io non sento una parola su questo argomento da questa maggioranza: si fa finta di niente continuamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), parlando esclusivamente dell'aumento dei posti di lavoro, quando non si parla mai del tipo di lavoro a cui state condannando le persone: un lavoro povero, un lavoro povero di qualità, un lavoro povero di salario, un lavoro povero di futuro, come i fatti di cronaca ci dimostrano quotidianamente.
È necessario superare, quindi, queste logiche di controllo e presenzialismo - sono logiche vecchie, sono logiche insostenibili - e quindi promuovere modelli totalmente differenti basati, appunto, sulla persona, sulla salute e sul benessere lavorativo delle persone.
Purtroppo, il 2025 poteva secondo noi iniziare con un grande e vero cambiamento, introducendo una normativa che andava, effettivamente, a parlare ai ragazzi, a insegnare qualcosa di importante, qualcosa che li avrebbe poi accompagnati per tutta la loro vita. Purtroppo, questo non accadrà perché questa materia verrà insegnata all'interno del calderone dell'educazione civica senza le dovute risorse, senza risorse economiche, senza risorse umane e, purtroppo, questo non porterà a nulla. Quindi, per questo non possiamo fare altro, purtroppo, perché proveniva da una nostra proposta di legge, quindi, potete immaginare quanto ci possa dispiacere dare questo voto di astensione. Ma non possiamo fare diversamente perché, se non diamo un segnale sul fatto che debba cambiare in modo radicale il concetto della salute e della sicurezza sul lavoro, noi qui non cambiamo questo Paese. Purtroppo, mi dispiace dirvelo, ma questa bandierina non vi fa onore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miele. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente. Il provvedimento all'esame dell'Assemblea oggi è di grande rilievo. L'insegnamento di diritto del lavoro e della sicurezza sui luoghi di lavoro, nell'ambito dell'educazione civica, va a implementare e completare un percorso normativo in cui la norma principale, che regola l'attività formativa, è inserita nel decreto legislativo n. 81 del 2008 e va sotto il nome di Testo unico della sicurezza sul lavoro.
La formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è un tema di fondamentale importanza per le aziende e per i lavoratori, ma evidentemente non esaustiva. Introdurne le conoscenze all'interno delle istituzioni scolastiche di secondo grado contribuisce a formare cittadini consapevoli delle regole, a tutela della dignità del lavoro, ma soprattutto dell'importanza della salvaguardia della vita, quale diritto universale. L'introduzione a scuola di questo insegnamento è capillare per insegnare ai nostri giovani il rispetto per il lavoro, ma soprattutto rispetto per se stessi. La cultura della conoscenza, obiettivo che persegue questo Governo, comprende più modi in cui i giovani possano imparare: esperienza diretta (pensiamo ai PCTO, l'alternanza scuola-lavoro come luogo di formazione); l'esperienza pratica, vediamo l'introduzione - tra l'altro molto di successo - del 4 più 2; lo studio, la discussione di materie specifiche come questa: tutto finalizzato a coltivare una coscienza forte, attiva. L'obiettivo è quello di sfruttare al meglio l'opportunità che l'educazione civica ci offre, di trasformare giovani discenti in cittadini attivi nella gestione e nella tutela del nostro Paese, pronti ad applicare le nozioni imparate con consapevolezza. Costruire una cultura della sicurezza significa fondare le basi di una società che sviluppi sempre più un pensiero di responsabilità collettiva. La scuola rappresenta il luogo da cui partire. Il nostro obiettivo è portare le morti sui luoghi di lavoro a zero.
Il fenomeno delle morti sul lavoro e degli infortuni in Italia continua ad essere un tema di drammatica attualità e, per quanto molto si stia facendo per contrastarlo, abbiamo certamente bisogno di iniziare a formare i lavoratori sin da giovanissimi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Richiamare l'attenzione su questo tema deve essere una priorità che ha a che vedere con l'educazione, la prevenzione del rischio e con la costruzione di un equilibrio avanzato che consenta agli studenti e alle studentesse, ai lavoratori e alle lavoratrici di non sottovalutare i pericoli o le minacce che mettono a rischio la vita delle persone e la sicurezza stessa del lavoro che svolgono. Dobbiamo creare un circolo virtuoso fra i giovani cittadini e le istituzioni per incentivare l'assunzione di responsabilità del singolo verso la collettività. In tal senso, si promuove anche la cultura della legalità e, quindi, del rispetto della dignità umana. Questo è centrale per le sfide che siamo chiamati ad affrontare in tema di salari, occupazione, tutela delle donne e delle mamme lavoratrici e dei lavoratori tutti. Ed è proprio all'interno di un approccio educativo-formativo che doniamo il famoso sapere aude.
In questo disegno di crescita individuale e interpersonale assume importanza l'orientamento come occasione di autoconsapevolezza e capacità di scegliere. Essere autoconsapevoli ci aiuta a capire chi siamo, quali sono i nostri diritti, i nostri doveri, cosa stiamo cercando e, soprattutto, ci aiuta a evitare di accettare qualsiasi tipo di situazione lavorativa che ci violi. Ma non sottovalutiamo il fine pedagogico che tale insegnamento persegue nel guidare i giovani in un processo di interiorizzazione del processo di crescita del lavoro come qualcosa che debba sviluppare benessere e non solo portare a guadagnare soldi.
È fondamentale accendere un riflettore e mettere una lente di ingrandimento che permetta di guardare anche da un'altra prospettiva, cioè quella dello Stato, che non soltanto legifera, vigila, monitora e sanziona il datore di lavoro, ma cerca soluzioni, e ai giovani lavoratori dia strumenti di conoscenza necessari a comprendere quali sono i “no” che devono imporre, qualora si trovino nella condizione di vedersi proposto un ambiente di lavoro insicuro o che non tuteli la loro salute, il loro benessere. L'auspicio è che si sviluppi un'educazione che promuova una cultura sempre più propositiva della sicurezza anche nelle aziende, tra i lavoratori e i datori di lavoro. La sicurezza sui luoghi di lavoro - lo ripetiamo - deve essere un vero e proprio mantra in ogni ambiente.
Ad oggi sono obbligatori i corsi di sicurezza sul lavoro per chi è già impiegato. Sono corsi di formazione progettati per fornire conoscenze e competenze ai lavoratori e ai datori di lavoro sulle migliori pratiche per poter prevenire gli infortuni; la formazione può variare in base alle esigenze specifiche delle aziende o alla natura del lavoro svolto. La moderna concezione di sicurezza sul lavoro, che il nostro Paese deve acquisire a pieno, guarda, però, questa disciplina come un concetto generale, più che come una serie di norme, come una filosofia da perseguire, più che un complesso di strumenti da utilizzare per proteggersi; una vera e propria cultura, più che qualcosa imposto dall'alto.
L'istruzione e l'apprendimento hanno il compito, in primo luogo, di trasmettere agli studenti l'importanza di lavorare e di studiare in condizioni salubri. Per loro stessi l'ambiente circostante è una condizione imprescindibile, già dai banchi di scuola, che genera benefici dal punto di vista sia fisico sia psicologico. Grazie al provvedimento al nostro esame, che nasce anche dalla spinta degli studenti, questo aspetto si porta all'interno di un'offerta formativa, educativa e curriculare e si introduce nell'educazione civica. Voglio ricordare a quest'Assemblea e ai colleghi che è grazie a un provvedimento della Lega che i nostri ragazzi sono tornati ad averla come disciplina scolastica nel 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si tratta di un importante stimolo a costruire il bene comune che, inevitabilmente, deve includere la salute, la sicurezza, ma soprattutto il benessere e la tutela della vita, ed è per questo che il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Saluto la Sottosegretaria Frassinetti. Torna oggi in quest'Aula, dopo quasi un anno, un provvedimento che avevamo discusso all'indomani - sono andata proprio a rivedermi le parole che avevamo pronunciato in quei giorni - di una grave strage sul lavoro, avvenuta in un cantiere dell'Esselunga a Firenze, dove erano deceduti cinque operai. In quel momento, sull'onda anche di quella emozione, eravamo arrivati in quest'Aula a confrontarci sul testo che è stato solo minimamente - mi viene da dire - modificato al Senato. Ecco, sono andata anche a rileggermi quante sono state le morti sul lavoro da allora ad oggi: nei primi 11 mesi del 2024 le morti sul lavoro sono state 1.418. È una contabilità drammatica e dolorosa per ognuno di noi, per cui non bastano, ovviamente, né soltanto le parole di sdegno né soltanto le commemorazioni, proprio perché non si tratta solo di tragiche fatalità, si tratta di eventi che si debbono e si possono evitare.
Nessuna norma, tra l'altro, sarà mai sufficiente, anche quelle che oggi affrontiamo in quest'Aula, se prima non si riuscirà ad affrontare un quadro complessivo, che chiama in causa proprio la sicurezza sul lavoro. Pochi mesi fa, qui alla Camera, si sono celebrati, per iniziativa della presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati - la collega Chiara Gribaudo -, gli Stati generali sulla salute e sulla sicurezza del lavoro; un'iniziativa che è stata pensata per ribadire la centralità e la necessità di una cultura della prevenzione e della formazione. L'urgenza di un impegno collettivo che chiama in causa le aziende, che chiama in causa lo Stato, ovviamente, proprio per fornire a tutti i lavoratori e alle lavoratrici salute e sicurezza, investendo in formazione, in piani di emergenza adeguati, in prevenzione, in tecnologie avanzate, per sostenere - questo è un imperativo che riguarda soprattutto lo Stato - quelle imprese, chiunque adotti buone pratiche, che investa nella formazione di qualità e che sia a fianco delle vittime, purtroppo, e dei loro familiari.
Ecco, la sicurezza non è semplicemente un costo, un lusso, ma è un diritto per i lavoratori e un dovere in capo allo Stato. Non risulti strana, in questo senso, questa introduzione al provvedimento che oggi arriva in quest'Aula perché, ovviamente, la cultura della sicurezza riguarda direttamente la scuola, proprio perché la scuola deve diffondere sempre di più la consapevolezza generale dei diritti e dei doveri, di quelli che sono principi irrinunciabili di una cittadinanza responsabile, di quei diritti fondamentali che i cittadini devono vedersi riconoscere: il diritto alla sicurezza, ma non soltanto, il diritto alla salute, il diritto alla legalità e al rispetto delle norme.
Tuttavia, voglio ricordare anche una cosa qui, colleghi - l'avevamo detto anche allora -: non siamo all'anno zero. Non perché sia sufficiente quello che c'è, ma non siamo, anche rispetto a quanto è stato adottato in questi anni nelle scuole, all'anno zero. Penso a quei protocolli di intesa che, in questi anni, sono stati promossi dall'INAIL e dal Ministero dell'Istruzione e del merito, proprio in attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, per favorire la promozione e la divulgazione della cultura, della salute e della sicurezza, e alle convenzioni che sono state adottate; penso a quanto già prevedeva la legge n. 92 del 2019, la legge istitutiva dell'educazione civica, che proprio faceva riferimento e fa riferimento a quegli elementi fondamentali di diritto, in particolar modo al diritto del lavoro; al protocollo d'intesa che nel 2022 è stato promosso dall'allora Ministro Orlando e dal Ministro Bianchi, quindi il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'Istruzione, proprio per garantire e pretendere le misure di sicurezza nei percorsi di PCTO e la formazione specifica prevista per la frequenza di tali percorsi.
Come dicevo, tutto è perfezionabile e migliorabile, colleghi, ma il tema della sicurezza del lavoro, come tutto quello che riguarda l'istruzione e tutto quello che avviene in virtù anche dell'autonomia scolastica all'interno delle scuole, richiede attenzione e conoscenza proprio perché siamo ben consapevoli che il tema della sicurezza sul lavoro è, prima di tutto, un tema culturale, fondamentale e importante, che ha a che vedere con la percezione del rischio da parte degli studenti e con la costruzione di un equilibrio avanzato che consenta di non sottovalutare da parte degli stessi i pericoli e le minacce che vengono incontrati.
Ma, soprattutto, la centralità di questo tema richiede che non si adottino soltanto misure o interventi spot come, purtroppo, anche questa norma rischia di essere, ancora di più se la si introduce a invarianza finanziaria. La scuola, più in generale, non richiede soltanto micro-interventi spesso adottati, purtroppo, sull'onda di eventi anche tragici, come abbiamo visto e come abbiamo ricordato poco fa. Non richiede la norma adatta, di fronte a un evento di cronaca grave, la norma penale, il più delle volte, il voto in condotta, le classi differenziali di fronte all'integrazione reale degli studenti con background migratorio. La scuola richiede di essere ascoltata e di essere rispettata; richiede di fare tesoro, come appunto ho ricordato poco fa, di quanto avviene al suo interno, di quanto lavoro all'interno delle scuole stesse viene attuato, in virtù proprio di quell'autonomia scolastica spesso messa nel mirino da parte dell'attuale Ministro.
La scuola ha bisogno di cure e di attenzioni costanti, proprio perché è una comunità educante in cui dovrebbero trovare applicazione vivente e concreta quei valori democratici di confronto, dialogo e riconoscimento reciproco, proprio perché è il luogo della crescita e della relazione, dove si imparano a gestire i conflitti e, soprattutto, a stare nella differenza. E qui non posso fare a meno di citare, proprio perché di educazione civica si parla, quelle linee guida relative all'educazione civica che il Ministero ha modificato e ha sentito proprio l'esigenza di cambiare, anche qui senza ascoltare preventivamente quello che è il grande lavoro che in più anni è stato adottato dalle scuole, senza aver fatto una verifica di quanto era avvenuto e senza tener conto di un elemento. Quelle nuove linee guida hanno adottato un principio che anima anche quelle indicazioni nazionali sul curriculum di cui, purtroppo - lo dico con grande rammarico - finora abbiamo letto solo da un'intervista del Ministro sul giornale, quando, per l'importanza che rivestono all'interno dell'istituzione scolastica, richiederebbero ben altro lavoro e ben altro approfondimento. Ecco, quelle linee guida sull'educazione civica che hanno adottato quelle parole d'ordine dell'individuo rispetto alla persona, un individuo che è molto più importante di quei valori di solidarietà sociale che dovrebbero animare e che animano la nostra Costituzione. Quelle linee guida che hanno posto a fondamento l'identità italiana, europea e occidentale in antitesi a quel mondo globalizzato e complesso e a quel dialogo fondamentale tra culture e tra le culture e il resto del mondo che è la stessa Carta costituzionale, in realtà, a imporci e a richiederci.
Ecco, sarebbe interessante conoscere anche le parole d'ordine delle indicazioni nazionali sul curriculum che ricordavo poco fa. Attendiamo il Ministro in quest'Aula per saperle, proprio perché anche su questo siamo di nuovo soltanto a comunicati stampa e a dichiarazioni buone per il giornale del giorno successivo, salvo poi essere superate e sorpassate. Invece, la scuola ha bisogno di un grande confronto, di un grande dibattito popolare e collettivo, perché non è una semplice pratica da sbrigare, è qualcosa di molto più importante. Peraltro, quello che sembra solo un tentativo di rivendicare un modello scolastico e che viene adottato ora non risponderà e rischia davvero di non rispondere adeguatamente a una realtà complessa e in profonda trasformazione come la realtà scolastica.
Mi avvio alla conclusione, ricordando, come abbiamo fatto già nella prima lettura del provvedimento, il voto di astensione del Partito Democratico. Ma permettetemi di ricordare in quest'Aula Giuseppe Lenoci. Giuseppe Lenoci era uno studente marchigiano, della mia stessa regione, scomparso nel corso di uno stage formativo il 14 febbraio 2022. Tra pochi giorni, Giuseppe Lenoci verrà ricordato anche nella sua regione e penso che, visto il tema di questo provvedimento, la sua figura ci deve motivare a chiedere: maggiori risorse, maggiori controlli e verifiche, strumenti adeguati per le esperienze formative che si svolgono nelle scuole. Sia, allora, la spinta - e non soltanto un breve episodio - per aprire realmente un confronto su questi temi tra Parlamento e Governo in modo costruttivo e di ampio respiro, perché la scuola ha davvero bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei e solo in quel modo, con un dialogo costante e collettivo, riusciremo, forse, a rendere giustizia al ruolo che essa riveste nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente Mule'. Buongiorno Sottosegretario Frassinetti. Vede, Presidente, mentre mi apprestavo a immaginare un ragionamento sul tema e una dichiarazione di voto finale, ringraziando evidentemente e sicuramente la Commissione cultura e il relatore, onorevole Fabio Roscani, che ha seguito con noi il provvedimento, mi sono fatto una domanda, Sottosegretario, ovvero se io fossi mai stata la persona più corretta per fare questa dichiarazione di voto, perché questo è un tema che - non lo nego - mi tocca molto da vicino. È un tema che sento molto mio, al pari - immagino e spero - di tutti i colleghi dentro quest'Aula, al pari suo e al pari del Sottosegretario.
Presidente, ad ogni incidente e ad ogni morte sul luogo di lavoro, il mio primo pensiero va, sì, alle vittime, ma soprattutto ai familiari, a coloro che, di conseguenza, sono vittime, perché un peso del genere, Sottosegretario, lo porti dietro e davanti a te per tutta la vita. Quindi, vado ad immedesimarmi nei confronti di una moglie che non vedrà più il marito tornare a casa la sera, vado ad immedesimarmi nei confronti di un familiare che vede un suo parente prossimo morto sul luogo di lavoro, vado, Presidente, ad immedesimare - da padre lo dico - la mia persona nei confronti di genitori che non vedono più tornare i figli a casa la sera.
Quindi, penso e ritengo di essere sufficientemente emozionato per potere ringraziare della possibilità che, seppur dalla maggioranza, oggi ci viene data. Presidente, ringrazio anche le opposizioni per le sollecitazioni che ci sono state date. Ritengo che questo sia un primo importante passo. È finito? No, perché è il primo passo di un lungo cammino che dobbiamo fare in un Paese dove ancora, seppur in lieve calo, muoiono circa 3 persone al giorno sui luoghi di lavoro.
Il Presidente della Repubblica Mattarella - che cito - disse che la sicurezza sul lavoro è una priorità permanente e le parole, in questo caso, sono molto importanti, colleghi. È una priorità permanente per la Repubblica: ogni vita persa e ogni vita compromessa chiama un impegno corale per prevenire ulteriori perdite della salute e della dignità di chi lavora.
Presidente, il provvedimento poteva essere più ampio? Sicuramente sì. Poteva includere, anche nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica, più ore? Sì. Ma molto spesso dimentichiamo, Presidente, un passaggio importante di questo provvedimento che noi oggi portiamo in Aula, cioè che nel corpo dello stesso testo si prevede anche l'istituto della testimonianza in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Significa, colleghi, che una persona che ha subìto un incidente grave, un infortunio grave sul luogo di lavoro e che magari - cercherò di essere il meno crudo possibile - oggi porta una protesi, un arto artificiale, andrà di fronte a classi di studentesse e di studenti per far capire quello che si prova e quello che questa persona proverà per tutta la vita.
Sottosegretario Frassinetti, mi permetto di dire, al netto della sacralità dei testi, che una testimonianza di una persona che ha subìto un incidente sul luogo di lavoro sia molto più impattante di 100 libri scritti nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e gli studenti guardano e cercano di capire che ne va della loro salute e, purtroppo, anche della loro vita.
Io penso che serva parlarne sempre di più. Prima ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, anche l'ultimo intervento della collega Manzi. È vero: serve che la diffusione della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro vada a pervadere ogni angolo della nostra Nazione, soprattutto laddove si insegna qualcosa, che è la dorsale della scuola. Infatti, se è vero, colleghi - ed è vero -, che, per quanto riguarda le norme, se le norme già esistono - dal decreto n. 81 in poi, ma, per andare anche un po' più indietro negli anni, lo stesso Statuto dei lavoratori del 1970 parlava di sicurezza sui luoghi di lavoro -, Presidente, se le norme ci sono - e ci sono anche norme punitive, perché nessun Governo ha fatto quello che ha fatto questo Esecutivo, portando avanti il provvedimento -, fondamentalmente, oggi abbiamo qualcosa che può andare di più nelle aule dei tribunali, che è quel passaggio sulla somministrazione fraudolenta, che questo Governo ha voluto nei confronti di datori di lavoro poco seri che non trattano di questo e di altri temi sempre in pancia a tutto il tema della sicurezza.
Tuttavia, ritengo che si siano dette anche alcune inesattezze. Infatti, Presidente, il tema della testimonianza dovrebbe unire, non dividere. Quando sento colleghi che dicono “è uno schiaffo nei confronti di qualcuno”, ricordo che, in questo mio percorso, ho conosciuto molti testimonial che vanno già nelle scuole: Salvitti Gabriele, Intini Ester, Zambonini Silvana, Pagliari Daniele, Pisano Anna, Sabino Lenoci e Francesca Crudele, che, come ricordava la collega del Partito Democratico prima, sono i genitori di Giuseppe Lenoci.
Poi, vede, Presidente, ho conosciuto i genitori di Lorenzo Parelli. Lorenzo Parelli era un ragazzo di 18 anni, che, all'ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro - non era un lavoratore, ma uno studente - è morto, purtroppo, schiacciato da una pesantissima trave. È da lì, colleghi, che nasce un documento, che si chiama la “carta di Lorenzo” (Il deputato Rizzetto mostra un foglio). La carta di Lorenzo è un documento che traccia una via rispetto al tema della responsabilità collettiva che anche la politica deve saper portare all'interno di queste Aule, che va fondamentalmente a definire la persona inserita nel mondo del lavoro, esattamente dentro il suo posto di lavoro.
Apro e chiudo parentesi: stiamo per votare la proposta sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell'impresa. Partecipazione significa parlare anche di sicurezza nelle stesse imprese. Poi, vede, Presidente, mi permetta un cenno storico. C'era già quasi tutto un tempo. Quando, in Piemonte, nel 1852, Don Bosco aiutò un cosiddetto “minusiere” a scrivere un contratto di “apprendizzaggio” - era l'apprendistato moderno -, perché probabilmente all'epoca non sapevano scrivere bene, Don Bosco scrisse che al ragazzo, molto giovane all'epoca, serviva ricevere “relativamente alla sua condotta morale e civile quegli opportuni salutari avvisi che darebbe un buon padre al proprio figlio”. Noi vogliamo, Presidente, che accada esattamente questo: che si insegni la cultura della sicurezza nelle scuole. Trenta ore? Ne faremo di più? Sicuramente sì, però è un ottimo inizio. Chiediamo che, in seno a queste ore, Sottosegretario, arrivino nelle classi i testimonial della sicurezza.
Quando qualche collega mi parla e mi dice che non sono previste risorse finanziarie all'interno di questo provvedimento, io vorrei capire - ma lo so - che questi testimonial che prima ho citato, non ultimo Dino Parelli e Maria Elena Dentesano, genitori di Lorenzo Parelli, bene, quando vanno nelle scuole, non hanno bisogno di una copertura finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché ci vanno fortunatamente, grazie a loro e grazie a Dio, gratis, perché a loro basta drammaticamente trasferire quanto, purtroppo, hanno vissuto e quanto, evidentemente, vorrebbero non accadesse più. Abbiamo bisogno di nuovi maestri, considerato anche il fatto, Presidente - non lo nego - che soprattutto alla luce dell'applicazione, dell'epifania, dell'avvento - chiamiamola come vogliamo - delle cosiddette nuove tecnologie, io penso che la politica, Sottosegretario, debba fare grandi passi avanti, anche rispetto, ad esempio, all'applicazione della digitalizzazione e dei sistemi di intelligenza artificiale che vadano ad aiutare tutto il tema della sicurezza.
Chiudo, Presidente, ringraziandovi dicendo che, più se ne parla meglio è. Vedete, noi ci accingiamo tutti quanti, chi più chi meno chiaramente, a vedere il Festival di Sanremo, io so che lei chiaramente lo guarderà. Bene, lo scorso anno il conduttore Amadeus parlò di sicurezza sui luoghi di lavoro, in un luogo, in una kermesse che oggi è guardata anche da molti giovani, perché luoghi di questo tipo sono frequentati anche da cantanti o da performer che sono indicativamente nelle corde dei nostri giovani. Chiediamo al conduttore, a Carlo Conti di Sanremo: parlane anche quest'anno.
Infatti, vedete, l'aula della Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati è dedicata - prima aula parlamentare - a tutte le vittime sul lavoro con la posizione di un'opera di Giorgio Celiberti. Ebbene, penso che noi, con questo piccolo passaggio, anche se un domani cercheremo di evitare una morte o evitare un infortunio sul lavoro, abbiamo fatto in modo più che sufficiente il nostro lavoro. Detto questo, non sarà finita, ci saranno altri provvedimenti. Io ringrazio per tutti coloro che vorranno accordarci - la maggioranza in questo caso, perché mi pare che le opposizioni si vanno ad astenere, ma è legittimo - il voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 630-B)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 630-B: "Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica" (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00374, Pavanelli ed altri n. 1-00376, Ghirra ed altri 1-00378, Faraone ed altri n. 1-00380, Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo ed altri n. 1-00385 e Benzoni ed altri n. 1-00391 in materia di politiche industriali.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00374, Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), Ghirra ed altri 1-00378, Faraone ed altri n. 1-00380, Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo ed altri n. 1-00385 e Benzoni ed altri n. 1-00391 in materia di politiche industriali (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 dicembre 2024, sono state presentate le mozioni Ghirra ed altri 1-00378, Faraone ed altri n. 1-00380, Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo ed altri n. 1-00385 e Benzoni ed altri n. 1-00391 e una nuova formulazione della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
Ho bisogno, però, di silenzio, perché, viceversa, non capisco i pareri. Quindi, vi prego, colleghi. Grazie. Sottosegretaria Bergamotto, prego.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Iniziamo con la mozione Braga ed altri n. 1-00374. Con riferimento alle premesse, si esprime parere contrario. Con riferimento agli impegni, il Governo esprime, in relazione all'impegno 1), parere favorevole con la seguente riformulazione: “a farsi promotore, nel corso della nuova legislatura europea, di iniziative volte a mettere in campo ogni politica finalizzata a recuperare competitività, produttività e livelli di reddito dell'Unione europea, per garantire il benessere dei cittadini e il mantenimento del modello sociale europeo, mediante un maggior coordinamento delle politiche industriali, commerciali e fiscali, e la riduzione del divario di innovazione nei settori trainanti;”.
PRESIDENTE. Quindi, si ferma alla parola “trainanti”. Dalla parola “intervenendo” fino alla parola “transizioni” viene espunto.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esattamente. Sugli impegni 2) e 3) il parere è favorevole.
Sull'impegno 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per accompagnare e sostenere l'industria manifatturiera nella trasformazione digitale e nella conversione ecologica;”.
Sugli impegni 5) e 6) il parere è favorevole.
Sull'impegno 7) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative, come ad esempio istituire un tavolo istituzionale con il coinvolgimento delle parti sociali per una valutazione generale del fenomeno dell'intelligenza artificiale sul lavoro e sul suo impatto sulla trasformazione dei modelli organizzativi, sulle professioni, sulla formazione, su salario e durata della prestazione lavorativa, anche rispetto al ruolo della contrattazione collettiva;”.
PRESIDENTE. Quindi sostanzialmente si aggiunge, nella parte inziale, “a valutare (…)”.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì. Sull'impegno 8) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a portare avanti e potenziare le iniziative, già adottate da questo Governo, volte ad accrescere l'investimento nel capitale umano per recuperare il ritardo nelle competenze digitali attraverso un piano di azione che assicuri la formazione delle competenze per la transizione digitale ed ecologica, e promuova la crescita delle start-up e delle imprese che offrono servizi innovativi che utilizzano l'intelligenza artificiale;”.
Sugli impegni 9), 10), 11) e 12) il parere è favorevole.
Sull'impegno 13) il parere è contrario.
PRESIDENTE. Quindi nella sua totalità - tutte le lettere dalla a) alla d) - è contrario. Andiamo avanti.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Passiamo alla mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione). Con riferimento alle premesse, si esprime parere contrario. Con riferimento agli impegni si esprime parere contrario su tutti.
Passiamo alla mozione Ghirra ed altri 1-00378. Con riferimento alle premesse, si esprime parere contrario. Quanto agli impegni, sugli impegni 1), 2), 3), 4), 5), 6) e 7) il parere è contrario.
Sull'impegno 8) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare tutte le iniziative volte a incentivare una produzione industriale che operi nel rispetto degli indicatori di benessere equo e sostenibile, sostenendo la transizione verso modelli improntati a criteri di sostenibilità ecologica e sociale;”.
PRESIDENTE. Quindi, vengono espunte le parole “attraverso la semplificazione delle procedure” e il resto rimane inalterato. Andiamo avanti.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sugli impegni 9), 10), 11), 12) e 13) il parere è contrario.
PRESIDENTE. Bene. Andiamo avanti e passiamo alla mozione Faraone ed altri n. 1-00380. Sia pronto l'onorevole Faraone a prendere nota.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00380, con riferimento alle premesse, si esprime parere contrario. Quanto agli impegni, sull'impegno 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a sostenere la resilienza del settore industriale continuando ad adottare iniziative volte a supportare l'industria manifatturiera nella trasformazione digitale ed ecologica, al fine di stimolare gli investimenti delle imprese in innovazione, tecnologie avanzate e decarbonizzazione, migliorando la loro capacità di competere sui mercati globali e di fronteggiare le attuali pressioni normative e concorrenziali;”.
PRESIDENTE. Silenzio, per favore. Colleghi, ho bisogno di silenzio, altrimenti non capisco le riformulazioni. Prego, Sottosegretaria.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sull'impegno 2) il parere è favorevole.
Sull'impegno 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare ad adottare iniziative volte ad accrescere l'investimento nel capitale umano attraverso un piano di azioni che assicuri la formazione delle competenze per la transizione digitale ed ecologica e promuova la crescita delle start-up e delle imprese che offrono servizi innovativi che utilizzano l'intelligenza artificiale”.
Sull'impegno 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a facilitare l'accesso a finanziamenti e condizioni agevolate per le PMI, riducendo gli oneri burocratici e potenziando, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'utilizzo degli strumenti previsti dal Piano Transizione 4.0”. Sull'impegno 5) il parere è favorevole. Sull'impegno 6) il parere è contrario. Sull'impegno 7) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a rafforzare le iniziative adottate e introdurne di nuove, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, volte a prevedere specifici canali di finanziamento dedicati alla cybersecurity delle imprese, individuando misure a basso carico di burocraticità e disposizioni che consentano anche una adeguata formazione del personale in materia di digitalizzazione e sicurezza nelle procedure digitali”.
Sull'impegno 8) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a sostenere, nei limiti del regolamento europeo, le imprese ad alta intensità energetica nei settori più esposti al sistema Ets e al Cbam, riducendo i costi aggiuntivi legati alla transizione ecologica”.
Sull'impegno 9) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa utile a ridurre i costi energetici, migliorare la competitività del sistema produttivo e accelerare il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici del Green Deal europeo”.
Sull'impegno 10) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a introdurre strumenti innovativi al fine di consentire ai giovani e ai disoccupati di accedere a percorsi di qualificazione e riqualificazione professionale, anche sostenendoli economicamente durante la formazione, e anche per colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, favorendo l'acquisizione delle competenze richieste dal mercato”. Sull'impegno 11) il parere è favorevole. Sugli impegni 12), 13), 14) e 15) il parere è contrario. Sull'impegno 16) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza per rilanciare le politiche industriali nel Mezzogiorno attraverso interventi strutturali e mirati, volti a ridurre i divari territoriali e a promuovere un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo”.
PRESIDENTE. Aspetti un attimo. Colleghi, facciamo silenzio, ve lo dico per la quarta volta. Io non riesco a seguire le riformulazioni, non so come dirvelo. Se voi parlate, io non riesco a seguire! Prego, Sottosegretaria.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sull'impegno 17) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a farsi promotore, in Europa, di iniziative volte a sviluppare una strategia europea coordinata per il rilancio del settore automotive”. Sull'impegno 18) il parere è contrario. Sul capoverso 19), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a sostenere le aziende del comparto moda e il relativo indotto attraverso misure che favoriscano l'aggregazione alle piccole imprese della filiera”. Sul capoverso 20), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative volte a sostenere e incentivare specifici programmi di internazionalizzazione per le imprese, in particolare per i settori del food e della moda”.
Sulla mozione Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo ed altri n. 1-00385, si esprime parere favorevole con riferimento alle premesse e parere favorevole su tutti gli impegni.
Per quanto riguarda la mozione Benzoni ed altri n. 1-00391, con riferimento alle premesse, si esprime parere contrario, mentre, si esprime parere contrario sugli impegni 1), 2), 3), 4), 5), 6), 7), 8) e 9). Sull'impegno 10), il parere è favorevole, mentre sull'impegno 11) il parere è contrario.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, colleghe e colleghi, le mozioni in discussione condividono un obiettivo comune: affrontare le sfide industriali e produttive del nostro Paese in un contesto globale sempre più complesso e competitivo. Pur con accenti diversi, sottolineo la necessità di politiche incisive e strategiche per rispondere a un panorama economico dominato dalle grandi potenze globali, in particolare Stati Uniti, Cina e India. La crescente concentrazione del potere economico e tecnologico in poche aree del mondo rappresenta una minaccia per la sovranità economica e industriale europea. Gli Stati Uniti avanzano con programmi massicci di sostegno industriale, come l'Inflation Reduction Act, la Cina continua a rafforzare la sua posizione con il piano Made in China 2025, mentre l'India emerge come una nuova potenza economica manifatturiera grazie a una politica industriale proattiva.
In questo scenario, appare evidente che nessun Paese europeo, nemmeno il più forte, può affrontare da solo queste sfide. Una politica industriale esclusivamente nazionale non basta più; va sottolineata, invece, l'importanza di un'azione coordinata a livello europeo, ribadendo che il futuro dell'industria italiana è strettamente legato alla costruzione di una politica industriale continentale. Ci vuole un rafforzamento delle catene del valore europee e un investimento congiunto in tecnologie strategiche, come l'intelligenza artificiale, la transizione green e le energie rinnovabili.
Una visione europea non solo tutela l'Italia, ma promuove l'autonomia strategica del nostro continente. Una politica industriale efficace va focalizzata su interventi nazionali per rafforzare il tessuto produttivo italiano, ma si inserisce in un contesto europeo più ampio, auspicando un'armonizzazione delle politiche industriali e fiscali con i partner europei. L'attenzione alla transizione digitale ed ecologica e al rafforzamento del made in Italy dimostra la volontà di posizionare l'Italia come leader in filiere strategiche, che richiedono, però, investimenti e governance condivise a livello UE. Va, inoltre, sottolineata la necessità di rivedere le politiche energetiche, di incentivare il riciclo dell'acciaio come materiale strategico e di investire nell'intelligenza artificiale con un approccio più opportunistico rispetto a quello attualmente adottato dall'Unione europea. Molte proposte, come la creazione di un temporary framework per l'automotive e l'inserimento del rottame di acciaio tra i materiali strategici, sono possibili solo attraverso un'azione concertata a livello europeo.
Le mozioni di maggioranza del PD, di Italia Viva e di Azione, lette insieme, evidenziano un punto centrale: l'Europa deve parlare con una sola voce in materia di politica industriale. E, io aggiungo, senza una politica comune, non saremo in grado di competere con i massicci investimenti americani e cinesi in tecnologie avanzate, continueremo a dipendere da Paesi terzi per materie prime critiche, energia e componenti industriali strategici e rischieremo di vedere le nostre PMI schiacciate da una concorrenza globale che beneficia di economie di scala e di politiche protezionistiche.
Per questi motivi è indispensabile che l'Italia sia promotrice di una nuova stagione di politiche industriali europee, basate su quattro pilastri: 1) autonomia strategica: investire in settori chiave, come batterie, semiconduttori rinnovabili e intelligenza artificiale per ridurre le dipendenze esterne; 2) coordinamento fiscale e industriale: armonizzare le politiche fiscali e gli incentivi, evitando disparità tra i Paesi membri che rischiano di frammentare il mercato unico; 3) finanziamenti condivisi: promuovere strumenti comuni di debito europeo per finanziare progetti di innovazione e di transizione ecologica; 4) integrazione delle catene di valore: rafforzare la cooperazione tra imprese europee per competere su scala globale.
In conclusione, Presidente, esprimiamo voto favorevole alle mozioni Braga ed altri n. 1-00374, Faraone ed altri n. 1-00380, Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo ed altri n. 1-00385 e Benzoni ed altri n. 1-00391, sottolineando la necessità di un impegno più ambizioso verso una politica industriale europea. Solo un'Europa forte, coesa e visionaria può competere efficacemente in un mondo sempre più polarizzato e a rischio di egemonizzazione economica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.
NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretaria, il tema che affrontiamo oggi con gli atti abbinati che abbiamo all'esame va ad incidere su una pluralità di situazioni e di articolazioni da cui dipendono la crescita e lo sviluppo industriale del nostro Paese. È in corso, a livello globale, una complessiva e complessa ristrutturazione dei sistemi industriali, che coinvolge un'ampia riorganizzazione delle economie avanzate di tutto il mondo in un'ottica globale, che genera trasformazioni nei flussi di investimento, nel sistema di import-export degli Stati, nelle bilance dei pagamenti e nei sistemi trasportistici strettamente connessi alle dinamiche del commercio internazionale.
Nell'ambito di queste già complesse dinamiche evolutive si inseriscono le nuove tecnologie, la digitalizzazione e l'intelligenza artificiale, con i relativi problemi di trasformazione del mercato del lavoro e le esigenze sempre più stringenti di una formazione continua, evolutiva e avanzata della forza lavoro a tutti i livelli e in tutti i settori, oltre, ovviamente, alle tematiche connesse al cambiamento climatico, alle politiche di sviluppo sostenibile e al tema dei tanti focolai di guerra e di conflitti che infiammano molteplici aree del nostro mondo e che vanno a incidere pesantemente sul costo delle materie prime e dell'energia, elementi dai quali nessuna politica industriale seria di un Paese avanzato come il nostro potrà mai prescindere.
Tutti questi elementi impongono al Governo e al Parlamento un'ampia e profonda riflessione che, passando per ognuno dei problemi che abbiamo toccato, punti a realizzare compiute ed efficaci politiche industriali, energetiche, fiscali, del lavoro e della formazione, oltre che il sostegno. Partendo dall'analisi dei dati e degli elementi fattuali in nostro possesso, nel 2023, la produzione industriale ha subito una diminuzione del 3,1 per cento rispetto al 2022: un dato che segna una brusca inversione di tendenza rispetto alla crescita degli anni precedenti, in particolare nei comparti legati alla manifattura e, purtroppo, alla meccanica avanzata. A settembre 2024, il settore industriale del nostro Paese ha dovuto registrare un ulteriore calo del 4 per cento su base annua, confermando un trend negativo che si protrae, ormai, da 20 mesi. L'industria rappresenta circa il 25 per cento del prodotto interno lordo del Paese e si è trovata ad affrontare, contemporaneamente, un rallentamento degli ordini interni ed esterni, ma anche un contesto caratterizzato da costi energetici elevati e da forti pressioni normative, soprattutto legate al Green Deal europeo, all'interno di una competizione globale sempre più serrata.
Il riflesso delle difficoltà del sistema industriale italiano si ripercuote sul mondo del lavoro. Sarebbero oltre 120.000 i posti di lavoro a rischio, dei quali 70.000 nell'automotive e oltre 25.000 in ambito siderurgico. Difficoltà - guarda caso - proprio in quei settori che sono maggiormente energivori, che risentono di più delle politiche europee sul green e sui quali l'aumento dei costi delle materie prime risulta maggiormente impattante.
Un discorso a parte meriterebbe il tema dell'evoluzione digitale e dell'applicazione dell'intelligenza artificiale ai processi produttivi e alla sicurezza sul lavoro, sul quale il nostro sistema produttivo è estremamente indietro, per non dire al palo, e da un certo punto di vista mi verrebbe da dire “meno male”. Meno male perché una diffusa applicazione del digitale nei processi industriali amplificherebbe il già serio problema di riqualificazione e di ricollocazione del personale e necessiterebbe di politiche di formazione molto più avanzate e coordinate rispetto a quelle che oggi il Paese riesce a mettere a terra.
Allora, colleghi, risulta evidente che c'è bisogno, da un lato, di interventi urgenti, ma, dall'altro, di un'azione riformatrice strutturale di ampio respiro, che coinvolga il sistema della formazione del nostro Paese, mettendo a sistema le istituzioni e gli enti gestiti dai corpi intermedi, primi fra tutti quelli della bilateralità.
Poi c'è bisogno di politiche energetiche prive di matrici ideologiche, pragmatiche e di lungo respiro, che consentano alle nostre aziende di competere agli stessi livelli di quelle d'Oltralpe, ma anche con quelle extraeuropee e questo senza il nucleare non sarà mai possibile. Per ricordare un po' di numeri, a fronte di un costo energetico per l'Italia pari a 0,127 euro per kilowattora, la Germania ne paga 0,73, la Francia e la Polonia 0,60 e la Spagna 0,051. Se non colmiamo questo gap e lo facciamo al più presto, la nostra produzione industriale non sarà mai concorrenziale con il resto dei partner europei. Inoltre, da quest'anno, con la chiusura completa dei flussi dei gasdotti con la Russia, le bollette costeranno alle imprese ben 13,7 miliardi in più rispetto al 2024, con un rincaro di oltre il 19 per cento che impatterà sul quadro, già precario, in cui si trova ad operare il nostro sistema industriale.
Allora, veniamo alle soluzioni. La prima cosa da fare è potenziare gli investimenti nelle infrastrutture per l'energia verde e parallelamente sostenere la combinazione di una riforma del mercato elettrico attraverso innanzitutto la conversione strutturale delle aziende, la formazione del personale - e intendo di tutto il personale -, la separazione del prezzo dell'elettricità da quello del gas, incentivando le aziende all'adozione di contratti a lungo termine per valorizzare le fonti rinnovabili e l'introduzione graduale del nucleare avanzato al fine di ridurre i costi energetici. Per il digitale, poi, è necessario rafforzare il sostegno alle piccole e medie imprese per l'adozione di tecnologie avanzate come l'automazione e l'intelligenza artificiale, anche applicata alla sicurezza sul lavoro, l'Internet of Things, ma anche la cybersecurity e, ovviamente, promuovere la Transizione 5.0 per facilitare l'accesso ai finanziamenti, anche riducendo il carico burocratico, che oggi risulta troppo pesante e farraginoso.
In stretta connessione con lo sviluppo del digitale e dell'intelligenza artificiale, poi, sarà indispensabile affrontare il tema della formazione, anche per colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, favorendo l'acquisizione delle competenze richieste dal mercato, riqualificando il personale impiegato e mitigando l'effetto delle inevitabili conseguenze dell'intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, facendo diventare quest'ultima un sostegno, un plus, non un minus per le nostre aziende.
Poi sulla moda e sull'alimentare, settori trainanti del made in Italy e bandiere delle nostre esportazioni, sarà importante elaborare specifici programmi di internazionalizzazione, rendendo più agevoli le procedure di accesso ai prestiti erogati dalla Società italiana per le imprese all'estero, garantendo una reale semplificazione per l'accesso a nuovi mercati e incentivando, anche fuori dai confini nazionali, le attività di promozione dell'eccellenza delle produzioni del made in Italy, anche nell'ottica di salvaguardarne e incrementarne l'occupazione.
Concludo, colleghi: è necessaria l'adozione di politiche fiscali che promuovano la resilienza delle imprese e la definizione di un quadro normativo organico che promuova la partecipazione diretta dei lavoratori nella governance delle imprese. Fondamentale è una specifica politica industriale per il Mezzogiorno, che riduca i divari territoriali e promuova un modello di sviluppo sostenibile, organico, omogeneo e inclusivo.
Solo se saremo in grado di fare questo e convinceremo l'Europa a produrre investimenti poderosi in ricerca e sviluppo nelle strutture esistenti e a investire in quel gap che fin qui ha stretto i sistemi industriali del vecchio continente nella morsa delle economie americana e asiatica noi cresceremo, dando sviluppo al Paese in un'ottica europea che sia integrata e, al contempo, protagonista di un sistema globale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signora Sottosegretaria, finalmente arriviamo a parlare in quest'Aula di politiche industriali e lo facciamo in un momento in cui, al netto dei proclami del Governo, l'industria italiana è in evidente difficoltà. Siamo di fronte a 22 mesi consecutivi di calo delle produzioni. Anche se in diverse circostanze il Ministro Urso ha dichiarato che non è suo compito occuparsi di politiche industriali - ci chiediamo cosa ci faccia a capo di quel Dicastero (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) -, vi chiediamo cose semplici e quasi banali, e quindi il parere contrario del Governo è davvero incredibile.
Vi chiediamo, ad esempio, di definire, con il pieno e costante riconoscimento delle organizzazioni sindacali, un'efficace strategia industriale e di sviluppo, ma siete contrari. Vi chiediamo di ridurre le enormi disparità tra le regioni del nostro Paese e di contrastare l'impoverimento produttivo e industriale del Mezzogiorno, piuttosto che buttare miliardi in progetti insostenibili e pericolosi come il ponte sullo Stretto, ma anche su questo siete contrari.
Vi chiediamo misure efficaci per contrastare e disincentivare la delocalizzazione delle produzioni, sostenere le produzioni ecosostenibili, innovative e di qualità, piuttosto che fare crociate contro settori strategici del made in Italy come quello della canapa, ma ovviamente siete contrari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Vi chiediamo di introdurre il salario minimo, chiamatelo come vi pare, purché si tratti di misure utili a contrastare il continuo impoverimento di lavoratrici e lavoratori, difendere l'occupazione e contrastare la precarietà, ma siete contrari.
Proponiamo di varare un piano d'azione per il clima, come quello che tante delle nostre città hanno già adottato da tempo, e di non fare dell'Italia un hub del gas. Dovremmo essere il Paese leader nella produzione di energie rinnovabili, altro che nucleare, Presidente: gli italiani hanno già detto per ben 3 volte che non lo vogliono (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Come fate a perseverare su una strada così lunga, costosa, incerta e pericolosa? Gli SMR non saranno pronti prima di una decina d'anni e non contribuiranno in alcun modo alla decarbonizzazione e alla transizione energetica, ma poi chi si accollerà i costi e chi li vorrà sul proprio territorio?
Fermatevi, ascoltateci per una volta. Ovviamente noi siamo contrari a tutti i dispositivi delle mozioni che prevedono il ritorno al nucleare. Secondo i dati Istat, da novembre 2022 ad agosto 2024 il fatturato manufatturiero è sceso dell'8 per cento; la domanda interna ristagna, mentre, ad agosto 2024, le esportazioni hanno perso il 6,7 per cento in valore e il 17 in volume sull'anno precedente; la precarietà, il lavoro nero e il sommerso colpiscono 6 milioni di lavoratori; l'evasione fiscale e contributiva è a quota 82,4 miliardi di euro; i comparti in crisi con produzioni in calo e livelli occupazionali a rischio sono tantissimi, dall'automotive al tessile, dalla siderurgia alle telecomunicazioni, dalla moda alla termomeccanica, agli elettrodomestici.
Non ci ha certo sorpreso, purtroppo, la pubblicazione delle nuove stime di crescita curata dall'OCSE, che ridimensiona i dati finora forniti dalla Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro dell'Economia e delle finanze. Nel 2025 il prodotto interno lordo si fermerà allo 0,5 per cento, la metà dell'ottimistica previsione dell'1 per cento fissata dal Governo nel suo Piano strutturale di bilancio. L'Istat ha evidenziato che la crescita dell'economia italiana è stata inferiore alla media dell'area euro. Nel terzo trimestre del 2024 il PIL è rimasto stabile rispetto ai 3 mesi precedenti, in una situazione di sostanziale stagnazione, in controtendenza rispetto ai principali partner europei, che hanno registrato invece una, sia pur lieve, crescita.
Tra le economie europee l'Italia, insomma, è quella con la peggiore performance. Drammatica, poi, è la situazione del Mezzogiorno, sempre più escluso dai grandi processi produttivi e sempre più marginale rispetto alle scelte industriali di questo Governo. L'ultimo rapporto Svimez 2024 evidenzia chiaramente che, terminata la fase di spinta post-COVID e gli effetti del PNRR, nei prossimi 2 anni il Sud vedrà allargarsi ulteriormente la forbice del prodotto interno lordo, con una riduzione del salario reale ben più alta che nel resto del Paese, stimata nel 5,7 per cento.
A deprimere ulteriormente le produzioni contribuisce anche la terribile riduzione del potere di acquisto degli stipendi, l'impoverimento di una fetta sempre più grande di lavoratori e pensionati, che avete offeso con adeguamenti ridicoli dalle pensioni, e un conseguente e inevitabile calo della domanda di beni e servizi. Sappiamo bene che, dietro i dati sull'occupazione esaltati da questo Governo, si nascondono precarietà e part-time involontari, diminuzioni delle ore lavorative, un ricorso continuo alla cassa integrazione, un enorme problema legato agli stipendi e alla capacità economica delle famiglie, sempre più in difficoltà.
È per noi davvero incomprensibile la vostra ostinata contrarietà all'introduzione del salario minimo, così come ad ogni misura che possa migliorare la qualità della vita di lavoratrici e lavoratori. Eppure, l'Italia è l'unico Paese OCSE, insieme a Grecia e Giappone, in cui il salario reale è diminuito rispetto al 2000. Aumentano la povertà energetica ed economica anche della classe media, le spese per i consumi diminuiscono, ci sono famiglie che rinunciano a riscaldarsi, a curarsi e a mangiare. Peggiorano gli indicatori di povertà assoluta, eppure continuate, miopi e sordi, nella vostra propaganda che dipinge gli anni del Governo Meloni come una nuova età dell'oro.
Basterebbe vedere quanti tavoli di crisi sono aperti al Ministero delle Imprese e del made in Italy per comprendere lo stato di salute dell'industria nel nostro Paese. Sono 35 le vertenze e ben 4 nella mia Sardegna, da anni soggetta a processi di destrutturazione produttiva e deindustrializzazione, con pesanti conseguenze sulle condizioni di vita delle nostre comunità. La crisi coinvolge oltre 30.000 lavoratori e lavoratrici, a cui si aggiungono 22 casi monitorati che riguardano circa 15.000 lavoratori da aziende non in crisi, ma che rientrano in settori in difficoltà, dall'ex Ilva a Portovesme, da Conbipel a Jabil, da Beko ad Almaviva Contact.
Crisi industriali, vecchie e nuove, segnate da chiusure, riduzioni occupazionali e processi di delocalizzazione che vedono coinvolte tutte le regioni del nostro Paese, da Sud a Nord. Dati sottostimati che non considerano, tra l'altro, gli oltre 120.000 lavoratori a rischio per via delle trasformazioni (70.000 nell'automotive, oltre 25.000 nella siderurgia, 8.000 nell'energia, 2.000 nel settore elettrico, più di 4.000 nella chimica di base, 3.500 nel settore del petrolchimico e della raffinazione, 8.000 nelle telecomunicazioni), per non parlare delle gravi ricadute di tali crisi sulla filiera degli appalti.
La manifattura italiana è un patrimonio da difendere e sostenere, e non ci sarà nessuna nuova stagione di sviluppo se l'Italia si arrenderà alla deindustrializzazione. Ricordo che l'automotive è ancora oggi il principale settore manifatturiero italiano, con oltre 270.000 addetti diretti e un fatturato di oltre 100 miliardi di euro. Per questo è sempre più preoccupante e drammatica la crisi di produzione in cui versa il gruppo Stellantis. Finalmente Elkann si è degnato di venire a riferire in Parlamento, con calma, il 19 marzo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Confidiamo che il nuovo management garantisca forte e totale discontinuità rispetto al passato sugli impegni occupazionali e produttivi.
Negli anni Novanta, l'Italia era tra i primi Paesi al mondo per autovetture prodotte, mentre nel 2024 sono state meno di 350.000, il 41,5 per cento in meno del 2023 e meno della metà rispetto al 2019, ma, nonostante gli investimenti, gli aiuti di Stato, gli ammortizzatori sociali a carico dei contribuenti italiani, Tavares si è preso gioco di noi, promettendo, da un lato, di arrivare a produrne un milione entro il 2030, e, dall'altro, disinvestendo.
Gli unici a guadagnare da questa situazione sono stati gli organi di vertice. È evidente dalla buonuscita data a Tavares, ma soprattutto dagli utili del 2023: 18,6 miliardi di euro, l'11 per cento in più rispetto al 2022, nonostante tra il 2007 e il 2024 la produzione sia calata di quasi il 70 per cento. Così come, in soli quattro anni, è crollata la situazione occupazionale, il personale dei sei stabilimenti di Stellantis è diminuito del 25 per cento in soli quattro anni.
La contrazione di Stellantis determina, poi, la crisi dell'indotto del settore, con chiusure e ridimensionamenti di molte aziende e imprese, e tutto quello che comporta in termini di rischio di tenuta dei livelli occupazionali. In questo contesto, riteniamo inaccettabile la decisione del Governo di tagliare 4 miliardi e mezzo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) - cioè circa l'80 per cento della dotazione complessiva del Fondo per la transizione verde dell'automotive - così come più di 5 miliardi per i programmi di incentivi alle imprese e al sistema produttivo.
Fermatevi, smettete di sottrarre risorse alle nostre industrie, agli stipendi, alla sanità, alla scuola per investire in armi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
Per alimentare le politiche di guerra avete stanziato ben 34 miliardi di euro in più (due e mezzo all'anno fino al 2039), pur sapendo che difficilmente riuscirete a raggiungere il 2 per cento, e men che meno il 5 per cento del PIL richiesto da Trump.
Noi chiediamo che i modelli di sviluppo e la strategia industriale siano in grado di consentire la trasformazione delle grandi imprese e dei grandi comparti produttivi. Per questo proponiamo incentivi e sostegni pubblici per l'innovazione del sistema delle imprese, la transizione verde ed energetica. Solo così potremo uscire dalla stagnazione e garantire un futuro ai nostri settori manufatturieri.
Ascoltateci, almeno questa volta, e fermate il declino dell'industria del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie anche alla Sottosegretaria, che oggi è in Aula per parlare di un argomento così importante - quello delle politiche industriali - che dovrebbe essere, penso, il focus di questo Parlamento di fronte a dei mesi, i prossimi, che vedono il nostro Paese al centro di una crisi che ci aspettiamo: una crisi energetica, una crisi industriale e una crisi del sistema produttivo che parte dall'automotive ma arriva a tutto l'indotto e al sistema industriale.
Siamo contenti ci sia lei, Sottosegretaria, sicuramente può rispondere meglio del Ministro, ma avremmo gradito che, per una discussione così importante, il Ministro fosse qui. Forse è ancora impegnato a capire come rispondere rispetto alla Beko e all'utilizzo di ciò che non ha utilizzato e su cui ci ha mentito. Allora, se le politiche industriali sono - diciamo così - il modo con cui un'amministrazione, un Governo può agire sulla crescita, sul lavoro, sugli investimenti futuri, sul reggere anche un bilancio importante, come quello dello Stato, che permette di fare investimenti sul sociale e sulla sanità, bene, questa giornata doveva essere una giornata centrale, e con il Ministro avremmo potuto parlare di perché boccia una serie di iniziative concrete che proponiamo al Paese e a questo Parlamento per rispondere a quella che stiamo vedendo arrivare come una grande crisi, non solo italiana, ma europea e internazionale, rispetto a quello che sta accadendo. Una crisi che riguarda la tutela del lavoro, perché quando si tutelano le politiche industriali si tutelano anche i lavoratori. Sono passati i tempi dello scontro tra lavoratori e imprese. Oggi sappiamo che ragionare con le aziende per tutelarle vuol dire anche tutelare decine di migliaia - anzi, di milioni - di lavoratori e delle loro famiglie, a partire dai loro salari.
Siamo uno degli unici Paesi al mondo in cui i salari, negli ultimi trent'anni, non sono cresciuti ma sono decresciuti, e anche quel particolare, quel pezzo in cui proponiamo di riguardare o di ragionare nuovamente sul salario minimo, un salario di dignità. L'idea di dare un salario minimo a chi lavora, l'idea di alzare, minimamente, gli stipendi di chi fa 40 ore a settimana e prende meno di coloro che stanno a casa con il reddito cittadinanza, ebbene, ci avete bocciato anche quello!
Ma ci avete bocciato, sorprendentemente, alcune cose che sono nel vostro programma elettorale, e, devo dire, sono molto sorpreso perché, con coraggio, il nostro gruppo ha chiesto che questo Governo si impegni con forza a trattare per la sospensione delle sanzioni europee sull'automotive. Ci avete bocciato anche questo punto, un punto che poteva essere condiviso, un punto che può riguardare tutti noi rispetto a quella transizione ecologica dell'Europa che anche noi consideriamo transizione ecologica. Peccato che neanche su questo avete avuto il coraggio di ragionare per aiutare un sistema, quello dell'automotive, che rappresenta la principale filiera in crisi in questo Paese, e che sta trascinando l'indotto, tutto l'indotto dell'automotive, ma anche dell'acciaio. Sull'automotive vi abbiamo già proposto delle ricette: in primis - ed è quello che ci avete bocciato - l'inserimento del principio del local content per gli incentivi all'automotive. Bisogna incentivare la domanda, è necessario per far vendere più autovetture e far riprendere il mercato italiano, ma noi vi chiediamo di inserire un principio che si può utilizzare - l'ha fatto la Francia e quindi possiamo farlo anche noi -, quello relativo al local content, cioè che le autovetture, che possono avere un incentivo dello Stato, debbano avere una percentuale minima di componentistica fatta in Europa. Questa è la garanzia che ci permetterebbe di non ledere la concorrenza europea, ma garantirebbe di premiare quei produttori che producono le auto in Europa e non, magari, come Stellantis che continua a farlo fuori Europa. Vi abbiamo inoltre chiesto - bocciato anche questo - di inserire il settore dell'automotive in quello degli energivori.
La invito, davvero - so che lei lo fa, forse, al contrario, del suo Ministro - a visitare un po' di aziende. Il tema dell'energia oggi è fortemente non competitivo per le aziende dell'indotto e per tutte le aziende dell'automotive; è un mismatching non rispetto alla Cina o rispetto agli Stati Uniti d'America, ma rispetto agli altri Paesi e competitor europei. Se non inseriamo anche questa filiera nel settore degli energivori, difficilmente ne veniamo fuori. Ne abbiamo parlato qua con un altro Ministro, Pichetto Fratin, da cui attendiamo ancora una convocazione, un tavolo condiviso rispetto al tema dell'energia. Tuttavia, ci avete bocciato lo sdoppiamento del prezzo tra gas ed energia elettrica, che oramai è completamente anacronistico rispetto al costo del gas che, adesso, si avvia a tornare sui 70 euro e anche il prezzo equo, l'inserimento di questo principio, per non far più riferimento al prezzo di borsa, ma a un prezzo equo rispetto anche alle rinnovabili per dare risposte veloci e nel medio termine alle famiglie e alle imprese. Ci avete bocciato persino l'incentivo alle aziende per promuovere le rinnovabili per autoconsumo, per cercare di dare alle aziende un incentivo, per andare a prodursi da sole l'energia elettrica e migliorare il nostro impatto sull'ambiente - le energie rinnovabili nell'azienda ridurrebbero la CO2 -; ci avete bocciato persino questo! Ci avete bocciato anche l'idea di rivoluzionare l'approccio all'intelligenza artificiale, una grande rivoluzione che sta arrivando, l'approccio europeo è l'approccio di rischio e non quello di opportunità; nel mentre siamo ultimi in Europa, che rimane ultima nel mondo sull'approccio a questo settore.
Ci avete accolto una cosa, quella della fine dell'acciaio a cui sono molto legato, perché arrivo da una provincia che d'acciaio vive, grazie alla propria produzione: avete accolto l'idea di tutelare quello che è l'acciaio, quello che è rottame; andare a tutelare quella materia come materia prima strategica oggi diventa davvero rischioso, perché le esportazioni di materia mettono a rischio anche la nostra produzione. Ma il tema principale che ci chiedono le acciaierie è sempre il primo, ossia quello dell'energia, di un costo energetico che non è più competitivo rispetto alle stesse acciaierie che ci sono in Francia, in Germania e in Spagna.
Chiudo con l'ultimo punto, penso che il nostro segretario, Carlo Calenda, possa spiegarvi qualcosa sulla differenza tra Industria 4.0 e Transizione 5.0. Se abbiamo 6,3 miliardi di PNRR appostati sulla misura come Transizione 5.0 e ne abbiamo utilizzati solo 300 milioni, non credo che vi siano grandi domande da farsi. Bisogna semplicemente prendere la vecchia modalità, quella di Industria 4.0, allargarla ai nuovi settori, ossia la transizione digitale e la transizione ecologica, e dare la possibilità alle aziende di investire per essere più competitive, ma soprattutto per non restituire all'Europa, entro un anno e mezzo, 6 miliardi di fondi PNRR, che sono lì, in bilico. Bisognerebbe visitarle, non tanto le aziende che non riescono ad accedere a Transizione 5.0, ma soprattutto quelle che sono riuscite ad accedere, ma avevano fatto prima Industria 4.0 e potremmo raccontarvi le differenze, ciò che stanno facendo, quanti milioni stanno spendendo in percentuale per le consulenze che gli servono per poter accedere a quei Fondi rispetto alla facilità del sistema precedente.
Il disaccoppiamento energetico è una misura che noi abbiamo immaginato per giungere a dare risposte nel breve tempo, ma nel lungo periodo non dobbiamo aver paura di fare quello che l'intervento prima di me ha appena detto, cioè a rivalutare nel mix energetico l'energia nucleare.
Noi dobbiamo avere il coraggio di farlo senza se e senza ma per dare le risposte al nostro Paese, per garantire energia pulita a basso costo, ma soprattutto una sicurezza energetica che le rinnovabili da sole non possono dare, per ridurre il gas a quello che deve fare, cioè fornire le industrie gasivore e non fornire energia elettrica, e per limitare l'inquinamento nel nostro Paese.
Siamo davvero dispiaciuti per il parere di questo Governo. Speriamo si possa parlare di politiche industriali più spesso in quest'Aula. Speriamo di dare il nostro contributo e che, come questa volta, non venga bocciato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi. Non mi soffermo sulle valutazioni dei dati, è ovvio che, in un contesto come questo, anche un dato oggettivo, lo stesso dato, può essere stressato per giungere a conclusioni diverse. Ciò che è certo e oggettivo è che l'industria europea sta attraversando una fase di crisi, come dimostrato dalla contrazione del 12,3 per cento rispetto ai livelli del 2019 della produzione industriale, per esempio, in Germania, da sempre locomotiva del manufatturiero nell'Unione europea, e dalla riduzione, osservata nello stesso periodo in Italia, seppur più contenuta, pari al 6,2 per cento. Le sfide legate alle crisi geopolitiche, determinate dai conflitti bellici aperti che hanno determinato difficoltà nell'approvvigionamento di materie prime e un aumento rilevante dei costi energetici e dei costi di produzione, le condividiamo con tutti gli altri Paesi europei.
Difficilmente, quindi, posso trovarmi concorde con alcune delle analisi che ho avuto modo di leggere e di sentire, anche in quest'Aula, da parte dell'opposizione volutamente negative e, a mio avviso, distorsive di una realtà che rappresenta alcune difficoltà, ma anche importanti segnali di rilancio e di crescita. Tuttavia, sull'individuazione di alcuni bisogni, di necessità e di obiettivi da perseguire nelle politiche industriali dovremmo essere almeno più concordi; faccio un esempio su tutti, quello della formazione. Nell'era delle competenze e della rapida e vertiginosa evoluzione tecnologica è necessario sostenere la possibilità per i giovani, che si affacciano al mondo produttivo, e per coloro che, invece, già sono impiegati magari in filiere destinate al superamento, di accedere a formazione qualificata. Mi riferisco, evidentemente, al passaggio, all'impegno 3) della mozione di maggioranza, che prevede l'impegno per nuovi e continui incentivi sulla formazione continua, che è un tema molto caro al gruppo di Noi Moderati. Addirittura l'obiettivo su cui sta lavorando molto il gruppo della sussidiarietà è quello di arrivare a trattare la formazione continua anche a livello fiscale e contabile, gli investimenti in formazione continua come gli investimenti sui macchinari, il capitale umano alla stessa stregua di importanza del macchinario e quindi anche dell'innovazione tecnologica.
Un altro elemento centrale riguarda la dimensione europea: la crisi dell'automotive europeo è un esempio lampante di un sistema che necessita di una radicale revisione delle strategie e degli obiettivi. Dobbiamo tornare a promuovere le filiere europee e non inseguire gli standard tecnologici sviluppati da altre potenze commerciali. È piuttosto controverso trovare nella stessa mozione il tema della crisi dell'automotive e, al contempo, la richiesta di una spinta maggiore verso la transizione all'elettrico. Mi riferisco, per esempio, alla mozione del MoVimento 5 Stelle: probabilmente, quella dell'elettrico, una delle cause maggiori della stessa crisi del settore.
Sulle modalità con cui affrontare questa rivoluzione epocale dei processi produttivi credo che si giochi tutta la partita. La transizione ecologica viene spesso cavalcata in maniera ideologica, dimenticando i costi sociali e l'impatto sui livelli occupazionali, sulla produttività, sulla competitività delle imprese e sulla loro stessa sopravvivenza.
Noi Moderati siamo per una transizione che punti alla valorizzazione delle filiere innovative nazionali e si ponga l'obiettivo di raggiungere determinati traguardi, adottando il principio della neutralità tecnologica, proprio come dice in più punti la mozione. Non vi può essere una sola via definitiva per una rivoluzione così travolgente di tutto il sistema economico, anche perché non conta solo raggiungere i traguardi in termini di riduzione dell'impatto ambientale, ma è fondamentale affermare la capacità europea di definire standard tecnologici e non dipendere dall'innovazione prodotta da altri Paesi. Attenzione, perché la dipendenza tecnologica è ancora più invasiva ed espone a rischi ancora più gravi della dipendenza energetica. Tuttavia, c'è un tema che riguarda proprio l'energia su cui, più di tutti, intendo soffermarmi ed è quello su cui si gioca il futuro stesso dell'economia nazionale, a nostro avviso.
Noi siamo per la ripresa della ricerca e della produzione di energia nucleare nel nostro Paese. Riteniamo sia necessario, per la definizione di un mix energetico che ci tuteli dalle speculazioni e dalle tensioni internazionali e che ci consenta di offrire, a cittadini e imprese, costi sostenibili e sicurezza negli approvvigionamenti. Abbiamo il know-how e le tecnologie come sistema Italia, e siamo nelle condizioni di sviluppare anche un'importante filiera nazionale.
Ecco perché c'è un punto del dispositivo della mozione di maggioranza che mi preme più di altri, ed è quello appunto che chiede al Governo l'impegno a elaborare un piano per la promozione e produzione in Italia di energia sostenibile, investendo su un mix di fonti energetiche - previa valutazione su tempistiche, sicurezza e sostenibilità - ivi comprese le nuove tecnologie nucleari sostenibili in corso di sviluppo; e, a tal fine, a promuovere la ricerca sulle tecnologie nucleari di nuova generazione, anche attraverso un incremento degli investimenti di ricerca e sviluppo del settore.
Come gruppo di Noi Moderati abbiamo presentato una proposta di legge molto chiara in tal senso, e abbiamo interrogato anche il Ministro Pichetto Fratin in un question time in cui ha annunciato la presentazione - che poi ha fatto di lì a poche ore - della proposta di legge sul nucleare, che è ovviamente una legge quadro assolutamente importante di cui ci si aspetta l'approvazione in Consiglio dei ministri. Ovviamente siamo per seguire questa strada ed è un punto, questo, dirimente della mozione.
C'è un altro tema di fondo distintivo e qualificante delle politiche industriali: noi crediamo che la crescita si faccia nelle aziende. La strategia seguita dal Governo in termini di politica industriale è volta a riaffermare, sia in sede nazionale che sullo scenario globale, l'Italia come nazione industriale, ponendo il manufatturiero al centro del sistema economico; ed è in quest'ottica che è stato fatto un grande lavoro per promuovere e rafforzare il valore del made in Italy - parlo anche come Vicepresidente della Commissione attività produttive che tanto ha lavorato a questo, insieme al Governo chiaramente - puntando sui suoi caratteri distintivi, identitari e sui suoi punti di forza, al contempo puntando a colmare le debolezze del nostro modello industriale e creando dei campioni nazionali competitivi nel sistema globale. L'obiettivo è sviluppare la capacità di attrazione di investimenti anche di capitali esteri.
Certo, in un contesto influenzato fortemente dalle dinamiche internazionali, non è sufficiente operare a livello nazionale ed è per questo che l'Italia si è fatta promotrice, in Europa, di due non paper: uno sull'automotive e l'altro - con un maggiore impatto sui settori siderurgico, chimico e, in generale, sui settori energivori - per modificare il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e le normative ETS.
È questa una delle chiavi per ridurre il costo dell'energia e l'esposizione alle speculazioni finanziarie come ci illustrava il Ministro Fratin nel corso della sua recente informativa in quest'Aula sul costo della bolletta energetica. Mi riferisco, ovviamente, a una parte dell'impegnativa che è quella di farsi promotori, in Unione europea, per arrivare allo sdoppiamento del costo dell'energia elettrica rispetto a quello del gas. Obiettivo che, evidentemente, condividiamo come abbiamo avuto modo già di spiegare abbondantemente in quest'Aula.
Questi sono passaggi essenziali, perché lo stato di salute dei settori strategici e trainanti è funzionale anche al riavvio del sistema economico nella sua complessità. Parlo di riavvio; e ciò mi porta anche al riferimento di alcune delle situazioni più difficili che sono state affrontate a livello di politica industriale e che hanno portato ad alcuni esempi molto positivi - lo dico da parlamentare ligure, ovviamente impegnata a seguire questo tema in Commissione - e mi riferisco alla vertenza Piaggio Aerospace.
C'era tanto pessimismo da parte dell'opposizione; si pensava che sarebbe stato un nulla di fatto ed invece una crisi e un commissariamento che si protraeva dal 2018 hanno finalmente trovato una soluzione positiva con questo Governo, con la firma del contratto preliminare e il nuovo acquirente, il gruppo turco Baykar, che si è impegnato a mantenere e potenziare sia le attività di produzione di aeromobili, sia l'attività di manutenzione di motori e di produzione di componenti motoristici.
È un segnale importante perché il tessuto industriale è costituito da filiere di eccellenza da preservare e salvaguardare insieme ai livelli occupazionali. Peraltro, il Ministro Urso sarà a Villanova ad annunciare anche il destino di un sito che potrà diventare centrale a livello europeo, legato al settore dei droni.
Noi Moderati, dunque, sosteniamo la politica industriale condotta dal Governo e riteniamo importante proseguire su questo percorso, individuando alcuni punti ed obiettivi da perseguire nel medio e lungo periodo, come l'elaborazione, all'esito di una consultazione pubblica, di un libro bianco sulla politica industriale italiana, contenente un piano strategico di rilancio dell'industria nazionale, che sia fondato sui principi della trasversalità e della neutralità tecnologica, come abbondantemente affermato.
Mi soffermo anche brevemente sul piano Transizione 5.0 e 4.0, elementi essenziali per la trasformazione dei processi produttivi, ovviamente con dei correttivi da mettere a punto e sosteniamo anche questo punto dell'impegnativa, così come una premessa legata alle ZLS - le zone logistiche speciali - che sono state avviate lo scorso anno e che chiedono e hanno necessità di una proroga nei benefici fiscali che sono stati previsti, in quanto molte si sono avviate soltanto verso la fine dell'anno. Siamo riusciti a far approvare un ordine del giorno da questo Governo come impegnativa, e ci auguriamo, anche da questo punto di vista, che si vada a segno.
Le parole chiave, in sintesi, di questa mozione di maggioranza sono tre: competenze, dunque investimenti e informazione; innovazione, facendo leva non solo sui piani di sostegno pubblico ma anche su risorse private; ed energia, lavorando alla definizione di un mix energetico che garantisca sicurezza e decarbonizzazione. Una strategia chiara, a differenza di quanto ho sentito invece da parte dell'opposizione, ed è per questo che noi, per tutto quello che ho elencato - ho sentito anche proposte, nuovamente bonus, ristrutturazioni edilizie, incapaci di comprendere come le risorse pubbliche vadano investite e non elargite, mi riferisco ovviamente a quello che abbiamo ascoltato e letto in questo dibattito -, condividiamo la mozione e l'impegnativa della mozione di maggioranza e annuncio, pertanto, il voto favorevole di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casasco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, Forza Italia crede fortemente nel valore dell'industria come volano dell'economia e dello sviluppo sociale ed economico del Paese e ci crede perché è nel DNA di Forza Italia e del suo presidente, Silvio Berlusconi, che è stato uno dei più grandi imprenditori italiani e anche a livello internazionale. Per questo, convintamente, partecipa alla costruzione di un piano organico della maggioranza per la crescita industriale del Paese, puntando sull'innovazione, la ricerca e lo sviluppo del sistema manifatturiero. Un piano organico che detta le linee di indirizzo e di opportunità di invertire il trend europeo anti-industriale, green-ideologico, per lo sviluppo della competitività del nostro continente. Signor Presidente, se in un'aula di università, rivolgendoci ai giovani, chiedessimo oggi chi voglia fare l'industriale o l'imprenditore, nessuno alzerebbe la mano. Questo perché c'è una cultura che occorre invertire. Un trend culturale di disinformazione per cui si pensa, da decenni, che l'industria sia qualcosa che inquina, che combatte l'ambiente e che produce profitti, come se il profitto fosse qualcosa di illecito. L'industria - la ricerca e lo sviluppo che l'industria fa - permette oggi, invece, di combattere l'inquinamento ambientale attraverso, appunto, la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e della neutralità tecnologica. Ciò si raggiunge attraverso solamente la ricerca dell'industria.
La nostra nutrizione, oggi, ci permette di vivere meglio e ciò grazie alla ricerca nell'industria agroalimentare. Se noi, oggi, viviamo un'ora al giorno in più, nella nostra vita, è perché l'industria farmaceutica, medica, la biochimica e le biotecnologie hanno permesso di creare il benessere della società, delle persone, e della società italiana, europea e mondiale. Senza il plusvalore che proviene, a partire dagli anni Cinquanta dello scorso secolo, dalla produzione industriale, non vi sarebbero infatti gli elevati livelli di welfare che abbiamo oggi e che stanno diventando insostenibili per due fattori: la loro crescita incontrollata, costituzionalmente garantita, e il declino della produzione industriale. La produzione industriale italiana ha registrato, a novembre 2024, il ventiduesimo mese consecutivo di calo. L'epicentro della crisi è nel settore auto: in 11 mesi la produzione è stata in calo del 42 per cento rispetto al precedente anno. Se il PIL italiano ha recuperato il livello pre-COVID già nel 2023, il valore aggiunto manifatturiero industriale rimane ancora sotto il 2,9 per cento rispetto al 2019.
Questa crisi rischia di non essere congiunturale, ma di configurarsi come un declino strutturale dell'industria in Italia e in Europa, con il suo epicentro nell'industria tedesca, e di cui noi paghiamo naturalmente l'indotto. Dal 1991 al 2023 la quota del PIL manifatturiero è passata, per l'Italia, da poco di più del 20 per cento al 15 per cento. La Germania è scesa di quasi 7 punti, da oltre il 25 per cento al 18,6 per cento, mentre la Cina è salita ad oltre il 25 per cento e il divario da osservare tra gli Stati Uniti e l'Unione europea, in termini di PIL, è passato dal 17 per cento del 2002 al 30 per cento del 2023; è preoccupante.
L'aumento dei prezzi dell'energia sta indebolendo il nostro tessuto produttivo, soprattutto nei settori energivori, penalizzando le PMI che rappresentano una componente importante del nostro tessuto economico. A gennaio 2025 (oggi), l'energia elettrica in Italia costava 143 euro al megawattora, in media, dai 99 euro di gennaio 2024, con un rincaro del 44 per cento in un anno; a febbraio 2025 la media italiana è salita a 154 euro al megawattora; il prezzo medio dell'energia elettrica in Italia, nel 2024, è stato di 108 euro al megawattora, il 38 per cento in più della Germania, il 78 per cento in più della Spagna, l'87 in più della Francia. Un differenziale che è stato costante negli ultimi 20 anni. Negli Stati Uniti l'energia elettrica è pagata, mediamente, 61 euro al megawattora, meno della metà.
Con questi trend, si calcola che nel 2025 le imprese pagheranno l'energia elettrica il 28 per cento in più del 2024. Il PIL italiano, in questi anni, ha tenuto. Abbiamo realizzato il record di export con 626 miliardi di euro, diventando la quarta economia esportatrice nel mondo, e il record di occupati, col 62 per cento di occupazione. Occorre, però, onestamente, arrivare al 70 per cento per competere ma, soprattutto, per ridurre il divario tra Nord e Sud del Paese. Tuttavia, questo rischia di non bastare, a fronte della crisi attuale. La stagnazione tedesca, i conflitti e le tensioni geopolitiche e i possibili dazi degli Stati Uniti minacciano di trascinare l'intero continente in recessione. Il ritmo del progresso scientifico e tecnologico per recuperare il terreno perduto con Stati Uniti e Cina impone una visione strategica per lo sviluppo economico e per riforme semplificatorie che rendano l'Unione europea più efficiente, veloce e competitiva. Noi regolamentiamo e Stati Uniti e Cina producono.
Per questo, Forza Italia concorre, con la maggioranza, per presentare un piano industriale, un “Growth Deal”, che dia una visione strategica e proponga azioni immediate per rafforzare la competitività e la produttività del nostro sistema industriale, stimolando gli investimenti in ricerca e sviluppo e, quindi, la capacità di fare innovazione. In economia contano la realtà e la concretezza, le enunciazioni non servono, il PIL non si fa con le enunciazioni. Quindi, noi abbiamo presentato delle priorità. Il made in Italy è un enorme patrimonio industriale da tutelare e su cui continuare ad investire. Occorre rafforzare e difendere i pilastri italiani del manifatturiero, con prioritizzazione dei settori industriali strategici per sicurezza, salute e sviluppo sociale del Paese e, quindi, sviluppo di nuove politiche per: riduzione del costo dell'energia e della dipendenza energetica dai Paesi esteri; riduzione della dipendenza strategica e dell'approvvigionamento di materie prime da Cina ed India; potenziamento dell'attrazione dei capitali finanziari; sviluppo e formazione, retention delle nuove competenze (STEM, in particolare) per il lavoro; riduzione sostanziale della burocrazia per le imprese; pubblica amministrazione e giustizia funzionanti; un fisco collaborante e non oppressivo; accelerazione della capacità di attrazione degli investimenti e della capacità di sviluppare innovazioni di prodotto, con nuovi brevetti, scalando l'intelligenza artificiale e i dati digitali; sviluppo di nuove opere e infrastrutture; potenziamento della logistica; sviluppo di nuovi mercati di sbocco e concorrenza leale, e su questo ringrazio, ovviamente, il Ministro Tajani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) per il commercio estero.
Il nostro obiettivo immediato è arrestare il declino industriale, signor Presidente, e, nel medio termine, quindi nel giro di cinque anni, far crescere la quota di PIL generata dal settore manifatturiero fino al 20 per cento, livello che riteniamo idoneo a garantire una solida e diffusa base industriale in Italia e in Europa (oggi siamo al 12,15 per cento). Per recuperare questo livello è necessario rendere più conveniente e produrre in Italia riducendo i costi di produzione, non c'è altra scelta. La disponibilità di energia è una precondizione cruciale per la crescita dell'occupazione. È fondamentale sfruttare tutte le soluzioni energetiche disponibili e con un approccio tecnologicamente neutro, che includa le energie rinnovabili: il nucleare, l'idrogeno, la bioenergia, le tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio di carbonio. Resta indispensabile la creazione di un mercato unico dell'energia che aiuti a ridurre i prezzi e le differenze di costo energetico tra i vari Stati membri per avere una vera parità concorrenziale tra le imprese europee. È necessario fare investimenti sulle reti di trasmissione europee, ridurre gli oneri di sistema e adottare, nel breve periodo, misure che abbiano effetti analoghi al disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello elettrico, e valutare il prezzo di quest'ultimo sulla base reale del costo di generazione.
Nel medio termine, occorre avviare un ragionamento in sede europea affinché il disaccoppiamento sia operato, però, da tutti gli Stati. In merito all'energia nucleare, è giusto ribadire che l'obiettivo di un sistema elettrico, decarbonizzato e sicuro, 2040-2050, non può essere raggiunto senza l'opzione nucleare. Un plauso al Ministro Pichetto Fratin per la presentazione della proposta sul nucleare sostenibile.
Dobbiamo anche produrre più energia, fondamentale per la competitività all'interno della stessa Europa, facilitando i processi autorizzativi per i nuovi impianti, sostenendo il nucleare, il biometano e i carburanti alternativi e investire nella diversificazione delle vie di approvvigionamento per raggiungere la sicurezza energetica. E il Dipartimento di energia, qui guidato dall'onorevole Squeri, ne ha testimonianza per attivismo.
Sul tema del gas, occorre valutare delle misure di stabilizzazione del prezzo, utilizzando contratti di importazione dedicati al manifatturiero, svincolandoci dal sistema speculativo fondamentale determinato dal prezzo dato dalla borsa di Amsterdam.
Chiediamo all'Unione europea di presentare una proposta per misure volte a mantenere la competitività dell'industria automobilistica, in particolare evitare le sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi di emissioni dal 2025, che pesa sulle case automobilistiche per oltre 17 miliardi di euro, e di rivedere il bando per i motori a combustione del 2035, seguendo l'approccio della neutralità tecnologica.
Concludo. L'Italia è un Paese che ha ancora un importante bilancio commerciale positivo di prodotti di trasformazione manufatturiera. In assenza di reciprocità in termini di misure economiche sulle emissioni, del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (la cosiddetta CBAM) mina la competitiva del nostro export, tema sollevato, per primo, in quest'Aula da Forza Italia.
Per questo, annuncio il voto favorevole di Forza Italia alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Casasco. Ha concluso con venti secondi di anticipo (Commenti), colleghi non so che orologi avete...
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Vede, noi siamo stufi, molto stufi - e credo lo sia anche il Paese - di un Governo che finge e continua a fingere, in modo ridicolo, che va tutto bene, perché, mentre in quest'Aula, sui giornali, nelle TV, questo Governo continua a dire che va tutto bene, ma, a forza di continuare a tagliare e mettere nuove tasse, il Paese, lo sta portando in recessione e, devo dire, che a me ha fatto un certo effetto sentire questo Governo incassare i complimenti di Monti e della Fornero, veramente una cosa incredibile, e si è aggiunta una perla, non se ne è discusso molto. Cioè, addirittura, il Ministro Giorgetti, quindi il Governo del popolo, ha incassato i complimenti come miglior Ministro dal Financial Times, cioè io mi chiedo: ma quando vi guardate allo specchio, ma voi vi riconoscete? Perché vedete, in due anni e pochissimi mesi, siete passati dal sovranismo dei popoli ad eseguire le politiche di austerità ordinate da poteri economici; siete passati dal blocco navale al record di sbarchi, passando per i centri in Albania, che sono un fallimento totale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e adesso prendete altri soldi dalle tasche degli italiani per trasformarli in CPR?
Siete passati dai burocrati - non lo dimenticherò mai - brutti e cattivi ai falchi che vi dicono cosa dovete fare nelle politiche economiche; siete passati da von der Leyen, quell'avversaria brutta e cattiva, alla vostra musa ispiratrice. È lei che vi ispira le politiche economiche di tagli e tasse e quelle in politica estera di folle rincorsa al riarmo.
Io penso che lo possiamo mettere per iscritto, a verbale, come si dice in quest'Aula: la vostra trasformazione è completa. Siccome, forse, un minimo di dignità c'è, e quindi, in fondo, un po' ve ne vergognate, qual è l'arma che usate costantemente? La menzogna, e quindi mentite.
Però vedete, voi potete dire tutte le bugie che volete, ma poi queste si infrangono contro il muro dei fatti, e i fatti, la verità è che con le vostre politiche e le vostre scelte avete portato questo Paese nella palude, in una palude economica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), 24 mesi su 25 di calo della produzione industriale! Il PIL è fermo allo zero virgola, il boom dei cassintegrati, 40 miliardi di fatturato perso. Ma ve ne rendete conto? Ma per voi “no”, va tutto bene, va tutto benissimo. Però, mentre voi dite che va tutto bene, il Paese, invece, esige e attende risposte, perché, delle grandi crisi industriali che abbiamo visto in questo anno non ne avete risolta una: l'Ilva lasciamo stare, l'automotive non voglio riaprire il tema, e poi c'è la Beko. Ma scusate, notizia di oggi: 1.400 esuberi, e per fortuna che Urso ci aveva detto che metteva la golden power e tutelava i lavoratori! Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma cosa fate con queste persone? Metteteci la faccia.
Però il Ministro continua a riempirsi la bocca di made in Italy. Eh sì, il made in Italy, e poi siccome il made in Italy non c'è, perché sta desertificando il tessuto industriale - perché lo sta desertificando -, allora qual è la colpa? La colpa è della transizione ecologica. Eh no, eh no, queste, che state facendo voi colpevolmente, non sono transizioni, queste sono dismissioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma con che coraggio definite transizione la macelleria sociale di 20.000 lavoratori della chimica che avete abbandonato? Come potete definire transizione la morte di oltre - e, lo ripeto, oltre - 285.000 imprese. Il 2024 è l'anno con il saldo peggiore negli ultimi vent'anni. Come potete definire transizione le migliaia di licenziamenti, perché non sapete gestire i tavoli di crisi, proprio non li aprite, se li aprite peggio, fate danno? Come potete definire transizione quella transizione 5.0, inutilizzabile? Avete messo, praticamente, fermi al palo 6 miliardi che le imprese non possono utilizzare, perché sono pieni di ostacoli burocratici. Come potete definire transizione il nulla più totale che state facendo sul caro energie delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma lo sapete? Trenta, 40 per cento in più. Vi do una notizia, a voi piace tanto: siete primi in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Finalmente, siete primi in Europa in qualcosa, nel caro energie e non solo! Siete primi per i salari più bassi, i primi per l'età pensionabile più alta, i primi per evasione fiscale Che bei record. Primi in Europa.
Questa non è politica. Quello che voi fate non è politica, perché le vostre politiche industriali, semplicemente, non esistono. Fare da scendiletto delle multinazionali che abbandonano i lavoratori non è politica, è semplicemente essere codardi. Avallare politiche di partecipate statali, come ENI, che stanno disinvestendo, non è politica. Sapete cos'è? È tradire la Patria, è tradire la Patria, quella parola di cui vi riempite la bocca. Mentre massacrate le imprese - perché le state massacrando - riuscite a costruire corsie preferenziali per i ricchi e i potenti di turno. Le banche? Non tassate gli extraprofitti, men che mai, nonostante l'abbiamo proposto, no, no, perché 50 miliardi di utili è meglio lasciarli lì. Non solo. Il fratello di Musk, l'avete ricevuto in tempi record, mentre le altre migliaia di imprenditori continuano a aspettare. E, quindi, vengo al punto. Guardi, a me francamente non dà fastidio che la Presidente Meloni abbia dei rapporti privilegiati con Musk e Trump, però voglio sapere a cosa servono questi rapporti privilegiati.
Io non so se ha capito la Presidente che i suoi amici - Trump, ovviamente - vogliono imporre dazi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che costeranno miliardi - miliardi - alle nostre imprese. Io non so se ha capito la Presidente Meloni che Trump vuole l'innalzamento al 5 per cento delle spese militari sul PIL, che significa triplicare la spesa. E no, non ce lo possiamo permettere.
E, allora, cosa farà la Presidente Meloni? Cosa farà? Ma noi già lo sappiamo: chinerà la testa per prendere il bacio di Trump, come ha fatto con Biden; starà zitta in caso di ingerenze, come ha fatto con Musk sui giudici ed è dovuto intervenire il Presidente della Repubblica Mattarella (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ringraziamo, a tutela delle istituzioni. Farà come ha fatto con il boia Almasri, liberato e protetto, perché sotto ricatto, dopo aver fatto arrivare 220.000 migranti. Sono passati 20 giorni dall'inizio di questa vicenda. Presidente Meloni, quando verrà a dirci la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Lei intende continuare a scappare? A proposito di scappare, vogliamo sapere quale apparato dello Stato sta spiando giornalisti e cittadini. Quando ci spiegherà la vicenda Paragon? Manderà, anche lì, un Ministro a farle da scudo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) o ci metterà la faccia, come dovrebbe fare?
Allora, Presidente, vede, il 2025 - e a noi è chiaro - purtroppo sarà un anno disastroso per l'industria italiana e anche quel Nord, di cui vi riempite la bocca, quelle imprese, di cui vi riempite la bocca, purtroppo, patiranno i disastri delle vostre scelte politiche. Ma noi non ci arrendiamo.
Quindi, con questa mozione, chiediamo cose banali, in teoria banali, di buonsenso: ad esempio, di rifinanziare il Fondo automotive - perché no, non sta benissimo il settore delle auto, non so se ve ne siete accorti -; ad esempio, di incentivare seriamente la transizione ecologica e digitale, perché la transizione ha bisogno di soldi, ha bisogno proprio di soldi, per non far pagare la transizione sempre agli stessi; ad esempio, chiediamo di ripristinare lo sgravio fiscale dell'ACE perché, a parole, è facile dirsi amici delle imprese, ma, se togliete loro gli sgravi, voi siete nemici delle imprese. E chiediamo di allineare le tariffe dell'energia agli altri Paesi europei.
Ma voi dite “no”, voi di nuovo dite “no”. Purtroppo, questo non può che portarvi altri fallimenti di cui il prezzo, però, non lo pagate voi, lo pagano gli italiani. E di fallimenti del Ministro Urso ne abbiamo già visti. Il carrello tricolore, lo vogliamo ricordare? Talmente inutile che voi stessi lo avete cancellato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poi, l'imbarazzante pasticcio del prezzo medio: non sapevate come dire che non volevate abbassare il costo della benzina, anzi, che lo alzavate e ve la siete presa con i benzinai. Per non dimenticare le risate in faccia ai lavoratori che chiedevano un tavolo di crisi che, forse, dal punto di vista morale, è la cosa più vergognosa che ha fatto questo Ministro Urso.
Allora, nel dichiarare il voto favorevole del mio gruppo alla nostra mozione, aggiungo una richiesta. Visto che avete detto “no” di nuovo a quello che noi vi chiediamo di fare nell'interesse del Paese, il Ministro Urso faccia una cosa buona nell'interesse del Paese: se ne vada.
Liberi questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ostaggio di una persona che è incompetente e incapace, perché il prezzo lo pagano le imprese e le famiglie, e noi, francamente, lo riteniamo assurdo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, costruire le politiche industriali di un Paese non è certo cosa semplice, tanto più ai giorni d'oggi, in cui la politica industriale si inserisce in una cornice regolatoria europea irragionevolmente complessa, in un contesto geopolitico contrassegnato da conflitti e grandi incertezze, e anche da rivoluzioni tecnologiche che bussano alle nostre porte.
Se, guardando fuori dai confini nazionali, c'è, com'è il caso, una certa incertezza, guardando al nostro interno l'Italia ha certamente grandi potenzialità, ma anche problemi strutturali irrisolti. Ecco che una nuova politica industriale, oltre a valorizzare i punti di forza, deve dare risposte ai problemi irrisolti, che sono diventati veri e propri handicap strutturali. Fare politica industriale non significa, quindi, soltanto preservare quello che abbiamo, ma significa anche ottimizzare i processi, fare uno sforzo di visione e di proiezione verso il futuro, con le semplificazioni urgenti, con gli investimenti necessari e le riforme che servono, nonostante una certa opposizione e una certa magistratura in questo Paese ce lo vogliano impedire.
L'Italia rimane una delle più importanti economie mondiali, ma le economie emergenti sono sempre più forti e il nostro continente è sempre più alle corde. Il conto alla rovescia è già avviato e scorre inesorabile. Dobbiamo dirci la verità: se Trump non fosse tornato alla Casa Bianca, il countdown per l'Occidente avrebbe segnato la fine del nostro tempo e della nostra leadership a livello mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), senza appello. Dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, effettivamente, qualcosa sta cambiando.
Ecco perché sento, da parte della minoranza, tutto questo livore. La Commissione europea, certo, è ancora un po' confusa, eppure le pressioni dell'Italia e di questo Governo per ridefinire i tempi del passaggio dal motore a combustione verso quello elettrico sembrano adesso avere una considerazione diversa. In Medio Oriente c'è stato un deciso cambio di passo nel processo di de-escalation del conflitto e anche ai confini dell'Europa la guerra tra Russia e Ucraina può finalmente terminare e consentire al nostro Paese di riprendere quegli scambi così cruciali per il nostro sistema produttivo.
Presidente, alla luce dei tanti aspetti che abbiamo fin qui toccato, leggendo le mozioni delle opposizioni, mi sarei aspettato di trovare poche e semplici parole, scritte a caratteri cubitali: “scusate, ci eravamo sbagliati” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Avete sostenuto - lo dico all'opposizione tramite lei, Presidente, - supinamente tutte le politiche miopi e asfissianti che Bruxelles ci ha imposto. Alla guida dell'Europa ci avete imposto tempistiche irrealistiche, normative insostenibili e vincoli che hanno paralizzato interi settori. E con quali risultati?
L'Europa abbatte le proprie emissioni di qualche punto percentuale, incidendo sull'inquinamento globale di pochi millesimi. Nel frattempo, le produzioni si spostano, i consumatori si orientano verso altre abitudini e il risultato di tutto questo sforzo è che nel mondo le emissioni continuano a crescere, nonostante la carneficina industriale che avete messo in piedi. Avete raccontato agli italiani che la transizione verde a cui l'Europa ci obbligava non avrebbe avuto conseguenze per il nostro sistema produttivo; avete convinto milioni di italiani in buona fede che, anzi, la transizione verde avrebbe aperto a grandi opportunità, a grande ricchezza.
Ditelo adesso ai lavoratori dell'automotive o del settore moda, ditelo ai sindacati che protestano fuori dalla sede del Parlamento europeo. Questo Governo, al contrario vostro, ha scelto un approccio radicalmente diverso, fatto di realismo e azioni concrete. Abbiamo dato una stretta alla valanga di bonus distribuiti a pioggia; abbiamo fermato la deriva prima culturale e poi anche economica del reddito di cittadinanza; abbiamo rilanciato l'occupazione insieme a iniziative per costruire un futuro industriale solido e forte.
Il nostro obiettivo non è stato semplicemente riparare ai danni del passato, ma proiettare l'Italia al centro delle trasformazioni globali. Cito soltanto alcuni esempi di questo sforzo: 13,8 miliardi di euro sono stati mobilitati dai contratti di sviluppo; 6,3 miliardi di euro per la digitalizzazione della transizione verde, grazie al Piano Transizione 5.0, che nella nostra mozione renderemo più semplice e accessibile; 7,3 miliardi di euro per sostenere il settore dell'aerospazio, con una legge quadro, la prima che il nostro Paese vede, che supporta l'innovazione della nostra piccola impresa.
Abbiamo istituito l'hub dell'intelligenza artificiale, che posiziona l'Italia come leader nello sviluppo del settore, ma anche la normativa per le materie prime critiche, che garantisce approvvigionamenti e semplifica tante autorizzazioni. Abbiamo introdotto incentivi strutturali per le imprese, potenziato la formazione continua sulla transizione e varato misure fiscali che premiano chi investe sulla capitalizzazione della propria impresa. Questo significa sostenere il lavoro, la competitività e la crescita.
Anche sul fronte energetico abbiamo affrontato e stiamo affrontando sfide con determinazione, lavorando con l'aggiornamento del PNIEC per migliorare il nostro mix energetico, per conseguire approvvigionamenti sicuri, rilanciando, quindi, doverosamente il nucleare di ultima generazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Infine, proseguiremo in Europa la nostra azione per fare in modo che il prezzo dell'energia sia disaccoppiato da quello del gas. In Europa, su grande spinta della Lega, abbiamo negoziato con fermezza e risolutezza, ottenendo la modifica del regolamento Euro 7, e la posizione dell'Italia sull'automotive ha raggiunto il sostegno di altri 15 Paesi, dimostrando la capacità del Governo di influenzare le politiche europee in settori strategici. Oggi, finalmente, anche gli Stati Uniti sono parte di questa partita e hanno invertito la propria rotta.
L'intento è rivedere le modalità che accompagneranno il settore dell'automotive, avendo come obiettivo la competitività dell'industria europea. Inoltre, abbiamo promosso una seconda proposta per riformare i meccanismi ETS e CBAM, il sistema di scambio delle emissioni e il sistema di adeguamento del carbonio alle frontiere, per tutelare, in questo caso, i nostri sistemi energivori. L'Italia oggi è riconosciuta come una Nazione che ha ritrovato autorevolezza e forza, e la nostra strategia industriale non si limita alle crisi del presente. Basta toppe!
Noi guardiamo al futuro attraverso il Libro verde sulla politica industriale italiana, che sarà parte integrante e sostanziale del Libro bianco, che servirà per costruire una politica industriale di ampio respiro, trasversale e neutrale, finalmente, dal punto di vista tecnologico. Stiamo dedicando attenzione a tutti i settori della nostra economia, vogliamo renderli protagonisti di una rinascita industriale anche grazie alla credibilità del made in Italy, segno di qualità e creatività unici.
La nostra azione guarda alle trasformazioni globali, ai settori emergenti e a quelli tradizionali, ma mette sempre al centro lavoratori, famiglie e piccole e medie imprese che compongono la struttura portante del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non serve ricordare che con l'ultima manovra di bilancio abbiamo ridotto in modo strutturale il cuneo fiscale, reso più accessibile il credito alle piccole e medie imprese e promosso politiche per il lavoro che valorizzano le competenze e creano opportunità per donne e giovani, perché un Paese forte è un Paese che non lascia indietro nessuno. Sottolineo che non dobbiamo lasciare indietro nessuno perché non si può confidare in alcun piano di politica industriale senza che questo coinvolga nella sua realizzazione tutti i cittadini italiani di buona volontà.
Pertanto - e su questo mi avvio a concludere, Presidente - abbiamo ragione di sostenere che la nuova rottamazione delle cartelle proposta dalla Lega è una misura abilitante alla realizzazione di qualsivoglia politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ci sono milioni di italiani in buona fede fuori da quest'Aula che hanno dichiarato correttamente il proprio reddito e incolpevolmente non sono riusciti a pagare le tasse dovute. Noi dobbiamo fare il possibile per far sentire questi italiani coinvolti nel rilancio del nostro e del loro Paese, dobbiamo coinvolgere tutti i cittadini perbene nella nostra missione: rendere l'Italia e l'Europa grandi di nuovo. Grazie, Presidente. Dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega per Salvini Premier (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente, rappresentante del Governo, colleghi deputati, il gruppo del Partito Democratico ha depositato ormai diverse settimane fa la mozione in materia di politiche industriali. Ne aveva chiesto la calendarizzazione perché siamo convinti che il Parlamento italiano debba occuparsi dell'urgenza che riguarda il nostro tessuto economico e produttivo. Arriviamo da 23 mesi consecutivi di calo della produzione industriale con un bilancio in rosso che solo nel 2024 è di 4 punti percentuali, una contrazione delle esportazioni vicina al punto percentuale e il riflesso sul mondo del lavoro di questa tendenza è particolarmente preoccupante: sarebbero, secondo i dati di Confindustria, 120.000 i lavoratori a rischio e la cassa integrazione ordinaria nella manifattura è aumentata di circa il 50 per cento.
C'è una specifica crisi italiana in un'Europa e in un mondo in profonda trasformazione. Rischiamo di essere il vaso di coccio all'interno di una riorganizzazione dell'economia globale che investe le catene del valore, i flussi di investimento e lo stesso commercio internazionale. Sotto la spinta del cambiamento climatico, di fattori geopolitici, degli effetti lunghi della pandemia le politiche pubbliche sono chiamate a dare una risposta adeguata con l'obiettivo di promuovere, oltre che l'innovazione e la crescita dei sistemi economici, anche la coesione, la sostenibilità e la resistenza agli shock. La sfida consiste nel favorire la doppia transizione, digitale ed ecologica, nel diversificare e proteggere le catene di fornitura, in particolare quelle della tecnologia avanzata, cercando di preservare i benefici dell'integrazione dei mercati particolarmente rilevanti per un'economia, come quella italiana, dove l'export ha un peso significativo.
E di fronte agli scenari di imposizione di dazi e di guerre commerciali evocati dalle parole di Trump, l'Italia e l'Europa hanno tutto da perdere. Le politiche industriali di cui abbiamo bisogno devono essere strettamente connesse alla doppia transizione, favorire la creazione di lavoro di qualità stabile e qualificato, cercando una nuova complementarietà tra intervento pubblico e iniziativa privata. Abbiamo bisogno di cambiare marcia in Italia e a livello europeo: non basta più limitarsi a dettare regole e tempi, ma è necessario costruire una vera politica industriale comune. La dimensione europea è la condizione minima per sostenere un'industria in grado di competere nella nuova globalizzazione dominata dai giganti americani e cinesi. Va rafforzata con decisione una politica di investimenti comuni europei avviata con il Next Generation EU che oggi va resa strutturale per porre le basi di una politica industriale europea che accompagni l'innovazione, la transizione ecologica e digitale, con almeno 800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui da finanziare anche attraverso un nuovo debito comune.
Del resto, come europei, ci confrontiamo con gli investimenti negli Stati Uniti attraverso il programma Inflation Reduction Act e in Cina attraverso le strategie made in China ampiamente sovvenzionati con ingenti risorse statali. Finora la risposta europea, in assenza di adeguati spazi di bilancio della Commissione, è stata affidata ad un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, che però hanno accentuato gli squilibri tra i diversi Paesi e penalizzato un Paese come l'Italia che ha spazi fiscali molto limitati. È evidente che questo schema non regge più. È tutta l'Europa ad avere bisogno di strumenti nuovi e di risorse aggiuntive. Ne ha bisogno la Germania, ne ha bisogno, a maggior ragione, l'Italia. La vocazione manifatturiera del nostro Paese è un patrimonio da difendere e sostenere. Non ci sarà alcuna stagione di sviluppo se l'Italia si arrenderà alla perdita di competitività dell'industria. Gli interessi della manifattura italiana si fanno sostenendo l'obiettivo di una politica industriale europea adeguatamente finanziata e con politiche nazionali coerenti.
Le ultime politiche industriali nel nostro Paese, degne di rilievo, sono state promosse dal centrosinistra, prima con Industria 2015 e poi con Industria 4.0. Questo Governo è insediato da due anni, viaggia verso la metà della legislatura e non ha ancora prodotto nulla. Il Ministro Urso ha sottoposto a consultazione un Libro Verde, che diventerà un Libro Bianco, per raccogliere idee. Sì, forse poteva essere utile all'inizio della legislatura, adesso è il momento di agire, di prendere provvedimenti, ma di certo non quelli che avete compiuto finora. La legge di bilancio che avete appena approvato ha drasticamente tagliato non solo il Fondo automotive, ma tutte le risorse del MIMIT che erano destinate alle politiche industriali, che scenderanno da 5,8 miliardi nel 2024, a 3,9 nel 2025, per crollare a 1,2 nel 2027, con una riduzione dell'80 per cento. Il Piano Transizione 5.0, che era tanto atteso dalle imprese, ha subìto rallentamenti e vincoli burocratici che hanno reso complicatissimo accedere agli incentivi. Ad oggi, il quadro resta desolante, con il portale del GSE ad indicare 280 milioni di risorse prenotate e 5,9 miliardi ancora disponibili, per un utilizzo dei crediti d'imposta inferiore al 5 per cento, e la scadenza rimane fissata al 31 dicembre di quest'anno.
Presidente, poi, i costi delle energie rimangono il problema principale per il nostro sistema economico, con un prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso - l'ha ricordato il Ministro Pichetto Frattin in quest'Aula - con un dato medio, nel 2024, di 108 euro al megawattora, che è significativamente superiore rispetto agli altri Paesi europei. Tra l'altro, si sono già raggiunti picchi di 150 euro ed è arrivato il grido d'allarme delle imprese, che rischiano costi aggiuntivi di 10 miliardi di euro su base annua, che significa mettere fuori mercato interi settori produttivi. E ad oggi, il Governo non ha ancora alcuna proposta per ridurre il costo della bolletta energetica per le imprese e per le famiglie.
Nella nostra mozione indichiamo quattro principali versanti di intervento per una nuova politica industriale italiana. Li richiamo e rimando - per questioni di tempo - al testo per le proposte specifiche. Il primo, Presidente, riguarda la governance delle politiche industriali, attraverso la creazione di un Ministero per lo Sviluppo sostenibile, di un forum permanente per le politiche industriali, con la trasformazione di Invitalia in un soggetto attuatore delle politiche industriali e con la creazione di un'agenzia che coordini le partecipazioni pubbliche.
Il secondo versante riguarda gli incentivi pubblici, che vanno riorganizzati secondo criteri di selettività e condizionalità ambientali e sociali, con un orizzonte temporale almeno decennale e grande attenzione alla riduzione dei divari territoriali, a partire da quello tra il Nord e il Sud del nostro Paese.
Il terzo versante riguarda il ruolo dello Stato nell'economia, perché è evidente che bisogna affermare la necessità di una nuova complementarietà tra intervento pubblico e iniziativa privata, ma soprattutto, Presidente, perché nel nuovo contesto economico internazionale non basta un aggiustamento spontaneo delle sole forze del mercato, così come sono del tutto inadeguate politiche di carattere protezionistico.
Il quarto versante - e mi avvio a concludere - riguarda le risorse da mettere in campo a livello nazionale, quelle pubbliche innanzitutto, indirizzando verso le nuove politiche industriali le risorse liberate dalla riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi e dalla riorganizzazione degli incentivi per le imprese.
In conclusione, Presidente, noi siamo convinti che il nostro Paese possa, e che questo Governo debba fare, molto di più nell'ambito delle politiche industriali, adottando una visione di lungo periodo per affrontare la doppia transizione in maniera seria, perché questo è l'unico modo per fare gli interessi del nostro Paese e per sostenere la manifattura e il rilancio dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maerna. Ne ha facoltà.
NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). Grazie, Presidente. Saluto i Sottosegretari presenti e gli onorevoli colleghi. La politica industriale è stata sicuramente la grande assente nel dibattito delle politiche pubbliche degli ultimi decenni, soprattutto in merito al recupero della competitività delle nostre imprese. Quindi gran merito va dato a questo Governo, che ha riportato la tematica delle politiche industriali al centro dell'attenzione.
Le valutazioni che dobbiamo fare devono essere serie, comparate e valutate con razionalità. Non servono i comizi che ho sentito prima, non capisco che senso abbia, cosa c'entrino il problema Albania o il problema libico o i servizi segreti con il problema della politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): bisogna essere seri e determinati! Io credo che gli industriali che ci ascoltano, i lavoratori, il mondo del lavoro vogliano sapere da noi che cosa stiamo facendo, quale è la mission, quali sono i target, quali sono le azioni che stiamo portando avanti. Allora vedo di riassumerle, Presidente, nel tempo che mi è dato.
Qual è il contesto in cui stiamo operando? Una crisi geopolitica e i conflitti aperti che cosa comportano e hanno comportato? Difficoltà di approvvigionamento, aumento dei costi energetici, aumento generalizzato dei costi di produzione come conseguenza. Le dinamiche in evoluzione dei rapporti di forza nelle relazioni economiche tra le grandi potenze hanno creato anche queste problematiche, la concorrenza crescente da parte dei produttori extra-unione europea, come la Cina. A fronte di tutto questo, il Governo ha predisposto una nuova ed innovativa politica industriale, introducendo il concetto di “Stato stratega”, cioè lo Stato che affianca le imprese senza entrare nella gestione diretta, cioè non si sostituisce alle imprese, ma le affianca nelle scelte industriali strategiche. Non più uno Stato burocrate, a volte vessatorio, ma uno Stato amico e sostenitore delle imprese.
Allora, quali sono le missioni che ci siamo dati? Contrastare il fenomeno della deindustrializzazione; agire sulle fonti energetiche, investendo sui progressi di transizione e su una neutralità tecnologica, che comprenda anche l'energia nucleare pulita e di nuova generazione; l'introduzione di nuove tecnologie al fine di favorire l'incremento della produttività; garantire la sicurezza, lo sviluppo e il benessere economico dalla dipendenza critica di materie prime essenziali. Sono quattro missioni, al fine di garantire la sovranità industriale, la capacità di garantire autonomia della propria produzione industriale strategica, riducendo le interdipendenze critiche di risorse, beni e tecnologie.
A fronte della missione, ci sono degli obiettivi. Il Governo si è dato 15 obiettivi, non li elencherò tutti, ma solo i principali: consolidare la posizione dell'Italia tra le prime dieci economie del mondo; mantenere il ruolo centrale della manifattura nell'economia italiana, consolidando il posizionamento come seconda manifattura d'Europa; confermare il ruolo dell'Italia come Paese trasformatore aperto i mercati globali, restando tra i primi cinque grandi esportatori del mondo; preservare il modello produttivo tradizionale del made in Italy; anticipare le crisi industriali, gestire quelle in corso, ristrutturare le industrie mature a rischio di crisi (non intervenire quando la crisi c'è, ma intervenire prima cercando di anticiparla, e così via); rafforzare l'economia dell'industria della difesa; rafforzare l'appartenenza dell'Italia ai sistemi internazionali delle democrazie di mercato, questi sono i target.
Come vengono raggiunti? Innanzitutto, e credo che questo sia davvero innovativo, con l'ascolto e la consultazione di tutti gli attori economici nazionali attraverso l'operazione denominata Libro verde, attivata dal Ministro Urso, per una nuova strategia di politica industriale in Italia da cui discenderà il Libro bianco sulla politica industriale, che raccoglierà le proposte di tutti coloro che sono stati interpellati; con l'attuazione delle Zone economiche speciali e delle Zone logistiche semplificate, al fine di promuovere lo sviluppo infrastrutturale in aree strategiche nazionali; con regimi fiscali agevolati e la semplificazione delle procedure amministrative, che consentano di creare condizioni favorevoli per gli investimenti, stimolando la crescita e soprattutto attirando i capitali, anche dall'estero; con le misure fiscali adottate dal Governo, come il taglio del cuneo fiscale - ha ridotto il costo del lavoro e aumentato il reddito netto dai lavoratori -; con la riduzione delle aliquote Ires per le aziende che decidono di reinvestire i propri utili - questo specifico provvedimento supporta l'espansione della capacità produttiva, l'innovazione tecnologica e la creazione di nuovi posti di lavoro -; con il potenziamento ulteriore delle misure fiscali orientato a semplificare gli adempimenti e ridurre i costi per le aziende, al fine di tendere a un sistema fiscale più equo e favorire maggiore competitività; con la particolare attenzione dedicata ai settori trainanti dell'economia nazionale, che stanno affrontando delle sfide impegnative - l'industria metalmeccanica e, in particolare, l'automotive e, a seguire, l'acciaio, il chimico e il tessile nonché quella della moda. Nello specifico dell'automotive vorrei evidenziare la problematica legata a Stellantis, la quale con le scelte operate dai suoi vecchi vertici non ha mantenuto l'impegno assunto col Governo, cosa questa che ha creato seri problemi nel mondo dell'automotive. Cos'è successo però nel dicembre del 2024? Che al nuovo tavolo presso il Ministero delle Imprese il Governo ha ottenuto una modifica sostanziale del piano industriale con un quadro chiaro degli investimenti che saranno realizzati nei singoli stabilimenti in Italia nonché un impegno da parte di Stellantis a salvaguardare i livelli occupazionali. Siamo passati dal dare miliardi a Stellantis ad ottenere un impegno preciso nei confronti dei nostri lavoratori e dall'Italia.
Aggiungo anche le azioni che il Governo sta compiendo nell'ambito dell'Unione europea, cui si è accennato prima, perché, a fronte di ingenti immissioni di risorse pubbliche a favore delle imprese sia da parte degli USA che della Cina, la Commissione europea ha adottato - ahinoi - una politica di transizione verso la sostenibilità ambientale disaccoppiata dalla politica industriale e dalle esigenze delle imprese. Il Governo si è fatto promotore di azioni sull'automotive e sui settori siderurgico, chimico e, in generale, nei settori energivori per modificare il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, il cosiddetto CBAM, e chiedendo di estenderlo ai prodotti finiti fabbricati nei Paesi di origine con materie prime ad alto impatto emissivo. Qui ci sarebbe da elencare anche quanto il Ministro Urso e il Governo hanno chiesto in sede europea, ad esempio l'introduzione dell'European Automotive Act per affrontare la sfida della transizione nel settore automobilistico e il sostegno del settore automotive affinché possa raggiungere gli obiettivi che l'Europa ha posto. Così avviene nell'acciaio, nella chimica e, soprattutto, per le piccole e medie imprese.
Chiedere in sede europea una specifica iniziativa affinché venga adottato un sistema nel quale il prezzo dell'energia elettrica sia disaccoppiato da quello del gas è un altro punto strategico. Allora, dove siamo? A che punto siamo? Sono stati raggiunti gli obiettivi del PNRR? L'OCSE ha definito positiva l'Italia in termini di crescita tendenziale in tutti i settori e, in particolare, nel settore del turismo.
Lo spread è tornato intorno a 100 e l'Italia è tornata seria e affidabile, fattore determinante per gli investimenti; investimenti numerosi in diversi settori, compresi lo spazio, il mare e tutti i settori emergenti che daranno un futuro all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Prima è stato detto che abbiamo incassato i complimenti dalla Fornero e da Monti, ma io leggo anche che il Centro studi di Confindustria, nell'analisi di qualche settimana fa, ha descritto che le aspettative tra le grandi imprese industriali associate sono in miglioramento: più di un quarto delle imprese intervistate prevede un'espansione della produzione industriale rispetto all'ultimo quarto e così via.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). C'è, dunque, un clima di positività. Allora, concludo dicendo che, certo, non siamo così arroganti da considerare ottimale quello che il Governo sta facendo, perché tutto è migliorabile e perfezionabile, ma la concezione che noi abbiamo del lavoro e delle imprese, come si è accennato prima, è volta a superare lo scontro tra lavoratori e imprese. Ebbene, noi siamo quelli che propongono l'attuazione dell'articolo 46 della Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo porterà a scelte di sviluppo, di crescita e di valorizzazione; siamo quelli che hanno chiesto sacrifici alle banche e alle assicurazioni, mentre fino a ieri si usavano le tasse dei lavoratori per darle alle banche e alle assicurazioni. Abbiamo invertito la tendenza con umiltà, continuiamo a farlo e procediamo con grande determinazione. È per questa ragione che Fratelli d'Italia voterà a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto, colleghi, che, poiché abbiamo circa 40 votazioni da fare, la Presidenza, una volta che si comincia a votare, non aspetterà nessuno. Quindi, chi deve andare al posto lo faccia adesso, perché poi andremo avanti con i voti.
Per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che i presentatori delle mozioni - ove necessario - hanno prestato il consenso previsto a seguito delle riforme regolamentari.
Avverto che i presentatori della mozione Braga ed altri n. 1-00374 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, i capoversi del dispositivo su cui il parere è contrario; a seguire, i capoversi del dispositivo su cui il parere è favorevole; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 4°, 7°, 8° e 13° del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00374. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2°, 3°, 5°, 6°, 9°, 10°, 11° e 12° del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00374. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Braga ed altri n. 1-00374. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo alla votazione della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione). Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i capoversi del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 10° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'11° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 12° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 13° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 16° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 17° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 18° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 19° capoverso del dispositivo della mozione Pavanelli ed altri n. 1-00376 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Passiamo alla votazione della mozione Ghirra ed altri n. 1-00378.
Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 7°, 9°, 10°, 11°, 12° e 13° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 7°, 9°, 10°, 11°, 12° e 13° del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra ed altri n. 1-00378, ad eccezione dei capoversi 7°, 9°, 10°, 11°, 12° e 13° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 7°, 9°, 10°, 11°, 12° e 13° del dispositivo della mozione Ghirra ed altri n. 1-00378, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Passiamo alla votazione della mozione Faraone ed altri n. 1-00380.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi 4°, 9°, 10° e 19° del dispositivo.
Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 2°, 4°, 5°, 10°, 11° e 19° del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi 9° e 14° del dispositivo; quindi, congiuntamente i restanti capoversi del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa, ad eccezione dei capoversi 12° e 17°; in fine - sempre ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - congiuntamente i capoversi 12° e 17° della premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2°, 4°, come riformulato, 5°, 10°, come riformulato, 11° e 19°, come riformulato, del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00380, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo, come riformulato, della mozione Faraone ed altri n. 1-00380, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00380, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui restanti capoversi del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00380, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa, ad eccezione dei capoversi 12° e 17°, della mozione Faraone ed altri n. 1-00380, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 12° e 17° della premessa della mozione Faraone ed altri n. 1-00380, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo alla votazione della mozione Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo ed altri n. 1-00385, su cui vi è il parere favorevole del Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caramanna, Gusmeroli, Casasco, Cavo ed altri n. 1-00385, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 33).
Passiamo alla votazione della mozione Benzoni ed altri n. 1-00391.
Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 3°, 6° e 10°; a seguire, congiuntamente, i capoversi 3° e 6° del dispositivo; quindi, il 10° capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa, ad eccezione del 19° capoverso; in fine - sempre ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - il 19° capoverso della premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Benzoni ed altri n. 1-00391, ad eccezione dei capoversi 3°, 6° e 10°, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 3° e 6° del dispositivo della mozione Benzoni ed altri n. 1-00391, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 10° capoverso del dispositivo della mozione Benzoni ed altri n. 1-00391, su cui vi è il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 36).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Benzoni ed altri n. 1-00391, ad eccezione del 19° capoverso, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 19° capoverso della premessa della mozione Benzoni ed altri n. 1-00391, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).
Grazie sempre al lavoro preziosissimo dei funzionari, che ci assistono in queste votazioni.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.
Passiamo agli interventi di fine seduta…(Commenti) che succede, onorevole Quartini? Vuole rettificare un voto? Prego, onorevole Quartini.
ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, intervengo, a nome del MoVimento 5 Stelle, per dire che sulla votazione n. 28 vi è un voto contrario, è una rettifica.
PRESIDENTE. Ne prendiamo atto e ne daremo atto nel verbale.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Michelotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo perché è notizia di pochi minuti fa che la regione Toscana ha approvato la legge sul suicidio medicalmente assistito, la legge sul fine vita. Di fatto, una pagina vergognosa della nostra regione, della Toscana, perché la Toscana, culla della civiltà, patria di Dante, patria di Santa Caterina da Siena, di San Bernardino, oggi tocca il suo punto più basso, non facendo onore alla sua storia, e lo fa approvando una legge che porterà migliaia di malati, di fragili, di anziani, di emarginati a spingersi ancora di più verso la morte, persone che già si sentono un peso per la società e per la famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti delle deputate Boldrini e Scarpa).
Questo non lo possiamo accettare, e ringrazio il centrodestra e Fratelli d'Italia che in regione Toscana si sono battuti, fino alla fine, contro una legge che è disumana ed è anche anticostituzionale, perché è una materia, quella del fine vita, che è di competenza esclusiva di questo Parlamento, e soltanto in questo Parlamento una materia come il fine vita potrà essere discussa e approvata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Pensate se tutte le regioni si mettessero a legiferare su questo tema: si determinerebbe un mosaico normativo disomogeneo e sarebbe il caos.
Noi abbiamo condiviso l'appello dei vescovi toscani ma anche di tante associazioni e di tante realtà che difendono la vita e che difendono la dignità della persona. Il malato non può essere abbandonato a sé stesso, con scorciatoie legislative, ma deve essere accompagnato con cure palliative e sostegno concreto. Il sistema sanitario deve esistere per migliorare la qualità della vita, non per accompagnare le persone alla morte.
Noi contrastiamo la cultura dello scarto, non accettiamo questa legge, e chiediamo al Governo di impugnarla perché non possiamo e non vogliamo che la Toscana sia capofila (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo chiesto al Partito Democratico di fermarsi, ma hanno voluto piantare una bandierina politica su un tema delicatissimo che rappresenta una cosa senza precedenti.
Chiediamo quindi al Governo di esaminare la legge e di intervenire, noi non ci fermeremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.
ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. L'11 febbraio di tre anni fa, questo Parlamento approvava la modifica dell'articolo 9 e dell'articolo 41 della nostra Costituzione, una modifica voluta da tantissimi cittadini, da tantissime cittadine, e portata nelle aule parlamentari proprio dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Finalmente, la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi per le future generazioni è entrata all'interno della nostra carta d'identità che è la nostra Costituzione.
Ricordate qual è la prima legge che abbiamo approvato dopo la modifica dell'articolo 9? È stata la legge Salva Mare, che avrebbe dovuto dare una svolta, un cammino nuovo.
Ecco, purtroppo, questo cammino si è fermato. Oggi non è più così. Il Sole 24 Ore ci ricorda che i prezzi dell'elettricità sono aumentati del 44 per cento su base annua. Il costo italiano è superiore, rispetto a quello tedesco, del 25 per cento e, rispetto a quello francese, del 40 per cento.
Tra pochi giorni, a Roma, ci sarà la COP per la biodiversità, e darò un altro dato: sapete che più della metà del PIL mondiale è generato da attività economiche proprio a partire dalla natura? E sapete di quanto si parla? Si parla di 58.000 miliardi di dollari. Ecco, ci avete detto di tutto, che siamo idealisti, che siamo eco-gufi. Se non lo volete fare per la tutela dell'ambiente - e concludo, Presidente - fatelo per le attività economiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non c'è sviluppo possibile senza sostenibilità. Fatelo per i vostri figli e per le future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Io voglio portare all'attenzione di quest'Aula un episodio molto grave che si è verificato oggi nell'aula del consiglio regionale ligure, dove il capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Giordano, replicando a un'interrogazione che aveva posto sul ciclo dei rifiuti e sull'inceneritore, ha dichiarato: perché piace al centrodestra bruciare, sembra di essere ritornati durante i periodi bui della Seconda guerra mondiale. Non leggo tutto, mi fermo qui.
C'è stato un evidente tentativo di associazione tra una scelta amministrativa legata al ciclo dei rifiuti e una delle pagine più buie della nostra storia. Un'associazione che non si può non solo dire, ma neanche pensare, ed invece è avvenuto. Un tentativo, mal riuscito, di un attacco politico al centrodestra che sicuramente ha fatto torto al consiglio regionale ligure ma anche, credo, alla maggioranza di quest'Aula. Ci sono state poi le scuse da parte del capogruppo e anche un'autosospensione, ma il tema non è personale, il tema è politico.
Il presidente della regione, Bucci, ha chiesto alla minoranza, l'opposizione ligure, all'opposizione - lo dico io - di questo Parlamento, di fare una presa di posizione di condanna. Lo ha chiesto nella tarda mattinata e sono passate ore, e questa posizione di condanna non l'abbiamo vista. Non l'abbiamo vista chiara a livello regionale, e la chiedo io, in questo Parlamento, a livello nazionale.
Ci dica, l'opposizione, che cosa pensa. Ce lo dica anche Conte, visto che il consigliere è del suo movimento: ci dicano cosa pensano perché, su questo tema, non possono esserci ambiguità (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruzzone. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BRUZZONE (LEGA). Presidente, la ringrazio. Intervengo sullo stesso tema: quello che è accaduto questa mattina è inaudito. Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle ha affermato ciò che ha appena detto la collega, e cioè che al centrodestra piace bruciare, sembra di essere tornati al periodo buio della Seconda guerra mondiale. Poi, si è messo a fare riferimento ai forni crematori: parole inaudite che intendo sottoporre all'attenzione di quest'Aula, Presidente, una totale mancanza di rispetto verso l'assemblea legislativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) della Liguria.
Se il consigliere del MoVimento 5 Stelle fosse più cosciente del posto che occupa, dovrebbe sapere che la legge ligure, oggi ancora in vigore, il testo unico per gli interventi (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) … Per favore! La legge - il testo unico degli interventi regionali per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei princìpi della Costituzione repubblicana - è stata fatta nel 2004, non prima e non dopo, quando governava il centrodestra, su iniziativa dell'ufficio di presidenza che io presiedevo. Quindi, senza alcun riferimento - lo dico due volte - senza alcun riferimento a questo caso, nelle assemblee elettive è bello confrontarsi democraticamente ed esprimere le proprie idee, ma i ragli e il ragliare non servono a nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), è meglio sempre evitarlo.
Il presidente Conte, a nome del MoVimento 5 Stelle, chieda scusa (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per queste vergognose affermazioni, e il Partito Democratico si dissoci…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
FRANCESCO BRUZZONE (LEGA). …dalle parole di questo loro alleato. Attendiamo un segnale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul Regolamento, l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Questo intervento è per ristabilire, nei termini regolamentari, la verità delle cose. Abbiamo sentito degli interventi brucianti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) da parte della maggioranza, ma del tutto fuori luogo, Presidente, considerando che il consigliere in questione non solo ha porto le proprie scuse, ma si è anche sospeso temporaneamente…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Alfonso Colucci, non è sul Regolamento, è un intervento di fine seduta.
ALFONSO COLUCCI (M5S). È un intervento, questo, che, nei termini regolamentari, tenta di ristabilire la verità…
PRESIDENTE. No, no, no…
ALFONSO COLUCCI (M5S). …che viene così violentemente bruciata…
PRESIDENTE. No, no, no…
ALFONSO COLUCCI (M5S). …in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Regolamento non c'entra, mi ha ingannato, onorevole Alfonso Colucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come lei sa, molti di noi sono impegnati da anni per dare a questo Paese una legge dignitosa sul fine vita. Parlo di dignità, perché non è degno che persone che sono malate da tanti, tanti anni e hanno deciso di interrompere la propria vita dopo dure riflessioni, magari, con i medici, con i familiari, non è degno che queste persone debbano scappare in un altro Paese, magari assistite da amici, parenti che poi avranno anche delle conseguenze, cioè essere, magari, rincorsi dalla giustizia.
Per fortuna, negli ultimi anni, qualcosa è cambiato, perché la giustizia ha dato ragione a quei familiari, a quegli amici, a quei cari e perché in tanti e tante, da questi banchi, ma anche da quei banchi, hanno iniziato a cambiare, a cambiare l'atteggiamento.
Allora, ci faccia dire che noi siamo orgogliosi che la regione Toscana, per prima in Italia, abbia aperto un varco per dire che sono le ASL che si prendono cura di quelle richieste. E noi qua vogliamo dire solo una cosa ai colleghi: nessuno in Italia deve spiegare ad altri chi deve amare, come deve morire e come deve vivere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). E noi lo diciamo con forza. Chi siete, chi siete per fare la morale a chi soffre, a chi vuole vivere fino all'ultimo giorno con dignità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) …
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO GRIMALDI (AVS). …perché è questo quello che chiedono, non i vostri pregiudizi, non le vostre offensive…
PRESIDENTE. Grazie…
MARCO GRIMALDI (AVS). …non le vostre cacce alle streghe (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fossi. Ne ha facoltà.
EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per rivendicare e sottolineare, da toscano, l'importante atto che ha votato il consiglio regionale poche ore fa, oggi, e cioè legiferare sul cosiddetto fine vita. Per quanto ci riguarda, si tratta di un atto di civiltà, e il fatto che venga dalla Toscana, che è stata la prima realtà nel nostro Paese ad abolire la pena di morte, il fatto che la Toscana sia un'altra volta all'avanguardia, ci riempie di orgoglio, ma ci riempie anche di responsabilità.
Quella responsabilità che ci ha fatto affrontare questo tema, così delicato e così sensibile, con grande rispetto, in modo esemplare e con grande serietà, fuori dalle schermaglie politiche, dalle diatribe e dalle strumentalità partitiche e politiche, mettendo prima di tutto, prima dell'appartenenza al partito, prima dell'appartenenza politica, la coscienza individuale, senza fare pressioni a nessun tipo di consigliere o di consigliera regionale, ma ragionando nel merito, discutendo con profondo rispetto anche con chi la pensava diversamente in relazione al provvedimento che andava ad essere votato in Aula, avendo un dialogo forte e importante con il mondo che fa riferimento alla Chiesa cattolica, che, in buona parte, naturalmente, la vedeva diversamente rispetto al provvedimento al voto, ma andando al merito e provando a colmare una lacuna che dovevano e dovrebbero colmare lo Stato e il legislatore statale. Inoltre, facendo un percorso che aveva un approccio esclusivamente procedimentale, ossia non incideva sui diritti, ma era procedimentale perché aveva l'obiettivo di uniformare, prima di tutto, il comportamento delle ASL nella nostra regione, così riconoscendo un diritto a tutte e tutti.
PRESIDENTE. Concluda.
EMILIANO FOSSI (PD-IDP). E, quindi, fatemi dire che da toscano sono e siamo orgogliosi che la Toscana sia un'altra volta la terra dei diritti e fuori da ogni strumentalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Credo che oggi nella regione Toscana sia stata fatta un'operazione di grande valore umano, di grande valore etico, di grande valore laico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Credo che ci siano poche cose da sottolineare, credo che si debba fare anche un'operazione di gratitudine nei confronti dell'Associazione Luca Coscioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché noi, nella regione Toscana, abbiamo voluto fare un'operazione di forte sintonia con questa operazione…Presidente, chiedo scusa.
PRESIDENTE. Scusi lei, ero impegnato in una discussione regolamentare. Prego.
ANDREA QUARTINI (M5S). Bene, la ringrazio. Credo, dicevo, che nella regione Toscana sia stata fatta un'operazione assolutamente straordinaria: laddove c'è un vuoto normativo, la regione Toscana è intervenuta, ha avuto il coraggio di farlo, coraggio che è mancato a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Credo che questo sia il dato vero. Con sentenze della Corte costituzionale che ci invitavano a intervenire su questo tema, la regione Toscana, di sua iniziativa, ha fatto un'operazione straordinaria.
È un'operazione che dà valore all'autodeterminazione, è un'operazione che dà valore alla libera scelta di una persona che sta soffrendo, dando luogo a una grande opportunità per questo nostro Paese. Prendiamo esempio dalla regione Toscana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 12 febbraio 2025 - Ore 9,30:
(ore 9,30 e ore 16,15)
1. Seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00371, Scutellà ed altri n. 1-00372, Della Vedova ed altri n. 1-00377, Faraone ed altri n. 1-00382, Bonelli ed altri n. 1-00384 e De Luca ed altri n. 1-00395 concernenti iniziative per il rilancio della competitività europea, in relazione al "Rapporto Draghi" .
2. Seguito della discussione della proposta di legge:
FRATOIANNI ed altri: Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro. (C. 2067)
e delle abbinate proposte di legge: FRATOIANNI e MARI; CONTE ed altri; SCOTTO ed altri. (C. 142-1000-1505)
3. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 403 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ROMEO ed altri: Disposizioni per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e istituzione dei Nuovi giochi della gioventù (Approvata dal Senato). (C. 1424)
e delle abbinate proposte di legge: BERRUTO ed altri; AMATO ed altri.
Relatore: SASSO.
4. Seguito della discussione del disegno di legge:
Modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma. (C. 2034-A)
Relatore: URZÌ.
5. Seguito della discussione della mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella ed altri n. 1-00392 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del turismo, Daniela Garnero Santanchè .
6. Seguito della discussione della proposta di legge:
D'INIZIATIVA POPOLARE: La partecipazione al lavoro. Per una governance d'impresa partecipata dai lavoratori. (C. 1573-A)
e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI; MOLINARI ed altri; FARAONE; MOLLICONE ed altri; FOTI ed altri.
(C. 300-1184-1299-1310-1617)
Relatori: CAVANDOLI, per la VI Commissione; MALAGOLA, per la XI Commissione.
7. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 347 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PIROVANO ed altri: Modifica alla legge 20 luglio 2000, n. 211, recante "Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti", al fine di prevedere un fondo per favorire l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado di "viaggi nella memoria" nei campi medesimi (Approvata dal Senato). (C. 792)
e delle abbinate proposte di legge: MANZI ed altri; DE PALMA ed altri. (C. 777-1495)
Relatrice: DALLA CHIESA.
(ore 15)
8. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
La seduta termina alle 19,27.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 2 la deputata Latini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 5 il deputato Zoffili ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 8 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 24 e 25 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 16 la deputata Quartapelle Procopio ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
nelle votazioni nn. 28 e 32 i deputati presenti del Gruppo MoVimento 5 Stelle hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 30 il deputato Paolo Emilio Russo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 34 il deputato Molinari ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | PDL 630-B - ARTICOLO 2 | 251 | 148 | 103 | 75 | 148 | 0 | 72 | Appr. |
2 | Nominale | PDL 630-B - VOTO FINALE | 264 | 157 | 107 | 79 | 157 | 0 | 67 | Appr. |
3 | Nominale | MOZ 1-374 CPV 1,4,7,8,13 DISP | 281 | 281 | 0 | 141 | 117 | 164 | 63 | Resp. |
4 | Nominale | MOZ 1-374 CPV 2,3,5,6,9,10,11,12 DISP | 280 | 280 | 0 | 141 | 277 | 3 | 63 | Appr. |
5 | Nominale | MOZ 1-374 PREMESSA | 283 | 282 | 1 | 142 | 118 | 164 | 63 | Resp. |
6 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 1 DISP | 283 | 281 | 2 | 141 | 101 | 180 | 63 | Resp. |
7 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 2 DISP | 283 | 279 | 4 | 140 | 114 | 165 | 63 | Resp. |
8 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 3 DISP | 280 | 278 | 2 | 140 | 111 | 167 | 63 | Resp. |
9 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 4 DISP | 285 | 276 | 9 | 139 | 109 | 167 | 63 | Resp. |
10 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 5 DISP | 284 | 281 | 3 | 141 | 113 | 168 | 63 | Resp. |
11 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 6 DISP | 285 | 281 | 4 | 141 | 114 | 167 | 63 | Resp. |
12 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 7 DISP | 282 | 279 | 3 | 140 | 113 | 166 | 63 | Resp. |
13 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 8 DISP | 286 | 283 | 3 | 142 | 115 | 168 | 63 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 9 DISP | 285 | 281 | 4 | 141 | 115 | 166 | 63 | Resp. |
15 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 10 DISP | 284 | 280 | 4 | 141 | 113 | 167 | 63 | Resp. |
16 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 11 DISP | 286 | 228 | 58 | 115 | 49 | 179 | 63 | Resp. |
17 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 12 DISP | 285 | 280 | 5 | 141 | 116 | 164 | 63 | Resp. |
18 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 13 DISP | 281 | 277 | 4 | 139 | 113 | 164 | 63 | Resp. |
19 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 14 DISP | 285 | 280 | 5 | 141 | 114 | 166 | 63 | Resp. |
20 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 15 DISP | 286 | 270 | 16 | 136 | 103 | 167 | 63 | Resp. |
21 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 16 DISP | 278 | 265 | 13 | 133 | 102 | 163 | 63 | Resp. |
22 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 17 DISP | 286 | 271 | 15 | 136 | 103 | 168 | 63 | Resp. |
23 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 18 DISP | 284 | 280 | 4 | 141 | 115 | 165 | 63 | Resp. |
24 | Nominale | MOZ 1-376 NF CPV 19 DISP | 286 | 272 | 14 | 137 | 103 | 169 | 63 | Resp. |
25 | Nominale | MOZ 1-378 NO CPV 7,9,10,11,12,13 DISP | 287 | 283 | 4 | 142 | 116 | 167 | 63 | Resp. |
26 | Nominale | MOZ 1-378 CPV 7,9,10,11,12,13 DISP | 285 | 283 | 2 | 142 | 103 | 180 | 63 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | MOZ1-380 CPV 2,4R,5,10R,11,19R DISP | 286 | 286 | 0 | 144 | 285 | 1 | 63 | Appr. |
28 | Nominale | MOZ 1-380 CPV 9 DISP | 284 | 281 | 3 | 141 | 263 | 18 | 63 | Appr. |
29 | Nominale | MOZ 1-380 CPV 14 DISP | 283 | 279 | 4 | 140 | 67 | 212 | 63 | Resp. |
30 | Nominale | MOZ 1-380 CPV REST DISP | 283 | 283 | 0 | 142 | 83 | 200 | 63 | Resp. |
31 | Nominale | MOZ 1-380 PREM NO CPV 12,17 | 285 | 285 | 0 | 143 | 80 | 205 | 63 | Resp. |
32 | Nominale | MOZ 1-380 CPV 12,17 PREM | 285 | 227 | 58 | 114 | 52 | 175 | 63 | Resp. |
33 | Nominale | MOZ 1-385 | 285 | 285 | 0 | 143 | 166 | 119 | 63 | Appr. |
34 | Nominale | MOZ 1-391 DISP NO CPV 3, 6, 10 | 286 | 281 | 5 | 141 | 116 | 165 | 63 | Resp. |
35 | Nominale | MOZ 1-391 CPV 3,6 DISP | 283 | 282 | 1 | 142 | 105 | 177 | 63 | Resp. |
36 | Nominale | MOZ 1-391 CPV 10 DISP | 287 | 287 | 0 | 144 | 279 | 8 | 63 | Appr. |
37 | Nominale | MOZ 1-391 PREM NO 19 CPV | 286 | 282 | 4 | 142 | 78 | 204 | 63 | Resp. |
38 | Nominale | MOZ 1-391 CPV 19 PREM | 288 | 230 | 58 | 116 | 14 | 216 | 63 | Resp. |