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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 444 di martedì 11 marzo 2025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANTONIO D'ALESSIO , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza in ordine alla redazione dei piani di emergenza dighe da parte di regione Lombardia - n. 3-01796)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Girelli ed altri n. 3-01796 (Vedi l'allegato A). Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. La direttiva del Presidente del Consiglio dell'8 luglio 2014 prevede, come richiamato, peraltro, nell'interrogazione dell'onorevole interrogante, la predisposizione di due distinti documenti: il documento di Protezione Civile e il piano di emergenza della diga. La medesima direttiva prevedeva che, entro un anno dalla sua approvazione, la definizione di un programma di aggiornamento, coordinato a livello regionale, del documento di Protezione Civile, dovesse essere completata.

Tale programma stabiliva, inoltre, che l'aggiornamento completo dei 512 documenti di Protezione Civile - tanti quante sono le grandi dighe distribuite sul territorio nazionale - si sarebbe dovuto svolgere in tre annualità, dovendosi l'attività concludere entro il 30 ottobre 2018. Tuttavia, nei rapporti annuali sullo stato di attuazione, sono stati evidenziati forti ritardi, dovuti, dapprima, alle difficoltà delle regioni di individuare le autorità idrauliche e, successivamente, all'individuazione o validazione di alcuni valori tecnici da parte delle stesse autorità idrauliche.

Attualmente, anche a seguito delle numerose iniziative intraprese dal nostro Dipartimento nazionale di Protezione Civile volte alla risoluzione delle criticità riscontrate in campo dalle regioni, risultano approvati in Italia dalle prefetture 391 documenti di Protezione Civile, su un totale di 512 documenti. Il documento di Protezione Civile, inoltre, è propedeutico alla successiva redazione del piano di emergenza della diga, predisposto e approvato dalla regione o provincia autonoma competente, in raccordo con la prefettura, e dai piani di Protezione Civile comunale, che recepiscono le informazioni presenti nei piani di emergenza diga e contengono le aree a rischio di inondazione.

Per quanto concerne in particolare la regione Lombardia, allo stato risultano approvati dalle prefetture 45 documenti di Protezione Civile, su 77 complessivi. Il nostro Dipartimento nazionale continuerà, naturalmente, a svolgere un'azione di impulso, al fine di favorire la prosecuzione del processo di pianificazione per le grandi dighe, anche mediante l'organizzazione di specifici incontri, garantendo supporto alla Lombardia e alle altre regioni o province autonome che dovessero avanzarne formale richiesta.

PRESIDENTE. Il deputato Girelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Tramite lei, ringrazio il Ministro per la risposta, che fa un'esatta fotografia della normativa, la quale prevede un impegno preciso da parte delle regioni nel redigere dei piani che, vorrei sottolineare, hanno una particolare importanza per fare un monitoraggio puntuale delle situazioni di rischio, ma, mi verrebbe da dire, soprattutto, per predisporre delle adeguate misure di prevenzione, e anche manutenzione, che evitino il verificarsi del rischio. Purtroppo, dalle parole del Ministro stesso si evince come, spesso e volentieri, le regioni siano molto in ritardo e inadempienti rispetto a questo loro preciso compito.

E in una situazione come quella che stiamo vivendo, in cui fenomeni atmosferici improvvisi e situazioni di pericolo sono sempre più frequenti e in cui, soprattutto, i danni causati dagli stessi sono - ahimè - noti a tutti, essere in ritardo su questo, credo che sia una colpa grave da parte delle regioni. Mi verrebbe da pensare se non sia il caso di fare una seria riflessione sull'effettiva capacità delle regioni di esercitare alcuni compiti che hanno un valore indiscusso nella difesa e nella protezione di cittadini e di territori. Forse sarebbe anche il caso di prevedere che, nel momento in cui le regioni non facciano quello che devono fare, lo Stato possa subentrare nell'andare a sostituirle in maniera impositiva riguardo a situazioni di questo genere. Il che non è la negazione del ruolo delle autonomie, ma è semplicemente la necessità di sottolineare come le autonomie dovrebbero essere quella fase organizzativa più snella, più veloce e più capace di dare risposte immediate, invece che diventare, come in questo caso, degli ostacoli per avere un Piano nazionale che possa permettere al Governo stesso di avere un esatto monitoraggio delle situazioni e fare i passi successivi.

Perché, come giustamente ricordava il Ministro, si tratta poi, regione per regione, di coordinare questi piani con i piani comunali di Protezione civile. Perché avere una chiara visione di cosa possa capitare, di quali siano i comuni interessati, all'interno di questi comuni quali siano i maggiori rischi - si pensi, appunto, agli ospedali, alle scuole, piuttosto che ad altri momenti di aggregazione sociale oppure a zone, anche urbanizzate, dei comuni stessi, che sono però molto soggette alle ricadute di eventuali eventi atmosferici e catastrofi che ne conseguono - implica un lavoro anche molto capillare, implica un lavoro, se si vuole, complesso, ma, se ciascuno fa il suo pezzo, anche in tempi abbastanza brevi, si può riuscire a mettere insieme questo mosaico.

Perciò mi verrebbe da dire che quella del Ministro è una risposta che mi soddisfa dal punto di vista di quello che mi poteva dire, me ne rendo perfettamente conto. Io penso che vada stigmatizzata la pigrizia e l'inadempienza regionale. Io l'ho fatto per quanto riguarda la regione da cui provengo, la regione Lombardia, che spesso e volentieri tende a mettersi il fiocco della regione migliore d'Italia e poi, qua e là, andiamo a scoprire, come spesso e volentieri, in realtà è molto lenta e incapace di fare quello che deve. Quello che mi viene da dire, tramite lei, Presidente, al Ministro, è: facciamo un'azione anche molto di forza e anche di richiamo alle regioni riguardo a questo, anche pensando - glielo confesso - di prevedere poteri sostitutivi da parte del Governo, perché in gioco c'è davvero la sicurezza dei cittadini e dei territori. Spesso e volentieri, purtroppo, la cronaca ci consegna numeri terribili, per cui la mancata prevenzione, la mancata manutenzione, la mancata previsione di piani adeguati comportano la morte di cittadini e io credo che questo non possiamo permettercelo.

(Intendimenti in relazione alla ricostruzione post-sisma e al sostegno alle popolazioni locali nei comuni dell'Appennino tosco-romagnolo colpiti dal terremoto del 18 settembre 2023 – n. 3-01193)

PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musemuci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Tassinari n. 3-01193 (Vedi l'allegato A).

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. L'interrogazione, come già anticipato, ha per oggetto l'evento sismico che ha interessato il territorio della regione Emilia-Romagna il 18 settembre del 2023. Si ricorda che, con ordinanza dello stesso settembre, il presidente della regione Emilia-Romagna è stato nominato commissario delegato per fronteggiare l'emergenza, con l'incarico di predisporre un piano degli interventi urgenti, poi approvato dal Dipartimento della Protezione civile il 12 gennaio del 2024, per un importo di euro 5.237.000 e, nell'agosto successivo, per l'intera somma di 6 milioni di euro. Il commissario delegato, nel maggio 2024, ha rappresentato un fabbisogno complessivo pari a 115 milioni di euro.

Nell'ambito della suddetta ricognizione sono stati individuati anche i fabbisogni più urgenti, in relazione ai quali sono stati confermati ammissibili finanziamenti per euro 7.350.000.

Pertanto, il Consiglio dei ministri, in una seduta del settembre 2024, ha deliberato lo stanziamento di euro 7.950.000. Il commissario delegato ha trasmesso la proposta di secondo stralcio del piano per i primi interventi urgenti, per un importo complessivo di euro 7.950.000, approvato dallo stesso Dipartimento il 29 ottobre dello stesso anno. Lo stato di emergenza è stato, infine, prorogato di ulteriori 12 mesi, come prevede il codice, con delibera del Governo del 21 ottobre.

Il direttore dell'Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile della regione Emilia-Romagna, il 2 gennaio scorso, ha trasmesso la Relazione trimestrale sulle attività espletate, comunicando che, rispetto all'attuale finanziamento erogato, pari a euro 13.950.000, le somme liquidate ammontano, complessivamente, a euro 3.864.000.

Quanto sopra riguarda esclusivamente le misure emergenziali di protezione civile; per quanto concerne, invece, il percorso di ricostruzione, esso potrà essere avviato, previa autorizzazione, con apposita norma di rango primario che recepisca le risorse finanziarie necessarie. A queste esigenze, come sa il parlamentare interrogante, risponde il disegno di legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità, che è stato già esitato dal Consiglio dei ministri, approvato dalla Camera e, attualmente, è all'esame del Senato. La promulgazione del codice di ricostruzione permetterà di dotare la Nazione di uno strumento essenziale di protezione, anche sul piano economico e sociale, delle comunità territoriali colpite da eventi calamitosi non risolvibili unicamente con i mezzi e le procedure proprie del Servizio nazionale della protezione civile.

Tale strumento, al ricorrere dei presupposti previsti, potrà rilevare anche in relazione all'evento sismico oggetto di interrogazione. L'auspicio è che, entro qualche settimana, l'Italia possa finalmente avere un codice per le ricostruzioni post-calamità, che possa assicurare tempi certi e procedure snelle.

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Ministro qui presente per la sua risposta, sicuramente articolata, competente e concreta. Io rappresento, in questo momento, una comunità che è stata dilaniata da eventi catastrofici a ripetizione: cito una lettera del sindaco di Rocca San Casciano, Marco Valenti, che ha evidenziato anche al Presidente della Repubblica di avere subito, negli ultimi due anni, ben quattro eventi alluvionali e un terremoto di magnitudo 5. Quindi, la popolazione, in questo contesto, ha necessità di risposte concrete, per chi vive una condizione di grande preoccupazione e di ansia.

In particolare, l'interrogazione riguarda l'evento del terremoto, che ha portato all'evacuazione dalle abitazioni di circa un centinaio di persone, prevalentemente, nel comune di Rocca San Casciano e di Tredozio. Ringraziamo, ovviamente, per gli immediati aiuti nella situazione di emergenza, che hanno dato la possibilità, soprattutto, di ripristinare i servizi pubblici e di dare anche un aiuto consistente, laddove gli edifici avevano subito danni entro i 30.000 euro. È chiaro che questo non soddisfa tutta la platea dei bisogni, perché, sostanzialmente, ci sono tante persone ancora fuori casa, che beneficiano del contributo di autonoma sistemazione, ma che hanno anche necessità di programmare un futuro. Sono, soprattutto, coppie giovani, in un territorio che comunque è fragile, perché parliamo di un territorio montano-collinare, quindi già con le difficoltà delle zone periferiche, come il rischio spopolamento e il rischio di perdita di servizi. Quindi, è quanto mai necessario dare una prospettiva a queste famiglie, soprattutto nella logica di programmare il loro futuro. Non nego che ci sono state famiglie che avevano acquistato l'immobile pochi mesi prima di questo evento, quindi è comprensibile come sia necessario dare risposte.

L'approvazione della legge che prevederà la ricostruzione - l'abbiamo già analizzata qui, alla Camera - auspico che velocemente possa passare attraverso il Senato, in modo che possa diventare effettivamente legge e dare una risposta concreta. Io vorrei citare lo sforzo che è stato fatto anche in legge di bilancio, perché le somme che sono state allocate per il fondo destinato al finanziamento degli interventi di ricostruzione sono ingenti, perché riguardano 1.500 milioni per l'anno 2027 e 1.300 milioni per l'anno 2028.

È chiaro che vorremmo sempre correre più avanti, nel senso di dare la possibilità di ricostruire con tempi più brevi possibili e mi appello alla sua sensibilità in questo senso, che so essere rilevante. Come dicevo, questo aspetto riguarda anche la storia, perché, oltre agli alloggi e alle abitazioni, abbiamo anche le dimore storiche; queste strutture sono chiuse, in questo momento, e non sono fruibili. Quindi, anche l'aspetto culturale è, in ogni caso, importante ed è significativo poterlo preservare perché le zone poi si alimentano anche di questo, si alimentano anche di turismo estivo, di persone che vengono nelle seconde case e danno la possibilità agli esercizi commerciali di lavorare.

Quindi, è tutto un indotto, un sistema economico e sociale che, sicuramente, beneficerà di questa ricostruzione, che auspico il più possibile veloce.

(Intendimenti del Governo in merito alle tempistiche di adozione dei decreti attuativi necessari per il ristoro delle famiglie e delle imprese colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna nel maggio 2023 - n. 3-01211)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Soumahoro n. 3-01211 (Vedi l'allegato A).

Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. La ringrazio, Presidente. Con riferimento agli eventi alluvionali del maggio 2023, si segnala che, già con ordinanza di Protezione civile dello stesso 31 maggio, sono state introdotte misure economiche di immediato sostegno per i cittadini che hanno subito danni alle abitazioni di residenza. Analoga misura relativa alle imprese non è stata attuata in regime emergenziale, risultando assorbita dall'ambito di operatività del commissario straordinario per la ricostruzione. La misura di immediato sostegno per i cittadini, in particolare, è stata concessa nell'importo massimo consueto di 5.000 euro per unità abitativa danneggiata, con la previsione di un possibile incremento di 750 euro per coloro che avessero manifestato l'esigenza di acquisire un'apposita perizia per danni superiori, ai fini dell'accesso alle ulteriori provvidenze di competenza sempre del commissario straordinario.

Nel dicembre 2024 l'importo complessivo liquidato per 23.687 acconti ammonta a 71.061.000 euro e l'importo complessivo liquidato per 22.584 saldi ammonta a 38.284.000 euro. Giova, pertanto, precisare come i primi 3.000 acconti circa, per poco meno di 9 milioni di euro, siano stati liquidati già nella prima decade del mese di luglio 2023, a meno, cioè, di due mesi dalla conclusione dei fenomeni alluvionali. Si è poi proceduto con erogazioni quindicinali fino alla fine dell'anno 2022; successivamente, con cadenza mensile, fino al 31 marzo 2024 e, poi, con cadenza bimestrale.

Relativamente ai contributi di competenza del commissario straordinario alla ricostruzione, si rileva che, per i danni alle famiglie, risultano concessi 57.700.000 euro; per i danni alle imprese, risultano concessi 51,4 milioni; inoltre, per la sola ricostruzione pubblica, il commissario straordinario ha stanziato risorse finanziarie pari a 2 miliardi 700 milioni di euro.

Allo stato attuale, a fronte delle risorse stanziate per interventi realizzati in regime di somma urgenza e per interventi per le più urgenti necessità dei territori colpiti, sono state richieste ed erogate dai soggetti attuatori - i comuni, le province, le unioni dei comuni e i consorzi di bonifica - risorse pari a 303.200.000 euro. Infine, in relazione ai contributi di autonoma sistemazione, il cosiddetto CAS, sono stati erogati dal commissario straordinario importi per 12.017.000 euro.

Quanto rappresentato credo che evidenzi, in maniera concreta, il notevole impegno finanziario del Governo a favore delle popolazioni alluvionate del maggio 2023, nella consapevolezza che si tratta di un territorio fragile e vulnerabile, destinato, purtroppo, a continuare a subire le criticità meteo se non si procede a un concreto piano di prevenzione che, come sa l'onorevole interrogante, è di competenza della regione, con le risorse che, di anno in anno, il Governo eroga a favore di tutte le regioni italiane.

PRESIDENTE. Il deputato Soumahoro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per i dati forniti e, allo stesso tempo, vorrei qui condividere ulteriori elementi, che sono proprio del mese di febbraio scorso, che mettono in evidenza che gli aventi diritto ai rimborsi, a seguito di questo dramma che ha coinvolto il territorio, sono 86.000, quando, in realtà, le domande presentate erano 2.500. Sono dati, Ministro, della Legacoop Romagna. Quindi, complessivamente, si tratta, in particolar modo, di 70.000 cittadini e di 16.000 aziende e - andando ad accertare - questi dati vanno tradotti in 3,5 miliardi di euro; quindi, elementi che sono stati, allo stesso tempo, confermati dalla valutazione compiuta nei giorni scorsi sia dal nuovo commissario per l'alluvione sia dal presidente dell'Emilia-Romagna. Quindi Ministro - Presidente, per il suo tramite - abbiamo qui il tema di rendere il più veloce possibile le procedure, ovviamente nel rispetto delle norme, nel rispetto anche di tutti i vari passaggi che vanno compiuti, al fine di consentire sia alle aziende sia ai cittadini, per tutto ciò che si è verificato sul territorio, di poter non solo far fronte a un passato, ma, contemporaneamente, di avere la possibilità di potersi proiettare.

Presidente, andando a concludere, c'è un ulteriore elemento che vorrei condividere con il Ministro e riguarda la questione della messa in sicurezza - come lei ha messo in evidenza nel suo intervento, Ministro - dei nostri territori, tenuto conto dell'eccezionalità che c'è e, dall'altra parte, della necessità anche di mettere in sicurezza i nostri fiumi, gli argini e, quindi, il territorio, per non parlare dell'ecosistema. Qui si pone il tema delle risorse, cioè valutare, alla luce di quanto da lei messo in evidenza - che qui condivido e non soltanto condivido, ma avanzo come proposta -, di andare oltre la regola del pareggio di bilancio, mettendo a disposizione risorse necessarie, ovviamente attraverso un piano nazionale articolato in sinergia con gli enti locali, al fine di prevenire eventi che, in qualche modo, per la loro eccezionalità necessitano di una politica lungimirante - e lei converrà con me - per poterli prevenire, che riguarda in questo caso non solo l'Emilia-Romagna ma che può e deve riguardare tutta l'Italia, per non dire tutti i nostri territori, territori che, poi, esprimono determinate criticità in base a determinati fenomeni.

(Iniziative di competenza in ordine alla possibilità di intervento della Protezione civile nel comune di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, per far fronte alla situazione creatasi a seguito della rottura dell'argine del fiume Lamone - n. 3-01505)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Boscaini e Tassinari n. 3-01505 (Vedi l'allegato A).

Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. La ringrazio, signor Presidente. Dico subito che, con decreto del sottoscritto del 18 settembre 2024, è stato dichiarato lo stato di mobilitazione del servizio nazionale della Protezione civile in conseguenza delle eccezionali, ma ormai, purtroppo, sempre più ordinarie, condizioni meteo che si sono verificate nel territorio dell'Emilia-Romagna, in particolare nelle province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini a partire dal settembre 2024.

Il Consiglio dei ministri ha dichiarato subito lo stato di emergenza, stanziando 20 milioni di euro per i primi interventi, cui hanno fatto seguito altri 12 milioni di euro e, infine, 15 milioni di euro nella seduta del 29 ottobre 2024.

Con particolare riferimento a quanto segnalato dall'interrogante, si osserva che il 24 settembre del 2024 il commissario delegato di Protezione Civile, individuato nella figura del Vicepresidente facente funzioni dell'Emilia-Romagna, ha trasmesso una proposta di un primo stralcio del piano di interventi per un importo complessivo di 20 milioni, proposta che è stata approvata dal Dipartimento di Protezione Civile.

La struttura di supporto al commissario straordinario alla ricostruzione post alluvione 2023, competente in relazione ai territori Emilia-Romagna, Toscana e Marche, il 27 dicembre del 2024 ha inviato, nell'attesa delle regioni e dei pareri dei Ministeri, l'ordinanza sulle ulteriori e superiori esigenze urgenti. La struttura commissariale - va detto - è tuttora in attesa della comunicazione da parte della regione Emilia-Romagna in merito alla conferma o all'aggiornamento delle ulteriori esigenze.

Sempre con riguardo alle attività di ricostruzione post alluvione 2023, per il comune di Bagnacavallo è previsto un importo aggiudicato di 7.187.000 per tutti gli interventi richiesti, per i quali, tuttavia, non sono pervenute alla struttura commissariale le richieste di erogazione di finanziamento. È auspicabile - me lo lasci dire - anche per evitare il ripetersi di eventi analoghi, come ho detto illustrando la replica alla precedente interrogazione, massimizzare gli sforzi nelle attività di prevenzione strutturale e non strutturale. Non è necessario ricordare che alla regione Emilia-Romagna sono stati assegnati finanziamenti diversi in relazione al rischio idrogeologico: oltre 260 milioni dal Ministero dell'Ambiente per il periodo 2014 - 2024 (esattamente per 134 interventi); dal Dipartimento Casa Italia, che si occupa di ricostruzione, oltre 18 milioni di euro. Se poi consideriamo tutti i finanziamenti pubblici relativi al contrasto del dissesto idrogeologico, sempre in favore della regione Emilia-Romagna, per il periodo 2014 - 2024 risultano finanziati interventi per oltre 968 milioni di euro. A tali finanziamenti si aggiungono quelli a valere del PNRR, di competenza del Dipartimento di Protezione Civile, per un importo complessivo di 100 milioni di euro destinati alla copertura degli interventi in essere e dei nuovi interventi. Quindi, il Governo c'è e i finanziamenti non mancano. Mi permetto di proporre l'esecuzione di interventi concreti, magari di numero inferiore, per evitare la polverizzazione delle risorse finanziarie e dotare il territorio di infrastrutture della prevenzione adatte a mitigare e a ridurre il rischio dei disastri naturali.

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sono soddisfatta della risposta del Ministro, ma non sono soddisfatta dell'atteggiamento della mia regione, l'Emilia-Romagna, perché i fondi che sono stati erogati sono veramente imponenti e rilevanti e danno il metro e la misura di quanta attenzione c'è stata da parte del Governo, anche nel tempo, per il nostro territorio. Diversamente, ritengo si possa osservare, senza timore di smentita, che la regione sia stata latitante nella messa a terra di queste risorse. Tanto più che mi viene ora detto che su 7 milioni di disponibilità del comune di Bagnacavallo non sono pervenute richieste di finanziamento. Questo mi stupisce molto perché la popolazione continua ad essere molto allarmata e ha necessità di essere rassicurata e di prevenire ulteriori eventi simili. Lo ritengo molto grave.

Sono state effettivamente effettuate alcune opere sull'argine del fiume, ma permane una difficoltà sull'aspetto dell'asta fluviale. Mentre ci sono zone che sono state disboscate, ci sono ancora situazioni di legname presente sugli argini del fiume e dovranno essere comunque effettuati interventi ulteriori all'interno dell'asta fluviale per capire, per comprendere cosa sia successo, ma, soprattutto, per cercare di scongiurare eventi simili.

Credo che tutti ricordino le immagini del ponte di Boncellino con tutto il legname che rendeva impossibile il decorso dell'acqua. Io mi sono recata più volte in quelle zone; sono stata a Traversara, le ricordiamo dalle immagini televisive e veramente sembra di essere in un teatro di guerra. Quindi, è una situazione sicuramente ancora molto grave, tanto più che mi evidenziano come la polvere di questa alluvione sia tuttora presente nelle case e in tutto il territorio.

Soprattutto, credo sia necessario anche andare avanti su un tema che riguarda la delocalizzazione. Attualmente, non è ancora stato firmato dalla regione alcun provvedimento. Anche in questo caso abbiamo necessità di dare risposte alle famiglie che dovranno spostare la loro dimora, la loro abitazione con grande sofferenza.

Abbiamo necessità di far andare avanti anche questo provvedimento con la collaborazione, in questo caso, regionale. Auspico che questi eventi possano far riflettere sulle mancanze del passato per una programmazione che sia il più possibile puntuale e concreta per scongiurare questi eventi per il futuro, perché sicuramente non possiamo evitare le calamità naturali, ma possiamo con lungimiranza attenuare e attutire quelli che sono gli effetti; soprattutto, con un Governo disponibile che ha erogato risorse - direi - consistenti e sicuramente sufficienti a far fronte a tutti i lavori di ripristino e, soprattutto, ai bisogni dei familiari e delle persone. Chiaramente, il mio monito è anche quello di andare avanti con i contributi di autonoma sistemazione fino a quando non verranno effettivamente concretizzate, con un panorama prospettico, come dicevo prima, le delocalizzazioni.

(Chiarimenti in relazione alle risorse effettivamente disponibili in favore degli enti territoriali dell'Emilia-Romagna per la ricostruzione post alluvione ed iniziative di competenza volte ad evitare un utilizzo improprio dei siti istituzionali da parte degli enti pubblici – n. 3-01358)

PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Tassinari n. 3-01358 (Vedi l'allegato A).

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie ancora, signor Presidente. Con riferimento alla disponibilità di risorse finanziarie per la ricostruzione nei territori colpiti dall'alluvione del maggio 2023, va osservato che, per la sola ricostruzione pubblica, il commissario straordinario ha stanziato risorse pari a circa 2 miliardi e 700 milioni di euro. Allo stato attuale, a fronte delle risorse stanziate, per interventi realizzati in regime di somma urgenza e per interventi per le più urgenti necessità dei territori colpiti, sono state richieste dai soggetti attuatori - ed erogate - risorse finanziarie pari a circa 303 milioni di euro.

Tale importo - lo dico in dettaglio - è relativo a 6.440 interventi, di cui 3.106 per interventi di somma urgenza e 3.338 per interventi urgenti. In dettaglio, tali somme sono riferite alle procedure disciplinate e descritte nelle varie ordinanze che curano gli aspetti di copertura finanziaria per gli interventi mirati a fronteggiare il dissesto idrogeologico dei territori, oltre che a mettere in sicurezza la rete viaria della regione Emilia-Romagna, sulla base dell'effettiva spesa sostenuta o da sostenere in relazione agli stati di avanzamento dei lavori, ovvero a conclusione dei lavori stessi.

A tale riguardo, i contributi vengono finanziati in coerenza a quanto disposto nelle ordinanze in proposito già emanate e in funzione delle richieste di erogazione da parte degli enti locali sulla base dell'avanzamento dei lavori riferiti a somme dovute dagli enti locali alle società appaltatrici dei lavori.

In questo ambito, ritengo utile precisare ulteriormente che, per la difesa idraulica, in relazione a 508 interventi, a fronte di un importo allocato di euro 539.956.000 è stata erogata la somma di euro 27.685.000 euro.

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sono soddisfatta perché le somme che sono state enucleate poco fa dal Ministro sono eclatanti e, soprattutto, danno chiarezza rispetto alle polemiche che, purtroppo, si sono trascinate nel tempo - direi anche troppo -, soprattutto in periodo elettorale, laddove veniva ripetutamente osservato che le risorse stanziate dal Governo non erano sufficienti, che le somme non venivano destinate, mentre, in realtà, comprendiamo, in maniera chiara, che le risorse sono state destinate, ma non sono stati eseguiti i lavori.

Infatti, la mia interrogazione faceva riferimento ad una comunicazione errata che perveniva anche dall'allora sindaco di Ravenna, attualmente presidente della regione Emilia-Romagna, laddove si sottolineava questo aspetto. In realtà, verificando, emergeva che su 12 milioni di euro ottenuti dal comune di Ravenna per intervenire sui danni ne erano stati spesi soltanto 188.000. Così come, per quanto riguarda la provincia di Ravenna, su 34 milioni stanziati ne era stato speso solo 1 milione e mezzo.

Quindi, in maniera evidente, c'è qualcosa che non funziona nella messa a terra di queste risorse.

È necessario assolutamente comprendere questi meccanismi e capire in merito all'assunzione di responsabilità del Governo, tanto più che questa mattina ho verificato da un articolo de il Resto del Carlino che sarebbe in previsione, al fine di agevolare e accelerare i lavori con riferimento alle due alluvioni che si sono verificate nel maggio del 2023 e all'esondazione del settembre 2024, l'unificazione di entrambi gli eventi. Questo sicuramente renderebbe possibile, se effettivamente fosse veritiera questa notizia, attuare una ricostruzione sicuramente più veloce, tanto più che il territorio è lo stesso, con una semplificazione nella burocrazia dell'esecuzione delle opere, perché in questa maniera riusciremo ad evitare duplicazioni che sicuramente sono farraginose e mettono gli enti locali in difficoltà, anche perché sappiamo come i comuni, soprattutto quelli più piccoli, abbiano difficoltà nell'individuare le figure professionali tecniche necessarie alla messa a terra dei propri provvedimenti. Quindi, ringrazio nuovamente il Ministro per le somme erogate, soprattutto per questa prospettiva che ritengo sia ottimale e necessaria.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Gli articoli a cui faccio riferimento sono l'articolo 134, comma 1, nel combinato disposto con l'articolo 131, e l'articolo 8, comma 1. Che cosa accade, signor Presidente? L'articolo 134, comma 1, fa riferimento alla questione delle interrogazioni e all'esigenza che il Governo risponda alle interrogazioni. Nella fattispecie, al comma 1, si dice: “Nel presentare un'interrogazione, o successivamente, il deputato può dichiarare che intende avere risposta scritta. In questo caso, entro venti giorni, il Governo deve dare la risposta e comunicarla al Presidente della Camera. Questa risposta è inserita nel resoconto stenografico della seduta in cui è annunziata alla Camera”. Il comma 2 recita: “Se il Governo non fa pervenire la risposta nel termine previsto” - quindi, stiamo parlando dei venti giorni -, “nel comma 1, il Presidente della Camera, a richiesta dell'interrogante, pone senz'altro l'interrogazione all'ordine del giorno della seduta successiva della Commissione competente”.

Ergo, ho presentato un'interrogazione a risposta scritta, non mi è arrivata nessuna risposta. Ho scritto alla Presidente per chiedere che, a questo punto, il Governo, come da Regolamento, comma 2 dell'articolo 134, venga a rispondere in Commissione, cosa che è tenuto a fare. Potrei aggiungere che, con una visione di larga interpretazione del Regolamento, affidandoci all'articolo 131, il Governo potrebbe pure decidere di non venire a rispondere, ma l'articolo 131 impone al Governo di dire perché non viene a rispondere. Perché chiamo in causa anche l'articolo 8 del Regolamento? Perché l'articolo 8 del Regolamento dice: “Il Presidente rappresenta la Camera. Assicura il buon andamento dei suoi lavori, facendo osservare il Regolamento”. Ora, quelli che le ho appena letto sono articoli del Regolamento.

Ho posto il problema, signor Presidente, di tre interrogazioni che ho presentato al Ministro della Giustizia. La prima è l'interrogazione n. 4-03892, che è destinata al Ministero della Giustizia e al Ministero della Salute, ed è stata presentata il 28 novembre 2024, firmata, peraltro, da tutti i rappresentanti dei gruppi, ad eccezione di Fratelli d'Italia, in cui si chiede di rendere pubblici e di pubblicare sui siti istituzionali le relazioni delle ASL, nel corso del 2023 e 2024, all'interno delle carceri, e di conoscere i dati di morte in carcere nel corso del 2024, distinti per suicidi, morti per malattia, cause da accertare e omicidi, e di sapere in quali categorie vengano inseriti i morti per scioperi della fame.

Ne ho presentata un'altra, la n. 4-03918 del 3 dicembre 2024, per conoscere i dati dettagliati dei morti in carcere per suicidio nel 2024 e il dato dei suicidi degli ultimi 20 anni.

Ne ho presentata una terza - e questa credo, signor Presidente, stia a cuore anche a lei - che è la 4-04121, relativa al ricorso presentato dai signori Cavallotti in Italia, promosso da un gruppo di imprenditori siciliani, assolti dall'accusa di associazione mafiosa e, ciononostante, destinatari di confisca su cui la Corte europea ha posto al Governo italiano una serie di quesiti, eccetera, eccetera.

Ora, ho presentato queste interrogazioni; ho formalmente posto questa questione il 6 febbraio 2025 con la lettera inviata al Presidente della Camera; ho ribadito questa richiesta, signor Presidente, nel corso della discussione generale che abbiamo fatto sulla sfiducia al Ministro Nordio. Io ho il diritto che il Governo venga a rispondere, se non per iscritto, come gli ho chiesto, almeno in Commissione. E questo diritto mi deve essere garantito dal Presidente della Camera, in attuazione del Regolamento, perché non è un optional, non è una facoltà del Governo, è un obbligo del Governo di rispondere a quelle interrogazioni.

Quindi io la prego per l'ennesima volta - altrimenti mi dica che cosa devo fare: devo legarmi ai banchi dell'Aula? - di invitare il Presidente della Camera a far sì che il Governo adempia a un obbligo che è previsto dal Regolamento.

Ci sono tolti gli emendamenti, ci sono tolte le leggi, ci è tolto tutto. Ci rimane il sindacato ispettivo! Non è accettabile che il Governo, che fugge da tutto, fugga anche da questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, per il fatto che lei mi mette in mora per il combinato disposto dell'articolo 8 con gli articoli 131 e 134, e avendo ascoltato le sue osservazioni, sarà mia cura informare il Presidente della Camera, affinché, soprattutto il secondo comma dell'articolo 134 venga, come dire, rispettato nei termini e nei modi che sono previsti dal Regolamento.

Ha chiesto di parlare, sempre per richiamo al Regolamento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Assolutamente, ad adiuvandum rispetto alle osservazioni e alle richieste del collega Giachetti, che condividiamo. Mi permetto di aggiungere una proposta, perché quelli che lui ha denunciato non sono casi isolati, sono la regola. Chiederei, quindi, signor Presidente, per il suo tramite, che gli uffici predisponessero una sorta di censimento di tutte le interrogazioni presentate, evidenziando quelle a cui non è stata data risposta.

E mi rivolgo anche qui, visto che è presente, la Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento, la collega Siracusano: credo che questo sia un vulnus, in questo momento, nei rapporti tra Governo e Parlamento, e che, quindi, il suo Ministero debba farsi carico di questa questione, che è vecchia, è vero. Ricordo molti interventi dei colleghi di Fratelli d'Italia proprio sulla mancata risposta alle interrogazioni. Però credo che ci sia un momento in cui sia necessario fare una sorta di punto zero, cioè dobbiamo capirne la dimensione.

Credo che, se questo lavoro può essere fatto, e verrà fatto, scopriremo una dimensione molto ampia di mancate risposte che evidentemente ledono una delle prerogative dei parlamentari e, in particolare, mi sia consentito, dei parlamentari dell'opposizione che non hanno molti altri strumenti per poter avere informazioni. Quindi, signor Presidente, sono a richiedere, da questo punto di vista, per il suo tramite, al Presidente Fontana un intervento per cercare, se non di risolvere totalmente, quantomeno di lenire quello che oggettivamente oggi è un vulnus importante nel rapporto tra il Governo e il Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, anche le sue osservazioni sono ovviamente rispettose e meritano una risposta per cui, insieme alle considerazioni, che rivolgerò al Presidente della Camera, legate all'onorevole Giachetti, riporterò anche questa aggiunta che lei ha fatto rispetto all'articolo 134 e alla necessità di un censimento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente, per associarmi, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, alle considerazioni dei colleghi.

Come è stato sottolineato, il Regolamento è molto chiaro. Gli atti di sindacato ispettivo sono gli unici strumenti che ci rimangono per avere risposte dal Governo; eppure, essendo indicato nel Regolamento il termine di venti giorni per avere una risposta, ordinariamente, solo il Ministero della Giustizia - seppur non nei venti giorni - dà risposte ai parlamentari rispetto alle questioni che vengono poste.

Peraltro, la tempestività anche delle nostre interrogazioni e della risposta sono fondamentali per lo svolgimento del nostro lavoro di controllo e di verifica; e questo può essere svolto esclusivamente quando si tratta di interrogazioni a risposta immediata.

Quindi, anche io la sollecito a chiedere al Presidente Fontana che venga predisposto un report rispetto anche all'attività dei Ministeri in risposta alle interrogazioni che da noi vengono poste, perché ci sia una sollecitazione a tutti i Ministeri affinché svolgano il lavoro che è previsto dal Regolamento e ci diano la facoltà di lavorare come dobbiamo e come vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole Ghirra, ovviamente la sua richiesta va in quelle già avanzate dagli altri colleghi.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. “Doesn't make sense for America to pay for the defense of Europe”. Elon Musk ha recentemente dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero uscire dalla NATO. Oggi, a Riad, si tengono i colloqui cruciali tra le delegazioni ucraina e statunitense per discutere possibili soluzioni al conflitto tra Ucraina e Russia. La Lega araba ha recentemente, invece, presentato un piano ambizioso per la ricostruzione della Striscia di Gaza, approvato, appunto, durante il vertice del Cairo.

Non so e non sappiamo - lo diciamo così - se Tajani abbia mai un attimo di tempo per venire qui in Parlamento per spiegarci che posizione abbiamo sulla politica estera, su qualsiasi di questi fatti appena citati. Lo vediamo molto silente, Presidente, e lo vediamo in imbarazzo, forse come lei. Ma le spiego perché le chiediamo un'informativa urgente.

Come sa, la presenza delle basi USA in Italia, sottoposte a regime NATO, è regolata da una serie di accordi. Quelli relativi alla NATO discendono tutti proprio dal trattato istitutivo dell'Alleanza atlantica: parliamo della legge n. 465 del 1° agosto 1949. Invece, per le basi USA vengono, di fatto, approvati degli accordi bilaterali sulle infrastrutture, stipulati, appunto, tra Italia e Stati Uniti, e il primo è quello del 20 ottobre 1954, che è un memorandum di intesa tra il Ministero della Difesa della Repubblica italiana e gli Stati Uniti d'America che disciplina la presenza dei contingenti militari in Italia è l'uso delle basi. Insomma, parliamo di accordi risalenti al 1949 e al 1954. Intanto lo diciamo così e, visto che c'è qualcuno che chiede di vederci chiaro, lo chiediamo anche noi. Sono passati 70 anni e noi chiediamo di desecretare quegli accordi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e glielo chiediamo perché così scopriremo presto quanto pagano gli americani per quelle basi.

Ma vado un po' oltre. Nell'ordinamento italiano esistono due procedure per la stipulazione di questo tipo di accordi: una solenne e una semplificata. La prima riguarda accordi di contenuto di rilievo politico e comporta il passaggio in Parlamento; la seconda non lo richiede, perché dovrebbe riguardare accordi dal contenuto esclusivamente tecnico. Ma lei lo sa, Presidente, che gli accordi sulle basi USA sono entrambi sottoscritti con procedura semplificata senza essere mai passati dal Parlamento? Lo sapeva? I tempi sono cambiati, dice Trump, e lo dice anche Elon Musk. Allora, lo dico: si tratta ancora di accordi meramente tecnici? Io credo di no, noi crediamo di no. Davvero non hanno valenza politica? Noi vogliamo una discussione in Parlamento, visto che c'è uno che va in giro con la motosega dicendo che taglierà i costi e spiega pure alle basi di Aviano che non potranno più usare le carte di credito. Noi lo diciamo così: le aree su cui insistono le basi sono state concesse dall'Italia - a noi risulta - a titolo gratuito. Cara Giorgia Meloni, non sarebbe ora di aprire un'interlocuzione? Ma quante altre dichiarazioni del genere dobbiamo sentire? L'altra settimana l'abbiamo detto noi, dicendo “forse stanno pensando…” e qualcuno ci ha guardato come se fossimo dei matti: è la dichiarazione di un membro del Governo americano che apre queste interlocuzioni e questi intendimenti.

Ma, soprattutto, se l'utilizzo delle basi dipende dal Trattato istitutivo della NATO, ciò significa una cosa molto chiara: le basi non possono essere usate per scopi estranei a quell'alleanza e, certo, non possono essere usate per missioni non conformi al diritto internazionale. Ho finito. Sarebbe ora di intavolare questa discussione con l'amministrazione USA, sarebbe ora di discutere, perché sono tante quelle basi, e non solo. Guardate - e ho concluso - la scorsa settimana quest'Aula ha approvato, sotto ricatto, il disegno di legge sull'economia dello spazio a misura di Starlink e SpaceX. Abbiamo posto le premesse per fare dell'Italia il primo Paese europeo a consegnare il nostro futuro a Elon Musk. Siete ancora in tempo per sottrarvi a questo ricatto e lo dico soprattutto ai membri del Senato.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

MARCO GRIMALDI (AVS). Il passaggio al Senato può non essere una storia già scritta (ho concluso). Se l'Europa vuole esistere deve trovare la propria autonomia e una ragion d'essere in aperto contrasto con le derive autocratiche e coloniali del trumpismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Li vede questi banchi vuoti? Sono vuoti perché oggi il MoVimento 5 Stelle non è qui. È a Strasburgo, perché è lì che vuole ribadire il nostro “no”, il nostro “no” a questo folle piano di riarmo, il nostro “no” alla furia bellicista, il nostro “no” all'economia di guerra cui Meloni e von der Leyen vogliono condannarci, perché sono proprio loro due, Presidente, le gemelle armate: una obbliga il popolo a sacrifici e l'altra, nel frattempo, fa fare affari d'oro alle lobby delle armi. Guardate, davanti a questo scempio questa Camera - il Parlamento - è sostanzialmente priva di senso. Non c'è stata una parola qui, non c'è stata una discussione, non c'è stato un voto; Meloni non si è vista, è scappata. Allora, cosa stiamo qui a discutere di mozioni? Cosa stiamo qui a discutere di proposte di legge con cui fate finta di abolire il numero chiuso per l'accesso alle facoltà di medicina e per questo siamo contrari? È una vergogna quello che sta accadendo. Oggi il posto giusto in cui essere è proprio là, a Strasburgo, perché è lì che si decide il futuro delle nostre vite e delle future generazioni ed è lì che vogliamo sentire la nostra voce, Presidente.

Vede, per anni ci avete ingannato con una propaganda infernale e, giorno dopo giorno, questa propaganda si è frantumata contro il muro della verità. In questi tre anni i Macron, i von der Leyen, i Prodi, i Tajani, le Meloni, non ne hanno azzeccata una scegliendo di sposare la via dell'escalation militare. Ma noi ce lo ricordiamo: dicevano che la Russia sarebbe crollata economicamente con le sanzioni. Invece no e, purtroppo, ne è uscita più forte e chi paga il caro bollette sono i cittadini italiani. Ci ricordiamo che dicevano anche qui in Aula: guardate che l'Ucraina sconfiggerà militarmente la Russia; invece sta ancora lì, con le sue 6.000 testate nucleari. Invece, quello che c'è stato - ed è questa eredità - sono migliaia di morti e distruzione.

Io mi chiedo, Presidente, con che coraggio adesso gli stessi, che non hanno capito nulla, che hanno sbagliato tutto, ci propinano questa pazza corsa al riarmo? Dovrebbero chiedere scusa e invece no, stanno lì dall'alto del piedistallo, si sentono forti e potenti e continuano a pontificare. Il problema è che lo fanno, Presidente, a suon di bugie. Ci dicono che l'Europa non investe in armi, ma è falso: mettiamo miliardi in armi e il problema è che dobbiamo razionalizzare quelle spese in una difesa comune. Parlano - li sentiamo dovunque, in Aula, nei TG - dei carri armati quasi come fossero qui, ai confini. Ma sa qual è la vera fretta? La vera fretta che ha Giorgia Meloni è semplicemente quella di ingrassare le lobby delle armi. Siccome è una porcata - perché è di questo che si tratta -, allora come giustificarla? Bisogna giocare su qualche sentimento e, quindi, mettete paura alle persone. Ma io vi invito un giorno - uno solo, almeno - a uscire dai palazzi, perché se usciste dai palazzi capireste che la paura delle persone è quella della bolletta, che è aumentata del 30 per cento, la paura del mutuo, che non riescono a pagare, la paura di ammalarsi, perché la sanità è allo sfascio e se ti ammali rischi di morire di malasanità, la paura dell'imprenditore che vede la sua azienda fallire, la paura della madre che diventa mamma e ha paura di perdere il posto a causa del fatto che ha scelto magari di essere madre. Ma niente, niente: per voi l'urgenza è spendere 800 miliardi in armi e darli ai commercianti e ai produttori di armi.

Allora, Presidente, tocca a noi dire la verità e lo facciamo qui, lo facciamo a Strasburgo, lo faremo ovunque. La verità i cittadini devono saperla ed è che ogni euro speso in armi è un euro tolto per garantire i diritti ai cittadini.

Il papà che riceve una bolletta che è esorbitante e che non riesce a pagare la rata del mutuo deve sapere che Giorgia Meloni, Presidente, ha messo 3 ridicoli miliardi per coprire le bollette, zero sui mutui ed è pronta a mettere 30 miliardi sulle armi! La mamma che deve scegliere tra il lavoro e occuparsi del bimbo, perché non ha il posto nido, deve sapere che con 30 miliardi in armi si potevano finanziare milioni di posti nido. Chi non riesce a trovare un posto in ospedale deve sapere che con un caccia F35 si potevano finanziare più di 3.000 posti letto in terapia intensiva.

Le imprese, i lavoratori del Fondo automotive devono sapere che, a fronte di quei 4 miliardi che avete tagliato loro, hanno visto voi mettere, invece, miliardi a palate per le armi, perché lì i soldi ci sono sempre.

Chiudo, Presidente: non è a noi, non è al MoVimento 5 Stelle che dovete chiedere scusa per questo scempio, ma è proprio a loro, a queste persone che vivono il dramma della quotidianità. Io vi dico, noi vi diciamo con forza: sapete perché ci opponiamo a questa follia? Perché noi l'Europa la vogliamo salvare.

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA APPENDINO (M5S). Guardate che forse non vi è chiaro - e chiudo - che siamo davanti a un bivio: o l'Europa torna a essere quella della pace, della solidarietà, quella del Recovery Fund, oppure, semplicemente, non esisterà Europa, se l'Europa è quella che si unisce per armarsi fino ai denti. Allora noi restiamo testardamente pacifisti ed europeisti, perché il partito trasversale della guerra ha nuovamente scelto di avallare questo folle piano e ha scelto nuovamente di stare dalla parte sbagliata della storia.

PRESIDENTE. Grazie.

CHIARA APPENDINO (M5S). Questo è il momento, Presidente, di ribadire…

PRESIDENTE. Grazie.

CHIARA APPENDINO (M5S). …che l'Europa è pace e solidarietà, e noi lo faremo ogni giorno con tutta la forza che abbiamo (La deputata Appendino espone la bandiera della pace e la bandiera dell'Europa cucite insieme).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il presidente… Onorevole Appendino, da sola, neanche la vediamo. Adesso, per favore, rimuoviamo la bandiera (Commenti della deputata Appendino). Sì, l'abbiamo sentita, lo sa che non si può fare. Grazie, onorevole Appendino. Ritiriamo la bandiera, poi esce e gliela ridiamo (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

Rinvio del seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Serracchiani ed altri; Comaroli ed altri; Gatta; Barzotti; Rizzetto e Lucaselli; Tenerini: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche (A.C. 153​-202​-844​-1104​-1128​-1395-A/R​).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il presidente della Commissione bilancio, deputato Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangialavori. Ne ha facoltà. Prego, onorevole.

GIUSEPPE TOMMASO VINCENZO MANGIALAVORI, Presidente della V Commissione. Grazie, Presidente, per avere ricordato anche i tre nomi.

PRESIDENTE. L'ho fatto per i suoi genitori, no?

GIUSEPPE TOMMASO VINCENZO MANGIALAVORI, Presidente della V Commissione. Grazie, grazie, grazie. Con riferimento alla proposta di legge in esame, faccio presente che, nell'ambito della seduta in sede consultiva della Commissione bilancio svoltasi nella giornata odierna, la rappresentante del Governo ha comunicato che non si è ancora completata l'istruttoria sui profili finanziari del provvedimento. In particolare, la rappresentante del Ministero dell'Economia e delle finanze ha fatto presente che le amministrazioni competenti hanno provveduto alla trasmissione delle relazioni tecniche di rispettiva competenza e che si rende, tuttavia, necessario coordinare i contenuti anche sul piano metodologico.

Alla luce di tale circostanza, la Commissione da me presieduta non è pertanto nelle condizioni di esprimere il parere di propria competenza nel corso della presente settimana. Nel rassicurare che la Commissione continua a riservare la massima attenzione ai temi oggetto della proposta di legge in esame, rappresento l'esigenza di rinviare il seguito dell'esame a non prima di giovedì 13 marzo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Sentiamo se ha obiezioni su questo. Prego.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sull'identico punto vorrei dire che su questo provvedimento - che, purtroppo, arriva tardi - abbiamo fatto un lavoro unitario molto significativo. Siamo arrivati a un passo dalla definizione di un traguardo molto importante e molto atteso da tantissime lavoratrici e lavoratori di questo Paese. Ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà nella definizione, come diceva il presidente, dei punti che riguardano gli elementi di finanza pubblica per dare copertura a questo provvedimento e per garantire una platea quanto più larga e significativa possibile.

Confidiamo però, e vorrei che venga messo agli atti, proprio per lo spirito unitario che ci anima, che si possa arrivare a concludere questo provvedimento, che vede tutte e tutti d'accordo, anche prima della prossima settimana, perché siamo arrivati a un passo e sarebbe un errore rinviare troppo in là.

PRESIDENTE. È agli atti che il presidente Mangialavori abbia posto, come termine, giovedì, quindi dopodomani. È iscritto all'ordine del giorno non prima di giovedì, ma giovedì dovrebbe poi essere discusso e approvato. Colleghi, se non vi sono obiezioni, il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge concernenti i lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche è rinviato e sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della corrente settimana a partire da giovedì 13 marzo 2025.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 915-916-942-980-1002 - D'iniziativa dei senatori: Bucalo ed altri; d'iniziativa dell'Assemblea regionale siciliana; d'iniziativa dei senatori: Marti ed altri; Fazzone ed altri; Zambito ed altri: “Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria” (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 2149​); e delle abbinate proposte di legge: Toccalini ed altri; d'iniziativa del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; d'iniziativa del Consiglio regionale della Campania; Vietri ed altri; d'iniziativa dell'Assemblea regionale siciliana; Marianna Ricciardi ed altri; De Luca ed altri; Malavasi ed altri (A.C. 160​-683​-1403​-1497​-1511​-1575​-1646​-1802​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 2149: “Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria” e delle abbinate proposte di legge nn. 160​-683​-1403​-1497​-1511​-1575​-1646​-1802​.

Ricordo che nella seduta del 4 marzo si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 2149​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 5, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, i gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre, comunque, in votazione.

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite agli articoli della proposta di legge la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Saluto la Ministra Bernini e la Sottosegretaria qui presenti, proprio perché finalmente arriva in Aula un provvedimento di cui si è a lungo discusso, prima al Senato e poi nelle Commissioni qui alla Camera. Devo dire che ci saremmo aspettati, nel passaggio qui alla Camera, in Commissione, che si potessero finalmente affrontare anche alcuni degli aspetti critici che ci sono all'interno di questo provvedimento e che, con i nostri emendamenti, alcuni dei quali presentati anche al Senato, avevamo provato a mettere in campo e ad evidenziare.

Questo perché penso sia giusto sgombrare il campo da un'obiezione che sentiremo spesso pronunciare in quest'Aula nel corso di questo pomeriggio: nessuno di noi, qui, anche dall'opposizione, sta difendendo lo status quo, la situazione attuale relativa al sistema di accesso ai corsi di medicina. Non è la nostra intenzione e, come dimostrano le proposte di legge depositate tanto al Senato quanto anche qui, alla Camera, che sono state abbinate, nessuno di noi nega che questa potesse essere un'occasione, un'opportunità per affrontare il merito della questione.

Quello che purtroppo è mancato è proprio la volontà di affrontare il merito della questione, perché questo pomeriggio, sono convinta, sentiremo pronunciare molte volte in Aula alcuni slogan, primo tra tutti che questo provvedimento elimina il numero chiuso a medicina. Penso che per sincerità tra noi in quest'Aula e per sincerità anche verso quanti in questo momento, e non solo, anche nelle settimane passate, hanno seguito l'evoluzione di questo provvedimento, andrebbe fatta un'operazione di verità, colleghi. Un'operazione di verità che comporta proprio il fatto che questo provvedimento non abolisce in alcun modo il numero chiuso.

Penso che questo renda il provvedimento che stiamo esaminando sostanzialmente un bluff rispetto alle tante aspettative degli studenti e delle loro famiglie che lo stanno seguendo. È sostanzialmente un bluff, per quale motivo? Perché, in realtà, questo provvedimento sposta di sei mesi in avanti il processo di selezione per l'ingresso a medicina e non elimina il numero chiuso. Non lo fa perché, tra l'altro, all'interno di questa delega sono contenute misure, norme, disposizioni nelle varie lettere contenute nell'articolo 2 molto generiche. È una delega, sostanzialmente, in bianco quella che oggi il Parlamento si appresterà a consegnare al Governo.

È una delega in bianco, con riferimento alla quale mi fa piacere che sia presente anche la Ministra, perché sarà l'occasione per chiarire anche un aspetto non irrilevante, non secondario. Lei è intervenuta anche ieri in un'intervista su un quotidiano nazionale. Così genericamente scritta questa delega, come si può davvero pensare di attuarla a partire dal prossimo anno accademico? E sono convinta che le sollecitazioni stiano arrivando a lei, come Ministra, come anche a tanti, da parte delle famiglie, ma non solo, anche da parte delle università, che sono fortemente preoccupate per l'impatto che questa legge delega potrà avere rispetto al suo funzionamento. Perché quella operazione verità, che cercheremo di portare avanti insieme ai colleghi che interverranno insieme a me nel corso del dibattito di questo pomeriggio, vuole portare in evidenza una cosa: con la delega, così come è scritta e con quella clausola di invarianza finanziaria che connota ogni singola parte di questo testo, voi state scaricando, ai danni delle università, degli studenti e delle famiglie, gli effetti di questo provvedimento, dicendo cosa? Arrangiatevi. Arrangiatevi. Perché? Perché, nel momento in cui si apre per soli sei mesi - l'elemento va evidenziato - la possibilità e, quindi, un accesso così ampio degli studenti, salvo poi affidare in un secondo momento, e non si è capito bene come, la selezione al semestre successivo, e alle università non si danno gli strumenti per ampliare, per avere le risorse a disposizione per assicurare e garantire degli spazi, per avere i docenti a disposizione per assicurare un aumento della presenza degli studenti così ingente, in realtà quello a cui si rischia davvero di andare incontro è che queste lezioni nel primo semestre verranno effettuate in modalità online. E questo è il più grande torto alle opportunità che gli studenti, che vogliono intraprendere e seguire una vocazione, un'aspirazione verso gli studi medici, vorrebbero perseguire. Ecco perché noi contestiamo e contesteremo nel merito, attraverso i nostri emendamenti, il contenuto di questo provvedimento, perché non c'è nessuna pregiudiziale da parte nostra rispetto alla necessità e all'opportunità di rivedere le modalità di accesso a medicina.

Abbiamo presentato, lo ricordavo poco fa, alcune proposte di legge. Abbiamo chiesto con i nostri emendamenti, ad esempio, che quel primo semestre, che è così breve, possa essere spostato in avanti, e allungato di un anno. Abbiamo chiesto di intervenire nuovamente su un tema che, tra l'altro, riguarda indirettamente questo provvedimento, ma che incide ovviamente anche su di esso, ossia il tema del finanziamento e del rifinanziamento del Fondo di finanziamento ordinario delle università, che è stato uno dei grandi temi disattesi dalla scorsa legge di bilancio, insieme alla questione relativa al blocco e al limite al turnover anche delle università. Sono temi che restano sullo sfondo del provvedimento, ma che finiranno certo per non migliorare il funzionamento delle università stesse.

Penso che un dovere di verità, tra l'altro, passi anche dalla necessità di sfatare un altro luogo comune. Questo provvedimento, all'articolo 1, si apre con un intento ambizioso, che è quello di potenziare il Servizio sanitario nazionale, ma, in realtà, l'operazione verità che noi dovremmo provare a fare è anche quella di riconoscere dove si creano realmente i problemi relativi al Servizio sanitario nazionale. Perché, se anche i colleghi di maggioranza avessero partecipato e non disertato le audizioni che si sono svolte qui, alla Camera, in Commissione, avrebbero ascoltato alcune testimonianze, alcune relazioni che sono presenti agli atti, rese dall'Istituto superiore di sanità, rese dai rappresentanti dei rettori, rese dalla Fondazione GIMBE, per esempio, che hanno puntualmente dimostrato come il numero dei medici in Italia, dei laureati in medicina - rettifico - non sia, in realtà, inferiore alla media europea, tutt'altro: è al di sopra della media europea. Ma il problema, il vero imbuto che si viene a creare e che porta effetti negativi sul complesso e sull'efficienza del Servizio sanitario nazionale si crea nel momento delle specializzazioni, alcune delle quali, tra l'altro, risentono di un numero ridotto di accessi e, quindi, di medici, poi, specialisti; disattende il tema relativo alle retribuzioni dei medici, per i quali gli stessi medici hanno scioperato pochi mesi fa.

Di questo, all'interno di questo provvedimento, al di là del roboante progetto, programma contenuto nell'articolo 1 di questo provvedimento, in realtà non troviamo traccia. E proprio per questo - questa è un'ulteriore motivazione -, noi riteniamo che questo sia un provvedimento bluff. A breve, il relatore darà il parere sugli emendamenti e già sappiamo, tendenzialmente, quale sarà, ma l'auspicio che noi facciamo, in realtà, è che, su questi emendamenti, nostri e delle altre forze di opposizione, si apra davvero un confronto nel merito, per rivedere con giustizia quello che dovrebbe essere un sistema di accesso a medicina. Una giustizia che questa legge bluff, questa legge-truffa, così com'è costituita, non garantisce.

E proprio per questo, noi vi solleciteremo in questo pomeriggio su questi testi e, poi, nelle dichiarazioni di voto, articolando la nostra posizione. Avremmo davvero la possibilità per intervenire e migliorare un sistema a beneficio di tutti, ma temo che anche questa volta perderemo una buona occasione a sostegno soprattutto delle famiglie, degli studenti e degli atenei, che da là fuori ci guardano - devo dire - con attenzione e preoccupazione, sperando che le loro sollecitazioni e le loro indicazioni vengano realmente prese in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul complesso degli emendamenti, l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Voglio ringraziare la Ministra per essere qui presente in Aula e provare a ribadire, con un intervento sul complesso degli emendamenti, le nostre ragioni più generali, ma, soprattutto, fare un appello alla Ministra affinché venga cambiato il parere su alcuni emendamenti. Veniamo alle ragioni generali. Come lei sa - ci ha ascoltati quando è intervenuta la collega Ghirra in discussione generale -, noi siamo una forza politica contraria al numero chiuso a medicina (in realtà, anche in tutte le altre facoltà) da molti anni. Siamo stati, in gioventù, protagonisti e protagoniste di movimenti studenteschi universitari che chiedevano l'abolizione del numero chiuso. Quindi, a stare alla lettera, avremmo dovuto valutare positivamente un provvedimento di revisione delle norme d'ingresso alla facoltà di medicina e chirurgia.

Eppure, Ministra, noi oggi, questo favore a queste norme, non possiamo accordarlo, perché il meccanismo che lei ha messo in campo, il meccanismo su cui chiede una delega, è un meccanismo a tratti confuso, che rimanda di sei mesi il momento in cui sarà chiaro se si può entrare o meno nel corso di laurea in medicina e chirurgia e, soprattutto, è un meccanismo su cui non vengono stanziate risorse: quelle risorse che sono necessarie agli atenei per far sì che il numero più alto di immatricolazioni corrisponda a servizi adeguati offerti agli studenti, dal punto di vista del diritto allo studio, delle aule e degli spazi e della qualità della didattica, anche laboratoriale.

Ma non c'è solo questo che, naturalmente, ci perplime; poi lo diremo durante il dibattito sugli emendamenti, ma anche nelle dichiarazioni di voto finale.

Quello che ci lascia sconcertati è che, a fronte di un meccanismo così confuso e che crediamo non possa essere corretto in profondità dai decreti delegati che lei farà, non ci siano nemmeno rassicurazioni sull'impossibilità delle università telematiche di offrire corsi in questo primo semestre che possano essere validi al fine del superamento di questo primo step. È per questo che le voglio rivolgere un appello affinché lei cambi il parere sugli emendamenti che abbiamo presentato su questo punto, perché ad oggi le università telematiche - è vero ed è oggettivo - non possono aprire corsi di laurea in medicina e chirurgia. Ma capisce bene che noi vogliamo rassicurazioni e certezze sul fatto che non lo possano fare nemmeno in futuro, perché lo scenario che potrebbe presentarsi in questo Paese è quello di un numero molto cospicuo di immatricolazioni che gli atenei naturalmente faranno fatica a gestire durante il primo semestre, con aule stracolme, spazi e servizi insufficienti per gli studenti, con la conseguenza che, a quel punto, qualcuno provi a dire che la soluzione c'è e si chiama “didattica online” e “didattica telematica”.

Il nostro legittimo dubbio - lo potrà comprendere - è rafforzato dal fatto che, nel dibattito parlamentare, voi della maggioranza vi siete ostinatamente dichiarati contrari a tutti i nostri emendamenti che escludono la possibilità che, anche in futuro, le telematiche possano svolgere questo tipo di didattica e aprire corsi di questo genere.

Ecco, non si capisce per quale motivo vi diciate contrari. Se siete davvero contrari all'ipotesi che le telematiche possano farlo, dovreste votare a favore dei nostri emendamenti; se non votate a favore è perché, forse in un angolo della vostra mente o forse in un angolo dei bilanci dei tanti partiti che dalle telematiche hanno avuto molti benefit e molti finanziamenti, è nascosta la possibilità recondita che ad un certo punto questa apertura si faccia.

È chiaro che questa apertura rappresenterebbe uno scempio per la formazione superiore italiana. Uno scempio che è già in atto, perché la formazione superiore si sta trasformando via via in un vero e proprio mercato. Crescono, infatti, a dismisura i numeri degli iscritti alle università telematiche, Ministra, però crescono anche le denunce, le inchieste e i casi in cui emerge una corruttela nell'ambito delle attività di queste università, dal punto di vista sia dei rapporti opachi che esse intrattengono con le istituzioni e le forze politiche italiane, sia della reale congruità degli esami e delle valutazioni che nelle università telematiche si fanno.

Quindi, noi le chiediamo davvero di dare un segnale e di dire: “Qui non si passa”. Le chiediamo di mettere in qualche modo uno stop a questa espansione, anche perché temiamo che, prima o poi, su questa strada si arrivi all'abolizione del valore legale del titolo di studio. Infatti, quando i laureati nelle università telematiche saranno decine e decine di migliaia e magari vi saranno anche laureati in materie che richiedono, come medicina e chirurgia, una assoluta qualità della formazione erogata, qualcuno dirà: “Queste lauree non sono più tutte uguali”. Quindi, così si aprirà ad un processo che non farà altro che dividere ulteriormente gli studenti italiani tra chi ha le risorse economiche per garantirsi un certo tipo di formazione e chi, invece, a causa dell'assenza di quelle risorse economiche, deve accontentarsi di una formazione di serie B, di serie C o, forse, anche semplicemente di acquistare un titolo sul mercato dei titoli universitari.

Ecco, vorremmo davvero - è una richiesta che facciamo non solo dal punto di vista politico, ma anche dell'onestà intellettuale - che quest'Aula oggi chiarisse che i corsi in medicina e chirurgia non potranno essere erogati dalle università telematiche (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite agli articoli della proposta di legge, segnalati per la votazione.

FABIO ROSCANI , Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.1000 Faraone il parere è contrario.

PRESIDENTE. Va bene. A questo punto, me lo dà anche sugli altri emendamenti, se c'è uniformità?

FABIO ROSCANI , Relatore. Su tutti gli emendamenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Perfetto. La rappresentante del Governo? Prego, onorevole Ministro.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Il parere è conforme al relatore.

(Articolo 1 - A.C. 2149​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1000 Faraone.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 Faraone, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Articolo 2 - A.C. 2149​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.4 Marianna Ricciardi.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 2.6 Manzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Quella in corso di approvazione oggi è una legge delega che, purtroppo, lascia molti punti ancora da chiarire per quello che riguarda l'accesso ai corsi in medicina, visto che si tratta di una legge delega che presenta anche molta genericità in tanti punti, che ancora devono essere chiariti e definiti nei decreti delegati che saranno conseguenti.

E quindi la domanda - che ci poniamo non solo noi, signora Ministra, ma che si stanno ponendo tutte le ragazze e i ragazzi interessati all'accesso a medicina - è come si potrà accedere alla facoltà di medicina a partire dal prossimo anno accademico.

Quello che, per noi, invece, è abbastanza chiaro è che questo provvedimento, questa legge delega, non abolisce affatto il numero chiuso. Si prevedono, infatti, sei mesi di accesso libero, lasciando aperta la possibilità, per gli atenei, di individuare i criteri di sostenibilità per l'iscrizione al primo semestre. Quindi, il numero chiuso rimane e questo è aggravato anche dal fatto che, dal nostro punto di vista, un semestre è un periodo troppo breve per una formazione e soprattutto per una valutazione adeguata degli studenti e delle studentesse.

È proprio per queste ragioni che, con questo emendamento, abbiamo chiesto il superamento, a decorrere dal primo anno accademico successivo all'entrata in vigore dei decreti legislativi, della prova di ammissione e, quindi, di sostituire la lettera a) al comma 2, che dispone che l'iscrizione al primo semestre deve essere libera, mantenendo le prove di ammissione dal primo anno. Quindi, allo stesso comma 2, abbiamo proposto di sostituire, ovunque ricorrano, la parola: “semestre” con la parola: “anno”, proprio perché riteniamo - ribadisco - che il tempo previsto da questa legge delega sia troppo breve e troppo chiuso per la valutazione e la formazione adeguata degli studenti e delle studentesse.

Noi riteniamo che questo sia un emendamento di buonsenso, un emendamento giusto. Naturalmente, non ci stupiamo del parere dato e nemmeno di quelli che saranno dati nel corso della discussione di questo provvedimento, perché ne abbiamo già fatto esperienza nella discussione di questa legge delega in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Giusto per segnalare e mettere agli atti del dibattito che io ho presentato una proposta di legge, volta a superare l'attuale sistema di accesso al numero chiuso alla facoltà di medicina, in area medico-sanitaria, che prevedeva la possibilità, per i primi due anni, di un accesso libero, al quale faceva seguito una valutazione legata al superamento degli esami di profitto previsti dai corsi di laurea.

Questa proposta, che il Governo sta presentando e che la maggioranza si appresta a votare - vorremmo essere molto chiari -, non elimina il numero chiuso a medicina ed è un bluff. Non elimina l'attuale sistema di accesso a numero chiuso a medicina. Non risolve il problema, che pure esiste, rispetto alla capacità dell'attuale sistema, di selezionare davvero i nostri studenti e di liberare, in realtà, la possibilità di avere ragazze e ragazzi che possano frequentare queste facoltà e risolvere, nei prossimi anni e a regime, l'attuale carenza di personale medico-sanitario e di infermieri; è una proposta solamente sbagliata.

PRESIDENTE. Chiuda, per favore.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Per questa ragione, abbiamo presentato un emendamento volto almeno ad allungare a un anno l'attuale durata della prima possibilità di accesso libero alle facoltà, che però il Governo pure sta rigettando. Allora, ci spiegate le ragioni per le quali state rigettando questo emendamento? State semplicemente confermando il fatto che si tratta di un provvedimento bluff ed è bene che i nostri studenti, le famiglie e tutta l'Italia lo sappiano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.18 Manzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Nel nostro emendamento vogliamo intervenire, oltre che sulla questione già evidenziata dalla collega Iacono e dal collega De Luca relativamente all'emendamento precedente, sul tema della graduatoria unica nazionale, che la delega, in modo assolutamente indeterminato, viene a individuare.

Lo poniamo per un motivo abbastanza semplice, proprio perché riteniamo che questo rinvio così generico alla graduatoria unica nazionale sia un'ulteriore testimonianza di quella volontà di non risolvere realmente e di non affrontare affatto il problema relativo proprio al numero chiuso, all'eliminazione del numero chiuso, proprio perché la delega in bianco e il riferimento a questa graduatoria ci fanno pensare e ci fanno chiedere - lo chiedo a lei - come verrà composta questa graduatoria unica nazionale. Effettivamente, come si effettuerà la scelta degli studenti che potranno proseguire dopo il primo semestre libero? Questo non è scritto. Il che forse ci fa supporre - a pensar male si fa sempre peccato, ma qualche volta si indovina anche - che, in realtà, anche qui ci sarà un ripristino e ci saranno strumenti di selezione basati non solo sul conseguimento dei crediti ottenuti, ma su test che molto probabilmente verranno reinseriti e riadottati.

Quindi, proprio per ciò, riteniamo che questo sia un ulteriore elemento che suffraga, in realtà, quello che abbiamo cercato di dimostrare e che continueremo a fare rispetto a questo provvedimento, ossia che il provvedimento non toglie il numero chiuso, non lo elimina in alcun modo e, soprattutto, non si vuole dare alcuna indicazione e alcuna certezza, in particolar modo agli studenti, su come effettivamente verranno selezionati al termine del semestre libero. Qui c'è soltanto una delega in bianco assegnata al Governo, per di più relativa soltanto a un periodo molto breve - come ricordavo nel mio intervento precedente -, cioè un periodo di soli sei mesi. Riteniamo che un semestre sia troppo breve per valutare e per considerare la maturità e la preparazione degli stessi studenti.

È per questo, tra l'altro, che, con l'emendamento, chiediamo di spostare in avanti di ulteriori sei mesi e, quindi, di pensare a un anno, nel suo complesso, come tappa di ingresso al corso universitario, anche con modalità più chiare e più trasparenti. Anche questo emendamento ha avuto il parere contrario suo e del relatore. Restano, però, questi interrogativi in questo momento. Vedremo poi, nelle modalità attuative della delega, come si entrerà nel vivo della risoluzione effettiva di questi problemi, come, davvero, metterete mano a questi problemi e come riuscirete realmente a dare quelle risposte che gli studenti meritano di avere per sapere con certezza come effettivamente verranno selezionati dopo questo periodo così breve e probabilmente con una modalità didattica online (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.18 Manzi, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.21 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.30 Malavasi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi unisco alle riflessioni che hanno fatto le colleghe, perché ci interessa veramente capire in che modo questa proposta possa veramente affrontare il problema dei test, della graduatoria nazionale, e in che modo possa dare una mano ad affrontare alcune criticità presenti oggi nel nostro sistema sanitario nazionale rispetto, ovviamente, alle carenze di alcune specializzazioni. Con questo emendamento, proprio nell'ottica di una convinzione forte che abbiamo, pensiamo che, comunque, si debba ampliare a un anno, rispetto alla previsione del semestre, con la possibilità che agli studenti vengano riconosciuti tutti i crediti conseguiti nel corso del primo anno solamente, qualora siano stati conseguiti i CFU.

Siamo preoccupati di questa scelta che sta facendo il Governo, che riteniamo ideologica e che crediamo sia una bandierina propagandistica che il Governo si vuole apporre al petto.

Crediamo che questa scelta rischi di scaricare sugli studenti e sulle famiglie il peso di un semplice slogan, con un unico obiettivo, quello di dichiarare, con grande leggerezza, che questo Governo è riuscito ad abolire il numero chiuso, come se fosse la soluzione a tutti i problemi delle nostre università, delle iscrizioni a medicina e del sistema sanitario nazionale.

Allora mi chiedo qual sia la famiglia che prova a programmare il percorso di studio dei propri figli di 6 mesi in 6 mesi.

Rischiamo davvero di condannare a un peso psicologico ed economico le nostre famiglie. Rischiamo di penalizzare completamente il diritto degli studenti, proprio perché le scelte si fanno sulle annualità accademiche, si fanno di anno in anno. È impegnativo per le famiglie programmare economicamente queste scelte di studio, sostenerle economicamente, e quindi crediamo che questa visione semestrale penalizzi moltissimo il diritto all'istruzione dei nostri studenti.

Per questo motivo, pur non condividendo l'impostazione, abbiamo provato a proporre un emendamento per fare in modo di garantire agli studenti che non siano idonei all'accesso al secondo anno la possibilità di proseguire in altri corsi di studio universitari, facendo valere l'intero numero dei crediti conseguiti. Pensiamo sia un emendamento di buonsenso davvero, per dare una mano agli studenti in un cambiamento probabilmente epocale per loro, con tutte le apprensioni con le quali stanno già preparando i test per il prossimo anno, per evitare di perdere un tempo di vita e di studio prezioso di cui il nostro Paese ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.30 Malavasi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 2.12 Piccolotti, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ho visto che il Governo non ha cambiato i propri pareri. Vorrei leggere questo emendamento, perché è di una semplicità disarmante. Dice: “prevedere che i corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria oggetto di insegnamento nel primo semestre di cui al comma 1, non possano essere svolti o somministrati in alcuna forma da università telematiche, anche se legalmente riconosciute”.

Allora, vorrei che ci fosse qualcuno della maggioranza che avesse un attimo la cortesia, e forse anche il coraggio, di alzarsi e spiegarci per quale motivo il parere su questo emendamento sia negativo. Lo dico perché è chiaro che l'eventualità che le università telematiche possano svolgere questi corsi, unita al fatto che ci sarà una graduatoria nazionale, che non sappiamo ancora come verrà stilata, ma potrebbe prevedere, ad esempio, che passino i ragazzi che hanno la media più alta, oppure che si faccia un semplice colloquio orale, oltre ad avere il dato della media, significherebbe che le università telematiche potrebbero mettere a disposizione i corsi agevolati, che assicurino di prendere il massimo dei voti in tutti gli esami, che assicurino colloqui finali facilitati.

Vorrei sapere per quale motivo vi ostinate a dire “no” alla previsione che questi corsi non possano essere erogati presso quelle università, perché sarebbe una rassicurazione per tutti, per il futuro, anche al cambio, eventualmente, di Ministro. Ministra, glielo dico con ogni chiarezza; magari lei oggi è contraria e può rassicurare sul fatto che non lo farà, ma non è detto che lei sia qua in futuro. Quindi, questo voto avrebbe rassicurato tutta la comunità universitaria.

Chiaramente, dal parere che avete espresso si capisce che questa rassicurazione non la volete dare e che qualcuno pensa che in futuro sarà possibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.16 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.22 Malavasi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 2.27 Piccolotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che propone di evitare la graduatoria nazionale e di farne, invece, una di ateneo. Naturalmente, è un emendamento che apre una gigantesca discussione, ma che abbiamo presentato, perché è chiaro che la previsione dell'eventualità di stilare una graduatoria nazionale alla fine dei 6 mesi, in qualche modo, metterà gli atenei in concorrenza fra loro.

Avremo migliaia e migliaia di ragazzi che tenteranno di avere la media più alta durante gli esami e ci saranno, naturalmente, atenei che, magari, invece di svolgere con serenità il loro lavoro di valutazione, si offriranno di fare in modo che le valutazioni possano essere più alte per favorire i propri studenti.

Davvero i pericoli che si nascondono dentro questo provvedimento - che non è una vera e propria abolizione del numero chiuso, ma è un provvedimento “truffa”, in qualche modo, perché il numero chiuso rimane eccome dopo i primi 6 mesi - sono tanti, perché non è chiaro quali siano le modalità con cui verrà stilata questa graduatoria, la Ministra non lo ha chiarito.

Le notizie che ci arrivano non sono rassicuranti e l'idea che si possa fare una graduatoria nazionale, che non è determinata su un test a crocette, a cui noi chiaramente siamo contrari, ma è determinata comunque dentro un meccanismo di concorrenza fra tutti gli studenti italiani che frequentano i corsi non nello stesso ateneo, ma in atenei diversi, con insegnanti diversi, che hanno anche metodologie di valutazione diversa, è davvero un grande rebus e una grande incertezza a cui state sottoponendo centinaia di migliaia di studenti e studentesse italiane, che vorrebbero avere solo un meccanismo equo e la possibilità di intraprendere liberamente gli studi che amano.

Davvero lo diciamo anche in una forma di rispetto di questi studenti e di queste studentesse, perché l'altra cosa pazzesca che potrà accadere è che molti di loro perderanno un anno di studi, perché, non superando il tetto d'accesso nella graduatoria nazionale dopo i primi 6 mesi, si troveranno costretti o a cambiare facoltà e università oppure a ritentare l'anno dopo.

A che cosa serva questo meccanismo non è chiaro, ma c'è il rischio che possa diventare persino peggiorativo rispetto a quello attuale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.27 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.28 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.33 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.38 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 2.40 Manzi. Ha chiesto di parlare la collega Ghio, anzi l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Intervengo brevemente, poi lascio la parola alla collega Ghio. Intervengo proprio perché questo emendamento, in realtà, interviene su uno dei punti più problematici, i nodi davvero, relativi a questo provvedimento che non affronta, nonostante quanto l'articolo 1 si ripromette di fare, i temi e le problematiche relative al potenziamento del Servizio sanitario nazionale.

Proprio per questo, con il nostro emendamento, cerchiamo anche di ancorare e di determinare l'accesso, anche in base a quello che è il fabbisogno, il numero programmato, il fabbisogno di professionisti del Servizio sanitario nazionale.

Pensiamo che sia un tema molto importante, che avrebbe dovuto trovare spazio di riflessione all'interno di questo provvedimento. Avrebbe dovuto trovarlo proprio perché c'è un tema relativo alle specializzazioni, alle borse di specializzazione che sono state aumentate progressivamente rispetto anche ad anni passati, e di questo diamo atto e pensiamo sia un elemento importante da evidenziare.

Però ci sono temi, settori specifici e ambiti di specializzazione che hanno dei numeri ben inferiori a quelle che sono le necessità, i cui esiti e i cui effetti - penso alla medicina generale, penso all'anatomia patologica, per esempio – poi in realtà li affrontano, in primo luogo, proprio sulla loro pelle, coloro che fanno ricorso al Servizio sanitario nazionale.

Penso che questo, nel momento in cui si va ad affrontare il tema che riguarda l'accesso a medicina, con le premesse tra l'altro che ricordavo nel mio intervento sul complesso degli emendamenti, avrebbe meritato magari un esame e un approfondimento maggiore che, purtroppo, non c'è stato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.40 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.41 Caso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.43 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.42 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.49 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 2.51 Malavasi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento perché crediamo che ci sia un disallineamento importante in questa legge, un buco legislativo che riguarda proprio la formazione specialistica per i medici; e chiediamo, con questo emendamento, di adeguare i posti disponibili nei corsi di medicina specialistica per assicurare una distribuzione uniforme sul territorio nazionale anche in relazione alle singole aree di specializzazione. Diciamo ciò perché questo provvedimento ci preoccupa anche perché non lega il numero dei posti disponibili per l'iscrizione a medicina al numero degli specializzandi.

La domanda che ci facciamo è se davvero la norma in discussione, la proposta che il Governo ci fa, aiuterà a superare queste mancanze, proprio perché oggi non mancano medici, mancano però medici di pronto soccorso, mancano gli anestesisti, mancano i medici di emergenza e urgenza, proprio perché c'è un problema di imbuto formativo tra coloro che iniziano un percorso universitario e, poi, coloro che si avvicinano e decidono di fare la specializzazione. Perché? Semplicemente perché li paghiamo male e nessuno vuole più iscriversi a certe specializzazioni neanche in presenza di una borsa, perché una volta che si diventa specialisti in qualche disciplina ci si trova in una posizione straordinariamente penalizzata.

Diciamo che questa legge agevola comunque un'iscrizione tout court alle facoltà di medicina, ma non si fa carico di riflettere insieme sulle specialità che mancano, sull'organizzazione dei turni di lavoro, sui temi della conciliazione, sui temi della retribuzione, visto che sono vent'anni che ai medici non vengono dati degli aumenti e c'è un tema che riguarda, in generale, l'autorevolezza della classe medica.

Allora, ci chiediamo come facciamo comunque a correlare il numero degli iscritti, che viene aperto, così come voi promuovete tout court - poi valuteremo, ovviamente, in questa delega in bianco in che modo comunque si passerà dal primo semestre al secondo semestre - e come facciamo a favorire che ci sia comunque un'adeguatezza di numeri di posti disponibili nelle scuole di specializzazione per assicurare non solo l'accesso, ma anche un'uniforme distribuzione sul territorio nazionale.

Abbiamo spesso parlato di aree periferiche, di aree montane e di difficoltà anche di agevolare comunque gli accessi in certe aree del nostro Paese, soprattutto su certe aree di specializzazione e, quindi, crediamo che manchi completamente questa parte; una proposta che abbiamo fatto è quella di aggiungere all'interno del comma 2, lettera g), l'adeguamento dei posti disponibili nei corsi di specializzazione per i medici, proprio per assicurare l'uniforme distribuzione anche in relazione alle singole aree di specializzazione.

Siamo oggettivamente preoccupati perché crediamo che questa riforma non garantisca né equità né qualità della formazione e alla fine sarà comunque anche uno spreco di risorse, non perché non ne vengono aggiunte e crediamo che vengono spese male, ma perché è una riforma che, praticamente, rappresenta un pericoloso salto nel vuoto che scarica sulle università e sugli studenti uno slogan semplicistico con il quale questo Governo prova a costruire un grande bluff sulla pelle degli studenti e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Malavasi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 2.54 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Fra l'altro, oggi si lavora particolarmente bene in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)… Sarà la primavera, non lo so.

PRESIDENTE. Ma è merito della Presidenza, guardi.

LUIGI MARATTIN (MISTO). Sono quei casi in cui verrebbe da dire: chiudiamo le frontiere.

PRESIDENTE. Onorevole Marattin, prego, andiamo sull'emendamento.

LUIGI MARATTIN (MISTO). Guardate (Proteste dei deputati Grimaldi e Speranza - Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare – Proteste e fischi provenienti dall'emiciclo)

PRESIDENTE. Onorevole Speranza, lasciamo intervenire l'onorevole Marattin. Onorevole Speranza, per favore!

LUIGI MARATTIN (MISTO). Capisco che vi abbiamo toccato…

PRESIDENTE. Colleghi!

LUIGI MARATTIN (MISTO). No, allora, io fra l'altro…

PRESIDENTE. E no, scusi, scusi… Applaudire sì, fischiare no!

LUIGI MARATTIN (MISTO). Intervengo in difesa di questo emendamento che voterò. Io non ho nulla di male, poi le leggi delega, ormai, sono talmente vaghe che si può votare a favore o contro sulla base del principio e questo principio lo sostenevo da quando ero studente e, quindi, io voterò questa legge delega. Però, vorrei capire qual è il senso di votare contro su questo emendamento da parte di un Governo che ha cambiato il nome non del suo Ministero, Ministra - anche se non mi sta ascoltando, quindi aspetto un secondo, se si può -, ma di quello gemello dell'Istruzione, denominandolo “merito”.

L'unica cosa che fa questo emendamento è escludere dall'allineamento necessario le università che non passano i criteri dell'Anvur. Quindi, qual è la motivazione per cui voi su questo emendamento date un parere contrario? A me sembra che sia in linea col merito e con lo spirito della riforma, che i colleghi possono legittimamente condividere o meno. Si va bene, tanto non credo che avrebbe risposto comunque.

PRESIDENTE. Sì, sì, ha ragione.

LUIGI MARATTIN (MISTO). È solo per dire che onestamente, pur se adesso sto un po' antipatico ai colleghi dell'opposizione - forse lo sono sempre stato in realtà -, vorrei capire perché su questo emendamento, con questa cosa che dice, date un parere contrario, perché si limita a dire che l'allineamento necessario non lo può soddisfare qualsiasi università anche se non soddisfa i criteri dell'Anvur. È a garanzia, questo emendamento, della qualità della didattica nell'ambito della vostra riforma. Quindi, onestamente non capisco il parere contrario del Governo su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel ringraziare la collega Manzi di questo emendamento e di tutto il lavoro molto puntuale che abbiamo fatto su questo provvedimento, voglio dire che fa sempre piacere lavorare bene in quest'Aula, ma che rallegrarsi dell'assenza di deputati eletti in questo Parlamento sembra una cosa piuttosto fuori luogo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e che la maggioranza si rallegri della mancanza dell'opposizione sembra ancora più fuori luogo e sembra allinearsi a un pensiero che in questo nostro tempo è piuttosto preoccupante, cioè che si possa governare, anzi comandare, perché si è preso un voto in più degli altri. Questo ci preoccupa e a lei, che rappresenta l'istituzione, glielo restituiamo con piacere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.54 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'emendamento 2.56 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Presidente, presentiamo anche noi un emendamento, già illustrato dalla collega Piccolotti e presentato anche dai colleghi del gruppo del MoVimento 5 Stelle, relativo proprio al tema delle università telematiche. Nel momento in cui abbiamo esaminato questo emendamento in Commissione, c'è stato detto che in realtà dobbiamo stare tranquilli perché non ci sarà alcun tipo di coinvolgimento delle telematiche, nonostante qualche perplessità, per la verità, noi l'abbiamo per questo semestre comune. Proprio per questo, visto che non ci sarà alcun problema rispetto a questo tema, per quale motivo non lo si vuole scrivere nero su bianco all'interno di un testo normativo dando parere favorevole su questo emendamento?

Proprio perché questo rifiuto da parte vostra a voler chiarire quelli che sono i termini di un loro possibile coinvolgimento all'interno di questo sistema di riforma, ci fa sospettare che in realtà, visto anche un atteggiamento abbastanza accondiscendente in altri provvedimenti e in altre misure proprio rispetto alle telematiche, non si voglia consapevolmente fare chiarezza su questo tema, proprio perché quel semestre comune, aperto ovviamente a tutti, pone dei temi di organizzazione inevitabili rispetto a come verrà realizzata la didattica all'interno delle università e se effettivamente si sarà in grado o meno di assicurare una didattica in presenza, che è necessaria e fondamentale rispetto all'organizzazione dell'università.

Quindi, proprio volendo chiarire e dare anche a voi l'opportunità di fare chiarezza rispetto a questo tema, abbiamo ripresentato anche in Aula questo emendamento, confidando in realtà poco, visto anche l'esito di emendamenti analoghi presentati dai colleghi, sul vostro accoglimento. Ma è necessario che anche in quest'Aula, nel dibattito e nella plenaria che rappresenta quest'Aula, si ponga questo tema e ci sia un'assunzione di responsabilità anche da parte vostra. Il parere contrario su questo emendamento è un'assunzione di responsabilità da parte vostra, che verificheremo, poi, in sede di attuazione della delega e soprattutto in sede di realizzazione di questo sistema bluff che state realizzando e attuando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Un'annotazione veloce per dire quanto la non esclusione delle università telematiche, che ha appena illustrato la collega Manzi, potrebbe pesare sulla qualità della formazione e sul futuro dell'università pubblica. Ebbene, oggi sapete qual è la più grande università italiana? Si pensava La Sapienza, che nell'anno accademico 2023-2024 ha avuto 111.000 iscritti. In realtà, la più grande università italiana è una società di capitali privata che annovera tra le sue università 170.000 iscritti ed è sostenuta da un fondo britannico e statunitense. Mi fermo qui e penso che tutti possano capire che cosa significa quello che abbiamo cercato di proporre con questo emendamento, che voi bocciate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.56 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'emendamento 2.57 Malavasi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Continuiamo anche in questo emendamento a parlare dell'allineamento, ossia delle modalità atte a consentire l'allineamento del contingente dei posti di laurea nelle materie di medicina unitamente ai posti disponibili per la formazione post laurea, tenendo conto delle carenze degli organici registrate dal sistema sanitario sul territorio nazionale e chiediamo di aggiungere anche: “verificata la disponibilità delle risorse sulla base della proiezione dei costi derivante dal suddetto allineamento”.

Diciamo questo perché siamo un po' preoccupati del fatto che non ci sia nessuna previsione di spesa, nessuna copertura economica, nessuna aggiunta di risorse specifiche a favore delle università per far fronte a questo accesso che ci immaginiamo sarà importante, visto che il Governo ci riferisce una richiesta puntuale e cogente di ampliare, di allargare e di togliere il numero chiuso per gli accessi a medicina. Siamo, però, convinti che questo possa comportare alcune criticità rispetto alla garanzia di avere gli strumenti da fornire alle università per assicurare le aule, per assicurare spazi qualificati per l'apprendimento, per le lezioni, per le attività di tutoraggio da parte dei docenti, per l'assunzione di un numero di docenti adeguato all'aumento del numero degli studenti, altrimenti il sospetto che le colleghe Piccolotti e Manzi hanno prima richiamato, sul fatto che se non c'è un investimento in risorse umane, in spazi, in nuove tecnologie e in laboratori sarà impossibile garantire un accesso diretto e garantire, quindi, una qualità dell'istruzione e della formazione se non rifacendosi alle università telematiche - che hanno più agevolezza, ovviamente, nel rispondere a grandi numeri - con quella che significa la penalizzazione della qualità dell'istruzione.

In questo la sottolineatura che vogliamo fare riguarda proprio le risorse e, quindi, chiediamo di inserire, proprio per garantire un maggiore allineamento, che sia vero e concreto, la disponibilità delle risorse che devono essere verificate proprio sulla base della proiezione dei costi derivanti dal suddetto allineamento. Crediamo che sia un dovere garantire comunque le risorse necessarie, proprio perché non siano le università a pagare, ovviamente, questo scotto. Tra l'altro, ricordo che le università sono già provate dal taglio del Fondo dei finanziamenti ordinari, deciso proprio dal Governo. Quindi, se vogliamo davvero provare a cambiare il sistema, pur con tutte le perplessità che abbiamo, cerchiamo almeno di mettere le risorse necessarie per fare in modo che i docenti possano comunque svolgere il loro lavoro, ci siano spazi dedicati e ci siano attività di tutoraggio per fare in modo che ci sia una buona qualità della didattica, visto che dalla qualità della didattica dipende anche la qualità dell'apprendimento ed è un dovere che abbiamo verso gli studenti e le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.57 Malavasi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.59 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.63 Caso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.73 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'emendamento 2.75 Manzi, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione… Chiedo scusa, revoco la votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci risulta abbastanza inspiegabile il fatto che non venga accolto un emendamento come questo. L'orientamento all'università non solo aiuta a scegliere la facoltà in modo consapevole, ma permette di capire come il percorso universitario, che si sta scegliendo, si inserisca negli obiettivi di lungo termine di una persona. Questo è maggiormente necessario nel momento in cui segmentate il percorso universitario degli studenti di 6 mesi in 6 mesi.

Insomma, da una parte questo provvedimento - abbiamo visto per quello che è stato detto e anche per il mancato accoglimento di emendamenti che davano un po' più di respiro allo studente -, di fatto, non abolisce il numero chiuso e, di fatto, non cambia, non modifica, non migliora le carenze dell'accesso alle professioni sanitarie, perché abbiamo visto che non incide neanche sull'incremento delle borse per la specializzazione, che è il vero problema.

Ma, francamente, come si può pensare che uno studente abbia la possibilità di comprendere in soli 6 mesi la complessità di un corso di laurea come quello in medicina? La vita universitaria non si programma di 6 mesi in 6 mesi, ma con una programmazione ben più a lungo termine. Quindi, almeno considerare il fatto che, durante la fine della scuola superiore, sia necessario un approfondimento per far comprendere allo studente dove andrà a collocarsi e quale sarà lo scenario del suo prossimo anno, anzi, dei suoi prossimi 6 mesi, ci sembrava un elemento di buonsenso, ma evidentemente per voi così non è.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indico la votazione… No, è revocata.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per leggere il nostro emendamento, che va a sostituire la lettera n) - emendamento appena illustrato dalla collega - e dice che si prevede di “organizzare, nell'ultimo anno di scuola secondaria di secondo grado, corsi di orientamento per i corsi di laurea magistrale di cui al comma 1, i quali prevedano anche un tirocinio presso un ospedale o una struttura del Servizio sanitario nazionale, assicurando la piena accessibilità agli stessi su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalle condizioni reddituali, con relativa determinazione degli oneri”.

Sì, perché non solo i corsi di orientamento non sono distribuiti equamente, ma sono anche costosi, in un Paese in cui le immatricolazioni all'università raggiungono complessivamente il 51 per cento, rispetto a una media europea del 58 per cento. Quindi, noi abbiamo bisogno di fare molto più investimento sull'orientamento scolastico nell'ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado e abbiamo bisogno di…

PRESIDENTE. Concluda.

SARA FERRARI (PD-IDP). …spendere per questo. Voglio darvi solo un dato: l'immatricolazione all'università in Austria, quest'anno, costa 22 euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.75 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo agli identici emendamenti 2.76 Manzi e 2.78 Marianna Ricciardi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministra Bernini, devo dire la verità: personalmente mi ero emozionato rispetto a questa proposta di modifica, perché reputo il test classista, lo dico a microfoni aperti, e credo che serva intervenire in un certo modo. Poi possiamo discutere sulle modalità, se sia opportuno il semestre - io ritengo l'anno accademico, qualche altro collega 2 anni accademici -, ma è una riflessione aperta.

Però sa dove sono rimasto esterrefatto e colpito? Rispetto al fatto che, purtroppo - e dico purtroppo, perché credo che nessun Ministro voglia proporre una riforma a costo zero, perché sa ed è consapevole che è pressoché impossibile -, noi le siamo venuti in soccorso.

La proposta dell'emendamento, che sopprime esattamente la dicitura a costo zero, per farci capire, senza oneri ulteriori per lo Stato, le tendeva la mano per dire: guardi, Ministra, se lei fa la battaglia per adeguate risorse che rendono possibile, nelle difficoltà e nell'incompletezza, questa sua proposta, probabilmente si apriva un varco di discussione serio. Ma nel momento in cui ella, Ministra, purtroppo, è costretta a proporre un'idea che reputo intelligente, ma che è resa impossibile dal contesto generale, ovvero dal mancato finanziamento alle conseguenze che questa riforma può produrre, genera un cortocircuito. Allora, da questo punto di vista - Presidente, per il suo tramite -, Ministra, mi permetto di suggerirle, ove mai fosse possibile, di fermare la macchina, di verificare questo approfondimento, di verificare la possibilità dell'apertura di uno spiraglio concreto e reale rispetto al quale si può ipotizzare il contributo di tutte e di tutti per ottenere e raggiungere uno scopo e un obiettivo finale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà per un minuto.

IRENE MANZI (PD-IDP). Intervengo, sulla scia di quanto già detto dal collega Ricciardi, per esprimere la mia solidarietà alla Ministra, proprio perché questo testo, questa invarianza finanziaria non sembra scritta dal Ministero dell'Università, ma sembra provenire da un'altra fonte, che è quella del Ministero dell'Economia, e penso che però si debba assumere anche la responsabilità di una scelta come questa, che, come ricordavo, scaricherà, di fatto, sulle università un'apertura - che è una finta apertura, tra l'altro - in relazione alla quale non avranno né i mezzi, né gli strumenti per affrontare didatticamente, con i docenti, con gli spazi adeguati alla didattica, quella che annunciate essere una riforma epocale dell'accesso a medicina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 2.76 Manzi e 2.78 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.83 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.84 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.93 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.96 Caso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'esame dell'emendamento 2.98 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, proponiamo di coinvolgere il Consiglio nazionale degli studenti universitari e il Consiglio universitario nazionale nella fase dei decreti attuativi, proprio perché il provvedimento che stiamo discutendo oggi, anche se il titolo vuole farci intuire questo, non sancisce, dall'oggi al domani, l'abolizione del numero chiuso; anzi, è una delega, praticamente in bianco al Governo; l'ennesima delega scritta senza degnarsi di consultare chi l'università la vive e la fa vivere ogni giorno. E, questo, un pochino si vede nel merito, nel contenuto del provvedimento: un semestre di accesso libero per evitare - e raccontare di aver superato - una selezione che poi, in realtà, ci sarà comunque, con modalità che, al momento, non sono chiare e che, quindi, rischiano, da qui in avanti, di gettare nel caos la didattica delle università italiane, perché inevitabilmente si creerà un'enorme discrepanza tra la domanda e l'offerta formativa. E tutto questo, come veniva giustamente detto da alcuni colleghi prima, facendo un grosso favore alle università telematiche. Perché questo grande aumento di iscritti che ci sarà alle facoltà di medicina, forse, dovrà essere compensato con la didattica online, ma tutti gli emendamenti che cercavano di porre un limite al coinvolgimento delle università telematiche sono stati bocciati, come tutte le proposte migliorative delle opposizioni.

Del resto, è un provvedimento che, in generale, non risolverà i problemi della sanità italiana, né dei percorsi formativi delle professioni sanitarie. Chiunque abbia ascoltato anche solo una volta i rappresentanti degli studenti e dei vari organi delle università sa che il problema principale, in realtà, non è l'assenza di medici, in generale, ma è l'imbuto formativo sulle borse di specializzazione.

Cosa c'è all'interno di questo provvedimento su questo tema cruciale? Assolutamente niente. Anzi, è un provvedimento a invarianza finanziaria, quindi non viene stanziato un euro; viene semplicemente fatta quella che è una vera e propria operazione di propaganda.

Qui si sta votando il titolo di un provvedimento, non sicuramente qualcosa che andrà a incidere sul tema complesso, che è necessario affrontare, dell'accesso ai corsi di medicina. E, soprattutto, è un provvedimento che lascia nel vuoto chi dovrà affrontare questo test o, comunque, chi dovrà fare l'iscrizione alla facoltà di medicina nei prossimi mesi. Infatti, affidando tutto ai decreti attuativi - perché questa è una delega al Governo, poi dovranno arrivare i decreti che ci diranno come verrà messa a terra -, lasciamo brancolare nel buio migliaia di studenti che passeranno i prossimi mesi a non avere idea di come prepararsi per entrare eventualmente a medicina; gli stessi studenti che, bocciando questo emendamento, vi rifiutate di ascoltare e di coinvolgere nelle loro rappresentanze studentesche nazionali, riconosciute dal Ministero.

Non mi sembra un'operazione rivoluzionaria. Mi sembra, purtroppo, un altro capitolo di una continua operazione di propaganda che questo Governo sta provando a scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevamo sottoscrivere questo emendamento e far presente al Ministro che non ascoltare gli organismi preposti (io ne ho fatto parte quando ero rappresentante degli studenti universitari) non è un bel fare, anche perché gli studenti universitari sono coloro a cui dovrebbe essere rivolta questa norma. Perché non ascoltare il Consiglio nazionale degli studenti universitari, organismo per il quale alcuni di noi, anche alcuni membri della maggioranza in questo momento, si sono battuti per ottenerlo? Addirittura, l'attuale Premier Meloni era tra coloro, se ricordo bene, che si batté per l'istituzione del Consiglio nazionale degli studenti universitari.

Quindi, mi meraviglio molto che una norma - che, in termini assoluti, penso trovi il consenso di una maggioranza trasversale all'interno di quest'Aula e che è figlia, probabilmente, di molte battaglie compiute da studenti e dai rappresentanti degli studenti, di destra e di sinistra, o di varie associazioni - non trovi un momento di ascolto e di confronto rispetto ad un organismo che, a livello nazionale, elegge i rappresentanti degli studenti universitari. È una cosa che ci lascia molto perplessi.

Ovviamente il CUN è un organismo più ampio: ci sono sia gli studenti della rappresentanza universitaria, sia il corpo docente, nonché le altre figure che operano all'interno dell'università.

Non comprendiamo perché una norma così importante - per la quale, ovviamente, si sono battuti tanti studenti nei decenni che sono venuti - non trovi il consenso del Governo. Invitiamo, quindi, il Ministro a rivedere il parere e a riflettere su questa vicenda, perché l'emendamento è assolutamente condivisibile.

Vorremmo aggiungere due elementi: la possibilità per gli studenti di entrare senza il numero chiuso all'interno delle facoltà di medicina è assolutamente una cosa che ovviamente vediamo con favore. Il tema è capire se e come realizzarlo. Mi spiego meglio: “se”, assolutamente sì, ma “come” è fondamentale, perché rischiamo, in questo momento, di realizzare un risultato, come è accaduto in Campania con le facoltà di medicina della Federico II e della prima università per un'altra vicenda che riguarda l'apertura dei pronto soccorso: annunciati, preannunciati, discussi e poi operativamente mai aperti, perché mancavano il personale e le strutture per cominciare materialmente ad accogliere i pazienti.

Allora, il rischio che si corre è che non andiamo a migliorare la capacità di far laureare, introducendo più studenti che possano diventare medici, ma semplicemente creiamo un caos. Allora, rispetto a questo, non ascoltare il parere innanzitutto di chi opera all'interno di questi atenei - e quindi il personale docente, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti - appare davvero un paradosso.

Indi per cui, noi insistiamo nel chiedere al Ministro che questo emendamento venga accolto e si apra a un confronto serrato con chi vive e con chi dovrebbe essere poi il fruitore di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.98 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.99 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.01000 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà. Prego.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ecco, Ministra, è esattamente quello che le dicevo sull'emendamento precedente. Guardi, lei lo sa meglio di noi: in occasione della legge di bilancio noi - Partito Democratico, AVS e MoVimento 5 Stelle - abbiamo fatto una battaglia, recuperando poche risorse che sono servite alla stabilizzazione dei precari del CNR.

Ora, Ministra, questa aggiunta all'articolo 2 è l'ennesima riprova di come le opposizioni le stiano porgendo la mano in sostegno a una battaglia giusta che va fatta in questo Paese. Perché, colleghe e colleghi, cos'è importante oggi?

Guardate, non voglio scivolare nel dibattito sulle tecnologie e sull'innovazione, che ci porterebbe dritti dritti ai temi di cronaca delle ultime ore, ma se un Paese come il nostro, che vive tra il “non più” e il “non ancora”, perché non conserva più una capacità produttiva che lo ha reso il Paese che è, ma, allo stesso tempo, non riesce ad aprire una nuova dimensione industriale di innovazione e di ricerca, se, in questa fase storica, un Paese come il nostro non investe risorse sul funzionamento delle università, se non finanzia e non sostiene la ricerca, l'innovazione, il rientro dei cervelli, la mobilità intraeuropea e non solo, Ministra, è un Paese che rischia di avere il futuro segnato.

Allora, da questo punto di vista, il nostro emendamento stava qui a sottolineare la necessità da parte di questo Governo di stanziare ulteriori risorse, affinché le proposte di modifica che ella, Ministra, ci sottopone abbiano un senso compiuto. Il problema sta tutto qui, poiché la politica è scelta; non è narrazione, non è sofismo, ma è scelta, è indicazione.

Allora adesso, cari colleghi e colleghe di maggioranza, avete l'occasione - vi è fornita su un piatto d'argento - di dimostrare se voi realmente siete patrioti nello spirito e nell'azione o se siete patrioti solo nelle categorie dello spirito, perché noi siamo dinanzi a un bivio.

Ora scegliete liberamente di sostenere questo emendamento, affinché la Ministra Bernini possa avere gli strumenti per realizzare materialmente, plasticamente e concretamente quello che si è prefissata con questa procedura, con questa delega, che poi diverrà, appunto, legge dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01000 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

(Articolo 3 - A.C. 2149​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 3. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2149​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/1 Orrico, il parere è favorevole all'impegno, previa espunzione delle premesse, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “ad adottare ogni opportuna iniziativa al fine di consentire agli studenti di potersi iscrivere nuovamente al semestre filtro”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/2 Caso, il parere è favorevole, previa espunzione delle premesse, a condizione dell'accoglimento delle seguenti due riformulazioni degli impegni. La prima: “ad assicurare che i corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria siano erogati da università che rispettino i requisiti minimi di accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio, al fine di tutelare la qualità dell'offerta formativa e della didattica”. Seconda riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a reperire, compatibilmente con i vincoli della finanza pubblica, le risorse necessarie per garantire la solidità del sistema universitario”.

PRESIDENTE. Scusi, signor Ministro, così chiariamo anche all'Aula: stiamo recependo le riformulazioni anche degli ordini del giorno dei colleghi che, in questo momento, sono assenti, perché, a norma dell'articolo 88, comma 2, poi il Presidente dovrà chiedere al presentatore, dovrà prendere atto che è assente e, a quel punto, decadrà. Per cui, per forma, dobbiamo comunque prendere anche le riformulazioni e poi gli eventuali pareri favorevoli. Prego, signor Ministro.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Sugli ordini del giorno n. 9/2149/3 Amato, n. 9/2149/4 Marianna Ricciardi e n. 9/2149/5 Quartini, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/6 Loizzo, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “ad assumere iniziative, nell'ambito dell'adozione dei decreti di attuazione del provvedimento in esame, volte a valorizzare gli studenti che hanno conseguito positivamente il percorso di “Biologia con curvatura biomedica”, ai fini dell'attribuzione dei crediti formativi universitari previsti nel primo semestre dei corsi di laurea magistrale di cui al comma 1 e di quelli di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/7 Iacono, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/8 Girelli, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare tutte le necessarie iniziative, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, volte a potenziare il Servizio sanitario nazionale in termini di personale”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/9 Berruto, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “per quanto di competenza, a mettere in atto azioni, anche di carattere economico, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, volte a garantire la qualità della formazione universitaria”. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/10 Orfini, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/11 Manzi, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a reperire, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le risorse necessarie per garantire la solidità del sistema universitario”.

L'ordine del giorno n. 9/2149/12 Malavasi è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/13 Toni Ricciardi, il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/2149/14 Mollicone, n. 9/2149/15 Cangiano, n. 9/2149/16 Roscani, n. 9/2149/17 Amorese e n. 9/2149/18 Ciocchetti, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/19 Comba, il parere è favorevole, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di promuovere, nell'ambito dei decreti legislativi attuativi della legge delega, misure volte a incentivare la stipula di accordi di collaborazione tra università e strutture sanitarie locali, al fine di garantire agli studenti dei corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria un'adeguata formazione pratica e un più rapido inserimento nel mondo del lavoro, assicurando al contempo una migliore integrazione tra attività assistenziale, didattica e ricerca”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/20 Schiano Di Visconti, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di introdurre, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure di sostegno per i neolaureati in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria che scelgono di esercitare la professione in aree geografiche, ivi comprese le isole maggiori e minori, con carenza di personale sanitario”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/21 Faraone, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di introdurre, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure di adeguamento e modernizzazione delle infrastrutture educative”. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/22 Cerreto, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/23 Zanella, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/24 Piccolotti, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a garantire la qualità della formazione universitaria”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/25 Grimaldi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/26 Polo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/27 Longi il parere è favorevole, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a valutare l'adozione di ulteriori misure di supporto destinate agli studenti provenienti dalle aree maggiormente svantaggiate, dalle regioni insulari e montane, al fine di favorire un effettivo riequilibrio territoriale e garantire pari opportunità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/28 Pastorella, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a potenziare in modo efficace e sostenibile, compatibilmente con il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la programmazione del numero di accessi al secondo semestre dei corsi di laurea oggetto del provvedimento di esame, nonché ad incrementare le borse di specializzazione messe a concorso”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/29 Grippo, espunte le premesse, il parere è favorevole, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione del primo capoverso dell'impegno: “impegna il Governo, in sede di attuazione del provvedimento in esame: a garantire un accesso programmato e sostenibile alle università, assicurando al contempo la qualità dell'insegnamento e l'efficienza organizzativa degli atenei, compatibilmente con il rispetto dei vincoli di finanza pubblica”; sull'ultimo capoverso dell'impegno il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/30 Bonetti il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/31 Ruffino, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno. Sull'ordine del giorno n. 9/2149/32 Richetti, espunte le premesse, il parere è favorevole all'impegno, a condizione dell'accoglimento della seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di promuovere una revisione delle politiche di programmazione del personale infermieristico, assicurando un allineamento tra fabbisogno del Servizio sanitario nazionale e l'offerta formativa, anche attraverso una rimodulazione del numero chiuso e l'adozione di strumenti che facilitino l'accesso alla professione”.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Colleghi, non risultando presenti in Aula i deputati appartenenti al gruppo MoVimento 5 Stelle, gli ordini del giorno a loro firma, dal n. 9/2149/1 Orrico al n. 9/2149/5 Quartini - sui quali il Governo ha espresso, rispettivamente: parere favorevole, purché riformulati, sugli ordini del giorno n. 9/2149/1 Orrico e n. 9/2149/2 Caso, e parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/2149/3 Amato, n. 9/2149/4 Marianna Ricciardi e n. 9/2149/5 Quartini -, sono considerati decaduti per assenza del primo firmatario e non saranno, pertanto, posti in votazione, trattandosi di strumenti individuali che sono, per l'appunto, non appropriabili.

Passiamo a questo punto all'ordine del giorno n. 9/2149/6 Loizzo: accetta la riformulazione, onorevole Loizzo? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/7 Iacono: accetta la riformulazione, onorevole Iacono? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/8 Girelli: accetta la riformulazione, onorevole Girelli? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/9 Berruto: accetta la riformulazione, onorevole Berruto? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/10 Orfini: accetta la riformulazione, onorevole Orfini? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/11 Manzi: accetta la riformulazione, onorevole Manzi?

IRENE MANZI (PD-IDP). Presidente, mi dispiace interrompere questa serie positiva, ma, su un tema come quello relativo al Fondo di finanziamento ordinario, pur ringraziando la Ministra per la riformulazione, anche qui, l'ombra del MEF sembra incombere rispetto alle determinazioni e anche alle riformulazioni di questo ordine del giorno. Le motivazioni, del resto, sono state anche ben evidenziate dal collega Ricciardi nel corso dell'illustrazione dell'emendamento che avevamo dedicato a questo tema. E quindi - proprio perché è un impegno troppo generico rispetto alle urgenze relative al Fondo di finanziamento ordinario e rispetto al dibattito che abbiamo alle spalle sulla legge di bilancio (è stato uno dei temi su cui ci siamo più confrontati prima e dopo) -, non possiamo limitarci ad accettare una riformulazione così generica. Chiedo, quindi, di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/11 Manzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/12 Malavasi: il Governo propone l'accoglimento come raccomandazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Poiché non capisco il senso di questa raccomandazione, non accolgo la proposta della Ministra, perché quest'ordine del giorno chiede cose di buon senso. Forse mi sarei aspettata una riformulazione, ma non una raccomandazione, che svilisce, secondo me, un ordine del giorno che chiede una cosa corretta.

Già nella discussione che abbiamo fatto sugli emendamenti, abbiamo ben chiarito come ci siamo approcciati ad analizzare questo provvedimento, con molta serietà e senza pregiudizio, proprio perché non siamo a favore nemmeno noi del mantenimento dello status quo dell'attuale sistema di accesso ai corsi di medicina e chirurgia, che necessita, anche dal nostro punto di vista, di una profonda revisione. Tant'è vero che abbiamo presentato diverse proposte di legge, proprio per condividere o comunque provare a condividere un percorso.

Ma non siamo nemmeno d'accordo, però, nel sostenere una proposta come questa, che riteniamo sia comunque pasticciata e che rischia, in realtà, di fare una grande dichiarazione di apertura tout court ai corsi di medicina, con un titolo così propagandistico, senza però dire come e, soprattutto, dando una delega in bianco al Governo e non mettendoci, quindi, nelle condizioni di analizzare in che modo, in che tempi e con che modalità verranno portate avanti queste proposte.

Non troviamo che questa sia una proposta convincente, perché - l'abbiamo detto anche durante la discussione precedente - non troviamo le risorse necessarie, non troviamo i presupposti per garantire una buona qualità dell'offerta formativa, non troviamo i presupposti per garantire il diritto allo studio degli studenti.

In quest'ordine del giorno, nelle premesse, viene richiamato, ovviamente, l'impegno dell'Unione europea, che richiede, in particolare, per i laureati in medicina e chirurgia, che abbiano un alto livello di formazione e di preparazione proprio per il ruolo e l'importanza della professione che devono svolgere. E proprio perché, oggi, il nostro sistema universitario non garantisce spazi fisici, spazi necessari, laboratori, professori e tutor, necessari per garantire una buona qualità della formazione, per un numero solamente contingentato di studenti, crediamo sia doveroso che il Governo si impegni a garantire, per quanto di competenza - e immaginavo che la Ministra aggiungesse anche “compatibilmente con i vincoli di bilancio”, proprio per far fronte a un incremento significativo di un numero che si prevede venga ampliato, con questa proposta -, un adeguamento dell'offerta didattica, attraverso il potenziamento di spazi fisici, di laboratori e di personale universitario.

Ci chiediamo: se, così come proponete, andiamo ad abolire il numero chiuso e, quindi, ci sarà un ingresso numeroso di studenti, come facciamo a garantire una buona offerta formativa, senza risorse, senza laboratori, senza aule e senza personale?

L'ordine del giorno chiedeva, semplicemente, questo: darci la garanzia, ovviamente compatibilmente con le necessità del Governo, nell'applicazione concreta di questo provvedimento, di un adeguamento di risorse, di infrastrutture e di personale che possa garantire la qualità dell'offerta formativa. Perché a noi è questo che sta a cuore: avere, magari, anche un nuovo modo di accedere a medicina, ma senza svilire il ruolo delle università, della qualità dell'istruzione che garantisce, ovviamente, un buono sbocco occupazionale, con professionisti preparati e competenti di cui il nostro sistema sanitario nazionale ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Signor Ministro, non avendo accettato la prognosi normativa che lei aveva fatto, le devo chiedere il parere, a questo punto, sull'ordine del giorno n. 9/2149/12 Malavasi.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/12 Malavasi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/13 Toni Ricciardi il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministra, però, su una richiesta di estenderlo al primo anno accademico, che chiunque - come ella stessa sa -, in qualsiasi ateneo, al primo semestre a stento ci arrivi, fai il ciclo e, a fine del primo anno accademico, tu fai una valutazione oggettiva, anzi questo, Ministra, le consentirebbe maggiore spazio e tempo anche d'azione rispetto alla sua proposta di riforma.

Adesso, mi accontentavo anche di una raccomandazione o quantomeno di una presa in considerazione di natura diversa, perché ritenevamo che fosse un suggerimento. È un ordine del giorno, Ministra, non lo stravolgimento di un articolo; è un suggerimento, un consiglio che l'opposizione si permette di dare al Governo. Quindi, se lei è d'accordo, io le chiederei quantomeno di accantonarlo qualche minuto, visto che - senza nulla togliere, ovviamente, alla Sottosegretaria - lei è presente in Aula, Ministro, chi, più di lei, può decidere, di fatto, come agire rispetto a un ordine del giorno? Tutto qua.

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, il deputato Ricciardi le chiede di accantonare il suo ordine del giorno. Pensa di accondiscendere a codesta richiesta o no?

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Signor Presidente, io sono mortificata di dover deludere le aspettative dell'onorevole Ricciardi, che ripone tanta fiducia in me, che mi vuole aiutare, ma io tenderei a confermare il parere contrario, senza accantonamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/13 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo direttamente all'ordine del giorno n. 9/2149/19 Comba. Accetta la riformulazione, onorevole? L'accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/20 Schiano Di Visconti. Accetta la riformulazione, onorevole? Accetta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/21 Faraone. Accetta la riformulazione, onorevole? Non accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/21 Faraone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/23 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/24 Piccolotti. Accetta la riformulazione, onorevole? Non accetta e chiede di intervenire. Prego.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ministra, io non posso accettare questa riformulazione, perché è una riformulazione che cancella dal testo il punto cardine dell'ordine del giorno, che è quello, appunto, di prevedere una norma che possa escludere dalle università telematiche, dai loro statuti, il riferimento allo scopo di lucro. Come lei sa, lo scopo di lucro è stato introdotto dopo una sentenza che, appunto, ha autorizzato le università, senza una specifica previsione di legge. Noi, di Alleanza Verdi e Sinistra, proprio perché - come è stato denunciato anche da altri colleghi - le università telematiche stanno trasformando il mondo della formazione superiore in un vero e proprio mercato, proponiamo, anche con una proposta di legge e non soltanto con questo ordine del giorno, di operare per prevedere che non sia possibile per queste università essere delle realtà a scopo di lucro. Tutto sarebbe diverso, se fossero delle fondazioni, se non avessero lo scopo esplicito di fare profitto e di fare mercato ma, purtroppo, così non è.

Vi ostinate non solo a prevedere che possano andare avanti, sviluppando i loro corsi con la finalità di far lievitare i fatturati, ma anche respingendo tutti i nostri emendamenti che avrebbero rassicurato il mondo della formazione sull'impossibilità che queste università, che stanno diventando un vero e proprio mondo degli affari, possano entrare anche nel settore delicatissimo della medicina. Per quale motivo non si sa. Noi pensiamo che sia perché questa lobby è una lobby molto potente, molto attiva e molto inserita in determinati ambienti, come anche numerose inchieste giornalistiche hanno dimostrato. Ci dispiace perché sarebbe stata un'occasione anche per dire ai cittadini italiani che questo luogo non è un luogo che può essere governato dall'esterno attraverso azioni di lobbying e di condizionamento delle scelte del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/24 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/25 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Sull'ordine del giorno n. 9/2149/27 Longi c'è una riformulazione; prendo atto che l'onorevole Longi accetta la riformulazione.

L'onorevole Pastorella accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2149/28.

L'onorevole Grippo accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2149/29.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2149/30 Bonetti, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministra, sarei tentata di chiederle una rivalutazione del parere su questo ordine del giorno, ma comprendo che l'accuratezza dell'analisi, in realtà, è andata esattamente a segno rispetto alle intenzioni. Mi permetto, però, di fare osservare alle colleghe e ai colleghi che il parere contrario su questo ordine del giorno svela, di fatto, la verità su quello che, più volte, le colleghe e i colleghi hanno detto, vale a dire un impegno da parte del Ministero a garantire una qualità di erogazione della didattica e, quindi, anche della valutazione al termine del semestre, che non avrebbe derogato a università telematiche - università che oggi non hanno i corsi di laurea in medicina - l'erogazione di questo semestre.

Questo ordine del giorno chiedeva che il primo semestre di didattica erogato non sia fatto esclusivamente o prevalentemente online, il che non esclude che le università possano accedere anche a una modalità ibrida per una garanzia anche nel reggere, ovviamente, l'onda d'urto dei numeri che aumenteranno, ma ponendo prioritariamente la qualità dell'erogazione della didattica e, quindi, al massimo in una modalità ibrida, ma non esclusivamente online e non prevalentemente online; poi, che i corsi di preparazione a un corso di laurea in medicina siano erogati da quegli atenei che hanno le competenze scientifico-disciplinari che sono proprie dei docenti della facoltà di medicina e del corso di laurea in medicina e chirurgia.

Il parere contrario dice, invece, che l'intenzione del Ministero è di dare il via alla possibilità di avere corsi erogati totalmente a distanza anche da atenei - e possiamo immaginare quali siano - che non hanno in sé le competenze scientifico-disciplinari accreditate dallo stesso Ministero per poter erogare corsi di laurea in medicina e chirurgia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2149/30 Bonetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

L'onorevole Ruffino accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2149/31.

L'onorevole Richetti accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2149/32.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

A questo punto sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,33.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2149​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente, anche per questo tempo che mi ha consentito di approfondire meglio il testo del mio intervento. Signor Presidente, signora Sottosegretaria, colleghe e colleghi, il gruppo di Italia Viva voterà contro questo provvedimento. L'attuale test d'ingresso a medicina prevede domande che non hanno attinenza con le materie che poi si studiano all'interno del corso. È un sistema che non premia il merito e mortifica gli studenti e le loro famiglie, che spendono tempo e spesso denaro nella preparazione di un test che viene superato con grandi sacrifici.

Il test di medicina va cambiato, e questo è certo ed evidente, ma abolire il numero chiuso, come ci è stato fatto notare dalla CRUI, è infattibile con le attuali infrastrutture universitarie. Lasciare libero accesso significherebbe solo aumentare la pressione sulle università, che in molti casi sono già soggette a un sovraffollamento insostenibile a causa delle carenze di aule e laboratori, e ci limitiamo qui soltanto ai problemi, diciamo, fisici. Poi c'è tutto il problema dei docenti, della formazione e di tutto quello che accompagna non soltanto i luoghi, ma l'iter di provvedimenti di questo tipo.

Il sistema attuale non è il migliore possibile, e per questo abbiamo presentato, come gruppo, anche delle proposte modificative alla delega che prevede una vera programmazione del fabbisogno dei medici per il Servizio sanitario nazionale, che va determinato dal Ministero della Salute e dalle regioni e province autonome. Il test va conservato, ma va reso attinente al percorso che si vuole intraprendere. Per questo abbiamo proposto che questo si basi sulle conoscenze iniziali di biologia, chimica, fisica, matematica e sulle capacità di logica dei candidati, per la cui preparazione il MIUR pubblichi una bibliografia gratuitamente scaricabile.

Si potrebbe anche prevedere che l'ammissione al secondo semestre di corsi di laurea magistrale sia subordinata al superamento di un test di accesso unico nazionale con una graduatoria unica, svolto alla fine del primo semestre in modo da permettere agli aspiranti medici di arrivare al test quando sarà più chiaro anche a loro se la strada intrapresa sia quella giusta. Nei prossimi 10 anni andranno in pensione circa 125.000 professionisti in ambito medico e una programmazione delle entrate va contestualizzata in base ai fabbisogni e alle strutture per la formazione, in un arco decennale che è il periodo di tempo medio per la formazione dei nuovi medici.

La media degli accessi programmati per gli anni 2021, 2022 e 2023, se assunta come invariata sino al 2030, porterà a circa 150.000 nuovi studenti di medicina, i quali completano il corso di studio per oltre il 94 per cento, quindi circa 141.000 nuovi laureati in medicina. Questo porterebbe a un eccesso di laureati in medicina rispetto ai fabbisogni. Il problema vero, per noi di Italia Viva, è che in questo testo, purtroppo, non c'è traccia di risorse aggiuntive, né di programmazione. Il provvedimento non interviene sulle vere questioni di fondo, quelle che oggi determinano disuguaglianze sociali inaccettabili e che con questa legge rischiano addirittura di aggravarsi, perché, se non si prevedono investimenti adeguati, accadrà che chi ha meno risorse economiche avrà sempre meno possibilità di proseguire gli studi in medicina.

Questo, anziché valorizzare il talento, finirà per penalizzarlo ulteriormente. E poi un altro tema centrale: come rendere più attrattive le specializzazioni? Qui torniamo sempre allo stesso punto: i medici vanno pagati adeguatamente. Li chiamavate eroi e angeli 5 anni fa, ma ad oggi la situazione dei medici non fa altro che peggiorare, in particolare se si prendono in considerazione alcune specifiche specializzazioni. È chiaro che servono più medici, ma serve anche valorizzarne la professione. Dobbiamo far sì che tutte le specializzazioni siano appetibili e non soltanto alcune. Serve investire su anestesisti, patologi, medici d'urgenza, tutte figure che oggi sono essenziali per il nostro sistema sanitario, ma che rischiano di diventare meno attrattive.

Qui, peraltro, si pone un problema serio, signora Ministra e signora Sottosegretaria, che è quello della responsabilità civile e penale dei medici, che, in qualche modo, va considerata. È una questione centrale che comunque rende un ulteriore problema alla professione. Non possiamo trascurare l'aspetto economico. Lo Stato destina circa 150.000 euro per la formazione di ogni medico e ulteriori 170.000 euro per la sua specializzazione. Si tratta di un investimento significativo che deve necessariamente tradursi nella preparazione di professionisti altamente qualificati.

Dobbiamo scongiurare il rischio che tra qualche anno ci si ritrovi con un surplus di medici senza opportunità lavorative. Una programmazione lungimirante è essenziale per determinare con precisione il numero di professionisti necessari al nostro Servizio sanitario nazionale. Senza questa visione rischiamo di passare da una situazione di carenza di personale ad un sovrannumero di laureati privi di sbocchi professionali, e un simile scenario è del tutto inaccettabile. Come anticipato, le opposizioni hanno proposto anche degli emendamenti migliorativi alla delega, non ostativi, ma avete scelto di non ascoltare e di far arrivare alla Camera un testo, ancora una volta, blindato, come ormai è prassi consolidata.

Al Senato è stata accolta un'unica proposta veramente sostanziale dell'opposizione, quella che inserisce tra i criteri della delega la garanzia per gli studenti, nel caso di mancata ammissione al secondo semestre dei corsi di laurea magistrale in medicina, odontoiatria e veterinaria, il riconoscimento dei CFU conseguiti negli esami delle discipline qualificanti comuni individuate dalla delega, ai fini del proseguimento degli studi, in un corso di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, da indicare come seconda scelta, rendendo obbligatoria e gratuita la doppia iscrizione.

Questa proposta permette agli studenti che si iscrivono al primo semestre di non frequentare invano i corsi, ma di accedere automaticamente a quelli di seconda scelta afferenti all'area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria. Questo meccanismo è solo una delle proposte valide avanzate dai colleghi e rimaste inascoltate, come la possibilità di ricorrere alle iscrizioni soprannumerarie per gli studenti che intendono proseguire la loro formazione al di fuori del Servizio sanitario nazionale, come ad esempio nell'ambito delle attività del Terzo settore.

Insomma, in questo provvedimento manca una vera programmazione. Se ne è parlato in tutte le sedi, ma di programmazione reale non c'è traccia. Non si affronta il problema del potenziamento delle aule universitarie, dei laboratori, della qualità dell'insegnamento. È un dato di fatto che, con le strutture attuali, non è possibile accogliere un numero maggiore di studenti senza le necessarie risorse economiche. Un altro nodo cruciale, che ci induce ad esprimere voto contrario, è l'assenza di garanzie sulla qualità della formazione e della didattica.

Non si può immaginare che la preparazione dei futuri medici avvenga a distanza, come se la pratica clinica potesse essere sostituita da un simulatore digitale. L'attività nei laboratori, il contatto diretto con i pazienti e l'esperienza pratica sono elementi imprescindibili. Invece, si lascia tutto nell'incertezza. Il Governo riceve una delega senza indicazioni chiare su come gestire il percorso dopo il primo semestre, lasciando gli studenti privi di certezze sul loro futuro. Questa era un'occasione per realizzare una riforma strutturale seria e sostenuta da adeguate risorse.

Si è preferito, invece, procedere con una delega generica, priva di stanziamenti aggiuntivi, senza un vero piano per l'orientamento universitario e senza una strategia chiara per il futuro del sistema sanitario. Per queste ragioni esprimiamo il nostro voto contrario. Non possiamo avallare un provvedimento che si limita agli annunci senza risolvere i problemi concreti. Ciò che emerge anche dalla scorsa manovra finanziaria è una scelta politica netta: ancora una volta si decide di ridurre gli investimenti in settori fondamentali come la sanità, l'istruzione e la cultura.

Noi siamo pronti a sostenere misure che migliorino realmente la qualità della vita e le prospettive dei nostri giovani, ma questo testo non va in quella direzione e non possiamo ignorarlo. Il tema delle risorse insufficienti, signora Ministra e signora Sottosegretaria, riguarda questo provvedimento, ma in maniera molto più grave riguarda questioni essenziali che toccano la vita dei cittadini. Penso alla questione delle liste di attesa, penso all'esigenza di rendere più efficiente la spesa e penso alla modernizzazione. Ci vuole una visione e ci vogliono degli investimenti.

C'è tutto il tema dei medici di famiglia. Certo, non sono cose direttamente attinenti a quello che stiamo affrontando oggi, ma sono un'indicazione di come affrontate le cose o di come non volete utilizzare le possibilità che vi si presentano. Pensiamo semplicemente alla battaglia demagogica e assolutamente fuori scala che avete fatto contro il MES sanitario. Mancano soldi, mancano investimenti; non solo non siete in grado di programmarli, ma non siete neanche in grado di utilizzare le grandi occasioni che ci vengono poste.

Per tutte queste ragioni nel merito di questo provvedimento, ma nel merito dell'approccio che voi date a tutte le questioni, in particolare quelle legate al tema della sanità, che è un problema così grande per la vita dei cittadini, noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie Presidente, grazie Ministra. Noi voteremo contro questo provvedimento perché siamo di fronte a norme che sono prive di sostanza e che sono scritte con lo stesso inchiostro della campagna elettorale e della propaganda del Governo Meloni. Non solo sono prive di sostanza, ma anche ingannevoli per tanti italiani e tante italiane. Dite, infatti, che eliminerete il numero chiuso dalla facoltà di medicina, ci costruite intorno un'enorme campagna mediatica e, invece, quello che stiamo votando è un provvedimento che il numero chiuso lo mantiene. Dobbiamo essere più chiari possibile per evitare di creare false aspettative tra gli studenti e le famiglie.

In pratica, invece di avere una selezione iniziale, questa viene posticipata di sei mesi, durante i quali gli studenti affronteranno tre materie comuni ai corsi di medicina, biotecnologie mediche, scienze motorie e sportive: fisica medica, biologia cellulare e genetica e principi di anatomia umana, molto probabilmente.

L'accesso iniziale sarà libero, ma solo chi supererà gli esami previsti poi potrà proseguire il percorso. Inoltre, in futuro potrebbe essere introdotto anche un test nazionale aggiuntivo per accedere al corso di laurea in medicina perché sarà difficile stilare una graduatoria che possa essere definita solamente dalla media degli esami superati. E chi non supererà questi esami e l'eventuale ulteriore test che probabilmente state progettando potrà proseguire gli studi in altri settori oppure scegliere un altro corso di laurea totalmente diverso.

Posticipare di 6 mesi la selezione non vuol dire, quindi, eliminare la selezione; vuol dire semplicemente posticiparla. Una soluzione che non cambierà nulla, che probabilmente, anzi sicuramente, aumenterà i costi alle università, senza che - e questo è davvero un punto dolente - vi siano in questo provvedimento le risorse necessarie a far fronte a questi costi. In questo caso, non si sta eliminando il numero chiuso, né abolendo sicuramente il test d'ingresso, ma lo si sta semplicemente rimandando, creando caos e confusione; ed è oggi la situazione in cui si trovano anche tantissimi studenti che stanno pensando di iscriversi proprio quest'anno a questi corsi.

Lo abbiamo sempre detto: per noi le restrizioni all'accesso, le tasse universitarie elevate e il sistema del numero chiuso hanno contribuito a peggiorare la qualità della formazione e a ridurre il numero dei laureati, che dovrebbe essere una nostra ossessione, perché siamo, purtroppo, ultimi nelle classifiche europee.

L'università di oggi non rappresenta più un mezzo per favorire la mobilità sociale ma, al contrario, è fortemente caratterizzata da diseguaglianze. L'accesso ai livelli più avanzati di istruzione è pieno di difficoltà: dottorati senza borse di studio, contratti con retribuzioni inesistenti, corsi post-laurea spesso inutili, una dipendenza eccessiva dalle decisioni dei docenti ordinari. Ormai siamo tornati al tempo in cui la famiglia di origine e le sue condizioni sociali determinavano il futuro dei figli. Per questo riteniamo da sempre che il sistema del numero chiuso non sia né equo, né giusto e che rappresenti un ostacolo inaccettabile per l'accesso all'istruzione e ognuno dovrebbe essere libero di istruirsi nei campi che più apprezza e in cui manifesta una maggiore passione.

Inoltre, le università non riescono spesso a garantire un'educazione e una formazione adeguate, nonostante sia un diritto sancito dalla Costituzione e questo a causa dell'insufficienza delle risorse pubbliche. Questo modello selettivo finisce per penalizzare maggiormente gli studenti provenienti da contesti svantaggiati o da aree meno sviluppate. Questo è il problema che doveva risolvere questa riforma e, invece, questo problema non viene risolto perché comunque molti dovranno affrontare spese e questo manterrà la disparità economica che colpisce soprattutto chi ha meno possibilità. E queste disparità sopravviveranno, soprattutto perché molti saranno bloccati dal timore che, iscrivendosi, potrebbero perdere un intero anno di studi, quindi un investimento importante per le famiglie.

D'altra parte, il settore della ricerca e dell'università è anche l'unico che non riceve e neanche annuncia nuovi investimenti. Siamo gli unici tra i Paesi industrializzati a non capire che l'investimento nelle università, nella ricerca, l'ampliamento del numero degli studenti universitari è l'unico strumento anticiclico, un modo per rilanciare la ricerca e la produzione industriale.

Il sottofinanziamento dell'università è un enorme danno per il Paese. Come denunciano le reti dei precari, che anche stamattina manifestavano di fronte alla CRUI, i tagli del Fondo ordinario - e non si dica che non sono tagli, perché così sono stati interpretati anche da tutti i rettori, 500 milioni di fatto in meno nel 2024 e 700 milioni in meno nel triennio 2025-2027, come previsto dall'ultima legge di bilancio - condannano ricercatori e assegnisti a un futuro nel mondo della disoccupazione.

Mentre si annuncia, infatti, l'assunzione di circa 40.000 nuovi soldati, di fatto, si nega un futuro dignitoso ad almeno 30.000, tra assegnisti e ricercatori a tempo determinato, e 40.000 dottorandi che vorrebbero continuare la loro carriera nel mondo dell'università. Il tutto mentre non si fa altro - e questo è significativo - che favorire e spalancare la strada alle università private, ma soprattutto a quelle telematiche che pensano solo al profitto e non alla qualità dell'insegnamento, anche in settori come quello della medicina, da cui dipende la qualità della sanità pubblica. E, su questo punto, significative sono state le votazioni di oggi, sia sugli emendamenti che sugli ordini del giorno, perché lei, Ministro, e tutto il Governo non siete riusciti a farvi carico della necessità di mettere uno stop, di fermare l'espansione delle telematiche; non siete riusciti a rassicurare questo Paese e il mondo delle professioni sanitarie sul fatto che le università telematiche non potranno entrare nel mondo della formazione superiore dei medici e degli specializzandi.

Il problema non è, quindi, solo il numero chiuso o semplicemente il test d'ingresso ma la mancanza di investimenti strutturali nel sistema pubblico della formazione superiore e universitaria e, in questo caso specifico, nel sistema della sanità pubblica che probabilmente è l'altro settore più definanziato rispetto a quelli che sono centrali per la vita del Paese. Senza un serio investimento per potenziare le strutture, ampliare l'offerta formativa, assumere più docenti, l'idea di abolire il numero chiuso non è altro che un'illusione, infatti, una dichiarazione priva di sostanza; il vero problema non viene mai affrontato. L'università ha bisogno di risorse, non di barriere e test spostati, mascherati, rivisti. Da troppo tempo, invece di garantire il diritto allo studio con finanziamenti adeguati, lo Stato sceglie la strada più semplice e più ingiusta: ridurre l'accesso, escludere, restringere l'opportunità per i giovani, portarli a prendere la via dell'emigrazione verso l'estero.

Servono in Italia, invece, più medici - come lei sa, perché lo ha più volte affermato -, perché i pronto soccorso sono al collasso, perché le liste d'attesa sono infinite, perché il personale deve sostenere orari e turni di lavoro massacranti.

Negli scorsi anni, negli scorsi decenni direi, abbiamo sentito più volte i politici di questo Paese sostenere che il numero chiuso fosse indispensabile, che la programmazione del numero dei medici fosse l'unica modalità di tutela della qualità della sanità pubblica. A distanza di anni ci accorgiamo che quella programmazione era sbagliata, che, invece, i medici mancano e che quei numeri chiusi sono stati in qualche modo anche la causa di una crisi del sistema sanitario pubblico che oggi viviamo e che sta minacciando il diritto alla salute di milioni di persone.

Noi abbiamo bisogno di più medici - dicevamo -, ma anche di stipendi migliori per quei medici e per tutto il personale sanitario, così come ne avrebbe bisogno il personale del mondo della scuola e dell'università.

È chiaro che oggi in gioco non c'è solo l'abolizione effettiva del numero chiuso, ma la salvaguardia di un sistema, quello dell'istruzione pubblica, che state indebolendo. Non servono misure spot o provvedimenti che illudono le persone, servono investimenti.

L'università e la ricerca, Ministra, non possono essere sempre la Cenerentola di questo Governo, che la riduce, in qualche modo, a tagliatrice di teste, come una sorta di Elon Musk de noantri, mentre in altri settori, a partire da quello delle spese militari…

PRESIDENTE. Grazie.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …i finanziamenti aumentano e le assunzioni crescono. Restituite dignità all'università, fatelo mettendoci risorse. Meno soldati, più medici, più ricercatori: questa è la strada per il futuro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministra, noi oggi stiamo affrontando uno dei provvedimenti che tocca un punto nevralgico del nostro sistema di formazione universitaria, perché va a toccare una sfida strategica per il Paese, cioè quella di formare le competenze delle persone, delle donne e degli uomini che siano in grado di affrontare le sfide che la sanità, sempre più, dovrà mettere in campo e dovrà saper affrontare in modo adeguato.

Affrontare questo provvedimento certo non era facile, lei lo ha dichiarato come uno dei punti chiave della sua programmazione ministeriale e noi questo lo abbiamo condiviso. E lo abbiamo condiviso, perché oggi la questione della salute delle cittadine e dei cittadini è davvero la sfida per l'Italia. Quindi, garantire un'adeguata formazione al personale medico - e, mi permetto di aggiungere, al personale infermieristico - è sicuramente la strada sulla quale il nostro Paese oggi deve mettersi con determinazione, tenacia, forza e incisività, in un approccio molto trasversale.

Ecco, serve definire un percorso che garantisca i numeri adeguati del personale, che garantisca una qualità di formazione anche rispetto alle innovazioni nell'ambito tecnologico che, per esempio, la telemedicina aprirà, ma che riguardi anche le sfide e le grandi opportunità che la ricerca farmacologica, la ricerca medica e la ricerca biomedica oggi permettono di offrire alla nostra società.

Sicuramente, c'è un tema che riguarda i nostri giovani, cioè la possibilità, per il nostro Paese, di creare percorsi che corrispondano a quelle ambizioni, alle aspettative, ai desideri dei nostri giovani che, quando scelgono di studiare medicina, spesso lo fanno - e lo sa chi conosce medici e infermieri - per rispondere non semplicemente ad un'ambizione di carriera personale, ma ad una vocazione, che è quella di servire alla salute, alla vita e al bene delle persone.

Ecco, in questo contesto, ovviamente, si inserisce la capacità della politica di dare una progettazione a queste sfide e a queste domande, ed è una considerazione apparentemente banale, ma che, in fondo, è il cuore del dibattito che anche oggi vede interessata quest'Aula. Il percorso di formazione per i medici e per i chirurghi è un percorso lungo, è il più lungo nell'ambito formativo della nostra università, e quindi necessariamente richiede, nel suo essere programmato, una capacità che, troppo spesso, le politiche pubbliche non hanno, cioè quella di programmare e progettare le scelte dell'oggi per la definizione degli scenari in un tempo traslato in avanti che, nell'ambito del corso di laurea in medicina e chirurgia, corrisponde, tra la specializzazione e il corso di laurea, ad almeno 10-11 anni.

Questo è stato il motivo per il quale, a fronte delle evidenti carenze anche del personale che, tra l'altro, si sono evidenziate durante la pandemia, in particolare, i Ministri che l'hanno preceduta, ossia i Ministri Manfredi e poi, soprattutto, la Ministra Messa nell'ambito del Governo Draghi hanno individuato uno dei punti nevralgici della criticità di questo percorso di formazione, cioè quell'imbuto tra il numero di laureati e poi la possibilità di accedere alle scuole di specializzazione che sono necessarie per arrivare alla professione del medico.

E avere - come dire - corretto questo restringimento che, di fatto, rendeva il sistema inadeguato e inefficiente, porterà dei frutti, dei frutti significativi anche se, già sappiamo - perché lo vediamo nei numeri di oggi - che, purtroppo, la scelta rispetto ad alcune specialità che, invece, saranno specialità strategiche e nevralgiche, oggi, ma anche nel futuro, è tutt'ora inadeguata; e, quindi, a queste domande, oggi, dovremmo continuare a cercare di dare una risposta.

Pertanto, non è tanto il dibattimento sul numero chiuso, io su questo sono molto pragmatica: chi studia medicina e chirurgia lo fa per andare a fare il medico e, quindi, il sistema sanitario nazionale deve definire nella sua organizzazione la capacità non solo di assorbire i medici, ma anche il fabbisogno dei medici, perché noi il bene primario che dobbiamo garantire è il fatto che le cittadine e i cittadini siano curati adeguatamente sia nella fase della prevenzione e della diagnosi, sia, ovviamente, in quella della cura.

E perché oggi il tema non è il numero chiuso? Perché questo provvedimento non toglie il numero chiuso alla facoltà di medicina e chirurgia, ma tocca un'altra parte: come vengono selezionati gli studenti per entrare ed accedere a questo percorso e quanti studenti, eventualmente - in modo, ahimè, più vago - verranno definiti come idonei al percorso della formazione.

Allora la domanda è: il sistema che viene introdotto rende più efficace la valutazione delle competenze e dell'idoneità degli studenti per poter accedere al percorso di medicina e chirurgia? Per noi la risposta è “no”. Ed è “no” per due ragioni: perché dopo un semestre di erogazione di corsi generici, non ben qualificati nella qualità dell'accreditamento che deve essere richiesto, rispetto ad una valutazione che oggi non è dato conoscere, senza una valutazione nazionale, sulla base dell'ottenimento dei crediti di formazione universitaria e, immagino, ponderati rispetto alla valutazione che di questi esami verrà data, noi arriveremo nuovamente ad avere un collo di bottiglia, sapendo che ci saranno tanti studenti che non potranno accedere, dando una discrezionalità di valutazione a questa decisione ai singoli atenei e all'interno dei singoli atenei anche con un meccanismo di valutazione che chi fa il nostro lavoro, Ministra, sa quanto contenga un elemento potenziale in termini di discrezionalità. Noi dovevamo togliere questo elemento, non aggiungere un elemento di discrezionalità.

Poi c'è una questione: sono sei mesi che vengono penalizzati nella qualità della formazione e dell'erogazione didattica, perché il “no” sull'ordine del giorno, nel quale abbiamo chiesto che questi corsi del primo semestre fossero garantiti, eventualmente in un approccio ibrido, ma non erogati totalmente telematicamente o prevalentemente in modo telematico, dice che si sta aprendo a una squalificazione dell'efficacia didattica. E lo dice chi, dai banchi del Governo, si è trovato costretto a riorganizzare la didattica a distanza nelle università, sapendo quanto questo Parlamento abbia riscontrato, ascoltando la voce dei rettori, dei professori e degli studenti, che quel percorso di erogazione totalmente a distanza abbia inficiato la qualità della formazione dei nostri studenti. Lì è stata una necessità per salvare la vita di tutti noi e per non spegnere la formazione; oggi stiamo facendo diventare l'accesso all'università, che maggiormente deve garantire una qualità nella preparazione per la tutela della vita delle persone, esattamente quel metodo che, invece, presenta in modo strutturale questo vulnus.

Ecco, noi pensiamo che questa non sia una scelta adeguata: spostare 6 mesi in avanti la decisione di un eventuale cambio di percorso non aiuta gli studenti ad avere una garanzia, da un lato, della loro giusta aspettativa di poter ottemperare alle loro ambizioni e ai loro desideri, ma, dall'altro lato, anche di una corrispondenza tra le competenze e le idoneità personali rispetto ad una professione che questo richiede.

Ecco, a fronte di tutto questo, Ministra, ci spiace, ma non possiamo dare il nostro assenso a questo provvedimento per le criticità che ho evidenziato, che tra l'altro aprono anche una difformità di percorso tra ateneo e ateneo, tra i pubblici e i privati. Non è ben chiaro come verrà resa uniforme questa preparazione, non è chiaro come verranno fatti i decreti legislativi.

Ovviamente, il provvedimento verrà approvato, perché la voce delle opposizioni non basta a fermare un provvedimento. Ci auguriamo però che, almeno nella stesura dei decreti legislativi, le criticità che abbiamo messo sul piatto in modo non ideologico, cercando, invece, di cogliere i vulnus che questo provvedimento riteniamo stia aprendo, vengano considerate e, nell'ambito di un dialogo parlamentare, possano trovare una risposta nell'azione che lei e il suo Ministero porterete avanti.

Pena sarà avere un ulteriore danno per il nostro sistema sanitario nazionale, che, non certo per colpa sua, oggi si trova in una dimensione per cui, proprio rispetto al fabbisogno che il personale oggi richiederebbe, è del tutto sottofinanziato, come hanno ampiamente denunciato la Corte dei conti e gli altri auditi, tra cui Banca d'Italia, presso questa Camera durante la legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, la proposta che ci accingiamo a votare segna una svolta decisiva nell'organizzazione della formazione medica del nostro Paese, un passo avanti necessario in vista della configurazione di un sistema universitario più equo, più efficiente, in grado di rispondere alle sfide del futuro. Non possiamo ignorare i limiti evidenti dell'attuale modello di accesso a medicina e alle altre professioni sanitarie.

Il test d'ingresso a numero chiuso, che era previsto, come ricordiamo, dalla legge n. 264 del 1999, ha spesso penalizzato studenti meritevoli, favorendo un approccio selettivo che non sempre rispecchia le reali capacità e la vocazione dei candidati. Non a caso, la materia ha recentemente interessato anche gli organi della giustizia amministrativa e tuttora, in questo contesto, ci sono verifiche pendenti sui test d'ingresso, appunto.

Negli anni, inoltre, abbiamo assistito a un'emorragia di talenti verso l'estero: migliaia di giovani italiani si sono trasferiti in altri Paesi dell'Unione europea per poter studiare medicina, sottraendo risorse umane preziose al nostro Servizio sanitario nazionale.

La rigidità dell'attuale sistema, inoltre, ha contribuito alla cronica carenza di medici, infermieri e specialisti, un problema che la pandemia purtroppo ha reso ancora più evidente. Con questa riforma, signor Presidente, introduciamo un modello innovativo che supera il test d'ingresso a favore di un accesso libero al primo semestre, seguito da una selezione basata sui risultati accademici conseguiti dagli studenti.

Questa soluzione ha un pregio, ed è quello di garantire maggiore equità nell'accesso, permettendo a chiunque di dimostrare sul campo la propria attitudine e il proprio impegno. Inoltre, se si pensa che per preparare i test d'ingresso molti studenti devono ricorrere a corsi di preparazione abbastanza onerosi, e dunque non accessibili a tutti, risulta ancora più evidente come questo provvedimento agisca pienamente nel segno dell'equità a 360 gradi. Non sarà, dunque, un test teorico di poche ore a decidere il futuro di migliaia di giovani, ma un percorso formativo che valorizza il merito e la dedizione.

Allo stesso tempo, questa riforma non rinuncia al principio della programmazione degli accessi, che rimane essenziale per garantire la sostenibilità del sistema formativo e l'adeguatezza dell'offerta rispetto alle esigenze del Servizio sanitario nazionale. La selezione al termine del primo semestre, basata su criteri uniformi a livello nazionale, garantirà che il numero di studenti ammessi al proseguimento degli studi sia commisurato alle capacità delle università e ai reali fabbisogni di personale sanitario. L'approvazione di questa riforma non è solo, quindi, una questione accademica, ma una necessità per la tenuta del nostro Servizio sanitario nazionale.

Secondo le stime più recenti, infatti, l'Italia dovrà affrontare nei prossimi anni una carenza di decine di migliaia di medici, anche in virtù del trend demografico negativo che investirà ogni tipo di professione. Garantire un flusso costante e adeguato di nuovi laureati in medicina e professioni sanitarie è, quindi, essenziale per evitare il collasso di interi settori del Servizio sanitario nazionale, in particolare nelle aree più fragili del Paese, dove già oggi la carenza di medici di base è drammatica.

Il provvedimento che oggi discutiamo va nella direzione giusta, anche in termini di investimenti strategici. La necessità di formare un numero sufficiente di medici è un tema che riguarda non solo il diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione, ma anche la sostenibilità a lungo termine del nostro sistema sanitario, che rischia di implodere se non si agisce con lungimiranza. Un altro aspetto fondamentale della riforma è il riconoscimento dei CFU conseguiti nel primo semestre per coloro che non riusciranno ad accedere al secondo semestre.

Questo metterà ciascuno studente nelle condizioni di non restare indietro e di non dover ricominciare da capo, ex novo un percorso di studi, offrendo percorsi alternativi in ambiti affini. Penso alle scienze biomediche, infermieristiche e farmaceutiche. Inoltre, il provvedimento prevede il potenziamento della formazione pratica attraverso l'introduzione di tutor specializzati, la collaborazione con strutture ospedaliere e l'armonizzazione dei piani di studio con gli standard europei. Questo garantirà che i nostri futuri medici siano preparati al meglio per affrontare le sfide del loro lavoro.

In quest'ottica, signor Presidente, la riforma rafforza anche il collegamento tra università e territorio, puntando a distribuire meglio i percorsi formativi e gli stage pratici, in modo da coinvolgere non solo i grandi centri ospedalieri, ma anche le strutture territoriali, rafforzando così la medicina di prossimità. Votare a favore di questa riforma significa scegliere un sistema più giusto, un sistema più meritocratico, un sistema più efficace; significa dare una risposta concreta ai giovani che desiderano intraprendere la carriera medica senza essere penalizzati da un test di ingresso iniquo; significa investire nel futuro del nostro Servizio sanitario nazionale, garantendo che ci siano medici e professionisti sanitari sufficienti per rispondere ai bisogni della popolazione.

Signor Presidente, per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rita Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Buonasera, Ministro. Quello che discutiamo è un provvedimento di fondamentale importanza, sia per il futuro del nostro sistema sanitario che per la formazione dei nostri medici, i nostri medici giovani, odontoiatri e veterinari. Il disegno di legge delega il Governo a rivedere le modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria, che è un passo avanti significativo verso un sistema più equo e democratico.

Un argomento importantissimo per migliaia di studenti e studentesse italiane, perché potranno essere indirizzati verso i percorsi formativi per loro più giusti. Con questo provvedimento ci proponiamo di modificare la disciplina dell'accesso programmato ad alcuni specifici corsi di laurea, definendo un percorso ad hoc per l'accesso ai corsi di laurea di area sanitaria mediante l'individuazione di una formazione iniziale aperta a tutti coloro che ambiscono a questa specifica formazione, adottando una modalità di selezione tale da far emergere il merito e le capacità degli studenti e la loro attitudine e predisposizione ad affrontare questi corsi di studio.

Fare il medico, ricordiamocelo, è una missione. Forza Italia sostiene con convinzione questo provvedimento perché finalmente, con questa riforma, avremo medici italiani che si sono laureati in Italia. Quindi, i nostri ragazzi non saranno più costretti ad andare a studiare all'estero, ma ci sarà una selezione basata sulle loro reali capacità e competenze. Un alto grado di istruzione rappresenta un aspetto fondamentale per il progresso sia economico, sia sociale di un Paese, tanto più in un'economia basata sulla conoscenza e sull'alta professionalità, nella quale è necessario disporre di una forza di lavoro qualificata per poter competere in termini di produttività, qualità e innovazione.

Questo discorso vale ancora di più, diventa, anzi, fondamentale quando questa formazione è finalizzata alla preparazione di professionisti dai quali dipende la salute dei cittadini, perché la salute di ogni singolo cittadino è sacra. Il numero programmato a medicina è stato un tema complesso e dibattuto. Il sistema di accesso alla facoltà, oggetto del provvedimento, è stato spesso al centro di polemiche e oggetto di criticità, percepito come un meccanismo iniquo, non trasparente e che non sempre premia il merito.

La selezione basata su test di ingresso è stata spesso criticata per non riflettere in modo giusto le capacità degli studenti. Inoltre è stata oggetto dell'attenzione della stampa per accuse di irregolarità nelle procedure e di scarsa trasparenza nelle modalità di erogazione dei test.

Con questa riforma vogliamo dare a tutti i giovani di talento la possibilità di dimostrare il proprio valore e di accedere a una formazione di eccellenza, senza test e crocette nelle caselle, che non davano, francamente, una grande sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

In un momento in cui la domanda di professionisti sanitari è in costante crescita, in alcune regioni invece siamo al limite, è essenziale, quindi, che le modalità di accesso a questa facoltà siano aggiornate e rispondano alle esigenze di quello che stiamo vivendo. Dobbiamo dire dunque grazie al Ministro Anna Maria Bernini per la tenacia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e il coraggio, per non avere mai mollato davanti a tante critiche, e ha contribuito a scrivere questa importantissima pagina per la nostra storia.

Questa revisione, fra l'altro, contribuirà a ridurre il fenomeno dell'abbandono degli studi che rappresenta una grave perdita, sia per gli studenti, che per il nostro sistema sanitario. Un sistema sanitario nazionale che sta attraversando, lo sappiamo tutti, una grande crisi. L'abbiamo sentito troppe volte, ormai, c'è carenza di medici e infermieri, lo sappiamo. Addirittura, li abbiamo dovuti far arrivare dall'estero. Questa situazione è aggravata anche dall'età media elevata del personale medico con una percentuale significativa di medici che andranno in pensione nei prossimi anni. Inoltre, un altro problema è quello di molti giovani medici che scelgono di trasferirsi all'estero attratti - lo sappiamo - da condizioni di lavoro e retribuzioni migliori. Questo, l'Italia, non se lo può permettere. Quelle che diventeranno le nostre eccellenze di domani hanno il sacrosanto diritto di restare qui, di non lasciare il nostro Paese, di non lasciarci soli, ne abbiamo bisogno. L'esempio eclatante, e lo voglio fare, è quello di Trapani: 3.300 cartelle cliniche sono state dimenticate. Persone che hanno fatto esami, biopsie, aspettavano le risposte e, mentre aspettavano, si aggravavano o morivano. Sapete cosa hanno detto? Mancano i medici. Non è soltanto quello. E un pensiero va a Maria Cristina Gallo, che ha pagato pesantemente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), e a tutti i familiari dei troppi pazienti che ancora sono in attesa. È di oggi, mi è stato detto, la notizia di una persona di 46 anni che aspettava da luglio una risposta - da luglio! - e siamo a metà marzo. Lui ha un tumore, al quarto stadio, allo stomaco. Non possiamo più sentirle queste cose.

Per la prima volta è emersa tutta la criticità, in modo violento, proprio durante la pandemia, perché ha messo in luce l'importanza di avere un numero adeguato di professionisti formati e pronti a rispondere alle emergenze. Quelli che c'erano sono stati dei veri combattenti, insieme ai malati, sempre in prima linea. Fanno presto a dimenticarselo. Erano lì, loro, che andavano, casa per casa, a curare questi malati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Con questo provvedimento possiamo garantire che le future generazioni di medici, odontoiatri e veterinari saranno, non solo preparate, ma anche motivate. È il modo giusto per mettere le basi per quegli elevati standard di competenza che un sistema sanitario deve avere, non solo, ma deve poter offrire un'elevata qualità, che riguardi le strutture, le risorse, i contenuti. Non può apparire fuori luogo, quindi, se, nello stesso tempo, è chiesta una forte motivazione da parte di coloro che, questo percorso, intendono intraprendere. È chiaro e magari sarà banale, ma tutti noi vogliamo affidare la nostra salute a un medico bravo. A un medico! Ne abbiamo bisogno. Crediamo, quindi, che sia fondamentale rivedere il meccanismo che fino ad oggi ha regolato l'accesso programmato ai corsi di laurea di area sanitaria, senza però far venire meno le fasi selettive, il cui obiettivo è quello di raggiungere gli alti livelli di competenza nella preparazione di questi professionisti e di premiare il merito e la costanza degli studenti. Crediamo fermamente nella necessità di investire nella formazione dei nostri giovani e di garantire loro le migliori opportunità per costruire un futuro professionale solido e gratificante. Ed è per questo motivo che il voto di Forza Italia sarà convintamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, oggi assistiamo alla prima tappa di una rivoluzione che gli studenti italiani aspettano da circa 25 anni…

PRESIDENTE. Onorevole Loizzo, per cortesia, può cambiare il microfono? Grazie.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Quella che arriva all'esame dell'Assemblea, oggi, dopo una gestazione lunga e meticolosa della VII Commissione del Senato, che ha approvato il testo in prima lettura, è una riforma ambiziosa, che intende potenziare il servizio sanitario nazionale, in termini sia di numero di medici chirurghi, sia di qualità della loro formazione.

Sono state ascoltate - veramente, grazie Ministro - tutte le parti in causa: i rettori, i medici, gli specializzandi, tante società, che fino ad oggi hanno lucrato sulla preparazione di fantomatici test, e gli studenti, i nostri studenti, che ci hanno chiesto di trovare un sistema capace di dare valore al loro studio e al loro sacrificio.

La stella polare che abbiamo avuto, in questo lavoro, è stata la nostra Costituzione. Quando il Governo eserciterà la delega che gli stiamo conferendo, finalmente si darà attuazione al diritto alla salute, da un lato, e a quello dell'istruzione, dall'altro, sempre nel pieno rispetto dell'autonomia delle università. In ragione della complessità della materia - la formazione dei medici, ovvero il futuro globale del nostro Paese -, abbiamo scelto di optare per la legge delega.

Ora il Ministro dell'Università e della ricerca, in accordo con il Ministro della Salute, il Ministro dell'Istruzione e del merito e al Ministro dell'Economia e delle finanze, con la Conferenza Stato-regioni, ha 12 mesi per emanare i decreti legislativi che diano attuazione ai principi che abbiamo enucleato.

Il test di medicina era iniquo, sbagliato. Il test era inadeguato, pieno di inutili domande. Test vincolati a corsi costosissimi. Un sistema iniquo, ma soprattutto antidemocratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e speriamo che si apra anche finalmente una nuova era anche per le scuole di specializzazione, che permetta di selezionare nuovi talenti. Abbiamo bisogno di formare medici preparati, che accelerino i processi di riqualificazione di un sistema sanitario più equo e organizzato. È finito il tempo di quiz in aramaico, di risposte contestabili, inesatte, di una cultura di background, spesso mnemonica e poco attinente alla formazione delle scuole di provenienza. L'iscrizione al primo semestre dei corsi laurea finalmente sarà libera, non esisterà più il test di accesso. Il semestre diventa, finalmente, un filtro, un periodo di sei mesi e, non più, di un paio di ore, come il sistema attuale che da 25 anni svilisce i giovani e genera un'enorme mole di contenzioso, in cui i ragazzi avranno così modo di dimostrare le loro vere capacità, le loro competenze acquisite con la frequenza dei corsi e con lo studio individuale.

Le materie d'esame del primo semestre e il numero dei crediti formativi universitari previsti, per ciascuna di esse, saranno uguali su tutto il territorio nazionale, sia per medicina che per odontoiatria, sia per veterinaria che per i corsi di studio di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria. Accesso libero e quindi iscriversi, anche tardivamente, a qualsiasi corso di studio, sarà possibile. Nessuno perderà tempo o si vedrà schiacciato da un sistema ingiusto. In ogni caso, l'anno successivo, chi lo desidererà potrà iscriversi, nuovamente, al primo semestre libero e avere una nuova chance per proseguire gli studi in questi corsi.

Lasciatemi dire qual è la grande portata di questo provvedimento in esame. Si prevede, finalmente, il potenziamento della programmazione annuale del numero di accessi alla facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria. Parliamo, non di una maggiorazione di qualche manciata di posti, ma di misure strutturali e di modifica, finalmente, dei criteri di calcolo, ovvero di un effettivo superamento del meccanismo in uso, che ha mostrato tutti i suoi limiti, anche e soprattutto durante l'emergenza sanitaria.

Il Governo dovrà anche potenziare la capacità ricettiva degli atenei, sempre continuando a garantire gli elevati standard di qualità dell'insegnamento.

Elemento importante, occorre sottolinearlo, è la previsione dei percorsi di orientamento e sviluppo delle vocazioni, da svolgersi nell'ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento. Quindi, durante gli ultimi tre anni di scuola superiore, saranno pienamente accessibili, su tutto il territorio nazionale, i corsi. È così che si crea un primo filtro e si permette agli studenti di scegliere consapevolmente il percorso di studi a loro più adatto.

Sono davvero orgogliosa, colleghi, che questo provvedimento oggi diventi legge. Una battaglia che, come molti di noi ricordano, la Lega ha sempre portato avanti con determinazione da più legislature.

Come tutti i cambiamenti epocali, si tratta di un passaggio delicatissimo ma altrettanto questo passaggio è decisivo e atteso da anni, annunciato da altre forze politiche che mai hanno attuato questo percorso.

Questa scelta ha richiesto coraggio e c'è chi pensa, Ministro, che i tempi saranno lunghi, ma noi dimostriamo che il tempo delle riforme, come lei ha detto oggi, è adesso. Noi siamo soprattutto per il merito, soprattutto per formare medici competenti, senza affidare al gioco delle probabilità il loro entusiasmo e la loro determinazione. Ai nostri giovani, potenziali medici va oggi il nostro augurio più sincero di impegnarsi in una laurea difficile in cui l'entusiasmo, ma anche la dedizione, l'impegno e il sacrificio rappresentano la vera essenza.

A loro, ai nostri giovani, oggi dedichiamo questa legge, a loro restituiamo una scelta, la scelta delle scelte (e lo dico da medico); a loro dedichiamo il nostro voto favorevole da parte del gruppo Lega-Salvini Premier, ma soprattutto di Matteo Salvini, che nel loro merito, nella loro determinazione e forza ha sempre creduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Arriviamo al termine dell'esame di questo provvedimento e penso che per una questione di onestà reciproca tra noi e per sincerità, colleghi, dovremmo ammettere una cosa che è emersa, tra l'altro, da questo dibattito, ovvero che, in questo momento - tra poco, quando approverete in via definitiva questo provvedimento -, voi state perpetrando un colossale bluff ai danni delle università, degli studenti e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Lo dovreste ammettere per serietà, oggi, ancora di più dopo quello che abbiamo ascoltato, le interviste e quello che si è ascoltato in Senato, proprio perché oggi voi non state in alcun modo abolendo il numero chiuso a medicina, non state facendo un solo passo avanti per migliorare la qualità dell'accesso a quei corsi nel nostro Paese, non risolvete i problemi del Servizio sanitario nazionale e non andate incontro alle necessità di studenti e famiglie, anzi fate una cosa, se è possibile, anche peggiore: scaricate su di loro e sugli atenei gli effetti di una delega sostanzialmente in bianco, che voi - devo dire - avete anche la presunzione di dire che sarà applicabile immediatamente, già dal prossimo anno accademico, senza rispondere alle tante domande e ai tanti punti interrogativi che quella delega contiene in sé.

Le uniche che alla fine beneficeranno, in realtà, degli effetti di questo provvedimento saranno proprio le università telematiche, a cui - bocciando ogni emendamento presentato dall'opposizione, con la motivazione che questo non avverrà -, di fatto, avete facilitato la costruzione di una prima offerta, di un primo semestre di corso e avete aperto le porte. A differenza vostra, però, come Partito Democratico, non vogliamo limitarci agli slogan, proprio perché sappiamo bene che ci accuserete di essere conservatori e di non avere a cuore le aspettative degli studenti. Proprio per questo rimarco, ancora una volta, in quest'Aula, che come Partito Democratico noi non ci siamo mai sottratti e non abbiamo mai negato la necessità di rivedere le modalità dell'attuale sistema di accesso ai corsi di medicina e chirurgia, tanto che abbiamo presentato non solo emendamenti in quest'Aula, ma proposte di legge che sono abbinate a questo provvedimento. I nostri emendamenti, che sono stati oggetto di questa discussione, lo hanno ripreso e ribadito più volte: dal superamento o trasformazione del semestre in un anno, alla richiesta delle risorse finanziarie necessarie, alla necessità di chiarire e di rispondere a quelle domande che vi pongo ancora una volta: al termine di quel semestre libero, come verrà formata la graduatoria nazionale, che è prevista nella vostra delega, per consentire, poi, il passaggio al successivo percorso di studi? Con quali criteri? Con quali sistemi di selezione? Come sarà organizzato il semestre libero? Perché la delega questo non ce lo dice. Come si svolgeranno le lezioni in quel semestre? In modalità in presenza o in modalità telematica? Ci chiediamo: come riusciranno le università a far fronte, in assenza di risorse, di un quadro chiaro di investimenti, di un numero adeguato di docenti, proprio a quella didattica che voi aprite? Questo testo, colleghi, risponde davvero alle necessità, ai bisogni e alla vocazione dei ragazzi e delle ragazze? Questo testo e questa delega non ce lo dicono in nessun modo, perché, per come è stato scritto questo testo, con l'apertura che farà alle telematiche, si creerà, di fatto, una sproporzione drammatica tra la richiesta di formazione e l'offerta formativa che si sarà in grado di offrire, perché i laboratori, le aule e i letti a disposizione sono diminuiti, e non infierisco sul tema - ricordato dall'ordine del giorno dei colleghi di Alleanza Verdi e Sinistra - relativo al numero dei posti letto e degli studentati previsti, appunto, come obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Oltre a questo, è diminuito anche il personale docente e a soffrire di più sarà proprio la qualità dell'insegnamento e l'uguaglianza stessa delle opportunità che voi pensate di dare agli studenti.

Ebbene, con questa delega in bianco spostate in avanti il numero chiuso. Lo spostate avanti, in realtà, di sei mesi, senza aggredirne l'iniquità e senza affrontare quei reali temi e quelle reali questioni di difficoltà che gli studenti affrontano ogni giorno. Ebbene, state scaricando una bandierina - perché questo provvedimento è una bandierina - sulle famiglie e sugli atenei. Non solo: non state affrontando e non state mettendo in campo nessuna misura per andare incontro - e questa è la seconda obiezione che vi rivolgiamo - ai problemi del Servizio sanitario nazionale, perché questa misura non consentirà di avere più medici e c'è un tema che va ricordato in quest'Aula: il problema, l'imbuto che si verifica realmente è quello relativo alle specializzazioni. Il numero di laureati è pari - anzi, è superiore - alla media europea. Leggete i dati della Fondazione Gimbe, ascoltate le audizioni che avete snobbato, purtroppo, nella Commissione competente. Il tema è quello delle retribuzioni dei medici - e proprio per questo i medici hanno scioperato -, il tema è quello di tipologie di specialità che non hanno medici a sufficienza e che non sono in grado di rispondere a quella domanda che in quest'Aula avete ricordato da parte degli utenti, dei pazienti che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale.

C'è un tema di attrattività del Servizio sanitario nazionale che voi non garantite, che non avete garantito neanche nell'ultima legge di bilancio con i dati impietosi che vi abbiamo ricordato ogni volta, sia in termini di investimento sul Servizio sanitario nazionale, sia in termini di investimento sul settore dell'università e della ricerca. In questo campo, abbiamo assistito al taglio di 800 milioni di euro del Fondo di finanziamento delle università, al blocco al 75 per cento del turnover e all'obbligo di restituire quel 25 per cento, da parte delle università, al Ministero dell'Economia e delle finanze. Una tagliola che avete applicato a carico della ricerca e che si riverbererà ulteriormente sul sistema che andate a costruire, perché c'è un tema serio di sostenibilità della ricerca e del futuro del sistema universitario, perché i piccoli atenei, con i tagli che voi state applicando, rischiano davvero di fallire ed è impossibile non parlare di questo nel momento in cui affrontiamo un provvedimento come questo.

Allora, voi potete continuare a dire, in quest'Aula, che avete abolito il numero chiuso e i test di ammissione, ma fra sei mesi, purtroppo, i nodi verranno al pettine e tutti si accorgeranno che non è così. Si accorgeranno che avete scaricato sulle università telematiche e sull'insegnamento da remoto l'assenza di welfare e l'assenza di condizioni di qualità per gli studenti e per le studentesse per poter studiare all'interno delle università, ignorando, tra l'altro, quanto hanno ribadito nelle audizioni - e non solo - le rappresentanze studentesche, i docenti, le università, i medici, i rettori e i sindacati. Allora, è giusto, colleghi, fare un'operazione di verità e dirsi la verità in quest'Aula, proprio per quelle famiglie che investiranno speranze e risorse per la formazione dei loro figli, perché questo provvedimento, per come è concepito, rischia davvero di sfasciare le facoltà di medicina.

Infine, c'è un ultimo aspetto che, in questo bluff, andrebbe svelato: cosa accadrà il prossimo anno accademico? Come si regoleranno le iscrizioni? Ci sarà davvero, come anche la Ministra ieri ricordava, un semestre libero sin dal prossimo anno accademico? Mi dispiace che ora la Ministra non sia in Aula, ma rivolgo indirettamente, per il tramite del Presidente e della Sottosegretaria Siracusano, questa domanda al Governo, perché è la domanda che, là fuori, continuano a farci gli studenti, giorno per giorno, preoccupati - sì, preoccupati - di quello che può essere il loro percorso formativo, perché gli studenti e le studentesse, in questo momento, con una delega scritta in questo modo, non sanno davvero che cosa accadrà loro nel prossimo anno accademico.

Oggi si approva una legge delega che è confusa e pasticciata. Chiediamo, quindi, a gran voce, che si risponda presto ai nostri interrogativi. Oggi, approvando tra poco questa legge, colleghi, agitate cinicamente una bandierina a scapito del sistema universitario e delle aspettative di quei giovani che state illudendo. Non abolite il numero chiuso. Non date strumenti e criteri per selezionare gli studenti. Non date alle università gli strumenti per affrontare questo cambiamento. Non affrontate i problemi del Servizio sanitario nazionale, e non era facile farlo, ma peggiorate anche l'esistente.

Noi, in quest'Aula e nelle Commissioni, avevamo davanti una sfida: migliorare, cambiandole, le modalità di accesso ai corsi di medicina e chirurgia, assicurare un'offerta di qualità per gli studenti e preparare i migliori medici dell'Europa. Con la vostra propaganda, oggi, siamo davanti all'ennesimo obiettivo fallito, con una legge che è solo una bolla di sapone pronta a scoppiare nelle mani del Governo. A questa cinica operazione di propaganda, noi non intendiamo prestarci.

Ed è per questo che annuncio il voto contrario del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Maggio. Ne ha facoltà.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, Ministro, oggi, 11 marzo 2025, è una giornata che segna un confine nella storia della nostra Nazione. Non si tratta, in effetti, di un semplice passaggio tecnico. Si tratta di un momento di svolta, di un atto di responsabilità e visione che quest'Aula consegna alle generazioni presenti e future.

Con la riforma che noi ci apprestiamo a votare, con questa legge delega, noi, finalmente, mettiamo fine a un sistema iniquo e restituiamo ai nostri giovani il diritto di realizzare le proprie ambizioni, senza essere più costretti a subire la logica distorta di un sistema che, per troppo tempo, ha privilegiato la sorte rispetto al vero merito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Permettetemi di partire dalle persone, dai volti, dalle storie, da migliaia di ragazzi, come quelli della mia generazione, i trentenni di oggi. Alcuni di loro hanno visto frantumarsi il proprio sogno di diventare medico a causa di un test a crocette, tanto arido quanto inadeguato. Ragazzi che, per un soffio, per un numero di risposte giuste o sbagliate, si sono ritrovati esclusi e hanno dovuto fare i conti con l'amarezza e la frustrazione di chi vede il proprio sogno e il proprio futuro sfumare, dopo mesi e mesi, anni e anni, di preparazione, in un giorno soltanto.

Come ben sappiamo, molti di loro si sono dovuti recare all'estero, pur di non rinunciare a quel sogno, diretti in Romania, in Albania, insomma in altri Paesi che hanno offerto loro ciò che l'Italia, per colpa di un test a crocette ingiusto, non ha saputo garantire. Ma noi, il Governo Meloni, non vogliamo più costringere i nostri giovani ad andare via. Noi, i medici, vogliamo formarli qui, nel nostro Paese, perché è qui che devono crescere, acquisire le competenze e costruire il proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dunque, questa è una riforma che - sì - investe e - sì - ridefinisce radicalmente le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, medicina veterinaria. Corsi che sono attualmente disciplinati dalla legge n. 264 del 2 agosto 1999, una normativa che fu adottata per adeguare l'ordinamento del nostro Paese alle raccomandazioni dell'Unione europea, le quali, già alla fine degli anni Ottanta, stabilivano standard formativi specifici, come è giusto che sia per determinati corsi di laurea. Tuttavia, questa legge, seppur nata con l'intento di rispondere alle direttive europee, ha finito, nel corso del tempo, per trasformarsi in uno strumento che ha perpetuato disuguaglianze e ingiustizie, piegando il futuro di tanti alla sorte di un quiz piuttosto che al riconoscimento del loro vero valore.

Poi, nel corso degli anni, questo test d'ingresso è andato via via a modificarsi. Ripercorrendo il tumultuoso e controverso cammino del numero programmato, dal 1999 fino ad oggi, non si può non constatare l'evidente inadeguatezza del sistema del quiz a crocette. Si è passati da prove a risposta multipla, con commissioni locali, al cosiddetto concorsone nazionale: un meccanismo che, più che per la sua trasparenza ed equità, si è distinto per l'incredibile mole di ricorsi che ogni anno lo hanno accompagnato, ormai divenuta, negli ultimi anni, una vera e propria consuetudine, tant'è che lo stesso Ministero dell'Università e della ricerca ha regolarmente ricalibrato la pubblicazione delle graduatorie di scorrimento in funzione dei ricorsi in attivo.

Vado a citare solo alcuni dei casi più eclatanti: pensiamo all'anno accademico 2013/2014, con l'allora Ministro Carrozza, che ha introdotto il cosiddetto bonus maturità, che era un punteggio aggiuntivo per coloro che si diplomavano con almeno 80/100. Questa frettolosa introduzione del bonus fu successivamente poi abrogata con un decreto ministeriale postumo al sostenimento della prova, gettando oltre 80.000 candidati nell'incertezza e nel disorientamento più totale.

Qual è stato il risultato? Un'ondata di ricorsi al TAR e la conseguente riammissione in sovrannumero di oltre 2.000 studenti.

Passiamo, poi, al più clamoroso scandalo dei plichi manomessi a Bari, durante la prova del 2014, che portò all'annullamento del test per migliaia di candidati, con 6.500 studenti che hanno fatto ricorso e l'ammissione per più di 1.000 candidati.

Ancora, più recentemente, nell'anno accademico 2018-2019 oltre 1.600 studenti furono ammessi a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato che rilevava gravi irregolarità nella gestione delle prove.

Tutto questo per dire che quello del quiz a crocette è un sistema che fa acqua da tutte le parti, divenuto una vera e propria lotteria che negli anni ha appaltato ormai ogni forma di meritocrazia e trasparenza, in ragione di una semplicità organizzativa e restituendoci, purtroppo, una realtà dei fatti nella quale, oggi, in Italia uno dei criteri per superare il test per diventare medici è divenuto quello di possedere le disponibilità economiche per pagare un avvocato che faccia ricorso oppure costosi mesi di formazione in scuole private (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, onorevoli colleghi mi corre l'obbligo di ricordare come la nostra Costituzione, all'articolo 34, reciti che “i capaci e meritevoli” - si badi bene i capaci e meritevoli, non coloro che possono permettersi un ricorso - “anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Quindi, sì, signor Presidente, con il coraggio che questa riforma richiede, noi andiamo a fare un cambio di passo fondamentale: riportiamo dignità e giustizia ai processi di selezione di questi corsi di laurea. Il nostro obiettivo è quello di superare definitivamente la lotteria del quiz a crocette, come è stato anche più volte perpetuato negli anni dall'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario, sostituendo il cosiddetto concorsone nazionale con un percorso valutativo più consapevole, più completo più giusto, che non si esaurisca in una prova di poche ore, ma si sviluppi lungo un semestre intero.

E poi voglio anche tranquillizzare coloro che hanno mosso diverse perplessità rispetto alla disparità di trattamento tra studenti in base all'ateneo frequentato, rispondendo chiaramente che questa legge delega afferma all'articolo 2, comma 2, che lo svolgimento delle prove sarà secondo standard uniformi, anche con riferimento alla collocazione in posizione utile nelle graduatorie nazionali.

Inoltre, finalmente garantiamo ai nostri ragazzi di essere valutati sulla base di discipline di merito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quindi medicina, area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria e non più su fantasiose domande di cultura generale, affini anche ai concorrenti, alle logiche del Grande fratello. Ma soprattutto viene introdotta una misura di equità fondamentale, per cui coloro che non dovessero superare la selezione per i posti programmati, non perderanno i CFU maturati, ma potranno vederli riconosciuti in altri corsi di laurea affini.

E mi lasci dire, Presidente, che fa quantomeno sorridere, oggi, vedere in quest'Aula gli esponenti delle sinistre che si stracciano le vesti di fronte al superamento del concorsone nazionale; proprio loro che per anni hanno denunciato nel Parlamento e nel Paese l'iniquità di questo sistema.

Oggi con grande ipocrisia si tirano indietro di fronte a una riforma che hanno sempre perpetuato. Io ricordo con grande chiarezza le dichiarazioni dell'allora Ministro della Salute, Giulia Grillo che nel 2018 annunciava la necessità di cambiare radicalmente il sistema di selezione per renderlo veramente meritocratico; o, ancora, le più recenti dichiarazioni del Governatore della regione Campania, De Luca, che afferma che i test di medicina sono un manicomio, una vergogna nazionale, un marchettificio. Parole, soltanto parole. A fare fatti, a liberare gli studenti in Italia da un test ingiusto come sempre ci pensa il Governo Meloni. A noi la concretezza, a voi la propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Concludo, Presidente, dicendo che noi oggi votiamo per un'Italia che crede e che investe nel merito, che guarda con fiducia ai medici del domani e che costruisce un futuro più giusto. Lo dobbiamo a tutti coloro che non ce l'hanno fatta, a tutti coloro che non hanno mai rinunciato.

Io ringrazio il Governo, ringrazio il Ministro Bernini, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il relatore alla Camera, Fabio Roscani, e dichiaro, con la solennità e l'emozione che accompagna un passaggio storico, il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2149​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2149​:

S. 915-916-942-980-1002 - "Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria" (Approvata, in un testo unificato, dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

Dichiaro così assorbite le abbinate proposte di legge nn. 160​-683​-1403​-1497​-1511​-1575​-1646​-1802​.

Secondo le intese intercorse, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Giovedì scorso, in tarda serata, la via De Amicis, a Bari, è stata teatro di un fatto davvero incredibile. Nello stesso luogo, in cui appena 24 ore prima una palazzina è collassata su se stessa in pochi attimi, lasciando intorno a sé solo detriti e polvere, una donna di 74 anni, unica abitante dell'edificio, è stata estratta viva dalle macerie.

Sono stati momenti bellissimi, emozionanti; in tanti hanno gioito e qualcuno tra i presenti ha gridato al miracolo. Il buon Dio ci ha senz'altro assistito in quello che avrebbe potuto essere un drammatico ricordo per la città di Bari e per l'intero Paese. Se quella signora è riuscita a sopravvivere, praticamente incolume, dal crollo di un palazzo di ben cinque piani questo lo si deve soltanto a una macchina dei soccorsi che ha funzionato in maniera tempestiva ed efficace. Il vero miracolo, signor Presidente, lo hanno fatto loro: soccorritori e Vigili del fuoco, che hanno lavorato senza sosta per 27 ore alla ricerca dell'unica persona coinvolta. Giovedì scorso sono stati omaggiati dai presenti con un fragoroso applauso e, molto probabilmente, nelle prossime settimane - almeno ce lo auguriamo - riceveranno i meritati encomi, ma ciò non può essere sufficiente.

Proprio tre settimane fa, è stato firmato, con gravissimo ritardo, il contratto collettivo nazionale per il triennio 2022-2024 per il comparto dei Vigili del fuoco. Un accordo che non tutte le sigle sindacali hanno ritenuto di voler sottoscrivere per motivi evidenti: aumenti stipendiali risicati e, peraltro, limitati all'ultima annualità; a ciò si aggiungono le condizioni di gravissimo deficit di personale che molte sedi dei Vigili del fuoco soffrono in tutta Italia e soprattutto al Sud. Io stesso mi sono fatto portatore di queste istanze, presentando diverse interrogazioni negli ultimi anni per chiedere il doveroso rafforzamento dei nostri presìdi, ormai ridotti all'osso.

Allora, concludo Presidente. È fin troppo facile gioire, applaudire, congratularsi e festeggiare ogni qualvolta - e accade ogni giorno - i nostri Vigili del fuoco spengono un rogo, ci mettono in salvo, ci salvano la vita ed è fin troppo facile dar loro un riconoscimento a posteriori. Credo che debba cessare questa ipocrisia e che si debba riconoscere il sacrificio quotidiano di questi straordinari lavoratori con ciò che giustamente reclamano da tempo condizioni migliori, turni di lavoro giusti, uno stipendio adeguato ai rischi che corrono e all'inestimabile valore del loro lavoro.

Mi auguro che questo Governo, dopo aver premiato i soccorritori di Bari per il loro eroismo, ne prenda finalmente atto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. È morto poco fa il direttore artistico di Club to Club, Sergio Ricciardone. Mi scusi l'emozione, ma era un amico e morire a 53 anni per una malattia fulminante è una delle cose più tremende, soprattutto se si ha un bambino piccolo dell'età della mia Lea. Intervengo in quest'Aula non avendo molto da aggiungere, se non che non vorrei essere qui, ma per dirgli che ha fatto ballare un'intera generazione, anzi più generazioni in luoghi inimmaginabili. Club to Club, che ha fondato con tanti altri amici e artisti, è stato un festival che ha saputo diventare internazionale grazie alla testardaggine, ma anche all'idea che quella musica, la musica elettronica, era qualcosa di più che una musica contemporanea, una musica commerciale o una musica di una nicchia. Ha dimostrato che quella musica poteva arrivare ovunque, come la musica classica. Lo so che è inusuale, ma, col suo permesso, vorrei dedicargli cinque secondi di quel linguaggio universale che so che può arrivare a tutti e, come gli hanno appena detto, può arrivare lassù, magari alle stelle, come diceva lui (Il deputato Grimaldi avvicina il cellulare al microfono per consentire l'ascolto di un brano musicale - Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimaldi. Alla sua pena, affianchiamo il cordoglio di quest'Aula.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 12 marzo 2025 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Discussione della relazione della Giunta delle elezioni sull'elezione contestata della deputata Anna Laura Orrico per il Collegio uninominale n. 2 della XXIII Circoscrizione Calabria. (Doc. III, n. 1)

Relatrici: MORGANTE, per la maggioranza; AURIEMMA, di minoranza.

2. Seguito della discussione delle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00390, Peluffo ed altri n. 1-00398, Bonelli ed altri n. 1-00399, Benzoni ed altri n. 1-00404, Squeri, Caramanna, Gusmeroli, Cavo ed altri n. 1-00408 e Boschi ed altri 1-00413 concernenti iniziative per contrastare il rincaro dei costi dell'energia per famiglie e imprese .

3. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate):

S. 932 - D'INIZIATIVA DEL SENATORE ZANETTIN: Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione (Approvata dal Senato). (C. 2084​)

Relatori: CALDERONE e VARCHI.

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1184-bis - Misure di semplificazione per il potenziamento dei controlli sanitari in ingresso sul territorio nazionale in occasione del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 (Approvato dal Senato). (C. 2142-A​)

Relatore: CIOCCHETTI.

5. Seguito della discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Faraone, Magi ed altri n. 1-00396 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della giustizia, Carlo Nordio

6. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 226 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: CANTU' ed altri: Istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione veterinaria (Approvata dal Senato). (C. 1305​)

Relatore: PANIZZUT.

7. Seguito della discussione delle mozioni Zanella ed altri n. 1-00293, Ilaria Fontana ed altri n. 1-00297 e Braga ed altri n. 1-00411 concernenti iniziative a tutela dell'ambiente e della salute in relazione alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) .

8. Seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00401 e Fenu ed altri 1-00412 concernenti iniziative volte a reintrodurre il cosiddetto "Bonus Renzi", al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione .

9. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1233 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021 (Approvato dal Senato). (C. 2189​)

Relatore: FORMENTINI.

(ore 15)

10. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 17,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni n. 1 e n. 37 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 le deputate Montaruli e Loizzo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 la deputata Montaruli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni n. 6, 8 e 24 la deputata Romeo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 26 la deputata Lancellotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 17, 22, 36, e 37 la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 34 il deputato Amorese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 43 il deputato Gianassi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 44 la deputata Montaruli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 45 alla n. 51 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 52 i deputati Bonafe' e De Luca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale PDL 2149 E ABB - EM 1.1000 204 142 62 72 9 133 88 Resp.
2 Nominale ARTICOLO 1 200 142 58 72 133 9 88 Appr.
3 Nominale EM 2.4 207 201 6 101 67 134 88 Resp.
4 Nominale EM 2.5 208 191 17 96 55 136 87 Resp.
5 Nominale EM 2.6 209 204 5 103 68 136 85 Resp.
6 Nominale EM 2.18 211 206 5 104 68 138 85 Resp.
7 Nominale EM 2.21 213 208 5 105 70 138 85 Resp.
8 Nominale EM 2.30 216 212 4 107 72 140 85 Resp.
9 Nominale EM 2.8 218 212 6 107 72 140 85 Resp.
10 Nominale EM 2.10 216 210 6 106 71 139 85 Resp.
11 Nominale EM 2.11 221 215 6 108 73 142 85 Resp.
12 Nominale EM 2.12 225 219 6 110 72 147 84 Resp.
13 Nominale EM 2.16 223 215 8 108 69 146 84 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 2.22 223 217 6 109 72 145 84 Resp.
15 Nominale EM 2.27 228 220 8 111 71 149 83 Resp.
16 Nominale EM 2.28 216 211 5 106 67 144 83 Resp.
17 Nominale EM 2.33 223 219 4 110 70 149 83 Resp.
18 Nominale EM 2.38 220 215 5 108 70 145 83 Resp.
19 Nominale EM 2.40 229 224 5 113 73 151 83 Resp.
20 Nominale EM 2.41 227 221 6 111 72 149 83 Resp.
21 Nominale EM 2.43 224 218 6 110 71 147 83 Resp.
22 Nominale EM 2.42 223 217 6 109 68 149 83 Resp.
23 Nominale EM 2.49 223 219 4 110 69 150 83 Resp.
24 Nominale EM 2.50 221 216 5 109 67 149 83 Resp.
25 Nominale EM 2.51 226 221 5 111 72 149 83 Resp.
26 Nominale EM 2.52 225 219 6 110 71 148 83 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 2.54 224 224 0 113 77 147 83 Resp.
28 Nominale EM 2.56 218 213 5 107 68 145 83 Resp.
29 Nominale EM 2.57 223 220 3 111 71 149 82 Resp.
30 Nominale EM 2.59 220 216 4 109 68 148 82 Resp.
31 Nominale EM 2.63 225 220 5 111 69 151 82 Resp.
32 Nominale EM 2.73 224 220 4 111 70 150 82 Resp.
33 Nominale EM 2.75 229 227 2 114 76 151 82 Resp.
34 Nominale EM 2.76, 2.78 225 221 4 111 71 150 82 Resp.
35 Nominale EM 2.83 224 220 4 111 70 150 82 Resp.
36 Nominale EM 2.84 225 220 5 111 70 150 82 Resp.
37 Nominale EM 2.93 222 218 4 110 71 147 82 Resp.
38 Nominale EM 2.96 222 217 5 109 70 147 82 Resp.
39 Nominale EM 2.98 223 219 4 110 69 150 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 2.99 224 220 4 111 70 150 82 Resp.
41 Nominale ARTICOLO 2 223 223 0 112 153 70 82 Appr.
42 Nominale ART AGG 2.01000 223 218 5 110 70 148 82 Resp.
43 Nominale ARTICOLO 3 221 221 0 111 154 67 82 Appr.
44 Nominale ODG 9/2149 E ABB/11 199 196 3 99 64 132 82 Resp.
45 Nominale ODG 9/2149 E ABB/12 209 206 3 104 67 139 82 Resp.
46 Nominale ODG 9/2149 E ABB/13 204 195 9 98 60 135 82 Resp.
47 Nominale ODG 9/2149 E ABB/21 202 193 9 97 58 135 82 Resp.
48 Nominale ODG 9/2149 E ABB/23 200 197 3 99 64 133 82 Resp.
49 Nominale ODG 9/2149 E ABB/24 211 208 3 105 62 146 82 Resp.
50 Nominale ODG 9/2149 E ABB/25 209 206 3 104 67 139 82 Resp.
51 Nominale ODG 9/2149 E ABB/30 209 202 7 102 62 140 82 Resp.
52 Nominale PDL 2149 E ABB - VOTO FINALE 212 212 0 107 149 63 81 Appr.