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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 539 di martedì 30 settembre 2025

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 26 settembre 2025.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza petizioni, il sunto e l'assegnazione delle quali, ai sensi della deliberazione della Giunta per il Regolamento del 19 febbraio 2025, saranno pubblicati nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Svolgimento di una interrogazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interrogazione.

(Iniziative per l'inserimento delle distonie legate a specifiche mansioni lavorative tra le malattie professionali, nonché per il miglioramento della tutela sanitaria e previdenziale dei lavoratori colpiti da tali patologie - n. 3-02007)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Claudio Barbaro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciocchetti n. 3-02007 (Vedi l'allegato A).

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante per aver posto un quesito su un tema delicato e importante che riguarda il riconoscimento di maggiori tutele a favore dei lavoratori colpiti dalla cosiddetta “distonia”, ovvero disturbi del movimento caratterizzati da contrazioni muscolari sostenute o intermittenti che causano movimenti e posture anormali, spesso ripetitivi.

Al riguardo, è stata svolta ampia istruttoria con l'INAIL, l'INPS e il Ministero della Salute.

Per quanto riguarda specificatamente l'inserimento delle distonie tra le malattie professionali riconosciute, è bene ricordare che, in base a quanto previsto dal decreto legislativo n. 38 del 2000, articolo 10, comma 4, sono considerate malattie professionali anche quelle non comprese nelle tabelle di cui agli articoli 3 e 211 del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (DPCM n. 1124 del 30 giugno 1965) e delle quali il lavoratore dimostri l'origine professionale, riconoscendo quindi il rischio tecnopatico assicurativamente rilevante, compreso quello non tabellato.

Pertanto, l'INAIL ha rappresentato che è possibile riconoscere come di origine professionale anche le malattie non ricomprese nelle tabelle di legge a condizione che si possa dimostrare il rapporto causale o concausale tra l'esposizione a fattori di rischio derivanti dall'attività lavorativa e la malattia di cui il lavoratore è affetto. Sulla base di questi principi, l'Istituto ha, quindi, già riconosciuto le suddette patologie come malattie professionali non tabellate, provvedendo alla presa in carico dell'assistito anche ai fini del recupero funzionale e del reinserimento lavorativo.

Con riferimento ai livelli essenziali, il Ministero della Salute ha rappresentato che molte delle suddette patologie godono già di particolare tutela attraverso il riconoscimento di specifica esenzione in quanto patologie croniche o rare: le malattie cerebrovascolari, il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, tumori cerebrali e, tra le malattie rare di cui all'allegato 7 del DPCM LEA, la malattia di Huntington e la malattia di Wilson.

Il Ministero della Salute ha evidenziato, altresì, che l'aumento delle denunce riscontrato negli ultimi anni va senz'altro ricondotto ad una più matura consapevolezza raggiunta da lavoratori, datori di lavoro e medici.

Ciò detto, al fine di individuare sempre meglio fattori di rischio e di esposizione e di porre in essere adeguate e mirate misure di prevenzione, è fondamentale potenziare al massimo la capacità di registrazione, elaborazione ed analisi delle informazioni raccolte sulle malattie da lavoro.

Relativamente alle misure che si intendono adottare per migliorare la tutela sanitaria e previdenziale delle lavoratrici e dei lavoratori colpiti da queste patologie, si fa presente che con il decreto interministeriale 10 ottobre 2023 è stata approvata la revisione delle tabelle delle malattie professionali nell'industria e nell'agricoltura che sostituiscono quelle precedentemente approvate. Le nuove tabelle sono state elaborate da parte della 6a Commissione scientifica, costituita ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38.

Sul punto, si evidenzia che, con il decreto ministeriale n. 111 dell'11 agosto 2023, è stata ricostituita presso l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro una nuova Commissione scientifica che sta provvedendo all'elaborazione e alla revisione periodica dell'elenco delle malattie professionali di cui all'articolo 139 e delle tabelle delle malattie professionali, procedendo ad una puntuale analisi delle evidenze scientifiche e dei dati epidemiologici disponibili.

Il tema dell'aggiornamento delle tabelle delle malattie professionali è, dunque, da sempre all'attenzione sia del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sia del Ministero della Salute.

Con specifico riferimento alle tutele previdenziali, l'INPS ha rappresentato che la dipendenza della condizione di invalidità e/o di inabilità dall'attività lavorativa è disciplinata in linea generale per l'assicurazione generale obbligatoria dall'articolo 6 della legge n. 122 del 1984 e dalle analoghe disposizioni per le gestioni non ancora armonizzate con l'assicurazione generale obbligatoria.

In particolare, tale norma dispone, in materia di assegno privilegiato di invalidità, pensione privilegiata di inabilità o ai superstiti per cause di servizio che “l'iscritto nell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti ha diritto all'assegno di invalidità ed alla pensione di inabilità (…) quando l'invalidità o l'inabilità risultino in rapporto causale diretto con finalità di servizio e dell'evento non derivi il diritto a rendita a carico dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, ovvero a trattamenti a carattere continuativo di natura previdenziale o assistenziale a carico dello Stato o di altri enti pubblici”.

Infine, si segnala che in un'ottica di prevenzione, tutte le istituzioni coinvolte, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l'INAIL, il Ministero della Salute, le regioni e le province autonome, in collaborazione con le parti sociali, promuovono già un Piano nazionale di prevenzione sulle malattie professionali per favorire la crescita delle conoscenze e competenze finalizzate a incidere sui comportamenti di tutti i soggetti coinvolti, con l'ausilio di interventi di informazione e comunicazione. Il Governo conferma in tal senso il suo impegno attraverso l'adeguamento e il potenziamento dei sistemi di sorveglianza delle malattie correlate al lavoro, tenuto conto di tutti i diritti dei lavoratori, compresi quelli colpiti da patologie di difficile accertamento e individuazione.

PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti, onorevole.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Grazie Presidente e grazie Sottosegretario. Sono soddisfatto nel senso che si è dimostrato un impegno, da parte dei vari Ministeri, ad affrontare il tema di questa malattia neurologica, della distonia, di cui si parla molto poco nel nostro Paese e anche nell'attività sanitaria del Paese. È una malattia neurologica accertata, che non ha bisogno di ulteriore studio scientifico dal punto di vista dell'esistenza di questa patologia, che colpisce in particolare alcuni lavoratori, come ha ricordato lei nella risposta che il Governo ha dato alla mia interrogazione.

Sono contento che i Ministeri e le strutture del Governo abbiano preso in considerazione una serie di opportunità e di provvedimenti che singolarmente, dall'INAIL all'INPS e al Ministero della Salute, consentirebbero di dare delle risposte a chi, purtroppo, soffre di questa patologia, che è una patologia molto invalidante, che comporta anche stigma da parte delle altre persone, perché chiaramente significa tutta una serie di movimenti involontari, che non sono controllabili. È quindi chiaro che ci sarebbe bisogno, come molte associazioni di pazienti e molte società scientifiche chiedono, di un lavoro comune con i Ministeri, con le regioni, per arrivare a definire un protocollo complessivo che metta insieme tutte quelle misure che lei ha richiamato e che possono dare una giusta informazione anche a chi vive di questa patologia sulla possibilità, per esempio, di avere l'assicurazione obbligatoria da parte dell'INAIL, e quindi rientrare nella copertura che veniva richiamata.

C'è poi chiaramente il tema di sottolineare al Ministero della Salute che, nella revisione dei LEA, dei livelli essenziali di assistenza, che avverrà nel prossimo anno, ci sia la possibilità per cui, oltre al riconoscimento delle malattie che lei ha richiamato, ci sia anche un riferimento specifico a questa patologia della distonia. Credo che sia assolutamente importante e richiama questa collaborazione con le associazioni dei pazienti e con le società scientifiche, che credo siano in grado di poter offrire un lavoro comune nello sforzo, come veniva richiamato, di attenzione da parte del Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interrogazione all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 14,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1625 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi (Approvato dal Senato) (A.C. 2623​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato da Senato, n. 2623: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2623​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, l'onorevole Pellicini.

ANDREA PELLICINI, Relatore. Grazie, Presidente. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi.

La Commissione giustizia, in relazione ai tempi ristretti disponibili e all'esito di un dibattito che, pur se serrato nei tempi, è stato comunque approfondito su ciascuna proposta emendativa oggetto di esame, ha ritenuto di confermare integralmente il testo approvato al Senato. Sono stati altresì acquisiti i pareri favorevoli resi dalle Commissioni coinvolte in sede consultiva, nonché dal Comitato per la legislazione.

Come si evince dalla relazione illustrativa, l'intervento normativo trova fondamento nella necessità di corrispondere a quanto richiesto dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 30 gennaio del 2025 e, in particolare, dal Servizio di esecuzione delle sentenze del Consiglio d'Europa al quale l'Italia deve presentare, entro settembre 2025, un piano d'azione.

Venendo al contenuto, l'articolo 1 reca modifiche al codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006). In particolare, il comma 1, lettera a), modifica l'articolo 212 del codice dell'ambiente, che istituisce l'Albo nazionale dei gestori ambientali. La novella introduce la sanzione amministrativa nei confronti dell'impresa che esercita l'autotrasporto di cose per conto di terzi che, non risultando iscritta all'Albo nazionale dei gestori ambientali, commette uno degli illeciti previsto dal sistema delle sanzioni nell'ambito dell'attività di trasporto del codice dell'ambiente.

La lettera b) introduce una serie di novelle all'articolo 255 del codice dell'ambiente in materia di abbandono di rifiuti. Sono queste le norme che interessano più da vicino tutti i nostri comuni. La modifica quindi riguarda, in primo luogo, i rifiuti non pericolosi. Il numero 1) inasprisce il trattamento sanzionatorio applicabile alle ipotesi di abbandono, deposito o immissione nelle acque superficiali o sotterranee, con la previsione di un'ammenda da euro 1.500 a euro 18.000 (in luogo della precedente compresa tra 1.000 e 10.000 euro); inoltre, prevede che, se l'abbandono o deposito dei rifiuti avviene mediante l'utilizzo di veicoli a motore, al conducente del veicolo si applichi la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida che, a seguito di una modifica intervenuta nel corso dell'esame del Senato, è adesso da 4 a 6 mesi.

Il numero 2) delinea una nuova fattispecie contravvenzionale, punita con l'arresto da 6 mesi a 2 anni o con l'ammenda da euro 3.000 ad euro 27.000, riferita esclusivamente ai titolari di imprese e responsabili di enti che abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li immettono nelle acque superficiali o sotterrane.

Al Senato è stata introdotta nel codice dell'ambiente una nuova fattispecie di illecito amministrativo. riferita alla condotta, in violazione delle disposizioni locali sul conferimento dei rifiuti, di abbandono o deposito di rifiuti urbani accanto ai contenitori per la raccolta presenti lungo le strade. La sanzione è fissata da euro 1.000 ad euro 3.000. Se la violazione è commessa mediante l'utilizzo di veicoli a motore, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria del fermo del veicolo per un mese.

Il numero 3) aumenta, invece, da euro 80 ad euro 320 la sanzione amministrativa pecuniaria per abbandono o deposito di rifiuti di piccolissime dimensioni.

Il numero 4) consente di procedere all'accertamento delle violazioni di cui al nuovo comma 1.2, anche senza contestazione immediata, attraverso le immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza posti fuori o all'interno dei centri abitati.

La lettera c) introduce due nuovi delitti: il primo, previsto dal nuovo articolo 255-bis si configura al ricorrere di ipotesi di abbandono di rifiuti non pericolosi in casi particolari. La disposizione punisce le medesime condotte previste dal citato articolo 255 che, tuttavia, in tal caso, sono punite a titolo di delitto con la reclusione da sei mesi a cinque anni, quando dal fatto deriva un pericolo per la vita o l'incolumità delle persone.

Il secondo delitto, previsto dal nuovo articolo 255-ter, introdotto dalla medesima lettera c), riguarda l'abbandono di rifiuti pericolosi. Tale delitto punisce le medesime condotte già previste dagli articoli 255 e 255-bis. Nel caso di mero abbandono è prevista la reclusione da uno a cinque anni e, nel caso di abbandono in casi particolari, la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni. La lettera d) introduce una serie di novelle all'articolo 256 del codice dell'ambiente, che sanziona le attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

La lettera e) apporta modifiche all'articolo 256-bis del predetto codice, il quale disciplina il reato di combustione illecita di rifiuti.

La lettera f) interviene sull'articolo 258 del citato codice dell'ambiente, che reca disposizioni in materia di registri di carico e scarico e di formulari.

La lettera g) sostituisce il comma 1 dell'articolo 259 del codice, riguardante il reato di traffico illecito di rifiuti, trasformando la fattispecie contravvenzionale in delitto e innovando la rubrica dell'articolo in “Spedizione illegale di rifiuti”.

La lettera h) introduce nel codice gli articoli 259-bis e 259-ter.

Il nuovo articolo 259-bis stabilisce un aumento sanzionatorio di un terzo delle pene per i reati di attività di gestione di rifiuti non autorizzata, combustione illecita dei rifiuti e spedizione illegale di rifiuti, se i fatti sono commessi nell'ambito dell'attività di un'impresa o, comunque, di un'attività organizzata.

Il nuovo articolo 259-ter introduce la punibilità, anche a titolo di colpa, di specifiche fattispecie delittuose in materia di rifiuti, prevedendo, a tal fine, un'attenuazione della pena rispetto alla fattispecie dolosa corrispondente da uno a due terzi.

La lettera b) modifica l'articolo 452-sexies del codice penale per ridefinire le fattispecie aggravate del reato di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività.

La lettera c) interviene sull'articolo 452-quaterdecies del codice penale relativo al delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, introducendo un nuovo comma che prevede una circostanza aggravante ad effetto speciale, con aumento della pena fino alla metà quando ricorrono le aggravanti di cui al citato articolo 452-sexies.

Venendo, poi, all'articolo 5, comma 1, detta disposizione amplia il novero dei reati per i quali può applicarsi la misura di prevenzione dell'amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche delle aziende previste dall'articolo 34 del codice delle leggi antimafia, di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011, includendovi pure alcune ipotesi di illeciti penali in materia di rifiuti. L'articolo 6 modifica la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche in caso di commissione di reati ambientali, di cui all'articolo 25-undecies del decreto legislativo n. 231 del 2001. Venendo, poi, all'articolo 7, la disposizione interviene sul codice della strada al fine di coordinare le disposizioni sanzionatorie ivi contenute con le modifiche apportate dall'articolo 1 al codice dell'ambiente.

L'articolo 8 introduce la possibilità di utilizzare i dati, le rilevazioni ortofotografiche e tutto quanto contenuto nella Carta nazionale dell'uso del suolo dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura per l'accertamento, nell'ambito delle attività di prevenzione e repressione, di talune condotte illecite relative al trattamento dei rifiuti, all'inquinamento e al disastro ambientale, nonché al traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività.

L'articolo 9 individua misure urgenti per il finanziamento delle attività di ripristino ambientale e bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi.

L'articolo 10, comma 1, reca disposizioni volte a chiarire i requisiti per il riconoscimento del contributo di autonoma sistemazione in favore dei soggetti evacuati in conseguenza di eventi calamitosi di rilievo nazionale, anche successivamente alla scadenza dello stato di emergenza.

In particolare, si consente l'erogazione del CAS anche nelle more del completamento delle procedure di presentazione delle domande per il contributo per la ricostruzione, ferma restando la necessità di presentare la domanda di contributo entro i termini all'uopo applicabili. L'articolo 11, comma 1, proroga dal 17 settembre 2025 al 31 dicembre 2025 il termine dello stato di emergenza dichiarato in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nelle Marche. L'articolo 12 reca la disposizione sull'entrata in vigore del decreto-legge.

Dimenticavo di dire che al Senato è stato introdotto il nuovo articolo 9-bis, che, al comma 1, istituisce, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un dipartimento denominato “Dipartimento per il Sud” - quindi, ringrazio il collega Pulciani per avermelo ricordato - con il compito di curare l'attuazione delle funzioni di indirizzo, coordinamento e promozione dell'azione strategica del Governo con riferimento alle politiche per il Sud. La disciplina del dipartimento è demandata a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: si riserva.

È iscritta a parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, rappresentante del Governo, il provvedimento di cui discutiamo oggi reca disposizioni per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti e per l'area denominata Terra dei fuochi. Ma, prima di entrare nel merito del provvedimento, non posso esimermi dal fare alcune considerazioni preliminari, ma fondamentali, per quanto riguarda il metodo. Questo decreto-legge è stato emanato l'8 agosto e ha iniziato il suo iter in prima lettura in Commissione giustizia al Senato il 3 settembre.

Al Senato, in prima lettura, un provvedimento che riguarda un tema così delicato come quello dei reati ambientali, che a noi sta particolarmente a cuore e un testo così articolato, che si compone di 12 articoli e incide sul codice dell'ambiente di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, sul decreto legislativo che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, sul codice della strada e su altre normative, tra cui la disciplina in materia di misure di prevenzione e antimafia, ebbene, un provvedimento così articolato ha visto lo svolgimento al Senato di solo due, e dico due, audizioni.

Ancora, è stato dato un termine per gli emendamenti al Senato di appena una settimana dopo l'incardinamento del provvedimento e, sostanzialmente, per una serie di ritardi del Governo, perché il Governo non era pronto a dare i pareri sugli emendamenti, al Senato, la Camera che avrebbe dovuto svolgere un serio e approfondito esame di questo provvedimento, il provvedimento è stato licenziato in un paio di giorni.

Ancora una volta, quindi, il Parlamento è stato privato della possibilità di svolgere un serio confronto e una discussione approfondita e propositiva su un problema, quello della sempre maggiore incidenza dei reati ambientali, che non riguarda soltanto la ferita e martoriata Terra dei fuochi, ma che purtroppo è un fenomeno che ha assunto un rilievo nazionale, anzi, un rilievo transnazionale, con regioni particolarmente colpite, oltre alla Campania, che purtroppo resta sempre in testa per numero di reati ambientali, ma con tante altre regioni particolarmente colpite, come per esempio la mia regione, la Puglia, che sta diventando - questo grazie anche ai tanti appelli di Legambiente - purtroppo una nuova Terra dei fuochi.

Alla Camera l'iter è stato ancora peggiore perché davvero, nonostante quello che è stato riferito dal relatore, i tempi di analisi di questo provvedimento, sostanzialmente blindato, e quindi nella impossibilità di apportare una pur minima misura migliorativa, sono stati davvero supercompressi e, ovviamente, non c'è stato neanche lo spazio per tenere delle audizioni. Questo modo di agire non solo mette all'angolo per l'ennesima volta il Parlamento, e quindi svilisce il nostro ruolo di rappresentanti dei cittadini, ma dà anche la misura dell'interesse di questo Governo e di questa maggioranza rispetto alla delicata tematica ambientale, che, invece, avrebbe bisogno, ripeto, di un approccio molto più a largo spettro.

E avrebbe bisogno di valorizzare e di ascoltare anche i tanti contributi migliorativi e propositivi che abbiamo proposto sia alla Camera sia al Senato. Questo è un provvedimento che nasce, voglio ricordarlo, dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 30 gennaio 2025, che ha condannato l'Italia e le ha imposto di intervenire con un piano di azione che garantisca la messa in sicurezza e la bonifica dei territori tristemente noti come Terra dei fuochi, e che, nello stesso tempo, interviene in materia di illeciti ambientali.

Ma quella sentenza aveva imposto anche all'Italia di mettere in atto tutta una serie di attività di cui non c'è traccia in questo decreto. Ancora una volta, il Governo si è limitato, quindi, a porre in essere la parte più semplice, probabilmente, quella che prevede un investimento zero di risorse economiche, quindi l'inasprimento dei reati ambientali, che pure ci vede favorevoli, ma ha dimenticato tutto il resto.

Ha dimenticato che la Terra dei fuochi vuol dire la vita di più di 2,5 milioni di persone, vuol dire una terra che ha già pagato tantissimo in termini di vite umane, in termini di ambiente e di salute distrutti, vuol dire disinteressarsi, in linea generale, di una tematica che è sempre più allarmante, che vede l'ingresso sempre più pervasivo delle consorterie criminali sia imprenditoriali sia della criminalità organizzata, rispetto a cui spesso i territori non hanno le giuste misure per difendersi da questi attacchi e continuano a vedere i loro territori in preda a sversamenti illeciti di rifiuti, in preda a un traffico di rifiuti interregionale che riguarda tutte le regioni d'Italia e che si sta concentrando, lo dicevo prima, soprattutto in un traffico tra la Campania e la Puglia.

È un tema estremamente complesso e ci sono territori, come quelli della provincia di Foggia, particolarmente colpiti. Nonostante il Governo abbia avuto una visione soltanto unilaterale, noi abbiamo tentato di porci con uno spirito costruttivo e abbiamo presentato una serie di emendamenti volti a rafforzare realmente la tutela ambientale. Prevedere, innanzitutto, delle specifiche aggravanti per i reati ambientali, perché chi avvelena la nostra terra deve sapere di andare incontro a sanzioni severe e non a semplici multe. Aggravare quei reati e quegli sversamenti, quegli abbandoni di rifiuti sia pericolosi che non pericolosi che avvengono nelle aree protette, nei siti archeologici, nei beni che hanno un altissimo valore artistico, storico, archeologico, appunto, e che rappresentano un doppio danno e deturpano il nostro territorio davvero.

Abbiamo previsto anche e volevamo vincolare la sospensione condizionale della pena al ripristino dei luoghi tramite l'attività di bonifica, perché la giustizia deve significare anche e soprattutto per i cittadini la ricostruzione dei luoghi violati, vuol dire riparare i danni e le ferite che questi criminali portano al nostro territorio. Ma non dobbiamo nasconderci dietro un dito e dobbiamo sapere che poi, di fronte a questi reati che deturpano il nostro territorio, purtroppo i comuni si trovano da soli a dover fronteggiare delle situazioni di abbandono incontrollato di rifiuti, di sversamento.

Quindi, avevamo proposto una serie di emendamenti per riversare e destinare ai comuni parte cospicua delle ammende e delle multe che vengono pagate, risorse da dare ai comuni appunto per finanziare la prevenzione e la bonifica, perché i sindaci e le comunità sono proprio in prima linea nella difesa del nostro territorio. E ancora, avete previsto per alcune fattispecie, quelle più gravi, gli agenti sotto copertura e la possibilità di utilizzare la videosorveglianza.

Ma non avete inserito nessuna norma e avete in parte bocciato e in parte reso inammissibili tutti i nostri emendamenti che vi chiedevano di rafforzare il personale della Polizia locale, che sconta un sotto organico del 65 per cento, di rafforzare la presenza di Forze dell'ordine sul territorio, di rafforzare la presenza di magistrati sul nostro territorio e di aumentare le risorse per la videosorveglianza, per la semplice ragione per cui, se anche si trasformano tante contravvenzioni in delitti, se non c'è il personale di magistratura, di Forze dell'ordine, di Polizia locale che può prevenire, contrastare e indagare su quei delitti, tutto ciò rimarrà soltanto lettera morta.

E, infine, al Senato c'è stato un colpo di scena assolutamente sgradevole. Prima però voglio ricordare che ugualmente non avete preso in considerazione, rendendoli inammissibili, tutti i nostri emendamenti che volevano puntare, proprio in un'ottica di tutela della salute dei cittadini e di tutela dell'ambiente, a prevedere degli screening anche sanitari non solo per la Terra dei fuochi, ma per tutte le zone che sono fortemente intaccate da fenomeni di sversamento illecito di rifiuti.

Così come nulla è stato fatto né in termini di formazione e informazione del personale, che poi deve agire concretamente sul territorio per prevenire e reprimere questi reati, né in termini di formazione ed educazione sul rispetto dell'ambiente, di implementazione della raccolta differenziata e dei principi che stanno alla base dell'economia circolare. Nulla di tutto questo è stato previsto.

Ancora, sul fronte delle bonifiche, sono stati stanziati soltanto 15 milioni di euro ed esclusivamente per la bonifica della Terra dei fuochi. Lo stesso commissario straordinario, Vadalà, ha parlato di cifre molto, molto maggiori. Tutti i nostri emendamenti, che prevedevano un ampliamento delle risorse per le bonifiche e anche degli stanziamenti strutturali per tutti questi territori che da anni aspettano le bonifiche, sono stati respinti non registrando, quindi, il sostegno della maggioranza e del Governo.

E, alla fine, il colpo di scena, il colpo di teatro perché, con un emendamento infilato all'ultimo al Senato, avete costituito un dipartimento per il Sud, una sorta di ulteriore appendice di Palazzo Chigi, nel quale confluirà anche la struttura di missione, la cosiddetta ZES, che oggi gestisce i fondi del Mezzogiorno. Un dipartimento che avrà superpoteri e che distrugge quel dipartimento ZES che voi stessi, con la ZES unica, avevate costituito poco tempo fa; un dipartimento che non solo avrà superpoteri, ma avrà anche un organico di 60 persone, con una spesa, per quanto riguarda solo il personale, di 7 milioni di euro l'anno. Quindi, nelle mani di una sola persona - questo purtroppo non ci stupisce, perché accentrare grandi poteri, senza controllo, nelle mani di una sola persona è il filo conduttore del vostro Governo - confluiranno la gestione e il coordinamento di miliardi di euro di investimenti. Questa cosa ci sembra assolutamente sconcertante. In primo luogo, per una questione di metodo: in Commissione - ripeto - sono stati dichiarati inammissibili tanti nostri emendamenti che, davvero, volevano tutelare la salute dei cittadini e l'ambiente, rafforzare le bonifiche e rendere possibile il ripristino di quei luoghi feriti. E, invece, con un colpo di mano, avete reso ammissibile un emendamento che non ha nulla a che vedere con il provvedimento di cui parliamo oggi. L'avete fatto per creare un ulteriore “poltronificio”. Ebbene, quei 7 milioni di euro, che riguardano soltanto i costi del personale di quelle 60 persone, probabilmente li avreste potuti mettere per investire sulle bonifiche, per rafforzare le bonifiche, per assumere più magistrati che poi dovranno svolgere le indagini sui reati ambientali. E mancano all'appello almeno 1.500 magistrati. Avreste potuto investirli, come noi chiedevamo, nell'assunzione straordinaria di Forze dell'ordine con una particolare formazione sui reati ambientali e sulla Polizia locale che - ripeto - ha scoperture di organico impressionanti e la cui azione, sempre meritoria, viene frustrata dalle carenze di organico. Avreste potuto investirli per dare risposte ai cittadini in termini di bonifiche e in termini di screening sanitari per restituire un minimo di giustizia ambientale a quei territori che sono feriti e rispetto ai quali questo Governo purtroppo, ancora una volta, si gira dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lampis. Ne ha facoltà.

GIANNI LAMPIS (FDI). Grazie, Presidente. Io penso sia importante introdurre questo mio intervento sottolineando come ancora una volta il Governo Meloni abbia avuto la capacità di interessarsi di problemi annosi che mai nessuno era riuscito ad affrontare in maniera seria e responsabile. Li ha affrontati ancora una volta inserendo una proattività normativa che possa consentire, nel più breve tempo possibile, di dare a queste comunità le giuste risposte che da tempo sono attese.

Si tratta di un provvedimento urgente, quello che oggi discutiamo, che il Governo di Giorgia Meloni ha voluto con determinazione per contrastare le attività illecite in materia di rifiuti, rilanciare le bonifiche del territorio, in particolare quelle inserite all'interno della Terra dei fuochi, e assicurare misure di assistenza nelle zone colpite da eventi calamitosi.

Prima di entrare nel merito delle nuove norme, mi sia consentito ricordare il quadro politico e istituzionale in cui si inserisce questa attività normativa. Infatti, non posso esimermi dal sottolineare come questo sia un provvedimento di iniziativa governativa, frutto dell'azione di impulso, in particolar modo, della Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, in coordinamento naturalmente con altri Ministri competenti, come quello della Giustizia (Carlo Nordio), dell'Ambiente e della sicurezza energetica (Pichetto Fratin) e dell'Interno (Piantedosi).

Quello che oggi discutiamo è quindi la capacità che il Governo Meloni ha di affrontare, senza girarsi dall'altra parte, problemi che in questa Nazione da tempo hanno rappresentato motivi di blocco dello sviluppo di quei territori, in particolar modo della Terra dei fuochi.

Questo decreto introduce novità riferite in particolar modo al decreto legislativo n. 152 del 2006. Infatti, introduce novità volte a trasformare alcune ipotesi contravvenzionali in delitti, rafforza le pene per la combustione di rifiuti, la gestione illecita e l'abbandono e prevede aggravanti speciali quando i fatti avvengano in siti contaminati o in aree sensibili, come quelle poc'anzi citate. In particolare, per la combustione di rifiuti pericolosi, se ricorre incendio, la pena può essere aumentata fino alla metà. Si introduce la sospensione della patente come sanzione accessoria per chi trasporta rifiuti non in regola o addirittura sospensione e cancellazione dall'albo nazionale degli operatori del settore in caso di reiterazione o recidiva. Arriviamo anche all'arresto in flagranza differita per i reati ambientali gravi, come quello riferito al traffico illecito di rifiuti, al disastro ambientale, una misura che rende ancora più efficace l'azione repressiva in un territorio dove troppo spesso i reati sono rimasti impuniti e i responsabili sono fuggiti alla giustizia.

Il decreto introduce nuove disposizioni per la responsabilità degli enti coinvolti in illeciti ambientali, obbligando a modelli organizzativi aggiornati, sistemi di controllo e formazione interna del personale. Prevenire, quindi, condotte illecite a prescindere dal livello in cui esse stesse possono essere commesse.

Inoltre, è autorizzato l'uso della videosorveglianza e di altri mezzi tecnici per contrastare l'abbandono illecito di rifiuti dai veicoli, anche nelle aree pubbliche, l'introduzione dell'amministrazione giudiziaria per le aziende che operano in attività inquinanti, specie se legate alla criminalità organizzata, e la possibilità di recupero delle spese sostenute dallo Stato e dagli enti pubblici nei confronti dei soggetti responsabili dell'inquinamento.

C'è una parte importantissima che non può che essere citata in questa sede, ovvero che vengono stanziati 15 milioni di euro per il 2025 per avviare attività di rimozione dei rifiuti e le bonifiche nei territori colpiti, in particolar modo nella Terra dei fuochi. Per consentire una spesa celere, veloce e puntuale, è prevista l'azione di un Commissario unico per le bonifiche, come struttura centrale per coordinare gli interventi. C'è tanto da fare e per fare tutto questo bisogna fare in fretta. Ecco che, quindi, oggi, la figura del Commissario unico per le bonifiche rappresenta quello strumento importante che potrà consentire di raggiungere questi ambiziosi risultati che con questo provvedimento normativo il Governo Meloni, la maggioranza e Fratelli d'Italia in particolare vogliono ottenere.

Il DL, inoltre, modifica norme relative al contributo di autonoma sistemazione nelle zone colpite da calamità e proroga lo stato di emergenza per eventi meteorologici nelle Marche. Uno degli articoli del decreto interviene su misure urgenti per erogare contributi di autonoma sistemazione dei territori colpiti da calamità naturali, anche dopo la cessazione dello stato di emergenza. Viene prorogato, inoltre, lo stato di emergenza per alcuni eventi eccezionali, verificatisi nella regione Marche, rafforzando, in questo caso, anche la risposta dello Stato alle emergenze ambientali di quei territori colpiti dagli eventi emergenziali. Quello che oggi abbiamo il dovere di sottolineare, lo dicevo prima, è una proattività normativa che il Governo, ancora una volta, in maniera puntuale, mette in atto. Un decreto urgente, con tema ambientale, mostra, in maniera plateale, la volontà di intervenire concretamente su un tema delicato e troppo spesso trascurato - per tantissimi anni trascurato - e di rendere la lotta all'inquinamento non solo una materia amministrativa, ma oggetto di diritto penale in maniera importante e robusta.

Deve essere chiaro il messaggio che vogliamo trasmettere: chi oggi si assume la responsabilità di inquinare deve essere consapevole della responsabilità di pagare soprattutto nei confronti del prossimo e delle comunità. Con questo provvedimento, il Governo lancia un messaggio forte, chiaro e non soggetto ad interpretazioni: non saranno tollerate zone grigie o sconti per chi danneggia l'ambiente e la pubblica salute.

Le nuove pene e le misure accessorie rappresentano uno strumento punitivo concreto che deve funzionare da deterrente sulla parte preventiva, ma, soprattutto, da certezza del diritto per chi compie questi atti criminali. Lo dicevo prima: un coordinamento centrale delle bonifiche e la messa in ordine e lo stanziamento iniziale per l'attività di bonifica in luoghi simbolici del degrado ambientale costituiscono un passo importante: non lasciare che le bonifiche rimangano un'eterna opera incompiuta, ma dotare lo Stato di un Commissario unico che abbia strumenti centrali per operare in autonomia e autorevolezza. Quindi, quella che mettiamo in campo è una risposta concreta in territori soggetti a criticità annose che hanno la necessità, come dicevo prima, di avere risposte urgenti.

Non meno importante è l'istituzione di questo Dipartimento per il Sud: è un Governo che pensa al Sud come motore di sviluppo dell'intero Paese, un Sud che per tanto tempo è stato utilizzato come leva di assistenzialismo diffuso e che il Governo Meloni e Fratelli d'Italia ritengono invece motore dello sviluppo dell'intera Nazione. Per fare questo, quelle comunità e quei territori hanno bisogno di strumenti, di dotazioni finanziarie e di capacità per essere all'altezza delle aspettative dell'intera Italia.

Per tutti questi motivi, non possiamo che ribadire il passo significativo che lo Stato sta compiendo in queste aree, là dove ci sono problematiche che da tempo attendono risposte concrete.

Per il Governo Meloni anche questo è un modo per segnare un cambio di paradigma rispetto al passato: dalla tolleranza dei casi grigi all'azione normativa e incisiva nell'interesse esclusivo dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il provvedimento sui cui oggi siamo chiamati a discutere nasce da una vicenda dolorosa e simbolica per il nostro Paese.

Da ultimo, la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 30 gennaio 2025 ha certificato che, negli anni passati, l'Italia non ha garantito la tutela minima della salute e dell'ambiente in un'area di circa 150.000 ettari, con 90 comuni e quasi 2 milioni di abitanti. Una terra avvelenata da decenni di roghi tossici, traffici illeciti di rifiuti, discariche abusive, in cui la mano criminale della camorra ha dilaniato un intero territorio. È in risposta a quella sentenza che il Governo ha adottato quest'ultimo decreto.

La necessità di intervenire era fuori discussione, dovremmo essere chiari. Serviva fornire all'Unione europea un piano d'azione entro settembre, serviva rispondere a un'emergenza ambientale e sanitaria che grava ancora su quei territori, sia pur con tutte le soluzioni positive che sono state messe in campo negli ultimi anni, serviva dare fiducia ai cittadini che, da anni, aspettano giustizia e bonifiche concrete. Ma il modo in cui il Governo ha scelto di farlo ci lascia, ancora una volta, profondamente delusi e critici.

In primo luogo, il metodo. Siamo davanti a un decreto-legge approvato l'8 agosto, in piena estate, incardinato in Parlamento solo a settembre. I tempi di esame sono stati compressi in maniera insostenibile: pochi giorni per gli emendamenti, i pareri del Governo arrivati in ritardo, discussione limitata e, come se non bastasse, il ricorso alla questione di fiducia al Senato. È una prassi ormai consolidata da parte di questa maggioranza, anche e soprattutto quando non si tratta di fermare un'opposizione ostruzionistica (perché non lo siamo stati su questo, così come non lo siamo su altri provvedimenti delicati, fondamentali e importanti per la vita del Paese), ma ancora una volta si trattava, semplicemente, di nascondere divisioni interne alla maggioranza o di impedire al Parlamento di fare con correttezza il proprio lavoro, mortificando, per l'ennesima volta, la possibilità di intervenire e migliorare il testo.

Ci sono anche questioni di merito, per noi molto significative, che rileviamo con spirito critico. Il decreto contiene alcune misure che avremmo potuto condividere: l'inasprimento delle pene per l'abbandono e la combustione illecita di rifiuti, l'estensione dell'arresto in flagranza differita ai reati ambientali più gravi, l'applicazione delle misure di prevenzione del codice antimafia anche al settore dei rifiuti; strumenti utili, perché sappiamo bene quanto il ciclo dei rifiuti sia infiltrato anche dalle organizzazioni criminali e che nella Terra dei fuochi si combatte non solo un problema ambientale, ma anche un'emergenza di legalità. Tuttavia, a queste misure, non corrisponde un adeguato rafforzamento delle politiche di prevenzione e di bonifica. Lo dicono i numeri: per il 2025, sono stanziati appena 15 milioni di euro, destinati al commissario unico per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti, una cifra che è assolutamente insufficiente rispetto alla vastità del problema. Se pensiamo che la stessa relazione introduttiva del decreto stima in 33.000 tonnellate i rifiuti presenti in superficie solo nell'area interessata, è evidente che con 15 milioni non si bonifica la Terra dei fuochi, non si ripristina lo stato dei luoghi, non si restituisce dignità a comunità che vivono da anni sotto la minaccia di veleni invisibili.

Abbiamo proposto allora, come Partito Democratico, di raddoppiare lo stanziamento previsto, di portarlo almeno a 30 milioni di euro, di vincolare una quota delle sanzioni comminate alle imprese inadempienti a iniziative di educazione e sensibilizzazione ambientale. Non si trattava di una proposta ostruzionistica, non si tratta di dettagli, si tratta di una scelta, di una proposta volta a prevenire, non solo a punire, a costruire, a creare le condizioni per costruire anche una coscienza civica, oltre che a rafforzare i controlli. Bisogna (bisognava), si deve rafforzare la dotazione finanziaria, che manca nel decreto in modo adeguato, e soprattutto bisogna sostenere sempre più la regione e i comuni in prima linea. Il Governo, però, ha respinto le proposte che abbiamo avanzato.

Eppure, la Terra dei fuochi, come sapete bene, non è una questione puramente locale, è un simbolo, purtroppo, balzato agli onori delle cronache nazionali e internazionali nei decenni passati, ed è un esempio di come la criminalità organizzata possa devastare territori e comunità, approfittando della fragilità delle istituzioni. È la dimostrazione, altresì, che, senza pianificazione, senza impianti, senza controlli efficaci, il ciclo dei rifiuti diventa un affare, purtroppo milionario, per l'ecomafia. Lo dicono i rapporti annuali: secondo Legambiente, nel 2024, i reati ambientali sono ancora aumentati, confermando la pericolosità di un settore ancora permeabile agli interessi criminali.

Bisogna dunque fare di più da questo punto di vista. Per questo il nostro impegno non si è fermato alla critica. Abbiamo chiesto un approccio diverso, con alcune proposte chiare, che ribadiamo: più risorse per le bonifiche, stanziate con continuità pluriennale e non con cifre simboliche; più strumenti per i comuni, che devono poter disporre di fondi per videosorveglianza, controlli e raccolta straordinaria; maggiori strumenti per l'educazione ambientale, a partire dalle scuole, perché la lotta ai roghi tossici si vince anche cambiando comportamenti e mentalità; più trasparenza nella gestione dei fondi, con la pubblicazione periodica dei dati sugli interventi e sulla spesa.

E poi abbiamo chiesto una cabina di regia nazionale che lavori insieme alla regione Campania, agli enti locali, alle associazioni e ai cittadini.

In questa battaglia, sapete bene (lo sappiamo tutti) che fortunatamente non partiamo da zero, e che negli ultimi dieci anni, anche grazie al lavoro della regione Campania e delle amministrazioni locali, si sono smaltiti i due terzi dei rifiuti accumulati negli anni precedenti; sono stati attivati i protocolli con i Vigili del fuoco, sono stati utilizzati droni per la videosorveglianza, si è rafforzato il monitoraggio dell'ARPAC. Non è abbastanza, ovviamente, ma è la prova che, quando c'è collaborazione istituzionale, serietà, sostegno e coordinamento tra le istituzioni, i risultati arrivano. Certo, la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha messo in evidenza i ritardi negli interventi di bonifica dei siti inquinati, ed è un tema che tocca da vicino la vita di migliaia di cittadini che vivono la cosiddetta Terra dei fuochi.

Le bonifiche e le messe in sicurezza dei siti contaminati oggi seguono le procedure ordinarie dell'articolo 242 del codice dell'ambiente. Queste procedure, seppure garantiste, oggi risultano lunghe e farraginose, e i tempi si dilatano a dismisura, generando spesso ritardi incompatibili con l'urgenza. Questo vuol dire che i cittadini continuano a vivere esposti a rischi ambientali e sanitari.

Ecco, sarebbe stata una scelta legislativa responsabile che avrebbe potuto estendere agli interventi in oggetto anche la disciplina semplificata prevista da un altro articolo, il 242-bis, riducendo alcuni passaggi inutili nella fase di approvazione dei progetti di bonifica e dimezzando i tempi di tutti i passaggi in Conferenza di servizi. Non occorreva inventare nulla di nuovo, bastava solo utilizzare una procedura esistente per avere tempi più rapidi, certezze procedurali e soprattutto la possibilità di avviare interventi concreti, senza lasciare i cittadini in attesa per anni.

Allora, oggi, con l'intervento che facciamo, con gli emendamenti che proporremo, intendiamo affermare con forza un principio semplice: la Terra dei fuochi non può più aspettare. La salute e la sicurezza ambientale non possono più essere sacrificate ai tempi della burocrazia, all'assenza o alla ricerca di risorse che appaiono insufficienti, e che, invece, vanno trovate, vanno stanziate, vanno messe a disposizione dei cittadini, delle associazioni e degli enti locali coinvolti.

Non è tutto. Nel corso dell'esame al Senato, peraltro, è stato introdotto un emendamento che nulla ha a che vedere con la Terra dei Fuochi, con l'oggetto specifico di questo provvedimento: l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio, di un nuovo Dipartimento per il Sud, che dovrebbe acquisire le competenze e le prerogative della Struttura di missione per la zona economica speciale unica che avete creato negli ultimi anni. Una scelta improvvisata, di cui non si era discusso prima, calata dall'alto, che cambia l'architettura e l'impianto organizzativo e istituzionale della ZES, senza alcun confronto, senza alcun dibattito preventivo, senza alcun ascolto dei territori, senza chiarezza sulle risorse e sugli obiettivi. Ci spiega il Governo, il relatore, qual era la logica, qual è il senso, qual è l'obiettivo, qual è il significato politico di aver inserito questa norma, completamente estranea agli obiettivi del decreto, in questo decreto? Solo, forse, per una logica di poltrone o di gestione del potere interno alla maggioranza? Ci può spiegare qual è la ragione di questa norma, inserita all'improvviso in questo decreto?

Abbiamo contestato, e lo sapete bene, la rivoluzione, lo stravolgimento che avete fatto delle precedenti ZES, che avevamo istituito durante la precedente legislatura. Avevate creato un'unica struttura di missione, dopo aver soppresso l'Agenzia per la coesione territoriale (per il Sud). Sapevate bene che si sarebbe venuto a creare un imbuto procedurale amministrativo-burocratico, visto che sarebbe aumentata di 500 volte l'area territoriale coinvolta nella misura, avendo eliminato lo strumento principale di incentivazione alle aziende, agli investimenti, ossia il dimezzamento dell'IRES che avevamo creato, perché ovviamente non avevate le risorse e le coperture economiche per farlo.

Dopo qualche mese, ci ritroviamo una norma che torna indietro. Quindi, delle due, l'una: avevamo ragione prima, oppure è successa qualche altra cosa adesso, che però dovete spiegare agli italiani, perché non si può giocare sulla pelle, sul futuro, sullo sviluppo economico ed imprenditoriale del Mezzogiorno in questo modo da parte del Governo. Ancora oggi, non abbiamo compreso la ragione per la quale avete smantellato questa struttura. Se ci sono dati critici, forniteli al Paese, forniteli al Parlamento, per consentire un dibattito e un confronto vero!

Non è possibile considerare il Parlamento come un passacarte! Non c'è più un confronto reale, non mettete in condizione le Camere di discutere su provvedimenti così importanti. Quella della zona economica speciale (o delle zone economiche speciali) era una innovazione estremamente importante, volta a creare un'area di sostegno e di incentivo, soprattutto nelle aree che hanno più bisogno, agli investimenti delle aziende e delle imprese, per creare sviluppo e occupazione nel Mezzogiorno.

Avevate esteso, ultimamente, prima della campagna elettorale - l'ultima -, senza mettere un euro in più, a Marche ed Umbria il regime giuridico-amministrativo della Zona economica speciale unica. Oggi, non si capisce come questa struttura nuova metterà in atto le attività che prima erano svolte dal commissario delle ZES. Si sta fermando tutto! Si rischia una paralisi industriale, imprenditoriale, economica e soprattutto occupazionale nel Mezzogiorno.

Avete la responsabilità di quello che sta accadendo, di quello che può succedere. Avete una minima idea dell'impatto reale, negativo, che produrrà, in termini di paralisi degli investimenti nel Mezzogiorno, questo cambiamento che avete fatto all'improvviso al Senato e che oggi ci troviamo a subire, senza neppure poterne discutere concretamente? Perché non ci sono dati concreti che motivino o giustifichino questa scelta. È un modo di legiferare, di governare che per noi è completamente sbagliato. Vorremmo essere chiari sul punto: non si governa in questo modo, non si gestiscono dinamiche, processi istituzionali, economici, imprenditoriali così importanti con questa approssimazione o con questa idea di gestione privatistica delle istituzioni! Se cambiano gli interessi, se cambiano i soggetti, se cambiano gli equilibri politici, cambiate le strutture delle istituzioni del Paese; ma vi pare un modo di procedere serio, responsabile nei confronti di un territorio che ha bisogno di continuità amministrativa ed istituzionale? Ancora una volta, cambiate le carte in tavola, senza aggiungere un euro in più, e create una struttura confusa. Non si capisce il personale come verrà trasferito, dove verrà trasferito, le procedure chi le svolgerà, chi le porterà avanti, chi processerà le richieste che erano già state avanzate dalle aziende e dalle imprese.

Si rischia una paralisi totale in un Mezzogiorno che ha bisogno di essere sostenuto dalle istituzioni, non essere abbandonato o mortificato, come state facendo voi in questo modo, con questo provvedimento. Allora, siamo molto critici e vorremmo una parola chiara del Governo sul punto. Abbiate almeno la serietà, il senso di responsabilità di spiegare la ragione, la motivazione, che noi non cogliamo, se non quella di gestione di un po' di poltrone o di spartizione di potere o di incarichi all'interno della stessa maggioranza di Governo, per un Sottosegretario appena nominato (da qualche mese), che, forse, non aveva chiare le funzioni da svolgere, in un Governo che purtroppo - come stiamo denunciando da tempo - si è rivelato il più antimeridionalista della storia d'Italia. E questo provvedimento lo dimostra ancora una volta, perché qui si gioca sulla pelle di un territorio e sullo sviluppo economico e industriale di un territorio in modo superficiale!

Per tutte queste ragioni, per le modalità con le quali avete proceduto, per l'assenza di risorse concrete, per l'approssimazione con la quale avete inserito norme completamente estranee ad un tema così importante in questo provvedimento, vi chiediamo se davvero siate consapevoli, se davvero riteniate che questo provvedimento è il modo più giusto, più corretto, più adeguato e più efficace per rispondere alle esigenze di cittadini che da anni aspettano bonifiche, salute, giustizia e interventi di riqualificazione dell'ambiente. Noi crediamo di no!

Per questo, come Partito democratico, diciamo che voteremo contro questo decreto - deve essere chiaro -, non per pregiudizio, non per ostruzionismo, non per una ragione astratta, ma perché molto concretamente non possiamo avallare un testo che spreca un'occasione storica, che mescola e mischia in sé misure utili con norme completamente estranee, che non garantisce risorse sufficienti, che non garantisce una collaborazione seria e istituzionale con gli enti coinvolti e con i cittadini coinvolti. Il nostro voto contrario è un atto di responsabilità verso il Paese, verso le comunità interessate, che meritano molto di più.

Continueremo a batterci come Partito democratico nei territori, in Parlamento, al fianco dei cittadini, degli amministratori e delle associazioni, per dare un futuro migliore, ulteriore, a una terra che ha straordinarie potenzialità. Potevamo e potremmo lavorare insieme su alcuni temi, però le modalità con le quali avete dato prova di intervenire e di legiferare per noi sono completamente sbagliate.

Allora - concludo -, il decreto di oggi è l'ennesima occasione persa, purtroppo, da parte del Governo. La Terra dei fuochi, la responsabilità di questa terra ci interroga tutti. Noi non possiamo voltare lo sguardo dall'altra parte, per questo, riaffidando al senso di responsabilità istituzionale e alla disponibilità da parte del Partito democratico di mettere in campo tutto ciò che è necessario per continuare il lavoro svolto dai territori, dalla regione Campania, dai comuni interessati, dalle associazioni, dai cittadini in questi anni, voteremo contro questo decreto e continueremo a lavorare in Parlamento e nel Paese per dare un futuro di dignità migliore, di legalità a questo pezzo di terra straordinario che tutti noi dovremmo difendere, sostenere e valorizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Signor Vice Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, oggi noi siamo chiamati a discutere e ad approvare un provvedimento che riteniamo di portata storica: il decreto-legge che reca disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti e per la bonifica dell'area tristemente nota come Terra dei fuochi. Questo provvedimento noi riteniamo essere dirompente rispetto alla reiterata e rituale divisione in materia di ambiente - lo abbiamo sentito or ora - tra i buoni rappresentati dall'opposizione e i cattivi rappresentati dalla maggioranza, sgombrando viceversa il campo da fraintendimenti assolutamente voluti. Questo decreto non nasce dal nulla, ma rappresenta una risposta attesa da decenni dalle nostre comunità e trova il suo fondamento nella sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 30 gennaio di quest'anno, che ha richiamato l'Italia alle proprie responsabilità, e nasce dalla necessità di presentare entro settembre un piano d'azione al Consiglio d'Europa; ma nasce da una necessità morale e civile, checché ne dicano i rappresentanti dell'opposizione, cioè quella di restituire dignità e futuro a un territorio che per troppo tempo ha pagato il prezzo della indifferenza delle istituzioni e il prezzo della violenza criminale.

Fin dagli anni Ottanta, intere aree del casertano e del napoletano sono state trasformate in discariche abusive a cielo aperto, oltre 90 comuni devastati, 33.000 tonnellate di rifiuti di ogni genere, anche tossici e anche pericolosi, sversati in queste discariche improvvisate senza alcun controllo. E per cancellare le prove cosa si faceva? Si dava fuoco, di qui il nome Terra dei fuochi - che sembra un nome poetico, ma in realtà è un nome orribile -, che racchiude in due sole parole la ferita ambientale, sociale, politica più profonda del nostro Paese. Peraltro, è nota a tutti la interconnessione consolidata e, da un punto di vista giudiziario, accertata tra gestione dei rifiuti e criminalità.

Questo decreto-legge interviene con decisione su più fronti: inasprisce le pene per chi abbandona i rifiuti e per chi li gestisce in maniera illecita; non più tolleranza verso comportamenti che mettono a rischio salute pubblica ed ecosistemi. Allo stesso tempo, con equilibrio e responsabilità, la Commissione giustizia del Senato ha corretto alcune rigidità, evitando che meri errori formali commessi da imprese regolarmente autorizzate fossero puniti alla stessa stregua di condotte criminali, e anche qui, su questo punto, c'è stata battaglia. È un giusto bilanciamento, cioè colpire duramente chi inquina, senza criminalizzare per partito preso - come si è fatto finora - chi opera nel rispetto delle regole, fuggendo dalle derive giustizialiste che hanno in questa materia afflitto il nostro Paese.

Voglio richiamare alcuni punti qualificanti: multe fino a 3.000 euro per chi abbandona rifiuti urbani accanto ai cassonetti, con fermo del veicolo se questo lascito viene effettuato attraverso un mezzo a motore; sanzioni più severe per l'abbandono di rifiuti non pericolosi, fino alla reclusione nei casi più gravi; introduzione di nuovi delitti, quali quello di abbandono di rifiuti pericolosi e combustione illecita, con pene ovviamente aggravate se è messo a rischio l'equilibrio ambientale o la salute; previsione di pene accessorie per i condannati per gravi reati ambientali: interdizioni da licenze, interdizioni da autorizzazioni e da contratti pubblici, perché chi inquina non può continuare a fare impresa trattando con la pubblica amministrazione; estensione dell'arresto in flagranza differita e dell'uso di agenti sotto copertura per i reati ambientali più gravi, rafforzando così le armi investigative contro i clan e le ecomafie.

Il decreto non si limita soltanto all'aspetto penale, rafforzando il contrasto con norme più severe, ma interviene sul piano organizzativo e su quello finanziario. Vengono stanziati 15 milioni di euro per le prime attività di bonifica e rimozione dei rifiuti nella Terra dei fuochi, sotto la guida del commissario straordinario; si istituisce, presso la Presidenza del Consiglio, il nuovo Dipartimento per il Sud, con funzione di indirizzo e coordinamento strategico, segnando una scelta politica chiara, che è quella dello sviluppo sostenibile del Mezzogiorno, che diventa una priorità nazionale. Questo decreto è il segno di uno Stato che si riappropria di un territorio, che per anni è stato lasciato alla mercé della criminalità organizzata, è un atto di giustizia verso tutti quei cittadini che hanno respirato fumi tossici, è un atto di giustizia verso le famiglie che hanno visto crescere il numero di malattie legate all'inquinamento - cosa dimostrata da un punto di vista scientifico - e verso le generazioni future, assai sensibili alla necessità di vivere in un ambiente sano.

La lotta alla criminalità ambientale e la tutela della salute - lo ripetiamo - non hanno un colore politico: sono battaglie di civiltà, che ci dovrebbero unire e che devono vedere, almeno ipoteticamente, in quest'Aula la più larga convergenza possibile. Certo, siamo consapevoli che non sarà un decreto-legge da solo a sanare una ferita così profonda; serviranno un impegno costante, controlli rigorosi, investimenti, tanto nelle bonifiche quanto nella legalità, ma diamo un segnale chiaro: il tempo dell'impunità è finito e chi avvelena la nostra terra pagherà e pagherà caro.

Quindi, concludo richiamando le parole che i cittadini della Terra dei fuochi hanno ripetuto in tutti questi anni: vogliamo vivere. È a questa richiesta elementare di vita, di salute e, soprattutto, di futuro che risponde il decreto che oggi esaminiamo, per il quale annuncio il voto favorevole della Lega-Salvini Premier.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Noi non mettiamo in discussione il fatto che il Governo, in qualche modo e anche abbastanza timidamente, tenti di affrontare un dramma come quello della Terra dei fuochi; quello che non ci convince sono il metodo e le risorse. L'accelerazione sulle norme legate alla Terra dei fuochi non nasce da una volontà del Governo, ma da una sentenza. Io voglio ricordare i nomi degli avvocati che hanno portato avanti coraggiosamente la battaglia alla Corte europea per ottenere giustizia, giustizia che il nostro Stato non dava. Valentina Centonze, Armando Corsini, Ambrogio Vallo: sono tre degli avvocati che, coraggiosamente e in modo determinato, hanno portato avanti una battaglia nel disinteresse totale, o pressoché totale, di tutti. La Terra dei fuochi è stata prima negata, poi è stato detto che non c'era l'interramento dei rifiuti, poi è stato detto che il motivo per cui si ammalavano le persone era per i loro stili di vita, poi è stato detto che non c'erano riscontri scientifici, poi è stato detto che la colpa è loro, che vivono là, e poi si è scoperto che il sistema criminale prevedeva lo smaltimento da parte di molte industrie del Nord. Dal Nord arrivavano i soldi e i rifiuti e la camorra li seppelliva e avvelenava i cittadini del Sud, in particolare quelli della Campania.

Noi non siamo contrari all'inasprimento delle pene. Perché dovremmo esserlo? Il problema è la certezza della pena. Si continua a dire: aumentiamo le pene, aumentiamo le pene, come se fossero l'unica soluzione. Scusatemi: non assumiamo più magistrati, delegittimati in tutto e per tutto da questo Governo, non ci sono unità in più, però gli affidiamo l'aumento delle pene. Vorrei domandare a quest'Aula se sappiamo quante persone sono state condannate negli ultimi anni o arrestate per reati ambientali. Io, facendo parte anche della Commissione ecomafie, feci questa domanda al prefetto di Caserta durante un'audizione e il prefetto di Caserta mi rispose. Io domandai: egregio prefetto, voi mi dite che ci sono questi team e che state lavorando - voglio far presente che esiste già un commissariato per la Terra dei fuochi; noi ne stiamo costruendo un altro e avremo, tra poco, più burocrati che agenti per strada - però, in due anni quante persone avete arrestato?

Mi fu data questa risposta dal prefetto di Caserta, Giuseppe Castaldo: negli ultimi due anni - cito la risposta pubblicata dalle agenzie - è stato effettuato sui nostri territori, cioè nella provincia di Caserta, un arresto. Un arresto! Aumentiamo le pene per questo arrestato o dobbiamo aumentare gli arrestati? Questa è la differenza della visione. Noi possiamo infliggere pure l'ergastolo, ma, se ne arrestiamo uno, non abbiamo fatto niente. Niente!

Ho domandato anche di sapere quanti reati ambientali avessero prodotto economia per il pubblico. Mi spiego meglio. Se intervengono… Apro e chiudo parentesi: so, Presidente, del suo trascorso nel Corpo forestale dello Stato, però, io mi sento di dirlo… noi, come Paese, abbiamo abolito il Corpo delle guardie zoofile nel 1979 e poi, per non farci mancare niente, abbiamo fatto assorbire da un altro Corpo, il Corpo dei carabinieri, il Corpo forestale dello Stato. Cioè noi abbiamo creato tutte le precondizioni e le condizioni per ridurre al minimo la battaglia in difesa degli animali e sui reati ambientali.

Lo abbiamo fatto noi, scientemente, in modo strutturale. L'ambiente, gli animali, l'ecosistema, di che ci lamentiamo poi? Che il territorio va nella direzione che abbiamo ampiamente segnato, eliminando ogni baluardo, scientificamente, sostanzialmente, con determinazione, con le scuse più assurde? Vorrei capire per quale ragione l'unico Corpo che era destinato alla tutela dell'ambiente viene accorpato, mentre ce ne sono altri che fanno esattamente la stessa cosa. Perché era il più debole, forse; perché l'ambiente è l'ultimo dei nostri problemi, salvo poi quando non scoppia un casino o qualcosa a livello internazionale.

Quindi abbiamo un arresto in provincia di Caserta negli ultimi due anni.

Sapete quanto ha incassato lo Stato dalle multe e dagli interventi fatti fino ad oggi? Le sanzioni sono state emesse, poi però c'è l'incasso. Da quello che ci hanno riferito, meno degli arresti, cioè zero. Ci sono state le opposizioni, si è andato a fare ricorso. Noi dobbiamo semplificare la possibilità di fare due cose per contrastare la Terra dei fuochi: il controllo e le sanzioni. Ma le sanzioni devono essere applicate. Se le sanzioni sono all'acqua di rose, fondamentalmente, noi non riusciremo a svoltare. E sia chiaro, adesso probabilmente qualcuno potrà anche non essere convinto che lo dico in perfetta buona fede, io non sono convinto che non ci sia una volontà, in qualche modo, da parte del Governo.

Il problema è che, purtroppo, non c'è conoscenza del fenomeno e c'è una visione vecchia nell'affrontarlo: aumentiamo le pene e così siamo tutti contenti. Addirittura mi sembra quasi offensivo dire che, per bonificare la Terra dei fuochi, ci mettiamo la somma incredibile di 15 milioni di euro, ovviamente solo per iniziare. Se - fatemi passare questa provocazione - si dovevano spendere questi soldi per acquistare armi o per costruire al volo un altro CPR in Albania, altro che 15 milioni, trovavamo miliardi di euro, perché sulle armi e sui CPR noi i soldi li troviamo, ma sull'ambiente siamo andati molto tranquilli. Stiamo approvando un decreto e questo decreto viene fatto in fretta e furia per un solo motivo: perché quegli avvocati, di cui ho fatto prima il nome, hanno fatto una battaglia e ci hanno messo con le spalle al muro come Paese, altrimenti, probabilmente, sarebbe finita questa legislatura e se ne sarebbe parlato con la prossima della Terra dei fuochi.

Questa è la tragica verità e il Governo ha fatto più o meno un compitino. Non dico che sia tutto negativo, dico semplicemente - come si fa nelle scuole quando uno esamina lo scritto di uno studente? -: non ha centrato il problema; lo ha scritto anche bene, ma non ha centrato il problema. Non avete centrato il problema. Avete fatto un compitino senza metterci il cuore, senza sentire la sostanza stessa del dramma di quel territorio. Avete nominato un commissario - siamo anche d'accordo, persona stimabilissima - e gli avete messo in mano 15 milioni di euro: ci può pulire i guardrail degli assi periferici della provincia di Caserta, questo può fare. È praticamente un decreto che serve per mandare qualcosa in Europa.

Abbiamo cercato in tutti i modi di dirvelo, ma io mi rendo conto che, a fronte di 15 milioni di euro, che potevano fare di più? Che potevano fare di più? Inaspriamo un po' le pene, “condiamo” con questi 15 milioni di euro. Ce la pigliamo tantissimo, e fate bene, sono d'accordo: gli zozzosi che gettano i rifiuti per strada vanno sanzionati. Peccato che, dal report delle associazioni ambientaliste, viene fatta notare una cosa, che è la cosa più inquietante di questo decreto, forse qualcosa su cui dovranno fare un passo indietro: all'inasprimento delle sanzioni in materia di abbandono per i singoli cittadini fa da contraltare l'alleggerimento, sebbene parziale - incredibile che si sia scelta questa strada -, delle pene per la gestione dei rifiuti non a norma. Perché si fa un'operazione del genere? Per quale ragione si alleggeriscono le pene per soggetti che fanno smaltimento, non che buttano il sacchetto, cosa deplorevole, ma per chi fa business?

E qua il report delle associazioni ambientaliste spiega: grazie a tre emendamenti identici di maggioranza, vengono ridimensionate anche le pene per chi effettua raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti non pericolosi in mancanza di autorizzazione. E perché inserirlo nel decreto della Terra dei fuochi? Perché fare una cosa del genere?

Noi abbiamo enormi perplessità sul fatto che non ci sia una capacità di intervento strutturale. Gli interventi strutturali, purtroppo, comportano una spesa e comportano uomini e mezzi, ma non comportano una telecamera in cui chiunque dell'attuale Governo, ma anche dei futuri Governi, possa andare lì e dire: “Ghe pensi mi”, abbiamo risolto tutto. Lo abbiamo visto anche a Caivano, mica noi pensiamo che a Caivano non ci sia stato uno sforzo straordinario.

A proposito, piena solidarietà e sostegno per padre Maurizio Patriciello, che innanzitutto ha fatto la battaglia sulla Terra dei fuochi e poi per la legalità. Noi stiamo organizzando anche un evento bipartisan per sostenere quell'uomo straordinario, però, allo stesso tempo, dobbiamo domandarci: ma scusate, con gli uomini e i mezzi che abbiamo messo in campo come è possibile che 8 ragazzini fanno due stese in una serata e un soggetto con dei disturbi mentali, tutto quello che vogliamo, però con legami diretti con la camorra, si avvicina a padre Maurizio, mentre celebra in pubblico - mentre celebra in pubblico! - la messa, davanti anche alle telecamere, e gli consegna un proiettile? Sapete perché questo avviene?

Perché, purtroppo, non basta semplicemente l'inasprimento delle pene o una spolverata, bisogna andare nel profondo. Se la Terra dei fuochi è arrivata a questi livelli è perché c'è stata una commistione politica, imprenditoriale e criminale che non è stata sradicata, non è stata sradicata, e per sradicarla ci vorrà del tempo e bisognerà fare una cosa che è dolorosa: levare tutti i soldi a questi soggetti. Non c'è alternativa, e non possiamo depenalizzarli.

E qua mi permetterete di fare un appunto su una vicenda che mi ha profondamente turbato in questi anni, e che spero il Governo voglia tenere nella dovuta attenzione come esempio negativo di come non si gestisce… ovviamente in questo caso non c'è nessun tipo di responsabilità o azione diretta che riguardi questo come il passato Governo. Mi riferisco al caso dei Pellini, famiglia criminale con sentenze passate in giudicato, condanne avvenute e sequestro per 200 milioni di euro.

È l'unica azione concreta ed economicamente significativa che è stata fatta nei confronti degli imprenditori, chiamiamoli così, che operano e che hanno devastato la Terra dei fuochi. Peccato che il tribunale di Napoli non abbia sequestrato, ma abbia confermato nei 16 mesi necessari il sequestro; e addirittura c'era stato il dissequestro di questi 200 milioni di euro, che comprendevano 8 società, 72 autoveicoli, 75 rapporti finanziari e 224 immobili.

Questo è il sangue delle vittime di Acerra e delle zone limitrofe. E non potrò mai smettere di ringraziare un eroe moderno come Alessandro Cannavacciuolo che ha rischiato, ogni volta, anche la vita per denunciare e non è mai arretrato. Tre imbarcazioni e due elicotteri. Durante le proteste - c'erano anche padre Maurizio e Alessandro Cannavacciuolo - ho avuto modo di incontrare questi soggetti che dicevano: “ma noi siamo persone normalissime e ci accusano”. E come fai ad avere 200 milioni di euro? Come li hai guadagnati? Quei soldi gli erano tornati indietro. Incredibile: per una cosa così importante non si è trovato il tempo, nonostante le manifestazioni e le nostre battaglie. Io sono andato a tutti i presidi davanti al tribunale. Si è dovuta scatenare l'indignazione pubblica e la procura, nella figura del capo della procura Gratteri, ha fatto un nuovo sequestro. Questa storia, che grida vendetta, ci deve far riflettere su un fatto: che l'unica azione vera che ha portato a un colpo profondo… Immaginate cosa potremmo fare - altro che 15 milioni - per iniziare… Avremmo potuto iniziare con i 200 milioni dei Pellini, tà-tà, i soldi del sangue delle persone avvelenate utilizzati per fare le bonifiche; 200 milioni che stanno lì, che aspettano solo di essere presi e utilizzati a fin di bene, visto che fino ad oggi sono stati utilizzati a fin di male. E parliamo di condanne che sono passate in giudicato, per quanto riguarda ovviamente il reato penale, e poi il sequestro che, invece, seguiva un altro iter giudiziario.

I fratelli Pellini sono stati condannati in via definitiva per disastro ambientale. Alcuni di loro erano legati alla pubblica amministrazione a vario titolo. Dobbiamo avere il coraggio di essere implacabili e il fatto di essere implacabili comporta uno sforzo molto maggiore di quello che ha messo in campo il Governo. Ed è qui che noi facciamo un invito: avete fatto alcuni errori, non avete ascoltato i territori, non avete ascoltato la minoranza. Ascoltate il buonsenso. Questo decreto è come quello sul codice della strada: doveva risolvere tutto e non ha risolto niente. Ed è come quell'altro sugli animali. Addirittura abbiamo sentito un parlamentare - sempre assente in Aula, ma presente in televisione - dire che, a un mese di distanza dall'ingresso di quella norma, già si avevano le prime condanne. È scritto sul Corriere della Sera, cosa che è tecnicamente impossibile. Qui abbiamo un rappresentante del Governo che conosce bene le norme e le leggi e sa bene che tecnicamente è impossibile.

Paradossalmente, nonostante il nostro durissimo intervento, come AVS, noi stendiamo una mano al Governo invitandolo a fare una seria riflessione. C'è una Commissione, la Commissione ecomafie, che sta realizzando un dossier - non lo sto realizzando io, ma due colleghi, uno di maggioranza e uno di minoranza - che mette in evidenza tutto il lavoro che è stato fatto, le audizioni e quello che hanno detto prefetti, questori, capi delle procure.

Forse avreste potuto utilizzare quel lavoro; forse avreste potuto utilizzare quell'approfondimento che la Commissione aveva realizzato. Ci sono uomini, anche in quest'Aula, che hanno fatto i Ministri, che hanno trovato soluzioni e che hanno trovato risorse che oggi non vengono utilizzate nel modo giusto. Noi vi offriamo la disponibilità a cambiare rotta, perché il nostro interesse, alla fine, è per quei cittadini, per quelli che sono morti, per quelli che stanno soffrendo oggi e per quelli che ancora devono nascere e già sono in debito con l'ambiente; già c'è un debito con l'ambiente.

Ecco, noi chiediamo al Governo di riflettere. Quindici milioni di euro! Quindici milioni di euro - è chiaro, sono i primi soldi - non bastano neanche a bonificare la vergognosa situazione che è avvenuta a Teano. Presidente, a Teano, quest'estate, è andata a fuoco una struttura, un centro di smaltimento rifiuti; i cittadini sono stati per una settimana con le mascherine come quando c'era il COVID. Per il livello di tossicità hanno chiuso tutti i servizi commerciali, è rimasto aperto solo il comune e c'era un livello tale di inquinamento che, addirittura, sembrava nebbia e, invece, era fumo tossico. Ma sapete qual è la cosa più incredibile? Che quel centro di smaltimento, che oggi potrebbe essere depenalizzato, non doveva stare lì. Sapete perché? Perché quello era un sito agricolo; solo che trent'anni fa, una famiglia di “imprenditori” - lo dico tra virgolette - di Marano si impossessò di quel sito, di quell'azienda agricola; e cominciarono a fare attività di smaltimento rifiuti. Ci furono i primi ricorsi e, intanto, mentre si facevano i ricorsi, grazie alle norme che noi come Parlamento - ovviamente non quello attuale - avevamo preparato, lui ha continuato a svolgere attività illecitamente e intanto la legge andava avanti. Sapete che cosa è successo? Che a un certo punto glielo hanno sequestrato, ma lui ha continuato a operare. È incredibile quello che sto raccontando, ma è la pura verità. E a un certo punto di questa storia il tribunale mette all'asta quel terreno per ritrasformarlo in azienda agricola. Sapete che cosa è successo? Che il giorno in cui uno ha vinto l'asta agricola, hanno - è incredibile - rimesso tutta la monnezza, che c'era dentro, e lo hanno allontanato con la forza. Quando il tribunale ha dato al sindaco pro tempore di quel comune la gestione, il compito di fare il commissario di quel terreno, è andato tutto a fuoco. È una lotta durissima e l'unico modo per vincerla è fare le scelte giuste, mettere le risorse e gli uomini giusti e investire in modo bipartisan tutte le forze sane del territorio e del Paese. Purtroppo, questo decreto non va nella direzione giusta.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2623​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, l'onorevole Pellicini. Considerato che ha terminato il tempo, le lascio due minuti supplementari.

ANDREA PELLICINI, Relatore. La ringrazio, ma non c'è alcuna replica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Sospendiamo dunque la seduta che riprenderà alle ore 17.

La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 17.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente al Ministro Urso sul settore dell'automotive. In realtà, mi vorrei spingere anche oltre perché, così come hanno chiesto i sindacati, vorrei chiedere che fosse la Presidente Meloni a riferire, ma soprattutto a occuparsi di un settore che è al collasso e di cui solo ieri evidentemente il Ministro si è accorto. Ha infatti dichiarato che il settore dell'auto sta collassando, che bisogna affrontare la situazione con realismo, senza paraocchi ideologici, ma con flessibilità e pragmatismo.

In realtà, sappiamo bene che il settore auto è al collasso da decenni. Urso se n'è accorto solo ieri e, infatti, in questi tre anni di Governo, non ha fatto proprio nulla. Si finge sorpreso, perché il Governo è in scandaloso ritardo sulla conversione ecologica, esattamente come Stellantis in Italia. Realismo significherebbe non saper far altro che chiedere all'Europa di tornare indietro sugli obiettivi di carbonizzazione. Si cercano alibi per se stessi, dopo aver tagliato i fondi destinati all'automotive, dopo aver respinto tutte le proposte per frenare delocalizzazioni e smantellamenti. Si cercano alibi per Stellantis che continua a macinare profitti miliardari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), mentre smonta il motore dell'Italia pezzo per pezzo.

Mentre Urso rilasciava le sue dichiarazioni sorprendenti, veniva resa pubblica l'indagine del centro studi della FIOM-CGIL nazionale, uno studio che, come tutte le evidenze, mostra il sostanziale disimpegno di Stellantis dall'Italia. I dipendenti sono passati, infatti, da 37.288 nel 2020 a 27.632 nel 2024: significa che, in 4 anni, sono stati persi quasi 10.000 posti di lavoro. E inoltre, accompagnamenti alla pensione, voluntary leave, esuberi, ristrutturazioni che sono costate 777.276.000 euro. Al 1° settembre 2025 il 61,68 per cento dei dipendenti è in cassa integrazione o con contratti di solidarietà. Lo stesso avviene nella componentistica: in 20 anni, dal 2004 al 2024, sono state perse 515.944 unità di produzione; nel 2024 sono state prodotte solo 289.154 auto e 190.784 veicoli commerciali.

Delle nuove produzioni lanciate da Stellantis, molte mass market, nessuna si produce in Italia. L'ha ricordato tante volte il collega Grimaldi in quest'Aula, lo faccio di nuovo oggi; il triste elenco è questo: la Topolino in Marocco, la FIAT 600 in Polonia, l'Alfa Junior sempre in Polonia, la nuova Panda in Serbia, la nuova Lancia Y in Spagna. Intanto le produzioni in Italia dei modelli mass market sono crollate. Stellantis dà la colpa al calo della domanda, ma continua a perdere quote di mercato sia in Italia sia in Europa: tra il 2022 e il 2024 è passata, nel nostro Paese, dal 35,3 per cento al 29,13 e, se il patrimonio netto è diminuito in 4 anni di più di un miliardo di euro, bisogna guardare ai 2 miliardi dell'utile 2023, distribuiti in dividendi, e al crollo degli investimenti materiali (571 milioni di euro in meno sulle attrezzature industriali e 297 milioni di euro su impianti e macchinari), per non dire della spesa in ricerca e sviluppo. Ecco è questa la realtà: si smetta di descrivere un collasso improvviso. È improvviso da soli vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Bisogna assumersi le proprie responsabilità ma, mentre l'amministratore delegato Filosa ha il coraggio di parlare di svolta per il Paese con due modelli, si sta smantellando un intero sistema produttivo. Il Ministro Urso pretenda da Stellantis un piano industriale serio, vincolante e trasparente; un piano che dica dove si produrrà, cosa si produrrà e con quali garanzie occupazionali; un piano che preveda nuovi modelli mass market che davvero possano saturare gli stabilimenti, rafforzare la ricerca e sviluppo e ripristinare il progetto della gigafactory; un piano in cui si parli di nuove assunzioni perché non vogliamo più vedere uscite incentivate.

Questo piano manca da ben prima del Green Deal. Invece di dipingere una crisi strutturale come una recente catastrofe, dovreste fare il vostro lavoro e smetterla di pensare di trascinare il nostro Paese verso un'economia di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra); una prospettiva estremamente pericolosa per il nostro futuro e inutile nel senso sia dello sviluppo, che delle garanzie occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta di comunicazione o informativa in Aula proprio perché abbiamo visto come questo Governo continua a rimandare nell'affrontare il tema dell'automotive italiano. Sta creando problemi enormi alla filiera, sta creando problemi enormi ai lavoratori, sta creando problemi enormi al nostro sistema industriale. Il calo di Stellantis del 25 per cento non è solo il calo della produzione di Stellantis, ma è il calo di tutta la filiera, su cui questo Governo non sta facendo assolutamente nulla. Devo dire che l'atteggiamento, da questo punto di vista, è vergognoso: è zerbino verso i potenti, è zerbino verso Stellantis, prima con il vecchio amministratore delegato, che è scappato con tantissimi soldi di buonuscita proprio perché è riuscito a far fruttare soltanto la parte dei dividendi, lasciando la mia regione e la mia città in ginocchio; perché abbiamo moltissime imprese dell'indotto che stanno chiudendo, moltissime imprese che diventeranno preda di chi verrà a fare pesca a strascico, prendendosi le capacità imprenditoriali del nostro tessuto senza lasciare nulla in cambio. E questo Governo è complice e muto e non sa che pesci pigliare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Le tematiche sono moltissime per affrontare questo tema. Ma siamo al 2025, voi siete al Governo dal 2022: non avete fatto assolutamente niente, niente, niente. Continuate a dire che il PIL in Italia è migliore del PIL inglese, senza nemmeno saper fare i conti. Ma andate a vedere qual è la situazione delle nostre imprese in Italia, quelle che sono in cassa integrazione, quelle che stanno chiudendo, quelle che chiuderanno probabilmente perché le commesse di Stellantis non verranno rinnovate. Avete gli occhi per guardare o guardate semplicemente sempre ai vostri orticelli, ai vostri amichetti, a fare favori ai potenti di qualsiasi tipo siano, che arrivano in Italia soltanto a guadagnare senza lasciare nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Lo state facendo in tutti i campi.

Voi avete avuto soltanto la fortuna di avere il PNRR per poter fare qualcosa e l'avete fatta anche male. Del resto, avete fatto veramente pena dal punto di vista industriale e siete anche, secondo una certa teoria, i rappresentanti del liberismo, i rappresentanti dell'industria. Siete i rappresentanti scarsi della finanza, che guadagna sulle perdite industriali del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Pandolfo. Ne ha facoltà.

ALBERTO PANDOLFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Circa venti giorni fa, a nome del gruppo del Partito Democratico, ho chiesto di avere un'informativa del Ministro Urso per capire quali misure intenda adottare il Governo per invertire il trend di caduta del settore dell'automotive.

Già i colleghi che mi hanno preceduto hanno enunciato i dati dell'Istat, che sono stati pubblicati anche nel mese di agosto. Tutti i settori legati all'automotive hanno registrato un decremento di quasi il 20 per cento: l'indice di produzione degli autoveicoli è calato, quello delle carrozzerie è calato, quello della produzione degli accessori è calato. E anche il fatturato naturalmente ha avuto una variazione negativa del proprio indice già a partire dal mese di giugno con l'ultima registrazione.

Insomma, i dati di produzione di auto in Italia nei primi sei mesi del 2025 si sono fermati solo a 123.000 unità, registrando un calo di oltre il 33 per cento. Insomma, già anche nello stabilimento torinese Stellantis di Mirafiori, come negli altri stabilimenti di Pomigliano, Cassino, Melfi e, ovviamente, Termoli, c'è forte preoccupazione. Mi permetto di suggerire che sarebbe necessario convocare con tempestività, come già abbiamo fatto, un incontro con i vertici del gruppo Stellantis e con i sindacati chiaramente, per discutere le nuove strategie industriali che interessano ciascuno degli impianti produttivi che insistono sul territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2604(ore 17,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2604​. Comunico che, a norma dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, è stata richiesta dal Governo la dichiarazione di urgenza per il disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2604: Disposizioni per la partecipazione italiana a Banche e a Fondi multilaterali di sviluppo.

Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Sulla dichiarazione di urgenza, a norma dell'articolo 41 del Regolamento, darò la parola, ove ne venga fatta richiesta, ad un oratore a favore e ad uno contro per cinque minuti.

Ha chiesto di parlare a favore, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, la deputata Carmen Letizia Giorgianni. Ne ha facoltà.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi discutiamo un provvedimento davvero importante, che definisce il quadro per la partecipazione dell'Italia a Banche e a Fondi multilaterali di sviluppo. Un testo tecnico, certo, ma tutt'altro che neutro. Qui si parla di credibilità del nostro Paese e della sua capacità di stare nel mondo con veste da protagonista, con la schiena dritta, facendo votare i propri interessi strategici e i propri valori.

Il disegno di legge autorizza la sottoscrizione di quote di capitale e aumenti di partecipazione in istituzioni fondamentali: la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, la Banca africana di sviluppo, la Società interamericana di investimento e anche il Fondo monetario internazionale. Ma non parliamo solo di numeri, qui si decide se l'Italia vuole continuare a essere presente, autorevole e trasparente, laddove si combattono povertà e degrado ambientale, dove si ricostruisce, ad esempio, dopo le guerre, ma anche dove si aprono nuove opportunità per le nostre imprese, ad esempio, e le filiere produttive.

Gli articoli del provvedimento vanno in questa precisa direzione. Si aggiornano le quote italiane presso la BIRS, la BERS e il Fondo africano di sviluppo, rafforzando la nostra base giuridica e finanziaria. Si autorizza un aumento del 50 per cento della nostra partecipazione al Fondo monetario internazionale, consolidando la stabilità finanziaria globale e il ruolo dell'Italia nel Fondo monetario internazionale.

Si contribuisce all'aumento di capitale della Banca africana di sviluppo e della Società interamericana di investimento e, con una misura innovativa, si consente alla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo di utilizzare strumenti di capitale ibrido, che la renderanno più flessibile e moderna e daranno sostegno ai progetti di sviluppo.

Tutto questo non è un atto dovuto, ma una scelta politica ben chiara. L'Italia riafferma di voler essere parte attiva nei processi multilaterali e non solo un socio silenzioso, e lo fa con un approccio che definirei strategico: razionalizzare la presenza, evitare dispersioni di risorse, introdurre strumenti di valutazione e rendicontazione. In una parola, serietà. Gradirei un po' più di silenzio.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, sennò non riusciamo ad ascoltare. Grazie.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). È un modo per integrare i nostri obiettivi di cooperazione con l'interesse nazionale, nel solco della visione del Governo guidato da Giorgia Meloni e ben rappresentata, sul piano diplomatico, dal Ministro Tajani. Questa cornice si lega perfettamente al Piano Mattei per l'Africa, che trova proprio in questi strumenti multilaterali una leva eccezionale per costruire partnership strategiche, sostenere lo sviluppo locale e rafforzare la stabilità di un continente cruciale anche per la sicurezza europea.

Permettetemi un inciso: l'Italia torna ad avere uno spread più autorevole e tassi di interesse persino - lo abbiamo visto recentemente - più bassi della Francia, che per anni ci guardava dall'alto in basso. Questo significa che la credibilità internazionale non è proprio un concetto astratto, ma una misura concreta che ci permette di pesare di più anche nei consessi multilaterali. Con questo provvedimento, l'Italia si presenta come un attore responsabile, onora i propri impegni, ma soprattutto partecipa in modo attivo, influendo sulle scelte in prima persona. Non si limita più a firmare, ma orienta; non subisce, ma guida. Con questo atto rafforziamo il ruolo dell'Italia nel mondo e rilanciamo la sua credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Che dire? ci risiamo. Questo Parlamento, di fatto, viene monopolizzato senza ritegno dalle forze di maggioranza. Non bastavano i plurimi decreti-legge, non bastavano le plurime fiducie apposte per l'appunto per la conversione dei decreti-legge, e non bastavano, Presidente, tutte le proposte, le plurime proposte di legge avanzate dall'opposizione, trasfuse, ovviamente, depotenziandole al massimo, in leggi delega, poi spente.

Voglio sottolineare, a proposito di spegnimento, Presidente, che non bastava lo spegnimento dei microfoni, altra innovazione di questo Parlamento, senza neanche consentire all'oratore di terminare il proprio discorso e di rassegnare le proprie conclusioni. Adesso siamo anche a votare le urgenze. Io dico: almeno questa maggioranza, come dire, organizzasse un po' meglio i lavori! Non è che qui siamo al servizio dell'ultima innovazione della maggioranza. In base a queste considerazioni, molto brevemente, Presidente, prima che il microfono si spenga, ma sono ampiamente in anticipo, noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, sulla dichiarazione di urgenza del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2604: Disposizioni per la partecipazione italiana a Banche e a Fondi multilaterali di sviluppo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

A seguito della dichiarazione di urgenza testé deliberata, il termine per la Commissione per riferire in Assemblea è ridotto alla metà, a norma dell'articolo 81, comma 2, del Regolamento.

Esame del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 68) (ore 17,21).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 68), a seguito della richiesta formulata dal presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle lo scorso 18 settembre.

(Discussione - Doc. XVIII-bis, n. 68)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ricordo che, secondo quanto previsto dal parere della Giunta per il Regolamento del 14 luglio 2010, la discussione del Documento consiste negli interventi del relatore e del rappresentante del Governo, per 10 minuti ciascuno, e di un rappresentante per gruppo, per 5 minuti.

La Presidenza assegnerà tempi ulteriori per gli interventi dei rappresentanti delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ai sensi del medesimo parere, dopo la discussione, si procederà direttamente al voto del Documento della Commissione, senza dichiarazioni di voto.

Rammento, infine, che, sempre secondo quanto previsto dal richiamato parere della Giunta per il Regolamento, non sono ammessi questioni pregiudiziali e sospensive, emendamenti, richieste di votazione per parti separate, ordini del giorno d'istruzione al Governo.

Ha facoltà di parlare il relatore, l'onorevole Bagnai.

ALBERTO BAGNAI, Relatore. Grazie, Presidente. La COM (2025) 524 su cui siamo chiamati a esprimerci modifica il regolamento (UE) 2021/1119, che istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica. Questo regolamento sancisce l'obiettivo della neutralità entro il 2050, in linea con gli accordi di Parigi, con il passaggio intermedio della riduzione del 55 per cento delle emissioni entro il 2030, il cosiddetto Fit for 55, rispetto ai livelli del 1990. Per dare un ordine di grandezza, la situazione al 2023 era che la Cina aveva aumentato del 379 per cento le emissioni rispetto al 1990, gli USA le avevano diminuite del 4 per cento e l'Unione europea del 35 per cento.

La stessa comunicazione rinviava a un documento ulteriore per la definizione di un ulteriore obiettivo intermedio nel 2040. Questo venne fissato dalla COM (2024) 63, dal titolo “Un futuro sicuro”, in termini indicativi, come raccomandazione, a meno 90 per cento nel 2040.

L'intervento legislativo di cui trattiamo oggi, all'articolo 1, comma 2, specifica che questo traguardo raccomandato diventa un traguardo vincolante e, inoltre, che la Commissione europea viene investita del potere di riesaminare e, potenzialmente, di intervenire su tutta la legislazione unionale, alla luce del conseguimento di questo traguardo.

L'approvazione di questo obiettivo, infatti, nel momento in cui diventa vincolante, impone inevitabilmente una revisione a cascata in senso più restrittivo delle normative europee che incidono sulla decarbonizzazione, a partire dall'Emission trading system, dall'Effort sharing regulation, da Land use, land use change, and forestry regulation, dalle norme sull'idrogeno, insomma, tutta una serie di normative che devono essere riviste e, con una spinta centralista, viene affidato alla Commissione questo compito.

Va ricordato che dal 10 al 21 novembre, si riuniranno a Belém delegati da tutto il mondo della COP30, il summit annuale sul clima delle Nazioni Unite, il cui compito è di mettere in atto l'Accordo di Parigi, da cui a gennaio - è d'uopo ricordarlo - sono usciti gli Stati Uniti, per accelerare l'azione contro il cambiamento climatico.

Gli Stati membri devono presentare i loro nuovi piani per la riduzione delle emissioni entro il 2035: l'acronimo è NDCs, Nationally determined contributions, contributi determinati a livello nazionale. In Europa, la scadenza per definire questi obiettivi era il 30 settembre, che risulta essere oggi, ma non è stato definito niente. Perché? Perché, vista la mala parata sotto il profilo elettorale in patria, la presidente von der Leyen ha scelto di rinviare la presentazione della legge europea sul clima, prevista per il febbraio 2024, per aspettare, naturalmente, le elezioni europee e il nuovo ciclo legislativo, poi per aspettare l'entrata in funzione di una nuova Commissione. Insomma, per evitare dei rovesci elettorali, la presentazione della legge sul clima è slittata di un anno e mezzo, sostanzialmente a luglio 2025. Il 2 luglio scorso è stata presentata e, naturalmente, non c'è stato tempo per mettersi d'accordo.

Sottolineo, en passant, la spregiudicatezza con cui, nel contesto europeo, obiettivi globali di tale portata, di tale rilevanza sono sottoposti all'arbitrio dei cicli politici nazionali. Perché questo è quello che è successo.

La nostra Commissione, infatti, ha più volte in questa legislatura ha ribadito, anche in sede di controllo di sussidiarietà di specifiche proposte legislative, che la decarbonizzazione e la lotta ai cambiamenti climatici sono, in linea generale, obiettivi condivisibili, ma ha sempre stigmatizzato il rischio che una loro declinazione massimalista ed ideologica comporta per l'industria. Veniamo, per esempio, al caso in questione: la comunicazione, la proposta di regolamento propone 18 criteri guida che dovranno orientare ogni proposta post-2030. I criteri sono più svariati e vanno dall'efficienza dei costi alla sicurezza energetica, alla competitività delle PMI, all'impatto sociale, alla protezione della biodiversità, alla digitalizzazione, alla neutralità tecnologica, eccetera. Quindi, viene, come dire, scolpito nella pietra, un obiettivo di riduzione anticipata in questo senso della CO2, senza ancora sapere quanto costerà né chi ne pagherà le conseguenze, portando un grave danno alla competitività delle imprese europee, anche perché questi 18 obiettivi che ho menzionato non sono perfettamente compatibili. Faccio alcuni esempi. Vogliamo conseguire la sicurezza energetica con i pannelli solari cinesi? Vogliamo conseguire la competitività con il costo del sistema energetico in aumento? Il sequestro della CO2 non produce nulla, è un puro costo. Chi lo sostiene? L'impatto sociale della chiusura di un'acciaieria o di una fabbrica di automobili come viene calcolato? Quali rimedi sono previsti? Non si possono fissare, in realtà, obiettivi ambiziosi senza tenere in debita considerazione i costi che le imprese devono sostenere, ma, più in generale, gli investimenti che il sistema deve sostenere.

La valutazione di impatto di questa COM manca, ma c'è quella della COM intermedia, dove l'obiettivo nel 1990 veniva proposto come raccomandazione. Anche proponendolo come raccomandazione, dalla valutazione di impatto emergeva che, per conseguirlo, si sarebbe dovuto investire l'8 per cento del PIL dell'Unione europea per ogni anno. Investimenti di questa ampiezza bisogna capire in che modo li si potrebbe sostenere, a meno di non fare il PNRR dell'anidride carbonica, cosa che noi, in particolare, riteniamo non sarebbe opportuna.

Come abbiamo potuto constatare negli ultimi anni, norme troppo ambiziose per i produttori dell'Unione europea, alle quali si associano, giocoforza, maggiori costi, ne pregiudicano la competitività, a vantaggio di quella di Paesi con normative ambientali meno stringenti, cioè, di fatto, dopo l'uscita degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi, a vantaggio di tutti gli altri, tranne noi, perché siamo rimasti solo noi a perseguire obiettivi di decarbonizzazione ambiziosi. E a questo danno si aggiunge, come ella riconoscerà, la beffa del fatto che, dal 1990 ad oggi, siamo anche quelli che hanno decarbonizzato di più. Quindi, forse, potremmo prenderci un po' di tempo, aspettando che gli altri ci raggiungano.

Queste valutazioni, che sono trasfuse nel parere motivato, investono direttamente il rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, che sono quelli di cui la Commissione, cui mi onoro di appartenere, deve occuparsi.

In estrema sintesi, si può argomentare che la proposta non sia conforme al principio di sussidiarietà, in quanto non risultano adeguatamente dimostrati né la necessità né il valore aggiunto dell'intervento legislativo a livello di Unione europea da essa prospettato. Le motivazioni della Commissione europea sono infatti gravemente carenti di indicatori qualitativi e quantitativi che, ai sensi dell'articolo 5 del Protocollo n. 2, dovrebbero invece confortare le ragioni che hanno portato a concludere che un obiettivo dell'Unione potesse essere conseguito meglio a livello di quest'ultima. Non basta un generico richiamo al fatto che la CO2, come lo Spirito del Vangelo di Giovanni, soffia dove desidera. Ciò anche per il fatto che la proposta è priva di una propria autonoma valutazione d'impatto, rinviando ad una precedente valutazione svolta dalla Commissione europea oltre un anno fa ed evidentemente superata, in quanto non tiene conto dell'evoluzione del contesto geopolitico globale e del conseguente impatto sulle economie degli Stati membri.

Come sostenuto anche nella relazione del Governo, dovrebbero essere condotte analisi di aggiornamento degli scenari a livello UE, al fine di renderli più aderenti all'attuale contesto globale, altrimenti ci troveremo come con l'auto elettrica al 2035, di cui oggi alcuni scoprono che mancava una valutazione d'impatto quando la proposta è stata fatta.

La proposta è lesiva gravemente del principio di proporzionalità, in quanto comporterebbe ulteriori aumenti dei costi e degli obblighi per le imprese e l'economia dell'UE, con gravi ripercussioni, soprattutto sulle industrie ad alta intensità energetica e le piccole e medie imprese; un impatto non giustificato dal traguardo proposto per il 2040.

Questi elementi di criticità sono, del resto, emersi fragorosamente nei negoziati in corso a livello di Unione europea, come ho rammentato, confermandone il carattere divisivo e l'assenza di maggioranza. In seno al Consiglio è emersa una forte spaccatura fra Stati membri, al punto tale che la Presidenza danese, in assenza di maggioranza qualificata, ha deciso di rinviare la definizione di orientamento generale originariamente prevista per il Consiglio Ambiente del 18 settembre. A questo punto, in ragione della complessità e della criticità della questione, è possibile che il Consiglio europeo sia chiamato a pronunciarsi sul tema.

Il nostro parere motivato, esprimendo una ferma contrarietà alla proposta, fornirà un importante contributo alla posizione del nostro Governo, che ha espresso la sua contrarietà al testo iniziale della Commissione europea. Al tempo stesso, con condivisibile pragmatismo - e concludo -, il Governo ha chiesto di modificare radicalmente la proposta in base ad un approccio improntato a maggiore flessibilità, al principio di neutralità tecnologica, a condizioni di parità con i partner internazionali e a una significativa estensione della possibilità di utilizzare dopo il 2036 crediti internazionali di alta qualità, ai sensi dell'Accordo di Parigi, compensando le emissioni grazie ai progetti attuati in un altro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, la Vice Ministra Gava, che si riserva.

È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Cara collega e cari colleghi, la XIV Commissione ha approvato un parere negativo - voglio specificare con i voti contrari dei gruppi di PD e MoVimento 5 Stelle, in quanto noi, in questa Commissione, purtroppo, non siamo presenti - ai sensi dell'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato dell'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea circa la proposta di un regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento che istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica.

Diciamo che, in ossequio al principio di sussidiarietà, la maggioranza ha deciso, appunto, di dare un parere motivato e negativo a questo regolamento. Le motivazioni tecnico-giuridiche e tecnico-legislative di questa obiezione ovviamente sono abbastanza risibili. Quello che conta nel parere sono le motivazioni di carattere politico che costituiscono, in realtà, il fondamento della proposta.

Il documento, infatti, sottolinea più volte i rischi connessi all'innalzamento dei costi e a una eventuale perdita di competitività per le industrie e per le imprese europee rispetto ai competitors extracontinentali che non hanno assunto gli impegni di riduzione di CO2 pur producendone di più.

È evidente che questa è l'ennesima campagna ideologica della destra contro il Green Deal, contro quelle politiche di decarbonizzazione e gli obiettivi che l'Unione europea si è data e contro la necessità di combattere efficacemente i cambiamenti climatici.

Francamente questo ostinarsi, da parte della destra, contro le politiche a favore dell'ambiente e a favore della lotta ai cambiamenti climatici è assolutamente incomprensibile. Infatti, si citano sempre i costi dell'industria in relazione alle politiche di rispetto dell'ambiente e di decarbonizzazione, ma non si citano mai i costi enormi dei cambiamenti climatici in questo Paese.

Cari colleghi e care colleghe, fino a qualche tempo fa, per parlare di cambiamenti climatici, bisognava accendere la televisione e vedere le catastrofi ambientali che accadevano in altri luoghi del pianeta, come in Asia piuttosto che in America. Ora, per vedere gli effetti dei cambiamenti climatici, è sufficiente guardare dalla finestra di casa propria e vedere cosa sta accadendo in questo Paese. Quegli enormi danni derivati dalle catastrofi ambientali nel nostro Paese, che hanno costi di decine di centinaia di miliardi e sono costati già decine di miliardi di euro al nostro Paese, sono costati anche in termini di vite. Io voglio qui ricordare che soltanto le ultime ondate di calore del 2025 hanno comportato 16.000 vittime in Europa, di cui 4.500 nel nostro Paese. Noi siamo i primi in questa pessima graduatoria. Siamo i primi per morti causati da malattie e da problemi connessi alle onde di calore nel nostro Paese.

Rispetto a queste questioni, voi che cosa fate? Continuate a cercare di difendere unicamente gli interessi delle grandi imprese, delle grandi industrie e dei grandi player dell'energia, anche a partecipazione statale, come ENI e come ENEL, ossia quelle compagnie che hanno avuto in quest'ultimo periodo 70 miliardi di extraprofitti sulle spalle dei cittadini e delle cittadine (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Non si tratta soltanto di difendere la salute, cosa fondamentale per le persone, ma si tratta anche di difendere la nostra economia. Con le vostre scelte state destinando l'Italia all'irrilevanza economica nei prossimi anni, perché oggi la battaglia per l'innovazione, la battaglia tecnologica passa attraverso la ricerca sulle energie rinnovabili. Voi, che siete appassionati di grandi automobili, andate a vedere le mostre di automobili che ci sono in giro per l'Europa: dove sta l'innovazione tecnologica, se non nei motori elettrici, se non in quel tipo di struttura?

E voi state destinando il nostro Paese all'irrilevanza, alla marginalità tecnologica nel prossimo periodo. Così, mentre gli altri investono in nuove tecnologie, voi in realtà non lo fate. Io penso che noi dobbiamo uscire da questa logica e dobbiamo saper rispettare l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Se oggi discutiamo in quest'Aula di un atto che riguarda il cuore della sfida climatica europea è grazie al MoVimento 5 Stelle. È un passaggio cruciale, che impone a ciascun Paese membro, quindi anche ovviamente all'Italia, di assumersi la responsabilità storica di costruire una traiettoria che sia chiara, misurabile, vincolante proprio in merito alla riduzione delle emissioni. Per questa maggioranza il cosiddetto concetto di ambizione è molto relativo.

Le minacce alla natura e gli impatti del cambiamento climatico sono le sfide principali che l'Europa si trova ad affrontare per la propria competitività. Vi do qualche dato: quasi tre quarti delle aziende europee dipendono fortemente da almeno un ecosistema naturale e il 75 per cento dei prestiti bancari viene concesso a imprese che fanno affidamento proprio su risorse naturali per la propria attività. E considerate che quasi il 15 per cento delle attività industriali, purtroppo, si trova in zona alluvionale. E questi sono solo alcuni dati.

Proprio ieri, l'Agenzia europea dell'ambiente ha pubblicato il suo report annuale sullo stato dell'ambiente e ha certificato che l'Italia è ancora indietro su numerosi aspetti. Leggo testualmente: dalle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, alla gestione dei rifiuti, fino alle sfide socio-economiche legate al divario generazionale, alla scarsa mobilità sociale e alla diffusa povertà energetica.

Il punto cruciale è proprio questo: che il continuo aumento delle emissioni, che stravolge il clima e genera eventi estremi, ci costa tantissimo. Considerate che nell'Unione europea, tra il 2020 e il 2023, sono stati spesi 44,5 miliardi di euro di media. La BCE stessa ha stimato aumenti dell'inflazione, proprio a causa del collasso climatico, dall'1 al 3 per cento entro il 2035. Ecco, andando avanti col passo del Governo Meloni, ci rendiamo conto che una neutralità tecnologica, climatica, ce la possiamo anche purtroppo dimenticare. Lo sanno bene le comunità che vivono in territori fragili, tra frane e alluvioni; lo sanno i nostri agricoltori, che vedono i raccolti bruciati, purtroppo, dalla siccità; lo sanno i nostri cittadini, che vivono ogni giorno nelle nostre città con un'aria irrespirabile. Altro che PNRR dell'anidride carbonica, come ha affermato adesso il relatore.

Fate propaganda su tutto, anche l'ambiente sta diventando uno strumento di propaganda. Propaganda sul nucleare, come se il nucleare fosse la panacea di tutti i mali e lo strumento che abbassa le bollette, quando sapete benissimo che non è così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma state facendo una propaganda da tre anni a questa parte.

Fate propaganda sulla tutela ambientale, sempre evocata e mai realizzata, e fate propaganda su una sedicente difesa delle imprese, anche a livello economico, quando - lo sapete benissimo - le uniche imprese che voi tutelate sono le lobby del fossile.

La Premier Meloni ama raccontarsi come donna, come donna vicino ai cittadini, come vicina del popolo, come patriota. Ma io chiedo a lei - tramite lei, Presidente - e chiedo a me e a quest'Aula: quale patriottismo c'è nel far pagare bollette stratosferiche, salatissime, per colpa di una miopia energetica di questo Governo? Io direi che vi è proprio un'assenza di politica energetica di questo Governo. Quale patriottismo c'è nell'abbandonare i nostri agricoltori, le piccole e medie imprese, le famiglie, proprio davanti a eventi purtroppo estremi?

Ecco, non c'è alcuna politica ambientale, non c'è alcuna politica energetica, avete creato solo un'arma di distrazione di massa rispetto a quello che oggi si chiama Green Deal che per voi oggi è il nemico da combattere e da abbattere.

Mentre si accusa l'Europa di ideologia verde, purtroppo, la transizione energetica rallenta. E ritardare o rinviare tutti i nostri obiettivi climatici, purtroppo, non fa altro che aumentare i costi e le disuguaglianze e indebolire la nostra resilienza. Allora, sì, oggi rivendichiamo la scelta del MoVimento 5 Stelle di portare questo atto in Aula, scrivendo una lettera a Fontana, anche perché non basta solo una Commissione. Potete ingannare la stampa con i vostri slogan, potete nascondervi dietro l'illusione del nucleare o, ancora, dietro un finto pragmatismo. La transizione ecologica, colleghi, non è un lusso, è la condizione minima di sopravvivenza per le future generazioni. E anche su questo - piaccia o non piaccia -, purtroppo, la storia non aspetta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi e colleghe, il nostro voto sarà conforme a quello già espresso in XIV Commissione, e riguarda la modifica del regolamento sulla neutralità climatica. Aggiungo però che la nostra posizione è ovviamente nel senso della decarbonizzazione, della lotta al cambiamento climatico. Dobbiamo tener conto degli effetti sul sistema delle imprese, dei costi per le imprese, ma anche dei costi in termini di concorrenza sleale. Il clima ovviamente riguarda l'intero mondo (non ci sono confini quando si tratta dell'ambiente); tuttavia, quello che ancora oggi esiste è un confine dell'Unione europea, un confine del mercato unico che ha effetti sulla rigidità degli aiuti di Stato. Quindi dobbiamo tener conto di questo, ma anche del fatto che, contrariamente a quanto ho sentito dire fino ad ora, esistono già alcuni limiti al 2030 e al 2050 ben chiari a livello europeo. Quindi aggiungere ulteriori elementi non fa che aggravare quanto ho detto prima. Peraltro - lo sappiamo bene -, la posizione degli Stati membri non è omogenea e non c'è neanche una posizione favorevole della Commissione ENVI, ossia la Commissione per l'ambiente del Parlamento europeo.

Noi comunque ci siamo espressi, Presidente, con riguardo alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea); mi riferisco alla valutazione della sussidiarietà, posto che il profilo di attribuzione esiste, perché è conforme all'articolo 192 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Il limite è esattamente questo, ossia che non è dimostrato che vi sia un vantaggio nell'avere una norma di carattere europeo rispetto a una di carattere nazionale. E questo deriva dal fatto che non c'è una valutazione di impatto, perché non possiamo avere semplicemente un rimando al regolamento (UE) 2021/783. Infatti, in quattro anni, da questo punto di vista, molto è cambiato, in termini non solo geopolitici, ma anche di impatto sull'energia e sulle imprese. E non c'è neppure una relazione di accompagnamento che motivi l'intervento secondo il principio di sussidiarietà. Infatti, l'ha ben detto anche il relatore, c'è un riferimento specifico al quale ci dobbiamo attenere, che è quello dell'articolo 5 del Protocollo n. 2 allegato ai Trattati. Quindi, sotto questo profilo, ci sono alcune lacune. Ma oltre a questo, c'è un limite che risiede nel principio di proporzionalità, perché non è affatto dimostrato il contemperamento, che invece ci deve essere, tra gli obiettivi climatici, ma anche in merito alla promozione della competitività economica europea.

Ecco, a questo proposito, Presidente, ci sono temi di attualità che riguardano la tenuta delle nostre imprese. Noi l'abbiamo visto proprio in seguito alla pandemia. Abbiamo verificato che da parte delle nostre imprese e, in generale, delle nostre industrie c'è una difficoltà ad essere resilienti. E non possiamo affatto chiudere gli occhi dinanzi a questo. Dobbiamo perseguire gli obiettivi (come già detto, sono ben chiari) al 2030 e al 2050, ma, al tempo stesso, dobbiamo tener presente l'esigenza chiara delle imprese, alla quale noi teniamo come gruppo, che è quella della competitività. Quindi, nessun obiettivo, nessun intento teorico, ma, anzi, un'attinenza molto pratica a quella che deve essere la nostra politica, a livello europeo e a livello nazionale. Per questa ragione, il nostro voto sarà conforme a quanto già espresso in XIV Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Montemagni. Ne ha facoltà.

ELISA MONTEMAGNI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il parere motivato della XIV Commissione, su cui oggi siamo chiamati a pronunciarci, costituisce una presa di posizione molto importante per la Camera e per il nostro Paese. Lo diciamo chiaramente, con questo parere: non saremo più accondiscendenti verso le derive ideologiche che hanno accompagnato negli ultimi anni l'azione legislativa europea in campo climatico. Qui stiamo parlando di una vera e propria accelerazione del percorso: dell'imposizione di una riduzione, entro il 2040, delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 90 per cento, rispetto al 1990. Si tratta, come si diceva, di un'accelerazione, di un percorso che è già molto ambizioso e che prevede la completa decarbonizzazione al 2050, con evidenti oneri a carico del sistema produttivo. Questo Parlamento e questo Governo, come hanno già fatto per numerosi atti legislativi nel settore, intendono utilizzare ogni strumento previsto dai Trattati per sottoporre a un vaglio che sia approfondito e, se necessario, bloccare iniziative intese a introdurre nuovi vincoli per il nostro Paese, per le nostre aziende e per i nostri cittadini; tutto questo, tra l'altro, fatto in base a un generico richiamo agli obiettivi di decarbonizzazione.

Un altro motivo dell'importanza del parere motivato sta nel fatto che sostiene e rafforza l'azione negoziale del nostro Governo, quella degli europarlamentari italiani e quella delle forze di maggioranza.

Per confermare il carattere divisivo e ideologico della proposta, ricordo che su di essa si è creata una situazione di stallo, in seno sia al Consiglio, sia al Parlamento europeo. Anche nel negoziato intergovernativo in seno al Consiglio è stato impossibile definire una maggioranza, per le fortissime divisioni tra le delegazioni nazionali. Quindi, stiamo parlando di qualcosa che già arriva privo di unanimità e, quindi, che ha motivazioni di base che ci arrivano a monte.

Con il parere motivato, in sostanza, il Parlamento manifesta al Governo e alle istituzioni europee la volontà di tracciare una linea chiara: la proposta originaria della Commissione è inaccettabile e va respinta al mittente.

Le proposte devono essere adeguatamente motivate e questa - lo sappiamo benissimo e lo abbiamo già sentito nella relazione del collega Bagnai - non lo è. La XIV Commissione ribadisce che le proposte non solo devono essere adeguatamente motivate, ma che una proposta di questa portata non può essere priva addirittura della valutazione di impatto e viola, quindi, gli obblighi minimi di motivazione dell'intervento a livello europeo.

Voglio dare atto alla XIV Commissione di avere, anche in questo caso, marcato, con argomenti solidi, i criteri di riparto di competenza tra l'Unione e gli Stati membri. Permettetemi un ringraziamento al relatore Candiani e al presidente Giglio Vigna per il lavoro che hanno fatto.

L'Europa deve dimostrare, sulla base di indicatori qualitativi e quantitativi, l'esistenza dei presupposti della sua azione, se intende legiferare.

Da ultimo - ma non è ultimo, anzi, per noi è di primaria importanza -, dobbiamo parlare e dobbiamo capire a cosa vanno incontro i nostri cittadini e le nostre aziende: li dobbiamo accompagnare nel processo di transizione. Se poniamo nuovi vincoli e nuovi obiettivi, rischiamo di mettere a repentaglio anche il lavoro che le nostre aziende stanno facendo per raggiungere gli obiettivi. Pensiamo, tra l'altro, alle grandi economie mondiali, che, invece, stanno decidendo di seguire vie più graduali per arrivare agli obiettivi, e pensiamo allora a quanto questo possa addirittura penalizzare, ancora di più, i comparti produttivi di tutta Europa. Mi chiedo se questo sia il modo attraverso il quale la Commissione europea, che nel giorno del suo insediamento ha solennemente parlato di conciliazione tra transazione climatica e rilancio della competitività dell'Europa, se la via tracciata sia quella giusta per arrivare all'obiettivo che si prefigge. Perché, come pensiamo di rilanciare l'economia, se mettiamo vincoli stringenti alle nostre imprese?

Per tutti questi motivi, che sono qui elencati, ribadiamo il nostro favore al parere motivato che arriva dalla Commissione. Dobbiamo accompagnare il Governo e i cittadini in una trattativa europea che è di vitale importanza. Al di là di quello che si dice in quest'Aula, da parte nostra non c'è un'ideologia alla base, ma c'è la volontà di fare e di fare bene, non di fare presto, solo per ideologia, rischiando di fare male, affondando il settore produttivo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Filippin. Ne ha facoltà.

ROSANNA FILIPPIN (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il parere motivato approvato nella XIV Commissione rappresenta invece, secondo la nostra posizione, un passo indietro nella lotta contro i cambiamenti climatici: è un testo che guarda clamorosamente al passato e si dimentica completamente che la vera minaccia non è la transizione ecologica ma l'inazione. Chi sostiene che un obiettivo vincolante al 2040 sia un fardello trascura una realtà evidente, che il fardello vero lo portiamo già oggi: lo portano le nostre comunità, che sono colpite da siccità, alluvioni, incendi, eventi estremi; lo porta il sistema produttivo; lo portano le nostre città, che sono soffocate dall'inquinamento. Non possiamo più permetterci di guardare altrove.

Si contesta l'assenza di una nuova valutazione di impatto ma, colleghi, i dati scientifici sono già chiari. La finestra per contenere l'aumento delle temperature si sta chiudendo. Aspettare ancora diverse analisi, mentre il pianeta brucia, equivale solo a negare l'evidenza. Si invoca il principio di sussidiarietà, come se ogni Stato potesse affrontare da solo una sfida globale, ma sappiamo bene che è l'Europa, con la sua forza regolatoria e finanziaria, a poter garantire uniformità, certezza e giustizia. Nessuno Stato membro, da solo, ha la scala necessaria per incidere davvero. Infine, si propone un traguardo flessibile non vincolante, ma sappiamo che gli obiettivi senza vincoli sono promesse vuote. Se non avessimo fissato obiettivi giuridicamente vincolanti non avremmo oggi il pacchetto Fit for 55 né la riduzione del 37 per cento delle emissioni già conseguite. Sommessamente, ricordo che il pacchetto “Pronti per il 55” è stato approvato dal Governo Draghi, ma è stato gestito da questo Governo e dai suoi Ministri.

Noi pensiamo che la posizione espressa con il parere motivato della XIV Commissione sia miope, ingiusta e persino pericolosa. È miope, perché dimentica che il cambiamento climatico non si ferma ai confini nazionali: le alluvioni, le siccità, le ondate di calore, che colpiscono le nostre città e i nostri territori, dimostrano che solo un'azione comune può avere effetto. È ingiusta, perché scarica sulle generazioni future il peso della nostra indecisione. La Commissione europea ha scelto l'obiettivo del 90 per cento di riduzione di emissioni climalteranti entro il 2040 non per ideologia, ma per pragmatismo: è la soglia indicata dagli scienziati, l'unico modo per arrivare in sicurezza alla neutralità climatica nel 2050. Rallentare oggi significa semplicemente chiedere ai nostri figli di correre domani, oppure di vivere in una terra sconvolta dagli eventi estremi. È pericolosa, perché lascia l'Europa in balia dei colossi globali. Chi sostiene che fissare un traguardo vincolante ci indebolisce rispetto a Cina e Stati Uniti dimentica che l'Europa si è già dotata di strumenti per difendere la propria competitività, dal Patto per l'industria pulita al Piano d'azione per un'energia a prezzi accessibili, fino alla futura Banca per la decarbonizzazione. Senza obiettivi chiari questi strumenti perdono efficacia.

Colleghi, la XIV Commissione ha scritto che mancano flessibilità e strumenti di adattamento: non è vero. La proposta prevede l'uso dei crediti internazionali, il sistema di quote di scambio di emissioni e la possibilità di compensare sforzi tra settori. Certo, si può discutere se questi margini vadano ampliati, ma negarne l'esistenza è fuorviante. Soprattutto, la proposta è tecnologicamente neutrale: non impone una sola via, ma apre a tutte le soluzioni a zero e a basse emissioni.

Infine, un ultimo punto politico: la leadership internazionale. A novembre, alla COP30 di Belém, l'Europa porterà il suo contributo determinato a livello nazionale. Senza un traguardo al 2040, l'Unione arriverà divisa, debole, incapace di chiedere agli altri grandi emettitori di fare la loro parte. Chi oggi dice aspettiamo, di fatto dice: lasciamo che siano gli altri a decidere per noi. È esattamente per questo che noi, invece, siamo contrari al parere motivato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Di Maggio. Ne ha facoltà.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, noi oggi siamo chiamati a pronunciarci, appunto, sul parere motivato approvato lo scorso 18 settembre sulla proposta di regolamento relativa al traguardo climatico dell'Unione europea per il 2040. Si tratta - lo avete sentito - di una questione cruciale per le nostre imprese e per i nostri cittadini, che richiede la massima attenzione del Parlamento, la massima attenzione che abbiamo espresso anche in Commissione XIV.

La proposta della Commissione europea impone una riduzione entro il 2040 delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 90 per cento rispetto a quelle che erano nel 1990. È un numero che può sembrare astratto, ma che, tradotto nella vita reale, significa nuove regole, nuovi vincoli, nuovi oneri economici. Significa chiedere al nostro sistema produttivo di accelerare ancora di più un percorso che è già molto impegnativo, quello della neutralità climatica al 2050.

Presidente, noi sappiamo bene che la fissazione degli obiettivi ambiziosi senza tener conto, poi, della considerazione dei costi che le imprese devono sostenere è uno dei difetti e uno degli errori più gravi dell'azione delle istituzioni dell'Unione europea e che Fratelli d'Italia, anche in seno al gruppo dei conservatori e riformisti europei, ha sempre denunciato, perché l'Europa non può continuare a confondere l'ambizione con l'ideologia, né pensare di salvare il pianeta distruggendo la propria economia. Imporre obiettivi irrealistici e irraggiungibili significa penalizzare famiglie, imprese e lavoratori. Questo non è ambientalismo, colleghi: questo è cieco dogmatismo. È per questa ragione che al Parlamento europeo, in Commissione ambiente, ci siamo schierati contro l'approvazione del testo iniziale della Commissione europea. Quindi, con il parere motivato, approvato in Commissione XIV, noi intendiamo sostenere anche l'azione sinora condotta dal Governo in seno al Consiglio, che è volta ad ottenere una profonda riscrittura della proposta, ispirata a criteri di maggiore flessibilità, ovviamente.

Noi vogliamo sottolineare che la pronuncia della XIV Commissione si fonda su solidi argomenti giuridici. Il parere motivato statuisce, infatti, che la proposta di regolamento non è conforme al principio di sussidiarietà, in quanto non risultano dimostrati dalla Commissione europea né la necessità né il valore aggiunto dell'intervento legislativo da essa prospettato a livello di Unione europea. Inoltre, la proposta è priva di una specifica valutazione d'impatto e, come sostenuto anche dal nostro Governo, sarebbe invece necessario fondare nuove misure così impattanti, come il traguardo per il 2040, su analisi aggiornate e autorevoli, che guardano gli scenari globali ed europei che sono nel frattempo radicalmente cambiati. La proposta di regolamento, inoltre, viola palesemente il principio di proporzionalità, introducendo ulteriori aumenti degli oneri per le imprese e per i cittadini dell'Unione europea.

Colleghi, è bene ribadirlo: noi non intendiamo piegarci a questa logica. Non accettiamo che, in nome di un ambientalismo di facciata, si impongano politiche che portano alla desertificazione industriale dell'Europa e alla perdita di nuovi posti di lavoro. La Commissione von der Leyen aveva posto al centro del suo mandato 2024-2029 l'obiettivo di coniugare la doppia transizione - quindi, quella ecologica e digitale - con la crescita e con la competitività. Questo, peraltro, era in linea con le raccomandazioni contenute nel rapporto Draghi. Eppure, la proposta che oggi abbiamo davanti smentisce quegli impegni e ripropone il vecchio approccio del Green Deal 2019-2024: obiettivi astratti, scarsissima attenzione agli effetti economici e totale indifferenza verso le specificità dei Paesi membri. Un approccio che questo Governo e la Camera avevano più volte contrastato, anche attraverso l'approvazione di pareri motivati sulle proposte legislative relative alle emissioni dei veicoli. Ci auguriamo che si tratti soltanto di un incidente di percorso.

Chiudo, Presidente, dicendo che confermare il parere motivato della XIV Commissione significa per noi affermare che l'Italia non intende rinunciare alla propria sovranità economica e industriale in nome di un obiettivo ideologico; significa che l'ecologia deve camminare insieme alla crescita, al lavoro e alla giustizia sociale. Per tutte queste ragioni, concludo chiedendo all'Assemblea, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, di confermare il parere motivato espresso dalla XIV Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Votazione - Doc. XVIII-bis, n. 68)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 68).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1625 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi (Approvato dal Senato) (A.C. 2623​) (ore 18,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2623: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi.

Ricordo che nella seduta odierna si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2623​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PAOLO PULCIANI , Relatore. Grazie, Presidente. Per tutti gli emendamenti invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Confermo il parere come il relatore.

PRESIDENTE. Parere, quindi, contrario su tutti gli emendamenti.

Passiamo all'emendamento 1.1 Auriemma. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, però, prima ancora, volevo fare un attimo un'introduzione per quanto riguarda il complesso degli emendamenti.

PRESIDENTE. Ormai abbiamo superato quella fase. Non ha alzato la mano, però, ovviamente, nel corso dei suoi interventi ne potrà parlare.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Va bene. Questo emendamento va a disciplinare, in modo particolare, l'articolo 29, comma 9, del testo unico ambientale. In sostanza, va a disciplinare la condotta di chi va a violare le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale, l'AIA. L'attuale formulazione, sostanzialmente, non prevede un'attività scandita in maniera chiara così da poter imporre al gestore dell'impianto determinati adempimenti entro determinati termini. In questo caso, con il nostro emendamento, stiamo cercando di disciplinare questa parte che non è prevista dalla norma.

In sostanza, dopo due diffide per la violazione delle prescrizioni dell'AIA, automaticamente c'è la sospensione dell'autorizzazione, quindi ci sono dei tempi certi in modo da non rilasciare in mano alle pubbliche amministrazioni, normalmente regionali o statali, la possibilità di non individuare delle tempistiche certe sulla revoca, perché sappiamo che le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale sono delle prescrizioni che fanno sì che l'impianto sia prestante e non sia impattante da un punto di vista ambientale.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.2 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo che, a seguito di due diffide emesse nei confronti proprio dello stesso gestore perché non ha osservato le prescrizioni autorizzatorie, si possa disporre e ottenere la revoca dell'autorizzazione integrata ambientale e la chiusura dell'installazione.

Di fatto, penso che sia assolutamente in linea con quello che dovrebbe essere l'obiettivo di questo decreto-legge, quindi quello di contrastare questi atti particolarmente gravi e illegali nei confronti dell'ambiente e, conseguentemente, della salute. Riteniamo pertanto che, a seguito di due diffide, si debba assolutamente disporre, come indichiamo, senza indugio, questa revoca dell'autorizzazione. Auspichiamo, pertanto, un ripensamento da parte della maggioranza e del Governo.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.3 Sergio Costa. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento ci dà l'occasione di intervenire un po' sul senso di questo decreto-legge o, meglio, sul non senso. La relazione di accompagnamento di questo decreto-legge ci dice che questo provvedimento vuole rispondere alle prescrizioni che la CEDU, la Corte europea dei diritti dell'uomo, ha imposto allo Stato italiano a seguito di una sentenza del 30 gennaio 2025. Ebbene, questo Governo che cosa fa?

Pensa di rispondere a prescrizioni ben precise, che non riguardano assolutamente la questione dei reati e il passaggio da contravvenzioni amministrative a delitti, ma è una cosa molto più complessa, con questo provvedimento, che, di fatto, non analizza neanche la questione della Terra dei fuochi. Chiamare un provvedimento “Terra dei fuochi” significa impegnarsi, significa porsi un obiettivo impegnativo - mi permetto… che c'è il Vice Ministro - che riguarda un territorio, Vice Ministro, che conta circa 2,5 milioni di abitanti.

Abbiamo 56 comuni della provincia di Napoli e 34 della provincia di Caserta. Nel pensare di poter contrastare il traffico illecito dei rifiuti con questo provvedimento, sinceramente, o si pecca di ingenuità o non si vuole affrontare il fenomeno. Il traffico illecito dei rifiuti non è soltanto e non più lo sversamento o il sacchetto di immondizia che si butta sulle strade o lo sversamento dei rifiuti pericolosi o non pericolosi. Il traffico illecito dei rifiuti - ce lo dicono i procuratori ascoltati nella Commissione ecomafia - ha cambiato pelle: non è più il Nord verso il Sud, ma la nuova rotta è verso la Puglia.

La nuova rotta è transfrontaliera: parliamo di Terre dei fuochi europee, parliamo di impianti italiani che sono all'estero, in Lettonia, in Macedonia, e che purtroppo non rispecchiano minimamente le prescrizioni ambientali. Parliamo degli appalti nell'ambito della bonifica. Questo provvedimento, allora, che cosa fa? Non risponde alla CEDU, perché la CEDU parla di obblighi ben chiari che riguardano la popolazione e che riguardano un impegno serio. Non risponde ad un contrasto vero del traffico degli illeciti, perché tutta la questione transfrontaliera non viene affrontata.

Non risponde alla nuova veste che ha preso la criminalità organizzata in questo campo, che guarda con attenzione, molta attenzione, le attività di bonifica, che sono assegnate agli enti locali, ai comuni.

E su questo, sugli appalti, sugli affidamenti, a volte anche con somme che possono prevedere l'affidamento diretto, non è previsto nulla.

E non è previsto nulla - mi permetto di dire, Presidente - neanche per il fenomeno Terra dei fuochi così come lo conosciamo, cioè quell'area della provincia di Napoli e di Caserta, perché lì c'è un'emergenza sanitaria che questo provvedimento non affronta minimamente.

Allora, che cosa fa questo Governo? La cosa più semplice: aumenta le pene. Aumenta le pene o trasforma in delitto delle condotte che in questo momento sono oggetto di contravvenzioni amministrative. Siamo anche d'accordo su questo e questa era in parte la richiesta dei procuratori. Ma tale richiesta veniva a valle di una ricostruzione di questo settore che è molto più complessa e che il decreto in esame non affronta minimamente.

Con questo provvedimento cerchiamo di aprire un focus che non può essere soltanto l'aumento della pena in sé, ma deve assolutamente riguardare la possibilità di contrastare l'aspetto economico di questo fenomeno che il provvedimento non affronta minimamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.4 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento andiamo ad apportare un'integrazione - a nostro parere assolutamente necessaria e doverosa - laddove la norma, così come uscita dai lavori al Senato, prevede la rilevanza a livello di reato della condotta di abbandono e deposito di rifiuti solo, però, nella formulazione concernente la loro immissione nelle acque superficiali o sotterranee.

Da questo punto di vista, invece, con l'emendamento, andiamo a inserire anche il caso in cui l'immissione avviene nel sottosuolo. Perché è vero che la norma, così come formulata, prevede “sotterranee”, ma fa riferimento alle acque, mentre, nel caso specifico, con “sottosuolo” parliamo chiaramente del terreno.

A nostro parere, senza questa precisazione la norma rischia di avere un buco normativo talmente rilevante che rischia davvero di renderla totalmente inefficace e lasciare spazi di impunità a chi, invece, si rende responsabile di questi gravi reati.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.6 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.7 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, questo proposto da AVS è un emendamento che dovrebbe essere automatico. Noi parliamo delle riscossioni fatte quando ci sono questi sversamenti o abbandoni e scriviamo che, quando queste somme vengono riscosse, esse devono essere “destinate ai comuni ove si è verificato l'abbandono e sono riservate per interventi di bonifiche”.

Presidente, noi vogliamo ricordare che questo decreto prevede attualmente 15 milioni di euro per le bonifiche solo - solo - per bonificare il territorio, per quanto ha detto il commissario straordinario. Ma, secondo me, è una cifra ottimista: ci vorrebbero 2 miliardi di euro.

Adesso, se noi non creiamo neanche un sistema virtuoso… Noi dobbiamo vincolare i soldi che vengono raccolti con le riscossioni all'utilizzo per le bonifiche, anche perché abbiamo molti dubbi, visto che non sono previsti più agenti o più soggetti per l'intervento e il contrasto nella Terra dei fuochi: abbiamo creato soltanto un'ulteriore struttura burocratica.

Il rischio che corriamo è che, anche quando viene realizzato un intervento sanzionatorio, non avvenga la riscossione. E se questa avviene, deve essere destinata al comune: ciò potrebbe spingere gli enti ad agire con maggiore determinazione.

Il rischio che corriamo è che inaspriamo le pene, ma tutto il resto non viene considerato. E, quindi, ci potremmo trovare davanti a un'azione inutile. Infatti, il rischio che corriamo è che tutto quello che stiamo facendo, pur comprendendo la buona fede e la buona volontà da parte della maggioranza, diventi soltanto estetica: 15 milioni per le bonifiche, zero per l'attività di contrasto, zero per assumere nuovo personale, zero per la prevenzione. E come vogliamo farla questa battaglia sulla Terra dei fuochi, se alla fine arriviamo con armi spuntate?

Per cui noi ritenevamo che questo emendamento fosse addirittura scontato. Ribadiamo: se non vincoliamo questi soldi, rispetto ai quattro spicci che sono attualmente previsti per le bonifiche, non incentiveremo neanche il contrasto nei confronti dei soggetti inquinatori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo agli identici emendamenti 1.8 Simiani, 1.9 Dori e 1.10 Auriemma.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Chiedo di sottoscrivere per poter intervenire. Questo emendamento riprende l'1.7 Dori e lo amplia anche in alcune parti. Ma il tema è importante - che tra l'altro è già stato anche spiegato prima - è che se gli introiti, nel caso di estinzione del reato, arrivano allo Stato, devono essere automaticamente distribuiti a comuni e città metropolitane proprio per fare interventi di bonifica.

Questi interventi di bonifica non sono solo un valore aggiunto per quanto riguarda l'ambiente, sono anche un valore aggiunto per quanto riguarda le operazioni di rigenerazione urbana all'interno delle città. Perché uno dei costi più importanti che un operatore o un comune hanno quando devono agire all'interno della città per riqualificare un'area abbandonata è la bonifica, la bonifica ambientale. Molte di queste aree abbandonate nelle nostre città diventano discariche abusive, chiaramente con sversamento di rifiuti pericolosi e problematiche che possono essere risolte se vengono finanziate.

Quindi, non capiamo sinceramente perché questi introiti debbano andare nel calderone del bilancio dello Stato; nascono con l'intento di punire chi trasgredisce sotto questi punti di vista, però, poi, i comuni e le città metropolitane rimangono col cerino in mano nel poter fare opere di bonifica.

Per quanto riguarda le città metropolitane e le province, è chiaro che, per esempio, tutte le questioni dei rifiuti abbandonati lungo le strade provinciali sono un problema che, per essere risolto, ha bisogno di soldi. E molte volte da queste cose nascono controversie tra i vari enti: tra i consorzi di gestione dei rifiuti, tra i comuni attraversati dalla strada provinciale e la provincia stessa.

Quindi, da questo punto di vista perché non fate questo passaggio automatico, che ha un senso quasi banale? Non riesco a capire le motivazioni e devo dire che stiamo perdendo un'occasione per dare anche un senso a questo decreto che possa veramente aiutare gli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io su questo emendamento, facendo una riflessione che va anche oltre l'emendamento, perché credo che la discussione proprio sul provvedimento, legato alla Terra dei fuochi, vada messo in campo anche in relazione alle abitudini e alle scelte che i cittadini e le imprese fanno anche nel momento in cui sbagliano.

Qual è il punto? È che il Governo in questo caso, così come ha fatto anche in altri provvedimenti, attiva solamente una procedura, quella repressiva, in termini, magari, anche giusti, perché ci sono alcune cose che noi condividiamo in questo provvedimento anche nell'ambito dell'attività penale che comunque oggi la magistratura deve adottare nel momento in cui le persone e le imprese sbagliano. Tuttavia, c'è un'altra parte, che vorrei che voi dovreste, in un certo senso, capire e su cui dovreste ragionare, che non riguarda solamente l'ambiente ma riguarda la vita di tutti i giorni. Oggi, però, abbiamo bisogno di stabilire una cosa chiara, che i cittadini devono essere anche educati, che le nuove generazioni devono essere educate. Per questo sugli introiti che noi oggi ricaviamo dalle ammende che sistematicamente i comuni e gli enti locali applicano proprio nell'ambito delle varie difficoltà che oggi ci sono nelle città - nel momento in cui abbandonano e, comunque, ci sono anche delle ammende importanti - noi vorremmo che ci fosse la possibilità di dare una parte importante di questi introiti ai comuni e alle città metropolitane per poter sviluppare attività di prevenzione e soprattutto di educazione, cioè in questo caso di poter sensibilizzare i cittadini perché questo non avvenga. Noi lo possiamo fare attraverso poche e anche elementari scelte che, comunque, gli enti locali faranno nell'ambito delle proprie attività e delle proprie proposte. Lo fanno normalmente, perché siamo di fronte, tuttavia, a un cambiamento anche culturale, che va visto e va vissuto anche nei prossimi indirizzi comunitari.

Per questo credo che queste risorse servano non solo nell'attività di prevenzione ma anche di bonifica di alcune aree che riguardano le città, quei luoghi che molte volte si creano nel momento in cui si abbandono dei rifiuti. Ecco perché serve questa possibilità. Queste risorse, che comunque oggi vanno direttamente allo Stato, dovrebbero essere indirizzate, invece, ai comuni, agli enti locali e alle città metropolitane, perché sono loro che hanno la possibilità di potersi interfacciare subito con i cittadini e agire direttamente e subito per bonificare quei luoghi delle città che tante volte diventano abbandonati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Sì, solo per enfatizzare quello che è stato detto precedentemente dai miei colleghi. Ricordiamoci che solitamente i comuni hanno un regolamento, tra l'altro, proprio per tutelare il proprio territorio, hanno un regolamento sulla gestione dei rifiuti e contro l'abbandono di questi rifiuti. Chi solitamente fa le multe, quando si ravvisano questo tipo di atti nei comuni, è la Polizia locale. Pertanto, tutti i costi di sanzioni, di bonifica e di recupero ricadono sui comuni. Per questo motivo è fondamentale che questi soldi rimangano al territorio che, di fatto, fa esattamente la multa al cittadino che sta trasgredendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, signor Presidente. Il parere negativo del Governo e l'imminente voto negativo della maggioranza appalesano chiaramente la volontà di non voler risolvere, di non voler dare strumenti utili ai comuni che devono, molto spesso, fare la bonifica.

Noi sappiamo che quando c'è lo sversamento in una zona pubblica o quando avviene in una zona privata, ma il privato non procede da sé, il comune deve procedere e poi eventualmente recuperare la somma a danno. Ma i comuni - soprattutto quelli della Terra dei fuochi, di cui voi volete occuparvi - hanno sostanzialmente bilanci molto fragili, bilanci dove non ci sono risorse. Allora, voi che cosa fate? Prevedete, da un lato, lo strumento, e dall'altro lato, però, non il rimedio. Quindi, le popolazioni resteranno sempre in attesa di una bonifica che non arriverà mai.

Questo è un emendamento che aiuta i comuni, che aiuta gli amministratori e, quindi, rende possibile le bonifiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie, deputata Auriemma.

Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.8 Simiani, 1.9 Dori e 1.10 Auriemma, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.11 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche con questo emendamento apporteremmo una modifica, un'integrazione alla norma così com'è attualmente formulata, laddove attualmente è previsto che, in caso di deposito di rifiuti o di immissione nelle acque superficiali o sotterranee - noi avremmo voluto anche nel sottosuolo, ma purtroppo è stato bocciato il precedente emendamento -, se l'abbandono o il deposito vengono effettuati con l'utilizzo di veicoli a motore attualmente è prevista la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida da 4 a 6 mesi.

Noi in più chiediamo anche un'ulteriore sanzione amministrativa accessoria, quale quella del fermo del veicolo per 3 mesi, considerato che viene utilizzato proprio il veicolo a motore per l'abbandono e il deposito di tali rifiuti. Pertanto, riteniamo che solo attraverso anche questa integrazione si realizzi davvero un effetto deterrente rispetto a questi gravi comportamenti, anzi reati.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo agli identici emendamenti 1.12 Simiani, 1.13 Dori e 1.14 Giuliano. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Per ribadire, anche in questa sede, un concetto che già è stato espresso da nostri precedenti emendamenti, cioè la destinazione delle ammende, che vengono pagate da chi si rende autore della contravvenzione di abbandono di rifiuti, in favore dei comuni e delle città metropolitane, per prevenire ulteriori fenomeni di abbandono e per procedere alle bonifiche e al ripristino dello stato dei luoghi.

È un aspetto essenziale per tutelare realmente l'ambiente e per dare davvero una risposta integrata di giustizia anche a quei territori che vengono feriti da questi abbandoni plurimi. Serve concretamente per dare una mano ai comuni e alle città metropolitane che nella realtà concreta si trovano a doversi accollare bonifiche di vaste porzioni del territorio con la necessità di avere risorse economiche importanti di cui purtroppo non dispongono.

Non accettare questo emendamento e non accendere un faro sul problema del ripristino dei luoghi, sulle bonifiche vuol dire voler affrontare la tematica della tutela ambientale e del contrasto ai reati ambientali soltanto a metà, prevedendo la via più semplice dell'inasprimento dei reati, senza vedere le ricadute concrete e che cosa significa per i territori procedere alle bonifiche e al ripristino dello stato dei luoghi. Senza adeguate risorse, che potrebbero provenire dalla destinazione delle ammende, i comuni purtroppo non riusciranno a effettuare quelle bonifiche che restituiscono dignità alla comunità e a quel territorio.

Quindi, ancora una volta, bocciare questo emendamento vuol dire lasciare i comuni e le comunità abbandonati a sé stessi davanti a un problema che diventa sempre più importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.12 Simiani, 1.13 Dori e 1.14 Giuliano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 1.15 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 1.16. Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Auriemma, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 1.17 Morfino. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 1.19 Simiani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche qui interveniamo di nuovo sull'abbandono dei rifiuti. Con questo emendamento, chiediamo che il 30 per cento delle sanzioni amministrative e pecuniarie per l'abbandono dei rifiuti sia destinato per l'informazione e la sensibilizzazione dei cittadini, per migliorare le loro abitudini e i comportamenti che, come dicevo anche prima, i cittadini e le imprese normalmente assumono, ma che non dovrebbero assumere.

A volte succede: l'abbandono dei rifiuti vicino al cassonetto fatto in maniera sbagliata; la gestione complicata della raccolta differenziata. Noi dobbiamo creare un canale, un flusso di risorse per gestire la parte relativa all'educazione. Ciò vuol dire tanto non solo per le nuove generazioni (anche perché magari i figli sono molto più bravi dei genitori); anche i più grandi devono capire che, forse, è arrivato il momento di impegnarci, affinché le città siano sempre più pulite e soprattutto ci sia un corretto smaltimento dei rifiuti. Molte volte - lo sappiamo benissimo -, nelle grandi città, e non solo nelle grandi città, la raccolta dei rifiuti non avviene correttamente. Quando il cittadino va a buttare il rifiuto, spesso non lo fa correttamente e inquina l'altro rifiuto, che magari è importante, magari mettendo insieme il vetro con la plastica. Questa è un'abitudine che dobbiamo cambiare, dando la giusta informazione ai cittadini, soprattutto attraverso l'educazione nelle scuole e non solo.

Quante volte abbiamo visto i bambini e i ragazzi pulire le spiagge o le pinete! Questa è un'attività bellissima che fanno le associazioni ambientaliste. Noi dobbiamo aiutare affinché questo succeda e possa continuare ad accadere ogni anno nelle città e nei comuni del nostro Paese. Ecco perché chiedo che il 30 per cento delle risorse raccolte dalle sanzioni pecuniarie sia destinato a questa attività. Credo che non sarebbe niente di sbagliato: sarebbe solamente qualcosa di civile che tutti dobbiamo garantire e che riguarda non solamente una parte, ma l'intero emiciclo. Ecco perché vi chiedo di votare questo emendamento. Credo possa essere una scelta nuova per trovare risorse utili da dare ai comuni per queste attività.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo al collega Simiani se posso sottoscrivere il suo emendamento. Io sinceramente sono abbastanza sorpresa e mi rivolgo anche al Governo, tramite il Presidente, ovviamente, e alla maggioranza.

Allora, da una parte, togliete i soldi ai comuni e va bene. Da un'altra parte, sui territori, fate campagna elettorale continuamente contro gli amministratori locali avversari, perché magari ci sono rifiuti in giro o perché magari serve bonificare. E voi cosa fate? Bocciate ogni emendamento che chiede che le sanzioni vengano utilizzate per bonificare i territori e per fare rigenerazione urbana dei nostri comuni, ma bocciate anche questo emendamento che chiede che una parte, una percentuale (non vi va il 30 per cento? Magari potevate riformulare l'emendamento del collega e stabilire che fosse il 10, il 15 o il 20 per cento) possa essere utilizzata per fare informazione, per fare educazione ambientale, ossia quella cosa che il MoVimento 5 Stelle ha inserito nel curriculum scolare e che abbiamo inserito - vi ricordo - all'unanimità all'interno della nostra Carta costituzionale.

Allora, sorprende che parliate sempre di sanzionare (che dobbiamo avere sui territori la Polizia che sanziona), e che, quei soldi, non li vogliate dare ai sindaci. Eppure qui, tra di noi, ci sono tanti sindaci di piccoli comuni e di grandi comuni, e sono certa che, se glielo andiamo a chiedere anche privatamente, sarebbero ben contenti di fare progetti per l'educazione dei cittadini e delle nuove generazioni, ma anche bonificare i propri territori da chi appunto non è ben educato e non rispetta la legge e i regolamenti comunali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Simiani, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 1.18 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, noi insistiamo affinché le sanzioni pecuniarie, qualsiasi tipo di sanzione, siano utilizzate anche per la prevenzione. Noi siamo assolutamente convinti che, oltre ovviamente alle sanzioni amministrative, pecuniarie e ovviamente, nei reati più gravi, alle condanne di altra natura ci debba essere un lavoro di prevenzione; e cosa più della sensibilizzazione all'interno del nostro mondo scolastico e tra i bambini, ad esempio, può funzionare? Da questo punto di vista, troviamo anche una contraddizione rispetto a tanti slogan che vengono portati avanti. Per cui noi insistiamo su questo aspetto e riteniamo che sia un ulteriore errore.

Questo decreto parte in modo sbagliato e sembra solo rispondere alla sentenza che ci ha dato l'Europa rispetto all'azione straordinaria e coraggiosa di diversi cittadini e di tre avvocati straordinari che hanno portato avanti…perché noi stiamo intervenendo solo ed esclusivamente perché siamo stati condannati come Paese per l'inefficienza e l'inazione rispetto alla Terra dei fuochi. E per cambiare le cose, giustamente, ci vengono dati due anni; dobbiamo presentare progetti, ma dobbiamo avere una visione d'insieme. Immaginare di non prevenire ci porterà a risultati scarsi, lo abbiamo visto pure in questi ultimi giorni: purtroppo, al Parco Verde di Caivano sembrava che, con la militarizzazione necessaria nei confronti di una piazza di spaccio, avessimo risolto tutto. Poi cosa è successo? Che la sera di sabato scorso ci sono state due stese organizzate da quattro gruppi di ragazzini armati di pistole e mitragliette; sono entrati, hanno percorso il territorio di Caivano, senza che nessuno li fermasse, e hanno fatto due stese. Non paghi, la mattina dopo un parente di un boss - che però ha l'infermità mentale, quindi tutto costruito in modo scientifico - consegna nelle mani di padre Maurizio Patriciello (il prete, il parroco che da anni si batte, prima si batteva sulla Terra dei fuochi, e continua a farlo e poi ovviamente per la legalità) un proiettile in mano. Tutto questo su un territorio ultracontrollato, oramai.

E allora dov'è che non funzionano le cose? Non c'è il consenso sociale e il consenso sociale lo raggiungiamo se coinvolgiamo le famiglie e se lavoriamo nella prevenzione, nella possibilità di una prospettiva, nella possibilità di un cambiamento. Tutto questo manca e noi stiamo cercando di dare un contributo propositivo in questa direzione. Non bastano 15 milioni di euro per fare le bonifiche, non basta pensare di fare solo sanzioni e condanne senza lavorare sulla prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 1.20 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 1.21 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Qualche tempo fa, in quest'Aula, abbiamo approvato una legge dopo mesi, forse anni di lavoro anche in Commissione: mi riferisco alla legge a tutela degli animali, con l'aumento con riguardo al sistema sanzionatorio nei confronti di coloro che commettono reati contro gli animali; mi riferisco alla legge Brambilla; purtroppo, mi sembra non sia adesso presente qui in Aula, altrimenti avrebbe votato sicuramente a favore.

Quindi, da questo punto di vista, andiamo ad integrare la norma che prevede sanzioni; una sanzione, tra l'altro, prevede la reclusione da sei mesi a cinque anni quando dall'abbandono o dal deposito di rifiuti o dalla loro immissione nelle acque superficiali o sotterranee derivi pericolo per la vita o l'incolumità delle persone. Benissimo, ma allora perché non prevederlo anche quando dal fatto derivi pericolo per gli animali? Salvo che continuiamo a ritenere gli animali esseri senzienti di seconda categoria. Invece a me sembrava, almeno dagli intendimenti anche di una parte della maggioranza qui in Aula, quando abbiamo votato quella norma, che invece ci fosse una larga convergenza rispetto al considerare gli animali esseri senzienti, quindi degni di tutela, con una copertura penalistica da questo punto di vista. Io davvero ritengo assolutamente essenziale che venga precisato che questi danni riguardano non solo la vita delle persone, ma anche quella degli animali; quindi che ci possa essere un'approvazione. Pertanto, mi appello davvero a tutti gli animalisti che pure ci sono in quest'Aula, anche dai banchi della maggioranza: almeno non votate o, comunque, non votate contro questo emendamento perché, altrimenti, davvero non siete coerenti con quello che avete approvato qualche mese fa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo agli identici emendamenti 1.22 Dori e 1.23 Morfino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche qui continuiamo con opportune integrazioni alle norme che davvero andrebbero non solo ad arricchire, ma a rendere la tutela dell'ambiente oggettivamente efficace e non solo. È così negli intendimenti perché qui, oggettivamente, basta leggere la norma. Non so come è stata pensata questa formulazione, laddove si va, sì, a sanzionare, con la reclusione da sei mesi a cinque anni, quando dal fatto derivi pericolo per l'incolumità, purtroppo, solo delle persone - perché abbiamo capito che per gli animali davvero non c'è spazio in questo decreto-legge, anche se fra poco ci riproveremo con altri emendamenti -, ma si va a sanzionare anche laddove c'è la compromissione o il deterioramento non solo delle acque e dell'aria, ma anche del suolo e del sottosuolo; ma solo se questa compromissione avviene nei confronti di porzioni estese o significative.

Al di là del fatto che chiaramente la norma penale così è davvero totalmente indeterminata, quindi contraria a tutti i principi del diritto penale, ma oggettivamente davvero non si comprende perché, nel momento in cui la porzione è più piccola, non estesa - cosa vuol dire “estesa”, “significativa”? - si è salvi, quindi esenti da una sanzione penale. Ecco secondo noi davvero la formulazione è completamente errata e rischia di lasciare scoperti davvero tanti atti illegali e pericolosi per l'ambiente e quindi per la salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.22 Dori e 1.23 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'emendamento 1.24 Morfino. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 1.25 Ilaria Fontana. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 1.26 Santillo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento a prima firma del collega Santillo prevede appunto un'aggravante per quanto riguarda il nuovo delitto che è stato introdotto con questo provvedimento per quanto riguarda lo sversamento, l'abbandono di rifiuti non pericolosi.

Sappiamo che con questo provvedimento, qualora l'abbandono dei rifiuti non pericolosi riguardi siti contaminati, siti che potenzialmente potrebbero essere contaminati o qualora comunque l'abbandono del rifiuto, anche se non pericoloso, determini un inquinamento dell'aria, la contravvenzione diventa un delitto. Ebbene, noi abbiamo previsto un'aggravante qualora questa attività illecita venga fatta in un'area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico o artistico. Quindi, ci sembra un emendamento che va a completare il nuovo delitto che è stato introdotto da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 1.29 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'emendamento 1.30 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, noi riproponiamo l'emendamento che equipara i reati che vengono commessi anche con riferimento agli animali. Non riusciamo a capire per quale ragione ci si ostini a non considerare questo aspetto. Come giustamente ricordava prima il collega Dori, abbiamo approvato da poco una norma, che per ora ha prodotto zero risultati, di una deputata che - non me ne vogliate - raramente si è vista in quest'Aula e che fa la difesa degli animali in TV ma non nell'Aula del Parlamento. E questo comporta sempre che, quando votiamo e andiamo a fare delle battaglie in Aula, queste persone, che vanno sempre in TV a parlare degli animali, non sono ad argomentare all'interno del Parlamento.

E questo lo dico soprattutto anche ai colleghi della maggioranza alcuni dei quali, invece, sono presenti e giustamente, perché se veniamo eletti in Parlamento è per fare l'attività in Aula; poi in televisione e sui territori, ma in primo luogo in Aula. Non ha gran senso approvare norme che portano il mio nome e poi io non ci sono mai a difendere le questioni per le quali vado in TV.

Allora, vorrei capire per quale ragione, ogni volta che poniamo questi temi, proprio chi va in televisione a parlare, a farsi bello e ad argomentare non venga ad argomentare in Aula. Perché forse si troverebbe in difficoltà? Perché ovviamente in televisione dice cose molto diverse da quelle che poi vengono argomentate e portate in quest'Aula. Noi votiamo coerentemente, e ovviamente quella persona è assente.

Noi insistiamo nel dire che, se si fanno le norme in difesa degli animali, gli animali devono essere protetti in tutte le azioni normative, altrimenti è estetica televisiva, e noi su questo non siamo d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo agli identici emendamenti 1.31 Dori e 1.32 Auriemma. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Allora, questo emendamento, insieme ad altri che troveremo più avanti, riguarda un po' la necessità di chiarire meglio il concetto di inquinamento, che non può essere limitato al suolo e al sottosuolo. Noi lo allarghiamo alle matrici ambientali, quindi anche alle acque e all'aria. Questo perché? Perché la verità è che le direttive europee in materia ambientale hanno sempre parlato di inquinamento integrato, e per inquinamento integrato si intende proprio tutta la parte non soltanto del suolo e del sottosuolo, ma anche dell'aria e dell'acqua. Quindi, questo che significa?

Che da sempre le direttive - a partire dalla direttiva sulla VIA, alla direttiva sull'AIA - nell'essere recepite dal legislatore hanno trovato comunque un limite, perché hanno sempre parlato di inquinamento di suolo e sottosuolo. Bisogna fare un esame reale, concreto, di tutte le matrici ambientali, perché soltanto l'inquinamento di tutte le matrici ambientali può dare effettivamente lo stato di un luogo. Infatti, molte volte non troviamo gli inquinanti sul suolo, mentre l'aria è più inquinata e supera i valori previsti dalla normativa.

Noi abbiamo previsto, per tutti gli articoli che vanno a disciplinare le sanzioni e i delitti, un nuovo concetto di inquinamento, che non si limita soltanto al suolo e al sottosuolo, ma si estende all'aria e all'acqua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.31 Dori e 1.32 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 1.33 Santillo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 1.34 Giuliano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento poi lo troveremo anche successivamente, rispetto ad altri reati ancora più gravi, e con esso puntiamo ad inserire un'aggravante nel caso in cui il delitto di abbandono di rifiuti pericolosi avvenga in un'area naturale protetta, in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, archeologico.

Pensiamo solo che il nostro Paese è pieno di aree naturali, di parchi nazionali e di parchi naturali che dobbiamo preservare. Pensiamo anche all'enorme patrimonio artistico, storico, archeologico, di monumenti che dobbiamo andare a preservare. E, quindi, davvero non capisco perché nell'ambito di una riscrittura dei reati ambientali in senso più restrittivo, proprio in un'ottica di deterrenza, debba rimanere fuori la tutela di beni così importanti.

E non capisco perché non abbiate voluto accogliere al Senato, né qui alla Camera, questo emendamento che, ripeto, prevede un'aggravante di pena nel caso di abbandono di rifiuti tra l'altro pericolosi, che quindi possono fortemente inquinare questi siti, queste aree protette, le aree archeologiche, con gravi danni alla salute dei cittadini.

Non capisco perché non abbiate voluto prevedere un aumento di pena in questi casi, che sono davvero, davvero gravi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.34 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'emendamento 1.36 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.36 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'emendamento 1.37 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.37 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'emendamento 1.38 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'emendamento 1.39 L'Abbate. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.39 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'emendamento 1.40 Giuliano. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'emendamento 1.41 Sergio Costa. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 1.42 Ilaria Fontana. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'emendamento 1.43 Giuliano. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Questo è un altro emendamento che prevede un'aggravante particolare nel caso in cui ci sia la gestione di una discarica non autorizzata di rifiuti in un'area naturale protetta, sempre sottoposta a vincolo paesaggistico, storico, archeologico o artistico. Anche qui siamo di fronte a delle fattispecie davvero gravi, che imporrebbero una risposta del legislatore, una risposta dello Stato assolutamente ferma.

Non potrò mai dimenticare che durante un sopralluogo effettuato in Puglia con la Commissione che si occupa della gestione illecita dei rifiuti, la cosiddetta Commissione ecomafie, ci recammo in alcuni luoghi dell'Alta Murgia e abbiamo dovuto assistere allo scempio per cui, all'interno delle cosiddette gravine, che sono delle formazioni rocciose naturali simili ai canyon, che derivano dall'erosione dell'acqua, queste gole rocciose erano utilizzate per ammassare rifiuti di ogni tipo. Erano state costruite, all'interno di queste gravine, delle vere e proprie discariche abusive a cielo aperto e, purtroppo, nessuno - soprattutto i comuni interessati, con i mezzi che avevano a disposizione - riusciva a frenare questo scellerato fenomeno.

Questo emendamento è un segnale di attenzione verso tutti quei territori che sono devastati da situazioni di questo tipo, ma è anche un segnale che il legislatore deve dare rispetto a fattispecie criminose che sono davvero gravi e che danno ferite irreparabili al nostro territorio, soprattutto quando - ripeto - intervengono in aree protette, a danno di beni che hanno un vincolo storico, paesaggistico, ambientale, con un danno ancora più grave per il territorio e per la comunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'emendamento 1.44 Giuliano. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.44 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'emendamento 1.45 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.45 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo agli identici emendamenti 1.46 Dori e 1.47 Auriemma. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento, che è simile ad altri presentati, vuole indicare in maniera precisa il concetto di inquinamento, che è necessario, ovviamente, ogni qualvolta si parla di ambiente da un punto di vista amministrativo (immaginiamo le autorizzazioni ambientali), ma ha un senso ancora più forte laddove prevediamo un nuovo delitto. Noi dobbiamo individuare la condotta astratta in tutti gli aspetti, perché altrimenti rischiamo veramente di fare un danno, perché diamo una discrezionalità molto ampia ma, soprattutto, si rischia, poi, di fare in modo che l'inquinamento riguardi soltanto un aspetto e non tutte le matrici ambientali.

A quel punto, quindi, noi diciamo: se è necessario introdurre un delitto per la tutela ambientale è ancora più necessario individuare gli estremi chiari dell'inquinamento e non fare in modo che una lettura, una scrittura superficiale del concetto di inquinamento, in realtà, vada ad evitare che questo delitto possa riguardare determinate condotte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, li pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.46 Dori e 1.47 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'emendamento 1.48 L'Abbate. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.48 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'emendamento 1.49 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'emendamento 1.50 Giuliano. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'emendamento 1.53 Ilaria Fontana. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo agli identici emendamenti 1.54 Dori e 1.55 Auriemma. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Tutti noi da piccoli abbiamo imparato un principio chiaro, chiaro, che è quello del “chi rompe paga”.

Bene, allora, questo criterio, lo possiamo tranquillamente inserire - perché, in questo momento, non è presente nelle norme, così come nel testo, così come uscito dal Senato -, laddove andremo a precisare che, quando c'è la sentenza di condanna o l'applicazione della pena insomma (art. 444 c.p.p.), per i delitti presenti all'interno di quel capo delle decreto-legge, il giudice ordina il recupero o, se tecnicamente è possibile, il ripristino dello stato dei luoghi, ponendone chiaramente l'esecuzione - ecco lì - e, quindi, anche i costi, a carico del condannato e dei soggetti di cui all'articolo.

Chiaramente, il principio è molto chiaro e logico e, soprattutto, è anche per evitare che poi, alla fine, il cittadino paghi due volte, da un lato il danno ambientale e, quindi, conseguentemente, anche gli effetti dannosi sulla salute, e dall'altra chiaramente i costi per la collettività per ripristinare quei luoghi.

Da questo punto di vista, riteniamo assolutamente necessario e doveroso che il legislatore preveda questo, anche con una finalità deterrente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento non fa altro che applicare, ai nuovi delitti, un principio comunitario: “chi inquina, paga”. Questo è: niente di più, niente di meno. Noi vogliamo, in maniera esplicita, contenere in queste nuove disposizioni, che vanno a introdurre nuovi delitti, un principio cardine del diritto dell'Unione europea in materia ambientale: “chi inquina, paga”.

È un emendamento di buonsenso che ha l'unico scopo di far in modo che la normativa nascente sia già conforme al diritto dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.54 Dori e 1.55 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo all'emendamento 2.1000 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo all'emendamento 2.2 Giuliano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, cerchiamo di introdurre un principio che riteniamo di giustizia sociale e materiale, per restituire dignità a quei territori che sono violati dai reati ambientali. Prevediamo di subordinare la sospensione condizionale della pena, in caso di commissione di reati ambientali, al recupero e, ove tecnicamente possibile, al ripristino dello stato dei luoghi.

Credo sia una misura di civiltà che deve essere estesa - come vogliamo - a tutti i reati ambientali. È una misura che consente di restituire immediatamente un po' di giustizia a quei territori, a quelle comunità che sono vittime di reati ambientali anche meno gravi. Credo, altresì, che abbia un effetto deterrente e sia un modo importante per responsabilizzare anche chi si macchia di reati ambientali.

Crediamo davvero che sia una previsione imprescindibile per completare quella tutela ambientale, anche dal punto di vista penalistico, che riteniamo assolutamente necessaria e che, senza questa previsione, ci appare piuttosto monca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Con riferimento a questo emendamento, ma anche a quello precedente, che andava a incidere sui termini di prescrizione, partiamo da un presupposto: dietro ai delitti ambientali c'è un bene pubblico che sono le generazioni future. Abbiamo ancorato il concetto di ambiente ad un concetto di sopravvivenza: non lo diciamo noi, lo dice la Cassazione, nel 1979, quando introduce il concetto di tutela dell'ambiente, come una tutela costituzionale, perché strettamente legata al diritto alla salute.

Se pensiamo che la tutela dell'ambiente ha questo tipo di valore, cioè di rango costituzionale, di rango primario perché è tutela delle future generazioni, è necessario che l'azione penale non si dissolva per la prescrizione oppure non si ottenga il ripristino dei luoghi quando c'è un patteggiamento. È necessario, in questo caso, intervenire in maniera più dura, proprio per evitare quello che è stato ben detto dalla collega, ovverosia che, nonostante ci sia l'azione penale, poi sostanzialmente...

PRESIDENTE. Grazie, deputata Auriemma. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo all'emendamento 2.3 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 2.4 Morfino. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 2.5 Sergio Costa. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (mai una gioia) (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'emendamento 2.6 Ilaria Fontana. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei capire cosa non sia chiaro alla maggioranza, perché abbiamo presentato questo emendamento più volte e più volte è stato bocciato. Lo vado a leggere, così vediamo se alla maggioranza è chiaro quello che stiamo chiedendo. Il terzo comma è sostituito dal seguente: “Se dal fatto deriva pericolo di compromissione o deterioramento di un'area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico, ovvero in danno a specie animali o vegetali protette, la pena è aumentata dalla metà a due terzi”.

Se vogliamo veramente contrastare l'inquinamento, perché votate contro questo emendamento? Siete forse contro i beni storico-culturali? Vi faccio un esempio banale: a Calvi Risorta, vicino Caserta, c'è una cittadina romana sommersa, che è Cales; di fianco, c'è una discarica lì presente da anni e che andrebbe bonificata. Siete quindi contro le aree protette? Spiegate perché continuate a votare contro un emendamento, che, invece, inasprisce le pene verso chi delinque (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo ce lo dovete spiegare. Ve lo stiamo presentando più volte, questo emendamento, e puntualmente lo state bocciando.

Mi è chiaro che siete contro gli animali e siete a favore dei cacciatori, quindi, chiaramente, su questo punto, non votereste mai a favore. Vi chiedo, però, veramente, di intervenire e di votare a favore di questo emendamento, perché inasprisce le pene per fermare questi criminali che continuano ad inquinare le nostre zone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'emendamento 2.7 Santillo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'emendamento 2.8 L'Abbate. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'emendamento 2.9 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, ancora una volta noi ci troviamo a difendere le aree protette. Non comprendiamo una cosa: perché non c'è un'aggravante se le attività illegali, gli illeciti di sversamento e di inquinamento avvengono nelle aree protette, come è avvenuto, ad esempio - parlo del mio territorio - nel Parco del Vesuvio?

Dobbiamo andare ancora più duro quando si tratta di aree protette, di beni che appartengono al nostro patrimonio ambientale e naturalistico. Non comprendiamo perché ci si è accaniti, forse anche a ragion veduta, nei confronti del cittadino singolo che getta il sacchetto - e siamo d'accordo che l'inciviltà va combattuta - e poi chi inquina aree protette, parchi nazionali o luoghi di pregio non ha un'azione ancora più determinata. Per noi è incomprensibile e per questo insistiamo nel proporre questi emendamenti. E, tra l'altro, ci lascia profondamente stupiti il fatto che quasi tutti i nostri emendamenti, tranne quelli che arriveranno alla fine, sono a costo zero. Quindi, è una questione ideologica, neanche economica. Chiediamo la tutela degli animali, chiediamo un'azione straordinaria e ancora più pesante nei confronti di chi inquina e devasta i nostri territori, in particolare se sono beni naturalistici e, da questo punto di vista, invece, c'è il totale disinteresse. Per noi è incomprensibile, ma noi continueremo a portare avanti questa battaglia fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'emendamento 2-bis.1 Giuliano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo articolo 2-bis avete introdotto una serie di pene accessorie che si aggiungono alle sanzioni penali e le avete previste per reati particolarmente gravi. Sono pene accessorie che si applicano, infatti, nei confronti dei soggetti che sono condannati in via definitiva per reati gravissimi, come inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di rifiuti altamente radioattivi, attività organizzata, quindi traffico organizzato e illecito di rifiuti.

Allora, ad una serie di pene accessorie che riguardano le licenze, le autorizzazioni e le diverse iscrizioni per poter gestire i rifiuti, con il nostro emendamento riteniamo quanto mai opportuno, vista la gravità dei reati che ho elencato e a cui conseguirebbero le pene accessorie che voi stessi avete introdotto, introdurre anche una pena accessoria di portata più generale e, cioè, l'interdizione e il divieto temporaneo, vista la gravità dei reati, per una durata che non è inferiore a cinque anni né superiore a sette anni. Ripeto: a fronte dei gravissimi reati che ho enucleato e che spesso, anche da interlocuzioni e da varie audizioni che abbiamo tenuto in Commissione ecomafie, vedono l'accostarsi di consorterie criminali di altissimo profilo, consorterie criminali imprenditoriali e criminalità organizzata, per stanare e per evitare che simili reati possano essere replicati riteniamo che un'interdizione e il divieto temporaneo per la durata che ho detto siano assolutamente necessari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.1 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2-bis.01 Giuliano. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Questo è un altro emendamento particolarmente importante a cui teniamo moltissimo, perché consente alla magistratura e alle Forze dell'ordine di dare giustizia nel caso in cui vengano commessi reati ambientali. È un emendamento che incide sulla formazione dei ruoli di udienza. Di cosa sto parlando? Purtroppo, i reati ambientali, come ci è stato riferito da autorevoli esponenti ed esperti, sono spesso reati che hanno una dimostrazione estremamente complessa, che sono molto difficili da accertare.

Questa difficoltà e questa necessità di dar vita ad accertamenti spesso anche sanitari e di natura chimica molto complessi si scontrano con due realtà: in primo luogo, i termini di prescrizione che, anche a seguito della riforma Cartabia, sono piuttosto ristretti, nonostante ci sia stato un ampliamento dei termini di prescrizione dei reati ambientali previsti dalla legge del 2015; un altro aspetto riguarda i criteri di priorità che, sempre in forza della riforma Cartabia, il Parlamento deve indicare nel perseguimento dei reati, ovvero i pubblici ministeri e le procure nel perseguimento delle notizie di reato si devono attenere a criteri di massima oggettivi e predeterminati che devono essere stabiliti dal Parlamento.

Allora, con questo emendamento noi chiediamo che, visto il carattere assolutamente pervasivo, visto l'aumento dei reati ambientali, visto il loro difficile accertamento, perlomeno per tutti i reati ambientali venga istituita una corsia preferenziale, cioè che i reati ambientali vengano inseriti in quei criteri di priorità che consentono, nell'ambito della formazione dei ruoli di udienza, di trattarli prioritariamente, al pari di altri reati altrettanto gravi commessi dalla criminalità organizzata, perché - ripeto - molto spesso si tratta di reati che sono commessi da associazioni organizzate di tipo economico in cui si infiltrano, molto spesso, anche grandi clan e tanti esponenti della criminalità organizzata.

Senza questi strumenti operativi, la lotta e il contrasto ai reati ambientali, purtroppo, rimangono soltanto sulla carta. Questa legge, senza questi correttivi, è destinata purtroppo a rimanere lettera morta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2-bis.01 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'emendamento 3.1 Auriemma. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Auriemma, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'emendamento 5.1 Sergio Costa. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Passiamo all'emendamento 5.2 Auriemma. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento nasce dall'indicazione di un procuratore che abbiamo sentito durante le audizioni relativamente al filone Terra dei fuochi. In effetti, questo procuratore ci raccontava come le organizzazioni criminali siano molto interessate all'attività di bonifica; attività di bonifica che, abbiamo detto più volte, viene affidata al comune. Ora è necessario intervenire affinché, appunto, ci siano i massimi controlli possibili.

Ora che cosa succede? Che spesso le aziende si costituiscono in raggruppamenti temporanei o in consorzi e i controlli della prefettura, cioè i controlli antimafia, vengono fatti solo sulla società madre e non sulle società controllate e, quindi, sulle società che effettivamente svolgono la bonifica sul luogo.

Allora, noi con questo emendamento che cosa chiediamo? Che in materia di rifiuti, in materia di ambiente, in materia di bonifica, questi controlli vengano fatti a cascata su tutti i componenti del raggruppamento temporaneo di impresa. Ciò in modo da evitare che, soltanto perché la società madre ha sede - non lo so - a Bergamo e, quindi, ha tutti i requisiti per poter fare e per poter procedere all'appalto, poi, di fatto, l'opera di bonifica venga realizzata da società che non hanno questi requisiti.

Quindi, mi sembra un emendamento che vuole affrontare il problema con l'esperienza in campo. Anche perché ci sono dei casi in cui si è poi proceduto alla sospensione dell'attività appaltata, perché la società che realizzava il servizio non aveva i requisiti. È evidente che questo voto negativo appalesa nuovamente la volontà, l'intenzione di questo Governo di non voler affrontare l'aspetto più importante della Terra dei fuochi che è il lato economico.

Presidente, non si può pensare che la criminalità organizzata non faccia affari nel settore dei rifiuti o delle bonifiche e, quindi, anche con gli enti locali che - ahimè - molte volte sono il soggetto economico più importante sul territorio. Pensiamo, per esempio, a comuni come il mio - il comune di Acerra - che ha un bilancio di 60 milioni di euro. Mi dovete spiegare se sul territorio c'è una società che ha un bilancio di 60 milioni di euro. È evidente che i comuni sono entità economiche e sono attenzionate dalla camorra e dalla criminalità organizzata. Per questo dobbiamo ancora di più rafforzare i controlli sulle attività comunali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Auriemma , con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo all'emendamento 6.1 Sergio Costa. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'emendamento 9.1 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Questo emendamento inaugura una miniserie di emendamenti sul tema dei fondi per il commissario unico che - ricordo - è stato istituito con il decreto-legge n. 25 del 2025, poi convertito dalla legge n. 69 del 2025. Ecco, da questo punto di vista, noi riteniamo che i fondi previsti dal Governo, così confermati anche con questo parere contrario della maggioranza, siano assolutamente insufficienti.

Se la volontà è davvero di realizzare questi obiettivi e, quindi, di mettere il commissario nelle condizioni di operare in maniera efficace, a nostro parere i fondi non sono sufficienti. Quindi, da questo punto di vista, riteniamo che non ci sia nei fatti una vera volontà da parte del Governo di ottenere questi risultati, altrimenti anche i fondi previsti sarebbero stati decisamente più elevati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'emendamento 9.2 Auriemma. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, signor Presidente. Questo emendamento vuole dare le risorse necessarie per permettere al commissario Vadalà di procedere quanto meno alla bonifica dei 71 siti censiti dal commissario e ritenuti i siti più pericolosi.

Voglio citare un articolo di giornale che riporta una dichiarazione della stessa Presidente Meloni la quale dice chiaramente che, per bonificare tutti i siti censiti, che sono oltre 293, ci vogliono 340 milioni di euro. Di queste cifre stiamo parlando per eliminare veramente qualsiasi traccia della cosiddetta Terra dei fuochi e bonificare tutti i siti.

Ora vorrei capire: con 15 milioni di euro questo generale Vadalà che deve fare? I miracoli? Deve fare i miracoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Cioè, noi gli diamo un compito così importante, un onere così gravoso e poi non gli diamo gli strumenti. Quindici milioni di euro veramente sono briciole rispetto alla necessità di bonificare quanto meno i 71 siti ritenuti pericolosi, per i quali il generale Vadalà ha quantificato una spesa di 150 milioni di euro.

Quindi, veramente, dove mette i soldi la politica, lì c'è la volontà. È evidente che la volontà di questa maggioranza di risolvere la questione delle bonifiche, ma soprattutto di dare una risposta concreta alla sentenza della CEDU, che ci ha dato un time di 2 anni (quindi, fra 2 anni dovremmo fare il resoconto di quello che abbiamo fatto), non c'è. Non c'è.

Quindi, noi chiediamo con forza maggiori risorse, perché soltanto con le risorse è possibile fare le bonifiche, altrimenti veramente stiamo parlando del nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.2 Auriemma, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo agli identici emendamenti 9.3 Simiani e 9.4 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Su questo provvedimento, come ha detto anche benissimo l'onorevole Auriemma, c'è una vera discussione, perché noi sappiamo benissimo che stiamo parlando di un SIN, un SIN importante, come quei 42 che oggi insistono in tutta Italia. Quarantadue SIN in Italia sono tantissimi, tantissimi ettari.

Si parla di oltre 148.000 ettari di terreno e circa 76.000 ettari di mare che oggi sono inquinati. Immaginatevi, quindi, di quanta roba si parla. Se noi facessimo un ragionamento generale con i numeri, ci vorrebbero circa 10 miliardi per potere bonificare quelli più importanti, e se comprendessimo anche quelli minori, arriveremmo a 30, cioè una roba pazzesca. Il punto qual è? È che noi dobbiamo iniziare a ragionare su una questione che è pratica e che forse voi non state seguendo, cioè quella della programmazione.

Questo Paese sui problemi reali e sulle problematiche reali, come le bonifiche, deve mettere in campo e attivare due processi: quello della continuità istituzionale, cosa che voi non state facendo, e quello della programmazione, cioè stabilire che per bonificare questo SIN - l'onorevole Auriemma ha parlato prima delle risorse - ci vogliono molti soldi. Per fare questo non possiamo pensare di tirare fuori le risorse tutte insieme, ma dobbiamo programmare. Servono 15 anni? Servono 20 anni? Dobbiamo programmarli. Ecco perché 15 milioni sono pochissimi. Sono una goccia nel mare. Ora, meglio che niente? Sì, è vero. Ma noi dobbiamo attivare dalla prossima legge di bilancio un'azione concreta sulla programmazione e sulle bonifiche dei SIN di tutta Italia, una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è il punto! Noi su questo dobbiamo iniziare subito dalla prossima legge di bilancio. Se voi pensate che con 15 milioni si possano risolvere i problemi, vi sbagliate. È un inizio? Sì, ma impegniamoci tutti. Noi chiediamo di aumentare di altri 15 e di arrivare a 30. Cerchiamo di capire cosa volete fare voi: se attivare un percorso di programmazione o creare solamente un provvedimento che serve per la campagna elettorale in Campania, ma sicuramente non a risolvere il problema della Terra dei fuochi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, qui stiamo sfiorando il ridicolo. La sostanza di tutto questo decreto - qui, ad oggi, ma poi negli anni speriamo che questi fondi saranno implementati - è 15 milioni di euro. Con 15 milioni di euro non si bonifica praticamente nulla. Forse, si possono rimuovere tutti i rifiuti abbandonati abusivamente e bruciati nei guardrail della provincia di Napoli e Caserta. Adesso è evidente che questi soldi fino alla fine dell'anno possono servire a far partire, ma, se partiamo già con risorse ridicole e minime, oggettivamente parlando, diamo un'importanza pressoché nulla al problema delle bonifiche che è la madre di tutte le battaglie e sulla quale si sono arenate maggioranze, minoranze, Governi e territori locali. Sostanzialmente i cittadini vorrebbero vederle queste bonifiche. Ma - perdonatemi - abbiamo trovato risorse immediate per ogni tipo di attività e sulla Terra dei fuochi racimoliamo 15 milioni di euro? Oggettivamente parlando è una cifra neanche simbolica - neanche simbolica! - a fronte di 2 miliardi minimo, di cui parla il commissario, per una bonifica sostanziale dei siti più importanti. Quanto è 15 milioni di euro? Lo zero virgola qualcosa. Oggettivamente parlando, questa cifra sembra veramente uno schiaffo ai cittadini, anche perché abbiamo trovato le risorse per creare un nuovo organismo. Noi moltiplichiamo gli organismi, semplifichiamo, ma poi complichiamo, perché, a fronte di una semplificazione attraverso il commissario unico, creiamo un altro organismo. Voglio ricordare a tutti che attualmente c'è anche il commissariato sulla Terra dei fuochi. Abbiamo il commissariato sulla Terra dei fuochi, abbiamo il commissario per la bonifica, abbiamo l'organismo supremo che valuta…vi rendete conto che 15 milioni di euro li spendiamo solo in stipendi e che, anche simbolicamente per iniziare, non può essere una cifra così bassa? E per noi è importante che venga implementata, noi lotteremo in tutte le sedi affinché i fondi per le bonifiche del territorio campano siano assolutamente implementati, perché 15 milioni ci sembra veramente una cifra ridicola (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 9.3 Simiani e 9.4 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'emendamento 9.6 Simiani. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.6 Simiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo all'emendamento 9.5 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie Presidente, con questo emendamento noi chiedevamo soltanto di poter avere maggiori informazioni con cadenza semestrale, un aggiornamento, una relazione sugli interventi realizzati dal commissario unico. Evidentemente nemmeno questo si vuole chiedere e ottenere, anche perché per il Parlamento è fondamentale avere informazioni per poi poterle tradurre anche con attività e iniziative per rendere efficace queste attività di bonifica.

Il parere contrario rispetto alla possibilità di una relazione semestrale al Parlamento da parte del commissario unico è coerente in generale con l'idea di questa maggioranza rispetto al ruolo del Parlamento, da qui un'attività legislativa appaltata completamente al Governo. Lo vediamo anche adesso con questi emendamenti, immancabilmente tutti nemmeno presi in considerazione; lo vediamo con le attività di indirizzo, come le mozioni o gli ordini del giorno, che sono più dichiarazioni di intenti, che poi, di fatto, il Governo non attua; e poi abbiamo le attività di controllo, come le interrogazioni, rispetto alle quali nella maggior parte dei casi - eccetto rari casi, come il Ministero della Giustizia - nemmeno viene presa in considerazione l'idea di dare risposte ai parlamentari.

Noi chiedevamo semplicemente trasparenza, perché attraverso la trasparenza delle informazioni i parlamentari possono poi attuare degli indirizzi, delle attività di controllo e quindi rendere tutto quanto davvero più efficace ai fini della tutela del territorio e dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.5 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo all'emendamento 9.7 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, come facciamo a non venire incontro alla richiesta che fanno innanzitutto i medici per l'ambiente? Voglio ricordare, ad esempio, il professor Marfella, ma anche scienziati di fama internazionale, come Giordano, che insistono nel continuare le indagini epidemiologiche. Io voglio ricordare a tutti che all'inizio, quando cominciò il fenomeno dell'interramento dei rifiuti e c'erano pochi ambientalisti - quelli che qualcuno disprezza, ma che erano quelli che combattevano e ci mettevano la faccia, che dicevano che stavano avvelenando la terra, i fiumi, le falde acquifere, i laghi e il mare -, tutto questo veniva sbeffeggiato. Poi, a un certo punto, ci si è resi conto che c'era qualcosa di terrificante, che i frutti stessi della terra nella quale erano stati interrati questi rifiuti diventavano velenosi. Ebbene, all'inizio si diceva che i cittadini nella zona della Terra dei fuochi si ammalavano più degli altri perché avevano un cattivo stile di vita.

Non glielo dicevano gli scienziati, glielo dicevano vari esponenti politici. Alcuni hanno osato dire che se lo inventavano, che quelle malattie erano frutto di casualità. Tante persone, tanti giovani, tanti bambini sono morti. E allora la domanda che ci facciamo è: perché non finanziare ulteriori indagini per permettere a queste persone di sapere, per permettere di curarsi in tempo, per permettere di fare gli screening subito? Per questo insistiamo nel chiedere che venga portato avanti questo finanziamento. Non ha senso non finanziare le bonifiche e non finanziare la possibilità di curarsi e di proteggersi. Noi lo ricordiamo sempre: molto spesso gli ambientalisti sono stati considerati pazzi, folli, in realtà sono stati precursori che hanno difeso gli interessi collettivi. Casomai quella terra non era la loro, ma loro sapevano che era per il bene comune - era per il bene comune (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) -, come hanno sempre fatto gli ambientalisti, sacrificando sé stessi.

Ebbene, noi insistiamo nel chiedere che questo emendamento venga votato, perché il monitoraggio sulla situazione epidemiologica è qualcosa di importante. Soltanto una parte: solo una parte è stata scoperta fino ad oggi; c'è ancora tanto da fare in nome di tutte le vittime di questo massacro che è stato causato dalla Terra dei fuochi e da coloro… Perché ci sono i nomi e i cognomi, uno su tutti: la famiglia Pellini, condannata a restituire 200 milioni di euro, che è il sangue della gente che è morta in quel territorio; e quindi anche utilizzando i soldi di questi soggetti, che sono stati sequestrati.

L'unico grande sequestro è stato fatto nei confronti della famiglia Pellini, condannati in via penale con sentenze passate in giudicato, uomini e donne che erano anche all'interno delle istituzioni e che contemporaneamente massacravano quel territorio. Ecco, noi riteniamo che i soldi strappati a questi delinquenti e criminali ambientali debbano essere utilizzati per bonificare e per fare gli screening sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Leggo uno stralcio della sentenza, quella della CEDU. Punto 389: “La Corte non può fare a meno di osservare che nel 2011 la Marina statunitense ha emanato misure precauzionali nei confronti del proprio personale che vive e lavora in alcune aree della provincia di Napoli e Caserta, nonostante la nota limitata disponibilità di informazioni da parte delle autorità italiane (…)”.

Nel 2011, quando nei comuni della Terra dei fuochi si negava tutto (non venivano fatte le bonifiche, si negava che c'era una grave questione sanitaria), la Marina militare invece indicava ai propri dipendenti che lavoravano in quelle zone alcune precauzioni sanitarie. Questa è una cosa scandalosa, cioè lo Stato non ha tutelato i propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): è quello che dice la sentenza del 30 gennaio 2025.

Ora mi dovete far capire: con 15 milioni di euro come li volete tutelare questi cittadini? Non solo state utilizzando un dramma (perché la Terra dei fuochi è tuttora un dramma), ma li state anche beffeggiando, perché con 15 milioni di euro non si può fare nulla. Allora, se i colleghi permettono, vorrei sottoscrivere questo emendamento perché bisogna puntare sulla prevenzione, sugli screening sulla popolazione, perché, altrimenti, pensando di sanzionare il cristiano che butta il sacchetto (e che sbaglia e che condanniamo), non risolviamo di certo il problema e il dramma della Terra dei fuochi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.7 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo agli identici emendamenti 9-bis.1 Dori, 9-bis.2 Auriemma e 9-bis.3 Sarracino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento che cosa fa? Sopprime la grande schifezza che è stata fatta al Senato. Con un emendamento, voi inserite nel decreto Terra dei fuochi l'ennesimo poltronificio da assegnare agli amici vostri. Perché, mi dovete spiegare, che cosa c'entra la ZES con la Terra dei fuochi? Quindi, che cosa succede? Voi, per risolvere un dramma di trent'anni, ci mettete 15 milioni di euro; poi, per il Dipartimento per il Sud ci mettete la metà delle risorse. Quindi è evidente che non vi interessa risolvere; è evidente che la popolazione che risiede in quei luoghi non vi interessa, ma avete sfruttato l'ennesima occasione.

Ormai in ogni provvedimento fate in modo che ci sia una nuova postazione, un nuovo Dipartimento, in modo da poter accontentare gli amici degli amici. Su questo siamo veramente scandalizzati. Com'è possibile utilizzare il dramma della Terra dei fuochi per inserire, probabilmente, il futuro contentino al candidato del centrodestra della Campania che perderà le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, come è stato già detto, ci lascia perplessi soprattutto il metodo che è stato utilizzato: la solita logica del centrodestra che in questa legislatura assiste in silenzio agli interventi dei deputati, senza intervenire e premendo soltanto il pulsante rosso. Si ripete in tutto questo pomeriggio di votazioni. Questo articolo 9-bis, poi, offre alcuni spunti ancora più critici, perché viene inserito in fase di approvazione al Senato, quindi in fase di conversione in legge. Quindi si utilizza il canale della decretazione d'urgenza per inserire norme che non c'entrano niente rispetto al provvedimento principale.

Ma quello che ci lascia ancora più perplessi è che, con questo provvedimento, con questa misura, con un colpo di spugna viene cancellato un lavoro che era durato anni, quello delle zone economiche speciali, che inizialmente erano state previste proprio per lenire le diseguaglianze, dare ristoro ad alcune imprese, ad alcune realtà locali e ad alcuni territori. Inizialmente era prevista proprio la territorializzazione in alcune aree e c'erano alcuni criteri: il legame con le autorità portuali, alcune zone dove i trasporti permettevano la realizzazione di imprese e di valorizzazione di strutture e di aziende locali.

Tutti questi sforzi sono stati prima compromessi con la struttura unica, che è servita a rompere non soltanto un equilibrio, ma a rompere innanzitutto la prossimità, le interlocuzioni con le imprese locali, a ridurre l'entità dei finanziamenti; e ora arriva il colpo di grazia. Lo diciamo dall'inizio della legislatura: questo è un Governo contro il Sud. Non c'è stato alcun intervento vero per i fondi relativi all'insularità, alla continuità territoriale; è stato abbattuto il Fondo per la perequazione infrastrutturale. E ora arriva anche il colpo di grazia delle ZES che vengono ridotte per gli importi e per i finanziamenti disponibili e, addirittura, inserite in un banale Dipartimento all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Insistiamo nell'emendamento soppressivo e, se avevamo bisogno di ulteriori conferme che questo è un Governo contro il Sud, oggi sono arrivate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Avete detto “no” ai nostri emendamenti per stanziare risorse per le bonifiche; avete detto “no” a implementare l'organico delle Forze dell'ordine per perseguire in maniera più chiara i reati ambientali, per aumentare l'organico della Polizia locale che presidia il territorio; avete detto “no” ad assumere più magistrati che possano occuparsi anche dei reati ambientali, che sono in continuo aumento.

Ma avete trovato 7 milioni di euro per istituire un poltronificio per 60 persone all'interno di questo nuovo dipartimento. Siete davvero vergognosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 9-bis.1 Dori, 9-bis.2 Auriemma e 9-bis.3 Sarracino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 9-bis.01 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9-bis.01 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 9-bis.02 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo articolo aggiuntivo chiediamo di inserire, tra i compiti del commissario unico, come istituito dal decreto-legge n. 25 del 2025, anche quello di realizzare una rete di monitoraggio e di videosorveglianza, proprio per evitare (quindi con una finalità preventiva, oltreché di deterrenza), ulteriori sversamenti illeciti di rifiuti.

Anche questa attività, a nostro parere, è assolutamente essenziale, perché far comprendere che c'è l'occhio vigile dello Stato nei confronti di reati così gravi, può fornire strumenti alle autorità che poi dovranno svolgere le indagini ed avere davvero un'efficacia rispetto a questi reati.

Quindi, anche questa è una vera occasione persa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9-bis.02 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 9-bis.01000 Graziano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo articolo aggiuntivo vogliamo dare un contributo straordinario per la bonifica dei territori che sono stati interessati...

PRESIDENTE. Colleghi, silenzio.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). ...dall'incendio dell'impianto Campania Energia, sito nel comune di Teano.

Faccio un appello ai parlamentari del centrodestra, in particolare del territorio casertano, che si sono spesi in quei giorni dicendo che il Governo era interessato, che si sarebbe interessato, che avrebbe stanziato soldi per fare la caratterizzazione, la decontaminazione, il monitoraggio, il sostegno alle aziende agricole. Questo è quello che dice questo articolo aggiuntivo, indicando le infrastrutture locali che servono.

In questo momento, avete l'opportunità di realizzare quello che avete raccontato, quello che avete detto sul territorio. Penso alla possibilità che non sia votato e faccio un appello davvero di cuore, lo voglio dire all'Aula: ai Vigili del fuoco, ci sono voluti 15 giorni per spegnere l'incendio a Teano. Siccome quello che è accaduto è una cosa davvero drammatica, con livelli di inquinamento molto alti, così come sono stati monitorati e verificati dall'ASL e da tutti quelli che hanno lavorato in quella direzione, chiedo davvero di fare uno sforzo.

Votare a favore di questo articolo aggiuntivo significa votare a favore di una bonifica, sapendo che vi sono stati disastri dal punto di vista ambientale. Non farlo, significa che vi assumete la responsabilità di non volerlo fare e, ancora una volta, si dimostra che il Governo è contro il Mezzogiorno, contro quella che può essere una bonifica, ed è il contrario di quello che vuole realizzare in questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo al collega Graziano di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo e voglio farvi osservare una cosa: chi vive nelle nostre terre, quindi certamente altri colleghi del casertano e del napoletano, ha in famiglia un malato di tumore all'apparato digerente o al sistema respiratorio: o un morto o un malato, in quasi tutte le famiglie. Il registro tumori della Campania dimostra che il tasso tumorale in quelle aree è molto più alto della media italiana. Allora, che cosa è successo rispetto alla questione in esame, nel rogo, nell'incendio che si è avuto, con l'emanazione dei fumi a Teano? Quello che è andato a fuoco è un deposito… Presidente, chiedo un po' di silenzio all'Aula.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). È un deposito oggetto di sequestro, quindi un deposito che, nei fatti, non doveva avere niente o doveva essere già bonificato e che è stato oggetto di un incendio doloso - attenzione - di materiale plastico. Quindi, quei fumi sono rimasti nell'aria per tante settimane, al punto tale che la settimana scorsa addirittura su quattro aziende agricole c'era ancora la diossina ben oltre i livelli consentiti dalla norma. Questo punto è stato oggetto di un question time la settimana scorsa. Il Governo ha risposto: attenzione, perché quest'area è esterna alla Terra dei fuochi, come se qualcuno che è esterno alla Terra dei fuochi può prendersi il tumore, perché nella Terra dei fuochi se lo prendono già di loro.

Allora, qua la cosa che vi sta chiedendo l'articolo aggiuntivo Graziano è veramente una mancetta, è una miseria rispetto a questi soldi che voi avete previsto, per esempio in legge di bilancio, per aumentare gli stipendi dei componenti del Governo. E, invece, per le persone che lì muoiono, non avete un euro! Bisognerebbe aggiungere poi l'urgenza di andare a verificare gli impianti antincendio che non funzionano, addirittura in siti oggetto di sequestro, sotto sequestro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma come è possibile? Come è possibile?

Allora, la preghiera è: innanzitutto, votate a favore di questo emendamento o, per cortesia, accantonatelo un secondo e riflettete; in secondo luogo, trovate i fondi e fate presto, perché lì la gente muore, la gente muore! Non potete girarvi più dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, nel sottoscrivere l'articolo aggiuntivo del collega Graziano, vorrei dare all'Aula due delucidazioni. La prima. Quello che è bruciato non era un impianto ufficialmente di rifiuti, perché quella doveva essere un'azienda agricola. Trent'anni fa, una famiglia che opera in questo settore - non so come possa continuare a farlo -, di Marano, si è comprata quell'azienda agricola e l'ha trasformata in un deposito di lavorazione di rifiuti.

Sono arrivate le denunce, sono arrivate dopo un lungo iter giudiziario, perché, ovviamente, se dobbiamo creare sistemi sociali e anche giudiziari in difesa dei delinquenti, ci riusciamo sempre. Dopo vent'anni di cause, dove quello ha continuato ad operare, si è arrivati a un punto tale per cui il giudice ha sequestrato tutto e ha messo quei terreni e quell'azienda all'asta. L'ha vinta una persona. Era stata liberata l'area. Quando quella persona ha vinto l'asta, sapete che cosa è successo? Che la stessa famiglia - ovviamente non è provabile, anche se i rifiuti erano i suoi - li ha rimessi dentro quella struttura. A quel punto, altre cause, altri interventi e così via, finché il sindaco pro tempore del comune di Teano è stato nominato commissario giudiziario, con la possibilità di agire anche in danno.

Sapete cos'è successo dopo due giorni? Ha preso fuoco. Come si diceva: io so i nomi, ma non ho le prove. Noi sappiamo i nomi e sostanzialmente ci sono anche le prove. Però, nelle more che si agisce, almeno la bonifica. A Teano, per oltre quindici giorni, i cittadini sono andati in giro con le mascherine che noi utilizzavamo all'epoca del COVID. Erano chiusi i negozi, erano chiuse tutte le attività, non potevano tenere accesi neanche i condizionatori: faceva un caldo, c'era una cappa… I Vigili del fuoco, che non smetteremo mai di ringraziare, hanno passato 15 giorni dandosi i turni e intossicandosi per spegnerli.

E, allora, nelle more che si agisca contro quei soggetti di Marano e contro questa vergogna, che è successa lì come con la famiglia Pellini - là per fortuna abbiamo una sentenza passata in giudicato, anche se il sequestro dei beni in qualche modo è stato in un primo momento fermato; qui sappiamo i nomi, ma non ci sono ancora le condanne definitive - … ma nelle more, per dare un segnale della presenza forte dello Stato, questi soldi servono per dire ai cittadini di Teano che noi ci siamo, che adesso bonifichiamo e che domani condanneremo quei delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Chiedo al relatore, onorevole Pulciani, in ordine alla richiesta di accantonamento dell'onorevole Santillo, rigetta la richiesta?

PAOLO PULCIANI, Relatore. Rigetto la richiesta di accantonamento.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9-bis.01000 Graziano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo agli identici emendamenti 11.1 Simiani e 11.2 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, li pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.1 Simiani e 11.2 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'emendamento 11.3 Simiani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, perché logicamente in questo nuovo decreto omnibus, dove c'è un po' di tutto, c'è anche la parte degli aiuti per gli eventi catastrofali e a questo io ho agganciato un emendamento. È un emendamento che sicuramente boccerete, ma che, però, deve essere un segnale, un segnale che serve a dare, comunque, un'attenzione particolare a dei pezzi dell'Italia, in questo caso la Toscana, l'isola d'Elba. Come sapete benissimo, ci sono stati eventi catastrofali - da febbraio ormai - che si sono susseguiti in diversi luoghi dell'isola e questo ha portato gravi difficoltà non solo ai cittadini, ma anche alle imprese e agli edifici pubblici.

Tutti i comuni, che sono di varie parti politiche, di centrodestra e di centrosinistra, in questo caso civici, più volte hanno posto un problema e lanciato un grido d'allarme sull'isola per le difficoltà oggettive che oggi l'isola ha nell'ambito del dissesto idrogeologico. Per questo noi chiediamo, con questo emendamento, la possibilità di poter investire e dare risorse ai comuni e alla regione per poter chiudere e, in questo caso, definire anche una strategia, un percorso che riguarda il rifacimento di tutti i fossi e di tutti i reticoli idrici dell'isola, perché oggi, effettivamente, ogni volta che in quel luogo piove - e piove, in questo caso, in maniera abbondante - si creano allagamenti importanti, che possono non garantire non solo la fruibilità delle strade o dei luoghi o delle campagne, ma soprattutto diventano pericolosi, delle vere trappole in molte zone dell'isola. Ecco perché noi crediamo, in questo momento e con questo emendamento, di dare risorse per 5 milioni di euro per questo fine 2025 e 10 milioni per il 2026.

Noi su questa cosa faremo una battaglia anche nella legge di bilancio, perché crediamo che sul dissesto idrogeologico in Toscana ancora non sia stato fatto abbastanza. Dobbiamo fare molto di più e questo non riguarda solamente il Partito Democratico, ma riguarda tutto l'emiciclo e, soprattutto, anche il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.3 Simiani, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Si è così concluso l'esame degli emendamenti e, secondo le intese intercorse, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 16,15.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà. Colleghi, chi intende uscire cortesemente lo faccia in silenzio, così possiamo ascoltare il collega Ricciardi.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente alla Presidente Meloni, specialmente dopo la vergognosa dichiarazione di qualche minuto fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per la Presidente Meloni le donne e gli uomini che sono nella Flotilla sono coloro i quali mettono a rischio la pace. Avete capito bene: chi mette a rischio la pace non è un esercito che sta commettendo un genocidio da due anni, ma sono donne e uomini disarmati che stanno portando aiuti a una popolazione sfinita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nessun Presidente in nessun Paese del mondo ha utilizzato termini del genere per i propri concittadini e concittadine che sono su quelle barche. Lo ha fatto la nostra Presidente Meloni, la vostra Presidente Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ha detto: dovreste attivarvi per portare questi aiuti tramite i canali ufficiali del Governo italiano. I canali ufficiali del Governo italiano, tra cui la Farnesina, a cui le associazioni che hanno raccolto, grazie alla generosità delle italiane e degli italiani, tonnellate di aiuti da portare a Gaza, si sono messe in contatto con delle associazioni giordane che fanno questo tipo di operazioni. Ebbene, queste associazioni giordane la settimana scorsa hanno risposto che da quei pacchi è obbligatorio, secondo le direttive israeliane, togliere biscotti, marmellate e miele, perché hanno troppo valore energetico per i bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questi sono gli aiuti: 9.000 pacchi di biscotti che vanno buttati al macero. Questi sono gli aiuti che dovremmo fare grazie alla Farnesina e grazie alla Presidente Meloni, una Presidente Meloni che riesce a utilizzare l'aggressività e il dileggio addirittura aiutata dagli organi di stampa al servizio vostro. Parlare di complicità con Hamas verso donne e uomini che vogliono solamente portare un aiuto all'umanità: questo è ciò che riuscite a fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E la scorsa settimana, quando è avvenuto il primo grande attacco (perché in realtà era già il terzo) alla Flotilla, a delle navi italiane con persone italiane a bordo, avete sentito il Governo fare un'azione diplomatica per capire chi aveva buttato quelle bombe? Perché, al momento, tutti sanno che è Israele, ma il Governo non ha fatto nulla, forse perché facendo un'indagine si scoprirebbe che in quelle armi c'è anche qualche componentistica italiana che continuiamo a vendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché è questo ciò che stiamo facendo.

Allora, stanotte quelle donne e quegli uomini stanno vivendo e vivranno una delle notti più drammatiche della loro vita, perché non sono loro a mettere a rischio la pace, ma sono coloro i quali continuano a fare un blocco illegale. Quelle acque non sono di Israele: quelle acque sono dei palestinesi e non violano alcun diritto internazionale quelle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, noi lo diciamo con forza: in quelle barche davvero c'è la rotta per chi si ostina ad andare controvento e controcorrente perché vuole un mondo diverso e non vuole un mondo dove le opzioni sono le speculazioni finanziarie e immobiliari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stanotte dalla parte del grilletto ci sarà chi è dalla parte degli sfruttatori e nel mirino ci saranno coloro i quali sono dalla parte degli sfruttati e noi non ci rassegneremo mai a pensare che la vera linea di demarcazione dell'umanità è quella tra sfruttati e sfruttatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora, alla Global Sumud Flotilla diciamo: siamo tutte e tutti con voi stanotte! E non si azzardino a toccare una o uno di noi, perché ci troverete dalla vostra parte in ogni luogo, in ogni scuola, in ogni fabbrica, in ogni palazzo istituzionale, in ogni strada. Noi quelle persone non le abbandoniamo perché hanno riscattato tutti noi e tutte noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come lei sa, la Global Sumud Flotilla è in mare, ormai a poche miglia da Gaza, con a bordo tanti attivisti da 44 Nazioni, tra cui tantissimi cittadini italiani. Non portano armi - vogliamo ribadirlo qua in Parlamento -, non portano provocazioni. Portano acqua, cibo, medicinali, garze, portano dignità.

Allora, ci faccia rivolgere con la solennità di quest'Aula alla Presidente Meloni che dice che dipende anche da quelle 40 barche a vela la pace in Medio Oriente, anzi dice che è a rischio il piano di Trump. Glielo diciamo sinceramente, Presidente: ha perso l'occasione non per tacere - non ci saranno parole, né contumelie da parte nostra -, ma ha perso l'opportunità di stare dalla parte giusta della storia e di fare quello che deve fare il Governo italiano, ossia proteggere quei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Il nostro Ministro Crosetto dice una cosa con un tono più sornione: lancia ultimi appelli e dice che, se i nostri concittadini verranno solo arrestati, potremo stare tranquilli. Guardate che sono parole che fanno tremare i polsi e noi non stiamo tranquilli, perché questo significa una cosa sola: che Israele sa di poter agire, di poter agire per l'ennesima volta nell'impunità generale, anche del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Si è già detto che la Marina militare si ferma a 150 miglia e Israele prepara l'attacco.

Mi faccia dire, Presidente, però, che questo attacco - dopo i droni, le bombe incendiarie in acque internazionali - è sempre lo stesso; è sempre lo stesso meccanismo. Lo fa costruendo prove false, insinuando legami inesistenti con Hamas.

È una strategia - mi faccia dire - che in quest'Aula conosciamo bene. Ve la ricordate? Dietro ogni infrastruttura civile, ospedale, scuola - se lo ricorda? - c'era Hamas. Ci sono 70.000 morti sotto le macerie, tutti di Hamas; 20.000 bambini e bambine, tutti miliziani di Hamas. Ma non provate vergogna a sentire queste parole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Ma davvero pensate che i nostri concittadini, che chi sta sulla Global Sumud Flotilla stia ottenendo un trattamento diverso da quello che hanno ricevuto altri?

Noi che non abbiamo doppi standard e che pensiamo che le morti siano tutte orribili, uguali, abbiamo capito l'antifona. Qualcuno pensa che stanotte qualcuno potrebbe perire e anche solo dirlo è inaccettabile, Presidente. Lì dietro non c'è nessuna milizia, non c'è nessuna azione militare, non stanno facendo nulla, se non entrare nelle terre di Palestina che sono occupate da un Paese che pensa di non rispettare il diritto internazionale.

Allora, noi lo diciamo in quest'Aula, con chi è rimasto: noi stiamo dalla parte di quell'Italia che sostiene la Global Sumud Flotilla, li sostiene tutti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). E guardi, Presidente Meloni, a quelle 44 Nazioni non gliene frega niente, non gliene frega niente del suo lavoro. Non stanno facendo opposizione a lei in particolare: si sentono responsabili, ma non si sentono complici come lei.

In questa assenza di voce, loro sa cosa stanno facendo, Presidente? Stanno facendo la seconda superpotenza al mondo, quella che dice che questa vicenda non può finire con le parole della pulizia etnica, con quel sorriso sornione che Benjamin Netanyahu da ieri ha addosso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Quindi, si associa alla richiesta di informativa, come ho inteso. Ha chiesto di parlare, immagino sul medesimo argomento della richiesta di informativa, la deputata Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta di informativa, ci associamo alla richiesta di responsabilità, affinché questo luogo, anche il Parlamento, possa essere un luogo nel quale la Presidente del Consiglio venga a dire e a chiarire che questo Governo opera per proteggere la Global Sumud Flotilla.

La Global Sumud Flotilla è pacifica, non violenta, disarmata, opera nel solco della legalità internazionale. Tutto all'opposto rispetto a quanto sta facendo Netanyahu, ormai da due anni, nell'impunità totale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Ripeto: pacifica, disarmata, non violenta e nel rispetto della legalità internazionale.

Queste sono ore delicatissime per la Flotilla e chi è a bordo, i nostri concittadini, le attiviste e gli attivisti, i nostri colleghi non meritano di ricevere parole pesanti come macigni, in queste ore. Ovvero: non vi proteggiamo più.

Uno sforzo diplomatico andava fatto, era quello di aprire i corridoi umanitari permanentemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Questo chiediamo, questo abbiamo sempre chiesto. Questo ha sempre chiesto la Global Sumud Flotilla, questo è sempre stato l'unico obiettivo, nonostante lo scredito, nonostante le fake news che sono state propagate su quanto sta facendo la Global Sumud Flotilla. Interrompere l'utilizzo della fame, della carestia come arma contro il popolo palestinese. Chi si sta occupando di questo? Chi si sta occupando di sbloccare gli aiuti - lo si citava prima - bloccati a Genova? Non possono passare aiuti e cibo perché valutati troppo calorici per il popolo palestinese. Ma qual è la logica?

L'azione diplomatica e il chiedere che non venga utilizzata la violenza non è un'indicazione che va rivolta alla Global Sumud Flotilla, ma va chiarito e ripetuto al Governo di Netanyahu. Gli unici che hanno usato violenza contro la Global Sumud Flotilla sono stati gli israeliani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Quindi sì, a bordo ci sono persone responsabili, coscienti, che hanno già dichiarato che si fermeranno, ma non ora e non perché questo è quanto chiede il Governo italiano.

Dal Governo italiano noi chiediamo responsabilità, chiarezza e che venga raggiunto, ripeto, l'obiettivo politico di questa missione, che non è la violenza, che non è forzare, che non è provocare. Lo ripeto: è aprire un corridoio umanitario permanente per il popolo di Palestina.

Perché quello che sta succedendo in queste ore, intanto che parliamo, intanto che cerchiamo di capire cosa succederà con riferimento agli accordi, è che la popolazione civile continua a morire di fame. Questo deve essere chiaro.

Quindi, il corridoio umanitario deve essere parte integrante dello sforzo diplomatico di chi sta parlando con il Governo israeliano e bisogna scongiurare ogni atto violento contro gli attivisti e le attiviste, contro chi è a bordo della Global Sumud Flotilla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Nella notte tra venerdì e sabato, un ragazzo detenuto nel carcere di Torre del Gallo, di Pavia, si è suicidato. Vogliamo fare le condoglianze, ovviamente, alla famiglia e ci stringiamo intorno a questa famiglia.

Ma soprattutto, ancora una volta, intervengo in quest'Aula per stigmatizzare e denunciare il mancato senso di un carcere, che, anziché rieducare, toglie del tutto la speranza alle persone di uscire ed avere di nuovo una vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); toglie il senso della rieducazione della pena. Allora, ditemi: a che cosa serve un carcere in questo modo? Non serve a nulla, colleghe, colleghi e Presidente. Noi abbiamo denunciato tantissime volte le condizioni di questo carcere e abbiamo avuto anche parziali risposte a voce dal Ministero della Giustizia, ma poi, alla fine, non si sono tradotte in azioni concrete. Le persone che hanno più fragilità, le persone che hanno patologie in carcere devono essere assistite da psicologi e da psichiatri e non possono essere lasciate abbandonate a loro stesse. E per l'ennesima volta, chiedo che vengano stanziati fondi per questo istituto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare, anche in quest'Aula, le vergognose parole pronunciate dal sindaco di Terni: espressioni che ritengo di una gravità inaudita, con una profonda mancanza di rispetto nei confronti di chi, non lontano da qui, sta affrontando quotidianamente le più atroci sofferenze e il vero terrore. Parlare di stupri verso bambine, con parole di odio verso le donne è semplicemente inaccettabile, sotto ogni profilo morale, civile e istituzionale. Queste affermazioni non costituiscono solo una vergognosa opinione personale, ma rischiano di porsi anche in contrasto con la legge. Lo stesso TUEL prevede specifiche ipotesi di rimozione di amministratori locali che si rendano responsabili di atti contrari alla Costituzione, di gravi e persistenti violazioni di legge e di gravi motivi di ordine pubblico. Allora chiedo, qui, in quest'Aula, che il Ministro Piantedosi faccia il suo dovere e faccia rimuovere il sindaco di Terni, nonché presidente della provincia di Terni, dal suo incarico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non degno di coprire tale ruolo. Credo che anche la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie, deputata Pavanelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Care deputate e cari deputati, oggi a Piombino, davanti al comune, tantissime persone si sono ritrovate per manifestare e difendere i dipendenti della Liberty Magona. Non siamo qui soltanto per denunciare una crisi industriale, ma per affermare uno sforzo di dignità di chi ogni giorno, con fatica e professionalità, tiene in vita lo stabilimento della Liberty Magona. Grazie alle pressioni dei sindacati è stato ottenuto un primo risultato concreto. Vi ricordo che è da agosto che i dipendenti della Liberty Magona non riscuotono lo stipendio. E grazie a questo, allo sforzo che i sindacati hanno fatto, è stato ottenuto un primo risultato concreto: il decreto che consente all'INPS di pagare direttamente la cassa integrazione. È un passo avanti importante, ma non sufficiente. Non è accettabile che chi lavora debba attendere mesi per ricevere uno stipendio che rappresenta un suo diritto.

Non possiamo permettere in questo caso che le famiglie intere vivano nell'incertezza, mentre l'azienda resta in silenzio e scarica la propria irresponsabilità sui più deboli. Chiediamo subito tempi certi per il pagamento della CIGS e gli accordi concreti per gli istituti bancari, per la gestione dei mutui e, soprattutto, il rispetto per gli impegni assunti.

Parallelamente vigileremo con determinazione sul percorso della composizione negoziata della crisi, perché non resti un atto formale, ma diventi davvero l'avvio di un piano di rilancio e di garanzia occupazionale. La priorità resta chiara e non negoziabile: tutelare i posti di lavoro, difendere le retribuzioni, garantire chi produce ricchezza perché non venga mai abbandonato. Non ci fermeremo finché non arriveranno risposte serie e soluzioni concrete.

La Magona non è soltanto un'azienda, è la storia di Piombino, di un'intera comunità, è il frutto...

PRESIDENTE. Non dipende da me, mi dispiace. Grazie, onorevole Simiani.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Come sapete, domenica si è votato in Valle d'Aosta per le regionali e per il rinnovo dei consigli comunali in 65 comuni su 74. Una campagna elettorale intensa che mai come questa volta ha visto salire, in Valle d'Aosta, esponenti politici nazionali, sia di destra che di sinistra. Tutti si sono dichiarati autonomisti, tutti si sono dichiarati come gli unici difensori delle specificità della mia regione, tutti hanno fatto promesse e, come dicono loro, ascoltato. Alcuni addirittura hanno assimilato gli autonomisti e l'Union Valdôtaine al diavolo da sconfiggere ed estirpare dalla Valle d'Aosta. Mi dispiace per tutti, ma questo diavolo, con quasi il 32 per cento, ha trascinato negli inferi alcuni partiti nazionali, nel girone degli arroganti e supponenti.

L'Union Valdôtaine aveva chiesto solo rispetto, rispetto per la sua storia, rispetto per le sue donne e uomini, ma il popolo valdostano ha deciso. Conta poco, quindi, che ora tutti si dicano soddisfatti. La verità è che l'Union Valdôtaine è il primo movimento politico in regione e ad Aosta, il resto sono solo narrazioni.

Concludo, signor Presidente, constatando che i format e le modalità propagandistiche usate generalmente nel resto d'Italia, durante le campagne elettorali, da noi stridono e sono fuori luogo. La Valle rimane e rimarrà sempre dei valdostani e di questo le classi dirigenti locali di certi partiti nazionali dovrebbero tenerne conto per il futuro.

La Valle d'Aosta è diversa, ma sarà sempre aperta al dialogo con tutti, sia in Italia che in Europa.

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 1 ottobre 2025 - Ore 9,30:

1. Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16,15)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1625 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi (Approvato dal Senato). (C. 2623​)

Relatori: PULCIANI e PELLICINI.

4. Seguito della discussione delle mozioni Conte ed altri n. 1-00445, Boschi ed altri n. 1-00487, Orfini ed altri n. 1-00488, Mollicone, Latini, Tassinari, Cavo ed altri n. 1-00489 e Piccolotti ed altri n. 1-00492 concernenti iniziative per il finanziamento del settore del cinema e dell'audiovisivo .

5. Seguito della discussione della mozione Roggiani, Torto, Grimaldi, Bonetti, Faraone ed altri n. 1-00472 concernente iniziative in materia di trasferimento delle risorse statali agli enti locali .

La seduta termina alle 20,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 5 la deputata Ruffino ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 23 la deputata Longi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 23, 51 e 61 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 31 il deputato Alfonso Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 41, 46 e 63 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 61 e 66 il deputato Maullu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 65 la deputata Cherchi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 67 il deputato De Corato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2604 - DICHIARAZIONE DI URGENZA 227 170 57 86 133 37 85 Appr.
2 Nominale DOC XVIII-BIS N 68 244 233 11 117 142 91 83 Appr.
3 Nominale DDL 2623 - EM 1.1 247 239 8 120 98 141 83 Resp.
4 Nominale EM 1.2 249 241 8 121 99 142 83 Resp.
5 Nominale EM 1.3 251 237 14 119 92 145 82 Resp.
6 Nominale EM 1.4 248 243 5 122 101 142 82 Resp.
7 Nominale EM 1.6 246 242 4 122 99 143 82 Resp.
8 Nominale EM 1.7 246 241 5 121 101 140 82 Resp.
9 Nominale EM 1.8, 1.9, 1.10 247 243 4 122 101 142 82 Resp.
10 Nominale EM 1.11 250 241 9 121 98 143 82 Resp.
11 Nominale EM 1.12, 1.13, 1.14 245 240 5 121 100 140 82 Resp.
12 Nominale EM 1.15 243 235 8 118 96 139 82 Resp.
13 Nominale EM 1.16 247 240 7 121 97 143 82 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 1.17 247 239 8 120 97 142 82 Resp.
15 Nominale EM 1.19 247 245 2 123 103 142 82 Resp.
16 Nominale EM 1.18 242 239 3 120 98 141 82 Resp.
17 Nominale EM 1.20 235 231 4 116 98 133 82 Resp.
18 Nominale EM 1.21 239 234 5 118 97 137 82 Resp.
19 Nominale EM 1.22, 1.23 239 235 4 118 98 137 82 Resp.
20 Nominale EM 1.24 240 235 5 118 97 138 82 Resp.
21 Nominale EM 1.25 243 238 5 120 96 142 82 Resp.
22 Nominale EM 1.26 243 237 6 119 89 148 82 Resp.
23 Nominale EM 1.29 239 230 9 116 91 139 82 Resp.
24 Nominale EM 1.30 243 239 4 120 97 142 82 Resp.
25 Nominale EM 1.31, 1.32 242 237 5 119 96 141 82 Resp.
26 Nominale EM 1.33 236 231 5 116 95 136 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 1.34 241 238 3 120 93 145 82 Resp.
28 Nominale EM 1.36 237 233 4 117 96 137 82 Resp.
29 Nominale EM 1.37 240 231 9 116 93 138 82 Resp.
30 Nominale EM 1.38 235 231 4 116 97 134 82 Resp.
31 Nominale EM 1.39 240 236 4 119 99 137 82 Resp.
32 Nominale EM 1.40 239 234 5 118 94 140 82 Resp.
33 Nominale EM 1.41 242 238 4 120 96 142 82 Resp.
34 Nominale EM 1.42 239 234 5 118 95 139 82 Resp.
35 Nominale EM 1.43 233 228 5 115 92 136 82 Resp.
36 Nominale EM 1.44 231 220 11 111 91 129 82 Resp.
37 Nominale EM 1.45 233 227 6 114 95 132 82 Resp.
38 Nominale EM 1.46, 1.47 230 225 5 113 93 132 82 Resp.
39 Nominale EM 1.48 231 226 5 114 94 132 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 1.49 230 225 5 113 91 134 82 Resp.
41 Nominale EM 1.50 233 228 5 115 89 139 82 Resp.
42 Nominale EM 1.53 235 232 3 117 92 140 82 Resp.
43 Nominale EM 1.54, 1.55 232 223 9 112 88 135 82 Resp.
44 Nominale EM 2.1000 235 230 5 116 90 140 82 Resp.
45 Nominale EM 2.2 234 229 5 115 90 139 82 Resp.
46 Nominale EM 2.3 227 222 5 112 87 135 82 Resp.
47 Nominale EM 2.4 233 226 7 114 88 138 82 Resp.
48 Nominale EM 2.5 231 226 5 114 88 138 82 Resp.
49 Nominale EM 2.6 235 229 6 115 88 141 82 Resp.
50 Nominale EM 2.7 234 227 7 114 87 140 82 Resp.
51 Nominale EM 2.8 229 223 6 112 83 140 82 Resp.
52 Nominale EM 2.9 232 228 4 115 93 135 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM 2-BIS.1 231 227 4 114 89 138 82 Resp.
54 Nominale ART AGG 2-BIS.01 232 220 12 111 85 135 82 Resp.
55 Nominale EM 3.1 227 216 11 109 84 132 82 Resp.
56 Nominale EM 5.1 229 217 12 109 84 133 82 Resp.
57 Nominale EM 5.2 227 220 7 111 88 132 82 Resp.
58 Nominale EM 6.1 228 225 3 113 89 136 82 Resp.
59 Nominale EM 9.1 228 225 3 113 88 137 82 Resp.
60 Nominale EM 9.2 230 227 3 114 94 133 82 Resp.
61 Nominale EM 9.3, 9.4 228 192 36 97 60 132 82 Resp.
62 Nominale EM 9.6 224 221 3 111 89 132 82 Resp.
63 Nominale EM 9.5 222 219 3 110 88 131 82 Resp.
64 Nominale EM 9.7 216 213 3 107 86 127 82 Resp.
65 Nominale EM 9-BIS.1, 9-BIS.2, 9-BIS.3 216 214 2 108 85 129 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 70)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ART AGG 9-BIS.01 215 213 2 107 85 128 82 Resp.
67 Nominale ART AGG 9-BIS.02 213 211 2 106 83 128 82 Resp.
68 Nominale ART AGG 9-BIS.01000 209 208 1 105 84 124 82 Resp.
69 Nominale EM 11.1, 11.2 209 209 0 105 86 123 82 Resp.
70 Nominale EM 11.3 210 206 4 104 82 124 82 Resp.