Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 560 di mercoledì 5 novembre 2025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: D'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 976-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato, n. 976-B: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per le dichiarazioni di voto finale è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario)

Ricordo che nella seduta del 7 ottobre si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la relatrice vi ha rinunciato.

Avverto che, trattandosi di seconda deliberazione su una proposta di legge costituzionale, a norma del comma 3 dell'articolo 99 del Regolamento, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 976-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Le chiedo scusa: ho dieci minuti, in base alla ripartizione?

PRESIDENTE. Dieci minuti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Penso che ne utilizzerò anche di meno. Signor Presidente, colleghi, la ringrazio di avermi dato la parola e ringrazio la presenza del Ministro. Se c'è una cosa sulla quale non si può criticare il Governo rispetto a questa legge è quella di… Certo è che se siamo in sei in Aula e viene a parlare qua al telefono, magari…

Dicevo, Presidente, senza voler disturbare anche lei, che, se c'è qualcosa che non si può criticare, è la scelta della procedura costituzionale nel momento in cui si interviene sullo Statuto del Friuli-Venezia Giulia. Noi sappiamo che uno degli oggetti principali di questa modifica è la reintroduzione del tema delle aree vaste. Sappiamo, purtroppo, che la Corte costituzionale, in passato, si è trovata a dover intervenire, perché si è tentato di reinserire questa normativa che è stata tolta… Se tu potessi andare a parlare al telefono al posto tuo, io riuscirei a parlare al posto mio. Presidente, non so se lei mi possa aiutare con il collega che viene a parlare al telefono qua.

PRESIDENTE. Deputato Gusmeroli, le chiedo scusa.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ha i banchi a 40 chilometri e viene a parlare al banco mio.

PRESIDENTE. Si sta allontanando.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Scusi, non è che penso che ci sia un boicottaggio.

PRESIDENTE. È perfettamente comprensibile il suo richiamo: l'ho assecondata.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Anche perché stavo parlando bene del Ministro; quando parlerò male, non so che cosa succede.

Dicevo che purtroppo la Corte costituzionale si è trovata ad affrontare tentativi di reinserire questa scelta che era stata abrogata con la legge Delrio e via dicendo in modo improprio, quindi sappiamo che è stata scelta una procedura saggia. Non mi meraviglia che il Ministro Calderoli dal punto di vista delle procedure non sbagli, così come non mi meraviglia che sia presente in Aula come sempre a seguire il dibattito sulle materie che lo riguardano.

Politicamente il Ministro sa che spesso siamo lontani anni luce, ma sul rispetto delle procedure non avrei mai avuto dubbi che il Ministro avesse seguito la strada giusta. Lo dico perché è importante che, in un contesto nel quale anche nei rapporti tra il Governo e il Parlamento gli strappi sono continui, ancora ci sia qualcuno che tenta di tenere in piedi la correttezza dei rapporti al di là delle proprie valutazioni politiche. Poteva sembrare qualcosa di scontato, ma a mio avviso non lo è.

Detto questo, ciò che semmai si può lamentare rispetto a questa proposta di legge è la mancanza di un dibattito e di un confronto più approfondito. Quando dico “più approfondito” non intendo dire che non c'è stata disponibilità al dialogo; dico che, però, rimane sottesa alla formalità delle questioni che abbiamo affrontato una serie di dubbi e di punti interrogativi che, a nostro avviso - ed è questa la ragione fondamentale per la quale ci asterremo su questa proposta di legge -, non sono stati chiariti fino in fondo.

Ora, la modifica dello Statuto della regione Friuli-Venezia Giulia ha come elemento centrale - come dicevo - la reintroduzione degli enti di area vasta, cioè il secondo livello di governo, che sono venuti meno, anche se non dal punto di vista costituzionale, con la soppressione delle province. Qui faceva bene, in prima lettura, il collega Del Barba a ricordare che la democraticità che si mantiene in un ente di primo o anche di secondo livello non è certo emersa nel corso del dibattito che si è svolto in Parlamento in prima e in seconda lettura. Questo non perché ci dovessero essere opinioni convergenti tra la maggioranza e la minoranza - è normale che ci sia una discussione e che le opinioni possano essere diverse - ma perché, in qualche modo, il dibattito è stato affrontato attraverso un misto di una visione nazionale e locale, dando così il senso di una confusione e di una non chiarezza rispetto agli elementi che debbono essere messi insieme per ricercare una maggiore insistenza del tema.

Infatti, il punto su cui continuiamo a interrogarci è quale sia - lo ricordava, ripeto, il collega Del Barba - l'elemento di equilibrio da ricercare per il governo del territorio, cioè se sia un equilibrio che dia più rappresentanza ai cittadini o, invece, più efficienza alle istituzioni e ai compiti che le stesse intendono assumere. Insomma, se la forma prevede l'introduzione di questi enti di area vasta, probabilmente andava specificato dentro lo Statuto come essi davvero dovessero essere in qualche modo rappresentati, quali funzioni dovessero essere loro attribuite nel dettaglio o anche quale fosse il loro funzionamento. E la previsione - ci arriveremo tra poco - dell'elezione diretta degli organi rappresentativi degli enti di area vasta sicuramente colma - e questo non c'è dubbio - quello che è stato avvertito nel tempo come un deficit democratico.

D'altra parte è anche giusto, dopo tanti anni da una riforma - mi riferisco alla riforma Delrio -, prendere atto che, a più livelli, nelle amministrazioni di soggetti politici diversi, è emerso che la scelta della soppressione dei governi di secondo livello, delle aree vaste e così via ha creato obiettivamente dei problemi anche ai cittadini che si sono dovuti imbattere nell'incertezza di una messa in riga delle modifiche legislative che sono state approvate.

Quindi, sul tema che ci fosse l'esigenza - e che ci sia probabilmente ancora, signor Ministro - di surrogare rispetto a una riforma che ha bisogno di più di un tagliando, ossia di essere rimessa in linea, perché ha bisogno di recuperare delle esigenze che sono venute meno, non c'è dubbio.

Ma allora ci si domanda, signor Ministro, perché in realtà - se è vero che il tema della mancanza delle province non riguarda soltanto il Friuli-Venezia Giulia - non ci sia stata da parte del Governo una proposta che in qualche modo venisse incontro a un'esigenza che non era solo del Friuli-Venezia Giulia, ma di tutte le regioni, non solo delle regioni a Statuto speciale, e che forse avrebbe reso anche utile riprendere in mano una questione che - ripeto - evidentemente non ha funzionato fino in fondo.

Poi, però, dentro la riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia, c'è anche il tema della riforma elettorale e qui c'è il dubbio, signor Ministro - non vogliamo andare per sospetti - che lasciare la libertà al Friuli-Venezia Giulia di intervenire sul tema del sistema elettorale sia in qualche modo il tentativo di evitare di ritrovarsi come ci siamo ritrovati in Campania o in Veneto o in altre situazioni nelle quali si poneva il problema del terzo mandato. Questo tema non credo che possa essere risolto attraverso un artificio che consenta al Friuli-Venezia Giulia magari di organizzarsi come non sono riusciti a fare gli altri.

Per chiudere - perché mi è rimasto soltanto un minuto - le vorrei parlare di un argomento che non la riguarda ma che è molto legato a questo, ossia il tema per esempio di Roma Capitale. Anche su questo il Governo ha deciso di presentare un disegno di legge, nonostante ci fosse un testo sul quale c'era l'accordo di tutte le forze politiche per prendere finalmente una decisione che riconoscesse a Roma un ruolo. Anche lì c'è un ragionamento dietro e cioè che, se Roma deve avere più poteri, deve anche delegare di più, per esempio ai livelli territoriali, ai municipi e c'è un senso, c'è un ragionamento; ecco, anche questo probabilmente poteva essere utilizzato in modo migliore.

Da ultimo - me lo consenta signor Ministro -, non posso non farle presente che c'è un grande assente nel dibattito, non che stiamo avviando in questo momento, ma che è molto legato a quello che stiamo avviando in questo momento, ossia il grande assente della riforma dell'autonomia. Voi ce l'avete presentata come una delle tre riforme che sembrava la triade, chissà che cosa; sappiamo perfettamente che l'avete messa nel cassetto e che non avete nessuna intenzione, al di là di quello che dite, di approvarla in questa legislatura. Avete fatto parecchia fuffa ma…

PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole, ha esaurito il suo tempo e non ho potuto neanche farle concludere la frase. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Scampanelli!

PRESIDENTE. No, adesso abbiamo la segnalazione luminosa del microfono quindi, quando scatta l'ultimo minuto, bisogna fare attenzione alla luce del microfono che avvisa che manca un minuto. Prego, deputato Colucci.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signori del Governo, Ministro Calderoli, oggi ci troviamo a discutere e a votare la proposta di legge sulla modifica dello Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia.

È una riforma molto importante perché interviene sull'assetto istituzionale di questa regione, ma è un segnale importante sulle riflessioni che, come Parlamento, dobbiamo fare sull'assetto istituzionale che è presente oggi nel nostro Paese.

La riforma dello Statuto della regione Friuli-Venezia Giulia rafforza i principi di autonomia, di sussidiarietà e di efficienza amministrativa. Ci tengo a ripercorrere brevemente e, quindi, a contestualizzare dove si inserisce questa modifica statutaria.

Lo Statuto della regione Friuli-Venezia Giulia nasce nel 1963 per riconoscere le peculiarità storiche, culturali e geografiche di una regione di frontiera, crocevia di popoli e di tradizione.

Successivamente, nel 2016, ricordiamo tutti la riforma Delrio, che noi reputiamo una riforma assolutamente da superare, perché ha creato molte inefficienze e molte difficoltà al nostro sistema istituzionale, perché ha ridotto l'assetto istituzionale a regione e comuni, togliendo la presenza delle province e prevedendo, invece, le città metropolitane. Crediamo - non solo noi, ma lo hanno fatto anche gli italiani attraverso il referendum del dicembre 2016, respingendo il contenuto referendario proprio esattamente su questa riforma - che non sia stata per nulla una riforma felice e che, evidentemente, sia necessaria una profonda riflessione, che per fortuna, oggi, sullo statuto della regione Friuli-Venezia Giulia, è stata affrontata, credo con una certa efficacia, perché si è introdotto un livello intermedio tra la regione e il comune, che è l'area vasta.

È uno strumento importante, che ci richiama ad una riflessione sul ruolo delle province nelle altre regioni. All'interno di questa modifica statutaria si interviene con un livello intermedio per quanto riguarda, ad esempio, le pianificazioni territoriali, i trasporti, l'ambiente, i servizi pubblici. Reputiamo che sia uno strumento certamente importante perché, a questo punto, in Friuli-Venezia Giulia, gli assetti sarebbero su tre livelli: quello regionale, quello degli enti di area vasta e i comuni. Questi enti non sono certamente un revival delle vecchie province, ma un ente flessibile, dotato di risorse adeguate, incluse anche alcune entrate della regione, per poter intervenire su alcuni ambiti importanti, come, ad esempio, quello ambientale, dei trasporti e dello sviluppo economico locale.

Crediamo che un ente intermedio di questa natura garantisca maggiore prossimità e capacità di intervento, perché sappiamo che poi le dimensioni regionali non possono arrivare capillarmente sulle istanze e sulle esigenze, ma anche sulle risposte ai bisogni del territorio. Poi questa riforma prevede anche delle modifiche per quanto riguarda il referendum confermativo sulla legge regionale, il numero dei consiglieri regionali, che reputiamo giusto fissare al numero di 49, perché, indipendentemente dal coefficiente numerico, è importante che il principio di rappresentatività di un territorio come quello della regione Friuli-Venezia Giulia sia adeguatamente rappresentato all'interno delle istituzioni, proprio per quel concetto di rappresentatività che il consigliere in sé deve esercitare all'interno dell'assemblea, portatore di interessi legittimi del territorio, di interessi della società che rappresenta, e, quindi, anche una capacità di dialogo e di affrontare i temi adeguata nel consesso del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia.

Noi sosteniamo questa proposta e crediamo che sia un contributo certamente a un modello di autonomia che garantisce maggiore decentramento, ma con coordinamento; autonomia, ma con responsabilità; efficienza, ma con democrazia diretta. E crediamo che sia uno statuto, un'approvazione, una votazione, una discussione che abbiamo avuto in Commissione e in Aula che deve farci riflettere sull'assetto istituzionale di tutto il nostro Paese.

Che la riforma Delrio sia stata un fallimento lo vediamo nella praticità attuale, lo vediamo nelle lamentele non solo di imprese e del mondo economico produttivo, ma delle istituzioni sul territorio, delle famiglie. Ci siamo resi conto che è necessario studiare un'evoluzione davanti anche ad una bocciatura da parte del popolo. Quindi, è un buon inizio per ragionare sugli assetti nazionali. C'è stato un lavoro importante, per cui ringrazio il Ministro Calderoli, sapiente, saggio, equilibrato, aprendo il più possibile il dialogo, perché poi credo che la risultante fondamentale della modifica statutaria della regione Friuli-Venezia Giulia sia stato proprio il metodo di lavoro, di confronto, di approfondimento e della possibilità insieme di ragionare su delle soluzioni, non per chi governa in quel momento una regione, ma perché, quando si fanno queste riforme, bisogna pensare a quello che rimarrà nel tempo di una riforma costituzionale importante come questa, quello che rimarrà per migliorare la qualità della vita dei cittadini, delle istituzioni e per fare bene il mestiere per chi deve avere la responsabilità del livello territoriale.

Mi sembra un lavoro importante e credo che confermi un principio che noi abbiamo sempre sostenuto: che ci vuole una regia nazionale, ci vuole uno Stato che faccia la sua parte sulle politiche nazionali più importanti, ma poi siamo, ovviamente, da tifosi del nostro Paese, per un federalismo territoriale, perché sa fare bene le cose chi è sul territorio, chi conosce le realtà, e più si riesce ad essere prossimi e meglio è. Quindi grazie di questo lavoro e auspico che ci possa essere il più ampio apprezzamento da parte dell'Aula nella votazione finale di questa modifica statutaria (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto paritario “Roma”, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li informiamo che stiamo assistendo alle dichiarazioni di voto su questo provvedimento e tra circa un'ora, un'ora e mezza, ci saranno le votazioni. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Io penso che, quando si mettono le mani sulle questioni fondamentali che riguardano il diritto alla partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla gestione della propria regione, del proprio territorio, sia sempre un momento molto importante per la democrazia, e, da questo punto di vista, il lavoro che è stato fatto nella regione Friuli-Venezia Giulia per modificare lo Statuto credo che sia un lavoro che, francamente, debba essere ripetuto in tante altre regioni del nostro Paese.

Perché, Ministro, penso che ci sia una questione fondamentale che riguarda il diritto alla partecipazione e al fatto che le nostre istituzioni siano sempre più, in qualche modo, vissute insieme al consenso e al parere dei cittadini e delle cittadine, e che, quindi, il rapporto delle istituzioni, in modo particolare quelle regionali, nei confronti delle realtà territoriali debba essere in qualche modo sostenuto e incrementato. E penso che negli anni passati ci sia stato da parte del Parlamento un tentativo, comunque una tendenza, chiamiamola in questo modo, che ha determinato invece un sempre maggiore scollamento tra i cittadini e le istituzioni.

Faccio un esempio: si è proceduto alla riduzione del numero dei parlamentari, si è proceduto alla riduzione del numero dei consiglieri regionali, si è proceduto alla riduzione dei consiglieri comunali, si sono costituite le province con voto indiretto, e questo ha significato, soprattutto, un allontanamento dei cittadini dalle istituzioni. Io faccio un esempio che riguarda i comuni. Adesso, per accedere ad un comune intorno ai 25.000-30.000 abitanti, come ce ne sono nel nostro Paese, se un partito, una lista, vuole presentarsi autonomamente, per avere diritto a un rappresentante deve avere minimo il 7 o 8 per cento dei voti.

Cioè, la riduzione del numero dei consiglieri comunali ha portato a una minore rappresentanza dei cittadini e delle cittadine nei consigli comunali, e questo avviene anche a livello regionale. Avviene tanto più nelle province, dove addirittura i cittadini non possono neanche più partecipare direttamente per eleggere i propri rappresentanti, fino ad arrivare a situazioni particolarmente assurde come quelle, per esempio, dell'area metropolitana romana, dove, come in tutte le aree metropolitane, il sindaco della città principale è anche sindaco metropolitano, ma i cittadini che sono residenti nei comuni fuori il capoluogo non hanno neanche diritto a scegliere chi è il proprio presidente.

Ci troviamo di fronte a situazioni che, secondo me e come già affermato dalla Corte costituzionale, non sono coerenti con la nostra Costituzione. Quindi, io penso che i livelli di partecipazione siano importanti e penso che anche questa riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia abbia degli elementi, io penso, positivi, che sono quelli della costituzione delle aree vaste, che devono servire a ripristinare un maggiore rapporto diretto tra i cittadini e l'istituzione regione e ad avere quella struttura intermedia di governo regionale che, in qualche modo, possa determinare una maggiore capacità di interpretare le necessità dei territori e saper intervenire prontamente in questa direzione.

Signor Ministro, queste strutture somigliano un po' alle vecchie province. Io sono uno di quelli che è molto affezionato a questa struttura, perché ritengo che sia stata un'istituzione che, troppo frettolosamente, è stata liquidata e liquidata anche male, perché almeno ci fosse stato il coraggio di abrogarle definitivamente, anche se - come lei sa meglio di me - queste istituzioni sono previste dalla Carta costituzionale.

In realtà, si è creato quell'ibrido che funziona poco e male, che non dà diritto alla rappresentanza: i cittadini e le cittadine non si possono scegliere i rappresentanti direttamente, non si sa chi fa il presidente, perché questo ha detto, quello, sì, in un patteggiamento tra partiti, perché la riforma ha determinato il massimo del partitismo in Italia, perché si è creato un corpo elettorale fatto soltanto di consiglieri comunali, i quali sono contemporaneamente elettorato attivo e elettorato passivo - se la suonano e se la cantano da soli -, senza che le cittadine e i cittadini normalmente sappiano nulla.

Contemporaneamente si sono svuotate le province delle funzioni fondamentali che riguardavano alcuni settori determinanti, dalla viabilità all'ambiente, e di altre funzioni determinanti, ad esempio con riferimento agli istituti scolastici di secondo grado, all'edilizia scolastica: questioni fondamentali che, senza più province indipendenti - importanti istituzioni che funzionavano egregiamente -, sono diventate sostanzialmente inutili perché, contemporaneamente, questa riforma ha determinato anche un quasi azzeramento dei finanziamenti pubblici in questa direzione. Quindi, siamo tutti quanti in difficoltà, chi vive il territorio sa benissimo quante difficoltà ci sono.

Quindi, il fatto che il Friuli-Venezia Giulia, utilizzando anche la sua autonomia, decise di intervenire, in modo particolare su questo punto, noi lo riteniamo un elemento assolutamente positivo; anzi, auspichiamo - e glielo dico, signor Ministro, ne abbiamo parlato anche altre volte - che questo sia anche il segno di una ripresa del dibattito sulla possibilità di istituire nuovamente l'elezione diretta per le province del nostro Paese e per riformare la legge sulle aree metropolitane, che ha bisogno di essere riformata per garantire prima di tutto democrazia, efficacia ed efficienza.

Io lo dico sinceramente: la vostra coalizione più volte ci ricorda quali sono gli impegni elettorali e le promesse elettorali fatte. Tra gli impegni elettorali che voi avete preso e le promesse che avete fatto ai cittadini, c'è anche di mettere in campo il ripristino delle province. Non si capisce perché questa legge non sia mai arrivata a una discussione vera, anche se sono depositate più proposte di legge, sia alla Camera che al Senato, nelle Commissione affari costituzionali.

Quindi, noi approfittiamo di questa occasione dicendo che voteremo positivamente su queste modifiche dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia, ma, contemporaneamente, chiediamo una ripresa del dibattito sulla questione delle province nel nostro Paese, perché crediamo che sia un'emergenza vera, che riguarda sia il rispetto della democrazia sia il fatto che, finalmente, questi enti possano continuare, come facevano un tempo, ad affrontare le grandi problematiche legate all'edilizia scolastica, alla viabilità e all'ambiente, cose di cui il nostro Paese ha una grande necessità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Colleghi, il motivo primo per cui voteremo a favore di questo provvedimento sta nel fatto che negli statuti delle regioni speciali ci crediamo e cerchiamo di essere coerenti rispetto al metodo. Il metodo vuole che in quella regione, che ha un'autonomia statutaria, sia stata fatta una riflessione sull'assetto territoriale da dare al suo territorio nella migliore delle modalità possibili: questo assetto viene fuori dal consiglio regionale. Non vedo come e perché questo Parlamento debba dire di “no” a una modifica che è stata costruita su quel territorio, nel rispetto del dettato costituzionale e nel rispetto dei principi e delle prerogative che la Costituzione rilascia a quella regione.

Peraltro, la regione Friuli-Venezia Giulia - da chiunque sia stata amministrata negli ultimi vent'anni, e si sono succeduti presidenti di destra e di sinistra - è una regione gestita bene, che fornisce servizi, che garantisce ai suoi cittadini un livello di qualità nelle prestazioni erogate assolutamente sufficiente. Quindi credo che andare a contestare, in quel territorio, un assetto istituzionale che viene previsto con questa modifica di statuto sarebbe sbagliato.

Il secondo punto è perché trovano una soluzione istituzionale all'organizzazione territoriale che mi sembra abbastanza coerente. Peraltro, signor Ministro, nella dichiarazione di voto che feci qualche mese fa, in prima lettura di questo provvedimento, le dissi: signor Ministro, quando noi torneremo qui per l'approvazione definitiva, io le ricorderò che la riforma delle province, quelle ordinarie, ancora non sarà stata fatta. Lei, uscendo dalla porta, mi disse: no, vedrai che la facciamo. Invece non è stata fatta: non per la sua volontà di non farla, ma, evidentemente, perché c'è qualcosa che non funziona.

Quello che non funziona è che voi vi siete impegnati davanti agli italiani a fare questa cosa, e non è una cosa difficile da fare: il provvedimento è in Commissione. Se il provvedimento in Commissione c'è, perché non va avanti? Perché qui votate a favore di questa riforma e non portate anche la riforma che è ferma in Commissione al Senato? Perché non se ne dice più nulla? Perché, se noi vogliamo dare un valore alle cose, il valore sta nel fatto che oggi le province non funzionano così. Per primo, non funzionano perché non hanno le risorse finanziarie, e questo si misura non semplicemente in comunicati stampa, ma si misura in scuole - le scuole superiori di competenza -, che non hanno gli investimenti necessari; nelle strade provinciali che, in giro per l'Italia, fanno schifo perché non hanno la manutenzione, perché non c'è chi se ne prende cura con le risorse sufficienti. Di tutto questo e di mille altre competenze che le province esercitano ancora - perché le competenze ci sono, in una sede istituzionale molto debole - voi avete detto in campagna elettorale molte volte e io mi aspettavo che ci fosse una strada coerente con questo, ossia una proposta seria di mettere mano a questo problema, almeno dal punto di vista, prima di tutto, istituzionale.

Io non sono qui a dire: metteteci i soldi, che è facile, i soldi ci sono sempre. Non è vero. Però, l'idea che, almeno dal punto di vista istituzionale, questa riforma vada avanti, mi sembrava fosse un impegno che vi siete assunti. Lo sta portando a compimento il Friuli-Venezia Giulia. Complimenti al Friuli-Venezia Giulia che lo sta facendo e noi, di conseguenza, voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carmela Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Interveniamo sulla proposta di legge costituzionale, di iniziativa del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, che, come è stato più volte detto, comporta delle modifiche importanti allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia.

Partiamo da un presupposto: quello che è in discussione non è tanto l'autonomia costituzionalmente riconosciuta alla regione, intesa come autonomia, possibilità di prevedere interventi anche differenti. Non è questo il punto che noi contestiamo, ma andiamo nel merito della proposta del consiglio regionale, che, di fatto, porta a un solo obiettivo: la reintroduzione delle province. Questo intervento normativo, senza mai pronunciare il termine “province”, di fatto, le re-introduce. Questa nostra denuncia è stata poi accertata anche in sede di audizioni. Gli auditi hanno, sostanzialmente, detto che i cosiddetti enti di area vasta non sono altro che un restyling delle vecchie province.

Allora, il punto è, innanzitutto, aprire una seria discussione sugli enti territoriali delle province, ma questo in tutte le regioni, a maggior ragione che, come si è ricordato, c'è una riforma, che giace al Senato, che prevede un intervento normativo su scala nazionale.

Occorre capire il punto: se sia necessario reintrodurre le province. Non ci sembra che i cittadini in questo momento abbiano bisogno di questo, non ci sembra che lo abbiano chiesto. Quindi, sostanzialmente, con onestà istituzionale dovremmo dire ai cittadini che le province, così come previste, così come reintrodotte, non servono.

Signor Presidente, non può sfuggire il fatto che la regione Friuli-Venezia Giulia abbia poco più di 1 milione di abitanti, con una popolazione che sostanzialmente sta diminuendo. Quindi, che senso ha fare in questo momento un ente intermedio tra regioni e comuni quando in realtà, già nel 2014, è stato previsto un altro ente intermedio che è l'Unione territoriale intercomunale.

Quindi, il punto è: ma davvero pensiamo che in una regione, contraddistinta da un forte spopolamento, sia necessario, sia importante reintrodurre le province? Quali vantaggi - quello che ci siamo chiesti, quello che chiediamo - ci sono per i cittadini con la reintroduzione di questi cosiddetti enti di area vasta, che non sono altro che province? In realtà, ci sono sicuramente maggiori costi, nuove strutture da adibire e soprattutto altre posizioni politiche da occupare. Quindi, un vero e proprio vantaggio diretto lo avrà sicuramente la classe politica, ma non di certo lo avranno i cittadini.

Aggiungiamo, inoltre, che il momento delicato che la regione sta attraversando è molto particolare, perché c'è un decremento demografico molto importante. Le informazioni ci dicono che anche quest'anno c'è un calo della popolazione, che la popolazione è sempre più anziana e che ci sono pochi giovani. C'è di fatto un importante calo delle nascite e, soprattutto, c'è uno spopolamento delle aree interne. Allora, la politica si dovrebbe chiedere cosa fare in questi casi: dovrebbe occuparsi innanzitutto del contrasto dello spopolamento, cosa che non viene per niente affrontata. Invece, che cosa fa? In un'operazione quasi di blindatura delle proprie posizioni reintroduce l'ente territoriale delle province, ma soprattutto stabilisce un numero fisso di consiglieri regionali. Quindi, che cosa succede? Succede che se anche la base dell'elettorato passivo, diciamo, diventa più piccola, tuttavia il numero dei consiglieri regionali non c'è… sostanzialmente, Presidente, quello che rappresentiamo in questo momento è che, in un forte momento di crisi della democrazia, l'affluenza alle tornate elettorali è sempre più bassa.

Ma davvero possiamo pensare che la risposta della politica, la risposta di tutta la politica, a partire dai comuni, passando per le regioni e anche dal Parlamento, sia quella di un'autoconservazione della casta, un'autoconservazione delle posizioni che ci sono? Secondo me, secondo noi no.

È necessario interrogarsi profondamente sul senso di rottura dei legami con la popolazione, sul perché la gente non vada più a votare e non voti più nessuno, sul perché non partecipi a quello che è il rito più importante per il nostro Paese, cioè quello della possibilità di decidere e determinare il corpo dei nostri rappresentanti.

Quindi, che cosa si fa? Invece di interrogarci, di porci quesiti profondi su cosa non vada, sul perché non ci sia più questa voglia di partecipare nel nostro Paese, presentiamo una proposta di legge - è vero, sì - su iniziativa del consiglio regionale che, di fatto, è un organo elettivo e politico, quindi che rappresenta - è vero, sì - i cittadini, ma che, secondo noi, in questo momento, non sta portando le istanze vere dei cittadini, perché i cittadini non è che vogliano nuovi enti di cui non si capiscono bene le funzioni, né che cosa andranno a fare. Questa legge prevede anche un forte ridimensionamento della partecipazione dei cittadini. Come sappiamo, anche sulla questione del referendum ci sono modifiche che vanno a limitare fortemente il protagonismo dei cittadini.

Su tutto questo noi esprimiamo, come abbiamo già fatto anche in prima lettura, un voto negativo; non negativo - ripeto - sull'autonomia come riconosciuta dalla Costituzione, ma proprio sul senso: se davvero per i cittadini del Friuli-Venezia Giulia siano queste le priorità, cioè introdurre di fatto le province e non siano, invece, altre. Su questo, quindi, voteremo contrariamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi e colleghe, io inizierò questo mio intervento in dichiarazione di voto - che preannuncio sarà favorevole del gruppo - con dei ringraziamenti. Desidero ringraziare sinceramente tutti i colleghi che sono intervenuti in quest'Aula in dichiarazione di voto, prima in discussione generale, e in modo particolare i colleghi della Commissione affari costituzionali e il presidente Nazario Pagano. Desidero ringraziare il Governo: il Ministro Calderoli è sempre stato molto presente, molto attento anche alle esigenze che sono state manifestate, così come la Vice Ministro Vannia Gava e il Ministro Ciriani, che ha curato la calendarizzazione e, quindi, l'arrivo in Aula oggi del presente provvedimento.

Questi ringraziamenti credo siano doverosi perché sono necessari per evidenziare l'utilità di una discussione ampia e assolutamente aperta, perché sono temi sensibili quelli dell'autonomia; sono sensibili anche quelli del rapporto tra la legislazione regionale e quella dello Stato.

Indubbiamente ci sono questioni - come sappiamo anche sollevate dinanzi alla Corte - di suddivisione delle competenze e di prevalenza o meno dell'una o dell'altra e, di conseguenza, sono di estrema attualità, Per cui è stato importante andare anche su questioni molto specifiche che sono state sollevate; però dobbiamo anche dirlo: sarebbe stato apprezzabile questo atteggiamento anche da parte di chi, come poco fa abbiamo sentito, sembra avere piuttosto posizioni pregiudiziali. Presidente, penso che, quando si parla di autonomia, dobbiamo rispettarla, anche quando quest'autonomia viene da una maggioranza che non è quella che ci rappresenta come partito. Solamente in questo modo credo che noi davvero rispettiamo la caratteristica della nostra Repubblica, appunto basata sulle autonomie locali.

Secondariamente quindi, oltre al tema dell'autonomia, vorrei evidenziare quello della sussidiarietà. Ecco, questo è un tema che spesso ci ritroviamo ad affrontare nella Commissione affari europei, che riguarda i rapporti tra l'Unione europea e i singoli Stati membri, ma anche le regioni. È un pilastro anche della nostra Costituzione, precisamente nell'articolo 118 che tratta proprio della sussidiarietà verticale, quindi del rapporto tra i diversi enti dei diversi “livelli”, lo dico tra virgolette, ma l'obiettivo è quello di avere servizi e, quindi, amministrazioni e gestioni più prossime al cittadino. È esattamente questo il significato dell'autonomia e del rispetto delle autonomie locali.

Poi, c'è anche il tema del Consiglio d'Europa e dell'elettività. Ecco, in questo senso vorrei ricordare il fatto che proprio il Consiglio d'Europa ha rappresentato questa esigenza, ossia che vi sia una elettività, precisamente con la Carta europea dell'autonomia locale del 1985, per cui si dice che: l'autonomia locale deve essere esercitata da “Consigli e Assemblee costituiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario (…) e in grado di disporre di organi esecutivi responsabili nei loro confronti”.

Quindi, Presidente, credo che abbiamo davvero questi tre elementi che sono: l'autonomia, la sussidiarietà, l'elettività, che noi troviamo come oggetto principale, anche se sappiamo bene che ci sono altri elementi - sono stati evidenziati anche dai precedenti interventi - che caratterizzano in maniera significativa questo provvedimento, che è di iniziativa - lo ricordiamo - della regione Friuli-Venezia Giulia attraverso il suo consiglio regionale.

È altrettanto vero che si è cambiata direzione rispetto al passato. In passato si è deciso invece di sopprimere le province, ma ricordo anche che il clima della sensibilità pubblica era certamente quello della riduzione della spesa pubblica e della riduzione, dell'eliminazione dei cosiddetti enti inutili.

Obiettivi della riduzione della spesa pubblica che sono senz'altro ancora oggi condivisibili, però dobbiamo anche in maniera molto concreta e pragmatica tenere conto dei risultati, perché, con tutto il rispetto che assolutamente è dovuto per i tentativi di modifica e per questo avvicendamento di diverse leggi che sono state volte ad articolare una diversa organizzazione degli enti, dobbiamo dire che però il risparmio della spesa tutto sommato non c'è stato, perché comunque il personale è stato applicato principalmente presso la regione o è comunque rimasto agli enti ad elezioni di secondo grado, e soprattutto noi dobbiamo tenere presente che il nostro obiettivo deve essere quello di dare servizi ai cittadini.

Allora noi dobbiamo assolutamente riconoscere che le province funzionavano, erano degli enti che a proposito di viabilità, di edilizia scolastica e di ambiente sicuramente erano rispondenti alle esigenze dei cittadini. Poi, non ultimo, l'aspetto della rappresentatività, perché ridurre la rappresentatività dei territori è impoverire i territori, e questo avviene soprattutto nelle zone più periferiche, quelle meno servite, che quindi non hanno più dei consiglieri eletti che sono soggetti che ascoltano le esigenze del territorio e danno delle adeguate risposte.

Quindi io penso che, se noi teniamo conto di tutti questi elementi, non possiamo che dire che bisogna tornare a un'elettività diretta, in cui l'eletto risponde ai propri elettori e, più in generale, ai propri cittadini. Questo, del resto, è stato anche quello che è stato evidenziato dall'UNCEM, quindi dalla rappresentanza dei comuni montani, che ha affermato del tutto in maniera condivisibile e giusta innanzitutto che vi sia una stabilità nel tempo dell'organizzazione, perché comunque i cambi comportano non solo delle spese, ma anche delle inevitabili inefficienze, e secondariamente richiedono che ci sia un'attenzione e una rappresentatività maggiore nelle zone montane, che sono quelle più fragili.

Ultimo discorso, prima accennavo al tema del personale, perché effettivamente quello che si è verificato con la soppressione delle province è stato un assorbimento fisiologico e comprensibile del personale in capo all'ente regione. Bene, questo è l'opposto di quello che doveva verificarsi, quindi noi oggi abbiamo dei comuni che hanno meno personale e che avrebbero, invece, bisogno di un rafforzamento anche delle loro strutture. Per questa ragione io ho proposto un emendamento - ringrazio il Governo per averlo appoggiato - che ha individuato in maniera assolutamente chiara quale debba essere l'architettura, e quindi in capo alla regione ovviamente la funzione legislativa, di programmazione e di amministrazione negli ambiti legislativi e anche di programmazione, ma poi quello che deve caratterizzare l'amministrazione è avere funzioni più prossime ai territori e più prossime ai cittadini.

Questo deve essere il senso della futura architettura degli enti nel Friuli-Venezia Giulia. Concludo con il dire che però l'autonomia non è solamente l'autonomia della regione. Le autonomie locali sono principalmente i comuni, e questo è proprio il senso della sussidiarietà di cui parla l'articolo 118 della Costituzione, quindi l'ente fondamentale è il comune. Io auspico che poi con l'ultima lettura - ci auguriamo in tempi brevi - del Senato si possa avviare un processo assolutamente partecipato della futura legge della regione Friuli-Venezia Giulia in materia di competenze, di legge elettorale e anche - perché no - di personale, che possa coinvolgere in maniera totale i sindaci, gli amministratori e le comunità da loro rappresentate.

Soltanto in questo modo credo che vedremo davvero realizzata quell'autonomia, quella sussidiarietà e quell'attenzione all'elettività che deve caratterizzare, sì, le leggi regionali, le modifiche statutarie, quindi l'appoggio anche di questo Parlamento e di quest'Aula, ma pure poi la successiva fase che va davvero a darne concretezza. Con questo annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Graziano Pizzimenti. Ne ha facoltà.

GRAZIANO PIZZIMENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente, Ministro Calderoli, Vice Ministra Gava, oggi non votiamo solo una legge, oggi compiamo un atto di giustizia istituzionale verso la mia e la nostra terra. Lo facciamo, per l'ultima volta in quest'Aula, sulla norma statutaria, e quindi di rango costituzionale, di portata storica per il Friuli-Venezia Giulia. Stiamo restituendo al nostro territorio ciò che è stato tolto: le province, enti di area vasta con organi eletti direttamente dai cittadini, con funzioni amministrative proprie e con l'aggiunta di quelle conferite direttamente da leggi regionali.

Non nomine, non accordi di corridoio, come cerca di sminuirle chi celermente ha deciso di abolirle, ma voto, partecipazione, democrazia vera, perché - diciamolo chiaramente - questa è la vera paura della sinistra, la paura di far decidere i cittadini, la paura del giudizio popolare, la paura del voto libero. Per anni ci hanno raccontato che la cancellazione delle province era modernità, ma in realtà è stata una scelta ideologica, miope e centralista; una scelta che invece ha prodotto distanza, confusione, inefficienza e sfiducia.

Le famigerate UTI, Unioni territoriali intercomunali, figlie di una riforma improvvisata e imposta nel 2016, quando governava la sinistra, sono state un fallimento totale: erano semplicemente una sommatoria di singoli comuni. Non lo dico io, non lo dice la Lega, lo hanno gridato i territori, i sindaci, gli amministratori e i cittadini. È un modello bocciato ovunque, tanto da non essere imitato da nessuno in Italia. Questa non è nostalgia, non è un ritorno al passato, ma è una riorganizzazione moderna fondata su sussidiarietà, efficienza amministrativa, prossimità ai cittadini e responsabilità diretta, temi molto cari alla Lega, perché un territorio come il nostro, che vive di montagne, pianure, coste, confine di Stato e che ha comunità con identità forti e differenti, ha bisogno di istituzioni vicine e radicate.

Le province del Friuli-Venezia Giulia torneranno a coordinare politiche strategiche, viabilità, edilizia scolastica, infrastrutture, ambiente, sviluppo territoriale, e soprattutto torneranno a dare voce alle nostre comunità montane, troppo spesso penalizzate. Udine, Trieste, Gorizia, Pordenone: quattro storie, quattro identità, un patrimonio di lingue, culture, energie, che va rappresentato, tutelato e valorizzato, non cancellato in nome di quell'omologazione tanto cara alla sinistra.

Questa riforma è anche un atto europeista nel senso più alto del termine: non quello delle burocrazie lontane, ma quello dei principi democratici sanciti dalla Carta europea dell'autonomia locale, ratificata dall'Italia nel 1989. Elezione diretta e trasparenza sono principi che anche il Consiglio d'Europa, con raccomandazione n. 503 del 2024, ha chiesto di rispettare, tornando al voto e al suffragio universale per gli enti di area vasta.

Il Friuli-Venezia Giulia oggi è protagonista in questo percorso, non lo subisce, lo guida e lo fa grazie alla guida chiara e ferma del presidente della regione, Massimiliano Fedriga, e al ruolo determinante della Lega, perché è così che ragioniamo noi, sentinelle del territorio, restituendo rappresentanza e non togliendola.

Consentitemi una riflessione finale. In un tempo in cui la distanza tra istituzioni e cittadini cresce sempre più, noi facciamo l'esatto contrario: riavviciniamo, ricostruiamo fiducia, rimettiamo la politica nelle mani della gente e soprattutto delle nuove generazioni, che devono poter sentire le istituzioni come cosa loro, non come un palazzo lontano, magari spronandole a impegnarsi in politica o quantomeno ad andare sempre più numerose e convinte a votare.

Per tutte queste ragioni, per i nostri cittadini, per la democrazia, per il Friuli-Venezia Giulia ma soprattutto per la nostra autonomia, con orgoglio e senso di responsabilità verso il nostro territorio il gruppo Lega-Salvini Premier voterà convintamente a favore di questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Saluto, a nome di tutta l'Aula, gli studenti e gli insegnanti del Centro formazione professionale “Opera Armida Barelli” di Rovereto, in provincia di Trento, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li salutiamo e li ringraziamo, facendo loro gli auguri di ogni fortuna (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie. Presidente, mentre ascoltavo i colleghi parlare - e ringrazio il Ministro per la sua presenza costante; gliene devo dare atto e ringraziarlo anche del tentativo che ogni tanto almeno lui fa di avere un confronto - mi verrebbe da dire che il titolo di questo mio intervento è: gli smemorati di Collegno - Presidente, lo dico suo tramite - o forse dovrei dire: gli smemorati del Friuli-Venezia Giulia, perché nessuno dei colleghi ha ricordato che la riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia fu un esercizio di autonomia e di specialità completa, perché voglio ricordare che solo il Friuli-Venezia Giulia ha abolito le province e, quindi, ha esercitato fino in fondo quell'autonomia e quella indipendenza che riconosciamo alla regione Friuli-Venezia Giulia, di cui siamo rappresentanti orgogliosissimi. Quindi, come dicevo, gli smemorati del Friuli-Venezia Giulia, perché i colleghi hanno dimenticato di ricordare che la precedente riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia fu voluta - udite, udite! - dal centrodestra al governo della regione Friuli-Venezia Giulia. Siete stati voi che avete iniziato la procedura di riforma costituzionale per modificare lo Statuto del Friuli-Venezia Giulia e per abolire le province. Siete stati voi che l'avete portata in Parlamento e siete stati voi che avete voluto che quel voto arrivasse fino a compimento, compimento che c'è stato nel 2016, quando governava il centrosinistra, quando la presidente della regione era la sottoscritta e quando tutto il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, maggioranza e opposizione, ha votato l'abolizione delle province del Friuli- Venezia Giulia.

Allora, voglio ricordare agli smemorati del Friuli-Venezia Giulia chi ha iniziato questo percorso, perché la si fa facile a dire che servono gli enti intermedi. Certo che servono gli enti intermedi e noi li abbiamo fatti gli enti intermedi - noi li abbiamo chiamati unioni territoriali intercomunali; potevate chiamarli come vi pare - e quando avete eliminato le unioni territoriali intercomunali voi avete fatto gli enti di decentramento regionale. Quindi, gli enti intermedi esistono già. Dunque, non si capisce perché noi stiamo facendo la riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia, perché gli enti intermedi fra comune e regione in Friuli-Venezia Giulia ci sono già e si chiamano enti di decentramento regionale, ma non avete avuto neppure il coraggio, con questa riforma, di chiamare “province” quegli enti che volete reintrodurre e che già ci sono, perché l'identità delle quattro province - importante e fondamentale, ci mancherebbe - non è mai stata messa in discussione. Semmai, quello che è stato messo in discussione è che vi fosse la necessità di un ente intermedio le cui funzioni non erano funzioni che rispondevano ai bisogni dei cittadini. Dunque, gli smemorati del Friuli-Venezia Giulia.

Cito testualmente, Presidente, un'ANSA del 2014: “Se la provincia non è più in grado o non intende assolvere i compiti per i quali è preposta, come la pulizia della strada per il Pramollo, che è il valico internazionale, o il parcheggio dello Zoncolan, lo dica chiaro che lavoreremo, nelle more dell'abolizione dell'ente intermedio, per trasferire, in Friuli-Venezia Giulia, le competenze dalla provincia a Friuli-Venezia Giulia Strade e all'ANAS per il tratto di viabilità della zona confinaria”. Chi lo diceva? L'allora sindaca di Pontebba Isabella De Monte, oggi deputata di Forza Italia, che oggi ha cambiato legittimamente idea e che voleva abolire le province nel 2014.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 10,40)

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, quello che a noi non convince di questa riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia è il fatto che se esistono già degli enti intermedi, se siamo tutti d'accordo che ci sono delle funzioni strategiche come le strade, come le aree industriali, come le aree artigianali, come gli istituti comprensivi scolastici, se siamo tutti d'accordo che ci sono delle funzioni che è bene che vengano affidate a un insieme di comuni - che si vogliano chiamare associazioni di comuni, che si vogliano chiamare anche province, se avete il coraggio di dirlo -, quello che manca in questo progetto di legge, in questa riforma costituzionale, è che voi non ci dite cosa volete fare con quegli enti intermedi: di quegli enti intermedi non indicate non solo il nome, ma non indicate neppure le funzioni. Non ci dite perché state facendo gli enti intermedi, non ci dite quali sono le funzioni, non ci dite dove prenderete quelle funzioni.

Voglio ricordare che dopo l'abolizione delle province noi abbiamo avviato il percorso per cui le funzioni delle province passavano o ai comuni o alle regioni, così come i dipendenti passavano o al comune o alla regione. Siete voi che avete interrotto questo percorso, lasciando nel guado, per otto anni, gli enti intermedi, che sono sì, oggi in Friuli-Venezia Giulia, delle scatole vuote che avreste avuto il dovere di riempire, visto che eravate contro quegli enti intermedi. Allora, se volevate farli diversi, se volevate farli come avevate detto in campagna elettorale, perché non gli avete mai affidato delle funzioni certe? Perché in questi otto anni di governo non li avete mai fatti funzionare? E oggi ci venite a dire che è necessario fare di nuovo le province. Allora, non ci dite quali sono le funzioni che volete affidare loro, ma soprattutto non ci dite con quali soldi volete far esercitare le funzioni a quelle province: chi darà i soldi alle province o a questi enti di area vasta, come li avete chiamati, per esercitare funzioni che oggi ancora non hanno? Ma il giorno in cui gliele attribuirete dovrete anche pagarle e non ci dite dove prenderete quelle risorse. Di solito quelle risorse si prendono con le tasse. Forse dovreste dire ai cittadini del Friuli-Venezia Giulia che per tenere in piedi degli enti intermedi, di cui non conosciamo le funzioni, sarà necessario mettere delle tasse per pagare.

Allora, qual è l'obiettivo? Se questa riforma è inutile, perché gli enti già ci sono, se questa riforma è inutile, perché non si sa quali funzioni fargli esercitare, se questa riforma è inutile, perché non si sa quali risorse prendere, perché si fa la riforma? Per due motivi molto semplici. Il primo - e non è una questione di rappresentanza - è perché servono posti dove far sedere persone che non hanno posto da un'altra parte e, quindi, fate l'elezione diretta solo per questo motivo, non per rispondere ai bisogni dei cittadini ma per rispondere ai bisogni del ceto politico. Allora qui, quello che c'è, l'unica funzione che hanno questi intermedi è l'elezione diretta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma siccome ho sentito anche parlare del fatto che la rappresentanza è importante, che è importante lasciare ai cittadini il voto popolare, che è importante che i cittadini possano decidere, allora ai cittadini del Friuli-Venezia Giulia perché non dite che in questa riforma è anche prevista la riduzione della possibilità di ricorrere al referendum? La regione Friuli-Venezia Giulia è una regione che ha una storia importante e coraggiosa. Nel 2002 fu la regione che fece un referendum popolare per poter decidere se c'era l'elezione diretta oppure no del presidente della regione. Allora, perché non dite che qui, con un emendamento fatto in Commissione affari costituzionali - quindi, questo non è il testo che è venuto dal Friuli-Venezia Giulia; questo è un testo che qui, a Roma, avete modificato -, avete anche ridotto la possibilità di ricorrere al referendum popolare per confermare oppure no una legge elettorale?

A proposito del voto popolare da santificare e da proteggere, qui voi state togliendo ai cittadini del Friuli- Venezia Giulia la possibilità di ricorrere al voto popolare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per dire se questo ceto politico ha ragione oppure no quando modifica la legge elettorale. È questo, Presidente, uno dei motivi, dei tanti motivi, per cui il Partito Democratico si esprime contro questa riforma: non si tratta di mettere in discussione l'autonomia e la specialità, l'abbiamo esercitata e la continueremo a esercitare, a difendere e a proteggere; ma qui non c'entra nulla l'autonomia e l'indipendenza, qui c'entra solo la volontà di costruire una scatola, in Friuli-Venezia Giulia, nella quale ci saranno poltrone su cui far sedere persone che, diversamente, non avrebbero trovato un posto.

Ma aggiungo anche un'altra cosa, Presidente. Noi le abbiamo abolite, lo abbiamo fatto coraggiosamente prima; oggi voi lo rifate solo in Friuli-Venezia Giulia, e allora la domanda è (la faccio, suo tramite, al Ministro Calderoli): perché, se è così importante per i cittadini del Friuli-Venezia Giulia ed è così importante per i cittadini in Italia riavere le province, non fate la legge nazionale? Forse perché serve più di un miliardo di euro e i soldi non ci sono? Forse perché sarebbe difficile spiegare ai cittadini che rinunciamo alle case della salute, che rinunciamo alla velocizzazione della Venezia-Trieste, che rinunciamo ad avere tutte quelle infrastrutture necessarie?

Perché? Perché servono le province e le relative poltrone? Sarà difficile da spiegare, in Friuli-Venezia Giulia, ma anche in Italia. E spiegatemi perché lo fate oggi, per quali ragioni, con quali funzioni, con quali soldi e perché non date risposte ai cittadini del Friuli-Venezia Giulia, ma le date, questo sì, al ceto politico del Friuli-Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, Governo presente, a differenza di quanto ho ascoltato poco fa, io credo che, in questo momento, quest'Aula, la politica, deve accettare quanto proviene da una regione a Statuto speciale che è rappresentata dal consiglio regionale; un consiglio regionale che, con un atto di chiarezza, di coerenza, di rispetto verso la propria storia e soprattutto verso la propria autonomia, chiede al Parlamento di poter reintrodurre gli enti di area vasta.

Non è soltanto una questione di atto normativo da votare a favore o contro, ma è soprattutto l'affermazione di un principio che deve valere per tutti, indipendentemente dal fatto che ci si trovi in maggioranza o in opposizione. L'autonomia è sempre stata responsabilità, la prossimità amministrativa in un contesto di sussidiarietà è una condizione necessaria, fondamentale, per una democrazia efficiente e veramente rappresentativa.

La riforma che discutiamo reintroduce gli enti di area vasta nel sistema istituzionale del Friuli-Venezia Giulia, un livello intermedio di governo che negli anni ha garantito equilibrio, coordinamento, efficienza e rappresentatività istituzionale; un livello che era stato cancellato da scelte politiche che probabilmente erano ispirate più da slogan che da un'analisi seria. Una scelta effettuata in un momento politico in cui bisognava offrire alla piazza dell'antipolitica la testa o lo scalpo di qualcuno, da offrire all'antipolitica galoppante.

Bene, questa vittima è stata l'ente provincia, ma è stata soprattutto la democrazia rappresentativa. E nel chiedere di ripristinare la provincia, questo non è di sicuro un ritorno al passato, ma è cercare di ricalibrare, ripensare, rimettere al centro la democrazia e fare in modo che la politica, facendo magari anche un bagno di umiltà, torni indietro sui propri passi, perché la politica è quella che deve dare le risposte ai cittadini. Le province vennero soppresse nel nome del risparmio e dell'efficienza.

Voglio far notare che di risparmio non ve n'è mai stato, visto che il poco costo degli organi elettivi è stato surclassato dal maggior onere del personale che è transitato in regione, con i relativi adeguamenti contrattuali. E per quanto riguarda l'efficienza, basta girare per le nostre piazze, per le nostre città, per le nostre strade, per vedere quanto poco è immediata la manutenzione stradale. Ecco allora che dobbiamo vedere proprio queste cose e, come politica, dare risposte proprio su questi temi, soprattutto nel momento in cui questa richiesta arriva da un consiglio regionale di una regione a statuto speciale, che chiede al Parlamento di darvi seguito.

Non è nostro compito quello di dire cosa devono fare queste province, perché sarà compito del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia stabilire quali risorse destinare e quali competenze dare, che legge elettorale dare. Soprattutto, nel momento in cui il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia dice che non ci sarà alcun costo aggiuntivo per il bilancio dello Stato, non possiamo assolutamente fare demagogia, men che meno in quest'Aula, per dire che aumenteranno i costi della macchina pubblica.

Il Friuli-Venezia Giulia è sempre stata una regione responsabile, è sempre stata leale con la Nazione, come la Nazione lo è stata con l'autonomia della nostra regione, e quando il Friuli-Venezia Giulia dice che non ci saranno oneri a carico dello Stato è una parola sacra, che i friulani rispetteranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché il Friuli-Venezia Giulia è sempre stata una regione modello anche dal punto di vista dell'autonomia normativa. Una regione, la nostra, che ha una storia particolare. Il 3 novembre abbiamo celebrato il ritorno di Trieste all'Italia, insieme a Trento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); il 4 novembre abbiamo celebrato l'Unità d'Italia.

Bene, le cicatrici che il Friuli-Venezia Giulia ha sulla propria pelle si sono lenite proprio grazie all'autonomia che abbiamo saputo esercitare, grazie anche al riconoscimento delle identità, delle minoranze linguistiche e del rispetto che portiamo a tutti coloro i quali formano la nostra regione; una regione fatta sì da pochi cittadini, cara collega del partito del MoVimento 5 Stelle, ma che sono orgogliosi della propria regione e che non vedono l'ora di poter tornare a contribuire alla democrazia popolare con il voto rappresentativo.

E quantomeno consiglio ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che un coordinamento all'interno del vostro MoVimento forse è auspicabile, perché proprio la vostra regione Sardegna ha appena votato una legge che chiede di poter ripristinare le province con un ente che venga eletto direttamente dal popolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora cercate di fare pace con la vostra coscienza: non potete chiedere in regione Sardegna una cosa e qua dire l'opposto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, se vale per la Sardegna il fatto che è giusto ripristinare le province, allora non si capisce perché, quando lo chiede il Friuli-Venezia Giulia o quando lo si chiede in questo Parlamento, automaticamente si sente parlare di costi.

Fate pace con la vostra coscienza e cercate di essere a posto con i vostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Reintrodurre le province significa riconoscere che è necessario un ente intermedio di governo ed è indispensabile per garantire una gestione equilibrata e razionale dei servizi. Gli enti intermedi sono l'anello di congiunzione tra comune e regione, e garantiscono quella visione d'insieme che nessun comune da solo può avere, men che meno i piccoli comuni. E allora, proprio dopo il dibattito di quest'Aula è da ribadire che proprio le province sono coloro le quali possono salvare le nostre comunità montane, possono mettere assieme tutti quei piccoli comuni, quei piccoli borghi che sono il vanto del nostro Paese e che soltanto un ente intermedio è in grado di tutelare.

A maggior ragione questo dovrebbe essere il motivo per cui, poiché noi andiamo sul territorio per cercare di dire quanto la politica sia la soluzione ai problemi del Paese, la politica deve dare la soluzione, che è l'ente provincia a supporto dei nostri comuni. Ritornare a inserire nello Statuto del Friuli-Venezia Giulia le province non è un ritorno al passato, ma è l'esito di una politica matura, e lo dico a tutti coloro i quali hanno vissuto questi passaggi, perché qua non si tratta di dare una responsabilità a chi ha chiuso le province o meno, cara collega Serracchiani: qua è la politica che deve farsi politica alta e deve dire che questa riforma, che, ammetto, è stata votata da tutti anche in Friuli-Venezia Giulia, probabilmente è una riforma che non va bene. Lo ha dimostrato la prosecuzione degli enti intercomunali, lo hanno dimostrato gli enti di decentramento regionale, che erano una soluzione che probabilmente aveva cercato, in extremis, di trovare un rimedio, ma non è andata bene.

Allora, se le province sono state chiuse per una questione di costi, una questione di efficienza, da questo punto di vista la riforma non è stata una buona riforma e, allora, noi dobbiamo prendere atto che non dobbiamo cercare di agire perché questa riforma è stata fatta da una persona, da un ente, da una coalizione o l'altra, che va bene o meno, ma dobbiamo farlo nell'interesse dei nostri concittadini. E i nostri concittadini ci chiedono rappresentatività democratica, e l'unico modo che noi conosciamo - noi di centrodestra - di sviluppare la rappresentatività democratica è assolutamente riportare al voto i nostri concittadini per decidere chi, poi, deciderà le priorità sulle strade, sulle scuole, sulle manutenzioni, sulla programmazione territoriale, per fare in modo che questi soldi vengano effettivamente spesi per il territorio, per dare quelle risposte che i nostri concittadini si aspettano da noi. Gli enti di decentramento, quelli che noi chiamiamo “province”, sono una soluzione politica che i concittadini ci chiedono e la politica non può rimanere sorda.

Abbiamo assistito, in questi anni in cui la provincia non era più un ente di primo grado, ma un ente di secondo grado, a sindaci che sono stati costretti ad andare con il cappello in mano dal dirigente di turno per chiedere soldi per la propria scuola o per la propria strada; ebbene, non è questo il modo in cui dobbiamo dare risposte ai nostri concittadini. Ecco, allora, che nuovamente, di fronte a una soluzione storica che si presenta, che viene presentata da una regione virtuosa come la regione Friuli-Venezia Giulia, chiediamo a questo Parlamento di rendersi conto che la regione Friuli-Venezia Giulia è l'unica regione che non ha le province, a differenza di altre regioni che hanno le province come enti di secondo grado.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Allora, nel momento in cui il consiglio regionale in modo unanime, da destra a sinistra, ci chiede di poter modificare lo Statuto, di fronte a una richiesta tale, ponderata e maturata, noi non possiamo che essere rispettosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 976-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 976-B: "Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia" (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato).

Ricordo che per l'approvazione occorre la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

Silenzio, signori, perché dobbiamo andare avanti con i nostri lavori. Chi deve uscire esca, vi ringrazio.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà. Cortesemente, lasciamo parlare l'onorevole Casu; chi deve uscire, esca.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io chiederei alle colleghe e ai colleghi di darci la possibilità di svolgere questo intervento…

PRESIDENTE. Sì, aspetti un attimo, onorevole Casu. Cortesemente, colleghi, chi vuole uscire può uscire, ma facciamo parlare nel silenzio l'onorevole Casu. Prego.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Spero che i rappresentanti del Governo che hanno partecipato alla votazione non lascino tutti l'Aula, perché, per suo tramite, ci rivolgiamo al Governo per rinnovare una richiesta di informativa che abbiamo già presentato, come gruppo del Partito Democratico, dopo i fatti del liceo “Da Vinci” a Genova, quando alcuni squadristi, violenti, neofascisti, armati di spranghe, hanno distrutto aule e arredi, hanno lasciato svastiche sui muri di quella scuola, destando molta preoccupazione negli studenti, nelle famiglie, in tutte e tutti noi. Quello che chiediamo oggi a quest'Aula è di prendere atto di quello che sta succedendo a pochi metri da qui, nel liceo “Righi”. Siamo giunti… mi dispiace se a qualcuno disturba quello che sto dicendo ma…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, onorevole Casu, riprenda pure.

ANDREA CASU (PD-IDP). Al liceo “Righi” siamo giunti al terzo giorno di raid in pochi giorni. Abbiamo anche visto tutti pubblicate le immagini in questi giorni: persone con caschi, a volto coperto, che andavano sotto una scuola, che urlavano “duce, duce”, “boia chi molla”, “scendi”, “ti ammazzo”; che provavano addirittura - lo abbiamo visto questa notte - a entrare dalla finestra nella scuola affianco per riuscire a colpire altri studenti riuniti in assemblea.

Ecco, noi pensiamo che sia profondamente grave tutto quello che sta succedendo, che non debba essere minimizzato e che non debba essere sottovalutato; che in Italia non ci possano essere buchi neri del diritto, buchi neri della sicurezza; che quello che avviene negli stadi, quello che avviene nelle scuole debba richiedere la massima attenzione delle istituzioni; che questi comportamenti siano gravi; che il Governo debba rispondere alle interrogazioni che abbiamo presentato, sia alla Camera sia al Senato, per chiedere cosa sta facendo in concreto per tutelare gli studenti, per contrastare ogni forma di violenza squadrista, nazifascista nelle nostre scuole, questa “onda nera” che purtroppo sta crescendo.

E chiediamo alla Presidente del Consiglio di venire in Aula e di farlo con un'informativa, perché c'è un aspetto che non possiamo ignorare e che deve essere motivo, a nostro avviso, di un confronto aperto, alla luce del sole, nelle istituzioni parlamentari e, cioè, il fatto che, non solo, vengono compiute queste azioni, ma poi vengono anche rivendicate, vengono ripetute. C'è un raid un giorno e, poi, il secondo giorno si ritorna e, poi, c'è qualcuno che, magari, anche rivendica di averlo fatto, e lo fa perché, forse, in questo momento, purtroppo, non sente una fortissima parola di condanna, in primo luogo, della Presidente del Consiglio nei confronti di questi comportamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Non è accettabile, non è tollerabile questo tipo di reazione da parte di chi guida le istituzioni del nostro Paese. Noi chiediamo un'assunzione di responsabilità collettiva. Voglio usare le parole che oggi, in un'intervista rilasciata alla stampa, ha utilizzato il Vicepresidente della Camera Rampelli, che ha detto che assolutamente - rispondendo, tra l'altro, di una cosa che a nostro avviso non c'entra assolutamente nulla, ma che, se è utile ribadire, ribadiamo, con l'oggetto del pericolo vero, rappresentato da questi violenti nazifascisti squadristi che attentano alla sicurezza degli studenti -, la scuola non deve diventare una sezione del PD o di nessun partito. Ecco, noi lo vogliamo dire veramente con il cuore in mano: la scuola deve essere una comunità educante, deve educare i giovani ai valori della Costituzione, deve essere il luogo dove si formano le nuove generazioni, e noi lo diciamo e lo ribadiamo e lo difendiamo con forza in ogni sede. Ma quello che vogliamo sentire è la Presidente del Consiglio dire che, da Presidente del Consiglio, si batte per impedire che la scuola italiana diventi un bivacco di manipoli. Sono queste le parole che mancano, è questa l'azione che manca da parte del Governo e questo è quello che chiediamo con questa informativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà. Silenzio, per cortesia!

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. La scorsa settimana in quest'Aula ho provato a spiegare perché servirebbe un'informativa urgente su quei raid e su quello che è avvenuto, per esempio, a Torino, dove la destra distribuiva volantini razzisti e veniva scortata con le luci blu dello Stato. A queste parole un parlamentare di destra mi ha risposto parlando di remigrazione dei “maranza”. Voglio dirlo in quest'Aula: quei ragazzi, anche se non li considerate italiani, sono nati e cresciuti nei banchi delle nostre scuole. Esattamente - lo chiedo politicamente - dove volete farli remigrare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Dove volete farli remigrare?

Mentre utilizzate le sirene blu per andare nei vostri Ministeri e mentre utilizzate le auto blu e le camionette blu per scortare chi oggi fa pure la vittima, non dite nulla sui raid fascisti a Roma, a Genova e a Pinerolo. Gridavano “duce, duce, duce” mentre facevano quei raid incappucciati. Parlate di violenza nella politica e utilizzate parole feroci contro le opposizioni, dicendo che siamo come Hamas. Eppure, vi sento silenziosi dopo aver sentito i cori delle vostre sedi di partito a Parma. Mi vien da dire che voi non siete fascisti di giorno. No, ma qualcuno di notte ci pensa.

Ma io lo dico, io sono tranquillo, non c'è nessuna onda nera. Ve lo dico così. Quei ragazzi di estrema destra vanno nelle scuole di notte incappucciati, perché sono minoranza nelle scuole, ma si sentono coperti. Eppure, lo dico: chi si definisce oggi fascista in Italia è un miracolato, è un miracolato della storia, che non sa il valore profondo della Costituzione che ogni giorno permette a chi è stato sconfitto dalla storia ed è stato sconfitto da questa Costituzione di parlare ed esprimersi. Tutto si può fare in questo Paese, tranne una cosa: violare la libertà degli altri, entrare in un'occupazione pacifica e spaccare le teste, entrare lì dentro e fare i simboli nazisti. Questo non si può fare.

Allora, chiedo a tutte le prefetture e a tutti i magistrati di aprire gli occhi e di identificare quei ragazzi, ma soprattutto chiedo a voi di dire una parola contro quegli atti di violenza e di dire, anche voi, che nessuno in questo Paese può permettersi di usare quelle parole, di scrivere quelle nefandezze fasciste e naziste e sentirsi impunito.

Avete parlato per giorni delle vetrine rotte di Milano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Vorremmo un po' di solidarietà per quei ragazzi che si sono visti occupare le proprie scuole da altri soggetti che non c'entrano nulla col mondo della scuola. Vorrei sentirvi parlare, perché il silenzio rischia di essere complice di tutto quello che abbiamo visto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. “Boia chi molla è il grido di battaglia”, “duce, duce” è quanto si è sentito nel liceo “Righi” di Roma l'altra notte da parte di una squadriglia giovanile di neofascisti. È un atto gravissimo indirizzato verso un liceo di Roma, un liceo italiano, nel quale dovrebbero regnare la cultura, l'istruzione, i valori di libertà e l'antifascismo che costituisce il cuore profondo della nostra Costituzione e della nostra Italia repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Invece, abbiamo visto bastoni e abbiamo visto caschi. Non è questo, Presidente, un episodio isolato, ma segue a una serie di episodi analoghi che si sono registrati a Roma e in tutta Italia.

Mi riferisco all'istituto “Bramante”, che ha visto ben due aggressioni il 23 e il 25 ottobre, addirittura con il ferimento di uno studente, al liceo “Leonardo da Vinci” di Genova e al liceo “Einstein” di Torino, dove una delegazione del MoVimento 5 Stelle si è recata per portare non solo la solidarietà, ma i valori di libertà e i valori di antifascismo costitutivi della nostra Repubblica e della nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, vediamo strutture scolastiche vandalizzate e ricoperte di svastiche. È inaccettabile che questo accada nel 2025. Non possiamo non cogliere il collegamento tra questi gravi episodi e la mancata condanna dei cori neofascisti nella giovanile di Fratelli d'Italia a Parma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non abbiamo sentito una dichiarazione di condanna da parte della segretaria del partito di Fratelli d'Italia e Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Venga qui in Aula! Venga qui in Aula a riferire dopo le sue gravissime dichiarazioni sul Manifesto di Ventotene. Non ce le siamo dimenticate, quando osò dire, all'interno di questo emiciclo, che lei non condivideva i valori che improntavano il Manifesto di Ventotene che è stato e ha costituito il cuore della costruzione dell'Europa; dell'Europa per come la conosciamo oggi, un'Europa che certo va migliorata, ma che quei pensatori hanno disegnato già allora nelle ristrettezze del carcere di Ventotene.

Non è folklore, come il Presidente Ignazio La Russa ha pensato di derubricare questi episodi. Sono episodi gravissimi che richiederebbero una risposta immediata non solo in termini di sicurezza e non solo in termini di presidio della libertà, della scuola, degli studenti e dei valori costitutivi della nostra Repubblica, ma soprattutto che richiederebbero le chiare parole della Presidente del Consiglio, parole che fino ad oggi non ha speso. Invece, noi chiediamo che venga qui in Aula a spendere queste parole nel nome della Costituzione, dell'antifascismo e della libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, la ringrazio. Ringrazio anche i colleghi che ci danno comunque l'occasione, attraverso questa richiesta di informativa, di fare delle riflessioni. Spero che nessuno si stranisca per questo, perché noi abbiamo evidentemente già apostrofato, come era necessario, ogni comportamento violento. La violenza è da ripudiare in tutto e per tutto e non c'è stata occasione in cui, da parte di Fratelli d'Italia e da parte di tutto il centrodestra, non siano state spese parole di assoluta e ferma condanna per chi compie gesti come quelli a cui si è fatto riferimento in questi interventi che abbiamo ascoltato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Parlo anche - se posso consentirmi questo revival - da ex studente del liceo “Righi” e quindi con un motivo in più per essere rammaricato, perché il “Righi” è sempre stato un liceo di grande sensibilità democratica che ha dato dimostrazione di praticare la strada del confronto all'insegna del pluralismo e del desiderio... talvolta, certo, quando si hanno 16 o 17 anni, magari, lo si fa con esuberanza, ma comunque c'è sempre stato il desiderio di capirsi nel confronto tra culture e sensibilità politiche anche diverse.

Fatta questa premessa, che penso e spero possa essere utile per spazzare il campo da qualsivoglia equivoco, io penso che sia anche necessario ricordare a quest'Aula che stiamo parlando comunque di una scuola pubblica.

Stiamo parlando, nella fattispecie, di un'occupazione che dura da 14 giorni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È un'occupazione che impedisce agli studenti, che vogliono frequentare e studiare, di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è per questo esistono le scuole. Si chiama, in Costituzione, “diritto allo studio” (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Tutti l'abbiamo studiata, capita, interpretata, esibita, talvolta anche in maniera strumentale: la Costituzione prevede che chi vuole studiare debba avere la facoltà e il diritto di farlo. Quattordici giorni di occupazione sono tanti. Penso che voi sappiate perfettamente, colleghi, che non c'è alcun pregiudizio nei confronti di manifestazioni che coinvolgano l'intero corpo scolastico e l'intero corpo studentesco. Forse le autogestioni sono migliori delle occupazioni, ma se le occupazioni fossero fatte ricomprendendo la comunità studentesca in quanto tale e non fossero invece occupazioni di parte, probabilmente tutto sarebbe più semplice. Se la scuola è pubblica, la scuola appartiene a tutti gli studenti, a tutte le famiglie che pagano le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), tanto per intenderci e per ricordare anche qual è stata la dinamica, senza nulla togliere alla totale e assoluta condanna, perché è un atto pericoloso, quello che è accaduto, che ha già prodotto conseguenze negative e nefaste ed è - come ho potuto definirlo a chi oggi me lo ha chiesto durante un'intervista - anche un atto ridicolo, che cioè ridicolizza chi lo fa. Però, ferme restando queste sottolineature, resta il fatto che, se la scuola è pubblica, la scuola appartiene a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), resta il fatto che la dinamica prevede, nella ricognizione, che c'è stata una richiesta per svolgere puntualmente - e in maniera che, per quanto mi riguarda, condivido - una giornata di studio e di approfondimento su Gaza. In questa giornata di approfondimento su Gaza, però, c'era una sola parte che faceva l'approfondimento, non c'erano ospiti che si confrontavano tra loro, ma c'era un'unica parte che avrebbe voluto parlare e dire il suo punto di vista legittimamente su Gaza e sui gravissimi fatti che tante volte qui abbiamo anche potuto commentare e giudicare. Quindi, c'è stato un intervento da parte delle autorità scolastiche, legittimamente (Il deputato Casu: “Ma cosa c'entra!”)… Non è una competenza nostra, c'è l'autonomia scolastica, è inutile che si è agita, lo dico a lei, collega Casu, tramite la Presidenza.

PRESIDENTE. Concluda.

FABIO RAMPELLI (FDI). Se la scuola è il luogo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Mi dispiace, ha concluso il suo tempo. Mi scusi, ma ho cercato anche di dirglielo…

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1447 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale tra la Repubblica italiana e lo Stato della Libia, fatto a Palermo il 29 settembre 2023 (Approvato dal Senato) (A.C. 2590​) (ore 11,13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2590: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale tra la Repubblica italiana e lo Stato della Libia, fatto a Palermo il 29 settembre 2023.

Ricordo che nella seduta del 3 novembre si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 2590​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.

Passiamo all'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'articolo 3. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'articolo 4. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2590​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente. Il Governo esprime parere contrario su entrambi gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2590/1 Alfonso Colucci. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2590/1 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2590/2 Fratoianni. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2590/2 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2590​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi e signori del Governo, siamo abituati di solito a tempi molto rapidi…

PRESIDENTE. Scusi un attimo, onorevole Del Barba. Colleghi chi non desidera rimanere in Aula può uscire; chi rimane cortesemente silenzio per rispetto nei confronti dell'onorevole Del Barba che deve fare il suo intervento. Prego onorevole.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). La ringrazio Presidente. Colleghi, siamo abituati a voti sulle ratifiche piuttosto spediti, perché si tratta di accordi fatti dai Governi che magari giacciono da anni nei cassetti, ma in questo caso la prima particolarità che balza subito agli occhi è che si tratta di un trattato recente, del 29 settembre 2023, eseguito dal Governo Meloni, dal Governo in carica.

Dopodiché c'è un'altra singolarità che deve attirare la nostra attenzione, ossia che si tratta di un trattato verso uno Stato particolare, verso la Libia, e noi sappiamo qual è la situazione politica in questo momento in Libia, dove ci sono ben due Parlamenti. Certo, noi riconosciamo la Tripolitania, però abbiamo anche rapporti con la Cirenaica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,20)

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Questi Governi sono sostenuti dalla comunità internazionale ed è il caso della Tripolitania. Ci sono influenze, d'altra parte, ad esempio dalla Russia, che, però, da quando è impegnata nel conflitto con l'Ucraina naturalmente ha variato il proprio posizionamento, la propria forza in quei territori. Quindi, sarebbe lecito aspettarsi dal Governo…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, così non è possibile!

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie. Ci si può anche concentrare su quello che si dice, in questo caso.

Dicevo che sarebbe lecito aspettarsi dal Governo anche un chiarimento sulla situazione politica in Libia nel momento in cui noi andiamo a ratificare un Trattato con quello Stato. Ma non sono solo questi i due aspetti che attirano la nostra attenzione, perché naturalmente se entriamo nel merito, come ha ricordato lei, Presidente, parliamo di un tema molto delicato. Parliamo di un accordo per il trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale, cioè la possibilità di trasferire, dall'Italia alla Libia e viceversa, i detenuti, ad esempio i detenuti libici, che siano stati arrestati in Italia affinché possano trascorrere e consumare la loro pena in Libia.

Forse questa situazione, di un detenuto libico arrestato in Italia che viene trasferito in Libia, ci ricorda qualche cosa che è stata a lungo sulle cronache italiane e verrebbe da pensare, a questo punto, che qualche funzionario - questo dovevate dirlo ai Ministri coinvolti - molto scrupoloso in fondo abbia detto: abbiamo fatto un Trattato, il Parlamento non l'ha ancora ratificato, abbiamo arrestato questo libico, dovrebbe trascorrere la prigionia in Italia, secondo il Trattato che andremo a ratificare potremo un domani rimandarlo in Libia, l'articolo 9 stabilisce anche come fare, deve prendere l'aereo per rimandarlo, non possiamo applicarlo perché il Parlamento… ma allora scomodiamo l'aereo di Stato e lo rimandiamo in Libia. Probabilmente è andata così. Questo racconto un po' strano è forse meno strano di quello che abbiamo sentito in Aula da parte dei Ministri.

Però, tornando alla realtà, quello che avviene oggi è che noi finalmente ratifichiamo un Trattato che consente legalmente di trasferire i prigionieri libici in Italia e lo dobbiamo fare in virtù del fatto che la Libia non ha sottoscritto la Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Strasburgo il 21 marzo 1983. Non ci sarebbe, quindi, nulla di strano. Andremmo a sanare una situazione che, però, sanabile non è e non è sanabile per i motivi che ho ricordato, perché parliamo di un Paese in cui dovremmo capire, vista l'instabilità e vista anche la confusione - mi permetto di dire - politica, con chi stiamo facendo questo Trattato, quali sono le reali conseguenze e, soprattutto, non è per nulla normale quello che è capitato nel frattempo, da quando il Trattato è stato ratificato ad oggi, momento in cui andiamo ad approvarlo in Parlamento.

Però, tornando alla realtà, il fatto surreale è che voi prima avete liberato il carceriere e il torturatore e ora abbiamo una legge che consente ai prigionieri libici di tornare nelle prigioni libiche. Io vorrei vedere chi vorrà avvalersi di questa opportunità, visto chi avete mandato a gestire le prigioni libiche. Quindi, a me sembra che avete avuto la capacità di trasformare un atto, che doveva e poteva essere un atto di normale rapporto tra gli Stati, in un vero e proprio pasticcio internazionale dai risvolti non solo grotteschi ma anche, purtroppo, orribili per le conseguenze che conosciamo e che abbiamo potuto leggere in ordine a quello che avviene in quelle carceri. Quindi, per tutto l'insieme di queste situazioni, che lasciano chiaramente intendere come il Governo, nella fattispecie dei rapporti con la Libia, non stia agendo secondo consuetudine ma stia facendo molta confusione, anche su un tema così delicato, annuncio il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, la verità è che nelle prigioni libiche i detenuti vengono regolarmente percossi, torturati e violentati. Gli vengono negati i normali diritti procedurali, il diritto all'assistenza legale, il diritto a una rapida valutazione sulla loro detenzione, il diritto di avere i contatti con la famiglia, l'accesso alle cure mediche. Nelle prigioni libiche i detenuti vengono uccisi senza pietà. Pensi che nella sola prigione di Mitiga, di cui abbiamo tanto parlato, sono state uccise almeno 34 persone, almeno quattro detenuti sono morti a seguito di ferite da arma da fuoco, almeno 12 sono i morti a seguito di tortura, circa 16 detenuti sono morti per mancanza di cure mediche, almeno due detenuti sono morti di freddo, morti per stenti al freddo di un cortile di quel carcere.

Potremmo portare tante altre testimonianze. Potremmo parlare delle violenze sessuali sui minori, ma non lo facciamo perché la verità è che tutte queste cose anche voi le sapete perfettamente, perché sono tutte le informazioni che sono contenute nell'atto della Corte penale internazionale che non avete voluto leggere fino in fondo o che avete letto ma, per il mandato di arresto per Osama Almasri, non sono state sufficienti.

Un atto che il Governo ha ignorato, preferendo riportare il criminale a Tripoli con, appunto, un jet di Stato, così che potesse continuare a torturare, stuprare e uccidere e oggi - fatecelo dire, senza vergogna - ci viene sottoposta la ratifica del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra l'Italia e la Libia, un Trattato, badate bene, sottoscritto a Palermo il 29 settembre 2023. Già, l'avete fatto pochi mesi fa e lo ammettete nella stessa relazione di accompagnamento a questa legge. La stipula è necessaria - sentite il motivo - per la mancanza di altri strumenti giuridici applicabili al caso. Cioè? La Libia non ha aderito alla Convenzione di Strasburgo del 1983, una Convenzione che, ovviamente, l'Italia riconosce e a cui aderisce dal 1988. Perché la Libia non lo ha fatto? Perché non applica lo strumento giuridico più diffuso in materia di trasferimento internazionale dei detenuti? Le organizzazioni internazionali continuano a descrivere le condizioni dei detenuti in Libia in termini di assoluta disumanità: questo è il perché. Quei parametri non sono e non vogliono essere rispettati. Ormai la documentazione è abbondante ed è impossibile da ignorare. Ebbene, questo Trattato non contiene di certo le stesse garanzie della Convenzione di Strasburgo, perché lì è scritto a chiare lettere che la persona condannata può essere trasferita se acconsente al trasferimento. Inizialmente l'accordo sembra ricalcare quella formulazione, eppure il dettaglio nelle clausole successive si chiarisce, perché nei casi in cui la pena si concluda con l'espulsione si può attivare una procedura di rimpatrio forzato. Alla faccia della scelta volontaria!

E una volta trasferito il detenuto, l'Italia non avrebbe alcun potere di monitorare cosa accade dopo. Nessuna garanzia di accesso indipendente, nessuna certezza sulle condizioni effettive. La sostanza è che i detenuti sarebbero scambiati solo sulla base dell'interesse dei due Paesi, in una forma di controllo criminale delle stesse frontiere. La cooperazione giudiziaria diventa, a tutti gli effetti, scambio politico. Ecco perché questa ratifica è ben altro che un atto tecnico.

Ma vede, Presidente, in Libia noi non dovremmo inviare nemmeno un detenuto. In quella terra, le forze di sicurezza, le milizie e i gruppi armati ogni giorno compiono arresti arbitrari: lo fanno ai danni di attivisti, degli oppositori, dei giornalisti, dei parlamentari; i processi sono arbitrari, le torture indicibili. Lo dico perché qua ci si è sporcati la coscienza e la faccia con il caso Almasri. Quel prigioniero fu scambiato anche in assenza di Trattato e viene il dubbio che questa ratifica serva anche a coprire casi come quello. Ma quella vicenda dimostra che la Libia è già in grado di condizionare le decisioni italiane…

PRESIDENTE. Collega Grimaldi, porti pazienza. Se può interrompersi…

MARCO GRIMALDI (AVS). Certo, se mi fa recuperare, volentieri.

PRESIDENTE. Ovviamente interrompiamo anche noi il cronometro.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Scusate se disturbiamo!

PRESIDENTE. Colleghi. Colleghi, siamo in dichiarazione di voto, quindi c'è piena libertà, da parte di chi ha necessità e urgenza di confrontarsi, di farlo fuori dall'Aula, senza disturbare i nostri lavori e senza disturbare l'oratore che sta svolgendo la propria dichiarazione di voto. Colleghi! Non mi fate fare l'appello nominale di tutti quelli che stanno parlando. Recatevi fuori dall'Aula e parlate quanto volete, liberamente. Per cortesia. Prego, collega Grimaldi, prosegua.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie. Durante le indagini sulla vicenda Almasri, il direttore dell'AISE, Caravelli, al Tribunale dei ministri fu illuminante: disse i pericoli che avrebbero corso i cittadini italiani in Libia in caso di mancata riconsegna. Come si può pensare di fare un accordo di cooperazione giudiziaria con un Paese, evidentemente, ritenuto minaccioso? Gli accordi con la Libia dovremmo sospenderli, non farne di nuovi. Dovremmo sospendere ogni cooperazione con la Libia in tema di controllo delle frontiere e delle migrazioni, a partire dal Memorandum del 2017; dovrebbe farlo tutta Europa. Ma invece, solo pochi giorni fa, la Camera ha approvato la prosecuzione di quel Memorandum. Dovremmo agire con tutta la pressione internazionale affinché i centri di detenzione libici siano chiusi, affinché tutte le persone detenute sulla base del proprio status di migranti siano rilasciate.

Invece, dal 2017 a oggi, oltre 135.000 persone sono state intercettate in mare e riportate con la forza in quelli che noi chiamiamo lager (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e lo facciamo da sempre: non sono salvataggi, ma respingimenti delegati a terzi.

Le missioni civili di monitoraggio e soccorso nel Mediterraneo hanno documentato decine e decine di casi di coordinamento diretto tra le autorità italiane e libiche, decine di casi in cui le navi europee sono rimaste a distanza mentre i migranti venivano catturati e riportati nei centri di detenzione dalla cosiddetta Guardia costiera libica, che va descritta per quello che è: un branco di uomini armati provenienti dalle diverse milizie, che controllano i porti. A questa autorità ufficiosa, se non illegale, continuiamo a fornire addestramento e supporto materiale e, nel farlo, ci rendiamo ricattabili dagli stessi miliziani e criminali che usano le persone migranti come moneta di scambio.

Con questa ratifica quel Paese potrà ricattarci ancora di più e meglio, ma voi sostenete addirittura che sia un passo avanti nelle relazioni bilaterali con quel Paese: parlate di cooperazione rafforzata, di nuove opportunità di dialogo. Per noi è l'ennesimo patto sporco. Per noi è l'ennesimo meccanismo di impunità. Per noi è l'ennesima richiesta di accettare che la Libia si sottragga a ogni principio di rispetto dei diritti umani. Ma pare che a quest'Aula non interessi. L'importante è che ci si sporchi le mani al posto nostro e che qualcuno lo faccia nel silenzio dell'opinione pubblica e dell'Europa. L'importante è che qualcuno tenga lontani quegli indesiderati.

A noi invece interessa ed è per questo che oggi diciamo che non può esistere cooperazione giudiziaria con un Paese in cui la giustizia è in mano alle milizie armate, che non può esistere rimpatrio forzato verso carceri dove vige la regola della tortura. Ed è per questo, signor Presidente, che Alleanza Verdi e Sinistra voterà orgogliosamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Questo Trattato ha ad oggetto il trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale. In genere questi Trattati hanno la finalità di favorire il reinserimento sociale dei detenuti, agevolandone anche il mantenimento dei legami familiari, perché l'esecuzione viene proseguita nel Paese di origine. Ma questo non è un caso come gli altri, perché questo Trattato - non ci sfugga - viene sottoscritto, viene stipulato con l'altra parte contraente, che è la Libia.

Allora, in questo caso, non si può prescindere dal chiederci se il Paese contraente - la Libia, appunto - sia concretamente in grado di garantire il perseguimento di questa finalità dichiarata e, prima ancora, dobbiamo chiederci - è doveroso chiederci - se sia in grado di garantire il rispetto dei diritti umani dei detenuti nelle carceri libiche. Potremmo dire che ci sono già sotto i nostri occhi indizi gravi, precisi e concordanti che non ci rassicurano in questo senso; anzi, tutt'altro.

Vedete, la Libia presenta un quadro politico assolutamente instabile che è già stato ricordato: c'è la divisione del Paese in due, ci sono due Governi diversi, ci sono milizie armate che si fanno la guerra a vicenda, ci sono divisioni etniche. La Libia è, poi, quel Paese che non ha voluto mai sottoscrivere la Convenzione del Consiglio d'Europa sul trasferimento delle persone condannate: un Trattato che è stato aperto all'adesione degli Stati dal 1983. Da allora la Libia non ha mai avuto la volontà di sottoscrivere questo Trattato e questo la dice lunga: la dice lunga sulla volontà e sulla serietà degli impegni rispetto al mantenimento degli standard internazionali, proprio sul tema dei diritti umani.

Ed ancora, sappiamo bene - nessuno può più girarsi dall'altra parte, perché le organizzazioni internazionali lo hanno più volte denunciato - che ci sono condizioni disumane nelle strutture di detenzione in Libia: ci sono episodi di tortura, stupri, violenze sistematiche e omicidi. La Libia, del resto, è il Paese in cui la gestione della sicurezza nei centri di detenzione viene affidata a personaggi come il generale Almasri - ormai noto a questi uffici, potremmo dire - che è stato accusato dalla Corte penale internazionale di omicidi, di torture, dello stupro di un bambino di cinque anni appena.

Ed ancora, non vi sarà sfuggito che il Trattato in esame non distingue tra detenuti adulti e detenuti minorenni, per i quali noi riteniamo che si debba sempre chiedere con rigore se il trasferimento possa rispondere all'interesse superiore del minore.

Alla luce di tutto questo, noi riteniamo che non possa ritenersi soddisfatta, in questo caso, quella che è da sempre la condizione di reciprocità alla base di questo genere di trattati, per cui la Libia dovrebbe garantire condizioni di detenzione in linea con gli standard di tutela dei diritti umani che la legislazione italiana, il quadro europeo e le convenzioni internazionali impongono.

La Libia invece ha dimostrato - lo stiamo dicendo a più voci - di tollerare abusi, torture, violenze nelle sue carceri, anche nei confronti della propria popolazione detenuta.

Allora, non possiamo assolutamente sostenere la scelta del Governo di stipulare un trattato bilaterale che, in alcune sue previsioni, è sicuramente più blando delle convenzioni internazionali in materia e che purtroppo lascia presagire - permettetemi di dirlo - un assoluto cedimento, un arretramento rispetto alla tutela dei diritti umani dei detenuti nelle carceri libiche.

Siccome per noi non ci deve essere alcun cedimento, alcun arretramento, quando si parla di diritti umani, anche io, a nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro il voto contrario a questa ratifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà. Lo abbiamo saltato prima, lo recuperiamo immediatamente.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ovviamente, nessun problema. I colleghi che mi hanno preceduto, in tutti i loro interventi, hanno costruito una relazione tra la ratifica che stiamo votando e il caso Almasri. Ora, se stiamo votando il caso Almasri, io annuncio il voto di Azione, che è relativo al fatto che, secondo me, andava preso, arrestato e dato corso al mandato della Corte penale internazionale che diceva che andava catturato e arrestato. Se stiamo votando la ratifica di questo Trattato… lo dico perché lo stimato collega Grimaldi - stimato per davvero - ha pronunciato le testuali parole: quel prigioniero fu scambiato in assenza di accordo.

Almasri è un criminale, non era un prigioniero, e i prigionieri, i condannati si trattano rispetto a quelli che sono i trattati internazionali. Il collega Del Barba ci ha dato la motivazione del perché aveva votato questo Trattato ed è contenuta nel dossier che tutti i parlamentari hanno a disposizione: la stipula dell'accordo è necessaria per la mancanza di altri strumenti giuridici applicabili.

Voi mi dovete spiegare se preferiamo che, con un Paese controverso come la Libia, continuiamo a non avere nessuna regolamentazione, per poi lamentarci degli accordi bilaterali che si costruiscono alla bisogna, o se vogliamo cominciare a costruire un impianto di regole che faccia riferimento alle politiche di questi anni. Ricordo che qui non è un problema di Minniti o non Minniti, perché il Memorandum con la Libia il Governo Conte lo ha prorogato senza modificarlo, giustamente, giustamente (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Perché, quando si fa politica estera internazionale, non sono consentiti i giochi.

Allora, si fa riferimento agli articoli 16 e 17 di questo accordo. Io sottoscrivo tutte le riflessioni di analisi della condizione della Libia in questo momento, ma l'articolo 16 fa riferimento alla fuga delle persone condannate dallo Stato di condanna. Cioè, noi stiamo parlando di persone che non sono Almasri - che è un criminale e va beccato ovunque si trovi e hanno fatto malissimo a metterlo su un aereo e a portarlo via -, ma di persone che hanno subito un processo in Italia, che sono state condannate in ultimo grado e che si mettono in condizioni di fuga.

Che facciamo? Perché continuiamo a fare i convegni sulla sicurezza, ma non interveniamo su condizioni che sono di trasgressione dell'impianto regolamentare, di ciò che è lecito in questo Paese. Allora, discutiamo di quello che votiamo, altrimenti andiamo avanti con Almasri, Minniti… Visto che, pochi giorni fa, tutti i gruppi erano con me - i colleghi che fanno parte della delegazione NATO - a Lampedusa e abbiamo toccato con mano le porcherie frutto del traffico di migranti, da parte di barchini che partono, su cui nessuno però vuole mettere azioni di contrasto puntuale, a quanto pare, adesso parliamo di cosa c'è scritto qui dentro.

All'articolo 17 c'è scritto che è consentito il trasferimento di una persona condannata quando nei suoi confronti ci siano una condanna o un provvedimento amministrativo definitivo emesso in conseguenza di tale sentenza e dispongano - la condanna penale o amministrativa - una misura di espulsione o altra misura per effetto della quale la persona condannata non potrà più soggiornare nel territorio dello Stato di condanna. Ora, non li espelle la Meloni o Piantedosi. C'è una sentenza di un giudice e, tra le pene che vengono comminate a questo soggetto, ci sono anche l'espulsione e la condanna. Non diamo corso perché il diritto non ci piace più?

Io ho votato l'ordine del giorno di Colucci e anche quello di Fratoianni: sono convinto che la situazione non banale nella quale si trovano le carceri libiche sia oggettivamente un problema e invito il Governo a monitorare le mani nelle quali mettiamo anche persone condannate, perché, anche se condannate, restano persone, ma non mi sfilo da una ratifica che mette tre regole chiare su questo punto, che non riguardano Almasri e che non riguardano nulla delle discussioni che ho sentito. E, ripeto, secondo me avremmo dovuto accogliere quegli ordini del giorno, perché, mentre uno Stato si dà delle regole anche in relazione agli altri soggetti, poi verifica - quando costruisce trattati, memorandum, accordi bilaterali - che quelle condizioni siano rispettate, che i diritti umani che hanno costruito l'impianto ideale di questo Paese siano rispettati, anche oltre i confini del nostro Paese. Ma non mi sottraggo al voto di un accordo internazionale che, secondo me, serve anche a portare in un ambito di regolarità ciò che oggi non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patrizia Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi non discutiamo solo di un testo giuridico, oggi parliamo di persone, di diritti e di responsabilità; parliamo di come due Stati - Italia e Libia - scelgono di collaborare per rendere più giusta, più trasparente e più umana l'esecuzione delle pene di chi ha sbagliato. Fino ad oggi, tra i due Paesi non esistevano regole comuni per gestire questi casi, ogni situazione era un caso a sé: scambi informali, soluzioni temporanee e procedure spesso incerte; una zona grigia dove a pagare le conseguenze dell'assenza di regole erano sia le autorità, sia le persone coinvolte.

Con questo Trattato finalmente si mette ordine, si costruisce un percorso chiaro, fondato su regole certe, tempi definiti e responsabilità precise. È un segnale di serietà, di rispetto reciproco e di fiducia tra due Stati che scelgono di collaborare, nonostante le differenze e le difficoltà. È importante, però, dirlo con chiarezza: questo Trattato non è un automatismo, nessuno verrà trasferito contro la propria volontà. Il consenso della persona condannata è una condizione indispensabile: deve essere espresso in modo libero, consapevole e informato. È un principio di civiltà giuridica che difende la dignità di ogni essere umano, anche di chi ha commesso un errore.

Ecco perché questo accordo non è solo un passo tecnico, ma è un passo di umanità: rende la giustizia più ordinata, sì, ma anche più giusta; stabilisce chi fa cosa, con quali documenti, in quali tempi e secondo quali regole condivise; evita equivoci e decisioni improvvisate e, soprattutto, garantisce che ogni trasferimento avvenga con pieno rispetto delle persone e dei loro diritti.

Nel contesto difficile della cooperazione con la Libia, questo Trattato assume, quindi, un valore ancora più importante. Non è una connessione, ma è una scelta di responsabilità: quella di mettere un dialogo costruttivo, fondato su regole chiare e principi di diritto. È un atto che rafforza la credibilità dell'Italia e la sua capacità di essere un interlocutore serio, capace di coniugare fermezza e umanità.

Signor Presidente, colleghe e colleghi, Forza Italia guarda con favore a tutto ciò che rende la cooperazione internazionale più stabile, la giustizia più trasparente e la persona più tutelata, perché crediamo che la forza dello Stato non si misuri solo nella severità della pena, ma anche nella capacità di garantire diritti, regole e dignità per tutti. Per questi motivi, a nome del gruppo di Forza Italia, annuncio il voto favorevole a questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Come Lega-Salvini Premier, voteremo a favore di questo provvedimento: l'autorizzazione a ratificare e dare esecuzione al Trattato italo-libico sul trasferimento di persone condannate a pene privative della libertà personale, fatto a Palermo il 29 settembre 2023.

La stipula dell'accordo si è resa necessaria per la mancanza di altri strumenti giuridici applicabili. Si rafforzano così le relazioni bilaterali, anche in materia di cooperazione giudiziaria.

Va sottolineato il carattere volontario dei trasferimenti: i trasferimenti, infatti, avverranno con il pieno e consapevole consenso del detenuto, con l'eccezione dei casi in cui vi siano misure di espulsione.

È questo un risultato concreto, frutto del costante dialogo con un partner rilevante in campo energetico e commerciale e nel contrasto all'immigrazione illegale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Di norma, noi siamo favorevoli ad accordi bilaterali in materia di cooperazione giudiziaria, ma su questa specifica ratifica esprimiamo tutta la nostra contrarietà, come abbiamo già fatto al Senato.

Troviamo che questa ratifica sia irricevibile! Siamo contrari per le ragioni che vado a spiegare: in primis, perché, dai dati del Ministero della Giustizia, attualmente, questo provvedimento riguarderebbe un numero assai esiguo di detenuti. Colleghi e colleghe, sapete quanti detenuti libici ci sono nelle prigioni italiane? Ce ne sono 106. Sono, dunque, lo 0,5 per cento dei reclusi stranieri in Italia, che sono poco più di 20.000. Tra questi 106 detenuti libici, i condannati sono 82, ma solo 2 - dico 2 - di loro - si legge nella relazione tecnica dell'Accordo, che è stata scritta nell'aprile del 2025 - sono condannati in via definitiva ed è quindi solo a loro che si applicherebbe questa intesa, a 2 persone condannate, a 2 persone libiche.

In base alla relazione tecnica, in Libia ci sarebbero 2 detenuti italiani a cui si riferisce questa ratifica. Qui parliamo di 4 persone, Presidente. Colleghi della maggioranza, siete consapevoli di questo? Ma per numeri così esigui, per 4 persone, si fa un trattato internazionale? Non lo trovate assurdo, colleghi? Ma vi siete informati? Vi rendete conto che è ridicolo che questo Parlamento si debba occupare di un trattato che riguarda 4 persone? Io lo trovo veramente inconcepibile.

È evidente che si tratta di pura propaganda per poter dire che i criminali stranieri vengono tutti rispediti a casa. Ma sotto questa propaganda non c'è nulla di concreto e di effettivo: parliamo di 4 persone.

Siamo contrari, perché parliamo della Libia nelle sue condizioni attuali. Quali sono le condizioni attuali della Libia? Un Paese diviso in 2, la Cirenaica e la Tripolitania, ognuna con un suo Parlamento, un suo Governo e le sue relazioni internazionali, ma questo trattato è rivolto solo alla Tripolitania, quindi è rivolta a una parte del Paese. È un Paese caratterizzato dalla presenza di milizie armate irregolari, che controllano buona parte del territorio. È un Paese dal quale vengono anche espulsi i testimoni scomodi, coloro che possono essere capaci di riportare le atroci violazioni dei diritti umani, come è accaduto di recente a Medici senza frontiere, che sono stati espulsi dalla Libia. Siamo contrari anche perché conosciamo le condizioni di detenzione in Libia. Vedete, colleghi e colleghe della maggioranza, le conoscete anche voi, anche la rappresentante del Governo le conosce, le condizioni di detenzione in Libia. Vi sono troppi rapporti delle Nazioni Unite per non conoscerne almeno uno, troppe inchieste giornalistiche per non aver letto o visto almeno una di queste! E di che cosa si parla? Si parla di condizioni inumane e degradanti, di detenzioni arbitrarie, di stupri sistematici verso i detenuti e le detenute e di torture. E noi, seppur con istituti di pena nient'affatto privi di problemi, nella nostra Costituzione abbiamo l'articolo 27. Allora, vale la pena ricordare che quell'articolo vieta trattamenti inumani! Li vieta, perché la pena ha l'obiettivo di riqualificare le persone, di farle riscattare e di rieducarle! Noi non possiamo accettare di trasferire detenuti libici nelle mani di soggetti come Almasri. E, sì, che c'entra, collega Richetti, c'entra eccome Almasri, perché Almasri era ed è il comandante della polizia giudiziaria, dunque c'entra, eccome! Questi personaggi dirigono i centri di detenzione e le carceri in Libia e sono spietati, capaci di qualsiasi brutalità. E anche qui ci sono mandati di arresto della Corte penale internazionale. Dunque, non si può dire che non si sa chi siano questi personaggi.

Ecco, Presidente, sono queste le chiare, semplici ed evidenti ragioni per le quali annuncio il convinto voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Emanuele Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Grazie, Presidente. Governo, colleghi. Il presente è un atto che, oltre al valore tecnico-giuridico, assume un profondo significato politico e strategico: la ratifica di questo Trattato rappresenta un tassello importante nel percorso di rafforzamento delle relazioni bilaterali tra Italia e Libia e si inserisce nella più ampia strategia del Governo Meloni per restituire centralità al nostro Paese nel Mediterraneo.

L'Accordo consente ai cittadini italiani e libici condannati nel territorio dell'altro Stato di scontare la pena nel proprio Paese di origine, in un contesto più adeguato al reinserimento sociale, garantendo il rispetto dei diritti fondamentali e la piena cooperazione tra le autorità giudiziarie. È uno strumento di civiltà giuridica e di cooperazione responsabile.

In un contesto così complesso, quindi, grazie alle relazioni che il nostro Paese è stato in grado di intessere, si è giunti a un quadro normativo chiaro e garantito, che rafforza la trasparenza e la fiducia reciproca tra i due ordinamenti.

Non avendo aderito alla Convenzione del Consiglio d'Europa nel 1983, la stipula di un accordo bilaterale specifico s'è quindi resa necessaria per colmare questo vuoto giuridico e permettere una cooperazione effettiva tra i due Stati, un percorso, peraltro, già intrapreso con successo con altri Paesi; ricordo, ad esempio, l'Accordo con gli Emirati Arabi Uniti, approvato dal Parlamento nel 2025.

L'intesa con la Libia si articola in 25 articoli, che delineano, in modo puntuale, i principi generali di cooperazione, la procedura di trasmissione delle richieste, le condizioni per disporre il trasferimento e le informazioni da fornire alla persona condannata. Non vi sono oneri che superino i 14.000 euro annui e sono, quindi, assolutamente contenuti e proporzionati rispetto all'importanza politica, giuridica e strategica del provvedimento. È un trattato che va letto anche in una prospettiva più ampia, ovvero quella della politica mediterranea del Governo Meloni che, in questo modo, continua a restituire all'Italia un ruolo di protagonista in un'area decisiva per la sicurezza europea, la stabilità energetica, la gestione dei flussi migratori e la lotta al terrorismo.

La Libia è per posizione strategica, geografica e storica un partner imprescindibile dell'Italia. Negli ultimi due anni, il dialogo bilaterale è ripreso con forza e concretezza: la nostra ambasciata a Tripoli è pienamente operativa; ITA Airways ha anche ripreso voli diretti con la Libia; numerose imprese italiane sono impegnate in progetti di ricostruzione e sviluppo infrastrutturale; sono stati organizzati business forum a Tripoli e a Bengasi con la partecipazione di centinaia di aziende; la Presidente del Consiglio si è recata più volte nel Paese per consolidare il partenariato politico ed economico.

Tutti questi elementi dimostrano che l'Italia non solo mantiene una presenza attiva in Libia, ma ne accompagna con responsabilità il processo di stabilizzazione istituzionale. Questo trattato è, dunque, come detto anche dai colleghi, un segnale di fiducia e continuità diplomatica e rappresenta un passo concreto per rafforzare la cooperazione giudiziaria, ma anche per consolidare un rapporto bilaterale che affonda le radici nella storia e nella comune appartenenza allo spazio mediterraneo.

Signor Presidente, colleghi, ratificare questo trattato significa rafforzare la credibilità internazionale dell'Italia, consolidare la cooperazione in materia di giustizia e riaffermare il nostro ruolo di ponte tra Europa e Nord Africa; significa contribuire a un Mediterraneo più stabile, più sicuro e più giusto.

Per queste ragioni, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, annuncio il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2590​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2590​: S. 1447 - "Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate a pene privative della libertà personale tra la Repubblica italiana e lo Stato della Libia, fatto a Palermo il 29 settembre 2023" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Seguito della discussione delle mozioni Borrelli, Alifano ed altri n. 1-00512, Sottanelli ed altri n. 1-00520, Caramanna, Andreuzza, Boscaini, Cavo ed altri n. 1-00521 e Casu ed altri n. 1-00522 concernenti iniziative di competenza volte a ristabilire condizioni di equilibrio tariffario nel mercato delle assicurazioni per la responsabilità civile auto, nonché a garantire la trasparenza dei prezzi e delle condizioni contrattuali (ore 12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Borrelli, Alifano ed altri n. 1-00512 (Nuova formulazione), Sottanelli ed altri n. 1-00520, Caramanna, Andreuzza, Boscaini, Cavo ed altri n. 1-00521 e Casu ed altri n. 1-00522 concernenti iniziative di competenza volte a ristabilire condizioni di equilibrio tariffario nel mercato delle assicurazioni per la responsabilità civile auto, nonché a garantire la trasparenza dei prezzi e delle condizioni contrattuali (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 3 novembre 2025, sono state presentate le mozioni Sottanelli ed altri n. 1-00520, Caramanna Andreuzza, Boscaini, Cavo ed altri n. 1-00521 e Casu ed altri n. 1-00522, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Prego, Sottosegretaria Bergamotto, a lei la parola.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Sulla mozione Borrelli, Alifano ed altri n. 1-00512 (Nuova formulazione) esprimo il parere contrario in relazione alle premesse. Invece, per quanto riguarda gli impegni, abbiamo sull'impegno 1) parere favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative normative di competenza necessarie a ristabilire condizioni di equilibrio tariffario del mercato delle assicurazioni, in conformità al principio sociale dell'obbligo assicurativo”.

Sull'impegno 2) il parere è contrario. Sull'impegno 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di determinare il termine minimo di permanenza nel territorio italiano dei veicoli immatricolati all'estero, ai fini dell'obbligo assicurativo, nell'ambito dell'esercizio della delega prevista dall'articolo 35, comma 3, lettera dd), della legge delega n. 177 del 2024”.

Sull'impegno 4) il parere è contrario.

Passo alla mozione Sottanelli ed altri n. 1-00520. Sulle premesse della mozione si esprime parere contrario. In merito agli impegni, sugli impegni 1) e 2) il parere è contrario. Sull'impegno 3) il parere è favorevole. Sugli impegni 4), 5) e 6) il parere è contrario. Sull'impegno 7) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare i lavori relativi al monitoraggio del mercato RC-auto e, all'esito di tale monitoraggio, valutare di proporre aggiornamenti normativi coerenti con l'innovazione tecnologica e con l'obiettivo di tutela dell'utenza”. Sull'impegno 8) il parere è contrario.

Sulla mozione Caramanna, Andreuzza, Boscaini, Cavo ed altri n. 1-00521 si esprime parere favorevole sulle premesse e sugli impegni.

Sulla mozione Casu ed altri n. 1-00522 si esprime parere contrario sulle premesse e sugli impegni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà.

Colleghi, ricordo che stiamo iniziando le dichiarazioni di voto, ci sarà un tempo abbastanza ampio prima delle votazioni, quindi cerchiamo di regolarci di conseguenza: o si sta nella propria postazione in silenzio o si va a parlare fuori dall'Aula. Prego, deputato Giachetti, a lei la parola.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Le mozioni che stiamo per affrontare, che abbiamo già affrontato nella discussione generale e che tra poco voteremo, riguardano un tema che sicuramente tocca da vicino milioni e milioni di automobilisti italiani, ci riferiamo a quello delle assicurazioni per la responsabilità civile delle auto. Parliamo ovviamente non solo di un obbligo di legge, ma di uno strumento che riteniamo essenziale, di tutela collettiva e di gestione del rischio, che consente di compensare i danni prodotti da incidenti stradali e di proteggere, allo stesso tempo, i cittadini dai rischi patrimoniali, che spesso sono insostenibili.

Per questa ragione è fondamentale, in qualche modo, che il sistema sia percepito come equo, come trasparente e anche come affidabile dagli utenti. Noi condividiamo molto la mozione presentata dai colleghi di AVS e ci meravigliamo che da parte del Governo non ci sia stato un accoglimento più ampio dei vari punti. I dati IVASS mostrano come i premi assicurativi possano variare addirittura fino al 60 per cento tra una provincia e l'altra, anche tra assicurati con la stessa classe di merito e la stessa condotta di guida. Quindi c'è una disparità che è obiettivamente incomprensibile.

Il prezzo medio di una polizza RC-auto può variare da meno di 300 euro in alcune province a oltre 600 euro in altre, con penalizzazioni che appaiono evidenti per gli automobilisti del Mezzogiorno, spesso virtuosi e privi di sinistri. È una disparità che materialmente mina il principio di uguaglianza tra i cittadini e la fiducia verso il sistema assicurativo nel suo complesso. Serve dunque, signor Presidente, una maggiore trasparenza nei criteri di calcolo dei premi, perché solo rendendo chiari i parametri che determinano le tariffe sarà poi possibile non solo permettere ai cittadini di comprendere il costo della propria polizza, ma anche stimolare una concorrenza più reale tra le diverse compagnie.

In questo senso, dicevo, noi riteniamo assolutamente condivisibile l'impianto della mozione presentata dai colleghi di AVS, che, non a caso, richiama il Governo a promuovere una maggiore equità e trasparenza nelle tariffe, contrastando le frodi, l'evasione e le pratiche discriminatorie. E condividiamo, in particolare, l'obiettivo di riequilibrare le condizioni a favore degli automobilisti virtuosi, di sostenere la vigilanza dell'IVASS e di valorizzare il ruolo delle istituzioni nel garantire un mercato più giusto. Riteniamo condivisibile, peraltro, che la richiesta di riequilibrare i criteri di calcolo dei premi, rendendoli più aderenti ai sinistri effettivi e alla condotta di guida reale, sia determinata anziché rispetto a parametri statistici troppo territoriali o addirittura troppo rigidi.

Nello stesso senso e allo stesso modo direi che è opportuno rafforzare i meccanismi di prevenzione e di contrasto delle frodi e di quello che è un altro problema nel nostro Paese, che è l'evasione assicurativa, che gravano sul sistema - è stato quantificato - per oltre un miliardo di euro l'anno e finiscono, come spesso accade nel nostro Paese, per penalizzare gli assicurati onesti.

Quindi, pur nella consapevolezza che alcuni aspetti, come, per esempio, l'ipotesi del premio medio nazionale, richiederanno certamente un attento confronto tecnico con IVASS e le imprese, consideriamo la mozione un passo nella giusta direzione per ristabilire un principio di parità tra i cittadini.

Rispetto ad altre mozioni, alle quali riconosciamo la serietà dell'approccio proposto e di cui pure, in qualche modo, condividiamo l'impianto generale, che punta a trasparenza e a concorrenza per rendere più equilibrato il mercato assicurativo, riteniamo, però, che la condivisione, pur nei suoi obiettivi, non ci possa portare ad aderire ad esse fino in fondo. Quindi, ci asterremo probabilmente sulle altre mozioni, in quanto non colgono il senso del rafforzamento del sistema di tutela che dovremmo garantire per un riequilibrio effettivo e tempestivo delle tariffe a favore dei territori più svantaggiati. Per quanto ci riguarda, riteniamo che sia necessario affiancare a questa visione anche una maggiore attenzione alla coesione territoriale e alla tutela attiva dei consumatori, per evitare che la logica di mercato da sola produca nuove disuguaglianze e lasci senza voce gli assicurati più deboli.

Queste sono le ragioni per le quali noi sicuramente voteremo a favore della mozione presentata dai colleghi di AVS e, alla luce delle considerazioni fatte, ci asterremo sulle altre, salvo poi che nel dibattito che si svilupperà attraverso le dichiarazioni di voto non si colgano da parte nostra - magari nelle correzioni delle proposte avanzate dal Governo - valutazioni per modificare il nostro voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, la mozione che oggi votiamo affronta un tema di primaria importanza per il nostro sistema economico e sociale. Il settore assicurativo rappresenta, infatti, un comparto strategico, un pilastro fondamentale della nostra economia, in grado di garantire tutela, stabilità e sicurezza economica ai cittadini e alle imprese. In un contesto economico segnato da incertezze e da trasformazioni profonde, esso svolge un ruolo decisivo nel rispondere in modo concreto alla crescente domanda di protezione, contribuendo al tempo stesso alla coesione sociale e alla resilienza dell'intero sistema Paese. Garantisce tutela, stabilità e sicurezza economica a cittadini e a imprese. È con questa visione e con questi obiettivi che la maggioranza si è mossa e continua a muoversi, attraverso misure concrete e coerenti, nella direzione di rendere il settore assicurativo più efficiente, più trasparente e più giusto.

La mozione ne richiama diverse. Ricordiamo, in particolare, l'introduzione della tabella unica nazionale per il risarcimento del danno non patrimoniale, che assicura alle vittime dei sinistri un pieno ed equo risarcimento, favorendo uniformità di trattamento e certezza dei diritti su tutto il territorio nazionale. Egualmente rilevante è stata l'istituzione dell'arbitro assicurativo, quale strumento di risoluzione alternativa delle controversie, pensata per offrire ai cittadini una via più rapida, semplice ed economica rispetto alla giustizia ordinaria. Anche le misure introdotte tramite la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023 e la legge di bilancio 2024 vanno nella stessa direzione e perseguono i medesimi obiettivi.

La mozione che oggi presentiamo si inserisce pienamente in questo percorso di attenzione e di rafforzamento, impegnando il Governo a proseguire su questa strada. Come? Rafforzando il contrasto alle frodi assicurative, rendendo più efficiente il sistema, garantendo maggiore trasparenza e competitività del mercato a vantaggio dell'intera collettività. Questa mozione si introduce in una visione più ampia, in un cammino politico che, come maggioranza, stiamo percorrendo uniti, con il solo fine di rendere il Paese più competitivo, più giusto e più equo, rispondendo con concretezza e tempestività alle esigenze reali del Paese.

Noi Moderati abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere con convinzione questo percorso, quello di una politica seria, responsabile, attenta ai principi fondanti della società civile e del mercato e, allo stesso tempo, concreta, efficiente e trasparente. Sono questi i valori che guidano la nostra azione politica e continuano a ispirare il nostro impegno negli anni a venire. Sono questi i princìpi e gli obiettivi che ritroviamo pienamente nella mozione oggi all'esame dell'Aula.

Per tutte queste ragioni annunciamo il voto favorevole del gruppo Noi Moderati, nella convinzione che questo atto rappresenti un ulteriore passo avanti verso un sistema assicurativo più equo, moderno e vicino ai cittadini e alle imprese del nostro Paese. Invece, per quanto riguarda le mozioni presentate dagli altri gruppi parlamentari ci atteniamo alle indicazioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Sapete bene che il gruppo di AVS ha iniziato questa legislatura portando in Aula una proposta di legge che è stata bocciata dall'attuale maggioranza e la proposta di legge è sostanzialmente quella di questa mozione. Semplicemente, nella mozione abbiamo recepito gran parte delle cose che c'erano state dette in Aula dal Governo, indi per cui siamo rimasti abbastanza perplessi dalla bocciatura di tutte le premesse e dalla riformulazione. Addirittura, per quanto riguarda la battaglia contro le truffe delle targhe straniere notiamo un rallentamento, da parte del Governo, nel contrasto.

Ma andiamo con ordine. Noi riteniamo che sia ingiusto per i cittadini italiani pagare una tassa obbligatoria, perché l'assicurazione di fatto è obbligatoria e non puoi circolare se non hai l'assicurazione, che, a seconda del luogo di nascita, si paga di più o di meno, e troviamo assurdo che davanti a questo, già portato in Aula dal nostro gruppo parlamentare e votato dall'opposizione, non sia arrivata la proposta, che ci era stata promessa dalla maggioranza e dal Governo, di riproporre norme migliorative rispetto a quelle che avevamo portato noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Noi siamo stati di parola con i cittadini e con gli elettori. Abbiamo aspettato un anno e mezzo le nuove proposte della maggioranza e del Governo e, in base alla seduta precedente, abbiamo riformulato secondo quello che voi avevate promesso agli italiani e cioè che deve esistere una tariffa unica per chi non commette sinistri. È assurdo che una persona, poiché è nata a Napoli, deve pagare il triplo di una persona nata in un altro comune (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non si capisce il perché. È nato a Napoli e non ha commesso sinistri: è un cittadino uguale agli altri, no? No, non siamo tutti uguali: chi nasce a Napoli o chi nasce a Caserta non è uguale agli altri, e ciò vale per tante altre province, ovviamente.

Non mi potete dire che non vi sia un'attenzione a segnalare queste disuguaglianze, al punto tale che poc'anzi abbiamo votato norme ad hoc per il territorio del Friuli-Venezia Giulia. Quindi, se mi dite che il problema è solo campano, vi dico che non è solo campano, ma se anche fosse solo campano, cioè un territorio che riguarda quasi sei milioni di abitanti, non si capisce perché sul Friuli-Venezia Giulia si viene compatti a votare per far istituire di nuovo le province e in Campania i cittadini onesti e virtuosi devono essere trattati in questo modo.

Il Governo ci ha detto che la precedente proposta che avevamo fatto, cioè che i cittadini non facessero sinistri da almeno cinque anni, fosse più ampia. Noi l'abbiamo ampliata e siamo passati da cinque a dieci e, infatti, nella nostra proposta è scritto: “Tutti i cittadini che non hanno commesso sinistri da almeno dieci anni pagano la stessa tariffa”. Qualcuno dirà: ma le assicurazioni non sono molto favorevoli - poverine! - e possono avere dei problemi economici. Io voglio ricordare, senza fare polemiche con il sistema delle assicurazioni, che solo in quest'anno il sistema assicurativo italiano ha avuto un utile in aumento del 32 per cento, pari a 10,5 miliardi, il dato più alto degli ultimi dieci anni. Possiamo capire - perché vale lo stesso discorso delle banche, su cui noi vogliamo sempre la tassazione degli extraprofitti - che, a fronte di super guadagni, non ci sia super giustizia per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Devono essere tutti quanti uguali e devono pagare lo stesso. E non mi venite a dire, come dice qualcuno: ma a Napoli o a Caserta commettete più sinistri, ci sono più imbrogli. Colpiamoli! Ma noi stiamo parlando di quelli che non hanno commesso un sinistro negli ultimi dieci anni; questi sono uguali, qual è la differenza? È il posto dove sono nati. La colpa è di essere nati in determinati territori.

Perché non abbiamo accettato la riformulazione del Governo?

Per un motivo molto semplice, perché si lascia un generico “ad adottare iniziative normative di competenza a ristabilire le condizioni di equilibrio tariffario (…)”; ma quando noi specifichiamo, come ci eravamo detti precedentemente, “volte a stabilire l'obbligo”, deve esserci l'obbligo ad essere tutti uguali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra); davanti alle tasse siamo tutti quanti uguali!

Per quanto ci riguarda, per i cittadini virtuosi in particolare, in generale per tutti i cittadini, ma ancor di più per i cittadini virtuosi, è una battaglia anche di giustizia sociale. Per i furbetti facciamo le norme, ci inventiamo sanatorie, condoni, di tutto, ma per gli onesti, per quelli che rispettano fino in fondo le regole, per quelli che anche per casualità o per scelta da quarant'anni non hanno mai fatto un sinistro, perché deve esistere una regola così discriminatoria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

Negli ultimi mesi, prese dall'entusiasmo, alcune agenzie assicurative, nonostante avessero clienti che da venti o trent'anni non commettevano sinistri, hanno chiesto ulteriori aumenti e questo non è giusto. Questo spinge poi ad avere circa 3 milioni di veicoli nel nostro Paese non assicurati - e comunque, se fanno sinistri, questi ricadono sulla collettività e, quindi, sugli onesti - oltre alle targhe straniere.

Non capiamo la riformulazione del Governo, veramente non la capiamo. Infatti, noi abbiamo detto di esercitare con forza la pratica per cui se i cittadini pagano in modo uguale esistono diritti e doveri, il diritto di pagare la stessa assicurazione e il dovere, ovviamente, di non fregare lo Stato o il prossimo. Qui voi avete annacquato la nostra posizione chiara e netta nei confronti degli imbrogli che avvengono con le targhe straniere inserendo: “a valutare l'opportunità di determinare il termine minimo (…)”, cioè avete annacquato questa cosa come per dire che, a questo punto, esistono due Italie. Coloro che pagano la tariffa più alta li lasciamo così, tra l'illegalità stimolata anche da azioni non determinate a fermare le frodi e le truffe. Infatti, basterebbe dire una cosa: tutti quelli che fanno le truffe e le frodi di cui ci si lamenta - ci sono in Campania o in altre zone - colpiamoli pesantemente. Noi, invece, stiamo facendo funzionare la teoria di alcune assicurazioni o di alcune realtà che dicono: poiché è più faticoso far valere la giustizia, facciamo pagare di più gli onesti, facciamo pagare di più i virtuosi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non funziona così, non è corretto. È un discorso del tipo: se tutti pagano ci sono meno tasse; è lo stesso discorso.

Se colpiamo gli imbroglioni, i truffatori, quelli che ovviamente si comportano male, sarà automatico il virtuosismo; invece, quello che stiamo ottenendo è l'effetto opposto. Stiamo ottenendo che sempre più cittadini in determinate aree del nostro Paese giustificano - per noi sono ingiustificabili, ma comunque le giustificano - azioni para truffaldine col fatto che la situazione è impossibile. Pensate che oramai, in alcuni territori, siamo arrivati addirittura al fatto che il valore del mezzo, tipo uno scooter, è pari a un decimo della richiesta di assicurazione. Cioè, io compro uno scooter usato che vale 700 o 800 euro e mi chiedono 7.000 o 8.000 euro di assicurazione.

Qui, sfidiamo ancora di più la maggioranza su un altro aspetto. C'è un'altra proposta che noi faremo. Sappiamo che avete dato un parere negativo e boccerete questa proposta, ma noi torneremo alla carica, perché l'abbiamo promesso agli italiani e noi quando si fanno le tabelline non vogliamo che si dica che abbiamo mantenuto il 10 per cento delle promesse. Noi vogliamo avere il 100 per cento di promesse mantenute, e lo porteremo anche prima della fine di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). A questo punto, l'altra sfida è: colleghiamo l'assicurazione alla patente. In questo modo, si risolverebbe ogni cosa.

Quello che, però, non possiamo fare è prendere in giro gli italiani. La mozione della maggioranza che noi contestiamo è, come dire, una spruzzatina di luoghi comuni. Perdonatemi, non me ne vogliate, colleghi, ma dire che dobbiamo aumentare l'impegno per contrastare la frode, per contrastare le targhe straniere introdotte illegalmente sul nostro territorio è come non dire niente.

Noi abbiamo fatto un lavoro strutturato - e ringrazio il collega Giachetti che ce l'ha riconosciuto -, ci siamo messi a lavorare anche prendendo sul serio e seriamente quello che ci aveva detto il Governo. Avevate promesso che questa norma l'avreste riportata voi in Aula: non l'avete fatto, ve l'abbiamo riportata noi. Avevate promesso che avreste affrontato questo tema: non l'avete fatto, l'abbiamo fatto noi. Adesso, noi chiediamo di tenere fede a un impegno con gli italiani.

Siamo o non siamo tutti uguali? Se siamo tutti uguali, dovete votare a favore di questa norma di uguaglianza. Non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giulio Cesare Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, sono 55 anni che in Italia esiste l'obbligo della polizza RC auto. Ovviamente, tale obbligo fu istituito dal legislatore per dare una mutualità a coloro che subivano dei danni e, quindi, per fare in modo che questi danni fossero risarciti con l'aiuto di tutti coloro che pagano il premio. In questi 55 anni ci sono state tantissime evoluzioni: ricordo quelle un po' più forti e più importanti, come le liberalizzazioni fatte da Bersani.

È un settore, quello assicurativo, che, rispetto ad altri settori, ha avuto grosse liberalizzazioni, che ha avuto leggi specifiche sulla concorrenza e che, quindi, è fortemente concorrenziale. Esiste una forte concorrenza tra le compagnie, tra le piattaforme. A differenza di altri settori, ad esempio quelli della telefonia o dell'energia, nel settore assicurativo non c'è bisogno di fare alcuna comunicazione per rescindere il contratto, ma alla scadenza il cittadino può tranquillamente scegliersi di volta in volta il proprio assicuratore, il proprio fornitore. Quindi, quella che le compagnie applicano è una tariffa basata sul merito; merito che, fino a oggi, ovviamente, ha avuto come pilastro cardine la frequenza dei sinistri, basata anche sul territorio. Ovviamente, è un merito laddove non si producono sinistri e vengono applicati dei malus laddove c'è un sinistro.

È ovvio che le compagnie, in un regime di forte concorrenzialità, come quello che c'è in Italia, calibrano il costo del premio della polizza oggettivamente in base ai sinistri delle rispettive province. Questo anche per rendere equo il discorso: chi produce per svariati motivi più danni, più sinistri, è anche giusto che paghi di più. Questo è quello che, fino ad oggi, ha alimentato il settore nel fare le tariffe.

Ovviamente, in relazione alla sinistrosità incidono due cose: la frequenza dei sinistri e il costo medio degli stessi. Allora, bisogna anche capire se, ad esempio, il costo medio di un sinistro in Italia è più alto o più basso che in altri Paesi europei. Noi abbiamo un costo medio dei sinistri abbastanza elevato in Italia perché abbiamo il costo dell'energia che, ad esempio, è più alto rispetto ad altri Stati, e questo incide nella componentistica, nella realizzazione di tutti i componenti, ma anche nelle carrozzerie; gli specifici forni, ad esempio, hanno degli assorbimenti energetici importanti. Tutto questo ricade sul costo medio della tariffa.

Io penso che, per arrivare ad abbassare la tariffa e calibrarla ancora meglio, per un senso di equità e di correttezza, bisogna complessivamente forse aggiungere ulteriori elementi rispetto al sistema attuale del bonus-malus; ad esempio, un altro elemento potrebbe essere fare una tariffa RC auto basata non soltanto sulla statistica dei sinistri, quindi, sulla frequenza e sul costo medio del sinistro, ma anche, ad esempio, personalizzata sui punti della patente. Il cittadino che ha più punti, evidentemente, conduce uno stile di guida certamente migliore rispetto a chi ha meno punti; ciò vale anche per le sanzioni più banali per le quali magari non vengono sottratti punti, quindi, andando a capire gli stili di guida.

Quindi occorre mettere in atto tutti questi parametri. Quello che noi indichiamo nella nostra mozione è anche di ripensare il sistema attuale del bonus-malus. Spiace che la brava Sottosegretaria abbia dato alla nostra mozione diversi pareri negativi, perché su alcuni elementi, tipo quello che ho appena detto, cioè calibrare il premio, quindi la tariffa, in base al soggetto che ha uno stile di guida migliore e che, ad esempio, commette meno infrazioni, è un motivo di equità tra chi è più attento alla guida e chi magari è più spregiudicato. Quindi, spiace avere preso il parere negativo.

Così come anche la lotta che bisogna fare a 3 milioni di macchine, quindi ai cittadini che posseggono questi 3 milioni di macchine che sono oggi senza assicurazione. Questo impatta ovviamente sul contesto di una tariffa globale, perché la percentuale del Fondo per le vittime della strada impatta del 2,5. Anche qui non è corretto che i cittadini seri e onesti, che pagano legittimamente il proprio premio, debbano pagare un'ulteriore aggiunta per alimentare il Fondo per le vittime della strada per coloro che decidono di non assicurarsi.

Poi potremmo anche vedere da dove arrivano principalmente - se arrivano dal Nord, dal Sud o dal Centro - a livello territoriale la maggioranza di questi 3 milioni di veicoli che oggi girano senza assicurazione. Quindi, Sottosegretaria, un'altra azione che noi volevamo che il Governo intraprendesse è quella di riuscire a capire perché in Italia c'è il premio puro assicurativo, cioè la parte di premio che incamera direttamente la compagnia, a cui vengono aggiunte altre voci.

Quindi, oltre al premio medio, frutto di tutti quei conteggi di cui abbiamo parlato prima, abbiamo il 10,5 che ogni cittadino italiano, nel rinnovare la propria polizza auto, deve dare al sistema sanitario nazionale; il 12,5 per le imposte; il 3,5 per le province e le città metropolitane, che possono aggiungere, quindi, un'ulteriore aliquota di percentuale; in più il famoso 2,5 per cento del Fondo per le vittime della strada. Tutte queste voci cubano il 29 per cento. Negli altri Paesi europei una percentuale così alta non c'è, esiste solo in Italia.

Quindi, sono le famose tasse indirette che i cittadini italiani, anche quando pagano il loro premio assicurativo sulla propria polizza RC-auto, sono costretti a pagare allo Stato per sostenere in parte il sistema sanitario nazionale, in parte le province e città metropolitane e in parte come introito. Tutto questo, in termini di miliardi, nel 2024 ha cubato 4,2 miliardi. Quindi, su un totale di premi assicurativi che i cittadini italiani pagano di 14,5 miliardi, il 29 per cento, ossia 4,2 miliardi, sono costi che gli italiani pagano tramite le polizze che non vanno alle compagnie di assicurazione.

Apro e chiudo una piccola parentesi: c'è una categoria professionale, che sono gli agenti di assicurazioni, che sono esattori per conto dello Stato, che hanno lavorato con le proprie strutture, con i propri dipendenti e con i propri uffici come esattori dello Stato, producendo un incasso di 4,2 miliardi, senza avere un euro in cambio da parte dello Stato. Penso che sia l'unica categoria professionale che generosamente fa questa azione verso lo Stato senza percepire nessuna provvigione. Quindi, sostanzialmente, avevamo chiesto di combattere, quindi di cercare di eliminare, anche questi 3 milioni di macchine senza assicurazione.

Vi avevamo proposto una cosa molto semplice, ossia incrociare la banca dati della Motorizzazione civile con quella dell'ANIA, in modo da far venire fuori le macchine che realmente non sono assicurate, e quindi andare a chiedere, lo dico tra virgolette, ai cittadini perché non sono assicurati. Quindi, è un processo facile, che potrebbe risolvere in pochissimo tempo tutto questo disagio, perché, quando un cittadino fa un incidente con un altro cittadino che non è assicurato, ovviamente crea grossi problemi a tutto il sistema. Per queste cose abbiamo avuto il parere negativo del Governo e ci dispiace. Quindi, invitiamo, invece, gli altri della maggioranza a votare i nostri punti (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Il Governo chiede di parlare. Prego, Sottosegretaria Bergamotto.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Volevo solo dire che sulla mozione Caramanna, Andreuzza, Boscaini, Cavo ed altri n. 1-00521 c'è una riformulazione del Governo sul punto 4). Il testo è identico, ma dopo la parola “prezzi” viene aggiunta una parte, che vado a leggere: “nonché ad assumere iniziative di competenza volte a promuovere un sistema assicurativo più equo e coerente con la finalità sociale dell'obbligo di copertura per la responsabilità civile automobilistica, con particolare riguardo ai territori caratterizzati da più elevati livelli di rischio”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato con attenzione gli interventi che mi hanno preceduto, in particolare l'ultimo del collega Sottanelli, e gli anticipo che voteremo a favore la mozione che egli ha firmato, però su un punto non sono assolutamente d'accordo e mi preme doverlo sottolineare: il fatto di avere rimarcato la responsabilità territoriale in tema di RC-auto, piuttosto che la responsabilità personale. Ora io voglio citare un dato che, tra l'altro, è contenuto nella mozione a firma anche del MoVimento 5 Stelle, oltre che di AVS.

Ebbene, nella provincia di Napoli, il 46,6 per cento degli automobilisti hanno consentito l'installazione sul proprio autoveicolo della scatola nera, contro il 14,2 per cento degli automobilisti milanesi. Questi automobilisti sono presumibilmente corretti e consentono anche una certa intrusione nella propria vita privata, diciamocela tutta. Nonostante questo comportamento così compiacente, corretto e osservante delle regole, gli automobilisti napoletani pagano un premio assicurativo del 60 per cento superiore a quello degli omologhi residenti in provincia di Milano.

Quindi, sicuramente esiste e persiste una discriminazione territoriale fortissima in questo campo. Presidente, faccio un altro esempio, che, tra l'altro, è riportato nella mozione anche a mia firma. Ebbene, una casalinga trentacinquenne, residente a Milano, spende, come premio assicurativo, 1.864 euro, se residente a Roma 2.450 euro e se residente a Napoli 3.136 euro. Parliamo, ovviamente, di una neo-assicurata. Quindi questi dati ci dicono che esiste tuttora una discriminazione territoriale fortissima tra le varie aree del Paese, che colpisce proprio quella fascia di popolazione che si comporta correttamente, alla quale viene addebitata una maggiore sinistrosità o anche una maggiore, ma tutta da provare, incidenza di fenomeni frodatori.

Ripeto, tutta da provare. Emerge anche un altro dato, il senso della nostra mozione è anche di indagare quest'altro tema. Ebbene, i premi assicurativi all'ingresso sono eccessivi, sono onerosissimi. Lo diceva, tra l'altro, anche il collega Borrelli prima di me. Le imprese assicurative hanno lucrato dei guadagni veramente esagerati.

Ciononostante, i livelli dei premi assicurativi, soprattutto per i giovani che si trovano ad assicurare per la prima volta la loro autovettura, sono veramente irragionevoli. E questo che cosa comporta? Comporta due fatti: o devono rivolgersi, magari, al familiare che li aiuta nell'impresa di assicurare il proprio veicolo, oppure, purtroppo, lì dove non c'è la possibilità economica di pagare questi premi così elevati - duole doverlo dire a quest'Aula -, si ricorre all'evasione dell'obbligo assicurativo. E questo innesca una spirale, una spirale viziosa, perché evasione dell'obbligo assicurativo significa maggiori premi che devono, poi, corrispondere gli automobilisti virtuosi.

E, allora, che cosa bisogna fare, Presidente? Bisogna intervenire con urgenza e su due fronti: bisogna, innanzitutto, cercare di reprimere le frodi. Su questo siamo - penso - tutti d'accordo, perché anche la mozione di maggioranza va in questo senso, ma forse questo è l'unico tema che in parte affronta, laddove, invece, il tema della discriminazione territoriale esistente - e i dati ce lo dimostrano - la mozione di maggioranza lo dimentica totalmente. E io mi rivolgo ai colleghi campani perché sono la provincia di Napoli e la provincia di Caserta a pagare il prezzo più alto di questa iniquità. Ma silenzio, Presidente, dall'altra parte. E noi, allora, con questa mozione siamo qui, ancora una volta, a chiedere un premio medio nazionale per gli automobilisti virtuosi, per quelli che tengono un comportamento corretto, che non hanno mai fatto incidenti e che si ritrovano, invece, ad essere gravati da premi eccessivi.

Poi chiediamo, insieme, unitamente anche agli altri colleghi, che vengano represse le frodi - su questo non possiamo che essere d'accordo - e che anche l'obbligo assicurativo venga rispettato. E, ancora, chiediamo un'operazione di trasparenza alle imprese assicurative, in considerazione anche dei guadagni che loro hanno lucrato ultimamente.

Vorrei chiudere, Presidente, ricordando che - mi preme rammentarlo - il MoVimento 5 Stelle ha sempre voluto propugnare il trasporto pubblico, che è uno dei modi per garantire il collegamento tra le aree interne del Paese e i maggiori centri, ma è di tutta evidenza che il trasporto pubblico, ahimè, non basta. Molti ricorrono e continuano a ricorrere al trasporto privato, quindi all'autovettura, per potersi spostare, che è qualcosa che garantisce anche la partecipazione piena alla vita lavorativa e civile. E, anche in ragione di questo fatto, urge quanto prima una riforma in questo campo, perché - come si diceva già prima - esiste l'obbligo assicurativo, l'RC auto e, quindi, bisogna necessariamente assicurare la propria autovettura.

E c'è anche un'altra cosa che mi preme rammentare, e qui chiudo. Questo è un tema che il MoVimento 5 Stelle ha sempre sentito e accogliere questa mozione potrebbe essere il completamento di un percorso che è stato iniziato oltre dieci anni fa. E mi preme ancora rammentare in ultimo, Presidente, che noi voteremo a favore anche delle altre mozioni dell'opposizione, perché, comunque, rappresentano un passo in avanti in questo campo, ma, ahimè, esprimeremo un voto contrario sulla mozione di maggioranza, che si attesta solo a cercare di affrontare il fenomeno frodatorio, ma non dà alcuno sguardo, invece, per tentare di eliminare queste gravissime discriminazioni territoriali che permangono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Paola Boscaini. Ne ha facoltà.

MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie Presidente. Sottosegretario Bergamotto, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, le mozioni presentate affrontano, ancora una volta, il tema dell'assicurazione RC auto e, in particolare, l'aumento dei prezzi, almeno questo sembra da quanto ho sentito dai colleghi di AVS. Noi di Forza Italia vorremmo ricordare che il settore RC auto è stato già oggetto più volte di interventi volti ad arginare il problema dell'aumento dei prezzi, tanto che, se confrontiamo l'aumento del premio medio rispetto a dieci anni fa, notiamo che è sceso di quasi il 18 per cento, mentre l'inflazione e il costo della vita sono certamente in aumento. Eppure, molti interventi sono stati fatti dal punto di vista legislativo per contenere i costi e i primi risultati si vedono proprio dalla discesa del prezzo medio.

Voglio ricordare, per esempio, la tabella per i danni a persone, che sono stati rivalutati e portati - come era giusto fare - con una tabella unica su tutto il territorio. Ricordo che, fino a pochissimo tempo fa, Milano aveva una tabella molto alta, mentre altre zone del territorio, in particolare il Sud, avevano valori molto più bassi, come se le persone avessero un valore diverso tra Nord e Sud.

Poi, dal prossimo gennaio 2026 è stato previsto l'arbitro assicurativo per cercare di risolvere le controversie in via stragiudiziale, e questa iniziativa vi assicuro - e lo dico perché per tanto tempo ho fatto il tecnico nelle tariffe RC auto - che porterà sicuramente ad una riduzione dei premi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Le tariffe, cari colleghi, come voi ben sapete, si fanno in base al costo medio e alla frequenza dei sinistri della zona territoriale in cui uno guida - non in cui uno è nato -, in cui uno è residente, e moltissime compagnie usano il parametro tariffario di chi guida, di chi materialmente usa la macchina. Esiste poi già, all'interno di tutte le tariffe, una mutualità tariffaria: non si fa il 100 per cento con riferimento a frequenza e costo medio, ma, ovviamente, c'è una discrezionalità perché non ci sia troppo gap. Ho visto la mozione di AVS, che parla del confronto tra Napoli ed Aosta. Va detto anche che ad Aosta, per esempio, la frequenza media delle autovetture è del 4,7 per cento, con un costo medio di 3.600 euro; a Napoli la frequenza è del 7,6 con un costo medio di 4.300 euro. Però vi do un'altra notizia: Benevento ha la stessa frequenza e lo stesso costo medio di Aosta. Anche Napoli non è tutta uguale: ci sono molti comuni della provincia di Napoli che hanno una frequenza bassissima; ecco perché uno dei parametri molto importanti è il codice di avviamento postale.

Poi ci sono due aspetti rilevanti che contribuiscono a mantenere, purtroppo, il premio medio ancora più alto rispetto ad alcuni Paesi europei con i quali ci dobbiamo confrontare e con i quali manteniamo un gap, e sono due: le frodi e il fenomeno delle auto con targa straniera, in particolare polacca e bulgara. C'è poi l'aspetto della CARD, della constatazione amichevole, che è necessario sicuramente migliorare, ma gli impegni del Governo vanno proprio in questa direzione.

E, allora, cosa dovremmo fare in concreto? Prima di tutto, contrastare le frodi al momento dell'assunzione del rischio, vietando le fotocopie, e io potrei scrivere un libro sulle falsificazioni che vengono fatte sulle fotocopie che si presentano al momento delle assunzioni; poi, nella denuncia di sinistro, accettare solo le fotografie complete di tutti i metadati, perché oggi con l'intelligenza artificiale c'è grande facilità di falsificazione; favorire ancora di più la scatola nera, perché di persone oneste ce ne sono tante, in tutte le parti d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Poi occorre rivedere la CARD, sicuramente, in modo che sia visibile alla compagnia gestionaria l'importo liquidato.

Anche questo è un elemento di frode perché capita spesso che per i piccoli sinistri sotto il forfait, purtroppo, si pagano due volte i sinistri e questo poi aumenta il costo medio. Per evitare il fenomeno delle targhe polacche o bulgare, che consentono l'elusione del pagamento dell'assicurazione, sarà veramente necessario - e il Governo si sta impegnando in accordo con l'Europa - rivedere il sistema della troppa facilità ad operare nel nostro Paese di compagnie straniere, non sempre proprio compagnie perfette. Sarebbe per esempio sufficiente inserire l'obbligo di apertura di una sede secondaria in Italia e assoggettarli alla vigilanza italiana.

Vorrei poi invitare i colleghi dell'opposizione, e in particolare i colleghi di Alleanza Verdi e Sinistra, a non prendere come riferimento il PreventIvass - personalmente lo abolirei - perché vi invito tutti ad andare a vedere se quello che è esposto nel PreventIvass è poi effettivamente il prezzo applicato ai clienti. E voi vedrete che dovrete darci ragione, perché non c'è una volta che sia uguale.

Allora, se vogliamo la trasparenza nei prezzi per poter confrontare quello che effettivamente succede ogni giorno ai clienti che fanno la polizza auto, dobbiamo trovare un sistema diverso dal PreventIvass, altrimenti saremo sempre qui a dire che Napoli paga dieci volte rispetto ad Aosta. Cosa che non è vera. Quindi, Forza Italia voterà a favore di questa mozione perché questo Governo ha già attuato iniziative volte alla riduzione del costo delle polizze e si sta impegnando, con serietà, a mettere in campo altre iniziative con la consapevolezza che anche il nostro Paese dovrà acquisire maggiore sensibilità alla tutela, sia delle persone che delle cose, per essere maggiormente tutelate negli infortuni, nei rischi alla persona, nei rischi della casa. E per fare questo è anche necessario che il prezzo delle polizze auto continui a rafforzare il trend di decrescita. Però, tutto questo passa - vi assicuro - dal contenimento delle frodi in senso lato, e forse dovremmo prendere coscienza, tutti, che purtroppo il nostro Paese registra in ambito assicurativo un tasso di frodi ben superiore a quello dei Paesi europei.

Concludo dicendo che, grazie a questo Governo, se ne è presa consapevolezza e si sta anche agendo di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale “Montemiletto” di Montemiletto-Venticano, in provincia di Avellino, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, la deputata Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi ci esprimiamo su un tema che rappresenta sicuramente uno dei temi sensibili per cittadini e imprese: il funzionamento del settore assicurativo e in particolare l'andamento dei premi e la tutela dei consumatori.

Le assicurazioni, infatti, sono una sorta di protezione per i cittadini e le imprese, ma è pur vero che per molti anni hanno rappresentato anche un campo dove il cittadino si è sentito spesso facilmente disorientato. Va riconosciuto però che con questo Governo, nel corso degli ultimi anni, e con il Parlamento, è stata avviata una stagione riformatrice importante su questo fronte. E lo abbiamo fatto con un obiettivo molto chiaro: rafforzare la concorrenza, tutelare gli utenti, rendere il sistema più trasparente ed efficiente, garantendo equilibrio tra sostenibilità dei costi per i cittadini e stabilità del mercato assicurativo.

Permettetemi di evidenziare alcuni passaggi fondamentali che abbiamo inserito nella mozione di maggioranza proprio per ricordare quanto è stato fatto: abbiamo finalmente introdotto la tabella unica nazionale dei risarcimenti per le invalidità, dal 10 al 100 per cento, che era attesa da anni. Si tratta di una misura che assicura equità e uniformità sul territorio nazionale, tutela le vittime dei sinistri e contribuisce a razionalizzare i costi del sistema a beneficio di tutti, consumatori in primis.

Abbiamo dimostrato poi di saper completare le riforme storiche, superando disomogeneità che per troppi anni hanno generato incertezze e, soprattutto, contenziosi. Un altro passo decisivo è stata l'istituzione dell'arbitro assicurativo. Operativo dal gennaio 2026, è uno strumento che completa il sistema stragiudiziale al fianco dell'arbitro bancario finanziario. Si tratta di una risposta concreta per i cittadini che chiedono che ci sia una giustizia rapida, semplice, accessibile, senza dover affrontare delle lungaggini giudiziarie.

Sul piano della concorrenza, ricordo che, con la legge annuale per la concorrenza del 2023, sono stati introdotti meccanismi innovativi a tutela degli assicurati, come la portabilità dei dati delle scatole nere, l'eliminazione di penali e vincoli alla disinstallazione e la compensazione economica per i dati generati dai dispositivi. Strumenti che aumentano la libertà di scelta e stimolano un vero e proprio mercato competitivo. Poi, abbiamo lavorato anche sul fronte della lotta alle frodi. Perché tutelare la trasparenza significa proteggere i cittadini onesti e garantire premi più equi. L'istituzione di una banca dati anche per le assicurazioni non obbligatorie rappresenta sicuramente un passo avanti.

Abbiamo poi inserito l'introduzione di polizze obbligatorie contro le calamità naturali. Per la prima volta abbiamo introdotto un obbligo di copertura per le imprese, consapevoli che stiamo affrontando un momento storico che vede aumentare le calamità naturali e va protetto il sistema produttivo del Paese, i territori e le comunità, da eventi negativi, che hanno impatti negativi. È una scelta di responsabilità nazionale, moderna e in linea con quanto avviene nelle economie più avanzate.

Sul fronte della RC-auto, il Governo ha attivato tavoli con la Commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi presso il MIMIT, e si è attivato un gruppo di lavoro interistituzionale in materia assicurativa con l'obiettivo di vagliare una serie di proposte provenienti dalle associazioni di settore. Siamo sicuramente di fronte a dinamiche inflattive che hanno colpito tutta Europa, e oggi i dati confermano che in Italia l'aumento è sicuramente più contenuto rispetto ad altri Paesi europei. Questo non vuol dire che possiamo abbassare la guardia. I cittadini hanno diritto ad avere premi sostenibili, proporzionati e trasparenti, e noi abbiamo il dovere di vigilare, monitorare e intervenire.

La mozione che abbiamo presentato va in questa direzione. Sostanzialmente chiede queste cose al Governo, cioè di continuare a rafforzare il contrasto alle frodi assicurative, anche con iniziative normative; a rafforzare il contrasto all'elusione dell'obbligo assicurativo (purtroppo, ancora troppo esistente nel nostro territorio); ad adottare iniziative volte a rendere più efficiente il sistema del forfait del risarcimento diretto dei sinistri (questo a beneficio di consumatori e imprese); ad adottare iniziative a tutela dei consumatori, nella piena trasparenza della concorrenza del mercato, anche attraverso il potenziamento dello strumento di prevenzione pubblica “PreventIvass”; a monitorare l'andamento dei prezzi in relazione alle riforme introdotte, anche perché la trasparenza è la prima garanzia per famiglie e imprese.

Poi ricordo che esiste un fenomeno, ancora persistente, che è la circolazione in Italia di un numero elevato di veicoli con targhe straniere. Crediamo che debba essere adottata ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, per arginare il fenomeno dell'utilizzo di veicoli con targhe estere, registrate in Paesi dell'UE, come per esempio Polonia o Bulgaria, al solo scopo di aggirare i costi e le procedure burocratiche italiane. E questo con grave danno alla nostra economia e alla sicurezza dei nostri cittadini.

Quelli che abbiamo presentato sono impegni ragionevoli, coerenti, orientati alla tutela del cittadino, al consolidamento delle forme già realizzate. Ribadiamo che il mercato assicurativo è un settore importantissimo, è un pilastro della vita economica e sociale, tutela le famiglie, le imprese, il patrimonio, il lavoro e, per questo, l'attenzione del Governo e del Parlamento sarà sicuramente sempre alta. Vedete, colleghi, se in questa materia riusciamo a coniugare la libertà economica, concorrenza, innovazione e protezione dei consumatori, si rafforza sicuramente anche la fiducia nel sistema Paese. Questa è la direzione che continueremo a seguire. L'Italia si sta dotando di un sistema assicurativo sicuramente più moderno, equo e trasparente. Continuiamo in questa strada con senso di responsabilità e con l'obiettivo, sempre, di dare risposte ai nostri cittadini. Per tutti questi motivi, noi, come gruppo Lega-Salvini Premier, approveremo ovviamente la mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Presidente, questa nostra mozione, la mozione del Partito Democratico, prende spunto da una proposta di legge di un collega, per me un amico, Leonardo Impegno, che ha combattuto per anni affinché sul tema RC-auto venisse rispettato un sacrosanto principio di uguaglianza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Però, Presidente, mi duole rilevare che, anche oggi, dagli interventi svolti dalla maggioranza questo principio viene messo in discussione. Perché, Presidente, oggi nel nostro Paese per una famiglia con uno stipendio medio comprare un'automobile è diventato estremamente complesso. Il tema non è solo legato al costo elevato del mezzo di trasporto, che ovviamente incide tantissimo nella decisione, ma - è già una componente importante - anche al costo annuo dell'assicurazione che in moltissimi casi mangia un'intera mensilità di un lavoratore italiano.

L'ammissione - mi fa piacere - da parte della collega di Forza Italia - non lo dica a Giorgia Meloni - che, in questi anni, il costo della vita nel nostro Paese è aumentato, l'inflazione è aumentata, mi fa ben sperare verso il voto nei confronti di questa mozione congressuale: finalmente un atto di verità sulle condizioni economiche e sociali in cui versa il nostro Paese.

Ma oggi, Presidente, discutiamo di un'incomprensibile e inaccettabile ingiustizia che colpisce i cittadini e anima proprio questa mozione. Presidente, attraverso lei, pongo una domanda al Governo che in questo momento però è impegnato a fare altro e, quindi, le chiedo di intervenire… Presidente, la domanda è la seguente: se un cittadino di Napoli e uno di Milano, negli ultimi 5 anni, non hanno commesso alcun incidente, perché, signora Sottosegretaria, pagano due assicurazioni differenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

È una domanda semplicissima da cui però emerge un problema evidente a tutti, anche a lei. È una differenza legata al numero di incidenti che si commettono in queste due città? Non credo, banalmente perché nelle grandi metropoli del Nord si commettono gli stessi sinistri delle metropoli del Mezzogiorno. Lo dicono i dati Istat: sia per il numero di incidenti che per il numero dei furti l'incidenza è pressoché simile. Anzi, Presidente, le do una notizia: è addirittura la regione Lombardia quella in cui si registrano più furti, seguita dal Lazio e poi dalla Campania.

Così come, purtroppo, cresce il numero di veicoli che si muove sulle strade italiane senza un'assicurazione RC-auto. A fine 2024, infatti, si trattava di poco meno di 3 milioni di auto e di moto (il 6,1 per cento del parco circolante), per un mancato incasso per le compagnie assicurative di 1,4 miliardi di premi.

Ma sa cosa è successo tra il 2021 e il 2024? È stato il Nord Italia a mostrare l'incremento più consistente di auto e moto senza polizza. Allora lo dico - anche per suo tramite, Presidente - alla collega di Forza Italia che è intervenuta prima sulle scatole nere: collega, sa qual è la città in cui ci sono più scatole nere d'Italia? È Napoli. Si faccia passare meglio i dati la prossima volta.

Allora, Presidente, di che cosa stiamo parlando? È un problema di frodi? Certo che è un problema di frodi; è anche un problema di frodi. Le frodi esistono. Esistono le Forze dell'ordine, però, per combattere le frodi. Chi deve scovarle? Chi deve scovarle? Devono farlo le Forze dell'ordine. Qui, invece, nel sistema che si è creato, a pagare sono praticamente sempre i cittadini onesti che vivono sulla loro pelle un sistema assicurativo che si fonda - diciamoci la verità - sul pregiudizio territoriale. Si sta certificando che esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B in questo Paese, in cui i diritti dipendono dal luogo in cui nascono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Per cui, se sei meridionale, non solo lo Stato spende meno per te, per i tuoi servizi, non solo hai meno opportunità, non solo hai meno sanità, non solo hai meno trasporto pubblico, ma devi pagare anche l'assicurazione dell'auto più degli altri, soltanto perché sei meridionale. Perché alla fine il gioco è sempre lo stesso: in questo Paese si tende a colpire sempre chi è più debole.

Allora, siccome tutto questo deve finire, anche con questa mozione noi proponiamo una tabella di virtuosi, fatta in base al merito e su questo stiamo interrogando la Sottosegretaria, il Governo, la destra. Per cui: ti trovi a Milano, ti trovi a Napoli, ti trovi a Roma? Non fai incidenti da 5 anni? Allora, siccome siete ugualmente virtuosi, oltre che ugualmente italiani, pagate allo stesso modo, a prescindere da quale sia il luogo della vostra residenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non mi pare, onestamente, nulla di rivoluzionario o straordinario, ma - come direbbero addirittura dalla destra - si tratta di buon senso. Ma come fate a dire di “no”? Come fate a dire di “no” a una mozione che chiede più equità e giustizia? Come fate a dire di “no” ad una mozione che chiede più controlli a chi pensa di fare il furbo? Come fate a dire di “no” ad una mozione che impegnerebbe a sanare questa vergogna?

Lo dico, Presidente, e vado a concludere, in particolar modo ai parlamentari meridionali della destra. Votando in maniera contraria alla nostra mozione, voterete innanzitutto contro voi stessi e lo farete per l'ennesima volta. Dopo aver votato per il taglio di Decontribuzione Sud, per il taglio del Fondo perequativo infrastrutturale, dopo aver votato per l'autonomia differenziata, oggi venite a votare contro i campani, contro i pugliesi, contro i calabresi, contro i lucani, contro i siciliani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). State votando contro di loro, contro l'uguaglianza dei cittadini prevista dalla nostra Costituzione.

Allora, se avete il coraggio, visto che vi vedo discutere, venitelo a raccontare in campagna elettorale in Campania che cosa dice il candidato della destra, Cirielli, di fronte a questa vergogna, che cosa dice il candidato della Puglia, Lobuono, di fronte a quest'umiliazione. Immagino nulla, Presidente. Sono in silenzio. Sono in silenzio dinanzi all'ennesima umiliazione a danno dei loro concittadini e tacciono perché, alla fine, fanno parte - diciamoci la verità - della destra più antimeridionalista della storia repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E allora, Presidente, crediamo che sia tempo che, dinanzi ad uno degli ambiti in cui è maggiore l'elemento di discrezionalità discriminante ai danni del Mezzogiorno, si ponga rimedio perché è evidente a tutti che oggi le tariffe dell'assicurazione per il proprio mezzo di trasporto si pagano in base ad un pregiudizio non corroborato dai numeri.

Presidente, lo dico al Governo: voi potete non votare questa mozione; voi potete bocciare la nostra proposta di legge, ma la verità di questa incredibile ingiustizia è sotto gli occhi di tutti e le persone se lo ricorderanno, anche molto presto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietrella. Ne ha facoltà.

FABIO PIETRELLA (FDI). Grazie, Presidente. Esprimiamo oggi la posizione di Fratelli d'Italia su una mozione di rilievo, come abbiamo sentito, che affronta un tema tanto tecnico quanto sociale: il settore assicurativo, ossia una delle infrastrutture economiche essenziali per la sicurezza dei cittadini e per la stabilità del Paese.

Con la mozione presentata dal collega Gianluca Caramanna e sottoscritta dalla maggioranza intendiamo dare pieno riconoscimento al lavoro svolto in questi mesi dal Governo Meloni e, al tempo stesso, indicare con chiarezza la direzione delle prossime azioni.

Il comparto assicurativo non è più soltanto un ambito economico regolato da norme e polizze: è un ecosistema complesso che tocca la vita quotidiana delle famiglie, delle imprese, dei professionisti e che riflette la capacità dello Stato di tutelare i propri cittadini con equilibrio, tra libertà di mercato e protezione sociale.

Proprio a tal fine questa mozione assume un valore politico e istituzionale importante allo stesso tempo. Essa non si limita a fotografare le riforme già realizzate, ma le inserisce in una visione coerente di modernizzazione del sistema.

Negli ultimi tre anni il Governo Meloni ha messo in campo interventi che hanno segnato una svolta. Il regolamento recante la tabella unica nazionale per la valutazione del danno biologico di grave entità, adottato con il DPR del 13 gennaio 2025, ha finalmente introdotto criteri uniformi per la liquidazione del danno non patrimoniale, superando le disparità territoriali e garantendo certezza a cittadini e imprese. È un passo di civiltà giuridica e di equità economica che la sinistra, in anni di governo, per quanto oggi urli, non era mai riuscita a completare.

Inoltre, con il decreto n. 215 del 6 novembre 2024 è stato istituito l'arbitro assicurativo, operativo dal prossimo gennaio 2026: uno strumento di giustizia alternativa rapido, accessibile, che ridurrà i tempi e i costi del contenzioso, offrendo ai consumatori una tutela effettiva e agli operatori regole certe. Un cittadino che sa di poter risolvere una controversia in tempi certi e senza costi eccessivi è un cittadino più sereno e certamente più propenso a rispettare le regole; un modello che l'Europa ci invidia, del resto, e che nasce da un principio semplice: proteggere i cittadini senza soffocare le imprese.

La legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023, di cui sono stato orgogliosamente relatore, ha introdotto norme di grande impatto innovativo, come la portabilità dei dati delle scatole nere e la possibilità di disinstallare i dispositivi senza penali alla scadenza del contratto: un modo concreto, anche questo, per ridurre i costi, favorire la concorrenza e garantire trasparenza in un settore dove spesso l'asimmetria informativa penalizza l'assicurato.

Questo è il modello che Fratelli d'Italia vuole: non più un mercato chiuso e autoreferenziale, ma un mercato competitivo e regolato da regole giuste. Anche i numeri parlano chiaro: secondo IVASS, nel secondo trimestre del 2025, il premio medio RCA auto è pari a 415 euro, in aumento nominale del 3,7 per cento, ma con una tendenza di crescita in netto rallentamento. Evitando tutti i numeri che sono stati già anticipati dai colleghi che mi hanno preceduto, dico soltanto che la Germania ha più 10,3 per cento; la Spagna ha più 8,8 per cento; la Francia ha più 8,1 per cento; l'Italia è tra i Paesi con gli aumenti più contenuti. Questo significa che le riforme funzionano e che la direzione intrapresa è senz'altro quella giusta.

Ora, Presidente, vorrei argomentare gli impegni della mozione di maggioranza. Il primo è rafforzare il contrasto alle frodi e all'elusione assicurativa. Le frodi rappresentano una tassa occulta sui cittadini onesti, colpiscono il sistema e alimentano il circolo vizioso dell'aumento dei premi; contrastarle significa tutelare i consumatori, garantire sostenibilità al sistema e difendere la legalità. Chiediamo, quindi, al Governo di proseguire con determinazione nel rafforzamento dei controlli, nella digitalizzazione dei dati e nell'integrazione tra IVASS, motorizzazione e Forze dell'ordine. Un sistema di tracciabilità intelligente delle polizze e dei sinistri è un grande strumento, più moderno contro l'illegalità.

Il secondo impegno è rendere più efficiente il sistema di risarcimento diretto. Il meccanismo del risarcimento diretto è nato per semplificare, ma nel tempo ha mostrato rigidità e squilibri. Serve una revisione che ne aumenti la rapidità e la trasparenza, riducendo i tempi di liquidazione ed equilibrando i rapporti tra imprese e assicurati. Meno burocrazia, più fiducia, più efficienza: è questa la logica che deve guidare la prossima fase di riforma.

Il terzo impegno è la tutela dei consumatori e la piena trasparenza del mercato. Fratelli d'Italia sostiene da sempre che la concorrenza vera non nasca dal caos, ma da regole chiare e da strumenti pubblici di comparazione. In quest'ottica, il potenziamento del portale Preventivass rappresenta una rivoluzione culturale, per mettere il cittadino in condizione di scegliere consapevolmente, confrontare le offerte e capire cosa acquista. La trasparenza non è solo un valore etico, è una leva economica che spinge le imprese virtuose a innovare e abbassa i prezzi per tutti.

Monitorare l'andamento dei premi e valutare l'impatto delle riforme: l'adozione della tabella nazionale unica, l'introduzione dell'arbitro e la legge sulla concorrenza vanno monitorate nel tempo per misurare gli effetti concreti.

Contrastare l'utilizzo elusivo dei veicoli con targa estera: è un fenomeno ancora diffuso e inaccettabile. Migliaia di veicoli circolano in Italia registrati con targhe straniere, prevalentemente polacche o bulgare, solo per aggirare costi e obblighi. È un problema di concorrenza sleale, di evasione e di sicurezza stradale. Serve un'azione congiunta tra MIMIT, Ministero dei Trasporti e il Ministero dell'Interno per intensificare i controlli e chiudere le falle normative che consentono questa elusione.

Colleghi, la nostra mozione non è, quindi, un atto di rito: è la conferma che la maggioranza e il Governo Meloni stanno costruendo un sistema assicurativo più moderno, più equo e più vicino ai cittadini. La nostra visione è chiara: un mercato competitivo, ma regolato; un consumatore tutelato, ma responsabile; uno Stato che vigila senza soffocare e un'Italia che cresce e sa conciliare libertà economica e giustizia sociale.

Per queste ragioni, Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore della mozione a prima firma Caramanna, ringraziando il collega proponente e il Governo per il lavoro svolto e ribadendo che l'impegno per la trasparenza, l'equità e la legalità del settore assicurativo continuerà ad essere una priorità nella nostra azione parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. L'articolo 37 del Regolamento prevede che il Governo abbia l'obbligo di essere presente in Aula e, contestualmente, prevede la possibilità per il Governo - non l'obbligo - di intervenire.

Ora, io vorrei semplicemente invitare il Governo, sulla base di quanto prevede il Regolamento, quindi, ad esercitare la facoltà di intervenire rispetto ad una sola cosa.

Tutti gli interventi che si sono succeduti in Aula mettono in evidenza un punto - poi ognuno ha svolto il suo intervento anche su altre questioni -, ossia una obiettiva e certificata disparità tra l'utente che sottoscrive un contratto assicurativo al Nord e uno che lo sottoscrive al Sud; un'obiettiva disparità che, ad avviso di chi è intervenuto da questa parte, è del tutto ingiustificata, anche dal punto di vista delle statistiche, degli incidenti, e via dicendo.

Io voglio prendere anche in considerazione il fatto che il Governo, invece, abbia la convinzione, la consapevolezza e la certezza che c'è una ragione oggettiva per la quale è giusto che al Sud si paghi di più di quanto non si paghi al Nord.

Tuttavia, se ha ancora un senso lavorare in quest'Aula e misurarsi, non cambierà nulla, ma almeno il Governo ci può spiegare perché, di fronte a un'affermazione del genere, ritiene che questo non sia vero? Perché se ritiene che è vero e lo accetta, a quel punto è chiaro che altro che campagna elettorale a Napoli e via dicendo! Io devo presumere - perché penso di avere a che fare con persone responsabili - che il Governo abbia una motivazione reale, per cui ci spieghi per quale ragione un contratto assicurativo al Sud costa di più all'utente di quanto costi al Nord.

È lecito chiedere al Governo se ci spiega il perché? Almeno così diamo anche un senso ai nostri interventi, che non sono soltanto una fase rituale.

PRESIDENTE. Deputato Borrelli, su cosa vuole intervenire lei? Non è che possiamo ricominciare le dichiarazioni di voto, quindi ci si deve attenere precipuamente all'articolo del Regolamento che si evoca. A quale articolo fa riferimento?

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Provi ad argomentare, vediamo se è pertinente.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Mi ricollego allo stesso articolo e alle stesse argomentazioni, che sottoscrivo, del collega Giachetti.

Chiedo al Governo di specificare questo punto - che poi è il nodo di tutta l'iniziativa parlamentare del gruppo AVS e di tanti altri che sono intervenuti - e, cioè, di rispondere se trova corretto che nel nostro Paese ci sia una differenza di pagamento di una tassa, obbligatoria di fatto per chi ha un mezzo, rispetto al luogo dove si nasce o dove si vive. Questo è un elemento dirimente, sul quale chiediamo al Governo una posizione chiara all'interno di quest'Aula. È l'elemento dirimente di tutto questo nostro lavoro fatto in queste ore. Per cui, chiediamo al Governo, ovviamente non è obbligato a rispondere …

PRESIDENTE. La ringrazio.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). …una posizione chiara, netta e precisa, non solo per i campani e non solo per i napoletani, ma per tutti gli italiani, perché oggi tocca a qualcuno e domani toccherà a qualcun altro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Allora, intanto ricordo che il Governo è qui presente e ha facoltà di intervenire quando e come desidera, a prescindere dalle sollecitazioni che vengono dall'Aula. Il dibattito parlamentare è comunque implicitamente coinvolgente per chi si trova sui banchi del Governo ad assistervi.

Detto questo, c'era comunque già una prenotazione da parte della Sottosegretaria Bergamotto per una riformulazione di un parere. Quindi, comunque io le do la parola per la ragione per la quale si era prenotata; dopodiché, ovviamente sarà al suo buon giudizio, se rispondere alle sollecitazioni che abbiamo ascoltato o no.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente.

Quello che comunque vorrei dire è proprio che il Governo è perfettamente consapevole, e c'è tutta una serie di iniziative per cercare di ristabilire le condizioni di equilibrio finanziario. E, infatti, il Governo, insieme a un gruppo di lavoro RCA auto, che è stato appositamente istituito presso il MIMIT, e sotto l'egida del Garante per la sorveglianza dei prezzi, si è impegnato ad analizzare le criticità del settore assicurativo emerse anche a seguito delle adunanze della Commissione di allerta rapida sui prezzi del settore RCA auto, convocate nei mesi di febbraio e di giugno 2024.

Questo gruppo di lavoro vede anche la partecipazione di IVASS, di AGCM, di Banca d'Italia, dell'Unità di missione a supporto del Garante per la sorveglianza dei prezzi e della Direzione generale consumatori e mercato del nostro Ministero delle Imprese e del made in Italy.

Il gruppo di lavoro di cui vi parlo si pone l'obiettivo di intervenire sulle criticità, anche con proposte normative, che sono attualmente allo studio, anche al fine appunto di abbassare i premi. Invece, Presidente, le avevo chiesto la parola proprio in relazione alla mozione di maggioranza a prima firma Caramanna e all'impegno 4), che avevo riformulato, ricordando che sulla mozione si esprime parere favorevole sia sulle premesse che sugli impegni, ad eccezione dell'impegno 4), che va riformulato già come ho letto prima, ma depennando una piccola parte.

Quindi rileggerei completamente tutto l'impegno 4): “a monitorare, per quanto di competenza, l'andamento dei premi, verificando quale sia l'effettivo impatto delle riforme, in particolare relative alla tabella nazionale delle cosiddette “macropermanenti”, sulla curva dei prezzi, nonché ad assumere iniziative di competenza volte a promuovere un sistema assicurativo più equo e coerente con la finalità sociale” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale “Eugenio Barsanti” di Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li ringraziamo per questo e auguriamo loro ogni fortuna.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Borrelli, Alifano ed altri n. 1-00512 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borrelli, Alifano ed altri n. 1-00512 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione della mozione Sottanelli ed altri n. 1-00520.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 3° capoverso del dispositivo - su cui il Governo ha espresso parere favorevole - distintamente dalla restante parte della mozione, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sottanelli ed altri n. 1-00520, ad eccezione del 3° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Sottanelli ed altri n. 1-00520, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caramanna, Andreuzza, Boscaini, Cavo ed altri n. 1-00521, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casu ed altri n. 1-00522, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro dell'Università e della ricerca e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso. Ricordo, a tal proposito, che i microfoni segnalano, quando lampeggiano, che si avvicina il momento della chiusura.

(Iniziative di competenza per rafforzare l'attrattività dell'Italia per i professionisti provenienti dall'estero e per favorire contestualmente il rientro dei giovani talenti italiani, anche valorizzando il ruolo della rete diplomatica e consolare - n. 3-02294)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Onori ed altri n. 3-02294 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Onori se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, membri del Governo, nel 2024 sono aumentati del 4 per cento gli italiani che si sono iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero: più 243.000. Sempre nel 2024, gli italiani rimpatriati sono scesi del 14 per cento rispetto all'anno precedente. Sempre nel 2024, i permessi di studio per studenti non comunitari sono calati del 27 per cento. Inoltre, la popolazione in età lavorativa si stima che si ridurrà del 34 per cento entro 35 anni, quattro volte più velocemente di quanto accade se guardiamo la media OCSE e inoltre il tasso di fecondità è fermo a 1,2 figli per donna ed è tra i più bassi d'Europa.

Ministro Tajani, come fa l'Italia a restare competitiva sul piano internazionale se perde i suoi giovani, non attrae talenti, non rinnova la sua base demografica? È tempo che non ci limitiamo più a salutare i nostri giovani all'aeroporto, ma si metta in atto qualche strategia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, signor Presidente. Rafforzare l'attrattività internazionale dell'Italia è una priorità strategica per il futuro del Paese, su cui il Governo è fortemente impegnato. L'attrazione del capitale umano è una delle componenti principali della diplomazia della crescita. L'obiettivo che abbiamo è quello di rafforzare ulteriormente il nostro tessuto economico e imprenditoriale e dare nuova linfa al sistema accademico, scientifico e culturale. Lo facciamo favorendo innanzitutto il rientro di talenti italiani: il Governo offre, infatti, da tempo diversi tipi di incentivi, a partire da una tassazione agevolata dei redditi da lavoro. Abbiamo, inoltre, stanziato, nel corso dell'anno, 50 milioni di euro per il rientro in Italia di scienziati e ricercatori e una parte significativa è destinata, ovviamente, alle regioni del Mezzogiorno.

Un altro tassello fondamentale è l'attrazione di professionisti qualificati e ricercatori stranieri. Puntiamo a valorizzare le migliori intelligenze per poterle mettere al servizio dello sviluppo tecnologico e della crescita del nostro Paese. Con questo spirito lo scorso settembre ho riunito a Napoli la nostra rete degli addetti scientifici e spaziali nel mondo. Il loro lavoro è cruciale per individuare le eccellenze all'estero del mondo accademico, della tecnologia e dell'innovazione. Il Governo sta anche investendo in centri o infrastrutture di ricerca come mai fatto prima: con un investimento da 11 miliardi di euro abbiamo dato vita a cinque centri nazionali di eccellenze in settori strategici quali agritech, supercalcolo, mobilità sostenibile, biodiversità e terapie geniche.

Con il Ministro Bernini, che è qui, ho adottato una strategia finalizzata alla internazionalizzazione delle nostre università. In tale ambito rivestono un ruolo fondamentale le borse di studio che abbiamo significativamente aumentato negli ultimi anni. Si tratta di uno strumento importante per attrarre giovani talenti stranieri. Lo facciamo anche con programmi di alta formazione come Invest your talent in Italy, che unisce percorsi universitari e tirocini in imprese italiane. Li promuoviamo grazie anche alle nostre ambasciate, in coordinamento con i principali atenei internazionali.

Ovunque io vada incontro menti brillanti, studiosi e giovani innovatori che guardano all'Italia con interesse, attratti dal nostro sapere e dalle opportunità che il Paese offre, come ad esempio in India dove, insieme al Ministro Bernini, abbiamo firmato un memorandum che rafforza la mobilità dei ricercatori in settori strategici e, da ultimo, durante la mia recente missione in Africa subsahariana. Il sistema dei visti è un ulteriore strumento per attrarre capitale umano di eccellenza; professionisti qualificati e investitori accademici possono avvalersi di specifiche categorie di visti a loro dedicati.

Il Governo, comunque, continuerà a investire nel capitale umano per creare un ambiente favorevole all'attrazione e alla valorizzazione dei talenti. È anche così che si sostiene la competitività internazionale del nostro Paese. Naturalmente, continueremo a fare tutto ciò che è necessario anche per far rientrare i nostri migliori talenti.

PRESIDENTE. La deputata Pastorella, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, la sua lista di interventi è stata lunga, eppure i dati che la mia collega Onori ha citato parlano chiaro: qualcosa non sta funzionando. Quindi, la domanda resta: come se lo spiega? Forse la spiegazione è molto semplice: che certo non esiste una soluzione al cosiddetto problema dei cervelli in fuga - io lo chiamo più il problema dell'attrattività del Paese - o, meglio, la soluzione sarebbe un Paese migliore. Come fare? Lavorando sui salari, che significa lavorare sulla produttività, che è la grande assente di questa legge di bilancio, come ci dice Confindustria, o magari permettendo ai giovani che vogliono accedere al mercato immobiliare di poterlo fare - anche lì il piano casa annunciato non l'abbiamo visto -, o permettere di fare una famiglia, magari spendendo bene le risorse del PNRR sulla creazione di nidi.

Sull'internazionalizzazione delle università abbiamo già interrogato la Ministra Bernini. Va benissimo internazionalizzare, ma come facciamo ad attrarre talenti se il riconoscimento dei titoli esteri è ancora così complesso e così disomogeneo sul territorio nazionale? Andiamo avanti. La tassazione agevolata funziona solo in parte se il Paese non cambia, se non cambia la burocrazia, se non cambia la sanità, se il sistema della giustizia è lento. Quindi, il tema è che questi dati parlano chiaro. Le agevolazioni fiscali sono una panacea, ma la vera questione è che il Paese non è affidabile, il Paese non è visto come attrattivo, quindi io consiglio di smettere di pensare in termini di fuga e di rientro, che è limitante, ma pensiamo davvero in termini di opportunità e attrattività. Queste due parole al momento non sembrano conciliarsi con l'attività del Governo né col nostro Paese. Io mi auguro che questo cambi, perché questo tema è davvero importante ed è forse la vera emergenza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Posizione del Governo in merito al superamento del principio dell'unanimità nel processo decisionale dell'Unione europea - n. 3-02295)

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02295 (Vedi l'allegato A).

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, proprio in quest'Aula, 10 giorni fa, 15 giorni fa, alla fine di ottobre, la Presidente del Consiglio ha ribadito la sua contrarietà al superamento dell'unanimità nel processo decisionale dell'Unione, difendendo, in questo modo, il diritto di veto di ciascuno Stato, anche del più piccolo… tema di politica estera e politica di difesa, altri temi. Lei, signor Ministro, il 3 novembre ha detto che il diritto di veto “non è un dogma di fede” ed è “giusto, per avere un'Europa politicamente più forte, utilizzare il voto a maggioranza e incrementare i settori in cui si può decidere a maggioranza”, fino ad arrivare, come dice lei - e io sono d'accordissimo con lei, perché l'obiettivo è quello -, agli Stati Uniti d'Europa.

Qual è la posizione del Governo su un tema così decisivo per la postura di un grande Paese fondatore dell'Europa, dell'Unione europea, come l'Italia, cioè la votazione a maggioranza o il mantenimento del diritto di veto? È la posizione di Meloni o la posizione del Ministro degli Affari esteri?

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, signor Presidente. L'Unione europea è insieme al rapporto transatlantico uno dei cardini della politica estera di questo Governo, perché dall'Europa provengono la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini. Voglio essere chiaro: se qualcuno pensa che sia possibile rispondere da soli a sfide come l'aggressione della Russia all'Ucraina, le minacce ibride, il terrorismo o il ritorno del protezionismo si illude, perché nessun Paese europeo può farlo.

Siamo orgogliosi del cammino fin qui compiuto: un'Unione fondata su pace, libertà, democrazia e Stato di diritto, un modello economico e sociale senza uguali. Ma è chiaro a tutti che oggi l'Europa è in mezzo al guado e non riesce a essere incisiva come dovrebbe. È necessario, ovviamente, un salto di qualità. L'Europa deve essere, ancora una volta, motore di crescita e competitività per i nostri cittadini e per le imprese. Serve una forte politica industriale europea per evitare la desertificazione del nostro tessuto produttivo, serve abbassare il costo dell'energia, va rafforzato il mercato unico per coglierne tutte le opportunità e penso al mercato unico dell'energia, penso al mercato dei capitali, penso all'unione bancaria. È necessario un vero processo di semplificazione, perché oggi in Europa i processi decisionali sono troppo complicati, c'è troppa burocrazia. Il dialogo con Bruxelles su tutti questi temi è continuo.

Di questo ho parlato nei giorni scorsi con la commissaria per i servizi finanziari, Albuquerque, e con il commissario al commercio, Sefcovic. L'Europa deve assumersi le proprie responsabilità in politica estera e realizzare il pilastro europeo della NATO e, in prospettiva, la difesa europea che era il grande sogno di De Gasperi e Berlusconi.

Vogliamo un'Europa che si occupi più dei grandi temi e meno dei dettagli burocratici. Questa riflessione non può limitarsi a un dibattito, a volte strumentale, sui meccanismi decisionali, su cui avremo modo e tempo per una riflessione approfondita, dato che non sono al momento all'ordine del giorno dell'attività di Governo.

A Bruxelles, la voce dell'Italia è sempre più ascoltata, grazie alla stabilità che siamo riusciti a garantire e alla serietà delle nostre scelte di politica estera ed economica. Ricordo che su molti temi, dalle politiche migratorie agli accordi commerciali con gli Stati Uniti, l'azione del nostro Governo è stata decisiva per portare l'Europa su posizioni pragmatiche e non ideologiche, lontane dagli estremismi e più vicine ai bisogni dell'economia reale.

Penso anche all'esito positivo per l'Italia, proprio questa notte, del negoziato a Bruxelles sull'obiettivo 2040 per la riduzione delle emissioni. Un negoziato che ha visto il nostro Paese in prima linea, a tutela dei nostri cittadini e delle nostre imprese.

Questa è l'Europa che vogliamo, questo è il nostro impegno quotidiano, questo è l'impegno del Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di replicare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Tajani, per la risposta di cui sono totalmente insoddisfatto. Non starò a citare Tognazzi. Io avevo fatto una domanda precisa: l'Italia, il Governo italiano, Paese fondatore dell'Unione europea, ha oppure no una posizione - dopo tre anni che siete al Governo e avete discusso -, ha o non ha una posizione sul mantenimento del diritto di veto dei piccoli Paesi? E lo dico in particolare a lei, Ministro Tajani, perché sulla politica estera e di difesa siete, in Consiglio, totalmente paralizzati, nelle mani del piccolo ricattatore di turno.

Adesso avete difficoltà e quindi l'Europa ha difficoltà, e quindi noi abbiamo difficoltà a portare avanti la politica di sostegno all'Ucraina perché Orbán minaccia il diritto di veto e, quindi, si perde tempo non solo sugli asset finanziari congelati. Lei su questo non ha risposto.

Meloni dice: per difendere l'interesse nazionale dobbiamo tenere il diritto di veto. È falso, è sbagliato! E lei, Ministro, lo sa. Perché un grande Paese sa come farsi valere.

L'interesse nazionale italiano - Paese in difficoltà demografica, Paese senza risorse, con grande creatività e imprenditorialità, eccetera - è di stare dentro un'Europa forte, rilevante nel mondo, influente e capace, all'interno, di essere efficace. Tutto questo, con il diritto di veto, senza la fine del voto all'unanimità, non si realizzerà.

Chiudo: Ministro Tajani, lei, il Governo è a favore dell'allargamento, l'avete ribadito nei giorni scorsi. Io sono totalmente con lei, ma l'allargamento col diritto di veto significa - lei ha detto che l'Europa è in mezzo al guado - farla affondare, e noi non vogliamo che l'Europa affondi. Mettetevi d'accordo, lei e Meloni...

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). ...ma portateci una posizione.

(Ulteriori iniziative nell'ambito del partenariato con l'Africa, anche alla luce della recente missione in Mauritania, Senegal e Niger - n. 3-02296)

PRESIDENTE. Il deputato Orsini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02296 (Vedi l'allegato A).

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, l'Africa subsahariana è davvero una regione della quale si parla troppo poco. I mezzi di informazione, e quindi l'opinione pubblica, concentrano la loro attenzione su altri conflitti, forse più vistosi ma non meno drammatici, come quello in Ucraina o quello in Israele. Di conseguenza, l'attenzione su queste terre è almeno incerta, almeno debole, anche da parte della politica. Eppure non solo si tratta di crisi umanitarie non meno gravi di quella di Gaza ma anche i riflessi politici, economici e strategici di tutto questo riguardano direttamente il nostro Paese, l'Europa e l'Occidente.

Per questo, il suo recente viaggio in quei territori è stata un'iniziativa estremamente opportuna che va ben al di là di una saggia routine diplomatica. È un segnale di attenzione e di presenza in un'area sempre più difficile e sempre più importante...

PRESIDENTE. Grazie…

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Per questo le chiediamo, signor Ministro, di illustrare alla Camera il significato di quel viaggio e le aspettative e le prospettive che ne derivano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Come ha sottolineato l'onorevole interrogante, l'Africa rappresenta una priorità strategica assoluta per i nostri interessi nazionali, per la sicurezza dell'Europa e per gli equilibri globali.

La mia missione in Senegal, Mauritania e Niger - dove sono stato la scorsa settimana insieme al Ministro Piantedosi - è la conferma di un chiaro messaggio politico: l'Africa è al centro della politica estera italiana con un nuovo approccio basato sull'ascolto, sul dialogo e su un partenariato equo e paritario, in linea con lo spirito di iniziative come il Piano Mattei e con le posizioni che ho sempre assunto da Vicepresidente della Commissione e da Presidente del Parlamento europeo.

L'Italia vuole essere sempre più la voce dell'Africa in Europa e lavorare con i partner africani sui tanti temi di interesse comune: i flussi migratori, la lotta al terrorismo, la sicurezza energetica e alimentare ma anche crescita e nuove opportunità economiche.

Le nostre imprese guardano al continente africano con sempre maggiore interesse. A Dakar ho riunito oltre 100 aziende italiane, nel business forum Italia-Senegal. L'interscambio commerciale tra l'Italia e l'Africa è cresciuto, negli ultimi cinque anni, di oltre il 40 per cento, superando i 54 miliardi di euro. Ma vogliamo fare sempre di più, per questo ho voluto inserire l'Africa tra le regioni prioritarie del nostro piano per l'export: potenziare, già con la prossima legge di bilancio, gli strumenti a sostegno dell'internazionalizzazione delle nostre imprese e rafforzare la presenza del sistema Italia nel continente.

In Mauritania, ho inaugurato la nuova sede dell'ambasciata d'Italia. In Senegal ho aperto le nuove sedi dell'ufficio ICE, dove presto ci sarà anche un'antenna Simest, e dell'Istituto italiano di cultura.

Pensando ai giovani, ho ospitato un evento dedicato allo sport, per unire idealmente le Olimpiadi di Milano Cortina e i Giochi olimpici giovanili che si svolgeranno proprio a Dakar, l'anno prossimo.

Le borse di studio per gli studenti africani che ho voluto raddoppiare, gli scambi accademici e i programmi di formazione linguistica sono tutti investimenti di lungo periodo. La cultura, il dialogo interreligioso e la prospettiva di un futuro prospero e sereno, rappresentano i migliori antidoti contro l'estremismo jihadista ancora radicato in molte aree del continente, a partire dal Sahel. I partenariati con Mauritania, Senegal e Niger sono cruciali per la lotta al terrorismo e ai traffici illeciti di ogni tipo. A Niamey, ho visitato il quartier generale della missione bilaterale MISIN e il contingente italiano, unica presenza militare occidentale nel Paese. Li ringrazio anche oggi in quest'Aula, certo di interpretare il sentimento di tutto il Parlamento.

Mai come in questa fase, la nostra presenza è fondamentale per la stabilità del quadrante saheliano. I rischi di un nostro disimpegno sarebbero enormi: destabilizzazione, esplosione dei flussi migratori, crescita dell'influenza di attori ostili, e il Sudan ne è un esempio.

Il nostro Governo ne è consapevole e continuerà a investire in Africa per promuovere stabilità e prosperità condivisa.

PRESIDENTE. Il deputato Orsini ha facoltà di replicare.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie per le sue parole, signor Ministro, quello che ci ha detto è davvero molto importante.

Come lei ben sa, nell'Africa subsahariana si è registrata, in questi anni, quella che è una vera e propria ritirata dell'Occidente, mentre in molti di quei Paesi si contrappongono Governi autoritari, spesso con il sostegno paramilitare della Russia, e movimenti jihadisti che hanno come modello lo Stato islamico. Gli uni e gli altri, anche se si combattono fra di loro, hanno in comune l'odio per l'Occidente, l'odio per il nostro sistema di vita, l'odio per la libertà anche di quei popoli, e sullo sfondo di tutto questo vi è l'inquietante presenza egemonica della Cina, in termini di colonialismo economico.

In tutto questo, signor Ministro, l'Italia costituisce una felice eccezione, anche perché queste terre, in qualche modo, sono anche il nostro cortile di casa. Da lì provengono materie prime essenziali per le nostre catene di approvvigionamento, da lì provengono i flussi migratori più importanti - i Paesi del Nordafrica e i Paesi rivieraschi sono soprattutto Paesi di transito -, lì assistiamo ad atti persecutori contro le minoranze cristiane, da lì possono venire grandi opportunità e grandi pericoli.

Nella distrazione dell'Occidente, l'Italia, dicevo, è davvero una felice eccezione: la presenza italiana, consolidata e sistematizzata con il Piano Mattei, è una presenza in espansione e il nostro approccio collaborativo e non predatorio è apprezzato ovunque. Non per caso - come lei ha giustamente ricordato - la presenza dei militari italiani a Niamey è l'unica presenza militare occidentale accettata e anzi molto gradita in Niger, e mi associo naturalmente alle sue parole di plauso al grande lavoro dei nostri militari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Il suo viaggio, signor Ministro, dunque, è stato davvero una pagina molto importante in un momento delicatissimo, un segnale di attenzione e di presenza che ha riscosso grande successo, sto concludendo, Presidente…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). …ha riscosso davvero grande successo. Per questo, signor Ministro, sono molto soddisfatto della sua risposta, sono molto soddisfatto dell'impegno su questa strada, che non serve solo all'Italia, serve all'Europa, serve all'Occidente. Sono convinto che la soddisfazione che esprimo in quest'Aula sia la stessa soddisfazione di Washington e Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative diplomatiche e umanitarie in relazione ai conflitti in corso, con particolare riferimento alla situazione in Sudan - n. 3-02297)

PRESIDENTE. L'onorevole Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02297 (Vedi l'allegato A).

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Tajani, nel 2024 si contano 61 conflitti armati e 123 milioni di sfollati. La caduta di El Fasher, nel Darfur, è una tragedia annunciata, nell'indifferenza globale e diplomatica. Ci sono due anni di guerra, stupri collettivi, violenze sulla base etnica. Duemila persone uccise in meno di 24 ore e bambini, donne e cittadini intrappolati senza cure e senza cibo all'interno della capitale.

Noi le chiediamo cosa sta facendo il Governo Meloni sul fronte diplomatico e umanitario, con particolare riferimento alla grave crisi in Darfur ma, in generale, sui tanti conflitti che ci sono nel mondo.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. A due anni e mezzo dallo scoppio della guerra civile, purtroppo la situazione umanitaria in Sudan è sempre più drammatica, una crisi che il Governo ha sempre seguito fin dall'inizio con la massima attenzione. Gli scontri tra le Forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido continuano a causare gravissime violazioni dei diritti umani, in particolare nel Darfur, dove le Forze di supporto rapido hanno conquistato la città di El Fasher, commettendovi atrocità su larga scala, esecuzioni sommarie e intollerabili atti di violenza. Secondo le ultime stime, sarebbero oltre 12 milioni i sudanesi costretti ad abbandonare le proprie case.

Il Governo italiano ha sempre condannato le violenze indiscriminate contro i civili; si tratta di un dramma che sta suscitando lo sdegno unanime anche della comunità internazionale. Noi sosteniamo gli sforzi di mediazione per arrivare a un cessate il fuoco e in queste ore si stanno registrando importanti sviluppi: il consigliere per l'Africa del Presidente degli Stati Uniti, Boulos, che ho incontrato a Roma poche settimane, fa sta elaborando, con Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, una proposta di pausa umanitaria, propedeutica al raggiungimento di una tregua. Ne discuteremo la settimana prossima alla riunione dei Ministri degli Esteri dei Paesi del G7 in Canada, dove ho voluto far aggiungere nell'agenda dei lavori un punto specifico sul Sudan. Solo un dialogo nazionale realmente inclusivo, che coinvolga la società civile sudanese potrà, però, porre fine alle violenze e favorire l'avvio di un processo democratico.

L'Italia è in prima linea anche sul fronte dell'assistenza umanitaria a sostegno dei civili più vulnerabili, a partire dai bambini. Per la crisi in Sudan abbiamo stanziato oltre 125 milioni di euro per interventi a sostegno dei servizi di base e per le comunità sudanesi nei Paesi confinanti. E voglio annunciare in quest'Aula che ho dato istruzioni di preparare un'iniziativa che vogliamo chiamare “L'Italia per il Sudan”, che prevede un volo umanitario della nostra cooperazione insieme alle migliori forze del sistema Italia. Porteremo al più presto tonnellate di aiuti alimentari a oltre 2.500 bambini, attraverso la parrocchia del Sacro Cuore di padre Pious Anyaja a Port Sudan, i padri comboniani e le suore di Madre Teresa. Organizzeremo anche l'invio di una nave che porterà altri aiuti a Port Sudan per dare assistenza immediata a 26.000 profughi che sono in questo momento in città.

In Sudan, come negli altri teatri di crisi, dal Medio Oriente all'Africa subsahariana, il nostro è un impegno fattivo e concreto: portare aiuti, salvare vite e riannodare i fili del dialogo, con un'attenzione particolare anche alla lotta all'immigrazione irregolare. Anche Papa Leone XIV, nell'ultimo Angelus, ha ricordato il dramma di questo Paese, invitando la comunità internazionale a intervenire con decisione e generosità. Noi continueremo a lavorare in stretto raccordo con i nostri partner internazionali perché anche in Sudan la pace possa diventare realtà.

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Tajani, la difesa dei diritti umani non ha colore politico, quindi noi sosterremo qualsiasi iniziativa in questa direzione, soprattutto sul fronte dell'individuazione di crimini di guerra che effettivamente ci sono stati in questi due anni, in un Paese che viene da oltre vent'anni di scontri. Ma oggi la crisi umanitaria è fortissima, quindi le chiediamo un impegno maggiore, anche proprio, come lei ha ricordato, a sostegno di tutti quegli enti del Terzo settore, cooperazione internazionale, missionari, che sono presenti in quel Paese e stanno rischiando la loro vita per dare sostegno alle persone che sono oggetto di violenza.

Quindi noi chiediamo anche un impegno, perché la comunità internazionale è stata oggettivamente assente e silente in Darfur. Se si guardano gli importi, le spese che vengono destinati per la risoluzione di questi conflitti, anche sul fronte umanitario, meno del 12 per cento delle richieste vengono esaudite, in termini di fondi stanziati.

Noi ci aspettiamo anche un'azione più incisiva da parte del Governo Meloni nella prossima legge di bilancio, perché i fondi per la cooperazione internazionale sono gli stessi dell'anno scorso, considerata l'inflazione: vuol dire che state stanziando meno risorse per potenziare la cooperazione internazionale.

E, poi, le chiediamo anche un'altra cosa, che lei non ha citato: porre il tema, dal punto di vista diplomatico e nel dibattito che state ponendo, sul controllo del flusso di armi, perché, in Darfur e nei tanti conflitti di guerra, il mondo esplode, ma, soprattutto, c'è un tema, grosso come una casa, anche di traffico d'armi, quindi le chiediamo un impegno anche su questo fronte (Applausi del deputato Giachetti).

(Iniziative a sostegno delle imprese agroalimentari in relazione alle conseguenze derivanti dall'applicazione dei dazi statunitensi - n. 3-02298)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Forattini ed altri n. 3-02298 (vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro Lollobrigida, io sono convinto che lei e anche la Presidente del Consiglio siate davvero dei patrioti. Vi state adoperando, anche con grande impegno, per difendere gli interessi del nostro Paese: lo abbiamo visto anche nelle strategie sui dazi, che sono state importanti, ma è stato altrettanto eloquente il vostro silenzio su queste trattative.

Io so già che lei, giustamente anche, ci ricorderà i 12 miliardi - o i 15, secondo un suo ultimo post sui social di questi giorni - che sono stati investiti in questi anni sul comparto agricolo, ci ricorderà il disegno di legge ColtivaItalia che, con il suo miliardo, arriverà in Aula nelle prossime settimane. Però, vede Ministro, oggi c'è un dato chiaro, eloquente, nudo, crudo: le esportazioni agroalimentari sono diminuite del 21,2 per cento rispetto agli Stati Uniti d'America, parliamo di un miliardo in meno su vino, olio, salumi e, dal 1° gennaio 2026, la pasta italiana rischia un dazio del 107 per cento.

La domanda è semplice, quindi, Ministro: a parte la solita narrazione, quali sono le iniziative concrete che si intendono adoperare per evitare che le nostre imprese agroalimentari, quelle che portano il made in Italy nel mondo, paghino il prezzo dei vostri silenzi e delle promesse svanite?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Forattini per l'interrogazione e anche per aver sottolineato puntualmente che il nostro Governo, con 15 miliardi di stanziamento, è il Governo che, nella storia repubblicana, ha investito di più sull'agricoltura e su un settore che riteniamo entrambi primario.

Ci sono alcune cose, però, che sono un po' imprecise, e le vado a sottolineare. La riduzione delle esportazioni totali dell'Italia verso gli USA registrate nel mese di agosto è vero che segna un meno 21 per cento - erano i giorni della trattativa, che si è conclusa il 27 luglio tra l'Europa, che ha la delega per le trattative sul commercio estero, e gli Stati Uniti -, però il dato dell'Istat di settembre segna un più 34 per cento dell'export italiano e, nel periodo gennaio-settembre 2025, le esportazioni totali verso gli USA sono aumentate del 9,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Credo sia un dato che fa comprendere come una valutazione di più ampio respiro possa far capire che questo dato così allarmante che lei cita non sia corrispondente al vero.

In merito alle esportazioni agroalimentari, i dati ufficiali dell'Istat disponibili per agosto 2025 evidenziano che, nei primi otto mesi dell'anno, le esportazioni agroalimentari italiane verso gli USA hanno poco più che sorpassato i 5 miliardi di euro, attestandosi sullo stesso livello dell'anno precedente. Il sostegno del Governo alle imprese - lei ricordava - è stato di 15 miliardi di euro; in realtà, li abbiamo superati. Gran parte delle misure evocate dall'interrogante sono già state introdotte con il provvedimento ColtivaItalia, che io auspico la Camera possa approvare il più rapidamente possibile. Verso il ricambio generazionale, l'elemento principale sul quale, a nostro avviso, dobbiamo lavorare, stanziamo 150 milioni.

Con il nuovo Piano di gestione rischi, adottato in netto anticipo rispetto al passato e attualmente in intesa in Conferenza Stato-regioni, abbiamo reso più efficienti gli strumenti di intervento, introducendo importanti novità in termini di semplificazione, potenziamento degli strumenti a disposizione degli agricoltori e accelerazione dei pagamenti. Abbiamo investito 870 milioni di euro per l'innovazione in agricoltura, con la possibilità di rendere la nostra agricoltura più forte e resiliente. Per quanto riguarda l'OCM vino l'abbiamo semplificata, ricevendo il plauso - so che potrebbe essere meno importante del vostro, ma per noi non lo è - di tutte le categorie e le rappresentanze del settore, così come abbiamo implementato il Fondo per la sovranità alimentare per sostenere le filiere deboli.

Per darle in cifre sul PNRR, che abbiamo rivisto - cosa che in campagna elettorale dichiaravate che sarebbe stata impossibile -, siamo passati dai 3,6 miliardi di euro, previsti dal Governo di cui facevate parte, agli 8,9 miliardi di euro messi a disposizione dalla revisione con l'azione del Governo Meloni.

Sappiamo che in questi giorni - e chiudo davvero, Presidente, e la ringrazio - c'è una trattativa tra USA e Unione europea, che ha delega esclusiva, sulla quale però noi intendiamo collaborare, tant'è vero che qualche giorno fa abbiamo incontrato il Commissario per il commercio Sefcovic, ponendogli alcune questioni, non da soli ma con tutte le rappresentanze delle categorie produttive italiane dell'agrifood, che sono uscite anche loro soddisfatte dall'incontro, avendo noi ottenuto l'impegno dell'Europa a sostenere non solo le cose che riguardano complessivamente l'Unione…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. …ma alcuni settori specifici, come vino, formaggi, olio e anche pasta, dove invece applichiamo una trattativa bilaterale - questo sì - per contribuire a evitare che le nostre aziende subiscano un dumping immotivato dal Dipartimento del commercio estero, procedura, però, che con i dazi di Trump c'entra poco.

PRESIDENTE. La deputata Forattini ha facoltà di replicare.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso essere soddisfatta della risposta che il Ministro ha dato ad una precisa domanda, vale a dire come intende, appunto, il nostro Governo far fronte al tema dei dazi, anche perché, se stiamo alla realtà e, quindi, guardiamo il contenuto della manovra di bilancio, piuttosto che del “ColtivaItalia” che arriverà, spero, in Commissione nelle prossime settimane, della parola “dazi” non si fa alcun riferimento.

Ma, soprattutto, vorrei recuperare i dati enunciati dal Ministro, che sconfessa le preoccupazioni espresse dalle stesse associazioni in audizione sulla legge di bilancio, perché, di fatto, l'export è diminuito e lo dice anche Confindustria oggi. C'è una diminuzione pari al 16,5 per cento, quindi non lo dice il Partito Democratico ma lo dice Confindustria. Dunque, non c'è una misura concreta che venga messa ogni giorno per difendere faticosamente gli spazi di mercato e di redditività che le nostre imprese stanno cercando faticosamente di conquistare. Quindi, non siamo di fronte a solo un euro che venga messo in risposta a questo problema. Le imprese del vino, della pasta, dei formaggi, compresi anche i pecorini di cui nessuno parla mai, vivono continuamente nell'incertezza.

Era l'8 aprile quando la Premier annunciava un piano di recupero di 25 miliardi di euro per sostenere le imprese colpite dai dazi, ma - lo ripeto - queste risorse mancano tutte. Allora, Ministro, chiediamo meno propaganda e più certezze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Risultati del bando di selezione dei volontari per il servizio civile agricolo e iniziative volte a favorire il lavoro dei giovani nel settore agricolo - n. 3-02299)

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-02299 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la nostra Costituzione sottolinea il valore dell'agricoltura, del razionale sfruttamento del suolo e dei rapporti sociali. In questo contesto, la Costituzione enfatizza l'importanza dell'imprenditoria agricola. Anche la Commissione europea è attenta a questi temi, in particolare sostenendo i giovani agricoltori, puntando ad aumentare il numero di persone impiegate in agricoltura e prevedendo il raddoppio, entro il 2040, della quota di giovani agricoltori. Il servizio civile ambientale in Italia è stato un successo; ad ottobre 2025, il relativo bando ci risulta abbia riscosso molto interesse.

A tal proposito, signor Ministro, il gruppo di Noi Moderati le chiede quali siano esattamente i risultati del bando e cosa farà il Governo, oltre a quanto ha già fatto, per accompagnare i giovani alla professione dell'agricoltura.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, onorevole Colucci, per l'interrogazione su un'iniziativa di grande successo, il servizio civile agricolo. Non lo diciamo noi, ma i dati parlano chiaro: si tratta di una misura, infatti, che si inserisce nella più ampia attenzione che il Governo Meloni riserva alle nuove generazioni tramite l'istituto del servizio civile universale. Intendiamo coinvolgere le nostre ragazze e i nostri ragazzi in progetti di cittadinanza attiva e dall'alto valore sociale, offrendo loro l'opportunità di dedicare un periodo della propria vita al servizio della Patria in agricoltura, in tutela dell'ambiente - per quello che ci riguarda i primi custodi del territorio sono proprio gli agricoltori - e delle comunità rurali, che spesso sono quelle che soffrono il decremento maggiore di popolazione.

L'iniziativa nasce con la sottoscrizione del protocollo d'intesa del 22 dicembre 2023 con il Ministro Andrea Abodi, che ha previsto uno stanziamento iniziale comune di 7 milioni di euro. Nel 2024 è stata avviata la fase di sperimentazione con l'avviso rivolto agli enti iscritti all'albo del servizio civile universale, che ha consentito di finanziare 82 progetti afferenti a 22 programmi, coinvolgendo 1.057 operatori volontari. La selezione dei giovani operatori è stata effettuata tramite bando del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, pubblicato il 4 settembre 2025, che alla data di scadenza del 15 ottobre ha registrato un record di adesioni con oltre 4.600 candidature per ben oltre i 1.057 posti disponibili. Il dato è uniforme in tutto il territorio nazionale, con un'incidenza maggiore in Sardegna, Campania, Calabria e Basilicata. Attualmente, sono in corso le selezioni degli operatori volontari a cura degli enti titolari dei programmi e dei progetti per i successivi avvii in servizio previsti tra il novembre 2025 e il gennaio 2026.

Tenuto conto dei risultati raggiunti e dell'interesse evidenziato e d'intesa con il Ministro Abodi, abbiamo concordato di avviare un secondo ciclo di servizio civile agricolo. Lo scorso 29 ottobre, pertanto, abbiamo sottoscritto un atto integrativo del protocollo, stanziando ulteriori 3,5 milioni di euro per ciascuna amministrazione. Il servizio civile agricolo sarà un risultato per garantire ai ragazzi questo tipo di esperienza, ma lo Stato, quando ha persone che si dedicano ad attività di interesse generale, deve premiarle e il 15 per cento dei posti nei concorsi pubblici sarà proprio garantito a coloro che svolgeranno questa attività.

In conclusione, devo dire che, rispetto a chi pensava che sarebbe stato un fallimento e, soprattutto, che si trattasse di sfruttamento del lavoro dei giovani, la migliore risposta è stata proprio quella che loro stessi hanno dato.

PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il nostro gruppo di Noi Moderati si dichiara soddisfatto della sua risposta. Anche questa risposta, come quella precedente, indica una direzione che non solo il suo Ministero ma tutto il Governo sta seguendo. La collega del Partito Democratico prima le diceva: Ministro, meno propaganda e più certezze. Io credo che se la propaganda sono i numeri e la concretezza dei fatti, come anche in questo caso l'attenzione ai giovani e la risposta che i giovani hanno dato riguardo al tema della cittadinanza attiva, viva la propaganda, laddove la propaganda è concretezza. Credo che per noi - lo dico per Noi Moderati, ma anche per tutto il centrodestra - la sfida sia il Governo, la concretezza dei fatti che nel Governo facciamo e su cui noi dobbiamo rispondere.

Per quanto riguarda il tema, mi sembra un bellissimo esempio di integrazione e di cittadinanza attiva, che trasforma non solo a parole ma anche nei fatti una delle priorità, come lei ha sottolineato, che il Governo si è dato, cioè l'attenzione ai giovani, i giovani, l'investimento sui giovani - vedo anche il Ministro dell'Università e della ricerca - che sono l'investimento sul futuro. Per noi i giovani sono i protagonisti del futuro e questo esempio di servizio civile, con anche gli altri esempi che abbiamo messo in campo, va nella direzione di valorizzarli, di smetterla di parlare dei giovani, ma di scommettere sui giovani e di stare con i giovani, perché questa è la differenza: continuiamo a parlare dei giovani, mentre oggi i giovani sono protagonisti e bisogna valorizzarli e renderli soggetti attivi. Penso anche al provvedimento che è stato preso sugli oratori, per la valorizzazione di una presenza sociale e civile degli oratori, con altri 6 milioni per tre anni; penso al tema delle competenze non cognitive…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). …penso al lavoro svolto sull'università e penso anche al grande tema, come lei ha detto in conclusione - e concludo, signor Presidente -, della valorizzazione dei nostri istituti secondari, in particolare degli istituti agrari.

Andiamo avanti in questa direzione. È un esempio molto importante e concreto ed è la ragione per cui le abbiamo rivolto questa interrogazione (Applausi del deputato Alessandro Colucci).

(Ulteriori iniziative volte a garantire il più ampio sostegno finanziario al comparto agricolo, con particolare riferimento al ruolo di Agea - n. 3-02300)

PRESIDENTE. La deputata Almici ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-02300 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

CRISTINA ALMICI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, nelle ultime settimane, abbiamo registrato dati molto significativi. All'indomani dell'apertura dell'anno finanziario europeo, Agea ha già immesso nel sistema agricolo italiano oltre 360 milioni di euro, con ulteriori 208 milioni in arrivo. Solo il 23 ottobre, sono stati liquidati più di 103 milioni di euro, su 30.000 domande di Sviluppo rurale e SIGC.

Al 28 ottobre, il conta-PAC segna oltre 658 milioni complessivi, includendo sviluppo rurale, SIGC, non SIGC e gestione del rischio, con ulteriori 86 milioni erogati su programmazioni pregresse.

È un cambio di passo evidente rispetto ai ritardi negli anni passati. Oggi, Agea sta garantendo liquidità tempestiva, che è strategica per la tenuta delle aziende agricole e per la produttività aziendale.

In questa sede, le chiediamo quali ulteriori iniziative il Governo intenda mettere in campo per consolidare questo asset finanziario fondamentale per le imprese agricole italiane e assicurare che questa velocità nei pagamenti diventi strutturale e non eccezionale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole collega e il gruppo di Fratelli d'Italia, perché mi danno la possibilità di riferire sull'attività di Agea che, negli ultimi due anni, ha mostrato un netto miglioramento operativo e una forte discontinuità rispetto al passato. Per rendersene conto è sufficiente porre a confronto i dati di pagamento dell'Agenzia negli anni 2020, 2021 e 2022 con quelli relativi al 2023 e 2024 (fase di nuova gestione), in materia di aiuti diretti, sviluppo rurale e interventi settoriali (per esempio, vino e olio). Basti dire che, nell'anno 2024, registra un aumento medio dei pagamenti del 14,4 per cento rispetto alle annualità 2020-2022.

Anche nel pagamento degli anticipi, relativi all'anno finanziario comunitario, dal 16 ottobre al 30 novembre, si registra un trend crescente di spesa, con un incremento medio del 39 per cento nel 2024 rispetto al 2020, 2021 e 2022.

Per gli aiuti diretti, l'Agenzia ha erogato ad oggi ben 496,5 milioni di euro di anticipi, riducendo i tempi formali previsti dall'Unione europea. Per capire la rilevanza dell'attività di Agea è sufficiente un dato: dall'inizio dell'esercizio finanziario (16 ottobre ad oggi), l'Agenzia ha già erogato, in soli 22 giorni, oltre 1 miliardo di euro di aiuti diretti: sviluppo rurale, interventi settoriali e altri interventi, per esempio compensazioni di criticità avvenute nel territorio.

Le performance positive di Agea (della nuova gestione) sono il frutto di numerose iniziative strategiche sia a livello organizzativo che di evoluzione tecnologica. Di questo voglio ringraziare il direttore Fabio Vitale e, attraverso lui, tutto il personale di Agea che con convinzione ha lavorato a questo rilancio dell'Agenzia.

Dal punto di vista organizzativo, l'Agenzia ha realizzato il risanamento del bilancio, registrando nel 2024 un avanzo di 23 milioni di euro rispetto alla situazione di perdita del 2022. Ciò è stato possibile anche grazie all'introduzione del controllo di gestione che ha permesso di rafforzare la trasparenza, la responsabilità, la coerenza strategica delle decisioni pubbliche e nei processi amministrativi.

Sfruttando l'evoluzione tecnologica, l'Agenzia sta sviluppando nuove azioni atte a rafforzare le sue performance: miglioramento del sistema antifrode, evoluzione della Carta nazionale dell'uso del suolo e del sistema di monitoraggio dei terreni, semplificazione amministrativa, implementazione di soluzioni di intelligenza artificiale, evoluzione del SIAN, anche grazie alla migrazione del sistema nel polo strategico nazionale.

Con le risorse messe in campo, garantiamo l'evoluzione tecnologica anche della pubblica amministrazione e l'Agea si è messa a servizio anche del territorio con un'azione di contrasto e monitoraggio, insieme alle nostre Forze dell'ordine, della Terra dei fuochi, perché oggi è possibile riuscire a controllare, prevenire e, ovviamente, perseguire quelli che compiono reati a danno dell'ambiente, oltre che avere la propria funzione che è quella di dare certezza sui pagamenti ai nostri agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Cerreto ha facoltà di replicare.

MARCO CERRETO (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, ci dichiariamo soddisfatti, come Fratelli d'Italia, per la sua risposta, ma i più soddisfatti sono gli agricoltori e le imprese agricole. Agea è un punto di riferimento essenziale per l'agricoltura italiana e, grazie a Dio, da 3 anni, il 16 ottobre, l'apertura dell'anno finanziario europeo, gli agricoltori possono essere certi che i loro pagamenti diretti saranno soddisfatti.

È di tutta evidenza il cambio di passo, come lei ha declinato nella sua risposta. Non lo faccio per polemica se ricordo, Ministro, che nel 2021, prima che Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni andassero al Governo, Agea rischiava addirittura il mancato riconoscimento da parte della Commissione europea per non essere capace di assolvere alle sue caratteristiche di personale, mentre, invece, dal 2022, grazie a questo Governo, non solo abbiamo colmato quella lacuna, assumendo dirigenti e personale per tante unità, ma abbiamo anche assorbito il personale di SIN.

Oggi, grazie all'innovazione tecnologica che lei ricordava, c'è una grande novità per gli imprenditori agricoli che fanno domanda di pagamento: non incorrono in sanzioni grazie al nuovo schema che è stato implementato a livello informatico. Questo significa prevenire contenziosi, evitare sanzioni e rendere il meccanismo dei pagamenti, che è essenziale per gli agricoltori, un fatto certo e dovuto.

Mi consenta poi un ringraziamento, Ministro, per quanto Agea fa. È una cosa che in pochi sanno: Agea, oltre a tutte le sue attività, gestisce il fondo di sviluppo europeo FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti) ed è grazie all'attività di Agea che con gli appalti riusciamo a distribuire a tanti soggetti fragili, più di 1 milione di soggetti fragili, le derrate alimentari per sostenerli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza al fine di salvaguardare i principi di laicità e pluralismo nell'ambito dell'istituzione universitaria pubblica, in relazione alla vicenda della concessione di spazi per il culto islamico presso l'Università di Catanzaro - n. 3-02301)

PRESIDENTE. Il deputato Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02301 (Vedi l'allegato A).

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, in data 27 ottobre 2025, presso l'Università degli Studi di Catanzaro, è stata inaugurata una moschea all'interno dell'Ateneo, un caso unico e senza precedenti. Nel nome dell'inclusione e del dialogo interreligioso, un luogo di formazione e conoscenza, fondato sui principi del pensiero umanistico, della libertà e dell'uguaglianza tra uomo e donna, ha spalancato le porte a una religione, a un sistema di regole, a una visione culturale, quale quella islamica, che noi reputiamo incompatibile con i nostri valori.

Vero è che lo spazio universitario deve restare autonomo, ma le chiedo quali iniziative intenda assumere al fine di verificare la conformità dell'apertura di una moschea ai principi di laicità, neutralità e pluralismo tipici dell'istituzione universitaria e se siano stati acquisiti i pareri dei competenti organi ministeriali.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Ringrazio ancora una volta l'onorevole Sasso. Il tema che lei ci pone è di estremo interesse. Ancora una volta, ringrazio lei e il suo gruppo parlamentare, firmatario nel suo complesso dell'interrogazione, per evidenziare un punto su cui noi vogliamo essere molto chiari.

Abbiamo ancora tutti davanti agli occhi le immagini bruttissime del 23 maggio 2024, quando, durante l'occupazione dell'aula magna dell'Università di Torino, l'imam di Torino ha pregato all'interno dell'università, con un'immagine plastica della preghiera che noi tutti ricordiamo: un reticolato divideva gli uomini dalle donne, che erano nascoste da questa barriera, mentre l'imam pregava.

Per quanto ci riguarda, le università sono luoghi laici - lei lo ha ricordato -, al punto che, in quell'occasione, io personalmente, con un esposto al questore di Torino, unitamente al rettore Corgnati del Politecnico di Torino, abbiamo impedito che la stessa preghiera, la stessa scena si producesse all'interno del Politecnico.

Da allora, a più riprese, il Ministero, tutti gli organi coinvolti all'interno del Ministero e, naturalmente, gli organi deputati alla gestione e alla garanzia della sicurezza, quindi prefetture e questure, hanno vigilato a ciò che questo non avvenisse.

Per quanto riguarda lo specifico caso di cui tratta la sua interrogazione, in realtà io stessa mi sono informata presso il rettore e presso l'arcivescovo presente all'evento attraverso un suo delegato alle relazioni interreligiose e quello che le posso dire, per averlo verificato con molta attenzione, non si tratta di una moschea, non esiste un imam, non esistono né predicazioni né opere di proselitismo, è un luogo che è stato locato in comodato d'uso - quindi, non locato ma concesso in comodato d'uso - da parte dell'università, anzi dell'ospedale politecnico “Renato Dulbecco” dell'Università Magna Grecia di Catanzaro, a pazienti, operatori sanitari e studenti di religione musulmana, per potersi raccogliere singolarmente in preghiera.

La sua segnalazione è comunque molto opportuna. Noi riteniamo opportuno vigilare, continuare a vigilare insieme su ciò che accade all'interno delle università perché, lo ripeto, la natura dell'università è laica. È il luogo della conoscenza, della condivisione della conoscenza, della comunicazione di quelle nozioni, idee, valutazioni, che devono fare di ciascuno di noi cittadini migliori, ma non è un luogo dove possano avvenire preghiere o opere di proselitismo che non attengono alla natura, pur se autonoma come da lei giustamente ricordato, degli atenei e delle istituzioni universitarie di cui noi abbiamo la vigilanza e il coordinamento.

PRESIDENTE. Il deputato Sasso ha facoltà di replicare.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Grazie per questa risposta anche se, sarò sincero, è la prima volta che sento parlare di una moschea ad personam, cioè dove singolarmente si possa entrare e pregare. Ministro, noi siamo molto preoccupati perché in principio ci chiesero di togliere il crocifisso dalle aule - è poco inclusivo, ci dissero -, e via la nostra identità. Poi vietarono nelle nostre scuole le recite e i canti natalizi con la figura di Gesù, i presepi - era poco rispettoso nei confronti delle altre religioni, ci dissero -, e anche lì, via le nostre tradizioni. Poi alzarono il livello, ci chiesero di chiudere le scuole in occasione del Ramadan, portarono gli imam in classe - è accaduto lo scorso anno scolastico - a leggere versetti del Corano. Oggi la notizia di una moschea ad personam all'interno dell'Università di Catanzaro - mi auguro non con le preghiere cinque volte al giorno, con il muezzin che dice agli studenti: oggi, venerdì, niente lezione perché c'è il sermone -, e questo per noi della Lega-Salvini Premier rimane comunque un segnale preoccupante.

Ovviamente, per suo tramite, un messaggio per il rettore di questa università: noi reputiamo inconcepibile una tale apertura nei confronti di una religione che non ha siglato alcuna intesa, ancora oggi, nel 2025, con lo Stato italiano. L'articolo 8 della Costituzione dice che tutte le confessioni sono libere davanti alla legge purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. E così, ad occhio, la sharia islamica mi pare che sia in contrasto con il nostro ordinamento.

Senza scomodare Houellebecq od Oriana Fallaci, purtroppo, Ministro, l'Europa con la sua debolezza e arrendevolezza liberal-progressista, si è lasciata infiltrare da chi non vuole integrarsi, ma sottometterci. E se l'Italia continua a seguire la scia europea diventerà, sì un Paese multiculturale, ma talmente liberale al punto da difendere una visione aggressiva, retriva e medievale come quella islamica, e la Lega sarà sempre in prima linea contro una deriva progressista che lavora per l'islamizzazione della nostra società, della nostra scuola e delle nostre università (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative urgenti volte a incrementare le risorse del Fondo di finanziamento ordinario dell'università, al fine di contrastare la diminuzione del numero dei ricercatori - n. 3-02302)

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02302 (Vedi l'allegato A).

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Signora Ministra, lei sa che da molto tempo, già dall'anno scorso, noi le indichiamo la necessità di discutere di una grande espulsione di ricercatori e ricercatrici che è in atto nel nostro Paese.

Sappiamo che nel 2026 finiranno le risorse del PNRR e sappiamo che ci sono stati dei tagli anche al Fondo di finanziamento ordinario delle università. E a vedere i dati del MUR CINECA, elaborati dalla FLC-CGIL e dall'ADI, l'Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia, emerge che ad oggi, da maggio 2005, abbiamo perso 3.058 assegni di ricerca e da gennaio 2025 abbiamo perso 1.000 postazioni da RTDA. Ecco, Ministro, che cosa intende fare per fermare questa grande espulsione?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente e grazie all'onorevole Piccolotti. Rispondo con i numeri, molto concretamente. È giusto fare polemica, è giusto fare propaganda, ma io rispondo con i numeri delle tabelle della legge di bilancio.

Non abbiamo mai abbassato il Fondo di finanziamento ordinario delle università che nel 2019 era 7,3 miliardi di euro ed ora è di 9,4 miliardi di euro. Ho mantenuto la promessa, fatta alla Conferenza dei rettori delle università italiane, di mantenere anche quest'anno invariato il Fondo di finanziamento ordinario, e l'ho fatto: 9,4 miliardi di euro, il massimo storico mai avuto nel finanziamento delle università per la Repubblica italiana. Aumenterà ancora il Fondo di finanziamento ordinario nel 2027 e sarà di 9 miliardi e 500 milioni di euro, ma questo non basta. Noi riteniamo che per i ricercatori e le ricercatrici che vogliono avere delle sicurezze si debba essere ancor più programmatici di quanto non si sia stati fino ad ora. Quindi, la legge di bilancio prevede - lo ripeto, prevede, io non parlo di valutazioni, percezioni o analisi, ma di numeri sulle tabelle della legge di bilancio -, abbiamo previsto un grande Fondo di programmazione della ricerca per cui ogni 30 aprile saranno emanati bandi, con tutte le caratteristiche previste per questi bandi, che consentiranno a tutti i ricercatori di poter accedere ai bandi in maniera continuativa, con una programmazione annuale che comincia con 490 milioni di euro e che, in tre anni, arriverà a un miliardo e 500 milioni di euro, con un fisso, per i PRIN (sono programmi di rilevante interesse nazionale rispetto a cui mi ero impegnata, proprio con questo Parlamento, in una mozione che abbiamo condiviso insieme). I PRIN diventano annuali, avranno come base 150 milioni di euro, che quest'anno diventeranno 200 milioni di euro, che consentiranno ai ricercatori di partire da una platea, da un presupposto assolutamente certo, per l'esercizio della loro attività di ricerca. E non è tutto. Abbiamo chiesto 65 milioni di euro al MEF - e su questo stiamo lavorando - per poter stabilizzare, su concorso, i ricercatori che sono stati assunti a tempo determinato per il Piano nazionale di ripresa e resilienza in quelle istituzioni di ricerca, partenariati estesi, centri nazionali con sistemi di rinnovazione o all'interno delle università, il cui contratto scadrebbe allo scadere del PNRR.

Quindi, su concorso, noi vogliamo stabilizzare le migliori risorse, le migliori forze che hanno lavorato al Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia nelle università, sia negli enti di ricerca, sia nelle pubbliche amministrazioni, sia nei dottorati industriali innovativi stipulati con Confindustria, con imprese che hanno collaborato e cofinanziato i dottorati insieme alle università, per cui abbiamo predisposto un fondo di 150 milioni di euro per le assunzioni a tempo indeterminato. E questi sono solo alcuni degli aspetti - ovviamente il tempo non mi consente di fare altro - che abbiamo identificato per supportare il lavoro dei ricercatori. Potrei aggiungere il finanziamento di 11 miliardi di euro alle infrastrutture di ricerca senza le quali per i ricercatori sarebbe semplicemente inutile stare in un Paese come l'Italia, dove la ricerca deve essere implementata dalle istituzioni di ricerca su temi innovativi come l'intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche, l'agricoltura tecnologica, eccetera.

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di replicare.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ministra, anche noi sappiamo leggere le tabelle e le abbiamo lette, e quindi sappiamo che i 9 miliardi e 500 milioni di euro del Fondo di finanziamento ordinario delle università erano già previsti dalle precedenti finanziarie per il 2025. E invece lei ha spostato questo obiettivo al 2027. Non sappiamo se da qui a quella data ci saranno dei mutamenti in senso peggiorativo. Parliamo anche del Fondo per la programmazione della ricerca che lei ha citato, perché è un Fondo che stanzia 800 milioni di euro che però, dalle tabelle, risultano già stanziati su altri programmi di ricerca che vanno a confluire dentro quel Fondo.

Questo che cosa ci fa dire? Che le misure e le risorse che state stanziando sono del tutto insufficienti rispetto all'obiettivo di assorbire i 30.000 precari storici che ci sono nell'università, più le diverse migliaia che ci sono negli enti di ricerca. Sapete benissimo che li state condannando ad una emigrazione verso altri Paesi.

Ma, Ministra, mi faccia dire l'ultima cosa. Siccome molte delle risorse che lei ha investito sono su progetti premiali, le vorrei far presente che c'è una differenza fondamentale fra noi e voi. Noi pensiamo che ai ricercatori italiani vada data una prospettiva solida di vita, vada dato un lavoro stabile e ben retribuito, vada data la possibilità di accedere a un mutuo per l'acquisto di una casa, di avere una vita dignitosa e piena, come stabilisce la Costituzione. Voi, invece, pensate che i ricercatori siano uccel di bosco, cioè che si debbano dirigere dove ci sono le risorse, di contratto precario in contratto precario, a volte per decenni…

PRESIDENTE. Concluda.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …con stipendi da 1.400 euro al mese. Ministra, questo non è il modo di trattare le migliori intelligenze del Paese e nemmeno il modo di valorizzare i giovani di questo nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative urgenti in relazione all'emergenza abitativa – n. 3-02293)

PRESIDENTE. L'onorevole Valentina D'Orso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Santillo ed altri n. 3-02293 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, in Italia, oltre un milione di famiglie fatica a mantenere un tetto sopra la testa. Ci sono 650.000 famiglie nelle graduatorie, in attesa dell'assegnazione di un alloggio popolare. Di fronte a questi dati allarmanti - ma dico di più: di fronte alla disperazione delle persone sotto sfratto, una disperazione che a volte può portare anche a compiere gesti estremi, come quello di Letterio Buonomo che si è tolto la vita la mattina dell'esecuzione dello sfratto -, di fronte a tutto questo, vediamo un Governo assolutamente indifferente; un Governo che risponde al problema della casa solo a colpi di repressione; un Governo che non mette un euro in legge di bilancio sul Fondo morosità incolpevole e sul Fondo per il sostegno all'affitto, che sono gli unici contributi che danno un po' di sollievo e di respiro alle famiglie in difficoltà; un Governo che non aumenta i salari per contrastare il carovita; un Governo che fa proclami…

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA D'ORSO (M5S). … sul Piano casa, di cui non vediamo traccia. Noi oggi vogliamo incalzare il Governo e chiedere azioni urgenti, incisive, concrete, per sostenere le famiglie in difficoltà e garantire il diritto all'abitazione a tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, siamo perfettamente consapevoli della dimensione che l'emergenza abitativa ha assunto nel nostro Paese. Proprio per la serietà di questa sfida, la nostra azione si muove lungo un doppio binario: da un lato, una strategia strutturale per aumentare l'offerta di alloggi; dall'altro, un'attenzione mirata alla fragilità.

Per questo la nostra azione è partita utilizzando al massimo gli strumenti già esistenti e i programmi già finanziati, dal PINQuA del PNRR fino al programma “Sicuro, verde e sociale”. Con il PINQuA, ad esempio, stiamo garantendo la riqualificazione di 10.000 alloggi pubblici e la rigenerazione di quasi 2 milioni di metri quadrati di spazi. Si tratta di strumenti rilevanti ma temporanei.

La risposta strutturale permanente è invece il Piano casa Italia, che riforma profondamente il sistema attraverso la riorganizzazione delle aziende casa ed ex IACP, per renderle più autonome e più efficienti, aprendo la gestione anche a operatori qualificati del Terzo settore, e che è volto a creare soluzioni abitative flessibili e adatte alle nuove esigenze sociali.

Il Piano si basa su un modello innovativo: la collaborazione virtuosa tra il pubblico e il privato. Siamo, infatti, convinti che per un problema di questa portata le sole risorse pubbliche non siano sufficienti. Queste risorse devono, piuttosto, servire da catalizzatore per attrarre energie e capitali ulteriori.

Stiamo, inoltre, lavorando per rendere concreto un modello di housing con riscatto progressivo dell'immobile: ci rivolgiamo alle famiglie con un reddito medio-basso, alle giovani coppie, ai genitori separati, che oggi non riescono ad accedere a un mutuo, ma nemmeno all'edilizia popolare.

L'abitare non deve più coincidere con un debito che prosciuga le risorse: nel nuovo modello significa avere una casa senza debito e, allo stesso tempo, porre le basi per un risparmio garantito per il futuro, liberando risorse per altri progetti di vita. Si tratta di una strategia per promuovere la vera autonomia abitativa, per contrastare la precarietà residenziale e per favorire percorsi concreti di inclusione sociale.

Nel corso dell'esame parlamentare della legge di bilancio è intendimento del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti intervenire con una proposta emendativa volta a rafforzare il Piano casa sia in termini economici, aumentando le risorse, sia negli strumenti attuativi per renderlo ancora più efficace.

Ricordo, infine, l'istituzione di un Fondo stabile, con una dotazione di 20 milioni di euro, a partire dal 2026, destinato ai genitori separati che non hanno la casa familiare, ma hanno figli a carico.

PRESIDENTE. Il deputato Santillo ha facoltà di replicare.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, del tutto insoddisfacente è la sua risposta, perché “faremo, diremo…”. Qui, intanto, si viene a sapere di repressioni lampo, di un Piano casa lampo. Intanto, l'unica persona che in Italia sembra avere la garanzia della casa è la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che si apprende a mezzo stampa aver comprato un villino a Roma, aver fatto fare i lavori ai proprietari, magari utilizzando anche il superbonus e le agevolazioni fiscali che tanto ha avversato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); poi, però, ci va ad abitare e diventa una villa con le caratteristiche di lusso; secondo alcuni esperti avrebbe anche risparmiato ben 70.000 euro di spese fiscali.

Ma torniamo a un Piano casa che non c'è. Abbiamo sentito tra le sue parole “faremo nella legge di manovra”. Sono più di tre anni che governate: soltanto uno spot elettorale. Anzi, una visione l'avete. All'interno della legge di bilancio avete inserito la proposta di aumentare dal 21 a 26 per cento la cedolare secca sui B&B, però, visto che non è andata bene, subito a dire tra di voi, come al gioco delle tre carte, carta c'è, carta non c'è: ma chi è che ha inserito questa proposta? Nessuno di voi è stato, ma tutti bravi a prendervi il merito, adesso, nel dire che la toglierete.

Vede, Ministro, non può nemmeno parlarci di soldi. È vero che lo fa con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che abbiamo ottenuto grazie a noi, ma le voglio ricordare che i soldi glieli abbiamo trovati noi, tassando gli extraprofitti. Invece, alle banche che hanno fatto utili per più di 110 miliardi di euro voi avete regalato un fiore, anzi una carezza, prevedendo soltanto 4,3 miliardi in manovra, parte volontaria, mentre vi intestardite anche con un ponte sullo Stretto, chiedendo 13 miliardi e mezzo per un'opera che ha il “no” della Commissione europea, il “no” della Corte dei conti, il “no” della NATO.

Infine, l'unico piano che voi avete in testa è il piano per le armi: per quello, sì che avete trovato i soldi, con 23 miliardi nel prossimo triennio. Ma sapete quanti alloggi si fanno con 23 miliardi…

PRESIDENTE. Concluda.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). … per le armi e 13,5 miliardi per il ponte sullo Stretto da dare a chi soffre l'emergenza abitativa? Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,07, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Articoli di stampa riferiscono che il generale Almasri è stato arrestato a Tripoli: è accusato di torture e di omicidio. La procura generale libica ha ordinato il suo arresto. Alcune testate libiche riportano la notizia che Almasri è stato rinviato a giudizio per torture dei rifugiati e per la morte di uno di loro, causata proprio da quelle torture. Almasri è accusato di aver violato i diritti dei detenuti presso l'istituto centrale correzionale e riabilitativo di Tripoli, provocando la morte, appunto, di un detenuto mediante tortura.

La stampa libica, con grande evidenza, ha riferito che il 18 gennaio la Corte penale internazionale aveva emesso un mandato di arresto per Almasri per diversi crimini contro l'umanità. Quello arrestato in Libia è lo stesso uomo che il Ministro Nordio ha fatto liberare con le sue omissioni e che il Ministro Piantedosi ha fatto riaccompagnare a casa con un volo di Stato. Ma perché tutto questo? Noi vorremmo chiedere e chiediamo al Governo di spiegarci perché l'Italia ha posto in essere un comportamento di questo tipo nei confronti di Almasri. Almasri è capo del dipartimento per le operazioni giudiziarie e la sicurezza ed è colui che l'Italia ha ritenuto il garante della nostra sicurezza, della sicurezza degli italiani in Libia.

È stato ritenuto, cioè, un soggetto meritevole di essere riaccompagnato a casa e la Libia, la sua Nazione, lo ha invece tratto in arresto per torture e per l'omicidio di uno di quei detenuti. Cioè, quel che noi non abbiamo fatto, lo ha fatto la Libia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è veramente vergognoso e rende nel mondo un'Italia che ha un'immagine deprecabile: è un'Italia che non è in grado di rispettare il diritto internazionale e di dare attuazione ad un mandato di arresto internazionale, ritenendo che un criminale sia garante dei nostri diritti in quel Paese, il Paese libico che è lo stesso che invece, riconoscendo la gravità dei comportamenti tenuti da Almasri, lo ha tratto in arresto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, vorremmo capire perché il Governo ha posto in essere un atteggiamento così grave, vorremmo avere delle informazioni molto dettagliate dal Governo, signor Presidente.

Vorremmo conoscere il motivo per cui si è arrivati a questo e se ha ancora dei rapporti con determinati personaggi, cioè se quegli stessi personaggi che ha ritenuto i corrispondenti delle nostre iniziative… sia lo stesso che è stato arrestato, e se ancora continuano con lui o con altri quegli stessi rapporti o chi ci sarà al suo posto. Noi vorremmo capire un attimo quali sono le relazioni formali dell'Italia con quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché ciò che è avvenuto è un fatto di una gravità senza pari. Noi lo riaccompagniamo a casa e la Libia lo arresta per gli stessi reati per i quali noi lo riaccompagniamo a casa. È un fatto inaccettabile. L'Italia era al vertice della graduatoria dei Paesi civili, dei Paesi rispettosi dei diritti umani e del diritto internazionale e, invece, crolla miseramente, almeno agli occhi di tutti, signor Presidente. Io ho finito ed è per questo che chiediamo un'informativa urgente del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Spero che il Governo, nel dare l'informativa al Paese, oggi abbia tirato, come tanti, un sospiro di sollievo, che sia stato felice di quello che è successo, perché la verità - bisognerebbe partire, intanto, da un dato di fondo - è che oggi un torturatore, un assassino, uno stupratore è stato finalmente arrestato. Sarebbe facile raccontare così questa vicenda, eppure non è così. Abbiamo fatto una figura di… Almasri, si dirà così; abbiamo fatto “una figura di Almasri”, cioè siamo riusciti a fare una figuraccia mondiale, in tutto il globo terracqueo. Possiamo dirla così, Presidente? Perché, guardate, questa vicenda ci racconta più strati: dopo una red notice, le nostre Forze dell'ordine - a cui vanno tutta la nostra solidarietà e il nostro rispetto -, dopo un mandato internazionale, hanno preso, hanno catturato un torturatore e stupratore, e qualcuno nelle ore dopo, lì, seduto fra i banchi vuoti - spesso - del Governo, ci ha spiegato che non aveva avuto tempo di tradurre. Già, questo potrebbe essere uno degli strati di questa vicenda.

Poi, a un certo punto, la politica non c'entrava niente, hanno fatto tutti i magistrati, vi ricordate? Nordio dice: noi non c'entriamo, noi non sapevamo. E, a un certo punto, questa vicenda si è spostata su altri piani: sono stati i servizi segreti italiani a raccontare la verità e a dire che quella vicenda metteva a repentaglio tanti altri connazionali. Vi ricordate? E, invece di dire che questa vicenda aveva l'odore del segreto di Stato, si è trasformata in un volo di Stato che non ha raccontato la verità, cioè che la Libia ci stava ricattando. E che cosa facciamo con un Paese che ci ricatta? Rinnoviamo gli accordi, continuiamo a formare le loro milizie, e il Governo veniva respinto. Qualcuno oggi se ne è dimenticato. Vi ricordate il Governo, i Ministri, per la prima volta, respinti dalla Libia. Allora, quello che vi chiediamo è: ma con che Libia parliamo oggi? Che Libia ci stava ricattando allora?

E poi c'è una vicenda più grande, lo diceva il deputato Cafiero De Raho. Lo dico al Ministro Tajani: quando il diritto internazionale conta, ma - ve la ricordate? - “fino a un certo punto”, il diritto non vale più. Perché qual è la logica, qual è il punto? Quanto siamo ricattabili? Quanto siamo poco credibili? Quanto siamo subalterni? Quanto conta l'esternalizzazione delle frontiere in questa discussione? Quanto conta rispetto al vostro elettorato fare la faccia dura contro quelli che vogliono l'arresto in tutto il globo terracqueo degli scafisti, per poi rimandarli a casa con il volo di Stato? Ecco, è questo ricatto, è questa ignominia che rimarrà su questa storia. Avete fatto la “figura di Almasri” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quello che è accaduto è di una gravità inaudita. Presidente, noi ricordiamo tutti - lo ricordava anche il collega, poc'anzi - la volontà determinata della Presidente del Consiglio che, voglio ricordare, lo disse in uno dei momenti più drammatici e tragici vissuti dal nostro Paes, e mi riferisco in particolare alla tragedia di Cutro. In quella occasione, la Presidente del Consiglio disse che non avrebbe avuto assolutamente nessun riguardo, ma che avrebbe rincorso i trafficanti di uomini in tutto il globo terracqueo. In realtà, non doveva fare molta strada e non doveva andare molto lontano, perché uno di quei criminali noi l'avevamo arrestato grazie, e voglio ringraziarli ancora una volta, alle Forze dell'ordine italiane, alle Forze di Polizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che hanno dato esecuzione a un ordine della Corte penale internazionale, che è nata a Roma, il cui statuto è stato sottoscritto a Roma, e che aveva fatto un mandato di arresto nei confronti di questo criminale. L'avevano arrestato. Ebbene, il Ministro Nordio è venuto qui a raccontarci tre o quattro storie diverse. Il Ministro Piantedosi ci ha detto che ha ritenuto di rispedirlo a casa per la sua pericolosità sociale. Il Sottosegretario Mantovano ha ritenuto addirittura di accompagnarlo con un volo di Stato, a spese degli italiani.

Ma noi, oggi, non abbiamo soltanto collezionato una figuraccia, noi oggi abbiamo la necessità di recuperare quella dignità persa dalle istituzioni italiane in una vicenda che, ripeto, è inaccettabile, perché è la Libia che oggi arresta Almasri, un criminale, torturatore, che ha ucciso persone, e qui si è ritenuto di liberarlo. E ci avete anche preso in giro, dicendo che voi, invece, lo facevate perché avevate bene le idee chiare su quella che fosse, in quel momento, l'azione che bisognava fare. Beh, Presidente, siete scappati, siete sfuggiti alle responsabilità giudiziarie, ma non potete fuggire dalle responsabilità politiche che sono evidenti in questa vicenda.

Ma aggiungo anche una cosa: quella vicenda non è ancora finita in Parlamento. C'è un conflitto di attribuzione di cui vi state occupando; c'è un conflitto di attribuzione che potrebbe arrivare in Aula se si riterrà che quel conflitto sia fondato. E allora io vi chiedo, alla luce di quello che sta accadendo: fermatevi, fermatevi. Perché, oltre all'ignominia, oltre alla figuraccia internazionale, continuate ad utilizzare in modo strumentale e improprio le istituzioni italiane, ancora una volta. E per fare cosa? Per difendere chi si è preso una responsabilità politica e giudiziaria di liberare un criminale torturatore e assassino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa responsabilità ce l'avete tutta addosso, e ce l'avete anche come parlamentari italiani: rappresentate la Repubblica italiana, di cui siamo tutti orgogliosi. E, se siamo tutti orgogliosi della Repubblica italiana che rappresentiamo in quest'Aula, fermatevi e non fate l'ulteriore gesto ignobile, cioè quello di sollevare un conflitto di attribuzione in una vicenda che, in tutta evidenza, ha nome e cognome nei loro responsabili. E, siccome questa persona oggi è stata arrestata in Libia, vi preghiamo di non andare avanti ulteriormente, offendendo la nostra storia, offendendo i nostri valori costituzionali, offendendo la sacralità di questo luogo, facendo un passaggio parlamentare che creerebbe ulteriore ignominia in capo a questo Parlamento e a questo Governo. Fermatevi e fermate, se ce la fate, anche il Ministro Nordio e la sua capo di gabinetto: forse è arrivato il momento che rispondano delle attività che stanno facendo e che quasi mai coincidono con il ruolo che stanno esercitando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Credo che i fatti si commentino da soli: il fatto che il nostro Paese abbia preso lezioni di giustizia dalla Libia. Stiamo parlando della Libia, non della culla del diritto, Presidente, stiamo parlando della Libia.

A me fa già ridere, se naturalmente i fatti non fossero così drammatici da farci piangere. E, siccome la Presidente del Consiglio ci dice che siamo il faro dell'Occidente, a me sembra che, in questa vicenda, emerga che siamo, più che altro, la lampadina fulminata del Mediterraneo, perché questo stiamo apparendo agli occhi internazionali. Infatti, questa storia è stata evidente dal primo giorno in cui è emersa pubblicamente. Potete anche salvarvi fra voi con gli atteggiamenti di chi, in maniera omertosa, copre gli errori che i Ministri palesemente hanno commesso. Intanto, vi è l'arroganza di chi viene in Aula immediatamente a commentare una vicenda e poi si scopre che tutto quello che aveva commentato non era vero. Poi tornano qui in Aula per difendersi rispetto al tribunale dei ministri e rispetto a un galantuomo, come il magistrato Lo Voi, che è stato fatto passare per delinquente, uno che ha semplicemente svolto le sue funzioni, che per una vita ha svolto degnamente le sue funzioni. L'avete fatto passare per delinquente, semplicemente perché, altrimenti, avreste dovuto dire dei vostri Ministri il peggio possibile! Infatti, tutto quello che hanno dichiarato il giorno che vennero, a tamburo battente, in quest'Aula, è stato smentito dai fatti. Però, vi coprite fra voi, ma anche se vi coprite fra voi, sempre avete perso la faccia agli occhi dell'opinione pubblica e sempre avete fatto perdere la faccia all'Italia agli occhi dell'opinione internazionale.

Per cui, la prego, Presidente: non mandateci più Tajani in quest'Aula. Io sinceramente non voglio più ascoltare le parole di un Ministro assolutamente inutile. Mandateci un Ministro, sceglietelo voi a caso, a sorteggio, purché ci sia qualcuno del Governo che ci venga a raccontare come stanno le cose, cosa intendono fare per salvare un minimo la faccia rispetto a tutti gli atti compiuti che, di fatto, ci hanno fatto perdere credibilità. E, soprattutto, il Governo, per la prima volta, in questa vicenda, si assuma la responsabilità di una scelta compiuta, perché, al di là di quello che ci verranno a dire, credo che il Premier o il Ministro che verrà qui a raccontare, a dire qualcosa per conto del Governo dovrà soltanto dirci di avere sbagliato: abbiamo sbagliato e chiediamo scusa agli italiani per avergli fatto fare una figuraccia a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Solo per unirmi alle richieste dei colleghi. Vede, la cosa particolarmente grave e anche un po' umiliante per l'Italia, che è accaduta oggi, è che avevamo provato a chiedere, in ogni modo e per tempo, un atteggiamento diverso al Governo, che ha invece reagito dicendo una cosa per l'altra, cambiando posizione, cambiando decisione, raccontando una storia diversa a seconda del Ministro, a seconda delle circostanze. E, oltre al danno, oggi, si è aggiunta anche la beffa, in qualche modo, cioè una lezione da Stato di diritto e rispetto del diritto internazionale che viene da un Governo con molte difficoltà e improbabilità, che è il Governo libico.

Per cui, non credo ci sia da aggiungere molto, se non, però, signor Presidente, che, a questo punto, mentre fanno il loro corso altre vicende che riguardano quest'Aula e che stanno anche fuori da quest'Aula, su questo il Governo deve tornare a riferire, a spiegare e, probabilmente, come ha detto il collega Faraone poc'anzi, anche a chiedere scusa. Non sarebbe così drammatico: si chiede scusa, alla luce di quanto accaduto dopo, si chiede scusa e si prova a ripartire da lì (Applausi del deputato Giachetti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per evidenziare due aspetti. Il primo è la gravità di quello che è accaduto. I colleghi lo hanno ricordato: il nostro Governo ha riportato, con un volo di Stato, un criminale, non dando corso alla richiesta della Corte penale internazionale. La Libia, dando corso alla richiesta della Corte penale internazionale, lo arresta. Io penso che ci sia molto da riflettere sull'accaduto, sulle responsabilità del Governo e sulla gravità delle azioni che sono state messe in campo.

Il secondo aspetto: siccome abbiamo concluso, nella mattinata, una discussione su un Accordo con la Libia, dove l'unica opposizione che l'ha votato è il nostro gruppo e dove tutti i colleghi mi hanno ricordato che non si fanno accordi con lo Stato libico di nessuna natura, perché quello è uno Stato fuori dalla civiltà, fa piacere che, dopo il pranzo, la Libia sia diventata il Paese che dà corso alle regole e che, in qualche modo, riconosciamo che la Libia è stata più zelante del nostro Governo. Se noi depurassimo tutto questo da una ideologia, che è crescente, nel nostro dibattito, riconosceremmo che il comportamento su Almasri è vergognoso e che gli accordi fanno bene agli Stati che li fanno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ho preso nota delle vostre richieste. Proseguiamo con il seguito dell'ordine del giorno.

Seguito della discussione della proposta di legge: Rotelli ed altri: Legge quadro in materia di interporti (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 703-B​) (ore 16,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 703-B: Legge quadro in materia di interporti.

Ricordo che nella seduta del 3 novembre si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 2, 3, 5 e 8, in quanto non modificati dal Senato.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative presentate.

ANDREA CAROPPO, Relatore. Grazie Presidente. Parere contrario sugli emendamenti 1.2 e 1.4 Iaria.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

(Articolo 1 - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.2 Iaria. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti… Dichiaro aperta… No, deputato Iaria. Un attimo prima… Prego.

ANTONINO IARIA (M5S). Presidente, lei ha detto: se qualcuno vuole intervenire. Io ho alzato la mano.

PRESIDENTE. Prego.

ANTONINO IARIA (M5S). Allora, intervengo velocemente sul complesso degli emendamenti, sarò anche molto breve. È chiaro che noi andiamo a votare questo provvedimento…

PRESIDENTE. Non siamo sul complesso, siamo in una fase successiva, quindi…

ANTONINO IARIA (M5S). Allora, intervengo sul mio emendamento 1.2. Chiedo perdono.

PRESIDENTE. Prego.

ANTONINO IARIA (M5S). Noi stiamo votando, in terza lettura, questo provvedimento. Chiaramente non andiamo a votare il complesso di questa proposta di legge, che all'epoca era già lacunosa. Il passaggio in Senato non ha fatto altro che rafforzare i nostri dubbi sul tentativo di rendere più facile l'ennesima privatizzazione di un'infrastruttura strategica, quali sono gli interporti.

Avevamo già evidenziato all'epoca tutta una serie di problematiche relative a questa legge. Avevamo anche evidenziato che questa legge andava aggiornata, perché la legge di riferimento per questo tipo di struttura è del 1990, ma il tema fondamentale è che il passaggio al Senato non ha fatto altro che peggiorare la già lacunosa legge che avevamo approvato in questa Camera.

È per questo motivo che ho tentato con gli emendamenti di lavorare solo sulle parti emendabili. Trovo che questo sforzo non sia chiaramente apprezzato, ma a questo ormai ci sono abituato, e temo anche che si sta facendo un grande errore nell'aver affrontato questo tema in questa modalità che, come al solito, questo Governo ha nello svendere le proprie infrastrutture strategiche e non avere una visione sui trasporti e sulle reti del futuro.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Iaria. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Se non ci sono interventi, passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione (Commenti del deputato Barbagallo)… onorevole, vuole intervenire? Avevo capito dopo. Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto contrario del Partito Democratico sull'articolo 1. Noi, più volte, abbiamo definito questo testo lacunoso, sin dalla trattazione in Commissione, e anche le modifiche che sono state apportate dal Senato non cambiano il nostro giudizio. In particolare, l'ultimo comma dell'articolo 1 rinvia a un decreto attuativo, ammesso che si faccia mai, per individuare i requisiti di iscrizione e cancellazione. Noi riteniamo, invece, che sia il caso che, su alcuni requisiti particolarmente significativi, il legislatore intervenga e, quindi, votiamo contrario per alcune ragioni. In primo luogo, perché non è previsto nessun rigo in cui vengano sanciti i requisiti relativi alle certificazioni della normativa antimafia, in un settore che tradizionalmente è permeabile rispetto ad alcuni interessi. Quindi, ci sarebbe piaciuto, così come avevamo chiesto con gli emendamenti sin dalla trattazione del testo, che fosse scritto, in modo chiaro, che bisognava fare riferimento ai requisiti della legislazione antimafia.

Poi, ci preoccupa anche l'assenza di una normativa specifica in ordine alle modifiche degli assetti societari, perché nel tempo che viviamo è prassi che alcuni interporti subiscano queste continue modifiche societarie, in particolare quelli a gestione privata, ed è il caso, ahimè, di Termini Imerese, dove le modifiche societarie non sono state approvate in questo momento dal Ministero e nel frattempo il progetto va avanti. Noi riteniamo che sia opportuno prevedere categoricamente una procedura delle modifiche degli assetti societari per capire quando sono consentite e quando non sono consentite per evitare pasticci.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Articolo 4 - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 4.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Annunciamo anche per l'articolo 4 il voto contrario. Troviamo veramente deplorevole - questa è la ragione per cui voteremo contro - che il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, tra i componenti con diritto di voto, non preveda i sindaci dei comuni dell'interporto. Ci sembra non soltanto una violazione evidente delle prerogative in capo agli enti locali, ma anche concretamente una violazione che compromette il funzionamento ordinario degli interporti, perché è chiaro che il sindaco che non ha diritto di voto poi può esercitare la sua contrarietà in altri modi, con ostruzionismo e creando complicazioni. Francamente, è incomprensibile questa previsione e per queste ragioni voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Anche noi voteremo contro proprio per lo stesso motivo e aggiungo anche che non sono stati nemmeno coinvolti i sindaci e le città metropolitane in questo tipo di controllo e programmazione. Proprio questo è il tema fondamentale: si fanno dei progetti sulle reti che dovrebbero interessare delle aree vaste, interessare anche enti e amministrazioni di area vasta, e poi non si dà la possibilità di partecipare alla compagine politica di queste aree per riuscire anche a fare una programmazione seria. Non si può lavorare per isole, non si può lavorare per il singolo punto di una rete, ma si deve lavorare per le connessioni che questa rete ha con il territorio. In questo caso non lo si fa, anzi si peggiora la situazione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Articolo 6 - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 6.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie. Voteremo in modo contrario anche sull'articolo 6, perché contiene una previsione, signor Presidente, a nostro giudizio astrusa, nel momento in cui fissa il limite degli interporti a 30. Non capiamo se questo numero è stato sorteggiato, se è stato frutto di un accordo politico, ma una cosa è certa: non è una cifra che è stata documentata nel corso dei lavori e neanche nel passaggio nell'altro ramo del Parlamento con un supporto e con un ragionamento tecnico. Ci sarebbe piaciuto confrontarci col Governo e con la maggioranza su dati specifici, sul traffico che immettiamo sulla rete ferroviaria, sulla capacità di accoglienza che potrebbero avere i nuovi interporti e, soprattutto, su come individuiamo i nuovi interporti, stabilendo dei criteri specifici, con delle priorità in base allo sviluppo delle aree, alle aree che vanno sostenute dallo Stato e non dal mercato, insomma, con un ragionamento oggettivo. Invece, qui tutto viene delegato al Ministro Salvini e al Ministero delle Infrastrutture. Quindi, esprimiamo parere contrario, anche con una forte preoccupazione da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Tra l'altro, io sono a conoscenza della modalità con cui il Ministro Salvini ha cercato questo numero: era indeciso se fare 30 o fare 31. Ha anche pensato ai mesi dell'anno: di 28 ce n'è uno, tutti gli altri ne han 31 e alla fine è uscito 30, ed è questa la motivazione per cui si è scelto questo numero. Devo dire che è proprio lineare con il modo di governare del Ministro Salvini su tutte le cose che fa, dal ponte sullo Stretto, dove è stato bocciato dalla Corte dei conti, al discorso sugli NCC, dai taxi al trasporto pubblico non di linea, su cui è stato bocciato dalla Corte costituzionale.

In questo caso ha provato a dire un numero a caso e non si capisce nemmeno il perché.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Saluto le deputate del Congresso peruviano, accompagnate dall'ambasciatore peruviano in Italia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

(Articolo 7 - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che l'ordine del giorno n. 9/703-B/5 Panizzut è sottoscritto anche dal deputato Furgiuele.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/1 Loperfido il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/2 De Palma il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno. Nelle conclusioni aggiungere: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e nel rispetto delle competenze degli enti coinvolti”. La riformulazione del quinto impegno è la seguente: “ove ricorrano i requisiti infrastrutturali e di movimentazione dei traffici, includere le infrastrutture logistiche e retroportuali connesse al porto di Taranto nell'ambito della più generale attività di pianificazione della logistica e dell'intermodalità”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/3 Ghirra il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione, ossia espungere le ultime due premesse e riformulare l'impegno come segue: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di accompagnare le misure previste dal provvedimento in esame, valutando ulteriori misure tese a contrastare il divario infrastrutturale e trasportistico tra le diverse aree del Paese e ad accompagnare le misure previste dal provvedimento in esame, valutando ulteriori misure idonee a mitigare gli aumenti dei costi di trasporto sostenuti dalle imprese sarde”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/4 Zaratti, espunte la terza e quarta premessa, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'opportunità di adottare ulteriori iniziative finalizzate alla riqualificazione energetica degli interporti”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/5 Panizzut il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare, in sede di attuazione delle misure recate dal provvedimento in esame, l'opportunità di adottare le necessarie iniziative di competenza volte a velocizzare l'iter di riattivazione dello scalo merci di Lamezia Terme, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/6 Furgiuele il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di promuovere con la regione Calabria e gli enti locali interessati, nel pieno rispetto delle loro competenze in materia di portualità turistica, l'individuazione di iniziative per sostenere la realizzazione del progetto di cui in premessa”.

Sugli ordini del giorno n. 9/703-B/7 Ruffino e n. 9/703-B/8 Onori il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/9 Grippo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e nel rispetto delle competenze degli enti istituzionali interessati, a valutare ogni iniziativa utile ai fini di cui in premessa”. Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/10 Benzoni il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a potenziare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le azioni già avviate volte a rafforzare la digitalizzazione degli interporti, anche sostenendo ulteriormente, ove necessario, l'adozione di soluzioni tecnologiche idonee a migliorare l'efficienza dei processi, l'interoperabilità dei sistemi e l'integrazione degli stessi con la rete europea dei trasporti TEN-T”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-B/11 Pastorella il terzo impegno è accolto come raccomandazione e il parere è contrario invece sugli altri. Quanto invece al primo e al secondo impegno, la disposizione riteniamo sia in linea con quanto auspicato dall'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Quindi, è accolto come raccomandazione, con riformulazione del resto, a condizione che sia espunto tutto ciò dove lui è contrario. Raccomandazione con riformulazione, espungendo ciò che ha detto (Commenti del deputato Giachetti).

Considerato che sull'ordine del giorno n. 9/703-B/1 Loperfido il parere è favorevole, passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/2 De Palma. Onorevole, accetta la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/3 Ghirra. Onorevole, accetta la riformulazione? No.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-B/3 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/4 Zaratti. Onorevole, accetta la riformulazione? Va bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/5 Panizzut. Onorevole, accetta la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/6 Furgiuele. Onorevole, accetta la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/7 Ruffino, su cui il parere è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Intervengo solo per spiegare che quest'ordine del giorno cercava appunto di mitigare l'effetto del numero randomico di 30, dicendo che, magari, dopo un'attenta riflessione e un'attenta mappatura, si poteva anche modificare quel numero e magari incrementarlo. Peccato che non sia stato accolto, perché continuiamo a non capire la ratio di quei 30.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-B/7 Ruffino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/8 Onori, su cui il parere è contrario.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-B/8 Onori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/9 Grippo. Onorevole, accoglie la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/10 Benzoni. Onorevole, accoglie la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-B/11 Pastorella. Sostanzialmente, viene accolto come raccomandazione, a condizione che sia riformulato, nel senso di espungere le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario. Dunque, lei accoglie la raccomandazione dell'ordine del giorno, come riformulato? È tipo la formula del matrimonio, sì o no. Sì, lo vuole. Perfetto.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Mi consenta, in apertura, di notare che a proposito della vicenda Almasri - è nel mio intervento, poi le spiegherò perché - il Ministro Tajani ha spiegato che lui non se ne sta occupando. Noi vorremmo dire che questo ci garantisce, perché, se il Governo non se ne occupa, siamo più tranquilli, ma soprattutto che se ne sono occupati loro. Quindi, non c'è bisogno che se ne occupi il Ministro Tajani.

Detto ciò, signor Presidente, torniamo al nostro provvedimento, perché gli interporti e le interconnessioni, anche con la Libia, sono un fatto sostanziale del quale dobbiamo tenere conto. Vorrei farle presente… (Il deputato Faraone: “Shhh!”)… Grazie, onorevole Faraone, meno male che c'è lei che ci aiuta, in sostituzione del Presidente…

PRESIDENTE. Con quel cognome, se non lo fa lui, come Faraone, chi lo deve fare. Prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento che torna dal Senato. È uno di quei pochi casi, signor Presidente, in cui il nostro bicameralismo ogni tanto ridà un colpo di tosse, riemerge e esce fuori dopo che siamo ormai entrati in un monocameralismo di fatto che va avanti da anni. Ora, quando succedono cose come questa, uno dice: guarda, allora è molto meglio che ci sia il monocameralismo.

Infatti, come ricordava il collega Iaria, nel passaggio dalla Camera al Senato, se è possibile, il provvedimento è stato ulteriormente peggiorato. Quindi, ci troviamo ad affrontarlo in seconda lettura e noi in seconda lettura non possiamo che confermare il nostro voto contrario. Anche perché, signor Presidente, si interviene per riformare una legge che risale al 1990 e, proprio perché si riforma una legge del 1990, questa poteva anche essere un'occasione per fare ordine e, soprattutto, per impostare una strategia di sistema attraverso la quale rilanciare l'intero comparto relativamente alle infrastrutture interessate da questa proposta.

Stiamo parlando ovviamente degli interporti, che costituiscono uno dei cosiddetti nodi intermodali, un sistema di infrastrutture e anche di servizi che permettono lo scambio delle merci in modalità di trasporto diverse tra di loro. La complessità di queste strutture è data anche dal fatto che non si parla solo di logistica e trasporti tout court, ma di un sistema che accoglie anche aziende di imballaggi e di assemblaggi; e, quindi, parliamo di una filiera rilevante in termini per l'appunto logistici, economici e dunque, ovviamente, anche produttivi.

Intervenire per aggiornare una norma di fatto ferma ai primi anni del 1990, per mettere mano a un settore e a meccanismi che vanno adeguati ai tempi e quindi modernizzati, è senza dubbio un tentativo apprezzabile e condivisibile, ma di fatto questa è l'unica nota positiva che riscontriamo in questo provvedimento. È l'unica perché, proprio in assenza di interventi in tutti questi anni, ci saremmo aspettati, da una misura che pretende di affrontare la materia in modo così cogente, un impatto strategico e una visione d'insieme, che qui di fatto facciamo fatica a riconoscere.

Emerge, ancora una volta, questa idea di adottare misure a compartimenti stagni, come se non si trattasse - appunto come dicevo - di un macro-tema che, per funzionare al meglio, deve prevedere la connessione tra le diverse componenti.

Inoltre, noi riteniamo che non debba fare tutto capo - come dicevano anche alcuni dei colleghi che sono intervenuti sugli ordini del giorno - al Ministero che è titolato ovviamente a disegnare strategie e programmazione, ma che si debba necessariamente coinvolgere e dialogare con i territori interessati, gli assenti di tutta questa vicenda; territori che, peraltro, hanno più volte chiesto un ascolto che non è stato mai offerto loro su un tema così importante.

Le criticità, quindi, le abbiamo già espresse nella prima lettura alla Camera e lo hanno fatto i nostri colleghi al Senato, e non possiamo che confermarle oggi. Una su tutte: premesso che noi personalmente non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti di un intervento privato, se questo significa in qualche modo contribuire all'ammodernamento e allo sviluppo economico e produttivo del Paese, pensiamo però che un sistema esclusivamente privatistico crei più problemi che soluzioni; in un ambito poi così complesso, un conto è dare al privato la gestione del bene, un conto è dargli il bene di per sé: è necessario che l'asset resti pubblico.

Su un altro punto nello specifico, e cioè sull'interpretazione del comma 2 dell'articolo 5, sono stati avanzati molti rilievi, non ultimi quelli emersi in un recente convegno a Milano alla presenza di Confindustria trasporti, Assologistica e altre associazioni di categoria, dove alcuni studi legali hanno evidenziato possibili profili di incostituzionalità laddove si prevede che i gestori degli interporti già esistenti di fatto dovrebbero farsi carico, anche a proprie spese, non solo del loro adeguamento, ma anche della realizzazione di altri interporti.

Per concludere, signor Presidente, le perplessità sono troppe. Non ripeto quanto già espresso nei precedenti passaggi parlamentari, come ad esempio la questione dell'esproprio dei terreni su cui costruire gli interporti, ma questo provvedimento resta - come dicevo all'inizio - un'occasione mancata per disegnare una strategia coerente ed efficientemente produttiva per il bene pubblico. Per questo il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Quello in discussione oggi rappresenta un passo fondamentale per ammodernare e rafforzare il sistema logistico nazionale. Una legge quadro che ridefinisce il complesso delle norme in materia.

Il testo, infatti, approvato alla Camera nel febbraio 2024 e modificato dal Senato, aggiorna la disciplina vigente risalente alla legge n. 240 del 1990, introducendo principi chiari e strategici per promuovere l'intermodalità, l'efficienza dei flussi merci e la sostenibilità dei trasporti.

È un provvedimento che merita l'approvazione dell'Aula per diverse ragioni. Innanzitutto, la legge definisce con precisione l'interporto come un complesso organico di infrastrutture e servizi di rilevanza nazionale, gestito in forma imprenditoriale, collegato a porti, aeroporti e reti viarie principali, e dotato di scali ferroviari per il trasbordo intermodale.

Questa definizione, arricchita rispetto al passato, valorizza la rete esistente - che conta strutture attive in tutta Italia, da Bari a Verona, passando per Bologna, Nola e Padova - e pone le basi per un sistema integrato che connette il territorio nazionale con le reti transeuropee dei trasporti (TEN-T), in linea con regolamento UE 2024/1679.

Le finalità perseguite sono di assoluta priorità per il nostro Paese: favorire l'intermodalità terrestre per ottimizzare i flussi logistici, migliorare l'efficienza e la sostenibilità ambientale dei trasporti, razionalizzare l'uso del territorio e sostenere il completamento delle infrastrutture previste nel Piano strategico nazionale della portualità e della logistica.

In un contesto di sfide globali, come la transizione ecologica e la resilienza delle supply chain, emerse con forza durante l'emergenza COVID-19, questa legge contribuisce a ridurre l'impatto ambientale, promuovendo modalità di trasporto meno inquinanti come il ferroviario, e a incrementare la competitività economica, sociale e ambientale del settore.

Inoltre, il provvedimento introduce meccanismi di programmazione efficaci, come il Piano generale per l'intermodalità, elaborato dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in concertazione con la Conferenza unificata e le Commissioni parlamentari, e l'istituzione di un elenco di soggetti gestori degli interporti.

Per i nuovi interporti sono previste condizioni stringenti: disponibilità di territori liberi da vincoli, collegamenti diretti con reti stradali e ferroviarie nazionali, prossimità a porti e aeroporti, coerenza con i corridoi europei, sostenibilità finanziaria e priorità al riutilizzo di strutture esistenti. Tutto ciò garantisce un approccio razionale e rispettoso dell'ambiente, in armonia con il decreto legislativo n. 152 del 2006.

Questa legge risponde alle esigenze che emergono anche in correlazione con gli obiettivi delle altre norme e interventi che insistono sul settore, come i progetti delineati dal PNRR, che destina risorse significative alla logistica integrata, rafforzando il ruolo degli interporti come nodi strategici per lo sviluppo del Paese, di preminente interesse nazionale, e favorendo connessioni di cui beneficeranno imprese, territori e cittadini.

Per queste ragioni, dichiaro il voto favorevole a nome del mio gruppo, Noi Moderati, convinto che questa norma rappresenti un investimento sul futuro dell'Italia, sulla sua integrazione europea e sulla sostenibilità del nostro sistema produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Questo è un provvedimento che torna alla Camera dei deputati, dopo essere stato già qui ed essere arrivato al Senato. Noi pensavamo che fosse tornato alla Camera perché alcuni dei problemi sollevati in occasione della prima approvazione erano stati affrontati e che, quindi, il provvedimento potesse essere migliorato.

Incredibilmente, invece, ci troviamo un provvedimento peggiore di come era uscito dalla Camera: le modifiche introdotte al Senato, a parte quelle dovute, sono modifiche che francamente ci lasciano molto perplessi, in modo particolare quella che attribuisce, per esempio, al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporto il compito di definire i requisiti per l'iscrizione e le cause di cancellazione dall'elenco dei soggetti gestori degli interporti, nonché di procedere al suo aggiornamento ogni tre anni con proprio decreto, che è un elemento fondamentale per garantire trasparenza ed efficacia ai soggetti che devono gestire gli interporti.

A questo punto, si attribuisce al Ministero esclusivamente la competenza di istituire con decreto l'elenco dei soggetti gestori degli interporti, senza che siano sanciti con decreto né i requisiti né tantomeno l'obbligo di aggiornamento di detto elenco.

Questa è una delle questioni che, francamente, pensavamo potessero essere migliorate e che, invece, sono state peggiorate.

Il provvedimento è un'occasione persa, perché riguarda un comparto fondamentale, che è quello del trasporto delle merci, che rimane un elemento determinante per quanto riguarda l'efficientamento della rete dei trasporti e per quanto riguarda anche le modalità che servono a modernizzare il Paese in un settore assolutamente strategico, e non coglie due punti fondamentali: in primo luogo, il fatto che lo squilibrio esiste già, in questo momento, tra il Nord e il Sud del Paese. Io voglio ricordare, qui, che il 70 per cento degli interporti si trova attualmente nel Nord Italia e che nel Centro-Sud ne esistono solamente quattro. Quindi era necessario arrivare a un riequilibrio dal punto di vista geografico, che permettesse anche - diciamo così - un maggiore e più importante sviluppo del Centro-Sud da questo punto di vista.

L'altro punto, come si può immaginare, riguarda il fatto di investire sugli interporti e creare una nuova rete più efficace e più moderna di interporti, se non si tiene conto degli elementi della transizione ecologica. Credo che questo sia uno degli elementi determinanti. In questo provvedimento doveva essere inserito, tra i criteri e i requisiti fondamentali, il fatto che i nuovi interporti fossero in linea con le necessità della transizione ecologica. Invece non c'è praticamente nulla. Non si investe, non si dice di investire sulle energie rinnovabili all'interno delle aree degli interporti, non si parla della possibilità di istituire degli interporti-comunità energetiche che potessero permettere una maggiore autonomia energetica e un risparmio, nei fatti, anche ai gestori degli interporti dal punto di vista del costo dell'energia e, ovviamente, evitare un ulteriore aumento delle emissioni di CO2 nella nostra atmosfera. Così come non si parla del fatto di inserire gli interporti nell'economia circolare.

Non stiamo parlando di proposte che fanno gli ecologisti in questo Paese, che creano un certo prurito fastidioso alla maggioranza, ma stiamo parlando degli obiettivi che sono inseriti nelle norme comunitarie, che sono all'interno della nostra legislazione.

Come non si fa a prevedere all'interno degli interporti, una questione che riguarda la gestione degli imballaggi, che rappresenta uno degli elementi fondamentali dell'aggravio della gestione dei rifiuti del nostro Paese e del recupero di materia all'interno del nostro Paese? Recuperare materia non è soltanto un obiettivo, dal punto di vista ecologico, compatibile, non soltanto serve alla gestione di un ciclo virtuoso dei rifiuti: recuperare materia significa recuperare materie fondamentali e importanti per lo sviluppo del Paese, materie che, altrimenti, vengono gettate nel fuoco degli inceneritori e dei termocombustori e svaniscono nei fumi inquinanti nell'aria, piuttosto, invece, che essere riutilizzate in modo importante dal Paese stesso.

Di tutto questo, in questo provvedimento, non c'è nulla. Non c'è nulla. Come non c'è nulla per quanto riguarda iniziative volte a promuovere la circolazione di merci su ferro, anziché sempre su gomma. Questo è l'unico Paese d'Europa - e, forse, del mondo - che continua a muovere le proprie merci unicamente su gomma, con quello che significa dal punto di vista, ancora una volta, dell'aumento delle emissioni in atmosfera di CO2, dell'inquinamento, ma anche dell'ingolfamento del traffico, della pericolosità della nostra rete autostradale, così sovrautilizzata per il trasporto delle merci. È necessario che ci sia un'inversione di tendenza e che si utilizzi sempre di più, e ancora più efficacemente, la rete ferroviaria, che si potenzi la rete ferroviaria per muovere le nostre merci su ferro. È uno degli “abc” fondamentali per rendere il nostro Paese più moderno, per rendere le nostre infrastrutture in grado di sopportare gli impegni che ci arrivano da un mercato globale come quello che abbiamo davanti a noi.

E, invece, di tutto questo non c'è nulla. Non c'è innovazione tecnologica, non c'è la possibilità di puntare sul ferro, non c'è un occhio di riguardo e un'attenzione alla transizione ecologica, non vi è nulla per quanto riguarda la raccolta differenziata degli imballaggi, non vi è trasparenza rispetto agli elenchi, che il Ministero deve fare, dei gestori degli interporti.

Noi siamo per l'innovazione, siamo per la gestione e per la realizzazione di nuovi interporti, in modo particolare nel Sud del nostro Paese, che ne ha grande bisogno, ma, evidentemente, noi abbiamo la possibilità anche di realizzare strutture moderne in grado di rispondere alla domanda di un mercato globale, in grado di essere innovative dal punto di vista tecnologico, utilizzando, ad esempio, sempre di più le energie rinnovabili, cioè l'unica energia a basso costo che esiste nel nostro Paese e che potrebbe garantire agli interporti anche una competitività che, in questo momento, nel nostro Paese, non c'è.

E come non parlare del fatto che, addirittura, il diritto di superficie sul quale si realizzano gli interporti, in base a una semplice perizia giurata di parte che definisca il piano economico-finanziario, possa diventare di proprietà dei gestori. Stiamo regalando proprietà enormi ai gestori degli interporti senza alcuna ragione, perché è sufficiente a garantire la funzionalità il diritto di superficie. E, in questo caso, io penso che noi dobbiamo tutelare l'interesse pubblico dal punto di vista patrimoniale, ma, contemporaneamente, questo garantisce un ruolo del pubblico nella gestione di un asset fondamentale del trasporto nel nostro Paese, del trasporto merci nel nostro Paese, che rimane strategico e rimane, comunque, uno degli elementi su cui il Governo stesso del Paese deve poter influire in modo deciso e definitivo, attraverso norme che tutelino il diritto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di dare delle direttive e, contemporaneamente, di mantenere, da questo punto di vista, anche la proprietà dei siti dove gli interporti svolgono la loro funzione.

Quindi un'occasione persa, un'occasione fondamentale per lo sviluppo del Paese che, nella cecità della maggioranza, che vede soltanto gli interessi dei privati e i regali ai privati, effettivamente, non svolgerà quella funzione di rinnovamento, ricambio e ammodernamento del Paese. Abbiamo votato contro la prima volta; voteremo contro anche questa volta, ancora più convinti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il progetto di connettere i principali poli logistici dell'Unione grazie alle reti TEN-T è ambizioso e assolutamente cruciale per il buon funzionamento del mercato interno e del libero movimento delle merci. In questo piano, gli interporti rivestono un ruolo cruciale come nodi strategici che dovrebbero assicurare l'intermodalità e la fluidità dei trasporti. Poiché è assolutamente importante che l'Italia non rimanga indietro a livello di infrastrutture, è positivo che la maggioranza abbia promosso una legge che si occupa di questo tema.

Noi del gruppo di Azione, tuttavia, riteniamo che la proposta di legge oggi in votazione, in terza lettura, presenti le stesse ampie e numerose criticità che abbiamo trovato in prima lettura e che non sia per niente all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte.

Vorrei cominciare da un aspetto formale che, però, ha un significato sostanziale. Perché, per occuparci correttamente di interporti, avremmo dovuto cominciare con il chiamare le cose con il loro nome: in tutta l'Unione europea, e non solo, questi nodi logistici si chiamano terminal, mentre noi continuiamo senza ragione a chiamarli interporti, e non per un tema di traduzione. Ripeto, può sembrare una piccolezza, ma, in realtà, l'uso di una terminologia comune favorisce la chiarezza normativa a livello comunitario e, soprattutto, la leggibilità per gli investitori stranieri. Perché, se davvero vogliamo essere parte integrante della rete TEN-T con progetti strategici, anche transnazionali, dovremmo iniziare con usare il linguaggio comune e quello giusto.

Ma veniamo al merito del provvedimento. Come dicevo, il testo che ci apprestiamo a votare mantiene tutte le criticità già segnalate in quest'Aula in prima lettura, e i principali punti critici fanno riferimento al tema della concorrenza e del libero mercato all'interno di questo importante settore; in particolare, gli articoli 4, 5 e 6, che andiamo a vedere nel dettaglio. Sebbene anche noi condividiamo l'esigenza di una regia nazionale per le infrastrutture strategiche, crediamo tuttavia che la governance immaginata dal provvedimento, a partire dal Comitato previsto proprio dall'articolo 4, finirà per confondere i ruoli e non garantirà concorrenza tra gli operatori.

Al tavolo del comitato, infatti, siederanno anche gli operatori stessi, che saranno chiamati a prendere decisioni che riguardano gli investimenti e i progetti che andranno, di volta in volta, a beneficiare altre strutture. È un'impostazione che non solo apre, evidentemente, il fianco a conflitti di interessi, ma espone anche a situazioni di impasse nelle decisioni, visto che tutti saranno chiamati ad esprimersi su decisioni che riguardano i diretti competitor. Non ha assolutamente senso. E, anche se grazie alle modifiche in seconda lettura le funzioni del comitato non saranno più di indirizzo ma solo consultive, noi vediamo ancora una grave problematicità per il tema della concorrenza, che non sarà mai tale se i concorrenti partecipano, direttamente o indirettamente, all'approvazione degli investimenti dei propri competitor. Sempre relativamente al libero mercato si collega il tema del numero massimo dei 30 interporti su tutto il territorio nazionale, tema già sollevato in discussione. Perché non 29, o 31, o 50? Io, onestamente, non ve lo so dire, perché non è stata data nessuna spiegazione a questo numero in particolare. Ed è un tetto massimo. Allora ci sarà la gara a chi rientrerà in questi 30 e già gli ordini del giorno segnalano diverse proposte: chi propone Pordenone, chi altri. Benissimo, ma perché solo 30? Quindi, si fissa per legge quanti terminal debbano esistere, indipendentemente dall'evoluzione della domanda o dei flussi di trasporto o dall'evoluzione delle tecnologie e, in più, si fissa un numero che non ha base apparente. In ogni caso, noi di Azione crediamo che l'idea di porre un numero massimo a un'infrastruttura strategica sia una rigidità che non appartiene ad un'economia moderna, ma piuttosto a un Governo dirigista, non in grado di capire la necessità di flessibilità per poter attrarre gli investimenti e rispondere rapidamente ai bisogni del settore. Spero, quantomeno, che il fabbisogno del settore della logistica per questo tipo di infrastrutture verrà monitorato costantemente e che questo limite possa essere reso adattabile agli esiti di valutazioni che, ci auguriamo, siano naturalmente pubbliche e trasparenti.

Altro tema di confusione: l'articolo 5, comma 2. La norma - lo abbiamo detto in passato e lo ribadiamo oggi - si presta a un'interpretazione per cui i gestori già operativi, specie quelli più virtuosi, sarebbero chiamati a farsi carico, anche con risorse proprie, della realizzazione di nuovi scali e dell'adeguamento di quelli esistenti. Nei meccanismi assolutamente contorti di questa legge si prevede, infatti, che, laddove i bilanci lo consentano, ogni interporto debba concorrere agli investimenti con una parte dei propri utili ai progetti degli altri interporti o, addirittura, allo sviluppo di nuovi interporti. Tutto il contrario della libera concorrenza, con l'incentivo a lavorare sul bilancio, in modo da non trovarsi costretti a favorire i concorrenti con i propri profitti: un'altra assurdità. È una forzatura, un'assurdità che comprime la libertà di iniziativa economica e che, secondo alcuni, può incidere sulle garanzie della proprietà privata. Anche Confindustria, audita sulla legge di bilancio, ha sottolineato come l'attrazione di investimenti di capitali, anche esteri, sia un obiettivo che il Governo si deve porre. Ecco, francamente non è così che si attraggono capitali, né si stimola la partecipazione di investitori privati.

A ciò si somma un'ambiguità di base tra proprietà, gestione e regime giuridico degli interporti. La pluralità di modelli oggi esistenti, con assetti di proprietà e gestione molto diversi fra loro, richiede chiarezza, non sovrapposizioni. Invece, l'articolo 5 lascia zone grigie su cosa imponga il diritto privato quando i soci sono pubblici e su come si coordini la figura del proprietario con quella di gestore.

Rimane poi, come sempre, il tema delle risorse, a nostra opinione troppo esigue per il prossimo triennio, anche se, in sede di esame al Senato, sono state aumentate di un po'. Sono cifre, quelle di cui parliamo, che difficilmente incideranno su un settore portante o dichiarato strategico. Qui permettetemi una nota politica: non possiamo continuare a parlare di infrastrutture strategiche come volano della competitività e, poi, assistere a milioni di euro non spesi da parte del MIT, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, peggior Ministero in termini di capacità di utilizzare le risorse, tanto da essere il primo obiettivo dei tagli di budget operati dal MEF.

Infine, ci riempiamo tutti continuamente la bocca di discorsi su quanto la digitalizzazione sia importante per la competitività, lo sviluppo del Paese, le tecnologie del futuro, eccetera. Però, quando ci troviamo a legiferare su temi come le infrastrutture, che ben si prestano a introdurre misure di questo tipo, ecco che magicamente i Ministeri se ne dimenticano. Sappiamo, invece, che la digitalizzazione e la creazione di infrastrutture smart e connesse sono la base per avere un tessuto infrastrutturale efficiente, pronto ad accogliere nuove tecnologie. Nel settore della logistica pensiamo subito, per esempio, ai veicoli, ai macchinari a guida autonoma, che pure hanno trovato tante resistenze da questo Governo. E parlando di futuro, dobbiamo parlare delle competenze e il settore della logistica continua a dirci che cerca figure professionali che non trova. La legge, però, tace assolutamente su qualsiasi iniziativa di formazione e su misure adatte ad attrarre profili tecnici avanzati.

Avviandomi verso la conclusione, devo solo ricordare che, mentre discutiamo di interporti, altre misure fondamentali per la logistica e i trasporti del Paese restano al palo: in primis, la tanto attesa riforma dei porti, il piano degli aeroporti. Ma, senza un disegno coordinato tra porti, terminal terrestri, ferrovie e aeroporti, dell'intermodalità rimane ben poco. Coerentemente con la posizione espressa in prima lettura e con le critiche ribadite oggi, annuncio il voto contrario del gruppo di Azione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie Presidente. Noi oggi parliamo di una legge sugli interporti, ma, in realtà, stiamo parlando dell'ennesima privatizzazione di un'infrastruttura strategica. Gli interporti sono un'infrastruttura strategica e noi dovremmo valorizzarla; dovremmo investire su questi nodi della rete dei trasporti, anche avendo una visione dei trasporti del futuro, ma non lo facciamo. Facciamo solo l'ennesimo favore a qualche compagine privata che, con questo Governo, ha la strada lastricata d'oro e vie preferenziali per riuscire a prendersi i nostri asset strategici che ci sono rimasti. Gli interporti sono uno di questi. Abbiamo già perso anni fa tutta la rete infrastrutturale delle telecomunicazioni, e la stiamo ulteriormente perdendo e indebolendo con le ultime decisioni del Governo. Noi continuiamo, quindi, verso questa strada.

È chiaro che quello dell'interporto è un tema ostico; non si capisce esattamente, per l'opinione pubblica, qual è la sua fondamentale utilità per il nostro Paese. Ma se noi pensiamo che il 90 per cento delle merci viaggiano su gomma e il 90 per cento delle merci sono gestite dalla logistica - quindi, anche da questi nodi di questa rete della logistica -, e che le merci arrivano nelle nostre case, nelle nostre aziende, voi capite che perdere questi nodi importanti della rete sia un danno enorme per lo sviluppo del nostro Paese. Ma perché li perdiamo? Perché il Ministro Salvini non ha una visione dei trasporti. È inutile mettere solo il cappello della rete TEN-T per dire che questa legge va in quella direzione: non è questo il modo di fare una pianificazione dei trasporti; non lo è per il ponte sullo Stretto, che drena 14 miliardi di euro per un nodo di questa rete dei trasporti che si poteva risolvere con un costo molto minore e aiutare la rete dei trasporti ed anche la gestione degli interporti e dei retroporti in maniera più efficace, specialmente al Sud. Da questo punto di vista, noi continuiamo a fare gli stessi errori; il Ministro Salvini continua a fare questi errori, perché bisogna dare un nome e un cognome a tutte le vicende che riguardano la trasportistica italiana, che sta subendo un periodo enorme di crisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Abbiamo già detto prima del tetto arbitrario del numero degli interporti. Prima scherzavo - sembrava si fosse fatto proprio il giochino dei mesi per riuscire a ricordarsi i giorni -, ma, effettivamente, non si trovano altre motivazioni per dire il perché del numero 30. Ma non è solo questo. Non c'è proprio niente per quanto riguarda la programmazione: non c'è uno strumento di pianificazione nazionale; anzi c'è, ma non viene aggiornato, non viene portato alla sua conclusione, non viene discusso con tutti gli attori che devono essere partecipi di questo Piano, che si chiama Piano generale per l'intermodalità. Diventa una scatola vuota, diventa un altro atto programmatorio che rimane nel cassetto, come il Piano per gli aeroporti, come il Piano per i porti e il Piano regolatore portuale: tutte cose che, in questi tre anni di governo dell'Esecutivo più longevo e inutile della storia del nostro Paese, non sono state fatte.

Gli altri Paesi invece vanno avanti: gli altri Paesi investono sulla logistica, investono sui corridoi in maniera oculata e seria. Faccio l'esempio della Francia. Perché la Francia non dice che investe sul famoso TAV Torino-Lione e nicchia sempre su questo argomento? Perché investe su una rete di trasporti che privilegia i suoi porti e privilegia le linee già esistenti. Noi non lo facciamo. Abbiamo tutta una serie di investimenti che si possono fare, ma questo Governo non li fa, perché questo Governo e questo Ministro viaggiano soltanto per riuscire ad avere un manifesto elettorale con un'opera importante e faraonica, che aiuta il loro enorme ego. Ma non ce ne frega niente a noi cittadini dell'enorme ego. A noi ci interessa che l'Italia funzioni, che le piccole e medie aziende del trasporto funzionino e abbiano infrastrutture che le possano aiutare, che si parli di innovazione e non si parli sempre del passato.

Perché tornare a una gestione completamente privata, svendendo anche questo tipo di strutture, è un retaggio del passato che ha già fatto enormi danni. L'abbiamo visto con le autostrade e con la rete delle telecomunicazioni: l'abbiamo già detto.

Questo provvedimento ha anche tutta una serie di risorse che dovrebbe mettere in campo questa gestione, risorse ridicole. L'adeguamento di questa legge vecchia per la gestione degli interporti ha fatto solo una cosa furba, che è la ridefinizione della terminologia, della definizione di interporto. Per tutto il resto, è praticamente nulla, se non dannosa.

Come ho detto prima, anche per quanto riguarda le risorse, chiaramente si dice: investo su questa roba, ci metto le risorse. Ma quanto ci mettono? Pochissimo. Non so se siano tipo 10 milioni per il 2026-2027 - anzi, lo so - e poco altro, intorno ai 30 milioni per tutta la durata delle previsioni degli investimenti: una cifra ridicola se la paragoniamo agli sprechi enormi che facciamo su altre opere.

Quindi, invito le persone a pensare agli sprechi enormi per altre opere e ai ridicoli finanziamenti per le opere che servono. Questa è la cifra del Ministro Salvini, la cifra del Governo e devo dire che purtroppo non è solo una questione politica, è un danno enorme per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed è per questi motivi che voteremo fortemente contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caroppo. Ne ha facoltà.

ANDREA CAROPPO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, come relatore di questo provvedimento ho avuto modo, in questi mesi di lavoro, di ascoltare e confrontarmi con molti attori del sistema logistico nazionale. Devo dire, con orgoglio e con franchezza, che il sistema degli interporti in Italia è un sistema che funziona: ha retto negli anni, ha prodotto risultati considerevoli, ha saputo garantire collegamenti e servizi fondamentali. Ma ho anche percepito che, attorno a questo equilibrio, si è consolidata una certa prudenza, una sorta di abitudine a non cambiare troppo. Eppure, se vogliamo davvero porre l'Italia nelle condizioni di sfruttare fino in fondo la sua naturale vocazione di piattaforma logistica del Mediterraneo, dobbiamo avere più coraggio. Per questo, la proposta di legge del presidente Rotelli, che ha visto, come primo firmatario, il presidente Rotelli, sostenuta dalla presidenza della Commissione trasporti - saluto il presidente e ringrazio il presidente Deidda -, ha un merito fondamentale: riesce a porre l'Italia davvero nelle condizioni di sfruttare questa sua naturale vocazione, perché le riforme non servono solo quando tutto va male, servono proprio quando invece c'è la forza di migliorare ciò che già funziona, per renderlo all'altezza delle sfide che arrivano.

Questa legge quadro è proprio questo: un invito a quel coraggio. Non è una legge tecnica, ma è una legge di visione, rafforza la programmazione nazionale che integra porti, interporti, ferrovie e grandi corridoi europei e afferma un principio chiaro: gli interporti non sono luoghi isolati, ma nodi di un'unica rete nazionale.

Con il Piano generale per l'intermodalità e con il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, il Ministero assume un ruolo di regia e di indirizzo, mentre la gestione resta in capo a soggetti che operano secondo logiche imprenditoriali, in un quadro di regole certe e trasparenti.

È una visione che Forza Italia sostiene con convinzione, perché un Paese moderno non ha paura del mercato, ma lo orienta e lo valorizza e perché la libertà di impresa è anche nella logistica la condizione per l'efficienza, per la concorrenza e per lo sviluppo.

La vera sfida ora è rendere tutto questo concreto, perché il futuro della logistica italiana si gioca sulla capacità di connettere il Nord e il Sud, l'Europa e il Mediterraneo, i grandi assi continentali e i porti che guardano verso l'Oriente e verso l'Africa. In questo scenario, il Sud deve essere protagonista, non più periferia, ma centro strategico delle rotte globali e con la prospettiva del corridoio IMEC (India, Medio Oriente, Europa), il Mediterraneo torna ad essere il cuore pulsante dei traffici mondiali. E se l'Italia saprà essere pronta con porti, interporti e retroporti integrati in una visione unica diventerà la piattaforma logistica naturale dell'Europa.

Ma questo, colleghi, è un pezzo del percorso che abbiamo di fronte, perché il prossimo passo necessario e complementare dovrà essere la riforma del sistema portuale, su cui il Governo è al lavoro, e siamo pronti, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, ad affrontare questa sfida per completare l'architettura logistica del Paese. Solo unendo porti e interporti sotto una strategia comune potremo davvero restituire all'Italia la centralità che le spetta nel commercio internazionale; perché la logistica non è soltanto un settore produttivo, ma è anche il modo in cui un Paese misura la propria capacità di muoversi, di competere e di crescere.

Per queste ragioni, a nome del gruppo Forza Italia, annuncio il voto favorevole, convinto e orgoglioso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È un voto per l'Italia che non si accontenta, per l'Italia che sceglie di guardare avanti, per l'Italia che ha il coraggio di cambiare per continuare a crescere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci avviamo alla conclusione di un percorso molto importante che, con l'approvazione di questo disegno di legge, consegnerà alla nostra Nazione una disciplina moderna e integrata in materia di interporti, andando a colmare un vuoto normativo che perdurava da decenni.

Il provvedimento in esame, in terza lettura, nasce dal confronto serio, costante e costruttivo tra Governo e Parlamento. È frutto del confronto, dell'approfondimento tecnico, dell'ascolto che ci ha consegnato questo provvedimento che, fondamentalmente, mette al centro, di nuovo, uno dei fattori più strategici per la crescita e lo sviluppo della nostra Nazione: la logistica intermodale.

Gli interporti, i porti e i terminal intermodali sono i nodi logistici; sono i nodi della rete dei trasporti principali, perché sono infrastrutture che si occupano dello scambio intermodale e soprattutto della interconnessione, signor Presidente, fra le diverse reti di trasporto ferroviarie, stradali, portuali e aeroportuali. Sono delle vere e proprie piattaforme logistiche integrate capaci di ospitare imprese operanti nel settore e operatori della logistica e sono soprattutto capaci di attrarre molti investimenti.

Gli interporti sono, praticamente, porte di accesso dell'Italia verso il mondo e sono importanti soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia, così come diceva il collega che mi ha preceduto. Sono fondamentali soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia, perché sono infrastrutture capaci di rilanciare quella parte del Paese e creare nuove opportunità. Un esempio su tutti può essere la mia regione, la Calabria, che, con il suo grande porto di Gioia Tauro, oggi fra i primi terminal di transhipment del Mediterraneo, rappresenta un punto di forza del nostro sistema logistico. Ebbene, oggi, intorno a quella importantissima infrastruttura, proprio grazie a questo testo, proprio grazie all'approvazione di questo provvedimento, si possono costruire reti di collegamento ferroviarie ed interportuali. Penso, per esempio - e ringrazio anche il Governo - all'impegno dimostrato nella volontà di riaprire lo scalo merci ferroviario di Lamezia Terme. Queste opere sono fondamentali, perché possono far assurgere nuovamente la Calabria in particolare, ma penso al Mezzogiorno d'Italia, a vera e propria piattaforma logistica capace di comunicare e aumentare i traffici tra l'Europa, l'Africa e il Medioriente. Si tratta, dunque, signor Presidente, di un complesso di regole certe, di riferimenti oggettivi e soprattutto di una visione lungimirante che va verso il futuro, una visione che è anche un messaggio per gli operatori del settore, ma soprattutto per i territori.

E, allora, signor Presidente, ringrazio il primo firmatario, l'onorevole Rotelli, per aver presentato questo testo, che noi abbiamo voluto anche migliorare - grazie al Governo, grazie al Ministro Salvini, grazie al Vice Ministro Rixi, al Governo in Aula, al Presidente della Commissione trasporti della Camera, onorevole Deidda - attraverso il confronto, attraverso l'approfondimento, attraverso la proposta, soprattutto attraverso la capacità di parlare una lingua a cui questo Governo ci ha abituato: la lingua dei territori, la lingua dei cittadini, la lingua delle imprese.

Per tutte queste ragioni, signor Presidente, annuncio il voto favorevole della Lega a questo provvedimento, con la certezza che l'approvazione dello stesso porterà la nostra Nazione ad essere più forte, più connessa e protagonista in Europa e nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, le modifiche apportate dal Senato non cambiano il nostro giudizio sulla legge quadro in materia di interporti: un testo lacunoso innanzitutto, così l'abbiamo definito, che non affronta il tema della messa in rete delle grandi infrastrutture del Paese: porti, interporti, aeroporti, linee ferroviarie e autostradali. Per il Partito Democratico gli interporti rappresentano un patrimonio pubblico da custodire e da valorizzare, tutto l'opposto di quello che prevede la norma in esame che, invece, agevola le privatizzazioni e predilige i piccoli interessi del privato, a discapito di un'azione di grande respiro che rilanci la politica economica e infrastrutturale del nostro Paese. Serviva un testo che individuasse in modo chiaro le priorità, le aree da rilanciare e quelle da sostenere con un intervento maggiore dello Stato dove il territorio o il gestore da solo non ce la fa.

Un testo, quindi, a nostro giudizio, senza visione, senza una strategia e il cui principale scopo - diciamolo con chiarezza all'Aula - è quello di consentire la privatizzazione degli interporti italiani, con una discutibilissima procedura che si fonda su una perizia giurata di parte. Pensate: un istituto che francamente ritenevamo che la storia amministrativa e istituzionale del nostro Paese avesse archiviato da tempo. Si fonda sulla perizia giurata di parte, sullo scomputo degli investimenti e sul riscatto del bene, per definire questa trasformazione, che è prevista in modo chiaro nel testo, del diritto di superficie in diritto di proprietà. Insomma, vengono sacrificati così beni pubblici, beni della collettività in luoghi rilevanti, strategici per l'infrastrutturazione del Paese. La parte pubblica - quindi, il demanio dello Stato, la regione e gli enti locali - perde la proprietà di aree fondamentali.

Sin dalla prima lettura in quest'Aula, ma anche dall'inizio dei lavori in Commissione, abbiamo lamentato poi una violazione precisa nel testo, cioè quella relativa alle direttive comunitarie sulla concorrenza. Il prezzo di riscatto del bene, signor Presidente, di regola e alla luce anche delle direttive comunitarie e del nostro ordinamento giuridico, a nostro giudizio andrebbe sottoposto a gara pubblica, così come andrebbe sottoposta a gara pubblica l'estensione della concessione anche ad altri interventi rispetto a quelli originari che, invece, il testo espressamente esclude. Su queste evidenze fatte dal Partito Democratico sia il Governo che la maggioranza continuano a fare spallucce. Lo diciamo come lo abbiamo detto nella vicenda che riguarda il ponte sullo Stretto, a proposito dell'articolo 72 del codice degli appalti: andrete a sbattere. Su questi rilievi, che sono insormontabili, andrete a sbattere.

Così come ci ha sorpreso e ci ha lasciato sgomenti la scelta normativa di non prevedere in capo ai gestori degli interporti i requisiti per legge previsti dalla normativa antimafia. Lo abbiamo detto fino a oggi pomeriggio nella discussione sull'articolato: ci sono casi nel territorio del Paese dove si susseguono i gestori degli interporti senza che il Ministero approvi espressamente la successione della gestione e senza che venga fatta la verifica della normativa antimafia; anche questo è un vulnus della norma. Altro che legge quadro: facciamo una legge quadro che non verifica neanche la regolarità e la titolarità dei gestori degli interporti.

E, ancora, c'è il tema, evidentissimo, della perequazione infrastrutturale. Il Governo Meloni è il Governo che ha tagliato completamente il Fondo di perequazione infrastrutturale e il tema della perequazione infrastrutturale si rispecchia anche sugli interporti, perché su 24 interporti 16 sono gli interporti nel Nord Italia, quattro nel Centro Italia e quattro nel Sud e nelle Isole insieme. È chiaro che c'è un problema di priorità del rilancio del Paese. Ma come volete affrontare il rilancio del Paese se non diciamo in modo chiaro come investiamo le risorse e quante risorse diamo? Per tutto e su tutta questa sedicente legge quadro degli interporti ci sono a malapena 21 milioni di euro, che bastano per l'ammodernamento contenuto di un solo interporto. Ma qual è la visione del Governo per rilanciare la parte meno infrastrutturata del Paese e il Sud Italia?

Ancora, signor Presidente, ci ha lasciato di stucco anche il metodo di distribuzione delle risorse. A fronte di questo numero di interporti, a fronte delle esigenze del Paese, lo sapete qual è il metodo di distribuzione delle risorse? Decide Salvini, questa è la logica. Noi ci saremmo aspettati, invece, un momento in cui decidere insieme le priorità, un confronto su quali fossero le priorità del Paese, quali fossero gli interporti che hanno maggiore carico di merci, quali aree del Paese vogliamo rilanciare individuando un nuovo interporto; invece, deciderà il Ministro con appena 21 milioni di euro. Non siete stati in grado neanche di individuare le nuove risorse disponibili, fare un confronto con le regioni, valutare tra FSC e fondi POC che tipo di risorse ulteriori si riuscivano a individuare. Insomma, alla fine avete definito una legge quadro che è solo una legge quadro sulla carta, una perfetta norma spot in stile Governo Meloni di questi anni.

Continuo, Presidente, con un altro punto debole della proposta di legge, che è quello dell'individuazione dei nuovi interporti: non un criterio, non un criterio generico, non un riferimento a come li individuiamo; avete indicato il limite massimo in 30 interporti, quindi, ulteriori 6 senza dirci neanche dove li volete fare. Per non parlare, poi, dell'ammodernamento e del miglioramento degli interporti esistenti. Era una scelta che avrebbe dovuto fare la politica e inopinatamente mantenete nel testo del provvedimento una delega ferma al Governo e, in particolare, al Ministro delle Infrastrutture. Viene previsto come unico limite il parere di questo sedicente Comitato per l'intermodalità e la logistica, che, peraltro, tra i componenti con diritto di voto, come abbiamo più volte evidenziato, non ha i sindaci. A preoccuparci, quindi, sono anche la terzietà e i principi di trasparenza che vengono violati.

In conclusione, signor Presidente, rileviamo che il testo non garantisce, peraltro, neanche la partecipazione, la partecipazione delle regioni, la partecipazione degli enti locali e delle città metropolitane su scelte decisive come quelle della localizzazione degli interporti e dell'individuazione delle risorse, per non parlare di un coinvolgimento, che manca assolutamente, delle parti sociali, dei lavoratori e delle categorie produttive. Non è previsto un rigo nella norma che faccia riferimento a questo sistema di partecipazione.

Poi, c'è il dato della centralizzazione, come già il Governo ha fatto a proposito delle ZES, tagliando la territorializzazione delle ZES e scegliendo di centralizzare tutto a Roma. Centralizzate anche le decisioni sugli interporti, esautorando le regioni, le città metropolitane e centralizzando tutto a Porta Pia. È una scelta sbagliata, che contestiamo dall'inizio dei lavori d'Aula e che ribadiamo in questa sede.

Serviva altro, signor Presidente, per rilanciare il sistema interportuale e intermodale italiano, a partire da indicazioni precise, chiare e nette sulla sostenibilità e a partire da uno sforzo e da una verifica sulle risorse per individuare alcune aree più svantaggiate, per capire bene in che modo garantire una tassazione agevolata o sostenere quegli interporti che ne avevano maggiormente bisogno.

Per queste ragioni, il voto del Partito Democratico sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi, abbiamo sentito in tutte queste dichiarazioni di voto, soprattutto dell'opposizione, che è un'occasione mancata. Da sinistra hanno detto che praticamente questo noi lo regaliamo ai privati.

Da Azione è stato detto anzi tutto il contrario, che noi stringiamo i cordoni e siamo contro la concorrenza, quindi tutto e il contrario di tutto. Peccato che Fratelli d'Italia e il centrodestra mettano mano a una normativa che è del 1990, e che tutti gli operatori ci dicano: finalmente siete intervenuti e date risposta a noi operatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché questa legge non è altro che una legge scritta insieme con l'Unione interporti, quella associazione che riunisce tutti gli interporti; nasce dal presidente Rotelli nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), calendarizzata nella Commissione trasporti nella scorsa legislatura, quando noi eravamo il partito più piccolo del Parlamento, e, guarda caso, l'allora maggioranza… le varie maggioranze l'hanno sempre insabbiata, l'hanno sempre stoppata, a dispetto di quello che ci chiedevano gli operatori e l'Unione interporti da Nord a Sud.

Ecco che noi diamo risposta. Forse con il presidente Rotelli, con gli altri colleghi del centrodestra, il gruppo di Fratelli d'Italia e la Commissione trasporti non saremo dei geni trasportisti, ma veramente mi rende orgoglioso quello che ci dicono gli operatori, l'ho già detto una volta in Aula. Siamo persone normali, che ascoltano le imprese, che hanno l'umiltà di imparare e di andare nei posti, andare negli interporti a vedere i problemi reali, parlare con gli imprenditori, ascoltare e mettere nero su bianco quello che loro ci chiedono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché noi non danneggiamo le imprese, ma le ascoltiamo, cercando di mediare con tutti gli interessi, perché noi non abbiamo problemi con i lobbisti, non abbiamo problemi con i portatori di interesse, non abbiamo problemi con i privati, non li demonizziamo.

Noi siamo dei legislatori e siamo un gruppo politico, una maggioranza politica che non ha scheletri nell'armadio e che può guardarli in faccia e ascoltare quello che ci chiedono, accogliere quello che noi riteniamo più valido e bocciare quello che noi non riteniamo più valido. Non insabbiamo niente. Come nella logistica, nei trasporti stiamo dando passo dopo passo risposta a tutto quel mondo, per costruire veramente un'intermodalità. Noi abbiamo sentito qui addirittura gli imballaggi, ma quella è una normativa europea, come potevamo inserirli in una legge quadro degli interporti, se non appesantendola, rendendola più pesante.

Stiamo dando risposta a tutte quelle categorie. Penso, per esempio, al decreto Subacquea, che dà finalmente dignità ai sommozzatori, ai palombari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Hanno detto: finalmente ci riconoscono. Anche oggi l'Unione interporti ci dice: finalmente ci avete definito; terminal, interporti, finalmente dite che cos'è un interporto, finalmente sappiamo che cos'è un interporto. È messo nero su bianco, perché l'Italia è piena di piattaforme logistiche, zone logistiche, varie definizioni. Ma cosa volevate, che non mettessimo un tetto, così ogni provincia, ogni comune, ogni regione costruiva più interporti, facendoli ammazzare?

O come il decreto Bersani, che ha ammazzato molte attività commerciali con la eccessiva liberalizzazione, noi dovevamo ammazzare gli interporti perché ogni angolo d'Italia doveva costruire un interporto, come avete detto voi. Avete detto che abbiamo mille richieste; bene dobbiamo valutare se quelle richieste e gli investimenti vanno bene. Nella Basilicata stiamo lavorando, magari a Ferrandina vogliono costruire un interporto per andare verso Taranto, per salvare il porto di Taranto, che voi avete affondato. Sarà valutato e vedremo se lì c'è una compatibilità.

In ogni angolo d'Italia, in ogni angolo d'Italia andremo e saremo presenti da Nord a Sud proprio per vedere se con questa legge, con il comitato, in cui finalmente abbiamo compreso gli operatori. Al Ministero dei Trasporti, a chi lo dovevamo dare altrimenti? A chi dovevamo dare le competenze? A chi dovevamo dare quelle competenze, se non al Ministero dei Trasporti, che oggi è del Ministro Salvini, domani sarà di qualche altro Ministro. I vostri Ministri non sono stati capaci di dare risposta al mondo degli interporti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi la stiamo dando.

Siamo una coalizione, e qui ringrazio, perché questa è una legge di Fratelli d'Italia della scorsa legislatura, che con testardaggine e anche coerenza abbiamo voluto portare anche in questa legislatura e completare. Abbiamo accolto gli emendamenti della Lega, i suggerimenti di Forza Italia, come una coalizione compatta, una coalizione che sa dialogare, che sa lavorare insieme nelle diversità di sensibilità, ma intanto stiamo costruendo un sistema dei trasporti che è funzionale.

Il cluster marittimo ci ringrazia e ci ascolta, il cluster del mondo dei treni. Dite addirittura che noi non diamo risposta al mondo della ferrovia, ma questa legge prevede i finanziamenti anche per collegare, completare l'ultimo miglio, chiedendo anche magari, sì, agli operatori che hanno più disponibilità finanziaria di aiutare per collegare, perché non è una cosa egoistica collegare, che il primo interporto di Verona magari possa aiutare l'interporto di Nola. Loro due devono essere collegati per collegare da Nord al Sud le reti TEN-T. Ma no, questo no, ci avete accusato: fate i favori ai privati. Ma perché, i privati sono dei marziani? I privati e gli imprenditori italiani sono usurpatori, non sono cittadini italiani?

Allora, quando i vostri segretari incontrano Confindustria, dite loro che sono degli usurpatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come li state chiamando e li state demonizzando qui. Chiedo ad Azione, che parla della concorrenza: come fate a stare in coalizione con chi invece demonizza il privato e lo vorrebbe cacciare dagli interporti e dai territori italiani? Qual è la coerenza di demonizzare i privati? Andate alle assemblee di Assarmatori e Confitarma a dire “bravi, dobbiamo togliere l'ETS”, poi un vostro deputato li denuncia all'Antitrust perché loro fanno pagare l'ETS.

Ecco i due volti e la non coerenza, ecco perché voi sarete all'opposizione ancora per molto tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ecco perché non governate, ecco perché i nostri consensi non scendono nei sondaggi, perché facciamo quello che diciamo, realizziamo quello che vogliamo e che annunciamo, ciò che abbiamo presentato lo portiamo a termine, e, ripeto, abbiamo la grande umiltà di ascoltare, abbiamo la grande umiltà anche più avanti di verificare se questa legge funziona, quali sono le migliorie.

Lo faremo con gli imprenditori, che non sono un demonio, lo faremo con il pubblico, lo faremo anche con i comuni e le regioni, lo faremo con tutti quegli asset produttivi, come abbiamo fatto fino ad ora. Per questo annuncio con orgoglio il voto del gruppo di Fratelli d'Italia alla legge Rotelli sugli interporti, la legge quadro degli interporti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 703-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 703-B​: "Legge quadro in materia di interporti" (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Rimodulazione del Calendario dell'Assemblea per il mese di novembre. Organizzazione dei tempi di esame degli argomenti iscritti nel calendario.

PRESIDENTE. Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, è stato convenuto che la dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2682​ - Legge annuale per il mercato e la concorrenza per il 2025 (approvato dal Senato) sarà iscritta quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di martedì 11 novembre.

Comunico altresì che il Presidente ha stabilito di inserire nel calendario dei lavori l'esame dei disegni di legge di ratifica n. 2592 - Accordo concernente misure di solidarietà volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas tra il Governo della Repubblica Federale di Germania, il Governo della Confederazione Svizzera e il Governo della Repubblica Italiana (approvato dal Senato) e n. 2593 - Protocollo di modifica dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Confederazione Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri (approvato dal Senato). La discussione sulle linee generali di tali disegni di legge sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di lunedì 10 novembre, dopo gli altri argomenti già previsti e il relativo seguito dell'esame a partire da martedì 11 novembre, sempre dopo gli altri argomenti già previsti.

Il calendario vigente, conseguentemente aggiornato, è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna e in distribuzione in Aula. Sono altresì pubblicati in calce al resoconto stenografico della seduta odierna l'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario, conclusi in sede referente, nonché delle mozioni presentate.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione cultura ha rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto i rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima - di rinviare al prossimo calendario l'esame in Assemblea della proposta di legge n. 2221​, recante disposizioni per la promozione della musica popolare amatoriale, la cui discussione generale in Assemblea è prevista dal vigente calendario dei lavori per la seduta di lunedì 10 novembre e, il relativo seguito, a partire dalla seduta di martedì 11 novembre.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la prossima settimana.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo l'attenzione dell'Aula per una vertenza nazionale, seppur localizzata nella regione Basilicata, che riguarda i lavoratori e le lavoratrici dell'indotto di Stellantis, che in queste ore stanno manifestando davanti ai cancelli delle proprie fabbriche: parlo di Trasnova, Logitech, Teknoservice, Tiberina e PMC. Sono diversi anni ormai che quel territorio e quell'area industriale stanno vivendo una crisi senza precedenti.

Parliamo di uomini e donne che lavorano presso quell'indotto già da quando è nata la FIAT, che hanno assistito a tutti i cambiamenti - FIAT, FCA, Stellantis - e che oggi corrono il rischio concreto, serio, di essere licenziati e si trovano schiacciati in mezzo, da una parte, da un'insensibilità delle multinazionali rispetto a quelle che sono le esigenze territoriali e, dall'altra parte, invece, da una incapacità di questo Governo di porre sul piano politico un programma industriale degno di questo nome. E, poi, c'è anche un altro elemento negativo, ed è la costante assenza da parte della regione Basilicata e del presidente Bardi, che si fa vivo soltanto quando bisogna accingersi alle elezioni.

Allora, Presidente, noi chiediamo che questo Governo si faccia capace, una volta per tutte, di ristabilire un ordine con Stellantis, faccia capire che Stellantis deve dare delle risposte sul territorio. Bisogna salvare tutti i posti di lavoro. Quell'area industriale sta vivendo una crisi senza precedenti e il Governo non ha risposte, non ha soluzioni. Noi chiediamo, quindi, un intervento serio da parte del Ministro Urso, che ha aperto un tavolo permanente, sì, ci sono stati diversi incontri, ma non si è giunti ancora a nulla. Il Governo si faccia portatore di interessi territoriali. Vada incontro, vada ad ascoltare quelle donne e quegli uomini, a capire che cosa vogliono: vogliono lavorare, vogliono dignità, non vogliono soltanto assistenzialismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli . Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per ricordare all'Aula che oggi si sono svolti i funerali di Aniello Scarpati, il poliziotto ucciso in modo assurdo da parte di un gruppo di persone che, a tutta velocità, pare anche - alcuni di loro - sotto l'effetto della droga, correvano per le strade di Torre del Greco, un comune nella provincia di Napoli. Hanno buttato per aria questo poliziotto e il suo collega. Il collega è per fortuna vivo, ma in condizioni molto gravi all'Ospedale del Mare di Napoli.

Oggi si sono svolti i funerali, e noi vogliamo ricordare, come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, questo servitore dello Stato, questa persona talmente generosa che quel giorno non doveva stare in servizio, ma, per fare un piacere a un collega che non stava bene, l'ha sostituito al volo. Lascia una moglie, lascia tre figli e lascia una storia importante di chi, con serietà e dedizione, serve il nostro Paese e, certe volte, non viene ricordato come dovrebbe.

E infine, permettetemi di dire una cosa: è ignobile verificare che sono fuggiti gli assassini - sei persone -, pur vedendo di aver colpito una macchina delle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Li hanno lasciati lì e noi speriamo che la pena sia esemplare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo di Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 7 novembre 2025 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta è pervenuta la seguente segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 8 la deputata Cattoi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

CALENDARIO VIGENTE DEI LAVORI DELL'ASSEMBLEA
(NOVEMBRE 2025)
N. 33

Aggiornato ai sensi dell'articolo 24, commi 2 e 6, del Regolamento

(Conferenza dei presidenti di gruppo del 5 novembre 2025)

Venerdì 7 novembre (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 10 novembre (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2423​ e abbinate - Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico    

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1042​ e abbinate - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea (UE) e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio (EFTA)  

Discussione sulle linee generali della mozione De Raho ed altri n. 1-00519 concernente iniziative volte alla tutela dei giornalisti e della libertà di stampa  

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

  • n. 2592 - Accordo concernente misure di solidarietà volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas tra il Governo della Repubblica Federale di Germania, il Governo della Confederazione Svizzera e il Governo della Repubblica Italiana, fatto a Berlino il 19 marzo 2024 (approvato dal Senato) 
  • n. 2593 - Protocollo di modifica dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Confederazione Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo, del 23 dicembre 2020, fatto a Roma il 30 maggio 2024 e a Berna il 6 giugno 2024 (approvato dal Senato) 

Martedì 11 novembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 11 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 12 (ore 9,30-13,30 e 16,45-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 13 novembre (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 14 novembre)

Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2682​ - Legge annuale per il mercato e la concorrenza per il 2025 (approvato dal Senato) 

Discussione del Doc. IV-ter, n. 20-A - Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Mulè                                        

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2423​ e abbinate - Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico    

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1042​ e abbinate - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea (UE) e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio (EFTA)  

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1806​ e abbinata - Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne (approvata dal Senato)  

Seguito dell'esame della mozione De Raho ed altri n. 1-00519 concernente iniziative volte alla tutela dei giornalisti e della libertà di stampa

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

  • n. 2592 - Accordo concernente misure di solidarietà volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas tra il Governo della Repubblica Federale di Germania, il Governo della Confederazione Svizzera e il Governo della Repubblica Italiana, fatto a Berlino il 19 marzo 2024 (approvato dal Senato) 
  • n. 2593 - Protocollo di modifica dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Confederazione Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo, del 23 dicembre 2020, fatto a Roma il 30 maggio 2024 e a Berna il 6 giugno 2024 (approvato dal Senato) 

Mercoledì 12 novembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 14 novembre (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 17 novembre (a.m., con votazioni non prima delle ore 13)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1693​ e abbinate - Modifica dell'articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso   

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2574​ - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2025   

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 329​ - Disciplina dell'ippicoltura   

Esame del disegno di legge n. 2643​ - Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2025, n. 146, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso regolare di lavoratori e cittadini stranieri, nonché di gestione del fenomeno migratorio (da inviare al Senato – scadenza: 2 dicembre 2025)   

Martedì 18 novembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 18 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 19 novembre (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2643​ - Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2025, n. 146, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso regolare di lavoratori e cittadini stranieri, nonché di gestione del fenomeno migratorio (da inviare al Senato – scadenza: 2 dicembre 2025)   

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1693​ e abbinate - Modifica dell'articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso   

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2574​ - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2025   

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 329​ - Disciplina dell'ippicoltura   

Mercoledì 19 novembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Giovedì 20 novembre (ore 9,30)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2655​ - Disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese (collegato alla manovra di finanza pubblica) (approvato dal Senato) (richiesto termine di conclusione dell'esame in Assemblea, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, primo periodo, del Regolamento)  

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 956​ e abbinate - Modifiche all'articolo 1, comma 741, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e all'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, in materia di equiparazione del regime fiscale nell'applicazione dell'imposta municipale propria e dell'imposta di registro relativamente a immobili posseduti nel territorio nazionale da cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero   

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1822​ - Modifiche al codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi, sistemi informatici o telematici o memorie digitali (approvata dal Senato)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1311​ - Disposizioni per il sostegno delle attività educative e ricreative non formali   

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1367​ - Disposizioni per il sostegno del diritto allo studio e per la prevenzione della dispersione scolastica  

Martedì 25 novembre (ore 10)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 25 novembre (ore 11,30)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2528​ - Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime (approvato dal Senato) (deliberata l'urgenza)   

Martedì 25 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 26 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 27 novembre (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 28 novembre)

Seguito dell'esame disegno di legge n. 2528​ - Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime (approvato dal Senato) (deliberata l'urgenza)     

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2655​ - Disposizioni per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese (collegato alla manovra di finanza pubblica) (approvato dal Senato) (richiesto termine di conclusione dell'esame in Assemblea, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, primo periodo, del Regolamento)   

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 956​ e abbinate - Modifiche all'articolo 1, comma 741, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e all'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, in materia di equiparazione del regime fiscale nell'applicazione dell'imposta municipale propria e dell'imposta di registro relativamente a immobili posseduti nel territorio nazionale da cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero   

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1822​ - Modifiche al codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi, sistemi informatici o telematici o memorie digitali (approvata dal Senato)   

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1311​ - Disposizioni per il sostegno delle attività educative e ricreative non formali   

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1367​ - Disposizioni per il sostegno del diritto allo studio e per la prevenzione della dispersione scolastica   

Mercoledì 26 novembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 28 novembre (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI PER L'ESAME DEGLI ARGOMENTI ISCRITTI NEL CALENDARIO

Ddl n. 2423 e abb. - Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico    

Discussione sulle linee generali: 9 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 34 minuti
Gruppi 6 ore e 46 minuti
Fratelli d'Italia 53 minuti
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista 59 minuti
Lega - Salvini Premier 42 minuti
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE 40 minuti
MoVimento 5 Stelle 50 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra  34 minuti
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe 34 minuti
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare 32 minuti
Italia Viva-il Centro-Renew Europe 30 minuti
Misto: 32 minuti
Minoranze Linguistiche 18 minuti
+Europa 14 minuti

Pdl n. 1042 e abb. - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea (UE) e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio (EFTA)

Tempo complessivo: 15 ore e 40 minuti, di cui:

  • discussione sulle linee generali: 8 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 40 minuti.
Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 10 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 22 minuti

53 minuti

(con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

Gruppi 5 ore e 58 minuti 5 ore e 27 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti 54 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 40 minuti 41 minuti
Lega – Salvini premier 40 minuti 40 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE 38 minuti 36 minuti
MoVimento 5 Stelle 37 minuti 35 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 31 minuti 25 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 31 minuti 25 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) - MAIE 31 minuti 24 minuti
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe 31 minuti 24 minuti
Misto: 31 minuti 23 minuti
Minoranze Linguistiche 18 minuti 12 minuti
+Europa 13 minuti 11 minuti

Mozione n. 1-00519 concernente iniziative volte alla tutela dei giornalisti e della libertà di stampa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale

1 ora

(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

Gruppi 4 ore e 10 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista 35 minuti
Lega - Salvini Premier 33 minuti
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE 28 minuti
MoVimento 5 Stelle 28 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra  16 minuti
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe 16 minuti
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare 16 minuti
Italia Viva-il Centro-Renew Europe 15 minuti
Misto: 15 minuti
Minoranze Linguistiche 9 minuti
+Europa 6 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl di ratifica nn. 2592 e 2593

Tempo complessivo: 2 ore, per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale

19 minuti

(con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

Gruppi 1 ora e 21 minuti
Fratelli d'Italia 12 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 15 minuti
Lega – Salvini premier 9 minuti
MoVimento 5 Stelle 12 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE 7 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 6 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 6 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare 4 minuti
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe 5 minuti
Misto: 5 minuti
Minoranze Linguistiche 3 minuti
+Europa 2 minuti

Pdl n. 1806 e abb. - Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne

Seguito dell'esame: 7 ore e 40 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale

53 minuti

(con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

Gruppi 5 ore e 27 minuti
Fratelli d'Italia 54 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 41 minuti
Lega – Salvini premier 40 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE 36 minuti
MoVimento 5 Stelle 35 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 25 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 25 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare 24 minuti
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe 24 minuti
Misto: 23 minuti
Minoranze Linguistiche 12 minuti
+Europa 11 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale PDL COST 976-B - VOTO FINALE 312 306 6 201 228 78 38 Appr.
2 Nominale DDL 2590 - ARTICOLO 1 274 274 0 138 184 90 38 Appr.
3 Nominale ARTICOLO 2 278 278 0 140 186 92 38 Appr.
4 Nominale ARTICOLO 3 279 279 0 140 187 92 38 Appr.
5 Nominale ARTICOLO 4 280 280 0 141 188 92 38 Appr.
6 Nominale ODG 9/2590/1 279 271 8 136 94 177 39 Resp.
7 Nominale ODG 9/2590/2 281 274 7 138 94 180 39 Resp.
8 Nominale DDL 2590 - VOTO FINALE 249 249 0 125 172 77 38 Appr.
9 Nominale MOZ 1-512 NF 277 275 2 138 96 179 37 Resp.
10 Nominale MOZ 1-520 NO CPV 3 DISP 277 274 3 138 103 171 37 Resp.
11 Nominale MOZ 1-520 CPV 3 DISP 275 274 1 138 272 2 37 Appr.
12 Nominale MOZ 1-521 RIF 276 273 3 137 179 94 37 Appr.
13 Nominale MOZ 1-522 277 266 11 134 95 171 37 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale PDL 703-B - EM 1.2 236 174 62 88 28 146 90 Resp.
15 Nominale EM 1.4 238 236 2 119 95 141 90 Resp.
16 Nominale ARTICOLO 1 240 233 7 117 141 92 90 Appr.
17 Nominale ARTICOLO 4 240 239 1 120 142 97 89 Appr.
18 Nominale ARTICOLO 6 243 243 0 122 146 97 89 Appr.
19 Nominale ARTICOLO 7 247 152 95 77 147 5 89 Appr.
20 Nominale ODG 9/703-B/3 243 243 0 122 100 143 89 Resp.
21 Nominale ODG 9/703-B/7 243 196 47 99 52 144 89 Resp.
22 Nominale ODG 9/703-B/8 242 195 47 98 50 145 89 Resp.
23 Nominale PDL 703-B - VOTO FINALE 210 208 2 105 132 76 85 Appr.