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Resoconti stenografici delle audizioni

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XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari

Resoconto stenografico



Seduta n. 28 di Giovedì 7 marzo 2024
Bozza non corretta

INDICE

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Sulla pubblicità dei lavori.
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

Comunicazioni del presidente:
Morrone Jacopo , Presidente ... 3 

ESPRESSIONE DEL PARERE SULLA DEINDICIZZAZIONE

Sulla pubblicità dei lavori.
Morrone Jacopo , Presidente ... 6 

Espressione del parere sulla deindicizzazione:
Morrone Jacopo , Presidente ... 6 

AUDIZIONI

Sulla pubblicità dei lavori.
Morrone Jacopo , Presidente ... 7 

Audizione di rappresentanti del Comitato «Casal Selce Libera»:
Morrone Jacopo , Presidente ... 7 
Brancaccio Graziella , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 8 
Morrone Jacopo , Presidente ... 13 
De Priamo Andrea  ... 13 
Lorefice Pietro  ... 14 
Brancaccio Graziella , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 14 
Morrone Jacopo , Presidente ... 14 
Lorefice Pietro  ... 14 
Marino Maria Stefania (PD-IDP)  ... 15 
Morrone Jacopo , Presidente ... 15 
Di Lella Elio , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 15 
Morrone Jacopo , Presidente ... 16 
Di Lella Elio , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 16 
Morrone Jacopo , Presidente ... 16 
Di Lella Elio , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 16 
Brancaccio Graziella , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 16 
Lorefice Pietro  ... 17 
Brancaccio Graziella , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 17 
Di Lella Elio , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 17 
Morrone Jacopo , Presidente ... 18 
Mennuni Lavinia  ... 18 
Morrone Jacopo , Presidente ... 19 
Lorefice Pietro  ... 19 
Brancaccio Graziella , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 20 
Di Lella Elio , rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera» ... 20 
Morrone Jacopo , Presidente ... 21  ... 21 

Audizione del procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli, Michele Del Prete:
Morrone Jacopo , Presidente ... 21 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 23 
Morrone Jacopo , Presidente ... 32 
Petrucci Simona  ... 32 
Morrone Jacopo , Presidente ... 32 
Petrucci Simona  ... 33 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 33 
Petrucci Simona  ... 34 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 34 
Petrucci Simona  ... 34 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 34 
Lorefice Pietro  ... 35 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 36 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 38 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 39 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 41 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 41 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 41 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 41 
Petrucci Simona  ... 42 
Morrone Jacopo , Presidente ... 42 
Petrucci Simona  ... 42 
Morrone Jacopo , Presidente ... 42 
Petrucci Simona  ... 42 
Morrone Jacopo , Presidente ... 42 
Petrucci Simona  ... 43 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 43 
Petrucci Simona  ... 43 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 43 
Petrucci Simona  ... 43 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 43 
Petrucci Simona  ... 43 
Morrone Jacopo , Presidente ... 43 
Petrucci Simona  ... 44 
Morrone Jacopo , Presidente ... 44 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 44 
Morrone Jacopo , Presidente ... 44 
Petrucci Simona  ... 44 
Morrone Jacopo , Presidente ... 44 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 44 
Petrucci Simona  ... 44 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 45 
Petrucci Simona  ... 45 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 45 
Petrucci Simona  ... 45 
Morrone Jacopo , Presidente ... 45 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 45 
Morrone Jacopo , Presidente ... 46 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 46 
Morrone Jacopo , Presidente ... 46 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 48 
Morrone Jacopo , Presidente ... 50 
Del Prete Michele , procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli ... 51 
Morrone Jacopo , Presidente ... 52 

(La seduta, sospesa alle 12.10, è ripresa alle 12,25) ... 52 

Audizione di Lazzaro D'Auria, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani»:
Morrone Jacopo , Presidente ... 52 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani» ... 53 
Morrone Jacopo , Presidente ... 57 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani» ... 57 
Morrone Jacopo , Presidente ... 57 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani» ... 57 
Morrone Jacopo , Presidente ... 58 
Lorefice Pietro  ... 58 
Morrone Jacopo , Presidente ... 59 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani» ... 59 
Lorefice Pietro  ... 59 
D'Auria Lazzaro , rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani» ... 60 
Morrone Jacopo , Presidente ... 60 

(La seduta, termina alle 12.40) ... 60 

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Sulla pubblicità dei lavori.
Morrone Jacopo , Presidente ... 61 

Comunicazioni del presidente:
Morrone Jacopo , Presidente ... 61

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
JACOPO MORRONE

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  La seduta comincia alle 9.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, nell'ambito del filone di inchiesta riguardante la discarica di Riceci e, più in generale, il sistema di smaltimento dei rifiuti nella regione Marche, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 28 febbraio scorso ha convenuto, anche alla luce delle risultanze delle audizioni fin qui effettuate, che la Commissione proceda a visitare una selezione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti nella suddetta regione, tra cui il sito di Riceci e la discarica gestita da Marche Multiservizi, ubicata nella località Cà Asprete, nel comune di Tavullia, in provincia di Pesaro-Urbino. Avverto, quindi, che in conformità a quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, una delegazione della Commissione si recherà in missione nella provincia di Pesaro-Urbino nella giornata del 19 marzo. Il termine per i Gruppi per comunicare la presenza di due commissari per la maggioranza e due per l'opposizione è fissato per le ore 13 di lunedì 11 marzo.
  Comunico, inoltre, che una delegazione della Commissione si recherà in missione nelle province di Caserta e Benevento, nella Pag. 4giornata del 25 marzo. Tale missione rientra nell'ambito dei filoni d'inchiesta già avviati con riferimento alla regione Campania, in particolare alla località Puglianello, ove è stato segnalato uno sversamento di rifiuti di particolare entità, e più in generale al sistema di smaltimento dei rifiuti nella medesima regione, nonché al monitoraggio degli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani e delle conseguenze di accadimenti di natura criminale, secondo quanto già deliberato in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 20 dicembre scorso. In proposito, ricordo che una delegazione della Commissione ha già effettuato, nel dicembre scorso, una missione nella Terra dei fuochi. Il termine stabilito per comunicare da parte dei Gruppi la partecipazione dei commissari, in numero di due per la maggioranza e due per l'opposizione, alla suddetta missione, è fissato per le ore 13 di giovedì 14 marzo.
  Comunico, altresì, che una delegazione della Commissione si recherà in missione in Sicilia, nelle giornate del 26, 27 e 28 marzo, nelle province di Catania, Messina e Caltanissetta. Tale missione rientra nell'ambito dei filoni d'inchiesta relativi al sistema di smaltimento dei rifiuti in Sicilia, al monitoraggio degli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani e delle conseguenze di incendi e accadimenti di natura criminale nella medesima Regione, nonché alla bonifica del sito di interesse nazionale di Gela, secondo quanto già deliberato in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 20 dicembre scorso. Il termine per i Gruppi per comunicare la presenza di due commissari per la maggioranza e due per l'opposizione, salvo diversa indicazione da parte dei Gruppi medesimi, è fissato, anche in tal caso, per le ore 13 di giovedì 14 marzo.Pag. 5
  Avverto, inoltre, che, nell'ambito dei due filoni d'inchiesta relativi ai reati economici collegati alla gestione illecita dei rifiuti e alla analisi del fenomeno del traffico illecito di rifiuti in merito alle infiltrazioni mafiose e al ruolo della cosiddetta «area grigia», già deliberati in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 20 dicembre scorso, con riferimento ai quali una delegazione della Commissione si è già recata in missione in Puglia il mese scorso, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di convocare in audizione il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il presidente Emiliano, infatti, ha recentemente offerto alla Commissione, in una lettera indirizzata alla presidenza, la collaborazione dell'amministrazione regionale, nell'ambito di uno sforzo comune volto a contrastare in particolare il fenomeno dello sversamento illecito di rifiuti e mitigarne le conseguenze negative per l'ambiente.
  Infine, nell'ambito dei filoni d'inchiesta relativi al sistema di smaltimento dei rifiuti in Sicilia, al monitoraggio degli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani e delle conseguenze di incendi e accadimenti di natura criminale nella medesima regione, già deliberati in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 20 dicembre scorso, si è convenuto di audire il presidente della Regione, Renato Schifani, anche in vista della missione che la Commissione svolgerà prossimamente in alcune province della Sicilia stessa. Preciso che l'ordine di effettivo svolgimento delle audizioni sarà individuato sulla base della disponibilità dei soggetti da audire, tenuto conto dell'andamento dei lavori della Commissione.
  Non essendovi interventi, dichiaro concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 9.35.

Pag. 6

ESPRESSIONE DEL PARERE SU ISTANZE DI DEINDICIZZAZIONE

  La seduta comincia alle 9.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito.

Espressione del parere su istanze di deindicizzazione.

  PRESIDENTE. Ricordo che in data 22 febbraio è pervenuto, con lettera della Vicepresidente della Camera, on. Anna Ascani, un sollecito affinché la Commissione esprima al più presto il parere di competenza in merito ad alcune istanze di deindicizzazione riguardanti atti della Commissione di passate legislature, così da consentire la conclusione dell'istruttoria su tali istanze da parte del gruppo di lavoro appositamente costituito e la successiva decisione in merito dell'Ufficio di Presidenza della Camera. Al riguardo, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto nella riunione odierna di sottoporre alla Commissione una proposta di parere, che è in distribuzione. Se non vi sono osservazioni, propongo, in conformità a quanto stabilito dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che la Commissione deliberi di trasmettere al predetto gruppo di lavoro dell'Ufficio di Presidenza della Camera la citata proposta di parere.

  (Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito).

  La seduta termina alle 9.40.

Pag. 7

AUDIZIONI

  La seduta comincia alle 9.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Comitato «Casal Selce Libera».

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti.
  L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti del Comitato «Casal Selce Libera». In rappresentanza del comitato interverranno l'avvocato Graziella Brancaccio e l'ingegner Elio Di Lella, che ringrazio per la presenza e che sono accompagnati dai signori Celestino Leonetti, Lucina Nicolai ed Elisabetta Gasparri. Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Avverto, inoltre, i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Segnalo che in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza, saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera. Al fine di assicurare il miglior svolgimento dei lavori invito, inoltre, i nostri ospiti a destinare, se possibile, l'illustrazione di eventuali contributi riservati nella parte finale Pag. 8della seduta. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato sul sistema complessivo di gestione dei rifiuti della regione Lazio e di Roma Capitale. Ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sulle organizzazioni in esse coinvolte e le infiltrazioni della criminalità organizzata. La Commissione acquisisce informazioni su soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti, con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, anche tenendo conto del livello della dotazione di impianti. Cedo, dunque, la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della relazione, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  GRAZIELLA BRANCACCIO, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Buongiorno. Sono l'avvocato Graziella Brancaccio e sono residente in Casal Selce, a quattro chilometri da Malagrotta. Questa Commissione è già ampiamente edotta della drammaticità della questione Malagrotta, della smisurata area su cui sorge la discarica più grande d'Europa, dell'impossibilità di conoscere quali rifiuti siano effettivamente celati negli 80 milioni di metri cubi, giacenti su un'area di 244 ettari di terreno, degli allarmanti dati dello studio ERAS Lazio riferiti alle 90 mila persone residenti nei 7 chilometri dall'area della discarica, che hanno dato contezza di un oggettivo incremento delle patologie del sistema circolatorio, dell'apparato respiratorio e di quelle tumorali alla laringe e al seno. Purtroppo, chi vi parla è stata interessata da questa patologia. Questa Commissione conosce tutte le vicende di una discarica chiusa nel 2013, ma all'interno della quale prosegue il trattamento meccanicoPag. 9 dei rifiuti indifferenziati di Roma, e non solo, attraverso gli ormai tristemente famosi TMB; è consapevole dello stanziamento governativo di 250 milioni di euro, soldi pubblici, per la messa in sicurezza della discarica, 5 milioni di euro nel 2023 e 55 milioni di euro nel 2024, e della persistenza della dispersione di sostanze inquinanti e della contaminazione delle falde sotterranee. È stato stimato un flusso di 9.738 metri cubi di percolato che si disperde in falda ogni anno. Dinanzi a questa Commissione parlamentare nel novembre 2015 è stato evidenziato che la discarica di Malagrotta inquina e che c'è interferenza tra la discarica e la falda. Malagrotta è un sito di rifiuti nel cui suolo, secondo le indagini della procura di Roma, vi sarebbe una concentrazione di sostanze tossiche, quali arsenico, benzene, cadmio, mercurio, nichel, piombo, manganese e ammoniaca, un sito che cambia nome quando proprio di fronte diventa un'area di conferenza, Ponte Malnome, che oggi riceve 900 tonnellate di indifferenziata al giorno, a fronte dei 200 previsti, priva di ogni crisma di sicurezza, che nel 2014, a seguito dell'esondazione del Rio Galeria, ha disperso nei terreni adiacenti idrocarburi e rifiuti ospedalieri. L'indagine dell'ISPRA di ottobre 2010, commissionata dal Ministero dell'ambiente, aveva constatato che il quadro qualitativo delle acque sotterranee nell'area di Malagrotta risulta fortemente compromesso e i dati analizzati mostrano una contaminazione diffusa su tutta l'area, a causa delle attività industriali. Le indagini epidemiologiche effettuate dall'ASL di Roma e dall'ARPA hanno delineato, inoltre, un quadro piuttosto allarmante, caratterizzato da valori di inquinamento oltre i limiti di legge. L'area di Malagrotta confina con Valle Galeria e con i centri abitati di Casal Selce, Massimina, Casal Lumbroso, Fontignani, Ponte Malnome, Castel Malnome, Pantano di Grano e Ponte Galeria e include vasti centri abitati nonché varie ed estese attività agricole, anche Pag. 10biologiche, e di allevamento lungo via di Malagrotta e di Ponte Galeria. La vocazione dell'area, che è agricola e residenziale, non industriale, consente agli inquinanti di entrare con facilità nella catena alimentare. L'intero quadrante di Malagrotta e di Valle Galeria è caratterizzato da un elevato livello di rischio ambientale e sanitario, tale da far rientrare l'intera zona tra le diciotto aree italiane ad alto rischio di incidente rilevante, ai sensi della cosiddetta «legge Seveso III». L'assetto di cui siamo a conoscenza è, pertanto, drammatico ed è sotto gli occhi di tutti. Ma oggi vorrei contestualizzare l'incongruenza e l'inspiegabilità di scelte operate sotto una parvenza di legittimità amministrativa e portate avanti a qualunque costo. Vorrei, oggi, porre alcune domande, alle quali personalmente non riesco a dare una risposta. La problematica della gestione dei rifiuti nella capitale, sia nei suoi aspetti pratici che in quelli di intreccio con le attività a vario titolo illecite, ormai è endemica e richiede una risoluzione competente, ponderata, controllata, sorretta da tutte le garanzie procedimentali che nel corso dei decenni hanno dato attuazione all'articolo 97 della nostra Costituzione. La procedimentalizzazione dell'attività amministrativa – ricordiamo – è garanzia di legittimità, imparzialità e, quantomeno negli intenti, di efficienza. La gestione dei rifiuti di Roma Capitale è stata, invece, in modo inspiegabile sia sotto il profilo dello stato di diritto sia sotto il profilo della concreta ed efficiente risoluzione della questione, demandata con normazione d'urgenza a un commissario straordinario, organo singolo, con poteri straordinari, in deroga ai procedimenti che costituiscono garanzia di legalità, formalmente giustificati, anche con riferimento all'urgenza di provvedere, con l'esigenza di gestire l'imminente Giubileo del 2025, che è un evento certamente non imprevedibile. Ai poteri straordinari per il Giubileo sono stati affiancati, con le medesime giustificazioni, i poteri Pag. 11per la predisposizione e l'adozione del piano rifiuti e la realizzazione dei nuovi impianti. L'assenza di procedimentalizzazione ha generato aberrazioni, davanti alle quali gli organi che sarebbero ordinariamente coinvolti rimangono inerti. La detenzione di poteri decisori in capo a un organo individuale ha eluso ogni forma di reale contraddittorio.
  Oggi ci troviamo di fronte a una decisione imperativa, che è determinata a colpire nuovamente l'area di Malagrotta, a tutti i costi, sebbene sia davanti agli occhi di tutti il disastro ambientale determinato dallo scellerato utilizzo del territorio negli ultimi cinquant'anni e la ripetuta violazione di norme ambientali, di sicurezza e di tutela della salute e del patrimonio pubblico. Essendo impedito il contraddittorio democratico, ci poniamo, oggi, alcune domande. Come si può giustificare in uno stato di diritto il conferimento e il mantenimento di poteri speciali in capo a un organo individuale, espunto da una composizione governativa democratica e in assenza di eventi straordinari e imprevedibili? Come si giustifica la deroga ai princìpi dell'ordinamento democratico, figlio della nostra Costituzione, per la risoluzione di questioni che sono endemiche, che vengono associate a eventi qualificati come straordinari, anche se programmati da venticinque anni? Ma, soprattutto, come si può giustificare il richiamo al Giubileo 2025 per il conferimento di poteri sulla realizzazione di impianti che dovrebbero essere funzionali al giubileo, ma che non potranno evidentemente mai essere ultimati entro tale scadenza? Come si può rimanere impassibili e accettare che la localizzazione dei siti e la scelta degli impianti da realizzare vengano rimesse a un organo individuale di nomina politica, senza che sussista alcuna giustificazione costituzionale dei poteri conferiti? Come si può rimanere senza strumenti dinanzi ad aberrazioni evidenti?Pag. 12
  Il territorio sul quale dovrebbe sorgere il sito risulta essere stato utilizzato per il seppellimento dei materiali inerti derivanti dalla ristrutturazione dello stadio Olimpico negli anni Novanta – lo raccontano molti residenti, che hanno visto personalmente queste attività – ed è, pertanto, di per sé inidonea a ogni tipo di cementificazione. Perché non esiste alcuna indagine sulla possibilità di costruire un impianto da 120 mila tonnellate su un terreno nel quale sono sommersi rifiuti? L'area designata per la realizzazione del nuovo impianto è soggetta a rischio idrologico. L'alluvione del 2014 ne fu la riprova. Nel 2017 veniva annullata la delibera n. 1448/15, che prevedeva il trasferimento degli autodemolitori. L'area, proprio quest'area, veniva pertanto dichiarata inutilizzabile per qualsiasi attività diversa da quella agricola. La necessità di realizzare nuovi impianti definiti «green», sebbene capaci di produrre emissioni superiori a quelle consentite dall'Organizzazione mondiale della sanità, viene associata all'impellenza di superare i TMB tradizionali, che nel frattempo bruciano. La concentrazione di impianti su Malagrotta rende imperativa l'applicazione della normativa Seveso, mai applicata. Gli incendi che hanno interessato i TMB di Roma Capitale negli ultimi anni conferiscono ulteriore riprova della necessità di realizzare tali impianti in aree industriali e non abitate, ma il commissario intende aggiungere un impianto e avvicinarlo ai centri abitati. Si parla di 250 metri dalle prime abitazioni e di 900 metri dal primo centro abitato. 900 metri. Il commissario dichiara che il sito individuato per il nuovo impianto, un'area di 12 ettari, separata dall'area della discarica di 244 ettari da una distanza di appena 3 chilometri, non è Malagrotta. Lo ha detto nell'intervista rilasciata qualche settimana fa in un'inchiesta di Rainews24. Il sito è confinante con una riserva di un'estensione di circa mille metri, Natura 2000, figlia di una Pag. 13direttiva della Comunità europea, che costituisce il principale strumento della politica dell'Unione europea per la conservazione della biodiversità, finalizzata a garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciate a livello comunitario, un territorio incompatibile con la vicinanza a impianti industriali. Il sito, come detto, è soggetto a rischio idrologico e non è idoneo alla cementificazione. Questo rischio risulta da documenti ufficiali di Roma Capitale. Vogliamo concludere ponendoci un'ultima domanda: come si può derogare alle norme procedimentali figlie della nostra Costituzione in favore di un organo individuale che, pur di realizzare l'impianto a tutti i costi, nega, senza pudore, evidenze fattuali e oggettive?

  PRESIDENTE. Do la parola ai commissari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA DE PRIAMO. Ringrazio il presidente per questa audizione. Più che una domanda, posso sicuramente confermare che questi comitati e queste realtà sono anni che chiedono un'attenzione particolare su un'area che abbiamo in parte visto con un sopralluogo. Siamo stati all'ex discarica di Malagrotta. Viene posto da tanti anni un tema di area vasta, che anche qui adesso abbiamo sentito. Vorrei avere una conferma. Mi pare di capire che da parte di questi comitati vi sia una richiesta di attenzione all'impatto complessivo sull'area e non una contestazione specifica, come possono averla tanti comitati, rispetto a un impianto. C'è il tema della mancata attenzione negli anni a una riqualificazione complessiva, che sicuramente diventa difficile se si continua a immaginare quella zona come sito di impianti di quel tipo. Ovviamente, poi si può entrare nel merito, ma è l'impostazione a monte che viene contestata. Quindi, vorrei più che altro una conferma di questo.

Pag. 14

  PIETRO LOREFICE. Ringrazio gli auditi. Nell'attesa di leggere la documentazione più nel dettaglio, penso ci lascerete un testo scritto o una relazione...

  GRAZIELLA BRANCACCIO, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». La invierò.

  PRESIDENTE. Certo, ci può lasciare o inviare tutta la documentazione che ritiene.

  PIETRO LOREFICE. In base all'illustrazione dell'avvocato Brancaccio pongo alcune domande puntuali. Per grandi linee ho inteso che non c'è stata fino ad oggi un'interazione con i soggetti deputati, in questo caso parliamo di Roma Capitale, anche in virtù della nuova nomina a commissario. Pertanto, le chiedo se in questi anni o in questi mesi avete avanzato richieste formali per partecipare ai processi interni. In qualità di portatori d'interesse avete chiesto anche formalmente al sindaco di Roma Capitale e all'assessore competente di partecipare? Aggiungo una seconda domanda. Nell'attivazione dei processi formativi o preparatori all'aggiornamento del piano rifiuti per l'area vasta di Roma – che non è solo la città di Roma, comprende anche la vostra zona – come processi o procedure democratiche, previste anche da norme europee, è stato chiesto anche a voi portatori di interesse di dare il vostro punto di vista? Inoltre, avete inviato formalmente una documentazione dove mettete in evidenza ciò che avete elencato in Commissione? Altra domanda. A quali altri soggetti pubblici deputati alla salvaguardia e alla tutela della salute e dell'ambiente in generale, penso all'ASL e all'ARPA, avete inviato richieste formali, magari anche per fare sopralluoghi congiunti? Avete fatto accesso agli atti e se sì, vi è stato dato riscontro? In ultimo, poiché lei ha fatto riferimento a patologie e a tutto ciò che è Pag. 15correlato all'inquinamento sia delle falde che dell'aria, avete chiesto o inviato documenti all'Istituto superiore di sanità e al ministero di riferimento? Essendo un'area vasta, un qualcosa di complesso, avete chiesto uno studio di coorte, un'indagine epidemiologica? Più elementi ci date, però con carte scritte, oltre a evidenze pubbliche, manifestazioni, picchetti o altro, quindi tutto ciò che avete prodotto in maniera documentale, tracciabile, con tanto di invii, raccomandate, protocolli d'ingresso agli enti locali, più riferimenti corposi abbiamo da poter utilizzare nel prosieguo della nostra indagine.

  MARIA STEFANIA MARINO. Vi ringrazio per la relazione. Solo una domanda. Lei prima parlava di patologie tumorali, ebbene avete chiesto l'istituzione di un registro tumori per comprendere se c'è stato questo aumento e se effettivamente la causa è la vicinanza con Malagrotta?

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei commissari, do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  ELIO DI LELLA, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Provo a rispondere io sul discorso delle patologie tumorali, visto che anch'io ne sono stato soggetto. C'è uno studio epidemiologico fatto dall'ASL di zona, che però si è fermato a una certa data, che riguarda solo gli effetti di discarica e raffineria. In realtà, poiché il primo studio si è fermato a quando erano in funzione entrambe le attività, discarica dei rifiuti e Raffineria di Roma, mentre adesso è rimasto solo il deposito di carburanti di Raffineria di Roma, l'aggiornamento fatto sui dati epidemiologici riguarda solo quello che era successo prima. Non è andato avanti. Questo l'abbiamo saputo pochi giorni fa.Pag. 16
  Mi preme inoltre precisare che, sia per il piano rifiuti sia in precedenza per l'impianto di compostaggio e prima ancora per gli autodemolitori di cui parlava l'avvocato Brancaccio, sono stati fatti documenti ufficiali. Queste sono le copie delle Pec, con tanto di ricevuta. L'ultima, che riguarda il piano rifiuti di Roma, ne evidenzia una serie di carenze, soprattutto la mancanza di valutazione di siti alternativi. Comunque, poi potrete leggere nel dettaglio quello che vi è scritto.
  Vi ringrazio per questa convocazione, mi fermo qui e aggiungo che, poiché sono in corso delle indagini, dal momento che abbiamo fatto non un esposto, ma una querela alla procura della Repubblica, che è stata affidata al pubblico ministero, sostituto procuratore Orano, che ha numero di registro generale 103365/2023, vi chiedo di segretare la mia audizione, in quanto dirò cose che fanno parte di questa indagine e relativamente a questo documento, che vi lascerò. Resti solo per uso vostro.

  PRESIDENTE. Lei intende segretare le sue dichiarazioni?

  ELIO DI LELLA, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Intendo segretare quello che dico e il documento.

  PRESIDENTE. Va bene, però farei prima rispondere sulla parte non segretata, dopodiché passeremo in seduta segreta, perché con il passaggio in seduta segreta vanno interrotti i collegamenti di chi segue la seduta in videoconferenza.

  ELIO DI LELLA, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Va bene.

  GRAZIELLA BRANCACCIO, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Con riferimento alla sua domanda, le confermo che la nostra meraviglia è proprio l'accanimento di Pag. 17questa classe politica – non potrei neanche chiamarla così – di questo organo, con i suoi collaboratori, nei confronti di questa area, che è martoriata e che deve essere bonificata. Abbiamo questo stanziamento del Governo di 250 milioni di euro che per il momento non sta dando alcun risultato utile, perché le infiltrazioni continuano a esserci.

  PIETRO LOREFICE. Presidente, chiederei che l'avvocato specificasse meglio, perché ha parlato genericamente di un organo. Quale organo?

  GRAZIELLA BRANCACCIO, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Il commissario per l'emergenza rifiuti, di cui ho parlato prima. Lo dico con tranquillità, perché è un organo che non dovrebbe essere predisposto alla gestione del piano rifiuti. Lo è in forza di un provvedimento d'urgenza, correlato a un evento che non era imprevedibile, peraltro un evento che terminerà molto prima dell'inizio della realizzazione di questo impianto. Quindi, assistiamo tutti inerti a questa contraddizione e aberrazione e noi non riusciamo ad accettarlo, non riusciamo a farcene una ragione, anche perché, quando abbiamo cercato un colloquio con l'assessore Alfonsi, ci ha più volte disdetto gli appuntamenti. Mai ci ha incontrato in sede istituzionale. Ha incontrato soltanto una volta i comitati di zona, senza l'ufficialità e l'istituzionalizzazione dell'incontro, limitandosi a ricordare che Malagrotta non è Casal Selce e che, comunque, quell'area ha questa vocazione. Ecco, noi ci troviamo davanti a queste giustificazioni. Allora, espropriateci, mandateci via e rendetela un'area a vocazione industriale per i rifiuti. Sarebbe più coerente.

  ELIO DI LELLA, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». A proposito di piano rifiuti e dell'incontro, l'unico, che Pag. 18citava l'avvocato Brancaccio, l'assessore Alfonsi disse che tutti i municipi devono collaborare a questo piano rifiuti e di fare una proposta alternativa se ritenevamo che il biodigestore rappresentasse un eccesso di pericolosità. Bene, la proposta alternativa che abbiamo fatto riguarda l'installazione di un impianto per la selezione del vetro, che nel piano rifiuti non c'è. Si parla di 150 mila tonnellate di vetro recuperato, ma non si sa che fine fanno. Ve lo dico io: oltre la metà va in un impianto privato che si trova in provincia di Frosinone. Quindi, le bottiglie di birra degli hooligans che vengono a Roma per le partite o di tutti i turisti è comodissimo portarle a Frosinone, invece che tenerle vicino. Perché questo impianto? Perché non ha emissioni, ma ha solo macchinari elettrici, occupa 4.200 metri quadri, non sette ettari di impianto su dodici totali dell'area. Quindi, potevamo accettarlo. Non ci è stata data nessuna risposta.
  Analogamente, le osservazioni preliminari al piano rifiuti mandate da noi, in particolare a firma mia, al signor sindaco non hanno ricevuto riscontro, neanche di tipo negativo. Il riscontro è stato l'emissione di un piano rifiuti dove era scritto «Casal Selce». Il motivo per cui in quel piano troviamo Casal Selce è che la precedente giunta, dopo aver rinunciato a mettere gli autodemolitori per i motivi poc'anzi espressi dall'avvocato Brancaccio, aveva proposto un impianto di compostaggio, contro il quale avevamo fatto ricorso al TAR, perché era stato dato, in pieno periodo covid, il rilascio del PAUR anche per questo impianto, che è la metà come potenzialità di trattamento rispetto a quello che si vuole fare ora.

  PRESIDENTE. Do la parola alla senatrice Mennuni.

  LAVINIA MENNUNI. Innanzitutto voglio ringraziare moltissimo il presidente per aver convocato questa audizione. Ho Pag. 19ascoltato le parole del senatore De Priamo, che ha manifestato, anch'egli, gratitudine per questa audizione molto importante, e le accorate richieste di attenzione su questo tema assolutamente ben esposte da parte dell'avvocato e del rappresentante del comitato, tema su cui anche al comune di Roma ci eravamo particolarmente adoperati. Il tema prevalente non è tanto e soltanto la tipologia di impianto che si va a installare, come è stato chiarito, quanto il fatto che si tratta di un'area che già di per sé è stata molto in sofferenza, sulla quale già insisteva a pochissima distanza una discarica, talmente nota da aver avuto tutto un excursus storico, che non intendo certo qui rievocare. La questione, quindi, su cui tutti i membri di questa autorevole Commissione devono riflettere e adoperarsi è che si tratta di una zona nella quale non si può intervenire con ulteriori impianti, che peraltro sarebbero attrattivi di un traffico veicolare consistente, con arterie assolutamente non adeguate a livello urbanistico per attrarre flussi trasportistici importanti che deriverebbero dal richiamo di un impianto di tal guisa. Ringrazio, dunque, il comitato per il grande lavoro che sta svolgendo in rappresentanza di migliaia e migliaia di cittadini che vivono in quel quadrante urbano, che avrebbe una grande valenza anche ambientale, ma che sicuramente riceverebbe nocumento dall'installazione di ulteriori impianti, quale quello di cui trattasi.

  PRESIDENTE. Do la parola al senatore Pietro Lorefice.

  PIETRO LOREFICE. Presidente, intervengo per completezza di informazioni. Prima avete fatto riferimento alla presenza di siti Natura 2000, pertanto luoghi che sono riconosciuti e tutelati da norme unionali, quindi vi chiedo se avete proceduto anche a informare la Commissione europea o gli organismi dell'Unione. Inoltre, nonostante i poteri del commissario, io ritengo Pag. 20che ci siano sempre delle competenze ascrivibili alla regione, anche se a seguito di emissioni di parere, quindi vi chiedo se con l'assessore regionale o, comunque, con la regione Lazio avete avuto o avete tuttora interlocuzioni o se anche in quel caso non c'è stata comunicazione. Chiaramente, vi chiedo anche di indicare il periodo storico, perché andando indietro il problema Malagrotta e il tema gestione rifiuti a Roma, nell'area vasta e nel Lazio non sono nati da pochi mesi. Pertanto, vi chiedo se è possibile conoscere le relazioni che avete avuto o che avete tuttora con il governo regionale.

  GRAZIELLA BRANCACCIO, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Sulle singole interlocuzioni l'ingegnere Di Lella sicuramente potrà essere più preciso di me. Io, però, vorrei ribadire che l'istituzione del commissario ha creato un rimbalzo di competenze che lascia i cittadini senza strumenti. Anche i ricorsi giurisdizionali hanno un percorso difficile, perché ci sono poteri in deroga sui quali, salvo un incidente di costituzionalità, i magistrati non possono intervenire. Sicuramente la violazione di normative europee può essere portata all'attenzione dell'Unione europea, ma a livello giurisdizionale bisogna prima attendere tutti i gradi previsti dal nostro ordinamento. Volevo soltanto fare questa precisazione, proprio per sottolineare che c'è sempre il rimbalzo della competenza rispetto ai poteri commissariali. L'ingegnere, comunque, saprà darle ulteriori dettagli.

  ELIO DI LELLA, rappresentante del Comitato «Casal Selce Libera». Premetto che faccio da consulente tecnico, avendo esperienze lavorative quarantennali in ambito ambientale, a tutti e tre i comitati, il Comitato «Casal Selce Libera», il Comitato «Difendiamo Casal Selce» e il Comitato «Castel di Guido».Pag. 21
  Con l'assessore Ghera non siamo riusciti a parlare personalmente, ma due volte – di recente, poi se serve vi do le date – abbiamo avuto un incontro con i suoi collaboratori, ai quali abbiamo esposto le difficoltà, che poi sono state riportate in un ricorso al TAR. Alla Corte europea, come lei sa, ci si rivolge dopo che ci sono stati due pareri negativi da parte del TAR e del Consiglio di Stato. L'udienza di merito del TAR, che spero sia favorevole a noi per tutte le cose che abbiamo detto, si terrà il 20 marzo prossimo, quindi tra pochi giorni. Dopodiché, procederemo. Se dovesse andare male anche il Consiglio di Stato, porteremo le nostre istanze fino alla Corte di giustizia dell'Unione europea, con sede in Lussemburgo.

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei commissari, propongo di passare in seduta segreta. Riprenderemo i collegamenti in video conferenza con le audizioni successive.

  (I lavori proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta sospesa alle 10.50, è ripresa alle 11.05.

Audizione del procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli, Michele Del Prete.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli, dottor Michele Del Prete, che ringrazio per la presenza. Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione.Pag. 22 Avverto inoltre il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Segnalo che in tal caso, per la parte di seduta sottoposta a regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera. Al fine di assicurare il miglior svolgimento dei lavori invito i nostri ospiti a destinare, se è possibile, l'illustrazione di eventuali contenuti riservati alla parte finale della seduta. L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento avviato sulla cosiddetta «Terra dei fuochi», in Campania, dove la Commissione si è recata in missione con una propria delegazione nelle giornate del 5 e 6 dicembre 2023, nonché dei due filoni di inchiesta sui reati economici collegati alla gestione illecita dei rifiuti, incluso il fenomeno dei roghi, e sull'analisi del fenomeno del traffico illecito di rifiuti in merito alle infiltrazioni mafiose e al ruolo della cosiddetta «area grigia». In tale contesto la Commissione intende acquisire elementi di conoscenza utili anche con riferimento alla destinazione dei flussi extraregionali dei rifiuti. Ricordo che la Commissione è chiamata a svolgere indagini atte a far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sulle organizzazioni in esse coinvolte e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata. La Commissione acquisisce informazioni sui soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti con l'obiettivo specifico di individuare eventuali connessioni tra tali attività illecite e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti all'interno dei territori comunali e provinciali e tra le diverse regioni, anche tenendo conto del divario nella dotazione di impianti. Inoltre, sulla base della relativa legge istitutiva, è compito specifico della Pag. 23Commissione indagare sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei rifiuti, ovvero i siti abusivi di discarica. Cedo dunque la parola al dottor Del Prete per lo svolgimento della sua relazione.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Buongiorno a tutti. Innanzitutto vorrei spiegare a tutti qual è il ruolo del nostro ufficio e in particolare del gruppo specializzato che coordino presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il mio ufficio ha innanzitutto una competenza distrettuale, che si estende a tutti i territori di Napoli, Caserta e Benevento, mentre, come forse saprete, esiste un'altra area che è sotto la competenza della direzione distrettuale antimafia di Salerno, che è l'altra corte d'appello. La parte che ci riguarda è quella dei territori più citati anche nella introduzione del presidente, che riguardano la parte a nord di Napoli, del territorio della città metropolitana di Napoli e soprattutto il territorio di Caserta.
  Abbiamo istituito già da anni, presso la direzione distrettuale antimafia, un gruppo specializzato di magistrati sui rifiuti che hanno una specifica competenza, magistrati che fanno parte già della direzione distrettuale e che ovviamente si occupano prevalentemente delle indagini nella materia del traffico illecito connesse alle infiltrazioni mafiose. Sicuramente saprete che il settore dei rifiuti e in particolar modo gli illeciti in questa materia sono per la verità prevalentemente illeciti non necessariamente connessi alla infiltrazione mafiosa. Soprattutto quando si tratta di semplice sversamento o, per quanto riguarda la materia degli incendi di rifiuti, che sono sicuramente molto dannosi da vari punti di vista, spesso i reati sono di competenza delle cosiddette procure circondariali, perché sono considerati «minori» anche se per l'effetto dannoso sono Pag. 24assolutamente gravi. Questi reati sono per noi, nella nostra materia, quella del traffico dei rifiuti, anche dei reati spia rispetto ai quali noi abbiamo la possibilità poi di risalire, e questo è il nostro compito, essendo un gruppo specializzato, ai gruppi che si occupano da un lato del trasferimento e dello smaltimento di questi rifiuti e anche gruppi eventualmente organizzati che tendono a occultare, attraverso il sistema dell'incendio, o anche attraverso altri sistemi, quei rifiuti che andrebbero smaltiti secondo norme di legge.
  Il fenomeno è ormai abbastanza noto, perché, come sicuramente saprete, nell'ambito della Campania, già a partire dagli anni Novanta, l'interesse della camorra e dei gruppi criminali per il settore dei rifiuti è sempre stato molto alto. Soprattutto è un settore considerato ancora oggi di grande interesse economico in considerazione anche delle difficoltà che ovviamente ci sono, soprattutto nei nostri territori, ma credo in tutta Italia e nel sud in particolare, a individuare impianti di smaltimento regolari e soprattutto a seguire delle procedure che per molti imprenditori sono procedure costose. In alcuni casi si è preferito – la storia è abbastanza nota – affidarsi a personaggi mafiosi con pochi scrupoli per sversare rifiuti anche pericolosi nei territori del sud, grazie alla compiacenza degli stessi proprietari di alcuni terreni, un po' per timore dell'organizzazione criminale, un po' per interesse, perché venivano offerti contributi economici di rilievo rispetto a terreni che avevano probabilmente un valore inferiore.
  Un primo elemento di novità rispetto a questa situazione, che poi è stata oggetto di indagini, di processi e di condanne, quindi anche di importanti risultati sotto il profilo giudiziario, è che le organizzazioni criminali hanno un po' modificato in Campania il loro ruolo rispetto a questo settore. Mentre un tempo avevano questo rapporto con imprenditori anche nel Pag. 25nord per lo sversamento nel nostro territorio, oggi, invece, l'interesse delle organizzazioni criminali sembrerebbe, dalle indagini più recenti, non più quello di sversare nel territorio campano. Ciò grazie al contrasto di polizia giudiziaria, ma anche alla grande attenzione dell'opinione pubblica, soprattutto in quella che viene definita la Terra dei fuochi, ormai da molti anni, e grazie anche agli interventi di prevenzione che sono stati messi in campo dalle forze dell'ordine e dalle squadre che sulla Terra dei fuochi operano in collaborazione con loro, come l'Esercito, le ASL, i vigili del fuoco. Questi «imprenditori mafiosi» si sono proposti come nuovi intermediari per uno stoccaggio che avviene nei territori campani, con un trasferimento di rifiuti che vanno fuori dalla Campania.
  Innanzitutto, per quanto riguarda l'Italia – so che avete ascoltato anche il procuratore di Bari – ci sono dei territori soprattutto dell'area pugliese che vengono individuati come territori di sversamento, purtroppo ripetendo un po' la storia di quello che è avvenuto in Campania negli anni Novanta. L'area del foggiano soprattutto è quella più interessata. Ci sono ovviamente interessenze tra soggetti intermediari che svolgono questa attività in Campania e soggetti pugliesi.
  L'altro ambito un po' più complesso anche sotto il profilo delle investigazioni è quello che riguarda il trasferimento all'estero di parte di questi rifiuti, soprattutto in quei Paesi, immaginerete, dove sia l'attenzione delle forze dell'ordine sia la legislazione non sono così stringenti sotto il profilo del contrasto come quella italiana e quella europea. Mi riferisco ad alcuni Paesi dell'Africa. Sicuramente avrete avuto notizie della recentissima indagine della procura di Potenza che in realtà ha riguardato anche Salerno, perché era dal porto di Salerno che erano partiti questi rifiuti verso la Tunisia, che ha dimostrato come ci fosse un'organizzazione, partita dal territorio di Potenza,Pag. 26 ma che investiva anche Salerno, che ha coinvolto anche funzionari della regione Campania. Mi pare che un funzionario della regione Campania sia stato coinvolto. Non è questa un'indagine del mio ufficio, ma è nota per essere stata eseguita una misura cautelare proprio nelle scorse settimane. Questo dimostra che ci sono ormai dei soggetti che hanno un know how ben preciso in questo settore, illegale ovviamente, e che nel momento in cui in un determinato territorio si alza il livello di contrasto e si adottano strumenti normativi più severi come è avvenuto per quanto riguarda il settore dei rifiuti, questi scelgono poi di adattare la loro attività e quindi di trasferirla fuori dall'Italia in alcuni casi o fuori da quel territorio dove l'attività di contrasto è maggiore. Questo è abbastanza frequente per le operazioni criminali.
  Dove ci si sposta? Come dicevo prima, o dove ci sono connivenze particolarmente fruttuose sotto il profilo criminale, è il caso delle aree pugliesi e delle aree del foggiano in particolare, o addirittura all'estero dove, come dicevo prima, i livelli di legalità si abbassano e dove è più facile quindi organizzare traffici di rifiuti. È inutile nascondere che questa attività avviene o può avvenire grazie alle complicità anche di funzionari pubblici, che ovviamente devono in qualche modo omettere i controlli o addirittura partecipare all'attività criminosa con false attestazioni. Spesso i rifiuti che possono partire sono rifiuti di un certo tipo, che sarebbero destinati al riciclo e al riutilizzo e invece diventano rifiuti di altro tipo. Faccio un esempio. Si dichiara che il rifiuto è plastica, quindi riutilizzabile, e poi si scopre che invece è un rifiuto indifferenziato, che poi è il vero problema di tutto il settore, perché è questo oggi il tipo di rifiuto per il quale avvengono maggiori traffici illeciti e sversamenti illegali. Si scopre poi a destinazione, come è stato nel caso della Tunisia, che erano invece altro tipo di rifiuti che Pag. 27non potevano essere ammessi a riciclo, quindi il paese ricevente scopre la truffa che era alla base di questa operazione e rispedisce al mittente il carico. Doppia beffa, quindi, per il nostro Paese, perché si ritrova poi a dover smaltire rifiuti che illegalmente erano stati trasferiti in un altro Paese e che quel Paese rispedisce all'Italia nel momento in cui ci si accorge del tipo di rifiuti. Questo è sicuramente un aspetto nuovo da un certo punto di vista per le indagini più recenti. È molto difficile da scoprire, perché, ripeto, se le complicità sono a vari livelli, diventa poi difficile se non quando c'è un controllo casuale o c'è una attività di verifica più attenta da parte anche di Paesi esteri. Chiaramente, come avviene in molti reati di tipo transnazionale di cui noi ci occupiamo come direzione distrettuale antimafia è molto importante ottenere una maggiore cooperazione a livello internazionale da parte di questi Paesi, con i quali esistono in materia di mafia e terrorismo già una serie di accordi, una serie di attività che vengono svolte ormai da anni.
  In questo settore a maggior ragione occorre anche sensibilizzare questi Paesi per il settore dell'ambiente, e in particolare quello dei rifiuti, vista l'attenzione sul tema nel nostro Paese e in alcuni Paesi europei. Non è la stessa cosa per quanto riguarda i Paesi dell'area balcanica e ancor più per i Paesi africani dove è molto più semplice ovviamente corrompere, è molto più semplice far accettare anche rifiuti che non potranno più essere trattati secondo i criteri di legge. La situazione, da questo punto di vista, è una situazione tutta in progress perché dobbiamo, anche in questa materia, incominciare a pensare che una attività di indagine non può essere più un'attività limitata al nostro Paese o a una sola regione del nostro Paese, ma deve essere un'attività che in qualche modo coinvolga e soprattutto si avvalga della cooperazione sia a livello di polizia che giudiziaria. Ovviamente, ripeto, rispetto alla situazione di dieci o di Pag. 28quindici anni fa posso sicuramente attestare che vi è stato un miglioramento sia nella professionalità degli operatori, mi riferisco agli operatori di polizia giudiziaria – abbiamo dei gruppi specializzati, in particolar modo dei Carabinieri, il gruppo tutela ambiente e il NOE che opera a livello locale – sia a livello di magistrati, soprattutto inquirenti, che sempre più hanno, nei vari uffici, una specializzazione per questo tipo di indagini, che, come dicevo prima, non sempre portano a gruppi mafiosi organizzati. Il business dei rifiuti, per la verità, negli ultimi anni riguarda anche gruppi di imprenditori o di soggetti qualificati, spesso colletti bianchi, che si prestano a realizzare operazioni di questo tipo, che diventano operazioni molto rilevanti da un punto di vista economico e soprattutto utili per l'attività di impresa, senza però garantire quei livelli di sicurezza che richiederebbe una materia come questa.
  Per quanto riguarda la situazione della Campania, è chiaro che, al di là dell'attività specifica dei gruppi organizzati e di questa novità rispetto al trasferimento altrove dei rifiuti, continua purtroppo, quella l'attività di sversamento in alcune aree – la Terra dei fuochi è ormai nota tristemente per questo – da parte di piccoli gruppi che sono al servizio di imprenditori con pochi scrupoli, che garantiscono a un costo minimo il servizio per lo smaltimento di alcuni rifiuti. Pensiamo ai pellami, pensiamo anche alla parte dei rifiuti che riguarda gli pneumatici che poi diventano pericolosissimi. Questi gruppi, spesso provenienti anche da campi rom, che è un altro settore di cui vi parlerò fra poco, sono sempre più sotto l'attenzione degli investigatori per i frequenti sversamenti di rifiuti, ma soprattutto per gli incendi di rifiuti anche pericolosi che si realizzano o per disfarsi semplicemente dei rifiuti che producono all'interno dei campi o perché in alcuni casi ricevono un compenso per smaltirli in qualche modo. Altro frequente sversamento di Pag. 29rifiuti riguarda sempre i campi rom nella parte attinente ai rifiuti derivanti dai furti di fili elettrici e di rame. Sapete che purtroppo questo è un fenomeno abbastanza frequente, cui sono dediti questi gruppi di rom, tant'è vero che a volte addirittura sulle linee ferroviarie vengono fatti dei furti abbastanza rilevanti di rame. La parte che avvolge il rame spesso è di plastica. Per ricavare il rame bruciano questa parte che diventa un rifiuto, che, a sua volta, se incendiato, produce problemi in termini di inquinamento. Non è solo ovviamente questo il problema. Il problema è anche quello di cittadini che – il problema è anche culturale, è inutile nasconderlo, della tutela dell'ambiente e anche del riutilizzo dei rifiuti – in alcuni comuni non particolarmente virtuosi e non particolarmente attrezzati per lo sversamento, ritengono più proficuo e più semplice sversare rifiuti in queste aree che sono abbastanza vaste, che comprendono la parte a nord di Napoli, ma anche la parte di Caserta, senza adeguarsi al sistema della raccolta differenziata. Questo avviene perché non hanno fatto dichiarazione per la regolarità dell'impresa o della stessa abitazione, quindi non possono sversare regolarmente perché non pagano le tasse, o perché semplicemente trovano più comodo procedere così, perché è anche un problema di abitudine e quindi di comportamento culturale assolutamente da deprecare. Lo sversamento da parte dei cittadini è uno sversamento sic et simpliciter. Quello, invece, che viene fatto da questi gruppi organizzati che si occupano di prelevare il rifiuto, di portarlo nella zona non controllata e poi anche di incendiarlo, serve anche a far perdere le tracce. Tutta l'attività messa in campo anche nella Terra dei fuochi negli scorsi anni e ancora di recente è un'attività, come dicevo prima, innanzitutto di prevenzione, per evitare che venga effettuato lo sversamento, ma anche lo Pag. 30smaltimento illegale attraverso l'incendio, che poi provoca tutta un'altra serie di problemi in termini d'inquinamento.
  Sarebbe molto interessante, ma è molto complicato e difficile, cercare di risalire dal rifiuto, soprattutto quando il rifiuto è di tipo industriale, anche se di piccola industria, a chi ha commissionato lo sversamento illegale, in modo da poi contestare in quel caso il reato più grave, che è il traffico illecito. Questo per dire che è sicuramente importante il controllo sul territorio, che si sta realizzando, e anche il sequestro del singolo cumulo di rifiuti o in taluni casi anche l'arresto o la denuncia del soggetto che viene trovato, ma capirete bene che il vero problema non è tanto trarre in arresto il singolo trasportatore, ma è quello di capire dietro chi c'è. È un po' come per altri reati, come può essere la ricettazione. Pensate a chi fa un furto d'auto. Certo, noi possiamo arrestare dieci ladri di auto, ma quello che ci interessa è capire chi comprerà quei pezzi di quell'auto, chi comprerà l'auto rubata, perché è un'organizzazione dietro l'ultimo soggetto, che è il soggetto «più debole» e anche più facile da individuare. Nel caso di rifiuti, quindi, sarebbe importante operare una sorta di mappatura, laddove possibile, e qualcosa si sta facendo, di questo tipo di rifiuti, laddove si riesce a farlo prima che vengano bruciati, per cercare di risalire alle aziende che li hanno prodotti. Spesso non si tratta di grandi aziende, come vi dicevo prima, ma di piccole aziende che, però, messe insieme, fanno una quantità di rifiuti molto rilevante. Non mancano, come anche in passato, aziende che operano uno sversamento di tipo illegale, sempre attraverso false documentazioni. Sono aziende autorizzate che hanno delle aree di stoccaggio, dove dovrebbero stoccare determinati tipi di rifiuti e invece se nei ritrovano altri. Tenete presente che in questo settore è molto difficile, tranne il caso in cui ci sono associazioni come Legambiente o di cittadini che hanno una Pag. 31maggiore sensibilità, che queste indagini nascano da denunce, nel senso che spesso le attività, soprattutto per le infiltrazioni mafiose, derivano dalle indagini che noi facciamo sulle organizzazioni mafiose, quindi anche aliunde, nel senso che stiamo intercettando determinati soggetti mafiosi e scopriamo che sono in contatto con determinati imprenditori in odore di mafia che si occupano anche del settore dei rifiuti. Sono indagini particolari, delicate e non sempre frequenti sono le denunce. Questo un po' per un problema di tipo culturale e un po' perché spesso chi dovrebbe denunciare è inserito nel sistema e quindi non ha nessun interesse a denunciare.
  Il sistema dei controlli ha molto più effetto ed è molto più efficace nella fase della prevenzione, che dovrebbe, invece, poi portare a uno sviluppo più adeguato e più specifico nella fase della investigazione, che attiene alla ricostruzione dell'organizzazione.
  Per quanto riguarda il discorso dell'estero, un altro settore che può interessare e che fino a qualche anno fa aveva interessato anche la Cina, che poi a un certo punto ha adottato un provvedimento di chiusura verso soprattutto i rifiuti di materia plastica, sono i famosi rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), che smaltiamo nei Paesi occidentali con una certa frequenza e anche con una certa quantità. Pensate ai telefonini che vengono cambiati, pensate ai computer e a tante altre cose. Questo, per esempio, è un settore che vede destinatari spesso Paesi soprattutto dell'Africa dove si ritiene di poter dare a queste popolazioni strumenti ancora utilizzabili, che in realtà non vengono riutilizzati, ma vengono semplicemente sversati in modo illegale, contribuendo anche in questo caso a realizzare un maggiore inquinamento sia pur non nel nostro Paese. Questa è la situazione generale, non so se avete delle domande specifiche.

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  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SIMONA PETRUCCI. Grazie, procuratore, per l'ottima illustrazione che ha fatto. Vorrei farle una prima domanda sul traffico verso l'Africa. È un problema che riguarda i rifiuti provenienti dal ciclo urbano, quindi gestiti dalla regione e dagli ambiti territoriali, o ci sono anche quelli gestiti privatamente che non rientrano nel ciclo urbano? Il gestore raccoglie tutti i rifiuti, poi dovrebbe esserci la famosa raccolta differenziata e l'ambito decide verso quale impianto mandarli. In questo caso, se non ho capito male, si pensava di mandare la plastica mentre erano rifiuti indifferenziati, quindi qualcosa che la regione aveva recepito come raccolta differenziata, andando ad aumentare sicuramente il livello di differenziata presente in quella regione. Questo sappiamo che comporta una diminuzione di sanzioni europee. Se il traffico illecito è legato al ciclo urbano significa anche avere delle condizioni di raccolta differenziata completamente diverse, quindi più elevate, e ciò favorisce una diminuzione delle sanzioni da pagare.
  Vengo all'altra domanda. Una volta che questi rifiuti sono arrivati in Africa e c'è stata quindi la denuncia – finalmente anche questi Paesi si ribellano a questa situazione – i rifiuti sono stati rimandati al mittente, da quanto ho capito. Una volta tornati in Italia chi li ha presi in gestione? Da chi sono gestiti quei rifiuti? Vengono rimandati al mittente e quindi nuovamente alla regione e agli ambiti o vengono sequestrati e quindi diventano un carico a parte da gestire in maniera completamente diversa? Non so se vuole rispondere di volta in volta. Io ho altre due domande abbastanza semplici.

  PRESIDENTE. Forse conviene raccoglierle tutte prima di far dare una risposta.

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  SIMONA PETRUCCI. Una domanda attiene ai RAEE. Lei parlava di procedure. Le procedure sono completamente diverse nel trattamento, quasi folli quelle dei RAEE rispetto all'altra gestione. Il problema è che vengono mandati in Africa per essere riutilizzati ma poi sono effettivamente riutilizzati oppure entrano in un ciclo diverso che dall'Africa porta verso la Cina? I RAEE sono l'oro del momento. Nei RAEE si trovano il palladio, l'oro, il rame, tutti quegli elementi rari che attualmente stanno ricercando un po' tutti. Da quando c'è il problema della guerra, soprattutto in Russia, ci sono degli elementi all'interno dei RAEE che costano più dell'oro. Bisogna capire se noi li mandiamo come sottoprodotto, quindi non come rifiuto, ma come qualcosa che smerciamo perché sono dei materiali o dei beni da riutilizzare oppure se vengono spediti effettivamente come rifiuto, perché dopo, quando arrivano lì, dovrebbero avere un ciclo differente. Dovrebbero essere gestiti e smaltiti lì e non riutilizzati o addirittura inviati verso la Cina. Un'ultima considerazione. La soluzione è andare alla fonte, è inutile trovare quello con il camioncino che butta il rifiuto in una strada, in una cava o altro. Dobbiamo capire soprattutto i collegamenti, perché il problema è che molte volte sono accordi verbali per cui sanno che si può andare in un luogo perché qualcuno ha dato la disponibilità di quel territorio e di quel terreno.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Sulla prima domanda, i rifiuti sono prevalentemente quelli della regione. Il problema è capire l'imprenditore che poi opera l'attività di smaltimento, se opera secondo i criteri di legge o se fa accordi «illegali» con terzi che possono trovarsi in Italia o all'estero per questo tipo di smaltimento e se questo smaltimento avviene secondo documentazione regolare Pag. 34o documentazione sostanzialmente falsa, perché si dichiara che c'è un rifiuto e invece ce n'è un altro.
  Sul problema della destinazione nei Paesi africani e del ritorno in Italia dei rifiuti, nel caso della Tunisia il ritorno del rifiuto è stato poi gestito dalla regione Campania, che ovviamente si è ritrovata un problema che aveva pensato di risolvere attraverso lo smaltimento all'estero. Si è ritrovata il problema perché qualcuno ha falsificato le carte o ha gestito questa cosa in modo irregolare.

  SIMONA PETRUCCI. È stato mandato il rifiuto tal quale, non un rifiuto trattato?

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Certo e loro non lo hanno accettato.

  SIMONA PETRUCCI. Da noi è uscito un rifiuto tal quale. Dall'Italia è uscito, per andare verso l'Africa, un rifiuto tal quale, senza un minimo trattamento.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. È chiaro che viene fatta una dichiarazione falsa. È stato omesso il controllo o probabilmente il controllo è stato fatto male. Questo è il problema del rifiuto che va all'estero. Per quanto riguarda l'utilizzo verso la Cina dei rifiuti RAEE. È un problema che necessiterebbe di quello che dicevo prima, cioè di una maggiore cooperazione. Spesso noi non abbiamo un ritorno in termini di cooperazione per comprendere bene quello che avviene negli altri Paesi, in primo luogo perché non c'è la stessa sensibilità in questa materia e poi perché spesso queste attività si scoprono molto raramente. Non è molto frequente scoprire questo tipo di traffici. Sono situazioni che vengono scoperte anche casualmente per controlli che spesso non avvengono a monte, ma a valle, in altri Paesi. Noi Pag. 35non siamo in grado oggi di conoscere se da quei Paesi vengono poi trasmesse, una volta trattate, le materie prime verso la Cina per l'utilizzo che si potrebbe fare.
  Con riferimento all'ultima domanda, che è quella che ci interessa di più dal punto di vista dell'organizzazione criminale, come dicevo prima, il nostro compito è risalire la filiera e soprattutto comprendere qual è l'organizzazione o quali sono le organizzazioni che sono dietro un traffico illecito di rifiuti. Non vi è dubbio che per smaltire rifiuti in una determinata area ci deve essere anche un accordo, anzi se si tratta di un'area controllata da organizzazioni criminali ci deve essere addirittura un nulla osta perché ciò avvenga in quell'area. Faccio l'esempio dei rapporti tra le organizzazioni criminali campane e quelle pugliesi: non vi è dubbio che questi nuovi faccendieri, questi nuovi soggetti che si stanno attivando dalla Campania per trasferire rifiuti in altre regioni, come nel caso di specie la Puglia, devono avere necessariamente rapporti con organizzazioni criminali pugliesi, che da questo punto di vista devono dare non solo il nulla osta, ma devono partecipare all'affare, perché dietro tutta questa attività c'è un affare, c'è un business.

  PIETRO LOREFICE. Grazie, procuratore Del Prete. Le chiedo se è possibile avere informazioni su altri ambiti o almeno un suo punto di vista. Lei ha parlato di traffici all'interno del perimetro nazionale, con i flussi che dalla Campania vanno verso nuove mete, ha parlato di Puglia, ed eventualmente all'estero. Lei si è limitato a parlare della Tunisia, anche per alcuni fatti recenti. Quindi, le chiedo se, nel corso delle vostre indagini, ha verificato nuovi percorsi, in particolare nell'est europeo. Inoltre, abbiamo sentito che tra le mete di smaltimento illecito c'è anche il Lazio. Glielo chiedo giusto per incrociare qualche dato con un'altra relazione che stiamo facendo.Pag. 36
  Le chiedo, inoltre, l'utilità o meno della cosiddetta «white list» presso le prefetture, per valutare quanto anche a livello normativo possiamo cercare di migliorare il sistema. Mi riferisco anche alla tracciabilità – ex SISTRI, a breve forse entrerà in vigore il registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti (RENTRI) – e alle attuali carenze legate a tutto ciò che è la tracciabilità del rifiuto. Lei mi insegna che spesso c'è un formulario cartaceo e vengono fatti registri falsi o doppi registri, ne abbiamo viste di tutti i colori. Se può dirci qualcosa sulla tracciabilità, stando alla sua esperienza, e su come vede il potenziale ingresso del RENTRI, che andrà a regime nel 2025. Le chiedo un parere anche sull'utilità reale di avere immediatamente un formulario identificativo dei rifiuti (FIR) elettronico, tipo la fattura elettronica, ma immediatamente emessa e messa in rete in una banca dati accessibile da tutti i livelli di controllo. Le chiedo anche se la previsione che il RENTRI venga applicato ad aziende con più di dieci dipendenti sia un limite reale. Sono valutazioni che saranno utili anche ad altro. Infine, per quanto riguarda il riscontro sulle tipologie, domanda posta anche dalla collega, le chiedo se il traffico è più legato ai rifiuti speciali pericolosi o anche a quelli urbani, nonché la differenza tra non pericolosi e pericolosi, perché chiaramente i maggiori incassi si hanno, di norma, sui pericolosi. Che poi siano urbani o speciali spesso poco importa.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Sulle mete estere avevo già detto che, a parte i paesi dell'Africa – come ho detto l'esempio è un'indagine della procura di Potenza, non nostra, un'indagine che ha riguardato in parte anche la regione Campania, perché i flussi partivano da Salerno – ci sono alcuni Paesi dell'est europeo, tra cui nello specifico posso sicuramente citare l'Albania, la Macedonia del Nord, il Montenegro, la Bulgaria – c'è stata anche un'indagine Pag. 37in questo senso – e la Slovacchia. Quindi, quasi tutto il versante dell'area balcanica è stato interessato. Se avete mai avuto la possibilità di visitare questi Paesi, avrete verificato come il sistema di smaltimento dei rifiuti, anche quello urbano, sia un sistema che probabilmente noi avevamo negli anni Sessanta o Settanta. Anche questo dà un po' il senso del perché sono interessate quelle aree. Oltre al fatto che in molti casi hanno aree molto vaste disabitate dove è molto facile realizzare sversamenti di tipo illegale. Questo è un primo punto.
  Con riferimento alla domanda sulle banche dati, indubbiamente sarebbe utilissimo in questo settore cercare di mettere a sistema tutta una serie di dati che possano garantire il tracciamento del rifiuto e favorire in quel modo il controllo. D'altronde, il sistema della falsificazione della documentazione di trasporto è un sistema molto frequente, purtroppo, rispetto al quale si riesce a scoprire la falsità non necessariamente nel momento del controllo, perché non è detto che il controllo su strada di un camion che trasporta rifiuti necessariamente comporti in via immediata l'individuazione di una documentazione falsa. O si è fortunati, perché in quel momento c'è un'attività investigativa che porta a configurare quel trasporto nell'ambito dell'organizzazione criminale o di tipo illecito in generale, oppure non sarà facile. Quindi, è sicuramente fondamentale.
  Così come è utile il sistema delle white list presso le prefetture, perché c'è la possibilità di individuare queste imprese. Tenete presente, però, che molti di questi imprenditori che negli anni scorsi hanno avuto problemi di questo tipo, con indagini o processi, hanno migliorato il loro know-how e le modalità con cui si muovono, per cui spesso hanno la possibilità di creare delle imprese schermate, ovvero imprese che apparentemente risultano assolutamente pulite e legali. Quindi, Pag. 38anche lì è molto difficile scoprirle. Lo ripeto, dietro tutto questo c'è un grande lavoro di una polizia giudiziaria specializzata e di magistrati che cercano di mettere a sistema le conoscenze e soprattutto le esperienze degli ultimi anni su una materia ancora in grande evoluzione, che richiede il contributo non soltanto nella parte finale, cioè dell'azione di contrasto penale, ma che richiederebbe a monte una serie di controlli più efficaci, anche di tipo amministrativo, e di verifiche più stringenti. Peraltro, anche qui parliamo di reati di pericolo, per cui se si arriva nella parte finale, quando lo sversamento è già stato realizzato e dobbiamo pensare alla bonifica, il danno si è già prodotto. A proposito di bonifiche, ne approfitto per dirvi che un altro elemento di novità riguarda il grande interesse di alcune di queste imprese alle bonifiche. Questa è l'altra novità. L'imprenditore in odore di mafia che si occupa di rifiuti un tempo si è occupato e ancora oggi si occupa del trasferimento illegale, poi dello stoccaggio e poi dello sversamento, oggi probabilmente intende occuparsi anche delle bonifiche. Quindi, accendere un faro su queste aziende che si propongono di svolgere attività di bonifica, ovviamente parlo di bonifiche di grande valore sotto il profilo economico, è molto importante, perché è sicuramente considerato un ulteriore affare. Peraltro, questo rappresenterebbe per lo Stato un'ulteriore beffa, perché si tratterebbe di aziende che fino ad ora si sono occupate di attività illecite nel settore dei rifiuti e alle quali daremmo addirittura anche il compito di bonificare. Peraltro, ci si chiede: come potrebbero bonificare queste aree? Spero di aver risposto a tutto.

  CARMELA AURIEMMA. Ringrazio il procuratore Del Prete. Io vengo da Acerra, una città che è stata forse l'unico caso di disastro ambientale riconosciuto e accertato dalla magistratura. Peraltro, oggi c'è il rischio addirittura che i 222 milioni di euro Pag. 39sequestrati agli imprenditori Pellini, che operavano sul nostro territorio, vengano dissequestrati. Ciò che lei ci ha descritto parte da un presupposto, cioè che c'è una veste lecita o, comunque, autorizzata che nasconde una veste illecita e di reati. Anche nel caso di Acerra, questi erano imprenditori nel trattamento dei rifiuti, però avevano un filone parallelo completamente illecito. A tal riguardo, restando sempre in tema di comuni, vorrei chiederle un chiarimento sulla gestione dell'igiene urbana che viene fatta nei comuni, soprattutto nella nostra zona, rispetto alle aziende. Abbiamo sentito il procuratore di Bari che ci parlava, appunto, di questo aspetto che riguarda il trattamento dei rifiuti urbani, che però molte volte vengono gestiti in modo da creare delle vere e proprie truffe organizzate, con la copertura formale di dirigenti all'interno del comune, che invece dovrebbero controllare. Le chiedo, quindi, se su questo aspetto ci può dire qualcosa, anche in considerazione della sua competenza territoriale. C'è un'altra cosa che le vorrei chiedere rispetto ai controlli. Ci sono aziende operanti nel settore dei rifiuti che vengono condannate e che poi, attraverso aziende satellite o intestate a prestanome, ritroviamo di nuovo ad operare in questo stesso settore. Ebbene, rispetto a questo, visto che svolgiamo una funzione legislativa, le chiedo se ci può dare alcune indicazioni o suggerimenti che come Commissione potremmo mettere come proposta a livello di iniziativa parlamentare. Se ci può aiutare su questo.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Primo aspetto, i sequestri e i sequestri in termini di beni che vengono fatti a queste imprese. Sicuramente lo strumento del sequestro – spero che questa vicenda non si concluda negativamente – è un aspetto molto importante per contrastare la criminalità mafiosa o la criminalità organizzata, un elemento che può dare risultati. È chiaro che spesso per i Pag. 40criminali è più efficace il sequestro di beni, come sapete, che un mese o un anno di carcere. Quindi, andare a limitare queste aziende che vengono scoperte e per le quali esistono prove di responsabilità, anche attraverso le misure di prevenzione o i sequestri di beni o di denaro, è uno strumento efficacissimo, perché colpisce alla radice questo tipo di imprese. Su questo dovremo sicuramente migliorare il sistema, ma è un sistema sul quale stiamo lavorando, laddove si riesce a lavorare.
  È purtroppo vero anche quello che lei diceva, vale a dire che molte di queste imprese si riciclano. Quindi, se sono state interessate da indagini, o anche soltanto da interdittive antimafia, o anche da altro tipo di provvedimenti che non consentono – il problema è sempre quello degli appalti pubblici – di ottenere degli appalti o di partecipare a gare pubbliche, schermano queste imprese utilizzando i cosiddetti «prestanome», formano delle imprese satellite, ma in realtà dietro si scopre – ripeto, lo si scopre solo dopo, nella fase d'indagine, a volte in maniera casuale – che ci sono altri tipi di personaggi. Anche qui, il sistema dei controlli svolge una funzione determinante. Per carità, è un controllo che l'autorità giudiziaria fa nel momento in cui scopre o, comunque, ha indizio che ci sia un reato. Ma c'è tutta una fase che attiene alla parte amministrativa che andrebbe, secondo me, migliorata sotto il profilo dei controlli. Non è facile, però, come si diceva prima, avere una banca dati in cui le imprese che hanno avuto problemi di ogni tipo vengano schermate, vengano individuate già nella fase dell'incarico, dell'appalto o dell'attività è fondamentale. Per quanto riguarda le connivenze da parte dei comuni, io non so di cosa abbia parlato nel dettaglio il procuratore di Bari, ma indubbiamente i reati in questo settore sono quasi sempre affiancati da reati di pubblici ufficiali infedeli, che non sempre è facile scoprire, che vanno dal falso addirittura alla corruzione Pag. 41o a casi di concussione. Questa è un'attività che necessita, come ben sapete, di una serie di autorizzazioni, quindi è chiaro che, se io devo operare in modo illegale e devo farlo tranquillamente, ho bisogno di crearmi una rete di connivenze.
  La situazione in Campania, sotto il profilo dell'attività di riciclo differenziato, rispetto al passato è sicuramente migliorata per molti comuni. È inutile parlare adesso dei comuni più virtuosi, che non riguardano l'area napoletana, come alcuni comuni dell'area del beneventano, dove la situazione è più semplice. Però, è chiaro che non si può escludere che anche lì, quantomeno sotto il profilo del controllo a monte rispetto a determinate aziende, occorrerebbe essere più severi, talvolta, prima di intervenire e affidare a soggetti di questo tipo gare così importanti come quella dell'attività di raccolta dei rifiuti.

  CARMELA AURIEMMA. Le aziende che sono in odore di mafia o di camorra, o che comunque sono state colpite, vengono inserite in un database? Esiste questo database?

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Certo.

  CARMELA AURIEMMA. Quindi, esiste.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Certo. Lo ricordava prima il senatore. È un problema di verifica innanzitutto presso le prefetture, parliamo di imprese che hanno avuto contatti con organizzazioni mafiose. Questo è il punto. Se l'impresa è ben schermata, non risulterà, ovviamente, tutto questo. Bisognerà andare a vedere quali sono i soci, chi c'è dietro eccetera. Ma il socio occulto non risulterà mai. Questa, però, è più un'attività di tipo investigativo. È chiaro che i nostri investigatori e noi stessi abbiamo la possibilità di risalire ai soggetti. Essendo dati che attengono Pag. 42spesso a organizzazioni di tipo mafioso, vengono inseriti nella nostra banca dati che riguarda le organizzazioni mafiose, quindi da questo punto di vista possiamo risalire ai soggetti. È così che noi facciamo. Anche se un'impresa formalmente ha un nuovo intestatario o un nuovo amministratore, noi possiamo verificare, dalle indagini e dagli elementi che ci sono stati forniti, se dietro quei soggetti, per esempio, c'è un soggetto che di fatto gestisce l'impianto, o di fatto si occupa del trasporto, o di fatto ha rapporti per il trasferimento dei rifiuti in altre sedi. Ovviamente, non è facile.

  SIMONA PETRUCCI. Intervengo solo per dare un suggerimento. Per quanto riguarda questo famoso traffico, non mi torna, mi scusi, perché un rifiuto non può uscire tal quale dall'Italia, secondo la normativa vigente. Quindi, passa dall'area portuale, dall'area marittima. Pertanto, ci sarà un benestare della regione, poi arriva al porto, da dove parte con una nave. Parlo delle persone «compiacenti», ovviamente, come si è detto prima.

  PRESIDENTE. Io ho capito questo: si controlla il 2 per cento dei container che escono. Quindi, su duecento navi ne controlliamo due.

  SIMONA PETRUCCI. È da capire una cosa...

  PRESIDENTE. Il documento è contraffatto e la polizia giudiziaria o chi ferma il camion non è in grado di controllare se la documentazione corrisponde al carico.

  SIMONA PETRUCCI. Ma perché non vengono fatti i controlli all'interno.

  PRESIDENTE. Io ripeto quello che ho ascoltato.

Pag. 43

  SIMONA PETRUCCI. Certamente. Questa è la fase di andata. Quando ritorna, è la stessa identica cosa. All'andata esce con la normativa italiana, va in mare, e c'è la normativa del mare, che non ha niente a che vedere con la normativa della terraferma, con apposito decreto, poi arriva in una realtà diversa, e qui si parla addirittura di uno Stato completamente diverso, parte con la normativa vigente in quello Stato e arriva sulle nostre coste, e quindi viene applicato un tipo di controllo diverso. Ebbene, conoscendo l'iter di andata e di ritorno, non capisco che tipi di controlli vengono fatti all'andata, il 2 per cento, e al ritorno.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Sul ritorno il problema del controllo non esiste più. L'hanno scoperto lì.

  SIMONA PETRUCCI. Quindi, è solo in questo caso.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. C'è stato un caso addirittura internazionale...

  SIMONA PETRUCCI. Non vengono fatti altri controlli, quindi, sui rifiuti che arrivano da fuori, dichiarando che è rifiuto.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Non c'è dubbio che verranno fatti. Ma il problema in quel caso è già stato svelato. Il problema è a monte.

  SIMONA PETRUCCI. Non solo in quel caso, ma nei vari casi in cui arrivano i controlli vengono fatti...

  PRESIDENTE. Mi scusi, non ho capito: «rientra» che cosa significa?

Pag. 44

  SIMONA PETRUCCI. Il rifiuto che arriva dall'Africa a noi. Ci sono dei casi che sono stati denunciati? A parte quello che viene denunciato dall'Africa e viene a noi...

  PRESIDENTE. Dall'Africa a noi arrivano rifiuti?

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Io non ho detto questo.

  PRESIDENTE. È il contrario.

  SIMONA PETRUCCI. Il rifiuto viene denunciato e ritorna a noi, in quanto il rifiuto non era quello che doveva essere. Scusate, voglio solo capire. L'autorità straniera rimanda il rifiuto a noi e lo manda secondo le loro procedure.

  PRESIDENTE. Mi scusi, mi permetta una domanda: di cento che mandiamo quanto ne ritorna? Uno.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Sono casi rarissimi. Questo è stato un caso scoperto dalla procura di Potenza.

  SIMONA PETRUCCI. Ma in quel caso, quando rientra, il rientro segue una procedura. Non è che si può dire che il rifiuto lo mando da una parte e ritorna da me con la stessa procedura. Non esiste. In questo caso non esiste. Ci devono essere procedure diverse e Stati diversi. Se io lo mando nei Balcani, hanno una procedura di trattamento dei rifiuti completamente diversa. Se io lo ricarico su un camion o su una nave e lo faccio arrivare in Italia, non arriva come è partito. Arriva secondo un'altra procedura. Questo chiedevo. Quando è arrivato qui, in realtà, è stato preso come carico di rifiuti rispedito, ritenendolo la resa di un rifiuto.

Pag. 45

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Chiedo scusa. È chiaro che quel carico è illegale, quindi viene sequestrato quando torna qua. Ma poi dovrà essere trattato e smaltito.

  SIMONA PETRUCCI. Sì, però non viene più trattato, cioè preso in carico dalla regione, ma viene preso in carico...

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Certo. Prima viene sequestrato e poi deve essere trattato. È illegale.

  SIMONA PETRUCCI. Ho capito. Non mi tornava. Va bene.

  PRESIDENTE. Io chiedo un'altra cosa. I numeri. Noi abbiamo fatto una missione il 5 e il 6 dicembre 2023 in Puglia, a Foggia, e abbiamo visto qualche sversamento, che all'apparenza attira l'attenzione, ma non vi sono grandi numeri in questi sversamenti. A meno che non ce li abbiano fatti vedere. Io ho visto qualche camion rovesciato in una campagna e in altre zone di cave o altro, ma non ci sono grandi numeri. Secondo me, i grandi numeri sono nei porti, e vengono, poi, esportati.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. È chiaro che il trasporto in Italia può avvenire su camion, quindi è più difficile trasportare grandi quantitativi. Noi registriamo una frequenza maggiore di trasporti. Sicuramente il procuratore di Bari vi avrà detto che loro registrano una serie di sversamenti. C'è un aumento, lo avete verificato anche voi. Probabilmente, a occhio nudo, questi sversamenti non saranno stati tutti individuati. Ci saranno delle aree che probabilmente che non sono visibili. Io non conosco bene il territorio ma mi parlano di aree spesso non di facile accesso.

Pag. 46

  PRESIDENTE. Io non capisco. Rispetto al fenomeno dei rifiuti della Campania che vanno fuori e vengono sversati e smaltiti irregolarmente, di quali numeri si parla? Sono dieci camion al giorno o mille camion al giorno?

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Non posso dire mille camion al giorno. È un fenomeno che stiamo scoprendo come nuovo. C'è una parte, come le ho detto, che continua a essere sversata illegalmente nei nostri territori. Quindi, non è un fenomeno che ha sostituito completamente lo sversamento illegale in Campania. Sono nuove frontiere, che alcune di queste organizzazioni stanno sperimentando negli ultimi anni. Non è detto che saranno, poi, le frontiere definitive. Certamente non siamo a numeri così alti, come indicava lei. Siamo a numeri sicuramente significativi. Soprattutto, quello che mi preme evidenziare è questa novità rispetto al fatto che i campani – intesi come imprese mafiose o che svolgono attività illegali – che hanno sempre individuato il territorio campano come sufficiente per lo sversamento addirittura di rifiuti di altre regioni, come avveniva in passato per le regioni del nord, oggi probabilmente si sentono più attenzionati o probabilmente non hanno più possibilità, perché l'opinione pubblica è più attenta, perché ci sono molti più controlli, eccetera, quindi tendono a individuare nuove aree in cui sversare illegalmente i rifiuti. Quindi, è il fenomeno in termini di novità, non tanto in termini quantitativi, che rileva per quanto riguarda il nostro lavoro.

  PRESIDENTE. Si hanno i numeri dei guadagni che può fare la criminalità? Se ha delle cifre possono aiutare a farci un'idea. Questa è una prima domanda. Inoltre, noi abbiamo visto le ecoballe che sono state sversate, che sono composte correttamente. Sembrerebbe che un'azienda lavori in maniera corretta Pag. 47una parte della giornata e nel periodo notturno, o in un altro momento, lavori in maniera non corretta e faccio un'ipotesi, se un camion, smaltendo regolarmente, ci guadagna 500 euro, il guadagno, invece, sversando in un campo potrebbe essere di 15 mila euro. Non credo siano fatte in un garage. Sono ecoballe ben chiuse con fili di ferro, hanno prodotti anche facilmente recuperabili. Noi abbiamo visto che c'erano delle scialuppe. Le scialuppe hanno un numero. Non è difficile andarle a recuperare. La scialuppa non la smaltisci in un garage. La smaltisci in un'azienda, evidentemente, di un certo rispetto, con un certo controllo. Quello che vediamo negli sversamenti campani è che a volte ci sono rifiuti che vengono lasciati lì sei mesi, un anno, finché non vengono bruciati, perché c'è un'inchiesta, perché il comune non ha i soldi per smaltirli o la regione non ha il denaro, ma è il minimo. Secondo me, il traffico vero e proprio arriva nei porti. Prendono e partono con questa documentazione, che nessuno può controllare. Il camion può essere anche fermato e, con quella documentazione, risultare in regola. Aggiungo una cosa, per inciso. Noi stiamo verificando, anche con alcuni suoi colleghi, se è possibile inasprire la normativa per permettere alle forze di polizia di intervenire con maggiore efficacia. Tuttavia – è tutto agli atti, perché è stato detto nelle audizioni – hanno dichiarato che è come cercare un ago in un pagliaio. È veramente complesso. Così difficilmente riusciremo a contrastare la criminalità organizzata nell'ambito dei rifiuti e dello smaltimento irregolare di questi. Non chiedo una risposta, però, vista la sua esperienza e la sua preparazione in materia, se avesse dei suggerimenti, noi portiamo avanti il filone d'inchiesta in Commissione ma come parlamentari anche la parte normativa. Anche in un secondo momento, se avesse qualche suggerimento normativo lo accoglieremmo molto volentieri.

Pag. 48

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Per quanto riguarda la questione dei guadagni, non c'è dubbio che smaltire illegalmente sia dal punto di vista economico più conveniente. Faccio solo un esempio, tratto dalle indagini. Per quanto riguarda la frazione di rifiuti classificati con CER 191212, quale scarto proveniente da operazioni di trattamento di varie tipologie di rifiuti, prevalentemente plastici e RSU, che sono rifiuti di difficile collocazione, parliamo di prezzi che oscillano tra i 200 e i 350 euro a tonnellata. Considerata la massa di rifiuti, è chiaro che un'azienda - come lei ha detto - potrebbe considerare conveniente smaltire legalmente una parte, anche per non dare nell'occhio, e una parte, invece, farla smaltire in questo modo. Dal punto di vista economico, ci sarebbero dei ritorni. Per quanto riguarda la parte che diceva lei, il traffico che avviene nei porti, non c'è dubbio. Ho detto subito che quello è il settore sul quale dobbiamo approfondire e dobbiamo sicuramente migliorare il sistema dei controlli, anche avvalendoci delle autorità che svolgono controlli nei porti. In particolare, penso all'autorità doganale e marittima. È chiaro che lì, un po' per carenza di personale, un po' per la difficoltà – pensi a quanti container partono da un porto come Napoli, come Reggio Calabria, Livorno o Genova; parliamo di quantitativi enormi – che ci sia o meno la connivenza e che ci sia o meno un controllo omesso o fasullo, certamente quello è il grande business. Altro aspetto che lei evidenziava: la normativa. Sicuramente in questo settore abbiamo avuto un miglioramento, innanzitutto introducendo nel codice penale alcune norme che hanno inasprito le pene e hanno affidato, per quanto riguarda il traffico illecito di rifiuti, la competenza alla direzione distrettuale antimafia, però il problema si pone. Come ho detto prima, non sempre queste aziende o questi gruppi che svolgono traffico illecito di rifiuti Pag. 49sono collegate a imprese mafiose. Non è sempre così o non è detto che sia così. Qualche volta non c'è la prova. La legislazione che noi abbiamo per il contrasto alla criminalità organizzata è una legislazione che ci consente di svolgere attività di intercettazione con maggiore facilità, non sto qui ad approfondire gli aspetti tecnici. Non c'è bisogno di gravi indizi, ma di sufficienti indizi e le intercettazioni in questo caso, vi assicuro, sono importantissime e fondamentali. Ci sono oche denunce e pochi elementi che possono essere evidenti. C'è necessità di capire che cosa c'è dietro e anche intercettando un semplice trasportatore si possono fare queste scoperte; oppure, per fare un esempio, ci può essere un contadino che scopre o favorisce uno sversamento illegale nel suo appezzamento di terreno. Sicuramente, consentire per il traffico illecito dei rifiuti di adottare strumenti dello stesso tipo di quelli che utilizziamo per le associazioni mafiose favorirebbe le indagini e anche gli strumenti di controllo. Parliamo di un reato per il quale non è previsto l'arresto obbligatorio da parte delle forze dell'ordine, credo che qualcun altro vi abbia già detto tutto questo. Vi è, poi, tutto il sistema – come dicevo prima – della cooperazione, che andrebbe sviluppata anche tra le stesse forze di polizia. In questa materia si sta facendo qualcosa, soprattutto a livello europeo. Mi risulta che a breve all'Aia, presso Eurojust, anche con Europol, ci sarà un convegno proprio sui reati ambientali, dove sono messe a confronto una serie di autorità, tra cui penso parteciperà anche il procuratore di Bari. Si sta muovendo sicuramente qualcosa. C'è una sensibilità maggiore. Ovviamente, il coinvolgimento non deve essere tanto dei Paesi europei, che hanno – come ho detto prima – legislazioni avanzate e strumenti, quanto soprattutto dei Paesi non europei, con i quali bisogna incominciare a realizzare anche accordi di cooperazione in questo settore che possano garantire scambi, anche solo di informazioni. Sapere, Pag. 50ad esempio, che un certo imprenditore sta in questo momento facendo affari con la mafia albanese per portare rifiuti in Albania, che vengono dall'Italia, è importante avere un know how nella fase iniziale delle indagini o solo anche del controllo di tipo amministrativo. Non vi è dubbio che migliorare in questo senso la legislazione, rendere ancora più severa la legislazione è fondamentale. Io sono assolutamente d'accordo. Non so chi vi abbia fatto riferimento. Immagino che siano stati magistrati e forze dell'ordine a far riferimento a questa esigenza. Dico di più. Questo reato, quando non c'è l'aggravante mafiosa, è di competenza del giudice monocratico. Voi conoscete un po' la situazione della giustizia italiana. Il giudice monocratico è un giudice che si trova con un carico di lavoro spesso di materie assolutamente diverse tra loro – e qui abbiamo bisogno di una specializzazione – ed è un giudice che non necessariamente ha la possibilità di occuparsene in modo approfondito. Probabilmente, quindi, innalzare di poco la pena e affidare la competenza al tribunale in sede collegiale sarebbe, in questo caso, molto più utile. Potrebbe esserci, anche qui, un tribunale specializzato o, comunque, un tribunale sicuramente con un carico diverso rispetto al giudice monocratico, che potrebbe trattare questo tipo di reati, in una fase anche processuale, in maniera più adeguata, sia in termini di applicazione della pena sia in termini di confisca - l'altro aspetto di cui parlavamo prima - dei beni di queste aziende, per cercare di limitare o, addirittura, di intervenire per annullare l'operatività delle stesse.

  PRESIDENTE. Un'ultima cosa. Quando il rifiuto sale su un camion e si trova nel container è pressoché perso. La mia domanda è questa: è fattibile, secondo lei, una mappatura del rifiuto, controllando, nelle aziende che fanno già questa prima lavorazione o che dovrebbero farla, il rifiuto che entra e quello Pag. 51che esce? Un controllo in ingresso e un controllo in uscita? Quando lo prende il camion, siamo all'ago nel pagliaio. Lì, quindi, diventa un terno al lotto. Se, invece, si riuscisse a capire quante sono le aziende – che saranno limitate, non saranno tantissime – se si riuscisse a vedere i reali registri di prodotto che entra e di prodotto che esce, perché di ciò si tratta, non è più un rifiuto, ormai è diventato un prodotto, probabilmente si riuscirebbe a controllare. Mi viene da dire che, evidentemente, c'è una parte di prodotto che scappa, oppure non so. Vorrei capire se è fattibile questa cosa, in base alla sua esperienza.

  MICHELE DEL PRETE, procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli. Parliamo di controllo amministrativo. Se c'è il controllo penale, si fa. È chiaro. Se hai la notizia, controlli, blocchi, sequestri e intervieni. I controlli amministrativi dipendono anche dal personale messo a disposizione. Non è questo il campo, ma affidare questo tipo di controllo – faccio un esempio – alla ASL o a un altro tipo di ente sicuramente è un investimento che si può fare e che favorirebbe il controllo a monte. Lei ha ragione su questo. Immagino, però, che da un punto di vista di impegno, sia di uomini che di risorse, sia abbastanza rilevante. Ripeto, il sistema dei controlli amministrativi è un sistema fondamentale, in questo caso. È chiaro che serve a limitare i danni che derivano da un traffico illecito, che viene scoperto in alcuni casi – quando viene scoperto – anche in ritardo. Assolutamente favorevoli, quindi, a quelli che possono essere sistemi di controllo a monte, preventivi, per le aziende. Aggiungerei anche di rendere un po' più conveniente per le aziende lo smaltimento legale. Anche quello è un altro aspetto. Noi andiamo a sanzionare, ma per cosa sanzioniamo? Spesso queste aziende perché hanno necessità di rivolgersi a questi faccendieri o a queste persone? Perché hanno costi molto elevati. Probabilmente andrebbe migliorato il sistema di Pag. 52raccolta e di smaltimento, anche sotto il profilo dell'impegno di spesa che hanno queste aziende. Non c'è dubbio: il problema è lì, è a monte. Nessuno si sognerebbe di smaltire rifiuti se avesse la possibilità di smaltirli a un costo adeguato, semmai avendo anche la possibilità di detrarre le spese che ha sostenuto, come costi, per quello che ha fatto.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto per la sua disponibilità e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 12.10, è ripresa alle 12,25.

Audizione di Lazzaro D'Auria, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del signor Lazzaro D'Auria, che ringrazio della presenza, rappresentante dell'associazione antiracket FAI di Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Avverto, inoltre, il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori potranno proseguire in seduta segreta. Segnalo che, in tal caso, per la parte della seduta sottoposta al regime di segretezza saranno sospesi tutti i collegamenti da remoto e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, che saranno tempestivamente riattivati alla ripresa della seduta libera. Al fine di assicurare il miglior svolgimento dei lavori invito, inoltre, il nostro ospite a destinare, se possibile, l'illustrazione di eventuali contenuti riservati alla parte finale della seduta. Ricordo, inoltre, che, secondo quanto convenuto nelle riunioni dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentantiPag. 53 dei gruppi, del 20 dicembre e del 31 gennaio scorsi, l'audizione odierna rientra nell'ambito dei due filoni di inchiesta sui dati economici collegati alla gestione illecita dei rifiuti e sull'analisi del fenomeno del traffico illecito di rifiuti in merito alle infiltrazioni mafiose e al ruolo della cosiddetta «area grigia». A tal riguardo, ricordo, altresì, che una delegazione della Commissione ha effettuato una missione in Puglia dal 6 all'8 febbraio scorso nelle province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia, procedendo a una serie di sopralluoghi sui siti che sono stati oggetto di abbandono di rifiuti, svolgendo alcuni incontri istituzionali presso le locali prefetture, al fine di acquisire elementi di conoscenza utili, anche con riferimento alla destinazione dei flussi extraregionali dei rifiuti, ovvero alla presunta gestione illecita degli stessi, incluso il fenomeno dei roghi. Con riferimento specifico alle tematiche dell'audizione odierna, ricordo, infine, che la Commissione svolge indagini sull'esistenza di attività illecite nel settore agricolo e agroalimentare, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata commesse anche attraverso sofisticazioni e contraffazioni di prodotti gastronomici, di etichettature e di marchi di tutela, compreso il loro traffico transfrontaliero, anche ai fini dell'aggiornamento del potenziamento della normativa in materia di reati agroalimentari, a tutela della salute umana, del lavoro e dell'ambiente, nonché del contrasto ai traffici illeciti di prodotti con marchio «made in Italy» contraffatti o alterati. Cedo, dunque, la parola al signor Lazzaro D'Auria per lo svolgimento della sua relazione introduttiva, al termine della quale i colleghi parlamentari potranno rivolgere eventuali domande o richieste di chiarimento.

  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Buongiorno. Saluto i presenti e quelli collegati in video. Sono Lazzaro D'Auria, rappresentante della Pag. 54FAI antiracket, testimone di giustizia contro la mafia foggiana, naturalmente, sennò non sarei qui. Leggerò delle note che ho preso per far conoscere i problemi che ho visto sul territorio, sia in Campania che in Puglia, perché io abito a Scafati, in provincia di Salerno, ma per quattro giorni alla settimana sono su Foggia, dove ho le aziende e dove abbiamo avuto problemi di mafia. Vi fornisco alcuni numeri, che sicuramente voi già conoscete. In Italia ci sono 59 milioni di abitanti divisi in questo modo: al nord 27 milioni e al centro-sud (centro-sud, specifico) 34 milioni. In totale in Italia, tra nord e sud, si producono quasi 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti. Il nord ne produce 14 e il centro-sud ne produce 15. In base a questi dati, il nord produce poco meno del 50 per cento dei rifiuti nazionali, contando, però, 26 termovalorizzatori, in confronto al centro-sud dove ce ne sono solo 6. Nello specifico, due sono in Puglia, a Manfredonia e a Massafra, entrambi di gestione privata, e uno in Campania, di gestione pubblica. In compenso, al Meridione abbiamo tantissime discariche a cielo aperto, che non sono una cosa bella. Anche perché queste discariche a cielo aperto hanno un percolato che per la maggior parte delle volte si infiltra nelle falde acquifere del territorio. La mafia non fa altro che approfittare di questo scompenso nello smaltimento tra centro-nord e sud. Approfitta sia degli imprenditori sia, alcune volte, delle amministrazioni comunali offrendo un costo minore per lo smaltimento. Ciò provoca grandi affari per questi mafiosi. Se un imprenditore o una qualsiasi persona che ha necessità di smaltire non riesce a trovare spazio o ha dei costi così elevati che conviene utilizzare le strade mafiose diventa un colluso con la mafia. Per quello che penso, ho alcuni suggerimenti o idee che potrebbero interessare il centro-sud. Innanzitutto, un delinquente, quando va a scaricare un carico di 200-300 tonnellate di immondizia in un qualsiasi posto – che sia un capannone,Pag. 55 che sia un pezzo di terra – una volta preso in flagranza di reato, viene soltanto denunciato a piede libero, che poi si trasforma in una sanzione. Secondo me, si dovrebbe cambiare e procedere direttamente all'arresto immediato. Un inquinamento di queste proporzioni va contro la società. Come pure i beni che vengono utilizzati per fare queste opere di smaltimento non autorizzato o inquinante devono essere confiscati, non sequestrati. Il sequestro viene seguito, generalmente, da un dissequestro. I beni devono essere confiscati a questi signori. Anche gli stessi beni che vengono acquisiti con il guadagno dello smaltimento illecito dovrebbero essere confiscati. Le stesse persone che sono accusate per certo non possono restare in libertà, sennò la mafia continua a fare tranquillamente questo business di milioni di euro di utili. Tutti quanti chiediamo il rafforzamento delle forze dell'ordine. Il rafforzamento delle forze dell'ordine è una cosa importante, ma serve per gli atti delinquenziali. Non si può pensare di tutelare con il rafforzamento delle forze dell'ordine estensioni così grandi come quelle che ci sono in Campania, in Puglia, ma anche in altre parti d'Italia. Ci vorrebbero i cosiddetti «termovalorizzatori». Si dovrebbe bilanciare la costruzione di termovalorizzatori anche al sud. Anche se le persone sono contrarie. Anche io sono contrario, però, per il benessere del territorio, i termovalorizzatori hanno un valore maggiore. Si dovrebbe far capire a quei signori che sono contrari ai termovalorizzatori che un incendio di ecoballe oppure il percolato che va nelle falde acquifere fa molti più danni di quello che può essere l'inquinamento derivante da termovalorizzatori. Inoltre, volevo chiedervi una cosa. Noi, imprenditori e cittadini, quando acquistiamo materie plastiche, paghiamo una tassa indiretta, che va, poi, al CONAI. Questi denari come vengono usati? Questo non l'ho mai capito, quindi lo chiedo a voi. Un'altra soluzione potrebbe essere quella Pag. 56della digitalizzazione dei cosiddetti «formulari» o FIR. Voi li conoscete come FIR. Una volta che avete digitalizzato questi documenti, tutti possono sapere quando parte lo smaltimento e dove va a finire. Se c'è un controllo per la strada, anche un pubblico ufficiale può vedere immediatamente se il camion è provvisto di un formulario onesto o un formulario «a fotocopia». In questo modo diamo più spazio alle forze dell'ordine per poter bloccare alcuni movimenti illeciti. Penso sappiate che io sono un agricoltore. Vi posso garantire che noi siamo i più maltrattati, in alcuni casi. Buona parte dei rifiuti che produciamo è riciclabile, quei pochi prodotti plastici che compriamo siamo obbligati a smaltirli. Anche se non fossimo obbligati lo faremmo lo stesso, perché pensiamo al terreno come a una cosa donataci da Dio. Se non portiamo la registrazione dello smaltimento agli enti di competenza che ci devono controllare, ci bloccano i pagamenti comunitari. Mi chiedo: perché gli imprenditori che sono sicuramente colpevoli di reato di inquinamento non possono essere puniti come noi con un fermo aziendale di diversi mesi? Noi dovremmo rendere antieconomico alla mafia e agli imprenditori lo smaltimento abusivo dei rifiuti. Questo lo si può fare soltanto dando spazio alle persone, spazio agli imprenditori per lo smaltimento a un costo inferiore. In questo momento, gli imprenditori hanno costi esagerati. Faccio un esempio. Per smaltire le bottiglie derivanti da fitofarmaci, io pago 30 centesimi al chilo, e 30 centesimi è una somma. Meno male che ne produciamo poco. Però, per quello che produciamo, paghiamo 30 centesimi al chilo, oltre a pagare il 2 per cento di tasse sui fitofarmaci, oltre a pagare indirettamente la tassa sull'acquisto della plastica. Sul territorio, soprattutto, lo Stato dovrebbe dare una mano all'amministrazione pubblica per aprire molte più isole verdi, dove le persone possano tranquillamente conferire materiali riciclabili, dando Pag. 57meno volume allo smaltimento dell'indifferenziato. Queste sono cose che mancano sul territorio, mancano i termovalorizzatori, mancano le isole verdi, mancano i controlli, ma i controlli su territori vasti come la Puglia, come la Campania, come la Basilicata diventano difficili. Ci vorrebbe un carabiniere ogni 50 ettari.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. La nostra è una Commissione d'inchiesta. Questi suggerimenti sono utili, però noi facciamo un'attività di inchiesta su questo argomento. Lei ha qualche fatto, qualche testimonianza, qualcosa che è accaduto, qualche nome, qualcosa che ci possa essere utile?

  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Quello che le posso dire è che alcuni agricoltori, di gestione della nostra OP di Foggia, di San Severo per la precisione, hanno avuto scarichi di ecoballe nelle proprie aziende di notte, sicuramente fatti da gente del posto appartenente alla mafia locale. Un'operazione del genere si può fare soltanto con il consenso dei mafiosi del posto, dei delinquenti o dei guardiani, che comunque sono persone che mettono lì i mafiosi. Gli stessi agricoltori, proprietari dei terreni, si sono dovuti far carico dello smaltimento dei rifiuti. Questa è una cosa che non va bene, non è giusta per una persona che lavora.

  PRESIDENTE. Abbiamo una testimonianza? Abbiamo determinate aziende? Un dubbio sorge spontaneo, si parla sempre di altri. La criminalità organizzata è molto diffusa, ma sono altri che hanno fatto illeciti. Ci sono stati episodi in cui gli stessi agricoltori fossero in accordo?

  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». Guardi, io non posso dire una cosa del genere. L'agricoltore, generalmente, usa il terreno per coltivare.Pag. 58 Ci potrebbero essere proprietari di capannoni che hanno fatto qualcosa del genere oppure il distrarsi dei curatori fallimentari che affittano i capannoni che, poi, vengono riempiti di immondizia. Questo sì, sicuramente. Mi pare che ad Apricena sia successo qualcosa del genere ultimamente: è stato affittato un capannone e mi sembra ci sia stato un intervento delle forze dell'ordine, con arresti e denunce. Il problema, però, è sempre quello: la denuncia che si prende il soggetto non è seguita da arresto immediato, ma da una sanzione amministrativa, poi una causa e poi forse...

  PRESIDENTE. Questo è chiaro. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIETRO LOREFICE. Signor presidente, la ringrazio. Le volevo porre una domanda. Lei, in qualità di rappresentante dell'antiracket di Foggia, quali e, eventualmente, quanti suoi iscritti, assistiti ha avuto o ha seguito in relazione all'attività di questa Commissione? Quanti dei suoi iscritti sono venuti da lei, in qualità di rappresentante dell'antiracket, a chiedere assistenza e a denunciare, di conseguenza, pressioni illecite, richieste illecite da parte di quelle che lei ha definito filiere criminali o mafiose? I riscontri che lei ha in base ai suoi iscritti o a soggetti che si sono rivolti all'associazione antiracket per avere supporto e tutela. Ce ne sono? Se sì, quanti? Possiamo avere riscontri? Ci sono stati, successivamente, con il vostro supporto e la vostra assistenza, esposti, denunce presso le procure competenti? Per avere una serie di informazioni che possono essere utili alla nostra inchiesta. Numeri, persone, quanti avvii di provvedimenti da parte dell'autorità giudiziaria, rapporti che avete con forze dell'ordine e prefettura. Inoltre, se è possibile capire – lei ha denunciato anche ciò che è legato alla filiera e Pag. 59al mondo dell'agricoltura, che è un altro tema di interesse della Commissione – se in quel mondo, anche in relazione a quello che ha detto... lei ha parlato di costi eccessivi per lo smaltimento dei rifiuti in generale e poi ha fatto riferimento a quello dei fitofarmaci. Lei ha parlato di un costo di 30 centesimi a chilo, della plastica. In quel caso, parliamo di rifiuti spesso speciali pericolosi. Di quanti chili parliamo? Una piccola azienda ha un peso non so quanto rilevante. Ci dia un parametro misurabile. Un'azienda come la sua quanto spende? Capire la dimensione aziendale e quanto spende in smaltimento di bottiglie, contenitori e imballaggi, altrimenti ci mancano gli elementi valutabili o misurabili.

  PRESIDENTE. Se non ha questi dati, ce li può anche procurare.

  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». I dati non li ho. Non ho fatto un calcolo su questo. Mi sono basato più sulle problematiche locali, quelle pugliesi. Il costo c'è. La produzione non è eccessiva per la parte agricola, l'ho detto già all'inizio. Non è una quantità immane. Per quanto riguarda le persone che sono venute da me, sono venute persone che hanno avuto il problema dello scarico in campagna, ma di collusioni tra agricoltori e mafiosi per lo scarico in campagna di rifiuti, almeno con i piccoli agricoltori, non ne risultano. I tir che vanno per le campagne, alzano il rimorchio, scaricano e se ne vanno, non hanno bisogno di una collusione con il proprietario del terreno. Al limite si dovrebbe indagare per vedere se ci sono scavi per sotterrare i terreni. Nella zona dove stiamo noi – almeno io – per il momento non ne ho sentiti ancora.

  PIETRO LOREFICE. Presidente, un'integrazione. Vorrei capire perché l'antiracket ha anche una funzione a supporto di Pag. 60imprenditori. Nella sua esperienza, sono venuti da lei imprenditori, non per forza legati al mondo dell'agricoltura? Quindi, non alla parte finale. Le faccio un esempio che può essere utile a inquadrare meglio il tema. Imprenditori che lavorano in varie filiere, ma che producono rifiuti, sono sottoposti a richieste? C'è una filiera, un circuito mafioso o para-mafioso per cui ti devi rivolgere per forza all'azienda «x» o «y» se vuoi smaltire i tuoi rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi? Lei lo ha riscontrato nella sua attività di rappresentante dell'antiracket? È venuto qualche imprenditore a dirle che è obbligato a smaltire i suoi rifiuti speciali tramite l'azienda di Tizio o di Caio? Oppure che è stato avvicinato da Sempronio, un malavitoso conosciuto, che gli ha detto che deve smaltire tramite l'azienda «x» o «y»? Da voi c'è questo tipo di fenomeno? Qualcuno è venuto da lei a denunciare tale fattispecie?

  LAZZARO D'AURIA, rappresentante di FAI antiracket Foggia «Luigi e Aurelio Luciani». No, fortunatamente. Per il momento non si è ancora verificata questa cosa. Sicuramente le imprese di smaltimento sono pochissime. Già questo vuol dire molto. Non voglio dire che tutte le imprese di smaltimento del sud o di Foggia possono essere colluse, però il fatto che ce ne siano poche, dando lo smaltimento dei rifiuti un grosso guadagno, potrebbe voler dire che qualcosa, ma non ho certezza di questo.

  PRESIDENTE. È chiaro. Se lei riesce ad avere qualche numero lo fa pervenire anche alla Commissione. Se non ci sono altre domande, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, termina alle 12.40.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  La seduta comincia alle 12.50.

Pag. 61

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto nella riunione odierna, alla luce delle risultanze dell'audizione appena svolta dei rappresentanti del Comitato «Casal Selce Libera», di effettuare una missione presso lo stabilimento di Ponte Malnome, nell'area di Malagrotta, nell'arco della prossima settimana, possibilmente nella giornata di mercoledì 13 marzo, compatibilmente con l'andamento dei lavori parlamentari. Il sopralluogo potrebbe estendersi alle aree confinanti menzionate dagli auditi, al fine di acquisire ulteriori elementi conoscitivi. Il termine per i Gruppi per comunicare i propri rappresentanti è fissato per venerdì 8 marzo alle ore 12.
  Non essendovi interventi, dichiaro concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 12.55.