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XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 12 luglio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Comunicazioni del presidente:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Audizione di Francesco Lo Voi, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 4 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 10 
Cantalamessa Gianluca  ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Cantalamessa Gianluca  ... 10 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Verini Walter  ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
Rando Vincenza  ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 14 
Ascari Stefania (M5S)  ... 15 
Colosimo Chiara , Presidente ... 15 
Pittalis Pietro (FI-PPE)  ... 15 
Colosimo Chiara , Presidente ... 16 
Michelotti Francesco (FDI)  ... 16 
Colosimo Chiara , Presidente ... 16 
Serracchiani Debora (PD-IDP)  ... 16 
Colosimo Chiara , Presidente ... 17 
Serracchiani Debora (PD-IDP)  ... 17 
Colosimo Chiara , Presidente ... 17 
Piccolotti Elisabetta (AVS)  ... 17 
Colosimo Chiara , Presidente ... 17 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 17 
Colosimo Chiara , Presidente ... 17 
De Corato Riccardo (FDI)  ... 17 
Colosimo Chiara , Presidente ... 18 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 18 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 24 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 24 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 24 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24 
Lo Voi Francesco , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ... 24 
Colosimo Chiara , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 14.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Chiedo scusa del leggero ritardo. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Prima di iniziare con l'audizione del procuratore Lo Voi, che ringrazio infinitamente per la disponibilità e la presenza, comunico che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nelle sedute del 4 e dell'11 luglio scorso, ha convenuto sull'opportunità che la Commissione si avvalga, come di consueto, della collaborazione di alcuni ufficiali di collegamento designati secondo prassi dai corpi di polizia di rispettiva appartenenza. Gli ufficiali di collegamento finora indicati sono per la Polizia di Stato il primo dirigente Silvia Franzè, per la Guardia di finanza il colonnello Tommaso Luigi Solazzo e per la DIA il tenente colonnello Angela Pepe.
  Comunico inoltre che l'ufficio di presidenza, nella seduta del 4 luglio, ha convenuto che la Commissione si avvalga della collaborazione a tempo pieno del dottor Domenico Introcaso, del dottor Gaetano Grasso e del dottor Francesco Cirillo il quale tuttavia ha richiesto di assumere l'incarico a tempo parziale. Nella seduta dell'11 luglio l'ufficio di presidenza ha altresì convenuto che la Commissione si avvalga della collaborazione a tempo pieno delle magistrate Giuliana Merola e Barbara Zuin le quali, anche durante la diciottesima legislatura, hanno svolto la funzione di consulenti per questa Commissione. Per queste ultime la presidenza ha avviato, ai sensi dell'articolo 7 della legge istitutiva, le procedure previste per l'autorizzazione da parte dell'amministrazione di appartenenza,
  Comunico infine che l'ufficio di presidenza, nella seduta dell'11 luglio, ha adottato all'unanimità il testo del regolamento sul funzionamento dei comitati che verrà trasmesso a tutti i componenti per poi essere sottoposto all'esame della Commissione in una prossima seduta.
  Formulo l'augurio di buon lavoro a tutti, ringraziandoli sin d'ora per il contributo che sapranno dare, con il lavoro, all'attività di questa Commissione.

Audizione di Francesco Lo Voi, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma Francesco Lo Voi, a cui rinnovo il mio benvenuto e il mio ringraziamento. Ricordo che questa seduta si svolge nelle forme di audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione che non fossero presenti. I lavori potranno proseguire in forma segreta a richiesta dell'audito o dei colleghi, in tal caso ovviamente non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv. Vi chiedo, al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei nostri lavori e consentire la Pag. 4più ampia partecipazione, di mantenere gli interventi nel limite di tre minuti.
  A questo punto, ringraziandolo ancora, do la parola al procuratore Lo Voi per la sua relazione.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Grazie presidente. Ricambio il saluto, così come lo porgo a tutti i componenti di questa Commissione davanti alla quale mi trovo con piacere nella sua nuova composizione, a seguito dell'inizio della nuova legislatura. Mi trovo con piacere perché questo da un lato rappresenta un segno di continuità dell'interesse del Parlamento verso una quota almeno dell'attività, delle procure della Repubblica, soprattutto delle procure distrettuali che si occupano di antimafia ed antiterrorismo, dei reati del noto 51, commi 3-bis e 3-quater c.p.p., e che per noi che vi lavoriamo e ancor di più per noi che abbiamo l'onere di dirigerle (perché quanto a onore questo ormai comincia a essere sempre più raro) rappresenta un segno di conforto e di sostegno. Sapere che dopo tanti anni, immediatamente dopo la costituzione e l'avvio della nuova legislatura, viene ricostituita la Commissione antimafia, per molti di noi rappresenta qualcosa su cui facciamo conto e che ci fa piacere avere come interlocutore. Quindi sono io che ringrazio il presidente e voi per avere voluto questa mia audizione e, trattandosi del nostro primo incontro, ho pensato (anche per non appesantire eccessivamente il tono e il contenuto dell'audizione stessa) di partire con una breve illustrazione della situazione nel distretto della procura di Roma che coincide con l'intera regione laziale, ho pensato di iniziare con un paragone che poco fa avevo accennato al presidente.
  Come molti di voi sapranno, il mio incarico precedente era quello di procuratore della Repubblica a Palermo, dove sono stato per sette anni. Non dico che le cose fossero più facili però la situazione palermitana, per chi gestiva la procura, era relativamente schematica. C'era cosa nostra, un 80 per cento delle attività e delle carte che finivano sui nostri tavoli era relativo all'attività di cosa nostra, si sapeva bene o male dove andare a mettere le mani e se non si sapeva subito si arrivava a scoprirlo con una certa facilità. Poi c'era un 20 per cento di altre attività criminali che a volte si collegavano con cosa nostra e a volte restavano indipendenti; sì, c'erano un po' di reati in materia di pubblica amministrazione ma insomma, il grosso era lì. Qui no, qui abbiamo una serie di mafie, tanto che il dibattito (voi avete seguito meglio di me) si è articolato proprio sulle differenze tra le mafie autoctone, le mafie trasferitesi dai luoghi d'origine delle case madri, sulle mafie nazionali, sulle mafie straniere, sulle connessioni tra le une e le altre che vediamo quotidianamente, sulle forme di collaborazione.
  Quindi abbiamo una serie di organizzazioni criminali di tipo mafioso alcune delle quali direttamente discendenti e a volte direttamente collegate con le case madri mafiose tradizionali (cosa nostra, camorra e 'ndrangheta) che operano sull'intero territorio regionale, in larga parte con gli stessi sistemi con cui operavano e continuano ad operare nei territori originari. A questi si aggiungono gruppi strutturati in modo simile a quelli mafiosi di altra natura, di altra origine. Abbiamo avuto, e abbiamo, una robusta presenza di criminalità organizzata di origine albanese che si interfaccia con frange anche significative di criminalità organizzata locale. Abbiamo una presenza di criminalità organizzata nigeriana che, a differenza di altri settori del territorio nazionale, non si limita a muoversi attraverso i vari cult (Blake Axe, Eye e così via) all'interno della propria struttura territoriale d'origine etnica, ma allarga la propria presenza e la propria attività criminale ad altri settori che sfruttano denaro, come stupefacenti, prostituzione e così via. Quindi abbiamo, proprio come cornice generale, una compresenza di organizzazioni di vario genere su un territorio che è sì vasto, ma che a un certo punto ha dei limiti. Allora questo territorio che deve essere in qualche maniera occupato e così ciascuna di queste organizzazioni – perdonate il termine banalizzante – cerca di «allargarsi» quanto più possibile. Perciò ci si allea con i vicini o con Pag. 5qualche altro gruppo che è in grado di garantire copertura e protezione, altrimenti si apre qualche forma di conflitto e ciò significa generare ulteriori reati, di altro genere e di altra natura. Dovendo tenere occupato il territorio, si passa alle varie forme con cui determinate regole devono essere fatte rispettare, per cui si verifica che nella gestione del traffico di stupefacenti si vengano a contendere, per esempio, le diverse piazze di spaccio (come quelle che occupano Roma). È bene dire subito che la situazione riguardante il traffico degli stupefacenti se non è totalmente fuori controllo poco ci manca, nonostante l'impegno, nonostante le operazioni, le indagini, gli arresti e le condanne che si susseguono. La situazione riguardante il traffico degli stupefacenti è veramente preoccupante. È preoccupante per la semplice ragione che l'offerta, che è enorme, risponde a un'enorme domanda e la domanda è a qualsiasi livello sociale assolutamente enorme.
  Quindi si creano una serie di situazioni che poi si risolvono con sequestro di persona per un qualche periodo, finché non si paga il debito contratto; si risolvono, salendo di gravità, con la gambizzazione; si risolvono con l'incendio del locale o del chiosco di questo o di quell'altro; si risolvono col ricorso a forme di attività estorsiva vera e propria. Si risolvono, quando proprio la questione diventa complessa, anche arrivando all'omicidio. Quindi abbiamo avuto una serie di vicende collegate derivanti da traffici di stupefacenti, che a loro volta si collegavano e derivavano da rapporti con associazioni di tipo mafioso di varia natura, che hanno comportato anche degli omicidi. Per alcuni ci sono processi in corso, ci sono state anche delle condanne. Quello che colpisce (ecco perché ero partito da quella differenza col mio territorio di origine), per esempio nel rapporto con i nigeriani – l'esempio apparirà banale ma così funzionava – mentre a Palermo i nigeriani operavano col consenso e l'autorizzazione di cosa nostra, o quantomeno dei componenti della famiglia di cosa nostra di un determinato territorio, qui no. Qui se c'è una componente nigeriana – dico nigeriana per fare un esempio di mafia non territoriale, ormai stanziale ma non di origine nazionale, mettiamola così – si muovono diversamente, qui si muovono volendo affermare la propria presenza, volendola affermare a parità di posizione rispetto alle altre organizzazioni criminali, in associazione con altre organizzazioni criminali o, se del caso, anche sopraffacendo altre organizzazioni criminali. Quello che colpisce – e questo è stato già riconosciuto ormai da numerose sentenze con riferimento alle mafie non tradizionali, quindi o autoctone o importate – è l'uso del metodo mafioso. Il metodo mafioso, quello che è descritto nel nostro articolo 416-bis e sotto forma di aggravante nell'articolo 416-bis, punto 1, viene fatto proprio dalle organizzazioni che decidono di utilizzarlo e comportarsi allo stesso modo. Allora ci sono le estorsioni, ci sono le rapine, c'è il controllo del territorio che si attua nelle varie forme richieste dal tipo di attività criminale che deve essere svolta su quel territorio, c'è l'utilizzo di tutte quelle caratteristiche che sono tipiche delle organizzazioni mafiose classiche. Non escluso – ed è un una parentesi che voglio aprire per introdurre un tema prima di altre considerazioni – il fenomeno (perché di questo ormai dobbiamo parlare, il termine non è casuale) del riciclaggio di denaro. Il riciclaggio di denaro non è uno di quei reati che crea allarme sociale perché trovi l'atto violento, trovi il morto per strada o trovi la sparatoria e così via. Tuttavia il riciclaggio di denaro, purtroppo, sta avendo in questo periodo nel territorio laziale e romano in particolare, uno sviluppo multiforme che è estremamente pericoloso. Perché, è inutile dirlo, consente non solo la ripulitura dei capitali illeciti, ma consente soprattutto il reinvestimento (anche questo lo si è visto con le cronache degli ultimi anni e il fenomeno non va a diminuire, purtroppo va ad aumentare). Cioè non è solo il lavaggio del denaro sporco, la sua sostituzione, è anche il reinvestimento. Il reinvestimento significa inserimento della criminalità organizzata, rectius dei riciclatori per conto della criminalità organizzata, nei diversi settori economici: dal più semplice, la ristorazione,Pag. 6 a scendere o a salire. Quindi inserimento nel mondo economico con una disponibilità di denaro naturalmente ben superiore a quella degli operatori ordinari che pertanto facilita l'alterazione del mercato. Se io devo vendere un bene che vale 100 e a fronte di possibili acquirenti che mi offrono 100-102-98 ne viene uno che mi offre 200, è chiaro che io vendo a chi mi offre 200. Chi mi compra a 200 intanto ripulisce i 200, ma soprattutto si inserisce in un settore economico che gli consente di produrre ulteriore ricchezza. Non solo di nascondere il capitale illecito, ma di produrre ulteriore ricchezza (primo aspetto), ma anche inserimento nel settore economico, nel settore produttivo, alterazione del mercato e ciò vuol dire alterazione della concorrenza lecita. Ecco perché è pericolosissimo il riciclaggio. Ma c'è di più: il riciclaggio da tempo non è più un fenomeno nazionale. Voi avrete sentito raccontare di una famosa intercettazione telefonica risalente al periodo immediatamente successivo alla caduta del Muro di Berlino, in cui un mafioso siciliano, colloquiando con un suo sodale che si trovava in Germania, gli diceva: «Vai all'est e compra» e quello gli chiedeva: «Scusa che devo comprare?» – «Tutto, compra tutto quello che trovi. Ristoranti, alberghi, case, tutto quello che trovi da comprare compralo». Quindi, non che il riciclaggio diventi oggi un fenomeno internazionale, ma non c'è dubbio che le offerte nuove del mercato e della tecnologia offrono ai riciclatori delle possibilità molto superiori rispetto a prima. C'era il periodo delle frodi carosello che prima servivano a evadere le tasse. Ormai non dico che sono cadute in disuso, ma sono state trasformate in fabbriche di strumenti finanziari necessari a coprire il riciclaggio di denaro internazionale, il quale a sua volta serve a coprire i reati di natura fiscale, i quali a loro volta servono a coprire la creazione di fondi neri, che servono ai fini più svariati ma tutti non leciti. Tutto questo ha visto anche in tempi recenti un impegno particolare grazie all'attività della Guardia di finanza, ma non solo grazie al rafforzamento delle strutture come l'Unità di Investigazione Finanziaria della Banca d'Italia. Le nostre strutture si sono decisamente elevate in qualità e quantità degli interventi e ci hanno consentito di effettuare operazioni con numerosi arresti, numerose condanne, milioni di euro sequestrati. La particolarità che è stata contestata e riconosciuta dai giudici è la presenza (in molte di queste attività) ancora una volta del famoso metodo mafioso, della famosa aggravante una volta articolo 7 oggi 416-bis, punto 1. Riciclaggio dei proventi della droga, principalmente dei traffici di stupefacenti, riciclaggio che produce reinvestimenti che avvengono in tutta Europa e, dobbiamo prenderne atto, con la collaborazione molto attiva di professionisti che collaborano nei movimenti finanziari, nelle aperture e chiusure delle società in Italia e all'estero. Da Dubai al Delaware, altro che fenomeno locale, «oppure passa all'est e compra» sopra descritto; qui siamo a un livello decisamente superiore che, ripeto, non fa rumore. Quindi spesso non viene considerato o viene sottovalutato, ma è uno degli aspetti più difficili delle nostre indagini perché qua si tratta di avere personale super specializzato non solo tra gli investigatori, ma anche tra i pubblici ministeri che poi devono leggere e capire quello che gli investigatori forniscono loro e trasferirlo ai giudici. I giudici a loro volta devono leggere, capire e trasferire in sentenza – poco importa se di assoluzione o di condanna – ma comunque, avendo studiato un materiale che non è di agevole lettura, non è di quelle cose che trovi con facilità nei manuali di diritto penale che studi all'università.
  Abbiamo un altro aspetto di particolare delicatezza e serietà che mi permetto di segnalare senza che mi faccia velo l'esistenza del dibattito in corso sulle possibili modifiche della normativa riguardante la materia alla quale faccio cenno, che sono le intercettazioni. È un tema generale che riguarda tutti i reati, io mi limito all'aspetto criminalità organizzata. Noi abbiamo registrato negli ultimi anni – perdonatemi se approfitto della presenza del vicepresidente Cafiero De Raho che nel suo precedente, ma non remoto incarico, ha avuto modo di vedere personalmente lo sviluppo Pag. 7di questo fenomeno – noi ci siamo scontrati con dei sistemi di elusione delle intercettazioni classiche sempre più raffinati, sempre più complessi e che hanno portato alla creazione (qualcuna è già stata scoperta) di vere e proprie piattaforme criptate. Nel senso che ci sono dei telefonini che vengono predisposti e utilizzano determinati programmi per non essere intercettabili e che abbiamo trovato essere stati utilizzati da esponenti della criminalità organizzata di tipo mafioso in varie parti del territorio nazionale. Questo l'abbiamo trovato già in indagini fatte. Ora io faccio fatica a credere che, siccome è stato scoperto un sistema, ci rinuncino e decidano di buttarsi su qualcos'altro, ho la vaga impressione – supportata da qualche indicazione che comincia a pervenirci – che questo sistema si stia ulteriormente perfezionando e raffinando. Ciò significa che noi avremo difficoltà, significa che noi dovremo andare ad investire su questo versante e dovremo investire non solo con un miglioramento, se possibile, della legislazione. Ripeto, io non voglio minimamente entrare nelle questioni politiche che riguardano il tema. Segnalo il problema però, perché credo che sia mio dovere, stando qui, segnalarvi il problema. Uno dei problemi che non è solo di Roma naturalmente, è di Roma, come di Napoli e di Palermo, come un po' di tutta Italia. Ci sono delle cose che magari non arrivano ad essere diffuse se non quando poi viene fuori qualcosa in qualche processo. Noi avremmo bisogno, sembrerà una banalità ma vi assicuro che non lo è, di avere un maggiore controllo delle società che noleggiano autovetture. Voi direte: «Che senso ha?». Allora, buona parte dei soggetti che noi indaghiamo, quelli che sono più attenti a tentare di sfuggire, noleggiano una macchina al giorno. E questi, se cambiano auto ogni giorno non è che la comprano, la affittano, la noleggiano, hanno una convenzione. Questo rende praticamente quasi impossibile piazzare una microspia per un'intercettazione ambientale all'interno di quell'autovettura. Se cambio auto ogni giorno io sono sicuro di avere ogni giorno un'auto pulita, al di là delle possibili bonifiche che possono essere fatte, risolvo il problema in anticipo. E allora ecco, troviamo tutte queste particolarità nell'ambito delle nostre indagini sulle quali avremmo bisogno di strumenti legislativi e investigativi di maggiore efficacia e che fossero tenuti presenti nell'organizzazione del lavoro e anche nell'organizzazione del lavoro delle forze di polizia e nell'organizzazione e nell'impostazione di un certo tipo di legislazione a fini antimafia ed antiterrorismo. Questo per dare un quadro generale di qualche cosa che si verifica.
  Tornando al territorio io potrei darvi, ma vi annoierei, alcuni numeri riguardanti l'attività della direzione distrettuale antimafia di Roma relativi all'ultimo biennio. Mi limiterò a fare riferimento a un dato che ha visto un totale di quasi duemila indagati noti nel periodo 1° luglio 2022 – 30 giugno 2023 con un'attuale pendenza, al 30 giugno 2023, di 8.036 indagati nell'ambito di 461 procedimenti penali e con un numero significativo di procedimenti in cui viene al momento ipotizzata la violazione dell'articolo 416-bis che sono, per l'anno in corso 2022-2023, ventisette procedimenti con 109 indagati.
  Sono soltanto dei numeri, ma a ciascuno di questi procedimenti naturalmente fa riferimento un territorio, un sistema, una serie di collegamenti e una serie di attività correlate di quelle che vi ho detto e anche di infiltrazione in alcuni settori della pubblica amministrazione.
  È un tema delicato che affronterò in punta di penna, non prima di trarre spunto da questi numeri per dirvi – è una circostanza che credo possa essere di interesse per la Commissione – che in questo momento la situazione dell'organico della procura della Repubblica di Roma è gravemente deficitaria. Anziché avere i novanta sostituti che sono previsti dalla pianta organica me ne mancano di fatto – includendo i vari esoneri e le malattie – ben ventidue. Voi capirete che ventidue su novanta sono il 25 per cento, il che significa che tre quarti dei colleghi si devono fare carico del lavoro del restante quarto. Il che significa che, tanto per cominciare, bisogna assicurare i servizi, cioè le udienze. Allora, Pag. 8se io devo assicurare le udienze e i colleghi intanto devono fare le udienze, poi nel tempo che rimane libero fanno le indagini. Col loro consenso (perché in teoria sarebbe vietato, ma col loro consenso si può fare) ho dovuto coinvolgere in alcune attività anche i componenti della direzione distrettuale antimafia perché altrimenti non riuscivamo a coprire le udienze. È prevista, dal nostro documento organizzativo, la presenza di sei sostituti di riserva al giorno che vengono quotidianamente impiegati, non solo alcuni ma tutti e sei. Ho dovuto coinvolgere nell'effettuazione delle udienze, e per fortuna si tratta di persone di livello culturale e professionale e con una disponibilità al lavoro elevatissima, i procuratori aggiunti. I quali procuratori aggiunti non si occupano solo del coordinamento dei gruppi di lavoro che appunto coordinano, ma devono ogni tanto fare pure le udienze. A qualcuna sono andato pure io; si trattava di qualche vicenda un po' particolare e ho ritenuto di dover andare a rappresentare personalmente l'accusa. Chiudo la parentesi, il dato credo possa essere da voi utilizzato in qualche sede certamente con maggiore efficacia di quella che posso spendere io, essendomi limitato a scrivere al Comitato di presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura per segnalare l'impossibilità di continuare a gestire la situazione in queste condizioni, e devo dire con pronta risposta di apertura di pratiche, con la speranza di poter arrivare alla copertura di questi posti.
  Stavo facendo cenno al tema delle infiltrazioni. Si sono verificate, ma del resto si sono verificate in tutta Italia quindi non c'è neanche da sorprendersi e tanto meno c'è da sorprendersi nel Lazio in cui ormai si può dire (non più per cronaca giudiziaria ma storicamente) che si sono trasferiti gruppi delle mafie tradizionali cosa nostra, 'ndrangheta e camorra, più tutti gli altri di cui abbiamo parlato. Cosa c'è tra le attività di interesse, non solo quelle volgarmente criminali come il traffico di stupefacenti, le estorsioni, i danneggiamenti e così via? C'è anche l'infiltrazione in taluni settori della pubblica amministrazione. A quale scopo? Allo scopo evidentemente di conseguire fonti di arricchimento, è quella la ragione. Allora anche qui io devo farvi un esempio che traggo dalla precedente esperienza lavorativa. E vi prego di credermi ancora una volta, perché il punto di caduta è un altro di quei temi sensibili in questo momento per le proposte di possibili riforme legislative e o abrogazioni. Voi sapete che, essendo stati scoperti degli insediamenti della 'ndrangheta nei territori di Anzio e Nettuno, sono state eseguite un certo numero di misure cautelari che hanno avuto il loro corso; sono in corso i processi, alcuni si sono definiti. Nel corso delle indagini preliminari la grandissima parte delle accuse è stata confermata sia dal tribunale del riesame che dalla Cassazione, ne è seguita un'attività di verifica ispettiva da parte della prefettura che ha avuto l'esito che ha avuto e che voi conoscete.
  Bene, a me è toccato (perché è previsto dalla legge) leggere le relazioni delle commissioni ispettive dei due comuni e la cosa che mi ha davvero colpito è che vi ho trovato una serie di irregolarità che si trasformavano in illiceità, assolutamente identiche, nell'origine, nello sviluppo, nella struttura e nei fini, a quelle che avevo trovato stando a Palermo, leggendo le relazioni delle commissioni ispettive che so io, dei comuni di Chiusa Sclafani (per chi sa, per chi conosce questo comune), per quello di Partinico che è più noto anche perché un po' più popoloso. Chiusa Sclafani ha pochi abitanti. Questa cosa sinceramente mi ha sorpreso perché ripeto, Partinico siamo sui 32 mila, forse qualcosa di più. Chiusa Sclafani meno di 3 mila. Cosa facevano? Andavano a cercare l'affidamento dell'appalto per la mensa scolastica, l'affidamento per l'appalto del parcheggio comunale, l'affidamento per la riparazione di determinate strade. Non parliamo della gestione dei rifiuti, dove magari l'emergenza prima veniva creata e poi veniva risolta in via di emergenza, quindi saltando ogni regola e andando a creare tutta una serie di affidamenti, saltando le gare, tutte sotto soglia e poi col rinnovo. E mi sono chiesto: è mai possibile che in un comune di 50-60 mila abitanti si siano potute verificare le stesse cose che succedevano a Chiusa Sclafani? E Pag. 9allora ho cominciato a pensare a quando noi abbiamo a che fare con personaggi che hanno la loro caratura mafiosa, parlo di quelli che si muovono e si danno da fare per realizzare questo tipo di infiltrazione che in qualche caso diventa occupazione, ma basta l'infiltrazione perché spesso un dirigente tecnico comunale vale molto di più di un sindaco. Basta controllare qualcuna di queste figure, più del sindaco, più del presidente del consiglio comunale, più degli assessori. E allora tu vai a trovare lo stesso tipo di attività che le case madri fanno nel loro territorio. E lo fanno per ottenere, finiti i grandi flussi finanziari di una volta, motivo per il quale sul PNRR dobbiamo stare non attenti, ma super attenti, perché è da una vita che non ci sono più i flussi finanziari di cui l'Italia ha goduto nel secolo scorso, negli anni Settanta, negli anni Ottanta e così via. Una forma di favoritismo verso Tizio o verso Caio. Come si chiama il favoritismo nel codice penale? Si chiama abuso d'ufficio. Allora mi sono chiesto se c'è un senso, sentendo dire che nell'abuso d'ufficio, i numeri sono quelli che sono, le condanne sono quelle che sono. La questione non può essere basata sui numeri perché ci sono delle fattispecie previste come reato nel codice, delle leggi penali speciali che puniscono come reato la pesca in alcune acque interne di qualche fiume, di qualche canale particolare, non so quanti procedimenti ci siano di questo tipo in giro per l'Italia, ma nessuno si è posto il problema di cancellare questo reato, così come non so quanti procedimenti ci siano in Italia in materia di abigeato, che è tuttora previsto come un'aggravante del reato di furto nell'articolo 625 c.p.; forse in Sardegna ancora qualche cosa c'è, ma insomma non mi pare... Comunque si dice che l'abuso d'ufficio sia un reato spia di altri reati più gravi e che quindi serva mantenerlo perché serve a scoprire i reati più gravi.
  Io mi permetto non di contestare questa tesi che avrà pure una sua validità, ma di affermarne – secondo quanto ho visto e ho letto – un'altra. Non è solo un reato spia l'abuso d'ufficio, è anche un reato fine, cioè è uno di quei reati che vengono commessi anche dagli associati mafiosi per ottenere un risultato o per fare ottenere a loro, ai loro sodali o ai loro amici un risultato: l'affidamento dell'appalto sulla mensa, della scuola, dei rifiuti, della riparazione delle strade, quello che c'è, ottenendo, favorendo qualcuno in modo non lecito. E allora più che essere soltanto un reato spia, io vi prego di fare attenzione al fatto che è quantomeno anche un reato fine. Sì, magari ci potrà essere in qualche caso la turbativa d'asta, che è poi più difficile da costruire e da provare rispetto all'abuso d'ufficio che in qualche misura dovrebbe essere più semplice, ma l'obiettivo dell'associazione criminale nello svolgere un certo tipo di azioni, quello finisce con l'essere. Ecco perché tocco questo tema con grande attenzione e delicatezza e qui – sede per me più elevata di questa non può esservi – mi permetto di porlo.
  Proseguendo col territorio – e mi avvio a concludere – sui tentativi di accordo tra i vari gruppi mafiosi ci siamo già soffermati. Poi vi sono appunto una serie di canali di investimento che abbiamo già evidenziato, la ristorazione principalmente. C'erano condotte estorsive in danno degli imprenditori che avevano ottenuto la gestione di locali nel pieno centro di Roma e i soggetti mafiosi che vi operavano non si preoccupavano minimamente del fatto che si trattasse addirittura di attività soggette a controllo giudiziario e tranquillamente andavano a tentare estorsioni anche lì.
  Abbiamo avuto grosse forme di collaborazione con altre procure distrettuali come Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro, anche Palermo, per esempio nell'indagine denominata Petrolmafie risalente al 2021 in cui è stata contestata l'aggravante mafiosa e in cui c'era uno dei famosi sistemi di gestione delle frodi finanziarie a fini fiscali che servivano all'evasione dell'IVA. Evasione dell'IVA che a sua volta serviva alla creazione di fondi neri e così via. Abbiamo una serie di procedimenti e indagini in corso, l'ho già detto, sul rifornimento di stupefacenti sulle varie piazze di spaccio, i cui profitti continuano a essere notevolissimi, indagini su altre aree del territorio regionale che hanno visto la presenza anche di gruppi trasferitisiPag. 10 dal territorio dei casalesi per andare a operare in quelle aree, quindi senza dimenticare l'interesse permanente per il traffico di rifiuti, che è una di quelle attività che garantisce enormi profitti (sia pure con le scarse risorse di cui disponiamo, come ho già detto). Il nostro ufficio è impegnato e continua a essere impegnato nel fronteggiare la situazione che abbiamo davanti con tutto l'impegno possibile e, devo dire a questo punto, con una capacità di interpretazione di determinati eventi anche grazie all'incremento del numero dei collaboratori di giustizia che non saranno della levatura di un Tommaso Buscetta o di un Antonino Giuffrè o altro, ma che danno un bel contributo di conoscenza. Anche perché, provenendo loro stessi direttamente dal territorio, sono in grado di conoscere e quindi trasferirci la comprensione di certe dinamiche proprio di movimento territoriale che l'una organizzazione compie rispetto alle altre, in accordo, in disaccordo o in contrasto. Presidente, se lei è d'accordo io mi fermerei qui.

  PRESIDENTE. Volevo dirle che non è scorrettezza da parte dei senatori lasciare l'aula della Commissione perché devono andare a votare, quindi ci seguiranno da remoto.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Avevo comunque in programma di fermarmi qui, salve ovviamente eventuali domande.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori. Poiché avevamo alcune domande da fare, se immaginiamo un secondo passaggio secondo la disponibilità del procuratore, potremmo farle e avere risposte in un momento successivo.

  PRESIDENTE. Io vi consiglio, se ci riuscite, di farle ora perché, come sapete, i lavori rischiano di essere congestionati e la prossima settimana ci saranno anche le iniziative commemorative di Palermo. Altrimenti potete inviare a me le vostre domande rivolte al procuratore.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Le facciamo arrivare le domande.

  PIETRO PITTALIS(intervento da remoto). Presidente posso intervenire?

  PRESIDENTE. Un momento onorevole Pittalis, farei intervenire per correttezza due senatori presenti. Anch'io, da romana, ho qualche domanda come immaginerà, procuratore. Prego senatore Verini.

  WALTER VERINI. Grazie presidente, grazie davvero al procuratore, la sua è stata una esposizione davvero interessante. Ho apprezzato molto anche le questioni più generali che ha posto. Ci sono qui anche altri commissari del mio gruppo che porranno questioni più generali.
  Nei giorni scorsi anche noi abbiamo cercato – per quello che può fare un parlamentare – di accendere di nuovo un faro di attenzione che però non manca a quanto lei stesso ci ha detto, sulla situazione del litorale, sulla situazione di Anzio e Nettuno e della zona più a sud di Latina. Anzio e Nettuno hanno le loro specificità. La recrudescenza di attentati, di incendi ad attività commerciali dopo lo scioglimento di quei comuni hanno fatto rivelare anche in seguito all'accesso delle commissioni prefettizie, quella similitudine tra ciò che accadeva in comuni di tradizionale insediamento mafioso insieme alle nuove emergenze che si sono verificate e ci hanno posto un tema. Bene l'iniziativa della prefettura, benissimo quanto la procura e la direzione distrettuale antimafia stanno facendo, ma io le voglio fare una domanda che non penso possa essere considerata impropria. La Commissione antimafia come può essere utile? Io ho le mie idee di come può essere utile la politica anche in termini di prevenzione, diffusione e pratica della cultura della legalità e delle regole. Però, dal suo punto di vista e senza ovviamente invadere reciproci campi, come anche un organismo come questo può essere utile in quei territori per aiutare a tenere sempre Pag. 11accesi i fari e poi, nei limiti del possibile, fare sponda con le forze sane di legalità e tante associazioni che esistono in quei territori? Vorrei capire che tipo di aiuto le procure come la sua si aspettano.
  Infine, lei ha parlato del fatto che la giurisdizione della procura che lei dirige ha una estensione in tutto il territorio laziale. Ora è evidente che non c'è solo il litorale laziale, la fotografia che lei ha fatto di Roma è assolutamente inquietante. La domanda è questa: secondo lei, così come è accaduto nelle istituzioni in maniera invasiva in quei comuni che sono stati sciolti (ma se vogliamo poi possiamo parlare nel tempo di Fondi, possiamo parlare della zona di Latina) c'è il rischio, sono in atto tentativi da parte di queste associazioni mafiose di connettersi, hanno in itinere legami, rapporti, connivenze anche con settori della politica? È un rischio che può essere presente (lo è sempre in generale) ma ci sono dal suo punto di vista degli indicatori in questo senso?

  PRESIDENTE. La parola alla senatrice Rando.

  VINCENZA RANDO. Grazie presidente, procuratore abbiamo ascoltato con interesse la sua relazione. Volevo farle alcune domande sul tema del riciclaggio. Lei ha parlato di riciclaggio come accumulazione economica. In questo territorio oltre ai settori da lei citati (ristorazione, alberghi) ci sono settori nuovi che hanno un interesse specifico rispetto al tema del riciclaggio? Faccio un esempio: il gioco d'azzardo, le nuove tecnologie, il settore sanitario, farmacie, come in altri luoghi. Questa è una cosa che mi incuriosiva su questo territorio e se effettivamente c'è un'attenzione e ci sono dei dati.
  Lei poi parlava dei collaboratori di giustizia in questo territorio, oltre ai collaboratori che magari vengono da altri territori e che si sono insediati o infiltrati in questo, ci sono collaboratori che sono delle mafie di questo territorio?
  Rispetto alle misure di prevenzione, in questo territorio ci sono dei dati in aumento? Mi interessa conoscere la sua valutazione sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati. Come sappiamo ci sono sempre ritardi su questo tema, anche se si sta cercando di migliorare la gestione e il riutilizzo dei beni confiscati. Ci possono essere a suo parere dei miglioramenti o indicatori diversi?
  Lei ha parlato anche dei fondi PNRR; è una cosa che preoccupa tutti e c'è un rischio di infiltrazione mafiosa perché è una grande mole di denaro in arrivo. Sono efficaci gli strumenti che abbiamo, si stanno indebolendo, bisognerebbe rafforzarli? Mi ha molto interessato la sua valutazione e il suo sguardo rispetto al reato d'abuso d'ufficio.
  Poi una domanda dopo la sentenza della Suprema Corte sul processo Mondo di mezzo, ex Mafia capitale, sulla quale molti giuristi si sono soffermati, che ha mostrato le carenze della normativa antimafia in merito alle mafie autoctone delocalizzate. A suo avviso su questo abbiamo bisogno di strumenti più nuovi? Dobbiamo rifletterci, perché questo è stato un dato rispetto a quella che è stata tutta la storia di Mafia capitale.
  Da quanto abbiamo letto dai giornali, in qualche procedimento è emerso che la stidda, l'organizzazione mafiosa venuta fuori dalla scissione con cosa nostra è tornata presente in questo territorio. È preoccupante il riapparire di un'organizzazione che aveva subito un bel colpo a livello di indagine. Volevamo capire e sapere quello che la Commissione antimafia può fare rispetto a proposte legislative.

  PRESIDENTE. Procuratore, se lei è d'accordo, potrebbe intanto rispondere ai colleghi che devono raggiungere l'Aula del Senato.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ringrazio i senatori Rando e Verini che mi offrono lo spunto per trattare immediatamente un paio di argomenti che mi stanno particolarmente a cuore.
  Proverò a rispondere anche agli altri e, rispondendo alla domanda specifica della senatrice Rando, proverò, nei limiti delle Pag. 12mie possibilità, a dare non una risposta ma un'ipotesi di risposta anche alla domanda del senatore Verini su cosa può fare la Commissione antimafia. Parlo di ipotesi perché ho dubbi già su ciò che posso fare io nel corso del mio lavoro, si immagini se mi posso permettere di ipotizzare cosa può fare la Commissione antimafia. Molto più di me sicuramente.
  Allora vado subito al punto. Sulla stidda devo dire che, per quanto mi risulta, non ci dovrebbero essere in questo momento aspetti tali da preoccupare la nostra realtà territoriale, fermo restando che in questa materia, che è sempre molto magmatica, le situazioni possono cambiare da un momento all'altro. Mi limito però a ricordare un episodio, con riferimento alla stidda, perché qui il discorso si fa generale. Poco tempo addietro (stavo ancora a Palermo) il giudice ha tratto in arresto, su richiesta della procura di Palermo, uno degli ex componenti (ex, dimostratosi nient'affatto che un ex) della stidda. Ma non uno di secondo piano, bensì uno di quelli che aveva partecipato alla deliberazione, a cui poi ha fatto seguito l'esecuzione, l'omicidio del giudice Livatino. Questo è avvenuto perché il suo buon comportamento carcerario lo aveva messo nelle condizioni di poter usufruire di permessi premio. Lui di questi permessi premio approfittava per ricostituire anche nel suo territorio il gruppo di potere a cui lui faceva prima riferimento e del quale era uno dei vertici, per ricominciare ad avere a che fare con un certo tipo di attività, stavolta in associazione o in accordo con i vertici locali di cosa nostra. Allora, il problema che si pone e su cui credo che anche la Commissione antimafia possa dire la sua, – permettetemi di sottolinearlo per rafforzarne il significato – sono proprio questi aspetti. Che non significa fine pena mai per tutti. Io sono personale testimone dell'esistenza di alcuni ex mafiosi di alto livello che non hanno la minima intenzione di collaborare, perché non è nel loro DNA e che tuttavia hanno totalmente preso le distanze dall'organizzazione di cui facevano parte. Quindi figuriamoci se proprio io possa escludere che esista una possibilità di ravvedimento, al di là del fatto che ovviamente io preferirei il ravvedimento operoso, quello della collaborazione, ma non si può avere tutto dalla vita. Ecco, su questo io credo che la Commissione antimafia, esercitando una forma di controllo effettivo e penetrante per esempio sulle modifiche della legislazione in tema di materia detentiva e così via, credo possa svolgere un ruolo di supporto a chi si occupa delle indagini e dei processi.
  Il settore delle misure di prevenzione, anche qui nel Lazio a seguito delle indagini che sono state effettuate, ha avuto un grosso sviluppo. Al momento la polemica sembra un po' sopita, forse ci sono altri interessi, ma tutta la legislazione è stata messa sotto attacco, perché ritenuta troppo rigorosa. E, molto più in particolare, è stata messa sotto attacco tutta la legislazione preventiva di natura amministrativa prefettizia, cioè non la misura di prevenzione del procedimento che si incardina davanti alla sezione speciale del tribunale. Cioè, per farla breve, le interdittive e tutto quello che vi ruota attorno, che è un problema serissimo specie in tempi di PNRR.
  Per esperienza personale, ancora una volta, vi posso dire che quando c'è una buona sinergia (io ho avuto la fortuna di goderne) tra procura della Repubblica e prefettura, tra forze dell'ordine e prefettura (perché le fonti informative della prefettura sono le forze dell'ordine, evidentemente) i risultati sono eccellenti. Mettere sotto attacco una legislazione che, come tutto, non è perfetta ma perfettibile... Ci sono pure processi che si concludono con l'assoluzione degli imputati e dispiace a tutti, ma fa parte della fisiologia, non vi sarebbero tre gradi di giudizio, non vi sarebbero i giudici che cambiano. Può succedere, così come può succedere che qualche interdittiva venga annullata dal TAR e dal Consiglio di Stato. Può succedere. Il che non significa che il sistema non sia buono. Qual è il problema serio, a mio avviso, delle misure di prevenzione? È il dopo, cioè la gestione dei beni confiscati, anzi la gestione dei beni prima sequestrati e poi eventualmente confiscati. Questo è un problema serissimo perché noi abbiamo un'Agenzia nazionale dei beni confiscati anch'essa, a Pag. 13mio avviso, un po' a corto di personale. È una mia idea che, per la verità, non è la prima volta che sottopongo in ambienti qualificati, ma questo è ancora più qualificato perché ha un potere di proposta legislativa che gli altri ambienti non avevano. Un conto è dire una cosa in un seminario, sia pure di alto livello, un altro conto è dirla alla Commissione antimafia.
  L'Agenzia nazionale dei beni confiscati, a mio sommesso avviso, si dovrebbe convertire in Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati perché in questo momento i beni passano nella disponibilità dell'Agenzia a seguito della confisca in secondo grado, cioè la conferma da parte della corte d'appello della decisione di confisca adottata dal tribunale. Prima sono affidati agli amministratori giudiziari, i quali amministratori giudiziari, per gestire i beni sequestrati che sono della più varia natura, hanno bisogno di una struttura che deve essere creata e deve essere remunerata. Quindi si creano i coadiutori che vengono stipendiati e lo stesso amministratore giudiziario si può trovare a dover gestire un ristorante, ma si può trovare a dover gestire un'agenzia di calcestruzzi. Sono due cose completamente diverse che richiedono professionalità completamente diverse e che quindi richiedono amministratori completamente diversi. Spesso ciò non è accaduto e non è necessario citare tristi esempi del passato. Richiedono coadiutori completamente diversi perché una cosa è gestire un ristorante o un albergo, un'altra cosa è gestire un'impresa di calcestruzzi. Allora, se io invece di affidarlo all'amministratore giudiziario l'affido da subito all'Agenzia nazionale che si occupa anche dei beni sequestrati, io ottengo lo stesso risultato, anzi ottengo un risultato migliore perché è l'Agenzia nazionale statale che è in grado di creare quella struttura. Se la sono creata gli studi privati, se la sono creata gli studi degli avvocati, gli studi dei commercialisti, perché non se la può creare lo Stato una struttura multitasking, magari con sedi distaccate in varie parti del territorio nazionale? Non solo, si ridurrebbero i tempi perché uno dei problemi peggiori è dato dal momento del passaggio (dopo la famosa decisione della corte d'appello) del bene confiscato dall'amministratore giudiziario all'Agenzia. Questo passaggio di consegne purtroppo spesso si è rivelato complesso, farraginoso e non sempre produttivo di buoni risultati. Sul risparmio di tempo aggiungo che, quando viene sequestrato un bene, per poterne valutare anche la corrispondenza e la compatibilità col patrimonio del proposto, il tribunale spesso dispone delle perizie che vengono affidate a dei professionisti i quali vengono remunerati e che, in funzione del compendio sottoposto ad esame, vedono anche a accrescere i relativi emolumenti. Nel frattempo l'effettuazione di queste perizie richiede tempo, in alcuni casi ha richiesto anni. Nel corso di questi anni l'amministrazione rimane all'amministratore giudiziario che viene pagato, ma che aspetta. E intanto magari ci sono i casi in cui l'azienda viene espulsa dal mercato per ordine degli altri mafiosi che dicono: «Con quelli chiudete, non abbiate più a che fare». Ma questo è un altro capitolo.
  L'amministratore giudiziario aspetta la perizia e viene pagato, lui e i coadiutori. Se tutto questo passasse all'Agenzia nazionale? Mi chiedo: una fettina di PNRR da dedicare al rinforzo dell'Agenzia? Che poi sarebbe nelle condizioni di favorire il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Ripeto, è un tema che a me sta particolarmente a cuore perché all'Agenzia alla fine viene lanciato addosso questo sacco di patate che non sempre è produttivo e di cui comunque non aveva alcuna conoscenza precedente perché era stato gestito dall'amministratore. Cosa ben diversa sarebbe se invece l'avesse avuto nelle mani fin dall'inizio e avrebbe già potuto cominciare a programmare la destinazione ad uso sociale o addirittura cominciarla ad attuare. Così come avviene nelle indagini preliminari, si sequestrano le autovetture che possono essere date in uso per finalità investigative alle forze di polizia che hanno proceduto al sequestro. È la cosa più semplice di questo mondo, questa norma che esiste da 25 anni è una norma utilissima. Perché non si può intervenire sul settore dei beni sequestrati, non solo confiscati, prima ancora della Pag. 14confisca? Mi permetto di inserirlo in quelle poche cose che non oso neanche pensare di potere suggerire alla Commissione che mi sta di fronte, però potrebbe essere importante.
  Sugli attentati, ce ne sono alcuni di chiara natura estorsiva, su cui si stanno anche svolgendo indagini. Non abbiamo in questo momento elementi per poter ritenere che siano legati a forme di ripresa di attività di controllo di determinate organizzazioni in varie aree. Su Latina, in particolare, vorrei ricordare che abbiamo ottenuto una serie di sentenze che hanno riconosciuto nei confronti degli imputati la famosa aggravante dell'uso del metodo mafioso, ma vi sono state anche delle condanne per il reato di cui all'articolo 416-bis secco, e una delle due sentenze, o una delle due aree di intervento, aveva al riguardo anche delle finalità di natura elettorale. Lo definisco in modo molto ampio, cioè ci si incanalava verso quei settori per ottenere non necessariamente e non soltanto voto di scambio, ma per ottenere appoggio e sostegno anche nella gestione della campagna elettorale con un metodo talora anche impositivo appare banale ma era così, nell'affissione dei manifesti «i miei sì i tuoi no». Insomma questo tipo di cose e ci sono state delle condanne. Poi ovviamente ci sono altre indagini in corso, tenendo conto che è un settore in cui si è avuta la presenza di un clan, anche qui di derivazione camorristica, che è quello dei Di Silvio, – dico meglio, no direttamente camorristica, ma che questa ha avuto dei contatti. Clan ma che è stato presente e continua in qualche misura ad essere presente nonostante le condanne ottenute. Quindi qualche tentativo di riaggancio è inevitabile con la politica, da parte di qualcuno ci può essere, magari non c'è in questo momento a seguito delle attività che si sono svolte, i processi sono ancora in corso; ma tenere i riflettori accesi da un punto di vista investigativo e da un punto di vista anche politico (la seconda parte non spetta a noi naturalmente) può essere utile.
  Su Mafia capitale la senatrice Rando mi perdonerà se mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Scherzo, ma ho l'orologio di fronte, sarebbe complesso e poi non mi posso permettere di occuparmi o, ancora peggio, di esprimere valutazioni e commenti su un processo che è stato gestito dal mio ufficio e, peggio, prima ancora che ci arrivassi io. È uno di quei processi come dicevo in cui, fermo restando che un certo numero di condanne ci sono state, una delle ipotesi accusatorie alla fine del percorso non ha retto. Può succedere.

  PRESIDENTE. Grazie procuratore, ho diversi iscritti a parlare e approfitto perché la sua relazione mi ha suscitato alcune domande da romana (come immaginerà c'è anche questo aspetto) che le pongo. Poi ovviamente le mette in coda e risponde a tutti. La prima è proprio relativa a uno degli ultimi clan che ha citato e cioè se i Casamonica e i Di Silvio possono essere considerati vinti, visti i successi di alcuni processi, oppure se hanno ancora un'incredibile peso soprattutto nella gestione delle piazze di spaccio (romane o meno) e se hanno un'interconnessione importante con la 'ndrangheta.
  Poi mi sorgeva una domanda anche rispetto all'ultima affermazione che ha fatto relativamente a Mafia capitale. È mafia anche quando non si ha la condanna per il 416-bis? Io ovviamente faccio questa domanda non tanto in riferimento a Mafia capitale quanto, per esempio, al caso di Michele Senese per cui finora non si è riusciti a dimostrare questo.
  Per ultimo, siccome lei ha fatto un interessante intervento anche relativo alle interdittive antimafia e al sempre più importante (e lo abbiamo visto anche ieri con alcuni colleghi nel rapporto di Legambiente) interesse delle mafie nella gestione del traffico illecito dei rifiuti, lei pensa che l'emergenza rifiuti (che incombe da non so quanto tempo in questa città) possa agevolare tutto questo interesse, almeno per quello che riguarda Roma? Faccio questa domanda perché nella mia precedente veste mi ero occupata delle interdittive antimafia pendenti sulla proprietà della discarica di Albano che però, come sappiamo, è ancora attiva. Quindi questo è uno di quei dati su cui credo noi dovremmo fare chiarezza.Pag. 15
  Approfitto, prima di dare la parola ai colleghi, per leggerle anche le domande del senatore Cantalamessa. Lei disse in audizione: «Quando ero a Palermo il fatturato di cosa nostra era per il 5 per cento attività illecite che nuocevano alla società civile (cioè estorsioni, pizzo e racket), per il 25 per cento attività illecite che la società civile compra (prostituzione, gioco d'azzardo illegale e droga) e per il 70 per cento di economia legale». Si può fare una stima a Roma? E se sì, le percentuali potrebbero essere simili a quelle di Palermo? Com'è possibile che tante mafie convivano e si legge sempre poco di scontri tra di loro? Ha solo accennato al problema del terrorismo italiano e internazionale, per mancanza di tempo o perché secondo lei la situazione è sotto controllo?
  A questo punto continuerei con le domande. Sono iscritti l'onorevole Ascari, l'onorevole Piccolotti, l'onorevole Serracchiani.

  STEFANIA ASCARI. Grazie presidente e grazie al dottor Lo Voi per il suo contributo in Commissione antimafia. Io vorrei porle alcune domande. La prima è se è intervenuta una legge sulla presunzione di innocenza e, leggendo da fonti aperte, lei ha deciso, come procuratore capo di Roma, di ridurre al minimo indispensabile i comunicati stampa e alcuni mesi fa, appunto dopo il suo arrivo alla procura, ha inviato una nota al questore e al comandante provinciale dei carabinieri a quello della Guardia di finanza e per conoscenza ai magistrati capitolini. Ecco, io le chiedo se non crede che questa, tra virgolette, limitazione potrebbe non garantire un'informazione libera e indipendente.
  Poi si è parlato di alcuni collaboratori di giustizia, io le chiedo in merito a un collaboratore di giustizia che si chiama Vincenzo Calcara. È un esponente della famiglia mafiosa di Castelvetrano che ha collaborato anche con il giudice Paolo Borsellino. Tra l'altro era uno di quelli che era stato designato per uccidere il giudice Borsellino e, grazie alle sue dichiarazioni veritiere e puntuali e grazie alla sua collaborazione, si è potuto procedere ai primi 43 arresti nel trapanese. Mi collego di più alla questione romana perché il collaboratore di giustizia, che tra l'altro è ancora in vita, ha parlato di legami di cosa nostra, riciclaggio e massoneria deviata e ha citato anche il Vaticano; soprattutto è uno dei pochi collaboratori che ha parlato di Emanuela Orlandi. Lo cito perché gli atti sono fonti che ho letto e volevo capire se la figura del Calcara è all'attenzione della procura di Roma. Vorrei avere un suo quadro in merito.
  Chiudo con l'ultima domanda dicendo che proprio a Roma, nel 2015, si sono tenuti i funerali di Vittorio Casamonica per cui è stato bloccato un intero quartiere, petali di rose dal cielo, carrozza con sei cavalli e quant'altro. Per quanto riguarda l'isolamento dei boss mafiosi al 41-bis, oggi molto difficile a causa di strutture che non garantiscono questa separazione, è emersa la presenza di richieste di cantanti neomelodici. Secondo lei non si dovrebbe integrare la normativa, magari prevedendo l'aggravante dell'istigazione o apologia del delitto di associazione mafiosa, per prevenire fatti come nel caso di Vittorio Casamonica o di quello che avviene all'interno delle canzoni in cui c'è un'istigazione ad uccidere i magistrati, o l'inchino che viene fatto (tra l'altro nelle zone che lei ha citato) a supporto di boss mafiosi?

  PRESIDENTE. Onorevole Pittalis.

  PIETRO PITTALIS (intervento da remoto). Il tempo scorre e abbiamo anche impegno d'Aula alle sedici. Prendo un passaggio della relazione del procuratore della Repubblica di Roma che mi ha colpito ma che crea anche non poca preoccupazione. A proposito del traffico di stupefacenti, il procuratore della Repubblica ha detto che è addirittura fuori controllo nonostante l'impegno delle forze dell'ordine e della stessa magistratura inquirente e questo sarebbe dovuto (lo ha spiegato molto bene) ad un aumento esponenziale non solo dell'offerta, ma anche e soprattutto della domanda. Io le chiedo, signor procuratore, se lei può indicare, suggerire sulla base dell'esperienza che più di altri vive sul campo, quali possono essere gli strumenti che la politica e la Commissione antimafia può Pag. 16attivare, mettere in campo, anche sotto forma di interventi legislativi, per sostenere gli sforzi delle forze dell'ordine e della stessa magistratura. Non le nascondo che altrimenti sarebbe una sorta di bandiera bianca che dovremmo issare e penso che questo non lo dobbiamo assolutamente consentire. Quindi il mio è un intervento che va proprio nel senso di dare tutto il supporto che è necessario anche eventualmente a livello normativo. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Michelotti, poi l'onorevole Serracchiani e l'onorevole Piccolotti.

  FRANCESCO MICHELOTTI. Grazie presidente. Signor procuratore io volevo ringraziarla per la sua relazione e la sua esposizione molto interessante e molto puntuale.
  Due o tre riflessioni e considerazioni, anche alla luce di quello che ci ha detto e ci ha esposto.
  La prima riguarda un tema che non è stato toccato, se non incidentalmente, ma vorrei la sua opinione e la sua valutazione visto che l'ha fatta anche sulle questioni attualmente in discussione. Una delle misure recenti, introdotte nella legislazione, è quella dell'ergastolo ostativo che ha avuto anche il consenso della Corte di cassazione secondo la quale rispetta le indicazioni della Corte costituzionale. Quindi le chiederei quanto è utile, se è utile, quanto è funzionale nella lotta al fenomeno mafioso e della criminalità organizzata questa misura che è stata introdotta e che ha avuto il placet appunto anche della Suprema Corte.
  Lei ha poi fatto riferimento ad ampi fenomeni di riciclaggio, alla piaga degli stupefacenti che dilaga in maniera esponenziale. Ecco, noi sappiamo che ci sono fattispecie delittuose di recente introduzione, soprattutto in tema di riciclaggio e autoriciclaggio che nel nostro ordinamento e nel codice penale sono stati introdotti recentemente ma che, alla luce di quello che oggi ci ha detto, sembra siano forse inadeguate ad arginare questo fenomeno o comunque insufficienti per arginare questo fenomeno. Le chiedo la sua valutazione su quali possano essere gli strumenti idonei. Ad esempio un inasprimento delle pene, rivedere l'elemento materiale, oggettivo e l'elemento soggettivo del reato e questo anche in relazione al fenomeno degli stupefacenti e dello spaccio, proprio perché lei ci ha parlato di una domanda enorme, ma anche di un'offerta altrettanto importante. Le chiedo se ritiene opportuna una rivisitazione, una modifica, un inasprimento del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 del Testo Unico degli stupefacenti.
  In ordine al PNRR, lei ha parlato e condivido assolutamente, di fare grande attenzione perché si muove un grande flusso di denaro come non si era mosso magari negli anni precedenti. Le chiedo, siccome recentemente con il meccanismo dei bonus e dei superbonus edilizi si è conosciuto un movimento di denaro molto importante, per la sua esperienza, per quello che lei ha potuto apprezzare, ci sono stati fenomeni di infiltrazioni o insinuazioni, fenomeni mafiosi che hanno approfittato dei meccanismi del superbonus edilizio per cercare un profitto illecito, così come appunto, lei ha messo in guardia sul fenomeno del PNRR?
  Infine, per quanto riguarda la fattispecie dell'abuso d'ufficio, le chiedo una valutazione riguardo al fatto che l'abuso d'ufficio è un reato che prevede il dolo generico intenzionale. Secondo lei, posto che sicuramente le considerazioni che ha fatto sono considerazioni molto puntuali, sarebbe possibile, anche per cercare di non ingessare ulteriormente le normali attività delle pubbliche amministrazioni, poter lavorare sulla fattispecie delittuosa e quindi poter lavorare in maniera più specifica sull'elemento materiale del reato, anche sull'elemento soggettivo, per prevenire quei fenomeni di favoreggiamento di cui la criminalità organizzata tende ad approfittarsi?

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Serracchiani se ci sente, perché io non la vedo.

  DEBORA SERRACCHIANI(intervento da remoto). Presidente, la sento, però purtroppo ho un collegamento...

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  PRESIDENTE. ... ballerino. Infatti la sento sì e no.

  DEBORA SERRACCHIANI(intervento da remoto). Penso di non riuscire a completare la domanda. Peraltro il procuratore ha già risposto, volevo un approfondimento proprio sull'abuso d'ufficio.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Serracchiani. A questo punto l'onorevole Piccolotti.

  ELISABETTA PICCOLOTTI. Provo a essere veloce perché è molto tardi e dobbiamo tutti andare in Aula. Una domanda riguarda quello che lei ha definito a Roma il traffico di stupefacenti ormai quasi sotto controllo, a prescindere da quante operazioni voi riusciate a fare. Vorrei che facessimo una riflessione sul proibizionismo, ma non dal lato della domanda, ovvero se il proibizionismo sia efficace o meno nel prevenire l'assunzione di sostanze stupefacenti da parte dei cittadini, ma dal lato dell'offerta, che è quella di cui si occupa lei. Volevo chiederle se lei pensa che un'eventuale legalizzazione della cannabis e dell'hashish, sostanzialmente delle droghe leggere, possa essere efficace sul terreno della riduzione degli introiti delle mafie e del contrasto al traffico illecito degli stupefacenti.
  La seconda domanda riguarda, anche da parte mia, l'abuso d'ufficio, perché lei ha sottolineato che l'abuso d'ufficio è la forma con cui si dà il favoritismo negli appalti della pubblica amministrazione. Attraverso questa via si infilano una serie di attività illecite, anche di organizzazioni criminali, a volte semplicemente finalizzate a costruire una rete di relazioni e di rapporti.
  Volevo chiederle se, al di là dell'abuso d'ufficio, su questo terreno non sia stato già molto decisivo il nuovo codice degli appalti perché, eliminando la gara d'appalto su tutta una serie di affidamenti che hanno soglie anche molto alte, di fatto permette di fare gli affidamenti diretti già sotto i 150 mila euro e quindi permette attività di costruzione di favoritismi e relazioni tra personalità mafiose, a volte anche senza che queste possano essere incriminate. Le chiedo se è così.

  PRESIDENTE. Grazie. Lasciamo concludere il vicepresidente de Raho e poi lasciamo la parola al procuratore.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Grazie presidente. Solo due domande. Se vi siano elementi specifici dalle indagini sviluppate che evidenziano l'utilizzo di cripto attività, o comunque di valute virtuali, nell'ambito del riciclaggio. E, se vi siano emersioni di questo tipo, se non sono contenute nella nota che lei lascerà, se vorrà far pervenire anche una nota scritta eventualmente che specificamente possa rappresentare questi aspetti. Abbiamo chiesto l'istituzione di un comitato anche su questo tema, proprio perché riteniamo che questo sia uno dei percorsi che possono essere utilizzati dalle mafie, che possono quindi occultare più di altri i passaggi di danaro.
  Poi ho un'altra domanda. Le piazze di spaccio naturalmente espletano la vendita di sostanze stupefacenti per contanti. Gli incassi sono enormi, in alcuni casi sono stati anche sequestrati o comunque riferiti i passaggi di sacchi carichi di danaro, ma nelle indagini sviluppate risulta l'utilizzo di canali bancari o finanziari per immettere questo danaro? O, sempre secondo le vostre indagini, sia mai risultato che questo danaro sia finito realmente in società per azioni, a responsabilità limitata o attraverso imprese individuali?

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Corato.

  RICCARDO DE CORATO. Io vorrei ringraziare il procuratore Lo Voi perché ci ha dato già molte risposte, perché si parla di Roma, della Capitale e, anche se operiamo in contesti di altre città, Roma è importante. A questo proposito volevo chiedere al procuratore della famiglia Spada e dei nuclei di nomadi che circolano per la Capitale e non solo perché la questione interessa anche altre grandi città. Questo abbinamento con la mafia, con il metodo mafioso Pag. 18a Roma è diventato più pesante che in altre città. Io opero a Milano, lì ci sono ma non sono arrivati ancora per fortuna a fare quello che è stato fatto nella Capitale. Può magari aggiungere qualcosa su questo fenomeno che fa cronaca, anche perché un operatore televisivo è stato picchiato?
  Lei ha fatto riferimento alla mafia albanese e a quella nigeriana. A mio avviso ce n'è anche un'altra, lo ha detto anche il Procuratore nazionale Melillo, che è quella sudamericana, quella colombiana. I sudamericani stanno arrivando in quantità copiose nel nostro Paese, non arrivano ovviamente dal Mediterraneo ma arrivano con i voli direttamente dal Sudamerica. Avete segnali di questo tipo di presenze? Come diceva il Procuratore Melillo, alcuni di questi arrivano dalla Colombia, altri arrivano dal Perù, da altri Paesi del Sud America, ma quella colombiana è una delle più pericolose insieme a quella albanese.
  Lei ha sottolineato la presenza nigeriana che nelle grandi città in Italia come Milano, Roma, Napoli, soprattutto rispetto al fenomeno della prostituzione, è quella che opera con più presenze.
  Lei ha parlato di un passo in avanti sulle intercettazioni citando basi operative che voi usate, stando un passo più avanti rispetto alla mafia.
  Io ho la sensazione, avendo vissuto le vicende da Mani Pulite in avanti, che il tema delle intercettazioni sia più un tema di quello che fuoriesce verso la stampa da parte di alcuni magistrati perché io non ho mai sentito da un politico, da un ministro dire che le intercettazioni non servono. Le intercettazioni servono. Il tema è che cosa esce, il tema è che alcuni sindaci, politici, deputati, ministri vengono avvertiti dell'avviso di garanzia non dal magistrato che dovrebbe dare l'informazione, ma dall'articolo che arriva puntualmente qualche giorno prima o qualche ora prima. Quindi io credo che non ci sia un'avversione da parte... Lo dico qui perché io ho vissuto tutta la vicenda di Mani Pulite a Milano, per cui lei immagini il ricordo che ho.
  Il problema è riuscire a trovare un metodo che dia la possibilità a chi è indagato di saperlo direttamente da chi sta indagando, non da terze persone, che poi creano ovviamente i casi storici che conosciamo, anche di recente.
  È importante quello che lei ha detto, perché vuol dire che almeno qui a Roma sulle intercettazioni siamo un passo avanti su questo versante e spero che anche altre procure vadano in questa direzione.
  Io credo che anche sul problema dell'abuso d'ufficio ci siano molti sindaci, anche di sinistra oltre che di centrodestra o di destra, che hanno sollevato il tema che molti di questi casi di abuso di ufficio finiscono poi in un'assoluzione addirittura in primo grado o in secondo grado, perché l'abuso d'ufficio riguarda soprattutto gli amministratori locali.
  Io credo che le procure abbiano anche altri strumenti, essendo stato per un po' di anni anche amministratore di una grande città come Milano. Le modalità delle gare d'appalto sono fondamentali più dell'abuso d'ufficio, non devo spiegarlo io a lei. Quando si fanno certe gare d'appalto sotto soglia vengono fatte quando si sa a chi darle. Credo che la procura possa avere strumenti per intervenire, a prescindere dalla contestazione del reato di abuso d'ufficio.
  Sul tema dei rifiuti ritengo necessario molta più attenzione, soprattutto perché ho la sensazione che anche sul tema dei rifiuti non ci sia molta attenzione non dico da parte della procura di Roma, ma di alcune procure anche qui nel Lazio.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Procuratore, a lei questa lunga risposta.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Provo a unificare per quanto possibile, quantomeno come temi, alcune delle domande. Ci tengo a sottolineare innanzitutto che ho toccato alcuni argomenti non perché avessero una diretta attinenza con il tema della mafia, degli associati mafiosi, dei processi per mafia e così via, cioè tutto quello che magari copre gli ambiti della competenza di codesta Commissione, ma li ho toccati a titolo esemplificativo. Per esempio, quando ho parlato dell'articolo 323 del codice penale l'ho fatto per dire che si suole dire che Pag. 19è soltanto un reato spia, ma in realtà spesso finisce con l'essere uno dei reati le cui condotte sono descritte nell'articolo 416-bis.
  Siccome ci sono diversi spunti di domanda nuovi sull'articolo 323 del codice penale, anche se con questa rinnovata premessa, non parlo dell'articolo 323 del codice penale perché significa mafia, però negli ultimi anni è stato modificato più volte. Adesso abbiamo una versione che porta a un certo numero di iscrizioni nel registro notizie di reato non elevatissimo e a un numero di condanne obiettivamente ridotto, non solo a Roma ma anche nel resto del territorio nazionale.
  Approfitto del fatto che voi siete componenti del Parlamento e quindi legislatori, quello che io vorrei fosse chiaro, almeno dal mio punto di vista, è che se io ricevo da un soggetto una denunzia contro un altro soggetto, che magari svolge le funzioni di amministratore locale, che viene accusato di avere commesso determinati reati o di essersi reso responsabile di determinati comportamenti che possono astrattamente integrare un'ipotesi di abuso d'ufficio, io sono obbligato a iscriverlo nel registro notizie di reato e a svolgere indagini.
  Devo dire che negli ultimi mesi una mano in questo senso ce l'ha data la riforma Cartabia, che prevede l'iscrizione nel registro notizie di reato in casi qualificati, li chiamo così per semplificare, cioè quando vi siano elementi di una certa concretezza e di plausibilità, il che contribuisce ulteriormente a ridurre il numero delle iscrizioni.
  Tuttavia allo stesso tempo (perdonatemi, non c'entra la mafia) io facevo riferimento qualche tempo addietro in altra sede a due atti normativi.
  Il primo è la Convenzione di Mérida. La Convenzione di Mérida delle Nazioni Unite sulla corruzione, che l'Italia ha ratificato con un certo comodo, cioè quando era già entrata in vigore e ratificata da altri trenta Paesi, che era il numero minimo delle ratifiche che servivano per farla entrare in vigore. Uno degli articoli, un articolo intero della Convenzione di Mérida (in gergo UNCAC, United Nations Convention Against Corruption) è dedicato all'abuso d'ufficio o abuso di potere. Dicendo che gli Stati parte delle Nazioni Unite, parte della Convenzione, devono assumere l'impegno di far sì che venga criminalizzato e punito adeguatamente l'abuso di potere, l'abuso d'ufficio e così via.
  Molto più recentemente, la proposta della Commissione europea rivolta al Parlamento e al Consiglio (che sarà esaminata, si vedrà se sarà approvata o meno) che prevede altrettanto espressamente la necessità della criminalizzazione dell'abuso d'ufficio, nei termini sostanzialmente simili alla nostra ultima versione, quella in vigore.
  Il che ovviamente non significa, lo dico molto chiaramente, che se in ipotesi in Italia venisse abolito cadrebbe il mondo. Come ho detto, ci sono altri reati con cui magari si può riuscire. Lei stesso conosce talmente bene la situazione che ha fatto implicito riferimento a due/tre fattispecie di cui io già leggevo il numero dell'articolo, quindi non cade il mondo. Però il dato oggettivo rimane, e rimane un dato oggettivo sottolineato da un lato dall'Unione europea e dall'altro lato addirittura dalle Nazioni Unite, con il nostro consenso perché la convenzione delle Nazioni Unite l'abbiamo firmata e ratificata. Vedremo cosa sarà della proposta della Commissione europea, dico che comunque queste iniziative hanno visto l'intervento e la partecipazione dell'Italia, non abbiamo ricevuto per sbaglio queste indicazioni. Ecco perché mi limito a porre il problema.
  E ripeto, ho posto il problema perché ho letto che certi interventi sulla pubblica amministrazione venivano fatti per ottenere favoritismi di quel tipo, e allora dico attenzione perché è tra le cose che interessano alle organizzazioni mafiose.
  Io non entro in valutazioni politiche, che sono valutazioni politiche di esclusiva pertinenza del legislatore, per cui se la soglia per l'affidamento diretto sale a 500 milioni di euro, io faccio il magistrato, ne prendo atto, punto, se c'è il reato lo vado a cercare a partire da 500 milioni e un euro. Ma anche qui, facendosi forti dell'esperienza del passato, credo che sia necessaria particolare attenzione nell'operare un bilanciamento.Pag. 20 Ci vuole un bilanciamento di interessi che semplifichi determinate procedure da un lato. I modi di semplificare sono tanti, non è solo la fissazione della soglia, ce ne sono tanti altri: nei rapporti tra amministrazioni, nella precisazione delle competenze che certe volte vengono rimpallate, con la conseguenza che l'utente aspetta anni senza sapere se il provvedimento autorizzativo X deve essere concesso dall'ente A, dall'ente B o dall'ente C.
  Ce ne sono tanti modi per semplificare. Ecco, facendosi forti dell'esperienza del passato, è necessario, a mio avviso, semplificare, però tenendo conto appunto del bilanciamento di questi interessi e facendo attenzione a non andare a introdurre elementi di favore in tutti quei settori in cui le mafie si infiltrano. Quali sono? Tutti quelli in cui c'è il danaro. Su questo non c'è dubbio. Questo ce lo dice la storia, la cronaca, le inchieste giornalistiche, i collaboratori di giustizia, le indagini, la polizia giudiziaria, le sentenze passate in giudicato di tutta Italia e non solo di tutta Italia. Le mafie si infiltrano in qualunque area vi sia la possibilità di fare denaro o di sottrarre denaro a terzi con le forme criminali più operative. Quindi, ulteriore ragione per cui mi guardo bene, mi perdonerete, se non mi iscrivo alla questione molto ampia e molto dibattuta sull'utilità o meno del proibizionismo e della limitazione dell'uso di determinate sostanze stupefacenti considerate leggere. Da un lato ci sono coloro che sostengono che non ci sarebbe assolutamente alcun problema, dall'altro ci sono altri che magari, anche per esperienza personale, sostengono che sono una via di accesso a quelle pesanti. Io ho vissuto alcuni anni in Olanda in quanto ho avuto l'onore di rappresentare l'Italia nell'organismo di coordinamento investigativo europeo Eurojust. In Olanda, come sapete, ci sono i famosi coffee shop dove la vendita delle droghe leggere e della cannabis in particolare è autorizzata, senza esigenze particolari, il che non ha fatto ovviamente sparire il traffico ordinario degli stupefacenti sia leggeri che pesanti, anzi.
  Una delle domande era forse quella dell'onorevole Pittalis. Quello che ho detto era un po' un modo di dire quando parlavo di situazione degli stupefacenti fuori controllo, dico fuori controllo nel senso che ha avuto una diffusione amplissima in tutta la città, in tutta la regione e in tutta Italia, ma non è un problema solo nazionale o solo locale o solo romano, quello degli stupefacenti è un problema internazionale.
  Per carità, sto scoprendo l'acqua calda, ma è noto a tutti che i traffici di stupefacenti sono reati transnazionali per definizione, è noto a tutti che l'oppio e l'eroina venivano dall'Estremo Oriente e passavano dalla Sicilia, dove modestamente ci eravamo attrezzati con le raffinerie, per poi procedere verso gli Stati Uniti, perché eravamo organizzati benino. Poi è cambiato il meccanismo e gli stupefacenti adesso provengono prevalentemente dal Centro e Sud America, ma non arrivano tutti direttamente in Italia, molti arrivano, ed è cronaca giudiziaria, nei porti del Nord Europa e poi vengono portati in giro per l'Europa, una parte si ferma in un Paese, un'altra parte in un altro Paese, un'altra parte in un altro Paese ancora e poi alla fine una certa quota arriva anche in Italia. E ci sono diverse forme di approvvigionamento attraverso diversi canali, che vedono anche il Nordafrica, che vedono anche il Centro Africa oceanico, che vedono di nuovo un canale proveniente dall'Oriente e così via.
  Sotto questo profilo, l'enorme afflusso che dipende dall'enorme domanda fa sì che... ovviamente noi proseguiamo su questo contrasto con tutti gli strumenti a nostra disposizione ma qui davvero ciò che è necessario, ed è necessario non a livello di singole iniziative che possiamo prendere, e prendiamo, nelle singole indagini con le squadre investigative comuni, con l'utilizzo degli strumenti di cooperazione internazionale come la Convenzione di Palermo e così via. Ma qui è necessaria una comunanza di azione da parte di quanti più Stati possibile, non solo dell'Europa ma del mondo. Ci sono le Nazioni Unite che fanno quello che hanno fatto e quello che si può fare appunto sotto il profilo delle convenzioni internazionali e così via, ma attraverso le quali con un'azione sovranazionale si dovrebbePag. 21 cercare di limitare quanto più possibile i vari traffici di stupefacenti.
  A livello nazionale noi lo trattiamo e lo fronteggiamo con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Possiamo aumentare le pene? Sì, possiamo pure aumentare le pene. Raramente il solo aumento delle pene ha prodotto risultati utili.
  C'è stato un periodo in Sicilia in cui i traffici di stupefacenti erano diminuiti perché le pene erano troppo alte e allora erano passati alle estorsioni, più difficili da combattere e da scoprire. E soprattutto, siccome c'era meno sensibilità sul tema, venivano generalmente con l'essere punite molto meno, anche dei limiti edittali che erano pure allora abbastanza elevati.
  A un certo punto ci si è resi conto che il fenomeno estorsivo era uno di quelli principali di rifornimento economico di cosa nostra e allora sono cominciati a salire i prezzi, nel senso delle condanne. E cosa hanno fatto i mafiosi? Si sono resi conto che con l'estorsione si finiva col rischiare quasi di più, se non spesso di più, di quello che si rischiava col traffico di stupefacenti, e allora i mafiosi sono tornati al traffico di stupefacenti direttamente in prima persona, fenomeno che era stato lasciato quasi in subappalto a piccole organizzazioni minori. Con l'ulteriore vantaggio che nell'estorsione tu hai un potenziale contraddittore che ti può denunciare e fare condannare, nel traffico di stupefacenti e nella vendita degli stupefacenti tu non hai un contraddittore. È come il gioco clandestino, tu hai qualcuno che ti chiede un servizio, se tu gli dai il servizio quello non ha alcun motivo di denunciarti. Nel gioco clandestino cosa interessa al giocatore che vuole solo giocare se il titolare del punto gioco è munito di tutte le autorizzazioni di pubblica sicurezza, è in regola, ha ottenuto la concessione? Lui ha il punto gioco, poi la cosiddetta sede legale si trova in qualche Stato con cui la cooperazione giudiziaria è difficilissima, in conclusione non si trovano i soldi. Ecco, non c'è il contrasto di posizioni, quindi sono tornati sugli stupefacenti. Ovviamente i guadagni devono essere riciclati, una delle domande era su questo.
  Io su questo, col vostro permesso, manterrò un certo riserbo, perché abbiamo in corso delle indagini, ne ho fatto cenno prima indicando alcune classificazioni del riciclaggio, quando avevo parlato del riciclaggio da droga, del riciclaggio attraverso o finalizzato a frodi fiscali e fatture false, riciclaggio tramite reinvestimento e così via. Abbiamo in corso una serie di attività di indagine che riguardano (questo posso limitarmi a dirlo) organizzazioni criminali che si occupano esclusivamente di riciclaggio, che quindi svolgono la funzione di agenzia di servizi, a cui si rivolgono gli interessati per avere la loro collaborazione. Quindi su questo stiamo lavorando, vediamo un po' cosa verrà fuori.
  Le criptovalute. Se le serve una risposta più specifica e dettagliata recupero i dati che non ho qui con me in questo momento con riferimento a Roma, ma anche qui è ormai un altro dei punti ricorrenti di tante indagini.
  Buona parte delle vendite di stupefacenti avviene per il tramite del dark web o deep web, allo stesso modo attraverso questi canali si richiede il pagamento per il tramite di criptovalute. È stato già fatto negli anni passati, credo che ci siano stati anche alcuni processi in cui si sono accertate queste forme di pagamento.
  Quello delle criptovalute è un altro dei settori su cui l'attenzione della legislazione dovrebbe essere massima. Se noi togliamo quello che può fare la Guardia di finanza, quello che può fare l'Unità di Investigazione Finanziaria, quindi la Banca d'Italia, ma magari senza alcuni strumenti che possono essere particolarmente utili, che sono per esempio quello dell'infiltrato o dell'agente provocatore, che mai come in questo settore potrebbero essere decisivi per scoprire attività segrete che nascono e vivono allo scopo di restare segrete. Così come avviene per esempio per la pedopornografia, che è un'altra delle attività criminali che si muove quasi esclusivamente sul dark web e lì è possibile operare attraverso agenti provocatori e infiltrati.
  In tutti questi settori, siano essi transnazionali (come del resto anche la pedopornografia), siano essi ammantati da questoPag. 22 velo di segretezza proprio per evitare di essere scoperti, in questi casi una legislazione efficace dovrebbe munirsi della possibilità di sfruttare questi strumenti.
  Sull'ergastolo ostativo personalmente ritengo positiva la normativa che è stata adottata. Ritengo che l'ergastolo ostativo sia uno degli strumenti principali del contrasto alle organizzazioni di tipo mafioso. Non perché l'ergastolo ostativo serva a stimolare la collaborazione. La maggior parte dei collaboratori di giustizia di cosa nostra non erano ancora raggiunti da ergastolo ostativo, alcuni non lo erano del tutto, non avevano neanche i reati per l'ergastolo, ancora meno ostativo. È uno strumento che serve a diversificare il circuito tra coloro che possono prendere o che intendono prendere la strada della collaborazione e coloro che non intendono prenderla. Non faccio retorica citando chi non c'è più e lo aveva ideato, perché dopo trent'anni e più rischia di diventare un esercizio retorico, tuttavia un segnale concreto che non sia la semplice dissociazione che dal punto di vista dell'utilità investigativa e giudiziaria lascia il tempo che trova, un certo qual significato lo dobbiamo dare. Bisogna fare attenzione, e mi ricollego ad un'altra delle domande che avevo ricevuto ma in questo momento non sono in grado di individuare il punto o chi l'aveva posta, bisogna fare attenzione – poco fa ho citato l'esempio dello stiddaro che già godeva dei permessi premio – a coloro che scontano la pena, non hanno collaborato con la giustizia, provengono da organizzazioni criminali pesanti (come cosa nostra 'ndrangheta, camorra, ma anche altre) che uscendo, nella gran parte dei casi, tornano a delinquere. Con cosa nostra esempi di questo genere ne abbiamo avuti a non finire. Io tenevo nella mia stanza, non ho potuto portarmela dietro perché era dell'ufficio, una copia dell'ordinanza sentenza di rinvio a giudizio del maxiprocesso uno, quella firmata dal consigliere Caponnetto, ma che in realtà era stata scritta quasi interamente da Falcone e Borsellino con l'aiuto di altri due colleghi, ma principalmente da loro. Venticinque, ventisei volumi. Il rinvio a giudizio, vecchio codice di procedura penale. Quando spuntava qualche indagato nuovo (i nomi delle famiglie poi in Sicilia, a Palermo, nel nostro distretto bene o male si rincorrono e si ripetono) bastava andare a prendere l'indice dei nomi dell'ordinanza e tu andavi a trovare immediatamente che c'era, se non la stessa persona (spesso la stessa persona) quello che addirittura doveva essere il nuovo capo della commissione provinciale di cosa nostra ricostituita nel 2018, era stato rinviato a giudizio nel primo maxiprocesso per 416 e 416-bis, quindi era là. Era stato condannato, aveva scontato la pena, aveva ricominciato e lo avevano prescelto come nuovo capo della commissione provinciale di cosa nostra. Ecco perché bisogna fare attenzione, perché l'unico segnale reale della rottura con cosa nostra che non sia la morte, naturalmente, detto dai mafiosi non detto da noi, perché ce lo dicono loro quando iniziano a collaborare, l'hanno detto tutti, dicono tutti la stessa cosa, è la collaborazione, se collabori sei fuori se non collabori non sei fuori.
  Presunzione di innocenza e comunicati stampa. Tema un po' marginale rispetto a tutto il resto di vostro interesse, ma la domanda è stata fatta e provo a rispondere. Sulla presunzione di innocenza mi pare che ci sia poco da dire, la legge è chiara, la applichiamo, la rispettiamo. Quando è necessario fare un comunicato stampa diamo ovviamente avviso che si tratta di una fase preliminare e così via. Perché dico quando è necessario? Perché nei primi giorni del mio arrivo qua (glielo dico con la massima franchezza, onorevole Ascari) e prima di delegare ai procuratori aggiunti la gestione preliminare dei comunicati stampa a seconda delle varie attività di polizia, eccetera, io sono stato sommerso, nel giro di pochissimi giorni, da svariate decine di comunicati stampa (come conseguenza della nuova legge) provenienti dai commissariati e dalle stazioni dei carabinieri più disparate. Ce ne sono decine e decine sparse per tutta Roma e comunicavano l'arresto di un soggetto che aveva tentato di aprire un cancello per entrare in un terreno, un furto d'auto con ritrovamento, reati di minima importanza dal punto di vista penale e di nessuna importanza con riferimento all'interessePag. 23 dell'opinione pubblica a cui può interessare magari una forma di resoconto periodico (che è quello che ho indicato alle forze di polizia), a cui ho detto: «Guardate, è inutile che mi mandiate tutta questa roba perché non l'autorizzo, dal momento che non riveste le caratteristiche di interesse pubblico» che è quello che vuole la legge. «Viceversa, se volete fare periodicamente dei resoconti generali, chiaramente senza indicare i nomi riguardanti il tipo di attività che avete svolto sul territorio e il tipo di numero di arresti effettuato, il tipo di reati che si verificano, quello può essere utile e interessante».
  Non c'è bisogno di autorizzazione, da parte nostra ci si può muovere ma non c'è stata alcuna riduzione, tutt'altro. In tutti i casi in cui è stato opportuno e utile abbiamo ritenuto che fosse di interesse pubblico dare conoscenza di determinati provvedimenti, è chiaro che l'abbiamo fatto o abbiamo autorizzato le forze di polizia a farlo direttamente.
  Calcara lo conosco abbastanza bene. Posto che Paolo Borsellino venne a Palermo alla fine del '91 portando, tra gli altri fascicoli da Marsala, quello riguardante le prime dichiarazioni che il Calcara aveva reso anche a lui personalmente. Quindi ebbi ad occuparmi anch'io – insieme al collega Natoli – degli interrogatori, delle misure cautelari del maggio '92 e poi, finito quel processo, di tutto il resto si sono occupati altri colleghi.
  Devo dire che le valutazioni di attendibilità su Calcara nelle varie sedi giudiziarie in cui è stato sentito sono state differenti, perché da un certo momento in poi cominciò a darci l'impressione di provare a inserirsi su temi sui quali non era propriamente ferrato. Quindi abbiamo cominciato ogni tanto ad avere qualche dubbio sulla sua attendibilità e qualche corte si è espressa negli stessi termini. Dopodiché non mi è più capitato di seguirlo. Mi consentirà di non rispondere in questo momento alla domanda che riguarda le eventuali dichiarazioni rese da Calcara su Emanuela Orlandi, trattandosi di vicenda che, come è fin troppo noto, nostro malgrado, è oggetto di nuova indagine da parte del mio ufficio.
  Mafia sudamericana. Non ha ancora le caratteristiche di presenza delle altre, ma comincia ad essere presente in modo significativo e in qualche aspetto anche preoccupante, quindi si sta lavorando anche su quella. Ci sono anche dei gruppi criminali che chiamiamo mafiosi così, oramai perché viene più facile definirli mafiosi, magari non sono mafiosi ma hanno delle strutture para mafiose.
  Ci sono anche i georgiani, che non sono neanche solo a Roma, sono sparsi un po' su tutto il territorio nazionale, insomma raccogliamo un po' tutto quello che capita. Soprattutto Roma che ha un territorio molto vasto, offre una disponibilità di denaro che fa gola a tutti quelli che intendono esercitare nel malaffare.
  Sugli Spada lo stesso discorso, ci sono stati processi in corso. Tre o quattro giorni fa è stato di nuovo arrestato quello della testata, per capirci, per violazione della misura di prevenzione. Nel frattempo è passata in giudicato la sentenza di condanna in Cassazione per la condanna per 416-bis, credo, che aveva ricevuto prima. Insomma è un altro di quei capitoli che non si chiudono solo perché vengono arrestati alcuni soggetti proprio perché i rischi di collegamento con ambienti mafiosi più qualificati rimangono, specie per coloro che hanno esercitato e hanno dimostrato di saper esercitare il controllo del territorio in modo spesso capillare se non addirittura asfissiante.
  Idem dicasi sui rifiuti, dulcis in fundo, l'ho lasciata per ultima. Potrei fare una sintesi di quello che ho su un appunto specifico, ma sostanzialmente può essere sufficiente riferire che questo è un altro dei settori su cui c'è stato un notevole impegno della DDA, a cominciare dal procedimento inerente la società di gestione del depuratore ASI di Ceccano e si è proceduto per attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e per inquinamento ambientale. Ordinanza di misure cautelari e reali del GIP e avviso di conclusione delle indagini preliminari già emesso. Eseguite misure cautelari nel dicembre 2021 per traffico illecito di rifiuti speciali, fanghi di depurazione provenienti dalla CEA e rifiuti di fosse Pag. 24settiche provenienti dai campi Rom di la Barbuta e Castel Romano, società Moter, Ecoter e altro. In altro procedimento la società Gemar di Casalvieri, con decreto di sequestro preventivo del GIP dell'aprile 2021. Altro procedimento che riguarda la società Menfer s.r.l. di Ardea. In dibattimento al tribunale di Latina altro procedimento inerente diverse aziende operanti nel settore dello smaltimento SEP, Sogesid, Demetra, ADRASTEA che trae origine da un'informativa che riferiva di un interramento di rifiuti in un terreno sito nei comuni di Aprilia e Ardea.
  Su Latina, altro territorio per una enorme discarica abusiva nel territorio di Aprilia, zona sottoposta a vincolo idrogeologico, realizzata con sversamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi eccetera, eccetera. Tutto questo nell'ambito del territorio distrettuale, oltre appunto il controllo e le varie attività e i procedimenti che ci sono stati (alcuni sono ancora in corso) con riferimento alle discariche e alla gestione delle discariche romane.
  Quindi anche su questo l'attenzione della DDA è stata, devo dire, significativa. Non è merito mio, è merito dei miei predecessori, ma i colleghi che ci sono tuttora stanno continuando nell'attività che svolgevano già prima.

  PRESIDENTE. La libero, in realtà ci sono diverse domande che nello specifico sono state saltate, come quelle su Michele Senese, però c'è un limite anche per il procuratore. Sono le cinque, il procuratore è stato fin troppo disponibile.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Non ha ancora una condanna per 416-bis ma insomma, l'origine è il collegamento con quel clan.

  PRESIDENTE. Se per i commissari va bene, io chiederei al procuratore, come abbiamo fatto con il procuratore Melillo, di lasciarci degli appunti o di mandarceli rispetto alla sua relazione, in modo che anche i commissari che sono dovuti andare via possano rileggere quello che lei ha detto, ovviamente con i tempi di cui ha bisogno.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Ripercorrere tre ore di intervento mi verrebbe un po' complesso.

  PRESIDENTE. Rispetto alla sua relazione iniziale, procuratore.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Rispetto alla parte iniziale sì.

  PRESIDENTE. Anche perché tutta l'audizione in Commissione come è noto è andata in web-tv quindi si può ricostruire.

  FRANCESCO LO VOI, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Con riferimento alla parte iniziale vedrò di fare un breve riepilogo delle cose principali, richiamando poi alcune delle domande su cui ci siamo soffermati.

  PRESIDENTE. Ringrazio il procuratore Lo Voi e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 17.