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XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Martedì 7 novembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 

Audizione di Leonardo Leone de Castris, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce:
Colosimo Chiara , Presidente ... 2 
Leone de Castris Leonardo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce ... 2 
Colosimo Chiara , Presidente ... 7 
Congedo Saverio (FDI)  ... 7 
Colosimo Chiara , Presidente ... 7 
Gallo Francesco (Misto)  ... 7 
Colosimo Chiara , Presidente ... 8 
Leone de Castris Leonardo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce ... 8 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
D'Attis Mauro (FI-PPE)  ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 10 
Rando Vincenza  ... 10 
Colosimo Chiara , Presidente ... 11 
Leone de Castris Leonardo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce ... 11 
Colosimo Chiara , Presidente ... 12 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 12 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13 
Sallemi Salvatore  ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 13 
Leone de Castris Leonardo , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce ... 13 
Colosimo Chiara , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso nonché via streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Leonardo Leone de Castris, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Leonardo Leone de Castris, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce, a cui do il benvenuto e che ringrazio per la disponibilità. Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. I lavori potranno proseguire in forma segreta a richiesta dell'audito o dei colleghi, in tal caso non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv.
  Do la parola per la sua relazione al dottor Leone de Castris, che ringrazio per la cortesia e disponibilità.

  LEONARDO LEONE DE CASTRIS, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce. Grazie a lei, presidente. Io ho consegnato adesso al presidente una relazione di dettaglio, in modo da non sottoporvi a un'inutile e noiosa elencazione di nomi, fatti, eventi, anche della distribuzione geografica dei gruppi criminali di maggiore interesse. Lì troverete tutte le informazioni più importanti, così potrò concentrarmi su una descrizione di massima dei fenomeni e ovviamente essere pronto a rispondere a vostre eventuali domande.
  Io non so se il presidente o qualcuno di voi gradisce un velocissimo excursus o comunque valutazioni di carattere generale.
  Come sicuramente saprete, per avere svolto le audizioni del distretto di Bari e quindi anche del territorio di Foggia, la Puglia è veramente divisa in due da un punto di vista della struttura e delle organizzazioni criminali nel senso che nel leccese, col fenomeno della comparsa della Sacra Corona Unita, a metà degli anni Ottanta si è sempre avuta una struttura sostanzialmente verticistica, un po' simile a quello che succede in Calabria ancora oggi, cioè famiglie strutturate sul piano territoriale ma sostanzialmente riconducibili a un'unica gerarchia, a un unico punto di decisione di vertice.
  A Bari e a Foggia, e adesso anche nella BAT che è un po' un allarme di questi giorni, la criminalità, anche se organizzata e certamente strutturata con mentalità e modalità di azione mafiosa, secondo proprio i parametri del 416-bis, è sempre stata un po' più indipendente, divisa per famiglie in guerra o in pace a seconda dei momenti storici e delle esigenze commerciali, ma non vi è mai stata una figura di vertice gerarchica in grado di dare una connotazione unitaria ai fenomeni.
  Dai primi anni 2000, questa caratteristica di gerarchia e di riferimento di vertice sta venendo meno sempre di più anche nel Salento per differenti ragioni, intanto per una progressiva perdita di capacità di controllo del territorio. Questo è avvenuto principalmentePag. 3 perché il mercato degli stupefacenti che, come sapete, è il core-business ormai di tutte le organizzazioni criminali, per ragioni geopolitiche deve necessariamente confrontarsi con la criminalità albanese per quanto riguarda noi. Questo sicuramente per la cannabis e per la marijuana e in ultimo anche per l'eroina, ci torneremo fra un attimo. Per quanto riguarda la cocaina, come sapete, la leadership mondiale di approvvigionamento dai Paesi del Sud America è in mano alla 'ndrangheta, quindi ogni acquisto anche da parte dei clan pugliesi viene fatto in Calabria o a Milano da famiglie calabresi.
  Vi dicevo che questa fortissima presenza sul mercato delle organizzazioni mafiose albanesi ha comportato una sostanziale perdita del territorio. Una volta che non si è più monopolista di un qualche cosa di criminale si perde il controllo del territorio sia in termini di autorità, quindi di riconoscibilità all'esterno, sia in termini di possibilità di intervento diretto.
  L'altro grande fenomeno massivo giuridico-criminale che ha fatto sì che l'organizzazione perdesse di importanza anche a livello comparativo con altre organizzazioni italiane, ma soprattutto di autorevolezza al proprio interno, è stato il fenomeno massiccio del pentitismo, cioè di collaborazione con la giustizia, che ha caratterizzato questa organizzazione mafiosa. Negli anni Novanta non credo si sia arrivati al numero di cento, ma di parecchie decine di collaboratori, peraltro fra i quadri di vertice più importanti che ha fatto sì che, per dirla in soldoni, nessuno si fidasse più di nessuno. Si è potuti intervenire velocemente su un fenomeno non ancora radicato culturalmente nella società. La Puglia non è una regione culturalmente mafiosa nella società che è sana nell'economia e questo ha fatto perdere molto appeal all'organizzazione mafiosa.
  Vi dicevo che questo problema della contiguità geografica e anche della contiguità criminale con i clan albanesi per noi è stato ed è un grosso problema, soprattutto adesso che massicciamente è tornata di moda l'eroina. Non spetta a me parlarne, nel senso che il risvolto sociale non è di competenza di un procuratore della Repubblica, però veramente costituisce un allarme da un punto di vista anche proprio socio-sanitario. Voi ricorderete tutti che cosa è stata l'eroina negli anni Ottanta nel nostro Paese, anche negli anni Settanta. All'epoca era gestita interamente da cosa nostra, si trattava di eroina bianca proveniente dal triangolo Laos-Birmania-Cambogia; adesso quella rotta non arriva più in Europa, riguarda i Paesi dell'Est e in parte gli Stati Uniti. Questa eroina brown si coltiva fra la Turchia, la Macedonia e in parte l'Afghanistan e l'Iran e viene purtroppo raffinata vicinissimo a noi. Le emergenze processuali ci dicono che questa attività avviene prevalentemente in Albania e Macedonia. È di ieri l'ultimo sequestro effettuato dopo una lunga indagine che ha interessato soggetti albanesi, come sempre. Il sequestro è stato di 17 chili di eroina che costituiscono un quantitativo assolutamente superiore alle esigenze del mercato pugliese, quindi in prospettiva c'è da immaginare che questa sostanza dovesse contribuire a invadere altri mercati dello Stato. Questi sequestri ormai purtroppo si susseguono al pari, se non di più, di quelli di cocaina dalle nostre parti. Questa perdita di controllo del territorio, ma anche il cambio dell'economia criminale – perché, come sapete certamente, le associazioni criminali seguono le mode e intervengono nei momenti dell'economia – ha fatto sì che la vecchia modalità di aggressione del territorio, quindi l'estorsione (mi riferisco al pizzo) da noi, salvo in alcune realtà molto degradate come per esempio nella provincia di Foggia, tranne alcune zone di Taranto e forse residualmente alcune zone del brindisino, è praticamente scomparsa o comunque è residuale, così come sono molto ridotte le rapine e sono quasi scomparsi i fatti di sangue.
  Quest'anno c'è stata una leggera controtendenza, perché in tutto il distretto (quando parlo di distretto mi riferisco a Lecce, Brindisi e Taranto, di mia competenza) abbiamo avuto tre omicidi di carattere paramafioso, uno sicuramente di carattere mafioso, cioè di contrasto fra organizzazioni del posto, e due paramafiosi. Però negli Pag. 4anni precedenti abbiamo avuto zero, uno, in confronto agli anni Novanta, in cui avevamo due omicidi a settimana perché c'era da parte loro la necessità di affermare la primazia. Oggi questo non c'è più e c'è invece il massiccio e veramente preoccupante fenomeno del riciclaggio, del reinvestimento dell'enorme liquidità che deriva dal traffico di stupefacenti. Essendo un punto di transito, una parte cospicua viene destinata al mercato locale, ma una parte transita – parlo di marijuana ed eroina – comportando senz'altro grandissimi guadagni.
  Ecco quindi che, venuti meno i fatti di sangue e i fenomeni di aggressione del territorio, noi come organo inquirente del territorio ci stiamo orientando nel colpire il riciclaggio, da un lato con indagini giudiziarie e da un lato con sequestri di patrimoni sia nel processo sia fuori del processo con le misure di prevenzione.
  Sono attività importanti per una regione che non vive di industria e non vive neanche più di agricoltura. Noi viviamo il dramma della Xylella, non so quanto si riesca a leggere all'esterno, però noi vediamo che il paesaggio ha subito una trasformazione mostruosa (scusatemi il termine), l'olivocultura era una cosa molto importante nel territorio salentino.
  A parte questo, la ricchezza prodotta, il PIL della nostra geografia, è sostanzialmente il turismo e le attività connesse che sono veramente aggredite dalle organizzazioni criminali. Il turismo con quello che comporta, quindi gestione dei lidi balneari soprattutto, ristorazione, questo brutto termine con cui si indica l'andare per discoteche, il «divertentismo», quindi la gestione dei parcheggi – e qui ci sono anche responsabilità delle amministrazioni locali ovviamente – il gaming e tutta l'attività di scommesse clandestine e di gioco delle macchinette e di videopoker, il ciclo dei rifiuti, la security, le frodi per gli idrocarburi, le cosiddette pompe bianche che sono veramente un problema importante soprattutto come evasione. In questi anni, come un po' dappertutto, per i bonus edilizi le associazioni criminali si sono impegnate in maniera massiva.
  Dal mio punto di vista trovo molto preoccupante un tema che vi pongo, in quanto rappresentanti politici che potete fare tanto da questo punto di vista: in ogni indagine che riguarda un periodo subito precedente o subito successivo a una tornata elettorale, noi veniamo sempre in contatto, attraverso attività intercettiva, con situazioni in cui è evidente il rapporto fra organizzazioni criminali e candidati. È un fatto che riguarda principalmente, anzi direi esclusivamente, le elezioni amministrative ed è un fatto che riguarda trasversalmente tutte le forze politiche, quindi non vi aspettate da parte mia uno spunto di questo tipo anche perché obiettivamente non c'è, però è un campanello d'allarme che io mi sento di rivolgervi perché certamente le forze politiche possono fare tanto nella selezione dei candidati. La cartina di tornasole si vede nel momento in cui in molte amministrazioni locali il credito che le organizzazioni criminali acquisiscono ritorna in termini di affidamento di servizi, di piccoli appalti. Le organizzazioni criminali pugliesi non sono riuscite a entrare nel giro dei grandi appalti, non ne hanno la forza, non hanno la cultura, non hanno la capacità relazionale per sedersi a un tavolo di questo tipo. Però tipi di attività come parcheggi, servizi cimiteriali, mense sono a volte inquinate in modo preoccupante. In molte indagini si sono avuti sentore o anche prove, ci sono procedimenti in corso e anche procedimenti conclusi che lo hanno dimostrato o che ci stanno portando a ipotizzare queste attività.
  Per quanto riguarda l'attività investigativa, come ho già detto, è venuto meno il periodo del pentitismo che ha caratterizzato tutti gli anni Novanta, sia perché la legge ha stretto molto le maglie e quindi è diventata meno attrattiva per un aspirante collaboratore sia perché obiettivamente sono venuti meno gli omicidi e quindi anche il timore di subire delle pene, dall'ergastolo in giù. Quindi l'aspettativa e la necessità di collaborare con la giustizia da parte di soggetti criminali sono divenute meno attrattive.
  La principale attività di indagine, oltre a quella degli accertamenti patrimoniali e di Pag. 5tutte le modalità con cui si riesce a colpire i patrimoni illeciti accumulati, è quella intercettiva.
  Come sapete, adesso il tema è quello delle piattaforme informatiche perché, man mano che le indagini si concludono e si fanno i procedimenti, la criminalità organizzata impara a difendersi dall'invasività degli ascolti, per telefono non parla più nessuno da decenni, salvo rare eccezioni. Con le intercettazioni ambientali si riescono a ottenere dei risultati, ma i criminali hanno imparato a bonificare periodicamente le autovetture e gli ambienti. Il trojan, il captatore informatico, funziona a meraviglia, ma è molto difficile inocularlo nei devices o negli apparecchi telefonici, non sempre si riesce. I rappresentanti delle organizzazioni criminali hanno imparato a lasciare il telefono da qualche altra parte prima di parlare. Il ricorso massiccio da parte loro è a queste piattaforme informatiche che consentono conversazioni criptate. Immagino che nell'audizione del Procuratore nazionale Melillo questo tema sia venuto fuori, è il tema del momento. Non potrei dire quale percentuale, ma sicuramente la gran parte delle transazioni internazionali che riguardano il traffico di stupefacenti avviene su queste piattaforme che in alcuni casi sono state «bucate» (termine tecnico), cioè si è riusciti a decriptare queste chat. Ci sono riusciti gli olandesi e i francesi principalmente e ci hanno consentito di portare a termine delle operazioni molto importanti. Come potrete immaginare, avendo la certezza di parlare in cripto, le conversazioni sono di assoluto interesse: la cocaina viene chiamata cocaina, gli euro e i dollari vengono chiamati con il loro nome, gli appuntamenti per gli sbarchi si danno nel giorno e nell'ora esatta, quindi si sono potute chiudere decine e decine di indagine con decine e decine di arresti anche di personaggi veramente importanti della criminalità.
  C'è un tema ed è che la giurisprudenza in questo momento è veramente oscillante sull'interpretazione dei provvedimenti con i quali acquisire queste chat; si tratta di chat e non di intercettazioni. Vi è una sentenza dei giorni scorsi della Cassazione che ha dichiarato inutilizzabile questa documentazione e queste chat in un importantissimo processo di narcotraffico, mettendo in libertà un soggetto appartenente alla 'ndrangheta, ove si sostiene che anche l'attività di acquisizione all'estero che si fa con ordine investigativo di indagine e che per norma durante le indagini preliminari è chiesta dal pubblico ministero, deve essere autorizzata dal giudice.
  Siamo in un campo aperto, nel senso che non c'è una norma di legge che lo stabilisce, quindi è una interpretazione giurisprudenziale. Però se le Sezioni Unite, a cui il tema è stato rimesso perché vi è un contrasto all'interno della stessa Cassazione, decideranno che così è – e questo avverrà a giorni – potranno essere annullate e rese inutilizzabili prove acquisite dal 2021 al 2023. Parliamo di decine di procedimenti contro mafiosi e 'ndranghetisti, soggetti appartenenti alla Sacra Corona Unita per i quali noi abbiamo ottenuto misure cautelari e che sono attualmente detenuti.
  Da questo punto di vista io mi permetto solamente di segnalare il tema, è chiaro che un interessamento da parte vostra e del legislatore sul punto che potesse eventualmente sanare, qualora le Sezioni Unite dovessero interpretare nel senso che ci voglia l'autorizzazione del giudice, il pregresso, potrebbe consentirci di portare a termine dei procedimenti che, vi assicuro, sono veramente rilevanti.
  Per il futuro grossi problemi non ce ne dovrebbero essere, nel senso che il pubblico ministero chiederà l'autorizzazione al GIP come per una normale intercettazione, non considerando più la chat un mero documento, ma un'attività comunicativa fra persone e quindi necessaria della tutela e della riservatezza. Per il passato vi è un grosso problema, spero che eventualmente il legislatore possa affrontarlo in modo da consentirci di continuare a procedere serenamente per quello che fino a qui è stato acquisito.
  Certo è che, a parte l'aspetto strettamente giuridico, bisognerà investire in tecnologia perché non è possibile che vi sia una zona franca nelle comunicazioni per cui chiunque può parlare di qualsiasi cosa; Pag. 6io sto parlando di criminalità organizzata ma immagino il terrorismo. Capirete bene che investire in questa tecnologia informatica significa assicurarsi un futuro di permeabilità di tutte queste attività illecite.
  Mi avvio alla conclusione. C'è il tema delle carceri, non soltanto del sovraffollamento. Il sovraffollamento, che è un problema veramente di difficile soluzione, comporta anche promiscuità, quindi per esempio tutte quelle realtà che non sono 41-bis ma che per esempio sono alta sicurezza in cui noi mettiamo insieme dieci mafiosi in una cella, comporta necessariamente che questi dieci mafiosi continueranno a gestire traffici all'interno del carcere. Il tema di allarmante attualità è quello dell'accesso dei telefonini in carcere. Pensate che lo scorso mese solo a Lecce ne abbiamo sequestrati 36 fra telefoni cellulari, microtelefonini, telefoni che consentono l'accesso a Internet e anche telefoni criptati che consentono l'accesso alle piattaforme di cui parlavamo prima. 36 sono stati sequestrati, ma immagino quanti ancora ce ne possano essere.
  Qui certamente bisognerà intervenire tanto sull'efficacia dei controlli, ma soprattutto (purtroppo sembra una battuta) sull'accesso dei droni all'interno dei perimetri carcerari. Molti di questi telefonini, insieme allo stupefacente, sono stati trasportati con i droni. Manovrati dall'esterno, arrivano in prossimità delle sbarre, il detenuto lo prende e il drone torna al suo proprietario. Io adesso non so se esista un sistema tecnico di schermatura per il funzionamento dei droni oppure se sia praticabile, se sia praticabile una schermatura per impedire le comunicazioni dei cellulari, questo andrebbe visto anche con le norme che assicurano la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari, anche se questo investirebbe anche le comunicazioni dei cellulari degli agenti di custodia, quindi è un tema delicato. Vi assicuro che ogni attività intercettiva di ogni procedimento si scontra con delle conversazioni fatte all'interno del carcere. È prassi, è una norma assolutamente codificata, quindi su questo in qualche maniera dovremo intervenire.
  Se può interessare qualche cenno sullo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, è un tema di competenza dell'attività della procura distrettuale, quindi noi ci occupiamo prevalentemente del tacco della Puglia, quindi la zona che va da Otranto a Santa Maria di Leuca. Questa è una zona interessata da un flusso migratorio poco noto, nel senso che non ci sono i numeri tutti insieme come quelli che siamo abituati a sentire per quanto riguarda Lampedusa o comunque l'immigrazione dalle coste nordafricane. Da noi arrivano barche a vela di 13/15 metri con 50/60 persone a bordo, però è un traffico costante e quindi alla fine i numeri sono significativi. È un traffico che, come rotta, riguarda come zona di partenza la Turchia, in parte anche la Grecia e che, a seconda dello spirare dei venti, riguarda la costa pugliese, in particolare Santa Maria di Leuca, o la costa ionica calabrese, in particolare il distretto di Catanzaro, Cutro per intenderci.
  Noi abbiamo fatto un'indagine negli altri anni, si chiamava Astrolabio, che Eurojust ha definito come la più importante a livello europeo, nel senso che abbiamo individuato organizzazioni stabilmente dedite a queste attività stabili in Turchia. Abbiamo anche fatto il processo, sono stati condannati. Però la difficoltà vera e concreta è che la Turchia non è collaborativa e la Grecia lo è scarsamente, non per cattiva volontà degli organi dello Stato, ma proprio per difficoltà procedurali.
  Indipendentemente da come la si voglia pensare sull'immigrazione clandestina, l'attività dei gestori del traffico è un fenomeno criminale, ma la mia preoccupazione è che in questi tempi possa essere anche un tramite di soggetti vicini al mondo dello jihadismo islamico.
  Premetto che non mi permetto davvero di fare alcun accostamento fra fenomeno migratorio e terrorismo perché secondo la nostra percezione giudiziaria non c'è, obiettivamente non c'è. Però quella è una rotta che riguarda soggetti provenienti dalla Siria, dall'Iraq, dall'Iran e dal Pakistan, quindi, al momento, il cuore dello jihadismo.
  Noi abbiamo fatto un protocollo con le forze di polizia, che prevede che al momentoPag. 7 dello sbarco questi immigrati vengano possibilmente tutti identificati. Considerate che ovviamente non tutti hanno i documenti, alcuni ce li hanno falsi, ma che vengano anche intervistati sulla loro provenienza, sulle ragioni del viaggio, su eventuali parenti che possano avere in Europa, in modo comunque da cercare di capire quali sono le motivazioni del viaggio (se economiche, se politiche, se da rifugiati, perché sono Paesi da cui certamente si fugge perché c'è un evidente deficit di democrazia). Però questa è un'attività che è difficilmente indagabile, un po' perché i Paesi non sono estremamente collaborativi, un po' perché non può che fermarsi all'arresto degli scafisti, non potendo noi andare oltre, tranne questa indagine che è stata utilissima, ma che certamente ha svuotato il mare con un bicchiere per quanto riguarda la disponibilità di barche e l'interesse di organizzazioni criminali a gestire il traffico.
  Presidente, io mi fermerei qui. Se ci sono delle domande ovviamente sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Ci ha dato diversi spunti molto interessanti. Ci sono colleghi che vogliono intervenire? Prego, onorevole Congedo.

  SAVERIO CONGEDO. Grazie presidente e grazie al procuratore Leonardo Leone de Castris per questa relazione. Voglio partire da uno spunto del procuratore. Nel corso della sua relazione, nell'inquadrare il fenomeno criminale nel suo distretto, quindi Lecce, Brindisi e Taranto, ha sottolineato un passaggio che per me è stato molto significativo, del fatto che la criminalità non ha attecchito sul territorio. Lo voglio sottolineare anche esprimendo sentimenti di gratitudine alla magistratura e alle forze dell'ordine che sono riuscite sostanzialmente a disarticolare – non so se questo termine è improprio – ma anche a un tessuto socio-economico istituzionale che si è sostanzialmente dimostrato impermeabile a delle infiltrazioni di carattere mafioso. Mi riferisco al Grande Salento, intendendo con questo termine il distretto di Lecce, Brindisi e Taranto. Credo non sia più, procuratore, quello degli anni Ottanta o Novanta, cioè della tentata strage a Lecce – Milano, della strage della Grottella. Per i colleghi che non la conoscono, fu un assalto a un portavalori che vide tre vittime tra i vigilantes, comunque degli omicidi che lei ricordava sono una media molto alta.
  La domanda che vorrei farle, procuratore, è questa: si può parlare di disarticolazione di quella struttura verticistica che negli anni Ottanta e Novanta ha tentato di aggredire e di controllare il territorio? Se non di disarticolazione, di ridimensionamento della sua capacità criminale. O il fatto che, sostanzialmente superati quegli anni, si assiste a fenomeni sempre più rari di reati efferati o addirittura di omicidi? Lei ricordava tre negli ultimi anni, insomma, rispetto al passato, sono un numero abbastanza esiguo. O, come è successo in altre realtà del territorio, ce lo ricordava anche il Procuratore nazionale, la criminalità è stata capace di evolversi e quindi di sostituire agli omicidi e al sangue l'interesse affaristico, investendo e riciclando come lei ha ricordato nella sua relazione.
  La prima questione, quindi, sostanzialmente è se il fenomeno è ridimensionato o rimane sotto vesti diverse, continuando ad avere la sua struttura verticistica.
  Seconda questione: a suo parere, la criminalità del suo distretto è una criminalità in grado di competere con altre criminalità sotto il profilo di investimenti finanziari sofisticati, di aggressione, di finanziamenti nazionali europei, di accaparrarsi appalti, magari di investire in cyber, riciclaggio e cose di questo genere?
  Infine vorrei complimentarmi con il procuratore per l'operazione di ieri condotta dalla DDA di Lecce e dal comando provinciale dei carabinieri, 37 arresti.

  PRESIDENTE. Faccio intervenire anche l'onorevole Gallo prima di far rispondere il procuratore.

  FRANCESCO GALLO. Più che una domanda una sollecitazione a fissare un punto.
  Lei ha sollevato una questione anche molto urgente, cioè il problema che si verrebbePag. 8 a creare sull'utilizzabilità delle conversazioni, così verrebbero definite, e non intercettazioni in senso stretto, quindi comunicazioni via chat, all'estero tra l'altro, che necessiterebbero di che cosa? Vediamo di fissare questo perché io penso che anche il Governo che spesso ricorre allo strumento del decreto-legge per motivi di urgenza, potrebbe per il tramite di questa Commissione e dei suoi stimati consulenti andare a fissare il punto. Quindi si tratterebbe di emanare una norma interpretativa in modo che possa valere anche un po' di sforzo e anche con un po' di collaborazione alla causa da parte delle Sezioni Riunite, che possa bypassare, per usare un termine anglofono, l'autorizzazione del giudice a questo tipo di attività. Ho compreso bene o no?

  PRESIDENTE. Prego, procuratore.

  LEONARDO LEONE DE CASTRIS, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce. Inizio da questa seconda perché essendo più tecnica non vorrei dimenticare qualche passaggio.
  L'avere «bucato» – si dice così – queste piattaforme da parte delle polizie olandesi e francesi ha comportato l'acquisizione di una prova, di un documento costituente una prova all'estero, che è stata acquisita secondo norme procedurali consentite nel Paese dove questo è avvenuto. Cioè, c'è stato un magistrato che ha dato mandato alla Polizia, altrimenti la Polizia da sola non avrebbe potuto farlo, che ha autorizzato questa attività e che quindi l'ha fatta propria ed è diventata una prova acquisita legalmente nel Paese di origine. Per poterla acquisire noi, nel nostro procedimento, non solo c'è bisogno che questa prova sia stata acquisita legalmente nel Paese di origine, ma che le modalità di acquisizione siano compatibili con la normativa processuale interna dello Stato. Allora fissiamo prima questo concetto.
  L'altro è che nel nostro ordinamento le prove acquisite in Paesi facenti parte dell'Unione europea si possano acquisire attraverso ordine investigativo di indagine, che è un provvedimento attraverso il quale l'autorità giudiziaria italiana chiede all'autorità giudiziaria del Paese che ha acquisito la prova di trasmetterla, attraverso canali giudiziari, nel nostro Paese per poterla utilizzare nel procedimento di interesse.
  La normativa sull'OIE (ordine investigativo europeo) prevede che nella fase delle indagini preliminari l'iniziativa, e quindi la trasmissione, sia a cura del pubblico ministero, quindi dell'organo inquirente che domina la fase delle indagini preliminari. Nelle fasi invece successive, quindi dopo l'esercizio dell'azione penale, sia di competenza o del giudice delle indagini preliminari o addirittura del giudice del dibattimento se si è arrivati a quella fase.
  Dal 2001 ad oggi quindi è stato il pubblico ministero a chiedere (facciamo l'esempio concreto) all'Olanda, attraverso ordine investigativo europeo, di trasmettere questa documentazione.
  Dice oggi una sentenza della Cassazione, quindi assolutamente non vincolante però precedente e importante: no, in realtà anche nella fase delle indagini preliminari, siccome questa attività di scambio di comunicazioni è un'attività di relazione, quindi può investire anche situazioni coperte da segreto, da informazioni sensibili, da privacy, ci deve essere un vaglio del giudice, non solo del pubblico ministero che è parte del processo. Il giudice è terzo ovviamente e deve valutare sia la necessarietà per le indagini sia soprattutto che nel Paese ad quem, il Paese di origine, sia stata rispettata la normativa processuale, deve essere un giudice a farlo.
  La questione, siccome è controversa all'interno della stessa Corte di cassazione, è stata – mi pare ieri o l'altro ieri – rimessa alle Sezioni Unite che è l'organo supremo di nomofilachia, cioè è l'organo deputato a dare un'interpretazione vincolante per tutti i giudici. Una sentenza di una sezione della Cassazione non lo è, una sentenza delle Sezioni Unite lo è, come se fosse una norma di legge. C'è la possibilità che le Sezioni Unite aderiscano a questa interpretazione, c'è pure la possibilità che non lo facciano. Nel caso lo facessero tutte le prove acquisite tramite intervento e richiesta del solo pubblico ministero dal 2021 ad oggi sarebberoPag. 9 inutilizzabili. Questo, dal nostro punto di vista, di motore del procedimento penale e di organo investigativo, costituisce obiettivamente un danno enorme. Se sarà così ce ne faremo una ragione, per carità, evidentemente è stato violato un principio generale che è quello che deve essere consentito sempre un controllo del giudice. Spesso però il legislatore si è orientato anche attraverso un doppio binario, cioè nei processi di mafia e criminalità organizzata ha usato un metro e nei processi di reati contro la Pubblica Amministrazione ne ha usato un altro e nessuno si è mai scandalizzato più di tanto. Quindi non posso essere io a sollecitare il legislatore a una soluzione, però io ponevo solamente la questione giuridica.
  Per passare alla richiesta del commissario, onorevole Congedo, un po' tutte e due le cose. Cioè c'è stato un intervento obiettivamente molto significativo delle forze di polizia coordinate dalle procure della Repubblica negli anni Novanta. Considerate che i primi fenomeni mafiosi in Puglia si avvertono a metà degli anni Ottanta. A metà degli anni Ottanta viene fondata la Sacra Corona Unita con un intento prevalentemente di resistenza verso la probabile invasione di organizzazioni mafiose limitrofe, prevalentemente parlavano della Nuova Camorra Organizzata di Cutolo, quindi di organizzazioni campane. Dopodiché l'organizzazione prende piede e quindi si interessa ai vari traffici della regione.
  Dagli anni Novanta ai primi anni Duemila da noi c'è stata una sorta di catena di montaggio: indagini, rinvio a giudizio, processi, veramente in forma martellante. Per cui certamente l'aspetto repressivo giudiziario ha funzionato benissimo, anche determinando, come dicevo prima, parecchi collaboratori di giustizia a fare questo salto. E questo, da un punto di vista strategico, ma anche psicologico dal punto di vista della logica delle organizzazioni, ha determinato una frana della tenuta e della struttura. Questo è stato possibile, come diceva l'onorevole Congedo, anche per una mancanza culturale di strutturazione mafiosa della regione. Noi non abbiamo avuto la storia e i fenomeni della Calabria, della Campania e della Sicilia soprattutto, questa è stata una regione di grandi differenze sociali, un grande latifondo o un grande terziario nella provincia di Bari e grandissima miseria e povertà nelle campagne. Non c'è stata neanche una borghesia che ha potuto diventare una borghesia mafiosa, come per esempio a Palermo. Quindi l'intervento repressivo e l'intervento giudiziario hanno avuto, direi, gioco facile se fatto bene, nel senso che hanno completamente mandato per aria una struttura che era solo militare, non era culturale, non era permeata nella società.
  Se questo è vero, però è anche vero, come dicevo prima, che fattori esterni, fattori geopolitici, per esempio la lunga vicenda del contrabbando di sigarette che si può pensare sia stata una sciocchezza, in fondo che cosa era? Un'evasione delle accise. Il contrabbando di sigarette è stata un'attività che per tutti gli anni Ottanta e Novanta ha introiettato nelle casse delle organizzazioni mafiose pugliesi e campane miliardi di lire. Nella sola città di Brindisi vivevano 5 mila famiglie sul contrabbando di sigarette. Che cosa è successo? Da un lato un mutamento geopolitico, perché quello che era possibile fare in Montenegro e in Albania, cioè stoccare le sigarette e farle andare a prendere dai contrabbandieri, non lo è stato più con i cambi di regime. Dall'altro un intervento dello Stato, nel 2000 con l'Operazione Primavera, lo Stato ha deciso di intervenire duramente, cambiando la normativa che prima consentiva solamente una pena pecuniaria – figuriamoci se i contrabbandieri si spaventavano di una multa – e che poi ha introdotto pene detentive, ma soprattutto ha consentito di sequestrare le imbarcazioni che scandalosamente facevano bella mostra di sé in tutti i porti pugliesi come se fosse un settore nautico dedicato al diporto. Sono spariti i banchetti di sigarette dalle strade, che era un altro scandalo francamente. Quando lo Stato si mette, si mette.
  Quindi fattori geopolitici ma anche fattori di convenienza commerciale. C'è una tale possibilità di gestire il traffico di stupefacenti con guadagni così grandi, che francamente il ricorso alle lotte intestine Pag. 10per la supremazia del territorio non ha avuto più convenienza. Tra l'altro attirava l'attenzione della polizia e della magistratura molto più che trasportare un chilo di cocaina in una macchina. Quindi credo che le organizzazioni criminali abbiano fatto anche questa valutazione.
  Il cittadino certamente si sente meno spaventato, cioè un traffico di droga non è invasivo da un punto di vista della sicurezza sociale come le estorsioni o il pizzo che prevedono anche il danneggiamento con esplosivo o una rapina con armi in una gioielleria. Questo, sapete, non è avvenuto nella provincia di Foggia, ma sono fenomeni, situazioni e anche culture molto diverse, sembra di stare in due Nazioni diverse e non in due regioni diverse.

  PRESIDENTE. Ho ancora iscritto il vicepresidente D'Attis, la senatrice Rando, il vicepresidente Cafiero de Raho e il senatore Sallemi. Prego vicepresidente D'Attis.

  MAURO D'ATTIS. Intanto grazie per aver accettato l'invito ad essere audito.
  Molti colleghi non lo sanno, ma io sono di Brindisi, quindi quando lei raccontava, avevo il ricordo di me adolescente con le scene che lei ha ben riprodotto; quindi lo Stato ha fatto tanto. Ero amico di famiglia di uno dei quattro finanzieri della famosa Punto speronata dai contrabbandieri che poi portò all'operazione Primavera. Grazie per aver ufficialmente rispolverato anche un brutto ricordo per l'epoca, ma bellissimo per oggi, perché parliamo di un clima completamente cambiato.
  Due domande. Qual è, secondo lei, il grado di infiltrazione ancora presente nell'area delle pubbliche amministrazioni? Non mi riferisco soltanto ai politici, ma anche proprio alle strutture della Pubblica Amministrazione.
  Seconda domanda: rispetto anche alla storia dell'evoluzione, in particolare, della Sacra Corona Unita, ci sono o ci potrebbero essere rischi derivanti dal fatto che molti di coloro che furono condannati potrebbero aver scontato le pene e quindi potrebbero rientrare in circolo rispetto anche ai nuovi assetti che probabilmente si sono creati secondo quanto diceva, anche nell'evoluzione proprio della gestione degli affari che si è concentrata su altro?

  PRESIDENTE. Prego, senatrice Rando.

  VINCENZA RANDO. Grazie al procuratore e grazie anche per la fotografia e la puntualità nel farci comprendere la particolarità della mafia di quel territorio.
  Una cosa mi ha impressionato rispetto a quello che conosciamo degli altri territori: lei diceva che in quel territorio, in quegli anni, ci sono stati cento collaboratori, in un momento in cui, invece, la 'ndrangheta conosceva meno collaboratori e la mafia ne ha conosciuti tanti solo dopo le stragi.
  Oggi ci sono ancora tanti collaboratori rispetto ai parametri degli altri territori? Anche su questo mi interessa una sua riflessione, una valutazione rispetto alla legislazione sui collaboratori di giustizia oggi. È ancora attuale, bisognerebbe farci una riflessione?
  L'altra cosa che lei rappresentava è il rapporto tra la politica e le organizzazioni criminali specialmente nell'avvicinarsi delle elezioni. Questo rapporto continua, è più sistemico anche dopo? In Puglia sono stati sciolti 25 consigli comunali, di cui 14, mi pare, tra il 2018 e il 2022.
  Un'altra cosa che mi incuriosiva rispetto agli altri territori è se è la politica che cerca le organizzazioni criminali nella ricerca del consenso o viceversa.
  Il rapporto con la zona grigia, i beni confiscati e il riutilizzo sociale in quel territorio sono temi importanti, le misure di prevenzione di cui ci ha parlato. Esistono criticità? Esiste invece su questo un riutilizzo sociale che ha anche un risvolto sociale importante?
  C'è una fascinazione delle mafie rispetto al mondo giovanile? Lei parlava dell'aumento di nuovo delle droghe, dell'eroina e sappiamo quali sono i danni sociali. Si è abbassato il reclutamento dell'organizzazione criminale rispetto all'età minorile? Questo è un fatto importante su cui bisognerebbe riflettere, credo che il legislatore su questo, avendone maggiore conoscenza, dovrebbe agire.Pag. 11
  Le mafie nelle loro forme, lei ce l'ha detto in tutti i modi, oggi non sparano, ma corrompono perché conviene loro di più corrompere. Questo non apparire non crea problemi di ordine pubblico, lo diceva, ma ci deve fare stare molto attenti?

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego, procuratore.

  LEONARDO LEONE DE CASTRIS, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce. L'onorevole D'Attis mi ha chiesto della contiguità con la Pubblica Amministrazione. La Puglia, per fortuna, è un po' un arcobaleno dal punto di vista della presenza delle forze politiche, il fenomeno riguarda purtroppo in maniera trasversale un po' tutti ma, soprattutto nelle piccole amministrazioni, devo dire che nelle grandi città il fenomeno è molto raro, è capitato qualche riferimento, non ci sono procedimenti in corso e quelli che ci sono stati negli scorsi anni non hanno dato grandi esiti da questo punto di vista. C'è una grande corruzione nella Pubblica Amministrazione, a parte la politica, che è qualcosa che riguarda il periodo elettorale e si avverte nettamente il profumo dello scambio, quindi tanto promesse di voti tanto campagne elettorali gestite direttamente dai malavitosi nei servizi: attacchinaggio dei manifesti, presenza ai comizi, ma anche episodi di intimidazione e violenza nei confronti degli avversari. Questo problema riguarda tutto il Paese, la presenza di metodi e modalità corruttive nella Pubblica Amministrazione è endemico nel nostro Paese, è presente in tutte le categorie.
  A Lecce noi veniamo da un'esperienza dolorosissima di indagini nei confronti di magistrati del distretto di Bari – noi abbiamo competenza sul distretto di Bari, Foggia e Trani – in cui è stato disvelato che venivano vendute sentenze in cambio di contanti, non di vacanze o favori, parliamo di cash, ecco. Nella visione più pessimistica che avevo di questo lavoro io non pensavo, non potevo immaginare una cosa del genere. C'era uno che collezionava 1400 armi clandestine e vendeva le proprie sentenze per comprare le armi clandestine. Forse è un qualcosa che riguarda la cultura del nostro Paese, immagino che all'estero sia un po' diverso oppure non ci si arriva con le indagini. Non so rispondere. La sensazione è che stiamo peggiorando dal punto di vista dell'etica, della cosa pubblica, quindi sia della politica sia della Pubblica Amministrazione. Il principio del servizio è un po' venuto meno. Forse dico delle cose di un'ingenuità disarmante, ne parlo da cittadino e non tanto da pubblico ministero, il disagio che io avverto nel corso delle indagini è proprio questo, cioè che non ci sia più una stella polare che ci indichi la via dell'etica. Questo poi si ripercuote nei comportamenti e anche nei provvedimenti amministrativi che qualche volta sono in parte palesemente orientati da questo interesse.
  I collaboratori di giustizia si sono drasticamente ridotti, però questo è un fenomeno nazionale che non delimiterei alla Puglia. In Calabria ce ne sono sempre stati pochissimi, veramente sulle dita di una mano, perché nei locali di 'ndrangheta c'è una struttura prevalentemente familistica che costituisce una remora ancora maggiore: io più difficilmente tradirò mio fratello, mio cugino, mio zio, perché c'è un patto di sangue, c'è probabilmente una cultura mafiosa più stringente che impedisce questo.
  La legge ha imposto delle maglie più stringenti. Non cambierei niente della legge, francamente mi vede d'accordo. Deve esserci un tetto temporale per l'acquisizione delle dichiarazioni che è di 180 giorni, non ci possono essere dichiarazioni infinite, cioè un collaboratore non può dopo due anni venire al processo e dire: «Mi sono ricordato che anche Sempronio era con me quella sera a far l'omicidio», incrina la credibilità sua e del procedimento. Mi trova perfettamente d'accordo la norma che prevede la necessità di consegnare i beni e quindi dichiarare il patrimonio acquisito illecitamente. Lo dico con un punto di malizia, forse è stata questa la ragione principale della riduzione delle vocazioni. Per noi l'istituto del collaboratore di giustizia ha consentito la chiave di volta e la chiave d'ingresso, perché l'intercettazione e l'acquisizione documentale possono dare il Pag. 12tempo reale, cioè la cosa che sta per succedere, ma la chiave di lettura dell'organizzazione mafiosa la può dare esclusivamente il collaboratore di giustizia. Chiaramente, poi, è compito del magistrato e della sua professionalità stabilire chi mente e chi non mente. Quello è un punto di grande delicatezza, il riscontro obiettivo e soggettivo delle dichiarazioni qualifica la figura professionale del magistrato. C'è chi se la beve tutta, c'è chi va a fondo e cerca le contraddizioni, fa l'avvocato difensore, cioè opera sostanzialmente una prova di resistenza della dichiarazione. Questo è il nostro compito. Però, ripeto, dipende veramente dalla nostra professionalità.
  Da noi, lo dicevo prima, non c'è stato un rapporto contiguo tra criminalità organizzata e politica che abbia potuto segnare l'una o l'altra. C'è un rapporto episodico con le piccole amministrazioni, ma mancando una cultura criminale di fondo nella nostra regione, questo ha potuto incidere poco. È per questo motivo che l'organizzazione è rimasta fuori dai grandi appalti.
  Per tornare su Brindisi, per esempio, ricordo la più grande centrale a carbone d'Europa, a Cerano, che è stata costruita alla fine degli anni Ottanta, lì le organizzazioni criminali, che pure erano all'apice della loro potenza, forse hanno anche tentato di entrare nei subappalti, ma sono state respinte. Forse sono state respinte perché lì c'era ancora il sistema dei partiti della Prima Repubblica che bastava a se stesso e sappiamo che in molti appalti, per lo meno di quelle dimensioni, alcuni partiti hanno guardato con interesse. Fatto sta che le organizzazioni mafiose sono rimaste esterne, sono rimaste a un'attività in quel periodo predatoria, al contrasto per la spartizione del territorio per le estorsioni ai commercianti e agli imprenditori e alla vendita di eroina che all'epoca era la sostanza presente sul mercato.
  I beni confiscati sono una realtà molto bella, se non fosse che obiettivamente l'Agenzia dei beni confiscati, secondo una mia valutazione, non funziona come dovrebbe. Ha una farraginosità nella procedura di acquisizione, ma soprattutto di affidamento, che fa venir meno l'interesse. Poi, in realtà, c'è anche da dire che questi immobili se confiscati e affidati in una realtà commerciale ricca possono avere un senso, se confiscati e affidati in una realtà geografica povera ne hanno un altro. Perché la cooperativa o il privato che si prende in carico un bene confiscato poi deve avere anche una convenienza commerciale a gestirlo, altrimenti ovviamente perde di interesse.
  C'è ancora la fascinazione dei giovani per le organizzazioni criminali, questo noi lo verifichiamo anche nell'attività intercettiva. Sembrerà anacronistico e forse anche ridicolo, ma il giuramento di affiliazione è una cosa che continua a rimanere presente nelle modalità di gestione delle organizzazioni criminali. Ci sono questi con dei ruoli che si riuniscono intorno al tavolo e recitano: «Giuro su questo pugnale di essere fedele al cento per cento, di disconoscere padre e madre sulla punta di questo pugnale bagnato del coltello», bruciano il santino, questo c'è ancora in un momento di disgregazione della cultura giovanile. Ricordiamolo sempre questo perché ci serve per dare una connotazione sociale alle nostre interpretazioni. La criminalità organizzata da noi fra proseliti esclusivamente nelle fasce subalterne della popolazione, quello che una volta si chiamava sottoproletariato, adesso ha un termine diverso, ma comunque nelle fasce della periferia, nelle fasce dimenticate. Chiaramente un giovane che si vede riconosciuta una sua importanza, che si vede accomunato e quindi con una logica di solidarietà ... non per niente molti di questi soggetti fanno parte delle tifoserie calcistiche che è una cosa curiosa, ma è la realtà. Far parte di un gruppo, avere un'importanza in un gruppo, sentirsi solidale con altri, questo in una fascia sociale disagiata può avere ancora il suo interesse.

  PRESIDENTE. Grazie. Vicepresidente Cafiero de Raho e poi il senatore Sallemi.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Innanzitutto mi complimento col procuratore che ha svolto un lavoro straordinario nel distretto.Pag. 13
  Alcune domande si riferiscono appunto all'impegno che il distretto ha avuto con riferimento proprio al contrasto alle varie organizzazioni criminali, in particolare ai rapporti fra 'ndrangheta e clan delle organizzazioni criminali leccesi, anche con riferimento a eventuali importazioni di marijuana dall'Albania o comunque dai Paesi rivieraschi transfrontalieri.
  I rapporti con la camorra, se vi sono state attività investigative che hanno evidenziato l'accordo a volte fra clan del distretto di Lecce e cosche di 'ndrangheta o clan di Lecce e clan di camorra per traffici diversi o anche per quanto riguarda l'influenza che possono aver avuto nell'ambito degli istituti penitenziari. Se questi eventuali legami si sono proiettati anche nell'ambito dei periodi detentivi in istituti penitenziari anche al di fuori, per quanto può essere a conoscenza, del distretto di Lecce, proprio per la relazione con le organizzazioni criminali di competenza naturalmente di Lecce.
  Una recente indagine della procura distrettuale di Milano evidenziava addirittura una sorta di accordo fra camorra, 'ndrangheta, cosa nostra, per cui erano state fatte tantissime richieste di misura cautelare respinte dal GIP. Vi sono ipotesi anche presso il distretto di Lecce di questo tipo?
  Un'altra cosa che ha veramente attirato la mia attenzione nell'ambito della relazione che lei ha depositato e che ho tentato di guardare molto velocemente, è il sequestro di 2 milioni e 650 mila euro presso l'abitazione di Antonio Coluccia, prossimo congiunto dell'omonimo capoclan, un sequestro del 9 settembre 2022, quindi recentissimo. Una detenzione di una somma di danaro contante così rilevante che significato ha? È una modalità di custodia o è stato il passaggio in un certo momento di danaro proveniente da piazze di spaccio? Oppure, se si può dire poiché si parla di sequestro e non so a che punto si trovi l'indagine, se gli atti sono già depositati, come è stato ricostruito?
  Ha già risposto per quanto riguardava i rapporti con la politica, alcuni comuni sono stati sciolti recentemente, come si diceva. Con riferimento ai più recenti scioglimenti dei comuni vi sono stati rilievi significativi dal punto di vista investigativo? Lo scioglimento di volta in volta dipendeva dalle indagini o è stato autonomo rispetto alle indagini?
  Ecco, queste sono le mie domande.

  PRESIDENTE. Grazie mille, vicepresidente. Il senatore Sallemi. Mi permetto, procuratore, solo di ricordarle che il vicepresidente D'Attis le aveva chiesto anche sui fine pena, su coloro i quali stanno per uscire. Prego, senatore Sallemi.

  SALVATORE SALLEMI. Grazie, presidente. Buonasera, procuratore, e grazie.
  In ordine alla droga, gli ingenti profitti della vendita provenienti da questa enorme quantità di droga sono reinvestiti in Puglia o altrove che lei sappia? Sempre in riferimento alla droga, la droga proveniente dall'Albania arriva esclusivamente via mare o vi sono altre forme di approdo?
  Tornando alla questione migranti, volevo chiederle se avete contezza di una complicità di organizzazioni criminali italiane o straniere che orbitano, organizzano o favoriscono il traffico di migranti in Puglia.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego, procuratore.

  LEONARDO LEONE DE CASTRIS, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce. Parto da quest'ultima perché in una qualche misura ne ho già parlato.
  Noi siamo riusciti a fare solo un'indagine in cui è emersa una struttura organizzata che risiedeva in Turchia e che vedeva come classico modo di procedere il furto o l'affitto o la finta vendita di barche a vela, che partivano dai porti di Bodrum e Marmaris in Turchia, che vedevano quasi sempre come scafisti disperati ucraini o georgiani, la modalità era questa. Quella è una rotta utilizzata da migranti mediorientali mediamente, abbastanza ... facoltosi direi una sciocchezza, diciamo meno disperati dei nordafricani, con un abbigliamento consono, spesso muniti di telefonini, con famiglia. Difatti la circostanza che partisseroPag. 14 in cinquanta su una barca a vela anziché in duecento su un barcone sgangherato faceva sì che il prezzo per la trasferta fosse più alto, fino a 5 mila euro. Dal punto di vista investigativo, soprattutto i siriani avevano questa caratteristica però fuggivano anche da zone di guerra, quindi molti di loro hanno avuto ovviamente il permesso di rimanere. Il problema era che aggredire da un serio punto di vista investigativo l'organizzazione comportava la collaborazione del Paese interessato, cosa che, devo dire purtroppo a malincuore, la Turchia non ha sempre assicurato, anche proprio per la difficoltà di intendersi sulla procedura da adottare. Quindi l'indagine si ferma quasi sempre all'arresto in flagranza degli scafisti e al sequestro del mezzo che peraltro non ha un grande valore. Ci sentiamo abbastanza frustrati per questo, però obiettivamente con la possibilità normativa che abbiamo non si può andare molto oltre.
  Il reinvestimento della liquidità ottenuta attraverso lo stupefacente si ferma prevalentemente in Puglia e, ne facevo accenno nella relazione iniziale, è destinato prevalentemente al settore turistico o paraturistico. Noi abbiamo parecchi procedimenti in cui vi è prova che questi soldi siano finiti in ristoranti, in pub che infestano le città, soprattutto il fenomeno della movida, i locali in buona parte sono in mano a vecchi criminali. Tra l'altro, per riallacciarmi al discorso di prima, si tratta di vecchi criminali usciti dal carcere di recente che noi monitoriamo e che chiaramente fanno fatica a riprendere il posto lasciato perché parliamo o di ergastolani usciti dopo 26/27 anni o comunque di personaggi che negli anni Novanta hanno subito pene a condanne detentive per 20/25 anni, quindi sono fuori tempo, hanno una mentalità criminale non più adeguata alle circostanze che i tempi impongono. Però c'è un monitoraggio e certamente sono la prova vivente che la pena non rieduca. È brutto da dire ma, insomma, guardiamoci negli occhi, veramente sono pochissimi i soggetti che, scontata la pena, riescono a riciclarsi, per usare un termine inappropriato, nella vita corrente.
  Il problema carcerario deve essere affrontato prima o poi, mi rendo conto che parliamo anche di una spesa pubblica che in questo momento lo Stato non può sopportare, però il problema delle carceri è vitale. Noi non possiamo pensare di combattere la criminalità organizzata senza intervenire sul carcere o in termini repressivi, mi riferivo ai telefonini o, in termini certamente più importanti, di rieducazione della pena, che è la funzione che la Costituzione attribuisce alla pena. Non ci siamo, non ci siamo assolutamente.
  Se dimentico qualcosa ovviamente me lo direte.
  L'Albania ha un territorio veramente molto grande destinato alla coltivazione di marijuana. Io credo che, se ci fosse veramente un interesse pubblico allo smantellamento della coltivazione della marijuana, non sarebbe una grande fatica operare una disinfestazione delle piante.
  In Albania vivono tre milioni di persone, il territorio urbanizzato è molto piccolo, queste coltivazioni sono allocate sulle montagne. Penso che basterebbe un giro di quattro o cinque elicotteri con un diserbante per venire a capo di questo tema. Però probabilmente il mercato poi si rivolgerebbe a un'altra fornitura. Ricordiamo che prima del 1991, quindi prima della caduta del regime di Enver Hoxha in Albania, quando per ragioni di mancanza di democrazia non era possibile neanche coltivare la marijuana, tutto l'approvvigionamento della marijuana avveniva tramite l'Olanda. Adesso grandissimi produttori di marijuana sono diventati la Colombia e il Messico, quindi il mercato si riorganizza. Non arriva più esclusivamente attraverso gommoni, ma arriva anche per via intraspettiva, diciamo così, quindi attraverso i porti o nei doppifondi dei TIR o attraverso macchine. Per quanto riguarda l'eroina è molto utilizzato il finto copertone, cioè nasconderla nelle ruote delle macchine. È una modalità parecchio efficace, anche perché l'odore della gomma dà fastidio ai cani, quindi in linea di massima l'odore degli oppiacei si mimetizza abbastanza Per quanto riguarda, invece, le domande del vicepresidente Cafiero de Raho, tradizionalmente Pag. 15il rapporto fra organizzazioni criminali pugliesi e calabresi è il momento che segna la nascita della Sacra Corona Unita. Il fondatore Giuseppe Rogoli negli anni Ottanta strinse un accordo con Umberto Bellocco, un personaggio carismatico, un po' come poteva essere Riina in Sicilia, della zona della Piana di Gioia Tauro, il quale, secondo la letteratura mafiosa o comunque le risultanze processuali, fu quello che attribuì le cosiddette doti, cioè la possibilità di affiliare a sua volta all'organizzazione mafiosa, che aveva benedetto con quell'accordo soggetti. La Sacra Corona nasce così, nasce con un rapporto diretto con la 'ndrangheta e chiaramente questo ha segnato anche l'evoluzione dei rapporti.
  Per lungo tempo l'eroina è stata acquistata sia dalla 'ndrangheta che da cosa nostra. Se volete vi faccio un brevissimo resoconto anche di questo. Negli anni Settanta e Ottanta l'unica eroina che si trovava in circolazione era l'eroina bianca, era gestita direttamente da cosa nostra che raffinava nelle raffinerie di Trapani, di Alcamo e anche di Palermo questa sostanza che veniva, attraverso la Puglia, veicolata in tutta l'Italia. Dico attraverso la Puglia perché negli anni Ottanta, nel comune di Fasano, una cittadina al confine fra Brindisi e Bari, venivano mandati i soggiornanti obbligati. Amedeo Pecoraro, ma anche Pietro Vernengo che è stato un membro importante della commissione, della cupola di cosa nostra, vi hanno soggiornato. Tra l'altro datemi la possibilità di citare un ricordo molto piacevole, l'unica volta che ho conosciuto Giovanni Falcone. Lui è venuto perché Marino Mannoia, che è stato un importante collaboratore, aveva dichiarato le stesse cose che dichiarava anche un collaboratore pugliese, cioè che, attraverso una pescheria di Fasano, l'eroina bianca veniva inserita nelle pance dei pesci – pensate un po' – quindi spedita poi negli Stati Uniti che erano il principale consumatore di eroina del mondo negli anni Ottanta. Con il venir meno dell'eroina bianca e il sopravvento dell'eroina brown queste forniture venivano anche acquisite dalla 'ndrangheta per i rapporti che vi dicevo prima, fino a diventare la 'ndrangheta l'unico fornitore di cocaina, quando poi negli anni Novanta è diventato lo stupefacente principale più usato.
  Quindi il rapporto con le organizzazioni criminali calabresi è stato sempre assolutamente costante, redditizio e anche legato da vincoli di affetto criminale, con scambi reciproci di battesimi, padrini, in ultimo ne abbiamo avuto uno a Porto Cesareo, una località ridente della costa pugliese, dove i membri di un'importante famiglia mafiosa leccese hanno ospitato rappresentanti delle famiglie Piromalli e Mammoliti in occasione di un matrimonio, il che, dal punto di vista dell'iconografia mafiosa, ha un significato molto importante.
  Con la camorra i rapporti sono frequenti, ma non nell'ambito della fornitura degli stupefacenti bensì della commercializzazione e dello sversamento di oli esausti, quindi parliamo di rifiuti, in particolare con il clan Moccia che, come il vicepresidente Cafiero de Raho ricorderà, è il clan fra i più egemoni al momento nella provincia di Napoli, oltre delle truffe attraverso i bonus edilizi e delle truffe degli idrocarburi.
  La fantasia dei napoletani emerge soprattutto in attività che comportano un esercizio intellettuale, l'esercizio del cervello e non soltanto una modalità pratica di gestione dei criminali.
  In effetti presso la famiglia Coluccia che è una famiglia assolutamente mafiosa nel senso più classico del termine, cioè legata da vincoli familistici – sono decine e decine i Coluccia nella città di Galatina in provincia di Lecce – sono stati sequestrati questi 2 milioni e 600 mila euro.
  Nei primi anni Novanta la stessa famiglia Coluccia fu vittima di un sequestro di 3 miliardi di lire – che forse all'epoca come potere di acquisto erano ancora di più – all'interno di un fienile della propria proprietà. Loro hanno sempre gestito traffico di qualsiasi tipo di stupefacente e di tutte le piazze di spaccio ed evidentemente non hanno molta fiducia nel sistema bancario o tantomeno in quello del riciclaggio più classico e preferiscono tenere i soldi sotto il mattone, però noi glieli troviamo anche perché sappiamo che fanno così e quindi, Pag. 16attraverso una serie di indagini e di appostamenti, come si faceva una volta, pancia a terra dei carabinieri, siamo riusciti con un po' di fortuna a levarglieli. Credo di aver detto tutto.

  PRESIDENTE. Procuratore, io la ringrazio a nome di tutta la Commissione sia per il quadro del distretto che ci ha voluto fornire sia perché ci ha dato diversi spunti sull'attualità sui quali lavorare. Credo e spero che ne faremo buon uso. Queste audizioni per noi sono molto importanti, grazie del suo tempo e della sua disponibilità. Grazie a tutti. L'audizione è conclusa.

  La seduta termina alle 14.55.