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XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 40 di Lunedì 25 marzo 2024
Bozza non corretta

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Colosimo Chiara , Presidente ... 3 

Audizione di Michele Carbone, direttore della Direzione investigativa antimafia:
Colosimo Chiara , Presidente ... 4 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 4 
Colosimo Chiara , Presidente ... 27 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 27 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 36 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 37 
Colosimo Chiara , Presidente ... 37 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 37 
Colosimo Chiara , Presidente ... 37 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 37 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 37 
Colosimo Chiara , Presidente ... 47 
Gasparri Maurizio  ... 47 
Colosimo Chiara , Presidente ... 48 
Gasparri Maurizio  ... 48 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 49 
Colosimo Chiara , Presidente ... 49 
Gasparri Maurizio  ... 50 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 50 
Cantalamessa Gianluca  ... 52 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 53 
Cantalamessa Gianluca  ... 53 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 53 
Cantalamessa Gianluca  ... 54 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 54 
Colosimo Chiara , Presidente ... 55 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 55 
Gubitosa Michele (M5S)  ... 55 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 55 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 57 
Cantalamessa Gianluca  ... 57 
Colosimo Chiara , Presidente ... 57 
Cantalamessa Gianluca  ... 57 
Colosimo Chiara , Presidente ... 57 
Cantalamessa Gianluca  ... 57 
Colosimo Chiara , Presidente ... 57 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 57 
Colosimo Chiara , Presidente ... 57 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 58 
Colosimo Chiara , Presidente ... 58 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 58 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 59 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 59 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 59 
Colosimo Chiara , Presidente ... 59 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 59 
Colosimo Chiara , Presidente ... 59 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 59 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 60 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 60 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 60 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 60 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 61 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 61 
Cafiero De Raho Federico (M5S)  ... 61 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 61 
Colosimo Chiara , Presidente ... 62 
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)-M)  ... 62 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 63 
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)-M)  ... 64 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 64 
Nave Luigi  ... 64 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 65 
Verini Walter  ... 67 
Carbone Michele , direttore della Direzione investigativa antimafia ... 68 
Colosimo Chiara , Presidente ... 70

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CHIARA COLOSIMO

  La seduta comincia alle 13.40.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Buon pomeriggio a tutti.
  Comunico che, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 2 marzo 2023, n. 22, istitutiva della Commissione e dell'apposito regolamento interno, è stato avviato un procedimento di controllo su base volontaria delle liste provvisorie delle candidature in occasione delle consultazioni elettorali per le elezioni del presidente della regione e del consiglio regionale della Basilicata, indette per il 21 e il 22 aprile prossimi, e che è stata inviata alla Commissione una sola lista provvisoria da parte di Fratelli d'Italia in data 19 marzo. Nella medesima data tale lista è stata trasmessa al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, dottor Giovanni Melillo, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge istitutiva.
  A riguardo, con lettera in data odierna e, dunque, successivamente alla scadenza del termine per la presentazione delle liste definitive, 23 marzo, il Procuratore Melillo ha comunicato l'esito negativo delle verifiche in riferimento ai candidati di cui alla lista citata.
  Queste erano comunicazioni dovute.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera.

Pag. 4

Audizione di Michele Carbone, direttore della Direzione investigativa antimafia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del generale di Corpo d'armata della Guardia di finanza, Michele Carbone, direttore della Direzione investigativa antimafia, accompagnato dal colonnello della Guardia di finanza, Domenico Irollo, capo di gabinetto della Direzione investigativa antimafia, a cui do il benvenuto e che ringrazio per la disponibilità.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. I lavori potranno proseguire in forma segreta a richiesta dell'audito o dei colleghi. In tal caso, non sarà più consentita la partecipazione da remoto e verrà interrotta la trasmissione via streaming sulla web-tv.
  A questo punto, ringraziandolo ancora per la disponibilità, do la parola al generale Carbone per la sua relazione.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Signor presidente, la ringrazio. Buonasera a tutti.
  Illustri senatori e deputati, sono lieto di rivolgere a tutti loro un deferente saluto a nome mio personale e delle donne e degli uomini della Direzione investigativa antimafia che ho l'onore e la responsabilità di dirigere dal 27 luglio dello scorso anno.
  Desidero esprimere il mio sentito ringraziamento alla presidente Chiara Colosimo per il cortese invito a intervenire presso questa Commissione parlamentare, al fine di illustrare il ruolo della Direzione investigativa antimafia nel settore dell'antiriciclaggio.
  Ho suddiviso il mio intervento in otto punti, che richiamerò man mano nel corso dello svolgimento.
  Inquadramento istituzionale della Direzione investigativa antimafia. La DIA è un organismo interforze, istituito in seno Pag. 5al Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, deputato al contrasto del fenomeno mafioso e articolato su due livelli: una struttura centrale articolata su tre reparti e uffici di diretta collaborazione, con sede a Roma, e una struttura periferica costituita da quindici centri operativi e nove sezioni operative dislocati sul territorio nazionale.
  Dal punto di vista strategico, la sua azione si esplica su quattro direttrici principali: attività di analisi e di prevenzione amministrativa, investigazioni preventive, investigazioni giudiziarie, relazioni internazionali a fini investigativi.
  Esiste una stretta correlazione tra le attribuzioni della DIA nell'ambito del dispositivo di prevenzione e contrasto dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminosa e il ruolo che la stessa è chiamata a svolgere nella lotta al crimine organizzato, in particolare a quello di stampo mafioso, affidatole dall'ordinamento con la legge istitutiva risalente al 30 dicembre 1991, n. 410, confluita, poi, nelle corrispondenti disposizioni del codice delle leggi antimafia, decreto legislativo n. 159 del 2011, segnatamente negli articoli 108 e 109.
  In particolare, secondo l'articolo 108, alla DIA è affidato il compito di assicurare lo svolgimento in forma coordinata delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione di stampo mafioso o, comunque, ricollegabili all'associazione medesima.
  Va, altresì, evidenziato che, ai sensi dell'articolo 371-bis del codice di procedura penale, il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo dispone della DIA in relazione ai procedimenti per i delitti indicati nell'articolo 51, comma 3-bis, che sono quelli tipici della criminalità organizzata, e per quelli di prevenzionePag. 6 antimafia, impartendo direttive intese a regolarne l'impiego a fini investigativi.
  In generale, l'azione di intervento che caratterizza l'impegno della DIA si sviluppa su più fronti: l'analisi delle connotazioni strutturali e dei profili evolutivi delle organizzazioni criminali; il monitoraggio degli appalti pubblici e la circolarità informativa; l'attività di prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio, soprattutto attraverso gli approfondimenti investigativi attinenti alla criminalità organizzata delle informazioni ricevute nell'ambito dei rapporti di collaborazione internazionali e delle segnalazioni di operazioni sospette – che d'ora in poi, ma sono note, indicherò con l'acronimo «SOS» – le misure di prevenzione patrimoniali e le indagini di polizia giudiziaria.
  In questa strategia operativa della DIA, tutte le direttrici elencate convergono verso l'obiettivo principe della missione istituzionale che è quello dell'aggressione ai grandi patrimoni mafiosi. Solo grazie alla piena circolarità informativa delle notizie acquisibili nei vari settori di competenza è possibile intercettare i processi evolutivi della criminalità organizzata in Italia e all'estero che si basano essenzialmente sulla capacità di mimetizzazione nell'economia legale, quindi sulla costante innovazione delle tecniche di reinvestimento di capitali illeciti.
  A tale processo evolutivo delle mafie corrisponde una consapevolezza, da parte della DIA e delle forze di polizia di cui è espressione, di dover prevenire e contrastare con ogni mezzo, oltre agli apparati militari, anche le manifestazioni economiche delle cosche che, anche fuori dalle regioni di elezione, trovano terreno fertile. L'aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione mafiosa nell'imprenditoria nazionale, oltre ad assolvere una funzione repressiva, contribuiscono, infatti, alla generale azione di tutela Pag. 7del sistema finanziario e dell'economia legale svolta dall'istituzione per preservare il regolare svolgimento dei circuiti di produzione e distribuzione del reddito e la naturale allocazione delle risorse disponibili nel sistema Paese. I riflessi dell'attività complessivamente svolta dalla DIA, puntualmente evidenziati nelle relazioni semestrali al Parlamento, corrispondono costantemente a tali esigenze.
  Vengo, ora, a trattare il sistema di prevenzione antiriciclaggio e il ruolo della Direzione investigativa antimafia. Con specifico riferimento al settore della prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio – questo vale anche per il finanziamento del terrorismo, però mi limiterò a parlare soltanto di riciclaggio, visto che non rientra nella competenza della DIA il contrasto al finanziamento anche sotto l'aspetto finanziario – occorre sottolineare che il crescente grado di finanziarizzazione dei circuiti economici evidenzia come, da una prospettiva investigativa, sia fondamentale garantire la più ampia tracciabilità dei flussi finanziari per individuare origine, destinazione e beneficiari effettivi delle risorse movimentate. L'azione di prevenzione è svolta in coordinamento con le attività di repressione di reati di riciclaggio e di quelli a esso presupposti.
  L'attuale sistema di prevenzione, disciplinato dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è caratterizzato dalla previsione di una serie di obblighi di collaborazione «passiva», e mi riferisco all'adeguata verifica della clientela, alla conservazione dei documenti, dei dati e delle notizie e alla formazione permanente, e di collaborazione «attiva» che si sostanzia nella segnalazione delle operazioni sospette in capo a cinque distinte categorie di soggetti, che sono definiti «obbligati» e che sono appartenenti al settore privato. Parliamo, in particolare, di intermediari bancari e finanziari, di altri operatori finanziari, Pag. 8di professionisti dell'area giuridico-economica, indipendentemente dall'esercizio dell'attività in forma individuale o associata oppure societaria, operatori non finanziari e prestatori di servizi di gioco in ogni forma espletata.
  L'autorità antiriciclaggio dal 2008 è individuata nell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. Prima c'era l'ufficio italiano dei cambi, dal 1997 al 31 dicembre 2007. Prima ancora c'era un sistema di polizia, perché le SOS dovevano confluire ai questori. Però questo sistema, all'epoca, fu ritenuto non idoneo, per un discorso soprattutto di maggiori vantaggi che l'analisi finanziaria sviluppata da Banca d'Italia offre.
  L'invio di una segnalazione alla UIF a cura del soggetto obbligato non dipende dalla conoscenza ovvero dalla probabilità che le operazioni siano riconducibili a un reato, ma piuttosto dal grado di incompatibilità, incoerenza, illogicità e incongruenza tra il profilo soggettivo del cliente e l'operatività allo stesso riconducibile. La segnalazione di operazioni sospette è un atto distinto da una denuncia di fatti penalmente rilevanti, altrimenti andrebbe trasmessa direttamente alla magistratura, configurandosi come una forma di cooperazione doverosa richiesta a soggetti dotati di conoscenze tecniche e in grado di agevolare l'accertamento di eventuali illeciti penali.
  In tal senso, si è consolidato anche l'orientamento giurisprudenziale di legittimità. Ci sono due sentenze principe della Corte di cassazione, Seconda sezione civile, del 2007. È stato poi ribadito questo orientamento nel 2018. In base a questo orientamento, la segnalazione di operazioni sospette deve contenere un giudizio tecnico di valutazione degli elementi oggettivi e soggettivi che caratterizzano le transazioni individuate, mentre non dovrebbe essere finalizzata alla creazione di un quadro indiziario di riciclaggio o di altri reati.Pag. 9
  Per questo motivo, una segnalazione, sebbene rappresenti una deduzione basata su circostanze di fatto, rimane intrinsecamente connotata da un margine di discrezionalità e di incertezza.
  In buona sostanza, la SOS si inquadra in un complesso sistema di natura amministrativa e può sfociare solo in ipotesi e in alcuni casi nella configurazione di una notitia criminis. Tant'è che, laddove sfoci in questa notitia criminis, la UIF dispone dell'obbligo, ex articolo 331 del codice di procedura penale che fa capo al pubblico ufficiale o all'incaricato di un servizio pubblico, di trasmettere l'eventuale notizia di reato alla magistratura.
  Inoltre, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 231 del 2007, ci sono dei doveri di collaborazione in capo alla pubblica amministrazione, dove «pubblica amministrazione» va intesa non soltanto ai sensi del decreto legislativo n. 165 del 2000, quindi comuni, regioni, province, comunità montane, Camere di commercio, università, aziende di servizio sanitario e così via, ma anche le società partecipate dalle amministrazioni pubbliche e dalle loro controllate, quindi le società partecipate a livello nazionale e locale, ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile.
  Ebbene, anche questi soggetti intesi come pubblica amministrazione in senso lato hanno dei doveri di collaborazione alla luce della legge antiriciclaggio, in particolare quando trattano procedimenti ovvero procedure finalizzate all'adozione di provvedimenti di autorizzazione o concessione, di scelta del contraente per l'affidamento di forniture lavori e servizi, secondo le disposizioni del Codice dei contratti pubblici, di concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone fisiche ed enti pubblici e privati. In buona Pag. 10sostanza, tali uffici sono tenuti a fornire le informazioni richieste dalla UIF, quindi dalla legge, a fini di analisi e a comunicare di iniziativa alla medesima autorità date informazioni concernenti le operazioni sospette di cui vengono a conoscenza nell'esercizio della propria attività istituzionale.
  Si pensi, ma lo riprenderò, all'importanza di questo dovere di collaborazione in questo momento di impiego delle risorse del PNRR.
  Il decreto legislativo n. 231 del 2007 assegna alla UIF il compito di effettuare il primo screening di analisi finanziaria delle SOS ricevute dai soggetti obbligati, volto a stabilire quali di esse debbano essere oggetto di ulteriori approfondimenti. A questo riguardo, la DIA, in base all'articolo 9, comma 7, del decreto n. 231 del 2007, è preposta all'effettuazione degli approfondimenti investigativi attinenti alla criminalità organizzata, delle informazioni ricevute nell'ambito della cooperazione internazionale dalle Financial Intelligence Unit estere, cioè dalle corrispondenti UIF dei Paesi stranieri, e delle segnalazioni di operazioni sospette trasmesse alla stessa Banca d'Italia.
  La DIA è parte integrante del sistema di prevenzione del riciclaggio, un sistema che assegna alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo un ruolo importante, prevedendo, tra l'altro, che la stessa riceva, tramite la DIA e il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, i dati anagrafici anonimizzati, su cui poi tornerò, dei soggetti contenuti nelle predette SOS, al fine di verificare l'eventuale attinenza a procedimenti giudiziari in corso.
  Alla DIA e al Nucleo speciale di polizia valutaria compete, invece, l'analisi e l'approfondimento investigativo. Sotto il profilo dell'approfondimento, quindi, gli interlocutori della UIF sono individuati nel Nucleo speciale di polizia valutaria e nella DIA quali organismi competenti per gli accertamenti investigativi,Pag. 11 in quanto titolari, sul piano amministrativo, di peculiari potestà di approfondimento, oltre che degli ordinari poteri di polizia giudiziaria. Infatti, sono i due organismi investigativi a essere destinatari delle segnalazioni, individuate dalla UIF, come meritevoli di ulteriore approfondimento. Attività che viene sviluppata dalla DIA relativamente – come ho detto – alle SOS riconducibili alla criminalità organizzata. Mentre tutto quello che sta fuori da questo campo va alla Guardia di finanza attraverso il Nucleo speciale di polizia valutaria, ivi compreso il finanziamento del terrorismo e il finanziamento delle armi di distruzione di massa.
  Si tratta di un circuito ristretto, risalente già al 1991. Parliamo, quindi, di un sistema datato, di oltre trentatré anni. Io, però, lo farei retrodatare ancora. Il nostro Paese fa scuola, questo a livello internazionale, perché già nel 1979, con il decreto-legge n. 625, si dotava, nel periodo del terrorismo, di un sistema di tracciamento, all'epoca, di tutti quei versamenti, quei prelievi di denaro per importi pari o superiori a 20 milioni delle vecchie lire. Nel 1991, poi, è arrivata la legge antiriciclaggio, anche a seguito dell'iniziativa dell'Unione europea.
  Nel 1991, quindi, siamo agli albori della normativa antiriciclaggio, che individuava nell'allora Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa, poi divenuto DIA, unitamente al Nucleo speciale di polizia valutaria, le uniche due articolazioni deputate all'approfondimento investigativo delle SOS. All'epoca – ma questo fino al 2007 – rispetto ai due organismi, la DIA e il Nucleo speciale di polizia valutaria, la legge, che conteneva un solo comma, diceva che, qualora le SOS avessero riguardato la criminalità organizzata, doveva essere informato il Procuratore nazionale antimafia. Questo è stato il sistema dal 1991 al 2007. Poi vedremo che la normativa è cambiata e la DNAA ha assunto un ruolo diverso Pag. 12rispetto a quello che aveva avuto fino a quella data. Il coordinamento da parte delle SOS, dicevo, attraverso l'autorità. Un circuito che, da un lato, valorizza le professionalità investigative e operative maturate nel tempo da queste due istituzioni e, dall'altro, intende garantire una circolazione controllata delle SOS, qui si parla di disseminazione ristretta, in considerazione della sensibilità delle informazioni in essa racchiuse, anche sul piano della tutela della privacy.
  Anche il decreto legislativo n. 231 del 2007, sin dalla sua originaria formulazione, ha individuato la DIA, oltre che, ovviamente, il Nucleo speciale di polizia valutaria, quale destinataria di tale flusso informativo, sottoposto al nostro ingente regime di riservatezza. Inoltre, a seguito delle modifiche apportate alla disciplina per effetto del decreto legislativo n. 125 del 2019, con il quale è stato dato recepimento alla quinta direttiva, l'ultima, comunitaria in materia di antiriciclaggio, pur incentivandosi le modifiche e accrescendosi le opportunità per le cooperazioni interistituzionali, si è evitato, nel contempo, il rischio di una indiscriminata diffusione di dati e notizie connotate da elevata rilevanza e delicatezza.
  Nello specifico, è stata prevista la possibilità di scambiare informazioni rilevanti ai fini della prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo tra le forze di polizia e le altre autorità stabilite dall'articolo 21 della legge, e mi riferisco al Ministero dell'economia e delle finanze, alle autorità di vigilanza di settore, alla stessa UIF, anche in deroga al segreto d'ufficio, che copre, di norma, tutte le informazioni antiriciclaggio in possesso delle autorità di settore.
  Viene prevista, poi, la possibilità, per l'autorità giudiziaria in senso lato, quindi non mi riferisco soltanto alla DNAA, di richiedere al Nucleo speciale di polizia valutaria e alla DIA, per quanto concerne i fatti di criminalità organizzata e i risultati Pag. 13degli approfondimenti investigativi svolti sulle SOS. A differenza di quanto previsto per la Guardia di finanza, la mission affidata alla DIA, in linea con le sue peculiari attribuzioni, si concretizza nell'effettuazione degli approfondimenti investigativi – come ho detto – attinenti alla criminalità organizzata. In tale contesto, la stretta relazione dell'attività della DIA con l'incisiva azione di salvaguardia del sistema produttivo e imprenditoriale del Paese che la stessa conduce è stata assicurata dal legislatore estendendo il campo di applicazione degli esclusivi poteri del direttore della DIA (sono poteri molto invasivi, questi), ai fini della verifica del pericolo di infiltrazione mafiosa, per ricomprendervi il loro ricorso anche per l'effettuazione degli approfondimenti investigativi delle SOS.
  Faccio riferimento all'esercizio dei poteri di accesso, accertamento, richiesta dati e informazioni, nonché di ispezioni delegate dal Ministro dell'interno in via permanente al direttore della DIA, previsti dal decreto-legge 6 marzo 1982, n. 629. Furono i provvedimenti assunti dal Governo dell'epoca all'indomani dell'uccisione del generale dalla Chiesa, che venivano riconosciuti in capo all'Alto commissario.
  Ricordo ancora che la DIA fornisce al Comitato di sicurezza finanziaria i dati necessari ai fini della relazione contenente la valutazione dell'attività di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo, che il medesimo Comitato presenta annualmente al Ministero dell'economia e delle finanze.
  Un'altra cosa che voglio sottolineare in questa sede è che tutto ciò che riguarda la politica di prevenzione del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo fa capo al Ministro dell'economia e delle finanze. Questo per sottolineare che siamo in un tessuto non di tipo giudiziario o di tipo investigativo, ma in un tessuto – come ho specificato, con la segnalazione di operazione sospetta – prettamente Pag. 14amministrativo. Il Ministro dell'economia e delle finanze trasmette, a sua volta, la relazione annuale al Parlamento.
  L'esigenza di processare i copiosi flussi di segnalazioni di operazioni sospette trasmesse dalla UIF, che costituiscono il principale strumento investigativo in tema di prevenzione del riciclaggio, ha imposto alla DIA, sin dal 2013, l'adozione di un'apposita piattaforma informatica, il sistema El.I.O.S., acronimo che sta per «Elaborazioni investigative operazioni sospette», piattaforma destinata a supportare l'esecuzione delle fasi di processo delle SOS. El.I.O.S. è una banca dati inserita, quindi una banca dati censita, naturalmente, nel decreto del Ministro dell'interno in data 24 maggio 2017, poiché deputata a trattare dati di polizia nella titolarità della DIA a carattere non occasionale.
  Nel corso degli anni, la crescita delle SOS è proseguita in maniera esponenziale. Se prendiamo i dati delle SOS nel 1991, quando è stato stabilito l'obbligo delle segnalazioni di operazioni sospette, erano appena trentasei. Nel 2019 sono 105.789. Nel 2023 sono 150.418. C'è un aumento in progressione geometrica che naturalmente richiede tutta una serie di provvedimenti, anche sul piano tecnico, per processare questa mole di SOS. Dal 2019 al 2023, quindi, c'è stato un aumento superiore al 42 per cento.
  Protocolli in materia di antiriciclaggio. Altro punto che vengo a trattare. Negli ultimi anni, oltre agli sforzi profusi per rendere ancora più incisiva l'azione di prevenzione e contrasto al crimine organizzato, la Direzione investigativa antimafia ha rivolto una particolare attenzione anche all'efficientamento delle procedure di analisi delle SOS, definite sulla base delle intese raggiunte con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, in stretta correlazione al ruolo di centralità della stessa assegnata al legislatore, con l'avvento – come vi dicevo Pag. 15–dei decreti legislativi n. 90 del 2017, di recepimento della quarta direttiva, e n. 125 del 2019, di recepimento della quinta direttiva.
  In quest'ottica, a seguito della sottoscrizione il 26 maggio 2015 di un primo protocollo d'intesa della DNAA-DIA – questo protocollo è importante, segna una data, segna la costituzione di quel gruppo di approfondimento delle SOS in seno alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo – in materia di prevenzione e contrasto dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose, fu costituito un apposito gruppo di lavoro, a mente del punto n. 2 di detto protocollo, incaricato dell'arricchimento informativo delle SOS attraverso le interrogazioni alle banche dati SIDNA e SIDDA e alle altre disponibili. Questa è una cosa molto importante. Fino al 2017 – lo vedremo con il decreto legislativo n. 90 – la Direzione nazionale antimafia riceve le SOS dalla Direzione investigativa antimafia e dal Nucleo speciale di polizia valutaria, in base a quel comma a cui facevo riferimento, qualora, nel corso degli approfondimenti condotti autonomamente ci fosse un'attinenza alla criminalità organizzata.
  Viene firmato questo protocollo tra la DIA – parlo del direttore pro tempore – e il Procuratore nazionale pro tempore, con lo scopo proprio di arricchire quelle SOS che la DNAA riceveva in base alle risultanze delle proprie banche dati, SIDNA-SIDDA, che non sono tuttora accessibili dalla polizia giudiziaria nell'ambito delle ordinarie attività istituzionali e presso le proprie sedi.
  Questo protocollo – ripeto, sottoscritto all'epoca dai responsabili della DNAA e della DIA – per quanto riguarda la responsabilità dell'accordo, quindi la responsabilità di esecuzione e di controllo dell'accordo stesso, stabiliva quali fossero i responsabili. Per quanto riguarda i profili strategici dell'accordo,Pag. 16 per la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo era il Procuratore nazionale e per la DIA, il direttore. Per quanto riguarda, invece, i profili prettamente operativi, di lavoro e così via, per la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo era il consigliere Antonio Laudati, Sostituto procuratore nazionale, e per la DIA il generale di brigata dell'epoca, vice direttore tecnico-operativo, Adelmo Lusi. Questo è il protocollo del 2015.
  All'indomani della firma, il 26 ottobre 2017, c'è il secondo protocollo. Cosa succede? Il decreto legislativo n. 90 del 2017 recepisce la quarta direttiva antiriciclaggio, la quarta direttiva dell'Unione europea 2015 del 849. A seguito di questo recepimento, il decreto legislativo crea un canale giudiziario, cioè la DNAA non riceve più tramite la DIA e il Nucleo speciale di polizia valutaria, o, meglio, riceve tramite queste, però riceve direttamente la mole delle SOS, anticipando quella comunicazione che, fino a quell'epoca, era fatta, invece, dai due organismi investigativi. Qual è lo scopo? Lo scopo è quello di intercettare, attraverso il matching anagrafico, le SOS attinenti alla criminalità organizzata o collegate alla criminalità organizzata che risultano aventi collegamenti nelle proprie banche dati. La DNAA, cioè, dice: sono io a vedere, in base alle mie informazioni, attraverso delle stringhe alfanumeriche, chi sono i soggetti attualmente indagati per criminalità organizzata; quindi, non aspetto l'input dalla DIA o dal Nucleo speciale di polizia valutaria e tiro fuori le SOS che mi interessano, che sono flaggate «criminalità organizzata» e che dico all'Unità di informazione finanziaria che sono di mio interesse. Questo anticipa quel lavoro che va, poi, alla DNAA.
  Anche a livello plastico, prima c'era un solo comma all'interno del decreto legislativo n. 231 del 2007, mentre ora viene introdotto un articolo intero, l'articolo 8. L'articolo 8, attualmentePag. 17 vigente, ma già dal 2017, è dedicato completamente alla competenza della Direzione nazionale antimafia in materia di SOS, il quale recita che, in pratica, la DNAA riceve le SOS al fine di verificare i dati attinenti alle segnalazioni di operazioni sospette relativi ai dati anagrafici dei soggetti segnalati o collegati, necessari per la verifica della loro eventuale attinenza a procedimenti giudiziari in corso. Non dice «a indagini in corso», ma «a procedimenti giudiziari in corso», quindi magari anche procedimenti che sono in primo grado – chiaramente, poi va definito questo termine – anche ai fini della potestà di impulso attribuita al Procuratore nazionale, sulla scorta di appositi protocolli tecnici volti a stabilire le modalità, la tempistica dello scambio di informazioni, assicurando l'adozione di ogni accorgimento idoneo a tutelare il trattamento in forma anonima dei dati anagrafici.
  Fu costituito un nuovo gruppo di lavoro. Dal 2017 viene costituito un nuovo gruppo di lavoro. Si firma il protocollo del 26 ottobre 2017. Il protocollo del 26 ottobre 2017 tiene conto nel preambolo, ovviamente, delle modifiche normative. Anche questo protocollo, così come quello del 2015, si conclude individuando i responsabili strategici e i responsabili operativi, che in questo caso non sono indicati nominativamente, ma si fa riferimento, per quanto riguarda la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, al responsabile del servizio operazioni sospette della DNAA e, per quanto riguarda la DIA, al vicedirettore tecnico-operativo.
  Questo protocollo prevedeva di «elaborare eventuali ricorrenze comuni relative all'attinenza a più procedimenti giudiziari in corso ovvero a più soggetti fisici o giuridici all'esito delle procedure informatiche finalizzate al confronto dei codici identificativi generati dalla UIF con gli analoghi codici» (i due codici, naturalmente, devono comunicare tra loro, sia quello Pag. 18della UIF che quello della DNAA) «associati ai nominativi presenti all'interno delle banche dati a disposizione della DNAA. Questo è il cosiddetto “matching anagrafico” o “anonimizzato”». Forse sarebbe il caso di dire «anonimizzato» perché di anagrafe non ci sono gli estremi, e così via.
  «Supportare il PNA nella selezione dei contesti in relazione ai quali sussistono profili di interesse per l'eventuale esercizio delle attività di impulso investigativo, ai sensi dell'articolo 371-bis del codice di procedura penale».
  «Contribuire, al di fuori dei casi di cui sopra, alla classificazione, sulla scorta delle direttive impartite dal Procuratore nazionale antimafia, delle restanti SOS, in base ai livelli di rischio del nominativo elaborati sulla base della rilevanza delle ricorrenze positive».
  «Individuare, sulla base sempre delle direttive impartite dal PNA, i contesti in relazione ai quali appare opportuno che la DNAA richieda alla UIF l'analisi dei flussi finanziari, ovvero analisi e studi su singole anomalie».
  Il protocollo del 2015 parlava semplicemente di arricchimento delle SOS trasmesse dalla DIA e dalla Guardia di finanza in relazione alle banche dati disponibili presso la DNAA. Questo protocollo, a seguito delle modifiche, delle novità legislative introdotte, in termini di contenuto, si sofferma maggiormente sulle nuove competenze che vengono sviluppate in seno alla DNAA.
  Sono stati, peraltro, già avviati da parte nostra, con la DNAA, i lavori volti ad aggiornare i protocolli del 2015 e del 2017, che sono ancora vigenti, quindi i rapporti di fatto sono superati, alla luce dell'intesa quadrilaterale siglata lo scorso 21 dicembre dalla Direzione nazionale antimafia con il Dipartimento della pubblica sicurezza, il Comando generale della Guardia di finanza e la UIF (viene chiamato, appunto, protocollo «a quattro »),Pag. 19 con la quale sono state semplificate le procedure già esistenti, innovando le modalità di gestione dei relativi flussi informativi per rilevare i presìdi di sicurezza e riservatezza dei dati nel rispetto del segreto investigativo e della tutela dell'identità del segnalante, con il duplice obiettivo di accrescere l'efficacia complessiva dell'azione di prevenzione e contrasto nel sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di valorizzarne ulteriormente, ai fini investigativi, le informazioni acquisite in tale contesto, alla luce delle prerogative rispettivamente proprie della DNAA, della DIA e della Guardia di finanza.
  Nel mese di ottobre scorso mi sono fatto anche promotore del rinnovo del protocollo bilaterale della DIA. Questi sono i cosiddetti «bilaterali». Una volta stipulato il protocollo «a quattro» ci sono, poi, le intese tecniche bilaterali tra i soggetti coinvolti. È in corso l'aggiornamento del protocollo con la DNAA. Così come ho chiesto alla Guardia di finanza, con una mia lettera indirizzata al Comando generale, di aggiornare il protocollo che regola i rapporti della DIA con la Guardia di finanza, che è fermo al lontano 5 aprile 2016.
  Altro punto che vengo a trattare riguarda l'analisi delle SOS e il loro utilizzo ai fini operativi. Il rilevante aumento dei volumi delle segnalazioni verificatesi sino ad oggi, come sopra evidenziato, ha indotto l'adozione di nuove metodologie di analisi e di sviluppo unitamente al costante adeguamento del citato applicativo informatico El.I.O.S., al fine di renderlo più confacente alle mutate e mutevoli esigenze di carattere investigativo.
  Scendendo nel dettaglio delle modalità con le quali vengono processate le SOS, la DIA utilizza una metodologia composita, articolata nelle seguenti procedure, tra loro complementari. La prima procedura, cosiddetta «di analisi massiva», si basa su un articolato processo di matching. Essa prevede, infatti, l'individuazione, tra le centinaia di migliaia di operazioni finanziarie Pag. 20sospette segnalate, di potenziali target operativi attraverso interrogazioni multiple alle principali banche dati in uso alla DIA, effettuate nei confronti di tutti i segnalati, al fine di rilevare potenziali profili di attinenza delle operazioni a contesti di criminalità organizzata, in particolare soggetti con precedenti specifici, ovvero per i quali risultino eventuali evidenze positive nella banca dati interforze SDI (Sistema di indagine) e/o sottoposti a indagini, specie in ordine ai reati di cui all'articolo 416-bis del codice penale, ovvero a fattispecie definibili «reati spia», «reati sentinella». Si tratta di reati ritenuti maggiormente indicativi di dinamiche riconducibili alla supposta presenza di aggregati di matrice mafiosa, tra i quali sono ricompresi l'impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, l'usura, l'estorsione, il danneggiamento a seguito di incendio, eccetera.
  Abbiamo, poi, una seconda procedura, cosiddetta «analisi fenomenologica» – sempre più attuale alla luce dell'enorme mole delle segnalazioni di operazioni sospette, quindi si procede per fenomeno – imperniata su singole progettualità sviluppate dagli investigatori sulla scorta di input esterni correlati a fenomeni di particolare interesse operativo ovvero allo studio di dinamiche linee di tendenza che caratterizzano le organizzazioni criminali di stampo mafioso. Assume, solitamente, a base la classificazione dei fenomeni adottata dalla UIF.
  La terza e ultima procedura, la cosiddetta «analisi di rischio», si sviluppa sulla base dei profili di rischio di riciclaggio legati più frequentemente, in ragione di separate evidenze investigative, alla tipologia delle operazioni finanziarie segnalate, ai luoghi di effettuazione delle stesse, alla natura giuridica dei soggetti segnalati. Più nel dettaglio, gli indicatori presi in considerazione ai fini dell'individuazione di tali profili di rischio possono essere raggruppati nelle seguenti principali tipologie:Pag. 21 indicatori oggettivi, quali la classe di rischio rating attribuito dalla UIF alle segnalazioni; il numero e la natura delle operazioni finanziarie compiute; il valore delle operazioni complessivo e distinto per tipologia di operazioni; indicatori soggettivi, come il numero di soggetti segnalati, l'età media delle persone fisiche, la condizione lavorativa, le persone giuridiche e l'entità a esse assimilabili (ad esempio, se siamo in presenza di trust o di società di diritto estero), l'attività economica esercitata.
  Abbiamo, poi, indicatori molto importanti geografici, cioè riguardanti i soggetti residenti e/o nati in regione diversa da quella in cui è stata effettuata l'operazione. Sono indicatori che servono per l'individuazione di flussi finanziari riconducibili a particolari contesti geografici, come la ricorrenza di Paesi terzi ad alto rischio di riciclaggio, che sono individuati da un regolamento dell'Unione europea, il regolamento delegato 2016/1675, che viene periodicamente aggiornato, oppure di Stati che sono compresi nelle liste predisposte periodicamente dal GAFI (Gruppo di azione finanziaria internazionale) oppure di quei Paesi che non sono cooperativi ai fini fiscali, inclusi nelle black list elaborate dal Consiglio dell'Unione europea.
  Abbiamo, poi, indicatori temporali, come, ad esempio, la frequenza delle operazioni finanziarie effettuate dai segnalanti e il numero dei giorni intercorrenti tra la prima e l'ultima operazione in caso di più operazioni segnalate.
  Le tecniche di analisi massive adottate secondo le linee di indirizzo strategico dalla DIA consentono da diversi anni di processare, sostanzialmente, tutte le segnalazioni che pervengono dalla UIF. In aderenza ai percorsi di raccordo info-investigativo definiti nell'ambito delle intese protocollari sottoscritte dalla DIA, nel rispetto delle previsioni normative, le SOS che agli esiti dei descritti processi di analisi risultano potenzialmentePag. 22 attinenti alla criminalità organizzata vengono evidenziate alla DNAA.
  Ciò che viene fatto in sede di DNAA non è esclusivo. Ferma restando l'individuazione di quelle SOS flaggate «criminalità organizzata», tutto ciò che resta non flaggato come «criminalità organizzata» è sottoposto a questo processo di analisi. Ripeto, mentre in seno alla DNAA l'obiettivo è quello di individuare le SOS che si riferiscono a persone fisiche o giuridiche che sono sottoposte a procedimenti giudiziari, in particolare che sono iscritte nel registro degli indagati, l'analisi, invece, di secondo momento che fa la DIA è un'analisi meno sottoposta all'ansia del tempo, con un approfondimento in base a una serie di banche dati di cui dispone la DIA. Alla fine di questa analisi, quindi, si può arrivare all'interessamento della DNAA, per dire di aver individuato anche quelle SOS che non sono state individuate in quel canale giudiziario a cui facevo riferimento e che sono attinenti alla criminalità organizzata.
  All'esito di tale attività, l'autorità giudiziaria provvede a inoltrare – le SOS vanno comunque alla DNAA – alle competenti direzioni distrettuali antimafia le segnalazioni attinenti a procedimenti giudiziari e quelle ritenute di interesse, attraverso specifici atti di impulso del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, dandone comunicazione alla DIA e informando contestualmente il Nucleo speciale e la UIF; restituire alla DIA, per le valutazioni di competenza, le segnalazioni non considerate di proprio diretto interesse, ancorché eventualmente correlate a una positività nelle proprie banche dati. La DIA, quindi, provvede a porre le stesse in evidenza a beneficio dei centri delle sezioni operative tramite la piattaforma El.I.O.S., quali importanti fonti informative da cui attingere per eventuali spunti investigativi in tema di contrasto alla criminalità organizzata.Pag. 23
  Queste segnalazioni vengono, infatti, sviluppate nell'ambito di indagini connotate da maggiore livello di complessità per l'aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali – e sta sempre più aumentando il numero delle misure di prevenzione patrimoniale – che originano proprio dall'esistenza di segnalazioni di operazioni sospette; investigazioni giudiziarie, consentendo di ricostruire i flussi finanziari che avvengono nell'ambito delle consorterie mafiose. Questo è molto attuale. Si passa da un'analisi di natura preventiva, amministrativa – come vi dicevo – delle SOS a indagini di polizia giudiziaria, laddove si verificano collegamenti importanti con la criminalità organizzata. Si interessa, tramite la DNAA, la direzione distrettuale antimafia competente, affinché poi si avviino le indagini secondo il codice di procedura penale.
  Abbiamo, poi, l'analisi di rischio e di contesto a supporto delle decisioni operative. In sostanza, la piattaforma El.I.O.S. consente all'operatore di individuare i profili soggettivi delle persone segnalate, selezionando quelli qualificati, ossia quelli caratterizzati da collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata, quindi più esposti a condotte di riciclaggio; apprezzare la capacità finanziaria di soggetti di interesse; ricostruire le reti finanziarie di strutture relazionali complesse che coinvolgono le persone fisiche e giuridiche, collegate alla criminalità organizzata; rilevare direttamente i collegamenti tra soggetti, utili ai fini investigativi, ad esempio l'accompagnatore nel corso di un'operazione effettuata da altri, i legami di coniugio, di parentela o di convivenza, il coinvolgimento nelle medesime indagini giudiziarie, le deleghe a operare su conti correnti, i rapporti di lavoro, i rapporti di partecipazione societaria, le relazioni di affari, di rapporto commerciale o professionale, le cariche di controllo o di direzione in gruppi societari, solo per citare alcuni casi.Pag. 24
  Sono, quindi, indagini complesse che richiedono una professionalità, una tecnica e una conoscenza di disciplina che va oltre il codice di procedura penale. Va al diritto bancario, al diritto societario, al diritto finanziario. Sono conoscenze specifiche e veramente selettive.
  Con riferimento a tale ultimo punto, infatti, nell'ambito della costante implementazione del sistema El.I.O.S. legata all'evoluzione tecnologica e alle mutevoli esigenze di carattere investigativo, sono state messe a punto innovative metodologie di analisi in funzione delle innumerevoli informazioni relative ai soggetti interessati a vario titolo alle operazioni segnalate, che consente di evidenziare i possibili collegamenti esistenti tra le varie entità interessate dal punto di vista investigativo, poiché in grado di evidenziare l'esistenza di complesse strutture relazionali e flussi finanziari strumentali, poi, di riciclaggio.
  È chiaro che le SOS molto spesso non riguardano coloro i quali sono targati articolo 416-bis del codice penale, ma riguardano la rete relazionale. Attraverso la rete relazionale, seguendo quei flussi finanziari, quindi i prestanome, si arriva, poi, agli effettivi beneficiari, quindi ai titolari della ricchezza finanziaria o patrimoniale individuata.
  Questo nuovo processo si propone, sfruttando l'intero patrimonio informativo disponibile sulla piattaforma El.I.O.S., di analizzare i dati raccolti in modalità relazionale con l'obiettivo di rilevare ricorrenze altrimenti non desumibili dall'esame delle singole segnalazioni, evidenziando le relazioni e i collegamenti tra soggetti, tra soggetti e operazioni finanziarie, parti, co-parti, controparti e rapporti finanziari intestatari e cointestatari delegati a operare. L'estrapolazione dei dati da El.I.O.S. avviene mediante i già citati moduli di selezione per i profili di rischio, soggettivi e oggettivi, geografici e temporali, e la successiva elaborazione viene eseguita mediante applicativi iBase e Analyst'sPag. 25 Notebook che evidenziano i collegamenti tra le varie entità, dando immediato risalto a quelli di interesse investigativo.
  Questo approccio ci consente di rilevare gli schemi-modello di anomala operatività finanziaria sospetta, origine e destinazione di flussi di denaro, identificando i vari soggetti nell'ambito delle strutture create appositamente per riciclaggio, collegamenti tra operazioni finanziarie poste in essere da soggetti scevri da pregiudizi di polizia con altri che palesano uno spessore criminale di rilievo anche di carattere associativo-mafioso, altrimenti non individuabili.
  Gli schemi di riciclaggio si stanno facendo sempre più sofisticati, perché ricevono la consulenza e il supporto – come vedremo tra poco – dei cosiddetti «colletti bianchi».
  Le suindicate procedure di analisi sono state rese fruibili alle articolazioni territoriali allo scopo di consentire, anche a livello locale, l'individuazione di specifici target per la proposizione di misure di prevenzione patrimoniali ovvero per avvio di mirate attività di polizia giudiziaria.
  Come già ho accennato in precedenza, la crescita esponenziale delle segnalazioni sospette osservata negli ultimi anni ha avuto importanti ricadute nelle fasi di processo delle stesse presso tutti gli attori istituzionali.
  Nel 2023 l'analisi dei corrispondenti flussi documentali trasmessi dalla UIF ha consentito alla DIA e alla Direzione nazionale antimafia di evidenziare oltre 56 mila segnalazioni delle quali il 76 per cento circa connotate da profili di attinenza alla criminalità organizzata e il restante 24 per cento costituito da SOS precedentemente pervenute alle stesse collegate.
  Alla DNAA possono arrivare anche SOS che non si riferiscono a persone fisiche o giuridiche che hanno un profilo di criminalità organizzata, ma queste SOS eventualmente esistenti Pag. 26nel sistema possono essere trascinate da SOS marchiate criminalità organizzata.
  Faccio un esempio. Ammettiamo che io sia un noto esponente della camorra e sono segnalato da una banca alla autorità antiriciclaggio per un'operazione sospetta. La banca e la UIF elaborano il mio profilo. Essendo io condannato o comunque avendo un reato di criminalità organizzata, lo segnalano. Contestualmente o successivamente è possibile che si verifichi che io abbia una partecipazione in una società dove ha una quota di partecipazione un soggetto segnalato, scevro da criminalità organizzata.
  Questa SOS viene attratta dalla mia segnalazione di operazione sospetta. Si tratta di valori forieri di non poche implicazioni ai fini dell'analisi investigativa per i profili di interesse della DIA, che rendono, come detto, assolutamente necessario e prioritario procedere continuamente all'individuazione di nuove soluzioni sul piano di innovazione tecnologica.
  Le implicazioni di carattere operativo legate all'incremento dei flussi segnaletici e la loro evoluzione tecnologica sono state pertanto mitigate con il puntuale ricorso al predetto applicativo informatico El.I.O.S., che ha consentito, mediante le anzidette tecniche di analisi massive, utilizzate secondo le linee di indirizzo strategico della Direzione, di processare in tempi ristretti le oltre 600 mila segnalazioni pervenute nel periodo 2019-2023, allo scopo di determinare una preliminare immediata selezione dei casi connotati da profili di potenziale attinenza alla criminalità organizzata, suscettibile ex lege di doverosa evidenza al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.
  Le segnalazioni pervengono alla DIA con cadenza quasi giornaliera e in formato elettronico attraverso il portale internet denominato SAFE della UIF a ciò dedicato. I corrispondenti flussi criptati vengono estratti da personale appositamente Pag. 27abilitato dalla predetta Unità con crittografia asimmetrica che provvede ad alimentare a piattaforma El.I.O.S.
  Nell'ottica della costante digitalizzazione dei processi di trasmissione e rilevazione dei dati afferenti agli approfondimenti investigativi, a partire dal 2023, è stata implementata e resa fruibile nel sistema El.I.O.S. una nuova funzionalità in grado di automatizzare le comunicazioni per l'avvio e la conclusione delle relative fasi di processo.
  A ottobre scorso, con direttiva a mia firma, si è provveduto ad aggiornare la descritta funzionalità che, oltre a consentire l'aggiornamento in tempo reale delle attività investigative in corso di svolgimento, mitigando i rischi di eventuali duplicazioni o sovrapposizioni di indagini, assume significativo rilievo nell'ambito di eventuali controlli circa le motivazioni alla base degli accessi ai contenuti delle SOS e dei rispettivi approfondimenti investigativi.
  Avendo un po' il pallino dell'antiriciclaggio, vedremo poi successivamente quali sono state le altre direttive che ho impartito. Sarò un po' noioso, come tutte le cose informatiche, presidente. L'informatico non riesce a semplificare, la bravura sta nella semplificazione.

  PRESIDENTE. Non si preoccupi. Apprezziamo le sue doti tecniche sull'antiriciclaggio, che stanno emergendo.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Le caratteristiche tecniche del sistema di gestione delle SOS. Il sistema attualmente in uso, denominato El.I.O.S., è un'applicazione sviluppata nel 2013 con tecnologia web esposta esclusivamente all'interno della rete intranet della DIA, fisicamente allocata presso il data center della Direzione.
  Le policy di sicurezza del sistema si innestano e si integrano nella postura della cyber security adottata, che viene periodicamentePag. 28 sottoposta a valutazioni tecniche da parte del personale sia interno che esterno alla DIA.
  Nel corso del secondo semestre 2023 in particolare è terminato l'ultimo vulnerability assessment, che ha confermato la validità del sistema di sicurezza. Questo è bene dirlo, perché si è sentito parlare di attacchi di cyber sicurezza. Si tratta di uno stress test che ha cercato di provocare un po' il nostro sistema e ha indirizzato l'adozione di specifiche misure tutte già integralmente recepite, che ne hanno innalzato il livello di protezione.
  Le attività hanno riguardato l'intera rete della DIA e hanno richiesto l'impiego di strumenti dedicati al fine di ricercare eventuali vulnerabilità presenti e di stimare il rischio che queste potessero essere sfruttate da un attaccante. Per questo motivo, le procedure di valutazione sono state condotte sia dall'esterno che dall'interno del perimetro, sia in modalità non autenticata che autenticata, simulando così anche lo scenario di un attaccante con la disponibilità di un dispositivo fisicamente connesso alla rete interna e autenticato con credenziali di un operatore effettivamente autorizzato all'accesso. Sono stati valutati i livelli di sicurezza della LAN del data center dei server dislocati presso le articolazioni periferiche e dei diversi host scelti a campione tra quelli connessi alla rete della Direzione dei centri e delle sezioni operative. In aggiunta viene sistematicamente controllata la configurazione della active directory ovvero l'infrastruttura sulla quale è incardinato il sistema di privilegi degli utenti o di gruppi di utenti che disciplini l'accesso alle risorse informative.
  Questa attività contribuisce al mantenimento di un'ordinata compartimentazione della rete riducendo il rischio di esfiltrazione di dati o della loro perdita. Gli stessi, inoltre, vengono sottoposti ad un articolato sistema di backup, che crea sistematicamentePag. 29 due copie dei dati sul data center della Direzione, un'ulteriore replica su nastro nell'ambito del medesimo data center e un'ulteriore copia sul disaster recovery dislocato a Palermo.
  La frequenza dell'effettuazione delle copie per quanto riguarda la copia integrale è settimanale, mentre giornalmente viene effettuata una copia incrementale. Il periodo di persistenza delle copie dei dati è di un anno e consente di ricostruire lo stato di fatto dei dati presenti nei server in una qualsiasi data ricompresa in questo arco temporale. Annualmente vengono assentite dedicate risorse finanziarie per la sicurezza informatica in termini di contratti di assistenza, manutenzione e aggiornamento a cui vanno aggiunti gli investimenti in termini di hardware e di eventuali nuovi software.
  Il sistema El.I.O.S. è inserito nella cornice di sicurezza avanti descritta. Le SOS vengono importate dal portale SAFE della UIF a cui possono accedere solo gli utenti abilitati, identificati mediante un sistema di crittografia asimmetrica con utilizzo di certificati digitali rilasciati con il sistema della carta nazionale dei servizi.
  Eseguito l'accesso, l'utente può procedere al download dei file, contenente i dati relativi alle SOS, che vengono trasmessi utilizzando, anche in questo caso, crittografia asimmetrica. Pertanto, le informazioni vengono crittografate con il certificato pubblico della DIA e trasmesse su un canale sua volta crittografato. In questo modo, qualora i dati venissero intercettati, sarebbero illeggibili senza la disponibilità del certificato digitale privato della DIA.
  Una volta eseguito il download, i dati vengono conservati in uno dei server del data center della Direzione e la loro consultazione è mediata da un database Microsoft SQL Server e da una applicazione accessibile esclusivamente da parte di utenti Pag. 30abilitati, fisicamente dislocata all'interno del perimetro della rete DIA.
  Confidenzialità, integrità e disponibilità dei dati sono assicurate, oltre che dalle tecnologie avanti descritte, dall'insieme dei processi organizzativi adottati. La richiesta di abilitazione di un utente deve essere necessariamente avanzata. Questo lo dico anche perché per coloro i quali sono abilitati ad accedere alla piattaforma El.I.O.S. c'è tutto un percorso di attenzione e di approfondimento.
  La richiesta di abilitazione di un utente deve essere necessariamente avanzata dal dirigente dell'area organizzativa omogenea, ossia dell'articolazione di cui fa parte, e deve essere indirizzata sia all'Ufficio ispettivo logistico che al I Reparto. Qui non parlo degli accessi, parlo dell'abilitazione ad accedere. Nell'Ufficio ispettivo logistico sono incardinati inoltre l'area audit e il settore informatica dell'area logistica. L'area audit esegue le proprie valutazioni sia centralmente, attraverso l'esame di report statistici relativi alle SOS, approfondite, sia in loco presso le singole articolazioni territoriali, controllando a campione le SOS che risultano approfondite da sistema sia con esito negativo che con esito positivo.
  Di recente ho provveduto ad aggiornare le linee guida dell'attività di audit ponendo l'accento – l'audit dipende direttamente da me, gerarchicamente – proprio sul monitoraggio degli accessi alle banche dati disponibili tra cui El.I.O.S., sensibilizzando nel contempo il personale abilitato al rispetto delle procedure e delle prescrizioni previste per coloro che utilizzano l'applicativo.
  Ho richiamato l'attenzione, cosa che non veniva fatta, sulle funzionalità dell'applicativo che consentono all'operatore abilitato di annotare in apposito campo a testo libero i riferimenti al contesto che ha dato luogo all'interrogazione e ciò, oltre che Pag. 31per esigenze di consuntivazione dell'attività svolta, a tutela dello stesso utente per permettere a posteriori di risalire più agevolmente alle motivazioni di servizio che hanno giustificato la consultazione, nonché sui rischi e sulle conseguenze legate a un possibile uso improprio del sistema El.I.O.S. ovvero all'eventuale divulgazione di dati e informazioni di carattere riservato a terzi non autorizzati a riceverli.
  Al riguardo si precisa che il settore informatica provvede ad abilitare, mediante active directory, l'accesso all'applicativo. Senza questa abilitazione l'utente non è in grado di visualizzare neanche la pagina di login, ma la sua sussistenza non è comunque sufficiente ad accedere ai dati. Per farlo è necessario la profilazione utente da parte del I Reparto.
  I dati contenuti nelle SOS possono essere consultati sia utilizzando il software El.I.O.S. sia, come già detto in precedenza, mediante un applicativo di link analysis, che consente di visualizzare i dati in formato grafico avendo così una più immediata rappresentazione delle relazioni e dei fenomeni sottostanti.
  Il software El.I.O.S. viene utilizzato attraverso un'interfaccia web (web browser) come, ad esempio, Microsoft Edge o Google Chrome.
  L'interrogazione puntuale avviene filtrando i dati di interesse attraverso una maschera nella quale possono essere impostati i criteri di ricerca. Il sistema conserva log di varia natura, come quelli gestionali, che tengono traccia dei vari cambi di stato della SOS per la gestione dei workflow interni o quelli contenenti informazioni relative alla visualizzazione dei dati. Questi ultimi consentono di risalire puntualmente agli utenti che hanno visualizzato i dati delle SOS, in quale data e a quale ora. Anche la visualizzazione dei dati relativi alle SOS mediante Pag. 32l'utilizzo del software di link analysis produce log contenenti il protocollo della segnalazione, nome utente, data e ora.
  Vengo alle iniziative che ho adottato sul piano organizzativo.
  Sin da quando mi sono insediato quale direttore della DIA, in data 27 luglio ultimo scorso, ho ritenuto di dare ulteriore centralità al tema della sicurezza e della riservatezza dei dati, ma soprattutto all'uso delle SOS nell'ambito dell'attività investigativa e operativa.
  A tal proposito, parallelamente ai lavori del tavolo permanente istituito in seno alla DNAA, con DIA, Guardia di finanza e UIF, in attuazione del cosiddetto «protocollo a quattro», a dicembre scorso, per essere luogo di confronto interistituzionale per l'unificazione di iniziative conseguenti all'avvento di nuove tecnologie nel sistema finanziario e l'evoluzione delle dinamiche criminali, con determinazione a mia firma, datata 16 novembre 2023, ho provveduto a istituire un apposito gruppo di lavoro interno con i responsabili tecnici operativi delle articolazioni centrali, proprio allo scopo di rivisitare le procedure interne di approfondimento delle SOS al fine di: verificare l'adeguatezza dell'organizzazione dei dati, della loro rappresentazione nell'applicativo El.I.O.S. e delle funzionalità attualmente presenti; individuare nuovi criteri di selezione delle segnalazioni alla luce delle moderne e attuali evoluzioni dei fenomeni criminali che ho più volte ricordato; risolvere eventuali criticità esistenti nell'ambito dell'infrastruttura tecnologica di gestione e analisi delle SOS individuando le relative soluzioni; valutare i prodotti e le soluzioni attualmente disponibili sul mercato nell'ambito dell'organizzazione e della gestione dei dati della ricerca cosiddetta «a testo libero» dell'analisi e della rappresentazione grafica e delle informazioni.
  Proprio con riferimento a tale ultimo aspetto, sulla scorta dei primi risultati del gruppo di lavoro, ho formalizzato appositaPag. 33 richiesta al Comando generale della Guardia di finanza per chiedere la condivisione dell'infrastruttura software implementata dal Corpo nell'ambito della progettualità denominata SIVA (Sistema Informativo Valutario), da personalizzare per esigenze della DIA e installare presso i server della Direzione, non ovviamente con quanto è contenuto, ma parlo dell'infrastruttura tecnologica e informatica, creando un'infrastruttura separata e indipendente, tecnologicamente equivalente.
  L'iniziativa nasce dalla considerazione che le funzionalità essenziali sono sostanzialmente comuni alle due istituzioni e l'eventuale acquisizione del programma informatico direttamente da un'altra pubblica amministrazione – questo è un principio che le pubbliche amministrazioni dovrebbero seguire per un discorso di risparmio, cioè se già una PA ha un software che serve a me, si possono creare dei diritti di licenza – senza iniziare da zero attività di progetto e di sviluppo, consentirebbe di ottimizzare i tempi di realizzazione della progettualità e integrerebbe i principi di economicità, di efficienza, di tutela degli investimenti, di riuso e neutralità tecnologica richiamati dall'articolo 68 del codice dell'amministrazione digitale.
  Tale soluzione, oltre a consentire economie di scala e un più razionale impiego di risorse pubbliche, avrebbe altresì il vantaggio di assicurare l'uniformità delle dotazioni tecnologiche e potrebbe generare le basi per una partnership tecnica finanziaria tra gli organi investigativi coinvolti nella gestione e nell'analisi delle segnalazioni di operazioni sospette.
  Si sa che i direttori la DIA sono come lo yogurt, hanno una durata di tre anni. Affacciarsi sul mercato, partecipare ad una gara ad evidenza pubblica, sia pure nell'ambito CONSIP significa che questa progettualità avveniva chissà quando. Per accelerare, anche per i motivi di cui si sta discutendo in questi giorni, un approfondimento normativo che ho condotto ci Pag. 34consente di dire alla Guardia di finanza che utilizziamo quel sistema. Ci sono anche dei precedenti per altri software di questo tipo.
  Intanto, nelle more della radicale reingegnerizzazione del sistema, in considerazione della costante esigenza di mantenere elevati standard di sicurezza a tutela della riservatezza del patrimonio informativo della DIA in materia di prevenzione e riciclaggio, ho dato altresì corso ad un supplemento di manutenzione dell'esistente, procedendo ad una rivisitazione dei profili di accesso al sistema El.I.O.S., legati a funzionalità dell'applicativo non più attuali, prevedendo due nuovi e unici profili. Mi sono chiesto se tutti coloro i quali sono abilitati all'accesso possono guardare tutto. Ho pensato di creare due figure distinte, l'operatore di sistema europeo e l'analista di sistema.
  L'analista di sistema è colui che deve «smanettare» di più. L'operatore di sistema è colui che serve per approfondire, in termini semplici, la SOS investigativa del caso specifico nell'ambito dell'indagine. Ho anche avviato un riesame della posizione del personale in forza alle rispettive articolazioni centrali e periferiche, autorizzato ad accedere al sistema El.I.O.S., al fine di verificare i casi in cui permanga l'esigenza di mantenere tale autorizzazione. C'è qualcuno che si porta magari l'abilitazione. Ovviamente questo non accade, però a volte se qualcuno va in pensione è necessario ricordarsi di disabilitarlo.
  Vanno segnalati alla Direzione i nuovi profili da attribuire, limitando peraltro il riconoscimento dei profili di analista di sistema ai casi strettamente necessari e in ragione degli incarichi assegnati.
  Questa è un'altra cosa importante. Si è provveduto, infine, a rendere operativa un'ulteriore modifica nella pagina di ricerca del sistema El.I.O.S. che non consente la compilazione dei Pag. 35campi se non dopo aver inserito la motivazione per la quale si procede alle ricerche di eventuali segnalazioni di operazioni sospette.
  Questa è una finestra che è stata creata, in cui coloro i quali accedono devono specificare perché stanno accedendo alla SOS.
  Presidente, con il suo permesso, passerei a un altro punto che riguarda il servizio prestato dal luogotenente Pasquale Striano in ambito DIA. Non farò riferimenti a documenti secretati, per cui è una ricostruzione dell'impiego, della carriera e di quanto ha fatto il luogotenente nell'ambito della DIA.
  La mia è stata una specie di ispezione sulle carte. Ho letto tante carte, su parte delle quali avrei qualcosa da dire.
  Procediamo con ordine. L'allora maresciallo ordinario della Guardia di finanza Pasquale Striano veniva assegnato alla Direzione investigativa antimafia con decorrenza 3 maggio 1999. Proveniva dunque dalla Guardia di finanza. Essendo del 1965, era giovane, aveva 34 anni.
  Siamo al 3 maggio 1999. Le date sono importanti. Fino al 3 agosto del 2014 è stato impiegato presso il II Reparto investigazioni giudiziarie quale addetto alla IV Divisione antiriciclaggio. Invero, in questo torno temporale è stato, per periodi significativi, nel complesso circa quattro anni e mezzo, temporaneamente aggregato fuori sede per esigenze di polizia giudiziaria.
  La DIA – l'ho citato prima – naturalmente è un servizio di polizia giudiziaria, un servizio centrale di cui può disporre il Procuratore nazionale antimafia. Poi ha delle articolazioni periferiche sul territorio che sono i centri operativi e le sezioni operative che sono ubicate e dislocate nei capoluoghi in cui c'è una direzione distrettuale antimafia.
  Il luogotenente Striano è stato impiegato: presso il centro operativo DIA di Roma nell'ambito dell'operazione «Ultimo Pag. 36imperatore» dal 7 giugno del 2005 al 24 ottobre del 2005; presso il centro operativo DIA di Reggio Calabria, ambito operazione «Epizefiri DIA», dal 9 gennaio 2006 al 29 dicembre del 2006; presso il centro operativo DIA di Napoli dal 23 gennaio 2008 al 3 agosto 2008 e dal 13 giugno 2012 al 19 dicembre 2012; presso la I Divisione dello stesso II Reparto della DIA dal 4 agosto del 2008 al 31 luglio del 2009; presso il centro operativo DIA di Palermo dal 3 gennaio 2010 al 6 settembre 2010.
  È stato poi componente del gruppo di lavoro per l'emergenza Abruzzo in seno alla IV Divisione del I Reparto, incaricato delle attività finalizzate ad accertamenti nel settore degli appalti pubblici post terremoto dell'Aquila del 6 aprile del 2009. Questo dal 1° agosto del 2009 al 2 gennaio del 2010.
  Nel frattempo viene promosso prima al grado di maresciallo capo con decorrenza giuridica 7 settembre 2000, poi al grado di maresciallo aiutante con decorrenza 1° gennaio 2001, quindi al grado di luogotenente con decorrenza 1° gennaio 2010. È costantemente accreditato di giudizi di eccellenza. La DIA lo riceve già dalla Guardia di finanza con la massima qualifica valutativa, con lodi di apprezzamento, con espressioni di apprezzamento. Nella DIA, subito, alla prima valutazione, dal 3 maggio del 2000, riceve l'ulteriore espressione laudativa, che è la lode.
  Nelle note caratteristiche, nel tempo, oltre alla qualifica di eccellente, viene accompagnato con le espressioni di apprezzamento e lode. La lode presuppone l'apprezzamento che è il massimo che uno può prendere.
  A partire dal 4 agosto 2014 – dal 1999 fino al 3 agosto 2014 ha lavorato con gli impieghi a cui facevo riferimento – con il passaggio delle competenze in materia...

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. (fuori microfono)

Pag. 37

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Mi riferivo al conseguimento della promozione.

  PRESIDENTE. Parla del ruolo. Poi viene cambiato.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. (fuori microfono) Il 2 gennaio 2010...

  PRESIDENTE. Vicepresidente, se non parla a microfono non viene registrato. Inoltre, normalmente non permetto che si interrompa la relazione.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. (fuori microfono) Solo perché abbiamo questo spazio vuoto...

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Non si preoccupi. Non avrà alcuno spazio vuoto. Poi, magari, alla fine, mi fa le domande. Penso di aver seguito un discorso logico temporale.
  Dicevo, l'operativo fino al 2010, per il tono temporale che avevo preso in considerazione forse sono stato io a fare cadere nell'equivoco. Arriva in DIA nel 1999 e resta fino al 3 agosto 2014. Viene impiegato in quel modo.
  Intanto, va avanti la carriera e va avanti anche il discorso della valutazione caratteristica. Detto questo, a partire dal 4 agosto 2014, con il passaggio delle competenze in materia di antiriciclaggio in capo al I Reparto investigazioni preventive, il luogotenente Striano è trasferito a quest'ultima articolazione in qualità di addetto alla IV Divisione.
  In realtà, è stato nuovamente aggregato fuori sede per esigenze di polizia giudiziaria presso il centro operativo DIA di Reggio Calabria, complessivamente per oltre sei mesi, nell'ambito operazione «Breakfast» almeno dal 26 maggio del 2014 al Pag. 3810 dicembre del 2014 e dall'8 giugno del 2015 al 9 settembre del 2015.
  Al rientro dalla suddetta aggregazione alla sede di Reggio Calabria, l'allora luogotenente Striano viene applicato in via esclusiva alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo da ottobre 2015 – lui rientra il 9 settembre 2015 – fino a settembre del 2018, senza soluzione di continuità.
  Nello specifico, a seguito della sottoscrizione, il 26 maggio 2015, del primo protocollo di intesa DNAA-DIA a cui facevo riferimento, in materia di prevenzione e contrasto dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi attività criminose, Striano, a partire dal 5 ottobre dello stesso anno, viene di fatto aggregato alla DNAA, per poi essere formalmente designato dal direttore della DIA pro tempore, giusta comunicazione del 4 luglio 2016.
  Agli atti c'è questa comunicazione, lettera, missiva del direttore della DIA pro tempore del 4 luglio del 2016, che segnala per il gruppo delle SOS in seno alla DNAA il vice questore aggiunto della Polizia di Stato Giuseppe Puzzo, il maggiore della Guardia di finanza Alessandro Mezzacappa, il sostituto commissario della Polizia di Stato Giuseppe Natale e il brigadiere capo dei Carabinieri Francesco Esposito, oltre naturalmente al luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano.
  Questa lettera del 4 luglio del 2016 viene reiterata con le modifiche, a firma dello stesso direttore pro tempore della DIA, il 19 settembre del 2016. Non c'è più il funzionario della Polizia di Stato, cioè il vice questore della Polizia di Stato Giuseppe Puzzo, non c'è più il maggiore della Guardia di finanza Alessandro Mezzacappa, che rientrano alla sede centrale evidentemente, e il primo dell'elenco di quella segnalazione è il luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, che, di fatto, è il più anziano nell'ambito del gruppo che viene designato Pag. 39presso quella autorità giudiziaria insieme al sostituto commissario Giuseppe Natale, al brigadiere capo dei Carabinieri Francesco Esposito e all'assistente capo della Polizia di Stato Andrea Terzini.
  Quale componente del gruppo di lavoro, costituito a mente del punto 2 di questo protocollo, è incaricato dell'arricchimento informativo delle SOS attraverso l'interrogazione delle banche dati della DNAA, SIDDA e SIDNA, a cui facevo prima riferimento.
  Sottoscrizione del secondo protocollo, quello che viene sottoscritto alla luce della modifica normativa del decreto legislativo n. 90 del 2017 con la quarta direttiva antiriciclaggio in materia, il 26 ottobre 2017. Evidentemente cambia lo scenario normativo di riferimento e c'è una comunicazione, a firma del direttore a DIA pro tempore, che nel frattempo è cambiato, non è più il direttore della DIA del 2015, il quale conferma il luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano e poi c'è il luogotenente Massimo Carlesi, il luogotenente della Guardia di finanza Archimede Recchia, nonché l'assistente capo coordinatore della Polizia di Stato Andrea Terzini a cui facevo già prima riferimento.
  Il luogotenente Striano resta aggregato ininterrottamente alla DNAA sino al 19 settembre 2018, fino a quando, essendo risultato vincitore del concorso per titoli e per esami, viene avviato alla frequenza di un corso di formazione per il passaggio a ruolo di ufficiale presso l'Accademia della Guardia di finanza.
  Terminata l'attività addestrativa, promosso il 21 dicembre del 2018 con il grado di sottotenente, a decorrere dal 13 febbraio 2019, viene revocato il ruolo precedente. Infatti, quando c'è un cambio di status alla DIA, quando si passa da maresciallo a ufficiale – questo avviene con qualunque forza di polizia a cui Pag. 40appartiene l'operatore DIA – viene revocato il precedente ruolo, anche perché questo ha un riflesso di natura amministrativa e contabile, per l'avallo della Corte dei conti.
  Ci tengo a sottolineare che il corso termina prima di Natale, il 22 dicembre, e l'ormai sottotenente Striano non mette più piede alla DIA, tant'è che gli viene redatto un modello di mancata redazione della documentazione caratteristica – in gergo tecnico si chiama «modello L» – perché dal 22 dicembre al 7 gennaio e poi dal 9 febbraio al 12 febbraio del 2019 è a disposizione del comandante del RE.T.L.A. dei Reparti Speciali della Guardia di finanza. Sostanzialmente rientra per fare le valigie e per andare via presso il nuovo reparto a cui è stato destinato.
  Altra cosa importante, da maggio 2012 sino alla promozione a ufficiale nel dicembre 2018, Striano ha contestualmente ricoperto la carica elettiva di membro, categoria B, che sono gli ispettori e i marescialli, del Consiglio di base di rappresentanza (COBAR), rappresentanza militare, affiancato al Reparto tecnico-logistico-amministrativo dei reparti speciali della Guardia di finanza.
  Per questa specifica attività di rappresentanza militare l'ispettore ha conseguito nel complesso tre encomi semplici e due elogi tributatigli dai comandanti pro tempore del suddetto Reparto tecnico-logistico-amministrativo della Guardia di finanza.
  Durante i tre anni al servizio esclusivo della DNAA, il luogotenente Striano ha continuato a conseguire giudizi caratteristici apicali sulla scorta delle lusinghiere valutazioni di coloro i quali lo impiegavano in effettivo. Tornerò su questo tema.
  In proposito, giova rimarcare che il personale della Direzione investigativa antimafia, distaccato presso gli enti esterni, Pag. 41ivi compresa la Direzione nazionale antimafia, passa alle dipendenze funzionali delle autorità con cui collabora. Pertanto, di fatto, la DIA lo perde dal punto di vista operativo non potendo esercitare alcuna forma di controllo, anche alla luce di quello che abbiamo letto nel protocollo, non potendo esercitare alcuna forma di controllo sul merito delle attività da esso in concreto svolte, tanto più quando le autorità collaborate, come nella fattispecie, sono organi magistratuali rispetto ai quali qualsiasi ingerenza potrebbe rischiare di integrare la violazione del segreto sulle indagini.
  Rispetto alla linea di comando in DIA, il medesimo personale mantiene una mera dipendenza gerarchica per i profili strettamente amministrativi e matricolari. Di questo devo avvalermi della lettura di due lettere, che danno un po' l'idea di quanto ho affermato.
  Ho una lettera del 12 aprile del 2017 della Direzione investigativa antimafia, a firma del vice direttore tecnico operativo dell'epoca, che fa seguito al foglio del 19 dicembre 2016 in cui si comunicava l'elenco del gruppo definitivo dei militari inseriti nell'ambito del gruppo SOS.
  La lettera è indirizzata alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, alla cortese attenzione del dottor Antonio Laudati: «Al fine di poter adempiere ai profili amministrativi connessi con la gestione del personale di questa Direzione, impiegato nel gruppo di lavoro in epigrafe, il luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano è stato incaricato di provvedere alla tenuta e alla corretta compilazione da parte di tutti gli interessati dei fogli firma, sottoponendoli alla vidimazione della signoria vostra e inviandoli alla fine di ogni mese ai reparti e centri di appartenenza del personale impegnato nelle richiamate attività, corredandoli di apposita dichiarazione riepilogativa con cui il suddetto militare attesterà l'ammontare Pag. 42pro capite degli eventuali straordinari effettuati e delle relative presenze».
  Contemporaneamente, sempre a firma del vice direttore tecnico operativo, si diceva al luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano: «Tu devi fare questo. Sei il responsabile».
  Come è noto, il protocollo stipulato tra la Direzione antimafia e antiterrorismo e la Direzione investigativa antimafia – qui siamo ancora prima del protocollo del 2007 – il 26 maggio 2015 prevede, tra l'altro, l'istituzione presso gli uffici della DNAA di un gruppo di lavoro per il successivo arricchimento informativo delle segnalazioni di operazioni sospette. «Ciò posto, al fine di garantire la puntuale esplicazione di tutte le incombenze amministrative connesse, la signoria vostra vorrà provvedere, dalla data odierna, alla tenuta dei previsti fogli firma, verificandone la corretta compilazione da parte di tutti gli interessati, sottoponendoli alla vidimazione del dottor Antonio Laudati e restituendoli successivamente ai reparti e centri di rispettiva appartenenza del personale impegnato nella indicata attività, corredandoli con apposita dichiarazione riepilogativa della signoria vostra che attesti l'ammontare pro capite degli eventuali straordinari effettuati e delle presenze».
  Per corroborare ancora le mie affermazioni devo ricordare, in punto di diritto, che l'articolo 4 del DPR n. 429 del 1967 – un regolamento emanato in attuazione di una legge, quindi ha un valore importante, che reca disposizioni in tema di documenti caratteristici degli ufficiali, dei sottufficiali e dei militari di truppa della Guardia di finanza – recita: «Il personale del Corpo che presta servizio alle dipendenze di autorità militari o civili non appartenenti all'organizzazione della Guardia di finanza...». Norme analoghe sono dettate, ad esempio, anche Pag. 43per il personale dell'Arma dei Carabinieri, in particolare dall'articolo 693 del testo unico dell'ordinamento militare.
  Sulla linea gerarchica cui è devoluta la compilazione del documento caratteristico, cioè la valutazione caratteristica, c'è un principio: chi lo impiega, lo valuta. Lo può punire, lo può premiare e lo può naturalmente anche sanzionare.
  Come detto, il personale era posto alle dipendenze funzionali nei termini che ho detto. Si devono chiedere, quindi, elementi di informazione all'autorità presso la quale il giudicando presta servizio. Non è soltanto l'unica norma, questa, a cui facevo riferimento, esistente nel nostro ordinamento giuridico. C'è una norma molto importante che è prevista dalle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. In particolare, mi riferisco agli articoli 10 e 11 per quanto riguarda le sezioni di polizia giudiziaria.
  Il trattamento è lo stesso. Coloro i quali sono impiegati presso le sezioni di polizia giudiziaria, devono essere valutati dalla linea gerarchica alla quale appartengono, fermo restando gli elementi di informazione – non sto qui a leggere l'articolo – del magistrato che lo impiega.
  L'autorità gerarchica non lo può mandare a fare il corso sul sesso degli angeli, ma deve chiedere l'autorizzazione. Di fatto, c'è una piena dipendenza di quell'operatore presso la magistratura.
  Sul punto, sulla richiesta di elementi di informazione all'autorità giudiziaria, in questo caso alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo per quanto riguarda il luogotenente Pasquale Striano, c'è un rapporto informativo, che ho trovato agli atti, che va dal 29 giugno 2018 al 19 settembre del 2018, che viene redatto dal Procuratore nazionale antimafia pro tempore, il quale si esprimeva in maniera estremamente elogiativa nei riguardi di Striano.Pag. 44
  Invero, a fronte del sopra richiamato quadro dispositivo, quello citato è l'unico documento della specie rinvenuto agli atti della Direzione, in riscontro ad apposita richiesta del competente ufficio delle risorse umane.
  Per le attività di servizio svolte presso la Direzione investigativa antimafia, a Striano sono state tributate otto ricompense morali, quattro elogi e quattro encomi semplici.
  Presidente, mi siano consentite le conclusioni. Qui emergerà un po' tutto.
  Fermo restando il rigoroso accertamento delle responsabilità penali da parte della magistratura, come pure delle eventuali smagliature sul piano organizzativo e funzionale di tutte le autorità e gli organismi coinvolti, mi preme evidenziare in questa sede la necessità fondamentale che il sistema di antiriciclaggio vada non solo salvaguardato, ma valorizzato ulteriormente. Siamo in presenza di una sfida permanente vota a rincorrere e contrastare le tecniche sempre più sofisticate e complesse di occultamento e reimpiego dei proventi illeciti da parte della criminalità mafiosa ed economica.
  Al riguardo, fondamentale si rivela il supporto dei colletti bianchi, la cosiddetta «borghesia mafiosa» – ne parlava Giovanni Falcone nel 1991, nel libro Cose di Cosa Nostra – i quali non disdegnano l'odore del denaro sporco in cambio di consigli e consulenze tecniche sul piano giuridico, finanziario, contabile e imprenditoriale, suggerendo preziose soluzioni di reinvestimento dei capitali illeciti pure all'estero, sfruttando le asimmetrie nelle regolamentazioni di contrasto dei vari Stati che tuttora permangono.
  La Conferenza delle Parti sulla Convenzione ONU contro la criminalità organizzata transnazionale ha approvato, all'unanimità, il 16 ottobre del 2000, su proposta italiana, la cosiddetta «risoluzione Falcone», ribadendo la straordinaria intuizione Pag. 45investigativa del magistrato siciliano, nota come «follow the money», additandola ancora oggi come pietra miliare nella lotta alle mafie.
  Secondo uno degli ultimi rapporti di Europol, l'80 per cento delle organizzazioni criminali attive nell'Unione europea utilizza le imprese nelle loro attività illegali. Anche per le mafie italiane le imprese consentono di infiltrarsi negli appalti, influenzare il mercato e la pubblica amministrazione, creare consenso sociale, riciclare fondi illeciti.
  La delicatezza dell'attuale fase storica del nostro Paese, alle prese con l'impiego delle ingenti risorse finanziarie del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché del Piano nazionale di investimenti complementari, del Giubileo universale della Chiesa cattolica del 2025, dell'organizzazione e dello svolgimento dei giochi olimpici e paraolimpici invernali Milano-Cortina 2026, della programmazione delle infrastrutture strategiche e prioritarie, come è noto parliamo di centinaia di miliardi, impone di tenere alta la guardia contro gli appetiti della criminalità organizzata che è abile a cogliere ogni opportunità di guadagno, anche la più spregevole, come testimoniano le esperienze del passato più remoto, si veda il terremoto dell'Irpinia del 1980, e del periodo più recente con l'emergenza pandemica.
  A fronte di tutto ciò si consolida un'evoluzione dei sistemi economici e finanziari in chiave globale, con il crescente utilizzo delle cripto-attività, tra cui le valute virtuali, l'estensione del digital banking, della fintech, della finanza decentralizzata, della disintermediazione del mercato dei capitali.
  A seguire con grande e puntuale attenzione questi nuovi modelli sono proprio i consorzi criminali, con l'evidente finalità di moltiplicare i loro profitti e sottrarli alle contromisure apprestate dagli ordinamenti giuridici.Pag. 46
  La prossima occasione di recepimento legislativo del cosiddetto «ML package» europeo offre sicuramente al legislatore interno l'opportunità di implementare ulteriormente il sistema, rafforzando, tra l'altro, alla luce delle attuali vicende giudiziarie, le garanzie di tutela e riservatezza non solo dei segnalanti – l'Associazione bancaria italiana ha comprensibilmente lanciato, il 20 marzo scorso, un grido d'allarme in merito – ma anche dei segnalati, ivi comprese le persone politicamente esposte, ovvero a maggiore attrazione mediatica, potenzialmente oggetto di quello che è stato definito come il mercato delle SOS. Su questo fronte non sono ammessi arretramenti, anche perché la normativa di prevenzione antiriciclaggio ha una prevalente matrice internazionale ed eurounitaria. Infatti, quest'anno l'Italia è sottoposta alla periodica valutazione del gruppo di azione finanziaria internazionale, la cosiddetta «mutual evaluation», che normalmente si conclude con una pagella sull'efficienza e sull'effettività a trecentosessanta gradi del sistema in parola. In particolare, l'ultimo follow-up del 2019 ha espresso un soddisfacente apprezzamento in ordine alla normativa nazionale concernente le SOS anche rispetto ai livelli di efficacia delle misure adottate e del coordinamento tra le autorità.
  L'auspicio più vivo – o meglio, gli scongiuri che possiamo fare – è che le vicende di cui parliamo non incidano negativamente sulla virtuosità riconosciuta al nostro sistema dalle precedenti european intellectual property review. I valori in gioco sono la trasparenza, l'integrità, la stabilità, la legalità, la libera concorrenza nel mercato unico, l'affidabilità e la reputazione stessa del circuito economico-finanziario del nostro Paese, anche al cospetto degli investitori internazionali.
  In chiusura, mi preme rimarcare come il funzionamento del sistema antiriciclaggio si fondi sul quotidiano impegno di una Pag. 47molteplicità di soggetti che, per i flussi di ricchezza trattati nell'esercizio delle loro funzioni economiche e professionali, vengono individuati come presidio di legalità sul territorio, destinatari, in ragione di questa significativa investitura, di puntuali obblighi di collaborazione ai fini della prevenzione del riciclaggio. Un contributo di straordinaria rilevanza della società civile che, supportando l'ordinamento dello Stato e delle istituzioni, concorre decisamente nella difesa dei valori di giustizia e di legalità, che sono alla base della nostra Costituzione. Al riguardo, risuonano emblematiche le affermazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, ricordando l'avvocato Giorgio Ambrosoli, a Milano, il 24 giugno 2019, ha sottolineato come la sua figura rappresenti un riferimento per tanti nostri concittadini, tanti che agiscono seguendo la coscienza, il senso del dovere e un'alta tensione morale. Ritrarsi dalle proprie responsabilità, fingere di non vedere non è un comportamento neutrale, al contrario costituisce un obiettivo e concreto aiuto all'illegalità e a chi la coltiva.
  Ebbene, i soggetti obbligati che ottemperano correttamente – lo sottolineo – all'obbligo della segnalazione di operazioni sospette sono incarnati da uomini e donne che non si girano dall'altra parte. Una vera e propria rivoluzione copernicana, un traguardo di civiltà giuridica, oggi seriamente lesa.

  PRESIDENTE. Grazie mille, direttore Carbone, a nome di tutta la Commissione per la relazione dettagliata non solo sotto il profilo tecnico, ma anche per quello che riguarda Pasquale Striano.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MAURIZIO GASPARRI. Ringrazio il direttore Carbone per l'esauriente illustrazione. Alla fine lei ha parlato di trasparenza, Pag. 48legalità e affidabilità e noi qui stiamo soprattutto per questo. Al di là di uno studio teorico generale sulle competenze delle strutture e l'importanza della DIA, che non sfugge a nessuno di noi, noi siamo qui perché ci sono stati dei fatti anomali. Quindi, le vorrei porre alcuni quesiti.
  A queste decine di migliaia di investigazioni, di verifiche fatte da Striano, da quello che si capisce – perché noi stiamo qui per trasformare una tempesta mediatica e giornalistica in un accertamento puntuale, perché questo deve fare la Commissione antimafia, e ci affidiamo a questa Commissione come primario strumento – l'impulso a tutte queste verifiche fatte da Striano e da altri – lei è stato dettagliato nel dire tutti i componenti, però mi pare che Striano fosse quello più anziano, mi pare che lo abbia anche specificato – chi lo dà? Quella si chiama Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Siccome ne abbiamo già discusso, e ricordo che c'è stato l'accertamento sulla Casellati quando c'erano le elezioni del Presidente della Repubblica, su Fedez, su Tizio e su Caio, che non risultano essere né presunti mafiosi né presunti terroristi, allora mi chiedo: Striano e company come agivano? Qualcuno gli diceva di fare queste verifiche di SOS e dintorni, quindi all'interno della procura, gerarchie giudiziarie, magistrati? Chi dà l'impulso per fare queste cose? Oppure uno va lì a piacere? Questa è una prima domanda. Poi, gliene voglio fare un'altra.

  PRESIDENTE. Senatore Gasparri, le faccia insieme.

  MAURIZIO GASPARRI. Va bene.
  Lei ha fatto una ricostruzione meticolosa della carriera di Striano e ci ha confermato una cosa che noi già sappiamo, vale a dire che Striano è stato anche applicato a Reggio Calabria, e lei ha parlato dell'indagine «Breakfast», indagine condotta dalla procura di Reggio Calabria. A me risulta anche, come ha Pag. 49detto anche il senatore Zanettin nella precedente riunione, che è stato sentito anche come teste – evidentemente, avendo fatto un'attività investigativa è normale che sia andato a renderne conto – il 17 luglio 2015, il 21 dicembre 2015, l'8 gennaio 2016 e il 29 gennaio 2016. Non ho fatto ancora un intreccio incrociato delle vicende, però le testimonianze sono successive e i periodi di Striano a Reggio Calabria sono dal 26 maggio 2014 al 18 giugno 2015, più altri periodi sempre in quella fase. Quindi, le testimonianze sono successive. Allora il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria era il dottor Cafiero de Raho, attuale vicepresidente della Commissione antimafia. Io ho sollevato un problema di inopportunità rispetto a una partecipazione, a una attività di verifica della Commissione antimafia di chi ha avuto in qualche modo alle sue dipendenze e non conosceva nulla. Quando c'era l'indagine «Breakfast» Striano era lì, per cui immagino che Striano non possa non avere collaborato con la procura di Reggio Calabria che ha condotto questa indagine. Del resto, lei stesso ha detto che, quando stanno fuori dalla finanza, rispondono giustamente alle strutture giudiziarie a cui fanno capo. Dopodiché, Striano il procuratore, passato alla Direzione nazionale antimafia, se lo ritrova dentro la procura e non si sa niente.
  Allora mi chiedo – le due domande sono collegate – da chi derivi l'impulso a fare questa o quella ricerca? Immagino dall'autorità dei magistrati. Si conoscono, si intrecciano, per cui c'è una evidente incompatibilità, che io rinnovo, presidente. Non ci sono strumenti, ma c'è la dignità personale che dovrebbe indurre ad abbandonare dei lavori.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Presidente, mi scusi...

  PRESIDENTE. Lei non può interrompere, vicepresidente.

Pag. 50

  MAURIZIO GASPARRI. È una domanda. Striano stava a Reggio Calabria quando Cafiero de Raho era procuratore della Repubblica e conduceva, giustamente, queste attività investigative, quindi potevano essersi conosciuti e avere intrecci. Poi, va alla Direzione nazionale antimafia.
  Le chiedo, dunque, chi dà gli impulsi e se ci sono intrecci. La domanda è molto chiara, i fatti sono chiari, se uno li vuole ignorare li ignora, ma nessuno ci può impedire di dire le cose e di porre delle domande. Poi, se uno vuole stare qui, le ascolta in diretta.
  Grazie.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Per quanto riguarda la prima domanda, dobbiamo distinguere lo Striano luogotenente che lascia la DIA nel dicembre 2018 dallo Striano che diventa ufficiale della Guardia di finanza e che poi viene riconfermato, evidentemente dal Comando generale, presso la Direzione nazionale antimafia. Però, su questo io non posso rispondere, perché c'è già stato il Comandante generale. Tra l'altro, i fatti che lei ha citato facendo riferimento a rappresentanti del Parlamento italiano oggetto di quelle che sono state le notizie stampa si riferiscono al periodo che va dal 2019 al 2023, su cui non ho elementi di conoscenza delle carte. Quindi, quello è Striano come ufficiale appartenente al Nucleo speciale di polizia valutaria. Le regole d'ingaggio qui, senatore, le ho specificate. Sono stato abbastanza analitico e chiaro nell'indicarle testualmente.
  Veniamo allo Striano luogotenente in servizio presso la DIA. Lui non ha partecipato soltanto all'operazione «Breakfast», ma ha partecipato, come ho detto, anche ad altre operazioni. Non mi risulta, per quanto riguarda l'impiego nella seconda fase, quindi nell'operazione che è stata condotta nel 2014-2015, che ci sia stata una richiesta nominativa da parte della procura di Pag. 51Reggio Calabria nei confronti di Striano. Ma Striano era uno stretto collaboratore di un ufficiale della Guardia di finanza, anch'egli in forza alla Direzione investigativa antimafia, che evidentemente viene impiegato dalla direzione centrale per quanto riguarda l'indagine «Breakfast», dove addirittura viene poi confermato. Vi è anche una serie di lettere. Questo è importante, anche perché ci parla del magistrato con il quale lavorava Striano.
  Vi leggo un passaggio di una lettera del centro operativo di Reggio Calabria del 1 luglio 2014: «In riferimento all'oggetto – si tratta della richiesta di proroga dell'aggregazione del luogotenente Striano – si comunica che, nell'ambito del terzo settore di questo ufficio, è stato costituito un gruppo di lavoro formato da ufficiali di polizia giudiziaria che sta svolgendo alcune deleghe di attività di indagine del sostituto procuratore distrettuale antimafia Giuseppe Lombardo, relativi al procedimento penale operazione “Breakfast”. In particolare, il gruppo di cui sopra, di cui fa parte il luogotenente Striano, attraverso analisi di oltre cento faldoni e altro copioso carteggio di natura finanziaria, rinvenuto e sottoposto a sequestro presso le sedi amministrative e le private dimore di soggetti indagati, ha dimostrato che i coniugi Matacena-Rizzo detengono il controllo in via diretta e/o immediata di una vasta galassia societaria, organizzata secondo lo schema tipico delle società a scatole cinesi. Attualmente il gruppo di lavoro si sta occupando degli accertamenti di natura economico-patrimoniale, dell'analisi della documentazione e dei supporti informatici sequestrati a carico dell'indagato Scajola Claudio, al fine di contestargli l'aggravante mafiosa, in vista dell'udienza fissata per il 17 luglio presso il tribunale del riesame di Reggio Calabria, accertamenti di natura patrimoniale che consentono di effettuare le ricostruzioni della galassia societaria riconducibile al gruppo di Vincenzo Pag. 52Speziali. Per quanto sopra, si chiede di valutare l'opportunità di prorogare l'aggregazione del luogotenente Striano fino al 29 agosto».
  Questa aggregazione poi è andata avanti fino a un certo punto, ma chi scriveva, ovvero il responsabile del centro operativo di Reggio Calabria, non metteva più le date ogni quindici giorni, ogni venti giorni, bensì «fino ad esigenze cessate». Quindi, Striano ha potuto collaborare in quella sede. Le ho detto anche qual era il sostituto procuratore a cui faceva riferimento. Peraltro, lui ha conseguito, a seguito di questa attività, un encomio semplice per l'attività che è stata portata a termine. Poi, lo stesso ispettore, come lei stesso accennava, è stato chiamato tre volte, come succede normalmente agli ufficiali di polizia giudiziaria che hanno partecipato a operazioni di servizio, a testimoniare.
  Il gruppo di lavoro in seno alla DNAA, inizialmente costituito nel 2015 e poi rinnovato nel 2018, operava – lo dicono i protocolli, non lo dico io – sotto la direzione del responsabile delle SOS all'interno di quell'organismo.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Grazie, direttore, per la relazione precisa e puntuale, ma anche per la spiegazione tecnica di una serie di cose che magari ad alcuni di noi non erano completamente chiare. Grazie anche per averci tranquillizzato sul discorso che i sistemi informatici non sono «facilmente aggredibili». Il fatto che abbiano superato tutti gli stress test ai quali lei faceva riferimento durante la relazione trovo che sia una cosa importante. Grazie anche perché ha chiarito il discorso proprio da un punto di vista di organizzazione del lavoro e, dunque, il fatto che Striano dipendesse funzionalmente dalla struttura alla quale veniva assegnato a svolgere il lavoro e gerarchicamente dalla struttura alla quale faceva riferimento.Pag. 53
  Le pongo alcune rapide domande. Innanzitutto, lei ha fatto riferimento a una nota, a un rapporto informativo inviato dal procuratore pro tempore nel 2018. Vorrei sapere qual è il contenuto nella sostanza di questa nota, se la possiamo acquisire e chi era il procuratore pro tempore.
  Le chiedo, inoltre, se sa se il trasferimento da Reggio Calabria a Roma è avvenuto d'autorità, o su richiesta dell'interessato, o su segnalazione esterna.
  Un'ultima cosa. Rispetto al fatto che funzionalmente dipendesse dalla struttura nella quale andava a svolgere la propria mansione e, quindi, non da quella di origine, le chiedo se sa se c'è stato un rapporto valutativo nel caso in DNAA, chi l'ha redatto e qual è stato l'esito.
  Grazie.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Per quanto riguarda la prima domanda, io ho il documento, che eventualmente posso consegnare alla Commissione e al presidente. Non è un documento segretato. È un documento che risponde a una nota della DIA del 28 gennaio 2019, in cui si diceva che occorreva redigere la documentazione caratteristica e, quindi, ai sensi di quel DPR a cui facevo riferimento, si richiedevano all'autorità giudiziaria i previsti elementi di informazione.
  La Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, a firma del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo dell'epoca, con nota protocollo n. 516 del 15 febbraio 2019...

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Chiedo scusa, chi era il Procuratore?

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Era Federico Cafiero de Raho.

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  GIANLUCA CANTALAMESSA. Grazie.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Dicevo, con nota protocollo n. 516 del 15 febbraio 2019 – normalmente la documentazione caratteristica viene sempre chiusa con un certo ritardo – scrive: «Il luogotenente cariche speciali, ora sottotenente della Guardia di finanza, Pasquale Striano, impiegato presso la Direzione nazionale antimafia nell'ambito del gruppo di lavoro DIA-DNAA, nel periodo di riferimento ha evidenziato notevoli doti di riservatezza e lealtà, un'elevata ed approfondita preparazione tecnico-professionale, piena disponibilità ed alto senso del dovere, instaurando ottimi rapporti interpersonali sia con i magistrati dell'ufficio che con il restante personale amministrativo e delle forze di polizia. In particolare, l'ispettore, nel periodo in esame, ha svolto un ruolo fondamentale nell'ambito delle attività pre-investigative poste in essere dal predetto gruppo di lavoro, circostanziatesi nello svolgimento di delicate analisi operative nel settore delle segnalazioni per operazioni a contrasto della criminalità organizzata, permettendo allo stesso Procuratore nazionale antimafia di esercitare in pieno le funzioni di coordinamento e di impulso demandategli dalla legge. Sorretto da altissimo senso del dovere e della disciplina, ha evidenziato elevatissime capacità professionali nell'affrontare e risolvere complesse problematiche connesse all'incarico. Moralmente irreprensibile, leale e rispettoso, ha fornito un rendimento costantemente elevato e di eccellente livello. Lo ritengo meritevole di vivissimo apprezzamento, convinta ed incondizionata lode».
  Per quanto riguarda Striano nell'ambito dell'operazione «Breakfast», siamo fuori del gruppo di lavoro presso la DNAA. Infatti, lui al rientro da Reggio Calabria va presso la DNAA. Quindi, soltanto quando il militare è impiegato presso organi esterni, allora si chiedono gli elementi...

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  PRESIDENTE. Mi scusi, direttore, dobbiamo interrompere un momento per un problema tecnico informatico. Chiedo scusa dell'interruzione. Prego, direttore.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Quindi, abbiamo letto il documento. Striano va a Reggio Calabria perché ancora impiegato all'interno della DIA. Per cui, parte da Roma e viene aggregato. Non viene trasferito, lui va lì in missione. Però, in base al principio che chi impiega lo valuta, viene valutato dalla DIA di Reggio Calabria, quindi dalla catena gerarchica di Reggio Calabria. Tra l'altro, siccome lui operava nel terzo settore delle investigazioni giudiziarie, evidentemente il suo capo non era un finanziere, sarà stato un carabiniere o un poliziotto, tant'è che il compilatore delle note caratteristiche dice: «Ho tenuto conto degli elementi di informazione forniti dal capo del terzo settore investigazioni giudiziarie di questo centro operativo». Quindi, lui viene aggregato e al termine delle indagini rientra. Subito dopo va alla DNAA nei termini che ho detto.

  MICHELE GUBITOSA. Grazie, generale. Ho sentito che Striano viene affidato, dal 22 dicembre 2018, al reparto RETLA. Vorrei sapere cosa fosse. Magari l'ha detto, ma mi è sfuggito.
  Ho sentito, inoltre, che nel corso della sua carriera è stato affidato a vari reparti speciali. Vorrei sapere quali erano questi reparti e i periodi.
  Grazie.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Rispetto a tutti i militari, me compreso, che prestano la loro attività all'interno di un organismo interforze esiste un reparto tecnico, logistico e amministrativo che sostanzialmente contabilizza i fatti matricolari, ad esempio la nascita di un Pag. 56figlio, lo stipendio e così. Quindi, ricevono tutte le notizie di tipo amministrativo matricolari. Quindi, nel momento in cui lui, in attesa di essere assegnato con il grado di ufficiale e di sottotenente al nuovo reparto, non potendo più prestare servizio alla DIA con quel grado e in quella funzione, resta a disposizione per il tempo tecnico della formalizzazione del nuovo trasferimento, che poi si è verificato presso il Nucleo speciale di polizia valutaria.
  Il luogotenente Striano viene da maresciallo ordinario, quindi è giovane, ha trentaquattro anni quando viene nella Direzione investigativa antimafia, e fin dall'inizio viene impiegato nell'attività di antiriciclaggio. Lui diventa un punto di riferimento – questo emerge dalle carte – in una materia complessa qual è l'antiriciclaggio. È, quindi, un «praticone», con il fiuto di investigatore, che associa questa professionalità a una disponibilità, che è tipica in ogni servizio centrale di polizia giudiziaria, a essere eventualmente assegnato all'occorrenza presso i centri operativi periferici per supportare numericamente quei centri nella conduzione di indagini complesse. Quindi, lui è stato impiegato innanzitutto per la sua professionalità. Tant'è che, se prendiamo le note caratteristiche, emerge questo. Nelle note aggiuntive e di chi fa le note caratteristiche ci sono le cosiddette «valutazioni aggiuntive», ulteriori rispetto a quelle codificate. Ebbene, in queste note si legge che è particolarmente bravo in materia di indagini economiche e finanziarie ed esperto in materia di appalti. Quindi, lui unisce questa sua professionalità, che comunque emerge dalle carte, a una disponibilità, che non tutti hanno, perché bisogna allontanarsi dal luogo in cui si presta servizio e, dunque, dalla famiglia, a essere impiegato. Ripeto, lì è stato impiegato in quei centri operativi della Direzione investigativa antimafia che vi ho elencato, da Palermo a Reggio Calabria, a Napoli e via elencando.

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  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Grazie, presidente. Grazie, generale.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Vorrei porre un problema di metodo. Chiedo scusa, presidente, ma questo è un abuso di posizione dominante.

  PRESIDENTE. Potrebbe intervenire dopo il vicepresidente, visto che è sull'ordine dei lavori?

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Io credo che, per un fatto di eleganza, non dovrebbe intervenire. Poiché l'audito ha parlato di un commissario, io credo che sia un abuso di posizione dominante.

  PRESIDENTE. Se è sull'ordine dei lavori, senatore, può intervenire.

  GIANLUCA CANTALAMESSA. Certo, presidente, è sull'ordine dei lavori. Le chiedo formalmente di scrivere ai Presidenti di Camera e Senato, perché io trovo che la Commissione in questo momento stia creando un precedente pericolosissimo. Quindi, le chiedo di scrivere formalmente ai Presidenti di Camera e Senato per rappresentare questo problema, perché non si può mettere in difficoltà un audito che parla di un commissario e quello stesso commissario interviene.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Presidente, essendo intervenuto sull'ordine dei lavori, innanzitutto non ha parlato...

  PRESIDENTE. Fermi tutti. Lui è intervenuto sull'ordine dei lavori.

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  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Anch'io sto intervenendo sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. No, lei stava facendo il suo intervento. Io le ridò la parola per il suo intervento, senza andare appresso a cinquanta interventi sull'ordine dei lavori, altrimenti entriamo in un loop complicato. Lei ha chiesto la parola per fare delle domande.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Al generale, che ringrazio per la sua completissima relazione, chiederei innanzitutto quanti encomi ha avuto Striano e ciascun encomio da chi è stato firmato.
  Vorrei sapere, inoltre, avendo parlato di due protocolli, uno del 2015 e l'altro del 2017, da chi è stato sottoscritto il protocollo del 2015 e da chi il protocollo del 2017 e, in relazione ad essi, quali erano i ruoli di responsabile operativo e responsabile strategico, come lei ha detto nel corso della sua esposizione.
  Lei ha fatto riferimento alle due fonti legislative, il decreto legislativo n. 125 del 2019 e il decreto legislativo n. 90 del 2017. Il decreto legislativo n. 90 del 2017, all'articolo 8, modifica i rapporti fra la DNAA e gli altri soggetti. La data, se non ricordo male, dovrebbe essere maggio o settembre 2017. Mentre, quello successivo del 2019 può rappresentare se modifica il ruolo della DNAA o se sostanzialmente lo lascia inalterato?
  Un altro punto le vorrei chiedere. Quando Striano era uno degli uomini della DIA che era stato distaccato presso la Direzione nazionale, aveva delle password dalla Direzione nazionale per poter effettuare gli accessi in El.I.O.S.? Aveva questa possibilità diretta o doveva recarsi altrove per effettuare gli accessi?
  Grazie.

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  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Rispondo puntualmente su tutto.
  Per quanto riguarda gli encomi del luogotenente Striano, si riferisce a quelli totali o a quelli complessivi come servizio nella Direzione investigativa antimafia?

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Lei ha parlato anche di eccellenze con lode, ha parlato di questi particolari encomi.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Sì, certo.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, direttore. Segnalo a tutti i commissari che le schede valutative presenti fatte dalla Guardia di finanza sono depositate, per cui potete accedere e consultarle. Il direttore ha dato quelle «in più».

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Sto chiedendo esclusivamente per quelle della DIA.

  PRESIDENTE. Sì, però arrivano sempre nella valutazione definitiva fatta dalla Guardia di finanza, quindi dal corpo di appartenenza, e sono depositate agli atti dal comandante generale De Gennaro.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Striano complessivamente ha le seguenti ricompense di ordine morale. Nella sua carriera – qui c'è anche qualcosa che ha preso come ufficiale – nella DIA ha preso quattro elogi e quattro encomi semplici, di cui uno per l'operazione «Breakfast». Poi, quando ha svolto l'incarico COBAR in rappresentanza militare ha preso due elogi e tre encomi semplici. Ma aveva preso altri encomi prima di venire in DIA, nel servizio prestato prima di approdare alla DIA, fino al 1999. Infine, ho Pag. 60visto dal suo libretto matricolare che ha preso, con il grado di ufficiale, ricompense di ordine morale per quanto riguarda la sua funzione quale responsabile del servizio analisi presso la DNAA. Penso di averle dato tutti gli elementi.
  Per quanto riguarda i protocolli, quello del 2015 è stato sottoscritto dal Procuratore nazionale dell'epoca Franco Roberti, quello del 26 ottobre 2017 è stato sottoscritto, anch'esso, da Franco Roberti.
  Per quanto riguarda il discorso dei due decreti legislativi, il decreto n. 90 e il decreto n. 125, abbiamo detto che il decreto legislativo n. 90 attua la quarta direttiva, mentre quello principale, che dà una svolta, tant'è che il protocollo del 2017 lo cita, dice «visto il decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, come modificato dal decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90, in particolare dall'articolo 8», è il decreto legislativo n. 90, che modifica la funzione della DNAA.
  Il decreto legislativo n. 125 del 2019 lascia intatto l'articolo 8, non lo va a modificare, mentre va a implementare un discorso di circolarità informativa delle SOS, fermo restando il segreto d'ufficio tra le forze di polizia e le altre autorità preposte.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Non ha risposto sul responsabile strategico e sul responsabile operativo.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Certo, le rispondo.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Grazie.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Si figuri.
  Lei mi chiede sul responsabile strategico e sul responsabile operativo. Si dice ubi lex voluit dixit, quindi non sono io qui a dirle cosa doveva fare il responsabile strategico...

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  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. Le ho chiesto i nomi, perché prima non li ha detti.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Strategico è implicito, è la Direzione nazionale antimafia. Per la DIA Nunzio Ferla, che era il generale di divisione della Guardia di finanza. Nel 2017 era Franco Roberti, responsabile strategico. L'altro era il generale dei carabinieri Giuseppe Governale.

  FEDERICO CAFIERO DE RAHO. E i responsabili operativi?

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Nel 2015 era Antonio Laudati, sostituto procuratore nazionale. Per la DIA il generale di brigata dei carabinieri Adelmo Lusi, vicedirettore tecnico operativo, nel 2015. Nel 2017 non si fa riferimento ai nomi, ma si indicano le funzioni. Fermi restando quelli strategici, su cui ci siamo chiariti, per quanto riguarda quelli operativi, per la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo il responsabile operativo è il responsabile del servizio operazioni sospette all'interno della DNAA.
  Infine, con riferimento alle modalità di accesso, bisogna distinguere i due periodi, in quanto l'articolo 8 è importante. Nel 2015 viene stipulato il protocollo, perché evidentemente la DNAA riceve queste SOS, che a un certo punto bisogna lavorare. Quindi, la DNAA propone alla DIA di costituire un gruppo di lavoro. Per cui, il gruppo di lavoro va lì con le SOS che sono già state trasmesse dalla Direzione investigativa antimafia e per la parte di quota parte dalla Guardia di finanza. Quindi, c'è un'esigenza prioritaria prevalente di arricchire quelle SOS che sono già arrivate sul tavolo della DNAA dei dati desumibili dal sistema SIDDA-SIDNA. Quindi, gli operatori DIA, qualora avessero voluto accedere alla piattaforma delle SOS, dovevano Pag. 62recarsi presso la sede della DIA, perché non c'era la possibilità di entrare nel sistema dalla sede di via Giulia, quindi neanche la cosiddetta «saponetta» o VPN che all'epoca non c'era. Tant'è che ci risultano – ho fatto fare delle verifiche – alcuni accessi fatti da Striano nel periodo in cui era in forza al gruppo di lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore, è stato chiarissimo.

  PINO BICCHIELLI. Grazie, presidente. Prima di fare le domande, purtroppo devo tornare su una questione e devo chiederle di fare un intervento sull'ordine dei lavori, perché è successo quello che noi non volevamo che succedesse. La presenza di un nostro collega che viene continuamente riportato negli incartamenti crea sicuramente imbarazzo. Inoltre, poiché siamo in una fase informativa, a me sembra anche un po' provocatorio fare delle domande di cui si conosce la risposta, avendo di fatto gestito ampiamente quegli uffici, come abbiamo visto. Addirittura questa sera siamo venuti a conoscenza di un'informativa dettagliata.
  Chiedo, pertanto, che venga lasciato agli atti, con molta pacatezza, che questo è un problema che va posto a chi ne ha responsabilità, a chi ci ha dato questo incarico, i Presidenti di Camera e Senato, perché è ovvio che le audizioni che riguardano nessuno di noi in particolare, ma riguardano il Paese devono essere svolte nella massima serenità. Quindi, le chiedo di prendere atto di questa mia richiesta.
  Vengo adesso alle domande. Prima di tutto, generale, la ringrazio. La ringrazio soprattutto per la parte informatica, perché molte volte quelli che sono considerati dettagli tecnici diventano, invece, elementi di merito e di sostanza. È chiaro che noi stiamo provando insieme a capire il meccanismo che animava questo finanziere, elogiatissimo e lodatissimo. AbbiamoPag. 63 scoperto che lavorava anche al di fuori dell'orario di lavoro, che si collegava perennemente. Sembra che vivesse per ricercare informazioni. C'è un punto nuovo che oggi emerge, ed è questa banca dati El.I.O.S., banca dati che è in funzione dal 2013. Ebbene, il luogotenente Striano aveva accesso a questa banca dati? Se la risposta è affermativa, poiché lei mi ha detto che c'era tutto un livello di controllo su questi accessi, chi aveva il controllo sugli accessi di Striano? È mai stata evidenziata, negli accessi alla banca dati El.I.O.S., un'attività per quantità e per tempi anomala? Oppure, in tutti questi anni, la sua attività è stata considerata un'attività in linea?

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Per quanto riguarda il discorso dell'accesso a El.I.O.S., Striano era abilitato ad accedere a questa piattaforma informatica in quanto, come ho detto, rientra nell'ambito del decreto del Ministro dell'interno. Comunque, già dal 2013 il sistema consente, attraverso dei login, di verificare chi e a che ora e quale SOS l'operatore ha interrogato. Alcune implementazioni, quelle a cui lei faceva riferimento, sono state introdotte dalla mia persona nell'ultimo periodo.
  Per quanto riguarda Striano, ho fatto, naturalmente, un controllo ex post – non so se i direttori della DIA pro tempore, nel momento in cui lui lavorava a questo settore, abbiano fatto ulteriori attività di audit – e le posso dire quali sono state le sue interrogazioni dal 2013 fino all'ultimo giorno che è stato presso la Direzione investigativa antimafia. Parliamo di 174 interrogazioni nel 2013, 708 nel 2014, 246 nel 2015, 227 nel 2016, 222 nel 2017 e 155 nel 2018. Fatto questo, chiaramente non mi sono limitato a rilevare dei numeri o a dare dei numeri, ma ho chiesto ai miei collaboratori di valutare se questa massa a cui lui aveva fatto accesso fosse fisiologica in rapporto ad altri operatori DIA aventi lo stesso profilo professionale. Ebbene, la Pag. 64risultanza è stata di un volume in apparenza fisiologico, se confrontato con il numero di consultazioni fatto registrare da altre unità di personale con profilo di impiego omogeneo a quello di Striano che in DIA, come in DNAA, si è sempre occupato di investigazioni antiriciclaggio nel comparto economico-finanziario finalizzate all'aggressione dei patrimoni della criminalità organizzata.
  Questi sono i controlli che ho potuto fare di tipo statistico, quindi ex post.

  PINO BICCHIELLI. E gli accessi a El.I.O.S.?

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. A livello di sistema sono due le banche dati in cui arrivano le SOS, quella della Guardia di finanza, che si chiama SIVA, e quella della DIA, che si chiama El.I.O.S., che è censita dalla privacy e nell'ambito del decreto sulle banche dati.

  LUIGI NAVE. Signor presidente, anch'io ringrazio il generale per l'esaustiva spiegazione data sugli apparati e sull'infrastruttura informatica del Paese, il che ci mette al sicuro. Ma quello che è venuto meno in questo momento non è tanto la parte infrastrutturale che con database e accessi è stata ben messa al sicuro, quanto l'enorme potere che è stato dato agli uomini, con questi profili da super-user che sono stati dati ad alcuni di loro, nel caso specifico al luogotenente Striano. Quindi, vorrei porle la seguente domanda, direttore: le credenziali di accesso di Striano alla DIA su SIVA venivano cancellate e ricreate o Striano manteneva sempre le stesse utenze?
  Le chiedo, inoltre, se Laudati aveva accesso alla banca dati SIVA per poter controllare gli accessi effettuati eventualmente da Striano. Nel caso in cui i magistrati della DNAA non avevano accesso alla banca dati SIVA, chi poteva controllare gli accessi Pag. 65che si facevano? Infine, se c'erano degli alert, in che modo scattavano e chi arrivava per poterli poi analizzare?
  Le chiedo, infine, chiaramente se è nella sua disponibilità, in che modo c'entra l'indagine «Breakfast» con gli accessi abusivi successivi. Questa la vedo proprio inutile come costruzione.
  La ringrazio.

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. È chiaro che Striano, operando in DIA, non aveva nulla a che fare con il SIVA. Al SIVA credo sia stato abilitato da febbraio 2019, quando è passato alla Guardia di finanza ed è stato assegnato al Nucleo speciale di polizia valutaria. I militari della Guardia di finanza che sono all'interno della DIA non accedono al SIVA e questo è un punto fermo, per cui possono accedere perché hanno finalità diverse rispetto a quelle che il finanziere con il SIVA deve fare.
  Un dato che vorrei riferire – ho fatto gli approfondimenti, ma anche per un discorso di tranquillità di tutti noi – è che negli ultimi quindici anni quindi (ho preso un arco temporale di quindici anni) sono solo otto gli appartenenti alla Direzione investigativa antimafia che sono stati indagati per la fattispecie di reato di cui all'articolo 615-ter, cioè l'accesso abusivo a un sistema informatico. Ebbene, nessuno di questi otto appartenenti alla DIA, che sono poliziotti, carabinieri e finanzieri, è stato mai indagato per accesso abusivo al sistema El.I.O.S.. Tra l'altro, per sette di questi otto già in sede di indagini preliminari i procedimenti penali sono stati archiviati. C'è soltanto un caso di un rinvio a giudizio.
  Per quanto riguarda – e qui siamo sempre al discorso che ovviamente abbiamo letto – la questione se il consigliere Laudati dovesse controllare o meno il luogotenente Striano quando si recava al SIVA, già il Comandante generale – mi sia consentito il riferimento al Comandante – ha detto che il Pag. 66sottotenente Striano si recava presso gli uffici – e ha detto anche la via, mi sembra – del Nucleo speciale di polizia valutaria per poter effettuare gli accessi al sistema SIVA e credo anche ad altre banche, da quello che ho letto sui giornali, riguardanti l'anagrafe tributaria. Lei mi chiede se il consigliere Laudati potesse controllare questa cosa, io le dico che bisognava stabilire forse con maggiore attenzione le regole d'ingaggio. Nel momento in cui non si sono stabilite, non glielo so dire. In altre parole, nel momento in cui abbiamo un luogotenente che viene impiegato esclusivamente presso la DNAA, non si può chiedere all'ufficiale della Guardia di finanza che lo vede arrivare nell'ufficio, fare degli accessi e poi salutare e andarsene, se dovesse fare dei controlli o se c'erano degli alert ed evidentemente, se siamo in questa situazione, questi alert non hanno funzionato.
  Parlo di stabilire delle regole di ingaggio, delle regole di natura prudenziale: «tu lavori con me, dove devi andare?» Ecco, da tenenti, viene il maresciallo, si presenta al tenente e dice che deve andare per esempio alla Camera di commercio, gli si chiede cosa deve andare a fare e lui risponde cosa deve fare. Adesso, non so se nel momento in cui si facevano quei protocolli, anziché dire per i profili strategici o per i profili operativi, si potesse spendere qualche parola in più, che mi sembra sia rimasta nella penna, per stabilire esattamente le regole di ingaggio, soprattutto nel momento in cui c'era l'esigenza di dover interrogare situazioni che evidentemente non potevano essere svolte all'interno della DNAA.
  Ci sono dei princìpi nell'ambito militare: ordine, esecuzione e rapporto. Te lo insegnano da finanziere: vai lì e controlla le macchine che sono in divieto di sosta; vado lì, prendo il numero di targa, e riferisco quante macchine erano e così via. Io non so Pag. 67se questo principio il consigliere Laudati lo abbia applicato, e non glielo so dire.

  WALTER VERINI. Ringrazio non formalmente il generale, perché ha fatto davvero un quadro molto esauriente e anche molto credibile nella sua concatenazione. Io le confesso, generale, di essere colpito dalla figura di questo sottufficiale Striano. Sono rimasto colpito leggendo i giornali, credo come tutti, ma sono rimasto colpito dopo aver ascoltato alcune relazioni dei giorni precedenti, sia quelle del dottor Melillo, sia anche quella dell'altro giorno del Comandante generale della Guardia di finanza. Lei stasera, anche rispondendo a domande, ci ha ricordato meglio tutti gli encomi, i giudizi di eccellenza che il sottufficiale Striano ha avuto. Per questo ho una curiosità e pongo una domanda che non è formale.
  Lui ha avuto più encomi e relazioni di eccellenza di James Bond. Perfino James Bond, quand'era alla Marina militare, da tenente di vascello è diventato capitano di fregata e poi nel controspionaggio inglese ha avuto molti incarichi. Lei ci ha detto stasera di sue utilizzazioni in diverse località del Paese, sempre al servizio delle direzioni distrettuali antimafia o comunque in indagini legate a questi reati. Avendo piena fiducia nella Guardia di finanza, nella Direzione nazionale antimafia, di ieri e di oggi, penso che anche se lui ha ammesso in un'intervista a La Verità, se non ricordo male, «io lavoravo alla carlona»... Lei ha detto che non poteva, ma che però era alle dipendenze funzionali della DIA, e «funzionali» non vuol dire che spettava a voi dare giudizi, ma vedevate anche voi quello che faceva, visto che era alle dipendenze funzionali. Così pure il dottor Laudati, così pure il dottor Russo, così pure gli ufficiali della Guardia di finanza che nel corso del tempo hanno materialmente dato questi encomi.Pag. 68
  La mia è una domanda vera. Probabilmente avrà fatto 40 mila accessi abusivi, ci sarà stata dietro una rete di malandrini che voleva ricattare politici, altre persone, oppure magari ancora non è emersa, ma pare ci sia stata anche qualche complicità internazionale e qui entriamo nel tema della sicurezza dello Stato. Un collega di Striano – aggiungo – se non ricordo male alle dipendenze della DIA, Omar Pace, si è suicidato. Con Striano aveva seguito l'inchiesta Matacena. Io sono un po' attento a questa questione, non nello specifico, il merito giudiziario, ma perché è capitato a me, nella mia attività parlamentare – lo dico en passant naturalmente – di firmare la legge, che poi il Parlamento ha approvato, di ratifica della cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati Arabi per l'estradizione. Era un accordo firmato dal 2001, ma siamo riusciti a farlo approvare e ratificare soltanto quindici, sedici, diciassette anni dopo. Dietro la morte di Matacena ci sono sospetti, perché è morto in quel modo. Insomma, è un groviglio. È stata citata l'inchiesta di Reggio Calabria, al di là di chi c'era. Il tema riguardava ministri come Scajola, riguardava ex parlamentari come Matacena. Insomma, l'uomo Striano si è occupato di questioni delicate, godeva di parecchia fiducia.
  La mia domanda, in questo quadro, è questa: al di là dei ruoli formali, voi che avete visto o comunque avete capito come lui lavorava e non vi siete accorti ovviamente delle cose illecite che faceva – se le ha fatte, lo dimostrerà l'inchiesta – che giudizio davate della sua operatività? Coerente con quegli encomi oppure magari a volte si danno quei giudizi in automatico che poi alla fine arriva qualcuno, l'ultimo anello della catena, che firma, perché l'hanno firmata tutti quelli che stavano sotto?

  MICHELE CARBONE, direttore della Direzione investigativa antimafia. Lei ha un po' unito una serie di episodi, di fatti che Pag. 69naturalmente vanno contestualizzati, mentre sommati così danno anche un quadro preoccupante, ad esempio il suicidio del tenente colonnello Omar Pace e così via. Tra l'altro, Omar Pace da maggiore era al centro operativo DIA di Roma e credo che in quella sede abbia conosciuto l'allora maresciallo Striano.
  L'indagine di Reggio Calabria, come ho detto, era un'indagine complessa, per cui era stata chiaramente avviata dalla magistratura locale tramite il centro operativo DIA di quella sede e, come succede, il centro poi invia dei militari, degli operatori a supporto di quelli locali.
  Striano si era ricavato uno spazio di professionalità in questa materia, dove andare a leggere conti correnti, rapporti continuativi, rapporti bancari, strutture societarie non è da tutti. Soprattutto all'interno della Direzione investigativa antimafia è una nicchia di pochi, è una nicchia riservata soprattutto a chi proviene dalla Guardia di finanza.
  Ripeto, con quella disponibilità a cui facevo prima riferimento, Striano veniva impiegato in diverse realtà. Circa il suo stato di servizio, in quarantatré anni quasi di servizio nella Guardia di finanza personalmente ho visto e ho conosciuto libretti molto più performanti rispetto a quelli di Striano, cioè non sempre la professionalità o la bravura di un ispettore, per quanto sia ridondante, si esprime con quattro encomi semplici e così via nella DIA. Lui si era ricavato questa professionalità e devo ritenere che – questo lo dico per esperienza professionale, perché non è il primo Striano che conosciamo nel corso della carriera – quando un maresciallo gode di quella stretta osservanza e si sente quasi protetto dall'ombrello del magistrato di turno diventa una miscela esplosiva e a volte si rischia che faccia «fesse» tutte e due le parti, cioè il Corpo o l'Arma di appartenenza e il magistrato che lo impiega.Pag. 70
  Io non so se dietro Striano ci sia una rete o altro, questo ovviamente lo diranno le indagini. Però ho ricavato un giudizio e, anche per come lo descrivono i colleghi, Striano era il «primario» dell'antiriciclaggio, per cui gli altri dovevano fare cose un po' più minute. Poi, per il fatto, ripeto, di stare dal 2015 fino al 2023 a contatto con magistrati ed essere considerato elemento indispensabile, si è creato un mostro. Questo il mio pensiero.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Non avendo altri iscritti a parlare, prima di chiudere mi permetto di ringraziare il direttore per la chiarezza espositiva e i dettagli che ci ha fornito. Fin qui è stato sicuramente il più dettagliato, oltre ad averci messo a disposizione – io già lo sapevo, i commissari l'hanno scoperto – la sua grande esperienza sull'antiriciclaggio.
  Grazie a tutti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.10.