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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 25 ottobre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DEGRADO MATERIALE, MORALE E CULTURALE NELLA CONDIZIONE DEI MINORI, CON FOCUS SULLA DIFFUSIONE DI ALCOOL, NUOVE DROGHE, AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA

Audizione in videoconferenza della dott.ssa Maria Raffaella Rossin, psicologa e psicoterapeuta, già responsabile del nucleo operativo di Alcologia (NOA) Perini – ASST FBF – Sacco di Milano, e del dott. Antonio Boschini, medico infettivologo, responsabile terapeutico della Comunità di San Patrignano, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Rossin Maria Raffaella  ... 3 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 5 
Boschini Antonio  ... 5 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 8 

Allegato 1: Indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nelle condizioni dei minori, con focus sulla diffusione di alcol, nuove droghe, aggressività e violenza ... 9 

Allegato 2: Il progetto di prevenzione WeFree ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 13.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione in videoconferenza della dott.ssa Maria Raffaella Rossin, psicologa e psicoterapeuta, già responsabile del nucleo operativo di Alcologia (NOA) Perini – ASST FBF – Sacco di Milano, e del dott. Antonio Boschini, medico infettivologo, responsabile terapeutico della Comunità di San Patrignano, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza della dottoressa Maria Raffaella Rossin, psicologa e psicoterapeuta, già responsabile del nucleo operativo di Alcologia (NOA) Perini – ASST FBF – Sacco di Milano, e del dottor Antonio Boschini, medico infettivologo, responsabile terapeutico della Comunità di San Patrignano, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcol, nuove droghe, aggressività e violenza.
  A nome di tutti i commissari do il benvenuto ai nostri ospiti, che ringrazio per la disponibilità a intervenire all'odierna seduta.
  Preciso che a tutti i commissari verrà inviato il materiale video registrato dell'audizione, quindi chi non è direttamente collegato ne prenderà visione in questo modo.
  Comunico altresì che sia la dottoressa Rossin che il dottor Boschini hanno messo a disposizione della Commissione la documentazione, che è qui in distribuzione e che ulteriormente invieremo via e-mail.
  Do la parola alla dottoressa Rossin. Prego, dottoressa.

  MARIA RAFFAELLA ROSSIN. Grazie, Presidente. Per parlare di questo argomento, che è davvero complesso, quindi i minori, la loro aggressività, la violenza, gli atti in cui possono essere coinvolti e l'alcol, è molto importante contestualizzare la figura del minore.
  Comincio con il ricordare quello che ci dicono l'Organizzazione mondiale della Sanità e il dossier scientifico delle linee guida del Ministero della salute, cioè che al di sotto dei 18 anni qualsiasi consumo di bevande alcoliche deve essere evitato, perché è da considerarsi a rischio, in quanto il sistema enzimatico in questa fascia di età nei ragazzi non è ancora in grado di metabolizzare l'alcol e quindi tutti i danni che l'alcol può fare a tutti gli organi interni e al cervello sono molto gravi.
  Anche se in questi ultimi quindici anni, in particolare, si sta parlando molto di più degli effetti nocivi dell'alcol e delle pratiche, tutte queste informazioni purtroppo nel nostro contesto sociale non sono ancora veicolate correttamente e, soprattutto, non sono molto diffuse all'interno delle Pag. 4famiglie italiane. Infatti abbiamo un problema veramente rischioso, che dilaga a livello del bere adolescenziale, e gli ultimi dati ci dicono che i minorenni consumatori a rischio, nella fascia di età 11-17 anni, vedono il 15,4 per cento di loro aver consumato una bevanda alcolica nell'anno – cosa che non dovrebbe succedere – e in particolare il 2,8 per cento che ha abitudini alcoliche rischiose, con un consumo giornaliero di bevande alcoliche. Questo significa che noi abbiamo già il 2,8 per cento dei ragazzi che probabilmente saranno i futuri alcoldipendenti e dovranno essere presi in carico e seguiti.
  Questo ovviamente è un problema complesso e difficile, come dicevo prima, perché deve essere preso in considerazione da tutte le agenzie che si occupano dei ragazzi.
  I ragazzi non vivono soli, vivono all'interno di un contesto familiare, vivono a scuola, vivono nei contesti aggregativi, e in tutti questi ambiti l'informazione sulla pericolosità dell'alcol deve essere perseguita e deve essere sollecitata.
  Ci sono delle pratiche che i ragazzi utilizzano e che sono gravissime, pesantemente disfunzionali, come ad esempio il drelfie, farsi fotografare ubriacati nelle peggiori condizioni; l'eyeballing, bere alcol attraverso gli occhi, cioè iniettarsi l'alcol negli occhi e poi farsi fotografare e far vedere ai coetanei che non succede nulla, quando in realtà questo comporta dei gravi danni alla retina; la neknomination, in cui si riceve la sfida da un amico sul proprio profilo Facebook – amico per modo di dire – e, se si accetta, si sceglie quali e quante bevande alcoliche consumare il più velocemente possibile, per poi farsi riprendere; il balconing, cioè ubriacarsi e buttarsi dal balcone su una piscina sottostante o su un altro balcone. Addirittura adesso si inserisce anche il problema molto grave della ludopatia giovanile.
  Del resto, noi operatori che lavoriamo da anni in ambito alcologico, sappiamo che le famiglie sottovalutano il problema e i rischi che sono connessi al bere in eccesso, e non danno spessissimo le informazioni corrette ai figli, perché gli stessi genitori non utilizzano correttamente le bevande alcoliche. Non dimentichiamo che gli adulti non dovrebbero superare le due unità alcoliche al giorno e le donne e le persone anziane, gli ultra sessantacinquenni, non dovrebbero superare un'unità alcolica al giorno. Ma è molto difficile che questo avvenga nelle famiglie italiane, dove soprattutto il vino è ancora considerato un alimento e non una sostanza tossica.
  C'è un altro aspetto importante. Avrete avuto notizia dell'articolo che riporta i dati di una ricerca molto interessante di Save the Children, che stima sui 13 mila i minori che in Italia sono senza casa e senza dimora. Per questi ragazzi il degrado e l'abbandono sono i compagni di viaggio e l'alcol è sicuramente un aiuto per sopportare la loro difficilissima situazione.
  Ma anche quando i ragazzi hanno una famiglia, se all'interno della famiglia c'è un genitore che ha delle problematiche di dipendenza, alcol o altre dipendenze – poi sentiremo il collega che ce ne parlerà – in queste famiglie si creano situazioni relazionali pesanti, si creano delle disarmonie e situazioni di conflitto persistenti. In questo contesto i ragazzi crescendo si riempiono di rabbia, si riempiono di aggressività, che poi sfogano magari all'esterno.
  Inoltre i figli, non dimentichiamo, di chi ha una dipendenza, in questo caso l'alcol, hanno un elevato rischio di avere problemi emotivi, oltre a una probabilità quattro volte maggiore rispetto agli altri coetanei di avere a loro volta problemi con l'alcol nella propria vita.
  Quindi che cosa si può fare?
  La scuola è un contesto in cui in questo momento si svolge il maggior numero di attività per contrastare la disinformazione sulle problematiche alcologiche. La prevenzione all'interno dell'ambito scolastico è molto ricca e diffusa un po' in tutte le regioni d'Italia. Il Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025 del Ministero della salute ha previsto, infatti, che tutte le regioni sviluppino un programma predefinito, con le scuole che promuovono la salute, coinvolgendo i ragazzi dai 12 ai 16 anni e poi, anche oltre, i ragazzi delle scuole superiori e dell'università. Ci sono Pag. 5però poche realtà che cominciano a lavorare con i bambini delle elementari.
  Chiaramente questi programmi scolastici sono molto positivi perché aumentano la consapevolezza dei rischi legati alle sostanze, in particolare all'alcol; informano sui rischi legati al consumo in adolescenza; chiariscono con i ragazzi le differenze tra uso, abuso e dipendenza; incrementano la cultura dei ragazzi anche da un punto di vista storico, per mostrare quanto l'alcol sia un elemento che pervade la nostra società, ma che deve essere utilizzato secondo un certo tipo di criterio. Lavorano sulle normative, sui miti, sulle false credenze e soprattutto educano al rispetto della legalità.
  Quindi fare in modo che questi progetti educativi e di prevenzione inizino dalla scuola elementare sarebbe una cosa estremamente positiva ed efficace sul medio-lungo periodo.
  Ma poi che cos'altro si può fare?
  Ad esempio, secondo me, per l'esperienza che ho avuto in tutti questi anni di lavoro con gli alcolisti, con le loro famiglie e anche con i territori di una metropoli, quindi non semplici, mi sembra che manchi davvero all'interno di ogni comune una rete di coordinamento in cui siano coinvolti tutti gli attori che devono interagire per fare in modo che i protocolli di prevenzione e di informazione funzionino.
  Occorre quindi una rete che coinvolga operatori sociali, gestori degli esercizi pubblici, scuola, psicologi, medici, Forze dell'ordine, magistrati, associazioni di volontariato del territorio – ne abbiamo tantissime – ma non sempre tutti questi attori sono in contatto tra loro e tante volte ognuno agisce secondo la sua direttiva, sprecando spesso risorse che potrebbero essere invece impiegate in modo più efficace.
  Un altro aspetto che, a mio avviso, andrebbe costruito in ogni territorio, ma in modo permanente, è la formazione delle famiglie attraverso incontri costanti, continuativi, proposti da enti vari, non soltanto dalle strutture sociali o sanitarie, ma da contesti differenti (il volontariato, il comune) ed anche da servizi che propongano dei gruppi di informazione, di ascolto, di intervento sulle famiglie, che però siano costanti. In questo modo soltanto, secondo me, si possono attrarre quelle famiglie e quei genitori che non vogliono mai essere coinvolti perché si vergognano di parlare dei loro problemi e perché hanno paura di mettere all'esterno la loro situazione difficile e disfunzionale. Questi gruppi che si occupano di genitorialità sono poco presenti sul nostro territorio, quando invece dovrebbero essere estremamente diffusi.
  Un altro aspetto importante sono i controlli negli esercizi di vendita degli alcolici, i controlli nelle discoteche, la formazione obbligatoria per i gestori dei locali sulle regole da rispettare quando si ha a che fare con i minori che frequentano i locali.
  E quindi, concludendo, mi sembra che davvero sia molto importante, per la gravità che sta assumendo il bere giovanile, attivare il più possibile delle direttive in ogni territorio. Il comune è in realtà l'ente che più può coordinare una rete contro la violenza di qualsiasi tipo, perché ha all'interno, con gli assistenti sociali e gli educatori che lavorano per il comune, già la possibilità di fare una mappatura veloce delle aree a rischio e delle aree disfunzionali. Ma costruire delle reti specifiche è ormai secondo me importantissimo e fondamentale, proprio per cercare di arginare questo fenomeno che nei prossimi anni purtroppo vedrà molti giovani che dovranno essere seguiti dai servizi specialistici perché già adesso sono a rischio. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. È molto chiaro il suo intervento e devo dire anche che è spunto di molte riflessioni. Do ora la parola al dottor Boschini.

  ANTONIO BOSCHINI. Buon pomeriggio a tutti e grazie per avermi coinvolto.
  Io non sono un esperto di adolescenza, sono un medico. Sono un esperto di dipendenze perché, lavorando a San Patrignano da quarant'anni, ho visto qualche decina di migliaia di persone che hanno avuto questo problema, e l'ho avuto anch'io in prima persona da giovane, da adolescente appunto.Pag. 6 Quindi volevo concentrare in questi pochi minuti quelle che sono le considerazioni dopo tanti anni.
  La dipendenza è un problema che colpisce a qualsiasi età, però la cosa interessante è che il primo contatto con le sostanze avviene sempre negli anni dell'adolescenza.
  Per quale motivo gli adolescenti in qualche modo sperimentano le droghe?
  L'adolescenza è un'età della vita in cui fisiologicamente l'adolescente cerca le esperienze nuove e questo è anche un fatto positivo. Purtroppo, però, ci sono le condizioni ambientali, specialmente negli ultimi anni o decenni direi, che espongono l'adolescente alla sperimentazione delle droghe. Le cause che portano l'adolescente a usare le sostanze sono l'ambiente familiare, il gruppo dei pari, la classe che frequenta, il quartiere in cui vive e quindi le condizioni di carattere sociale, ma ultimamente sono molto importanti anche le considerazioni di carattere culturale.
  In particolare, il fatto che molte sostanze (l'alcol, la cannabis, eccetera) sono socialmente accettate è un problema molto rilevante, perché a livello culturale si ritiene che la cannabis sia una sostanza innocua, poco dannosa e quindi anche la bassa percezione di pericolosità avvicina l'adolescente alla cannabis. Prima ancora però avviene il contatto con le sigarette.
  Quindi, se si volesse ragionare in ottica di tipo preventivo, la prevenzione andrebbe fatta subito partire non soltanto nei confronti dell'alcol, come diceva la collega, ma anche nei confronti delle sigarette. Perché al di là del fatto che fa male fumare ed è una dipendenza comunque, noi vediamo che nel 100 per cento dei casi le persone che usano sostanze hanno comunque cominciato a fumare le sigarette. L'età media è intorno ai 14 anni e mezzo e in chi comincia a sperimentare la cannabis avviene dopo i 15 anni.
  Abbiamo notato che esiste negli anni una progressione, per cui gli adolescenti passano da una sostanza all'altra. Questo non vuol dire che tutti gli adolescenti che sperimentano la cannabis poi successivamente sperimenteranno le droghe sintetiche e le droghe pesanti, perché alcuni fortunatamente si fermano, alcuni tornano indietro; per alcuni la sperimentazione delle droghe è un evento circostanziale, occasionale che, com'è nato, termina. Purtroppo però per altri esiste un collegamento fra una sostanza e l'altra e vediamo che c'è una progressione. Chiaramente a San Patrignano vediamo i casi che hanno sviluppato delle dipendenze, quindi vediamo le persone che hanno iniziato con alcune droghe e poi sono arrivate a usare eroina, cocaina, eccetera. Però in questi casi vediamo proprio come ci siano delle età precise in cui gli adolescenti passano da una sostanza all'altra.
  Come dicevo, la cannabis viene sperimentata in media intorno ai 15 anni o poco dopo, poi c'è il fenomeno intorno ai 16 anni del binge drinking, che conoscerà sicuramente la collega, per cui le persone hanno bisogno quando vanno a festeggiare (in discoteca, compleanni, eccetera) di ubriacarsi sostanzialmente. Non è ancora una dipendenza dall'alcol, ma è un'abitudine molto dannosa e può predisporre all'uso di alcol come sostanza da cui si diventa dipendenti.
  Poi vediamo che intorno a 17 anni compaiono le droghe sintetiche. Le droghe sintetiche sono nuove droghe a cui si faceva riferimento nel titolo dell'incontro di oggi.
  I ragazzi usano le droghe sintetiche come empatizzanti per facilitare le relazioni sociali, per vincere la timidezza di conoscere una ragazza in discoteca, per aumentare anche le proprie prestazioni. Insomma, sono droghe che vengono usate dopo la cannabis. Non causano dipendenza, raramente vediamo una persona che entra in comunità a causa di una dipendenza da queste droghe sintetiche, che, ripeto, sono l'ecstasy, o anche MDMA, gli allucinogeni che possono essere l'acido lisergico, la mescalina, la ketamina, che è una sostanza che si sta molto diffondendo nel contesto culturale della discoteca o più ancora dei rave party, le metanfetamine e le anfetamine
  Chiaramente, anche qui, non è che tutti quelli che poi sperimentano queste sostanze vadano oltre, però sicuramente è molto facile che queste persone successivamentePag. 7 sperimentino la cocaina. La cocaina è la droga in assoluto più diffusa in Italia ed è la vera emergenza nazionale a mio parere, perché vediamo che l'età media di inizio dell'uso di cocaina è intorno ai 19 anni. Poi, in particolare, si sta diffondendo l'abitudine ad assumere la cocaina fumata, il cosiddetto crack, che è una sostanza pericolosissima. Il fatto che venga fumata la fa percepire come poco pericolosa, perché i ragazzi fumano le «canne» e il fatto di fumare la cannabis oppure di fumare un'altra sostanza non è poi così differente. Però il crack è la sostanza in assoluto che io abbia mai visto che induce più dipendenza. Nella nostra casistica – ho mandato tutti i dati, per chi li vuole controllare, non me li ricordo tutti quanti a memoria – che è una casistica intorno a 1500 persone accolte in comunità dopo il lockdown, perché il crack si è diffuso in particolare in questi anni, non si sa bene per quale motivo, però il 70 per cento delle persone che lo provano ne diventa dipendente.
  La dipendenza insorge in pochi mesi o in un anno e la dipendenza porta a rivedere oggi quello che si vedeva negli anni Settanta e Ottanta con l'eroina: c'è un ritorno della prostituzione, un ritorno del bisogno di procurarsi soldi rapidamente per comprare il crack e quindi prostituzione e delinquenza. Io credo che in molti degli episodi di cronaca che riguardano giovani che si picchiano spesso centra l'alcol, ma secondo me molto spesso è coinvolta anche questa sostanza. Quindi abbiamo questo problema.
  A scopo preventivo cosa si può fare?
  Certamente la prevenzione va iniziata prima di questa età. Ho girato anche per e-mail un modello di prevenzione che abbiamo elaborato. Da oltre vent'anni San Patrignano si occupa di prevenzione, chiaramente abbiamo cercato di capire le cose che funzionavano e fortificarle, approfondirle ed eliminare le cose che non funzionano. Secondo noi, al di là dell'informazione tecnico-scientifica sui pericoli che le sostanze provocano, che sicuramente è un'informazione importante, ma che spesso non è sufficiente, occorre un coinvolgimento emotivo dell'adolescente. Questi programmi di prevenzione si basano sul fatto che i ragazzi che hanno avuto questo problema si espongono, raccontano la propria storia, ma non vanno a raccontare la storia di quando loro usavano le droghe. Questa cosa secondo me non è molto utile da un punto di vista preventivo, perché può suscitare anche delle curiosità anomale, ma quello che va approfondito è il malessere che avevano loro come adolescenti e quindi non tanto le esperienze con la droga, ma le esperienze precedenti l'uso delle droghe, cioè che si dimostri il fatto che loro hanno usato le droghe per annullare degli stati d'animo negativi che avevano già prima di consumare le droghe.
  Quindi bisogna agire su questi stati d'animo, questa fragilità, questa vulnerabilità che gli adolescenti hanno ancora prima di usare le droghe e che li porta, una volta che le usano, facilmente a diventarne dipendenti.
  Ad esempio, anche qui torno sulla nostra casistica che riguarda sempre questo gruppo di persone entrate dopo il lockdown, vediamo che non tutti usano le droghe, molte persone usano le droghe e poi smettono. È importante capire per quale motivo invece alcune persone passano dalla sperimentazione a un uso continuativo e alla dipendenza. Qui è evidente che il ruolo fondamentale lo giocano tre fattori.
  Uno ovviamente dipende dal tipo di sostanza. Come dicevo prima, ci sono sostanze come il crack o l'eroina che inducono molto più facilmente dipendenza rispetto ad altre sostanze. Ma la fragilità della persona può derivare da due fattori fondamentali, il primo è dovuto ai traumi che ha subìto nell'infanzia.
  Vediamo che ci sono tantissime persone, che accogliamo per problemi di dipendenza, e, se si va ad analizzare la loro storia (uno degli obiettivi del percorso terapeutico è proprio che la persona riesca a ricostruire la sua storia) hanno alle spalle quelle che vengono chiamate le adverse child experiences, che vivono o in una famiglia patologica, quindi con genitori che a loro volta hanno problemi o psichiatrici o di dipendenza o di criminalità, oppure di separazioni violente fra i genitori, e questo Pag. 8è un fattore che sicuramente nel bambino lascia delle tracce che possono portarlo successivamente a sviluppare delle dipendenze; o se no i traumi subiti diretti, tipo traumi di carattere fisico, violenze fisiche e – ultimamente noi vediamo un aumento, non so se ci sia realmente un aumento o se non siamo più capaci noi di diagnosticarlo – comunque c'è una frequenza molto elevata di traumi di natura sessuale, quindi abusi sessuali, subiti sia da maschi che da femmine, i quali sicuramente lasciano un malessere profondo nell'adolescente che lo porta, una volta che ha sperimentato le droghe, a diventarne dipendente.
  Esistono altre situazioni che possono facilitare questo sviluppo di dipendenza, quali il fatto di vivere in un contesto in cui il minore non ha alternativa alle droghe. Ci sono dei quartieri, dei posti, delle zone in cui effettivamente non sono presenti aree verdi, palestre, piscine, scuole, centri culturali, niente, ed effettivamente in questa situazione un adolescente può scegliere di usare droghe, perché veramente non esiste alcun tipo di alternativa.
  Ho cercato di concentrare un discorso che, in realtà, sarebbe molto lungo, in poche parole, chiaramente se ci sono delle domande siamo disponibili a rispondere. In ogni caso tutti questi argomenti sono trattati in maniera più approfondita, sia per quanto riguarda la prevenzione che per quanto riguarda l'analisi dal nostro punto di vista, dall'osservatorio del problema, e vi è stata inviata la relativa documentazione che spero sia poi visionata. Comunque se ci sono domande io sono disponibile.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Boschini. Noi abbiamo tutto il materiale che sia lei che la dottoressa Rossin ci avete inviato e che sarà una base importante per la stesura del nostro documento su questi temi. Credo che questo sarà esaustivo per i colleghi, che diversamente potranno inviarci domande anche in sede successiva e inviarle a voi.
  Ci tengo molto a ringraziarvi, a nome di tutti, perché i due argomenti di cui ci avete parlato e di cui vi occupate nella vostra attività quotidiana, sono delle emergenze importanti nel Paese. Crediamo che il compito di questa nostra Commissione sia proprio quello di aiutare chi come voi è sul campo ad accendere i riflettori sempre di più, anche da parte delle Istituzioni.
  Premetto che, nel momento in cui questa indagine conoscitiva – che oggi voi avete aperto – sarà terminata, realizzeremo un evento di presentazione, che occuperà una giornata intera perché vogliamo farlo molto bene, e vorremmo avervi ospiti a quel punto ovviamente in presenza, perché sarà qui a Roma in una sede istituzionale, e sarà l'occasione per rendere anche pubblico quello che è un lavoro che oggi stiamo conducendo in questa sede.
  Vi ringrazio di cuore a nome di tutti e mi congratulo per quello che svolgete.
  Nel dichiarare conclusa l'audizione, vi saluto con l'auspicio di rivederci presto in occasione di questo evento.

  La seduta termina alle 14.25.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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