Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Vai all'elenco delle sedute >>

XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 13 dicembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DEGRADO MATERIALE, MORALE E CULTURALE NELLA CONDIZIONE DEI MINORI, CON FOCUS SULLA DIFFUSIONE DI ALCOOL, NUOVE DROGHE, AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA

Audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di: Stefano Delfini, Dirigente Superiore della Polizia di Stato e Direttore del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno; Rappresentanti di Unicef Italia.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Delfini Stefano , Dirigente Superiore della Polizia di Stato e Direttore del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ... 3 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 6 
Baldassarre Laura , responsabile dell'advocacy istituzionale dell'Unicef Italia ... 7 
Dell'Arciprete Nicola , coordinatore della risposta in Italia dell'Unicef European Central Asian Regional Office ... 9 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 10 
Marchetto Aliprandi Marina (FDI)  ... 11 
Baldassarre Laura , responsabile dell'advocacy istituzionale dell'Unicef Italia ... 11 
Dell'Arciprete Nicola , coordinatore della risposta in Italia dell'Unicef European Central Asian Regional Office ... 11 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di: Stefano Delfini, Dirigente Superiore della Polizia di Stato e Direttore del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno; Rappresentanti di Unicef Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcol, nuove droghe, aggressività e violenza, l'audizione di Stefano Delfini, Direttore del servizio analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, e l'audizione di rappresentanti di Unicef Italia.
  Comunico che il dottor Delfini è accompagnata dalla dottoressa Tiziana Montefusco, Vicequestore della Polizia di Stato. Per l'Unicef Italia sono presenti la dottoressa Laura Baldassarre, responsabile dell'advocacy istituzionale, e il dottor Nicola Dell'Arciprete, coordinatore della risposta in Italia dell'Unicef European Central Asian Regional Office.
  A nome di tutti i Commissari presenti e collegati do il benvenuto ai nostri ospiti, che ringrazio per la disponibilità a intervenire all'odierna seduta.
  Nel dare la parola al dottor Delfini, Direttore del servizio analisi criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, ricordo che a ottobre è stato pubblicato dalla Direzione centrale della polizia criminale un report di grande interesse sulla criminalità minorile in Italia dal 2010 al 2022 che il nostro ospite ci illustrerà.

  STEFANO DELFINI, Dirigente Superiore della Polizia di Stato e Direttore del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno. Grazie, signora Presidente. Un saluto a tutti i componenti della Commissione e a tutti coloro che sono in ascolto e in visione in questo momento. Grazie per questa preziosissima occasione.
  Una piccola presentazione. Noi rappresentiamo un'articolazione interforze del Dipartimento di pubblica sicurezza; nel nostro ufficio lavorano insieme colleghi della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza e della Polizia penitenziaria, proprio per fare l'analisi su tutti i fenomeni criminali, quelli classici, storici, di tipo mafioso, ma anche quelli emergenti. Un focus sul quale stiamo concentrando grande attenzione è proprio il tema dei minori.
  Ovviamente ci occupiamo dei minori in primo luogo quali vittime di reato, perché spesso è molto difficile riuscire a distinguerePag. 4 il confine fra il minore quale vittima di reato e quale autore di reato. Quindi concentriamo la nostra attenzione proprio su questo fenomeno, perché i minori sono delle vittime silenziose, che molto spesso non percepiscono neanche che quella che viene perpetrata nei loro confronti è una condotta criminale. C'è quindi bisogno che le persone che sono accanto a loro percepiscano tutti quei segnali di disagio che possono arrivare per capire che magari c'è una situazione di criticità sulla quale intervenire.
  Peraltro, per la maggior parte di abusi e violenze sui minori si tratta di vittime di sesso femminile e buona parte di queste hanno meno di 14 anni. Noi lavoriamo sulla base dei dati delle Forze di polizia, però per integrare il nostro patrimonio informativo collaboriamo con organizzazioni nazionali e internazionali, penso a Save the Children.
  Ho voluto fare riferimento anche al reato di induzione e costrizione al matrimonio, introdotto dalla legge sul Codice Rosso (legge n. 69 del 2019), che, seppur con numeri ridotti – nell'ultimo periodo di riferimento parliamo di 24 episodi – comunque testimonia una realtà veramente particolare, in modo speciale all'interno di alcune comunità. Pensate che la maggior parte delle vittime sono straniere e un terzo delle vittime sono minori, quindi anche questo è un fenomeno sul quale concentriamo la nostra attenzione.
  Poi ovviamente ci occupiamo del ruolo dei minori nella criminalità organizzata, anche qui o sono vittime o sono autori. Da sempre i minori di 14 anni sono stati utilizzati dalla criminalità organizzata, proprio perché non imputabili, per tutta una serie di lavori, quindi fare le vedette, portare delle dosi di droga o portare delle armi.
  Anche qui c'è il rischio che questi ragazzi vedano nei piccoli boss di riferimento dei modelli di successo ai quali potersi ispirare, perché in possesso di grandi quantità di denaro, belle auto, belle moto, bei vestiti e persone di successo all'interno del loro quartiere. Oltretutto vorrei sottolineare che questo fenomeno con i social network si sta ulteriormente implementando, nel senso che alcuni soggetti in area di criminalità organizzata utilizzano i social network lanciando questo messaggio che suscita fascinazione nei confronti dei minori e quindi anche questo è un tema sul quale prestiamo grande attenzione.
  Dal 2020 c'è stata la pandemia, sappiamo che la pandemia ha provocato dei danni nei confronti di tanti ragazzi, sappiamo che molti di questi hanno commesso atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e sono seguiti da psicologi. Dal nostro osservatorio, che è quello delle quattro Forze di polizia, quindi attività di analisi, abbiamo visto che c'era un cambiamento nelle condotte devianti o criminali da parte dei ragazzi e da parte dei minori.
  Abbiamo visto un aumento di questi comportamenti antisociali e illeciti, che però non sempre costituiscono reato e che molto spesso vengono diffusi sui social network. Abbiamo visto anche la diffusione delle famose challenge, ho citato la counting game, ma ce ne sono numerose altre, che in alcuni casi hanno portato anche al suicidio o alla morte di alcuni ragazzi, quindi è necessario anche un attento monitoraggio su quello che avviene sulla rete. Per esempio, anche la sex tortion, il fatto che i ragazzi adesso utilizzano per comunicare prevalentemente i social network, anche questo quindi comporta dei rischi, per cui è bene che gli adulti di riferimento siano consapevoli di questi rischi e possano aiutare e guidare i ragazzi ad un uso consapevole della rete.
  Un altro fenomeno che abbiamo riscontrato dopo la pandemia è anche come alcuni reati vengano commessi in forma aggregata, quindi da gruppi di ragazzi, anche con matrice multietnica, quindi ragazzi italiani e stranieri. A quel punto abbiamo voluto approfondire questo fenomeno e vedere esattamente qual era la dimensione del fenomeno delle gang giovanili nel nostro Paese.
  Insieme all'Università Cattolica del Sacro Cuore abbiamo effettuato il primo monitoraggio delle gang giovanili nel nostro Paese, grazie al preziosissimo lavoro degli uffici della Polizia di Stato e dell'Arma dei Pag. 5Carabinieri sul territorio, abbiamo effettuato questo monitoraggio attraverso un questionario che abbiamo somministrato, perché era un tema assolutamente ricorrente sui media questo delle baby gang o delle teen gang.
  In estrema sintesi, da questo monitoraggio è emerso che sono composte principalmente da gruppi con meno di dieci individui, di età fra i 15 e i 17 anni, nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi italiani, ci sono però anche alcuni gruppi formati da stranieri. Un'altra cosa che ha permesso questo studio è di verificare che ci sono quattro tipi di gang giovanili, che è possibile trovare in maniera distribuita sul nostro territorio nazionale. Quindi sono gruppi privi di una struttura definita, prevalentemente dedite ad attività violente o devianti, questo in modo particolare in alcune aree del Centro-Nord, gruppi che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali italiane, questo nei luoghi dove storicamente è presente la criminalità organizzata di tipo mafioso; gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali o gang estere, pensiamo a quelle di tipo sudamericano, alcune gang che si rifanno a questi gruppi sudamericani che hanno mutuato nel nostro Paese; gruppi invece con una struttura definita, ma senza riferimenti ad altre organizzazioni dedite ad alcune attività criminali specifiche, come ad esempio le rapine e questi gruppi hanno una struttura definita all'interno della gang.
  Emerge ulteriormente che queste gang giovanili appaiono in aumento nel nostro Paese in un periodo di 5/6 anni, sono appunto composte prevalentemente da ragazzi, quindi maschi, però ci sono anche ragazze che hanno dei ruoli importanti all'interno di questi gruppi o addirittura alcuni gruppi composti solamente da ragazze, che commettono prevalentemente reati violenti e atti di vandalismo e bullismo. Una cosa molto importante è che le loro vittime sono per la maggior parte loro coetanei e questo è un aspetto che vorrei sottolineare, perché abbiamo avuto occasione anche di parlare con alcune di queste vittime.
  Queste vittime subiscono una sorta di doppia vittimizzazione, perché si chiedono: «ma perché quel mio coetaneo se l'è presa proprio con me, che magari ci conoscevamo, frequentavamo lo stesso gruppo, lo stesso muretto, lo stesso ambiente, la stessa piazzetta». Quindi il fatto che le vittime sono prevalentemente dei loro coetanei è un aspetto di interesse. Poi, anche qui, c'è l'utilizzo dei social network per affermare l'identità del gruppo e in alcuni casi anche una sorta di controllo del territorio.
  Per venire al lavoro che da ultimo abbiamo effettuato sulla criminalità minorile nel nostro Paese, per rispondere alla domanda se effettivamente quello della criminalità minorile è una minaccia particolarmente rilevante, abbiamo voluto prendere in esame i dati delle Forze di polizia in un arco temporale abbastanza ampio, dal 2010 al 2022.
  Vediamo che nel complesso c'è un aumento di circa il 15 per cento dal 2010 al 2022 delle segnalazioni relative ai minori, però il numero di segnalazioni che abbiamo raggiunto nel 2022 è abbastanza simile a quello che già era stato toccato nel 2015. Quindi dopo la diminuzione che c'è stata per le note ragioni nel 2020, assistiamo a un aumento sempre attraverso un range che già era stato toccato in precedenza.
  Questi dati che abbiamo estrapolato ci dicono ulteriormente – c'è una distinzione fra le segnalazioni relative a minori italiani e quelle relative a minori stranieri – che nel 2022 per la prima volta il numero di segnalazioni di minori stranieri supera il numero di quelle relative a minori italiani; ed è un trend che anche nei primi sei mesi del 2023, dati operativi, appare confermato.
  In questo aumento del 15 per cento circa che abbiamo registrato dal 2010 al 2022, i reati che in realtà crescono in maniera più rilevante sono tutti quelli connotati dall'elemento della violenza, quindi le rapine, le lesioni dolose, la rissa e le percosse, che crescono con percentuali molto rilevanti sia nel lungo periodo sia nell'ultimo biennio di riferimento. Sono questi i reati che crescono con percentuale più importante,Pag. 6 mentre altri reati come i furti sono in diminuzione, cresce la resistenza a pubblico ufficiale, i reati in materia di stupefacenti rimangono abbastanza stabili nel tempo e crescono, seppur con numeri ridotti, anche le segnalazioni relative ai delitti informatici commessi dai minori, questo ovviamente per un sempre maggior utilizzo della rete da parte dei ragazzi.
  Dopodiché abbiamo voluto effettuare anche un'analisi di tipo qualitativo sulle singole condotte poste in essere da questi ragazzi. Queste condotte hanno evidenziato che, nella maggior parte dei casi, da parte di questi ragazzi vi era un'assoluta mancanza di consapevolezza del proprio agire, in alcuni casi un utilizzo assolutamente irragionevole di violenza. La violenza è sempre irragionevole però c'è un utilizzo della violenza sproporzionato rispetto all'obiettivo che si voleva perseguire, e una mancanza di empatia con la vittima non solo durante la commissione del delitto, ma anche in una fase successiva – come abbiamo visto da alcuni casi di violenza sessuale come quelli di Palermo, di Caivano e di Torino – e difficoltà relazionali e affettive da parte dei minori autori di questi reati. In alcuni contesti anche un frequente utilizzo di droghe, alcol e psicofarmaci, e anche qui c'è il ruolo dei social network – che abbiamo detto essere un ruolo neutrale – però il fatto di veicolare alcuni messaggi violenti o comunque che costituiscono reato sui social, può comportare un rischio di spettacolarizzazione ed emulazione da parte di minori e di ragazzi che non abbiano ancora sviluppato una capacità critica matura che gli consenta di distinguere fra quella che è la vita reale di tutti i giorni e quello che invece è il messaggio che viene veicolato sui social network.
  Qui concludo e, proprio perché stiamo investendo molto sul tema dei minori, lascio a disposizione della Presidente e di tutta la Commissione un ultimo lavoro che abbiamo da poco terminato sui minorenni vittime di abusi e di violenze, che purtroppo, come detto prima, testimonia come la maggior parte delle vittime sia di genere femminile, addirittura per le violenze sessuali nove su dieci sono bambine o ragazze.
  Un altro dato di interesse per le violenze sessuali e le violenze sessuali di gruppo, quando gli autori sono minori o giovani adulti, le vittime sono sempre minori o giovani adulti, quindi anche questo evidenzia una difficoltà nel vivere delle corrette relazioni fra pari.
  Quindi lascio a disposizione della Presidente e della Commissione questo lavoro e siamo a disposizione per qualsiasi esigenza o successivo approfondimento.
  Spero di essere stato nei tempi e ringrazio veramente per questo prestigioso invito che ci onora come Forze di Polizia.

  PRESIDENTE. Dottore, mi unisco al ringraziamento dell'onorevole Marchetto Aliprandi e mi soffermo sull'ultima frase nella sua ultima slide: nessun bambino nasce cattivo.
  Questo è il senso di questa nostra indagine conoscitiva, ovvero il degrado morale culturale e sociale, in cui purtroppo in tante aree d'Italia i bambini nascono crescono e vivono. Davvero, emerge molto bene dall'analisi che lei ha appena presentato, uno dei primi motivi per cui poi ci troviamo in situazioni come queste. Nessun bambino nasce cattivo.
  Mi auguro che i risultati di questa nostra indagine conoscitiva, che verranno presentati anche con un evento al quale sicuramente vi chiederemo di intervenire, possano aiutarci ad accendere i riflettori su questo problema, perché ci sono tante Caivano in Italia. Per una Caivano che assurge agli onori della cronaca, quante sono ancora sommerse? Lo Stato c'è a Caivano, ma quante Caivano oggi non hanno questo intervento? Quindi questo è un po' il nostro ruolo.
  Quindi la ringrazio molto, mi complimento con lei, vi ringrazio per il vostro lavoro e ringrazio anche la dottoressa Montefusco che la accompagna.
  Do la parola alla dottoressa Baldassarre, responsabile dell'advocacy istituzionale dell'Unicef Italia.
  Naturalmente tutto il materiale che il dottor Delfini ha depositato sarà inviato ai Commissari, attraverso la solita nostra mail, così come il materiale dei nostri auditi Pag. 7dell'associazione Unicef. Dottoressa Baldassarre, a lei la parola.

  LAURA BALDASSARRE, responsabile dell'advocacy istituzionale dell'Unicef Italia. Grazie e buon pomeriggio. Grazie, Presidente, a tutti i commissari presenti e collegati. Consideriamo questo incontro un avvio di una collaborazione, quindi fin da ora le diciamo che siamo disponibili ad approfondire. Chiaramente utilizzeremo il nostro tempo a disposizione soltanto per un'illustrazione, ci riserviamo poi di inviare per iscritto ulteriori specifiche.
  Innanzitutto complimenti per aver già programmato – ci ha sorpreso questa vostra scelta e ci ha sorpreso positivamente – cinque indagini conoscitive e questo è un segnale veramente di grande attenzione e di un'attenzione costante che sappiamo essere necessaria per riuscire ad attuare i diritti dei bambini e degli adolescenti, come ricordava, Presidente, senza alcuna discriminazione su tutto il territorio nazionale. Questo è un po' il nostro mandato.
  Ci muoviamo per promuovere l'attuazione in Italia in particolare della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Siamo facilitati dal fatto che questa Convenzione ha un meccanismo di monitoraggio a livello internazionale, quindi riceviamo periodicamente delle osservazioni conclusive dal Comitato ONU, che tracciano il cammino ancora da fare sui diversi aspetti.
  Per l'Italia abbiamo utilizzato, in tutto il dibattito in ambito di organizzazione e società civile, il lavoro della ricerca e non possiamo mai dimenticare l'importanza di lavorare sui dati, come ricordava e come anche chi ci ha preceduto giustamente metteva in evidenza. Questi dati devono aiutarci a indirizzare il decisore politico e a valutare l'impatto delle nostre azioni.
  Utilizziamo come riferimento l'Agenda 2030 in ambito delle Nazioni Unite. Rispetto al mandato di questa Commissione, ricordo in questa sede che abbiamo molto sostenuto la creazione in questa legislatura di questa Commissione e siamo particolarmente lieti che possa essere data continuità, anche rispetto alla legislatura precedente, perché questa è una Commissione prevista per legge e sappiamo che le normative che abbiamo le dobbiamo attuare. Questo è un primo tema che volevo portare alla vostra attenzione, perché c'è una grande attenzione giustamente in ambito parlamentare all'elaborazione di nuove norme, ma dobbiamo dare altrettanta attenzione ed avere tutte le risorse necessarie all'attuazione di quanto già previsto dalla normativa rispetto in particolare al tema dei bambini e dei ragazzi.
  Sappiamo che dobbiamo lavorare sulle politiche e dobbiamo avere un'attuazione non soltanto nel momento di stesura dei piani. Ho portato con me i vari piani a diverso titolo e poi il collega parlerà in particolare di un piano al quale abbiamo collaborato in modo specifico. Ci sono vari piani che si occupano di infanzia e di adolescenza e di tutti questi piani dovremo curare con grande attenzione l'attuazione, così come il monitoraggio e la valutazione.
  Poi dobbiamo lavorare sulle prassi. Sappiamo quanto sia importante lavorare con gli operatori e le operatrici sui territori, ma dobbiamo cambiare delle prassi affinché siano conformi anch'esse alla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia. Ma poi il lavoro che svolgiamo anche insieme a tanti altri è il lavoro a livello culturale, quindi una cultura dei diritti umani che possa permeare anche il dibattito pubblico.
  In occasione di questa legislatura abbiamo fatto una analisi per cercare di capire su quali temi fosse necessario concentrarci per attuare pienamente la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia. Abbiamo scelto alcuni ambiti in particolare, e stiamo operando su quattro priorità. Una è quella del cambiamento climatico, l'altra è quella dell'educazione di qualità, della salute mentale – non ho il tempo in questa sede, ma anche rispetto a quanto diceva il relatore precedente, quanto anche l'emergenza del Covid abbia avuto un impatto sulla vita dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, anche in termini di salute mentale e benessere psicosociale – e poi il tema della non discriminazione.
  Come diceva bene in apertura, Presidente, dobbiamo fare in modo che la nostra azione collettiva arrivi a ogni singolo Pag. 8bambino, a ogni singola bambina senza alcuna discriminazione. Dobbiamo fare in modo che vengano aumentate le opportunità di scelta e dobbiamo fare in modo che nascere in una determinata famiglia, un determinato quartiere piuttosto che in un determinato comune o una determinata zona non sia lesivo del diritto dei bambini e dei ragazzi di veder realizzati i loro diritti.
  Per questo sul tema della non discriminazione, in particolare lavoriamo sul tema della disabilità dei bambini e degli adolescenti, che è un tema trasversale molto poco affrontato, almeno come tema trasversale. Dovremmo sempre, ogni volta che abbiamo nuove norme e nuove politiche, avere un'attenzione precipua ai bambini e adolescenti con disabilità.
  Sul tema della povertà minorile, gli ultimi dati, come sapete anche fonte Istat – utilizziamo dati di fonte pubblica per analizzare anche l'impatto delle politiche – ci mostrano l'urgenza di lavorare su questo. In questa indagine chiaramente entrerete nel dettaglio dei diversi aspetti, ma è una povertà multidimensionale che blocca l'accesso ai diritti di tanti e di tante.
  Lavoriamo anche, in particolare, sul tema dei minorenni stranieri non accompagnati, ma su questo non aggiungo altro.
  Dico soltanto, Presidente, che in questo nostro primo incontro sarebbe importante che la vostra Commissione potesse garantire, da una parte voi l'avete inserito, proprio nel programma dell'indagine avete parlato dell'attenzione a verificare l'andamento e la qualità della spesa del Fondo nazionale infanzia e adolescenza, un'attenzione specifica alle risorse destinate all'infanzia e all'adolescenza: non c'è un quadro preciso, non sappiamo quanto e dove vengano utilizzate a livello nazionale, regionale e locale. C'è stata l'Autorità Garante dell'infanzia che negli anni ha cercato di fare una fotografia, però questo potrebbe essere molto interessante per l'efficacia.
  Il secondo tema sicuramente è quello dei dati. Proprio oggi veniamo dalla riunione dell'Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza presieduta dalla signora Ministro Roccella, lì c'è un gruppo di lavoro espressamente dedicato ai dati e sappiamo quanto sia importante ottenere questo e penso che l'ottima collaborazione che avete possa essere anche utilizzata in questo ambito.
  Ma la nostra attenzione viene portata anche al fatto di utilizzare in modo strategico le ricerche. Qui non mi soffermo, ma abbiamo alcune recentissime ricerche del centro di ricerca internazionale dell'Unicef di Firenze, che tra l'altro da tanti anni lavora anche sulla situazione della povertà nei paesi ricchi. Proprio la settimana scorsa è stata pubblicata una nuova Report Card, così come la settimana prima abbiamo presentato una ricerca «Crescere nelle aree interne. Le esperienze di vita di bambini e bambine adolescenti nel contesto del Cilento interno», perché sappiamo che nelle aree interne abbiamo problematiche diverse da quelle, ad esempio, delle metropoli, quindi dobbiamo avere questa attenzione. Queste sono tutte risorse a vostra disposizione e daremo tutti gli approfondimenti.
  La Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza si basa su quattro principi generali, uno di questi è l'ascolto e la partecipazione dei bambini e dei ragazzi. Andiamo per il Mondo dicendo che questa Convenzione ha fatto passare bambini e ragazzi da oggetto a soggetto di diritto, per fare questo li dobbiamo ascoltare. L'ascolto dei bambini e dei ragazzi è la modalità che può fare la differenza per la piena attuazione dei loro diritti, quindi ci permettiamo di proporle e proporvi anche di caratterizzare questa vostra legislatura con delle iniziative espressamente dedicate all'ascolto, anche in Commissione, dei bambini e dei ragazzi, e siamo chiaramente a disposizione per facilitarlo. Così come si potrebbero redigere delle linee guida su come ascoltare i bambini e i ragazzi in Parlamento e questa sarebbe veramente una buona prassi, che potremmo utilizzare anche a livello internazionale, e daremo un segnale al Paese in qualche modo, perché se lo fa il Pag. 9Parlamento devono farlo tutti gli altri e sarebbe un bel messaggio.
  Abbiamo avuto l'esperienza – era presente la Presidente Brambilla – che quest'anno il 20 novembre è stato caratterizzato da un momento di ascolto molto puntuale. È stato organizzato dal Ministero della famiglia, la natalità e le pari opportunità insieme a questa Commissione, e i ragazzi e le ragazze hanno potuto avere un dialogo molto schietto con i vertici del Parlamento e del Governo che lavorano per loro e che speriamo nel futuro possano lavorare anche con loro.
  Noi ci mettiamo a disposizione per facilitare anche questo ascolto diretto che pensiamo possa fare la differenza. Lascio la parola a Nicola Dell'Arciprete e grazie per l'attenzione.

  NICOLA DELL'ARCIPRETE, coordinatore della risposta in Italia dell'Unicef European Central Asian Regional Office. Un ringraziamento, Presidente, per permetterci come Unicef di avere questo primo momento, come diceva la collega, di interlocuzione, che speriamo sia il primo di una serie, perché ci sono molti temi di cui occuparsi quando ci si occupa di infanzia e di adolescenza, in Italia come in tutti i Paesi.
  Come Unicef siamo presenti anche con una struttura operativa di supporto alle autorità italiane a partire dal 2016, specificamente sulla gestione della crisi dei migranti e dei rifugiati e su questo lavoriamo tra l'altro a strettissimo contatto con i colleghi del Ministero dell'interno che ci hanno appena preceduto. Questo programma ha l'obiettivo di favorire la protezione, ma anche l'integrazione e l'inclusione sociale di minorenni migranti e rifugiati, in particolare dei minori stranieri non accompagnati.
  Ho iniziato questo incarico a giugno, in questi sei mesi ho avuto l'opportunità di lavorare con le nostre squadre in frontiera, a Lampedusa, per esempio, ma anche a Trieste, a Ventimiglia; ho avuto l'opportunità di incontrare prefetti, amministratori locali, operatori, mediatori culturali, tutori legali. Questa esperienza diretta mi ha confermato della complessità di questo fenomeno, che ovviamente richiede una strategia di lungo periodo piuttosto che un approccio emergenziale.
  In questa strategia di lungo periodo ovviamente siamo presenti con questi interventi diretti in frontiera, che ci permettono di identificare i minori e di fare il referral verso le strutture di supporto necessarie per i casi più vulnerabili. Ma poi nel lungo periodo siamo presenti in quella che viene considerata la seconda accoglienza, anche promuovendo dei percorsi di autonomia per permettere a questi minori di acquisire delle competenze che permetteranno poi loro di poter essere meglio inclusi nella società.
  Questa attività di contatto diretto con questa realtà così complessa ci ha confermato ancora di più il bisogno dell'ascolto di cui parlava la collega prima di me. Abbiamo, ad esempio, creato una struttura che raccoglie un certo numero di ragazze e ragazzi, che si chiama lo Youth Advisory Board, che sta lavorando con le autorità e attraverso la quale siamo in grado di consultare in maniera molto strutturata e molto informata i giovani, ascoltare le loro opinioni e fare in modo che queste poi siano prese in conto su tutte le decisioni che li riguardano, anche da parte di ministeri come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Dipartimento della famiglia e altre entità.
  Nello sviluppo delle attività di questa Commissione bicamerale anche questo è uno strumento a vostra disposizione e ve lo volevo confermare qui.
  Molto brevemente, abbiamo parlato di rischi e vulnerabilità, ma la vulnerabilità e il rischio di esclusione sociale non si esaurisce solo al contesto della migrazione. Sappiamo che c'è un numero crescente di bambini e famiglie che vivono in condizioni di povertà e credo che questo scenario richieda l'immediata attenzione e l'azione di tutti.
  Abbiamo lanciato, come spiegato prima, un rapporto molto recentemente e questi ultimi dati ci dicono che c'è ancora molto da fare. L'Italia purtroppo si colloca tra gli ultimi Paesi nell'Unione europea in Pag. 10termini di povertà minorile, insieme a Spagna, Romania e Bulgaria.
  Ovviamente si tratta di dati che sono influenzati anche da eventi recenti, come la pandemia da Covid, la guerra in Ucraina, l'aumento dei prezzi, che hanno creato una situazione in cui moltissime famiglie hanno perso una parte consistente del proprio reddito e hanno affrontato problemi di salute mentale crescenti, nell'ambito dei quali abbiamo anche osservato un tasso di abbandono scolastico senza precedenti. Però credo che questo fenomeno non possa essere spiegato solo con questi eventi molto recenti, credo che nel corso degli anni si sia spesso dimenticato di investire nell'inclusione sociale soprattutto dei minori e credo che noi possiamo avere l'opportunità di un cambio di rotta su questo tema.
  In questo contesto l'Italia può giocare un ruolo molto importante. Esiste una Garanzia europea per l'infanzia, che è una pietra miliare che noi possiamo utilizzare e che è il primo strumento politico mirato a contrastare l'esclusione infantile sostenuto dal 5 per cento del Fondo Sociale Europeo, che ha l'obiettivo di far uscire almeno 5 milioni di bambini dal rischio di povertà.
  Come Unicef, abbiamo supportato tutta la fase preparatoria di questa iniziativa europea e abbiamo assistito diversi governi, tra cui anche quello italiano, attraverso una serie di progetti-pilota e analisi che hanno permesso di attuare quali sono i modelli di intervento che funzionano e che possono sbloccare alcune situazioni che sappiamo protrarsi da moltissimo tempo per alcune vulnerabilità molto specifiche dei minori.
  L'Italia su questo è stata un Paese leader ed è stato il primo Paese a depositare a livello europeo il proprio Piano nazionale sulla Garanzia infanzia, ma questo Piano deve essere attuato. A livello di attuazione sappiamo che un ruolo fondamentale deve essere giocato dalle amministrazioni locali, perché sono le amministrazioni che sono in prima linea nell'erogazione dei servizi sociali per chi ne ha bisogno. Ma serve una volontà politica di trasformare questi impegni che abbiamo preso in attività concrete a livello locale.
  Ascoltandovi parlare anche di Caivano e del fatto che esistono diverse realtà italiane in cui l'esclusione sociale non è ancora contrastata, credo che abbiamo anche nella Garanzia Infanzia una serie di strumenti che ci permetterebbero di raggiungere molti minori in situazione di vulnerabilità che purtroppo non sono mai stati raggiunti prima d'ora.
  Quindi vorrei concludere dicendovi che restiamo ovviamente a vostra disposizione e che questo investimento nell'infanzia deve essere considerato qualcosa di diverso da una semplice spesa. Credo che tutti noi, quando investiamo nel futuro, non la consideriamo mai una spesa e questo ancor di più deve valere per la cosa pubblica e per le politiche generali di un Paese come l'Italia.
  Per cui restiamo a vostra disposizione, per noi questa Commissione bicamerale è un interlocutore strategico con il quale far avanzare iniziative come la Garanzia Infanzia, ma anche altri ambiti operativi che ci permettano di rendere quell'ambizione della Convenzione una realtà e non solo una visione.

  PRESIDENTE. Grazie infinite, dottor Dell'Arciprete. Non posso che raccogliere intanto la vostra sollecitazione, un ascolto diretto dei minori è sicuramente una strada da cominciare a sdoganare e forse questa Commissione potrebbe essere il luogo dove attuare questo per la prima volta in concreto. Perché poi alla fine noi che legiferiamo per loro abbiamo sicuramente il dovere...
  Scusate, sono anche lontana dal microfono senza voce, mi perdonino i colleghi a casa.
  Dicevo che questa Commissione può essere senz'altro un luogo dove sdoganare questo ascolto diretto dei minori che troppo spesso passa in secondo piano, non viene a volte, ahimè, nemmeno considerato l'inizio di un percorso.
  Il tempo a nostra disposizione oggi è terminato, ma, come dicevamo, questo è solo il primo appuntamento di un percorsoPag. 11 che intendiamo compiere anche con la vostra vicinanza. Abbiamo deliberato cinque indagini conoscitive, vi assicuro che ne abbiamo già altre cinque pronte da deliberare e infatti ci riuniamo ogni settimana. Però sarà un lavoro intenso e cerchiamo di dare il nostro contributo.
  L'onorevole Marchetto Aliprandi voleva fare una domanda.

  MARINA MARCHETTO ALIPRANDI. Intanto un vivissimo ringraziamento per l'umanità con la quale avete parlato. Sono contenta che da decenni supporto l'Unicef. Veramente, guardi, mi ha commosso.
  Sono anche amministratore locale e allora penso concretamente, perché sono veneta, si sente, guardo alla concretezza e di raggiungere il risultato.
  Come potremmo operare con le assistenti sociali, com'è che siete sviluppati sul territorio? Io abito a Treviso, vado a fare il versamento, ma in effetti le ramificazioni dell'Unicef non le conosciamo.
  È attraverso gli assistenti sociali che le amministrazioni comunali possono intervenire?
  In più la Presidente mi ha dato anche un compito da fare, sono responsabile per il Veneto del Dipartimento equità sociale e disabilità, quindi sono particolarmente attenta a questa necessità. Infatti la Presidente Michela Brambilla mi ha detto di redigere un disegno di legge proprio su questo e avremmo bisogno veramente di confrontarci. Se potete rispondermi.

  LAURA BALDASSARRE, responsabile dell'advocacy istituzionale dell'Unicef Italia. Grazie per il sostegno, ci aiuta.
  In Italia, come diceva il collega, abbiamo una dimensione che è quella del Comitato nazionale per l'Unicef, che lei sostiene. Siamo una struttura sostanzialmente basata a livello territoriale sui volontari, quindi sono presenti volontari in tutti i territori e anche nella sua provincia. Con i volontari noi facciamo un'attività di promozione dei diritti, che chiamiamo advocacy e di raccolta fondi.
  Nella promozione dei diritti ci sono dei programmi territoriali espressamente dedicati, ad esempio, «La Scuola amica», per tutto il mondo scolastico; c'è tutto il sostegno alla promozione dell'allattamento e tra l'altro in Veneto c'è una grande tradizione di promozione dell'allattamento al seno, è stata una delle regioni che più ha lavorato e sta lavorando su questo tema perché sappiamo quanto sia importante per la mamma e per il bambino.
  Abbiamo poi il programma delle città e dei comuni amici dei bambini e delle bambine, quindi c'è un lavoro che si fa con le istituzioni preposte, cioè si affiancano le istituzioni in questa attività di advocacy territoriale, di promozione dei diritti a livello territoriale.
  Parlavo prima dell'importanza di lavorare a livello culturale, ad esempio abbiamo dei nuovi programmi anche con i musei e con le biblioteche, quindi si fa questo lavoro di promozione.
  Con gli ordini professionali, così come con altre istituzioni, lavoriamo anche insieme attraverso dei protocolli di intesa, che sono dei protocolli a titolo gratuito, perché questo è un tema anche importante, rafforzare le sinergie tra le istituzioni preposte e il lavoro per l'infanzia e l'adolescenza, quindi lavoriamo dagli assistenti sociali, ai pedagogisti, agli psicologi, quindi c'è un lavoro in rete.
  Noi lavoriamo molto in rete perché pensiamo che rafforzare le alleanze a livello territoriale, come nazionale e come internazionale, sia il modo più efficace di lavorare per i bambini e per i ragazzi.

  NICOLA DELL'ARCIPRETE, coordinatore della risposta in Italia dell'Unicef European Central Asian Regional Office. Volevo dire soltanto una cosa, Presidente, se mi permette, ed è un ringraziamento per contribuire alla nostra causa. Queste risorse, che riceviamo da individui come lei e come tanti altri, sono fondamentali per portare avanti la nostra missione, non solo in Italia, ma soprattutto anche rispetto alle varie sfide che affrontiamo a livello globale.
  Il lavoro con i servizi sociali dei comuni è fondamentale, noi lavoriamo su questo per cercare di potenziarli. Noi non vogliamo in nessun modo sostituirci ai Pag. 12sistemi esistenti, riteniamo che questi debbano essere potenziati, sostenuti, capacitati a svolgere la missione che è loro preposta.
  Come parlamentare e rappresentante dei cittadini magari conteremo anche su di lei come un alleato nell'ambito delle attività parlamentari e speriamo di poter continuare questo dialogo anche in futuro.

  PRESIDENTE. Grazie infinite a tutti i nostri relatori Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.