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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Mercoledì 14 febbraio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DEGRADO MATERIALE, MORALE E CULTURALE NELLA CONDIZIONE DEI MINORI, CON FOCUS SULLA DIFFUSIONE DI ALCOOL, NUOVE DROGHE, AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di: Francesca Sorcinelli, socia fondatrice, presidente e direttore scientifico dell'Associazione LINK-ITALIA (APS); Maura Rossi, neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Sorcinelli Francesca , socia fondatrice, presidente e direttore scientifico dell'Associazione LINK-ITALIA (APS) ... 4 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Rossi Maura , neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Rossi Maura , neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 
Malpezzi Simona Flavia  ... 12 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 13 
Sorcinelli Francesca , socia fondatrice, presidente e direttore scientifico dell'Associazione LINK-ITALIA (APS) ... 13 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 14 

Allegato 1: Relazione della dottoressa Francesca Sorcinelli ... 15 

Allegato 2: Relazione della dottoressa Maura Rossi ... 20

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 15.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di: Francesca Sorcinelli, socia fondatrice, presidente e direttore scientifico dell'Associazione LINK-ITALIA (APS); Maura Rossi, neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di Francesca Sorcinelli, socia fondatrice, presidente e direttrice scientifica dell'Associazione LINK-ITALIA (APS), e di Maura Rossi, neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano.
  A nome di tutti i commissari do, quindi, il benvenuto alle nostre ospiti, collegate in videoconferenza, che ringrazio per la disponibilità ad intervenire all'odierna seduta e chiedo con loro di poter approfondire rispetto a focus di cui questa indagine conoscitiva tratta quello relativo all'aggressività e alla violenza, aggressività e violenza che si manifestano nei confronti prevalentemente di soggetti più deboli.
  Parliamo intanto di relazioni anche tra i giovani. Questa mattina leggevo – li avrete visti anche voi – i dati di questa ricerca secondo cui tra gli adolescenti episodi di violenza all'interno di una coppia sono considerati quasi normali, lo schiaffo è un qualcosa che si può tollerare e c'è una visione particolare di quello che può essere il rapporto tra di loro. Poi, abbiamo gli episodi di violenza nei confronti di minori meno fortunati, quindi gli atti di bullismo che si manifestano in ogni modo nei confronti dei minori più deboli. Non parliamo, poi, di quando questi minori sono minori disabili. Infine, un'altra forma di violenza che si realizza sui soggetti più deboli ad opera dei giovani è quella della violenza nei confronti degli animali, che abbiamo visto essere ora, purtroppo, balzata agli onori delle cronache in maniera importante. Ma la violenza è sempre violenza, gli indifesi sono sempre indifesi. Le ricerche internazionali ci dicono che non c'è una divisione, anzi quando parliamo di animali è stato dimostrato che persone che da adulti hanno commesso atti di violenza nei confronti di donne, di bambini, eccetera, in passato avevano avuto anche dei precedenti di violenza nei confronti degli animali.
  Vogliamo cercare di capire, con il vostro aiuto, il perché di questi episodi di violenza e soprattutto come – del resto il nostro compito è quello di aprire degli alert, di Pag. 4accendere delle lampadine – si potrebbe aiutare a intervenire su questo fronte.
  Do la parola agli auditi per la relazione.

  FRANCESCA SORCINELLI, socia fondatrice, presidente e direttore scientifico dell'Associazione LINK-ITALIA (APS). Buon pomeriggio. Ringrazio sentitamente l'Ufficio di Presidenza, promotore dell'indagine in oggetto, e i rappresentanti della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza di darmi l'opportunità di porre all'attenzione quanto costituisca oggi uno stato di necessità impellente: dotarsi di strumenti che rappresentino una risposta ambientale altamente competente in termini di prevenzione, trattamento e contrasto alle condotte in danno ad animali agite da minorenni e ai contesti di esposizione di minori alla crudeltà su animali, ponendo l'attenzione sulla necessità di contemplare per eccellenza tali ambiti nella tipizzazione delle ipotesi che possono comportare l'adozione di misure educative e/o psicologiche e/o psichiatriche di trattamento del minore che ne è protagonista.
  In quanto educatrice professionale e per il lavoro che mi contraddistingue sulla prevenzione, trattamento e contrasto al fenomeno «Link» in Italia, intendendo con tale espressione la stretta correlazione esistente fra maltrattamento e/o uccisione di animali, violenza interpersonale e ogni altra condotta deviante antisociale e/o criminale, le argomentazioni che porterò all'attenzione evidenzieranno la situazione paradossale in cui si trova il nostro Paese sull'argomento in oggetto.
  Le implicazioni psicosociali della crudeltà su animali agite da minorenni sono attestate a livello internazionale da una letteratura scientifica sconfinata nelle discipline di riferimento, quali psicologia, psichiatria, criminologia, vittimologia, scienze investigative, giurisprudenza e veterinaria, e, a livello nazionale, dalla prima letteratura scientifica italiana in antropologia della devianza, in particolare nel report 2016 relativo ad uno studio retrospettivo condotto dall'Associazione LINK-ITALIA e il Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, su un campione di 682 detenuti e su un campione più allargato di 1.087 di quelli che abbiamo definito «casi limite». Letteratura scientifica che definisce, quindi, come debba essere interpretato il maltrattamento e/o uccisione di animali quale atto da condannare di per sé, specifico indicatore di pericolosità sociale, quindi il fenomeno predittivo di contemporanee o successive altre condotte devianti antisociali o criminali, sintomo di una situazione esistenziale patogena, soprattutto se condotte da minorenni, una situazione caratterizzata da abusi fisici, psicologici, sessuali, incuria, discuria o ipercura. Per cui, il minore che maltratta e uccide animali non è il minore che maltratta e uccide animali, quella condotta deve essere considerata come lo specchio, come l'espressione di una potenziale situazione di abuso che lo stesso minore sta subendo o in famiglia o nei contesti ambientali che frequenta, e con «potenziale» intendo in termini statisticamente rilevanti, e come ancora deve essere interpretato il trattamento e l'uccisione di animali quale parte integrante di altri crimini, come stalking, bullismo, violenza domestica, crimini settari, stupri, omicidi, eccetera.
  Il focus sul maltrattamento di animali quale grave forma di pregiudizio per i minorenni porta a concentrare l'attenzione su alcuni tratti caratteristici delle condotte in danno ad animali, evidenziando come queste ultime fisiologicamente, ossia per propria natura intrinseca, tendono a variare nel tempo. L'esito di tale variazione dipenderà dalla combinazione della condotta con la risposta ambientale. Se la risposta ambientale – agenzie educative e formative, istituzioni in primis – non sarà competente e se non sarà in grado di interpretare nel giusto modo il maltrattamento e l'uccisione di animali, banalizzando, ridicolizzando, negando, rimuovendo, sottovalutando, giustificando o normalizzando, la condotta subirà un rinforzo, andando in escalation, ovvero replicando e/o aggravando il maltrattamento su altri animali o sulle persone. D'altra parte, se la risposta ambientale sarà competente, l'impulso violento verso l'animale potrà essere contenuto nell'immediato e, attraverso un Pag. 5trattamento personalizzato di ordine psicologico, educativo o psichiatrico, la condotta potrà estinguersi o per coloro che non risponderanno al trattamento potrà essere attenzionata e contenuta per tutto il tempo necessario.
  Il punto focale non è l'atto in sé, ma è la combinazione di quell'atto che è la risposta ambientale. Non esiste la neutralità. La risposta ambientale o costituisce un fattore protettivo o costituisce un fattore di rischio, convivendo e diventando concausa dell'escalation o dell'omissione rispetto a potenziali forme di abuso di cui il minore possa essere oggetto.
  Altro punto molto importante da comprendere è che il maltrattamento e l'uccisione di animali sono condotte che non si estinguono spontaneamente, in particolare se agito da minorenni non si estinguono spontaneamente con la maturità. Non bisogna confondere l'escalation di una condotta con l'estinzione della condotta.
  Vandalismo, piromania, aggressione psicologica e fisica alle persone, furti caratterizzati dalla presenza di una vittima come borseggio, estorsione e rapina a mano armata, violenza sessuale, assalto, con particolare riguardo al fenomeno degli spree killer, omicidio, con particolare riguardo al fenomeno dei serial killer, sono condotte definite essere scientificamente e in termini statisticamente rilevanti l'escalation di una prima condotta quale è il maltrattamento o l'uccisione di animali. Ciò significa che l'omicida, lo stupratore, lo stalker, il bullo, eccetera, che per un periodo più o meno lungo si dedica a condotte violente sulle persone in quanto escalation di condotte violente su animali non ha estinto queste ultime, ma le ha solamente raffreddate, pronto a riprenderle in qualunque momento tornino ai suoi occhi interessanti o utili, alimentando esponenzialmente il ciclo della violenza.
  La letteratura scientifica evidenzia, inoltre, come, al momento, non sia dato sapere quando la tendenza a passare da una vittima animale ad una umana sia una escalation dove si parte da un piccolo abuso su un animale, aumentando via via il numero di animali ed efferatezza del reato, per arrivare solo in seguito all'abuso su animali, o quando sia un salto di livello in cui si passi direttamente da un esiguo abuso su un singolo animale a un grave abuso su una persona o altro atto criminale. In altre parole, episodi singoli di maltrattamento e uccisione di animali, anche molto piccoli, come lucertole, pulcini, insetti, possono portare successivamente a gravi abusi su vittime umane.
  D'altra parte, da quanto emerge ulteriormente dall'analisi del Report 2016, si maltratta tutto ciò che è abbastanza piccolo da garantire un successo all'azione sadica, ma abbastanza grande da soddisfare l'impulso sadico. Per cui, citando l'FBI, il maltrattamento di animali ha delle forti connotazioni psicologiche: la violenza spesso è un modo per superare un forte senso di inferiorità. Per quanto riguarda i bambini, ad esempio, è importante riflettere anche sul ruolo di rivalsa che la violenza sugli animali rappresenta.
  Quindi, per il principio di prudenza, citando il sociologo Arnold Arluke, si evidenza che le persone che commettono un singolo atto di violenza su animali sono più portate a commettere altri reati rispetto a coloro che non hanno abusato di animali. Come segnale di un potenziale comportamento antisociale, atti isolati di crudeltà nei confronti degli animali non devono essere ignorati da giudici, psichiatri, assistenti sociali, veterinari, poliziotti e tutti coloro che incappano in abusi su animali durante il proprio lavoro.
  In termini fenomenologici, oltre che statistici, negli Stati Uniti la cartina tornasole estrema del maltrattamento e uccisione di animali quali specifico indicatore di pericolosità sociale è costituita dal fenomeno degli spree killer e dei serial killer, che hanno tutti un passato di crudeltà su animali nell'infanzia e nell'adolescenza. In Italia la cartina tornasole estrema del «Link» è costituita da un fenomeno ben più imponente, se non per gravità, sicuramente per dimensioni, ossia il fenomeno denominato nei Rapporti Zoomafia della LAV «zoocriminalità minorile», ovvero il reclutamento e l'addestramento dei minori che dovranno diventare i bulli, i rapitori, gli Pag. 6stupratori, i rapinatori, gli assassini del domani tramite un serrato tirocinio di crudeltà nei confronti degli animali.
  La malavita organizzata, infatti, che non ha bisogno di convegni, conferenze, congressi per comprendere l'ovvio, ma si basa sulla fenomenologia, ossia sui fatti come appaiono all'esperienza, ha ben compreso il «Link», utilizzandola da sempre con precisione scientifica per raggiungere i propri scopi in quella che viene definita «pedagogia nera». Si fa, quindi, affezionare il ragazzino ad un animale e nel momento del massimo affetto lo si costringe a uccidere l'animale o ad assistere all'uccisione dell'animale. Come, non a caso, si coinvolgono i minorenni in tutte le fasi del combattimento fra cani. Avendo compreso il «Link» e utilizzandolo con precisione scientifica, la malavita organizzata, culturalmente parlando, è un passo avanti alla società civile, professionale e istituzionale, che il «Link» non lo ho ancora compreso e tanto meno è in grado di tradurlo in pratiche operative a contrasto del fenomeno.
  Affermare la pericolosità sociale delle condotte in danno ad animali non significa prospettare l'intuizione illuminata di una particolare scuola di pensiero, poiché essa ha già ottenuto non solo i massimi riconoscimenti scientifici, ma anche i massimi riconoscimenti istituzionali, dall'FBI, da Scotland Yard, dall'Associazione psichiatrica americana, che nel 1987 ha inserito nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) il maltrattamento fisico di animali tra i criteri del disturbo della condotta, e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 1996 ha inserito il maltrattamento fisico di animali tra i criteri del disturbo della condotta nella Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati (ICD-10).
  Il disturbo della condotta che viene estirpato in età minorile costituisce l'anticamera di una tendenza alla criminalità in età adulta e il presupposto per la diagnosi di disturbo antisociale di personalità.
  In ultimo, cronologicamente, non certo per importanza, il riconoscimento avvenuto il 18 settembre 2023 da parte delle Nazioni Unite grazie alla ratifica del Commento generale n. 26, in cui vengono fornite indicazioni autorevoli che richiedono alle Nazioni di cambiare prassi, politiche e leggi per conformarsi alla Convenzione dell'ONU sui diritti del fanciullo, legalmente vincolante. Il Commento generale n. 26 impone ai 193 Paesi che ne fanno parte, fra cui l'Italia, di prevenire le implicazioni psicosociali dell'esposizione di minori alla violenza su animali, per cui, cito testualmente, «i bambini devono essere protetti da ogni forma di violenza fisica e psicologica e dall'esposizione alla violenza come la violenza domestica e la violenza inflitta ad animali».
  L'esposizione di minori alla violenza su animali, comprendendo anche le violenze a scopo ludico, costituisce, quindi, una specifica forma di violenza psicologica sul minore, ossia un attacco premeditato da parte di un adulto allo sviluppo dell'io e della competenza sociale di un bambino, quindi un modello di comportamento psicologicamente distruttivo.
  La situazione paradossale che caratterizza l'Italia sul fenomeno «Link», che dà la misura del tipo di risposta ambientale, culturale, professionale e istituzionale offerta oggi dal nostro Paese, oltre all'intollerabile divario tra la malavita organizzata e la società civile, consiste nel non conoscere o nel disattendere gravemente i riconoscimenti scientifici e i richiami dell'OMS e dell'ONU relativamente alle implicazioni psicosociali delle condotte in danno ad animali agite da minorenni e relativamente all'esposizione di minori alla violenza su animali, costituendo una grave predisposizione vittimogena per i bambini e gli adolescenti coinvolti.
  Del resto, nella considerazione di una catena causale innescata da caratteristiche individuali, vanno considerate almeno altri due aspetti critici della determinazione di una condotta antisociale e criminale. Il primo aspetto è la possibilità di mettere in atto quella condotta, il secondo aspetto è la percezione dell'individuo dei rischi e dei vantaggi dell'azione anti sociale o illegale.Pag. 7
  A tal proposito, evidenzio che nel 2021 Euromonitor ha stimato la presenza di circa 65 milioni di animali nelle famiglie degli italiani. Per cui, fra animali familiari, colonie e animali liberi sul territorio – lucertole, uccellini, insetti, eccetera – la possibilità materiale di agire in maltrattamento e uccisione di animali è pressoché totale e la percezione dei rischi e dei vantaggi è direttamente proporzionale alla distorsione nelle interpretazioni e alla non conoscenza e/o alla sottovalutazione del profilo dello zoosadico, i cui registri comportamentali, soprattutto nel caso di minorenni, vengono equivocati con i registri comportamentali di una ragazzata, di una fase normale della crescita e del «ci sono cose più importanti di cui occuparsi».
  Ciò risulta molto evidente nel contrasto tra, da una parte, i continui e gravissimi fatti di cronaca, oltre ai dati scientifici, e, dall'altra, ad esempio, dall'analisi statistica elaborata dal Dipartimento per la giustizia minorile di comunità del Ministero della giustizia con dati riferiti all'anno 2022, in cui la tabella 10 riporta il numero dei minorenni entrati nei centri di prima accoglienza nei primi mesi del 2022 per tipologia di reato. Rispetto al numero totale dei delitti, 420, la tipologia che ha minore frequenza è proprio quella relativa a danni a cose, animali, terreni. Praticamente solo tre casi su un totale di 420 sono riconducibili a tale tipologia di reato, quindi lo 0,7 per cento, un dato che va a contrastare pesantemente anche solo con la quotidiana cronaca di maltrattamenti e uccisioni di animali da parte di minorenni, che sta caratterizzando l'Italia in questi ultimi anni.
  In questa cornice iniziative come l'indagine conoscitiva in oggetto da parte della Commissione per l'infanzia e l'adolescenza, l'innovativa proposta di legge dell'onorevole Dori n. 468, totalmente dedicata alla prevenzione dei processi di correlazione fra gli abusi sugli animali e la violenza contro le persone, che potrà integrare l'importantissima proposta di legge dell'onorevole Brambilla in materia di reati contro gli animali, e l'aver inserito il maltrattamento di animali tra le forme di pregiudizio per i minorenni nella proposta di legge sul bullismo e cyberbullismo n. 910, recentemente approvata alla Camera, costituiscono reali avanguardie storiche volte a superare la retrograda e socialmente pericolosa mentalità del «tanto sono solo animali».
  Concludendo, nel 2014 nel rapporto sullo stato globale della prevenzione della violenza dell'OMS e delle Nazioni Unite emerge come le condotte antisociali causino 1,3 milioni di decessi ogni anno e un numero ancora superiore di feriti. Per cui, prevenire, trattare e contrastare la violenza interpersonale nelle proprie declinazioni costituisce letteralmente una questione di vita o di morte.
  In questa cornice, il contrasto e il trattamento delle condotte in danno ad animali fin dalla più tenera età è ciò che può fare la differenza fra la vita e la morte umana. Trattare la violenza interpersonale nelle proprie correlazioni è ciò che può fare la differenza tra la vita e la morte animale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Sorcinelli, per il suo intervento e per la relazione di livello che ha fornito a questa Commissione che provvederemo ad inviare a tutti i commissari. Do la parola alla dottoressa Rossi.

  MAURA ROSSI, neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano. Buonasera. Ringrazio la Presidente e la Commissione per questa opportunità.
  Aggressività, violenza, uso di alcol e sostanze appaiono in costante aumento nella popolazione, con crescente ed elevato impatto sociale.

  PRESIDENTE. Dottoressa, mi perdoni. Le chiedo di stare più vicina al microfono, perché la sua voce ci giunge molto lontana. Grazie.

  MAURA ROSSI, neuropsichiatra infantile presso l'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano. Dicevo che sono fenomeni che appaiono in costante aumento nella popolazione, con crescente ed elevato impatto sociale, ma anche sanitario e assistenziale Pag. 8nell'immediato e nel lungo termine. Come neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, la mia relazione si focalizzerà sulla lettura di questi fenomeni in una prospettiva evolutiva, dall'infanzia all'età adulta, con particolare riferimento all'adolescenza, come fase della vita di per sé connotata da una specifica vulnerabilità neurobiologica e psicopatologica; vulnerabilità che può essere modulata in termini di rischio o di resilienza da una serie di eventi che possono intervenire fin dalla primissima infanzia, rispetto ai quali possono essere implementate azioni di prevenzione primaria e secondaria a livello individuale, familiare, scolastico e sociale.
  Abbiamo già sentito nella bella relazione della dottoressa Sorcinelli come, in ambito clinico, in presenza di violenza e aggressività e, più precisamente, di persistenti e gravi disturbi del comportamento che violano i diritti dell'altro – persona o animale – e che mettono l'individuo in contrasto significativo con le norme sociali e con le figure che rappresentano l'autorità, in età evolutiva è possibile formulare una diagnosi di disturbo della condotta; disturbo che spesso precede una diagnosi di disturbo antisociale di personalità nell'età adulta.
  Se si pensa che circa il 75 per cento dei disturbi psichiatrici degli adulti è preceduto da disturbi ad esordio prima dei 18 anni e il 50 per cento addirittura prima dei 15 anni, si può comprendere come la possibilità di realizzare interventi tempestivi, mirati, coordinati a tutti i livelli educativo, sociale e sanitario, possa assumere un'importante valenza protettiva e preventiva rispetto al tema salute mentale della popolazione.
  Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, un ragazzo su sette in età compresa tra i 10 e i 19 anni sperimenta un disturbo mentale, rappresentando il 13 per cento del global burden of disease in questa fascia di età. Ansia, depressione e disturbi del comportamento sono tra le principali cause di malattia e disabilità tra gli adolescenti. Aggressività e violenza non sono necessariamente espressione di un disturbo psichiatrico. L'aggressività è un comportamento innato dell'individuo, con modalità di espressione e significati differenti in funzione delle diverse fasi della vita e in relazione all'evoluzione dei sistemi culturali valoriali e normativi della società di appartenenza. Basti pensare che nello sviluppo infantile tipico, i comportamenti aggressivi vedono la loro massima espressione intorno ai due anni di vita, per poi decrescere progressivamente con lo sviluppo che è sotteso da una progressiva maturazione del sistema nervoso centrale di capacità di comunicazione dei propri bisogni e di problem solving.
  I bambini sviluppano queste competenze, e potremmo dire anche sviluppano le loro capacità empatiche per certi aspetti morali, anche per effetto del progressivo modellamento del loro repertorio emotivo e comportamentale da parte dei genitori e degli adulti significativi. In questo processo, le caratteristiche dello stile educativo genitoriale e, come diceva la dottoressa Sorcinelli, le caratteristiche delle risposte da parte dell'ambiente assumono un'importanza cruciale.
  In età scolare i comportamenti aggressivi normalmente si riducono proprio per effetto di una inibizione dell'aggressività, risultato di un apprendimento di tipo sociale attraverso la funzione educativa della famiglia, della scuola e della intera comunità.
  In una prospettiva evolutiva l'adolescenza appare caratterizzata da una vulnerabilità psicopatologica e neurobiologica all'aggressività, che è specifica di questa fase. Il comportamento aggressivo o trasgressivo di un adolescente, entro certi limiti, può essere messo in relazione ai suoi compiti di sviluppo: la separazione dalle figure genitoriali, la mentalizzazione del corpo sessuato, la costruzione di un'identità di genere e infine la definizione e la formazione di un sistema di valori e di un'identità sociale.
  Inoltre, spesso è presente una dimensione provocatoria e di sfida verso gli adulti e la loro autorità, che condiziona una maggiore difficoltà di questi ultimi a rispondere. Nella psicopatologia dell'età evolutiva, quindi, l'agito aggressivo dell'adolescentePag. 9 in modalità etero-aggressiva o anche auto-aggressiva – pensiamo al drammatico incremento dei tentativi di suicidio e dei suicidi completati cui abbiamo assistito anche e soprattutto in epoca post Covid, con un aumento del 27 per cento dei casi con il suicidio che è la seconda causa di morte nella fascia d'età tra i 15 e i 24 anni, preceduta solo dagli incidenti stradali – può essere interpretato in età adolescenziale come reazione a una minaccia narcisistica, come tentativo di restaurare l'identità minacciata dalla percezione che l'adolescente ha della sua dipendenza e della sua passività come deficit di funzione riflessiva.
  Spesso in questa fase della vita l'irritabilità, la rabbia e i disturbi del comportamento possono rappresentare un equivalente depressivo. La comprensione del senso soggettivo e comunicativo, oltre che del significato evolutivo del comportamento, costituisce la premessa indispensabile per una risposta efficace a livello educativo, terapeutico e sociale. La vulnerabilità dell'adolescente, però, non è dovuta esclusivamente alla molteplicità dei compiti evolutivi e specifici che si trova a dover affrontare, ma è dovuta anche a una vulnerabilità di tipo neurobiologico.
  La ricerca ci dice che in adolescenza le regioni cerebrali deputate alle funzioni esecutive e capacità di problem solving, di pianificazione e di controllo del comportamento non sono ancora giunte pienamente a maturazione. Il cervello dell'adolescente appare fisiologicamente caratterizzato da uno squilibrio tra lo sviluppo di regioni che presiedono le emozioni e gli impulsi e le regioni deputate alle funzioni esecutive, al controllo inibitorio, alle capacità decisionali. Ne deriva che se le capacità più propriamente cognitive risultano pienamente raggiunte dopo i 16 anni di età, il controllo emozionale, quindi la capacità di far fronte a stimoli emotivamente salienti, appare ridotto fino alla completa maturazione del cervello, che avviene in epoca successiva, la ricerca ci dice intorno ai 25-26 anni nei soggetti di sesso femminile e ai 27-29 anni nei soggetti di sesso maschile.
  Questi processi, le capacità di regolazione attentiva e comportamentale, le competenze neurocognitive, la capacità di processare le informazioni sociali e di adeguare i propri comportamenti sono sottesi da fattori di tipo genetico, ma l'espressione dei geni è variamente condizionata da una serie di fattori di tipo ambientale che possono agire fin dalla primissima infanzia, potremmo dire addirittura fin dalla vita intrauterina, modulando in senso protettivo o di rischio la predisposizione genetica individuale.
  Per citare solo alcuni dei possibili fattori di rischio che sono stati studiati in letteratura rispetto allo sviluppo di comportamenti aggressivi, pensiamo a fattori di tipo materno durante la vita intrauterina, l'esposizione allo stress, il fumo, l'alcol, l'uso di sostanze in gravidanza, la presenza di disturbi psichiatrici nei genitori e nella famiglia allargata, complicanze al momento della nascita, la malnutrizione. Tra i fattori di rischio a livello familiare abbiamo il basso livello socio economico, famiglie di grandi dimensioni, frequenti cambi di caregiver, mancanza di controllo, pratiche educative rigide, incoerenti, rifiuto, trascuratezza, maltrattamento, abuso psicologico, fisico e sessuale, uso di sostanze e condotte devianti in famiglia.
  A livello di comunità troviamo tutta una serie di fattori di rischio: episodi di bullismo e cyberbullismo, situazioni di rifiuto da parte dei pari, frequenza di gruppi di pari devianti, deriva antisociale del quartiere, esposizione alla violenza. A questi elementi, a moderare ulteriormente la presenza e il decorso di comportamenti aggressivi, disregolati, impulsivi e di discontrollo, si aggiungono fattori come la mancanza di sonno e l'uso di alcol e sostanze.
  Ci sono studi in letteratura che dimostrano come un aumento dei disturbi del sonno in adolescenza, nella fascia tra i 13 e i 24 anni di età, comporti un aumento dei comportamenti aggressivi, indipendentemente dall'effetto di altre variabili, come l'ansia, l'uso di sostanze o l'esposizione alla violenza. Ne consegue che migliorare la qualità del sonno potrebbe, in alcuni casi, già di per sé rappresentare un intervento di Pag. 10tipo preventivo. Ma migliorare la quantità e la qualità del sonno assume anche un importante significato preventivo rispetto all'uso di alcol e sostanze, soprattutto nella fase di transizione tra la tarda adolescenza e la prima età adulta.
  Come vedete, sono moltissimi i fattori di tipo ambientale sui quali potrebbe essere possibile implementare programmi mirati di prevenzione primaria e secondaria.
  In ambito clinico l'aggressività è presente in modo transnosografico in tutta una serie di disturbi psichiatrici, non solamente nel disturbo della condotta, di cui comunque, come abbiamo visto, l'aggressività verso persone o animali rappresenta uno dei criteri diagnostici significativi. Dobbiamo anche pensare che esistono diversi tipi di aggressività, a diverso rischio di evoluzione antisociale. C'è una forma di aggressività che è definita impulsiva, reattiva. Non è un'aggressività programmata, finalizzata all'ottenimento di un vantaggio, ma è un'aggressività dove il soggetto reagisce in modo esagerato in presenza di un discontrollo degli impulsi, un'alterata capacità di pianificazione, ma sulla base di una lettura distorta della situazione. Il soggetto reagisce a una percezione irrealistica e persecutoria di una minaccia esterna o a una provocazione dissociale che interpreta, appunto, in modo alterato, con conseguente iperreattività.
  Questo tipo di aggressività ha un minor rischio di evoluzione antisociale. La letteratura ci dice che più frequentemente è associata a problemi internalizzanti, ansia, depressione, che a loro volta hanno un'azione protettiva nei confronti di sviluppo delinquenziale. Spesso è associata anche a minori amicizie le quali di per sé predicono un minor rischio delinquenziale nei bambini aggressivi. Qui sottolineiamo l'importanza della dimensione relazionale, della dimensione del gruppo nei fenomeni devianti nei bambini e negli adolescenti, sia in termini comportamentali che in termini di uso di alcol e di sostanze. Quindi, questo tipo di aggressività si ritrova più frequentemente in alcuni disturbi psichiatrici, come il disturbo di personalità borderline, i disturbi dell'umore, le disabilità intellettive, i quadri psicotici.
  Accanto a questa c'è, poi, un'aggressività che noi definiamo predatoria, proattiva, strumentale. Non è impulsiva, non è collegata a una reazione da parte del soggetto, ma è strumentale e finalizzata ad ottenere un vantaggio, e si associa ad una mancanza di empatia, a un ridotto senso di colpa, a una indifferenza, a una ridotta sensibilità alle reazioni del contesto e agli stati emotivi altrui. Gli studi ci dicono particolarmente rispetto alle emozioni di paura, di tristezza e di dolore dell'altro. Pensiamo, allora, a tutta una serie di agiti etero-aggressivi nei confronti di soggetti deboli, che poi vengono postati on-line, che vengono riverberati attraverso la rete come affermazione del sé, senza nessuna consapevolezza e senza nessuna preoccupazione rispetto alla reazione dell'altro, alla tristezza, al dolore e alla sofferenza che questi comportamenti inducono nell'altro.
  Questo tipo di aggressività è tipica del disturbo della condotta ad esordio precoce, prima dei 10 anni di età, che è il disturbo della condotta che ha il maggior rischio di evoluzione in disturbo di personalità antisociale e, in generale, in comportamenti criminali e delinquenziali. Questo tipo di aggressività purtroppo è anche quella meno sensibile agli interventi terapeutici, sia psicoterapeutici che psicofarmacologici. Molti soggetti con questo tipo di aggressività pura sfuggono, purtroppo, a un monitoraggio psichiatrico.
  Abbiamo parlato del disturbo della condotta. Il disturbo della condotta è, purtroppo, in questo momento, in aumento e rappresenta spesso un frequente motivo di consultazione ai servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza. Gli studi ci parlano di una prevalenza dell'ordine del 2-3 per cento della popolazione. Spesso si presentano con caratteristiche di emergenza-urgenza comportamentale, quindi con un elevatissimo impatto sui servizi sociosanitari.
  I bambini con un disturbo della condotta, soprattutto quelli con un disturbo della condotta precoce, sono più spesso maschi. Abbiamo un rapporto maschi-Pag. 11femmine dell'ordine di due a uno. Sono più spesso bambini che hanno già ricevuto una diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività, di disturbo oppositivo o provocatorio, di altri disturbi del neurosviluppo, che sono disturbi della condotta che tendenzialmente hanno una prognosi peggiore, a cui si associano più frequentemente tutta una serie di altri disturbi, tra cui anche il disturbo da uso di alcol e sostanze, e hanno un maggior rischio di evoluzione antisociale.
  Ci sono alcune differenze tra i soggetti di sesso maschile e femminile. Gli studi ci dicono che i maschi hanno più frequentemente un esordio precoce, hanno più frequentemente un'aggressività relazionale o fisica, perpetuano più facilmente atti di vandalismo o furti, vanno incontro a gravi problemi di comportamento a scuola, a gravi episodi di violazione di regole. Le femmine tendenzialmente presentano maggiormente un'aggressività relazionale, assenze da scuola, menzogne, fughe da casa, prostituzione.
  Il disturbo della condotta, come dicevamo, può spesso evolvere in un disturbo di personalità antisociale, che può essere diagnosticato dopo i 18 anni di età. Quindi, voi capite che in questo senso in una prospettiva evolutiva il disturbo antisociale di personalità è preceduto da tutta una serie di disturbi, che possono essere intercettati prima, che devono essere intercettati e sui quali occorre agire in modo tempestivo, specifico e mirato.
  In questa trattazione non posso fare a meno di sottolinearvi che sono stati proprio i preadolescenti e gli adolescenti a soffrire maggiormente gli effetti della pandemia. Con la pandemia è emerso come sia fondamentale il ruolo del gruppo per la crescita dei bambini e dei ragazzi e come i minori debbano essere posti al centro della comunità educativa e sociale, diventando protagonisti e assumendo un ruolo attivo nella società.
  In questo senso i soggetti più fragili risultano essere coloro che vivono in famiglie già sottoposte ad ulteriori stress psicosociali, famiglie migranti, con problematiche economiche o sanitarie, presenza in famiglia di uno o più membri affetti da patologie, famiglie monogenitoriali. A questi fattori di rischio si aggiungono gli effetti del crescente utilizzo tra i giovani e i giovanissimi delle sostanze e dell'alcol. Si stima che il 30 per cento degli adolescenti faccia uso o abbia fatto uso di cannabinoidi. Pensiamo al crescente fenomeno del binge drinking, con un notevole incremento soprattutto nelle femmine. Pensiamo al netto incremento nel numero dei giovani in carico ai servizi per le dipendenze, passati dall'8 per cento nel 2017 al 18 per cento nel 2022. Questo ci dice che risulta assolutamente indispensabile implementare una collaborazione sinergica tra i servizi, tra i servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza e i servizi per le dipendenze, per individuare precocemente le situazioni a rischio e per implementare una presa in carico appropriata e specifica sia rispetto alla conoscenza delle sostanze e dei loro effetti, sia rispetto ai quadri psicopatologici associati, in una prospettiva che tenga conto della presenza dei disturbi del neurosviluppo e delle loro traiettorie evolutive.
  I disturbi psichiatrici possono precedere, essere associati o conseguire all'uso di sostanze e l'associazione tra disturbi psichiatrici e uso di sostanze spesso modera il decorso, la prognosi e il trattamento di entrambi. I quadri psichiatrici più frequentemente associati all'uso di alcol e sostanze sono, ancora una volta, i quadri di cui parlavamo prima associati ai comportamenti aggressivi e violenti: il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, i disturbi della condotta, i disturbi dell'umore, ma anche il disturbo post-traumatico da stress. Per esempio, tra i disturbi del comportamento alimentare, anche questi in netto incremento in età evolutiva, le forme di tipo bulimico. Ma anche disturbi psicotici, disturbi della personalità, piuttosto che condotte autolesive e suicidarie.
  Gli studi ci dicono che nei soggetti con disturbo da deficit di attenzione e di iperattività – anche qui parliamo di una prevalenza nella popolazione variabile, a seconda degli studi, tra l'1 e il 3 per cento – c'è una maggiore predisposizione all'uso di Pag. 12alcol e di sostanze. Fino al 43 per cento sviluppa un disturbo da abuso di alcol. Negli adulti con disturbo da uso di alcol il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) si presenta in circa il 20 per cento dei soggetti, ma risulta perlopiù sotto-diagnosticato e sotto-trattato. Torniamo, ancora una volta, all'importanza della prevenzione, anche secondaria.
  Non mi dilungo sull'effetto dell'uso dei cannabinoidi o sull'utilizzo delle nuove droghe sintetiche. Sicuramente siamo di fronte ad un fenomeno in costante aumento. Anche in questo caso, le motivazioni sottostanti al consumo di alcol e sostanze possono essere diverse in relazione al sesso, all'età, alle caratteristiche psicologiche e culturali dei soggetti. Una comprensione delle origini e delle motivazioni profonde di questi comportamenti risulta di primaria importanza per poter affrontare degli interventi preventivi mirati.
  In conclusione, la salute mentale nei bambini e negli adolescenti rappresenta un'area di intervento prioritaria. Oltre la metà di tutte le malattie mentali, che poi possono manifestarsi da un punto di vista fenomenologico con tutta una serie di comportamenti e di fenomeni, che sono oggetto della presente indagine, ha radici in un'epoca precoce della vita di un individuo. Tali condizioni, se non trattate, possono influenzare negativamente lo sviluppo fino all'età adulta, diventando un'importante questione di sanità pubblica.
  Nella realtà italiana l'8 per cento dei ragazzi e degli adolescenti presenta disturbi neuropsichiatrici. Dicevamo il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, per esempio, tra l'1 e il 3 per cento, il disturbo della condotta tra il 2 e il 3 per cento. La percentuale di rischio psicopatologico, inoltre, aumenta nel corso dello sviluppo: da circa il 10 per cento in età scolare si passa a oltre il 13 per cento nella preadolescenza e a oltre il 16 per cento in adolescenza.
  Dalle considerazioni sopraesposte derivano, a mio avviso, le seguenti priorità: implementare la rete di collaborazione tra i servizi territoriali, coordinati a tutti i livelli, educativo, sociale e sanitario, capaci di intercettare precocemente ed efficacemente i bisogni sommersi fin dalle prime fasi di trasformazione del comportamento sociale, relazionale e scolastico dei bambini e degli adolescenti, per poter garantire risposte tempestive, appropriate e specifiche, coerenti con i bisogni e le potenzialità dei bambini e degli adolescenti, delle loro famiglie e dei loro contesti di vita, multidisciplinari, mediche, psicologiche, educative, sociali, continuative nelle diverse fasi della presa in carico diagnostica, terapeutica, riabilitativa ed educativa, con focus specifici sull'integrazione di competenze e sulla transizione tra i diversi servizi e le agenzie del territorio. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Rossi, per il suo intervento.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Grazie, Presidente. Desidero innanzitutto ringraziare le audite di oggi per le loro relazioni veramente molto interessanti. Non mi vergogno di dire che non conoscevo il fenomeno che ci è stato presentato dalla dottoressa Sorcinelli in maniera così dettagliata e non nego di esserne molto, molto preoccupata.
  So che la dottoressa Sorcinelli è anche un'educatrice in comunità, per cui volevo chiederle rapidamente se lei si è trovata ad affrontare i temi che conosce in maniera così approfondita. Anch'io ho lavorato con gli adolescenti per tanti anni, ma questo aspetto non l'ho mai approfondito.
  Alla dottoressa Rossi, invece, volevo chiedere quanto un lavoro sull'empatia nelle scuole, a partire dalla scuola dell'infanzia, in modalità «strutturato», potrebbe aiutare verso la prevenzione, visto che lei ci ha segnalato che, rispetto ad alcune situazioni legate al comportamento, queste possono avvenire nella fascia più giovane di età. Spesso ci concentriamo tanto sugli adolescenti, ma poi scopriamo che nella fascia della scuola primaria già si manifestano i sintomi che possono portare, poi, a effetti molto più pesanti.Pag. 13
  Segnalo che una delle indicazioni che ci ha dato la dottoressa Rossi, sul fatto di fare in modo che tutte le agenzie che si occupano del disagio possano lavorare insieme sui territori, ci giungeva anche da audizioni precedenti. Quindi, questo forse è un elemento che noi, come commissari, in vista, poi, delle nostre relazioni, dovremmo sottolineare. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola alle audite per la replica.

  FRANCESCA SORCINELLI, socia fondatrice, presidente e direttore scientifico dell'Associazione LINK-ITALIA (APS). Lavoro in comunità per minori dal 2005. Dal 2005 al 2012 ho lavorato in comunità residenziale per minori messi in protezione dal tribunale per questioni di maltrattamenti e abusi di vario genere e dal 2012 lavoro in semi-residenza per minori. Costantemente, personalmente, anche con i colleghi, trattiamo minori che maltrattano anche animali.
  Prima di lavorare in comunità per minori ho lavorato in comunità per tossicodipendenti ed è stato quello il contesto in cui ho osservato in modo diretto condotte di maltrattamento di animali da parte di determinati profili di utenti che erano in comunità. Le comunità per tossicodipendenti, ovviamente, come si sa, hanno un tipo di utenza molto particolare. Non si tratta «semplicemente» di un problema di droga, ma il tossicodipendente è l'ex bambino maltrattato, il maltrattatore, la cultura di stampo carcerario, la cultura di stampo mafioso, il borseggiatore, il rapinatore, eccetera. Quindi, un'utenza che ti catapulta a 360 gradi nella devianza, nella marginalità e nelle condotte criminali.
  La cosa che mi ha spinto a creare un progetto LINK-ITALIA nel 2006 è stata innanzitutto la durezza dell'ignoranza dei miei colleghi. Non solo un'ignoranza data da non conoscenza, ma anche un'ignoranza caratterizzata da una grande resistenza nell'aprirsi alla conoscenza. Questo è un tratto che, rispetto al maltrattamento e all'uccisione di animali, ho costantemente rilevato.
  Faccio un esempio, perché non posso entrare – per questioni di privacy – nel merito dei tantissimi casi che tratto quotidianamente sul lavoro. Nel 2009 sono stata contattata da una scuola in provincia di Modena, che è la città in cui vivo. Il progetto LINK-ITALIA già esisteva da tre anni. Sono stata contattata da un'insegnante, in quanto in una scuola di un paesino vicino alla mia città due gruppetti di ragazzini si erano resi protagonisti di due gravissimi atti di crudeltà e di uccisione di animali. Un gruppetto dai 9 agli 11 anni ha braccato un gatto e lo ha ucciso sbattendolo contro il muro della scuola elementare e l'altro gruppetto, tra i 10 e i 12 anni, con delle presenze trasversali in entrambi i gruppetti, ha rubato una gallina, l'ha chiusa in un contenitore metallico, l'ha bastonata e le ha dato fuoco nel cortile della scuola media dello stesso plesso scolastico.
  Quale fu la risposta ambientale di insegnanti, genitori, operatori scolastici, dirigente? Il silenzio più totale. Nessuno aveva visto, nessuno aveva sentito, nessuno sapeva nulla, quando molti avevano visto, molti avevano sentito, tutti sapevano. Tranne una insegnante, che, venuta a sapere degli accaduti, sconvolta, cerca di richiamare l'attenzione dei colleghi e dei genitori. Arriva anche alla dirigenza. Addirittura, quest'insegnante, nel giro di poco, riesce a identificare tutti i ragazzini coinvolti negli episodi. Si arriva a una situazione paradossale tale che, a un certo punto, è la stessa insegnante che viene portata, metaforicamente parlando, per un orecchio davanti al dirigente, minacciata dai genitori – attenzione – perché «ci sta infamando i figli; se continui così, siamo noi che ti denunciamo». Questa insegnante, quindi, a un certo punto, mi contatta. Decido di andare a parlare con il dirigente, prospettando un protocollo d'intesa, con la possibilità di fare un corso di formazione gratuito ai docenti e ai genitori. Vado a parlare con il dirigente, che oltretutto mi dice: «non c'è problema, vada pure ad annunciare la prossima settimana in una plenaria di insegnanti che faremo questo corso di formazione». Quanto tempo passa da quando accadono gli episodi a quando vado a parlare con gli insegnanti? Tre settimane.Pag. 14
  I nostri ragazzini in tre settimane si comportano – ripeto, tre settimane, non tre mesi, non tre anni – da manuale. Per cui, in tre settimane l'evoluzione di questa condotta, combinata con una risposta ambientale pessima, quale fu? Rubare le galline dei vicini per buttarle in mezzo alla strada come fossero sassi dal cavalcavia, mettendo in conto feriti o morti. Questa è l'evoluzione da manuale in tre settimane, tra una condotta di maltrattamento e uccisione di animali combinata con una risposta ambientale che possiamo considerare un tradimento assoluto da parte del mondo adulto. Quando andai a parlare con gli insegnanti, l'atteggiamento da me riscontrato non fu più di negazione e di omertà, ma fu un altro, ossia di spostamento. Non poteva più essere negazione, perché comunque era stata coinvolta tutta la cittadina. Addirittura, una gallina è andata a finire sopra la macchina di un cittadino. Quindi, non si poteva più negare. La reazione fu un'altra, lo spostamento: «Cosa volete che sia? Ma di cosa stiamo parlando? Di una ragazzata, di una banalità, uno scherzo, un gioco innocente. Ma di cosa ci stiamo a preoccupare?». Avevo solo due minuti, in quel momento, per poter ribattere. Oltretutto, anche una reazione che non mi aspettavo. Per cui, ho ribattuto dicendo: attenzione, perché equivocare registri comportamentali di un reato – efferato, oltretutto, per come è avvenuto – con i registri comportamentali di una ragazzata non è proprio una cosa neutrale.
  È qualcosa di gravissimo in un contesto con una responsabilità educativa massima, come la scuola. Ci vediamo a quel corso di formazione. Che oltretutto – solo per farvi capire – avverrà nel 2012, dopo tre anni. Dopo tre anni che la scuola trova sempre scuse per non realizzarlo. Solo coinvolgendo un assessore siamo riusciti a fare il corso di formazione.
  Quindi, è molto importante soprattutto far sì che si educhino gli stessi adulti che devono, poi, trattare i minori. Questo è veramente un argomento che, allo stato attuale, non costituisce un presupposto, ma un obiettivo in termini di conoscenze generalizzate. È per questo che ritengo che attualmente le proposte di legge che ci sono, in oggetto, che ho citato precedentemente, sono molto importanti, perché possono costituire una svolta assoluta, sia in termini di strumenti normativi per gli operatori e anche di possibilità di formazione, quindi di poter creare una cultura istituzionale, sociale, professionale che possa veramente prevenire il fenomeno.

  PRESIDENTE. La senatrice Malpezzi ricordava che la legge sul cyberbullismo, che è già stata approvata dalla Camera dei deputati, la settimana prossima dovrebbe vedere, entro la giornata di martedì, la sua approvazione anche in Senato. Poi tornerà alla Camera.
  Vi ringraziamo molto per i vostri interventi. Sono temi sui quali c'è tutto il nostro impegno per accendere i riflettori, per parlarne, per far sì che certe sottovalutazioni, come lei giustamente lamenta, o certe non conoscenze, anche, come la dottoressa Rossi lamenta, vengano superate. Ci vuole tanto, ma l'impegno di questa Commissione, anche nel momento in cui abbiamo scelto di deliberare questa indagine conoscitiva, oltre che un'altra indagine conoscitiva più focalizzata su quelli che sono i disturbi neuropsichiatrici e quant'altro, per le quali magari di nuovo approfitteremo della vostra professionalità, ha proprio questo scopo.
  I dati che ci avete fornito sono allarmanti. Credo non siano a conoscenza della maggioranza della popolazione. Cercheremo di colmare tutto questo. Nel momento in cui presenteremo questa indagine vi inviteremo a intervenire, in modo da poter ulteriormente dare importanza a tutto questo.
  Non essendovi richieste di intervento, ringrazio le nostre ospiti.
  Dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.30.

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ALLEGATO 1

Relazione della dottoressa Francesca Sorcinelli

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ALLEGATO 2

Relazione della dottoressa Maura Rossi

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