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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 23 gennaio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FRAGILITÀ EMOTIVA E PSICOLOGICA DEI PIÙ GIOVANI ANCHE DA UN PUNTO DI VISTA NEUROPSICHIATRICO, CON FOCUS SU DEPRESSIONE, AUTOLESIONISMO, DISORDINE ALIMENTARE FINO ANCHE ALLA FORMA PIÙ GRAVE, IL SUICIDIO

Audizione di Maria Luisa Scattoni, coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità e di Gemma Calamandrei, direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità.
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 3 
Calamandrei Gemma , direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità ... 3 
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 4 
Scattoni Maria Luisa , coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità ... 4 
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 5 
Leonardi Elena  ... 6 
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 6 
Scattoni Maria Luisa , coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità ... 6 
Calamandrei Gemma , direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità ... 7 
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 8 
Scattoni Maria Luisa , coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità ... 8 
Calamandrei Gemma , direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità ... 8 
Malpezzi Simona Flavia , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Contributo dell'Istituto Superiore di sanità ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
SIMONA FLAVIA MALPEZZI

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di Maria Luisa Scattoni, coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità e di Gemma Calamandrei, direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla fragilità emotiva e psicologica dei più giovani anche da un punto di vista neuropsichiatrico, con focus su depressione, autolesionismo, disordine alimentare fino anche alla forma più grave, il suicidio, della dottoressa Maria Luisa Scattoni, coordinatrice nazionale del network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità – e della dottoressa Gemma Calamandrei, direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di sanità.
  A nome di tutti i commissari, che sono anche collegati, do il benvenuto alle nostre ospiti che ringrazio per la disponibilità ad intervenire all'odierna seduta.
  Chiedo cortesemente alle nostre ospiti di svolgere interventi brevi, perché alle 14 inizierà la seduta dell'Assemblea in cui sono previste votazioni, ma invito altresì di fatto a lasciarci, ove possibile, anche successivamente, delle memorie scritte. Questo è un tema di attualità incredibile e per noi della Commissione è fondamentale avere una mappatura complessiva e la più completa possibile per riuscire a trovare strategie che possano essere d'aiuto ai nostri bambini, ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze.
  Do quindi la parola alla dottoressa Scattoni. No invertiamo, va benissimo. Dottoressa Calamandrei, prego.

  GEMMA CALAMANDREI, direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità. Intanto ringraziamo la Commissione bicamerale per darci l'opportunità di raccontare quello che l'Istituto Superiore di Sanità ha fatto e sta facendo da tempo su questo tema specifico.
  Siamo stati, in qualche misura – posso usare questa parola – travolti dai dati che ci venivano forniti anche dai media relativamente a un impressionante aumento di disturbi di tipo neuropsichico nei bambini e negli adolescenti nella fase post pandemia. Credo che sia importante tenere conto di un cambiamento che è intervenuto in questo campo, ma è anche vero che da tempo si segnalava un'emergenza, una necessità di adeguare anche il sistema sanitario nazionale nella presa in carico di Pag. 4disturbi dell'età evolutiva e che la pandemia ha acceso riflettori che possono oggi tornarci utili, se siamo in grado di capire qual è la complessità del problema.
  In questo senso l'Istituto Superiore di Sanità lo sta facendo da tempo. Tutto è iniziato nei primi mesi dopo lo scoppio della pandemia, siamo stati coinvolti anche nella scrittura di report che cercavano di adeguare, di uniformare, di dare indicazione al Servizio sanitario nazionale nella presa in carico di una serie di problemi nel campo della salute mentale. Quindi ho avuto anche l'onore, come direttrice dell'Istituto di salute mentale, di coordinare questa task force e, all'interno di questa task force, una parte importante – in particolare la dottoressa Scattoni che adesso illustrerà i progetti di cui è responsabile – ha dato una grande rilevanza all'aspetto dei minori. Eravamo nei primi mesi della pandemia e quindi stiamo seguendo da tempo questo problema e credo che sia molto importante sottolineare che i dati esistono, che ci sono delle survey attive, che questi dati possono essere oggi la base per adeguare la funzionalità, l'efficienza dei servizi e la presa in carico. Ma è qualcosa che possiamo fare, che dovevamo fare forse già da tempo, e questi dati oggi ci dicono quanto sia importante farlo, utilizzando delle soluzioni che sono già state delineate dall'Istituto, dal Ministero della salute e dalle maggiori società scientifiche in questo senso.
  Quindi nessun allarmismo, il nostro messaggio è nessun allarmismo, ma adeguamento del sistema di assistenza, di presa in carico pubblica a un cambiamento epocale, cambiamento dovuto a fattori vari, fattori di rischio, fattori ineluttabili di cambiamento della società, ma che possono essere presi in considerazione all'interno delle risposte che possiamo dare.
  Do la parola alla dottoressa Scattoni, che entrerà nel merito dei progetti e delle survey che sono in corso, e poi siamo disponibili ovviamente per tutte le domande della Commissione, se possiamo aiutare. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Prego, dottoressa Scattoni, che, lo ricordo e l'ha precisato anche prima la dottoressa Calamandrei, è la coordinatrice nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico. Grazie.

  MARIA LUISA SCATTONI, coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità. Colgo l'occasione per informare questa Commissione dell'esistenza di un gruppo interregionale, istituito su mandato del Ministero della salute con un decreto presidenziale del Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità di cui fanno parte tutte le regioni, di cui fa parte il Ministero dell'istruzione e del merito e di cui fa parte anche l'Agenzia italiana del Farmaco (AIFA).
  Questo perché, lo sottolineo, come ha detto benissimo la dottoressa Calamandrei, già nel marzo del 2020, quindi nelle primissime fasi dell'epoca pandemica, noi che coordiniamo per lavoro diverse reti di collegamento con la neuropsichiatria infantile, con le terapie intensive neonatali e anche tutta la parte della pediatria di libera scelta, ci siamo resi conto immediatamente di una problematica di cui però bisognava prendere atto con dei dati concreti.
  La problematica più rilevante che faccio presente da questo punto di vista è che a livello nazionale ancora non esiste un sistema informativo per l'età evolutiva legata ai disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell'età evolutiva. Il Ministero della salute ha coordinato, e dovrebbe partire finalmente quest'anno, un vero e proprio sistema informativo, quindi speriamo che questo tipo di sistema sia in grado di fornire anno dopo anno un'immagine completa e omogenea di quello che è la problematica legata all'età evolutiva.
  Questo gruppo interregionale è stato istituito, proprio in carenza di questo sistema informativo, per cui ogni anno noi raccogliamo i dati provenienti da diverse regioni e li analizziamo. Quindi sono molto contenta, abbiamo preparato con la dottoressa Calamandrei, – ve l'abbiamo inviata – una relazione, un contributo dell'ISS con i primi dati analizzati e poi sarà nostra cura – se per voi è di interesse – ogni qualvolta ci Pag. 5sarà un aggiornamento in merito darvi maggiori informazioni al riguardo. Non ho detto la cosa più importante, ovviamente il gruppo è anche supportato dall'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, la massima autorità da questo punto di vista.
  I dati di cui vi parlo, e che sono presenti nella relazione, indicano qualcosa che la società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e l'adolescenza segnala da tempo. Iniziamo con una carenza di posti letto nella neuropsichiatria all'interno della rete ospedaliera, siamo ad un tasso di 4 letti su 100 mila abitanti contro lo standard minimo di 7 letti su 100 mila abitanti. Già questo è indicativo del fatto che, a livello italiano, a livello nazionale, abbiamo il numero di posti letto più basso per 100 mila abitanti di tutta Europa. Unita a questo anche la carenza, che penso che ormai sappiate benissimo, anche di personale all'interno delle reti dell'assistenza territoriale.
  Anche i dati che citava giustamente la dottoressa Calamandrei riferiti all'accesso al Pronto soccorso, che viene citato da alcuni ospedali italiani, deve essere considerato anche nell'ottica di una carenza nella presa in carico tempestiva, ma soprattutto nella continuità di cura di queste problematiche. Perché quello che rivelano i nostri dati è un maggiore accesso nei Pronto soccorso, soprattutto dei codici medio-gravi, che però sono anche quelli che non sono stati presi in carico dalla rete perché non ce la facciamo, come reti di neuropsichiatria, a prenderli in carico. Per cui arrivano a una complessità, non sono aumentati di numero, ma sono aumentati in severità, in complessità del disturbo, per cui vanno direttamente ad accedere alle reti ospedaliere. Non c'è un aumento nella rete della neuropsichiatria e questa è una problematica a cui non si può rispondere, mi permetto di dire – non è assolutamente polemica la mia frase – con fondi che possono essere di carattere progettuale. Io coordino l'Osservatorio nazionale autismo, quindi abbiamo il coordinamento di fondi che ogni anno il Governo italiano stanzia per questa tematica.
  Le regioni in questa maniera non riescono ad assumere personale e a garantire a questo personale una continuità di cura. Di qualche giorno fa anche la problematica dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, anche mettere dei fondi a livello dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) ha molto senso, ma se manca il personale per dare queste prestazioni, capite anche voi che non c'è proprio la possibilità di prendere in cura, pur avendo delle prestazioni incluse e previste all'interno dei LEA.
  Questo è quello che emerge. La vostra indagine chiedeva in particolar modo tutta la parte legata alla depressione, ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, i disturbi della condotta che sono assolutamente risultati aumentati sia – questo è il dato che emerge – in epoca pre-pandemica, quindi non è una problematica che è determinata dalla pandemia, questo lo vorrei dire perché è una cosa fondamentale, ma che ritorna ad essere forte, anche molto conclamata, in questa epoca post-pandemica. Questo è assolutamente confermato sia dai dati riferiti all'accesso nei Pronto soccorso, sia dai dati che rileviamo a livello delle schede di dismissione ospedaliera, quindi a livello del ricovero ordinario. Quello che si può fare – ovviamente risponderemo alle domande, siamo a vostra disposizione – è sicuramente la presa d'atto di una vulnerabilità sociale esistente in questo periodo. C'è una grande problematica legata alla povertà di molte famiglie, c'è una povertà anche a livello educativo. Il ruolo dei social purtroppo è una cosa da non sottovalutare per la pressione prestazionale individualizzata che viene riportata dai media sui bambini e sui ragazzi – sottolineo che i dati che abbiamo riportato non riguardano gli adolescenti di 14-17 anni, ma siamo arrivati alla fascia 11-13 anni – e questa penso che sia la problematica più rilevante a cui far fronte.

  PRESIDENTE. Grazie tantissimo per quanto ci avete detto che apre sicuramente uno spaccato anche adesso di proposte e di discussioni. Chiedo alle colleghe e ai colleghi presenti e a quelli collegati in videoconferenza se intendano intervenire. IntantoPag. 6 si è prenotata la senatrice Leonardi, di Fratelli d'Italia. A lei la parola.

  ELENA LEONARDI. Intanto grazie, non solo per la presenza, ma soprattutto per quello che fate quotidianamente per questi ragazzi, sempre più ragazzini.
  Il tema della carenza di personale e della mancanza di un supporto territoriale, che è quello che dovrebbe fare la presa in carico, onde evitare di arrivare a quelle gravità o criticità che poi arrivano alla fase ospedaliera, sicuramente è una questione ormai atavica e legata ovviamente non solo ai tagli nella spesa sanitaria, quindi all'impostazione di bilanci nazionali e di costo legati alla spesa del personale, ma anche probabilmente a una mancata programmazione.
  Su questo chiederei un focus, nel senso rispetto a neuropsichiatri infantili e a una carenza anche di figure di psicologi, che comunque sul territorio sono molto richiesti, qual è la previsione.
  Sappiamo che, aprendo oggi un maggiore accesso, ovviamente a un medico per formarsi comunque servono dieci, dodici o quindici anni per avere una formazione completa e poterli poi spendere sul territorio. Quindi, su questo, qual è la vostra conoscenza dall'interno. C'è stata questa mancata programmazione, c'è una mancata scelta di queste discipline, anche capendo dall'interno, magari se non ci sono posti disponibili è ovvio che già c'è un imbuto formativo all'ingresso, all'università e poi nelle Borse di specialistica.
  La seconda questione che chiedevo, visto l'abbassamento dell'età, era capire secondo voi quali sono i fattori. Ci sono dei fattori sicuramente sociali e credo che l'impatto delle nuove tecnologie sia sicuramente uno di quelli più pesanti. Stessa cosa chiederei rispetto all'utilizzo di sostanze, perché spesso iniziare l'utilizzo di sostanze di varia natura, da quelle stupefacenti, dalla canna all'abuso di alcol, ha un effetto sullo sviluppo di questi ragazzini che poi pesa anche in queste fragilità, paure, eccetera. Quindi capire se, nella vostra esperienza, anche questo incide e sicuramente ci sono anche tante altre concause, al di là di quelli che possono essere proprio i disturbi di patologie psichiatriche, e quali sono, secondo voi, le concause, in modo anche da capire e raccogliere insieme i problemi sui quali cercare di intervenire anche a livello di prevenzione. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego dottoressa.

  MARIA LUISA SCATTONI, coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità. Rispondo alla prima parte riguardo la carenza di psicologi. Lei ha detto benissimo, probabilmente c'è stata assolutamente una problematica legata alla programmazione. Lei ha centrato il focus, ma non è una problematica di oggi, è una problematica che ci portiamo dietro da molto tempo e non c'è stato un investimento al riguardo, per quanto riguarda la sanità pubblica ovviamente, parlo del SSN perché è l'Istituto Superiore di Sanità l'organo tecnico scientifico del Servizio sanitario nazionale.
  Purtroppo c'è anche un tetto alla spesa che le regioni non sanno come gestire perché c'è un blocco importante da questo punto di vista. Quello che segnalo è che noi, all'interno di questi fondi che riceviamo dal Governo italiano e dal Ministero della salute, purtroppo quando le regioni fanno le domande, fanno gli avvisi, molti di questi avvisi vanno deserti. Perché purtroppo non è così appealing, scusate la parola in inglese però così ci capiamo, non lo è dal punto di vista del salario e anche del lavoro, dell'onere e delle ore di lavoro che queste persone devono impiegare per lavorare all'interno del Servizio sanitario nazionale. Per noi è veramente triste dire questo, non lo dico felicemente, perché ovviamente per noi è una campagna da cercare di promuovere per quanto possibile. Purtroppo ci ritroviamo a reclutare psicologi, moltissimi sono gli psicologi che vengono reclutati. I neuropsichiatri purtroppo non ce ne sono in numero sufficiente perché sono aumentati da poco, come dice lei giustamente, e bisogna arrivare a norma con le specializzazioni. Purtroppo però siamo costretti ad Pag. 7assumere psicologi appena laureati che non hanno una competenza per entrare operativamente a lavorare. Premesso poi che questi contratti sono sempre, lo ricordo, temporanei per cui succede che formiamo professionalità che poi vanno ad alimentare il settore privato. Questa è una problematica purtroppo a cui ci troviamo a far fronte.

  GEMMA CALAMANDREI, direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità. Lei domandava dei fattori di rischio. Abbiamo in questa breve memoria, che spero vi possa essere utile, sottolineato alcuni dei fattori di rischio. È ovvio che, parlando di povertà educativa, è quasi scontato che la scuola rappresenta un luogo di salvaguardia rispetto alla salute mentale e al benessere psicologico, perché peraltro è uno dei fattori che probabilmente ha slatentizzato, durante la pandemia, tanto disagio proprio perché mancava quello che è il peer support, cioè il supporto tra pari, la condivisione di emozioni, di pensieri che la scuola comunque offre, al di là della difficoltà che si possano avere nell'ambiente scolastico anche nella condivisione di problemi che spesso i giovani preferiscono tenere per sé, non condividere con gli adulti. Però la scuola offre delle grandissime opportunità.
  Da questo punto di vista quindi sì al tempo pieno, sì agli asili nido, all'asilo, alle scuole materne, non soltanto perché supportano le madri e le famiglie, ma anche perché rappresentano un modo di dare a molti bambini più opportunità e pari opportunità. La scuola ha questo grande merito, difendiamola, proprio in questo contesto è importantissima.
  Dunque povertà educativa, inclusione scolastica, dispersione scolastica, sono elementi di grandissimo rischio per la salute mentale dei bambini e degli adolescenti e su questi dati dobbiamo lavorare, tenendo insieme anche il Ministero dell'istruzione, il Ministero della salute, promuovere laddove possibile il supporto soprattutto alle famiglie indigenti e a quelle che sono in povertà che sono una parte rilevante di questo Paese (in particolare in alcune regioni del Sud) ma soprattutto lavorare nella popolazione in generale sui fattori di promozione e prevenzione.
  Un'indagine che abbiamo anche citato in questa memoria è una parte di ricerca italiana che è coordinata con l'Istituto Superiore di Sanità insieme al Ministero dell'istruzione, insieme a tutte le regioni e Aziende sanitarie locali e che è un progetto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ogni quattro anni rileva dei trend presenti nella popolazione 11-13-15-17 anni su 80 mila scuole in Italia, 6 mila classi e 18 mila istituti scolastici. Quest'anno è stata rilasciata questa indagine che è centrata su vari fattori di salute psicofisica, non soltanto quindi l'aspetto di salute mentale, però si evidenziano degli aspetti molto positivi, che sono appunto quelli della importanza della relazione tra pari, della coesione, della condivisione, quindi non tanto della scuola come luogo di cultura, ma un luogo di relazione sociale. Si evidenzia questo problema relativamente all'uso dei social, quindi al fatto che il social diventa un sostituto della relazione – cosa che il Covid ha evidenziato – e soprattutto diventa anche un luogo in cui, al di là delle potenzialità che i social possono avere nel contattare un ragazzo con il disagio – pensiamo all'Hikikomori, all'isolamento sociale – il social diventa, se vogliamo, un modo di catturare anche da parte dell'esperto, del terapeuta, il ragazzo in isolamento. Però è anche vero che là si condividono degli aspetti giudicanti e performanti che possono essere molto rischiosi, se non gestiti appropriatamente.
  A questo proposito la cosa interessante che viene fuori da questa survey sui ragazzi cosiddetti normali, tra virgolette, tipici, quindi non con un disagio conclamato, è la percezione di non stare mai veramente bene, cioè la concezione del benessere. Molte ragazze, il 75 per cento circa, lamentano, soprattutto dai 15 a 17 anni, disturbi di tipo psicosomatico, quindi il mal di testa, il mal di schiena, l'irritabilità, l'insonnia, e hanno una percezione di sé che non ci si aspetterebbe a un'età, ingrata, per carità, ce la ricordiamo tutti, in cui tendenzialmentePag. 8 il sintomo psicofisico è meno avvertito, è meno importante.
  Questo ovviamente è legato anche a una serie di stili di vita sbagliati, che ancora una volta la pandemia ha aumentato, quindi la sedentarietà e la poca abitudine all'attività sportiva. Pensiamo che la scuola italiana è quella che meno investe sugli aspetti di attività sportiva, alimentazione, stili di vita e così via.
  Nell'uso di sostanze certo, c'è un abbassamento della quota di ragazze che accedono all'alcol, al fumo, anche alla cannabis, ma la quota è relativamente piccola rispetto al disagio – chiamiamolo disagio più che problema, perché è un disagio – e quindi c'è qualcosa che è al di là, che può promuovere l'uso di sostanze alla ricerca di una soluzione, ma che può anche essere slatentizzato, in pochi casi secondo noi, dall'uso di sostanze. Per cui bisogna lavorare sulla prevenzione e sulla promozione in ambito scolastico, sugli stili di vita, ingaggiare i ragazzi in attività sociali condivise e imparare a utilizzare i social. Utilizzare i social per lo strumento potente che sono; non potremmo tornare indietro, io non li criminalizzerei, tant'è che si parla di salute mentale digitale perché può anche raggiungere, appropriatamente maneggiata ovviamente, tanti ragazzi che stanno sui social. Però, attenzione, perché anche lì c'è bisogno di legiferare, di controllare e di regolamentare questi accessi e anche tutti questi strumenti. Però crediamo che sull'uso, sull'effetto di rischio e anche sulle sostanze si possa lavorare moltissimo in promozione, prima di tutto in prevenzione primaria, prima di arrivare a quella secondaria che ovviamente vuol dire che già il disturbo va preso in carico, ma è quello di cui ci stiamo occupando anche con queste survey.

  PRESIDENTE. Nell'attesa di qualche altro iscritto a parlare avrei io una domanda, che, per così dire, da milioni di dollari. Se voi aveste la possibilità di dire alla Commissione quale sia il primo bisogno necessario per consentirvi di svolgere al meglio il vostro lavoro, che poi è un lavoro che ha la ricaduta appunto sui bisogni e le difficoltà delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, che cosa chiedereste al legislatore. Magari sulla parte della prevenzione, visto che, come ci avete ben spiegato, è quella che eviterebbe gli altri problemi.

  MARIA LUISA SCATTONI, coordinatore nazionale del Network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico (NIDA) – Servizio coordinamento e supporto alla ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità. Vi informo anche di un'altra cosa che ritengo rilevante e che penso che vada promossa, che ha già parzialmente accennato la dottoressa Calamandrei.
  Il ruolo della scuola è fondamentale perché è un luogo dove tutti i bambini, almeno fino ai 13 anni, vanno obbligatoriamente. È un presidio, un settore su cui stiamo lavorando molto e quello che stiamo condividendo, anche con tutti gli esperti delle varie regioni e gli esperti dei Ministeri dell'istruzione e della salute, è di attivare iniziative formative per tutti i docenti di ogni ordine e grado, per la promozione della salute mentale positiva.
  Questo è fondamentale: insegnare ai bambini, già dalla scuola primaria, che hanno delle risorse e come utilizzarle prontamente in caso di emergenza, di qualsiasi tipologia di emergenza loro si trovino a far fronte. Stiamo utilizzando un manuale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che era stato attivato proprio in epoca pandemica, ma che invece è stato adattato all'emergenza attuale cui ci troviamo a far fronte, insieme anche all'aumento delle risorse di personale della neuropsichiatria (quello lo do per scontato) perché comunque questo agisce in termini di prevenzione. Però una volta che la problematica c'è, se non si interviene tempestivamente, poi arriviamo sempre a lavorare sull'emergenza, come facciamo attualmente, e non ce la facciamo. Quindi sicuramente far sì che le neuropsichiatrie dell'infanzia e dell'adolescenza siano in numero congruo e con la possibilità di agire tempestivamente, insieme alla promozione della salute mentale positiva – non so se Gemma è d'accordo – però penso possano agire.

  GEMMA CALAMANDREI, direttore del Centro di riferimento per le scienze comportamentaliPag. 9 e la salute mentale dell'Istituto Superiore di Sanità. Sì, peraltro dico anche che, al di là della promozione, che è fondamentale nelle scuole, ci piace sottolineare questo aspetto: bisogna lavorare sul «prima», bisogna prendere atto che le cose stanno cambiando, che la famiglia si è atomizzata, si sono disintegrati molti rapporti e quindi alcuni fenomeni di tamponamento dell'accoglienza e di disagio sono diminuiti.
  È un dato di fatto, ma possiamo continuare a lavorare sulla coesione sociale perché secondo me è fondamentale, è l'elemento che protegge in questi casi, soprattutto in questa età. Accanto a questo però non dimentichiamo che esiste un problema italiano, che abbiamo non direi 21 sistemi sanitari diversi, ma insomma ci siamo, dividiamoli in tre o quattro tipologie, e quindi attenzione a non frammentare ulteriormente. Già i LEA non garantiscono la parità perché ci sono gli stessi LEA a Milano e a Palermo, però a Palermo nel sistema soprattutto di presa in carico – e stiamo parlando di un settore in qualche misura di nicchia, che viene vissuto come di nicchia rispetto ad altri ambiti della medicina adulta o della psichiatria adulta – già siamo in difficoltà. Quindi, se parliamo di livelli essenziali di assistenza, dobbiamo garantire che quei livelli essenziali di assistenza siano garantiti per tutti.
  Ci devono essere i servizi, ci deve essere la rete che funziona e purtroppo ci troviamo in molti casi a ragionare su sistemi differenziatissimi, per cui la neuropsichiatria infantile ha diversi nomi, dalla Lombardia all'Emilia-Romagna, dalle Marche alla Toscana, alla Puglia. La rete con la psichiatria degli adulti, quindi questo delicato passaggio della transizione alla psichiatria adulta, che avviene a 18 anni, è un problema enorme anche quello, soprattutto per l'autismo e lo sappiamo bene. Anche lì c'è stata poca attenzione dalle regioni per mettere a punto dei percorsi virtuosi. Poi la capacità di sviluppare la medicina territoriale, che è qualcosa di cui abbiamo parlato tutti durante la pandemia, con le case di comunità. Si faranno mai queste case di comunità laddove ancora non esistono? Luoghi in cui si possa assicurare una continuità dal disagio e prima del franco disordine o disturbo che sia, per cui un ragazzo possa essere magari preso in carico in una struttura che non stigmatizza, che sia in grado di accogliere un disagio prima che questo diventi qualcosa da seguire in un dipartimento che viene visto magari come qualcosa da cui rifuggire.
  Quindi direi la continuità delle cure, la continuità nella transizione dall'infanzia all'adolescenza, all'età adulta e soprattutto significa investire risorse e personale, ma soprattutto utilizzare meglio le risorse che abbiamo. Quindi creare, in questo terreno dei disturbi neuro-psichici dei minori, una consapevolezza che ci sono delle risorse che non sono adeguatamente messe in rete e utilizzate. Dalle figure degli psicologi, non serve necessariamente il neuropsichiatra, ma serve anche il terapista della riabilitazione, servono delle figure forse meno medicalizzate, ma che siano in grado di accogliere un disagio, perché altrimenti i ragazzi spesso sfuggono e perdiamo degli esordi che possono diventare veramente patologie serie.
  In questo senso penso che questo sforzo vada fatto al di là delle frammentazioni del nostro Paese dal punto di vista della organizzazione dei servizi.

  PRESIDENTE. Colleghi, se non ci sono altri interventi, ribadisco il ringraziamento alle nostre ospiti per la loro partecipazione, per il loro contributo che è arrivato e la documentazione fornita che sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Spero che si possa continuare a collaborare e penso che la proposta che ci facevate di poterci riaggiornare anche con i dati sia assolutamente una proposta condivisa da tutti. Quindi rimaniamo in contatto e dichiaro conclusa l'audizione. Grazie mille e buon lavoro a tutti.

  La seduta termina alle 13.40.

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ALLEGATO

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