Camera dei deputati

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 17 gennaio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    sono prossimi alla conclusione i lavori, avviati oramai da oltre diciotto mesi, della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo, sul progetto di rifusione della direttiva sull'efficienza energetica nell'edilizia (Com (2021) 802 final);

    detto provvedimento, contenuto nel pacchetto «Fit for 55», segna le politiche energetiche nazionali con un rilevante impatto per il comparto edilizio; nel testo della proposta di direttiva, ora all'esame del Parlamento europeo, sono presenti – infatti – una serie di norme che dispongono interventi obbligatori sugli immobili volti a fare scomparire quelli con ridotte prestazioni energetiche, secondo una tempistica troppo ravvicinata e senza prendere in dovuta considerazione le peculiarità del patrimonio immobiliare italiano;

    in particolare, tra le proposte di compromesso che saranno poste all'esame della Commissione Itre (energia) del Parlamento europeo, il prossimo 9 febbraio, gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno raggiungere dal 1° gennaio 2030, almeno la classe energetica E, inoltre dal 1° gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D;

    in Italia, gli edifici ad uso residenziale sono 12.420.0000, per un totale complessivo di abitazioni pari a quasi 32 milioni; lo stock edilizio italiano ha più di 45 anni o è stato costruito nel periodo antecedente l'entrata in vigore della legge 30 marzo 1976, n. 373, recante «Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici»;

    se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, si stima che dovranno essere ristrutturati oltre nove milioni di edifici residenziali; nel testo del provvedimento non è prevista, infatti, per gli Stati membri, la sufficiente flessibilità per adattarsi al contesto nazionale, per valutarne la fattibilità, le necessità economiche e verificare la capacità finanziaria dei proprietari e dei conduttori, chiamati ad approntare gli interventi predetti;

    per migliorare le prestazioni energetiche di milioni di edifici, in un arco temporale così limitato, è necessario disporre di obiettivi realistici; la proposta di direttiva oltre a rappresentare un rischio per i proprietari e per il valore degli immobili, costituisce anche un serio pericolo per le banche e per le loro garanzie: una riduzione generalizzata del valore del patrimonio immobiliare italiano, farebbe conseguentemente emergere un problema creditizio;

    appare evidente, dunque, che più si va verso la direzione di una tassazione eco-patrimoniale, più si generano le condizioni di impoverimento degli italiani e più si creano problemi per il sistema creditizio italiano,

impegna il Governo

1) a seguire estrema attenzione l'evoluzione della prospettata normativa di prossima adozione, facendo valere in sede europea la peculiarità dell'Italia, un Paese a proprietà immobiliare diffusa e dal patrimonio edilizio risalente nel tempo.
(1-00039) «Foti, Mantovani, Rotelli, Mattia, Benvenuti Gostoli, Iaia, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rachele Silvestri, Ambrosi, Caiata, Di Maggio, Donzelli, Giordano, Pietrella, Rotondi».


   La Camera,

   premesso che:

    il sistema di incentivi per l'efficienza energetica, sisma bonus e fotovoltaico di cui agli articoli 119 e successivi del decreto-legge n. 34 del 2020, (cosiddetto «superbonus 110 per cento» entrato in vigore il 19 maggio 2020) è stato modificato 19 volte nel corso degli ultimi due anni. In particolare, per l'articolo 121, quello relativo all'opzione per la cessione del credito o per lo sconto in fattura in luogo delle detrazioni fiscali, estesa peraltro a tutte le tipologie di bonus edilizi, si contano 14 modifiche rispetto al testo originario. La quasi totalità dei cantieri ha visto modificarsi la normativa di riferimento almeno due volte, dall'inizio alla conclusione dei lavori;

    fino all'intervento del decreto cosiddetto «Antifrodi» (decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157, poi trasfuso nella legge di bilancio 2022), i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione dei crediti a favore del sistema bancario, assicuravano tempi certi di realizzo, che garantivano alle imprese esecutrici una congrua programmazione degli interventi e il rispetto delle tempistiche previste;

    a decorrere dal 12 novembre 2021, per ridurre i rischi di frodi o di utilizzi indebiti dell'agevolazione, il citato «decreto Antifrodi» ha introdotto l'obbligo dell'asseverazione di congruità delle spese e del visto di conformità anche per la cessione di bonus diversi dal 110 per cento, nonché l'obbligo di assoggettare al visto di conformità anche l'utilizzo diretto del superbonus nella dichiarazione dei redditi. In forza dell'articolo 28 del decreto-legge n. 4 del 2022, per i bonus legati a interventi edilizi sono state vietate le cessioni «a catena», ritenendosi legittimo, oltre allo sconto in fattura sul corrispettivo, un solo trasferimento;

    oltre a queste previsioni una serie di fattori concomitanti ha determinato il progressivo blocco del mercato delle cessioni dei crediti fiscali detenuti nei cassetti delle imprese operanti nel settore delle ristrutturazioni edilizie. In particolare si segnalano: 1) la circolare 23/E dell'Agenzia delle entrate (Ade) del 23 giugno 2022, sulla responsabilità solidale, che ha determinato un immediato irrigidimento del sistema bancario in merito alle procedure di acquisizione di detti crediti; 2) una serie di sentenze della Corte di cassazione (da ultimo 30 dicembre 2022, n. 49687) che, in mancanza di una espressa esclusione di legge, confermano l'applicabilità del sequestro preventivo dei crediti anche presso il terzo in buona fede, in presenza di procedimenti relativi all'illegittima creazione di crediti fiscali inesistenti, con la motivazione che il sequestro collegato alla cosa e non alla persona;

    la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, nella sua relazione finale, comunicata alla Presidenza della Camera il 6 ottobre 2022 ha osservato che la capienza fiscale dei 12 principali istituti di credito è di 16,2 miliardi di euro l'anno, pari a 81,1 miliardi nel quinquennio. Poiché tali banche hanno accettato crediti fiscali derivanti da cessioni dei bonus edilizi per 30 miliardi di euro e altri 47 miliardi sono in valutazione (complessivamente il 78 per cento del mercato delle cessioni), la loro capienza fiscale sarebbe al limite. Peraltro negli ultimi anni sono state adottate diverse misure di sostegno sotto forma di credito d'imposta cedibile alla banca: i bonus energia per le imprese del solo 2022 ammontano a 13 miliardi, da utilizzare entro il giugno 2023. Questa massa cedibile amplifica i rischi relativi ai limiti di capienza fiscale delle banche;

    a fronte della situazione di stallo del mercato delle cessioni e delle conseguenze sofferenze delle imprese, in particolare delle Pmi, Parlamento e Governo, sono più volte intervenuti: il numero dei possibili trasferimenti è aumentato sino alla previsione, contenuta nel testo di conversione del decreto-legge n. 176 del 2022 di una sola cessione a terzi e tre ulteriori cessioni effettuate in favore di istituti di credito e intermediari finanziari, con possibilità per quest'ultimi, di cedere a propri correntisti in possesso di partita IVA. Inoltre l'Agenzia delle entrate (Ade) ha consentito il frazionamento dei crediti per annualità, in virtù del fatto che ciascuna di esse dispone di un codice univoco;

    oltre a questo, l'articolo 14 del decreto-legge n. 50 del 2022, l'articolo 33-ter del decreto-legge n. 115 del 2022 e l'articolo 9 del decreto-legge n. 176 del 2022, limitatamente alle questioni relative alla cessione del credito, hanno previsto: l'estensione delle norme sulle cessioni plurime ai crediti, antecedenti il 1° maggio 2022, la possibilità di integrare le documentazioni dei crediti antecedenti il 12 novembre 2021, le modifiche in tema di responsabilità solidale, che ora si configura solo in caso di dolo o colpa grave, la possibilità che i crediti d'imposta in possesso delle imprese inviati al 31 ottobre 2022 siano fruibili in 10 rate e il possibile intervento di Sace a garanzia dei prestiti che le banche potranno concedere alle imprese operanti nel settore edilizio (Ateco 41 e 43) per trasformare in liquidità i crediti acquisiti o gli sconti in fattura concessi;

    questi interventi non sono serviti a riavviare compiutamente il mercato delle cessioni, che appare afflitto da una generale sfiducia tra gli operatori. Si è determinata una paradossale situazione nella quale le imprese che effettuano i lavori, in particolare le piccole e medie imprese (Pmi) si ritrovano con i cassetti fiscali pieni, ma senza risorse per poter proseguire i lavori, onorare gli impegni coi fornitori, pagare stipendi e contributi;

    le Pmi segnalano l'introduzione di nuove condizioni per l'acquisto del credito da parte del sistema creditizio, tra le quali l'esame del merito creditizio del cedente, l'accettazione di fatture solo oltre un certo importo, la difficoltà, per le imprese che operano tramite Sal, di cedere i Sal successivi al primo a istituti di credito diversi da quelli a cui hanno ceduto il primo. In generale, si registra un maggior onere a carico del cedente e soprattutto una minore celerità nella definizione delle pratiche, dovuta al rafforzamento dei controlli, nonostante il fatto che, una volta ottenuta asseverazione, visto di conformità e codice univoco, il credito da cedere sia certo;

    sono quasi 50 mila le Pmi che, in questo periodo, stanno accusando difficoltà nello smaltimento di questi crediti. Il centro studi di Cna ha ripetuto recentemente l'indagine, già effettuata a giugno 2022, sulle cessioni dei crediti, rilevando un aggravamento della situazione. Nel campione di imprese intervistato è esplosa la percentuale di imprese che, da almeno cinque mesi, si trovano ad avere un cassetto fiscale pieno: attualmente, sfiora il 75 per cento mentre nella precedente rilevazione era a quota 35 per cento. Aumenta al 54 per cento del totale il numero di imprese che detengono crediti per valori superiori a 100 mila euro. Oltre metà delle imprese intervistate dichiara di essere in ritardo con il pagamento dei fornitori, il 40 per cento dichiara di far fatica a pagare tasse e imposte, mentre il 60 per cento sta valutando la sospensione dei cantieri in corso. Dall'analisi dei fatturati e della consistenza media dei crediti emerge che il blocco colpisce di più le imprese minori. L'importo totale dei crediti relativi ai bonus edilizi, incluso il superbonus, ceduti e non ancora accettati dai cessionari dopo 30 giorni, ammontava a più di 5 miliardi di euro (5.175,7 milioni) secondo i dati forniti dall'Ade il 19 maggio 2022. Un dato che potrebbe essere sottostimato ove si consideri che la Cna (giugno 2022) ha valutato che i crediti bloccati sono circa il 15 per cento del totale. Ulteriori dati sulla situazione dei crediti in corso di cessione possono desumersi dalla citata relazione della Commissione inchiesta banche (pagina 83 e successive);

    il 10 novembre 2022 Abi e Ance hanno insieme scritto al Governo una lettera per richiamare l'attenzione sulla gravità della situazione nella quale si trovano migliaia di cittadini e imprese che hanno fatto affidamento sulle norme di utilizzo dei bonus edilizi, chiedendo una misura tempestiva e di carattere straordinario che consenta agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, da compensare con i crediti ceduti dalle imprese;

    i bonus edilizi sono trasferimenti di risorse ai cittadini e non alle imprese. La certezza della cedibilità dei crediti fiscali da parte delle imprese della filiera delle costruzioni è la pre-condizione necessaria per sostenere i meccanismi dello sconto in fattura e della cessione del credito. In questo contesto, le imprese che realizzano i lavori anticipano il valore del contratto che poi lo Stato rimborserà in più anni. Una modalità in cui le imprese svolgono il ruolo di finanziatore di lavori per conto dello Stato, l'affermazione che la cessione è una possibilità, non un diritto, in ossequio all'impostazione Eurostat sulla natura dei bonus edilizi, va conciliata con l'esigenza di assicurare la certezza del diritto e il legittimo affidamento delle Pmi in difficoltà per aver utilizzato le possibilità offerte dalle norme vigenti. Correttamente è stato osservato che non è possibile considerare fatturato e imposte come quantità equivalenti nel conto economico delle aziende. Per i crediti bloccati, detenuti dalle imprese, cresce il rischio che essi vengano svenduti a intermediari-avvoltoio, con il nefasto di risultato di danneggiare il sistema delle imprese e di dover comunque porre a carico della finanza pubblica i crediti in scadenza;

    grava, sulla questione delle cessioni, la sospensione del giudizio da parte di Eurostat relativamente alla natura dei bonus edilizi. Norme che favoriscano la possibilità di passare il credito con lo Stato a soggetti con una capienza fiscale maggiore potrebbero aumentare il rischio di far rientrare la spesa, finora considerata «non pagabile» e quindi non caricata direttamente sul debito per tutte le rate annuali in previsione di essere pagate, tra quelle considerate da Eurostat come invece «pagabili», ovvero un esborso certo per lo Stato e quindi da considerare tutto e subito ai fini della contabilità nazionale. Un round di incontri con i tecnici Eurostat è atteso per i prossimi mesi;

    la Nota di aggiornamento al Def di settembre 2022 sconta, per bonus edilizi, un onere di oltre 61 miliardi. Nell'audizione parlamentare del 10 novembre 2022 sulla Nadef il Ministro dell'economia e delle finanze ha parlato di uno scostamento di 37,8 miliardi sui conti pubblici. Il 14 dicembre il Ministro ha riferito all'Aula della Camera dei deputati, che dati al momento in possesso dell'Ade, per il periodo ottobre 2020-novembre 2022, mostrano che l'ammontare dei crediti è pari complessivamente a 99,4 miliardi di euro, di cui riferibili al superbonus 52,1 miliardi e al bonus facciate 24,8 miliardi. Il report Enea con i dati al 31 dicembre 2022, relativo al solo superbonus 110 per cento indica oneri a carico dello Stato pari 51,3 miliardi di euro già maturati e 68,7 miliardi di euro potenzialmente previsti a fine lavori. I dati scorporati mostrano brusche accelerazioni a settembre 2022 (scadenza termine 30 per cento completamento lavori unifamiliari) e dicembre (scadenze varie, tra cui bonus facciate, corsa alla Cilas per blindare il 110 per cento per i condomini);

    a seguito dell'approvazione del decreto-legge cosiddetto Aiuti-quater, il totale dei mezzi di copertura della spesa relativi al solo superbonus 110 per cento per il periodo 2022-2036 assomma 33,3 miliardi, cui si sono aggiunti effetti indotti positivi sulle imposte dirette e indirette, stimati in circa 1,5 miliardi. Parte della spesa trova copertura nel Pnrr, all'interno della missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», che stanzia 13,95 miliardi di euro per l'investimento «Ecobonus e Sismabonus fino al 100 per cento»; a questi si aggiungono altri 4,56 miliardi finanziati dal piano complementare, per un totale di 18,51 miliardi;

    dai dati sopra esposti appare evidente il netto sbilanciamento tra le risorse appostate (circa 33,3 miliardi di euro) e quelle necessarie a coprire le spese ammesse o potenzialmente ammissibili (68,7 miliardi di euro, potenziali e in crescita), relative ai crediti d'imposta relativi al superbonus 110 per cento nell'arco dei periodi di imposta dal 2022 al 2036;

    rispetto a questi dati sussiste una significativa disparità di cifre tra quanto iscritto nei documenti pubblici e quanto riportato nei calcoli da autorevoli istituti, che giungono a sostenere che il reale impatto dei bonus edilizi sui conti pubblici sia limitato a una quota molto inferiore di quanto dichiarato. Negli ultimi mesi sono stati pubblicati diversi studi redatti da associazioni di categoria del mondo dell'edilizia e delle costruzioni o da istituti di ricerca. In particolare si segnalano:

     a) lo studio (luglio 2022) del Consiglio nazionale ingegneri (Cni) aggiornato a fine giugno basato sulle tavole intersettoriali dell'economia italiana elaborate dall'Istat, nel quale si individua un moltiplicatore del reddito pari a 2,1 per stimare gli effetti diretti e indiretti sull'economia di ogni euro speso per bonus edilizi;

     b) lo studio (luglio 2022) condotto da Nomisma sull'impatto economico, ambientale e sociale del superbonus, anch'esso basato sulle tavole intersettoriali, che utilizza un moltiplicatore del reddito pari a 3,2 per stimare gli effetti diretto, indiretto e indotto delle spese del superbonus. Secondo Nomisma i 38,7 miliardi di euro investiti dallo Stato fino a giugno 2022 a titolo di copertura hanno generato un valore economico pari a 124,8 miliardi di euro;

     c) lo studio Ance dell'11 luglio 2022, in cui per superare le criticità del modello delle tavole intersettoriali, si utilizza una metodologia basata su quanto avviene realmente in un cantiere edile, senza tener conto degli effetti indiretti e di quelli indotti. Lo studio stima a un'aliquota media del 47 per cento del ritorno per lo Stato in termini di gettito fiscale complessivo (Iva, Irpef, Ires, Inps e Inail) a partire da un capitolato tecnico-economico standard. L'aliquota è calcolata sul costo lordo statale e include le entrate contributive;

     d) il rapporto Censis (novembre 2022) nel quale, elaborando i dati Cni, Enea e Istat, si calcola che tra l'agosto del 2020 e l'ottobre del 2022, per una spesa di 55 miliardi di euro in superbonus, che si converte in 60,5 miliardi di detrazioni a carico dello Stato, c'è un incasso fiscale diretto in termini di Iva, Irpef e Ires di 42,8 miliardi. La spesa effettiva è valutata quindi di 17,6 miliardi. Per il Censis, i 55 miliardi ammessi a detrazione attivano un valore della produzione nelle filiere edilizia e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro, un effetto diretto a cui si aggiungono 36 miliardi di euro di produzione attivati in altri settori dell'indotto;

     e) il Cresme, che nel XXXIII rapporto congiunturale sul mercato edilizio, nel giudicare positivamente gli effetti dei bonus edilizi dal lato dell'impatto sull'economia, chiarisce che tra il 2020 e il 2022 essi hanno avuto un peso sul Pil pari al 13,9 per cento (il più alto in Europa) e che la maxi detrazione ha contribuito con un +22 per cento alla crescita totale del Pil. Questo si è tradotto in 460 mila occupati in più nel 2022 rispetto al 2019;

     f) di particolare rilevanza, la ricerca pubblicata a fine dicembre 2022 dal Consiglio e dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, nella quale si afferma che un euro speso per i bonus edilizi, ha avuto un ritorno per le casse pubbliche di 43,3 centesimi a cui vanno aggiunti gli effetti positivi sull'occupazione e sul reddito di famiglie e imprese. L'elemento significativo della ricerca è dato dal fatto che essa analizza in dettaglio la metodologia utilizzata della Ragioneria generale dello Stato (Rgs) nel redigere le relazioni tecniche dei provvedimenti che hanno disposto l'introduzione o la proroga di bonus edilizi, rilevando che esse appaiono caratterizzate sia da una significativa sottostima iniziale del costo lordo per lo Stato del superbonus 110 per cento, sia dall'adozione di un modello di calcolo che limita al solo 8,6 per cento le maggiori entrate indotte dalla spesa «aggiuntiva» schema che appare viziato da una prudenza eccessiva. Un duplice errore (sia in uscita, che in entrata) che ha amplificato gli allarmi sulla tenuta dei conti pubblici;

    resta ben inteso che, mentre il costo «lordo» dell'introduzione o proroga di bonus edilizi per il bilancio dello Stato segue il meccanismo di fruizione del beneficio dilazionato nel tempo e, quindi, si «scarica» per quote costanti nei quattro, cinque o dieci esercizi finanziari successivi all'anno per il quale è richiesto il bonus edilizio, l'effetto positivo indotto per il bilancio dello Stato si concentra invece per intero nelle immediatezze della generazione di spesa «aggiuntiva»;

    Il ricorso al superbonus dal 2020 a dicembre 2022 ha coinvolto 360.000 edifici, (di cui 264.000 nel solo 2022): il 2,82 per cento dei fabbricati esistenti di cui il 2,1 nel 2022. Nell'ottobre 2022 Mise-Enea hanno calcolato che il risparmio energetico complessivo realizzato nei 12 mesi precedenti (241.000 interventi), calcolato attraverso i parametri Mise-Enea è stato pari 0,72 Mtep/anno. Ne consegue che quanto realizzato ha significativamente superato gli obiettivi del Pniec 2019 relativi al settore residenziale per il periodo 2020-2030, che prevedevano la necessità di intervenire ogni anno sullo 0,7 per cento del patrimonio abitativo e un obiettivo di risparmio energetico di 0,33 Mtep/annui;

    secondo i dati Enea, grazie agli interventi effettuati fino a ottobre 2022, vi è stata una riduzione di 979.000 tonnellate di Co2. I risultati raggiunti mostrano un abbattimento della Co2 generata del 15,5 per cento con il salto di una classe, del 31 per cento con un salto di due classi e del 46 per cento con tre classi. Il risparmio di gas, negli edifici fino a oggi ristrutturati, è pari a 2 miliardi di metri cubi (di cui 1,1 legato al superbonus). Gli interventi finora realizzati col superbonus hanno prodotto un risparmio di energia elettrica di oltre 10 milioni di megawattora/anno;

    con il pacchetto «Fit for 55», presentato nel luglio 2021 e in corso di approvazione, nel 2030 dovremmo ridurre del 55 per cento le emissioni clima-alteranti per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Per quel che riguarda gli immobili, residenziali o produttivi, il pacchetto muove dalla constatazione che nell'Ue gli edifici rappresentano il 40 per cento del consumo finale di energia e il 36 per cento delle emissioni legate di gas serra legate all'energia e che sussiste un potenziale enorme in termini di riduzione delle emissioni;

    nell'ambito del pacchetto, la proposta di direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, che dovrebbe essere approvata a febbraio 2023 dalla Commissione energia del Parlamento europeo per poi essere definitivamente varata dal Parlamento entro il 13 marzo, prevede che tali immobili debbano tutti raggiungere la classe energetica «E» entro il 2030. Dopo altri tre anni, nel 2033, sarà necessario arrivare alla classe «D». Nella tabella di marcia è previsto gli Stati membri stabiliscono scadenze e sanzioni specifiche entro le quali gli edifici dovranno ottenere classi di prestazione energetica superiori, nonché misure finanziarie adeguate al raggiungimento degli obiettivi;

    la proposta di direttiva sta sollevando forti perplessità per la ristrettezza dei tempi di applicazione e per il mancato riconoscimento delle particolarità del patrimonio edilizio italiano. Il nostro Paese conta un parco immobili vecchio, per buona parte collocato in centri storici, con grande diffusione della proprietà. Anche in assenza di sanzioni nazionali, non appena la direttiva europea entrerà in vigore, l'effetto sarà quello di ridurre il valore delle abitazioni che non rispettano i requisiti della direttiva, con riflessi in svariati ambiti, tra cui il sistema bancario, in relazione ai mutui concessi per l'acquisto delle abitazioni che hanno come garanzia l'immobile stesso;

    per sostenere le ristrutturazioni di milioni di edifici in tutta Europa, il pacchetto prevede anche una serie di meccanismi di incentivazione. I finanziamenti provengono da diverse fonti, tra cui il Fesr, il Fondo di coesione e il Fondo per la ripresa e la resilienza. A questi si aggiunge poi il nuovo Fondo sociale per il clima che mobiliterà 72,2 miliardi di euro dal bilancio dell'Ue per il periodo 2025-2032 per sostenere le famiglie, maggiormente in difficoltà in termini di redditi e di efficienza delle proprie abitazioni;

    l'80 per cento degli immobili residenziali esistenti in Italia rientra nelle classi energetiche più basse EFG e il 75 per cento degli edifici italiani è stato realizzato ante norme sismiche (1974). Secondo il Censis nel 2021, 2,8 di nuclei hanno dichiarato familiari di vivere in abitazioni con problemi strutturali, 2,2 milioni di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione e 3,5 milioni di avere problemi di umidità;

    dai dati ANCE-Nomisma presentati a luglio 2022 risulta che circa 483 mila beneficiari con reddito medio basso (sotto i 1800 euro mensili), grazie al superbonus hanno potuto effettuare lavori di riqualificazione energetica alla propria abitazione. Si tratta del 32,6 per cento degli interventi sino ad allora effettuati. A fronte del congelamento della cessione dei crediti fiscali di fatto solo i cittadini capienti potranno in futuro utilizzare il nuovo superbonus;

    l'Ocse, ha esplicitamente apprezzato il fatto che l'Italia abbia utilizzato la leva fiscale per promuovere la sostenibilità ambientale, tuttavia il nostro Paese è tuttora privo di una politica strutturale dell'efficienza energetica degli edifici (nonché, per le nostre particolari caratteristiche geografiche, di adeguamento antisismico), in quanto il superbonus è sempre stata una norma congiunturale, potentissima e discutibile. Per altro inserita in un sistema agevolatorio che si è stratificatosi a partire dalla seconda metà degli anni '90, con gli obiettivi più disparati. Si è proceduto con aggiustamenti, proroghe, con modalità stop and go, mentre altri Paesi come la Francia e la Germania hanno avviato politiche coordinate, investendo risorse importanti;

    in Germania gli stanziamenti pubblici annuali a carico dello Stato per la decarbonizzazione e l'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare sono lievitati dagli 8 miliardi nel 2021 ai 13-14 miliardi del 2022 destinati a finanziare la riforma delle norme cosiddette «Beg» (federal support for efficient buildings) basata su tre pilastri - riqualificazioni parziali, ristrutturazioni totali dell'esistente e ricostruzione di nuovi edifici. La kfW (la Cdp tedesca) nell'ambito dei programmi per l'efficienza energetica, all'ottobre 2022 aveva già sottoscritto oltre 100 mila accordi (tra prestiti e sussidi a qualsiasi controparte) per 36,1 miliardi di euro;

    la Francia sostiene dal 2015 una politica di incentivazione per i lavori di ristrutturazione energetica degli immobili abitativi che consente di cumulare le molte agevolazioni statali fino al 90 per cento della spesa (a scalare in base al reddito fino al 40 per cento per le famiglie con redditi più alti) e ancora di aggiungere ulteriori misure di sostegno locale, con il limite di non superare il 100 per cento della spesa. La legge sulla «transizione energetica per la crescita verde» prevede di riqualificare 500 mila unità immobiliari l'anno fino al 2050. Nel corso del 2019 le agevolazioni hanno consentito a 3,1 milioni di famiglie (il 20 per cento delle famiglie residenti in case unifamiliari) di completare almeno un intervento di riqualificazione energetica, per un totale di 28 miliardi. Nel 2021 la legge «Clima e resilienza» ha introdotto un obbligo di riqualificazione degli edifici molto energivori con l'obiettivo di ristrutturare tutte le unità abitative in classe F e G entro il 2028;

    è necessario che la transizione energetica in ambito edilizio sia accompagnata da programmi, fondi e risorse di sostegno per l'efficientamento degli edifici, mediante l'adozione di uno specifico piano a livello europeo e nazionale che abbiano come missione principale quella di finanziare la ristrutturazione edilizia profonda,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte al complessivo riordino del sistema di incentivazione per la ristrutturazione edilizia in termini di razionalizzazione e semplificazione, anche tenendo conto delle esperienze maturate in altri Paesi dell'Unione europea, trasformando le misure prevalentemente congiunturali oggi esistenti in una rigorosa e strutturale spinta all'efficientamento del patrimonio edilizio residenziale, sotto il profilo energetico e sismico, realizzando un modello nel quale l'incentivo sia:

  a) direttamente proporzionale ai livelli di efficientamento (sismico e/o energetico) raggiunti dagli immobili, rispetto a quelli di partenza ante intervento;

  b) inversamente proporzionale al reddito del beneficiario con particolare attenzione ai cittadini incapienti e alle prime case, valutando la creazione di un Fondo di natura rotativa presso la Cassa depositi e prestiti, destinato all'erogazione di anticipazioni di durata decennale, a tasso agevolato, per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio detenuto dai soggetti a basso reddito o incapienti;

2) ad adottare iniziative volte a dotare il sistema di incentivazione di cui al precedente impegno delle risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Fit for 55 per l'edilizia residenziale, inseriti nella direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia di prossima emanazione, intervenendo in sede di Unione europea affinché queste siano incrementate, e coordinando l'utilizzo delle risorse europee disponibili con ulteriori risorse nazionali anche al fine di consentire al comparto edilizio di mantenere gli attuali livelli di apporto al Pil e di generare le maggiori entrate necessarie a sostenere il processo di efficientamento;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere un modello incentivante anche per le ristrutturazioni e gli interventi edilizi privi di caratteristiche di efficientamento e adeguamento antisismico, al fine di evitare la creazione di una «economia non osservata» in ambito edilizio, e in tale ambito ad escludere l'applicazione dello sconto in fattura;

4) a individuare uno specifico sistema di incentivazione per l'efficientamento energetico e sismico degli immobili produttivi, destinato ai soggetti esercenti attività d'impresa, arti o professioni, con l'obiettivo di rilanciare l'economia nazionale, incrementando le attività nel comparto «trainante» del recupero energetico e antisismico del patrimonio edilizio, con ricadute positive sul comparto produttivo e sull'intera collettività;

5) a rivedere il modello con cui sono state redatte le relazioni tecniche relative alla copertura dei bonus edilizi introdotti a partire dal 2020 e a presentare al Parlamento una valutazione dell'impatto sui conti pubblici dei flussi di cassa fiscali e contributivi, diretti e indiretti, provenienti dal settore edile e dall'indotto, tenuto conto dalle analisi presentate dalle associazioni di categoria del mondo dell'edilizia e delle costruzioni o da istituti di ricerca, individuate in premessa;

6) ad adottare iniziative di competenza volte a sbloccare il mercato delle cessioni secondo modalità che non comportino possibili contestazioni di Eurostat o altri enti sovranazionali, in particolare:

  a) valutando la possibilità di una espressa deroga all'articolo 321 del codice penale in materia di sequestro preventivo, in cui si preveda l'esclusiva responsabilità in capo al soggetto originariamente beneficiario del credito d'imposta, senza coinvolgimento del terzo, di modo che i cessionari in buona fede estranei a ogni reato, in particolare tributario, commesso dai cedenti, non possano essere destinatari di provvedimenti di sequestro;

  b) consentendo la possibilità agli intermediari finanziari di frazionare per importi oltre che annualità i crediti da cedere ai propri correntisti non consumatori, in considerazione dell'alta affidabilità nella gestione documentale delle cessioni;

  c) semplificando le verifiche documentali per le cessioni successive a quelle rivolte al primo intermediario finanziario;

  d) promuovendo la stipula di uno specifico accordo tra Governo, Associazione bancaria italiana, Cassa depositi e prestiti S.p.a., Poste italiane S.p.a., e le organizzazioni imprenditoriali, volto ad accelerare la circolazione dei crediti d'imposta, garantendo la sostenibilità del mercato delle cessioni per il sistema creditizio, definendo regole uniformi per valutare l'affidabilità dei cedenti, individuando procedure telematiche unificate e checklist documentali univoche, nonché adottando tassi di sconto massimi secondo il modello utilizzato da altre operazioni finanziarie come anticipo fatture o Discount rate cap (Drc) al fine di evitare attività speculative;

7) a promuovere il coinvolgimento degli ordini professionali competenti per materia nella stesura delle regole tecniche attuative in ambito sismico e/o energetico;

8) a fornire ogni utile elemento al Parlamento sull'entità dei crediti fiscali in scadenza nel 2022, che non sono stati utilizzati per incapienza dei soggetti titolari.
(1-00040) «Mazzetti, Cattaneo, Battilocchio, Mulè, Rubano, De Palma, D'Attis, Cannizzaro, Sorte, Squeri, Casasco, Sala, Gatta, Nazario Pagano, Tosi, Arruzzolo, Paolo Emilio Russo, Marrocco, Pittalis, Tassinari, Nevi, Saccani Jotti, Cortelazzo, Patriarca, Tenerini, Polidori, Orsini, Deborah Bergamini, Mangialavori».


   La Camera,

   premesso che:

    conformemente alla direttiva (UE) n. 2015/1535, il 27 gennaio 2016, l'Irlanda ha notificato alla Commissione europea un pacchetto normativo sul rapporto tra alcol e salute pubblica, del 2015, le cui modifiche sono poi state successivamente notificate ai servizi della Commissione il 3 febbraio 2018, sino ad arrivare alla versione finale del «Public Health Alcohol Labelling Regulations», notificata il 21 giugno 2022;

    la proposta normativa irlandese prevede, tra l'altro, l'introduzione dell'obbligo di riportare sulle bottiglie indicazioni relative alle patologie tumorali e alle malattie del fegato che potrebbero essere determinate dal consumo di alcol, dei rischi per le donne in gravidanza;

    la procedura adottata secondo la citata direttiva (UE) n. 2015/1535, prevede la possibilità per gli Stati membri di esprimere le proprie posizioni in merito alla normativa notificata, affidando alla Commissione europea la possibilità di ostacolare o meno l'adozione delle norme notificate;

    nonostante la forte contrarietà espressa da Italia, Francia, Spagna e altri Stati europei, che hanno identificato la misura come una barriera al commercio nel mercato interno dell'Unione, la Commissione europea non ha avanzato obiezioni verso la normativa irlandese;

    nell'ambito del pacchetto normativo proposto dalle autorità irlandesi, ad essere abbinato a gravi rischi per la salute è il semplice consumo di bevande alcoliche e non il loro abuso;

    quest'ultimo elemento solleva numerosi profili di incertezza anche in relazione alla metodologia adottata dai servizi della Commissione circa la scelta adottata, in quanto, come noto, il 16 febbraio 2022 il Parlamento europeo ha votato ed approvato la «Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 su rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro – Verso una strategia globale e coordinata»;

    tale risoluzione è stata esito del lavoro della Commissione speciale sulla lotta contro il cancro del Parlamento europeo (Commissione Beca), istituita nel giugno 2020, con mandato fino al 23 dicembre 2021, per redigere un rapporto che si presti a linea guida per un Piano d'azione europeo contro i tumori;

    la prima versione del testo elaborata dalla Commissione Beca recava, tra le altre, la raccomandazione di integrare l'etichettatura delle bevande alcoliche con chiara indicazione delle controindicazioni per la salute, come già in atto per le sigarette e gli altri prodotti a base di tabacco, nonché di incrementare le accise sulle bevande alcoliche;

    tale testo, inoltre, non recava alcuna distinzione tra consumo responsabile e consumo dannoso delle bevande alcoliche, presupponendo una condotta costantemente irresponsabile in capo ai consumatori e una insalubrità implicita nei prodotti alcolici;

    nel corso dei lavori parlamentari legati alla votazione della risoluzione, e, dunque, all'approvazione del predetto Piano sono, tuttavia, state approvate diverse proposte emendative volte a porre particolare enfasi sul contrasto del consumo eccessivo di bevande alcoliche, scongiurando l'introduzione di un approccio trasversalmente dannoso ed erroneo secondo il quale qualsiasi consumo di alcol è dannoso;

    il testo della citata risoluzione del Parlamento europeo, al punto 16 specifica che il Parlamento: «incoraggia la Commissione e gli Stati membri a promuovere azioni tese a ridurre e prevenire i danni provocati dall'alcol nel quadro della revisione della strategia europea sull'alcol, ivi compresa una strategia europea volta ad azzerare il consumo di alcol per i minori, corredata, se del caso, di proposte legislative, rispettando nel contempo il principio di sussidiarietà e le normative nazionali vigenti sui limiti di età per il consumo di alcol; sostiene la necessità di offrire ai consumatori informazioni appropriate migliorando l'etichettatura delle bevande alcoliche con l'inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol e introducendo l'indicazione obbligatoria degli ingredienti e delle informazioni nutrizionali nonché mediante l'introduzione dell'etichettatura digitale; chiede alla Commissione di adottare azioni specifiche contro il consumo eccessivo e pericoloso di alcol»;

    dal testo licenziato dal Parlamento europeo si evince, quindi, come la politica europea della lotta contro il cancro preveda la promozione di un uso moderato e responsabile delle bevande alcoliche, disponendo che sulle etichette delle bevande alcoliche ci siano informazioni su un consumo moderato e sui valori nutrizionali delle bevande stesse, consumo moderato che rappresenta forti differenze rispetto ad un consumo tout court;

    nonostante la risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 non costituisca atto normativo dell'Unione europea ai sensi dell'articolo 288 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue), è indiscutibile che l'atto esprima un forte indirizzo politico, di cui la Commissione europea deve in un certo qual modo tenere conto;

    proprio ai sensi della risoluzione approvata il Parlamento europeo ha conferito alla Commissione europea un mandato ben circoscritto e perimetrato, relativamente alla lotta contro il cancro, finalizzato a promuovere un consumo moderato di prodotti che rappresentano eccellenze e tradizioni di tutta l'Europa e, in modo particolare, dei Paesi dell'area mediterranea;

    il silenzio assenso adottato dalla Commissione europea rappresenta un duplice profilo di rischio non solo, infatti, in relazione alle esportazioni di vino in Irlanda, in costante crescita e con un valore attestato superiore ai 40,5 milioni di euro, ma anche in relazione al tipo di precedente normativo che andrebbe a costituire nell'ambito del diritto dell'Unione;

    infatti, una effettiva autorizzazione dell'impianto normativo irlandese porterebbe all'estensione di questo meccanismo di etichettatura verso altri mercati di rilievo per le esportazioni, e potrebbe altresì rappresentare un precedente per cui la Commissione europea autorizza di fatto atti normativi che vanno espressamente contro l'indirizzo politico dettato dal Parlamento europeo, conculcando la sovranità parlamentare di una istituzione che rappresenta tramite elezione diretta i cittadini dell'Unione;

    il mancato intervento della Commissione europea può mettere a repentaglio il principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario e segna un precedente estremamente pericoloso in tema di etichettatura di messaggi allarmistici sul consumo di vino;

    come illustrato dalle autorità irlandesi, guardando ai Paesi del Nord Europa e considerando la situazione dell'Irlanda, i livelli di consumo di alcol sono rimasti estremamente elevati negli ultimi anni, nonostante le chiusure prolungate dei locali con licenza a causa del COVID-19;

    nel notificare la propria normativa, infatti, sono stati evidenziati gli elevati livelli di pericolosità delle propensioni al consumo dei bevitori irlandesi e altri dati relativi alla scarsa consapevolezza dei danni alla salute derivanti da un consumo irresponsabile di bevande alcoliche, con particolare incidenza tra i giovani;

    al netto delle evidenze presentate, la soluzione proposta dalle autorità irlandesi più che affrontare e risolvere un problema di carattere socio-sanitario, metterebbe a rischio il mercato unico europeo e il principio fondamentale del Tfue della libera circolazione delle merci originarie degli Stati membri e delle merci provenienti da paesi terzi che si trovano in libera pratica negli Stati membri, di cui all'articolo 28 del Trattato;

    l'Irlanda e i Paesi del Nord Europa inoltre non sono grandi importatori di vino ma produttori e consumatori soprattutto di bevande superalcoliche, il cui consumo ha conseguenze di portata diversa sulla salute rispetto al vino;

    secondo le prime rilevazioni effettuate dalle categorie sulla proposta della Commissioni Beca, un italiano su quattro smetterebbe di bere qualora le bevande alcoliche venissero paragonate alle sigarette, rischio ormai concretizzato dalla proposta normativa irlandese;

    questa normativa aprirebbe le porte ad una serie di iniziative destinate a mettere a repentaglio una filiera che in Italia, dal campo alla tavola, garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale voce dell'export agroalimentare;

    nell'anno 2021 il vino Made in Italy ha conquistato il primato europeo per esportazioni e produzione, con oltre un milione e mezzo di addetti, un fatturato di 12 miliardi di euro ed un valore di esportazioni pari a 7 miliardi di euro, in continua e costante crescita sugli anni precedenti;

    l'Italia è al nono posto in Europa per volumi di produzione di vino, mentre è quinta per numero di birrifici, con un costante aumento di birra artigianale e di quella agricola, fatto che ha comportato anche un aumento di attività condotte da giovani, a beneficio dei territori;

    è fondamentale difendere un settore che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie Made in Italy che, come ha sottolineato la Coldiretti, sono destinate per circa il 70 per cento a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola;

    nel 2022 l'Italia ha raggiunto un nuovo record di fatturato (più 12 per cento rispetto al 2021) con otto miliardi di export di vino;

    un settore che tra vino e spirits (il cui fatturato estero ammonta a 1,7 miliardi) e aceti (le spedizioni di balsamico sono aumentate del 15 per cento) hanno fornito un importante contributo a quello che si avvia a essere un nuovo record anche per le esportazioni agroalimentari, che nel complesso si avviano verso il picco massimo di 59 miliardi di euro, con un aumento del 16 per cento;

    questi risultati positivi dimostrano come la diversificazione dei mercati, soprattutto quelli emergenti, e gli investimenti nelle attività di promozione siano fondamentali per continuare a crescere anche in uno scenario complesso come l'attuale, che non può essere messo a rischio a livello europeo ma che deve garantire il rispetto dei principi fondamentali del mercato unico;

    il consumo di vino in Italia vede una vieppiù crescente attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende;

    i dati dell'Osservatorio Federvini mettono in luce come siano stati soprattutto tre i fattori che hanno inciso sul positivo trend delle esportazioni 2022: il cambio euro-dollaro ha permesso di compensare gli aumenti dei costi di produzione e recuperare competitività sui mercati legati al dollaro come Usa e Canada; la ripresa del turismo a livello globale, che ha dato impulso ai consumi di vini e spiriti nel canale ho.re.ca. dal momento che in Italia, a fine agosto, gli arrivi dei turisti internazionali hanno superato i 35 milioni (+125 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021); la diversificazione dei mercati, come strategia adottata da molte aziende che guardano ai paesi emergenti come Tailandia e Vietnam, dove nei primi otto mesi del 2022 il valore dell'export del vino è cresciuto rispettivamente del 158 per cento e dell'82 per cento;

    il placet della Commissione Ue non è tuttavia definitivo, dal momento che l'Irlanda dovrà attendere il processo di autorizzazione, da parte dell'Organizzazione mondiale del commercio, che ha una durata di sessanta giorni, in quanto questa normativa rappresenta una barriera anche a livello internazionale,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi nelle sedi di competenza al fine di scongiurare l'adozione della normativa di cui in premessa e l'adozione di divieti e sanzioni in ambito comunitario che possano tradursi in un danno per i produttori di bevande alcoliche anche sollevando la questione dei rischi per il mercato unico europeo e per il settore vinicolo nei prossimi Consigli europei;

2) ad adottare iniziative di competenza volte a far sì che non trovino applicazione sistemi di etichettatura che definiscano gli alcolici di produzione nazionale quali «pericolosi per la salute», sulla falsariga di quanto già avviene per i prodotti a base di tabacco;

3) a promuovere campagne volte a evidenziare il ruolo del vino nella dieta mediterranea e le sue proprietà benefiche, richiedendo la redazione di uno studio scientifico che attesti e confermi in modo definitivo gli effetti positivi di un consumo responsabile di vino e birra di qualità per la salute;

4) a farsi promotore, in accordo con gli altri Stati produttori di vino, della necessità di mantenere la distinzione tra consumo «responsabile» e «dannoso» di bevande alcoliche, garantendo giusto seguito all'indirizzo politico adottato dal Parlamento europeo.
(1-00041) «Zucconi, Foti, Cerreto, Caretta, Almici, Ciaburro, La Porta, La Salandra, Malaguti, Marchetto Aliprandi».

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il 19 aprile 2023 ricorreranno i 100 anni dalla nascita di Rocco Scotellaro il «poeta contadino» della Basilicata;

    l'intellettuale e politico nacque a Tricarico, in Provincia di Matera, da famiglia di umili origini;

    nonostante la sua condizione socio-economica la famiglia investì per farlo studiare ma dopo aver completato gli studi classici non riuscì a completare l'università;

    partecipò al Comitato di liberazione nazionale e si iscrisse al Partito socialista;

    nell'ambito della sua sensibilità politica incrociò le esperienze di intellettuali confinati come Carlo Levi e Manlio Rossi Doria che gli saranno fondamentali per la sua attività culturale e letteraria;

    a soli 23 anni divenne sindaco del suo paese natale Tricarico, dal 1946 al 1950;

    durante il suo mandato da sindaco aprì le porte alla partecipazione civica con le consulte e si batté per l'apertura della scuola con l'obiettivo di sradicare l'analfabetismo per lui la prima causa di sottomissione delle classi meno abbienti e per l'ospedale civile di Tricarico;

    si mise a capo dei movimenti di occupazione delle terre per sottrarle al latifondo e consentire ai contadini di poterle lavorare;

    fu accusato di concussione, truffa e associazione a delinquere, arrestato, per poi essere prosciolto da ogni accusa, ma la vicenda lo segnò particolarmente tant'è che abbandonò la politica;

    si trasferì a Portici grazie a Manlio Rossi Doria e iniziò a lavorare per l'Osservatorio agrario di Portici, grazie al quale riuscì a contribuire al Piano di Sviluppo Regionale per la Basilicata;

    qui iniziò anche la sua collaborazione con l'antropologo Ernesto de Martino e a sviluppare la sua vena letteraria;

    muore improvvisamente il 15 dicembre 1953;

    è una delle figure intellettuali maggiormente identitarie per tutto il Mezzogiorno pur risultando spesso incomprensibilmente escluso dai programmi scolastici, senza alcuna valorizzazione della sua opera letteraria nell'ambito dei circuiti culturali;

    ha scritto circa 500 poesie e alcune opere sono state pubblicate postume ricevendo anche prestigiosi riconoscimenti come l'inchiesta Contadini del Sud, pubblicata nel 1954, l'incompiuto romanzo autobiografico L'uva puttanella, pubblicato nel 1955 e una serie di poesie come ad esempio È fatto giorno, del 1954, fino a Uno si distrae al bivio del 1974;

    quest'anno ricorrono pertanto i 100 anni dalla nascita e i 70 dalla sua prematura morte,

impegna il Governo:

   a celebrare adeguatamente queste ricorrenze:

    a) prevedendo l'istituzione di un comitato nazionale presso il Ministero della cultura con la partecipazione di tutte le istituzioni, comprese quelle culturali, nazionali e territoriali;

    b) stanziando per le celebrazioni uno specifico fondo non inferiore a 500 mila euro;

    c) valorizzando d'intesa con il Ministero dell'istruzione e del merito presso le istituzioni scolastiche del Paese l'opera culturale del poeta;

    d) inserendo Rocco Scotellaro nell'ambito delle indicazioni curriculari come autore del 900;

    e) coinvolgendo la Rai in qualità di servizio pubblico radiotelevisivo nella promozione dell'opera culturale e della figura di Scotellaro e dello stesso suo paese natale;

    f) promuovendo nell'ambito del salone del Libro di Torino uno specifico evento celebrativo;

    g) prevedendo l'emissione di un apposito francobollo celebrativo.
(7-00027) «Manzi, Amendola, Orfini».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la legge 4 agosto 2021, n. 116, approvata dal Parlamento all'unanimità, recante disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici, ha la finalità di favorire il più possibile la diffusione dei Dae nei luoghi pubblici e aperti al pubblico, nonché il loro utilizzo al fine di salvare il maggior numero di vite umane;

    le disposizioni più rilevanti della legge sono:

     a) realizzazione di un programma pluriennale per favorire la diffusione e l'utilizzazione dei Dae negli uffici pubblici, negli aeroporti, stazioni ferroviarie e porti, a bordo di mezzi di trasporto aerei, ferroviari, marittimi, nonché nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università;

     b) presenza e utilizzo dei Dae negli impianti sportivi pubblici;

     c) realizzazione di un'applicazione mobile che consenta di geolocalizzare tramite le centrali del sistema di emergenza sanitaria «118» il Dae più vicino da parte dei soccorritori;

     d) campagne di informazione e sensibilizzazione sulla cultura del primo soccorso in situazioni di emergenza e sull'uso dei Dae in caso di soccorso a soggetti colpiti da arresto cardiaco, da realizzarsi tramite appositi spazi messi a disposizione dalla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo nell'ambito della programmazione televisiva;

    le misure sopra citate ed altre contenute nella legge demandano la loro attuazione a successivi provvedimenti di varia natura quali decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, decreto ministeriale, accordo stipulato in sede di Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, integrazione del contratto di servizio tra lo Stato e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;

    il Governo, rispondendo in data 13 gennaio 2023 all'interpellanza urgente n. 2-00029, ha comunicato che, a due anni e mezzo dalla data di entrata in vigore della legge n. 116 del 2021 sono in corso esclusivamente le procedure relative alla predisposizione delle schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di cui all'articolo 1, comma 2 della legge, relativo alla definizione di un programma nazionale per la diffusione e l'utilizzazione dei Dae, che al 23 dicembre 2022 era «alle valutazioni definitive dell'Ufficio di gabinetto del Ministro ai fini del perfezionamento dell'iter»;

    nella medesima risposta, invece, nessuna informazione è stata fornita in merito allo stato dell'arte dei provvedimenti attuativi di altre patti della legge, quali il decreto del Ministro della salute di cui all'articolo 1, comma 3, il decreto del Ministro della salute di cui all'articolo 4, comma 2, l'accordo tra lo Stato e le regioni di cui al l'articolo 7, comma 1, nonché la modifica del contratto di servizio tra lo Stato e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;

    la piena ed effettiva attuazione della legge n. 116 del 2021 oltre che doverosa nei confronti della volontà unanime del Parlamento italiano, è necessaria al fine di poter ridurre le morti per infarto che in Italia si attestano su un dato medio di circa 60.000 ogni anno,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per dare piena attuazione alla legge 4 agosto 2021, n. 116, procedendo quanto prima all'adozione dei provvedimenti di sua esclusiva competenza, nonché avviando e sollecitando la celere conclusione degli iter che prevedano accordi o intese con altre amministrazioni dello Stato.
(7-00028) «Patriarca, Mulè, Benigni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   Poste Italiane spa (Poste), società partecipata al 29,26 per cento dal Mef, colloca i buoni postali fruttiferi (bpf) sul mercato in via esclusiva per conto di Cassa depositi e prestiti spa (Cdp), a sua volta partecipata al 82,77 per cento, dallo stesso Mef e dunque da esso controllata;

   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato con provvedimento del 18 ottobre 2022 ha accertato le condotte scorrette ed ingannevoli di Poste relative al collocamento dei bpf «a termine» per aver omesso di fornire ai risparmiatori informazioni essenziali su natura, durata e rendimento dei bpf, sia al momento del loro collocamento che durante il rapporto contrattuale. Tale carenza informativa si è riverberata sulla possibilità per il risparmiatore di esercitare tempestivamente la richiesta di riscossione dei buoni;

   tali condotte hanno coinvolto almeno 30.000 risparmiatori per una perdita di oltre 404 milioni di euro. Si parla di perdita perché Poste eccepisce, in sede di richiesta di rimborso del risparmiatore, la prescrizione dell'esercizio del diritto di credito. Il numero dei casi segnalati non lascia dubbi, a parere degli interpellanti, circa il fatto che la carenza delle informazioni fornite da Poste sia stata colpevole;

   come emerso nel corso dell'istruttoria condotta dall'Autorità garante, la gravità delle condotte omissive ed ingannevoli di Poste è evidente; viene pregiudicato il diritto non solo al riconoscimento degli interessi bensì quello alla restituzione del capitale investito;

   secondo l'Autorità, Poste ha omesso e/o formulato in modo ingannevole informazioni essenziali relative ai termini di scadenza e di prescrizione di tali titoli. La normativa prevede infatti che i diritti dei titolari dei buoni fruttiferi postali si prescrivano dopo dieci anni dalla data di scadenza del buono, con la conseguenza che né il capitale né gli interessi siano più esigibili. Le somme vengono devolute a favore dello Stato per i buoni emessi fino alla data del 13 aprile 2001 e a favore del Fondo per indennizzare i risparmiatori rimasti vittime di frodi finanziarie per quelli emessi successivamente. La condotta di Poste è stata dunque ritenuta idonea ad indurre in errore il consumatore per quanto riguarda l'esercizio dei diritti di credito relativi al buono sottoscritto;

   l'Autorità ha inoltre accertato che, riguardo ai titoli cartacei caduti in prescrizione almeno negli ultimi cinque anni, Poste ha omesso di informare preventivamente e adeguatamente i titolari di buoni prossimi alla scadenza del termine di prescrizione, causando il mancato rimborso dei relativi importi. La condotta ha violato i doveri di diligenza professionale ragionevolmente esigibili da Poste in base ai princìpi generali di correttezza e di buona fede, alterando il comportamento economico del consumatore in relazione all'esercizio dei diritti di credito relativi ai buoni;

   le condotte decettive di Poste si sono manifestate altresì nel collocamento – dal 1986 – dei bpf cosiddetti «Q/P»: titoli, di durata trentennale, emessi su moduli di precedenti serie per i quali Poste in sede di sottoscrizione ha omesso di modificare il modulo nella parte in cui riconosce i rendimenti per il periodo dal 21° al 30° anno con una perdita, per il risparmiatore, di oltre il 50 per cento. Poste infatti ha lasciato invariato il rendimento precedente mantenendo, nel testo, la promessa ben superiore a quella prevista per la nuova serie «Q». Le informazioni del bpf, unitamente alle dichiarazioni rilasciate dagli uffici postali in ordine al riconoscimento dei rendimenti così come rappresentati sullo stesso, hanno indotto i risparmiatori a fare affidamento sul loro contenuto;

   numerosi infatti sono i risparmiatori che si sono rivolti alla giustizia ordinaria ed arbitrale per ottenere le maggiori somme rappresentate e promesse. Secondo quanto consta agli interpellanti, Poste ha dichiarato in sede di approvazione del bilancio 2020 che, negli anni 2016-2020, è stata condannata a corrispondere maggiori interessi – per il periodo 21°-30° anno – per circa euro 28,6 milioni;

   tale problematica ha generato un contrasto nella giurisprudenza con tesi a favore di Poste espressa dalla Corte di cassazione, sez. I ord. 4748 del 2022; ciò nonostante non risultano sopite le istanze dei risparmiatori e numerose sono le successive pronunce a favore degli stessi in sede arbitrale e giudiziale. Si segnala, in particolare, l'orientamento granitico a favore dei risparmiatori da parte dell'ABF, le cui decisioni vengono, sin dal 2020, disattese da Poste. Anche la giurisprudenza di merito, contraria all'orientamento della prima sezione della Cassazione, si è pronunciata a favore dei risparmiatori: ad es. Corte di appello di Firenze, 21 giugno 2022, 1308 del 2022; Tribunale di Velletri, 16 novembre 2022, 2113 del 2022; Tribunale L'Aquila, 17 ottobre 2022, 287 del 2022;

   allo stato, la Cassazione non ha ritenuto di sottoporre al vaglio delle Sezioni unite il contrasto di giudicati; vi è un'altra rilevante questione che in sede giurisdizionale investe i bpf: Poste eccepisce la mancata legittimazione passiva in favore di Cdp ai sensi dell'articolo 1 R.D.L. n. 2106 del 1924, secondo cui il Mef è autorizzato a provvedere alla emissione di bpf nominativi affidandone, in via esclusiva, il collocamento e la gestione a Poste e a Cdp;

   l'articolo 3, comma 4, lettera c) all. n. 2 decreto ministeriale 5 dicembre 2003 affida la titolarità del debito creato dall'emissione dei bpf emessi tra il 18 novembre 1953 e il 13 aprile 2001 a carico dell'attuale Mef;

   le conseguenze della posizione di Poste sono rilevantissime in quanto tale tesi genererebbe una responsabilità giuridica di Cdp e una responsabilità politica del Mef, interessato nella sua duplice veste di partecipante in entrambe le società;

   ne consegue quindi la rilevanza non solo giuridica, ma ancor più politica, delle condotte di Poste collocatrice in via esclusiva per Cdp di tale forma di investimento, ed è quindi ineludibile una presa di posizione del Mef;

   operativamente, si segnala che sarebbe possibile intervenire, ai sensi dell'articolo 8 comma 2 decreto ministeriale 19 dicembre 2000, per un rimborso dei crediti prescritti a favore dei titolari dei bpf che ne facciano richiesta ovvero far aprire a Poste un tavolo di conciliazione per una soluzione collettiva delle questioni –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per la tutela dei diritti dei risparmiatori (articolo 47 Cost.) e per garantire l'affidabilità dello strumento in uso allo Stato per finanziare il proprio debito pubblico.
(2-00050) «Barzotti, Alifano, Fenu, Lovecchio, Raffa, Cappelletti».

Interrogazione a risposta orale:


   RAFFA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5, comma 3-bis, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 «Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina» convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2022, n. 91 così recita «Nell'ambito della realizzazione delle opere di cui al comma 1, anche al fine di riqualificare i siti in cui si trovano impianti di rigassificazione non più funzionanti, di ridurre l'occupazione di terreno e di favorire il risanamento urbano, per gli interventi di bonifica e risanamento ambientale e di rigenerazione dell'area denominata "Zona falcata" di Messina, è stanziato un contributo pari a 2 milioni di euro per l'anno 2022, a 8 milioni di euro per l'anno 2023 e a 10 milioni di euro per l'anno 2024. All'assegnazione del contributo di cui al primo periodo si provvede a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2021-2027, di cui all'articolo 1, comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, mediante deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, con la quale è individuato altresì il soggetto attuatore degli interventi di cui al presente comma.»;

   con la disposizione di cui al punto precedente è stato stanziato un totale di 20 milioni di euro nel triennio 2022-2024, a valere sulle somme del Fondo per lo sviluppo e la coesione stanziate con la legge di «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023» predisposta dal Governo Conte 2 ed approvata dal Parlamento in data 30 dicembre 2020;

   alla data odierna all'interrogante consta che il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) non ha ancora individuato il soggetto attuatore degli interventi di cui al punto precedente determinando l'impossibilità di spendere il contributo di 2 milioni di euro stanziato per l'anno 2022 –:

   se il Governo intenda provvedere al più presto alla nomina del soggetto attuatore previsto dall'articolo 5, comma 3-bis, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2022, n. 91;

   se intenda adottare iniziative volte alla riprogrammazione delle somme, in particolare dei 2 milioni di euro previsti per il 2022 e che non si sono potuti spendere, in modo che non vadano persi per il fine cui erano stati destinati cosicché lo stanziamento effettivo a disposizione del soggetto attuatore, quando individuato, per gli interventi di bonifica e risanamento ambientale e di rigenerazione dell'area denominata «Zona falcata» di Messina non sia decurtato rispetto allo stanziamento iniziale complessivo di 20 milioni di euro a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2021-2027, di cui all'articolo 1, comma 177, della legge n. 178 del 2020 «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023»;

   se intenda adottare iniziative per adeguare le somme stanziate tenendo conto degli aumenti del costo delle materie prime e dei lavori da effettuare.
(3-00100)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, CANDIANI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva europea che vorrebbe imporre la ristrutturazione in chiave green del patrimonio immobiliare degli Stati membri sta creando non poco allarmismo; il 9 febbraio 2023 il testo arriverà in Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (Itre);

   il testo della direttiva, tuttora in discussione, sembrerebbe prevedere che entro il 1° gennaio 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere realizzati ad emissioni zero, mentre gli immobili già esistenti dovranno raggiungere almeno la classe energetica E; successivamente, dopo altri tre anni, nel 2033, dovranno arrivare alla classe D, ed essere ad emissione zero nel periodo compreso tra il 2040 e il 2050;

   sembra possano essere previste anche sanzioni ai singoli Stati che non adempiono all'obbligo; tra le iniziali proposte, poi saltate, c'è anche l'ipotesi di impedimento della vendita o dell'affitto dell'immobile;

   secondo la Commissione europea, ridurre queste emissioni è un passo fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050; la revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici fa parte del pacchetto «Fit to 55%» e mira ad adottare politiche più green per l'edilizia in Europa;

   indubbiamente una transizione del genere e con questi tempi rappresenterebbe una vera e propria «stangata» per i cittadini italiani; secondo i dati dell'Associazione dei costruttori, oltre 9 milioni di edifici su 12,2 milioni diventerebbero «fuori legge» con la nuova normativa dell'Unione europea;

   si deve considerare, peraltro, che l'Italia vanta una complessa rete di borghi e piccole frazioni caratterizzate da immobili secolari sia pure non qualificati come edifici di interesse storico, gran parte dei quali adibiti ad abitazioni principali;

   le conseguenze certe di tale direttiva sarebbero, dunque, che in moltissimi casi gli interventi richiesti rischiano di essere concretamente irrealizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati o, in alternativa, potrebbero esserlo alla sola condizione di deturparli; inoltre tali interventi comporterebbero una svalutazione inaccettabile degli immobili esistenti e, al contempo, una tensione sul mercato, con aumenti spropositati dei prezzi delle materie prime, di manodopera qualificata e altro –:

   se e in che termini il Governo intenda opporsi alla direttiva di cui in premessa, al fine di tutelare la specificità degli Stati membri, e nello specifico dell'Italia, e perseguire l'efficientamento energetico senza conseguenze drammatiche per il nostro patrimonio immobiliare.
(3-00102)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta immediata:


   FARAONE, GADDA, RICHETTI, ENRICO COSTA, DEL BARBA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 giugno 2016, n. 112, (cosiddetta «legge sul dopo di noi»), approvata durante il Governo Renzi, ha rappresentato un primo storico traguardo per le persone con disabilità grave prive di sostegno familiare o comunque in vista del venir meno del sostegno stesso, attraverso la progressiva presa in carico già durante l'esistenza in vita dei genitori;

   tuttavia, a distanza di sei anni, la relazione della Corte dei conti del 23 dicembre 2022 in merito alla sua attuazione desta grande preoccupazione;

   il raffronto tra il numero dei beneficiari delle prestazioni erogate (8.424 soggetti) con i destinatari potenziali (tra i 100.000 e i 150.000) evidenzia come solo in minima parte siano state soddisfatte le esigenze di cui la legge si era fatta carico;

   molti progetti sono partiti grazie all'impegno del terzo settore, ma talvolta è mancata l'iniziativa pubblica in capo alle regioni in un'ottica di co-programmazione e co-progettazione, nonché un'adeguata informazione rivolta ai potenziali destinatari;

   come riporta la relazione, i dati acquisiti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, generici ed eterogenei, riflettono l'eterogeneità nella diffusione dei servizi sociali sul territorio ed evidenziano, ancora una volta, le difficoltà proprie delle regioni del Mezzogiorno;

   il decreto attuativo della legge prevede che «a decorrere dal 2018 l'erogazione delle risorse spettanti a ciascuna regione deve essere comunque preceduta dalla rendicontazione sull'effettiva attribuzione ai beneficiari delle risorse trasferite nel secondo anno precedente l'erogazione medesima»; tuttavia non tutte le regioni hanno trasmesso la rendicontazione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali o l'hanno fatto con notevole ritardo; di conseguenza, a fronte di 390 milioni di euro assegnati con i decreti di riparto dal 2016 al 2021, i trasferimenti alle regioni sono stati pari soltanto a 240 milioni di euro;

   ben tredici regioni non hanno ricevuto le quote delle risorse assegnate per il 2020 a causa della mancata rendicontazione prevista per legge;

   inoltre le risorse stanziate dalla legge dovevano essere aggiuntive a quelle regionali, ma in molti casi sono diventate esclusive visto che raramente le regioni hanno stanziato risorse proprie sul «dopo di noi»;

   le famiglie chiedono una prospettiva di vita diversa dall'istituzionalizzazione che garantisca il benessere, la piena inclusione sociale e l'autonomia delle persone con disabilità –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere le criticità esposte in premessa al fine di garantire la piena attuazione della legge n. 112 del 2016 e tutelare i diritti delle persone disabili.
(3-00103)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il comma 694 della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), introdotto grazie all'approvazione di un emendamento del PD, autorizza la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 per gli interventi di progettazione ed esecuzione della campagna di sondaggi geognostici, volta a individuare con precisione estensione e profondità delle sostanze inquinanti presenti nelle aree ferroviarie comprese tra i Sin «ex SLOI ed ex Carbochimica» e interessate dalla realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento, inquinate da piombo, piombo tetraetile, Ipa, e altri inquinanti;

   si tratta di un ulteriore stanziamento da parte dello Stato, finalizzato a sostenere, integrare ed estendere gli approfondimenti in corso, per valutare con maggiori elementi di conoscenza come affrontare anche la bonifica generale dell'area;

   la norma mira infatti a compensare le «carenze documentali e le lacune nell'analisi ambientale» che l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente ha rilevato nel progetto di fattibilità tecnico economica dell'opera, presentato da Rete ferroviaria italiana, in particolare per quanto riguarda la possibilità di intervenire sulle aree adiacenti alla linea ferroviaria;

   la miglior conoscenza della tipologia dell'inquinamento del Sito di interesse nazionale di Trento nord, della sua estensione e della profondità risulta opportuna per garantire i più adeguati interventi di tutela della popolazione sia in occasione dello scavo previsto in ambiente confinato, sia nelle fasi successive di bonifica;

   l'intervento previsto su di un'area così compromessa dal punto di vista ambientale che si trova in piena città, impone quindi di allargare le indagini del terreno e delle caratteristiche precise del suo stato di inquinamento, per dare garanzie agli abitanti e all'ambiente;

   data l'accertata presenza di sostanze inquinanti all'interno delle aree ferroviarie comprese tra i due siti inquinati di interesse nazionale e assicurato il finanziamento per l'esatta definizione in estensione e profondità di tali inquinanti, è urgente che la campagna di indagine possa partire il più presto possibile, come atto preliminare all'inizio dei lavori per la costruzione della nuova circonvallazione ferroviaria di Trento;

   a fianco delle aree ferroviarie, si trova, a occidente il Sin ex Sloi e a oriente la fossa Lavisotto, di proprietà demaniale, della provincia autonoma di Trento, ove è in corso il progetto di bonifica delle rogge di proprietà pubblica, inquinate dagli scarichi dei due Sin;

   sulla fossa Lavisotto è attualmente operativo un cantiere, sotto la responsabilità e la direzione dell'Agenzia provinciale per le opere pubbliche, Apop, che confina con l'area ferroviaria;

   l'Appa, Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, ha il compito di vigilare sugli aspetti ambientali ed in passato ha eseguito tutte le analisi compiute sui due Sin, dei quali è profonda conoscitrice –:

   quale sia lo stato di attuazione e il relativo cronoprogramma relativo all'utilizzo dello stanziamento previsto dal comma 694 della legge 29 dicembre 2022, n. 197 richiamato in premessa;

   se ritenga, alla luce di quanto segnalato in premessa, adottare iniziative di competenza per assegnare con effetto immediato lo stanziamento previsto dal comma 694 della legge 29 dicembre 2022, n. 197 alla Provincia autonoma di Trento al fine di dare esecuzione alla campagna di sondaggi geognostici previsti, preliminarmente all'avvio dei lavori per la realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento.
(2-00047) «Ferrari, Ghio, Di Sanzo, Bonafè, Fornaro, Roggiani, Scarpa, Di Biase, Guerra, Braga, Fassino, Graziano, De Luca, Gnassi, Andrea Rossi, Bakkali, Amendola, Sarracino, Zingaretti, Orlando, Mauri, Vaccari, Stefanazzi, Quartapelle Procopio».

Interrogazione a risposta orale:


   DORI.— Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   il monte San Primo è la montagna più alta del Triangolo Lariano e con i suoi 1.685 metri costituisce uno dei promontori di maggior pregio paesaggistico della zona e di rara bellezza naturalistica;

   la comunità montana Triangolo Lariano, proprietaria del comprensorio, nel dichiarato intento di valorizzare l'area e promuovere il comparto turistico, ha approvato con deliberazione della Giunta esecutiva del 25 luglio 2019 un progetto per la riqualificazione «turistica» della zona del Monte San Primo, che prevede la realizzazione di numerose strutture sulle pendici del monte;

   in particolare, in data 17 ottobre 2019, la Giunta esecutiva della comunità montana Triangolo Lariano ha approvato il bando, il disciplinare ed i relativi allegati concernenti la procedura denominata «riqualificazione del compendio Monte San Primo» e ha indetto la gara;

   la gara è andata deserta, senza che neppure il promotore del progetto, la San Primo S.r.l. presentasse una propria offerta;

   l'articolo 1, comma 911, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha disposto che: «per la riqualificazione del compendio del Monte San Primo del comune di Bellagio, è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024»;

   col decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 31 dicembre 2021 è istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'interno il capitolo di spesa 1331 piano gestionale 18 dal titolo «Somma destinata al comune di Bellagio per la riqualificazione del compendio Monte San Primo», con uno stanziamento di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024;

   la predetta legge di bilancio, ovviamente, non indica quali opere devono essere realizzate, nell'ambito della «riqualificazione»;

   la Comunità montana con delibera n. 98 del 19 maggio 2022 ha promosso l'accordo di rilancio economico sociale e territoriale (Arest) finalizzato alla realizzazione degli interventi ricompresi nel progetto «Oltre Lario: Triangolo Lariano meta dell'outdoor»;

   tale deliberazione della Giunta ha individuato le opere e gli interventi da realizzare in attuazione del progetto Arest consistenti, tra le altre, nella realizzazione di un impianto di innevamento artificiale e di un parcheggio autoveicoli;

   il 2 novembre 2022 la Giunta esecutiva della Comunità montana ha deliberato di approvare l'ipotesi di Accordo di rilancio economico, sociale e territoriale (Arest) finalizzato alla realizzazione degli interventi ricompresi nel progetto denominato «Oltre Lario: Triangolo Lariano meta dell'outdoor»;

   numerose associazioni ambientaliste e i cittadini hanno manifestato più volte la loro contrarietà al progetto, preoccupati dalle ripercussioni che lo sfruttamento intensivo del comprensorio a fini turistici potrebbe comportare in termini di compromissione di ambiente naturale, similmente a quanto si è anche di recente verificato in altre zone del nostro Paese, da ultimo a Ischia, dove la cementificazione intensiva ha prevalso sulla necessità di preservare la natura con effetti disastrosi;

   l'impatto ambientale del progetto, come ideato, è altamente negativo, poiché andrebbe a incrementare cementificazione e antropizzazione in un territorio che necessiterebbe invece di essere valorizzato dal punto di vista naturalistico attraverso tecniche e progetti di cosiddetto «turismo dolce». L'impianto di innevamento artificiale previsto, inoltre, comporterebbe un notevole dispendio di acqua e di energia, poiché per le caratteristiche morfologiche della montagna, che nella cima raggiunge 1.685 metri, è improbabile che sia soggetta a precipitazioni nevose di rilievo, se non sporadicamente;

   anche la sostenibilità economica del progetto presenta varie criticità, relativamente all'impegno economico della gestione degli impianti e delle strutture e ai costi ingenti correlati all'innevamento artificiale –:

   se i Ministri interrogati intendano vincolare il mantenimento del finanziamento ministeriale di 3 milioni di euro alla realizzazione di interventi di riqualificazione di natura strettamente ecosostenibile.
(3-00098)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, SIMIANI. ORFINI, ZINGARETTI e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in vista delle celebrazioni per il centenario della morte del maestro Giacomo Puccini, che ricorrerà nei 2024, in sede di approvazione della legge di bilancio 2022 sono stati stanziati 9,5 milioni di euro, al fine di riconoscere il giusto tributo a uno dei grandi protagonisti della cultura italiana;

   le celebrazioni consentiranno la «tutela, salvaguardia e valorizzazione dei luoghi in cui Giacomo Puccini ha vissuto, anche attraverso interventi di manutenzione e restauro»;

   per celebrare tale occasione la Presidenza del Consiglio dei ministri ha istituito il comitato promotore delle celebrazioni pucciniane, presieduto dal Maestro Alberto Veronesi;

   il comitato è composto da esponenti politici, accademici nonché delegati del Ministero e ha il compito di diffondere la conoscenza delle opere di Giacomo Puccini attraverso un ricco programma di manifestazioni culturali;

   Nicola Bellini, professore emerito della Scuola Superiore Sant'Anna, nominato come delegato del Ministro dell'istruzione, si è dimesso da tali incarichi perché, come da lui stesso dichiarato, sussistevano «divergenze con il metodo di lavoro» con il Maestro Veronesi;

   sembra, infatti, che il Presidente del suindicato comitato adotti decisioni senza adeguato coinvolgimento degli altri membri dell'organismo;

   in seguito alle dimissioni del professore Bellini sono emersi la mancanza di linee di indirizzo e di un piano generale con le parti per una corretta programmazione delle attività e di una gestione non «compatibile con i principi di una buona amministrazione delle risorse pubbliche»;

   inoltre, da quanto si apprende a mezzo stampa, sono numerose – se non la maggioranza – le riunioni del comitato andate deserte per la mancanza del numero legale;

   a oggi non è dato sapere quanto del milione e mezzo che doveva essere stanziato entro la fine del 2022 sia stato effettivamente speso e quanti, invece, di questi fondi siano tornati allo Stato per l'incapacità di spesa;

   il 6 gennaio 2023 i sindaci di Viareggio, Lucca e Pescaglia hanno inviato una lettera al Presidente Veronesi per esprimere la loro grande preoccupazione per le polemiche delle ultime settimane poiché: «le prese di posizione e le incertezze sollevate da più parti mettono a rischio la realizzazione di un percorso virtuoso di alto livello» –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per verificare se vi siano le condizioni affinché il suddetto organismo operi con la necessaria serenità ed unità d'intenti all'interno delle sue componenti in modo da realizzare celebrazioni all'altezza delle risorse stanziate che diano effettivo lustro alla figura di Puccini.
(5-00241)


   BOSCHI, GRIPPO e DEL BARBA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a luglio 2019 le società di calcio Ac Milan e Fc Internazionale hanno presentato al comune di Milano uno studio di fattibilità economico-finanziaria che prevede la costruzione di un nuovo impianto, la demolizione del vecchio Meazza e la realizzazione di un nuovo complesso sportivo multifunzionale;

   i comitati civici che si oppongono ai progetto hanno da subito fatto riferimento a possibili vincoli sul Meazza che ne impedirebbero l'abbattimento e gli organi di stampa richiamano in particolare due tipologie di vincolo, quello cosiddetto «storico-monumentale» e quello cosiddetto «storico-relazionale»;

   nel primo caso il codice dei beni culturali di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004 prevede che il vincolo possa essere posto su immobili di proprietà pubblica «che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico» e che qualora siano trascorsi più di 70 anni dalla sua realizzazione ne possa essere posto uno provvisorio, in attesa della verifica dell'interesse culturale, che dovrà compiersi entro centoventi giorni dalla richiesta (articolo 12); si fa invece riferimento all'interesse storico-relazionale quando la verifica dell'interesse culturale viene effettuata anche se non sono trascorsi 70 anni dalla realizzazione [articolo 10, comma 3, lettera d)];

   il 19 dicembre 2022 queste tesi avrebbero trovato conferma nella lettera del Sottosegretario Sgarbi al Corriere della Sera nella quale afferma che «In data 27 luglio 2020 in seduta congiunta i Comitati tecnici scientifici del ministero dei Beni culturali all'unanimità concordano sull'esistenza di un valore fortemente simbolico per la città di Milano rivestito dallo stadio San Siro (indipendentemente dall'età del manufatto)», facendo quindi esplicito riferimento alla seconda tipologia tra quelle sopra ipotizzate;

   il Presidente del Senato e il Ministro della cultura hanno dichiarato che invece non esisterebbe alcun vincolo, aumentando in questo modo la confusione rispetto a una questione che non è secondaria per consentire all'amministrazione comunale di esprimersi definitivamente e alle società di calcio cittadine di pianificare i propri investimenti, avendo chiaro il contesto nel quale si trovano a operare –:

   se sussistano o meno le condizioni per fa rientrare lo Stadio Meazza nelle fattispecie di cui all'articolo 10, comma 3, ovvero dell'articolo 12, comma 1 del decreto legislativo n. 42 del 2004, ovvero ad altre tipologie di vincolo, anche in riferimento alla data di costruzione dello stesso, chiarendo anche se a questo fine si debba fare riferimento alla pianta originaria (1926), alla costruzione del secondo anello (1956) ovvero a quella del terzo (1990).
(5-00242)


   PICCOLOTTI.— Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da un appello redatto dai professionisti collaboratori Sabap indirizzato al Governo e alle forze politiche e parlamentari, si apprende che il 31 dicembre 2022 è scaduto il contratto a circa 500 professionisti altamente qualificati (archeologi, architetti, assistenti tecnici contabili, assistenti tecnici di cantiere, storici dell'arte) che da un anno e mezzo stanno collaborando con le soprintendenze di tutta Italia per la tutela del patrimonio archeologico, storico-artistico, architettonico nazionale;

   la loro collaborazione si svolge con contratto a partita IVA e sino al 31 dicembre 2022 veniva rinnovato ogni 6 mesi, a seguito di una procedura di selezione che richiedeva un'esperienza professionale di almeno quindici anni, di cui almeno tre maturati in affiancamento alla pubblica amministrazione, ovvero di «soli» dieci anni se in possesso anche di specializzazione e/o dottorato di ricerca, oltre ovviamente all'iscrizione agli albi professionali ove previsti;

   dal 1° gennaio 2023 i suddetti contratti risultano non rinnovati e ciò determinerà per le soprintendenze, già in grave carenza di organico, la rinuncia alta collaborazione di centinaia di specialisti ormai integrati nelle procedure degli uffici e anche per questo in grado di svolgere con rapidità, competenza ed efficienza un lavoro altamente qualificato;

   tutti i progetti a cui questi lavoratori e lavoratrici si stavano dedicando, molti dei quali inseriti nei Piano nazionale di ripresa e resilienza; rischiano di non essere completati;

   il Ministero della cultura ha recentemente bandito un concorso per funzionari, ma alcuni dei profili professionali oggi impiegati non vi sono contemplati e per altri profili i posti previsti sono assolutamente esigui (20 archeologi, 35 storici dell'arte, 32 architetti);

   inoltre, i tempi di svolgimento si preannunciano lunghi e anche per tali motivi il rinnovo tempestivo di questi circa 500 contratti sarebbe prezioso;

   anche il contratto di 139 archivisti esperti assunti con collaborazione libero professionale è scaduto e il nuovo concorso non riconosce loro punteggi adeguati;

   il mancato rinnovo di queste 500 figure professionali altamente specializzate appare ingiustificato e mortificante per chi ha contribuito con la propria professionalità alla tutela del patrimonio archeologico, storico artistico e architettonico nazionale –:

   se il Ministro interrogato non intenda intervenire affinché si proceda tempestivamente al rinnovo dei circa 500 rapporti di lavoro richiamati in premessa riguardanti professionisti altamente qualificati il cui contratto è scaduto il 31 dicembre del 2022, al fine di garantire il corretto funzionamento delle sopraintendenze e degli archivi d'Italia a tutela del patrimonio archeologico, storico-artistico, architettonico nazionale.
(5-00243)


   ORRICO, AMATO, CASO e CHERCHI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in base ad decreto ministeriale n. 34 del 13 gennaio 2021, recante la ripartizione delle dotazioni organiche dei personale non dirigenziale del Ministero per i beni e le attività culturali, la regione Calabria, in riferimento alle assegnazioni, contava 755 dipendenti distribuiti nei tredici istituti culturali calabresi del ministero, di cui 195 solo per la Direzione regionale musei e 143 nei parchi e musei dotati di autonomia speciale, cioè Reggio Calabria e Sibari;

   il resto destinato alle tre soprintendenze «archeologia, belle arti e paesaggio» (Sabap) di Reggio Calabria-Vibo Valentia, Cosenza e Catanzaro-Crotone (214 unità) e (203) agli archivi di Stato di Cosenza, Catanzaro, Reggio e Vibo Valentia, la Biblioteca nazionale di Cosenza, la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Calabria di Reggio il segretariato regionale;

   tuttavia, tra le dotazioni di personale previste e la situazione attuale c'è una differenza di unità che oscilla, per le tre soprintendenze, intorno all'81 per cento in meno; a oggi, la Sabap di Reggio Calabria e Vibo Valentia può contare su 24 dipendenti, quella di Cosenza su 13, quella di Catanzaro e Crotone solo su 4, superata perfino dal Segretariato regionale che ne ha 10;

   la mancanza di personale non condiziona solo l'apertura dei musei e dei parchi archeologici al pubblico, ma si riflette anche e soprattutto sull'esercizio della tutela del patrimonio archeologico, paesaggistico ed architettonico calabrese da parte delle tre soprintendenze;

   vani sono risultati a questo proposito gli appelli degli ordini professionali e delle associazioni culturali, che chiedono, primi, di velocizzare il rilascio delle autorizzazioni, le seconde, una maggiore tutela del territorio;

   secondo quanto consta agli interroganti la soprintendente di Catanzaro e Crotone, architetto Argenti, nel suo intervento all'inaugurazione, a luglio 2022, della nuova sezione del Museo civico archeologico di Ciro Marina, ha ribadito che il motivo dei ritardi nel rilascio delle autorizzazioni è dovuto alla carenza di organico;

   l'attuale dotazione organica reggino/vibonese aumenta se ai suoi dipendenti (24) si aggiunge il personale del museo archeologico della Magna Grecia dotato di autonomia speciale e quello impiegato nella sede secondaria del Segretariato regionale sulle rive dello Stretto, ma in ogni caso non basta a risolvere i problemi e le criticità legate alla carenza di personale –:

   quali siano le ragioni per le quali non è stata completata l'assegnazione della dotazione organica come definita dal decreto ministeriale n. 34 del 13 gennaio 2021, al fine di poter sostenere e rilanciare l'importante settore culturale nella regione Calabria.
(5-00244)


   AMORESE, MOLLICONE, CANGIANO, MATTEONI, DI MAGGIO, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 14 giugno 2022 è stata annunciato da Laurence des Cars e da Sylvain Bellenge, rispettivamente direttori del Louvre di Parigi e del Museo di Capodimonte di Napoli, un nuovo partenariato tra le due istituzioni;

   il museo di Capodimonte, infatti, presterà al Louvre sessanta opere, a partire da giugno 2023 e per un periodo complessivo di sei mesi;

   alcune delle opere che saranno inviate in Francia comprendono il Ritratto di giovane donna (o Antea) dei Parmigianino, la Crocifissione di Masaccio, la Trasfigurazione di Giovanni Bellini, la Danae di Tiziano e la Flagellazione di Caravaggio;

   lo scambio rappresenta la storica prima volta di un Museo in esposizione al Louvre, occasione che potrebbe essere garanzia di futuri progetti secondo il principio della reciprocità;

   l'attenzione che il Governo ha posto sull'importanza di Capodimonte è stata simboleggiata dalla visita del Ministro Gennaro Sangiuliano il 6 gennaio 2023 –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di promuovere una sempre più ampia collaborazione nelle relazioni culturali fra il Museo di Capodimonte e il Museo del Louvre di Parigi, secondo il principio di reciprocità, ed evitare la chiusura temporanea del Museo di Capodimonte, così come ipotizzata, pur garantendo i lavori di efficientamento energetico e di ristrutturazione.
(5-00245)


   DALLA CHIESA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 della legge n. 106 del 2022 introduce una delega al Governo per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina, tra l'altro, del settore delle attività circensi;

   in sede di emanazione dei decreti legislativi attuativi il Governo dovrà tener conto dei princìpi di cui all'articolo 1 e all'articolo 2 comma 4 lettera h), della legge n. 175 del 2017 che, prevede «la revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell'utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse»;

   tale provvedimento è ormai molto atteso da una parte importante di cittadinanza attiva, che si batte da tempo perché gli oltre 2000 animali ancora sfruttati in circa 100 attività circensi nel nostro Paese possano avere una condizione di vita nuova e venga dei tutto superata la pratica crudele di nascita dell'animale in cattività, per attività di spettacolo spesso umilianti –:

   se e quali iniziative il Ministro intenda adottare per dare attuazione, in tempo utile, alle disposizioni in materia di graduale superamento dell'uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti di cui in premessa.
(5-00246)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con avviso di selezione per il conferimento di 150 incarichi di collaborazione per esperti archivisti da assegnare ad Archivi di Stato, a Soprintendenze archivistiche e Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, pubblicato dalla Direzione generale archivi nell'anno 2021 in forza del decreto-legge misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa funzionale all'attuazione del Pnrr, a seguito della valutazione dei titoli di studio e delle esperienze lavorative, un totale di 139 archivisti esperti sono stati assunti con contratto di collaborazione libero professionale per la durata tra i 6 e gli 8 mesi fino al 31 dicembre 2023;

   in gran parte degli archivi e delle Soprintendenze si lavora in presenza per 130 ore mensili, come richiesto dal suddetto avviso, svolgendo ordinarie mansioni di tutela, valorizzazione e assistenza alla fruizione altamente qualificata, attività e compiti del tutto equiparabili a quelle dei funzionari-archivisti il cui numero, nei diversi istituti, è drammaticamente sempre più ridotto;

   la collaborazione degli archivisti esperti garantisce al Ministero della cultura non solo un elevato apporto tecnico-scientifico senza il quale i diversi uffici periferici non potrebbero funzionare al meglio, ma con i diversi incarichi ricevuti si concretizza in «facente funzione» effettivo del personale in ruolo;

   il recente bando di concorso per 518 funzionari tecnici del Ministero della cultura pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 88 dell'8 novembre 2022, che ha previsto la ripartizione di 268 posti di funzionario archivista, ha evidenziato non poche criticità riguardo ai diversi profili professionali ed alla valutazione dei titoli di studio e di servizio;

   in particolare, l'esperienza professionale maturata presso una pubblica amministrazione viene valutata, ai fini dei titoli di servizio, 1 punto per ogni anno di servizio sino ad un massimo di 10 punti mentre il tirocinio presso il Ministero della cultura prevede 5 punti assegnati per ogni semestre di esperienza professionale fino ad un massimo di 10 punti;

   a parere dell'interrogante tale assegnazione dei punteggi non valuta adeguatamente l'apporto professionale degli archivisti esperti, collaboratori per i quali appare opportuno che ai fini del suddetto concorso per funzionario archivista venga previsto un punteggio non inferiore a quello attribuito ai tirocinanti ex articolo 2, comma 5-bis, del decreto-legge 28 giugno 2013 n. 76;

   inoltre, sarebbe opportuno prevedere una proroga della durata dei contratti professionali sia per gli archivisti collaboratori della Direzione generale archivi che per tutti gli altri circa 700 professionisti precari del Ministero della cultura, a garanzia della continuità amministrativa e tecnico-scientifica dei diversi Istituti periferici, al fine di coprire tutte le fasi di espletamento del concorso e sino a conclusione del periodo di prova degli assunti con il suddetto concorso;

   infine, anche a causa della persistente carenza di personale andrebbe considerata l'adozione di un piano straordinario di reclutamento attraverso un concorso riservato per archivisti e per gli altri circa 700 precari che operano a vario titolo nei beni culturali –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda valutare l'opportunità intervenire affinché ai candidati al concorso per 268 posti di funzionario archivista venga riconosciuto un punteggio non inferiore a quello attribuito ai tirocini ex articolo 2, comma 5-bis, del decreto-legge 28 giugno 2013 n. 76, prevedendo contestualmente la proroga dei contratti professionali sia per gli archivisti collaboratori della Direzione generale archivi che per tutti gli altri circa 700 professionisti precari del Ministero della cultura, al fine di coprire tutte le fasi di espletamento del concorso e sino a conclusione del periodo di prova degli assunti con il suddetto concorso, nonché l'adozione di un piano straordinario di reclutamento attraverso un concorso riservato per archivisti e per gli altri circa 700 precari che operano a vario titolo nei beni culturali.
(4-00276)

DIFESA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   l'idroscalo «De Filippis», in via Elorina, nella città di Siracusa è stato uno scalo per idrovolanti, realizzato all'inizio del Novecento all'interno del Porto Grande di Siracusa, sede del 34° Gruppo Radar dalla sua nascita fino alla sua soppressione avvenuta nel 2012, quando la sede di via Elorina diviene sede del Distaccamento aeronautico di Siracusa;

   l'area, in totale 4 ettari, nel tempo sempre più depotenziata, appare oggi decisamente sovradimensionata alle sue attuali esigenze tecniche e logistiche;

   nel 2019 è nato a Siracusa un dibattito pubblico con proposte e iniziative per un possibile futuro dell'area, straordinaria «water front» della città, ricca di diversi edifici, molti dei quali non più utilizzati, che se riqualificata consentirebbe anche una più sicura viabilità in una via trafficatissima della città, spesso interessata da lunghe code che creano enormi disagi, soprattutto nei mesi estivi, per chi dalle zone balneari prova ad accedere a Siracusa;

   da tempo associazioni, amministrazione, sindacati ed esponenti politici chiedono che l'area dell'ex idroscalo di via Elorina venga smilitarizzata e adibita a usi civici. È sorto anche un «Comitato di riqualificazione urbana di Siracusa», che si è messo a disposizione dell'amministrazione comunale per lo studio e la stesura di eventuali progetti;

   nel corso della XVIII legislatura, il Movimento 5 Stelle chiedeva al Ministero della difesa di valutare la possibilità di avviare l'iter nell'ottica, largamente condivisa dalla città, di una auspicabile fruizione pubblica della zona;

   seguiva, in data 17 gennaio 2022, la visita a Siracusa del sottosegretario pro tempore alla difesa, Giorgio Mulè, che, in quell'occasione, apriva finalmente all'ipotesi di una parziale smilitarizzazione dell'area. Il Ministero della difesa «nel rispetto delle caratteristiche operative e logistiche che devono essere assicurate», si dichiarava «pronto a collaborare in senso propositivo per fare liberare l'area e arrivare a una fruizione completa da parte del comune».

   successivamente, l'amministrazione comunale di Siracusa dava avvio, con il coinvolgimento del Comitato di riqualificazione urbana, a un lavoro di analisi e studio sulle zone limitrofe per verificare le condizioni di poter fare redigere uno studio di fattibilità tecnico-economico da prospettare al Ministero della difesa e ai vertici militari;

   considerato che a oggi non vi sono più riscontri sulla vicenda e riconvertire quell'area è fondamentale per offrire a Siracusa l'opportunità di una significativa riqualificazione del suo assetto urbano, anche nell'ottica di una promozione del valore storico che il luogo riveste per l'Arma azzurra, e considerando anche le opportunità offerte dal Pnrr è dalle sue risorse;

   quali siano le valutazioni a riguardo del Ministro interpellato;

   se e in che termini siano in essere interlocuzioni con le parti interessate;

   quali siano le motivazioni ed eventualmente le criticità riscontrate, per cui in questi mesi l'iter sembra essersi interrotto e se quali iniziative utili intenda porre in essere al fine di non far perdere alla città di Siracusa questa importante occasioni di sviluppo.
(2-00049) «Scerra».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATERA, MATTEONI e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il disegno di legge di bilancio per il 2023, ha previsto significative misure fiscali in favore del Mezzogiorno, quali la proroga del credito d'imposta per gli investimenti destinati a strutture produttive nelle regioni del Mezzogiorno (acquisto di beni strumentali nuovi, quali macchinari, impianti e attrezzature varie) e l'incentivo correlato agli investimenti effettuati nelle zone economiche speciali – ZES, al 31 dicembre 2023 per gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo nelle regioni del Mezzogiorno, sempre attraverso il credito d'imposta;

   la proroga di tali misure agevolative, s'inserisce nel quadro degli interventi di politica economica e fiscale che il Governo Meloni prevede d'introdurre nel corso della legislatura, (alcuni sono peraltro già stati previsti nell'ultima legge di bilancio 2023) per il rilancio delle aree del Mezzogiorno, le cui misure mirano a semplificare il quadro regolatorio esistente, in coerenza con le decisioni assunte di recente dal Ministero per gli affari europei, il sud e le politiche di coesione e il PNRR, volte a collegare l'avanzamento dei finanziamenti del PNRR con la programmazione dei fondi europei e del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc);

   al riguardo, il credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, ha rappresentato uno strumento agevolativo nel corso del recente passato, di elevato interesse per il sistema delle imprese, in particolare delle Pmi localizzate in tutto il territorio nazionale, il cui impatto sull'economia meridionale ha confermato un trend in crescita degli investimenti produttivi, soprattutto in determinate zone del Mezzogiorno;

   la decisione di rendere strutturale tale misura, ad avviso dei sottoscrittori del presente atto, consentirebbe di determinare condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi per il Mezzogiorno, in grado di consentire lo sviluppo delle imprese già operanti e l'insediamento di nuove aziende nelle medesime aree interessate, grazie al riconoscimento dei benefici fiscali per gli investimenti effettuati e al contestuale miglioramento della produttività del sistema –:

   se il Ministro interrogato condivida le osservazioni in premessa citate e se al riguardo non ritenga opportuno, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e i vincoli di bilancio, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato, adottare iniziative per l'introduzione nel corso della legislatura, una disposizione volta a rendere strutturale il beneficio del credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, misura che, resa permanente, garantirebbe un effettivo sostegno delle attività economiche, produttive e anche sociali delle aree interessate e un definitivo rilancio delle medesime regioni meridionali.
(5-00247)


   CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e MIELE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, comma 107, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, è stata prevista la facoltà di assumere, ai fini del computo di plusvalenze e minusvalenze finanziarie, anche riferite a titoli o partecipazioni negoziate in mercati regolamentari, il valore normale di tali titoli al 31 dicembre 2023, in luogo del loro costo o valore di acquisto, dietro il versamento di un'imposta sostitutiva con aliquota al 16 per cento;

   pur plaudendo alla novella legislativa, permangono alcuni dubbi interpretativi in merito a quale documentazione l'intermediario debba acquisire – nella fattispecie di titoli e partecipazioni inseriti nell'ambito di un rapporto di risparmio amministrato, in assenza di una perizia come per i titoli non quotati – per tenere conto della rideterminazione del valore fiscale ai fini dell'applicazione del regime amministrato alle successive plusvalenze;

   un altro aspetto che sarebbe opportuno chiarire concerne l'individuazione del soggetto tenuto al versamento dell'imposta sostitutiva: se dovesse essere l'intermediario, che assumerebbe così il ruolo di sostituto d'imposta, il versamento della medesima sarebbe possibile anche se i titoli rivalutati non venissero successivamente venduti e, quindi, non vi fosse nell'immediato la realizzazione di reddito; tuttavia, considerata l'attuale mancanza di un'espressa previsione normativa nel merito, si potrebbe ravvisare un contrasto giuridico con la prevista possibilità di rateizzare l'imposta a partire dal 15 dicembre 2023; qualora, invece, a versare dovesse essere il contribuente, dovendosi effettuare il versamento a decorrere dal 15 dicembre 2023, ci sarebbe un disallineamento temporale che impedirebbe all'intermediario di tenere conto del valore fiscale rideterminato ai fini del calcolo delle plusvalenze realizzate tra il 1° gennaio 2023 ed il 15 dicembre 2023, in quanto non avrebbe ancora contezza del versamento dell'imposta del 16 per cento;

   in ultimo, con riferimento ai titoli inseriti in rapporti con opzione per il risparmio gestito, poiché la movimentazione dei titoli non rientra nella facoltà del contribuente ma è prerogativa dell'intermediario, la norma sulla rideterminazione del valore fiscale sembrerebbe non trovare applicazione in tale fattispecie, a eccezione dei cosiddetti mandati di gestione con istruzioni particolari –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in merito a quanto esposto in premessa, al fine di rendere pienamente operativa la disposizione normativa di cui al comma 107, dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2023.
(5-00248)


   MEROLA e GRAZIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate dichiara sul proprio sito di impegnarsi nel costante miglioramento del livello di accessibilità ai servizi anche diversificando le modalità con cui richiederli; di tenere conto delle esigenze di ciascuna tipologia di utenza e del grado di confidenza con gli strumenti informatici; di sviluppare l'offerta di servizi telematici per permettere ai cittadini di assolvere agli obblighi tributari e di fruire dei servizi più agevolmente;

   attualmente l'Agenzia dispone: di un canale tramite cui è possibile accedere alle informazioni e servizi online nonché inviare richieste di assistenza; un canale telefonico con chiamata diretta, videochiamata e sms; e un contatto diretto allo sportello con gli operatori degli Uffici territoriali provinciali;

   a seguito del COVID-19, nel 2020, molte Direzioni regionali dell'Agenzia hanno attivato e potenziato i canali di comunicazioni online, con una progressiva sostituzione del sistema tradizionale di accoglienza con la modalità ad accesso programmato;

   nonostante le buone ragioni e l'utilizzo delle più moderne tecnologie di comunicazione, si registrano, a danno dei contribuenti e degli operatori di settore, notevoli difficoltà nel contattare gli uffici dell'Amministrazione finanziaria, sia tramite il sito internet nazionale dell'Agenzia dove ad esempio il sistema sms ha raggiunto, da tempo, il numero massimo di richieste ricevibili, sia attraverso le Direzioni regionali, come quella della Campania, dove il sistema di prenotazione a mezzo applicazione telematica sembra essere malfunzionante e non fornisce disponibilità di appuntamenti a danno della trasparenza del sistema stesso delle prenotazioni;

   la difficoltà e l'opacità degli uffici nella gestione degli appuntamenti denotano l'impossibilità da parte dei contribuenti di far valere le proprie ragioni nei tempi previsti dalla normativa vigente e di poter utilizzare tutti gli strumenti deflativi del contenzioso tributario –:

   quali siano i tempi medi di gestione delle pratiche e i tempi medi degli appuntamenti presso gli uffici dell'Agenzia delle entrate nelle diverse sedi sul territorio nazionale divisi per regione, con particolare riguardo ai contenziosi a seguito di cartelle esattoriali e di controlli formati ex articolo 36-bis e 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, al fine di prevedere specifiche iniziative per potenziare i canali esistenti di comunicazione e implementarne di nuovi, prevedendo anche la possibilità di mettere a disposizione servizi online in tempo reale, con personale dedicato, sia per ricevere assistenza fiscale a favore dei contribuenti e intermediari abilitati in vista della futura scadenza della dichiarazione precompilata, sia per chiedere chiarimenti sulle irregolarità e sulle cartelle esattoriali.
(5-00249)


   ALIFANO, FENU, RAFFA, LOVECCHIO e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025», approvato dalla Camera dei deputati il 24 dicembre 2022, contiene all'articolo 1, commi 160 e 161, disposizioni sulla rimessione in termini dei versamenti di alcuni tributi, sospesi per gli enti di promozione sportiva e le associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche che hanno il domicilio fiscale, la sede legale o la sede operativa nel territorio dello Stato e operano nell'ambito di competizioni sportive in corso di svolgimento, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, scaduti il 22 dicembre 2022;

   i versamenti delle ritenute alla fonte, comprensive di quelle relative alle addizionali regionale e comunale, e dell'imposta sul valore aggiunto, dovevano essere effettuati dai soggetti interessati, tramite modello F24, utilizzando i codici tributo ordinari e indicando i periodi di riferimento originari entro il 29 dicembre 2022 ovvero in sessanta rate di pari importo, con scadenza delle prime tre rate entro la stessa data e delle successive rate mensili entro l'ultimo giorno di ciascun mese a decorrere da gennaio 2023;

   in caso di pagamento rateale è dovuta una maggiorazione del tre per cento delle somme complessivamente dovute, da versare per l'intero importo contestualmente al pagamento della prima rata;

   con la risoluzione n. 80/E del 21 dicembre 2022 l'Agenzia delle entrate ha fornito le istruzioni per la compilazione del modello F24 e i codici tributo per i versamenti, tra cui anche il codice tributo «1668» per il versamento della maggiorazione del tre per cento;

   la relazione tecnica al provvedimento indica in 889 milioni di euro l'ammontare dei versamenti sospesi di cui: 549 milioni per ritenute alla fonte, 48 milioni per addizionale regionale, 18 per addizionale comunale e 274 a titolo di IVA –:

   quale sia il numero di domande di adesione pervenute e l'ammontare di gettito versato al 29 dicembre 2022 distinguendo: il numero di domande riferibili a versamenti in un'unica soluzione e relativo gettito, il numero di domande di rateazione e relativo gettito, il gettito per tipologia di tributo, l'ammontare di gettito riferibile alla maggiorazione del 3 per cento, la distinzione per categoria di appartenenza del richiedente (enti di promozione sportiva, associazioni e società dilettantistiche, associazioni e società professionistiche).
(5-00250)


   RUBANO, DE PALMA e SALA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sulla contabilizzazione della cessione dei crediti di imposta è in corso un dialogo tra Istat, Ragioneria generale dello Stato e Eurostat;

   in merito alla cessione del credito d'imposta Industria 4.0 e quella relativa ai bonus edilizi tra il 19 e il 21 maggio 2021 è intercorsa una corrispondenza tra Istat e Eurostat;

   l'istituto statistico nazionale avrebbe fornito a Eurostat, in quella sede, un'analisi metodologica nella quale nel chiedere a Eurostat come contabilizzare questi crediti, fornisce anche un'analisi metodologica, in cui i bonus edilizi e in particolare il Superbonus, sono classificati come credito «non pagabile» e quello di Industria 4.0 come «pagabile»;

   i bonus edilizi riducono le entrate al momento dell'eventuale (ma non certo) utilizzo e quindi non entrano subito in deficit, Industria 4.0 costituisce un sostegno il cui utilizzo è certo e la cui cedibilità a favore di soggetti che hanno capienza ne accelera notevolmente i tempi di fruizione e quindi entrano subito in deficit;

   Eurostat ha convenuto con questa impostazione, negando la cedibilità dei crediti Industria 4.0 e riservandosi di effettuare ulteriori approfondimenti sulla cessione dei bonus edilizi. Norme che favoriscano la possibilità di passare il credito con lo Stato a soggetti con una capienza fiscale maggiore potrebbero aumentare il rischio di far rientrare la spesa relativa ai bonus edilizi tra quelle considerate da Eurostat come «pagabili», mentre finora è considerata «non pagabile» e quindi non caricata direttamente sul debito per tutte le rate annuali in previsione di essere pagate;

   l'autorevole affermazione che la cessione è una possibilità, non un diritto, è fatta in ossequio all'impostazione Eurostat sulla natura dei bonus edilizi, ma va conciliata con l'esigenza di assicurare la certezza del diritto e il legittimo affidamento delle Pmi in difficoltà per aver utilizzato le possibilità offerte dalle norme vigenti;

   un round di incontri con i tecnici Eurostat è atteso per i prossimi mesi –:

   quale impostazione intenda dare il Governo in merito alle problematiche esposte in premessa, nell'ambito del confronto con Eurostat, in particolare a difesa della natura «non pagabile» dei bonus edilizi e quali ulteriori iniziative ritenga siano adottabili per favorire la cessione dei crediti d'imposta relativi ai bonus edilizi senza che ne sia alterata l'attuale classificazione, con particolare riferimento all'adozione di norme con una diversa perimetrazione della responsabilità solidale.
(5-00251)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI e LA PORTA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'anno 2011, nella comunità cinese in Toscana, si verificarono numerosi casi di cronaca tra la periferia nord di Firenze e la città di Prato;

   in quei territori, dove insiste la più grande comunità cinese d'Italia, si susseguirono numerosi casi di omicidio, estorsione e usura, nonché di traffico di stupefacenti e di esseri umani riferibili direttamente e indirettamente alla comunità cinese;

   a seguito di un duplice omicidio eseguito barbaramente a colpi di machete, la Direzione distrettuale antimafia di Firenze avviò le indagini che portarono, nel 2018, all'inchiesta «China Truck»;

   gli investigatori hanno ipotizzato la presenza di mafia cinese in Toscana che puntava al controllo del trasporto su gomma di merci europee ed è sfociata in 55 rinvii a giudizio per reati come l'associazione per delinquere di stampo mafioso;

   la prima udienza, calendarizzata a novembre 2022, è stata rinviata a marzo 2023, ma il processo ha già subito clamorosi rinvii per episodi gravissimi relativi alla traduzione degli atti e alla sparizione di interi fascicoli;

   i ritardi accumulati rischiano di portare al clamoroso fallimento della giustizia italiana e all'inaccettabile mortificazione delle esigenze di giustizia dei cittadini pratesi, flagellati dalle attività criminali condotte dalla mafia cinese e dall'illegalità diffusa in cui operano le aziende che fanno capo alla locale comunità asiatica;

   quanto suesposto è, infatti, ampiamente documentato dalle cronache locali che riportano anche di concorrenza sleale nei confronti delle altre aziende, costante violazione delle regole igienico-sanitarie e della costante violazione dei diritti e delle tutele dei lavoratori;

   nell'ambito del processo, il pubblico ministero contestava in imputazione il vincolo mafioso, evidenziando come il sodalizio criminale utilizzasse metodi riconducibili alle cosche autoctone, e di fatti, a giudizio dell'interpellante, stride che in fase di indagine il tribunale del riesame e la Corte di Cassazione non ritenessero di contestare tale aggravante;

   tra gli imputati figura anche Zhang Naizong, più volte autocelebratosi come padrino e capo della locale mafia cinese, come riportato dagli atti processuali condivisi poi dalla stampa.

   Il 22 settembre 2022, il tribunale di Prato in composizione collegiale ha sorprendentemente assolto Zhang Naizong, con formula piena, dal reato di usura poiché il «fatto non sussiste», determinando la conclusione del primo filone autonomo del processo «China Truck»;

   il procedimento «China Truck» è ritenuto dagli operatori del diritto il capofila di ulteriori rivoli processuali, con cui condividerebbe parte degli imputati. Tutti sarebbero eventualmente incardinati presso il tribunale collegiale di Prato e potrebbero riguardare i reati di usura, sfruttamento della prostituzione e traffico di stupefacenti;

   a giudizio dell'interrogante, la criminalità cinese diffusa in tutta la Toscana e concentrata nella zona tra Prato e Firenze dovrebbe essere immediatamente estirpata e, a maggior ragione, non può essere lasciata impunita per il rischio della progressiva scadenza di tutti i termini processuali;

   sarebbe quindi auspicabile un rapido e deciso intervento dello Stato, sia per garantire che la giustizia faccia il suo corso, che per ripristinare la legalità e la sicurezza in quei territori, dando finalmente ai cittadini pratesi e fiorentini quei segnali di vicinanza e cura che meritano dalle istituzioni e che per lunghi anni la sinistra al Governo, ad avviso degli interroganti, non ha mai dato –:

   se il Ministro della giustizia intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive in relazione a quanto esposto in premessa;

   quali iniziative per quanto di competenza, anche di carattere normativo, i Ministri interrogati intendano intraprendere, di tipo sia preventivo che repressivo, per intervenire a contrasto del fenomeno in costante evoluzione della criminalità cinese a Firenze e Prato.
(3-00099)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in Basilicata, la mobilità su ferrovia per gli abitanti del metapontino si è purtroppo ulteriormente aggravata dall'inizio dell'anno in quanto risulta essere stata soppressa ogni forma di collegamento da e per Taranto;

   in particolare per diversi comuni tra cui Nova Siri, Policoro, Rotondella, Scanzano Jonico, Montalbano Jonico, Tursi è venuta meno la possibilità di raggiungere la stazione di Metaponto di Bernalda terminale di passaggio del Frecciarossa «Taranto-Torino» che collega le stazioni di Ferrandina, Potenza, Salerno, Napoli, Roma Termini, Firenze, Bologna, Milano per Torino e ritorno;

   si tratta di un collegamento fondamentale e molto frequentato considerati i tanti studenti e lavoratori lucani che si spostano;

   fino al 31 dicembre 2022 risultava essere attivo un servizio sostitutivo da parte delle Ferrovie dello Stato che garantiva su gomma i collegamenti da Nova Siri, Policoro e Scanzano Jonico a costi assolutamente accessibili consentendo di agganciare il Frecciarossa di cui in premessa;

   in questo modo anche raggiungere Taranto diventa assolutamente complicato con aggravio di costi e disagi per i viaggiatori;

   sono tanti i pendolari che frequentano la tratta –:

   quali siano le ragioni che hanno determinato la soppressione del servizio di cui in premessa a partire dal 1° gennaio 2023 e quali iniziative intenda assumere per il suo ripristino per consentire alle comunità del metapontino di tornare a collegarsi con le stazioni di Metaponto e Taranto anche per l'accesso all'alta velocità, scongiurando un ulteriore isolamento delle stesse.
(5-00239)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARROCCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a causa della caduta sui binari di un masso franato dal monte Cucca, dal settembre 2012 è impraticabile il tratto delle Ferrovie dello Stato che collega, con un percorso di diciotto chilometri, la stazione di Priverno-Fossanova con Terracina;

   tale tratto, che si innesta nella linea Roma-Napoli, è fondamentale sia localmente per il flusso giornaliero dei pendolari che devono raggiungere soprattutto Roma, sia per il flusso turistico interessato a Terracina, oppure diretto al limitrofo borgo di San Felice Circeo, nonché all'imbarco dal porto di Terracina alle Isole Pontine;

   il tratto ferroviario Terracina - Priverno Fossanova è considerato dalla regione Lazio tra le opere e le infrastrutture prioritarie –:

   se ritenga che il ripristino del tratto ferroviario Terracina - Priverno Fossanova possa essere realizzato prima dell'inizio della prossima stagione turistica 2023.
(4-00270)


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 1, lettera a) del decreto del Presidente della Repubblica 4 agosto 2022 titolato «Modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 - Riconoscimento degli incentivi per l'acquisto di veicoli non inquinanti», ha previsto per l'anno 2022 il riconoscimento per gli utenti domestici di un contributo pari all'80 per cento del prezzo di acquisto e posa in opera di infrastrutture di potenza standard per la ricarica dei veicoli elettrici, nel limite massimo di 1.500 euro per persona fisica richiedente; nel caso di posa nelle parti comuni di edifici condominiali il limite di spesa riconosciuto è di 8.000 euro;

   lo sconto dell'80 per cento era reso applicabile sugli acquisti effettuati dal 4 ottobre al 31 dicembre 2022 di infrastrutture di potenza standard (ovvero sotto ai 22 kilowattora);

   il comma 2 della medesima disposizione prevede che, con decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico, debbano essere individuate le disposizioni procedurali per l'erogazione dei benefici di cui al succitato decreto;

   a oggi, risulta all'interrogante che il Ministero non abbia mai emanato il necessario decreto attuativo, né vi abbia in seguito provveduto il Mimit - Ministero delle imprese e del made in Italy, oggi competente per materia, con la conseguenza che la disposizione non ha mai avuto concreta attuazione e il contributo non è mai stato erogato;

   in seguito, all'articolo 12 del decreto-legge 29 dicembre del 2022 n. 198 recante «Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi» (cosiddetto decreto Milleproroghe) ha esteso il beneficio alle annualità 2023 e 2024;

   conseguentemente al testo della nuova disposizione, attualmente in fase di conversione in legge, le risorse assegnate dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 per gli anni 2023 e 2024 alla concessione di incentivi per l'acquisto di nuovi veicoli, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera a) del citato decreto, sono ridotte di 40 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2023 e 2024 per essere destinate alla misura di cui all'articolo 2, comma 1, lettera f-bis) del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   ritiene l'interrogante, anche in considerazione dell'importanza di incentivare l'acquisto e l'utilizzo di mezzi elettrici in luogo di quelli alimentati in modo tradizionale con carburanti inquinanti, che sussista la necessità di emanare con urgenza la normativa attuativa, che consenta di stabilire le concrete modalità attraverso le quali gli utenti interessati possono presentare le domande e ottenere così il beneficio –:

   quali siano le ragioni del ritardo e se non ritengano opportuno, ciascuno per quanto di competenza, avviare prima possibile l'iter necessario per l'adozione del decreto ministeriale attuativo del beneficio.
(4-00274)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   FRANCESCO SILVESTRI, BALDINO, ALFONSO COLUCCI, D'ORSO, AURIEMMA, PENZA, RICCARDO RICCIARDI, ASCARI, CAFIERO DE RAHO e GIULIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 14 e il 16 dicembre 2022 sono stati emanati i decreti di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione, rispettivamente, dei presidenti e dei consigli delle regioni Lazio e Lombardia;

   le elezioni si svolgeranno nelle giornate del 12 e 13 febbraio 2023;

   risultano parzialmente compromesse le tempestive procedure inerenti alle verifiche sulla formazione delle liste elettorali e sulle candidature presentate dai partiti, in considerazione del fatto che tali procedure sono solitamente svolte anche dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali (cosiddetta «Commissione Antimafia»), ad oggi non costituita per la legislatura in corso;

   ove costituita, la «Commissione Antimafia», infatti, in stretto raccordo con le prefetture, la procura nazionale antimafia e antiterrorismo e le corti d'appello, avrebbe monitorato le liste elettorali e verificato eventuali condizioni di ostatività dei candidati ai sensi delle vigenti disposizioni di cui al decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, nonché alla luce del Codice di autoregolamentazione sulla formazione delle liste elettorali – sottoscritto da tutte le forze politiche, adottato il 23 settembre 2014 e volto a far sì che dalla formazione delle liste elettorali siano esclusi soggetti imputati o condannati anche in via non definitiva nel caso di specifici gravi reati – e avrebbe successivamente provveduto alla pubblicazione dei risultati delle verifiche, al fine di informare l'opinione pubblica e, in particolare, i cittadini elettori;

   in proposito, agli interroganti preme rammentare, altresì, che, in forza del procedimento facoltativo introdotto nel Codice di autoregolamentazione, i partiti e i candidati alla carica di presidente di regione avrebbero potuto sottoporre alla «Commissione Antimafia», ove costituita, le liste elettorali, con anticipo rispetto al termine per il loro deposito, ai fini di un controllo preventivo del rispetto del Codice e in modo da consentire la sostituzione di candidati eventualmente ritenuti «impresentabili» ai sensi del Codice medesimo –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare, limitatamente alle consultazioni elettorali del 12 e 13 febbraio 2023, a presidio della trasparenza e della legalità, in relazione a quanto segnalato in premessa.
(3-00101)

Interrogazione a risposta scritta:


   CERRETO e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Capogruppo di minoranza del consiglio comunale di Ponzano Romano, nell'ambito del proprio mandato politico, con numerose comunicazioni pec, tra il febbraio 2021 e luglio 2022, faceva richiesta di accesso agli atti all'amministrazione comunale;

   in particolare, la documentazione richiesta concerneva: la lista degli immobili comunali assegnati, informazioni e documentazione su procedure di bonifica in località Sant'Antonio; la relazione alla delibera di Giunta n. 27 del 7 maggio del 2021, informazioni e atti autorizzativi sugli scavi nella zona archeologica «Ramiano», informazioni in merito al concorso per agente Polizia locale, chiarimenti per mancati introiti del Centro sportivo comunale San Sebastiano, le evidenze del pagamento Tari dei locali commerciali ricadenti nel comune, la documentazione delle assegnazioni dei terreni di uso civico e la contrattualistica del personale;

   nonostante i reiterati solleciti, l'amministrazione comunale non ottemperava agli obblighi normativi, omettendo ingiustificatamente di dare riscontro al consigliere comunale e negandogli, pertanto, di espletare appieno il proprio mandato politico;

   il 4 ottobre 2022, il citato Capogruppo di minoranza veniva ricevuto dal funzionario della prefettura di Roma, al quale riportava le violazioni operate dall'amministrazione del comune di Ponzano Romano, depositando le richieste inviate tramite pec con le relative ricevute;

   il funzionario della prefettura di Roma assicurava formale intervento per il ripristino delle procedure di legge ripetutamente violate;

   nonostante ciò, ad oggi non risulta essere stato effettuato alcun formale intervento da parte dell'Ufficio territoriale del Governo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per superare l'inerzia della prefettura di Roma, affinché le prerogative di controllo degli atti amministrativi del comune di Ponzano Romano da parte del consigliere di minoranza vengano ripristinate, in ossequio tanto del dettato normativo, quanto della corretta prassi politico-amministrativa.
(4-00277)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, con due distinte sentenze il tribunale di Firenze, sezione lavoro, ha accolto in questi ultimi giorni due distinti ricorsi proposti dalla Flc Cgil Toscana a favore di due docenti a tempo determinato, che non avevano potuto beneficiare della carta del docente, il voucher di 500 euro l'anno che gli insegnanti a tempo indeterminato possono utilizzare per l'aggiornamento professionale e acquistare fra l'altro libri, riviste, ingressi nei musei, biglietti per eventi culturali, teatro e cinema o per iscriversi a corsi di laurea e master universitari, a corsi per attività di aggiornamento, svolti da enti qualificati o accreditati presso il Ministero dell'istruzione e del merito;

   sulla base del principio di non discriminazione tra docenti assunti a tempo determinato e docenti assunti a tempo indeterminato il tribunale ha dunque riconosciuto alle due insegnanti precarie il diritto a vedersi riconosciuta la carta per gli ultimi cinque anni scolastici;

   sentenze di questo tenore si stanno susseguendo in tutta Italia: da Foggia a Trani, da Catania a Marsala, da Torino Vercelli, e altro;

   nel maggio 2022 anche la Corte europea di giustizia e il Consiglio di Stato si erano espressi allo stesso modo, riconoscendo ai docenti assunti a tempo determinato il diritto di avvalersi della carta del docente per l'aggiornamento e la formazione;

   a parere dell'interrogante dunque, anche sulla scorta delle molteplici sentenze citate, l'esclusione dei precari da questo bonus è non solo irragionevole ma in contrasto con il principio della non discriminazione;

   da anni le organizzazioni sindacali denunciano la necessità di estendere la carta del docente anche agli insegnanti precari ed è giunto il momento che il Ministero dell'istruzione e del merito si attivi per riconoscere la carta docente a tutti e tutte gli insegnanti, senza discriminare tra chi ha un contratto a tempo determinato e chi a tempo indeterminato –:

   quali iniziative intenda assumere affinché la carta del docente venga estesa nel più breve tempo possibile anche agli e alle insegnanti assunti con contratto a tempo determinato, ponendo fine ad una ingiustificata discriminazione e disparità di trattamento tra docenti.
(4-00271)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   poche settimane fa al liceo artistico «Nervi-Severini» di Ravenna è stata attivata per la prima volta in Italia la procedura che riconosce il «congedo mestruale» per le studentesse che soffrono di disturbi legati ai dolori mestruali;

   il modello approvato dal liceo di Ravenna è stato rilanciato dalla Rete studenti medi del Lazio, che propone di permettere a chi ha disturbi che comportano acuti dolori associati al ciclo come vulvodinia, endometriosi o dismenorrea, certificati dal medico, di potersi assentare due giorni al mese e le assenze, giustificate regolarmente dai genitori, non verrebbero conteggiate alla fine dell'anno;

   infatti, per poter accedere all'anno successivo o all'esame di maturità, gli studenti devono frequentare almeno i tre quarti dell'orario annuale ma le scuole possono stabilire, per casi eccezionali, «motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite»;

   il congedo mestruale permetterebbe a chi soffre di patologie che non consentono di frequentare tutte le lezioni in presenza, di godere di un piccolo beneficio rispetto al calcolo delle presenze;

   per chi non ha invece patologie certificate, il modello proposto dalla Rete studenti medi del Lazio prevede comunque la possibilità di presentare un certificato medico solo nel caso di dolori acuti e anche in questo caso, l'assenza non verrebbe conteggiata alla fine dell'anno;

   in Italia, purtroppo manca ancora una legge che normi il congedo mestruale, sia a scuola che nel mondo del lavoro;

   quest'anno in Spagna, primo Paese europeo a intervenire sul congedo mestruale, all'interno della più ampia «Legge organica per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi e la garanzia dell'interruzione volontaria della gravidanza» è stata approvata una norma che permette alle donne con un ciclo particolarmente doloroso, di assentarsi per al massimo tre giorni al mese e anche in questo caso, il congedo verrebbe riconosciuto solo in caso di una sindrome accertata da un medico;

   in Asia, sono diverse le nazioni all'avanguardia su questo tema, a partire dal Giappone, primo Stato al mondo a introdurre il congedo mestruale nel 1947, subito dopo anche la Corea del Sud (1953) ha previsto la possibilità di assentarsi uno o due giorni al mese durante il periodo del ciclo mestruale;

   leggi sul congedo mestruale sono state approvate anche in Indonesia e a Taiwan e anche in Cina, le lavoratrici che soffrono di dolori mestruali sono esentate dal lavoro per uno a due giorni, con certificato medico;

   nel 2017, anche lo Zambia ha introdotto il Mother's Day, il giorno di riposo per le donne che hanno il ciclo mestruale;

   al di fuori delle leggi nazionali, singole aziende europee o internazionali hanno comunque promosso il congedo mestruale, come la l'inglese Coexist, l'americana Nike, l'indiana Zomato e in Italia a introdurre il congedo mestruale è stata un'azienda veneziana, la Ormesani, che permette a tutte le donne di usufruire di un giorno al mese di riposo, senza bisogno di certificato medico;

   i 23 istituti di Roma e provincia coinvolti nell'iniziativa della Rete degli studenti medi chiedono che venga istituito subito il congedo mestruale in tutte le scuole;

   come giustamente sostiene la Rete degli studenti medi del Lazio la scuola deve essere presidio di inclusività e il congedo mestruale non è solo una giusta concessione per persone con mestruazioni che soffrono ogni mese, ma è anche un esempio contro il tabù del ciclo;

   a parere dell'interrogante i Ministri interrogati dovrebbero prendere ad esempio il liceo ravennate che ha riconosciuto e introdotto il diritto al congedo mestruale estendendolo in tutte le scuole –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere affinché il «congedo mestruale» venga istituito in tutte le scuole.
(4-00273)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la manutenzione ferroviaria è destinata a ricoprire un ruolo cruciale nel medio e lungo periodo in quanto il trasporto su rotaia rappresenta la principale alternativa a basse emissioni al trasporto di merci e passeggeri su gomma in una logica di progressiva decarbonizzazione dell'economia;

   in data 3 marzo 1999 tra regione Toscana, provincia di Firenze, comune di Firenze, Ministero dei trasporti e Ferrovie dello Stato veniva stipulato l'accordo quadro (poi integrato in data 5 febbraio 2001) per il completamento del progetto relativo al Polo tecnologico ferroviario ubicato nel comune di Firenze in località Osmannoro;

   ad oggi tale Polo tecnologico ferroviario ha assunto la forma di realtà unica e completa per quanto racchiude al proprio interno il «ciclo del materiale rotabile» ospitando tra l'altro due officine dedicate alla manutenzione ciclica delle carrozze nazionali di Trenitalia ed alla manutenzione corrente dei treni regionali della Toscana di Trenitalia. Tale attività occupa complessivamente circa 400 ferrovieri e 120 addetti appartenenti a imprese esterne di cui 150 ferrovieri e 50 addetti esterni nella sola manutenzione ciclica;

   sempre a Firenze, in Via Lavagnini, è presente la sede per la Direzione tecnica di Trenitalia, struttura specifica per l'ingegneria della manutenzione e del materiale rotabile nuovo, che si avvale di circa 200 addetti fra ingegneri e personale altamente qualificato;

   nel 2019, regione Toscana e Trenitalia hanno stipulato un contratto di servizio fino al 2023 che prevede forti investimenti sia sul materiale rotabile sia sull'infrastruttura, 1,4 miliardi di euro, di cui buona parte destinata all'acquisto di 100 nuovi treni;

   il 6 ottobre 2022, Trenitalia ha comunicato alle associazioni sindacali nazionali il proprio progetto aziendale, da cui è emersa la volontà di dismettere le attività manutentive della ciclica di Firenze Osmannoro, con ripercussioni anche sugli uffici di Palazzo Lavagnini, e, nonostante le numerose richieste sindacali e istituzionali dei mesi passati, culminate in incontri istituzionali svoltisi tra novembre 2022 e gennaio 2023, l'azienda ha sostanzialmente riconfermato la propria volontà di ridimensionamento;

   per tali ragioni, le organizzazioni sindacali hanno organizzato uno sciopero degli addetti delle officine di Firenze Osmannoro e del personale di Direzione tecnica del plesso di viale Lavagnini che si è svolto nella giornata di venerdì 13 gennaio 2023;

   «Scioperiamo – hanno dichiarato a mezzo stampa le associazioni sindacali – contro il ridimensionamento delle officine di Firenze Osmannoro e della Direzione tecnica di viale Lavagnini. Il progetto presentato da Trenitalia prevede un ridimensionamento ulteriore e progressivo del peso di Firenze, un tempo capitale del treno, sottraendo lavorazioni e attività importanti e portando così, progressivamente, alla perdita di posti di lavoro ad alta qualifica. La preoccupazione dei lavoratori non è tanto quella del licenziamento, ma quella del trasferimento e di una perdita di potenziale occupazionale in Toscana. L'officina dell'Osmannoro è una delle più nuove d'Italia, sottoutilizzarla e abbandonarla progressivamente non solo è un danno, per i lavoratori, ma rappresenta anche uno spreco di risorse collettive. Trenitalia deve cambiare il piano e piuttosto sfruttare a pieno le potenzialità di questo impianto, portando qui altre lavorazioni: significherebbe ottimizzare risorse già spese e aumentare l'occupazione qualificata sul territorio». I sindacati hanno inoltre chiesto anche alle istituzioni toscane e fiorentine di essere al loro fianco nella protesta –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto espresso in premessa e quali iniziative di competenza urgenti intendano adottare al fine di salvaguardare la continuità produttiva ed occupazionale del Polo tecnologico ferroviario dell'Osmannoro e della Direzione tecnica di Trenitalia di Firenze.
(5-00253)

SALUTE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerosi i casi di persone giovani che, dopo aver tentato di accedere, attraverso il pronto soccorso, a una valutazione e all'appropriato percorso terapeutico, sono invece stati dimesse, per poi decedere poco tempo dopo;

   nelle ultime settimane sono stati segnalati dagli organi di informazione i casi avvenuti in Lombardia, nel Lazio e in Calabria e che hanno riguardato, purtroppo, giovani donne;

   in Lombardia vi è la triste vicenda di una giovane donna di 37 anni, madre di due bambine che, dopo essersi recata per tre volte successive al pronto soccorso dell'ospedale Carlo Poma di Mantova, accusando un forte dolore al braccio e alla zona toracica, dopo alcuni accertamenti, è stata rimandata al proprio domicilio; successivamente all'ultimo rientro, il 28 dicembre, è quindi deceduta;

   la vicenda accaduta nel Lazio avrebbe avuto inizio il giorno di Natale, con un intervento relativamente semplice, effettuato a una signora per asportare un ascesso. Due giorni dopo, però, la donna si sarebbe ripresentata presso l'ospedale dove era stata operata perché la ferita si era infettata. Seguendo il racconto del precipitare degli eventi rilasciato dai parenti della giovane al giornale La Repubblica, dopo l'ennesima dimissione, la donna si sarebbe nuovamente recata presso un altro nosocomio di Roma, due giorni dopo, per il medesimo motivo, con un incremento di sintomi (mal di testa e dolori a schiena e collo che non passavano dopo le prime cure) che non avrebbero portato i sanitari ad approfondire la questione;

   i fatti della Calabria hanno riguardato invece un'adolescente di 17 anni che era stata appena dimessa dal Pronto Soccorso dell'Ospedale di Corigliano dove era stata accompagnata dai genitori: dopo che era tornata a casa la giovane continuava a star male e dopo un nuovo accesso al Pronto Soccorso sembrerebbe che la studentessa sia stata fatta rientrare al proprio domicilio dove, mentre si trovava a letto, il suo cuore ha smesso di battere poche ore dopo;

   se, come sempre, sarà onere delle indagini verificare la connessione fra i motivi di accesso al pronto soccorso e la o le cause della morte delle giovani donne, appare oramai evidente come la carenza di un finanziamento adeguato per la sanità stia facendo sentire il suo effetto sulla carenza di risorse umane, di spazi, e sugli operatori sanitari che, impiegati in orari sempre più stressanti, non sono messi nelle condizioni di operare in maniera sicura e serena per i pazienti e per loro stessi; la riduzione delle risorse, peraltro, impedisce anche un'opportuna separazione fra i pazienti e una sterilizzazione di strumenti e ambienti, portando alla diffusione di infezioni nosocomiali sempre più aggressive e fatali;

   se spetta senz'altro alla magistratura accertare i fatti giudiziari accaduti, è chiaro come il Ministero della salute debba invece intervenire in maniera decisa per poter permettere alle strutture sanitarie, a partire dai pronto soccorso, di dotarsi di apparecchi, locali, strumenti e personale sufficiente per poter trattare ogni caso in maniera adeguata e appropriata, senza situazioni di tensione e di incomprensione che, come nei casi citati, hanno portato poi alla morte di una persona e all'indagine nei confronti dei sanitari –:

   quali iniziative intenda intraprendere circa i casi descritti in premessa, in particolare se abbia inviato o intenda inviare degli ispettori presso le strutture in questione;

   che valutazione intenda fornire su questi accadimenti che, fortunatamente spesso non con esiti irreversibili, si verificano quotidianamente presso il pronto soccorso e i dipartimenti di emergenza e urgenza degli ospedali di diverse regioni d'Italia, pressoché tutti al collasso e sovraffollati di pazienti fra cui quelli che, privati progressivamente della continuità assistenziale, sono costretti a recarsi presso gli ospedali;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per potenziare, reperendo adeguate risorse, i pronto soccorso del Paese, adeguandoli alla domanda di salute attraverso sufficienti attrezzature, strumenti, locali e personale;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per deflazionare gli accessi «impropri» a cui i cittadini sono costretti a causa dell'assenza di fatto di un sistema territoriale e di continuità assistenziale esistente solo sulla carta.
(2-00048) «Quartini, Sportiello, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Auriemma».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro della difesa, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   Il decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, ha riordinato l'Associazione italiana della Croce rossa (Cri), prevedendone la privatizzazione con l'istituzione dell'Associazione della Croce rossa italiana (Associazione) e trasferendo i suoi debiti (con un 90 per cento di spese per il personale era arrivata ad accumulare oltre 335 milioni di debiti, nonostante 160 milioni di finanziamento statale) in una «bad company» la «Esacri» e permettendo nel 2020 all'attuale Cri guidata da Rosario Velastro di veder crescere il suo attivo del 13,9 per cento rispetto all'anno precedente come certificato dall'ultima relazione della Corte dei conti;

   l'articolo 1 del decreto legislativo n. 178 del 2012 ha trasferito, a decorrere dal 1° gennaio 2016, le funzioni esercitate dall'Associazione italiana della Croce rossa (Cri) alla costituenda Associazione della Croce rossa italiana, promossa dai soci della Cri e qualificata ex lege quale persona giuridica di diritto privato, ai sensi del libro primo, Titolo II, Capo II, del codice civile, iscritta di diritto nel registro nazionale. L'Associazione, posta sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, è definita «di interesse pubblico» ed è ausiliaria dei pubblici poteri nel settore umanitario;

   l'Associazione italiana della Croce rossa (Cri), prima della riforma aveva qualificazione e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e, in quanto tale, era soggetta alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici;

   la privatizzazione della Cri si prefigge come obiettivo quello di garantire la piena autonomia dell'ente stesso rispetto alla politica e ai commissariamenti che questa impone;

   se, con tale soluzione, la Cri ora va avanti senza fardelli, problema rimane per le sedi locali, che con la privatizzazione sono diventate autonome anche dal punto di vista del bilancio e dove i commissariamenti si susseguono uno dopo l'altro;

   la cattiva gestione della Cri riguarda ora alcune sedi locali come quella di Crotone, commissariata per la terza volta in otto anni a causa di «una preoccupante situazione sia associativa che amministrativa-gestionale»; quella di Como dove sarebbero stati sottratti indebitamente quasi 135 mila euro dall'ex presidente del comitato; quella di Vercelli commissariata da quasi sei mesi ed alle prese con una difficile situazione economica; quella del Sud pontino anche essa alle prese con forti, difficoltà economiche; quella di Pavia dove che ha grosse difficoltà a pagare gli stipendi dei 70 dipendenti ed ancora, quella di Follonica, Limone Piemonte (Cuneo), Guastalla (Reggio Emilia), Castelfranco (Arezzo), Fontanellato (Parma), Sampeyre (Cuneo) e altre ancora;

   una menzione a parte merita la situazione della sede della Cri di Frosinone dove i magistrati amministrativi del TAR hanno, invece, fermato la richiesta di commissariamento avanzato dall'ex presidente nazionale della Cri Francesco Rocca, oggi candidato della coalizione di centrodestra a Presidente della regione Lazio alle prossime elezioni amministrative del 12-13 febbraio 2023, sostenendo che tale richiesta fosse frutto «di una ricostruzione manifestamente distorsiva» dei fatti;

   la richiesta di Francesco Rocca, motivata anche dall'«aver attirato l'attenzione degli organi di stampa a seguito della consegna alla Guardia di finanza del bilancio di esercizio 2019», si poneva dopo che, l'allora presidente del comitato locale di Frosinone, Antonio Rocca, aveva denunciato spese sospette per 300 mila euro proprio al suo predecessore Francesco Rocca –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e, per quanto di competenza, come intendano intervenire, alla luce dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 178 del 2012, al fine di tutelare la preziosa attività svolta dalle singole sedi locali della Cri e in particolare per quanto riguarda la sede territoriale di Frosinone.
(2-00051) «Casu, Madia, Morassut, Orfini, Ciani, Mancini, Ascani, Malavasi, Toni Ricciardi, Manzi, Curti, Zan, Forattini, Simiani, Provenzano, Laus, Barbagallo, Furfaro, Porta, Scotto, Ubaldo Pagano, Gribaudo, Merola, Fornaro, Fossi, Berruto, De Micheli, Girelli, D'Alfonso».

Interrogazioni a risposta immediata:


   ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ogni giorno in Italia sette medici abbandonano gli ospedali pubblici (+39 per cento nel 2021) a causa delle condizioni di lavoro insostenibili, per gravosità, carico di responsabilità e stipendi nettamente più bassi rispetto alla media europea;

   le strutture sanitarie, in difficoltà a reperire e ad assumere medici, ricorrono ai «medici a gettone», ovvero medici pagati a ore per tamponare le carenze di personale negli ospedali, in particolare nei pronto soccorso; si tratta di professionisti che non garantiscono continuità di cura;

   i «medici a gettone» sono liberi professionisti che danno disponibilità lavorativa solo per qualche giorno a settimana, o mese; tra questi a volte figurano anche dipendenti del Servizio sanitario nazionale che si licenziano dal pubblico per ripresentarsi in questa veste più vantaggiosa;

   in molte regioni d'Italia ci sono cooperative che fungono da intermediarie con le aziende ospedaliere, gestendo e fornendo medici su cui il pubblico non ha alcuna forma di controllo;

   secondo un sondaggio di Cimo-Fesmed i medici pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare come «gettonisti» sono 4 su 10, un quadro indicativo del disagio vissuto dai medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale;

   la vicenda dei «medici gettonisti» si verifica mentre i tempi di attesa nel pronto soccorso sono interminabili e questo non può non creare preoccupazione per il futuro della sanità. Una sanità sempre più orientata verso un modello semi-privatistico delle cure;

   il ricorso ai «medici a gettone» assume una rilevanza sociale, in quanto incide su servizi fondamentali, indispensabili per l'intera comunità, di grande impatto economico sulla spesa pubblica, per gli elevati costi sostenuti dalle aziende sanitarie;

   la vicenda dei «medici a gettone», oltre che per i costi sul Servizio sanitario nazionale e per l'inadeguatezza del servizio offerto, deregolamenta i contratti di durata breve con elusione di qualsiasi principio di programmazione e concorrenza;

   questo avviene mentre, come confermato dall'ultima legge di bilancio, la spesa sanitaria rimane invariata e il rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo scenderà al 6 per cento nel 2026, una percentuale inferiore ai livelli pre-Covid che pone l'Italia tra i Paesi europei che spendono meno per la sanità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del numero dei «medici a gettone» che operano nelle aziende ospedaliere e, in tale contesto, se non ritenga necessario e improrogabile assumere le iniziative di competenza necessarie per impedire il ricorso sistematico a «medici a gettone» al fine di garantire la continuità di cura e la piena applicazione dell'articolo 32 della Costituzione.
(3-00104)


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, SCHIFONE, CIOCCHETTI, VIETRI, CIANCITTO, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE e ROSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dai dati emersi attraverso il monitoraggio dell'Agenzia italiana del farmaco, aggiornato al 10 gennaio 2023, sono 3.200 i medicinali che scarseggiano nelle farmacie di tutta Italia, tra cui antinfiammatori, antipiretici, alcuni tipi di antibiotici, cortisonici per l'aerosol, prodotti per la tosse, ma anche farmaci antipertensivi e antiepilettici;

   sembrerebbe che dei 3.200 farmaci per i quali viene segnalata una carenza, la metà siano cessati di produzione e sostituiti o sostituibili con altri farmaci;

   la difficoltà nell'approvvigionamento di alcuni farmaci è cresciuta in tutta l'Unione europea a causa della riduzione della produzione dovuta alla pandemia da Covid-19, alla crisi energetica, alla guerra in Ucraina e alla riduzione del processo produttivo nei Paesi in cui si trovano le materie prime;

   si tratta di un problema che persiste da diversi mesi in molti Stati membri dell'Unione europea e affligge milioni di cittadini a causa di varie motivazioni tra cui i costi di produzione i costi di materie prime e del packaging e, non ultimo il problema distributivo;

   nel 2015 su iniziativa dell'Aifa è stato istituito il tavolo tecnico indisponibilità (tti), coinvolgendo il Ministero della salute, la regione Lazio e il comando carabinieri Nas, con l'iniziale obiettivo di sviluppare un progetto pilota finalizzato a condividere e intensificare le attività di vigilanza sulla concreta applicazione delle norme vigenti in materia di distribuzione dei medicinali attraverso controlli sul territorio;

   l'istituzione del tavolo ha rappresentato il punto di partenza per la realizzazione di iniziative condivise sulle problematiche che determinano difficoltà o criticità di accesso ai medicinali sul territorio nazionale, coinvolgendo le istituzioni, gli enti locali e le associazioni rappresentative delle categorie di operatori che, a diverso titolo, svolgono una funzione chiave nel settore del farmaco;

   gli interroganti considerano di fondamentale importanza la decisione del Ministro interrogato di istituire un tavolo di lavoro permanente sull'approvvigionamento dei farmaci, per definirne l'effettiva carenza e indicare proposte risolutive per il problema –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire la continuità della dispensazione del farmaco, la qualità della cura e il diritto alla salute.
(3-00105)


   MALAVASI, GIRELLI, FURFARO, CIANI, STUMPO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   attualmente, secondo l'ultimo monitoraggio dell'Agenzia italiana del farmaco, sono circa 3.200 i medicinali che scarseggiano nelle farmacie di tutta Italia, tra cui antinfiammatori, antipiretici, alcuni tipi di antibiotici, cortisonici per l'aerosol, prodotti per la tosse, ma anche farmaci antipertensivi e antiepilettici, anche se per alcuni di questi è possibile richiedere in farmacia il farmaco con il principio equivalente;

   scorrendo la lista pubblicata dall'Aifa, che segnala anche la motivazione della carenza, emergono tra le principali cause, oltre alla «cessata commercializzazione» sia «temporanea» che «definitiva», anche altre due motivazioni molto frequenti e cioè «l'elevata richiesta» e i «problemi produttivi»;

   in particolare l'elevata richiesta riguarda proprio alcuni farmaci più utilizzati in questa stagione per la cura del Covid e dell'influenza come gli antinfiammatori brufen, nurofen e moment, mucolitici come fluimucil, antifebbrili come la tachipirina, la carenza di alcuni antibiotici, tipo quelli a base di cefalosporine come cefixoral dovuta ad un problema di approvvigionamento di principi attivi dalla Cina, Paese ora in grande difficoltà per via della diffusione del Covid;

   i problemi produttivi legati alla crisi energetica e alla scarsità di materiali per il packaging, come vetro e alluminio, il picco della stagione influenzale e l'onda lunga del Covid che sta interessando anche i Paesi asiatici produttori di principi attivi, rendono la situazione sempre più preoccupante in particolar modo per quanto riguarda farmaci e principi attivi che provengono dalla Cina e dall'India;

   a fronte di tale situazione il Ministro interrogato ha previsto l'insediamento di un tavolo permanente sull'approvvigionamento dei farmaci che dovrebbe essere allargato anche ai Nas e ai medici di famiglia, per definire la reale entità del fenomeno e indicare proposte risolutive;

   gli obiettivi del tavolo permanente sono molteplici: si va dall'individuazione dei farmaci che registrano una reale carenza agli interventi di risposta a breve e medio termine per far fronte tempestivamente ai bisogni dei cittadini, fino alla definizione di attività di comunicazione e sensibilizzazione al fine di evitare allarmismi e conseguenti ingiustificate corse all'acquisto –:

   alla luce dei fatti sopra esposti quali iniziative urgenti, oltre all'insediamento del tavolo permanente sull'approvvigionamento dei farmaci, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di contrastare la preoccupante carenza di farmaci, in una stagione come quella attuale dove l'influenza e il Covid si sovrappongono.
(3-00106)


   LUPI, BICCHIELLI, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le patologie e i disturbi mentali sono ormai riconosciuti come una preoccupazione di carattere nazionale in continua evoluzione, causa di danni e conseguenze non meno invalidanti delle patologie fisiche;

   l'intesa sul documento «Metodo per la determinazione del fabbisogno di personale del Servizio Sanitario Nazionale», raggiunta il 21 dicembre 2022 dalla Conferenza Stato-regioni, ha riconosciuto la necessità di includere la salute mentale nel disegno di riorganizzazione dell'assistenza territoriale, diversamente da quanto stabilito in precedenza;

   la pandemia ha provocato un aumento significativo dell'accesso alle cure mentali, soprattutto nei giovani adolescenti, come dimostrato nel 2022 da uno studio pubblicato dall'Italian Journal of Pediatrics, a cura della Società italiana di pediatria: tra marzo 2020 e marzo 2021, sono aumentati soprattutto i casi di ideazione suicidaria (+147 per cento), depressione (+115 per cento), disturbi alimentari (+78,4 per cento) e psicosi (+17,2 per cento);

   secondo gli ultimi dati riportati a dicembre 2022 dalla stampa nazionale, il numero di richieste di sostegno economico per prestazioni di supporto psicologico nel 2022, a valere sulla dotazione del cosiddetto «bonus psicologo», è stato di 395.604, di cui solamente 41.657 sono state accettate;

   l'11 gennaio 2023, 91 direttori di dipartimenti di salute mentale hanno inviato una lettera alle più alte cariche dello Stato, tra cui il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e il Ministro interrogato, «a fronte dell'aumento del disagio mentale nel nostro Paese, in particolare degli adolescenti, senza più possibilità di adeguate risposte da parte dei dipartimenti di salute mentale»;

   da tempo numerose associazioni di cittadini auspicano l'introduzione del cosiddetto «psicologo di base», una figura riconosciuta dal Sistema sanitario nazionale che possa rispondere al crescente bisogno di supporto psicologico, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per offrire una risposta adeguata alla crescente domanda di cure mentali, prevedendo eventualmente anche l'introduzione della figura dello «psicologo di base».
(3-00107)


   D'ATTIS, DALLA CHIESA, DE PALMA, GATTA e CAROPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la generale carenza di personale medico in tutta Italia, in particolare al Sud, determina, tra l'altro, il sovraffollamento dei pronto soccorso a causa della mancata capacità di ricovero da parte delle strutture ospedaliere che dovrebbero garantire ai cittadini un'assistenza sicura, di qualità e affidabile;

   il sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza aumenta la mortalità di circa il 30 per cento, influenza un terzo degli eventi sentinella (morti inattese, incidenti, errori) e rende più frequenti i ritardi nella valutazione, nel riconoscimento e trattamento di condizioni a elevato rischio evolutivo e nel controllo dei sintomi;

   una situazione limite si sta presentando da mesi in Puglia e riguarda tutte le asl e diversi ospedali delle sei province pugliesi;

   la asl di Brindisi, a causa della carenza di personale medico, nel mese di dicembre 2022 ha chiesto, paradossalmente alla regione stessa, e ottenuto, la dichiarazione dello stato di emergenza per impossibilità a proseguire nell'erogazione del servizio di emergenza nei tre pronto soccorso della provincia;

   all'ospedale Perrino di Brindisi il 16 novembre 2022, mentre i due medici in servizio richiedevano l'intervento dei carabinieri affinché segnalassero alla procura l'impossibilità di garantire l'assistenza a tutti i pazienti in attesa, un'anziana donna è morta in astanteria in attesa di essere visitata;

   al Vito Fazzi di Lecce e all'ospedale di Copertino i malati restano giorni al pronto soccorso in attesa di ricovero perché gli operatori hanno difficoltà a «sbarellare» i pazienti e a liberare i mezzi di soccorso; a Taranto per la pressione sul pronto soccorso e sul personale sanitario è stato chiesto l'intervento del prefetto a tutela dei lavoratori e dei cittadini; a Foggia è capitato che l'ambulanza intervenisse senza infermiere e medico a bordo;

   in alcuni casi si è disposto il distacco temporaneo presso i pronto soccorso di medici provenienti da altri reparti, con conseguenti ricadute sulla corretta funzionalità di questi ultimi e sulla possibilità di garantire le prestazioni anche quando non sarebbero procrastinabili;

   dai fatti riportati emerge un quadro drammaticamente preoccupante per la gestione della sanità pugliese: carenza di posti letto per accogliere i pazienti, pronto soccorso definiti «gironi infernali», liste di attesa interminabili, ospedali chiusi, reparti in sovraffollamento irrazionale, ambulanze in coda per ore, in una situazione eufemisticamente definibile «emergenziale» –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per iniziative di carattere ispettivo, alla luce dei gravi fatti riportati in premessa, il Governo intenda intraprendere per porre fine alla mala gestione della sanità pugliese.
(3-00108)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAUS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le funzioni dell'infermiere pediatrico sono individuate dal relativo profilo professionale di cui al decreto ministeriale n. 70 del 1997. L'infermiere pediatrico è il professionista sanitario che, in possesso del titolo abilitante e dell'iscrizione all'ordine delle professioni infermieristiche, è responsabile dell'assistenza infermieristica pediatrica;

   questo tipo di figura gestisce ed attua interventi di tipo preventivo, curativo, palliativo e riabilitativo nei confronti di neonati e bambini e giovani fino al diciottesimo anno di età, nonché nei confronti della famiglia e della comunità relativamente ad interventi di educazione sanitaria e promozione della salute;

   la specificità della figura professionale è data dalle conoscenze e dalle competenze che il professionista acquisisce durante la formazione universitaria triennale di base, che applica in relazione alle diverse patologie sia pediatriche sia dell'età evolutiva;

   l'approccio clinico assistenziale per i pazienti pediatrici e per quelli adulti è diverso per fisiopatologia e anatomia, nonché per componenti emotive e relazionali facilmente comprensibili;

   sono confermate da numerosi studi scientifici in ambito neonatologico e pediatrico la specificità dei trattamenti, delle terapie, dei dosaggi farmacologici per i pazienti pediatrici, nonché la presa in carico dell'intera famiglia (family care), essendo in presenza di minori;

   la normativa prevede due diverse professioni infermieristiche, ciascuna con una propria formazione di base ben distinta, e oggigiorno sono circa 12.000 gli infermieri pediatrici presenti sul territorio nazionale;

   ogni anno i nove corsi di laurea in Infermieristica pediatrica attivati in Italia preparano 180 nuovi infermieri pediatrici, cifra corrispondente all'attuale fabbisogno di copertura delle necessità e del turnover in ambito neonatologico e pediatrico;

   il «Codice del diritto del minore alla salute e ai servizi sanitari», presentato presso il Ministero della salute il 6 febbraio 2013, rappresenta un notevole passo avanti verso la garanzia dei diritti dei pazienti in campo pediatrico sanitario, poiché si pone come obiettivo quello di fornire uno strumento di tutela dei minorenni che vivono le diverse realtà sanitarie nell'ottica prevista dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1989;

   nel capo III «Minori e assistenza sanitaria» del codice, l'articolo 6, rubricato «Assistenza globale e continuata», reca al comma 3: «In caso di ricovero in ospedale e dopo la sua dimissione, al fine di garantire la continuità assistenziale, il minore – in particolare se affetto da malattie croniche o disabilità – ha diritto di essere preso in carico da una rete multidisciplinare integrata, tra strutture universitarie o ospedaliere di riferimento e strutture sanitarie e sociali territoriali»;

   definito, dunque, il diritto alla continuità dei trattamenti, non si ravvisa però un successivo percorso di transizione dalla gestione pediatrica a quella dell'adulto (transitional care) per tutte le patologie complesse, croniche o disabilitanti, secondo le modalità più appropriate a garantire la continuità dell'assistenza sanitaria. Tali percorsi sono stati attivati solo in alcune regioni;

   si stima che, in totale, tali patologie interessino circa il 2 per cento dei pazienti assistiti negli ospedali pediatrici italiani –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, anche tramite l'emanazione di una circolare anche di natura transitoria, per autorizzare gli infermieri pediatrici all'assistenza e alle cure esclusivamente dei pazienti maggiorenni già in patologie insorte in età pediatrica, garantendo così la continuità assistenziale;

   se intenda adottare iniziative di competenza affinché le regioni attivino le reti multidisciplinari integrate tra strutture universitarie o ospedaliere di riferimento e strutture sanitarie e sociali territoriali che permetteranno passaggio dalla fase di assistenza dell'adolescente a quella della maggiore età.
(5-00240)

Interrogazione a risposta scritta:


   TASSINARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che la Ausl Romagna ha tagliato un'automedica a Rimini così che ne resteranno disponibili solo due: una a Riccione e una a Bellaria;

   l'automedica verrebbe sostituita da un potenziamento dell'elisoccorso che però presenta criticità di utilizzo in quanto l'elicottero potrebbe decollare esclusivamente da Bologna non essendo possibile attingere alle risorse di Ravenna in quanto il mezzo disponibile non è abilitato a voli notturni;

   dal 1° gennaio 2023 nel comune di Meldola è stata soppressa una delle due automediche a disposizione; in tal modo, l'intero distretto forlivese, che comprende 15 Comuni e riguarda una superficie territoriale di circa 1.100 chilometri quadrati, verrà servita da una sola auto medicalizzata con conseguente contrazione della possibilità di intervento di un automezzo di soccorso aggravata dal fatto che parte del territorio si trova in zona collinare o montana;

   questa riduzione porterà ad un ulteriore maggiore isolamento dei comuni collinari e montani che da anni assistono a politiche di impoverimento dei servizi essenziali anche in controtendenza con le politiche assunte negli anni recenti dal Governo statale a favore del ripopolamento delle aree interne, così come previsto anche nel Pnrr;

   la riduzione della disponibilità di automediche lascia il territorio privo di un presidio medico che risulta indispensabile per assicurare un servizio efficace ai cittadini ed è conseguenza della situazione di deficit in cui si trova la Ausl Romagna che si vede costretta a operare tagli che ricadono sulla qualità dei servizi e sulla sicurezza sanitaria della popolazione residente;

   la soppressione di un'auto medica è di estrema gravità in quanto questa costituisce un mezzo di soccorso avanzato del sistema sanitario di urgenza che dovrebbe essere in grado di intervenire anche per situazioni gravi e complesse;

   la Ausl Romagna è il risultato del progetto di unificazione di tre Ausl romagnole adottato quale tentativo di contrastare la grave situazione di deficit in cui le dette Ausl si trovavano ma di fatto ha solo determinato il notevole aumento dei disservizi per i cittadini –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda verificare la situazione e adottare le opportune iniziative al fine di salvaguardare e garantire ai cittadini il diritto ai servizi sanitari e all'assistenza pubblica considerando che la riduzione dei servizi ai comuni siti in aree collinari o montane sta portando all'inasprimento delle condizioni di vita delle popolazioni locali e al conseguente spopolamento di questi territori.
(4-00272)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORTA, DI SANZO, TONI RICCIARDI e CARÈ. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   risulta di particolare rilevanza permettere al personale docente della scuola italiana continuare l'attività formativa attraverso la frequenza di corsi di dottorato di ricerca, sia in Italia che all'estero;

   l'articolo 2 della legge n. 476 del 1984 prevede che il pubblico dipendente ammesso ai corsi di dottorato di ricerca sia «collocato, a domanda, in congedo straordinario per motivi di studio»; l'articolo 52 comma 57 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, integrato dall'articolo 2 della legge n. 476 del 1984 stabilisce che «in caso di ammissione a corsi di dottorato di ricerca senza borsa di studio, o di rinuncia a questa, l'interessato in aspettativa conserva il trattamento economico, previdenziale e di quiescenza in godimento da parte dell'amministrazione pubblica presso la quale è instaurato il rapporto di lavoro»;

   il parere espresso dall'Avvocatura generale dello Stato, con la nota del 2 marzo 2005, n. 30098, in merito all'articolo 453 del decreto-legge n. 297 del 1994, per l'applicabilità dell'articolo 2 della legge 14 agosto 1984, n. 476, al personale assegnatario di borse di studio da parte anche di Stati o enti stranieri, pone sullo stesso piano la disciplina prevista in materia sia per le università italiane sia per quelle straniere;

   è importante richiamare, inoltre, che, dalle molteplici segnalazioni pervenute agli interroganti, che si verificano ritardi incomprensibili, anche di molti mesi, per il rilascio delle equipollenze, sia dei titoli universitari conseguiti all'estero, sia dei dottorati di ricerca presso le università straniere, impedendo ai cittadini interessati la partecipazione ai concorsi pubblici;

   non risulta agli interroganti che il Ministero dell'università e della ricerca, che ha il compito di garantire l'equipollenza dei titoli di studio conseguiti all'estero, compresi i dottorati di ricerca, abbia verificato l'efficienza e l'efficacia delle procedure predisposte dalla propria Direzione generale dell'internazionalizzazione e della comunicazione, che ha la competenza in merito al rilascio delle suddette equipollenze –:

   se i Ministri interrogati nelle rispettive competenze, intendano attivarsi per garantire procedure il più possibili semplificate e veloci, affinché i cittadini italiani che hanno conseguito titoli universitari all'estero, compresi i dottorati di ricerca, possano ottenere l'equipollenza dei titoli di studio conseguiti.
(5-00252)

Interrogazione a risposta scritta:


   SANTILLO, AMATO, PAVANELLI e QUARTINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Policlinico universitario di Caserta, che si estende su un'area di circa 25 ettari nel comune di Caserta (località «Tredici-San Clemente»), è annesso alla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli (ex Seconda Università degli studi di Napoli);

   la realizzazione del predetto Policlinico universitario è stata deliberata nel 1999 con un accordo tra il Ministero della ricerca scientifica e tecnologica, il Ministero della sanità, la regione Campania, il comune di Caserta e l'allora Seconda Università degli studi di Napoli (oggi Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli), per un importo complessivo di 206.582.759,63, euro finanziato per due terzi dal Ministero della salute e per un terzo dal Ministero dell'università e della ricerca;

   il progetto esecutivo delle opere è stato redatto dall'Ati «Pica Ciamarra associati srl, Itaca srl, Ove group & partners international ltd», e approvato dal Consiglio di amministrazione dell'Università nel 2002 e dalla Giunta regionale della Campania con delibera n. 3060 del 29 ottobre 2003;

   la struttura è composta da 29 unità di intervento, delle quali sei destinate all'assistenza, diciotto alla didattica e ricerca, e cinque opera di infrastrutture e di sistemazione esterna;

   i lavori sono stati aggiudicati all'Ati con Immobilgi Federici Stirling spa, quale capogruppo mandataria, con delibera del Consiglio d'amministrazione n. 188 del 2 dicembre 2004, per un importo di 134.887.233,70 euro, comprensivo di IVA e oneri per la sicurezza con un ribasso offerto del 18,819 per cento;

   i lavori sono stati consegnati in data 29 dicembre 2004 e prevedevano il 28 dicembre 2008 quale data di ultimazione presunta;

   in data 31 marzo 2009 il contratto è stato risolto per grave ritardo dell'appaltatore ed è stato stabilito di procedere a un nuovo affidamento;

   i lavori sono stati poi affidati all'attuale appaltatore, l'Ati con Condotte d'Acqua spa come capogruppo mandataria;

   il Ministero dello sviluppo economico in data 6 agosto 2018, a causa di gravi difficoltà finanziarie, ha ammesso la società Condotte alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 347 del 2003, a seguito della richiesta dell'8 gennaio 2018, nominando altresì i commissari straordinari;

   attualmente l'appalto è in corso e l'importo residuo dei lavori per il completamento del Policlinico ammonta a circa 130.000.000 euro;

   l'incremento dei prezzi rispetto a quelli individuati al tempo nel contratto di appalto del 2004 determina di fatto una sofferenza per l'appaltatore per l'esecuzione delle opere;

   per il completamento e l'adeguamento della sola assistenza (parte ospedaliera) alle nuove norme, sia sanitarie che impiantistiche e strutturali, si stima la necessità di ulteriori circa 65 milioni di euro, che tra l'altro con i recentissimi problemi economici (inflazione, rincari energia etc.) potrebbero risultare del tutto insufficienti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali misure ritengano di adottare per il completamento dell'opera;

   se si ritenga opportuna la nomina governativa da parte di un commissario dotato di poteri straordinari, che assicuri il completamento e la funzionalità del Policlinico universitario nel minor tempo possibile.
(4-00275)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in commissione Caretta e altri n. 7-00026, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Almici, La Porta, La Salandra, Malaguti.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Piccolotti n. 4-00260 del 13 gennaio 2023.