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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 19 gennaio 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il Governo è chiamato ad assicurare la prosecuzione del lavoro del Comitato consultivo sulle attività di versamento dell'Archivio di Stato e agli archivi di Stato sul territorio, istituito presso la Presidenza del Consiglio, che è chiamato a monitorare la declassifica delle carte relative al periodo delle stragi, del terrorismo e delle vicende Gladio e P2;

   la piena conoscenza di tutti gli atti relativi a quella stagione drammatica della storia del Paese rappresenta un dovere verso le vittime ed un'occasione per rafforzare la nostra democrazia;

   le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi hanno inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri una lettera, in data 27 dicembre 2022, su questa importante priorità –:

   se intenda assumere iniziative in merito.
(3-00116)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa e segnalazioni dell'associazionismo locale hanno dato ampio rilievo a un pronunciamento del giudice per le indagini preliminari di Salerno del 15 aprile 2021 relativo alla illecita deviazione del torrente Fusandola per la realizzazione del fabbricato privato «Crescent» e della adiacente piazza pubblica nella città di Salerno;

   la vicenda ha destato forti preoccupazioni presso la popolazione, che ha ancora impresso nella memoria il dramma della grande alluvione del 1954, che causò un centinaio di morti e che vide proprio l'esondazione del Fusandola;

   il provvedimento del Gip evidenzia gravissime responsabilità e fatti altamente allarmanti. Si legge ad esempio nel pronunciamento: «I lavori che interessavano il Torrente Fusandola venivano effettuati in sostanziale assenza del titolo abilitativo valido ed efficace, atteso che la validazione del progetto esecutivo quale titolo edilizio necessario per la realizzazione dei lavori in questione, non risultava regolarmente e legittimamente perfezionatasi, in quanto effettuata in violazione della normativa di riferimento sprovvista dei relativi pareri favorevoli e delle autorizzazioni necessarie al proseguimento dei lavori»;

   dalla deviazione del Fusandola, oltre la deturpazione irreversibile dei caratteri identitari del centro storico della città di Salerno, è chiaro derivare il pericolo per la cittadinanza per la mancanza della necessaria autorizzazione idraulica da parte del genio civile di Salerno. A tale riguardo afferma infatti il Gip nel citato pronunciamento che «non è stata acquisita, seppure richiesta in data 6 giugno 2008 protocollo 912140 e successive integrazioni, la necessaria autorizzazione idraulica di cui all'articolo 93 regio decreto n. 523 del 1904 da rilasciarsi da parte del Genio civile di Salerno. Detta autorizzazione non poteva in ogni caso essere rilasciata in quanto la prevista e poi realizzata deviazione del torrente rientra ex articolo 96 del regio decreto n. 523 del 1904 tra le attività vietate in modo assoluto sulle acque pubbliche. Divieto che, come detto, assolve alla ragione pubblicistica di tutelare ed assicurare il libero deflusso delle acque di fiumi, torrenti, canali e scolatoi pubblici. L'autorizzazione infine non poteva comunque essere rilasciata in quanto la deviazione del torrente prevede comunque che il nuovo alveo sia di tipo chiuso e quindi coperto»;

   già dalla relazione del consulente tecnico di ufficio del pubblico ministero, presso il tribunale ordinario di Salerno, era stata l'autorità di bacino a sollevare dubbi sul progetto di deviazione del torrente Fusandola. Infatti, in sede di valutazione aveva rilevato che, a causa del basso livello di pendenza, potevano verificarsi fenomeni di insabbiamento della foce;

   nonostante il lungo tempo decorso, non risultano adottati i provvedimenti doverosi da parte del comune di Salerno, sia di competenza urbanistica, paesaggistica e demaniale, sia ai sensi della normativa sulla Protezione civile per tutelare l'integrità della vita, degli insediamenti e dell'ambiente dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, catastrofi e da altri eventi calamitosi e, nel caso concreto, dall'accertato pericolo di esondazione nel centro storico di Salerno (vedi sentenza del Gip di Salerno del 15 aprile 2021 n. 91 del 2021) –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano assumere per evitare irreparabili danni alla pubblica e privata incolumità derivante dalla deviazione abusiva del torrente Fusandola di Salerno, sul quale è costruito il complesso immobiliare «Crescent» e una piazza pubblica e perché sia data esecuzione al pronunciamento del Gip del tribunale di Salerno del 15 aprile 2021 n. 91 del 2021.
(4-00289)


   IEZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in un editoriale del direttore di Libero dal titolo «Anche a Cairo e al suo Corriere i soldi pubblici non fanno schifo» si apprende delle diverse forme di finanziamento del principale quotidiano italiano;

   in particolare l'articolo di Libero, precisa che il fondo per l'editoria, cui accedono tutte le testate, non è l'unico finanziamento pubblico a giornali ed editori;

   come noto, i contributi all'editoria si dividono in misure di carattere diretto consistenti in finanziamenti a fondo perduto erogati direttamente nei confronti delle singole imprese editrici e di carattere indiretto relative a modalità di sostegno che non determinano erogazioni finanziarie a fondo perduto, pur andando a beneficio delle singole imprese editrici;

   il Corriere della Sera, come gli altri quotidiani, incassa dallo Stato cinque centesimi di euro per ogni copia venduta oltre il credito d'imposta concesso – sempre a tutte le testate – per l'acquisto della carta;

   sempre il Corriere della Sera, viene ricordato nel summenzionato articolo di Libero, ha goduto dell'alleggerimento dei propri organici, e quindi dei propri conti, con un esoso prepensionamento a carico dell'Inps, quindi pagato con soldi pubblici;

   altre ingenti risorse arrivano al Corriere della Sera sotto forma di pubblicità da parte di società a partecipazione pubblica quali Leonardo, Tirrenia, Cassa depositi e prestiti, Eni ed Enel;

   per l'interrogante, è doveroso avere massima trasparenza sull'utilizzo dei fondi pubblici, come peraltro sempre ribadito dal Corriere della Sera e dai suoi autorevoli giornalisti (basti pensare al best seller La Casta) –:

   a quanto ammonti la somma percepita dal Corriere della Sera e alle altre realtà Rcs derivante dalla pubblicità finanziata da società a partecipazione pubblica;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per razionalizzare e rendere sempre più trasparente il sostegno pubblico ai media.
(4-00298)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BUONGUERRIERI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo tra le dimissioni del Governo Draghi e l'insediamento del Governo Meloni, l'Esecutivo uscente ha conferito diversi incarichi, a giudizio dell'interrogante in spregio al punto 4 della circolare del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri del 21 luglio 2022, con cui si era rivolto a tutti i Ministri l'invito a limitare la propria attività entro il perimetro del disbrigo degli affari correnti, limitando le eventuali nomine, designazioni e proposte ai soli casi strettamente necessari, perché vincolate nei tempi da leggi o regolamenti, ovvero derivanti da esigenze funzionali non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi;

   ciononostante, sul finale della legislatura sono state oltre ottanta le nomine ufficializzate da parte di esponenti del Governo uscente, molte delle quali avvenute addirittura a elezioni già avvenute;

   in particolare, in data 29 luglio 2022, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha nominato un nuovo ambasciatore in Qatar, nonostante il precedente, ambasciatore Alessandro Prunas, non avesse ancora terminato il proprio incarico;

   quest'ultimo, in maniera del tutto irrituale rispetto al fatto che fosse, in quel periodo, assegnato a una sede diplomatica, sembra essere stato assunto presso l'azienda Fincantieri, con conseguente posizionamento fuori ruolo, a decorrere proprio dal 29 luglio 2022, data nella quale è stato nominato il nuovo ambasciatore, passando, senza soluzione di continuità, da un ruolo all'altro;

   il nuovo ambasciatore nominato dal Ministro Di Maio e insediatosi il 18 ottobre 2022, a elezioni già avvenute e appena quattro giorni prima dell'insediamento del Governo Meloni, è Paolo Toschi, già consigliere diplomatico di Dario Franceschini, ex Ministro della cultura e figura di spicco del Partito Democratico –:

   quali siano le motivazioni alla base dell'avvicendamento nel ruolo di ambasciatore in Qatar e quali siano le ragioni alla base della nomina di Toschi, a parere dell'interrogante in palese spregio della direttiva in materia di nomine in regime di prorogatio;

   se corrisponda al vero il fatto che l'ambasciatore Prunas sia oggi posto fuori ruolo per assegnazione a Fincantieri e, nell'eventualità positiva, quale sia il motivo.
(4-00292)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   oltre 80 sindaci delle regioni del Mezzogiorno hanno promosso un appello per richiedere interventi urgenti in favore dell'agricoltura in generale e in particolare per la salvaguardia dell'olio e del settore agricolo;

   nell'appello si evidenzia che la pandemia, la crisi climatica con particolare riferimento alle condizioni di siccità, l'aumento irragionevole dei costi energetici e la crescita dei prezzi delle materie prime, hanno determinato una situazione di crisi senza precedenti del comparto olivicolo e in tutti i settori agricoli che potrebbe infliggere un colpo mortale alla già fragile economia dei piccoli comuni che vivono prevalentemente di monocoltura olivicola, ma anche dei centri più grossi a vocazione agricola;

   Ismea, in collaborazione con Italia Olivicola e Unaprol, stima per la campagna 2022/2023 una produzione olivicola pari a 208 mila tonnellate: una cifra che corrisponde a -37 per cento rispetto alle 329 mila tonnellate della campagna precedente;

   i rappresentanti degli enti locali chiedono che sia tutelata l'olivicoltura e più in generale l'agricoltura, che rimangono un cardine fondamentale dell'economia dei nostri territori, e si dichiarano disponibili a mettere in essere ogni iniziativa utile per fronteggiare questa grave emergenza sociale ed economica, ivi compreso l'acquisto a prezzo equo di quantitativi simbolici d'olio da donare alle Caritas perché siano destinati alle famiglie indigenti, al fine di dare un segnale ai grandi gruppi commerciali che tendono a svalutare il prezzo del prodotto;

   le regioni Puglia, Calabria e Sicilia coprono il 70 per cento della produzione nazionale di olio e con l'olivicoltura si producono olii con profili organolettici unici nel panorama mondiale;

   appare necessaria e non più differibile l'adozione di un nuovo piano del settore olivicolo oleario in luogo di quello del 2016, adeguato allo scenario attuale e in grado di offrire risposte immediate alle richieste delle comunità locali, delle piccole realtà produttive, delle lavoratrici e dei lavoratori del settore;

   è inoltre necessaria un'azione coordinata in sede di Unione europea al fine di tracciare la provenienza di olive e di olio immessi nel territorio nazionale da Paesi comunitari e/o extracomunitari, per impedire che vengano commercializzati come italiani –:

   se e in quali tempi il Governo intenda proporre un nuovo piano del settore olivicolo oleario in grado di invertire il processo di diminuzione della produzione e di definire una strategia di intervento che porti a definire interventi di breve, medio e lungo periodo a rilancio del comparto;

   se il Governo intenda adottare iniziative urgenti idonee atte all'abbattimento dei costi di mantenimento e produzione, tramite un equo ristoro per ettaro coltivato e l'abbattimento dei costi energetici per le aziende di molitura e/o trasformazione;

   se e quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per garantire la ripresa delle quotazioni delle olive e dell'olio, anche incentivando la produzione di prodotti di qualità e di prodotti certificati, favorendo scambi e prezzi equi tra le piccole realtà produttive e la grande distribuzione, garantendo i giusti salari, dignitose condizioni di lavoro e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori del settore nonché il sostegno all'acquisto dei prodotti da parte delle famiglie in difficoltà economica.
(3-00115)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 gennaio 2016, l'Irlanda ha notificato alla Commissione europea un pacchetto normativo, ad oggi denominato «Public Health Alcohol Labelling Regulations», finalizzato ad autorizzare l'utilizzo di meccanismi di etichettatura sui prodotti a base di alcol recanti avvisi di carattere sanitario in modo analogo a quanto avviene per i prodotti a base di tabacco;

   nell'ambito della normativa promossa dalle autorità irlandesi, non viene fatta alcuna differenza tra consumo moderato, responsabile o eccessivo, di sostanze alcoliche, adottando un approccio che sanziona trasversalmente qualsiasi bevanda alcolica, dal vino di qualità al superalcolico;

   la scelta unilaterale del governo irlandese di introdurre in etichetta messaggi di warning salutistici obbligatori per tutte le bevande alcoliche, vini compresi, è una scelta azzardata e sproporzionata che non tiene conto della specificità del prodotto vino rispetto ad altre bevande, con il rischio di creare confusione verso il consumatore sul rapporto tra alcol, vino e salute;

   la Commissione europea non ha preso in considerazione la posizione approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento Ue che, nella risoluzione sulla lotta contro il cancro del febbraio 2022, ha categoricamente escluso l'introduzione di sistemi di etichettatura sanitari, come quelli presenti sui pacchetti di sigarette;

   ci si trova di fronte al tentativo di alcuni Paesi nord-europei di demonizzare settori che rappresentano un patrimonio della nostra cultura e tradizione enogastronomica, con richieste paradossali che peraltro mettono a serio rischio il funzionamento del mercato unico europeo, con i nostri produttori che si troverebbero a dover rispettare norme di etichettatura differenti da un Paese Ue all'altro;

   la scelta della Commissione europea rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro, un fatturato di 12 miliardi di euro ed un valore di esportazioni pari a 7 miliardi di euro ed è la principale vice dell'export agroalimentare –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere in sede europea per contrastare l'iniziativa della Commissione europea relativa alle avvertenze sanitarie in etichetta per gli alcolici e quali iniziative intenda adottare per tutelare l'intera filiera vitivinicola italiana.
(5-00261)

Interrogazione a risposta scritta:


   GADDA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere - premesso che:

   i commi 45-51 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, recanti l'estensione del credito d'imposta per l'acquisto di carburanti per l'esercizio dell'attività agricola e della pesca, riconoscono un credito d'imposta a favore delle imprese esercenti attività agricola, della pesca e agromeccanica pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del carburante per la trazione dei mezzi utilizzati effettuato nel primo trimestre solare dell'anno 2023;

   tale agevolazione è altresì estesa per lo stesso periodo, per le sole imprese esercenti attività agricola e della pesca, anche alla spesa sostenuta per l'acquisto del gasolio e della benzina utilizzati per il riscaldamento delle serre e dei fabbricati produttivi adibiti all'allevamento degli animali;

   si ritiene indispensabile riproporre alcune questioni applicative del provvedimento: in tale ambito rientra non solo il gasolio utilizzato per assicurare la funzione spostamento della macchina agricola, ma anche quella di specifica lavorazione anche se il veicolo la svolga da fermo;

   ciò in relazione al fatto che sia la trattrice che le altre macchine semoventi hanno la possibilità di effettuare lavorazioni agricole tramite attrezzature azionate dalla presa di potenza, che, a prescindere se la macchina sia in movimento o ferma, è sempre alimentata dal gasolio agricolo della stessa trattrice/macchina semovente;

   in tale direzione la stessa definizione di trattrice dell'articolo 57 del codice della strada che prevede le seguenti funzioni: trazione, tirare, spingere, portare prodotti agricoli e sostanze di uso agrario, azionare determinati strumenti, eventualmente equipaggiate con attrezzature portate o semiportate da considerare parte integrante della trattrice agricola –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative normative intenda adottare per escludere dalla previsione citata in premessa la «trazione dei mezzi utilizzati» ed evitare in tal modo un'inutile limitazione burocratica nell'accesso all'agevolazione.
(4-00293)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


   EVI e GHIRRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Masterplan Malpensa 2035, approvato nel giugno 2022 dalla Giunta della regione Lombardia, e ora in attesa della valutazione di impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, prevede l'ampliamento dell'area cargo dell'aeroporto di Malpensa e la conseguente distruzione di circa 45 ettari della Brughiera del Gaggio, in provincia di Varese. Si tratta di un'area di grande interesse naturalistico e storico, che fa parte del Parco del Ticino e rappresenta una quota consistente del territorio totale della brughiera del Gaggio;

   se il progetto verrà realizzato, 45 ettari di brughiera verranno presto sostituiti da cemento e magazzini, ossia circa il 20 per cento sul totale del territorio coperto dalla brughiera del Gaggio;

   contro al progetto si sono schierate con forza associazioni ambientaliste, quali Legambiente, Fai, Wwf e Lipu, insieme alle associazioni locali, nonché i sindaci di Castano Primo, Turbigo, Vanzaghello, Robecchetto con Induno e Nosate. I sindaci dei comuni contrari all'ampliamento spiegano in una nota: «Non siamo contrari allo sviluppo di Malpensa, ma siamo contrari ad uno sviluppo che non sia realmente compatibile e sostenibile dal territorio già pesantemente compromesso dal punto di vista della salute e devastato dalle tante opere»; e non bastano le promesse di «compensazione ambientale» contenute nel Masterplan, visto che, sostengono le associazioni ambientaliste, «queste compensazioni prevedono, peraltro, l'ampliamento e la costruzione di nuove strade, generando così altro consumo di suolo»; contro quello che, a parere dell'interrogante, è l'ennesimo scempio ambientale (i dati Ispra ci dicono che la Lombardia è prima tra le regioni in Italia per il consumo di suolo) si sono schierati anche alcuni docenti universitari: la brughiera del Gaggio, infatti, è un vero rifugio per la biodiversità, visto che ospita particolari composizioni floristiche (combinazioni di piante), che la rendono diversa dalle brughiere tipiche dell'Europa centrale;

   la soluzione di ampliamento proposto dalla regione Lombardia era stata ritenuta inaccettabile anche dall'ente Parco del Ticino, che aveva abbandonato il tavolo convocato in regione Lombardia;

   una petizione dal titolo «Salviamo la brughiera di Malpensa e Lonato» è stata lanciata sul sito change.org, che ha raggiunto oltre 5 mila firme, in cui viene spiegato che esistono «soluzioni alternative perché l'area cargo si possa espandere esistono sia all'interno che in adiacenza all'attuale sedime aeroportuale, senza la distruzione di una parte importante della brughiera»;

   peraltro, il progetto contraddice lo stesso recente nuovo Piano nazionale degli aeroporti (Pna) dell'Enac, che dedica alla sostenibilità un apposito capitolo «7.1.1 La policy del settore aerospaziale di riconciliazione con l'ambiente» nel quale si evidenzia la necessità di puntare con sempre maggiore convinzione allo sviluppo sostenibile degli aeroporti, anche prevedendo apposite specifiche linee guida per la «sostenibilità e la resilienza delle infrastrutture aeroportuali volte a guidare la progettazione e la realizzazione delle opere aeroportuale in chiave sostenibile» –:

   se non ritengano di avviare tutte le iniziative di competenza volte a individuare di concerto con la Regione, idonee soluzioni alternative al progetto di cui in premessa che, se realizzato, comporterà la distruzione di ettari di territorio coperto dalla brughiera del Gaggio e di grande interesse naturalistico e storico.
(4-00290)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCARPA e FASSINO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 186 del 25 giugno 2017, il Ministero dell'economia e delle finanze (Mef) ha disposto, su proposta della Banca d'Italia, la sottoposizione di Veneto Banca s.p.a. a liquidazione coatta amministrativa, ai sensi dell'articolo 80, comma 1, del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia - TUB e dell'articolo 2 comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 99 del 25 giugno 2017 (convertito dalla legge 121 del 2017);

   all'interno del patrimonio della richiamata Veneto Banca s.p.a., in liquidazione, vi è un'opera in gesso denominata «Amore e Psiche stanti», eseguito nella bottega dell'artista Antonio Canova;

   su tale bene insiste un vincolo di bene culturale, così come stabilito dalla Dichiarazione dell'interesse culturale n. 5716 del 27 luglio 2022, emessa dal Segretariato regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il Veneto;

   per il giorno 26 gennaio 2023 è prevista la terza fase dell'asta «Meraviglie. Atto 1», nell'ambito della quale tale bene rappresenta uno dei lotti;

   un'opera di tale valore dovrebbe essere integrata nel patrimonio culturale di diretta proprietà dello Stato, al fine di promuoverne la conoscibilità e la fruizione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda porre in essere a riguardo, al fine di garantire che l'opera possa essere acquisita e integrata nel patrimonio museale pubblico, nonché per garantire la continuità della fruizione dell'opera da parte della cittadinanza e dei turisti.
(5-00259)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   ad ottobre 2022 Consip ha indetto, per conto del Ministero della cultura, una gara di appalto per l'affidamento del servizio di biglietteria e controllo accessi presso il solo Parco Archeologico del Colosseo e non presso gli altri siti della concessione dell'ex Soprintendenza archeologica di Roma;

   non risulta traccia nell'attuale programmazione Consip circa le modalità che si intendono imprimere sulla prosecuzione ed esecuzione della restante parte dei servizi che formano oggetto dell'attuale contratto in essere (audioguide, visite guidate, attività didattiche);

   l'attuale gara, legata solo al Parco archeologico del Colosseo, che vede impiegati 230 lavoratori, con l'esclusione dal bando dei servizi di audioguide, visite guidate e attività didattica, rischia di escludere almeno il 50 per cento dei lavoratori;

   il suddetto bando solleva numerose criticità, che impongono un'attenta valutazione sotto il profilo della continuità del rapporto di lavoro dei numerosi lavoratori attualmente impiegati, rispetto ai servizi e ai siti non oggetto di gara;

   la clausola sociale apposta a tutela della continuità lavorativa autorizzerebbe il futuro aggiudicatario della gara ad assorbire il personale nei limiti del mutato assetto prestazionale del servizio e compatibilmente con la propria organizzazione aziendale;

   la suddivisione dei servizi in singoli lotti all'interno di uno stesso sito si tradurrebbe in un eventuale esubero di personale, una riduzione di tutele per le lavoratrici e i lavoratori e un'eventuale precarizzazione dei servizi offerti ai fruitori a causa della frammentazione della filiera culturale;

   altro elemento giudicato grave è l'indicazione del Ccnl Multiservizi come contratto di riferimento per i servizi oggetto della suddetta gara, che crea un presupposto discriminatorio per le aziende che applicano altri contratti, non tutela sufficientemente i diritti dei lavoratori in quanto destinato prevalentemente ai servizi di pulizie e mense e non prevede profili di tutela e qualifica dei lavoratori culturali impiegati nel servizio al pubblico in uno dei principali siti culturali del Paese;

   il Ccnl di riferimento per le aziende della cultura e i lavoratori del settore è quello di Federculture, occorre dunque riconsiderare il bando evitando la costituzione di un grave vulnus nel delicato settore del mercato del lavoro culturale, già fortemente penalizzato dalle incertezze della sua corretta identificazione e dagli effetti della crisi;

   la gara indetta da Consip anziché moltiplicare pluralità e opportunità di lavoro rischia di escludere i professionisti più qualificati ridimensionando l'oggetto e l'ambito di gara, riconducendola ad una mera fornitura al massimo ribasso;

   Federculture ha chiesto l'annullamento della gara, mentre il tribunale di Trento ha riconosciuto ad un lavoratore il diritto a vedersi applicato il Ccnl Federculture;

   l'indicazione del Ccnl Multiservizi costituisce una scelta irragionevole e lesiva del prevalente interesse pubblico connesso alla implementazione di un servizio rivolto a creare una infrastruttura di eccellenza nella erogazione di attività strettamente connesse alla valorizzazione, ma anche alla tutela, del bene culturale;

   il Ccnl Federculture, per oggetto e settore in cui operano le aziende associate, risponde al criterio normativo previsto dal codice dei contratti pubblici;

   sarebbe opportuno ristabilire in capo al Ministero l'espletamento delle gare che, in questi anni, Consip, a parere dell'interrogante, ha dimostrato, per la specificità dell'oggetto, di non essere in grado di portare a termine con successo, costituendo essa stessa un aggravio anche di tipo economico –:

   se il Ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità di sospendere il bando pubblicato per i servizi di biglietteria del Colosseo e aprire un tavolo di confronto che avvii una stagione di rinnovo degli appalti in tutti i luoghi della cultura in base a principi di correttezza e equità di trattamento per i lavoratori e di omogeneità per le aziende e qualità del servizio, uscendo dalla logica del maggior ribasso ristabilendo in capo al Ministero della cultura l'espletamento delle gare di appalto per l'affidamento dei servizi.
(4-00291)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE BERTOLDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la richiesta inviata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) al Ministro interrogato, affinché s'introduca un intervento volto a ridurre il tasso degli interessi moratori da corrispondere in caso di ravvedimento operoso, eliminando il collegamento «al tasso legale» degli interessi, rappresenta, a giudizio dell'interrogante, una istanza necessaria, in relazione alla situazione complessiva di oggettiva difficoltà economica dei contribuenti;

   al riguardo il Presidente del Cndcec de Nuccio, ha evidenziato come il ravvedimento operoso costituisca un importante strumento di compliance, in grado di consentire ai contribuenti di regolarizzare spontaneamente le violazioni tributarie commesse, beneficiando la riduzione delle sanzioni tanto maggiore quanto più celere e tempestiva è la regolarizzazione stessa;

   la medesima lettera evidenzia a tal fine, come ai sensi del comma 2 dell'articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, «Il pagamento della sanzione ridotta deve essere eseguito contestualmente alla regolarizzazione del pagamento del tributo o della differenza, quando dovuti, nonché al pagamento degli interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno», mentre a decorrere dal 1° gennaio 2022, il saggio degli interessi legali è pari all'1,25 per cento base annua, per effetto del decreto del Ministero interrogato 13 dicembre 2021, che prevede la misura del saggio degli interessi legali fissata al 5 per cento in ragione d'anno, con decorrenza 1° gennaio 2023;

   l'incremento del saggio degli interessi legali nel prossimo anno, rileva altresì il Presidente del Cndcec, oltre a rendere più gravoso l'utilizzo dello strumento deflattivo in oggetto, rischia di comportare anche effetti distorsivi rilevanti;

   a tal fine, lo stesso Presidente de Nuccio, rileva come in caso di versamento tardivo delle imposte entro un anno dalla scadenza originaria, sia prevista la possibilità di regolarizzare la violazione, pagando, oltre alle imposte, una sanzione ridotta ad un ottavo del minimo, pari pertanto al 3,75 per cento;

   a tale riduzione, occorre aggiungere, ai sensi del comma 2 del suesposto articolo 13, gli «interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno» che, nel 2023, saranno in misura pari al 5 per cento e pertanto per un importo superiore, nel caso esemplificato, alle sanzioni contestualmente dovute per la regolarizzazione; tale adempimento configura evidentemente, un paradosso che occorrerebbe evitare, anche per non scoraggiare l'utilizzo dell'istituto da parte dei contribuenti;

   i commercialisti rilevano inoltre, come la definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, prevista dall'articolo 1, commi 231-252 della legge di bilancio 2023, stabilisce la possibilità di estinguere i debiti senza alcun pagamento di sanzioni e interessi, determinando un'ulteriore iniquità per coloro che spontaneamente rimuovono le violazioni tributarie con il ravvedimento operoso (evitando quindi l'avvio dell'attività di riscossione) i quali subirebbero un onere sensibilmente superiore rispetto a coloro che, viceversa, si trovano in situazioni di ritardo nei pagamenti decisamente più marcate, che hanno comportato l'iscrizione a ruolo del debito tributario;

   il Cndcec evidenzia infine che la misura del tasso legale, sia legata anche alle dinamiche inflazionistiche che, come noto, in questa fase economica sono strettamente connesse all'aumento dei prezzi delle materie prime che stanno già mettendo in grave difficoltà imprese e famiglie: l'incidenza degli interessi per perfezionare il ravvedimento operoso appare, quindi, come un'ulteriore gravosa conseguenza che amplifica gli effetti negativi del contesto economico generale;

   a giudizio dell'interrogante, le suesposte osservazioni appaiono condivisibili e rientrano in un'ottica propositiva da parte della medesima categoria dei commercialisti, volta a perfezionare il quadro degli interventi di politica fiscale adottati dal Governo, migliorando al contempo il rapporto tra i contribuenti e l'amministrazione fiscale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, al fine di prevedere l'introduzione di misure normative nel senso di quanto esposto in premessa.
(5-00258)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SIMIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   quella «geotermica» è una forma di energia naturale che trova origine dal calore della terra e, tra le energie rinnovabili, ha un valore aggiunto che condivide soltanto con l'idroelettrico: la continuità della produzione;

   nella regione Toscana la geotermia conta 34 centrali per una potenza installata di 761 megawatt. La produzione annua è di circa 5,9 miliardi di chilowattora che, complessivamente, soddisfa quasi il 30 per cento del fabbisogno energetico della regione e permette un risparmio di oltre 1 milione e 400 mila Tep e 4,1 tonnellate metriche di emissioni CO2 evitate. In questi territori la geotermia garantisce 650 occupati diretti e circa 2.000 nell'indotto e ha promosso lo sviluppo di numerose piccole e medie imprese in diversificati settori produttivi;

   i comuni geotermici producono quindi una fonte pulita e rinnovabile utilizzata anche da vasti bacini di utenza contigui e hanno quindi diritto a compensazioni adeguate;

   a tal fine l'articolo 6 del decreto-legge n. 50 del 2022 (cosiddetto «Decreto Aiuti», convertito in legge n. 91 del 15 luglio 2022) interviene sulla geotermia, prevedendo per i titolari di concessioni di impianti di fonti energetiche geotermiche di corrispondere annualmente 0,05 centesimi di euro per ogni chilowattora di energia elettrica prodotta dal campo geotermico della coltivazione a favore dello sviluppo sociale, economico e produttivo dei comuni sui cui territori insistono le concessioni;

   al tal fine il comma 2-quinquies del medesimo provvedimento prevede che «con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della transizione ecologica, d'intesa con i presidenti delle regioni interessate e sentiti i comuni coinvolti, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità di erogazione, ripartizione e utilizzo delle risorse di cui al comma 2-quater»;

   ad oggi, dopo oltre 6 mesi dalla pubblicazione della legge n. 91 del 2022, il decreto interministeriale non è stato ancora emanato;

   tali ritardi sulla corretta erogazione di risorse già stanziate stanno di fatto penalizzando ulteriormente i territori interessati;

   già in data 29 agosto 2022 il Presidente dell'Anci Antonio Decaro sollecitava l'emanazione, in una lettera ai Ministri interessati, del decreto disposto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 50 del 2022 proponendo, per individuare i criteri di riparto ed erogazione, «un percorso coerente e più, semplice che può fondarsi su un riparto di risorse basato sui criteri del decreto legislativo n. 22 del 2010, articolo 16 ovvero ai comuni in cui è compreso il campo geotermico coltivato, proporzionalmente all'area delimitata dal titolo o dall'insieme dei titoli di coltivazione, assicurando comunque ai comuni, sede di impianti, una quota non inferiore al 60 per cento» –:

   quando verrà emanato il decreto citato in premessa, previsto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 50 del 2022, e se nella definizione dei parametri di reparto verranno utilizzati i criteri previsti dall'articolo 16 del decreto legislativo numero 22 del 2010.
(5-00257)


   FOSSI e FURFARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Sanac è un'azienda che dal 2015 è in amministrazione straordinaria e che è impegnata dal 1939 nella lavorazione di materiali refrattari destinati al settore siderurgico con circa 380 dipendenti, con stabilimenti a Vado Ligure-Liguria, Gattinara-Piemonte, Massa-Toscana, Grogatsu-Sardegna;

   in particolare lo stabilimento di Massa, che occupa ad oggi circa 120 operai, è attivo nella produzione e nella assistenza tecnica di refrattari per il sistema di spillaggio denominato «a cassetto» per siviera (sistema brevettato e progettato nello stesso stabilimento);

   il gruppo Sanac è stato controllato da sempre dall'ex-Ilva a livello produttivo e gestionale: il 70 per cento del prodotto è infatti destinato a Taranto mentre il restante 30 per cento al mercato terziario. Per tale motivo il futuro dell'azienda è fortemente legato alla vertenza Arcelor Mittal ed alle scelte del Governo nell'ambito del settore siderurgico in Italia;

   Acciaierie d'Italia (attuale gestore degli impianti ex-Ilva), azienda partecipata dallo Stato con il 38 per cento del capitale attraverso Invitalia, ha deciso, unilateralmente, di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac, approvvigionandosi all'estero, sospendendo anche il pagamento delle precedenti forniture, compromettendo così in maniera significativa la tenuta economica del gruppo che vanta un credito con Acciaierie d'Italia di circa 23 milioni di euro, credito che seppur sollecitato da mesi, adesso si somma, purtroppo, e nonostante le ingiunzioni dei Commissari, ai crediti interessati dalla recente sospensione da parte di Acciaierie d'Italia degli ordinativi e dei pagamenti nei confronti anche di 145 imprese dell'indotto dell'ex Ilva di Taranto;

   nel corso della risposta alla interrogazione numero 5-00142 il 14 dicembre 2022 il «Governo ha dichiarato che considera centrali i temi del recupero dei crediti verso Acciaierie d'Italia, l'esito della gara per la cessione dei complessi aziendali di Sanac e, più in generale, il rilancio della filiera siderurgica italiana su cui si sta lavorando costantemente. Si sottolinea altresì l'impegno per la positiva soluzione della vicenda, al fine di garantire la continuità produttiva dell'Azienda e tutelare i lavoratori coinvolti»;

   si apprende dalla stampa che, nonostante le rassicurazioni del Governo, anche la terza manifestazione di interesse per Sanac sia andata deserta. In particolare il 16 dicembre 2022 i potenziali acquirenti, il gruppo indiano Dalmia e quello italiano Rhi Italia, si sarebbero infatti ritirati; tale decisione ha allarmato ulteriormente i lavoratori coinvolti, le associazioni sindacali territoriali e gli enti locali: «Si prospetta una crisi finanziaria, fino al 2021 la Sanac era in attivo, dal 2022 è andata in perdita e la previsione del 2023 è ancora peggio – hanno comunicato a mezzo stampa i sindacati –. I Commissari hanno spedito una lettera l'11 gennaio 2023 al Mimt spiegando che non possono andare avanti perché le perdite sono troppe e hanno optato per tre strade: la sospensione temporanea a fine marzo di due fabbriche che potrebbe essere Vado e Grogastu e poi la sospensione delle altre due Massa e Gattinara. Oppure ancora peggio la sospensione di tutte e 4 le fabbriche e lo spacchettamento con la vendita singola di ogni asset»;

   sono state quindi annunciate, nei prossimi giorni, giornate di mobilitazione in tutti gli stabilimenti produttivi Sanac –:

   se quanto espresso in premessa e relativamente alle opzioni ventilate dai Commissari corrisponda al vero;

   quali iniziative di competenza urgenti il Governo intenda conseguentemente assumere al fine di garantire una soluzione positiva della situazione debitoria di Acciaierie d'Italia nei confronti di Sanac;

   quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere al fine di rilanciare la filiera siderurgica italiana e garantire gli attuali livelli occupazionali degli stabilimenti Sanac.
(5-00260)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 gennaio 2023 il dipartimento tarantino di Arpa Puglia ha trasmesso ad Acciaierie d'Italia e i commissari dell'amministrazione straordinaria dell'ex Ilva una nota con cui dava formale conferma degli allarmi lanciati dalle associazioni ambientaliste di Taranto su una nuova emergenza legata all'emissione di benzene;

   infatti, stando a quanto riportato nella nota, «l'intera rete di centraline di qualità dell'aria di pertinenza di Adi S.p.A. ed il sistema di monitoraggio ad alta risoluzione temporale ottico-spettrale lungo tutto il perimetro dello stabilimento hanno registrato un concomitante incremento delle concentrazioni di benzene»;

   nel documento, Arpa riporta la media dei primi 11 mesi dell'anno scorso evidenziando che per la stazione «Tamburi Via Orsini» il valore medio delle rilevazioni tra gennaio e novembre 2022 è pari a 3,3 microgrammi per metro cubo ed è «superiore» alle medie annue dal 2019 fino al 2021, che erano rispettivamente 1,3 microgrammi per metro cubo nel 2019, di 2,8 microgrammi per metro cubo nel 2020 e infine di 2,9 microgrammi per metro cubo nel 2021. Un analogo incremento di valori è stato rilevato nella centralina «Tamburi Via Machiavelli»: 1,9 microgrammi per metro cubo nel 2022 rispetto allo 0,8 del 2019, a 1,7 del 2020 e del 2021. Valori maggiori si sono registrati all'interno del perimetro degli stabilimenti;

   nei primi 11 mesi del 2022 la stazione Cokeria ha registrato un valore medio di 33,2 microgrammi per metro cubo: valore quasi doppio rispetto al 2019 (18,4 microgrammi per metro cubo), e superiore anche al 2020 (28,4) e 2021 (22,8). Anche la stazione di controllo posizionata nell'area Parchi minerali, quindi particolarmente vicina al caseggiato del quartiere Tamburi, ha raccolto un valore medio di 5,2 microgrammi per metro cubo, superiore alle medie annue del 2019 (1,4), 2020 (3,9) e 2021 (3,9);

   la Asl di Taranto con nota del 28 dicembre 2022 ha esternato preoccupazioni in termini di rischio sanitario, in quanto: «il rispetto del valore limite annuale di 5 microgrammi per metro cubo fissato dal decreto legislativo 155/2010 non garantisce l'assenza di rischi per la salute umana, soprattutto in una popolazione, come quella dell'area di Taranto, esposta per anni ad importanti pressioni ambientali con numerose e documentate ricadute sullo stato di salute», ricordando, altresì, che anche la Iarc, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, in merito al benzene ha chiarito che «non possono essere raccomandati livelli sicuri di esposizione» e che «sono necessarie azioni di sanità pubblica per ridurre l'esposizione al benzene nei lavoratori e nella popolazione generale» –:

   se i ministri interrogati fossero a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intendano, per quanto di competenza, intraprendere immediate iniziative volte a ridurre nel minor tempo possibile le emissioni di benzene al fine di tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori dell'acciaieria;

   se intendano fornire informazioni con riguardo all'attuale gestione dell'ex Ilva, segnatamente in merito allo stato dell'arte del piano ambientale e alle iniziative intraprese e a quelle in corso per ridurre le emissioni inquinanti.
(4-00287)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal giorno 16 gennaio 2023 le Ferrovie Appulo Lucane (FAL) hanno dato comunicazione della soppressione dei treni sulla tratta Avigliano Città-Potenza Inferiore Scalo;

   al posto dei treni, l'azienda di trasporto ha previsto delle corse sostitutive su gomma;

   tuttavia, per una serie di criticità di percorso una serie di fermate che riguardano Tiera, Moccaro e Avigliano Lucania, risultano essere state interdette alla salita e alla discesa dei viaggiatori;

   i viaggiatori del treno 201/203 diretti a Potenza potranno servirsi della corsa automobilistica n. 1401 in partenza da Avigliano città alle ore 6.00;

   tale decisione sta provocando una serie di disagi molto rilevanti per i pendolari da studio e da lavoro che quotidianamente viaggiano da e per Potenza;

   suddette difficoltà risultano essere ancora più accentuate in questo periodo invernale considerata anche la pericolosità della viabilità –:

   se risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno attivarsi, per quanto di competenza, in considerazione delle rilevanti criticità riportate, per pervenire al ripristino dei treni irragionevolmente soppressi sulla tratta Avigliano Città-Potenza Inferiore Scalo.
(5-00262)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sono previste in Sicilia due piattaforme intermodali, una nella zona di Catania e un'altra nell'area industriale di Termini Imerese;

   risale a circa 40 anni fa, il primo progetto di una piattaforma intermodale a Termini Imerese, fu realizzato dalla società Italter per conto dell'allora Consorzio dell'area di sviluppo industriale di Palermo;

   il progetto recente prevede la realizzazione di una piattaforma logistica per fornire una serie di servizi all'utenza raggruppabili in tre macro categorie: 1) handling e ground handling per l'assistenza ai vettori 2) attività di supporto durante la sosta dei mezzi pesanti, 3) locazione di aree attrezzate per la logistica e di uffici nel Centro Direzionale;

   gli interventi infrastrutturali riguardano la realizzazione di quattro Poli: 1) intermodale, sede di un terminal ferroviario; 2) logistico, destinato alle operazioni di raccolta, distribuzione e stoccaggio delle merci; 3) stoccaggio, delle unità di carico in attesa di essere movimentate per il trasporto verso la destinazione finale; 4) direzionale, sede degli uffici amministrativi e direzionali dell'interporto;

   il costo dell'opera, lievitato nel tempo a causa delle lungaggini nella progettazione e realizzazione. Secondo l'ultimo progetto approvato in via preliminare, l'opera, pare che abbia raggiunto un costo totale di 92,3 milioni di euro IVA inclusa;

   il Grande Progetto Interporto di Termini Imerese, prima fu inserito nel PO FERS Sicilia 2007/2013 e mai avviato, successivamente riproposto nel PO FERS Sicilia 2014/2020, insieme alla chiusura dell'anello ferroviario di Palermo e il raddoppio della tratta ferroviaria Ogliastrillo (Cefalù)-Castelbuono che, per altri motivi, hanno seguito la stessa sorte;

   a ottobre 2021, l'assessore regionale per le infrastrutture pro tempore, con dichiarazioni pubbliche, aveva manifestato l'intendimento della regione di rilanciare l'iter per la realizzazione dell'opera, confermando impegno e risorse disponibili per definire la progettazione e mandare in gara l'opera nel 2022;

   ad oggi della gara per l'affidamento dell'opera non vi è traccia, la SIS appare del tutto ferma e in attesa degli indirizzi del governo regionale;

   un aspetto da non sottovalutare è che il progetto dell'interporto risale ormai a diversi anni fa, oggi prevale una impostazione diversa legata alla «logistica a valore», non più soltanto l'interporto come luogo per la movimentazione delle merci, ma piuttosto come realtà dove nuove industrie sono in grado di trarre valore dai flussi di trasporto e dove possono svilupparsi attività, legate in particolare alla inter modalità, ai servizi avanzati, alle tecnologie di comunicazione, integrate con iniziative di eccellenza nel campo della ricerca, delle conoscenze innovative e della formazione;

   infine, non si può sottacere che l'ipotesi di realizzazione dell'interporto tiene vincolati terreni industriali per circa 30 ettari inutilizzati da molti decenni che, se fossero svincolati, potrebbero essere destinati all'insediamento di nuove realtà produttive, molte delle quali hanno fatto richiesto di aree e capannoni, ma non hanno trovato disponibilità, considerato anche che i 40 ettari dell'insediamento ex Fiat/Blutec sono anche essi bloccati dalle procedure in corso presso il tribunale fallimentare di Torino e presso il Ministero delle imprese e del made in Italy –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione relativa all'interporto di Termini Imerese, quali siano gli intendimenti del Governo in materia di finanziamento dell'opera e se non intenda convocare un tavolo urgente di confronto con la regione siciliana affinché si proceda alla realizzazione di una piattaforma logistica intermodale la cui mancanza penalizza l'intera Sicilia occidentale.
(4-00294)


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   «Genova è una città isolata. Vittima di una delle più grandi stragi di Stato della storia repubblicana, ancora oggi è ostaggio di infrastrutture e servizi indegni di un Paese civile»: comincia così la denuncia del comitato Autostrade Chiare, nato come gruppo facebook, ma che oggi raccoglie oltre 66mila membri, per vigilare sulla situazione critica delle autostrade liguri;

   code e cantieri infiniti insistono da oltre un anno lungo tutta la rete autostradale ligure, con buona pace di quella che nemmeno lontanamente può definirsi una mobilità sostenibile: da ponente, dove la A10 tra scambi di carreggiata e restringimenti vanta code chilometriche; a levante, dove sono partiti nuovi cantieri nelle gallerie; a cui si aggiunge la chiusura del Tunnel delle Ferriere, un'importante arteria che collega Val Fontanabuona e Valbisagno che, come è facile immaginare, riversa sull'autostrada nuovo traffico;

   il viaggio in Liguria è un'odissea: le riviere sono ostaggio dei concessionari autostradali (Salt a levante, Aspi nel centro, Autofiori a ponente) che, già da questa estate, hanno concentrato una quantità di cantieri che appare spropositata e sproporzionata;

   il vero paradosso è che, nonostante tale situazione disastrosa, che persiste, nonostante la mancanza di sicurezza – la Liguria è tra le regioni in Italia con maggior numero di incidenti stradali per 100 mila abitanti, rispetto alla media nazionale – e di tempi certi di percorrenza, i cittadini liguri sono stati chiamati a pagare di nuovo il pedaggio autostradale a tariffa piena e non una tariffa ragionevole, posto che la A10 è tra le 10 autostrade più «care» d'Italia;

   a partire dal 1° febbraio 2022 è tornato, infatti, al 100 per cento il pedaggio sui tratti gestiti da Aspi maggiormente interessati dal piano di ammodernamento delle infrastrutture sulla rete ligure;

   la decisione è frutto dell'accordo tra l'allora Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e con le istituzioni territoriali, nonostante il primo accordo datato settembre 2020 avesse previsto la gratuità del pedaggio fino al 2031: Aspi torna, così, a incassare, con 10 anni di anticipo, i soldi dei pedaggi sulla A10, per un servizio offerto ai cittadini, che tale non è, con rallentamenti e incolonnamenti all'ordine del giorno;

   e non è tutto, perché con l'anno nuovo è entrato in vigore il piano di aumenti di Autostrade per l'Italia che prevede un incremento dei pedaggi pari al 2 per cento su tutta la rete di competenza e, quindi, anche in Liguria, dove la nuova stangata si farà sentire sulle tratte a media percorrenza; una situazione critica che vede, da una parte i pesantissimi disagi che vivono quotidianamente tutti coloro che viaggiano per lavoro o per motivi personali e dall'altra le gravi ripercussioni sul comparto turistico, gravemente compromesso da un sistema infrastrutturale autostradale carente, che scoraggia quanti vorrebbero trascorrere le vacanze in Liguria;

   lo stesso Consiglio regionale della Liguria ha approvato all'unanimità un ordine del giorno per ottenere «il congelamento dei pedaggi nelle tratte autostradali liguri e vista la criticità del sistema ligure a richiedere che non siano previsti rincari in Liguria nel prossimo quinquennio» –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla situazione della rete autostradale ligure, con particolare riguardo alle motivazioni del proliferare di cantieri e ai dettagli del citato accordo con Aspi;

   se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per garantire un congelamento dei pedaggi autostradali nei tratti interessati dai cantieri, a fronte di disservizi prolungati che negano, di fatto, agli utenti il servizio di strada a scorrimento veloce.
(4-00295)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   CANDIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo i Vigili del fuoco della provincia di Varese, ed in particolare i loro rappresentanti sindacali, denunciano la grave carenza di personale che rischia di abbassare il livello del soccorso tecnico urgente a tutela e a salvaguardia della cittadinanza;

   tali difficoltà si registrano in svariati comandi dei Vigili del fuoco: dal nord al sud l'inadeguatezza degli organici, stimata intorno al 20 per cento, sta, tra l'altro, sovraccaricando i lavoratori del comparto costringendoli a ricorrere a continui straordinari per assicurare il servizio;

   la carenza di organico non è l'unico problema che devono affrontare i Vigili del Fuoco della provincia, considerato lo stato di in cui versano alcune caserme ed in particolare quella di Luino;

   già nell'aprile del 2019, il Ministero dell'interno, aveva stanziato due milioni di euro per la nuova caserma del territorio del Verbano ma con la caduta del Governo pro tempore, il progetto non era più stato perseguito con il necessario impegno;

   all'epoca dei fatti il primo sottoscrittore del presente atto di sindacato ispettivo ricopriva la carica di Sottosegretario al Ministro dell'interno e seguiva personalmente la questione del potenziamento della caserma dei Vigili del Fuoco di Luino, considerato anche il fatto che la zona del Luinese, tra lago e Svizzera, è abbastanza isolata e spesso il mezzo di supporto deve arrivare da Varese;

   non è dato sapere quali vie abbia preso il progetto in questione, rimasto affidato al Ministero dell'interno: è palese comunque che non sia stato ancora realizzato nonostante lo stanziamento effettuato –:

   quali iniziative intenda prendere il Governo per porre velocemente rimedio alle carenze di uomini e di mezzi del comando provinciale di Varese e che fine abbia fatto il progetto della caserma di Luino, finanziato e messo nei programmi del Ministero dell'interno, Dipartimento dei Vigili del fuoco, nel 2019.
(3-00117)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   allo stato attuale il concorso di 200 posti per l'accesso alla qualifica iniziale della carriera prefettizia, indetto con decreto ministeriale 8 novembre 2019, ha visto lo svolgimento della prova preselettiva nel luglio 2021 e delle prove scritte nel novembre 2021;

   nonostante il fatto che dall'ultima prova sia ormai trascorso più di un anno, non si è avuta nessuna notizia circa gli esiti di esse, né tanto meno circa l'andamento delle correzioni, modalità di informazione, che invece costituisce buona pratica e viene adottata ormai da anni da molte altre amministrazioni, tra le quali ad esempio il Ministero della giustizia, che fornisce mensilmente accurati report con riguardo alle procedure concernenti il concorso per la magistratura ordinaria;

   questa specifica modalità, a parere dell'interrogante, contravviene ai principi preposti a garanzia del corretto andamento della pubblica amministrazione, primo fra tutti quello di trasparenza amministrativa;

   inoltre, appare evidente all'interrogante che oltre che porsi in palese contrasto con i principi di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione cui le cittadine e i cittadini hanno diritto, con riguardo in particolare ai candidati e alle candidate, la lentezza estenuante della procedura li mantenga in un limbo di incertezza che comporta danni economici e non solo;

   inoltre, come anche già segnalato formalmente nei mesi scorsi dai sindacati al Sottosegretario, gli uffici che dovrebbero accogliere il personale vincitore di concorso soffrono importanti carenze nell'organico, per cui è auspicabile la conclusione della procedura nel più breve tempo possibile;

   nondimeno bisogna evidenziare che è già stato bandito un ulteriore concorso per la copertura di altri 180 posti nel dicembre del 2021, che per ora ha visto solo rinvii della prima prova, ossia quella preselettiva;

   l'indizione di questo ulteriore concorso rappresenta la chiara necessità da parte dell'amministrazione di assumere dei nuovi consiglieri di prefettura –:

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a velocizzare l'iter concorsuale avviato e in relazione ai concorsi futuri, adottare la buona pratica della periodica pubblicazione di report sull'andamento delle correzioni, valorizzando il principio di trasparenza e di buon andamento della pubblica amministrazione.
(4-00285)


   GHIRRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, cosiddetto testo unico enti locali, all'articolo 82 rubricato «Indennità» stabilisce una indennità di funzione per il sindaco, il presidente della provincia, il sindaco metropolitano, il presidente della comunità montana, i presidenti dei consigli circoscrizionali dei soli comuni capoluogo di provincia, i presidenti dei consigli comunali e provinciali, nonché i componenti degli organi esecutivi dei comuni e, ove previste, delle loro articolazioni, delle province, delle città metropolitane, delle comunità montane, delle unioni di comuni e dei consorzi fra enti locali;

   il comma 2 della citata disposizione stabilisce in favore ai consiglieri comunali, provinciali, circoscrizionali, limitatamente ai comuni capoluogo di provincia, e delle comunità montane il diritto a percepire un gettone di presenza per la partecipazione a consigli e commissioni, stabilendo altresì che in nessun caso l'ammontare percepito nell'ambito di un mese da un consigliere può superare l'importo pari a un quarto dell'indennità massima prevista per il rispettivo sindaco o presidente;

   il comma 8 della medesima norma prevede che la misura delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza di cui all'articolo 82 venga determinata, senza maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali nel rispetto di specifici criteri;

   il comma 10 prevede che il decreto ministeriale di cui al comma 8 è rinnovato ogni tre anni ai fini dell'adeguamento della misura delle indennità e dei gettoni di presenza sulla base della media degli indici annuali dell'Istat di variazione del costo della vita applicando, alle misure stabilite per l'anno precedente, la variazione verificatasi nel biennio nell'indice dei prezzi al consumo rilevata dall'Istat e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale relativa al mese di luglio di inizio e al mese di giugno di termine del biennio;

   nonostante l'esplicito disposto legislativo, attualmente il primo e unico decreto ministeriale per la determinazione della misura dell'indennità di funzione e dei gettoni di presenza per gli amministratori locali è il decreto ministeriale n. 119 del 2000, che risale al 4 aprile 2000 ed è entrato in vigore in data 28 maggio 2000, ed è quindi precedente all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 267 del 2000, che è avvenuta il 18 agosto 2000; di conseguenza, quindi, la prescrizione contenuta dal combinato disposto dei commi 8 e 10 dell'articolo 82 Tuel è sempre rimasta inattuata;

   la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), ha stabilito un importante incremento delle indennità dei sindaci, degli assessori e dei presidenti dei consigli comunali, ma nulla in merito ai consiglieri comunali –:

   se intendano adottare le iniziative di competenza volte a dare finalmente attuazione a quanto stabilito dai commi 8 e 10 dell'articolo 82 Tuel e adoperarsi affinché si provveda ad avviare l'iter necessario all'aggiornamento del decreto ministeriale n. 119 del 2000, ai fini dell'adeguamento della misura dei gettoni di presenza spettanti ai consiglieri comunali per la partecipazione a consigli e commissioni.
(4-00286)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli hotspot, predisposti a partire dal 2015, come sottolineato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale nel suo rapporto al Parlamento del 2018, risultano essere, centri dalla natura giuridica incerta, rispondenti a diverse funzioni che ne mutano continuamente carattere e disciplina, espletando sia attività di primo soccorso e assistenza, sia necessità di preidentificazione e fotosegnalamento, nonché operazioni di rimpatrio coatto;

   le diverse funzioni degli hotspot generano zone d'ombra, divenendo talvolta strutture aperte e in altri casi chiuse, a seconda delle esigenze dell'autorità di pubblica sicurezza, andando così ad incidere sulla libertà personale degli ospiti, che non sono garantiti da tutela giurisdizionale;

   il centro di Lampedusa, sito in Contrada Imbriacola, opera come hotspot a partire dalla fine del 2015, senza che sia mai stata formalmente chiarita la condizione giuridica dei cittadini stranieri ivi ospitati, sostanzialmente privati della libertà personale;

   lo schema di capitolato d'appalto dei servizi di accoglienza, predisposto dal Ministero dell'interno nel 2021, all'articolo 2, lettera a), paragrafo 2, prevede che sia rilasciato allo straniero ospitato presso il centro «un tesserino per la registrazione delle entrate e delle uscite tramite apposito sistema di rilevazione automatico delle presenze, ad esclusione dei centri ove l'entrata e l'uscita degli stranieri non sono consentite»;

   la convenzione tra la prefettura di Agrigento e la società cooperativa sociale Badia Grande per la gestione dell'hotspot di Lampedusa, per il periodo tra il 1° marzo 2022 e il 28 febbraio 2023, all'articolo 3, lettera a), paragrafo 3, prevede, tra i servizi di gestione amministrativa elargiti dall'ente gestore, la registrazione delle entrate e delle uscite del cittadino straniero dal centro, tuttavia il regolamento interno dell'hotspot di Lampedusa, pubblicato in data 4 novembre 2022, fa riferimento al diritto del cittadino straniero di circolare all'interno del centro una volta che siano espletate le procedure di identificazione da parte delle autorità competenti;

   a più riprese il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale aveva sottolineato, nel 2017 all'interno del «Rapporto sulle visite nei Centri di identificazione ed espulsione e negli hotspot in Italia», nonché nelle Relazioni al Parlamento del 2018 e 2020, la situazione di chiusura del centro, dal quale, fino al 2018, gli ospiti avevano come unico modo di uscire un'apertura nella recinzione, senza che fossero esercitate forme di controllo, senza tutele dell'esercizio della libertà personale, nonché senza la possibilità di ricorrere all'autorità giudiziaria;

   il Testo Unico sull'immigrazione prevede, all'articolo 10-ter, che il trattenimento avvenga nel caso in cui lo straniero rintracciato in occasione dell'attraversamento irregolare della frontiera interna o esterna opponga reiterato rifiuto di sottoporsi a rilevamento digitale delle impronte, il che comporta il suo trasferimento in un Centro per il rimpatrio (Cpr), non viene tuttavia prevista all'interno del Testo Unico alcuna regolamentazione della detenzione in hotspot né di detenzione di cittadini stranieri prima del loro trasferimento in altre strutture;

   all'articolo 6, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 142 del 2015, si contempla la possibilità di effettuare un trattenimento a fini identificativi dei cittadini stranieri aventi fatto richiesta di protezione internazionale presso appositi locali presso le strutture ove viene attuato «l'approccio hotspot», ma che tuttavia può essere attuato solo nel caso di cittadini aventi richiesto protezione internazionale, per tempi e finalità definite e con specifiche garanzie procedurali, tra le quali il coinvolgimento dell'autorità giudiziaria, sempre nel rispetto dell'articolo 13 della Costituzione. Questo tipo di trattenimento, come confermato dalla questura di Agrigento in data 7 maggio 2022, non è mai stato attuato nel centro di Lampedusa –:

   se i cittadini stranieri ospitati presso l'hotspot di Lampedusa siano o meno autorizzati ad uscire dal centro e se siano previsti sistemi di regolamentazione delle entrate e delle uscite.
(4-00296)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   a inizio 2022 è stato siglato un protocollo d'intesa fra il Ministero e le Associazioni dei famigliari delle vittime del terrorismo, che prevedeva una serie di importanti iniziative di formazione rivolte alle scuole;

   la conoscenza della drammatica stagione del terrorismo e della strategia della tensione rappresenta un importante strumento di crescita culturale e della coscienza civile delle giovani generazioni;

   il protocollo deve trovare effettiva e concreta applicazione, attraverso le opportune iniziative che il Ministero deve mettere in campo –:

   quali iniziative intenda assumere per dare effettiva applicazione al protocollo d'intesa sopra ricordato.
(3-00114)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'inchiesta giornalistica «Dataroom – Sanità, medici a gettone: 100 mila turni in un anno. Tutti i rischi per i pazienti» della giornalista Milena Gabanelli è stato rappresentato il grave e crescente fenomeno, conseguente alla mancanza di specialisti, dei cosiddetti «medici a gettone», pagati per i turni che svolgono (di solito 12 ore la notte, nei fine settimana e nei festivi);

   gli ospedali per coprire i buchi di organico appaltano alle cooperative che a loro volta si rivolgono a medici neolaureati, pensionati, liberi professionisti o a chi ha lasciato il servizio sanitario perché sottopagato; l'inchiesta giornalistica Dataroom ha quantificato il fenomeno «nelle principali regioni del Nord Italia: solo nel 2022 i turni appaltati in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna superano i 100 mila»;

   secondo quanto riportato dalla predetta inchiesta, in Lombardia, i turni gestiti dalle cooperative sono oltre 45 mila, così ripartiti: 14.682 in pronto soccorso; 9.960 sono anestesisti per la sala operatoria e per le terapie intensive; 20.515 in altre specialità tra cui pediatria, ginecologia-ostetricia, cardiologia, psichiatria, radiologia e ortopedia; in Veneto mancano 124 medici per i pronto soccorso, 75 anestesisti, 28 ginecologi e 20 pediatri e sono 42.061 i turni appaltati di cui 15.490 in accettazione e pronto soccorso, 9.990 per gli anestesisti delle sale operatorie e per le terapie intensive, 3.729 in ostetricia e ginecologia e 2.604 in pediatria; in Piemonte i dati del 2022 riguardano solo il pronto soccorso e sono 14.400; nella virtuosa Emilia-Romagna il fenomeno è meno diffuso, ma comunque presente;

   non vi è dubbio che, come rilevato anche dalla giornalista Milena Gabanelli, il fenomeno consegue soprattutto al blocco del turnover, ai tagli o definanziamenti alla sanità e da una programmazione sbagliata sul numero di medici da formare, con conseguenze sulla qualità delle cure ai pazienti che saranno assistiti da medici individuati dalle cooperative che vincono appalti sulla base del prezzo più basso;

   da un'indagine dei Nas, condotta d'intesa con il Ministero della salute, emergerebbe che su 1.525 medici delle cooperative talvolta siano stati arruolati medici come ostetrici senza che avessero alcuna formazione, per fare i parti cesarei, oppure collocati in pronto soccorso senza che avessero le competenze in medicina d'urgenza, oppure sanitari già dipendenti di altri ospedali che facevano di nascosto i doppi turni per la cooperativa, altri ancora sopra i 70 anni e dunque fuori per legge dal servizio sanitario, oppure molti neolaureati in medicina che, senza nessuna esperienza, si trovano a eseguire diagnosi;

   la diffusione del fenomeno dei «medici a gettone» avrebbe anche ragioni economiche, correttamente illustrate dalla giornalista Gabanelli, giacché un medico ospedaliero assunto da più di 15 anni ha un salario annuo lordo di circa 85 mila euro che «un medico a gettone guadagna facendo 84 turni da 12 ore»;

   è chiaro ed evidente che questo fenomeno debba essere affrontato e occorrono interventi strutturali idonei ad affrontare le numerose e ataviche necessità del Servizio sanitario nazionale: primo fra tutti proprio il fabbisogno di personale sanitario la cui carenza è ormai divenuta tanto insostenibile quanto strutturale e rischia di aggravarsi ulteriormente alla luce dell'auspicata riforma dell'assistenza territoriale;

   occorre garantire al Servizio sanitario nazionale le risorse umane di cui necessita, anche consentendo alle regioni di derogare al tetto di spesa per il personale sanitario, per un importo pari almeno al 15 per cento (attualmente è al 10 per cento) dell'incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all'esercizio precedente ovvero avviando un piano assunzionale straordinario nelle strutture del Servizio sanitario nazionale;

   parimenti, occorre investire adeguate risorse sulla formazione dei medici e del personale sanitario, programmando e ridefinendo percorsi formativi in relazione ai fabbisogni futuri di professionalità mediche e sanitarie e ai fabbisogni di assistenza alla popolazione, in particolare incrementando e valorizzando le figure professionali che operano sul territorio –:

   quali dati ed elementi utili possa fornire per documentare il fenomeno dei cosiddetti «medici a gettone» e quali iniziative intenda intraprendere per circoscrivere e regolamentare il fenomeno;

   come intenda superare le evidenti differenze tra i medici assunti dalle strutture del Servizio sanitario nazionale e quelli che invece sono assunti dalle cooperative;

   se, e in quale maniera, intenda garantire al Servizio sanitario nazionale le risorse umane di cui necessita, e se ritenga utile consentire alle regioni di derogare al tetto di spesa per il personale sanitario, per un importo pari almeno al 15 per cento (attualmente è al 10 per cento dell'incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all'esercizio precedente) ovvero di avviare un piano assunzionale straordinario nelle strutture del Servizio sanitario nazionale;

   con quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assicurare risorse adeguate per la formazione dei medici e del personale sanitario, programmando e ridefinendo percorsi formativi in relazione ai fabbisogni futuri di professionalità mediche e sanitarie e ai fabbisogni di assistenza alla popolazione.
(2-00052) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Pavanelli».

Interrogazione a risposta orale:


   SPORTIELLO, QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, DI LAURO e PAVANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2023 il prezzo al pubblico di circa 1.100 farmaci di fascia C soggetti a prescrizione è passibile di aumenti poiché l'aggiornamento dei prezzi dei medicinali di classe C soggetti a prescrizione medica può avvenire, a discrezione delle aziende produttrici, solo nel mese di gennaio degli anni dispari;

   più in particolare l'articolo 1 comma 3 del decreto-legge n. 87 del 2005 convertito nella legge n. 149 del 2005 prevede che il prezzo dei medicinali appartenenti alle classi di cui alle lettere c) e c-bis) del comma 10 dell'articolo 8 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, come modificato dalla legge 30 dicembre 2004, n. 311, è stabilito dai titolari dell'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic) e può essere modificato, in aumento, soltanto nel mese di gennaio di ogni anno dispari e, per i farmaci senza obbligo di prescrizione medica (Sop) e per i farmaci di automedicazione, costituisce il prezzo massimo di vendita al pubblico;

   la predetta norma chiarisce tuttavia che variazioni di prezzo in diminuzione sono possibili in qualsiasi momento;

   secondo i dati di Oxfam della confederazione internazionale di organizzazioni no-profit che contrastano la povertà, l'emergenza sanitaria ha portato la ricchezza dei miliardari a raggiungere il 13,9 per cento del Pil mondiale. Nel 2000 era al 4,4 per cento. Utili record per le multinazionali nei settori alimentari, farmaceutici ed energetici: i profitti più alti sono quelli registrati dalle imprese che operano nei settori caratterizzati da un forte monopolio: energia, alimenti, farmaceutica;

   gli utili legati all'emergenza sanitaria hanno aumentato così il divario tra i ricchi e i poveri, che continuano ad aumentare: il numero di persone nel mondo a rischio povertà è cresciuto fino ad arrivare a quota 263 milioni;

   Oxfam, chiede quindi ai Governi di tassare gli extraprofitti realizzati sulle spese delle famiglie, le cui condizioni economiche sono messe a dura prova dall'inflazione e dai rincari energetici; nel settore farmaceutico, la pandemia da COVID-19 ha generato 40 nuovi miliardari che operano nell'industria farmaceutica;

   dinanzi a tali extraprofitti, appare ingiusto e inqualificabile questo aumento dei prezzi dei farmaci;

   dinanzi a tale aumento, peraltro, le farmacie si trovano ad affrontare nel mese di gennaio il problema della vendita di confezioni non aggiornate perché il prezzo presente sulle stesse risulta inferiore al nuovo prezzo disposto dal titolare dell'Aic a decorrere dal mese di gennaio e a riguardo l'articolo 125 del regio decreto 1265 del 27 luglio 1934, ossia del Testo unico delle leggi sanitarie dispone il divieto di vendita di «specialità medicinali ecc.» a prezzo diverso da quello segnato sull'etichetta;

   la soluzione normativa risolutiva e di buon senso, a beneficio e tutela dei cittadini potrebbe essere derogare, almeno per quest'anno, all'aumento dei prezzi deciso dai titolari di Aic o in subordine, quanto meno, a non applicarlo ai farmaci già inseriti nel circuito commerciale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative a derogare con urgenza, almeno per quest'anno, all'aumento dei prezzi deciso dai titolari di Aic ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 87 del 2005 convertito nella legge n. 149 del 2005 ed eventualmente, in subordine, a non applicarlo ai farmaci già inseriti nel circuito commerciale.
(3-00113)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIRELLI, MALAVASI, FURFARO, CIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, medico e infermieristico, ha raggiunto livelli allarmanti, sia per numerosità che per gravità dei casi, senza differenze tra presidi di guardia medica e ospedali, tra regioni e città;

   secondo gli ultimi dati sulle violenze e minacce subite dal personale pubblicati da Inail, dal 2016 al 2020 sono stati più di 12 mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati positivamente dall'Istituto e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari, con una media di 2.500 casi l'anno. A essere più colpiti sono i «tecnici della salute», infermieri ed educatori professionali normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi. Nel computo, con il 5 per cento dei casi di aggressione in sanità, anche la categoria dei «medici», che non comprende i sanitari generici di base e i liberi professionisti in quanto non inclusi nell'obbligo assicurativo Inail;

   esiste comunque una difficoltà a reperire dati reali che rappresentino la situazione attuale per il fatto che spesso le denunce avvengono prevalentemente solo nel momento in cui l'aggressione al personale genera un infortunio. Molto spesso, infatti, in caso di aggressioni verbali, il lavoratore rinuncia alla denuncia;

   sempre più spesso i pazienti che si sentono abbandonati per le lunghe attese nei pronto soccorso o perché non riescono ad accedere alle prestazioni per le lunghe liste di attesa, sfogano la loro violenza su medici e infermieri, incolpevoli «front office» di un sistema sanitario allo stremo anche a seguito i due anni di pandemia;

   come ha affermato lo stesso Ministro della salute «La salvaguardia di chi lavora in sanità è essenziale per garantire sicurezza delle cure e qualità ai pazienti. Con questo obiettivo siamo impegnati affinché tutti gli strumenti a disposizione siano utilizzati in modo efficace per permettere a tutti gli operatori e professionisti sanitari di svolgere il proprio lavoro nelle condizioni di massima tutela»;

   la legge n. 113 del 2020 «Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni» prevede tra le varie misure, l'istituzione della giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, (istituita poi con decreto il 12 marzo di ogni anno), la costituzione di un osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (istituito poi con decreto a gennaio 2022), l'estensione dell'articolo 583-quater del codice penale anche alle lesioni gravi e gravissime contro gli operatori sanitari e la procedibilità d'ufficio se ci sono le aggravanti delle minacce, nonché all'articolo 7 la possibilità per le strutture sanitarie di prevedere nei propri piani per la sicurezza misure volte a stipulare protocolli operativi con le forze di polizia per garantire un tempestivo intervento in caso di aggressioni;

   misure queste necessarie ma che, ad oggi, si sono rilevate insufficienti ad arginare l'escalation di un fenomeno ormai quasi più sotto controllo –:

   alla luce dei fatti sopraesposti e ognuno per quanto di propria competenza, quali misure urgenti intendano adottare affinché tale violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari finisca;

   se non ritengano necessario prevedere iniziative volte ad istituire presidi di pubblica sicurezza presso i reparti di pronto soccorso delle strutture ospedaliere di primo e di secondo livello, presso i servizi di emergenza-urgenza dei presìdi ospedalieri di base, presso i presìdi ambulatoriali di guardia medica nonché sistemi di comunicazione diretti tra i servizi sociali alla persona e le forze di polizia che consentano a queste di intervenire immediatamente;

   quanti siano ad oggi i protocolli operativi previsti dall'articolo 7 della legge n. 113 del 2020 tra le strutture sanitarie e le forze di polizia.
(4-00288)


   PICCOLOTTI e ZANELLA. — Al Ministro della salute, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, la correlazione tra pratiche dopanti e salute degli ex calciatori (e non solo) è un tema quasi trentennale;

   quando negli anni novanta la procura di Torino indagò sul doping nel mondo del calcio commissionò all'istituto superiore di sanità un'estesa indagine epidemiologica su centinaia di casi, che consentì di individuare un'anomala eccedenza di morti premature tra gli ex calciatori;

   la ricerca risale al 2005 e prendeva in considerazione la Sla ma anche alcuni tumori su cui si evidenziavano differenze significative tra calciatori e non calciatori, venne effettuata su un campione di 24 mila calciatori di Serie A, B e C in attività tra il 1960 e il 1996;

   la ricerca si chiuse con il riscontro di 350 calciatori morti per diverse patologie, il dato epidemiologico più significativo che emerse già allora, fu che dei 4,99 casi attesi di calciatori morti di tumore al pancreas ne trovarono 9, il doppio, e lo stesso, ma con una percentuale non giudicabile come «significativa» quanto quella del pancreas, valeva per i casi di carcinoma al fegato, 4,8 attesi e 9 trovati e la leucemia, casi attesi 5,08, trovati 9;

   lo stesso studio registrava una possibilità 12 volte maggiore dei calciatori di contrarre la Sla rispetto ai non calciatori;

   a partire dalla fine degli anni 90 calciatori e addetti ai lavori hanno alimentato un dibattito sulla presunta correlazione tra la Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) – malattia neurodegenerativa progressiva, gravemente invalidante e mortale – e il mondo del calcio, soprattutto quando ad esserne colpiti furono Gianluca Signorini (scomparso nel 2002 a 42 anni) e Stefano Borgonovo (morto nel 2013);

   uno studio del 2019 dell'Istituto Mario Negri di Milano confermerebbe che i calciatori professionisti avrebbero un rischio maggiore di sviluppare la Sla rispetto alla popolazione generale, sviluppando la malattia a un'età inferiore a quella prevista;

   tra le possibili cause di questa incidenza maggiore sui calciatori vengono indicati: i traumi agli arti e alla testa, il contatto con pesticidi e diserbanti dei campi, i prodotti per curare il verde, il doping, abuso di farmaci non vietati;

   Walter Sabatini, ex calciatore e direttore sportivo di varie squadre, ha dichiarato: «C'è stata una moria di giocatori lunghissima per cui i sospetti sono consistenti e anche giustificabili, legati anche a metodi adottati una volta e che non erano probabilmente legati ad un sistema di doping ma un sistema di sostegno integrativo che portato a dosi eccessive può aver condotto a qualche problematica importante nel futuro»;

   un recente studio realizzato in Scozia su un campione di 7676 atleti e pubblicato sul New England Journal of Medicine ha messo in luce una maggiore presenza tra gli ex calciatori di malattie neurodegenerative come l'Alzheimer;

   le recenti scomparse di Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli sono solo gli ultimi di una triste lista e a parere dell'interrogante fanno riflettere sui metodi farmacologici utilizzati nelle squadre di calcio e, premettendo che non ci sono certezze né sul piano scientifico, né su quello giudiziario, rimane comunque più di un interrogativo aperto e dunque, a parere dell'interrogante appare indispensabile dare mandato all'Istituto Superiore di Sanità affinché aggiorni la ricerca epidemiologica i cui risultati sono fermi al 2005 sia sulla Sla che sull'incidenza dei tumori e delle malattie neurogenerative nel mondo del calcio –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere, alla luce dei fatti esposti un premessa, affinché l'Istituto Superiore di Sanità avvii un'estesa indagine epidemiologica sulla Sla e sull'incidenza dei tumori e delle malattie neurogenerative nel mondo del calcio partendo dai risultati della ricerca condotta dallo stesso Istituto i cui risultati risalgono ormai al 2005.
(4-00297)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Borrelli n. 3-00111, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimaldi.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Boldrini e Scotto n. 5-00254, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bakkali.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente D'Attis n. 2-00030 del 6 dicembre 2022.