XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 89 di martedì 18 aprile 2023
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 12.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 aprile 2023.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Nomina dei deputati, comunicazione dei senatori componenti la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa Centro Europea (InCE) e convocazione della delegazione medesima.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'InCE i deputati Salvatore Caiata, Isabella De Monte e Roberto Pella.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima delegazione i senatori Raffaele De Rosa, Francesco Giacobbe, Roberto Menia ed Elena Murelli.
Comunico pertanto, d'intesa con il Presidente del Senato, che la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'InCE, convocata per mercoledì 19 aprile 2023 alle ore 9, presso la Camera dei deputati, Palazzo del Seminario, IV piano, auletta delle delegazioni, per procedere alla propria costituzione.
Discussione del disegno di legge: S. 564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 1089).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1089: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1089)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione affari costituzionali, deputata Elisabetta Gardini.
ELISABETTA GARDINI, Relatrice per la I Commissione. Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati ad esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 13 del 2023 che reca disposizioni per l'attuazione del PNRR, nonché degli investimenti complementari.
Mi permetta qualche premessa. Questo decreto ha introdotto norme per semplificare e snellire i procedimenti per l'attuazione del Piano, ottenere i fondi europei e investire questi fondi. Vorrei fare queste poche considerazioni, come premessa, non solo per tutti gli onorevoli colleghi, ma anche per tutti i cittadini che ci seguono.
Vorrei ricordare, a chi solleva preoccupazioni per la realizzazione del PNRR o per eventuali ritardi, che questo Governo ha subito indicato come priorità la realizzazione di norme che vadano proprio nella direzione di portare in Italia questi fondi importanti per tutti i cittadini, per tutti i comuni, le città e le regioni della nostra Nazione. In questo senso, vorrei ricordare che 55 erano gli obiettivi che l'Italia avrebbe dovuto portare al 31 dicembre e ciò è stato fatto dal Governo Meloni, ma, al momento dell'insediamento del Governo, soltanto 25 sono stati concretizzati. Quindi, il Governo Meloni, nello spazio di un paio di mesi, non solo ha messo in piedi gli ulteriori 30 obiettivi, ma ha raccolto tutta la documentazione richiesta che, al 31 dicembre, rispettando la data, ha consegnato alle istituzioni europee. Questo mi sembra un dato cui si aggiunge un ragionamento che ci dice perché fosse necessario introdurre queste normative. Basti pensare allo storico che riguarda l'Italia: proprio di recente la Commissione europea ha fornito i dati, dai quali risulta che l'Italia, per quanto riguarda i Fondi per la coesione del settennato 2014-2020, si trova al penultimo posto della spesa. Su 126 miliardi di Fondi per la coesione, siamo ad una spesa effettiva del solo 34 per cento. Quindi, dobbiamo e vogliamo affrontare quei problemi che sono alla base dell'incapacità storica dell'Italia di spendere i fondi. E trovo meritorio il lavoro svolto dal Ministro Fitto e da tutto il Governo Meloni per apportare le modifiche necessarie per evitare che l'Italia perda questi fondi. È anche giusto ricordare, perché leggiamo sulla stampa, ma le abbiamo ascoltate anche in queste Aule e nei lavori di Commissione, le preoccupazioni sollevate dalle opposizioni.
Stiamo seguendo il normale corso dei lavori nella condivisione del lavoro con la Commissione europea, come sempre accade quando si tratta di portare avanti progetti che prevedano la spesa di fondi europei. Dobbiamo ricordare per questo che confronti in percentuale sullo stato di avanzamento di questi lavori con altri Paesi devono tenere conto della situazione particolare dell'Italia, perché, per esempio, con la Spagna, che viene spesso portata ad esempio, se è vero che abbiamo una posizione quasi paritaria per quanto riguarda la parte di fondi a fondo perduto, 69 miliardi loro, 68 miliardi noi, l'Italia però ha subito preso tutti i fondi, anche a debito. Quindi tra i 68 miliardi a fondo perduto, i 122 a debito, ossia tutto quello che era inserito nel Next Generation EU, più i 30 miliardi di fondi complementari, arriviamo alla cifra importante di 220 miliardi. Quindi non è paragonabile a nessun altro Paese europeo, non possiamo fare dei confronti in percentuale sullo stato di avanzamento dei lavori.
Noi stiamo lavorando, come ha ricordato anche ieri in Commissione il Ministro Fitto qui presente, ad una riorganizzazione complessiva, e ciò è fondamentale. Così come ha ricordato il Ministro che quell'articolo 21, che prevede la possibilità di apportare modifiche in caso di sopravvenute diverse condizioni è stato scritto quando non era neanche ipotizzabile che ci saremmo trovati in una condizione di una guerra in atto in Ucraina, quindi nessuno avrebbe potuto immaginare queste condizioni. Se in condizioni più normali quell'articolo 21 era sul tavolo, oggi più che mai diventa attuale. Tuttavia il Senato ha poi apportato delle modifiche che continuano ad andare in questa direzione. Vorrei ricordarne due che mi stanno particolarmente a cuore. La prima, sempre per spiegare che le preoccupazioni sollevate sono anche del Governo, per cui, se è vero che è stato soppresso il tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, è altrettanto vero che queste stesse funzioni sono state attribuite alla cabina di regia per il PNRR, alle cui sedute partecipano i rappresentanti degli enti e delle organizzazioni che finora avevano costituito il tavolo permanente. Quindi non è cambiato nulla, non c'è una carenza di partecipazione, tant'è che i comuni, le province e le regioni mi sembra avessero dato un parere positivo sul decreto.
Un'altra cosa che mi fa comunque piacere sottolineare in questa premessa è che il Senato ha inserito delle disposizioni in materia di adozione e aggiornamento dei piani nazionali a tutela delle persone anziane da parte del neocostituito Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana.
Detto questo, Presidente, poiché la Commissione affari costituzionali si occupa degli articoli dal primo al ventottesimo e la mia relazione è abbastanza articolata e dettagliata, chiederei di poter depositare la relazione. Se lei mi dà questo permesso, la ringrazio e qui mi fermo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Gardini, ovviamente può consegnare la relazione agli atti. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione bilancio, l'onorevole Nicola Ottaviani.
NICOLA OTTAVIANI, Relatore per la V Commissione. Grazie, Presidente. Mi riporterò alla relazione che intendo depositare agli atti, se non vi è alcun tipo di eccezione, evitando di leggerla, ma aggiungendo alcuni elementi che ritengo utili per completare un quadro che naturalmente non può non risentire di un approccio politico che la maggioranza intende dare a questo decreto, che è fondamentale per cercare di rimanere online e soprattutto on time.
A che cosa vogliamo riferirci? La collega, onorevole Gardini, ha fatto riferimento ad una serie di elementi genetici che ci riportano indietro su quello che è stato il momento consumativo della richiesta di quei fondi, che, ci mancherebbe altro, abbiamo avuto l'obbligo di richiedere. Fondi di 750 miliardi, che rientrano all'interno del Next Generation EU e per quanto riguarda la parte italiana di riferimento al PNRR arriviamo a ben 191 miliardi. Ora non stiamo qui a fare la fiera dell'ovvio, ma è bene ricordare alcune questioni che attengono alla composizione di questo paniere, perché, quando si portano avanti delle similitudini con altri Paesi europei, non ci si rende conto spesso che non è possibile sommare situazioni eterogenee, non è possibile comparare situazioni diverse l'una rispetto all'altra, soprattutto rispetto alla fonte e alla destinazione di utilizzo di questi finanziamenti, e quindi dei beni finali che dovrebbero andare ad arricchire il patrimonio di ognuno dei Paesi comunitari. E allora non sarà inopportuno ricordare che solo 69 di questi miliardi rispetto a 191 sono a fondo perduto, ma il fatto che siano a fondo perduto non significa, soprattutto, che non debbano essere rendicontati, perché qui il problema che spesso si salta a piè pari è che non è che abbiamo fatto un assalto alla diligenza, per cui, alla fine, con una sorta di articolo 628, terzo comma, del codice penale - rapina aggravata - possiamo portarci dove vogliamo il maltolto. Non è così, dobbiamo renderne conto a chi ha messo a disposizione del nostro Paese questa finanza, che è importante!
Per non parlare dei 121 miliardi che invece sono a debito: significa 121 miliardi che comunque devono essere restituiti, seppur con una serie di rate. E allora la mente va velocemente all'applicazione di questi sistemi e di questi schemi alle famiglie medie italiane. Ma chi è che farebbe mai un mutuo, anzi, un finanziamento o un leasing per comprare un'autovettura inservibile, da lasciare magari in garage, che, pur non essendo utilizzata, però implichi la restituzione del finanziamento alla società di leasing? Questo è il problema di fondo molto semplice attorno al quale il Ministro Fitto e il Governo di centrodestra si stanno concentrando e stanno cercando in questi giorni di arrivare ad una soluzione di questo caso, che non è un caso italiano, ma è un caso di coscienza, un caso, possiamo dire, di approccio prudente con quelle che sono anche le tematiche di carattere comunitario.
Spesso, signor Presidente, vengono ricordate le sei misure, e non stiamo qui a fare accademia. Purtroppo vengono saltati a piè pari i tre pilastri attorno ai quali ruotano le sei misure del PNRR, e questi pilastri sono nell'ordine, rispettivamente, inizierei dal terzo: trarre insegnamento dalla crisi, questo è quello che ci dice la Commissione europea quando con noi va a contrattare il finanziamento complessivo. Il secondo pilastro è il rilancio dell'economia UE con gli investimenti privati, si sottolinea l'importanza degli investimenti privati. È chiaro che i privati co-investono laddove possono cogestire o possono gestire direttamente delle opere calde, e non delle opere che alla fine producono un effetto rebound sui bilanci non solo delle imprese private, ma indirettamente anche delle aziende e degli enti pubblici.
Ma il primo elemento che viene sottaciuto soprattutto da parte delle minoranze - continuo a chiamarle minoranze e non opposizioni preconcette, continuiamo ad avere questa illusione che purtroppo o fortunatamente contraddistingue il nostro approccio di democrazia - il primo pilastro fondamentale, ricorda l'Unione Europea, è quello del sostegno agli Stati membri per gli investimenti e per le riforme, perché non si possono amministrare investimenti e non si possono utilizzarli senza riforme.
La cecità dell'approccio del Governo Conte, quando andò sostanzialmente a strombazzare la possibilità di aver acquisito quei fondi, ruota attorno al fatto che non vennero espressi né un rigo né un periodo che avessero naturalmente un minimo di compiutezza in ordine a quelle che, già nell'agosto 2021, dovevano essere indicate come le riforme strutturali del Paese. Ci stiamo riferendo, naturalmente, alla scuola, alla giustizia e al mondo del lavoro.
Rendere elastico questo Paese significava renderlo adeguato e, soprattutto, riuscire a metterlo on time - perché è questo, poi, il tema fondamentale - rispetto alla velocità degli altri Paesi in Europa.
Basti pensare alla vicenda esecrabile venuta fuori qualche giorno fa, quando la Corte dei Conti - stiamo parlando del 24 o 25 marzo scorso - ha messo il dito nella piaga, portando avanti una delle tante ipotesi - con riferimento alle quali, come dice il Ministro Fitto, non è che dobbiamo andare a verificare a giugno o a luglio del 2026 in che modo potranno andare a comporsi o a scomporsi - di pessimo utilizzo dei fondi che provengono dal PNRR, che rischiano di minare i bilanci degli stessi enti locali che vanno a utilizzare quei fondi. Ci stiamo riferendo ad una vicenda su cui è intervenuta la Corte dei Conti, nutrendo - questa è stata la decisione finale - dubbi e perplessità. Una vicenda che rischia di divenire una sorta di barzelletta per noi, per l'Italia e di esporci, ancora una volta, al ludibrio non soltanto comunitario, ma anche di carattere planetario. Infatti, all'interno di quella che doveva essere la misura per contrastare gli effetti delle isole di calore, era stata prevista quella della forestazione urbana con lo stanziamento di 330 milioni.
Ciò che stiamo denunciando e rappresentando non proviene da un convinto assertore del centrodestra, ma, così come pubblicato di recente, dalla Gabanelli che, tra l'altro, mi risulta che, nel 2013, era stata indicata come possibile inquilina del Quirinale. Quindi, stiamo parlando dei 5 Stelle che evidentemente su questa materia dovrebbero assumersi responsabilità molto diverse dal gettare semplicemente un sasso nello stagno e cercare di ritrarre la mano. Che cosa ci dicono la Gabanelli e, soprattutto, la Corte dei conti? I colleghi possono andare a ritrovare l'articolo all'interno della rubrica Dataroom del Corriere della Sera. La Gabanelli ce lo dice, ma, soprattutto, la Corte dei conti sottolinea che siete arrivati ad un assioma che non è previsto nel nostro ordinamento. Infatti, quella misura, anzi, con quel finanziamento si prevedeva che, entro il 31 dicembre 2022, venissero piantati 1.650.000 alberi ad alto fusto per evitare, appunto, che il fenomeno delle isole di calore si ripetesse all'interno delle nostre città metropolitane.
Che cosa succede, però? Nel maggio 2022 - e di certo non c'era il Presidente Meloni al Governo né una persona indicata dal Presidente Meloni a dirigere il Ministero dell'Ambiente - il Ministero dell'Ambiente dirama una nota assimilando sostanzialmente gli alberi ai semi. Quindi, che cosa avviene? Si raggiunge l'obiettivo secondo quei desiderata del precedente Governo al 31 dicembre 2022 e addirittura si va oltre, perché le unità previste non sono più 1.650.000, ma si arriva a 2.100.000 pezzi. Il problema è che non sono alberi, ma semi e la Corte dei conti, che non è organo politico ma di controllo, deputato a verificare come vengono amministrati quei soldi, dice che emergono dubbi e perplessità sulla possibilità di assimilare semi ad alberi.
Allora, che cosa avrebbe detto in questi giorni di così scandaloso il nostro Ministro Fitto? Che cosa avrebbe detto il Governo? Nulla di diverso rispetto alle impostazioni che si stanno portando avanti in questo momento da parte di organi terzi, organi imparziali, preoccupati in ordine ad una materia che si sta saltando a piè pari, che non è quella del mero investimento, ma è quella della rendicontazione.
Infatti, qualcuno ci chiederà conto di come abbiamo interpretato, in modo assolutamente disinvolto, alcune norme del PNRR e, soprattutto, alcuni obblighi che noi avevamo attinto.
Voglio apprezzare la prudenza e, soprattutto, l'equilibrio che il Ministro ha portato avanti in Commissione, quando ieri è venuto di persona a rappresentarci la quaestio iuris, anzi potremmo definirla la quaestio facti, di cui dovremo occuparci in questi giorni, scevra da condizionamenti, di carattere assolutamente politico, che poi diventano pregiudizi, perché la politica ci deve essere per commentare il fatto e per risolverlo, ma, quando viene anteposta al fatto, diventa mero pregiudizio.
Mi sono appuntato, Ministro, questa frase che lei ha utilizzato ieri: “Non si vuole fare da scaricabarile verso i Governi del passato, ma non si può neppure subire il contrario”. Questo è il fulcro, è l'elemento essenziale della moderazione, dell'approccio di Governo, di chi vuole risolvere il problema e non strillare da un balcone accusando gli altri o incensandosi di traguardi che ancora non sono stati raggiunti, perché lo stesso Ministro, ieri, ha sottolineato che questo è l'elemento che rischia di verificarsi nel giugno 2026. Allora, perché non affrontarlo subito? Questo è l'approccio del buon padre di famiglia e di chi cerca di prevenire la catastrofe prima che un ennesimo pronunciamento da parte della Corte dei conti o di altri organi terzi - quindi, non organi politici - ci possa dire che non abbiamo fatto le cose per bene e probabilmente subiremo sanzioni importanti per quello che è avvenuto.
Allora, andiamo velocemente a concludere facendo riferimento al resto della relazione. Volendo, in qualche modo, parafrasare quello che mi sembra sia uno slogan in voga nel corso degli ultimi giorni, anzi delle ultime settimane - quando un leader dell'opposizione ha detto: “Non ci hanno visto arrivare” - posso dire che Governo e maggioranza, contrariamente a quell'assunto, vogliono vedere l'Italia arrivare.
Questo è l'approccio che questo Governo e questa maggioranza stanno dando al PNRR. Soprattutto vogliono essere on time e online nel giugno 2026, quando non ci saranno prove d'appello né giudici del gravame, perché, a quel punto, o hai prodotto, hai rendicontato e hai effettuato una buona attività o, addirittura, subirai la sanzione per aver male amministrato.
Allora, il rischio è quello di continuare ad assistere, sul palcoscenico europeo, ad un'Italia che non solo non arriva, ma arriva esausta o che, spesso, come avvenuto con i precedenti Governi, rischia di avvitarsi su se stessa. Con questo decreto, vogliamo un'Italia che continui ad essere un motore non unico, ma almeno comprimario sul palcoscenico europeo, di quella stessa Europa di cui ci aveva riempito i sogni - ma sogni realizzabili - Altiero Spinelli con il Manifesto di Ventotene. Questa è l'Italia che corrisponde al nostro modello, un'Italia che, negli intenti di chi sta cercando di attuare in questi giorni misure di efficientamento del PNRR, sia moderna, avanzata e, soprattutto, socialmente coesa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ottaviani. Accogliendo la sua richiesta, metteremo agli atti la sua relazione.
Prendo atto che il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, onorevole Raffaele Fitto, si riserva di intervenire successivamente
È iscritta a parlare la deputata Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.
VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, ci troviamo qui oggi in discussione generale per parlare del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di un decreto che cerca di attuare questo Piano nazionale di ripresa e resilienza al meglio. È vero che - lo ha detto bene il collega Ottaviani, che mi ha preceduto, riportando anche le parole del Ministro - non dobbiamo assolutamente fare lo scaricabarile, assolutamente no, però dobbiamo assumere anche la responsabilità e fare un piccolo e veloce passaggio su come nasce il Piano nazionale di ripresa e resilienza, su chi ha deciso di indebitare il futuro dei nostri figli e di questo Paese per ben oltre 122 miliardi.
Ebbene, il Governo Conte 2 e, quindi, il Governo PD-5 Stelle, attraverso le consultazioni europee, ha ottenuto - come diceva in precedenza il collega Ottaviani - un importante investimento sul PNRR. Siamo stati il Paese che, rispetto a tutti gli altri Paesi europei, ha ottenuto la maggiore entità di finanziamenti, non solo a fondo perduto - perché, comunque, su quella cifra, più o meno, si attestano anche altri Paesi, come la Spagna, come ricordava sempre il collega Ottaviani -, però siamo stati il primo Paese a richiedere così tanta esposizione sulla quota di prestiti. Ma che prestiti sono quelli che abbiamo chiesto con il PNRR? Non sono prestiti che esulano da qualsiasi tipo di condizionalità, non sono prestiti che ci permettono di intervenire come vogliamo: ci sono prescrizioni dettate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ci sono obblighi, ci sono traguardi, ci sono obiettivi. È bene ricordare, quindi, che questo Piano è stato voluto dal Governo giallo-rosso, e che sullo stesso, poi, è intervenuto il Governo Draghi, nel giro di un mese; questo vorrei ricordarlo perché, comunque, anche la Lega faceva parte del Governo Draghi, ha assunto la propria responsabilità e ha cercato di lavorare, in quel mese, per tentare di correggere errori madornali, sia sotto il profilo tecnico che sotto il profilo legislativo. Senza quelle correzioni, rischiavamo veramente di avere un diniego da parte della Commissione europea. Detto questo, ricordo che la mole dei progetti che avremmo dovuto analizzare in un solo mese di tempo erano oltre 171.000, lo ripeto, oltre 171.000 progetti. Quindi, capite bene, anche durante il Governo Draghi, la velocità con la quale si è dovuto riorganizzare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, andando a inserirvi le correzioni più macro che erano necessarie, altrimenti sarebbe stata a rischio la perdita del finanziamento. Però, è bene anche ricordare che questo Governo - quindi, il Governo di centrodestra, il Governo Meloni, il Ministro Fitto - si è trovato, di fatto, a gestire un Piano che non è frutto di questo Governo. È bene ricordarlo. Perché dico questo? Perché sono sopraggiunte cose che, forse, all'epoca, non erano state considerate. Ricordiamo tutti - come ha già detto anche il collega Ottaviani - i titoli roboanti dei media, di quando Conte è ritornato dall'Europa e ha detto “siamo stati i più bravi e abbiamo ottenuto più soldi a prestito”. Peccato che, in quel periodo storico, i soldi a prestito avevano tassi di interesse praticamente nulli, mentre, adesso, ci troviamo con l'innalzamento dei tassi e dei prezzi, abbiamo il problema dell'inflazione, abbiamo da restituire oltre 122 miliardi di euro, dobbiamo caricare sulla schiena dei nostri figli e delle future generazioni, come minimo - stima Istat - 15 miliardi di tassi di interesse. Quindi, è compito di questo Governo assumersi la responsabilità ed avere il coraggio di riorganizzare tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché, se non completiamo le opere in tempo, questi fondi non sono soldi che, poi, non dobbiamo restituire. Dunque, a maggior ragione, l'impegno di questo Governo, intervenendo con questo decreto nella riorganizzazione della governance, che forse da alcuni non è stata capita, è una assunzione di responsabilità, perché ci assumiamo la responsabilità di dire che ci impegniamo veramente per portarlo fino alla fine, questo PNRR, per fare in modo che ci siano progetti non come quelli della fase iniziale, perché vorrei ricordare che ci sono dei progetti, a dir poco, bizzarri. Pensiamo, ad esempio, all'approccio ideologico, che ha sempre portato avanti soprattutto il gruppo dei 5 Stelle, sui termini della green economy. Sono stati inseriti, addirittura, bandi per comprare trattori elettrici, che non sono nemmeno in produzione - l'ha detto lo stesso Ministro Lollobrigida -; sono state inserite richieste di bandi assurdi e bizzarri. Quindi, è necessario prendere il timone e rimettere in carreggiata questo Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo dobbiamo fare non tanto per noi, ma per i nostri figli, l'impegno lo dobbiamo soprattutto a loro, perché li carichiamo di un debito e di una responsabilità futura, e noi dobbiamo avere il compito e il dovere di sapere esattamente che questi soldi devono essere riorganizzati e riprogrammati al meglio.
Ebbene, la questione italica non è una questione che rimane isolata, perché abbiamo un contesto totalmente diverso rispetto a quello precedente: ci troviamo in un contesto in cui, oltre al COVID – perché, ricordiamolo, il Piano nazionale di ripresa e resilienza nasce a seguito della pandemia -, nel frattempo, è sopraggiunta una guerra, la crisi ucraina, che ha portato conseguenze che tutt'oggi dobbiamo ancora gestire, con questo Governo, come - lo sappiamo tutti - il rincaro energetico, il rincaro delle materie prime. Ma vi ricordate i primi bandi del PNRR, che andavano deserti? Avevamo le assegnazioni da fare per mettere a terra gli investimenti infrastrutturali. Vorrei ricordarne solo qualcuno: ad esempio, la gara per l'autostrada per l'aeroporto di Fiumicino, del valore 50 milioni di euro, è andata totalmente deserta; anche a Milano è andata deserta una gara per un bando di 500 milioni di euro per l'assegnazione di 40 lotti - ne sono stati assegnati solo 9 - e si parlava dell'azienda pubblica di edilizia popolare della Lombardia; anche in Sicilia vi sono gli stessi casi, con le stesse analogie. Questo perché c'era il problema del rincaro dei prezzi, cosa che non c'era quando il Governo Conte 2 ha deciso di sottoscrivere il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi, è un contesto che è mutato, purtroppo, aggravando la nostra situazione e di questo noi dobbiamo averne contezza oggi, perché adesso siamo nella fase clou del Piano nazionale di ripresa resilienza, oggi dobbiamo assolutamente mettere a terra gli investimenti, perché la Corte dei conti lo certifica, all'interno della documentazione che ci ha lasciato, anche in Commissione bilancio, lo dice: dal 2020 a oggi, sono stati spesi solo 20 miliardi di euro. Noi abbiamo l'impegno e il dovere di andare a spendere tutto il rimanente entro la data ultima del 2026. Per fare questo, dobbiamo prendere e riorganizzare i progetti, farlo anche con il coraggio di dire che è bene rivedere e riorganizzare certe cose. Stiamo facendo le riforme, il nostro Ministro Matteo Salvini sta lavorando alacremente per cercare di accelerare; abbiamo portato anche un provvedimento che cerca di sburocratizzare il problema atavico che ha questo Paese, soprattutto, nella gestione degli investimenti e della messa a terra dei progetti, quindi parlo dei bandi pubblici e delle gare d'appalto. Andiamo a semplificare, a velocizzare, che non vuol dire favorire, vuol dire rendere la vita più semplice anche alle amministrazioni comunali, che devono mettere a terra oltre il 50 per cento dei progetti, quindi cerchiamo di dare una mano a questi amministratori locali.
Dobbiamo capire, poi - come diceva anche un mio collega in Senato -, che della parte di soldi a prestito che abbiamo preso dall'Europa, quella a fondo perduto la spendiamo, ma su questa parte di fondi, che, invece, è a prestito, dobbiamo avere un surplus di responsabilità. È arrivato finalmente il momento di prendere in mano anche i problemi atavici che attanagliano questo Paese, di sostenere gli enti locali. In questo passaggio, abbiamo cercato di stabilizzare, ad esempio, anche le assunzioni all'interno delle amministrazioni locali, ma questo perché lo abbiamo fatto? Anche in questo caso, per le politiche di austerità imposte dall'Unione europea, che hanno portato sempre a tagli orizzontali, che hanno portato a non avere il personale qualificato all'interno delle amministrazioni comunali. Ricordiamo che i sindaci sono l'ossatura di questo Paese, ricordiamo che l'ente che mette a terra più velocemente gli investimenti è il comune, e cerchiamo di ricordare che, forse, in un Paese in cui abbiamo una moltitudine di problemi nella messa a terra degli investimenti, sarebbe cosa buona e giusta cercare di intervenire, come aveva fatto l'ex Ministro Garavaglia nel suo Ministero, quello del Turismo, quando lui ne era a capo. Cosa aveva fatto? Aveva a disposizione, nel proprio capitolo di bilancio, oltre 2 miliardi che, di fatto, ha assegnato direttamente ai privati, perché così si riescono a spendere prima e si riesce a mettere a terra più velocemente la partita degli investimenti.
Ben vengano, dunque, suggerimenti che cercano di andare in tal senso e, quindi, di mettere a terra in modo più veloce gli investimenti, capendo che, forse, in questo momento di difficoltà, noi dobbiamo intervenire per cercare di superare le criticità all'interno delle nostre amministrazioni pubbliche. Infatti, ricordiamoci che, mentre i privati e le aziende viaggiano sempre ad alta velocità, non è così per la pubblica amministrazione italiana, e questo è uno degli obiettivi importanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se vogliamo arrivare al goal di questo importante obiettivo che ci poniamo, è necessario che essa arrivi ad essere efficiente quanto lo sono le nostre aziende, altrimenti avremo sempre un enorme problema: che noi andremo a predisporre miliardi e miliardi di investimenti che non verranno, poi, messi a terra. E di questo, purtroppo, ne pagheremo tutti le conseguenze, perché avremo le aziende che ci chiedono di essere veloci e non riusciremo ad esserlo. Ma il Piano è sfidante in questo, perché ci dice che noi, come pubblica amministrazione, dobbiamo arrivare ad essere come un imprenditore e, quindi, avere un approccio molto più agile, veloce, rispondere alle esigenze e ai cambiamenti del mercato.
Abbiamo visto, infatti, che la lentezza, purtroppo, comporta un onere che questo Stato non può più sostenere. Dobbiamo agire proprio perché il maggior onere è un impegno per le generazioni future e non dobbiamo più pensare di continuare a gravare sui nostri figli e sulle generazioni che verranno.
Presidente, avevo preso anche altri appunti, per ricordare come anche sulle partite, soprattutto in termini di investimenti erogati attraverso questo Piano, ci siamo trovati con tanti rivoli, con tante risorse disperse. Cerchiamo di raggrupparle e di finalizzarle in modo costruttivo, perché, come p stato detto, dobbiamo portare avanti questo surplus di responsabilità. Dobbiamo agire, perché abbiamo la responsabilità non solo di ripagare l'investimento e la quota interessi, ma anche di fare in modo che questo investimento che proietti Paese nei prossimi vent'anni. Questa è una grande sfida e mi permetto di dire che il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere una sfida non per il Governo Conte 1, il Governo Draghi o il Governo Meloni, ma per tutti noi. Infatti, perdere questa sfida, di fatto, vuol dire negare un futuro sereno ai nostri figli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Care colleghe e colleghi, componenti del Governo, lei, Presidente, mi perdonerà se, in premessa, chiedo anticipatamente scusa al collega Ottaviani se svolgerò un ragionamento politico nel mio intervento, rinunciando a un comizio, perché quello a cui assistiamo - e che si materializza in questa modalità dei colleghi di maggioranza di relazionare all'Aula sul lavoro su questo decreto - è esattamente la rottura di un clima politico, che questo Governo e la sua maggioranza hanno deciso di produrre intorno al PNRR.
Infatti, nelle discussioni che hanno portato alla nascita del PNRR e soprattutto, cara collega Cattoi, alla scelta di rompere in Europa il paradigma rigorista, come da noi promosso con il Governo Conte 2, hanno concorso anche le forze che allora erano all'opposizione. Abbiamo costruito le condizioni per un piano, in cui l'Italia, nel suo insieme, faceva uno sforzo dopo la pandemia, sicuramente prendendo impegni, a tassi di interesse convenienti per il futuro, ma anche mobilitando istituzioni, società civile, imprese, sindacati, tutte le forze del Paese per costruire un Piano di rinascita e resilienza. In quest'Aula, gli obiettivi del Piano furono ampiamente condivisi, al di là dei ruoli. Anche con riferimento alla formazione del Governo Draghi (ricordo al collega Ottaviani che la sua forza politica ne era parte costitutiva e lo sosteneva; quindi, attaccare il Governo precedente, da parte della Lega, sinceramente, è un esercizio propagandistico, che, però, per chi ha un minimo di memoria, risulta un po' curioso, anche perché l'attuale Ministro dell'Economia e delle finanze Giorgetti era protagonista di quella esperienza di Governo), questo clima di coesione nazionale è proseguito ed è stato alla base del Governo di larghe intese, che ha dato sostegno e fiducia al Governo Draghi, intorno a due obiettivi: realizzare al meglio il PNRR e completare l'uscita dalla pandemia.
Certo, ne abbiamo discusso in quest'Aula in diverse occasioni. L'approssimarsi della guerra in Ucraina aveva già evidenziato un aumento del costo delle materie prime e, quindi, un aumento del costo degli appalti pubblici. Il Parlamento è intervenuto in varie occasioni sul punto. Lo scoppio della guerra e, soprattutto, nel corso dell'ultimo anno, la consapevolezza del protrarsi degli effetti drammatici dell'aggressione russa, hanno portato a rivedere, rispetto non solo al PNRR, ma all'intero sistema delle opere pubbliche, i capitolati, le procedure e la stessa valutazione dei costi degli appalti. Questo si è fatto in un clima di confronto, nel rispetto del ruolo dell'ANCI, delle associazioni degli enti locali e, più in generale, con la partecipazione delle forze politiche, a volte anche complicata. Sappiamo quanto abbiamo discusso - forse, in maniera non efficace - sulle modifiche di alcuni provvedimenti, come quelle relative al superbonus, però, sempre in uno spirito per cui il piano di ripartenza del Paese dopo la pandemia apparteneva a tutti, a prescindere dai ruoli.
Oggi, invece, Presidente, questo Governo opera per raggiungere, in sostanza, l'obiettivo misero di accorpare a Palazzo Chigi, sotto la regia del Ministro Fitto, il controllo delle procedure del PNRR, anche facendo alcuni pasticci, di cui vedremo gli effetti, toccando l'attuale assetto e l'attuale organizzazione degli uffici pubblici preposti alla gestione del Piano e di alcune misure. Quindi, per un obiettivo politico di accentramento di potere, si è buttata l'occasione di affrontare il tema della velocizzazione delle procedure e della riconsiderazione degli obiettivi, in relazione a un mutato quadro generale, frutto in particolare delle conseguenze della guerra in corso in Europa. Si è buttata l'occasione di farlo con il concorso di tutte le forze politiche e in un confronto utile con il sistema delle autonomie, cercando di evitare una politicizzazione dello scontro intorno al PNRR. Si è detto adesso che non si deve fare lo scaricabarile rispetto ai Governi precedenti. Tuttavia, questa è una excusatio non petita nel senso che, se la maggioranza si presenta a sostegno del Governo, attaccando i precedenti Governi e le forze politiche che, oggi, sono all'opposizione, perché ritenute responsabili di aver commesso errori nella gestione del PNRR, si assume la responsabilità domani, come Governo e come maggioranza, di rispondere di quei risultati.
Caro Presidente, abbiamo l'impressione che ci siano due problemi. Il primo è che la maggioranza fatichi a pronunciare, in maniera chiara, alcuni obiettivi del PNRR come propri obiettivi politici e di politica economica, perché il Piano prevede obiettivi non solo di spesa, che sono pure importanti, ma anche di qualità dei risultati della spesa. Tali risultati devono riguardare innanzitutto la riduzione del gap di genere - e, quindi, in tutti i settori del piano, le scelte dei progetti che privilegiano la riduzione delle differenze di genere - e orientarsi per un sostegno all'occupazione giovanile di qualità. Il piano, inoltre, deve orientare il massimo delle proprie risorse sulla transizione ecologica e sugli obiettivi della sostenibilità.
A volte, si fatica a capire se l'attuale Governo riesca a pronunciare questi obiettivi veramente come tali, perché la nostra impressione è che spostare tutto sul raggiungimento del numero della capacità di spesa, della velocizzazione delle procedure purché sia, della capacità di mettere a terra, in realtà nasconda la volontà di trasformare questa opportunità in un capitolo di spesa di opere pubbliche, senza tenere in piedi, fino in fondo, l'impostazione originaria su cui ci siamo cimentati e su cui si è cimentato il Paese, presentando proposte e progetti che vanno nella direzione della modernizzazione e della giustizia sociale.
Questo è l'impianto del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Intorno a questa impostazione, la maggioranza fatica a dire che quello è l'obiettivo qualitativo, ossia: innovazione, ricerca, capacità di far fare un salto a interi settori del nostro apparato produttivo, e a lavorare su ciò.
Il secondo punto è la difficoltà a definire l'obiettivo di spesa del PNRR dentro un obiettivo di politica economica del Paese nell'ambito europeo. Traduco: è difficile, lo capiamo, rivendicare il risultato dell'Italia di aver ottenuto più risorse di ogni altro Paese, perché più colpita dalla pandemia, ma soprattutto di averlo fatto dentro un cambiamento delle politiche europee e un allentamento di quel vincolo rigorista che in altre crisi, penso al 2011, aveva agito in maniera così negativa verso l'Italia. La cosa importante che ottenne il Governo Conte 2 - e noi, come Partito Democratico, rivendichiamo di aver fatto parte di quel Governo e di aver guidato quel negoziato, con Paolo Gentiloni, con Roberto Gualtieri, con Amendola, con la delegazione del PD in quel Governo -, ossia avere ottenuto in Europa i 209 miliardi di cui continuiamo a discutere, l'abbiamo fatta perché avevamo convinti gli altri Paesi dell'Unione che bisognasse rispondere alla crisi cambiando un'impostazione economica, superando i vincoli del Patto di stabilità, accedendo al concetto di creazione del debito comune e, quindi, costruendo e facendo un passo avanti verso una risposta comune europea alla crisi, che affrontasse la crisi, ma anche definisse un nuovo paradigma economico europeo, dentro il quale l'Italia è più avvantaggiata, perché, se si crea debito comune europeo, essendo tra i Paesi con maggiore difficoltà e maggiore costo del debito, abbiamo un vantaggio strategico. È questa impostazione, care colleghe e cari colleghi della maggioranza, che voi state mettendo in discussione e lo state facendo perché in Europa siete alleati a quei movimenti nazionalisti che, nei loro Paesi, conquistano voti dicendo: mai più soldi a quei Paesi come l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È questa la contraddizione che vi portate appresso, occhieggiando all'idea che dal PNRR si debba uscire, in sostanza, non avendo fatto troppo debito aggiuntivo, e cioè sposando, di fatto, quell'impostazione rigorista, che poi rigorista non è, perché abbiamo constatato, nella crisi del 2011, quanti danni ha prodotto alle economie dei Paesi europei, in particolare a quelli mediterranei. Quell'impostazione che si dice, qui, di voler combattere, di fatto, la state sposando, lo si è visto nella prudentissima legge di bilancio che è stata sottoposta a questo Parlamento e lo si vede nell'atteggiamento generale della politica economica e, nello specifico, in questa idea che un decreto che doveva servire a velocizzare, di fatto, fa un'operazione di potere sull'accentramento a Palazzo Chigi delle competenze gestionali. Questo, per un parlamentare romano come me, fa parte di un esercizio abbastanza antico del potere: spostare da un Ministero all'altro le competenze così, magari – come, in qualche caso, accade in questo decreto - poi, si possono giustificare nuovi concorsi per riassumere figure professionali che già stavano nella stessa agenzia che viene sciolta; ma questo fa parte della cronaca, e ne discuteremo in altre occasioni, in seguito.
Quello che ci preoccupa è che un decreto che era partito per velocizzare, con la promessa di semplificare, semplifica poco, accentra in termini di potere e, soprattutto, dà l'idea che in realtà ci si predisponga a cercare di spendere di meno. Abbiamo ascoltato la collega Cattoi addirittura dire: avevate previsto più debito. Allora, dato che parliamo di una manovra che si finanzia in parte a fondo perduto e in parte a debito sin dall'inizio, qual è l'obiettivo? Spendere tutte le risorse, utilizzando anche la quota a debito o siamo dentro un teatro delle maschere per il quale, poi, scopriremo, alla fine, che si è lavorato per ridurre la capacità di spesa del Paese, la capacità di utilizzare quelle risorse, perché si ritorna dentro un paradigma per il quale la creazione di investimenti pubblici, attraverso la formazione di debito, è di per sé negativa? Stiamo parlando di tassi di interesse convenienti per l'Italia, lo erano già all'inizio e adesso, con la crescita del tasso di inflazione, lo sono ancora di più.
Quindi, Presidente, colleghe e colleghi, noi dal Governo ci aspettiamo risposte su questo, sul perché si sia scelto di rompere il clima di unità nazionale che, dall'inizio, ha contraddistinto la risposta alla pandemia, che è la costruzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sul perché si sia scelto di rompere un clima di unità nazionale che si è mantenuto in questo Parlamento anche nei momenti più difficili dell'inizio del conflitto e dell'invasione russa dell'Ucraina e sul perché si scelga di politicizzare la gestione di questo Piano, pensando che il raggiungimento degli obiettivi del PNRR possa trasformarli da obiettivi di tutte le italiane e tutti gli italiani a obiettivi politici solo della maggioranza e del suo Esecutivo. Questo noi pensiamo sia un errore per l'Italia, anche perché, con questo approccio subalterno e deferente che il Governo mostra nel concreto della capacità di negoziare in Europa gli interessi dell'Italia, non si fa l'interesse nazionale, ma semplicemente si cerca una legittimazione europea per difendere e giustificare i limiti dell'azione di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmen Letizia Giorgianni. Ne ha facoltà.
CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Signor Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a convertire un decreto contenente norme che provvedono alla semplificazione…
PRESIDENTE. Onorevole, chiedo scusa, può cambiare il microfono, per cortesia? C'è un fastidioso ritorno. Riazzeriamo i tempi, comunque.
CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Come dicevo, ci apprestiamo a convertire un decreto contenente norme che provvedono alla semplificazione e allo snellimento dei procedimenti amministrativi connessi, ovviamente, all'attuazione del PNRR - una semplificazione resa necessaria dalle difficoltà della nostra macchina amministrativa e che ci agevoli, ovviamente, nel raggiungimento degli obiettivi rispetto al cronoprogramma per ottenere i fondi previsti - e non un decreto che, come ho sentito dire dal collega Mancini, in qualche maniera accentri i poteri per chissà quali ambigui motivi.
La realtà è che, come ha ricordato il Ministro Fitto, in Senato, da giugno a ottobre del 2022, il Governo Draghi aveva raggiunto solo 25 dei 55 traguardi e obiettivi previsti per il secondo semestre dell'anno.
Il Governo Meloni, in soli due mesi, ha conseguito i 30 restanti. Questo non indica solo l'impegno del nostro Governo e di questa maggioranza. Se vogliamo finalmente recuperare lo spirito programmatico che ha caratterizzato i lavori in Commissione e al Senato e abbandonare la sterile polemica politica che fa spesso capolino nei dibattiti di quest'Aula, questi ritardi segnalano l'urgenza e la necessità di misure di semplificazione che meglio consentano alle amministrazioni attuatrici di portare a compimento i loro obiettivi entro le scadenze, con tempestività ed efficienza. Abbiamo assistito anche troppe volte a stucchevoli sceneggiate sulla paternità dei meriti negoziali sul Next Generation EU per l'Italia e non voglio tornare sul fatto se a determinare questi importi siano state le abilità del Presidente del Consiglio pro tempore o i tremendi dati italiani nei criteri oggettivi per determinare l'entità del finanziamento, che certificavano l'Italia come fanalino di coda in Europa in fatto di crescita e occupazione. Quello che certamente è accaduto, e che era fin troppo prevedibile, è che dimensione, articolazione e modalità del PNRR presentavano, nel nostro contesto nazionale, forti criticità collegate non solo all'entità e all'effettivo beneficio degli importi a debito, ma proprio a problematiche specifiche che, nel battibecco sulle attribuzioni immediate della paternità, per così dire, e in un trionfalismo superficiale e confusionario, probabilmente non furono valutate con accuratezza. La verità è che ci siamo iscritti a una gara di Formula 1 con un'utilitaria: una burocrazia lenta e con scarse professionalità, non raccordate e non sempre adeguate, una mancanza di organismi centralizzati di monitoraggio e controllo in grado di produrre una valutazione completa in tempo reale dei progetti e leggi farraginose, complicate e foriere di continue occasioni di ricorsi giurisdizionali, che esponevano a costanti blocchi delle procedure, con conseguenti paralisi dei lavori, come la disciplina degli appalti pubblici, di cui, non a caso, è stata richiesta una profonda modifica, che solo noi siamo stati capaci di portare a termine.
Le ragioni dei ritardi, quindi, si trovano in questi annosi problemi che affliggono le nostre amministrazioni, da decenni. Forse, i benefici del miracolo economico del dopoguerra, ottenuti con tutt'altro nerbo, non sono stati di lezione, ma, anzi, hanno fatto proliferare, come spesso capita, con un benessere improvviso di cui non si comprendono le ragioni, un'infinita ramificazione e frammentazione di soggetti con capacità di interdizione e pretese in grado di esser fatte valere contro l'interesse generale alla speditezza e alla concretezza, trasformando l'ambito amministrativo nazionale in una incredibile - e, francamente, incomprensibile, se si guarda da fuori - arma di auto-sabotaggio. Di questo, anziché del superficiale balletto propagandistico su meriti e cifre, avremmo tutti dovuto ragionare, a suo tempo, ma così non è stato fatto. Partendo da questa realtà, spetta ora al nostro Governo affrontare e risolvere il più possibile ogni questione, entro i termini ristretti concessi. Per non parlare poi del fatto che - come è stato ricordato anche dai colleghi - che, nel contempo, a sconvolgere i piani che, dopo il PNRR, erano stati progettati e deliberati è arrivato lo shock conseguente allo scoppio della guerra, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Questo perché, anzitutto, su un piano che prevede circa 110 miliardi di euro per opere pubbliche l'aumento del costo delle materie prime ha inciso in misura molto importante, ovviamente. La stessa Recovery and resilience facility, infatti, all'articolo 21, stabilisce che, in caso straordinario, si possa immaginare una modifica del Piano. Doppia, poi, è l'incidenza per quanto riguarda l'Accordo di partenariato, lo strumento europeo che approva i programmi italiani sull'utilizzo della politica di coesione per il 2021-2027. Esso è stato realizzato sulla base dei dati economici del 2019 e del 2020, relativi a una situazione addirittura precedente tanto al COVID - almeno in parte -, quanto alla guerra.
Siamo, poi, sicuri che gli interventi previsti, i 48 programmi dell'Italia nella politica di coesione, siano coerenti con le odierne esigenze, senza una riconsiderazione e siano adeguatamente concentrati sulle risposte strategiche effettive e attuali per le priorità della nostra Nazione? Nonostante questo, per tenere fede agli impegni del PNRR il Governo sta già lavorando anche in un'altra direzione, quella che suggerisce di superare la visione monolitica e isolata del PNRR. Si tratta dell'ottima strategia, del Ministro Fitto, dei vasi comunicanti, che va nella direzione di non sprecare neppure un centesimo di queste risorse: collegare i fondi del PNRR ai 30 miliardi del Fondo complementare, risorse nazionali, e agli 80 miliardi dei fondi UE della programmazione 2014-2020 e del Fondo di sviluppo e coesione, anch'esso nazionale. Sì, perché questi altri fondi non scadono nel 2026, ma nel 2029. Quindi, si tratta di spostare i progetti del PNRR non fattibili entro il 2026 nei programmi estendibili al 2029. Non solo, immaginare questi vasi comunicanti fra questi due programmi è basilare anche per finanziare adeguatamente il RePower EU che, altrimenti, avrebbe fondi per circa 3 miliardi di euro, probabilmente non sufficienti. Invece, per mettere in campo un RePower EU incisivo sarebbe importante poter utilizzare quella parte di risorse che non dovessero trovare un completamento di spesa nel PNRR a giugno 2026. Vedete, mentre l'opposizione impegna il suo tempo in polemiche strumentali riguardo, tra l'altro, a problemi strutturali creati da essa stessa, questo Governo è impegnato a ricercare quella flessibilità necessaria a non mettere a rischio il PNRR per l'impossibilità di conseguire tutti gli obiettivi previsti nei tempi fissati.
Questo lungo excursus sulla prospettiva mi era indispensabile per inquadrare il senso e la direzione delle misure contenute nel decreto e derivanti dalle integrazioni apportate dal Senato. Mi riferisco, anzitutto, alla nascita della Struttura di missione PNRR presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e alla nascita dell'Ispettorato generale per il PNRR presso la Ragioneria dello Stato, in sostituzione del Servizio centrale, le cui competenze saranno, però, in parte trasferite nella nuova struttura di missione. Tra queste, particolare rilevanza avrà quella di rappresentare il punto di contatto nazionale per l'attuazione del PNRR con Palazzo Chigi, che assumerà il coordinamento strategico per la verifica e la coerenza dei risultati derivanti dall'attuazione del Piano e gli obiettivi e i traguardi concordati a livello europeo. Cruciale, poi, per la tempestività risulta l'articolo 3, che rafforza i poteri sostitutivi del Presidente del Consiglio dei ministri nel caso di inerzia o ritardo. Viene anticipata a quest'anno la possibilità di stabilizzare il personale assegnato alle unità di missione PNRR che abbia prestato almeno quindici mesi di servizio nella qualifica ricoperta, per assicurare la continuità operativa dell'unità. Grazie a emendamenti approvati in Senato, le amministrazioni potranno anche assumere personale a tempo determinato, attingendo a graduatorie in corso di validità, e adotteranno misure volte all'efficientamento dei processi di spesa, assegnando ai dirigenti responsabili obiettivi annuali relativi al rispetto dei tempi di pagamento previsti. Un discreto rilievo merita la possibilità di disporre anticipazioni finanziarie in favore di soggetti attuatori, rafforzando il sistema di monitoraggio del Ministero dell'Economia e delle finanze.
La verità è che questo Governo sta affrontando il tema del PNRR con grande responsabilità. È un Piano che non abbiamo scritto noi e che, probabilmente, per alcuni aspetti, forse non avremmo ideato e scritto così. Tuttavia, si è lavorato con grande responsabilità, per mettere ordine, per semplificare e per velocizzare i processi, creando le condizioni per la sua piena realizzazione; una sfida assolutamente enorme, considerato il poco tempo a disposizione, la cui risposta avrà, alla fine, non solo il merito di poter attingere fino in fondo alle risorse, ma anche quello di avere iniziato, finalmente, a lavorare per una questione annosa per la nostra Nazione, la notevole lentezza della macchina amministrativa, intesa come una burocrazia pachidermica che rallenta le procedure della gestione dei fondi.
Abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione efficiente, non solo per l'attuazione del PNRR, ed è quello che il Governo sta facendo, al di là delle facili strumentalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Antonino Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, tra le critiche che vengono sempre mosse al MoVimento, che non sopporto affatto, è quella dell'incompetenza. Possiamo essere criticati per le nostre idee, ma dire che siamo incompetenti, dopo che in questo caso abbiamo portato più di 220 miliardi per cambiare il Paese ed i competenti - prima i draghiani, adesso i “pronti” meloniani - stanno facendo di tutto per non riuscire a spenderli, rallentando questo processo, è una definizione che - lo capite - ci stia veramente stretta.
Poi oggi ho sentito, come al solito, il tentativo di scaricare tutte le colpe sul Governo “Conte 2”, sul presidente Conte e sul MoVimento 5 Stelle. Insomma, qui in Italia tutte le colpe devono ricadere sul MoVimento 5 Stelle, forse nel tentativo di farlo sparire. Ma non riuscirete a farlo, perché il MoVimento 5 Stelle è vivo e il decreto di cui stiamo parlando adesso non avreste mai potuto affrontarlo senza il Governo Conte e senza questo grande risultato che abbiamo ottenuto in sede di Unione europea. Ma veniamo a questo decreto. Questo decreto-legge sulla riorganizzazione della governance per la gestione dei fondi del PNRR rischia di rallentare l'attuazione delle risorse e di far perdere miliardi di euro, compromettendo la crescita e l'ammodernamento del Paese.
Sulla governance è importante ricordare che la Presidente Meloni era stata la prima ad attaccare il Governo Conte sul fatto che volesse coordinarla da Palazzo Chigi. Adesso voi fate la stessa cosa, anzi, in maniera ancora più brutale, ma con un'importante differenza: all'epoca, Conte - che, vi ricordo, ha gestito il PNRR per pochissimo tempo - ascoltò le opposizioni e fece un cambiamento anche nella struttura, ascoltando i consigli. Questo Governo, senza memoria, fa esattamente il contrario. Ma cambiare tutto a metà strada significa ritardare la messa a terra dei progetti. Far poi decadere tutte le strutture di missione dei singoli ministeri rallenterà ulteriormente l'attuazione del PNRR, bloccando di fatto la programmazione, il monitoraggio e la rendicontazione: cosa di cui voi, oggi, accusate, date la colpa sempre al Governo Conte, ma lo state facendo voi.
Il Governo è diviso e confuso, e la responsabilità del ritardo e della perdita di risorse è imputabile esclusivamente a questo Governo. Io lo ripeto: è imputabile esclusivamente a questo Governo. Se aveste messo come priorità il PNRR, invece dei decreti Rave, migranti, eliminando il reddito di cittadinanza e bloccando il superbonus, forse oggi non saremmo in questa situazione. Altri Paesi europei, come la Spagna, l'avete già citata, hanno speso oltre il 30 per cento dei fondi del PNRR. L'Italia è ferma solo al 6 per cento e voi date la colpa sempre al Governo Conte che ha gestito questa fase iniziale, solamente la fase iniziale di questo processo; e poi è stato anche fatto cadere, ma lo riprenderemo dopo, proprio per non gestire il PNRR.
I fondi del PNRR rappresentano l'immagine, la reputazione e la credibilità dell'Italia stessa e perderli significherebbe lasciarsi sfuggire una rivoluzione in termini di investimenti nella sanità, nelle scuole, nelle infrastrutture, nella transizione ecologica e digitale e nell'inclusione sociale. Noi siamo pronti a collaborare con il Governo Meloni per rimediare ai ritardi e agli errori, ma a condizione che vi siano massima trasparenza e ascolto delle proposte delle forze politiche, anche di opposizione, senza questa retorica e senza fare sempre lo scaricabarile.
Certo, la Presidente Meloni dovrebbe evitare le sue uscite denigratorie sull'operato del Governo Conte con le sparate: “piuttosto che andare in Europa con il cappello in mano (…)” e via seguitando; sparate che non aiutano una collaborazione seria. Tra l'altro, il cappello di Conte per la prima volta ha portato finanziamenti europei dove il rischio viene accollato a tutta l'Unione europea e non al singolo Stato: una cosa rivoluzionaria, mai successa prima. Come sono incompetenti questi grillini! Veramente incompetenti!
Ricapitoliamo la situazione preoccupante che ha portato a questo decreto, utilizzando i dati dell'Osservatorio Ambrosetti, il quale ha affermato che solo l'11 per cento dei progetti del PNRR è stato elaborato dal Governo Conte: l'11 per cento, tra cui - e tramite il Presidente, vorrei rivolgermi al collega Ottaviani - quella critica alla riforestazione urbana. Io volevo solo ricordare la vecchia canzone che diceva: “per fare un albero, ci vuole il seme”. Noi il seme l'abbiamo piantato e voi state distruggendo l'albero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il restante 90 per cento dei progetti è stato generato sotto il Governo Draghi (63 per cento) e il Governo Meloni (26 per cento). Pertanto, lo ripeto, la responsabilità dei ritardi e dell'impossibilità di spendere i soldi del PNRR non può essere imputabile al Governo Conte, ma rimane esclusivamente a capo del Governo precedente e di quello attuale.
Si sottolinea anche che la Corte dei conti ha certificato i gravi ritardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, evidenziando, come ho detto prima, che il 6 per cento dei 191 miliardi della Recovery and Resilience Facility è stato utilizzato a dicembre 2022. Solo 3 componenti su 16 hanno corso più di quanto previsto, mentre altre, come agricoltura sostenibile ed economia circolare, turismo e cultura 4.0, sono ferme. Le Missioni salute e inclusione e coesione sociale hanno speso, rispettivamente, il 23 e il 37,8 per cento della spesa preventivata. Questi numeri rappresentano la difficoltà del Governo italiano a far decollare il Recovery. La sottocategoria infrastruttura sociale, famiglie, comunità e Terzo settore rappresenta solo il 27,6 per cento della spesa, mentre istruzione e ricerca, inclusione e coesione e salute non arrivano al 5 per cento. Diamo tutti questi dati per capire in che situazione ci troviamo.
Certo, la carenza di personale di competenza all'interno delle amministrazioni pubbliche è un problema atavico del nostro Paese, dei nostri comuni e dei nostri enti locali, ma vi ricordo che, sempre sotto il Governo “Conte 2”, si è invertita finalmente la tendenza, sono ripartiti i concorsi per assumere eccetera. Cose che chiaramente hanno bisogno di tempo e vi ricordo che non sono passati 20 anni, ma 5 dal Governo Conte. Senza considerare che avete dimenticato completamente il Sud.
Il provvedimento rappresenta uno scippo al Sud per la riprogrammazione delle risorse sulla coesione, nonostante il PNRR abbia l'obiettivo di colmare i divari territoriali tra Nord e Sud. Le normative europee impongono un vincolo di destinazione dell'80 per cento delle risorse non spese del Fondo per lo sviluppo e la coesione, al Mezzogiorno, ma il Governo ha eluso questo vincolo, destinando le risorse programmate a chissà quale obiettivo.
Il MoVimento 5 Stelle ha presentato emendamenti per far sì che i fondi vadano, comunque, ai territori per i quali sono stati stanziati, ma sono stati bocciati. Il Governo ha operato un vero e proprio scippo al Sud di miliardi di euro. Lei, Ministro, viene dal Sud, quindi magari potrebbe anche spiegarci il perché di questa decisione. Comunque siamo disposti a collaborare e, proprio in un'ottica di collaborazione, abbiamo proposto tutta una serie di emendamenti e altrettanti saranno gli ordini del giorno, perché il MoVimento 5 Stelle ha il grosso difetto del curarsi prima del bene comune e poi del proprio partito, dei propri amici e del proprio consenso elettorale.
Chiudo, ricordando che il Governo Conte è caduto proprio per non permettere di gestire questi fondi. Se avete memoria di quello che è successo, è andata proprio così. Quindi adesso, dopo che ci hanno fatto fuori per non gestire questi fondi, ci si accusa di aver creato i problemi per la loro gestione. Questo mi sembra un aspetto schizofrenico di questa maggioranza e chiaramente noi lo rimandiamo al mittente e vi ribadiamo la nostra volontà di collaborare, non perché vogliamo darvi una mano, ma perché vogliamo dare una mano al Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Comunque, complimenti ai “pronti” e, devo dire, faccio un complimento a noi che veniamo definiti incompetenti per avervi dato questa grande occasione che spero voi non sprechiate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Roberto Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Fitto, il Piano nazionale di ripresa e resilienza converge oggi verso una fase cruciale per vedersi aggiudicati i traguardi e gli obiettivi che persegue per la nostra Nazione. Per questa ragione, il provvedimento che ci accingiamo a convertire in legge rappresenta uno snodo essenziale. Tutti noi in quest'Aula abbiamo ben presenti le condizioni di fragilità e vulnerabilità da cui ha preso le mosse.
Abbiamo ben scolpite le immagini simbolo della pandemia che ci ha colpiti, la lunga negoziazione che, in sede europea, ha visto protagonisti il presidente Berlusconi e il Partito Popolare, e l'approvazione: non possiamo oggi sprecare questa opportunità per il nostro Paese.
Da quest'Aula, a nome mio e dei colleghi deputati, giungano i nostri più calorosi auguri di pronta guarigione al presidente Berlusconi, che aspettiamo presto in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) per portare sempre avanti insieme i nostri obiettivi e i nostri traguardi, che grazie a lui abbiamo sempre centrato da quasi 30 anni ormai ininterrottamente.
La sostanziale revisione del sistema di governance, il rafforzamento della capacità amministrativa dei soggetti chiamati ad attuare gli interventi previsti dal PNRR e dal Piano complementare, l'accelerazione e la semplificazione dei procedimenti del PNRR in vari settori e l'attuazione delle politiche di coesione, politica agricola comune e politica giovanile, sono i temi fondamentali attraverso cui questo Governo ha inteso imprimere la giusta forza e velocità al piano di questo decreto.
L'intento è, infatti, proprio quello di snellire le procedure per accelerare gli investimenti e i cantieri, dando piena attuazione agli obiettivi del Piano con una particolare attenzione alle materie di fondamentale importanza per lo sviluppo nazionale, quali l'ambiente e l'energia, o l'edilizia scolastica e le infrastrutture.
Il testo si compone di tre parti. La prima contiene disposizioni volte alla riorganizzazione della governance per il PNRR al fine di rafforzare il sistema di coordinamento, gestione, attuazione e monitoraggio delineato dal decreto-legge n. 77 del 2021. La seconda parte reca disposizioni atte a rafforzare le capacità amministrative e a snellire le procedure nei vari settori, mentre la terza reca disposizioni in materia di politiche di coesione, di politica agricola comune, nonché di politiche giovanili.
Per quanto concerne la revisione del sistema della governance, si prevede l'istituzione di una nuova struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio, sotto l'indirizzo del Ministro delegato, che assorbe le funzioni già esercitate dalla segreteria tecnica per il supporto alle attività della cabina di regia e del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale. Questa nuova struttura sarà il punto di contatto nazionale per il monitoraggio e l'attuazione del Piano stesso, e per questa ragione ringrazio, a titolo mio personale, ma dell'intero gruppo di Forza Italia, il Ministro Fitto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) per l'enorme impegno che sta dispiegando in favore di questo nuovo sistema di gestione, che già sta dando i primi buoni risultati nell'interlocuzione con i diversi livelli istituzionali e con i comuni in particolare.
Ministro Fitto, mi permetta di ringraziarla, essendo, oltre che un deputato, anche un sindaco, perché lei sicuramente ha voluto riportare la centralità, attraverso l'istituzione della cabina di regia, di una fondamentale interlocuzione con il mondo degli enti territoriali, con le regioni e con i comuni. E devo dire che in quella sede - lo dico anche ai colleghi dell'opposizione - c'è la massima collaborazione istituzionale, proprio perché il Piano di ripresa e resilienza non è una vittoria di una persona o di un partito, ma è la vittoria della Nazione intera. E vedere la sua capacità di interloquire con le diverse realtà regionali, provinciali e comunali è qualcosa che sicuramente dà lustro e forza al nostro Governo nella condivisione delle linee generali con gli enti territoriali e regionali.
Inoltre, è prevista la riorganizzazione delle unità di missione presso le amministrazioni centrali, che potranno anche essere internalizzate e poste all'interno di direzioni generali già esistenti, ed importanti sono le misure per il rafforzamento dei poteri sostitutivi in caso di mancato rispetto degli impegni finalizzati all'attuazione del PNRR. E, nei casi di inerzia, di ritardo e di difficoltà tecnica degli enti attuatori, per portare avanti le progettualità esecutive si prevede proprio l'eventuale nomina di amministratori terzi o commissari che abbiano la possibilità di svolgere una pluralità di atti o interventi e provvedere all'esecuzione dei progetti del PNRR, assicurando il coordinamento operativo delle varie amministrazioni e dei diversi soggetti coinvolti.
Allo stesso modo, sono fondamentali le disposizioni volte a favorire il controllo e il monitoraggio della spesa degli interventi PNRR e PNC da parte del Ministero dell'Economia e delle finanze.
Colleghi, il lavoro che è stato svolto al Senato ha dato indubbiamente un grosso risultato e, al riguardo, bisogna riconoscere l'ottima sinergia e collaborazione tra le diverse forze politiche rispetto alle risposte importanti ed essenziali che il mondo delle autonomie e dei territori si aspettava. Obiettivamente, ciò che è scaturito nel testo poi approvato da parte del Senato va in quella direzione. Non per altro le stesse associazioni, dalle regioni ai comuni, alle province, hanno riconosciuto quello che è stato un ruolo importante, ma soprattutto una risposta, attraverso la condivisione di emendamenti approvati dal Senato e convertiti poi nel testo che dovremo esaminare noi in questi giorni, nella direzione auspicata proprio dagli emendamenti arrivati dal mondo delle autonomie.
Per quanto riguarda, invece, la seconda parte del testo, cioè quella relativa al rafforzamento della capacità amministrativa dei Ministeri e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ai fini dell'attuazione dei progetti del PNRR o del PNC, il decreto-legge contiene misure per l'accelerazione e la semplificazione delle procedure in vari settori, quali, ad esempio, in materia di appalti e grandi opere, in materia di ambiente e sicurezza energetica, di cultura, di giustizia, di istruzione e di università.
Si introducono, inoltre, disposizioni volte a semplificare gli acquisti di beni e servizi informatici strumentali alla realizzazione del PNRR stesso, e si semplificano quindi le procedure di posa in opera di infrastrutture a banda ultra larga. Si consente all'Agenzia del demanio e al Ministero della Difesa di contribuire a progetti PNRR anche attraverso la messa a disposizione di immobili per alloggi universitari, infrastrutture sportive ed energetiche da fonti rinnovabili, e si introducono misure per favorire gli acquisti di immobili da parte degli enti previdenziali per soddisfare esigenze logistiche delle pubbliche amministrazioni e per il reperimento di nuove sedi per esigenze connesse al PNRR.
Per quanto concerne, infine, la terza parte del decreto-legge, si potenziano le politiche di coesione attraverso il trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie dall'Agenzia per la coesione territoriale al Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, e si consente alle amministrazioni centrali che, nell'ambito degli interventi previsti dalla politica di coesione 2014-2020 e 2021-2027, rivestono ruoli di coordinamento nazionale, di procedere, nei limiti dei posti disponibili nella propria dotazione organica, alla stabilizzazione nei propri ruoli di personale non dirigenziale che abbia prestato servizio continuativo per almeno 24 mesi nella qualifica ricoperta, previo colloquio selettivo e all'esito della valutazione positiva dell'attività lavorativa svolta.
Si potenzia, altresì, la politica agricola comune istituendo presso il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste l'autorità di gestione nazionale del piano strategico della PAC 2023-2027 e introducendo misure di rafforzamento della capacità amministrativa dello stesso Ministero e dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura.
Si istituisce, infine, l'Agenzia italiana per la gioventù, ente pubblico non economico dotato di personalità giuridica, la quale subentra a tutti gli effetti alle funzioni attualmente svolte dall'Agenzia nazionale per i giovani. Questo sicuramente è un tema particolarmente sentito e sollecitato proprio perché va incontro a un cambio di strategia, adeguandolo allo strumento importante del PNRR.
L'esame in sede referente, come dicevo prima, in Commissione bilancio al Senato, nonostante il provvedimento sia delicato e complesso, si è svolto in un clima costruttivo e di confronto tra maggioranza ed opposizione, approfondendo nel merito molte questioni e facendo un notevole lavoro di miglioramento del testo. In questo contesto, è stata molto importante una costante interlocuzione con i rappresentanti del Governo, e in modo particolare con il Ministro Fitto, nonché il contributo delle audizioni preliminari, che hanno in qualche modo valorizzato il dibattito in Commissione con istanze e proposte che sono state tradotte in emendamenti dai gruppi parlamentari.
Lo stesso spirito di condivisione e confronto si è riuscito a mantenere in Aula, laddove il provvedimento è stato approvato senza la necessità da parte del Governo di porre la fiducia.
Nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, oltre al pacchetto di emendamenti presentati dal Governo, sono state approvate anche parecchie proposte emendative di iniziativa parlamentare, sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione, che intervengono su diversi settori strategici a cui Forza Italia ha saputo contribuire con competenza grazie alla guida politica e strategica del nostro presidente Silvio Berlusconi.
Il contenuto del decreto-legge è stato notevolmente ampliato, a seguito delle numerose modifiche apportate al testo, tra le quali voglio citarne alcune: le misure per ridurre i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, l'erogazione di un contributo di 40 milioni di euro ai gestori di identità digitale a fronte di adeguamenti tecnologici per il miglioramento della qualità dei servizi; il ricorso per gli enti locali ai contratti di somministrazione di lavoro, per fare fronte alle attività del Piano nazionale di ripresa e resilienza; la stabilizzazione del personale di regioni e comuni che opera su progetti europei legati alle politiche di coesione; la possibilità di affidare a pensionati incarichi di vertice negli enti delle pubbliche amministrazioni; la proroga, al 31 dicembre 2023, delle disposizioni per l'attuazione della legge Cartabia sull'ordinamento giudiziario.
Inoltre, ci sono: il riconoscimento dell'anticipazione di ulteriori risorse per il piano della banda ultra larga; la prosecuzione delle attività finalizzate all'implementazione del processo di digitalizzazione della Consob, fissando il termine ultimo per il completamento del processo di transizione digitale al 31 marzo 2024; le semplificazioni per l'affidamento dei progetti connessi alla realizzazione delle opere per la celebrazione del Giubileo della Chiesa cattolica del 2025; la nomina di un commissario straordinario per accelerare la realizzazione degli interventi per lo svolgimento dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026; la nomina di un commissario straordinario per garantire la realizzazione della linea 2 della metropolitana della città di Torino; il coinvolgimento del GSE nell'attuazione degli interventi di competenza del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica; la possibilità per l'Agenzia del demanio di costituire comunità energetiche rinnovabili nazionali. Questo, devo dire, è un punto importante perché, in questo momento, tante piccole realtà, tanti piccoli comuni stanno dando un forte segnale, con una grande capacità di coinvolgimento della popolazione, anche per andare incontro al tema del controesodo e dell'abbandono dei piccoli territori, quelli montani e rurali, verso le grandi città; è un aspetto, fondamentale, Ministro Fitto, e siamo contenti di avervi contribuito. Ancora: il supporto del Dipartimento Casa Italia per il contrasto del dissesto idrogeologico, e anche questo è un tema particolarmente sentito per i comuni; l'istituzione, presso il CREA, di un registro pubblico dei crediti carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale, al fine di rafforzare il ruolo centrale delle aree forestali e agricole per l'equilibrio ambientale e l'assorbimento del carbonio atmosferico; l'introduzione di una regolazione delle tariffe del servizio di teleriscaldamento, con corrispondenza tra tariffe e costi effettivi, in modo da armonizzare gli obiettivi economico-finanziari dei soggetti esercenti il servizio con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse.
Come vedete, cari colleghi, sono molti i temi che sono stati toccati e sono molti i temi che non hanno fatto distinzione di territorio, a seconda di chi governa quella regione o quel comune, perché l'intento di questo Governo era esclusivamente il bene e l'interesse della Nostra nazione.
Questi temi - lo dico ancora una volta, perché faccio anche il sindaco - per noi saranno fondamentali e la capacità di avere snellito alcune pratiche e alcune questioni oggi diventa importante per consentire la realizzazione del PNRR nei tempi, ma anche per aver dato voce e ascolto alle richieste di chi, ogni giorno, è in trincea per cercare di dare risposte a ciò che chiedono i cittadini e che - voglio ricordare - sono i colleghi e amici sindaci, presidenti di provincia o presidenti di regione.
Purtroppo, sono rimasti sostanzialmente invariati i primi articoli del provvedimento, cioè quelli in cui si ridisegna la governance del PNRR, istituendo, quindi, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una nuova unità di missione, rafforzando la struttura tecnica del MEF con la creazione dell'Ispettorato generale per la gestione finanziaria e consentendo lo spoil system ai vertici delle unità di missione ministeriali. Una visione che il Presidente Meloni ha voluto, da subito, imprimere al Piano, di concerto con il Ministro Fitto, con tutto il Governo e con tutta la maggioranza, in grado di accelerare e garantire ottimi esiti per i prossimi anni in un semestre cruciale, come quello che stiamo attraversando, che è, senza dubbio quello più importante.
Sono contento, Ministro Fitto, che ci sia stata convergenza di vedute da parte delle associazioni, della Conferenza delle regioni, dell'ANCI e dell'UPI, indipendentemente dalla collocazione che ha ogni sindaco. Dunque, si è voluta imprimere una svolta e soprattutto una condivisione attraverso, come ho detto all'inizio del mio intervento, un ruolo importante e fondamentale della cabina di regia. Ancora una volta, Ministro Fitto, la invito a continuare, come sta facendo, perché quello, per me e per noi, è il punto essenziale su cui veramente si potrà dare una forte accelerazione.
Naturalmente, il gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE ha offerto un apporto importante su aspetti e tematiche estremamente significativi che nascono dalle esigenze di sindaci, amministratori locali del territorio, cittadini e famiglie, ma soprattutto delle categorie produttive, perché, attraverso i nostri emendamenti, abbiamo voluto rispondere alle istanze ed esigenze che arrivavano dal mondo economico. Di questo, devo ammettere, siamo soddisfatti, perché molte delle nostre richieste e dei nostri emendamenti sono stati accolti proprio nella direzione di dare quelle risposte che il mondo produttivo ci chiedeva. Faccio presente, infatti, che il mondo produttivo deve avere grande attenzione, perché proprio il PNRR rappresenta un momento importante di crescita per tutti noi e, ovviamente, anche per il mondo delle imprese.
Gli emendamenti di Forza Italia che sono stati approvati hanno contribuito a migliorare e ad arricchire il testo e riguardano: la correzione al programma rinnovo delle flotte dei bus, dei treni e delle navi verdi; le modifiche in materia di garanzie definite negli appalti pubblici; le semplificazioni nella modalità di accesso alle risorse del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche, finalizzate a fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici, con riguardo agli aspetti pubblici dei lavori; l'incremento del trattamento accessorio per i segretari comunali e provinciali impegnati nell'attuazione del PNRR (anche questo, se mi permette Ministro Fitto, è un altro aspetto importante e fondamentale, sul quale abbiamo fortemente lavorato in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali e in sede di Conferenza unificata; siamo contenti che il Ministro Zangrillo abbia accolto tale proposta e l'abbia trasformata in una risposta concreta, anche perché i segretari, in modo particolare nei piccoli centri, oggi, rappresentano un punto importante e fondamentale attraverso la collaborazione con il sindaco stesso); come Forza Italia, abbiamo spinto molto sull'avvio del programma sperimentale, da parte delle regioni, per il controllo e il tracciamento dei veicoli adibiti al trasporto dei rifiuti derivanti dalle attività di spurgo dei pozzi neri e dei pozzetti stradali, anche attraverso l'utilizzo di tecnologia GPS, al fine di prevenire condotte illecite nello smaltimento dei fanghi del territorio.
Poi, ci sono le disposizioni sull'individuazione di aree idonee per l'installazione di impianti fotovoltaici e le norme di autorizzazione alla realizzazione, così come l'estensione dell'incentivo tariffario previsto per la produzione e l'immissione in rete di biometano (anche la produzione di biometano tramite gassificazione delle biomasse).
Un'importante proposta emendativa di Forza Italia approvata è quella relativa a un piano di defibrillatori per il Giubileo della Chiesa cattolica nel 2025, al fine di ridurre i tempi di soccorso in caso di arresto cardiaco. Nel dettaglio, l'emendamento prevede proprio 1 milione di euro per il 2024, per l'adozione di progetti di cardio-protezione a Roma Capitale da parte del commissario straordinario.
Il pacchetto di emendamenti del Governo al decreto-legge approvato in Commissione riguarda anche: l'accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione, attraverso l'efficientamento dei processi di spesa e la previsione di incentivi economici ai dirigenti pubblici responsabili dei pagamenti delle fatture commerciali che raggiungano gli obiettivi di riduzione dei tempi di pagamento; il rafforzamento dei controlli del Ministero delle Imprese e del made in Italy sui crediti d'imposta relativi agli incentivi della Transizione 4.0, attraverso una convenzione con l'Agenzia delle entrate; l'estensione della possibilità di conferire a soggetti in quiescenza incarichi retribuiti ai vertici degli enti pubblici, prevedendo che tale procedura si applichi non solo nei casi in cui sia richiesto il parere delle Commissioni, ma anche nei casi in cui è stata richiesta la sola informativa alle Camere; lo slittamento, da giugno al 31 dicembre 2023, del termine per l'emanazione dei decreti delegati in attuazione della riforma Cartabia dell'ordinamento giudiziario.
Altra disposizione di iniziativa governativa approvata prevede anche l'utilizzo dei metodi e delle tecniche della progettazione universale, ossia l'abbattimento delle barriere fisiche o architettoniche per le opere qualificate come essenziali e indifferibili che sono state inserite nel programma del Giubileo, relative, in particolare, al compendio Città dello Sport di Roma.
Tali misure mirano a garantire accessibilità, autonomia e sicurezza negli spazi pubblici alle persone con disabilità. Un segnale che rende finalmente concreti tante promesse e tanti auspici, migliorando la qualità di vita per tutti i cittadini e rendendo più equo l'accesso ai servizi.
Altra importante proposta emendativa del Governo prevede un contributo una tantum di 40 milioni destinati ai soggetti gestori di SPID per la fornitura del servizio di identità digitale e ristoro dei costi sostenuti per l'adeguamento delle infrastrutture, con nuove modalità operative imposte dal PNRR. Le convenzioni scadevano ad aprile e, in mancanza di nuovi fondi, c'era veramente il rischio di vedere sospendere il servizio in breve tempo. Lo SPID non è l'unico modo per identificarsi digitalmente, ma è di gran lunga il più diffuso, basti pensare che, nel 2022, è stato utilizzato oltre un miliardo di volte per accedere ai vari servizi della pubblica amministrazione. Si tratta di un'iniziativa che serve non solo per assicurare la continuità operativa del servizio e l'interoperabilità delle informazioni tra pubbliche amministrazioni, di cui il nostro Paese ha un enorme bisogno, anche tra i vari livelli istituzionali, ma anche e soprattutto per garantire gli adeguamenti tecnologici necessari affinché tutti i cittadini possano beneficiare di un'identità digitale sempre più sicura, affidabile ed efficiente.
Tra le modifiche, anche qui, con emendamenti di iniziativa parlamentare degni di nota, ci sono quelle relative alla realizzazione delle reti per la banda ultra larga. A tal fine, sono prorogati di 24 mesi tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati e sono, altresì, prorogati di ulteriori 2 anni, nelle more del completamento del Piano “Italia a 1 giga”, i diritti d'uso delle frequenze della banda, previo versamento, da parte degli operatori, di un contributo annuo determinato entro il 31 ottobre 2023 dall'Agcom.
Devo dire che è stato fatto un grosso lavoro, come dicevo prima, sul personale degli enti locali, cui è stata destinata la realizzazione di progetti del PNRR. Importante è soprattutto la norma, introdotta grazie anche all'approvazione di una serie di emendamenti trasversali, che prevede, oltre alla stabilizzazione del personale assunto dalle amministrazioni centrali, già presenti nel testo originario del decreto, anche la stabilizzazione da parte degli enti territoriali - e mi riferisco alle regioni, alle province, alle città metropolitane, ai comuni o alle unioni di comuni - del personale assunto a tempo determinato per 24 mesi nell'ambito di progetti previsti dalla politica di coesione dell'Unione europea nazionale e per i cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027. Le stabilizzazioni dovranno essere nel limite dei posti disponibili della dotazione organica, previo colloquio selettivo e all'esito della valutazione positiva dell'attività svolta. Ai fini di tali assunzioni, i 24 mesi di servizio possono essere maturati anche computando i periodi di servizio svolti a tempo determinato presso amministrazioni diverse da quella che procede all'assunzione. Tale norma, oltre a contrastare il fenomeno del precariato, mira, in qualche modo, a far fronte alla carenza di personale qualificato in cui versano diversi enti locali. Mi riferisco ai comuni, che sono soggetti attuatori, che sono proprio privi di quelle professionalità, di quelle conoscenze e di quelle abilità necessarie a mettere in pratica i vari progetti secondo i dettati del PNRR.
Dopo dodici anni di tagli e blocchi - e questo, cari colleghi, oltre che a dirlo agli amici della maggioranza, lo dico anche a voi dell'opposizione -, in cui la pubblica amministrazione locale ha perso oltre 130.000 unità, ci troviamo oggi, finalmente - lo voglio sottolineare: finalmente -, con i comuni destinatari diretti e soggetti attuatori di una quota consistente del PNRR, circa 40 miliardi. Come possiamo pensare di affrontare con efficienza questa sfida senza personale e senza formazione continua sui territori? Sono contento, perché, dal decreto PNRR 1 in poi, si è cercato di dare risposte a questa forte criticità, rilevata soprattutto nei comuni di piccola dimensione demografica, ma ancora non è sufficiente, perché alle responsabilità e alle competenze complesse richieste non corrispondono adeguata retribuzione e prospettiva di stabilizzazione. Il decreto PNRR oggi in discussione insiste proprio sul punto della stabilizzazione di questo personale e continua a dare risposte per favorire la piena attuazione di molti progetti, che permetteranno agli enti territoriali di gestire al meglio le scadenze e gli impegni fondamentali per la crescita del nostro Paese.
E questo Governo, di cui Forza Italia fa parte orgogliosamente, continuerà a favorire questo processo, poiché, diversamente, non riusciremo a cambiare il volto del nostro Paese, con l'inserimento di personale giovane, qualificato e attratto dalla pubblica amministrazione come luogo di cambiamento e di sviluppo dell'Italia.
Sempre in relazione al problema della carenza del personale, per l'attuazione del PNRR, un'altra modifica apportata al testo prevede che le amministrazioni e i soggetti attuatori potranno ricorrere al reclutamento di personale da impiegare per il Piano anche mediante contratti di somministrazione di lavoro. Tali contratti potranno avere una durata superiore a 36 mesi, ma non eccedente la durata di attuazione dei progetti di competenza delle singole amministrazioni e, comunque, non eccedente il 31 dicembre 2026. Questa opzione di ricorrere al reclutamento del personale anche mediante contratto di lavoro in somministrazione, finora precluso alla pubblica amministrazione, viene vista con favore dagli operatori del settore e, in modo particolare, Ministro Fitto, viene vista in maniera estremamente positiva dai sindaci, in modo particolare da quei 5.500 sindaci dei piccoli comuni con meno di 5.000 abitanti, che, senza questa norma, senza queste norme, avrebbero veramente avuto difficoltà non solo nel gestire, ma nel rendere attuabile quello che era il PNRR. Quindi, in un momento in cui occorre dare ulteriore impulso al raggiungimento degli obiettivi del PNRR, le agenzie per il lavoro sono pronte ad offrire il proprio contributo al Paese nel reclutamento delle figure professionali necessarie, come è accaduto in periodo di pandemia per far fronte all'emergenza sanitaria.
Con riguardo, poi, alle politiche di coesione, va segnalata la norma che consente l'utilizzo delle risorse cosiddette liberate, ovvero le risorse che derivano dalla rendicontazione sui programmi europei, nazionali e regionali di spese già sostenute con fondi pubblici derivanti dal bilancio statale. Si prevede, infatti, che, a partire dal periodo contabile 2023-2024, i rimborsi riconosciuti dalla Commissione europea, a fronte di spese sostenute con risorse nazionali rendicontate nell'ambito dei programmi nazionali e regionali, cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale, dal Fondo sociale europeo e dal Fondo sociale europeo Plus, siano trasferiti sul conto corrente di tesoreria del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie, unitamente alle quote di cofinanziamento nazionale e alle risorse del Fondo di rotazione disponibili per effetto delle variazioni del tasso di cofinanziamento.
Si prevede, altresì, che i rimborsi riconosciuti alla Commissione europea, a fronte di spese anticipate dallo Stato per misure di riduzione dei costi energetici nell'ambito dei programmi cofinanziati sempre dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo, per il periodo di programmazione 2014-2020, saranno trasferiti alla Cassa per i servizi energetici e ambientali per il finanziamento di norme che prevedano agevolazioni per la fornitura di energia elettrica e di gas, in particolare, ai clienti domestici economicamente svantaggiati o in gravi condizioni di salute.
A quasi due anni di distanza, quindi, della presentazione del Piano è a tutti evidente la necessità di un'azione di forte semplificazione e di snellimento delle procedure, al fine di non compromettere l'efficienza degli investimenti. Le difficoltà nell'attuazione degli interventi sono certamente dovute a diversi fattori, quali i rincari delle materie prime e dei prodotti energetici, emersi a partire dalla fine del 2020 e, in qualche modo, accentuati, poi, con lo scoppio della guerra in Ucraina. Essi hanno determinato uno slittamento in avanti dei cronoprogrammi e degli investimenti, ai quali vanno anche aggiunte le difficoltà delle amministrazioni pubbliche, fortemente depotenziate dopo anni di blocco del turnover, che lamentano seri problemi di personale che, come ho detto prima, in questo caso, vanno a risolvere.
In conclusione, Presidente, desidero ribadire, a nome del gruppo di Forza Italia, come l'impostazione generale del decreto-legge vada proprio nella direzione anche indicata dal presidente Berlusconi, di semplificare, migliorare, accelerare le procedure, nonché di rendere più efficienti ed efficaci i meccanismi e i controlli ai fini dell'ottimizzazione della spesa e dei risultati. La velocizzazione dei processi per l'attuazione degli interventi e degli obiettivi del PNRR e del Piano complementare (PNC) contribuirà in maniera significativa alla crescita economica e alla modernizzazione del Paese. Ne siamo convinti e continueremo a lavorare per non sprecare questa enorme opportunità per la nostra Nazione.
Per questa ragione, come gruppo parlamentare alla Camera e grazie ai Ministri di Forza Italia, siamo ben contenti di poter contribuire in maniera determinante ad un Piano che, come ha sempre dichiarato il presidente Berlusconi, darà forza, rilancio e sempre più sostanza nel contesto europeo al nostro Paese, il quale - voglio ricordarlo ancora una volta - è uno degli Stati che ha fondato l'Europa, che crede di più nell'Europa e che sicuramente avrà la capacità nei prossimi mesi di incidere anche in scelte strategiche dell'Europa, nell'interesse di tutto il nostro continente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, è il terzo atto, nell'arco di 18 mesi, che interviene per accelerare le procedure di spesa delle risorse del PNRR. Tutti si pongono una domanda: lo farà davvero? Tanti dei commentatori - direi la maggioranza - ci dicono che emerge soprattutto una volontà, quella di accentrare la gestione dei fondi, di accorpare il controllo delle procedure proprio nella sede del Governo, a Palazzo Chigi, sotto il controllo del Ministro qui presente, il che significa autorizzarsi a rivedere il PNRR non solo sui tempi, ma anche nel merito di alcuni progetti. In che modo? Immagino che lo sapremo anche dalle risposte chiare, qui in Aula, del Ministro. Intanto continuiamo - lei lo sa, ce lo siamo già detti in Commissione - a non imboccare la strada dell'accessibilità dei dati e della trasparenza sulla realizzazione del PNRR: le informazioni sono poche, poco aggiornate, parziali e difficili da trovare anche per un parlamentare. Secondo noi, vi sono lacune gravi in termini di trasparenza proprio sul fronte dei progetti. Finora anche la regolamentazione e l'attuazione del PNRR sono state, di fatto, appannaggio quasi esclusivo dell'Esecutivo.
Il quadro voluto dal Governo Meloni con questo decreto rischia di accentuare ulteriormente questi aspetti e, come ci siamo detti, non è certo una vicenda che nasce con questo Governo. Il Parlamento - il Ministro lo sa, perché me lo ha sentito già dire - sta giocando dall'inizio di questa vicenda un ruolo marginale e - ripeto - non solo in questa legislatura. In generale, il confronto non è mai partito, se non durante il Governo Conte-bis, in cui almeno c'è stata una grande discussione, anche con feroci critiche sugli obiettivi, ma soprattutto sull'apertura di una nuova fase nell'Unione europea.
Tutti dovremmo in qualche modo constatare il fatto che, almeno in quel frangente, il peso del nostro Paese è servito ad aprire una nuova discussione, soprattutto considerato che spesso, in questo ventennio, le risposte alla crisi sono state soprattutto in termini di austerity e di severità e non certo per cambiare i paradigmi di quel Patto di stabilità.
I finanziamenti europei, però, non bastano da soli per risollevare il Paese e realizzare le opere pubbliche previste dal piano. Servono le competenze nella pubblica amministrazione, il rafforzamento dei controlli pubblici e il dibattito pubblico per coinvolgere i territori, ma, soprattutto, servono profonde e coraggiose riforme su alcuni obiettivi fondamentali, dal salvataggio della sanità pubblica alla decarbonizzazione dell'economia. Modificare ora la governance del PNRR non solo rischia di rendere le decisioni più opache, ma addirittura di ritardare l'attuazione del piano stesso. Cambiamenti come quelli previsti richiedono tempo per essere realizzati, tempo che dovremmo usare per attuare il PNRR stesso.
Il decreto introduce nuove nuovi organi della governance, in particolare la Struttura di missione PNRR, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - che risponderà, appunto, al Ministro - e l'Ispettorato generale per il PNRR, presso la Ragioneria generale dello Stato. L'ispettorato sostituisce, di fatto, quello che fino a questo momento era stato l'organo più importante del sistema di governance ovvero il Servizio centrale per il PNRR, diventando il punto di contatto nazionale per l'attuazione del PNRR nell'interlocuzione con la Commissione europea.
In base al decreto, anche le altre amministrazioni titolari potranno riorganizzare le strutture con cui gestiscono il piano, ma non sappiamo quali e quante di queste procederanno in tale direzione.
Per mettere in pratica tutto ciò occorre attendere che il decreto sia convertito in legge, che siano pubblicati i provvedimenti attuativi, che avvengano le procedure di nomina dei nuovi dirigenti e che si seguano le complesse procedure per l'organizzazione delle strutture amministrative. Tutto ciò rischia di essere un ulteriore aggravio, in questa discussione. A maggio del 2021 il Governo Draghi aveva varato il cosiddetto decreto Governance. A meno di due anni di distanza il Governo Meloni, di fatto, lo stravolge. In tutto ciò abbiamo scadenze previste già per marzo, altre per giugno, altre per settembre. A metà febbraio, il Governo Meloni si trovava ancora a dovere emanare 142 decreti attuativi e questo solo considerando le leggi approvate quando era in carica. Eppure, per noi, il PNRR è la più grande occasione per contrastare la crisi climatica e sociale che affligge il Paese. Non si può perdere altro tempo, come si continua a dire.
Ritorniamo, però, al merito di questa vicenda. Da che cosa è nata? La pandemia ha colpito l'economia e il tessuto sociale italiano molto più di altri Paesi europei. Non c'è solo il peso del nostro Paese in quella contrattazione, ma quanto la pandemia ha fatto da detonatore. La crisi ha ferito un Paese instabile e fragile dal punto di vista economico, sociale ambientale. Le categorie più vulnerabili, cioè le donne, i giovani e le persone socialmente indigenti, hanno pagato il prezzo più alto. Eppure, forse, come è stato detto, l'obiettivo del Governo è quello di spendere anche meno soldi - o almeno così dicono autorevoli fonti, capigruppo in questo momento assenti - e di non cogliere l'occasione di un'inversione radicale del paradigma dell'austerità. Non solo nel DEF il capitolo sanità non prevede alcune progettualità per risanare un sistema in ginocchio, ma lo stesso Ministro ha messo più volte in dubbio la realizzazione delle case di comunità con i fondi PNRR. Se davvero mancassimo questo obiettivo e perdessimo una parte di quei 20 miliardi destinati alla sanità, il Governo cosa intenderebbe fare? Abbiamo affrontato l'altra settimana in un question time la vicenda delle liste d'attesa: sono forse solo la punta dell'iceberg, di quello che è diventato un sistema sanitario nazionale diviso in 20 modelli diversi. Rivolgendoci ad un Ministro che conosce bene le realtà regionali: come si fa a chiedere poteri straordinari, quando non si è riusciti neanche a gestire i poteri ordinari? Ecco, la vicenda del PNRR doveva essere centrale in quel ripensamento della sanità territoriale!
Parliamo poi di quanto dovrebbe esservi previsto, lascando per un attimo le case di comunità, anche se per esse, le mense scolastiche e gli asili nido, il problema è lo stesso: dovevano essere previsti finanziamenti economici per i territori che ne consentono il funzionamento effettivo, a partire dalle aree più depresse del Paese e con minori servizi.
Che ne sarà, poi, del contrasto alla crisi climatica, su cui finora non abbiamo sentito o visto nulla, se non al contrario? La semplificazione introdotta potrebbe addirittura essere controproducente, determinando un minore controllo sugli investimenti di competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, incluse le procedure di valutazione di impatto ambientale. Volete semplificare ed accelerare le procedure, ma da quando siete insediati non avete messo a fuoco l'obiettivo della transizione ecologica. Avreste dovuto innanzitutto abbandonare la logica delle grandi opere faraoniche e puntare su un'opera diffusa di innovazione, per ridurre le emissioni di gas serra inquinanti e realizzare impianti di economia circolare, a partire dal Centro-Sud. Avreste dovuto promuovere la riconversione della mobilità urbana e le infrastrutture ferroviarie, urbane e pendolari, e nuovi treni, necessari soprattutto al Sud d'Italia, a partire da regioni come la Calabria e la Sicilia. Invece? Invece, vi siete persi a sognare di nuovo un sogno che viene dal passato, come il Ponte sullo Stretto, dimenticando l'obiettivo di diffondere comunità energetiche in tutto il Paese, nei piccoli comuni e nelle città.
Dovremmo fronteggiare l'emergenza climatica, andando ben oltre il 51 per cento di riduzione delle emissioni climalteranti previste proprio dal PNRR entro il 2030 che è il più basso degli obiettivi, già inadeguati, del 55 per cento fissati dalla legge europea sul clima. Il nostro Paese ha le potenzialità per arrivare a una riduzione di almeno il 65 per cento, accelerando la transizione energetica e investendo di più su rinnovabili ed efficienza, anziché continuando a puntare sul gas fossile.
Ecco, dovremmo immaginare il potenziale del turismo pensando non solo ai grandi attrattori, ma alla tutela, alla valorizzazione dei siti minori e alla rigenerazione delle periferie urbane, valorizzando luoghi identitari e rafforzando al tempo stesso il tessuto sociale del territorio. Insomma, il PNRR lo prevedrebbe, come prevede interventi che rappresentano un'opportunità enorme per la ricerca, eppure dovremmo accompagnarli con una forte immissione di dottorandi e ricercatori, oggi, sottodimensionati e sotto retribuiti, dovremmo dare un colpo di spugna alla proliferazione dei contratti precari, come ha fatto la Spagna, proprio coi fondi del Next Generation EU, introdurre il salario minimo legale, una legge sulla rappresentanza, un sostegno al reddito universale, proprio quello che voi avete tolto! Voi direte: cosa c'entra? C'entra, perché che ripresa ci potrà essere in un Paese dove il Governo decide di rigettare migliaia di persone nella povertà? Dovreste ascoltarvi, ogni tanto, con gli occhi degli amministratori, lo dico anche a Pella che ho appena sentito, dei sindaci e delle sindache che citate: mettere a terra, velocizzare, sburocratizzare… Ma come si possono fare tutte queste cose se nei comuni manca il personale, se non discutiamo mai del software? Parliamo sempre di hardware e non parliamo delle persone, quelle che progettano e quelle che poi devono tenere aperti i servizi.
Insomma, la faccio breve, visto che questo Parlamento vuoto è figlio della volontà di discutere tutto questo anche attraverso la decretazione d'urgenza. Vi lascio un ultimo dubbio: i target, quelli trasversali, come l'occupazione giovanile e femminile e il Mezzogiorno, senza interventi forti e dedicati rischiano di restare un'occasione completamente persa. Dite che non si possono amministrare investimenti senza riforme; è vero, su questo siamo d'accordo, occorrono riforme per uscire dalla crisi pandemica, dalla crisi sociale, dalla crisi climatica, ma mi faccia dire, Ministro, che le stiamo ancora aspettando. Nulla si è fatto per capire quanto davvero abbia pesato questa triplice crisi, quella climatica, quella sanitaria e quella sociale, a cui si è aggiunta la recrudescenza di una guerra ai confini dell'Europa.
Io vedo un Paese più povero di ieri, vedo un Paese in cui si rischia, addirittura, che tutti gli effetti del PNRR vengano vanificati da quella che è la spirale inflattiva che in qualche modo vediamo da mesi. Il costo della vita è quello che è per la gran parte del Paese e il PNRR rischia di essere semplicemente un pezzettino di una strategia che neanche gli amministratori locali riescono a mettere a fuoco.
Ecco, concludo così. Chiedete di lasciarvi decidere tutto, ma noi, ahimè, non ci fidiamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giuseppe Castiglione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CASTIGLIONE (A-IV-RE). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi; la ringrazio, Ministro, per l'attenzione che ha voluto dedicare a questo dibattito, a un ulteriore decreto-legge che probabilmente si tramuterà in un altro voto di fiducia, e per il tempo che lei gli ha dedicato, così come ha fatto anche al Senato. Noi la ringraziamo per questa attenzione, però, avremmo voluto anche noi, in sede di dibattito parlamentare, poter offrire alcuni spunti. Molti degli spunti che sono stati offerti al Senato sono stati ripresi dal Governo e noi di questo prendiamo atto con grande soddisfazione, in particolare, per quanto ci riguarda, della parte del decreto relativa a italiasicura e quella relativa a Industria 4.0, due elementi essenziali e fondamentali, due iniziative che noi abbiamo fortemente condiviso. Lei le ha recuperate e le ha reintrodotte in questo decreto e di questo noi le siamo particolarmente grati. Però, certo, avremmo voluto partecipare a un dibattito più intenso, più partecipato e soprattutto poter dire che le risorse, questa grande opportunità che si presenta al Paese, hanno visto insieme le istituzioni, hanno visto insieme i cittadini, il grande coinvolgimento nei momenti di gravissima crisi, di grande crisi, della crisi pandemica, per far ripartire il Paese; tutto il Paese si è ritrovato attorno a questo provvedimento. C'è stato un fiorire di iniziative; stamattina, in una trasmissione televisiva, i sindaci di Pescara, di Empoli e di Matera hanno presentato tantissime idee, tantissimi progetti, tantissima progettualità. Si è risvegliato il Paese per farlo ripartire.
Tuttavia, oggi, lei con il decreto pone un tema: saremo in condizioni di poter utilizzare queste risorse? La mole di risorse che è messa a disposizione del nostro Paese sarà utilizzata? Certo, lei, nel suo intervento al Senato, ha detto che con molta probabilità non riusciremo a centrare i target previsti per il 2026. Noi, oggi, invece, vorremmo che questi target, questi obiettivi potessero essere raggiunti dal nostro Paese. Siamo stati capaci di fare fino in fondo una riflessione sul perché non riusciamo mai a utilizzare queste risorse?
Mi permetterà, Ministro, vista la nostra non giovane età sul piano dell'esperienza amministrativa, di ricordare quando, nel 2011, lei varò il Piano d'azione e coesione per i ritardi che si erano accumulati nel programma di sviluppo 2007-2013. Anche allora vi era l'incapacità di spesa della pubblica amministrazione. Si tratta allora di un problema vecchio.
Siamo stati capaci con questo decreto di rispondere a tutto ciò? Siamo stati capaci di dire come la pubblica amministrazione possa affrontare oggi questi ritardi? Perché di piani ne abbiamo visti tanti, così come di cabine di regia. Lei ha un'esperienza lunghissima sul piano amministrativo e mi insegna che di cabine di regia, di tavoli di lavoro, di coordinamenti, di agenzie ne abbiamo visti veramente tanti. Da oltre un decennio, la macchina amministrativa continua a manifestare, caro Ministro, i propri limiti, dimostrando di non essere in grado di affrontare le sfide che la attendono. Per tale ragione, bisogna riflettere su come debba essere inteso il concetto di amministrazione, quale amministrazione noi vogliamo. I ritardi del PNRR e i programmi della politica di coesione evidenziano un problema che si è sempre temuto a Bruxelles: l'incapacità del nostro Paese di assorbire le risorse che sono messe a disposizione dall'Europa per lo sviluppo e la coesione dei nostri Paesi.
Nel periodo di programmazione dei fondi europei, almeno dal 1988, il Paese ha sempre arrancato per realizzare questi programmi e soprattutto catturare le risorse, molto spesso copiose, che sono messe a nostra disposizione. È un dato storico questo, consolidato; il dato che emerge in maniera più evidente è che ormai vi è una quasi endemica debolezza, arretratezza, inadeguatezza delle amministrazioni pubbliche ai vari livelli a portare avanti i programmi, i progetti di investimento, in particolare, nel nostro Mezzogiorno. Innumerevoli riforme dell'organizzazione del sistema centrale regionale, abolizione di strutture denominate ora cabine di regia, ora nuclei, ora agenzie, o la creazione di nuovi istituti di programmazione - ricorderà quante, a partire dal famoso Accordo di programma quadro - non hanno cambiato però il dato strutturale di fondo: le nostre amministrazioni non riescono a utilizzare le risorse messe a disposizione. Molto spesso vengono salvate dai progetti cosiddetti retrospettivi, ma non si sono innescati in maniera visibile e significativa i processi di sviluppo da tutti largamente attesi. Dobbiamo ammettere che questi limiti sull'attuazione della programmazione per lo sviluppo sono l'altra faccia della stessa inadeguatezza delle pubbliche amministrazioni, inadeguatezza che scontano ogni giorno i cittadini e le imprese in tutti gli uffici del nostro Paese, da quelli per i passaporti, alla sanità, ai comuni.
Non si tratta di un problema organizzativo o gestionale, ma di una grande sfida politica. Un esempio è il tema delle province, a me care: è stata una grande battaglia; piuttosto che riorganizzare su una base di maggiore efficienza, piuttosto che ridefinire allora le funzioni, sulla base dell'enormità dei costi, si preferì fare una riforma che poi non portò quei frutti attesi e soprattutto quei servizi ai nostri cittadini.
La problematicità e la funzionalità dell'apparato pubblico riguarda proprio il PNRR, perché, come tutti sappiamo, questo Piano non serve a finanziare progetti. Aveva creato speranze, voleva e vuole far ripartire il nostro Paese con interventi certamente importanti, ma dovrebbe innescare un grandissimo processo di modernizzazione e adeguamento del nostro Paese.
Allora, caro Ministro, la Corte dei conti, nella relazione sullo stato di attuazione del PNRR dello scorso febbraio, ha squarciato il velo su come, in questi anni, ci si sia accontentati di raggiungere appena le soglie realizzative per poter accedere alla concessione dei fondi. Proprio questo modo di amministrare le risorse per la ripartenza post pandemica ha fatto sì che, oggi, ci si trovi di fronte ad una situazione complessa, che il decreto vuole migliorare.
Penso alle risorse destinate al settore agricolo. Il ministro Lollobrigida ha detto che abbiamo raggiunto gli obiettivi, che abbiamo raggiunto i target e le milestone sono in linea. Invece, sappiamo che è stato emesso un bando per 1 miliardo e 200 milioni, ma sono stati utilizzati solamente 200 milioni; per le altre risorse, dovrà essere emesso un altro bando e, molto probabilmente, non riusciremo a traguardare quegli obiettivi.
Per restare nel settore agricolo, perché non uniformare e coordinare meglio gli interventi? Penso, per esempio, all'agrivoltaico, al parco agrisolare, per il quale una delega è stata conferita al Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e l'altra al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica; ma gli incentivi a chi vengono dati? Al Ministero delle Imprese e del made in Italy. Quindi, c'è un mancato coordinamento, una mancata autorizzazione e un'impossibilità di utilizzare quelle risorse che, se venissero utilizzate e proficuamente spese a supporto del settore agricolo, sarebbero di una importanza straordinaria. Allora, serve un maggiore coordinamento.
La strategia, messa in campo oggi, di eliminare i confini e rendere unitarie le diverse aree e tipologie di finanziamento è uno sforzo importante, ma sappiamo che non possiamo perdere di vista gli obiettivi da realizzare all'interno del PNRR, riguardo al quale il commissario Gentiloni, ieri, ha riconfermato la necessità di utilizzare le risorse entro il 2026.
Se non dovesse essere possibile utilizzare quelle risorse, dove le prenderemo? Riguardo a questi vasi comunicanti di cui si parla, caro Ministro, sarebbe importante dire qual è lo sforzo, che apprezziamo, per far dialogare le diverse risorse e per raggiungere gli obiettivi che stiamo portando avanti.
Vorrei soffermarmi anche sul fatto che il Governo ha deciso una radicale revisione del sistema della governance. Per esperienza, dico che oggi il Governo si è assunto un rischio importante. Infatti, è indubbio che il sistema è già in difficoltà e rallenterà ulteriormente. Ministro, lei ha tanta esperienza per comprendere che questo decreto rallenterà ulteriormente l'erogazione della spesa. Possiamo solamente auspicare la semplificazione nel prossimo futuro, sperando di recuperare gli ulteriori ritardi che già sono stati accumulati.
Ministro, lei già nel dibattito al Senato ha evidenziato, sulla base della relazione sullo stato di attuazione della politica di coesione europea e nazionale, la gravità della situazione relativa all'attuazione dei programmi per la coesione, sia per i ritardi nella spesa, sia per la scarsa qualità dei progetti.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 14,15)
GIUSEPPE CASTIGLIONE (A-IV-RE). Dalla lettura della relazione, è emersa, in maniera cruda, la grave difficoltà in cui si trova il Paese ed è emerso come, ormai, l'utilizzo dei progetti retrospettivi sia diventato un sistema che svuota di contenuti la programmazione, con la mera sostituzione dell'intervento ordinario con quello straordinario.
Per uscire dall'impasse, il Governo ritiene necessario intervenire, come ha fatto, sulla governance delle politiche di coesione, rafforzando, in futuro, i sistemi di gestione e di monitoraggio. Tuttavia, credo che questi siano interventi importanti, necessari, ma non sufficienti. Per decenni, abbiamo prodotto diverse riforme dell'organizzazione del sistema di gestione e i risultati, caro Ministro, non sono stati particolarmente entusiasmanti. Dobbiamo ammettere, infatti, il dato di fondo: è rimasta immutata la fragilità di tante amministrazioni regionali e di tante amministrazioni locali, incaricate di predisporre e gestire i programmi.
Non sono stati sufficienti la creazione di nuove strutture, le cabine di regia di cui oggi parliamo, la realizzazione di programmi informatici e l'ampliamento a dismisura dell'azione delle società di assistenza tecnica, società che, oggi, fanno anche la programmazione, che, invece, deve appartenere alla politica. Molto spesso, ci si trova ad affidare alle società di assistenza tecnica anche la programmazione, che è il primo e importantissimo atto politico del Governo, di una regione o di un Paese. I cittadini e le imprese continuano a chiedere riferimenti stabili nelle amministrazioni e procedure certe e snelle.
Per quanto riguarda gli investimenti pubblici, si è lavorato molto al fine di rivedere i sistemi di gestione, ma si è lavorato poco sulla programmazione. Ancora oggi, dopo tanti cicli di programmazione comunitaria, caro Ministro e caro Presidente, spesso, si cercano i progetti dopo avere presentato i programmi a Bruxelles, quando, invece, sulla base delle priorità nazionali e regionali di settore, dovrebbero essere definiti preventivamente i progetti su cui costruire le proposte da portare alla Commissione europea. Rivedere, quindi, il ciclo della programmazione nazionale, a mio avviso, dovrebbe essere una priorità politica per il prossimo futuro.
Cari colleghi e Presidente, la situazione così delineata ci restituisce un quadro quasi paradossale: abbiamo le risorse e non riusciamo a spenderle. Siamo in un momento spartiacque nel nostro Paese, bisogna agire con riforme strutturali, lasciandoci alle spalle anni di amministrazioni inefficienti, abbandonando il metodo dell'adozione di misure tampone, abbracciando, invece, riforme serie ed incisive.
Nel merito del provvedimento, certamente, rileva l'eliminazione dell'Agenzia per la coesione, come ha riferito nel suo intervento al Senato, anche con la piena condivisione dei sindaci, delle amministrazioni, delle province, dell'ANCI e dell'UPI e delle regioni. A mio avviso, bastava correggere quella struttura, perché il problema non era il costo della struttura, ma rendere più efficiente quella amministrazione e metterla nelle condizioni di funzionare e di rendere un servizio alle amministrazioni locali. Non sarebbe stato più utile mantenere la governance attuale, rimediando alle inesattezze, ripensando a un metodo più utile nella gestione delle risorse ed intervenendo per dare più speditezza, più velocità alle attività che la stessa agenzia svolgeva? Se per il PNRR semplificazione e accelerazione nell'attuazione dei programmi possono rappresentare sicuramente soluzioni corrette e percorribili, per quanto riguarda il Piano di coesione territoriale il ruolo delle regioni e degli enti locali è stato sempre storicamente centrale nell'attuazione dei programmi, attraverso il tavolo permanente, il tavolo di confronto.
Infatti, dati i gravi ritardi che sono stati riscontrati rispetto alle scadenze prefissate, un intervento di semplificazione e di rafforzamento delle strutture, com'è stato fatto nel PNRR, era probabilmente necessario. Una radicale reimpostazione di tutta l'organizzazione delle strutture ministeriali di coordinamento, di gestione, di controllo, con una serie articolata di provvedimenti attuativi da realizzare per la soppressione e la creazione di nuovi uffici, il trasferimento di personale e la revisione delle procedure, non vi è dubbio che rallenterà l'azione di impulso e di coordinamento nell'attuazione del Piano, che è il nostro il nostro unico grande obiettivo.
La scelta è stata fatta. Vedremo se questi interventi così radicali di riorganizzazione consentiranno di recuperare i ritardi nell'attuazione dei progetti, riuscendo ad assorbire il tempo necessario alla transizione da un sistema all'altro.
Il decreto-legge oggi in conversione, oltre alle considerazioni fin qui svolte, accoglie anche una serie interessante di misure, lo avevamo detto, italiasicura e Industria 4.0. Per noi il tema del dissesto idrogeologico, il tema dell'innovazione, il tema delle nuove tecnologie a servizio dell'industria sono fatti importanti. Vi è, poi, il tema dell'economia circolare, del biometano, io sono tra i firmatari della circolare sul biometano e quindi so quale importanza abbia al servizio delle nostre imprese agricole. Anche aver sancito l'istituzione dell'Autorità di gestione nazionale del Piano strategico della PAC 2023-2027 è importantissimo e denota un allineamento delle politiche agricole europee, che ora godono di una dignità importante sul piano nazionale. Così come lo è una serie di misure per l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA). Sono tutte misure importanti.
Nonostante la bontà delle disposizioni in merito, sarà impossibile realizzare quanto dovuto. Quindi, sarebbe stato opportuno pensare a una modifica strutturale della governance a livello ministeriale, andando a snellire i passaggi burocratici da un Ministero all'altro, definendo con esattezza le competenze dell'uno e dell'altro, così da evitare continui rimpalli, piuttosto che continuare a prevedere, come in questo caso, misure che non fanno altro che confermare una gestione inefficiente e inefficace. Per tutti questi motivi, onorevoli colleghi, penso che il Governo, con la conversione di tale decreto, non sarà in grado di porre rimedio ai ritardi accumulati. Caro Ministro, noi auspichiamo, invece, che questi ritardi possano essere recuperati, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa essere realizzato e attuato. Certamente, lei assume una gravissima responsabilità, così come anche in questa occasione del dibattito parlamentare in questa Camera e al Senato, dove lei ha prestato tanta attenzione all'attività, alle iniziative e ai suggerimenti che il Parlamento ha voluto portare avanti. Allo stesso modo, noi saremo al suo fianco, per far sì che queste risorse possano essere messe finalmente a disposizione del Paese, soprattutto all'indomani di un periodo difficile su più fronti per l'Italia e soprattutto per i suoi cittadini e per le sue imprese, nei confronti dei quali e delle quali corre l'obbligo di capitalizzare al meglio le risorse a nostra disposizione, non potendo permettere, in alcun modo, di rinunciare a opportunità irripetibili come quelle del PNRR e dell'attuazione del Partenariato per lo sviluppo e la coesione. Ne va del futuro del nostro Paese. Grazie, Presidente, grazie colleghi e grazie Ministro, per l'attenzione che ci ha riservato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Franco Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signora Presidente. Egregie colleghe e colleghi, signor Ministro, oggi, qui, ci troviamo ad analizzare e votare l'ennesimo decreto-legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un Piano approvato nel 2021, con un unico obiettivo: rilanciare l'economia dopo la pandemia da COVID-19, al fine di raggiungere quella sospirata transizione verde e digitale del Paese Italia. Un piano importante, con grandi ambizioni, ma che si è scontrato sin da subito con un impianto tecnico e amministrativo elefantiaco. D'altronde, non poteva essere altrimenti, dato come l'Europa, da sempre, legifera e - se mi permette, Presidente - complica le procedure attuative, le rendicontazioni e le verifiche. Un esempio su tutti, i fondi strutturali a disposizione di regioni e comuni nelle diverse programmazioni europee. Come al solito, una tecnocrazia portata all'estremo sta determinando rallentamenti e rischi nell'utilizzo di queste infinite risorse, risorse che dovrebbero cambiare questo Paese. L'impegno del Governo, ma anche di tutto il Parlamento, deve essere indirizzato, pertanto, esclusivamente a utilizzare tutte le risorse finanziarie a disposizione. È impensabile rinunciare a questi fondi. Sarebbe un'eresia. Queste risorse sono essenziali, ma vanno considerate e inquadrate all'interno di una cornice più ampia. Purtroppo, i vari attori coinvolti sino ad oggi - regioni, province, enti locali e territoriali pubblici e privati - si sono soffermati sui singoli aspetti e sulle singole Missioni, dimenticando che risultava importante, invece, avere uno sguardo d'insieme per comprendere l'effettiva portata del Piano. È innegabile che i dubbi procedurali, interpretativi e gli interrogativi siano tanti e non facilmente risolvibili con risposte immediate. Ormai il nostro Paese è succube di FAQ e di interpelli. Come è successo con i bonus edilizi, anche sul PNRR questo è il modo di procedere. Una maniera, però, assolutamente poco incisiva e costruttiva. Se poi, oltre a questi concreti problemi, aggiungiamo che, come sempre, la contrapposizione ideologica gioca sempre più un ruolo divisorio e non costruttivo nel dibattito politico, appare evidente che i problemi nell'attuazione del Piano si moltiplicano. Infatti, quanto sta succedendo evidenzia come la scelta dell'Italia, di centralizzare a livello statale la realizzazione dello stesso Piano, sia stata, forse, poco lungimirante. Probabilmente, le regioni e le province autonome avrebbero potuto giocare un altro ruolo, più in autonomia e forse in maniera più efficace. Tanti progetti, tante misure, tante risorse, che però hanno evidenziato una sorta di paradosso amministrativo e burocratico. Stesse procedure, regole e adempimenti per un piccolissimo comune per portare a casa 10-15.000 euro rispetto a progetti di diversi milioni di euro. Questo sistema ha messo in ginocchio soprattutto gli enti locali, i piccoli, piccolissimi comuni, che da troppo tempo sono in affanno, mancando il personale, addirittura per mandare avanti i cosiddetti servizi di base e le funzioni primarie, figurarsi immaginare di avere personale preparato e competente all'attuazione delle misure inserite nel PNRR. Ci troviamo enti locali abbandonati a loro stessi, in cui i dipendenti con deleghe di funzioni o i RUP interni sono reticenti ad assumersi le responsabilità degli atti: l'atavica paura della firma. Ma, d'altronde, come non dare loro ragione?
Il PNRR, nella prima fase, aveva immaginato che l'istituzione di una task force composta da 1.000 esperti avrebbe accompagnato in questo percorso regioni e, soprattutto, comuni, come soggetti attuatori. Direi, però, che è l'ennesimo buco nell'acqua. Siamo, comunque, convinti che le misure attuali previste in questo decreto, messe in atto per agevolare le assunzioni a tempo determinato per implementare le strutture dei nostri comuni, siano importanti e siano una svolta, ma è altrettanto importante che regioni e province agevolino tale processo. Le assunzioni a tempo determinato dovranno diventare, come auspicato nel decreto, però compatibilmente con le risorse finanziarie degli enti locali, assunzioni a tempo indeterminato: l'unica maniera per rendere appetibili gli enti locali più piccoli e localizzati nelle aree più interne e marginali nel nostro Paese, come, ad esempio, nelle nostre aree montane. Ci aspettiamo con questo decreto semplificazioni procedurali vere e un'ottimizzazione delle piattaforme digitali, che stanno creando problemi immani non solo per l'attuazione del Piano stesso, ma anche nell'ordinaria amministrazione di un comune. Purtroppo, l'impianto del PNRR, impostato esclusivamente sulle risorse suddivise nelle diverse misure, ha determinato un tutti contro tutti, generando scompensi e una non coesione. A oggi, infatti, il Piano non sembra essere stato efficace nell'accorciare le sperequazioni, anzi, in alcuni casi ne ha create nuove.
“Si tratta di cogliere o di perdere un'opportunità straordinaria per l'Italia e per l'Europa intera”: queste ultime parole sono state dette dal Presidente della Repubblica ed evidenziano in maniera chiara la necessità di non perdere questa sfida. Non possiamo rinunciare a parte delle disponibilità finanziarie. Al limite, dovremo essere tutti onesti intellettualmente nel valutare, con coraggio e lungimiranza, quali progetti e interventi, di fatto, risultino essere, allo stato attuale del programma, irrealizzabili, e agire di conseguenza. È innegabile che l'attuazione della programmazione del PNRR, come risulta, ad esempio, dal Rapporto intermedio redatto sullo stato di attuazione delle infrastrutture prioritarie, abbia evidenziato come, nel corso del 2022, ci sia stata una forte accelerazione del mercato, con una tendenza alla crescita in tutte le fasi degli investimenti pubblici. Ma tale fotografia ha evidenziato anche come la maggiore preoccupazione sia concentrata soprattutto sull'effettiva capacità di eseguire materialmente i lavori nei termini previsti, tenendo anche conto, come indicato nel Rapporto, che l'aumento dei costi per l'adeguamento dei prezzi si stia attestando al 26 per cento. Elemento, questo, da monitorare e di cui tenere conto, nel proseguimento dell'attuazione del Piano.
Auspichiamo che il Governo attui tutti i passaggi necessari con l'Europa per revisionare i tempi e le scadenze previste per il 2026 e valutare eventualmente la possibilità strategica di spostare alcune opere sui fondi strutturali comunitari. Siamo comunque soddisfatti di una serie di norme, contenute nel decreto, che agevolano soprattutto gli enti locali e della sua visione, signor Ministro, dei nostri territori.
Come componente Minoranze Linguistiche vigileremo con attenzione sull'applicazione del decreto in questione, auspicando sempre che ci sia da parte del Governo un'attenzione ai territori che rappresentiamo, che si sono messi in gioco anche questa volta tra mille difficoltà.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Presidente, Ministro Fitto, colleghe, colleghi, è bene innanzitutto ricordare che oggi stiamo discutendo della più grande opportunità che l'Italia solo qualche anno fa mai si sarebbe immaginata di poter avere: 191 miliardi e mezzo, a cui vanno aggiunti 13 miliardi di REACT-EU e 30,6 miliardi del Fondo nazionale complementare. Fondi messi in campo dall'Europa per una ripresa giusta e inclusiva, un'opportunità storica per l'Italia di oggi e per le generazioni di domani, un'opportunità che salda investimenti e riforme.
Il PNRR è lo strumento principe con cui stiamo investendo sul nostro futuro, con cui dovremmo investire sul nostro futuro. Nel PNRR ci sono le grandi infrastrutture per la transizione digitale e ambientale. PNRR significa, però, soprattutto cambiamenti veri nella vita delle persone. Persone a cui abbiamo la possibilità di dare un futuro diverso. Pensiamo, ad esempio, ai percorsi di vita indipendente per le persone con disabilità, agli asili per garantire servizi a quelle famiglie di cui tanto riempite di parole, troppe volte vuote, i vostri interventi. PNRR significa progetti di housing sociale e alloggi accessibili in un momento in cui avete cancellato perfino il Fondo affitti e morosità incolpevole. PNRR significa case di comunità per una sanità pubblica davvero territoriale e in Lombardia lo sappiamo bene cosa ha significato non averla. PNRR significa scuole più innovative e inclusive. PNRR vuol dire anche crescita: potenzialmente più di 10 punti di PIL totali. A pagina 12 della sezione terza del DEF, che avete appena approvato, si legge: in base alle ipotesi adottate, nel 2026, anno finale del Piano, per effetto delle spese ivi previste il PIL risulterebbe più alto del 3,4 per cento rispetto allo scenario base che non considera tali spese. Di qui al 2026, quindi, stiamo parlando di circa 70 miliardi di crescita. PNRR vuol dire investimenti che produrranno, secondo una stima di Banca d'Italia, una domanda aggiuntiva di 375 mila occupati, di cui il 79 per cento nel privato.
Eppure, nonostante tutto questo, abbiamo purtroppo assistito a dichiarazioni di intenti da parte sua, Ministro, di revisione e di riscrittura del Piano; dichiarazioni di intenti perché non ci è dato conoscerne i contorni, le specifiche, né le proposte concrete. Lei, Ministro, ha dichiarato di voler spostare alcuni progetti sulla politica di coesione, ma senza presentare in dettaglio in Parlamento né cosa, né come, né quando. Per non parlare del capogruppo della Lega che, pur smentito poi dal Governo, ha persino dichiarato che era meglio non spendere i fondi, piuttosto che impiegarli male e che forse dovevamo valutare di rinunciarne ad una parte.
L'Italia oggi, Ministro, è in ritardo. Non solo la Corte dei conti ha rilevato che il complesso delle risorse per i nuovi progetti del PNRR porta ad evidenziare come oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti, ma accade anche che, nonostante le richieste della Commissione europea, ribadite anche dal commissario Paolo Gentiloni e dal suo capo di gabinetto in una lettera al Corriere della Sera di qualche giorno fa, il Governo non presenterà il nuovo PNRR con il capitolo di REPowerEU entro la fine di aprile. In quest'Aula la Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Matilde Siracusano, rispondendo ad un nostro question time, ha detto che sul REPowerEU è ancora in corso l'attività istruttoria e che per questo non è possibile, allo stato attuale, fornire elementi di dettaglio.
Ci ha anche detto che il 30 aprile non era una scadenza perentoria. No, certo, il 30 aprile non è una scadenza perentoria, ma il Governo ci vuole spiegare come potrà in un mese poi impiegare tutte le risorse residue (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché, ricordiamolo, una volta presentate le modifiche, la Commissione avrà bisogno di almeno due mesi per dare una valutazione, dopodiché il Consiglio avrà un altro mese per approvarle. E quindi, nel caso in cui l'Italia inviasse il suo Piano a fine agosto, come ci avete annunciato sui giornali, si arriverebbe a fine novembre e, a quel punto, il Governo avrebbe soltanto un mese per impiegare queste risorse.
Credo che con queste premesse, come del resto ci ha avvisato anche il commissario Gentiloni, l'Italia rischia di perdere il 30 per cento dei fondi: fondi per cui non ci sarà un'altra possibilità per l'Italia. Ce lo ha ribadito il commissario Gentiloni negli ultimi mesi, ha detto che revisioni del Piano sono possibili, purché si tratti di revisioni mirate e motivate da circostanze oggettive, non di modifiche all'ingrosso, è una citazione. Di questa possibilità tra l'altro - voglio ricordare anche questo - si è già avvalsa una serie di Paesi, tra cui recentemente Germania, Finlandia e Lussemburgo. Quindi, si poteva farlo, se si fosse voluto.
L'Italia è in ritardo anche nell'attuazione delle riforme che sono parte fondamentale del Piano, che questo Governo sta rallentando, anziché accelerare. Ne ricordo due, quella della giustizia e quella della competitività, balneari in cima. Siamo in ritardo e rischiamo di esserlo ancora di più nel 2026 sugli obiettivi del PNRR, tra cui quelli di far crescere l'occupazione femminile di 3,7 punti e quella giovanile di 3,2 punti percentuali. Questo Governo non ha dato risposte rispetto alle linee guida dell'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021, e su questo nessuno vi dice di non fare deroghe in alcuni settori, ma non possiamo non citare i recenti dati Anac che ci raccontano che il 70 per cento degli affidamenti prevede una deroga totale alle assunzioni del 30 per cento di giovani e donne.
E anche se ci fermiamo a guardare solo gli affidamenti sopra il milione di euro, le deroghe totali sono il 25 per cento. L'Italia, Ministro, è ancora sotto la media europea per l'occupazione femminile, e, se vogliamo occuparci davvero del tema della denatalità, anche da qui dobbiamo partire, non con deroghe, ma con obiettivi sfidanti.
Voglio toccare un ultimo punto: secondo la Corte dei conti le città negli ultimi anni sono state le realizzatrici di quasi la metà degli investimenti pubblici italiani e saranno chiamate ad assumere un ruolo primario nell'attuazione del Piano, lo stanno già facendo.
I comuni, che negli ultimi 5 anni hanno realizzato mediamente 10 miliardi annui di investimento, ora dovrebbero progettare e realizzare, secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, interventi per 70 miliardi di euro entro il 2026, ovviamente con un particolare focus sulle missioni legate alla mobilità sostenibile, alla rigenerazione urbana, alla qualità dell'abitare, alla cultura, al trasporto pubblico di massa e alla tutela del territorio. Ministro, ascoltate i nostri enti locali, ascoltate i sindaci, ascoltate i territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Siete impegnati a fare la riforma della legge elettorale che li riguarda, ma non date ascolto e risposte, anzi, sono stati usati come capro espiatorio per il mancato raggiungimento di alcuni obiettivi del PNRR. Pochi giorni fa il presidente dell'ANCI, Antonio Decaro, le ha scritto, ha scritto a lei, al Ministro Giorgetti, al Ragioniere Generale dello Stato. Non avete accolto moltissimi dei nostri emendamenti, ascoltate loro. Mettete mano alla piattaforma ReGiS, rispettate i tempi per i pagamenti ai soggetti attuatori, a partire dagli anticipi, sosteneteli nell'aumento dei costi che devono affrontare.
Ministro, colleghe, colleghi, il PNRR è un'occasione unica e irripetibile per costruire quell'Italia di domani che abbiamo messo nero su bianco nei nostri documenti; un'occasione unica e irripetibile per intere generazioni; un'occasione unica e irripetibile per cambiare la vita di tante persone, per dare loro opportunità e futuro. Abbiamo visto i dati del DEF e le premesse della prossima legge di bilancio. Non ci sono altre strade e non basteranno i vostri provvedimenti bandiera che non affrontano le difficoltà vere di famiglie e imprese, che se la prendono con chi fa più fatica e con chi ha meno.
Con che coraggio direte che mancano i soldi, dopo avere sprecato l'occasione del PNRR? L'Europa ha fatto un grande passo con Next Generation EU. Quell'Europa contro cui tanto avete puntato il dito è quella da cui viene la più grande opportunità per il nostro Paese. Non sprecatela, siamo ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1089)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la I Commissione (Affari Costituzionali), deputata Elisabetta Gardini. Si intende che vi abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare il relatore per la V Commissione (Bilancio), deputato Nicola Ottaviani. Anche lui vi rinuncia.
Ha facoltà di replicare il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, deputato Raffaele Fitto.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi di tutti i colleghi, che ringrazio per il contributo a questo dibattito. Penso sia molto importante che, a partire dalla discussione sul decreto di cui ci stiamo occupando, si possa anche fare qualche altra considerazione di carattere più generale rispetto al PNRR.
Ho ascoltato anche molte considerazioni che non corrispondono al contenuto del decreto e proverò anche a spiegare il senso, con dovizia di particolari, perché penso sia utile indicare le cose come realmente stanno, perché sinceramente ho ascoltato diverse inesattezze, che non fanno parte in alcun modo dei contenuti di questo decreto.
Parto da una valutazione di carattere generale che è collegata al ruolo del Parlamento, che più colleghi hanno richiamato come centrale e fondamentale. Io penso che questo lo sia e il Governo lo sta dimostrando concretamente con i suoi comportamenti. Questo decreto ne è una testimonianza, se è vero come è vero che ne abbiamo discusso abbondantemente e in modo specifico al Senato, così come accade per tutti i decreti-legge, che evidentemente individuano in uno dei rami del Parlamento un luogo di confronto specifico e dettagliato. Anche questo dibattito penso rappresenti un'occasione molto positiva, insieme - lo voglio sottolineare - alla disponibilità che il Governo ed io personalmente abbiamo dato in più circostanze al Parlamento, ossia quella di avviare una fase di confronto con la possibilità di riferire in Aula, cosa che, una volta superato il decreto, sicuramente faremo, e anche in una fase più approfondita, che sarà la relazione semestrale che il Governo presenterà, nella quale potremo intervenire nel merito e illustrare nel dettaglio le questioni delle quali oggi ci stiamo occupando. Sarà quella l'occasione nella quale potremo fare una riflessione più ampia rispetto alla fase di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Però io oggi, qui, devo respingere con forza alcune critiche perché semplicemente non vere - non opinabili, ma non vere - e parto da alcune prime considerazioni. La prima è collegata anche alla discussione di merito di questo decreto. Questo Governo non solo ha affrontato da subito, con chiarezza e serietà, la questione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma lo ha fatto anche con una visione, perché, se noi oggi stiamo discutendo - e lo discuteremo nel dettaglio e questo decreto lo testimonia e lo conferma - della necessità di affrontare complessivamente le questioni collegate all'utilizzo delle risorse europee nel nostro Paese, lo facciamo perché il Presidente del Consiglio, all'atto della formazione del Governo, ha voluto inserire un raccordo con l'istituzione del Ministero relativo all'attuazione del PNRR, che non c'era. Parliamo del più grande programma di investimenti ai quali tutti fate riferimento - e lo dirò anche nel merito - e l'istituzione di questo Ministero penso sia un atto doveroso rispetto anche alla necessità di attuare questo programma, insieme alla coesione territoriale, ossia al programma di interventi per la coesione, messo in campo a livello europeo, perché sono due vasi inevitabilmente comunicanti, a differenza di quanto non è stato previsto precedentemente - e spiegherò anche il perché rispetto alla fase di attuazione di queste risorse - e anche per potere avere alcuni parametri di riferimento rispetto alle proiezioni di utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza nel confronto con le politiche di coesione.
Questo decreto affronta complessivamente con quella visione le questioni e si suddivide in tre parti fondamentali: la prima è quella collegata alla governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza; la seconda è quella molto più ampia collegata ad una serie di norme di semplificazione, di accelerazione della spesa e di attuazione del programma; la terza è quella collegata alla governance della coesione. Perché questo? Perché è evidente che il nesso tra le due programmazioni è fondamentale.
Qui dobbiamo dirci le cose con chiarezza, perché abbiamo discusso nelle Commissioni congiunte bilancio e politiche europee di Camera e Senato di una relazione sullo stato di attuazione dell'utilizzo delle risorse relative alla coesione 2014-2020. Non se n'è parlato molto mediaticamente, ma dobbiamo parlarne, perché, se nella programmazione 2014-2020, a fronte di 126 miliardi di euro disponibili per il nostro Paese tra risorse europee, nazionali e regionali - più il Fondo di sviluppo e coesione - dopo 9 anni, perché siamo nel 2023, la percentuale di spesa è pari al 34 per cento - 126 miliardi, 9 anni, 34 per cento - allora qualche tema di riflessione penso che vada affrontato. Oppure dobbiamo concentrarci su questo tentativo di costruzione di una polemica, che io ho riscontrato in molti interventi, come se ci fossero - l'avete ripetuto in più circostanze - dei ritardi, senza indicarne uno solo imputabile a questo Governo, che in cinque mesi e mezzo sarebbero stati raggiunti dopo che, per oltre due anni, tutto questo è stato un dettaglio per questo Parlamento evidentemente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)? Allora, dobbiamo essere corretti nell'impostazione e partire dal dato che se, nella politica di coesione, è stato speso solo il 34 per cento delle risorse e la relazione (Commenti del deputato Mancini)...io non ho interrotto nessuno. Presidente, gentilmente, sono stato qui tre ore ad ascoltare…
PRESIDENTE. Ministro, però qui l'ordine lo mantiene la Presidenza.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Sì, infatti mi sono rivolto a lei, Presidente.
PRESIDENTE. Invito i colleghi a far parlare il Ministro.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Mi sono rivolto a lei! Mi sono rivolto a lei, Presidente.
PRESIDENTE. Prego i colleghi di far parlare il Ministro e, se ci sono problemi, fa benissimo a rivolgersi a me. Prosegua. Collega Mancini, la prego di far proseguire il Ministro. Prego, Ministro.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. È evidente che, all'interno della politica di coesione, emergono, in modo molto chiaro, non dati che sono del Governo, perché giovedì pomeriggio sono stati diffusi i dati della Commissione europea che rappresentano l'Italia come il penultimo Paese in termini di spesa. Lo dice la Commissione europea. Andate a leggere i dati che la Commissione europea ha consegnato e la relazione che il Governo in questi mesi ha predisposto e ha inviato al Parlamento - ed è stata discussa in Parlamento - poggia su tre importanti punti di riferimento: il primo riguarda l'ottavo rapporto di coesione della Commissione europea, che rappresenta non delle criticità ma una situazione totalmente negativa in ordine all'utilizzo delle risorse europee nel nostro Paese.
Il secondo punto di riferimento è la relazione della Corte dei conti - non quella sul PNRR, sulla quale tornerò, ma la precedente - nella quale si rappresenta in modo altrettanto complesso, difficile e negativo l'utilizzo di quelle risorse.
Il terzo punto di riferimento della relazione del Governo sull'uso delle risorse della coesione è quello relativo ai dati della Ragioneria generale dello Stato, che indicano in modo molto chiaro qual è la percentuale di spesa dei diversi programmi.
Dunque, è evidente che se noi abbiamo oggi un quadro collegato alla politica di coesione 2014-2020 di questo tipo, l'approccio non solo deve essere collegato al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma deve anche farci comprendere che c'è un sistema che evidentemente ha delle difficoltà nella capacità di spesa di queste risorse.
Questo decreto dice una serie di cose e compie una serie di scelte che vanno nella posizione di rendere chiara la scelta della governance, senza accentrare nulla. Ho ascoltato più volte la parola “accentramento”. Di cosa? Dove? Noi abbiamo messo in campo, all'interno di questa governance, una divisione delle competenze, mettendo in campo un rafforzamento della struttura che deve guidare e seguire il monitoraggio e l'interlocuzione con la Commissione europea per il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a fianco a questo, c'è un rafforzamento analogo per le competenze del Ministero dell'Economia rispetto a ruoli definiti.
È stato detto in quest'Aula che noi stiamo destrutturando, demolendo le strutture delle unità di missione presso i Ministeri, ma anche questo è falso. Consentitemi di dire questo, perché la lettura del decreto ci porta a dire esattamente il contrario. La Corte dei conti, sì, ha indicato una debolezza delle strutture delle unità di missione presso il Ministero e noi siamo intervenuti per correggere questo, se è vero come è vero che, all'interno del presente decreto, noi rafforziamo e consolidiamo le strutture, dando la possibilità, dalla parte del vertice, della dirigenza, di valutare l'opportunità o meno di confermare la guida di quella struttura. Per il resto della struttura cosa è accaduto in questi due anni? Che oltre un terzo dei funzionari assunti a tempo determinato ha compiuto scelte differenti, perché questi funzionari hanno ritenuto non appetibile il ruolo all'interno di queste strutture e quello che era l'obiettivo iniziale, con le unità di missione indicate preventivamente nel decreto n. 77, si è perso nel corso del tempo.
Noi abbiamo stabilizzato questo personale, perché abbiamo rafforzato le strutture delle unità di missione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), esattamente il contrario di quello che è stato detto all'interno di questo dibattito.
Altro tema di cui parliamo e sul quale, sinceramente, ho ascoltato critiche che semplicemente non esistono: è stato detto, ripetutamente, che noi abbiamo una posizione di contrasto, di mancanza di dialogo e di confronto con il sistema delle autonomie locali. Ebbene, mi permetto di ricordare che non è vero, ma non perché lo dico io: vi invito a leggere il verbale della Conferenza unificata, in cui ANCI, UPI e regioni danno il parere positivo sul decreto di cui oggi noi stiamo parlando (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Come si fa a dire che noi siamo contro il sistema delle autonomie locali? Ma come si può, anche lontanamente, venire a dirlo in Parlamento? Così come si è detto che abbiamo indebolito la parte del confronto con le parti sociali e le organizzazioni datoriali, che, invece, da questo decreto ne esce rafforzato, perché abbiamo superato un meccanismo debole di consultazione; basti chiedere a tutti gli interlocutori sociali e datoriali che, in questi anni, non hanno avuto occasione di potersi confrontare. Lo abbiamo rafforzato perché lo abbiamo inserito all'interno della cabina di regia e prova ne sia il fatto che, giovedì prossimo, noi saremo a Palazzo Chigi per il confronto con tutte le parti sociali e datoriali, all'interno della cabina di regia. Abbiamo rafforzato questo livello di confronto, basti considerare il numero delle riunioni della cabina di regia con gli enti locali, con i diversi ministeri, perché abbiamo individuato in tale luogo quello della composizione del confronto, e sono i fatti che lo testimoniano.
Così come vorrei anche ricordare che, dal punto di vista del merito di questo provvedimento, il lavoro fatto in Senato non corrisponde al dibattito che abbiamo ascoltato in Aula al Senato e in Aula, qui, alla Camera, perché il dibattito che abbiamo avuto in Senato è stato un dibattito completamente differente. Al Senato, in Commissione, noi abbiamo avuto la possibilità di modificare il provvedimento, abbiamo recepito (Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, Ministro.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Il decreto, come tutti i decreti, da qualche decennio (Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Presidente, mi dica lei come procedere…
PRESIDENTE. Ministro, lei prosegua. Chiedo ai colleghi di non interloquire, perché il Ministro ha diritto di replica (Commenti del deputato Fornaro)…
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Io ho ascoltato tutti…
PRESIDENTE. Collega Fornaro, collega Fornaro! Benissimo, il Ministro si assume la piena responsabilità di quello che sta dicendo, compreso l'elemento che lei contesta, però dovete farlo proseguire. Colleghi, per cortesia (Commenti del deputato Comba)! Collega, non è un'interlocuzione tra lei e i colleghi del Partito Democratico. Non si sta rivolgendo a nessuno perché l'unica parola che io sto dando è al Ministro. In questo momento, deve replicare il Ministro. Vi prego di farglielo fare. Collega, consenta anche lei al Ministro di proseguire il suo intervento. Prego, Ministro.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Sono alcuni decenni che i decreti-legge vanno in un ramo del Parlamento e, poi, giungono nell'altro a conclusione del dibattito e non possono essere modificati. Questo accade, con l'inversione dei ruoli fra Camera e Senato a seconda dei decreti, quindi mi sembra che rivolgere la critica su questa mancanza di confronto sia assolutamente inappropriato. Oltretutto - ed è il punto sul quale vorrei concentrare la mia riflessione - basta chiedere a tutti i senatori che al Senato hanno discusso in Commissione: questo decreto in Senato è stato modificato in più punti, perché sono stati recepiti, in un lavoro molto positivo e in un clima molto sereno, prima che cambiasse politicamente, molte indicazioni e molti emendamenti presentati anche dai gruppi di opposizione, che hanno contribuito a migliorare questo decreto, come è opportuno fare rispetto a un provvedimento del Governo. Quindi, mi sembra che anche questa critica sia, oltre che ingenerosa, non corrispondente alla verità dei fatti. E aggiungo su questo che ci sono altre valutazioni che sono state fatte, che non solo non corrispondono al vero, ma che vanno nella direzione opposta. Mi riferisco, per esempio, ai tecnici della cosiddetta coesione, che erano originariamente previsti in 2.800, per rafforzare le amministrazioni a livello territoriale, poi sono diventati poco meno di 900 e sono stati stabilizzati con questo decreto. Potrei fare un lungo elenco di interventi, dal punto di vista delle semplificazioni e delle accelerazioni, di cui non si vuole parlare, e che emergono in modo molto chiaro all'interno di questo decreto. Mi riferisco, ad esempio, agli interventi sul fronte della coesione, anche rispetto ad alcune questioni: penso alla discarica di Malagrotta, penso all'intervento di Torviscosa, penso all'intervento di Piombino. Potrei fare un lungo elenco di ulteriori interventi collegati al tema dell'Agenzia per la coesione, che pure è stato oggetto di un confronto, di un dibattito, di molte critiche che non sono state rappresentate in forma corretta rispetto alla funzione dell'Agenzia per la coesione. Anche su questo punto la critica è che si accentra. Ma l'Agenzia per la coesione è uno strumento del Ministero: non si accentra nulla, si inserisce all'interno del Dipartimento per le politiche di coesione, perché, dopo 11 anni, probabilmente, le performance dell'Agenzia per la coesione, considerando i dati della spesa della politica di coesione, meritano una revisione e una riorganizzazione.
E, soprattutto - ed è un elemento che va sottolineato -, questo decreto, nella sua riorganizzazione complessiva, nel rafforzamento delle diverse strutture, ottiene risultati positivi anche dal punto di vista del costo, perché si possono rafforzare alcune strutture, assumendosi certamente una responsabilità, ma contenendo la spesa. Infatti, questo decreto non costa, produce un risparmio, perché l'Agenzia per la coesione, che costava oltre 32 milioni di euro, è stata soppressa e sarà inglobata all'interno del Dipartimento per le politiche di coesione, così come i due nuclei di 30 e 32 persone, che avevano un costo molto elevato, sono stati soppressi e saranno concentrati in un solo nucleo, con 40 persone. Quindi, si può anche lanciare la sfida che l'efficienza del funzionamento della macchina pubblica si può ottenere anche contenendo i costi e cercando di finalizzare al meglio le risorse nella direzione alla quale facciamo riferimento. E questo emerge anche rispetto ad alcune criticità che sono state proposte anche in questo dibattito, una su tutte. Io l'ho detto in altre circostanze e lo ripeto: non è intenzione del Governo fare lo scaricabarile nei confronti di alcuno, ma non è lontanamente accettabile che qualcuno pensi, dopo 5 mesi e mezzo, di fare lo scaricabarile nei confronti di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Questo è totalmente inaccettabile ed è inaccettabile non solo dal punto di vista della forma, ma anche dal punto di vista della sostanza. Quindi, se richiamiamo lo spirito di collaborazione su di un tema di interesse nazionale, richiamiamolo e facciamolo ma, se vogliamo essere puntuali anche rispetto alle criticità che sono emerse, cerchiamo anche di rappresentarle nelle modalità con le quali noi dobbiamo dare risposte. È stato detto, dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che questo decreto fa uno scippo al Sud. Penso che il collega Iaria si riferisca alle risorse liberate. Un emendamento che fa chiarezza e mi dà l'opportunità di spiegare quello che stiamo facendo. Le risorse liberate sono risorse che vengono rendicontate con i cosiddetti progetti retrospettivi, per i quali si incamerano le risorse e le si possono utilizzare in forma liberata. Cosa fa il Governo? Anziché lasciare la libertà di queste risorse, proprio a tutela della sua preoccupazione, prevede non solamente la salvaguardia di quelle risorse con la confluenza in un fondo, ma la riassegnazione che garantisca il rispetto territoriale e tematico. Quindi, esattamente l'opposto di quello che lei indica come una criticità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Così come è stato fatto più volte riferimento al tema delle case di comunità e degli interventi sulla sanità, facendo una critica al Governo rispetto all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Noi dobbiamo stare attenti, lo vedremo e dirò qualcosa di più, specificatamente su questo, in fase di revisione, ma il tema dell'ospedale di comunità, delle case di comunità, così come di altri interventi che possono produrre una moltiplicazione della spesa pubblica, è stato sbagliato porlo oggi come questione? O è stato sbagliato, ieri, prevedere queste strutture senza avere immaginato lontanamente, in quella fase, la previsione dei costi sul personale medico, infermieristico e sulle risorse finalizzate alle strutture e alla strumentazione per far funzionare quelle strutture? Sono, evidentemente, punti sui quali il Governo vorrà affrontare complessivamente questo ragionamento, perché è evidente che, se l'idea è quella di creare (Commenti del deputato Mancini)…
PRESIDENTE. Collega Mancini, colleghi, per favore, non è un'interlocuzione con il Ministro, ma è una replica del Ministro. Fatelo replicare. Prego, Ministro.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Presidente, mi rivolgo a lei, per dire che, dal punto di vista della capacità di sviluppare un mestiere o dell'essere mestierante, c'è qualcuno, qui dentro, che può insegnare molto a me e a tanti altri (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Se il dibattito deve trascendere in offese, lo possiamo anche immaginare, ma non penso che sia utile alla causa.
PRESIDENTE. Ministro, ho richiamato i colleghi, come era dovuto, la prego di proseguire.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Sempre rivolgendomi a lei, Presidente.
PRESIDENTE. Prego, Ministro, lei prosegua assolutamente. Ho richiamato i colleghi, come ha visto, proprio per questo. Prego.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. È evidente che, per quanto riguarda la fase di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e il confronto con la Commissione europea, sono state dette altre cose che, per capire che non sono vere, basta leggere le dichiarazioni di ieri sera dei due commissari Gentiloni e Dombrovskis, in audizione alla commissione Econ in Parlamento europeo, a Strasburgo. Infatti, con riferimento alle loro dichiarazioni, uso le parole del commissario Gentiloni rispetto “all'ottima collaborazione con il Governo”e “all'avanzamento del percorso che noi stiamo portando avanti con la Commissione europea”. Lo dico anche perché il regolamento, con il quale si immagina di potere indicare la data del 30 aprile come obbligatoria - quel regolamento - non dice questo, basta leggerlo, come non lo dicono nemmeno le linee guida conseguenti. Quindi, ci stiamo attenendo alle previsioni regolamentari e ci stiamo muovendo in un'ottica - lo voglio ribadire, perché è stata anche richiamata come considerazione - in una linea di tendenza che fa emergere in modo molto chiaro la possibilità di un confronto, e lo saprà il Parlamento, ci mancherebbe altro! Al Senato abbiamo dato parere favorevole ad un ordine del giorno del Partito Democratico, che chiedeva che il Governo venisse a discutere del REPower-EU in Aula. Gli abbiamo dato un parere favorevolissimo, perché è chiaro che sarà così. Ci mancherebbe altro che non discuteremo di questo! E lo faremo anche rispetto all'elemento fondamentale, che è la rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dicendo però alcune verità. E le verità sono che oggi noi siamo a tre anni e due mesi dal completamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quantificare con tre anni e due mesi la distanza da qui a giugno 2026 probabilmente ci aiuta a capire anche qual è la brevità del tempo che abbiamo di fronte. È evidente che noi abbiamo, adesso, la necessità di fare una verifica della proiezione dell'utilizzo di queste risorse, per capire, adesso, quali di queste risorse possono essere realmente spese entro il giugno 2026 e quali evidenziare, con molta franchezza e chiarezza, come impossibili da spendere da qui a giugno del 2026. Ed è la Commissione europea che, nell'approvare il REPowerEU, ci dà una linea di tendenza e una linea di marcia da seguire, perché la Commissione europea, approvando il REPowerEU, indica la possibilità che lo stesso diventi un capitolo aggiuntivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Siccome l'Italia ha utilizzato al 100 per cento tutte le risorse a debito del Next Generation EU, è evidente che l'Italia deve predisporre un intervento che possa utilizzare le risorse disponibili sul REPowerEU. Si tratta di 2,7 miliardi di euro assegnati come quota ETS, oltre al 7,5 per cento della quota di risorse di coesione. Ce lo dice la Commissione europea che possiamo utilizzare fino al 7,5 per cento delle risorse di coesione, quindi il nesso, il link tra i due programmi è fondamentale in questa direzione. Poi, alla fine della predisposizione del REPowerEU, dobbiamo capire quali interventi che certamente non saranno realizzati all'interno del PNRR - stiamo completando questo lavoro, il Parlamento li conoscerà e nel dettaglio, ci mancherebbe altro! - potranno costituire, con le relative risorse, fonte di finanziamento per gli interventi collegati al REPowerEU. Il nesso con la politica di coesione è dato dal fatto che la politica di coesione, come data di scadenza della sua rendicontazione, ha il 31 dicembre 2029. È evidente che in questa direzione è possibile valutare e trovare le soluzioni, perché alcuni progetti, che non dovessero essere realizzabili entro il giugno del 2026 - perché sarà certificato ed emergerà in modo molto chiaro - conseguentemente potranno essere spostati di nuovo o sulla politica di coesione o sul Fondo di sviluppo e coesione. Chi farà questo lavoro? Lo farà il Governo, nel confronto con la Commissione europea, con il Parlamento e con il sistema delle autonomie locali, rispettando i tempi previsti all'interno dei regolamenti e le procedure previste nell'ambito dell'azione che dovrà mettersi in campo nei confronti della Commissione europea. È questo il percorso che noi immaginiamo di portare avanti.
Di fronte ad una linearità di questo approccio, io ribadisco che non comprendo le critiche di carattere generale dirette al nostro Governo, perché, sinceramente, dopo cinque mesi e mezzo, penso che andrebbe responsabilmente aperto un livello di confronto su questi temi. Infatti, noi ci stiamo confrontando con la dimensione di un problema, che è, sì, una grande opportunità per il nostro Paese, ma quando sento, come ho ascoltato, interventi che fanno riferimento ad altri Paesi che hanno modificato il loro PNRR, facendo per esempio riferimento alla Germania, sappiamo che la Germania ha un PNRR di 25 miliardi di euro e noi di 220 miliardi di euro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Ci sarà qualche differenza in questa dimensione?
PRESIDENTE. Onorevole Ubaldo Pagano!
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Soprattutto, penso sia quanto mai indispensabile mettere in campo una strategia che possa non solamente raccordare i diversi programmi, ma farlo sulla base delle esperienze che stiamo toccando con mano. Nonostante il rumore di fondo, torno a ribadire (Commenti dei deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PRESIDENTE. Ministro! Colleghi, colleghi! Colleghi!
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Presidente…
PRESIDENTE. Colleghi, ribadisco anche a voi che l'ordine qui lo tiene la Presidenza. Ho richiamato più volte i colleghi, Ministro, come ha sentito…
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Allora, Presidente…
PRESIDENTE. Ministro, ho detto ai colleghi, non a lei, che l'ordine lo tiene la Presidenza, perché si stavano rivolgendo a lei in maniera non corretta. Li ho richiamati più volte (Commenti del deputato Deidda)…Collega Deidda! Li ho richiamati più volte, come lei ha sentito. Colleghi, io vi prego, perché questa vostra interlocuzione attuale sta impedendo al Ministro di proseguire. Ho più volte fermato i colleghi e lo farò ancora, richiamandoli formalmente all'ordine, d'ora in avanti, perché il Ministro (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…Colleghi! Collega Fornaro… Collega Fornaro! Collega Ubaldo Pagano! Adesso ogni richiamo sarà formale. Dovete fare concludere la replica del Ministro, che è, appunto, una replica del Ministro. Prego, Ministro, prosegua.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Ubaldo Pagano!
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Quindi, il percorso che noi metteremo in campo sulla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà un percorso anche di chiarezza rispetto agli interventi che non potranno essere finanziati. Come ho detto prima, tali interventi saranno presentati in Parlamento, con schede che accompagneranno le ragioni per le quali, nei tre anni che abbiamo di fronte, gli stessi interventi non saranno realizzabili. Forse, non dovremmo dire nulla e scoprire tra uno, due anni o tre anni che quegli interventi non sono realizzabili? Io penso che sia serio e responsabile farlo ora e far emergere con chiarezza qual è la fotografia dello stato dell'arte e di avanzamento di questi interventi e spiegarne i motivi, oltre alle ragioni oggettive, che già sarebbero sufficienti a rivedere complessivamente il piano. Vorrei infatti ricordare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato approvato, come tutti sappiamo, prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e che questo ha comportato una serie di questioni. La prima è di carattere oggettivo, di cui parliamo, ed è il tema dell'aumento del costo delle materie prime. La seconda è quella di un cambio di priorità. Ciò è così vero che la Commissione europea ha varato negli scorsi mesi il REPowerEU per affrontare questa urgenza, che non era prevista all'interno degli strumenti e delle indicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Quando è stato previsto l'articolo 21 del Dispositivo di ripresa e resilienza (RRF), cioè quell'articolo che consente, di fronte a situazioni straordinarie, di modificare il piano, io penso che chi ha scritto quell'articolo, in quel momento, tutto potesse immaginare tranne che da lì a pochi mesi sarebbe scoppiata una guerra a poche centinaia di chilometri dal confine dell'Europa. Questo è il quadro oggettivo. Se tutto questo non è sufficiente per una valutazione rispetto al lavoro che si sta facendo, sinceramente il Governo continuerà in questa direzione. Se invece - lo abbiamo detto al Senato e lo ribadisco qui alla Camera - l'approccio e il confronto vogliono essere di merito e costruttivi, avremo la possibilità di farlo in modo anche utile e positivo per il nostro Paese. Anche perché, come ho detto prima, ho richiamato il tema della politica di coesione 2014-2020 che va sottolineato ed evidenziato. Se, come ho detto e ribadito, emerge un livello di spesa assolutamente molto al di sotto delle aspirazioni e delle aspettative di questo Paese su una montagna di risorse inferiori a quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è anche opportuno ricordare che, contemporaneamente, al Piano nazionale di ripresa e resilienza e, quindi, ai 220 miliardi e alla coda della programmazione 2014-2020, c'è la nuova programmazione di coesione del 2021-2027, con ulteriori 40 miliardi e oltre di risorse europee, più la quota di cofinanziamento nazionale.
Quindi, l'ingorgo, il problema, non è solamente collegato alle considerazioni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma è da affrontare rispetto a una valutazione complessiva, di insieme, che metta in campo una visione strategica e che, quindi, faccia comprendere con chiarezza, in anticipo, non soltanto gli obiettivi che dobbiamo raggiungere di mese in mese. Gli obiettivi sono certamente importanti e il Governo sta lavorando, perché ci siamo insediati a fine ottobre 2022 e abbiamo raggiunto i 55 obiettivi previsti - 25 erano stati già raggiunti e 30 li abbiamo raggiunti -, abbiamo inviato la documentazione dei 55 obiettivi raggiunti alla Commissione europea, come hanno fatto numerosi altri Paesi, si è aperta anche per l'Italia, come per tutti i Paesi, la fase di verifica di questi obiettivi, si è conclusa per molti Paesi, per l'Italia c'è stata una posizione concordata per un'ulteriore proroga di un mese, come hanno fatto altri Paesi, e l'abbiamo fatto perché alcuni degli obiettivi che dovevano essere raggiunti vengono messi in discussione, obiettivi sui quali noi stiamo ragionando.
Non è utile ricordare quali sono gli obiettivi, li conosciamo tutti; non è utile ricordare quali sono le date di approvazione dei provvedimenti che accompagnano questi obiettivi; dico solo che il Governo, in modo serio e responsabile, sta lavorando d'intesa con la Commissione europea per risolvere e superare il problema collegato a questi obiettivi, che noi abbiamo trovato raggiunti, ma che evidentemente andavano verificati ulteriormente, così come è emerso.
Voglio anche sottolineare un altro elemento: il Governo non ha l'angolo visuale della prossima scadenza. È importante e lo faremo, ma per noi non c'è la scadenza di giugno o la scadenza di dicembre; questo Governo ha quella scadenza nella quotidianità, ma ha anche l'idea di una visione, perché la proiezione di questo Governo è quella di una legislatura e, quindi, noi oggi guardiamo a scelte che abbiano la necessità e l'obiettivo di traguardare la legislatura e, quindi, di completare il Piano.
A noi, oggi, interessa comprendere, non solamente, come raggiungere - ed è fondamentale - un obiettivo di immediata scadenza, ma anche capire quello che accade su tutti gli altri obiettivi e quello che accadrà alla fine del programma (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), perché probabilmente vogliamo evitare che ci si ritrovi in quest'Aula con la contestazione di non avere raggiunto obiettivi che noi abbiamo trovato e che non sono stati modificati per tempo. Quindi, il ragionamento sarà molto trasparente e molto chiaro; sarà un ragionamento collegato alla necessità, come ho detto, di collegare i diversi fondi, di mettere in campo proposte concrete, che partano anche dai risultati dai quali iniziamo e, soprattutto, che mettano in campo anche procedure, che con questo decreto abbiamo iniziato ad attivare in modo concreto, rispetto ad alcune necessità di interventi legislativi mirati.
Non è un caso, lo dico anche rispetto al tema della concertazione e del confronto, che dentro questo decreto molti degli interventi previsti siano stati concordati con il sistema - come ho ricordato - delle autonomie locali e siano stati oggetto di un percorso condiviso, proprio su richiesta dei comuni, delle province e delle regioni. Questi sono i fatti che hanno portato alla discussione di questo decreto.
E rispetto anche -e chiudo - all'idea che questo sia un decreto che mette in campo una metodologia che blocca il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che procura danni, ritardi, che non ho capito quali siano, vorrei ricordare che questo Governo, volutamente, all'inizio dell'avvio di questo decreto, ha deciso che la sua entrata in vigore reale sarà il giorno della sua approvazione. Quindi, tutte le cose che ho ascoltato in questi due mesi di confronto, obiettivamente, non corrispondono alla verità, né dal punto di vista del cambio delle strutture, né dal punto di vista del cambio delle persone. Infatti, non c'è un solo esempio che possa essere fatto, perché le strutture sono quelle che erano e stanno proseguendo nel loro lavoro esattamente come è stato nei mesi precedenti. Le stiamo, però - e lo faremo nei prossimi giorni e in pochissimo tempo - mettendo in condizione di poter operare meglio e di più, rafforzandone l'efficacia e avendo ruoli e competenze specifiche che noi riteniamo siano fondamentali.
Non è un caso che, nonostante tutte le considerazioni fatte, questo modello di governance non sia stato oggetto, in alcun modo, di contestazioni da parte del livello europeo, perché ci siamo confrontati anche su questo e penso che il modello che noi oggi stiamo mettendo in campo dovrebbe essere, invece, valutato per la sua efficacia potenziale. Certo, lo hanno detto diversi colleghi, lo vedremo alla prova dei fatti, come tutto, però, non mi sembra che noi stiamo modificando un modello che funzioni perfettamente, perché ascoltando molti interventi sembra che ci sia una rappresentazione di questo tipo: state sfasciando una cosa che funziona. No, noi non stiamo sfasciando alcunché e abbiamo l'ambizione di migliorare profondamente qualcosa che deve funzionare molto meglio, esattamente per tutte le criticità e tutti i problemi che anche voi avete rappresentato (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). E questo è l'obiettivo che noi abbiamo messo in campo ed è quello che noi vogliamo portare avanti, in perfetto spirito di collaborazione.
Io mi auguro, e su questo voglio davvero concludere, che in Parlamento ci possa essere l'occasione per questo confronto, a partire dall'informativa e dalla relazione semestrale, ma voglio dire, cosa che ritengo dimostrata anche dalla fase di discussione e di confronto su questo decreto, che laddove le Commissioni parlamentari e il Parlamento, in qualsiasi circostanza, dovessero ritenere opportuno un confronto di merito, il Governo è assolutamente aperto a questo tipo di confronto, perché siamo convinti - lo ripeto, siamo convinti - che sia, importante, fondamentale farlo e, quindi, avremo la possibilità, sulla base delle proposte che metteremo in campo, nel rispetto dei tempi e delle indicazioni, di avere quella fase di confronto che darà al Parlamento tutto il tempo necessario per dare il proprio contributo.
All'interno di questa dinamica, noi siamo convinti che il percorso che abbiamo di fronte è un percorso serio, molto complesso, perché sono i numeri e la dimensione della sfida che lo rendono tale, ma abbiamo la consapevolezza che ci sia di fronte a noi un'opportunità e questa opportunità dobbiamo cercare di renderla concreta e attuabile tutti insieme, mi auguro, ma sicuramente il Governo su questo vorrà portare avanti una linea di azione che non potrà essere quella di immaginare pause, confronti o polemiche. L'idea che noi abbiamo è di aprire un tavolo di confronto serio rispetto a questo tema e il Parlamento è il luogo naturale per poterlo fare.
Noi non mancheremo di presentare le proposte su tutti i vari passaggi, a partire dal prossimo, che è quello della relazione semestrale, successivamente, sulla proposta del REPowerEU, che sarà un'altra occasione molto importante, sulla quale voglio sottolineare che abbiamo iniziato un'interlocuzione con tutti i soggetti e gli attori fondamentali in questo ambito e siamo convinti che possa correggere, in modo serio e importante, anche un aspetto collegato al tema della grave crisi energetica che abbiamo dovuto affrontare all'atto di insediamento di questo Governo e nella fase finale del precedente Governo.
Quindi, l'idea è quella di immaginare che questi finanziamenti possano consentire scelte e risolvere problemi di carattere strutturale, immaginare soluzioni che siano in grado di affrontare nodi che noi abbiamo, come Paese, non nell'emergenza, ma soprattutto dal punto di vista strutturale e il REPowerEU è una delle prime grandi occasioni sulle quali certamente non mancherà la qualità della proposta e la possibilità di migliorarla, nel confronto parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Saluto la delegazione di studenti, studentesse e docenti dell'Istituto di istruzione superiore Primo Levi, di Badia Polesine, in provincia di Rovigo, che partecipano alla giornata di formazione a Montecitorio e assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ho alcune richieste di intervento sull'ordine dei lavori; svolgo una premessa come chiarimento dovuto: come è noto, la replica del rappresentante del Governo ha luogo al termine della discussione sulle linee generali, la quale, a seguito della replica medesima, non può intendersi riaperta. Quindi, gli interventi si intendono sull'ordine dei lavori.
Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come avrà visto, non abbiamo interrotto il Ministro e conosciamo bene il Regolamento, quindi, non esiste la replica alle repliche, però, mi faccia dire una cosa, richiedendo un'informativa urgente allo stesso Ministro e al Ministro della Salute su un tema così delicato come quello delle case della salute. Mi faccia dire che è davvero umiliante ascoltare, in replica, spiegare che queste discussioni si sono fatte in un altro ramo del Parlamento in modo molto approfondito e, dopo una mattina in cui il nostro gruppo credo abbia presentato 40 dei 60 emendamenti, e in meno di due ore, abbiamo fatto una discussione generale, senza alcuna illustrazione da parte del Ministro o del Governo. Allora, lo dico sommessamente, se si vuole venire qui e rispettare quest'Aula, è legittimo scegliere la replica, così come da Regolamento, ma se si hanno dei fatti così importanti, come per esempio comunicare all'Aula la revisione di 20 degli 80 miliardi di euro che dovranno essere investiti, soprattutto per uscire dalla crisi sanitaria dopo la pandemia, ci vorrebbe un altro rispetto del Parlamento. Proprio per questo chiediamo un'informativa indifferibile e urgente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, noi è più di un mese che abbiamo chiesto un'informativa. Lo ribadiamo in questa sede e, quindi, il mio intervento è sull'ordine dei lavori. Per oltre un mese, il Governo ha trovato diversi accorgimenti, diversi escamotage per non farlo e oggi assistiamo, di fatto, a un suo intervento in replica il cui mood è sostanzialmente: le opposizioni dicono cose false e il Governo dice cose vere. Con questo atteggiamento manicheista non si va da nessuna parte ma, soprattutto, vorrei ribadirle chiaramente - lo farà la capogruppo, glielo preannuncio e lo preannuncio al Presidente della Camera, in sede di conferenza dei presidenti di gruppo - che il PNRR non è proprietà del Governo, è patrimonio di questo Paese, e questo aspetto noi lo vogliamo difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
In seconda battuta, voglio dirle con altrettanta forza che da quei banchi, dai banchi del suo partito, nella scorsa legislatura, in più di un'occasione - il collega Deidda potrebbe confermarlo - si è ribadito con forza, vigorosamente, il tema della centralità del Parlamento, nei passaggi. Allora, signor Ministro, lei non può venire qui a dire che noi facciamo soltanto critiche, mentre al Senato si è avuta la possibilità di discutere. Si prenda atto che, da questo punto di vista, non siamo nelle condizioni (Commenti)…
PRESIDENTE. Collega Ubaldo Pagano! Prego, collega Fornaro, prosegua nella richiesta di informativa.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Lo ribadisco, è inaccettabile che si venga qui, alla fine, a essere sbertucciati da parte del Governo. Noi non possiamo toccare questo provvedimento e io credo che questa sia una questione che va ribadita, per l'ennesima volta, in questa sede e lo ribadisco in sede di ordine dei lavori. Se poi, alla fine, non solo non abbiamo lo spazio per poter intervenire per una terza lettura ma su questo il Governo ci costruisce anche un pezzo di propaganda contro le opposizioni, qui abbiamo passato il segno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
PRESIDENTE. Si trattava di due richieste di informativa. Ribadisco che non si riapre la discussione, anche perché ci sarà opportunità, nel prosieguo dei lavori, di fare interventi nel merito.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda, sempre sull'ordine dei lavori suppongo. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, intervengo anche per un richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti. Io voglio dirle veramente con sincerità - lei sa il rispetto che abbiamo per l'opposizione - come rappresentanti di Fratelli d'Italia che il Ministro non ha voluto sbertucciare né offendere l'opposizione, ma semplicemente replicava puntualmente su ogni dichiarazione e cercava di rispondere ad affermazioni che ha sentito nel dibattito, visto che il rispetto per il Parlamento è dovuto, ed è anche stato qui presente, come suo dovere, doveva farlo.
Quindi, se è stato interpretato in quel modo, non era intenzione del Ministro, per come lo conosco e per le parole che ha detto. Ha detto anche che sarà presto in quest'Aula per fare l'informativa. Quindi, per riportare un clima sereno, ribadiamo il clima di collaborazione che il Ministro ha chiesto e, soprattutto, che il primo gruppo della maggioranza ha nei confronti dell'opposizione. Ribadisco che nessuno ha mai voluto offendere l'opposizione né tanto meno sbertucciarla. Anzi, tutte le affermazioni dell'opposizione sono state sottoposte alla replica del Ministro, puntualmente. Quindi, massimo rispetto per le vostre opinioni e le vostre dichiarazioni. Riportiamo un dialogo sereno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Poiché, secondo le intese intercorse tra i gruppi, è stato convenuto che il seguito dell'esame non abbia luogo prima delle ore 16, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora.
La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 16.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1089.
PRESIDENTE. Dovremmo ora riprendere il seguito del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1089.
Il Ministro Ciriani è stato, però, trattenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, al Senato, ed è in arrivo. Quindi, nell'attenderlo, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.
La seduta, sospesa alle 16,02, è ripresa alle 16,15.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1089.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1089)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
Il Comitato per la legislazione ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1089)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Colleghi, innanzitutto, desidero scusarmi con la Presidenza e con l'Assemblea per il ritardo con cui intervengo, derivato dal fatto che si sono protratti oltre il previsto i lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo al Senato, in cui era stata richiesta la mia presenza, la presenza del Governo, per rispondere ad alcuni quesiti politici posti dall'opposizione. Quindi, chiedo scusa per questo ritardo, dovuto a cause di forza maggiore.
Detto questo, Presidente, colleghi, sono, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, a porre la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1089: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative”, nel testo delle Commissioni riunite, identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 16,30 presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,17, è ripresa alle 18,45.
Sui lavori dell'Assemblea, rimodulazione del calendario dei lavori per il mese di aprile e articolazione dei lavori per la settimana 2-5 maggio 2023.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1089 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative (approvato dal Senato – scadenza: 25 aprile 2023), nel testo approvato dalle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 19 aprile, a partire dalle ore 17,45 previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16,15.
Alle ore 15 avrà luogo lo svolgimento del question time.
Dopo la votazione per appello nominale, avrà luogo l'esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione, del parere del Governo e delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato oggi alle ore 20.
Nella seduta di giovedì 20 aprile, a partire dalle ore 11, avranno luogo la votazione degli ordini del giorno (senza dichiarazioni di voto), quindi alle ore 12,30 le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Alle ore 14 avrà luogo infine la votazione finale.
Nella medesima seduta di giovedì 20 aprile, alle ore 9,30, avranno luogo le votazioni per l'elezione di due componenti il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, di due componenti il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti e di due componenti il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria e al termine di tali votazioni avranno luogo gli interventi sull'ordine dei lavori per la commemorazione dei fratelli Mattei.
Nella stessa seduta di giovedì 20 aprile alle ore 14 avrà luogo l'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro della giustizia, sulla vicenda della fuga del cittadino russo Artem Uss.
Si è altresì convenuto che:
l'esame della proposta di legge n. 536 - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori, previsto a partire dalla seduta di venerdì 21 aprile, è rinviato al prossimo calendario;
il seguito dell'esame delle mozioni previste all'ordine del giorno delle sedute di questa settimana è rinviato alla seduta di mercoledì 26 aprile;
la settimana 26-28 aprile sia così riarticolata:
Mercoledì 26 aprile (ore 9,30-13,30)
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge n. 88, 115, 769 e abbinata - Disposizioni concernenti l'esercizio del diritto di voto per le elezioni della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica e dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia nonché per i referendum da parte degli elettori che, per motivi di studio o di lavoro, hanno temporaneamente domicilio in una regione diversa da quella di residenza.
Discussione sulle linee generali della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100 concernente iniziative in relazione al Piano REPpowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR.
Discussione sulle linee generali del disegno di legge di ratifica n. 859 - Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, b) Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (approvato, in un testo unificato, dal Senato – ove concluso dalle Commissioni).
Mercoledì 26 (ore 15-16,30 e 18-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 27 aprile (pomeridiana, dopo la conclusione dell'esame del DEF, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 28 aprile )
Seguito dell'esame delle mozioni Orrico ed altri n. 1-00079, Manzi ed altri n. 1-00063, Piccolotti ed altri n. 1-00106, Boschi ed altri n. 1-00112 e Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113 concernenti iniziative in materia di dimensionamento scolastico, nel quadro di interventi per la valorizzazione e il potenziamento del sistema di istruzione.
Seguito dell'esame delle mozioni Serracchiani ed altri n. 1-00073, Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064, Ruffino ed altri n. 1-00081, Bonelli ed altri n. 1-00117, Almici ed altri n. 1-00121 e Manes ed altri n. 1-00123 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della siccità.
Seguito dell'esame delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056, Cattaneo ed altri n. 1-00083, Bonelli ed altri n. 1-00116, Zucconi ed altri n. 1-00118 e Di Sanzo ed altri n. 1-00122 concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare.
Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 384, 446 e 459 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica del COVID-19.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 622 - Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l'individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica.
Seguito dell'esame delle proposte di legge n. 88, 115, 769 e abbinata - Disposizioni concernenti l'esercizio del diritto di voto per le elezioni della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica e dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia nonché per i referendum da parte degli elettori che, per motivi di studio o di lavoro, hanno temporaneamente domicilio in una regione diversa da quella di residenza.
Seguito dell'esame della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100 concernente iniziative in relazione al Piano REPpowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR.
Seguito dell'esame del disegno di legge di ratifica n. 859 - Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, b) Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (approvato, in un testo unificato, dal Senato – ove concluso dalle Commissioni)
Mercoledì 26 aprile (ore 16,30)
Informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, in relazione all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento alla revisione del sistema di governance.
Giovedì 27 aprile (ore 9,30-13,30 e con votazioni a partire dalle ore 15)
Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1) e dell'annessa relazione al Parlamento presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 (per l'approvazione della risoluzione riferita alla relazione al Parlamento è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Camera).
Giovedì 27 aprile (ore 13,30)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Venerdì 28 aprile (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti
Nella seduta di martedì 2 maggio avrà luogo l'esame del disegno di legge S. 591 - Conversione in legge del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 9 maggio 2023), che proseguirà anche nelle giornate successive;
nel corso della settimana 2-5 maggio, dopo la conclusione dell'esame del disegno di legge S. 591, avrà luogo il seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
L'organizzazione dei tempi per l'esame del Documento di economia e finanza (DEF) per il 2023 e dell'annessa Relazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge di ratifica n. 859 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.
È stato altresì convenuto che, in vista della riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo - che sarà convocata nel corso della prima settimana del mese di maggio, ai fini della predisposizione del programma dei lavori maggio-luglio e del calendario per il mese di maggio - le proposte del Governo e le indicazioni dei gruppi dovranno pervenire entro le ore 12 di venerdì 28 aprile.
Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
(Segue sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Amich.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Pasqualino Penza. Ne ha facoltà.
PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Ancora una volta è all'attenzione dei media l'ennesimo caso di cronaca politica. Stavolta parliamo del comune di Melito di Napoli, dove sono arrivate le manette per il sindaco, il presidente del consiglio e alcuni consiglieri comunali: amministrazioni di centrodestra, giusto per precisarlo. Da quanto si apprende dai giornali, il motivo per cui sarebbe intervenuta la procura è una presunta attività di voto di scambio.
Il tema è lo stesso e resta centrale: cosa intende fare questo Governo per limitare, arginare o impedire il voto di scambio? Cosa intende fare questo Governo per evitare le infiltrazioni di tipo camorristico nei comuni e nelle amministrazioni pubbliche?
Presidente, infine, senza giri di parole, il MoVimento 5 Stelle chiede lo scioglimento del comune di Melito di Napoli. Il MoVimento 5 Stelle da sempre lotta contro le attività losche che organizzazioni criminali mettono in piedi per i loro traffici illeciti.
Un monito lo lanciamo anche oggi per i giorni a venire, specie sui fondi del PNRR, su cui occorre la massima attenzione, motivo per cui nei comuni abbiamo bisogno di sindaci e consiglieri al di sopra di ogni sospetto, proprio perché non possiamo permettere che i soldi per investimenti pubblici entrino nelle tasche della malavita organizzata.
Questo Paese ha bisogno di importanti riforme anche partendo dal TUEL, con riferimento al quale ci auguriamo di poter contribuire in modo significativo, al fine di rendere sempre più sicuro il nostro sistema democratico. Noi ci siamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Quella di Melito è l'ennesima vicenda che riguarda, purtroppo, il territorio campano, del napoletano, del nostro Paese.
Voglio soltanto ricordare che, in questo momento, abbiamo centinaia di migliaia di abitanti del nostro territorio prive di amministrazione: Castellammare di Stabia, San Giuseppe Vesuviano, Torre Annunziata. A Melito è stata arrestata, praticamente, buona parte dell'amministrazione e si torna a votare a Marano, dove c'è il record di scioglimenti del nostro Paese: ben tre volte sciolto per infiltrazione camorristica. Non bisogna intervenire, però, soltanto sugli amministratori; il voto di scambio fa capire quanto, all'interno del sistema dei comuni, ci sia una presenza molto pesante della camorra, ma anche nell'aspetto parallelo: chi gestisce le partecipate, alcuni dirigenti, alcuni funzionari.
Credo che dobbiamo portare avanti una proposta di legge - e concludo - attraverso la quale si vada non soltanto verso lo scioglimento dei consigli comunali coinvolti in infiltrazioni camorristiche, ma anche verso il licenziamento, colpendo la massa di dipendenti - purtroppo, c'è stata una relazione anche della DIA sulla collusione - che si fa corrompere e che aiuta a creare un sistema criminale, che sta facendo il male del nostro territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Porto all'attenzione di quest'Aula l'incontro che domani si terrà presso la prefettura di Napoli sulla procedura di raffreddamento, ex articolo 2 della legge n. 149 del 1990, chiesta da alcune sigle sindacali, per quanto riguarda lo stato di agitazione dei dipendenti del comune di Acerra.
Ebbene, le maggiori sigle sindacali denunciano fatti gravissimi all'interno del comune di Acerra, dove c'è un fenomeno di atti intimidatori, persecutori e discriminatori nei confronti dei lavoratori. Si parla di un vero progetto mobizzante - è stato definito in questo modo proprio dai sindacati - in cui i dipendenti che non rispondono agli ordini e all'ingerenza dei politici nella macchina amministrativa sono demansionati, allontanati e sottoretribuiti.
Questi fatti saranno oggetto di un'interrogazione che verrà sottoscritta da altri parlamentari del MoVimento 5 Stelle, perché sono fatti gravissimi che posso testimoniare, perché, in quel comune, da consigliere comunale di opposizione, ho contrastato questo sistema, che è clientelare, che fa della macchina amministrativa il braccio esecutivo, molte volte, con la compiacenza anche dei dirigenti.
Oggi, tutto questo viene denunciato dai sindacati, che parlano di atti punitivi (vengono utilizzati questi termini). Queste cose sono gravissime e lo Stato deve attenzionare questi comuni, perché questi fatti, purtroppo, come emerge anche dall'esempio del comune di Melito, ci dicono che i nostri comuni diventano molte volte comitati d'affari per pochi e non per la cittadinanza. Questa cosa non può essere assolutamente sottaciuta in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare la risposta ad un'interrogazione che ho rivolto ormai qualche tempo fa al Ministro dell'Interno riguardo alla necessità di rafforzare la presenza delle Forze dell'ordine nella città di Carpi, per rispondere alla crescita di complessità di quel territorio dal punto di vista degli episodi di criminalità, della complessità sociale e dello sviluppo economico. Peraltro, questo rafforzamento dovrebbe portare a riconoscere al commissariato della Polizia di Carpi la qualifica di commissariato di secondo livello e, quindi, una qualifica che corrisponda alla complessità sociale ed economica di quel territorio. Non è ancora arrivata risposta dal Governo. Peraltro, non è arrivata risposta positiva nemmeno su una condizione analoga che riguarda, in questo caso, la stessa questura di Modena. Il sindaco di Carpi, oggi, ha sollecitato pubblicamente l'intervento del Governo e sono uscite anche dichiarazioni di sindacati di polizia. Pertanto, ho ritenuto di ribadire in Aula la richiesta al Governo di rispondere a questa interrogazione su un problema importante in un'area significativa del territorio del nostro Paese, per difendere la legalità e la sicurezza dei cittadini.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 19 aprile 2023 - Ore 15:
1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
(ore 16,15)
2. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative (Approvato dal Senato). (C. 1089)
Relatori: GARDINI, per la I Commissione; OTTAVIANI, per la V Commissione.
La seduta termina alle 19.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ELISABETTA GARDINI E NICOLA OTTAVIANI (A.C. 1089)
ELISABETTA GARDINI, Relatrice per la I Commissione. (Relazione – A.C. 1089). Onorevoli colleghi, l'Assemblea è chiamata oggi a esaminare il disegno di legge di conversione del decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione della politica agricola comune e disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative.
Il provvedimento, trasmesso dal Senato il 13 aprile 2023 e composto all'esito dell'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento di 75 articoli, rispetto agli originari 58, è stato assegnato in sede referente alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio che ne hanno avviato l'esame il 17 aprile 2023, fissando nella medesima giornata il termine per la presentazione di proposte emendative. Le Commissioni riunite hanno quindi concluso nella seduta odierna l'esame delle 187 proposte emendative ammissibili, senza introdurre nel testo ulteriori modifiche.
Faccio presente che nel corso della mia relazione mi soffermerò sulle modifiche introdotte dal Senato al disegno di legge di conversione nonché sui contenuti degli articoli da 1 a 28 del decreto-legge, mentre i restanti articoli del decreto-legge saranno oggetto della relazione dell'onorevole Ottaviani, relatore per la V Commissione.
Segnalo, anzitutto, che l'articolo unico del disegno di legge, che dispone la conversione in legge del presente decreto-legge e la sua entrata in vigore il giorno dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, ha visto l'inserimento, nel corso dell'esame al Senato, di due ulteriori commi i quali recano, rispettivamente, disposizioni in materia di adozione e aggiornamento dei Piani nazionali a tutela delle persone anziane, da parte del neoistituito Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana, e una proroga del termine per l'esercizio della delega per la riforma dell'ordinamento giudiziario, conferita al Governo con la legge n. 71 del 2022. Tale termine è infatti differito dal 21 giugno 2023 al 31 dicembre 2023.
Passando al contenuto del decreto-legge in conversione, rammento in primo luogo che la Parte I del provvedimento, composta dagli articoli da 1 a 7, è dedicata al Sistema di coordinamento, gestione, attuazione, monitoraggio e controllo del PNRR e del PNC. Il Titolo I della Parte II, composto dagli articoli da 8 a 13, dispone nuove nonne di rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni titolari delle misure del PNRR.
Segnalo quindi che i commi da l a 3 dell'articolo 1 prevedono che i regolamenti di riorganizzazione dei Ministeri (inclusi i dicasteri senza portafoglio presso la Presidenza del Consiglio) possano procedere anche alla riorganizzazione della struttura di livello dirigenziale generale ovvero dell'unità di missione di livello dirigenziale generale, preposte al coordinamento delle attività di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in capo a quelle amministrazioni centrali. Il comma 4 dell'articolo 1, modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, novella in più punti il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, in materia di governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel dettaglio faccio presente in primo luogo che è soppresso il Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale (istituito dall'articolo 3 del citato decreto-legge con funzioni consultive nelle materie e per le questioni connesse all'attuazione del PNRR), così come ogni riferimento normativo a tale organo. Le funzioni di coordinamento e cooperazione con il partenariato economico, sociale e territoriale sono trasferite alla Cabina di regia per il PNRR, alle cui sedute specificamente dedicate partecipano i rappresentanti degli enti e delle organizzazioni che finora avevano costituito il Tavolo permanente. Sono introdotte, infine, alcune modifiche relative ai compiti e alle funzioni della Segreteria tecnica istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con funzioni di supporto alle attività della Cabina di regia (lettere a), h), e), d) del comma 4). La lettera e) del comma 4 modifica l'articolo 6 del citato decreto-legge n. 77 del 2021, che reca disposizioni in materia di monitoraggio e rendicontazione del PNRR. In particolare, il previsto Servizio centrale per il PNRR è sostituito con l'Ispettorato generale per il PNRR, istituito sempre presso il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato. Sono inoltre istituiti, presso il medesimo Ministero, due posti di funzione dirigenziale di livello generale di consulenza, studio e ricerca, la cui copertura finanziaria è prevista dal comma 5 del medesimo articolo 1. La lettera f) del comma 4 novella le disposizioni dell'articolo 7 del decreto-legge, riguardanti il controllo e l'audit del PNRR soprattutto allo scopo di promuovere misure di razionalizzazione e semplificazione di tali procedure. La lettera f-bis), introdotta dal Senato, reca una modifica di coordinamento del testo del citato decreto-legge n. 77 del 2021. Infine, come previsto dal comma 6 dell'articolo l, le competenze regolatorie sui servizi pubblici locali non a rete sono trasferite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero delle imprese e del made in ltaly.
L'articolo 2 istituisce, fino al 31 dicembre 2026, una Struttura di missione PNRR presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricata di coadiuvare lo svolgimento, da parte dell'Autorità politica delegata, delle funzioni d'indirizzo e coordinamento dell'azione del Governo attuativa del PNRR. La Struttura di missione: interloquisce con la Commissione europea quale punto di contatto nazionale per l'attuazione del PNRR; verifica la coerenza dell'attuazione del Piano rispetto agli obiettivi programmati; svolge attività istruttoria relativa alla formulazione di proposte di aggiornamento o di modifica del PNRR. Alla Struttura di missione sono, altresì, trasferiti i compiti e le funzioni finora attribuiti alla Segreteria tecnica istituita per il supporto alla Cabina di regia.
L'articolo 3 introduce alcune modifiche agli articoli 12 e 13 del decreto-legge n. 77 del 2021 in materia di poteri sostitutivi attivabili dallo Stato in caso di inadempienza di un soggetto attuatore di progetti o interventi del PNRR e di procedura per superare il dissenso di un organo statale. In particolare si prevede la possibilità di applicare i poteri sostitutivi - oltre che nei confronti delle regioni, delle province autonome di Trento e di Bolzano, delle città metropolitane, delle province, dei comuni, come previsto dal citato decreto-legge n. 77 del 2021 - anche nei confronti degli ambiti territoriali sociali (vale a dire delle sedi di programmazione locale, concertazione e coordinamento dei servizi sociali e delle altre prestazioni integrate a livello locale) e si riduce da trenta a quindici giorni la durata massima del termine per provvedere, che il Consiglio dei ministri può attribuire ai soggetti attuatori. Inoltre, il soggetto attuatore, in caso di perdurante inerzia, viene sentito dal Consiglio dei ministri prima della nomina del soggetto a cui affidare il potere sostitutivo, anche al fine di determinare le cause dell'inerzia; si specifica anche che il potere sostitutivo ha ad oggetto tutti gli atti e i provvedimenti necessari. Si consente, altresì, al Consiglio dei ministri di autorizzare direttamente le deroghe relative alla legislazione in materia di tutela della salute, della sicurezza e della incolumità pubblica, dell'ambiente e del patrimonio culturale. Sono inoltre specificate le disposizioni applicabili in caso di esercizio dei poteri sostitutivi relativi ad interventi di tipo edilizio o infrastrutturale. Infine, in relazione alla procedura per superare il dissenso proveniente da un organo statale, si stabilisce che sia l'Autorità politica delegata in materia di PNRR, anche su impulso della Struttura di missione PNRR ovvero dell'Ispettorato generale per il PNRR, a proporre al Presidente del Consiglio dei ministri dì sottoporre la questione all'esame del Consiglio dei ministri.
L'articolo 4 - modificando l'articolo 35-bis del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142 - anticipa dal 1° gennaio 2027 al 1° marzo 2023 la data a partire dalla quale le amministrazioni titolari di progetti previsti nel PNRR possono stabilizzare nei propri ruoli il personale non dirigenziale già assunto a tempo determinato dalle medesime amministrazioni per la realizzazione di tali progetti. Si prevede che la stabilizzazione avvenga nei confronti del personale che ha prestato servizio continuativo per almeno quindici mesi nella qualifica ricoperta (e non più alla scadenza del contratto a termine, come sinora previsto). Le risorse non utilizzate ai fini della suddetta stabilizzazione dal 2023 al 2026 sono destinate alle attività di assistenza tecnica finalizzate all'efficace attuazione degli interventi PNRR di competenza di ciascuna amministrazione. Inoltre, a seguito della modifica introdotta dal Senato, le amministrazioni assegnatarie di progetti del PNRR possono procedere ad assunzioni a tempo determinato attingendo a graduatorie in corso di validità per profili corrispondenti, ai fini del completamento del contingente del personale a tempo determinato di propria spettanza quantificato dalla normativa vigente per la realizzazione di tali progetti.
L'articolo 4-bis, inserito nel corso dell'esame da parte del Senato, è volto a dare attuazione alla riforma 1.11 del PNRR "Riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e delle autorità sanitarie" (ad esclusione degli enti del servizio sanitario nazionale, come precisato al comma 4). A tal fine si prevede che le amministrazioni centrali dello Stato adottino specifiche misure, anche di carattere organizzativo, per dar luogo a processi di spesa efficienti (comma 1). Tutte le amministrazioni pubbliche, nell'ambito dei sistemi di valutazione della performance previsti dai rispettivi ordinamenti, provvedono ad assegnare ai dirigenti responsabili dei pagamenti delle fatture commerciali, nonché ai dirigenti apicali, specifici obiettivi annuali per il rispetto dei tempi di pagamento, individuati con riferimento all'indicatore di ritardo annuale e valutati ai fini del riconoscimento della retribuzione di risultato, in misura non inferiore al 30 per cento. La verifica del raggiungimento degli obiettivi è effettuata dal competente organo di controllo di regolarità amministrativa e contabile (comma 2). La Ragioneria generale dello Stato definisce, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, la base di calcolo e le modalità di rappresentazione degli indicatori previsti dalla riforma 1.11 del PNRR (comma 3).
L'articolo 5, modificato al Senato, disciplina l'acquisizione di tutti i dati necessari per i controlli sulle attività finanziate nell'ambito dell'attuazione del PNRR, del PNC e nell'ambito delle politiche di coesione, prevedendo la trasmissione, ai sistemi di monitoraggio, di tutti i dati idonei all'identificazione fiscale dei beneficiari di tali finanziamenti, i quali sono pubblicati, nel rispetto della normativa a tutela della privacy, nel sistema informatico ReGis sviluppato dalla Ragioneria generale dello Stato in esecuzione delle previsioni normative vigenti (articolo 1, comma 1044, della legge 30 dicembre 2020, n. 178) e sul portale web unico nazionale per la trasparenza delle politiche di coesione comunitarie e nazionali OpenCoesione (commi da 1 a 4). Si prevede, inoltre, al comma 5, la necessaria acquisizione di un codice identificativo di gara (CIG) ordinario per le procedure superiori a cinquemila euro. Come previsto dai commi 6 e 7, dal 1° giugno 2023 le fatture elettroniche relative a beni o servizi acquisiti grazie a un incentivo finanziato con risorse pubbliche dovranno riportare il Codice unico di progetto (CUP). I dati delle fatture elettroniche oggetto dell'articolo in esame confluiscono nella banca dati delle amministrazioni pubbliche (BDAP), allo scopo di assicurare e semplificare il monitoraggio della spesa pubblica e valutarne l'efficacia (comma 8). Per i piccoli comuni, con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti, in alternativa all'assegnazione di risorse per il finanziamento di iniziative di assistenza tecnica, il supporto tecnico per garantire una efficace e tempestiva attuazione degli interventi previsti dal PNRR potrà essere assicurato dalla Ragioneria generale dello Stato per il tramite di enti, istituzioni o associazioni di natura pubblica e privata, ordini professionali o associazioni di categoria, ovvero società partecipate dallo Stato, sulla base di convenzioni, accordi o protocolli in essere o da stipulare (comma 9).
L'articolo 6 reca disposizioni finalizzate a semplificare le procedure di gestione finanziaria delle risorse del PNRR, con particolare riguardo all'erogazione delle anticipazioni di risorse destinate ai soggetti attuatori degli interventi ricompresi nel Piano ma finanziati con risorse nazionali (comma 1) e alle modalità di assegnazione e rimodulazione delle risorse finanziarie in favore delle Amministrazioni centrali titolari degli interventi del PNRR (comma 2).
L'articolo 6-bis, inserito nel corso dell'esame da parte del Senato, estende la possibilità per gli enti locali che si trovano in esercizio provvisorio o gestione provvisoria di apportare variazioni di bilancio, in deroga all'ordinamento vigente, con riferimento ai finanziamenti statali ed europei per spese correnti connesse all'attuazione del PNRR.
L'articolo 6-ter, anch'esso introdotto dal Senato, affida alla Sose - Soluzioni per il Sistema Economico Spa. - il compito di porre in essere ogni attività ritenuta necessaria a favorire l'introduzione del concordato preventivo e l'implementazione dell'adempimento collaborativo, nonché le attività di progettazione, di sviluppo e di realizzazione dell'interoperabilità delle banche dati (comma 1). L'articolo inoltre, al comma 2, prevede che una autorizzazione di spesa esistente venga destinata anche al finanziamento delle attività di supporto all'attuazione del PNRR esercitate da Sogei Spa.
L'articolo 7 prevede che, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni di concerto con l'Autorità politica delegata in materia di PNRR, si provvede all'aggiornamento dei cronoprogrammi procedurali contenenti gli obiettivi iniziali, intermedi e finali dei programmi e degli interventi del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari (PNC). Tale aggiornamento si richiede in considerazione del perdurare della situazione di crisi connessa agli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali e dei prodotti energetici e della necessità di consentire il raggiungimento degli obiettivi finali di realizzazione previsti per i programmi e gli interventi del Piano. Nelle more dell'adozione del decreto, è consentito l'accesso al Fondo per l'avvio di opere indifferibili per quegli interventi che dovevano essere avviati entro il 31 dicembre 2022 ma per i quali le procedure di affidamento dei lavori non sono state adempiute (comma 1). Nel corso dell'esame da parte del Senato è stato previsto che la scheda progetto relativa al programma «Rinnovo delle flotte di bus, treni e navi verdi - Bus» possa prevedere un aggiornamento della tipologia di alimentazione degli autobus adibiti al trasporto pubblico regionale e locale (comma 1-bis). Nel caso di interventi soggetti alla disciplina degli aiuti di Stato, subordinati all'autorizzazione della Commissione europea, si prevede che i termini per il conseguimento degli obiettivi previsti dal cronoprogramma del PNC siano sospesi nell'arco di tempo compreso tra la notificazione degli interventi e la notificazione della decisione di autorizzazione da parte della Commissione europea. Qualora la Commissione europea dichiari un intervento non compatibile col mercato unico, le relative risorse saranno revocate, rimanendo nella disponibilità dell'amministrazione titolare per le finalità del PNC il cui cronoprogramma procedurale sia coerente con la necessità di assicurare il raggiungimento degli obiettivi del medesimo Piano (comma 2).
L'articolo 7-bis, aggiunto durante l'esame da parte del Senato, interviene sull'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022, che ha introdotto alcune disposizioni volte a fronteggiare, nel settore degli appalti pubblici di lavori, gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici. La modifica è volta a precisare che le stazioni appaltanti, per l'anno 2023, possono fare richiesta di accesso al Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche, purché la richiesta non riguardi le medesime lavorazioni eseguite e contabilizzate nel 2022 per le quali già risulti un accesso a specifici fondi.
L'articolo 7-ter, anch'esso introdotto dal Senato, prevede l'applicazione dello svincolo progressivo, a misura dell'avanzamento dell'esecuzione dell'appalto, nel limite massimo dell'80 per cento dell'iniziale importo della garanzia definitiva prevista a carico dell'appaltatore per la sottoscrizione del contratto anche per i contratti pubblici relativi ai settori speciali della garanzia definitiva, prevista a carico dell'appaltatore per la sottoscrizione del contratto, anche per i contratti pubblici relativi ai settori speciali. Tale disposizione si applica limitatamente ai contratti in corso di esecuzione alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, ivi inclusi i contratti relativi ad accordi quadro già aggiudicati ovvero efficaci alla medesima data. Si specifica che tale intervento è volto a favorire la partecipazione alle procedure di gara afferenti agli investimenti pubblici, anche suddivisi in lotti funzionali, finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal PNRR, dal PNC e dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell'Unione europea.
L'articolo 8, modificato al Senato, reca misure volte al rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni titolari degli interventi PNRR e dei soggetti attuatori, nonché alla semplificazione, per gli enti locali, delle procedure con riguardo ai finanziamenti e ai contributi previsti a loro favore dal PNRR. Oltre ad introdurre disposizioni specifiche in materia di reclutamento di personale a tempo determinato da parte delle amministrazioni titolari di interventi previsti nel PNRR e di erogazione di riconoscimenti economici per il personale coinvolto, il medesimo articolo 8 consente, fino al 31 dicembre 2026, in deroga alla normativa vigente, il conferimento di alcuni incarichi a titolo oneroso a soggetti già collocati in quiescenza. Tale deroga transitoria riguarda gli incarichi di vertice presso enti e istituti di carattere nazionale limitatamente ai casi in cui si preveda il conferimento dell'incarico da parte di organi costituzionali, previo parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari o previa informativa a queste ultime. Sono inoltre previste misure specifiche volte a garantire l'attuazione delle riforme e la realizzazione degli investimenti previsti dal PNRR di titolarità del Ministero del turismo.
L'articolo 8-bis, commi da 1 a 4, introdotti nel corso dell'esame dal Senato, interviene con alcune disposizioni relativamente al Fondo per l'avvio delle opere indifferibili, con particolare riguardo alle modalità di assegnazione delle risorse per le opere, oggetto di affidamento mediante degli accordi quadro, avviate nel periodo dal 1° gennaio 2022 al 17 maggio 2022 e finanziate in tutto o in parte con le risorse previste dal PNRR. È inoltre autorizzata la spesa di 1.200.000 euro per il 2023 per il completamento della tratta Montedonzelli-Piscinola della Linea l della Metropolitana di Napoli (comma 5). Il comma 6 reca alcune modifiche alla legge 27 dicembre 2019, n. 160, con riguardo ai contributi ai Comuni per la progettazione definitiva ed esecutiva per la messa in sicurezza del proprio territorio relativamente al dissesto idrogeologico, agli interventi di efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici e del patrimonio comunale, nonché per gli interventi di messa in sicurezza delle strade.
L'articolo 9 istituisce, presso il Dipartimento dei vigili del fuoco del Ministero dell'interno, il Comitato centrale per la sicurezza tecnica della transizione energetica e per la gestione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici, di cui sono disciplinate funzioni e composizione.
L'articolo 10, modificato al Senato, consente di aumentare il contingente dei concorrenti idonei che possono essere nominati magistrati ordinari in tirocinio in relazione ai concorsi banditi con decreti ministeriali del l° dicembre 202l e del 18 ottobre 2022 (comma 1). Sono contenute, inoltre, norme chiarificatrici relative al contingente di addetti all'ufficio per il processo e dell'ufficio per il processo nell'ambito della giustizia amministrativa, nonché in materia di reclutamento di personale a tempo determinato per il supporto alle linee progettuali per la giustizia del PNRR (comma 2). Nel corso dell'esame da parte del Senato è stato introdotto un ulteriore comma, il comma 2-bis, il quale interviene sul comma l dell'articolo 13 del decreto legge n. 80 del 2021, in materia di reclutamento di personale a tempo determinato per il supporto alle linee progettuali per la giustizia del PNRR, prevedendo che i contratti di lavoro stipulati della durata dì 36 mesi non possano essere rinnovati.
L'articolo 11, al comma 1, istituisce un Fondo per l'attuazione degli interventi del PNRR di competenza del Ministero delle Imprese e del made in Italy (MIMIT), dotandolo di 500 mila euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2025. Il comma 2 dispone in ordine alla compensazione dei relativi oneri. Il comma 2-bis - inserito dal Senato - autorizza il Ministero delle imprese e del made in Italy a stipulare, a titolo gratuito, con l'Agenzia delle entrate una convenzione per garantire lo svolgimento delle attività di controllo e rendicontazione nell'ambito dell'investimento del PNRR M1C2-I 1 "Transizione 4.0".
L'articolo 12 demanda a un decreto del Ministro per la pubblica amministrazione l'individuazione delle modalità di funzionamento e di utilizzo del Portale unico del reclutamento da parte di tutte le amministrazioni, centrali e locali, e delle autorità amministrative indipendenti, nonché la definizione delle misure volte ad assicurare l'integrità e la riservatezza dei dati personali.
L'articolo 13 incrementa la pianta organica dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) di 10 unità di ruolo.
Il Titolo II della Parte II del decreto-legge è dedicato alle disposizioni di accelerazione e snellimento delle procedure abilitanti per la riforma 1.9.
In particolare, il Capo I, composto dagli articoli da 14 a 22, prevede misure abilitanti per la riforma della pubblica amministrazione.
L'articolo 14, modificato nel corso dell'esame del decreto-legge in Senato, introduce una serie di misure di semplificazione in materia di affidamento dei contratti pubblici relativi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e al Piano Nazionale per gli investimenti complementari (PNC) e in materia di procedimenti amministrativi. In particolare le previsioni del comma 1 apportano alcune modifiche al decreto-legge n. 77 del 2021 relativo alla governance del PNRR. Il provvedimento in esame prevede che gli atti normativi o i provvedimenti attuativi dei piani o dei programmi PNRR sottoposti al parere della Conferenza Stato-Regioni o della Conferenza unificata possano essere comunque adottati qualora il parere non sia reso entro il previsto termine di legge. Inoltre, mediante l'inserimento nel decreto-legge n, 77 del 2021 del nuovo articolo 18-bis, il provvedimento dispone che, nei casi eccezionali in cui sia necessario procedere con urgenza alla realizzazione di interventi di competenza statale previsti dal PNRR e dal PNC, il Ministro competente possa proporre al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica l'avvio della procedura di esenzione del relativo progetto dalle disposizioni di cui al Titolo III della Parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (codice dell'ambientale). Il comma 2 modifica l'articolo 10, comma 6-quater, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, volta a chiarire che gli accordi quadro finalizzati all'individuazione degli operatori economici incaricati dello svolgimento dei servizi tecnici e dei lavori afferenti, in particolare, alla realizzazione degli interventi di cui all'articolo 10 del decreto legge n. 77 del 2021, debbano contenere l'indicazione dei termini e delle condizioni che disciplinano le prestazioni richieste ai sensi dell'articolo 54, comma 2, del decreto legislativo n. 50 del 2016.
Evidenzio anche le disposizioni del comma 3 dell'articolo 14, le quali, in considerazione delle esigenze di accelerazione e semplificazione dei procedimenti relativi a opere di particolare rilevanza pubblica strettamente connesse agli interventi finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal PNRR e dal PNC, prevedono che i soggetti pubblici e privati coinvolti possano, al fine di assicurare una realizzazione coordinata di tutti gli interventi, stipulare appositi atti convenzionali recanti l'individuazione di un unico soggetto attuatore. Il comma 4 prevede che, limitatamente agli interventi finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal PNRR e dal PNC, si applicano fino al 31 dicembre 2023, salvo che sia previsto un termine più lungo, le disposizioni di cui agli articoli l, recante procedure per l'incentivazione degli investimenti pubblici durante il periodo emergenziale in relazione all'aggiudicazione dei contratti pubblici sotto soglia, e 2, recante procedure per l'incentivazione degli investimenti pubblici in relazione all'aggiudicazione dei contratti pubblici sopra soglia, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76. Nel corso dell'esame in Senato, sono stati introdotti i commi 4-bis e 4-ter volti ad estendere fino al 31 dicembre 2026 l'applicabilità di talune disposizioni in materia di verifiche antimafia e protocolli di legalità e a demandare a un decreto del Ministro dell'interno la possibilità di individuare misure di potenziamento dell'azione istruttoria dei Gruppi interforze antimafia, istituiti presso le prefetture. Il comma 5 modifica l'articolo 9, comma I, del decreto-legge 77 del 2021, prevedendo che per la realizzazione di interventi del PNRR si possa ricorrere anche alla sottoscrizione di accordi tra Pubbliche Amministrazioni ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 241 del 1990. I commi 6 e 7, al fine di assicurare il rispetto del cronoprogramma degli interventi finanziati, in tutto o in parte con le risorse del PNRR o del PNC, intervengono sulla disciplina delle espropriazioni, di cui al DPR 8 giugno 2001, n. 327, per ridurre alcuni termini e derogare ad alcuni adempimenti. Il comma 8 apporta alcune modifiche alla disciplina della conferenza di servizi, volte ad accelerare le procedure prevedendo che tutte le amministrazioni coinvolte rilascino le determinazioni di competenza entro il termine perentorio di trenta giorni (quarantacinque giorni per le amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico territoriale, dei beni culturali o alla tutela della salute). Il comma 9 interviene sulla disciplina del fondo destinato all'acquisito di beni alimentari di prima necessità da parte dei soggetti in possesso di un ISEE non superiore a 15.000 euro, prevedendo che la distribuzione delle tessere nominative prepagate attraverso le quali erogare il contributo possa essere affidata al gestore del servizio postale universale sulla base di apposita convenzione. Il comma 9-bis, introdotto dal Senato, prevede che l'istanza telematica presentata dai soggetti che richiedono l'accesso alle risorse del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche finalizzate a fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione, nonché dei carburanti e dei prodotti energetici, con riguardo agli appalti pubblici di lavori, costituisca titolo per l'emissione della fattura da parte dell'impresa esecutrice, anche in assenza del rilascio del certificato di pagamento da parte della stazione appaltante.
L'articolo 14-bis, introdotto nel corso dell'esame in Senato, interviene sull'articolo 34 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, al fine di prevedere che l'accordo di programma ivi disciplinato debba essere sottoscritto entro il termine di sessanta giorni dalla comunicazione dell'esito positivo della conferenza con la quale viene verificata fra le amministrazioni interessate la possibilità di concordare l'accordo medesimo.
L'articolo 15 attiene al contributo dell'Agenzia del demanio, del Ministero della difesa, delle regioni e degli enti locali all'attuazione di progetti finanziati con risorse del PNRR. In particolare, i commi l e 2 prevedono che l'Agenzia del demanio, sentito il Ministero dell'economia e delle finanze, individui beni immobili inutilizzati, di proprietà dello Stato e gestiti dalla medesima Agenzia, da destinare ad alloggi o residenze universitarie, oggetto di finanziamento, anche parziale, nell'ambito delle risorse previste dal PNRR. L'Agenzia è altresì autorizzata ad utilizzare risorse previste a legislazione vigente in relazione ai piani degli investimenti immobiliari, posti in capo alla medesima Agenzia, a parziale copertura degli oneri correlati ai necessari interventi sugli immobili in oggetto. In base al comma 3, i medesimi immobili possono essere destinati anche ad impianti sportivi, anch'essi oggetto di finanziamento, oppure idonei al finanziamento, nell'ambito del PNRR. Il comma 3-bis, introdotto dal Senato, prevede che l'Istituto per il credito sportivo possa proporre all'Agenzia del demanio integrazioni all'elenco degli immobili destinati ad impianti sportivi, stilato sulla base di quanto previsto dal comma 3. La disposizione si riferisce ad immobili di proprietà del medesimo Istituto che possono essere oggetto di interventi finanziati, anche parzialmente, con risorse del PNRR. Il comma 4 autorizza l'Agenzia del demanio ad apportare le necessarie modifiche ai relativi piani degli investimenti di propria competenza, nonché ad avviare iniziative di partenariato pubblico-privato. Si prevede, inoltre, al comma 5, che il Ministero della difesa individui beni del demanio militare o beni in uso al medesimo Ministero da destinare alla realizzazione e valorizzazione di opere di protezione ambientale, opere di edilizia residenziale pubblica destinate al personale nonché impianti sportivi. Si prevede che il Ministero della difesa utilizzi, anche parzialmente, le risorse previste nell'ambito del PNRR. Nel corso dell'esame in Senato il comma 5 è stato integrato al fine di prevedere che il Ministero della difesa e la società Difesa Servizi S.p.a. possano avvalersi dell'Istituto per il credito sportivo per l'individuazione di impianti sportivi da realizzare e valorizzare, autorizzando altresì la stipula di apposite intese con il medesimo Istituto per facilitare il cofinanziamento degli interventi. Sempre nel corso dell'esame in Senato, sono stati introdotti i commi 5-bis e 5-ter. Il comma 5-bis dispone circa l'individuazione, da parte dell'Agenzia del demanio, di immobili suscettibili di essere inseriti in operazioni di permuta, valorizzazione o dismissione da destinarsi ad alloggi universitari o impianti sportivi finanziati, o finanziabili, a valere sulle risorse del PNRR. Viene dettata la relativa procedura. Il comma 5-ter stabilisce che le Regioni e gli enti locali possano procedere ad una ricognizione degli immobili e di impianti sportivi, di loro proprietà, che possano essere oggetto di interventi di recupero o ristrutturazione o che possano essere adibiti ad attività sportiva. Si demanda ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri la definizione dei criteri da seguire per la realizzazione di tale ricognizione.
L'articolo 15-bis, introdotto dal Senato, disciplina la possibilità di trasferire in proprietà, a titolo gratuito, a regioni, comuni, province e città metropolitane, a richiesta dei medesimi enti, talune categorie di beni immobili, appartenenti al demanio storico artistico oppure al patrimonio disponibile dello Stato, gestiti dall'Agenzia del demanio. Si tratta di immobili interessati da progetti di riqualificazione per scopi istituzionali o sociali, finanziati, o suscettibili di essere finanziati, a valere sulle risorse del PNRR, del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC) o del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030 (PNIEC). Il trasferimento in proprietà è disposto con decreto dell'Agenzia del demanio. Si specifica che le disposizioni del presente articolo non si applicano alle Regioni a Statuto speciale e alle Province Autonome di Trento e Bolzano.
L'articolo 16, ai commi da 1 a 3, prevede che l'Agenzia del demanio, sentito il Ministero dell'economia e delle finanze, individui beni immobili, di proprietà dello Stato, ed altri beni statali in uso ad amministrazioni, di concerto con le medesime amministrazioni usuarie, idonei all'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. L'Agenzia del demanio è autorizzata ad utilizzare parte delle risorse previste a legislazione vigente in relazione ai piani degli investimenti immobiliari, posti in capo alla medesima Agenzia, a parziale copertura degli oneri correlati ai necessari interventi sugli immobili in oggetto. Sì prevede che la medesima Agenzia curi la progettazione e l'esecuzione degli interventi in esame, previo atto di intesa con le amministrazioni centrali interessate e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il comma 3-bis, introdotto dal Senato, consente all'Agenzia del demanio di costituire comunità energetiche rinnovabili nazionali, anche per impianti superiori a 1 MW, con le Amministrazioni dello Stato o con altre pubbliche amministrazioni centrali o locali. Le comunità energetiche così costituite, accedono ai relativi regimi dì sostegno.
L'articolo 17 introduce una serie di disposizioni in materia di accordi quadro e di convenzioni delle centrali di committenza, volte a non pregiudicare il perseguimento degli obiettivi previsti dal PNRR, vista l'ampia adesione delle pubbliche amministrazioni e tenuto conto dei tempi necessari all'indizione di nuove procedure di gara. In particolare, in base a quanto previsto dal comma 1, gli accordi quadro, le convenzioni e i contratti quadro (di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 50 del 2016) che siano in corso, anche per effetto di precedenti proroghe, alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, e con scadenza entro il 30 giugno 2023, sono prorogati con i medesimi soggetti aggiudicatari fino all'aggiudicazione delle nuove procedure di gara e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2023. Il comma 2, invece, estende il novero dei soggetti ai quali i comuni non capoluoghi di provincia, incaricati dell'attuazione degli interventi, possono ricorrere per la selezione degli operatori economici affidatari degli stessi. I commi da 3 a 5 dettano disposizioni specifiche relative al conseguimento degli obiettivi di ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, previsti nell'ambito della Missione 6 - Salute.
L'articolo 18 contiene disposizioni in materia di infrastrutture digitali e di acquisto di beni e servizi informatici strumentali alla realizzazione del PNRR. In particolare, il comma 1 esclude l'Azienda per l'Italia Digitale dal rilascio di pareri tecnici sulla congruità economica dei contratti, accordi e convenzioni, stipulati dalle pubbliche amministrazioni per l'acquisto di beni informatici necessari per l'attuazione del PNRR. Il comma 2 interviene sulle modalità di conservazione e fruibilità dei dati contenuti nella Piattaforma Digitale Nazionale Dati. Il comma 2-bis - inserito dal Senato - modifica la disciplina in materia di "Carta europea della disabilità in Italia". Le modifiche ampliano l'ambito dei soggetti terzi ai quali l'INPS riconosce il diritto all'accesso, attraverso lo strumento della Carta e su richiesta dell'interessato, ad informazioni contenute nei verbali di accertamento dello stato di invalidità o di disabilità e specificano che tale accesso può essere operato anche attraverso l'utilizzo in via telematica del medesimo strumento della Carta. I successivi commi da 3 a 11-quater prevedono, anche a seguito delle modifiche apportate in Senato, un ampio e complesso intarsio di norme di semplificazione, principalmente mediante modifiche al codice delle comunicazioni elettroniche (decreto legislativo n. 259 del 2003). In particolare, le modifiche attengono alla realizzazione delle infrastrutture per la banda ultra larga disciplinando i rapporti tra gli operatori autorizzati alla realizzazione dell'infrastruttura e gli enti proprietari delle strade, la validità dei titoli abilitativi, i diritti d'uso delle frequenze, i procedimenti autorizzativi relativi all'installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radioelettrici. Le disposizioni inserite dal Senato (commi da 10-bis a 11-quater) prevedono, tra l'altro, che per l'attuazione degli interventi per la banda ultra larga è consentita l'anticipazione del 20 per cento del prezzo all'appaltatore e che per l'attuazione dei progetti Italia a 1 Giga e Italia 5G sono stanziati 100 milioni di euro per il 2023. Il Senato ha inserito anche una disposizione (comma 10-bis) volta a prorogare la facoltà della Consob di adottare misure di contenimento della spesa nonché la riduzione della dotazione finanziaria complessiva del fondo per la tutela stragiudiziale dei risparmiatori e degli investitori, con la finalità di consentire il completamento del processo di digitalizzazione della CONSOB medesima, fissando il termine ultimo per il completamento di tale processo al 31 marzo 2024.
L'articolo 18-bis, introdotto nel corso dell'esame in Senato, prevede alcuni obblighi di adeguamento tecnologico e di prestazione per i gestori dell'identità digitale, al contempo assicurando loro un contributo una tantum per complessivi 40 milioni di euro.
L'articolo 19, modificato in Senato, interviene sulla disciplina della valutazione di impatto ambientale (VIA) e dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) disciplinando in particolare i rapporti tra la VIA e le procedure preventive di interesse archeologico e prorogando al 31 dicembre 2024 il termine per lo svolgimento in videoconferenza dei lavori istruttori delle Sottocommissioni e dei Gruppi istruttori della Commissione PNRR-PNIEC. Viene inoltre modificata in più punti la disciplina del contingente di esperti assegnato al Ministero dell'ambiente per le esigenze del PNRR, prevedendo in particolare la proroga al 2025 del termine di operatività di tale contingente. Le principali integrazioni introdotte al Senato consistono nell'introduzione di disposizioni volte modificare le modalità operative della Commissione PNRR-PNIEC; nella previsione, a decorrere dal 2023, dell'applicazione ai membri della Commissione tecnica VIA-VAS degli stessi compensi previsti per i membri della Commissione PNRR-PNIEC; nella modifica delle procedure per la selezione del succitato contingente di esperti e nell'integrazione della disciplina prevista per la verifica di ottemperanza alla VIA.
L'articolo 20, al fine di assicurare una ancor più efficace e tempestiva attuazione degli interventi compresi nel PNRR che riguardino beni culturali e paesaggistici, stabilisce la competenza della apposita Soprintendenza speciale ad adottare i provvedimenti finali relativi alle funzioni di tutela, in sostituzione delle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio. L'articolo reca, inoltre, le conseguenti misure organizzative e finanziarie.
L'articolo 21, commi 1 e 2, al fine espresso di assicurare il monitoraggio «delle rifanne del PNRR», prevede il riconoscimento di un'indennità in favore di alcuni esperti che, in base alla normativa già vigente, integrano la composizione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. La predetta indennità è stabilita nel limite di spesa complessivo di 80.000 euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026. Il comma 2-bis - inserito nel corso dell'esame del decreto-legge in Senato - modifica la disciplina del Sistema informativo unitario dei servizi sociali (SIUSS) e integra i dati del Sistema relativi alle persone con disabilità e non autosufficienti con quelli del Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS) e della banca dati del collocamento mirato (cosiddetto collocamento obbligatorio); le novelle introducono la previsione di alcuni flussi di informazioni in favore dell'Autorità politica delegata in materia di disabilità e del Dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità (Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri).
L'articolo 22 si compone di un triplice ordine di disposizioni: anzitutto, al comma 1, attribuisce al Dipartimento dei vigili del fuoco la realizzazione della manutenzione sugli impianti fotovoltaici (o sugli immobili in cui essi siano presenti) di alimentazione delle stazioni di ricarica dei veicoli a trazione elettrica. Il comma 2 prescrive, in materia di normativa antincendio, un termine di tre giorni per la trasmissione della documentazione al Comando territorialmente competente, da parte dello Sportello unico per le attività produttive che riceva l'istanza di esame dei progetti di nuovi impianti o costruzioni che comportino un aggravio delle condizioni di sicurezza antincendio. Infine, i commi da 3 a 6 autorizzano l'assunzione straordinaria di un contingente massimo di 112 unità, dal 1° marzo 2023.
Il Capo II del Titolo II del decreto-legge n. 13 del 2023, composto dagli articoli da 23 a 25, reca disposizioni urgenti in materia di istruzione e merito.
In particolare, l'articolo 23 prevede che, al fine di raggiungere milestone e target del PNRR relativi alle linee di investimento per la digitalizzazione delle istituzioni scolastiche, negli anni scolastici 2023/2024 e 2024/2025 sono individuate dal Ministero dell'istruzione e del merito le équipe formative territoriali costituite da un numero di docenti pari a 20 da porre in posizione di comando presso gli uffici scolastici regionali e presso l'amministrazione centrale e un numero massimo di 100 docenti da porre in esonero dall'esercizio delle attività didattiche, con il coordinamento funzionale dell'Unità di missione del PNRR (del medesimo dicastero).
L'articolo 24, comma 1, consente, a determinate condizioni, agli enti locali beneficiari l'utilizzo dei ribassi d'asta per ciascun intervento di edilizia scolastica ad ogni titolo rientrante fra i progetti PNRR di titolarità del Ministero dell'istruzione e del merito. Il comma 2 prevede che per il supporto tecnico e le attività connesse alla realizzazione degli interventi di edilizia scolastica, i sindaci e i presidenti delle province e delle città metropolitane possono avvalersi di strutture dell'amministrazione centrale o territoriale interessata, di altre amministrazioni pubbliche, nonché di società da esse controllate. Una modifica approvata in Senato ha esteso tale facoltà a tutti gli interventi di edilizia scolastica ad ogni titolo rientranti fra i "progetti PNRR" di titolarità del Ministero dell'istruzione e del merito. Il comma 3 prevede che, per interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica, i soggetti attuatori degli interventi, le stazioni appaltanti, le centrali di committenza e i contraenti generali, esercitano i poteri commissariali attualmente attribuiti ai sindaci e ai presidenti delle province e delle città metropolitane e che tali soggetti, possono procedere, a determinate condizioni, all'affidamento diretto dei servizi connessi. Il comma 3-bis estende tale possibilità anche agli Istituti tecnologici superiori. Il comma 4 prevede che, limitatamente agli interventi di edilizia scolastica, le deroghe al codice dei contratti pubblici attualmente previste si applicano anche agli accordi quadro definiti e stipulati da parte della società Invitalia anche per l'affidamento congiunto della progettazione e dell'esecuzione. Il comma autorizza la spesa di 4 milioni di euro per il 2023 finalizzata alla locazione di immobili o per il noleggio di strutture modulari ad uso scolastico. Il comma 6 detta nuove disposizioni relativamente ai vincitori del concorso di progettazione di scuole innovative. Il comma 6-bis, inserito dal Senato, modifica alcuni profili della disciplina transitoria introdotta dalla legge istitutiva del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore (legge n. 99 del 2022).
L'articolo 25 modifica le modalità di nomina del direttore generale della Scuola di Alta formazione dell'istruzione, prevedendo, in particolare, che la stessa avvenga con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del merito (anziché, come finora previsto, con decreto del Ministro dell'istruzione), estendendo la platea di coloro che possono essere nominati ed espungendo il termine del 1° marzo 2023 per l'adozione del relativo decreto.
Il Capo III del Titolo II del decreto-legge, composto dagli articoli da 26 a 28, reca disposizioni urgenti in materia di università e ricerca.
L'articolo 26 riconosce alle imprese che partecipano al finanziamento delle borse di dottorato innovativo previste dal PNRR, nel periodo di attuazione del Piano, un esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per ciascuna assunzione a tempo indeterminato di unità di personale. I commi da 1 a 5 della disposizione, inoltre: modificano la disciplina che attualmente obbliga le università a riservare, a determinate condizioni, una quota delle risorse destinate alla stipula dei contratti di ricercatore a tempo determinato ai titolari di contratti da ricercatore di tipo A o ai titolari di uno o più assegni di ricerca; escludono l'applicazione, nel periodo di attuazione del PNRR, dell1attuale limite di spesa per l'attribuzione di assegni di ricerca alle risorse rivenienti dal medesimo Piano, nonché a quelle derivanti da progetti di ricerca, nazionali o internazionali, ammessi al finanziamento sulla base di bandi competitivi; recano una disposizione per favorire l'attrattività del sistema universitario per i giovani studiosi in possesso di abilitazione scientifica nazionale per la prima fascia che si trovino a svolgere le loro attività sia in Italia sia all'estero; consentono alle università statali, a determinate condizioni, la stipula di polizze sanitarie integrative delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale in favore di personale docente e della ricerca; specificano i requisiti minimi che devono essere posseduti dai componenti il consiglio di amministrazione dell'università tra i quali va scelto il presidente dell'organo collegiale.
Per quanto riguarda le disposizioni introdotte nel corso dell'esame in Senato, si evidenzia che il comma 5-bis proroga al 31 dicembre 2026 la possibilità, per taluni titolari di contratti di ricercatore universitario, previgenti alla riforma attuata con il decreto-legge n. 36 del 2022, e che stipulano un nuovo contratto ai sensi della nuova disciplina, di vedersi riconosciuto, a richiesta, ai fini dell'inquadramento, un periodo di servizio pari a tre anni. Analogamente, si proroga al 31 dicembre 2026 la possibilità, per coloro che sono stati titolari di assegni di ricerca in base alla previgente disciplina e che stipulano un contratto di ricercatore a tempo determinato, in base alla riforma introdotta dal citato decreto-legge n. 36/2022, di vedersi riconosciuto, a richiesta, ai fini dell'inquadramento, un periodo di servizio pari a due anni.
Il comma 6 esclude l'applicazione, nel periodo di attuazione del PNRR (dunque sino a tutto il 2026), del limite di spesa per l'attribuzione di assegni di ricerca, previsto dall'articolo 22, comma 6, secondo periodo, della legge n. 240/2010, alle risorse rivenienti dal medesimo Piano, nonché a quelle derivanti da progetti di ricerca, nazionali o internazionali, ammessi al finanziamento sulla base di bandi competitivi.
Il comma 6-bis estende, con una disposizione interpretativa, ai ricercatori a tempo determinato assunti a tempo pieno, la facoltà di optare, per gli anni accademici successivi a quello della presa di servizio, al regime a tempo definito, previa domanda da presentare al rettore sei mesi prima dell'inizio del11anno accademico dal quale far decorrere l'opzione e con obbligo di mantenere il regime prescelto per almeno un anno accademico.
Il comma 7 inserisce il nuovo comma 4-ter all'articolo 18 (Chiamata dei professori) della legge n. 240/2010.
Il comma 8 consente alle università statali di destinare una quota delle risorse derivanti da progetti di ricerca, europei o internazionali, ammessi al finanziamento sulla base di bandi competitivi, limitatamente alla parte riconosciuta a tassi forfettari, o comunque non destinata a puntuale rendicontazione, per la stipula di polizze sanitarie integrative delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale in favore di personale docente e della ricerca nel limite di un importo non superiore al 2 per cento della spesa sostenuta annualmente per il predetto personale, sulla base delle indicazioni stabilite con decreto del Ministro dell'università e della ricerca.
Il comma 9 novella l'articolo 12 del testo unico delle leggi sull'istruzione superiore (R.D. n. 159 2/1933). La novella in questione specifica che il presidente del consiglio di amministrazione dell'università deve essere scelto fra i componenti dell1organo collegiale in possesso di requisiti "non inferiori" a quelli di cui all'articolo 19, comma 6, ultimo periodo, del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Il comma 9-bis dell'articolo 26 inserisce tra i princìpi e i criteri direttivi che presiedono all'emanazione dei regolamenti di attuazione della legge di riforma del settore AFAM (legge n. 508 del 1999), anche il riferimento alla previsione dell'abilitazione artistica nazionale quale attestazione della qualificazione didattica, artistica e scientifica dei docenti nonché quale requisito necessario per l'accesso alle procedure di reclutamento a tempo indeterminato dei docenti, con decentramento delle procedure di nomina delle relative commissioni, di valutazione dei candidati, di pubblicazione degli esiti e di gestione del relativo contenzioso. Il conseguimento dell'abilitazione non dà diritto all'assunzione in ruolo.
L'articolo 27 contiene disposizioni per la realizzazione degli interventi PNRR di competenza del Ministero dell'università e della ricerca. In particolare, il comma 1, stabilisce che i soggetti a partecipazione pubblica appositamente costituiti al fine di promuovere il miglior coordinamento nella realizzazione degli interventi di competenza del Ministero dell'università e della ricerca relativi alla Missione 4, Componente 2, del PNRR, nonché del relativo PNC, assicurano l'integrazione dei propri organi statutari di gestione e controllo con uno o più rappresentanti designati dal Ministero nonché, su indicazione di quest'ultimo, di ulteriori Ministeri, in ragione del tema oggetto della ricerca finanziata. li comma 2 prevede che le università statali, gli enti pubblici di ricerca, e le istituzioni statali dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica osservano le procedure di controllo e rendicontazione delle misure relative al PNRR e al PNC, con sistemi interni di gestione e controllo idonei ad assicurare il corretto impiego delle risorse finanziarie loro assegnate. Ai sensi del comma 3 i predetti soggetti adempiono alle disposizioni del presente articolo nell'esercizio della propria autonomia responsabile. In base al comma 4, le università statali e non statali, legalmente riconosciute, gli istituti di istruzione universitaria a ordinamento speciale, gli enti pubblici di ricerca, le istituzioni statali AFAM e i soggetti attuatori di cui al comma 1 possono fornire quale idoneo strumento di garanzia delle risorse ricevute ai fini della realizzazione degli interventi compresi nel quadro di attuazione del PNRR, nonché del relativo PNC, anche i fondi assegnati dal Ministero dell'università e della ricerca in relazione al funzionamento ordinario. In base al comma 5, per i soggetti attuatori di cui al comma 1, i fondi di funzionamento ordinario costituiscono idoneo strumento di garanzia a copertura delle erogazioni ricevute per lo svolgimento delle attività progettuali connesse alla realizzazione di interventi di attuazione del PNRR, nonché del relativo PNC.
L'articolo 27-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, con finalità di semplificazione degli affidamenti dei contratti pubblici per le università statali, le istituzioni AFAM e gli enti di ricerca, novella l'articolo 48 del decreto-legge n. 77 del 2021, al fine di prevedere che la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara (prevista dal comma 3 del citato articolo) si applica alle università statali, alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, nonché agli enti pubblici di ricerca per tutte le procedure per la realizzazione degli interventi PNRR e del PNC di competenza del Ministero dell'università e della ricerca fino all'importo di 215.000 euro.
L'articolo 28 interviene in tema di alloggi e residenze universitarie e prevede, al comma 1, che le ulteriori risorse destinate dalla legge di bilancio 2023 agli interventi per alloggi e residenze per gli studenti universitari (pari a complessivi 300 milioni di euro tra il 2023 e il 2026), possano essere assegnate anche agli interventi proposti dalle Province autonome di Trento e di Bolzano e dai relativi organismi preposti al diritto allo studio universitario o all'edilizia residenziale pubblica, ove ammissibili. Il comma 1-bis, introdotto dal Senato, introduce il nuovo articolo 1-ter nella legge n. 338 del 2000, prescrivendo un regime autorizzatorio al quale viene assoggettato l'esercizio delle strutture residenziali universitarie beneficiarie delle risorse previste dall'articolo 1-bis della medesima legge (rubricato "Nuovo housing universitario").
NICOLA OTTAVIANI, Relatore per la V Commissione. (Relazione – A.C. 1089). Proseguendo nell'illustrazione dei contenuti essenziali del decreto-legge n. 13 del 2023. Nell'ambito del Capo IV, riferito alle misure in materia di protezione civile, l'articolo 29, oggetto di modifiche al Senato, reca disposizioni finalizzate ad accelerare la realizzazione degli interventi urgenti volti a fronteggiare il rischio di alluvione e il rischio idrogeologico, in coerenza con gli obiettivi del PNRR. Sono inoltre dettate norme in materia di utilizzo. fino al 31 dicembre 2026. delle risorse iscritte sulle contabilità speciali relative agli eventi calamitosi, per la realizzazione dei predetti interventi di prevenzione del rischio di alluvione e idrogeologico.
L'articolo 29-bis, introdotto dal Senato, dispone che il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare si avvalga del Dipartimento Casa Italia della Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di garantire a quest'ultima il coordinamento necessario ad affrontare situazioni di criticità ambientale nelle aree urbanizzate interessate da fenomeni di esondazione e alluvione, nonché alla realizzazione di interventi di prevenzione o messa in sicurezza riferiti al dissesto idrogeologico e alla difesa e alla messa in sicurezza del suolo.
Nell'ambito del Capo V, riferito alle misure in materia di resilienza, valorizzazione del territorio ed efficienza energetica dei comuni. l'articolo 30, prevede che le risorse assegnate ai comuni da parte del Ministero dell'interno. per le annualità 2024 e 2025. a favore di investimenti in opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio, siano finalizzate allo scorrimento della graduatoria delle opere ammissibili per l'anno 2023 e a garantire il rispetto dei target associati alla Missione 2, Componente 4, Investimento 2.2 del PNRR Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni. Si prevede l'obbligo, per i comuni assegnatari delle risorse previste per le annualità 2023, 2024 e 2025, di concludere i lavori entro il 31 marzo 2026, mentre sono prorogati di 6 mesi i termini per l'affidamento dei lavori relativi ai contributi assegnati ai comuni per l'annualità 2022.
L'articolo 31, reca disposizioni concernenti il Giubileo 2025 e la misura “Caput Mundi-Next Generation EU per grandi eventi turistici” del PNRR, finalizzate, tra l'altro, ad attribuire all'Agenzia del demanio funzioni di stazione appaltante in ordine a interventi relativi al compendio denominato “Città dello Sport” sito in Roma, destinato ad ospitare le celebrazioni del Giubileo della Chiesa Cattolica per il 2025.
Nell'ambito del Capo VI, riferito alle misure in materia di infrastrutture e trasporti, l'articolo 31-bis, attribuisce ad ANAS, soggetto attuatore della protezione civile nei territori colpiti dagli eventi sismici verificatisi nel biennio 2016-2017 nell'Italia centrale, i poteri previsti per i commissari straordinari individuati per la realizzazione di determinate opere pubbliche dal decreto-legge n. 32 del 2019 (cosiddetto “decreto sblocca-cantieri”), per il supporto tecnico e per le attività connesse alla realizzazione delle opere viarie.
L'articolo 31-ter, stanzia risorse in favore della regione Molise per la manutenzione e l'adeguamento sismico della diga di Ripaspaccata in agro del Comune di Montaquila.
L'articolo 32 prevede specifiche disposizioni volte a un'ulteriore semplificazione delle procedure per la realizzazione degli interventi ferroviari oggetto di commissariamento ai sensi del decreto-legge n. 32 del 2019 (cosiddetto “decreto sblocca-cantieri”).
L'articolo 33 reca disposizioni di semplificazione e accelerazione procedurale relative a interventi di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In particolare, sono modificate le disposizioni di semplificazione contenute nel decreto-legge n. 77 del 2021, anche al fine di ampliarne l'ambito di applicazione. L'articolo reca altresì disposizioni in merito agli interventi relativi alle infrastrutture ferroviarie, in materia di organizzazione dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, per i quali si prevede la nomina di un commissario straordinario, nonché di nomina di un commissario straordinario per la realizzazione della Linea 2 della Metropolitana di Torino.
L'articolo 34 modifica la disciplina relativa agli acquisti immobiliari da parte degli enti pubblici previdenziali e ai contratti di locazione stipulati dai medesimi enti con le amministrazioni dello Stato. Si prevede, inoltre, una modifica della disciplina relativa alla composizione e alle funzioni del Nucleo dell'INAIL di valutazione e verifica degli investimenti mobiliari e immobiliari dello stesso Istituto.
Nell'ambito del Capo VII, riferito alle misure in materia di giustizia, l'articolo 35 detta disposizioni in materia di conservazione in modalità digitale di atti e documenti giudiziari civili formati originariamente su supporto analogico, nonché in materia di deposito telematico di atti e provvedimenti nei processi civili estendendo la platea dei soggetti tenuti a tale ultimo adempimento al fine di ricomprendervi anche il pubblico ministero e i magistrati.
L'articolo 36 detta ulteriori disposizioni in materia di deposito telematico nei procedimenti di volontaria giurisdizione, apportando modifiche di natura procedimentale volte a consentire il deposito telematico di atti processuali e documenti delle parti private.
L'articolo 37 modifica l'articolo 41 del decreto legislativo n. 149 del 2022 (cosiddetta “riforma Cartabia'' del processo civile), recante le disposizioni transitorie riferite al regime della mediazione e a quello della negoziazione assistita. al fine di allineare la data di applicazione delle abrogazioni e modifiche disposte con l'articolo 2, comma 2. del medesimo decreto legislativo con riguardo alle controversie in materia di condominio, alla data prevista per l'applicazione delle sole disposizioni in materia di mediazione civile e commerciale, applicabili a decorrere dal 30 giugno 2023.
L'articolo 38 detta disposizioni volte ad incentivare l'accesso delle imprese alla composizione negoziata della crisi. alla luce delle difficoltà applicative segnalate dagli operatori nei primi mesi di operatività del nuovo istituto. In particolare, viene elevato il numero di rate attraverso le quali può essere dilazionato il debito dell'impresa verso l'Agenzia delle entrate e si consente, fino al 31 dicembre 2023, di sostituire le certificazioni relative ai debiti tributari e contributivi e ai premi assicurativi rilasciate da Agenzia delle entrate, INPS e INAIL, con autodichiarazioni dell'imprenditore che attesti di averne fatto richiesta almeno 10 giorni prima della presentazione dell'istanza di accesso alla composizione negoziata della crisi.
L'articolo 39 modifica la disciplina relativa ai contratti finalizzati al reperimento di personale tecnico impiegato per la documentazione degli atti nell'ambito del processo penale.
L'articolo 40, reca disposizioni in materia di giustizia tributaria. modificando la riforma introdotta con la legge n. 130 del 2022 al fine, in particolare, di accelerare e semplificare le procedure di rinnovazione del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, innalzare da 3.000 a 5.000 euro il limite di valore previsto per il giudizio monocratico di primo grado e accelerare la dichiarazione di estinzione dei giudizi di legittimità in materia tributaria.
Nell'ambito del Capo VIII, riferito alle misure in materia di ambiente e sicurezza energetica, l'articolo 41 reca disposizioni in materia di procedimenti di valutazione di impatto ambientale degli impianti chimici integrati di produzione, su scala industriale, di idrogeno verde e rinnovabile, prevedendo in particolare che essi siano sottoposti a VIA statale, indipendentemente dalla capacità produttiva dell'impianto.
L'articolo 42, dichiara di pubblica utilità, indifferibili e urgenti gli interventi per la rinaturazione dell'area del fiume Po previsti nel PNRR e compresi nel Programma d'azione concluso per la gestione degli interventi. Una disposizione introdotta al Senato proroga, inoltre, il completamento delle sperimentazioni sul deflusso ecologico effettuate dall'Autorità di bacino distrettuale dal 31 dicembre 2024 al 30 giugno 2025.
L'articolo 43 consente l'utilizzo delle risorse destinate alla realizzazione degli interventi di cui al Programma di riqualificazione energetica della pubblica amministrazione centrale (PREPAC) per la copertura dei maggiori costi che le stazioni appaltanti sopportano, in considerazione dell'aumento dei prezzi, limitatamente agli interventi di completamento e attuazione degli interventi previsti dal medesimo Programma. La norma non si applica agli interventi che abbiano già beneficiato dell'assegnazione delle risorse per far fronte al caro-prezzi stanziate dal decreto-legge n. 50 del 2022 (cosiddetto “decreto Aiuti”).
L'articolo 44 reca disposizioni finalizzate ad estendere anche alle annualità 2025 e 2026 il finanziamento previsto fino all'anno 2024 per l'attivazione di misure di assistenza tecnica al Dipartimento PNRR e ai soggetti attuatori per gli interventi PNRR di competenza del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.
L'articolo 45, modificato dal Senato, reca disposizioni in materia di utilizzo dei proventi delle aste delle quote di emissione CO2 assegnati al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e al Ministero delle imprese e del made in Italy, nonché di contrasto all'inquinamento atmosferico.
Ulteriori disposizioni approvate dal Senato istituiscono presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura (CREA) il Registro pubblico dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale.
L'articolo 45-bis, introdotto al Senato, prevede che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica possa avvalersi, mediante la sottoscrizione di appositi accordi, del Gestore dei servizi energetici (GSE) per l'espletamento di attività ad alto contenuto specialistico afferenti alla gestione degli interventi della Missione 2 del PNRR, relativa alla "Rivoluzione verde e transizione ecologica".
Nell'ambito del Capo IX, riferito alle disposizioni in materia di beni culturali, l'articolo 46 consente, a fini di semplificazione e liberalizzazione del settore. che i lavori di manutenzione ordinaria riguardanti immobili di proprietà pubblica e con destinazione d'uso pubblico sottoposti a tutela in base al Codice dei beni culturali, ove interessati da interventi del PNRR o del PNC, possano essere iniziati mediante segnalazione certificata d'inizio attività (SCIA), anziché previa autorizzazione del soprintendente.
Nell'ambito del Capo X, riferito alle misure di semplificazione per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, l'articolo 47, modificato dal Senato, reca numerose disposizioni in materia di impianti alimentati da fonti rinnovabili. In particolare, si provvede ad ampliare il novero delle aree idonee alla realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, nelle more della loro individuazione con legge regionale, nonché ad estendere l'applicazione delle semplificazioni previste per l'autorizzazione di impianti da fonti rinnovabili localizzati in aree idonee anche alle infrastrutture elettriche interrate di connessione degli impianti. indipendentemente dalla loro ubicazione. Si prevede altresì che la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra in aree industriali, artigianali e commerciali. in discariche o in cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento non sia subordinata ad alcun atto di assenso, salva la possibilità per le soprintendenze di adottare un provvedimento di diniego. Si modifica, inoltre, la disciplina del procedimento unico di autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili, prevedendo la partecipazione del Ministro della cultura solo ove siano interessate aree vincolate, nonché si interviene sui termini di conclusione del procedimento di valutazione di impatto ambientale e per il rilascio dell'autorizzazione paesaggistica sui progetti di impianti solari fotovoltaici e termici.
Con alcune disposizioni introdotte nel corso dell'esame presso il Senato, è stata prevista l'esenzione dalla valutazione di impatto ambientale (VIA), fino al 30 giugno 2024. per i progetti di impianti di energia rinnovabile. di stoccaggio dell'energia rinnovabile e di rete elettrica necessari per integrare l'energia rinnovabile nel sistema elettrico, oltre a prevedere norme per il potenziamento della capacità di produzione di energia dal biometano, anche mediante l'estensione degli incentivi tariffari previsti a legislazione vigente alla produzione di biometano tramite gassificazione di biomasse.
L'articolo reca, altresì, disposizioni in materia di accesso di alcune categorie di operatori del settore agricolo agli incentivi previsti per le comunità energetiche rinnovabili e altre configurazioni di autoconsumo diffuso anche in relazione ad impianti di potenza superiore a 1 MW.
Da ultimo, il Senato ha introdotto disposizioni per favorire la realizzazione dell'Einstein Telescope.
L'articolo 47-bis, inserito dal Senato, introduce disposizioni in merito alla determinazione delle tariffe del servizio di teleriscaldamento.
L'articolo 48, modificato dal Senato, demanda a un decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica la semplificazione della disciplina vigente in materia di gestione delle terre e delle rocce da scavo, oltre a intervenire sui finanziamenti destinati a legislazione vigente all'elettrificazione della linea ferroviaria Biella-Novara, che potranno essere destinati anche al suo ammodernamento.
L'articolo 49, modificato dal Senato, reca ulteriori semplificazioni in merito alle procedure autorizzative per la realizzazione di impianti di produzione di energie da fonti rinnovabili e consente che l'ammontare dei finanziamenti garantiti da SACE per le imprese energivore colpite dagli effetti negativi del conflitto russo-ucraino possano coprire il fabbisogno di liquidità delle medesime imprese, per i successivi 12 mesi, in caso di piccole e medie imprese, e per i successivi 6 mesi, se grandi imprese. Con una modifica introdotta dal Senato, è stata inoltre integrata la disciplina relativa alla gestione e allo smaltimento dei pannelli fotovoltaici.
L'articolo 49-bis, introdotto dal Senato, prevede che il programma di massimizzazione dell'impiego di impianti di generazione elettrica alimentati da fonti diverse dal gas naturale, predisposto dalla società Terna per fronteggiare l'instabilità del sistema nazionale del gas naturale, sulla base degli atti di indirizzo del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, possa comprendere anche l'utilizzo degli impianti alimentati da biomassa solida.
La Parte III del decreto reca disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e di politica agricola comune.
Nell'ambito del Titolo I, riferito alle politiche di coesione, l'articolo 50, modificato dal Senato, interviene sul sistema di governance nazionale delle medesime politiche, disponendo, in particolare, la soppressione dell'Agenzia per la coesione territoriale e il trasferimento delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie al Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, che subentra all'Agenzia in tutti i rapporti attivi e passivi, e che verrà pertanto riorganizzato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
L'articolo 51, modificato dal Senato, stabilisce anzitutto che le funzioni di Autorità di audit dei programmi nazionali cofinanziati dai fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2021-2027 o da altri fondi europei, a titolarità delle amministrazioni centrali dello Stato, sono svolte dall'Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l' Unione europea (IGRUE) della Ragioneria generale dello Stato, ovvero dalle Autorità di audit individuate dalle amministrazioni centrali titolari di ciascun programma. a condizione che l'Autorità incaricata sia in una posizione di indipendenza funzionale e organizzativa rispetto all'Autorità di gestione.
Le modifiche introdotte dal Senato recano disposizioni in materia di assegnazione dei rimborsi riconosciuti dalla Commissione europea a fronte di spese sostenute con risorse nazionali. comprese quelle per misure di riduzione dei costi in materia energetica. e rendicontate nell'ambito dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali.
L'articolo 51-bis, introdotto dal Senato, prevede che, a decorrere dalla presentazione del disegno di legge di bilancio per il 2024, entro trenta giorni dalla presentazione del disegno di legge alle Camere, siano trasmessi al Parlamento allegati conoscitivi in materia di parità di genere e di bilancio ambientale. La disposizione è funzionale all'attuazione di un traguardo del PNRR che richiede la riclassificazione del bilancio generale dello Stato con riferimento alla spesa ambientale e alla spesa che promuove la parità di genere.
L'articolo 52 prevede disposizioni in materia di interventi di risanamento ambientale. In particolare, si prevedono finanziamenti per interventi da realizzare nel sito di interesse nazionale "Caffaro di Torviscosa” in provincia di Udine e nella discarica di Malagrotta e sono introdotte modifiche alla disciplina di approvazione del programma di rigenerazione urbana del comprensorio BagnoliCoroglio. Si prevede, poi, che la società Arexpo, che gestisce le aree utilizzate per l'Expo di Milano del 2015, possa stipulare accordi quadro per la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana. contenimento del consumo del suolo e recupero sociale e urbano dell'insediamento. Con una modifica introdotta al Senato è stata prevista l'assegnazione, con delibera del CIPESS, di 5 milioni di euro nel 2025, 20 milioni di euro nel 2026 e 16 milioni di euro nel 2027 alla regione Toscana, al fine di assicurare la realizzazione di interventi di riqualificazione e riconversione del polo industriale di Piombino.
Tra le ulteriori modifiche introdotte dal Senato. si segnalano le modifiche delle disposizioni vigenti in materia di revisione dei prezzi per gli appalti pubblici di lavori, volte, in particolare. ad estendere l'applicazione della disciplina di cui al decreto-legge n. 50 del 2022 agli appalti e ai lavori per i quali il termine finale di applicazione è fissato entro il 30 giugno 2023. anziché il 31 dicembre 2022, nonché alle concessioni di lavori stipulate da pubbliche amministrazioni tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2023.
L'articolo 53 mira ad assicurare il completamento di interventi infrastrutturali che presentano un maggiore livello di avanzamento, inizialmente finanziati con le risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 e poi definanziati in quanto al 31 dicembre 2022 non risultavano ancora assunte obbligazioni giuridicamente vincolanti. Gli interventi saranno individuati dal Dipartimento per le politiche di coesione tra quelli in relazione ai quali, alla data del 31 dicembre 2022, risultino pubblicati bandi di gara o avvisi per l'affidamento dei lavori, e con successiva delibera CIPESS si procederà all'assegnazione delle risorse necessarie al completamento dei suddetti interventi, a valere sulle risorse della programmazione 2021-2027 del Fondo per lo sviluppo e coesione.
Nell'ambito del Titolo II, riferito alle disposizioni in materia di politica agricola comune, l'articolo 54 dispone l'istituzione, presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell'Autorità di gestione nazionale del piano strategico della PAC 2023-2027 e introduce misure di rafforzamento della capacità amministrativa dello stesso Ministero e dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA).
Nel Titolo III, che reca disposizioni urgenti in materia di politiche giovanili, l'articolo 55 istituisce l'Agenzia italiana per la gioventù come ente pubblico non economico dotato di personalità giuridica e di autonomia regolamentare, organizzativa, gestionale, patrimoniale, finanziaria e contabile, disponendo la contestuale soppressione dell'Agenzia nazionale per i giovani. Le funzioni di indirizzo e vigilanza sulla nuova Agenzia saranno esercitate dal Presidente del Consiglio dei ministri o dall'Autorità politica delegata in materia di politiche giovanili.
Nell'ambito della parte IV del provvedimento, che reca le disposizioni finali, l'articolo 56 dispone che ai fini dell'immediata attuazione delle disposizioni recate dal presente provvedimento, il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
L'articolo 57 prevede che le disposizioni del provvedimento in esame si applicano nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
L'articolo 58 dispone l'entrata in vigore del provvedimento il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.