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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 91 di giovedì 20 aprile 2023

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 aprile 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 65 come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,03).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «G. Baruffi di Ceva», in provincia di Cuneo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sulla rimodulazione del calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, le votazioni per l'elezione dei componenti i Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, della Corte dei conti e della giustizia tributaria saranno iscritte all'ordine del giorno della seduta di giovedì 27 aprile, dopo la conclusione dell'esame del Documento di economia e finanza e dell'annessa relazione al Parlamento, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012.

Inoltre, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è rinviato al prossimo calendario l'esame: del testo unificato delle proposte di legge nn. 384-446-459, concernente l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul COVID; della proposta di legge n. 622, in materia di diabete di tipo 1 e di celiachia nella popolazione pediatrica; e della proposta di legge n. 115 ed abbinate, in materia di esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura.

Pertanto, le discussioni generali delle proposte di legge nn. 384-446-459 e n. 622 non saranno iscritte all'ordine del giorno della seduta di venerdì 21 aprile, mentre la discussione generale della proposta di legge n. 115 ed abbinate non sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 26 aprile; del pari, i relativi seguiti non saranno iscritti all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 26 aprile. Conseguentemente, nella giornata di venerdì 21 aprile, l'Assemblea non terrà seduta.

Colleghi e colleghe, sospendo ora per due minuti la seduta, per consentire l'arrivo sulle tribune dei parenti dei fratelli Mattei, di cui a breve si svolgerà la commemorazione.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,07.

Ricorrenza del cinquantesimo anniversario del rogo di Primavalle in cui persero la vita i fratelli Virgilio e Stefano Mattei

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi lo scorso martedì, avranno ora luogo interventi sull'ordine dei lavori per ricordare l'anniversario del rogo di Primavalle, in cui persero la vita i fratelli Virgilio e Stefano Mattei. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Virgilio Mattei aveva 22 anni, Stefano 8, sono rimasti bruciati vivi nel rogo di Primavalle il 16 aprile di cinquant'anni fa. Un'organizzazione di estrema sinistra, Potere Operaio, fece esplodere alle 3,20 del mattino una tanica di benzina sulla porta dell'abitazione di Mario Mattei, ex netturbino, segretario della sezione del Movimento Sociale Italiano Giarabub di Primavalle, quartiere popolare della capitale. Fu un inferno di fuoco. La ricostruzione drammatica dei fatti di quel giorno toglie il fiato. Mario e sua moglie Anna riuscirono a portare in salvo quattro dei sei figli. Il letto di Stefano, però, fu avvinghiato subito dalle fiamme. Virgilio non volle lasciarlo solo e quando si affacciarono dal balcone era tardi per provare la via della salvezza. Il parapetto sembrò un muro invalicabile. Stefano rimase abbracciato alle gambe di Virgilio, divennero in un istante due angeli di fuoco. Gli assassini furono individuati. La lentezza della magistratura, le piste artefatte, nonché certa propaganda vigliacca, anche di importanti circuiti editoriali, cercò di coprirli. I colpevoli, Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo, riuscirono a farla franca, aiutati a fuggire all'estero da una catena di mal riposta solidarietà. Nel corso del processo la mobilitazione dell'estrema sinistra, per intimorire i giudici, finì in tragedia: un colpo di pistola sparato davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano di via Ottaviano uccise lo studente Miki Mantakas. I tre assassini furono assolti e Achille Lollo riuscì, anche lui, a fuggire all'estero. A noi umani resta l'ausilio imperfetto delle parole per descrivere e tramandare un eterno monito: mai più odio feroce e violenza assassina. Negli anni Settanta ci fu una guerra civile strisciante, non può essere sottaciuto. Si poteva morire per un giornale portato in tasca, la frequentazione di un bar sbagliato, un abbigliamento politicamente targato. Prima di uscire di casa era bene affacciarsi alla finestra e controllare chi c'era in giro. Si rincasava in gruppo.

Una violenza disumana ha colpito ragazzi innocenti, di destra e di sinistra, pieni di sogni e di voglia di costruire un'Italia migliore. Ma c'era anche una violenza morale, che colpiva soprattutto i ragazzi di destra. Va detto senza partigianeria, per amore della verità: in molti licei, atenei, non potevi distribuire volantini, né parlare all'assemblea. È capitato ti facessero girare con cartelli appesi al collo, con scritte umilianti ma, soprattutto, eri fascista e ti accollavano le stragi più infami; ti ritenevano colpevole delle rappresaglie naziste e dell'orrore dei campi di concentramento, ti accomunavano alle dittature militari, eri marchiato a fuoco e avevi meno diritti di tutti. Urlavano che il tuo posto fosse al cimitero, camerata, basco nero, perché ucciderti non era reato, anche se il fascismo non lo avevi conosciuto e detestavi ogni dittatura. E, come spesso capita, qualcuno passava all'azione. Dovremmo ricordarlo cosa può capitare esagerando con le parole. Infine, un giorno, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini andò a far visita a Paolo Di Nella - era il 1983 -, militante del Fronte della Gioventù, sprangato mentre affiggeva manifesti e finito in coma. È come se si fossero parlati pochi minuti prima che, anche lui, morisse e, con un gesto che resterà indelebile, ne riconobbe la dignità politica. Non ci furono vendette barbare, la mattanza finì.

Non c'è stata giustizia per Stefano e Virgilio, non c'è stata per gli altri ragazzi innocenti. No, lo Stato di quei tempi non l'ha voluta. Ma a noi, alla generazione dei sopravvissuti da quell'epopea, spetta il compito almeno di disvelare la verità. Chi ha armato ragazzi tra i 16 e 20 anni con P38, mitragliette, bombe a mano e cariche di tritolo? Non potevano farlo da soli. Chi li ha armati? Se vogliamo ricordare tutte le giovani vite stroncate da quell'odio, dobbiamo rispondere a questa domanda. È la nostra missione - potrebbe essere la nostra condanna - e dovremmo condurre il confronto nella lealtà, senza discriminazioni, né linciaggi, riscoprire il gesto e il gusto dell'amicizia nella differenza, come facevano gli studenti di Lettere e Giurisprudenza, quando, nel 1968, prima del disastro, giocavano a calcio nel piazzale della Minerva e si contaminavano parlando di Gentile e Marcuse, come nella canzone di Venditti, dove Nietzsche e Marx si davano la mano, come negli amori impossibili che scoccavano tra giovani di idee diverse, uniti dalle stesse passioni, come nell'abbraccio tra il fratello di Virgilio e Stefano Mattei e la mamma di Valerio Verbano, ragazzo comunista giustiziato barbaramente in casa, a Roma, dopo che i suoi carnefici ne legarono i genitori.

È questo l'appello. La giustizia è stata negata, lasciando alle famiglie delle vittime del terrore, una scia di dolore incontenibile. Ricordo la disperazione del papà di Francesco Ciavatta, dopo la strage di Acca Larenzia. Tentò per tre volte il suicidio, finché non riuscì nell'intento, bevendo una bottiglia di acido muriatico per soffrire come il figlio ventenne quando, finito in terra con altri colpi di pistola, nell'agonia, disse: “Mi brucia tutto dentro”. Voglio salutare qui, la presenza in tribuna della famiglia Mattei (Applausi - L'intera Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi), chiedendo scusa, per quel che possiamo, perché l'Italia intera non è riuscita a darvi giustizia.

Parlamentari della Repubblica italiana, eredi degli anni di piombo, conquistiamo la verità storica, costruiamo la memoria condivisa, onoriamo così la memoria di chi non c'è più, costi quel che costi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stefano e Virgilio Mattei, un bambino di 8 anni e un giovane di 22, morirono il 16 aprile 1973, a causa di un attentato di un commando di Potere Operaio. La famiglia Mattei era una famiglia proletaria, che viveva in una casa popolare, sei figli e due genitori, in poche stanze, a Primavalle, una borgata dura. Mario Mattei, il papà, era netturbino ed era il segretario della sezione del Movimento Sociale Italiano della borgata. Per questa colpa, alle 3 di notte di quel giorno, fu incendiata la porta di casa e, poi, l'intera abitazione dei Mattei. Parte della famiglia si salvò, riportando ustioni gravissime o fratture per essersi calata dal balcone di casa, nella disperazione, mentre Stefano e Virgilio non ce la fecero. Una famiglia proletaria, annientata da un commando che professava la rivoluzione proletaria. Non c'è mai stata giustizia per tutto questo, perché, in Cassazione, sebbene fosse stato stabilito il carattere doloso dell'azione incendiaria, fu riconosciuta la prescrizione. Per anni si tentò, con depistaggi, di attribuire la responsabilità di tutto questo a frange interne al Movimento Sociale, a una lotta fra correnti.

Quegli anni sono stati i cascami, la coda dell'odio del Novecento, del totalitarismo del Novecento, cascami di sinistra e di destra, dell'idea che eliminando l'avversario, associandolo al nemico, riducendolo al nulla, si potessero affermare integralmente, meglio e nel modo più limpido le proprie idee. “Niente uomini, niente problemi” diceva Stalin per motivare le sue purghe e le sue stragi. “Provo grande ammirazione per il grande uomo a sud delle Alpi, che… non venne a patti con il suo nemico (…) ma volle annientarlo con ogni mezzo” sostenne Hitler, elogiando Mussolini, all'inizio della sua ascesa. Queste sono state le fonti maledette, speculari e convergenti, degli odi ideologici del Novecento, che anche molto dopo la loro apparente fine hanno continuato a riverberare le loro ombre nei momenti di disgregazione sociale.

Nel 2008, come ricordato dall'onorevole Rampelli, al momento di congedarsi dalla carica di sindaco di Roma, in una manifestazione al PalaEur, Walter Veltroni chiamò sul palco Giampaolo Mattei, il fratello più piccolo della famiglia, e Carla Zappelli, la mamma di Valerio Verbano, ragazzo di sinistra, ucciso a casa sua, davanti agli occhi della madre, a Montesacro, nel 1980. Giampaolo e Carla si abbracciarono per dire a tutti: basta con la violenza politica e con la morte dei troppi giovani, che, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, ma anche dopo, persero la vita per l'odio politico e ideologico. Fu un momento toccante, che nessuno, tra chi era presente, potrà mai dimenticare.

Oggi l'occasione di onorare la memoria dei fratelli Mattei ci permette di ricordare tante altre morti e di condannarle ancora: Valerio Verbano; Paolo Di Nella; Miki Mantakas, che fu ucciso proprio a seguito dei disordini verificatisi dopo il rogo di Primavalle, da coloro che erano stati autori di quello stesso rogo; Walter Rossi, la cui famiglia - con il papà Francesco, di cui sono stato amico, un uomo buono, un romano di cuore, che oggi non c'è più - e i cui compagni di un tempo, ogni 30 settembre, ne ricordano la memoria a piazza Walter Rossi, dove c'è un monumento, che viene continuamente vandalizzato; Ciro Principessa, ucciso il 19 aprile, quasi simbolicamente lo stesso giorno della vicenda di Primavalle. Questa è una circostanza che ci dà anche l'occasione per ricordare i tanti morti del terrorismo rosso e delle stragi fasciste degli anni Settanta e Ottanta, spesso ancora senza colpevoli.

Mi consenta, Presidente, un'ultima riflessione conclusiva. Viviamo un momento difficile. La forma e il contenuto degli odi forse sono cambiati, ma non sono stati cancellati.

Si può ancora uccidere e ammazzare - la cronaca ce lo ricorda costantemente - per odio razziale o religioso, per omofobia, per femminicidio, spesso ne sono autori i minorenni, perché c'è sempre qualcuno che è diverso o inferiore e che può diventare l'imbuto degli odi. L'antidoto da cui trarre la forza per una diversa visione della vita e della società sta nella gigantesca lezione dei Vangeli e nella nostra Costituzione, che nasce da quella lotta di liberazione di cui celebreremo tra pochi giorni il settantottesimo anniversario. Una Costituzione e una Liberazione che hanno reso tutti liberi, anche coloro che hanno combattuto contro di essa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), una Costituzione che spesso si è tentato di stravolgere con le parole o con le armi nel corso degli anni, senza riuscirvi, e che deve rimanere la stella polare degli italiani, tutti, senza incubi di sostituzioni etniche. L'abbraccio che rivolgiamo oggi alla famiglia Mattei è l'abbraccio a tutte le vittime della violenza politica e ideologica di quegli anni, ma è anche l'impegno a non gettare mai più, anche solo con le parole, ognuno di noi, il seme dell'odio contro chiunque sia diverso da noi, perché ogni seme è buono per chi lo cosparge e per la terra su cui ricade, come ci ricorda una delle più belle parabole della vita di Gesù (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossano Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Una foto di un ragazzo di 22 anni accanto a quella di un bambino di 8 con il grembiule scolastico, questa fu una delle prime cose che notai appena entrato in una sezione del Fronte della Gioventù alla fine degli anni Ottanta, quando all'età di 15 anni il mio compagno di banco mi invitò per un approfondimento culturale. Chiesi subito chi fossero quel ragazzo e quel bambino in foto, non potevo immaginare chi fossero e qualcuno mi disse che quel bambino e quel ragazzo erano i fratelli Mattei, Virgilio di 22 anni e Stefano di 8 anni. Mi dissero che erano stati assassinati, che erano morti bruciati vivi nel rogo di Primavalle. Cercai di approfondire l'argomento, ma non riuscii a trovare notizie da nessuna parte; cercai sull'enciclopedia, che era il motore di ricerca dei ragazzi dell'epoca, ma anche lì nessuna notizia; allora, provai a vedere sui libri di storia, facevo il liceo classico, nella mia sezione nessuna traccia, nei libri di storia delle altre sezioni, pur diversi, nessuna traccia. Allora, chiesi ai miei professori, ma nessuno di loro fu capace di dirmi cosa fosse stato il rogo di Primavalle. Quella che era stata una delle più brutte, più orrende pagine della storia politica degli ultimi anni e dell'odio politico della stagione della guerra civile che la nostra Repubblica ha attraversato era completamente ignorata ancora alla fine degli anni Ottanta, era una notizia quasi sconosciuta, dai più dimenticata e relegata soltanto nelle sezioni della destra, della destra giovanile e della destra missina. D'altra parte, come non ricordare che intorno a quest'orribile vicenda ci furono depistaggi, insabbiamenti, mistificazioni, coperture politiche e parlamentari, un vero e proprio giustificazionismo culturale, se vogliamo, di quelli che andavano in TV a dire che uccidere un fascista non era reato, laddove per “fascista” si intendeva anche un bambino di 8 anni che dormiva in casa di un operaio, in un quartiere periferico di Roma, Primavalle (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). E come dimenticare le reti di protezione, come dimenticare la dottrina Mitterrand, come dimenticare il Soccorso Rosso, di cui godettero alcuni infami assassini? Era l'Italia dei cattivi maestri, era l'Italia dei terroristi neri e rossi, era l'Italia della guerra civile e dell'odio politico. Oggi, a cinquant'anni da quella maledetta notte in cui i militanti di Potere Operaio diedero fuoco a una casa di operai - ha detto bene il collega Morassut -, ad una casa di proletari, causando la morte di Virgilio e Stefano, noi siamo qui nell'Aula della Camera dei deputati a commemorare questi due ragazzi, questi due innocenti, questi due figli d'Italia, affinché quella stagione dell'odio politico sia superata per sempre, affinché ci si possa definire avversari, non nemici politici da ammazzare, affinché i violenti di qualsiasi colore politico vengano isolati subito, immediatamente, da tutte le parti, e non difesi e coccolati. Il Paese oggi volta pagina, dobbiamo dirlo, e noi che lo rappresentiamo in quest'Aula, nella Camera dei deputati, dobbiamo essere capaci di guidare tutti verso una vera pacificazione. Come dicevo, il Paese volta pagina e a proposito di pagine, di libri e di una vera pacificazione è ora che di questa e di altre tragedie, che hanno visto vittime sia a destra sia a sinistra, si possa parlare anche a scuola, è ora che della tragedia di Primavalle qualche rigo venga scritto anche sui libri di storia, che i nostri ragazzi possano conoscere il sacrificio di Virgilio e di Stefano, affinché la stagione dell'odio politico non ritorni mai più (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Enrica Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Presidente, vorrei riportare una frase: Quello dei fratelli Mattei fu uno dei delitti più efferati della storia del terrorismo italiano. Bruciare due ragazzi in quel modo è qualcosa che non può cadere mai in prescrizione. I responsabili non possono tornare nella nostra città senza scontare una pena. Queste parole furono pronunciate nel 2003 da Walter Veltroni all'indomani della sentenza che dichiarava la prescrizione dei reati per i quali erano sotto processo i responsabili di questo fatto semplicemente orrendo.

Due ragazzi, anzi, meglio, un ragazzo di 22 anni, Virgilio, e un bambino di 8 anni, Stefano, morirono in un tragico rogo e quelle due vittime non hanno avuto giustizia, non hanno avuto giustizia loro, non ha avuto giustizia la loro famiglia, ma non hanno avuto giustizia le tante vittime del terrorismo. Noi abbiamo vissuto degli anni tragici, gli anni di piombo sono scolpiti nella memoria collettiva di tutti quanti noi, di chi li ha vissuti e, di chi ne ha sentito, poi, il racconto; è qualcosa che ha segnato la nostra storia. Ora, il fatto di Primavalle ha una peculiarità che genera ancora più commozione e perché genera commozione? Innanzitutto, per la giovane età delle vittime, un ragazzo di 22 anni e un bambino di 8 anni, e poi anche perché resta impresso nella memoria quel fotogramma, il fotogramma di Virgilio che si affaccia alla finestra, che non lascia il fratellino, il suo ultimo atto di eroismo, qualcosa che è rimasto nella memoria di tutti noi. Ebbene, noi dobbiamo continuare a ricordare quel fatto. La rabbia deve scemare, sicuramente; oramai, i fatti sono lontani, sono passati cinquant'anni, anni che hanno visto un'evoluzione della società italiana, ma se la rabbia deve scemare, l'oblio mai, non ci deve essere, la memoria deve restare impressa nei nostri cuori, perché non si può dimenticare. Lo dobbiamo alle vittime, a quei due ragazzi, lo dobbiamo alla loro famiglia, ma lo dobbiamo soprattutto a noi stessi, perché non si debba mai più ripetere quello che è successo. Il MoVimento 5 Stelle esprime il cordoglio alla famiglia - che è qui presente - delle giovani vittime e rinnova la commozione per quei fatti del 16 aprile 1973 (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, chi appartiene alla mia generazione o alle generazioni precedenti alla mia dovrebbe avere scolpito nella memoria il ricordo delle immagini della tragedia di Primavalle, un episodio di violenza politica che suscitò grande emozione anche in quegli anni nei quali la violenza stava diventando una triste consuetudine della lotta politica.

Anni cupi, oscuri, nei quali tanti giovani, da una parte e dall'altra, persero la vita, uccisi da coetanei accecati dall'odio ed esaltati dalle pessime lezioni di tanti cattivi maestri. Anni nei quali - è tempo di riconoscerlo - gran parte della sinistra negava l'esistenza degli opposti estremismi e, di conseguenza, la negavano molti tra i giornali di opinione, la negavano molti degli intellettuali più affermati, la negavano molti di coloro che sedevano nelle cattedre delle università e delle scuole. Di conseguenza, ancora si tendeva a minimizzare gli episodi di violenza politica nei quali le vittime erano di destra, a liquidarli addirittura come regolamenti di conti nell'ambito dell'estremismo nero.

Eppure, la morte tragica dei due figli di Mario Mattei, la morte tragica di Virgilio e di Stefano, bruciati vivi sotto gli occhi inorriditi dei soccorritori, per la sua crudeltà, per il suo carattere assurdo, per la futilità delle ragioni che l'avevano ispirata, colpì profondamente l'opinione pubblica e divenne uno dei tristi simboli di quella stagione che, a buon diritto, è stata definita di piombo. Non solo il piombo delle armi, ma il piombo del conformismo, della paura, dell'intolleranza diffusa. Ha ragione la Presidente Meloni, tenere vivo il ricordo di quei fatti, di quegli anni, è la condizione essenziale perché non si ripetano, per una vera pacificazione nazionale.

Chi vi parla in quegli anni era uno studente, ed era ben lontano dall'estremismo rosso come da quello nero. Eppure, da giovane liberale quale ero, ricordo bene l'enorme difficoltà di testimoniare le idee di libertà, di tolleranza, di moderazione fra le continue sopraffazioni, le minacce e gli episodi di violenza dei quali anche noi eravamo vittime nelle scuole e nelle università, a opera, devo dirlo, almeno per la mia esperienza milanese, prevalentemente dell'estrema sinistra.

Gli opposti estremismi, per tanto tempo negati, sono stati una tragica realtà. E se nessuno può contestare al Partito Comunista l'indubbio merito di avere fatto argine, negli anni successivi e con grande fermezza al terrorismo delle Brigate rosse, tuttavia una riflessione sugli errori e sugli orrori di quegli anni, su quella negazione del pericolo rosso, quando le Brigate rosse erano definite sedicenti, quando erano compagni che sbagliavano, una riflessione autocritica davvero serena e severa non è ancora stata fatta.

Questa commemorazione, opportuna e doverosa verso due giovani vittime innocenti stroncate, verso i familiari che hanno conosciuto l'orrore e il dolore di quei momenti, ai quali voglio rivolgere un deferente pensiero, non cancella l'amarezza per il fatto che questo crimine sia rimasto sostanzialmente impunito per il fatto che i suoi responsabili abbiano trovato per anni simpatie, sostegno, complicità in molti ambienti italiani e stranieri, fino a godere di comodi rifugi in Paesi che pure sono amici e alleati dell'Italia. Ma questo ricordo in Parlamento non è un impossibile risarcimento di quella giustizia mancata; è, invece, un momento importante per recuperare una memoria condivisa degli anni più difficili della storia della Repubblica.

Questo non restituirà a Virgilio e a Stefano la vita che non hanno vissuto, non cancellerà il dolore dei loro cari, ma darà un senso alla loro morte e alla sofferenza della loro famiglia, darà un senso alla morte di tutti coloro che hanno perso la vita rivendicando la libertà di esprimere le proprie idee. Parlo di quell'identità condivisa alla quale si appellava il Presidente Berlusconi, nel discorso di Onna, che si fonda sul principio di libertà, sulla comune appartenenza a una comunità di uomini liberi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Grazie, signora Presidente. Preliminarmente, mi consenta di rivolgere un rispettoso saluto e la mia solidarietà, e di tutto il gruppo di Azione-Italia Viva, alla famiglia Mattei, che è presente nelle tribune.

Ricordare oggi quello che avvenne nella notte del 16 aprile di 50 anni fa a Roma, nelle case popolari del quartiere di Primavalle, è un dovere civile nei confronti della famiglia Mattei, ma anche - e soprattutto - un monito, inestinguibile dal passaggio del tempo, su un periodo della storia d'Italia in cui la politica fu umiliata, strumentalizzata, svilita nei suoi più alti significati dall'uso indiscriminato e cieco della violenza contro gli avversari. Lo voglio dire perché chi sostiene che ciò che avveniva in quegli anni sia una sorta di deviazione dalle regole della convivenza civile e che gli estremismi ci sono sempre stati non sa o finge di non sapere. Me li ricordo bene quegli anni, quelli della mia gioventù - e quanto mi hanno colpito le parole del collega Rampelli -, della politica nelle scuole, nelle università, per le strade, dei volantini e dei manifesti criminogeni attaccati nel cuore della notte. Erano gli anni dei grandi ideali, dei partiti di massa, delle grandi differenze. Era una stagione in cui fare politica voleva dire, prima di tutto, militare, laddove l'etimologia del verbo spiega meglio di ogni libro di storia le infinite possibilità in cui tradurre il concetto di appartenenza: l'essere, cioè, parte attiva, protagonista, in prima linea, di un gruppo, di una frangia, di un movimento, e nel nome di una causa che guida ogni azione. In quegli anni, le ragioni di parte sembravano poter trovare, e di fatto hanno trovato, la propria identità spingendosi fino all'eliminazione fisica dell'avversario, non più considerato tale, ma visto come un nemico da combattere con ogni mezzo e a ogni costo. A Roma, la mia città, il bollettino quotidiano di quel periodo è costellato di episodi violenti, di atti vandalici alle sezioni di partito, di lanci di molotov, di aggressioni a chi semplicemente portava quella borsa o girava con quel giornale, di taniche di benzina con cui intimidire i fasci o andare a menare i rossi, perché qui anche il linguaggio ha codici che pesano, anche le parole rendono bene l'idea della superiorità dell'etichetta di appartenenza rispetto alla sacralità dell'individuo e della vita umana. E sono proprio le fiamme, il fumo, la polvere, quello che noi dobbiamo ricordare oggi. Dobbiamo ricordarci bene tutti il volto agonizzante e sfinito di Virgilio Mattei, il maggiore dei sei figli del segretario di una sezione del Movimento Sociale, nel cui appartamento alcuni membri di Potere Operaio, così dicono le sentenze, versarono benzina. Virgilio, 22 anni, il maggiore, affacciato al davanzale, con la folla sottostante che lo vede morire, mentre il resto della famiglia è riuscito a salvarsi, che resta in casa quando capisce che il fratello Stefano, 8 anni, non ce la può fare. E, allora, moriranno entrambi, bruciati vivi, ritrovati poi carbonizzati e stretti in un abbraccio. Un'immagine che ci appare come un contrappasso crudo e reale, pieno di verità e di tragica bellezza rispetto ai seminatori di quell'odio. Un abbraccio che anni e anni dopo, nel 2008, lo hanno ricordato giustamente altri colleghi, si amplifica nell'incontro tra Giampaolo Mattei e Carla Zappelli, madre di Valerio Verbano, ucciso in casa alla presenza dei genitori, imbavagliati in camera da letto. Un omicidio la cui matrice neofascista è certa, mentre non lo sono i responsabili, mai individuati dalla giustizia italiana. Un abbraccio spontaneo e inatteso sul palco del PalaEur, avvenuto in occasione del saluto di congedo di Veltroni, e che, lasciatemelo dire, non poteva che avvenire di fronte a Walter, che sul tema della pacificazione e della restituzione al ricordo della città di queste vittime di entrambe le parti ha dedicato un impegno vero, decisivo e sincero.

Quella stagione sta lì a ricordarci che nessuno deve o può morire nel nome di un'idea, e i morti di quegli anni, da una parte e dall'altra, senza distinzione alcuna, da Walter Rossi a Paolo Di Nella, solo per citarne due, dovevano tutti ugualmente vivere. Ma nel rogo di Primavalle morirono due innocenti che, a distanza di 50 anni, non hanno, anche loro, avuto giustizia, perché nessuno dei loro assassini ha mai scontato la pena. Non si può e non si deve dimenticare, e per andare avanti bisogna mettere dei punti senza riscrivere la storia, ma scrivendone una nuova, fondata sul rispetto per le opinioni degli altri, in cui esistono avversari e non nemici. Una storia fatta di vita e non di morte (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Oggi ricordiamo un episodio tragico, un lutto terribile per una famiglia e per la sua comunità, quella della zona romana di Primavalle, dove, nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1973, un incendio, appiccato da militanti di Potere Operaio, uccise Virgilio e Stefano Mattei, figli del segretario locale del Movimento Sociale Italiano.

In questi 50 anni abbiamo parlato solo di politica, che è lecito, ma non di cosa è successo a noi umanamente: sono parole della sorella di Virgilio e di Stefano Mattei, che ci hanno profondamente colpiti, non solo e non semplicemente perché ci impongono di fare spazio, nel discorso pubblico, al dolore - terribile - dei sopravvissuti per la perdita dei propri cari, ricordando lo strazio dei due giovanissimi fratelli morti abbracciati nel rogo, ma anche per una ragione più profonda su cui, nel dopoguerra, tanti intellettuali, a partire da quelli di origine ebraica, si sono interrogati, mostrando come la negazione della realtà umana, dell'altro e dell'altra, avversario politico o persona diversa per etnia, cultura e storia, la sua mostrificazione, ovvero la rimozione del suo volto di persona umana, sono stati il lievito che ha reso possibili gli errori più grandi del Novecento, in Europa.

Oggi, noi vogliamo dire, con forza, che siamo vicini alla famiglia Mattei e all'umanità del suo dolore. Potremmo forse fermarci qui, ma nell'Aula di questo Parlamento è giusto anche guardare a quanto accaduto, con la memoria della dimensione politica e storica di quegli anni, quella storia che ci ricorda che in Italia, nel dopoguerra, c'è stata una violenza politica che ha lasciato una scia lunghissima di morti che è giusto che il Parlamento e le istituzioni piangano e ricordino insieme, riflettendo su cosa è stato, ricostruendo una memoria condivisa e, per questa via, rafforzando i valori democratici su cui si fonda la Repubblica e la sua Costituzione.

La Sottosegretaria Frassinetti ha partecipato a Milano alla commemorazione di Fausto e Iaio, due giovanissimi esponenti della sinistra scomparsi nel 1978. È un gesto apprezzabile. Ci saranno altre date che ci aspettiamo che questo Governo onorerà, per ricordare tanti altri morti, di ogni colore politico, che non hanno ancora avuto giustizia. Sono uomini e donne che hanno perso la vita in una stagione, quella degli anni Settanta, che non è possibile rinchiudere esclusivamente in un generico clima di violenza politica tra parti contrapposte, perché quelli furono anni di grande cambiamento, in Italia, dall'approvazione dello Statuto dei lavoratori alle leggi sul divorzio e sull'aborto, solo per citarne alcune, ma anche anni in cui tanti gruppi terroristici hanno agito secondo un disegno criminale per fermare quel cambiamento e mettere a repentaglio l'affermazione di una piena democrazia nel nostro Paese. Sono gli anni, per esempio, delle stragi, quelle pagine buie della nostra storia che contano a centinaia i morti causati dalle bombe sui treni, gli anni della strage di piazza Fontana, di Brescia, dell'Italicus, di San Benedetto Val di Sambro e di Bologna, stragi che sono state opera di forze politiche neofasciste, che la storia ha già condannato. Si tratta di forze legate da rapporti oscuri con i servizi segreti e con altre forze di cui ancora oggi non sono chiare le responsabilità a causa di una nebbia che queste istituzioni dovrebbero contribuire a diradare. E poi furono gli anni del terrorismo brigatista, che uccise Aldo Moro, ma anche operai comunisti come Guido Rossa e tanti poliziotti, giudici e altre personalità politiche. Furono anni in cui la libertà di questo Paese, dopo la Resistenza italiana contro il nazifascismo, fu affidata alla risposta democratica di un popolo che, nelle piazze e con le sue mobilitazioni, affermava il rifiuto della violenza politica, del terrorismo rosso e dello stragismo di Ordine Nuovo, protetto finanche da pezzi dello Stato, e perseguiva la piena difesa della Costituzione democratica e antifascista. La differenza di quel popolo rispetto a quanto, tutto intorno, agiva in direzione contraria deve essere ricordata in maniera chiara e forte, perché è grazie a quella risposta democratica se oggi possiamo dire che la stagione della violenza politica rossa e nera si è chiusa e se il nemico politico è tornato a diventare avversario ed è riconosciuto come persona umana.

Dunque, è bene che si arrivi a ricordare con spirito unitario le vittime, ma non dimentichiamo che la strada per conquistare una vera pacificazione nazionale passa dal riconoscimento unitario e unanime dei valori antifascisti della nostra Costituzione, forgiata negli anni della Resistenza e poi difesa negli anni che seguirono, quelli della violenza politica.

L'Italia non può permettersi di vivere una stagione di rinnovato uso politico della storia. Commemorazioni e ricordi non servono a tentare di riscriverla, mettendo in luce alcuni fatti, per metterne in ombra altri. La storia d'Italia ha tante pagine buie e oggi ne ricordiamo, purtroppo, una atroce, ma anche tante pagine luminose, che sono state la salvezza della democrazia dalla barbarie.

Per noi, noi che siamo nati negli anni Ottanta, noi la cui cultura politica è stata forgiata nella non violenza, l'esercizio della memoria di quanto accaduto nella complessità di quella fase storica è il principale antidoto al deteriorarsi della democrazia, un modo per conquistare una nuova stagione di consapevolezza e di amore per quanto il popolo del progresso seppe fare per regalarci oggi un'Italia libera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi volti a ricordare l'anniversario del rogo di Primavalle.

Colleghi e colleghe, colgo l'occasione per unire alle vostre parole la mia personale vicinanza alla famiglia dei fratelli Mattei e per ringraziarla della presenza, oggi, in quest'Aula (Applausi - L'intera Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).

Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'istituto Agostino Bassi, di Lodi, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Mi spiace veramente intervenire dopo la commemorazione dei fratelli Mattei, perché questa commemorazione ci ricorda - e giustamente è stato ribadito, in tutti gli interventi - le conseguenze pericolose dell'odio politico e l'escalation che ne può derivare, anche fino alle estreme conseguenze.

Ebbene, però, anche nei giorni attuali, anche oggi, come avviene per voce di un noto quotidiano, il Fatto Quotidiano, l'odio politico è più che mai attuale e, purtroppo, si mescola anche con la misoginia, con l'attacco alle donne e ai diritti delle donne. Questa volta, però, ad essere attaccata è una persona che non ha alcun incarico istituzionale e alcun incarico politico ed è colpevole, secondo il Fatto Quotidiano, solo perché è la moglie di un Ministro e solo perché è la sorella dell'attuale Presidente del Consiglio. Ad Arianna Meloni va il nostro pieno sostegno e la nostra solidarietà (Applausi) ed è semplicemente vomitevole che l'odio politico si mescoli alla misoginia e agli attacchi ai diritti delle donne e venga utilizzato il letto di una donna proprio per sferrare un attacco sulla base di menzogne e volgarità che non trovano soltanto ragione nell'attuale vignetta di cui sto parlando, ma che dimostrano come l'attuale vignetta - la vignetta di cui sto parlando - sia semplicemente l'ennesimo tassello di una vera e propria campagna del fango per gettare discredito sulla vita personale in ragione semplicemente di attacco politico.

Io avrei voluto, sinceramente, che l'intervento che sto facendo l'avesse fatto un uomo o una donna dell'attuale opposizione a questo Governo, perché è troppo facile parlare di diritti alle donne, parlare di difesa delle donne e poi rimanere in silenzio. Non si può rimanere in silenzio, perché, altrimenti, tutte le giuste parole nei confronti delle donne - perché l'attacco ad Arianna Meloni è un attacco a tutte noi - diventano retorica.

Noi non vogliamo che diventino retorica e, quindi, ci aspettiamo una presa di posizione netta da parte di chiunque, e si interrompa - si interrompa! - questa campagna di fango fondata sul nulla nei confronti di un Ministro e della propria famiglia e si interrompa il silenzio, perché altrimenti il silenzio è complice (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, poiché l'ordine del giorno della seduta odierna prevede che le votazioni sugli ordini del giorno presentati…C'è un intervento dell'onorevole Grimaldi o dell'onorevole Boldrini? Prego, onorevole Grimaldi, sull'ordine dei lavori, stesso tema.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Avevo inteso che l'intervento sull'ordine dei lavori, a differenza degli interventi di fine seduta, fosse, in qualche modo, volto a invitare, per esempio, il Governo a svolgere un'informativa urgente o via dicendo. Lo dico perché c'è il rischio, se questo è il precedente, che anche altre forze politiche possano commentare alcune cose molto gravi (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… Mi faccia finire (Commenti del deputato Perissa - Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Ma si può vergognare a dire “sei scemo” in Aula?

PRESIDENTE. Onorevole Perissa, la richiamo all'ordine! Onorevole Perissa, la richiamo all'ordine!

MARCO GRIMALDI (AVS). Ma si può vergognare a dire “sei scemo” in Aula? Ma come si permette?

PRESIDENTE. Onorevole Perissa, la richiamo all'ordine!

MARCO GRIMALDI (AVS). Ma Presidente, ci stiamo rendendo conto?

PRESIDENTE. Colleghi, è inaccettabile questo atteggiamento! Onorevole Perissa! Collega Grimaldi (Commenti del Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Bignami)

MARCO GRIMALDI (AVS). Io non ho insultato nessuno perché stavo finendo un ragionamento.

PRESIDENTE. Il Governo non si può rivolgere in questo modo alla Presidenza, la prego di portare rispetto alla Presidenza (Commenti del Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Bignami)... La prego di portare rispetto alla Presidenza nell'Aula nella quale lei siede, chiaro? Porti rispetto alla Presidenza, io faccio il Presidente! Ho richiamato l'onorevole che ha offeso un suo collega, chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Colleghi, collega Grimaldi, ci sono precedenti in questo senso, di altre volte in cui è stata espressa e chiesta solidarietà in vicende simili…

MARCO GRIMALDI (AVS). Stavo finendo…

PRESIDENTE. … così le rispondo a quello che lei stava dicendo. Adesso la prego di concludere il suo intervento. Prego, collega Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Stavo dicendo che, visto che la solidarietà non è verso una personalità del nostro Parlamento, mi sarei aspettato - lo dico sinceramente - la stessa solidarietà verso i coniugi di alcuni parlamentari che sono stati esposti, denudati davanti all'opinione pubblica. E, ancora oggi - ancora oggi - vediamo trasmissioni come Striscia la Notizia che qui fuori dal Parlamento - proprio qui fuori - hanno, non più tardi di ieri, consegnato a parlamentari carte igieniche con i volti di questi parlamentari. Ed è proprio sul tema che poneva la collega, però, che siamo d'accordo: l'uso strumentale e l'uso soprattutto delle donne e del loro corpo - lo ripeto, del loro corpo - sui mezzi di informazione dovrebbe indignarci tutti. Quindi, collega, sono d'accordo con lei. Volevo solo dire che ha ragione e di stare tutti attenti a questi fatti; di essere molto attenti, perché le campagne d'odio di cui abbiamo appena parlato ci sono state anche in questa legislatura, anche contro familiari e coniugi di nostri parlamentari, di tutti, tutti! E, quindi, vi invito tutti a riflettere sulle parole dell'onorevole Montaruli, ma ad essere tutti più conseguenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, collega Grimaldi. Ribadisco quanto già detto: ci sono precedenti in questo senso di interventi sull'ordine dei lavori. Prego, collega Fornaro.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Credo che non ci sia una questione regolamentare ma, dopo un dibattito come quello svolto poc'anzi, ritengo che il silenzio avrebbe aiutato a riflettere rispetto alle cose che sono state dette. Per quel che ci riguarda, non abbiamo mai avuto alcuna difficoltà a stigmatizzare e a condannare vignette, articoli, espressioni volgari nei confronti delle donne, di mogli dei parlamentari e, in generale, il tentativo di utilizzare tutto ciò per alimentare l'odio. Infatti, vignette come queste alimentano l'odio. Dopodiché, anche le parole vanno pesate - lo abbiamo detto molte volte, in quest'Aula - e, da questo punto di vista, però, mi chiedo dov'erano, dove eravamo, dove eravate quando parlamentari di questo Parlamento sono state paragonate a bambole gonfiabili (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), quando a parlamentari di questo Parlamento è stato augurato di essere stuprate per ritrovare il sorriso. Insomma, credo che dobbiamo essere coerenti con le cose che abbiamo detto poc'anzi, non alimentare l'odio politico, non alimentarlo nello stesso modo. Ma, al tempo stesso, c'è una critica democratica nei confronti delle espressioni e delle parole, per cui, signora Presidente, le chiedo di stigmatizzare e di riportare all'Ufficio di Presidenza le espressioni che un collega poc'anzi ha rivolto nei confronti del collega Grimaldi. Non sono accettabili in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie, collega Fornaro. Come avrà notato, io ho richiamato all'ordine il collega. Comunque, sottoporrò naturalmente al Presidente la sua richiesta.

Colleghi, poiché l'ordine del giorno della seduta odierna prevede che le votazioni sugli ordini del giorno presentati con riferimento al decreto-legge in materia di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiano inizio alle ore 11, sospendo la seduta sino a tale ora. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 11.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 1089​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1089: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative.

Ricordo che, secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dello scorso martedì, nella seduta di ieri si è proceduto all'esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione, del parere del Governo e delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Sempre secondo quanto convenuto nella medesima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, nella seduta odierna si procederà alla votazione degli ordini del giorno, senza dichiarazioni di voto, quindi, alle ore 12,30, alle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Alle ore 14 avrà luogo, infine, la votazione finale.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1089​)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1089/1 Manes, che il Governo ha accolto come raccomandazione.

Poiché non vedo in Aula l'onorevole Manes, mi può dire lei, onorevole Gebhard, se la raccomandazione è accolta? Sì, bene. Ordine del giorno n. 9/1089/2 Ruffino, parere favorevole con riformulazione: viene accolta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/1089/3 Mattia, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1089/4 Francesco Silvestri, parere contrario. Ne viene chiesta la votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/4 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno n. 9/1089/5 Malaguti, parere favore con riformulazione. Onorevole, accoglie la riformulazione? Sì, perfetto, bene. Ordine del giorno n. 9/1089/6 Bordonali, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1089/7 Dori, parere favorevole con riformulazione. Viene accettata. Ordine del giorno n. 9/1089/8 Zanella, parere contrario. Ne viene chiesta la votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9//1089/8 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/1089/9 Zaratti, parere contrario. Lo poniamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/9 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/1089/10 Bonelli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1089/11 Pastorella, parere contrario. Lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/11 Pastorella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Ordine del giorno n. 9/1089/12 Rosato, parere favorevole con riformulazione. Viene accettata.

Odine del giorno n. 9/1089/13 Ghirra, parere contrario. Lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/13 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Ordine del giorno n. 9/1089/14 Evi, accolto come raccomandazione. Viene accolta? Sì.

Ordine del giorno n. 9/1089/15 Toni Ricciardi, accolto come raccomandazione. L'onorevole Ricciardi la accoglie.

Ordine del giorno n. 9/1089/16 Mari, invito al ritiro o parere contrario. Ne viene chiesta la votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/16 Mari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Ordine del giorno n. 9/1089/17 Grimaldi, parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie. Solo per la presenza di tanti colleghi, non tutti hanno letto il resoconto, possiamo chiedere al Governo di leggere la riformulazione? Grazie.

PRESIDENTE. Se il Governo può, parliamo della riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1089/17 Grimaldi. Prego, Sottosegretaria.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La riformulazione è la seguente: “a piantumare entro il 31 dicembre 2024 i suddetti 6.600.000 alberi e a vigilare sia sulla corretta ed efficace esecuzione dei lavori in ogni città interessata sia sulla tempestiva attuazione delle fasi successive del Piano”.

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi?

MARCO GRIMALDI (AVS). La ringrazio. Accogliamo la riformulazione, ma chiediamo di metterla ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/17 Grimaldi, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

L'ordine del giorno n. 9/1089/18 Cafiero De Raho è accolto come raccomandazione. La accetta, collega de Raho?

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Presidente, l'impegno era semplicemente di istituire un fondo in favore delle prefetture per migliorare gli insediamenti abusivi…

PRESIDENTE. Collega, mi deve dire solo se accetta.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Esattamente. Mi sembra strano che non si assuma come impegno, ma si indica una raccomandazione.

PRESIDENTE. Quindi non accetta?

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Non accetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/18 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/19 Giuliano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/20 Donno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/21 Conte, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/22 Cappelletti il parere del Governo è favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/23 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/24 Caso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Ricordo che sull'ordine del giorno n. 9/1089/25 Amato il parere espresso dal Governo è favorevole con riformulazione sul primo capoverso dell'impegno, mentre è accolto come raccomandazione il secondo capoverso dell'impegno. Chiedo, quindi, al presentatore se accetti la riformulazione del primo capoverso dell'impegno e se accetti l'accoglimento come raccomandazione del secondo capoverso dell'impegno. Accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1089/26 Orrico.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/26 Orrico, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/27 Cherchi, il parere è favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione, collega? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1089/28 Santillo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/28 Santillo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/29 L'Abbate, il parere è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione, onorevole? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/30 Ilaria Fontana, il parere è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? Sì.

L'ordine del giorno n. 9/1089/31 Onori è accolto come raccomandazione. La accoglie? Chiede di parlare? Prego collega, ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Chiederei, se possibile, di metterlo in votazione accogliendo la raccomandazione.

PRESIDENTE. Ricordo che, ove il presentatore di un ordine del giorno ne accetti l'accoglimento come raccomandazione e chieda, comunque, di porlo in votazione, la votazione avrà ad oggetto l'ordine del giorno nel suo testo originario. Chiedo, quindi, al Governo di chiarire se il parere sul testo originario dell'ordine del giorno sia favorevole, contrario o se si rimetta all'Assemblea.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/31 Onori, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

L'ordine del giorno n. 9/1089/32 Quartini è accolto come raccomandazione. La accetta.

L'ordine del giorno n. 9/1089/33 Scerra è accolto come raccomandazione, qualcuno dal gruppo mi dia un segnale… Sì, ho visto un “sì”.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1089/34 Bruno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/34 Bruno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/35 Caramiello, il parere è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/36 Alfonso Colucci, il parere è favorevole con riformulazione. Vuole parlare? Prego, collega, ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Chiederei di votarlo, invito a votarlo, anzi.

PRESIDENTE. Come riformulato?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Nella sua versione originaria.

PRESIDENTE. Quindi con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/36 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore «Laporta-Falcone e Borsellino», di Galatina, in provincia di Lecce, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ordine del giorno n. 9/1089/37 Laus: favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/1089/38 Roggiani, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/1089/39 Baldino favorevole con riformulazione. Onorevole Baldino? Mi dite dal gruppo su quest'ordine del giorno riformulato? Non si accetta e si vota.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/39 Baldino, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/1089/40 Fornaro, parere favorevole.

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione degli ordini del giorno n. 9/1089/41 Manzi e n. 9/1089/42 Orfini.

Ordine del giorno n. 9/1089/43 Sarracino, parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/43 Sarracino, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno n. 9/1089/44 Battilocchio, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1089/45 Rubano, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/1089/46 Dara, favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione, onorevole Dara? Sì.

Ordine del giorno n. 9/1089/47 Di Sanzo, parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/47 Di Sanzo, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Ordine del giorno n. 9/1089/48 Cattoi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/1089/49 è stato ritirato. Ordine del giorno n. 9/1089/50 Gianassi, parere favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? Prego, onorevole Gianassi.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Si, accetto la riformulazione del Governo e chiedo che sia votato come riformulato dal Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/50 Gianassi, così come riformulato, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Ordine del giorno n. 9/1089/51 Lacarra, parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/51 Lacarra, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Ricordo che le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno si sono svolte nella seduta di ieri. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il collega Lacarra. Ne ha facoltà, in questa fase dell'iter. Prego, collega Lacarra, non potevo concederle la parola durante la votazione.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi permettevo di intervenire per richiamare l'attenzione dell'Aula. I due precedenti ordini del giorno che abbiamo votato sono esattamente identici. In uno, però, il Governo ha proposto una riformulazione che è stata votata favorevolmente dall'Aula, mentre, sul mio ordine del giorno, l'Aula si è espressa in modo difforme. Vorrei semplicemente richiamare l'attenzione del Governo e chiedere le ragioni per le quali c'è stato un diverso orientamento su ordini del giorno uguali. Mi sembra una decisione abbastanza bizzarra, che ha indotto anche l'Aula ad assumere una posizione e un voto in conflitto. Vorrei almeno sapere le ragioni. Gianassi sicuramente è più simpatico di me, ma mi auguro questo non sia il solo criterio che orienta il voto.

PRESIDENTE. I pareri del Governo sono stati dati ieri. L'Aula, a questo punto, ha votato. In questa fase è possibile intervenire solo per accogliere o meno le riformulazioni proposte dal Governo.

Ordine del giorno n. 9/1089/52 Serracchiani, accolto come raccomandazione. Onorevole Serracchiani, accoglie il parere? Vuole votarlo come riformulato? No, scusi, è accolto come raccomandazione. Devo chiedere al Governo, a questo punto, se sul testo originario dell'ordine del giorno dell'onorevole Serracchiani il parere del Governo è favorevole, contrario o si rimette all'Aula.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Allora, riepilogando, se l'onorevole Serracchiani accetta la raccomandazione, io chiedo il parere al Governo, essendone richiesta la votazione. Se non l'accetta, votiamo con il parere contrario del Governo. Chiediamo, allora, all'onorevole Serracchiani se accetta il parere come raccomandazione: accetta. Chiediamo ora al Governo se il parere sia favorevole, contrario o si rimette all'Aula.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/52 Serracchiani, il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Ordine del giorno n. 9/1089/53 Steger, favorevole con riformulazione. Prego, onorevole Steger.

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Accetto la riformulazione, chiedo però di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/53 Steger, così come riformulato, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Ordine del giorno n. 9/1089/54 Provenzano, accolto come raccomandazione. Non accoglie, lo pongo in votazione col parere contrario del Governo?

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Vista la delicatezza della materia, è bene a mio avviso votarlo come ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/54 Provenzano, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti del polo liceale “Illuminati” di Atri, in provincia di Teramo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ordine del giorno n. 9/1089/55 Peluffo, con parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/55 Peluffo, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/56 De luca, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/57 Graziano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/58 Morassut, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/59 Bakkali, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/60 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/61 Guerra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Scusate, colleghi. La collega Guerra chiede di intervenire. Collega, non è una dichiarazione di voto? Perché io prima supponevo che il collega Lacarra volesse fare una dichiarazione di voto e in questa fase non si può.

Allora, revoco l'indizione della votazione.

Prego, collega Guerra.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Scusi, Presidente. Volevo solo controllare con il Governo, perché quest'ordine del giorno aveva già avuto, in altra sede, un parere positivo con la usuale riformulazione e, quindi, mi chiedevo se ci fosse un errore.

PRESIDENTE. Grazie, collega Guerra. Mi scuso di nuovo col collega Lacarra per aver interpretato male io le sue intenzioni.

Chiedo al Governo se confermi il parere sull'ordine del giorno n. 9/1089/61 Guerra.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, confermo il parere, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/61 Guerra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/62 Mancini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

L'ordine del giorno n. 9/1089/63 Lai ha parere favorevole, così come l'ordine del giorno n. 9/1089/64 Scarpa. L'ordine del giorno n. 9/1089/65 Boldrini ha parere favorevole con riformulazione. Onorevole Boldrini accoglie la riformulazione sul suo ordine del giorno? Sì, bene.

L'ordine del giorno n. 9/1089/66 Mauri ha parere contrario, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/66 Mauri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

L'ordine del giorno n. 9/1089/67 Ferrari è accolto come raccomandazione. Va bene.

L'ordine del giorno n. 9/1089/68 Barbagallo ha parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/68 Barbagallo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/69 Cuperlo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/70 Marino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/71 Malavasi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/72 Scotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

L'ordine del giorno n. 9/1089/73 Merola ha parere favorevole con riformulazione. Onorevole, accetta la riformulazione? Sì, bene.

L'ordine del giorno n. 9/1089/74 Bonafè ha parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/74 Bonafè, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/75 Curti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/76 Stumpo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/77 De Maria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/78 Gnassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/79 Casu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

L'ordine del giorno n. 9/1089/80 Fossi è accolto come raccomandazione: si accetta la raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/81 Ciani parere favorevole con riformulazione. Collega Ciani, accoglie la riformulazione?

PAOLO CIANI (PD-IDP). Non accetto, e quindi lo mettiamo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/81 Ciani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/82 Ascani parere favorevole con riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/83 Bicchielli parere favorevole con riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/84 Stefanazzi vi è parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/84 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/85 Ciaburro ha chiesto intervenire il Governo. Prego, Sottosegretaria.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie, Presidente. Comunico che sull'ordine del giorno n. 9/1089/85 Ciaburro il parere del Governo è cambiato e diventa favorevole.

PRESIDENTE. Bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/86 Rizzetto parere favorevole con riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/87 Mollicone parere favorevole con riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1089/88 Simiani parere favorevole con riformulazione: non viene accettata.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1089/88 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Poiché l'ordine del giorno della seduta odierna prevede che alle ore 12,30 abbiano inizio le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta, sospendo la seduta sino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 12,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1089.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si sono concluse le votazioni sugli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1089​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il PNRR, ricordiamolo, è un'occasione irripetibile per il nostro Paese, ed è l'occasione garantita dai fondi europei a dono e a prestito a tassi bassissimi, per una sfida, quella di aumentare la produttività, la competitività, la resilienza del Paese; garantire, al termine di queste risorse straordinarie, che vanno utilizzate per fare cose straordinarie, che altrimenti non si sarebbero fatte, un aumento della produttività nel nostro Paese, e quindi la competitività, la crescita, una sana e buona occupazione e salari e stipendi più alti attraverso gli investimenti nella riconversione digitale e nella riconversione ecologica. Ed è un'occasione irripetibile anche per l'Europa. Il ruolo che l'Italia sta rivestendo, essendo il Paese che ha assorbito più risorse, è cruciale. Se saremo capaci di spenderle, potremo pensare che, in futuro, si replichino iniziative di questo tipo, altrimenti no. Non è un compito semplice, signor Ministro, nessuno pensa che qualcuno possa avere, men che meno lei, la bacchetta magica. Certo, lei, direttamente, al Parlamento europeo, un anno fa, non votò a favore del PNRR, e il suo partito fece una campagna, anche piuttosto dura, contro.

Draghi mise le cose nei binari corretti. Voi siete arrivati, ci ritroviamo qui oggi, ormai a sei mesi, che non sono pochissimi, dall'inizio del vostro Governo, e devo dirle, signor Ministro Fitto, l'ho ascoltata anche l'altro giorno, però siamo ancora a una confusione che non è accettabile.

Avete scelto di ribaltare l'approccio in termini di organizzazione e di governance messo in campo dal Premier Draghi; va bene, ma non si è capito perché spostare dal Ministero dell'Economia a Palazzo Chigi la regia. Il sospetto, signor Ministro, è che quest'operazione, che ha ribaltato gli equilibri precedenti, non sia stata fatta con un principio di efficacia e di efficienza, ma semplicemente per ragioni politiche interne: togliere un po' al Ministro dell'Economia, che è leghista, per spostare un po' di più a Palazzo Chigi, dove c'è Fratelli d'Italia, e questo non va bene. Diciamo questo anche perché questo vale anche nei Ministeri, dove sono state smontate unità operative, dove, addirittura, in un Ministero cruciale, come quello della riconversione digitale, avete direttamente tolto il Ministro, e chi è arrivato, come Vice Ministro, ha smontato - chiudo, signor Presidente - quello che si stava facendo. Signor Ministro, il sospetto che questa riorganizzazione abbia più finalità di riequilibrio dei poteri politici interni al Governo sui fondi del PNRR non è stato fugato. E poi, e chiudo davvero, avete chiesto altri soldi, quelli del REPowerEU, va bene. Spiegateci su quali progetti, perché, mentre si fatica a spendere quelli, se ne chiedono altri. È possibile, ma non ci avete dato un dato, una carta, una scheda tecnica sui provvedimenti. Siamo in ritardo? Vi proponete di negoziare? Chi arriva in ritardo negozia male, chi non ratifica il MES negozia male in Unione europea, chi insiste a non fare le riforme del PNRR, quelle sulla concorrenza. Non c'è ancora il provvedimento sulla concorrenza, siete spiaggiati sulla difesa corporativa delle rendite dei balneari, senza riuscire a venirne fuori dopo mesi e mesi.

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Per tutte queste ragioni - e concludo, signor Presidente - +Europa vota contro questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, egregie colleghe e colleghi, saremo molto brevi, per non portare via tempo ai colleghi e non ripeteremo qui, oggi, i contenuti e i concetti espressi come componenti delle Minoranze Linguistiche durante la discussione generale e nella dichiarazione di voto sulla fiducia espressa ieri dal collega onorevole Steger.

Siamo convinti che il Piano nazionale di ripresa e resilienza sia strategico per l'Italia e per la stessa Europa. È un Piano con un unico obiettivo: rilanciare l'economia al fine di raggiungere la sospirata transizione verde e digitale del Paese Italia. Un Piano importante e con grandi ambizioni, difficile da concretizzarsi a causa di procedure burocratiche e tecnocratiche esagerate, esasperate, inoltre, dalle difficoltà, oramai consolidate e storiche, dei nostri enti locali, che, anche a causa di scellerate politiche europee del passato, imposte per il contenimento del deficit pubblico, hanno impedito al sistema dei comuni di adeguarsi ai tempi, non solo in materia di digitale, ma soprattutto non implementando l'organico. D'altronde, non poteva essere altrimenti, con un'Europa che con una mano dà e con l'altra prende.

Lo ribadiamo: si tratta di cogliere o di perdere un'opportunità straordinaria per l'Italia e per l'Europa intera. È necessario, quindi, non perdere tempo, essere vicini ai comuni nel raggiungere gli obiettivi ed essere soprattutto realisti. Non possiamo rinunciare a parte delle disponibilità finanziarie. Al limite, dovremmo valutare, con coraggio e lungimiranza, quali progetti e interventi di fatto risultano essere, allo stato attuale del programma, irrealizzabili e, quindi, agire di conseguenza.

Siamo, comunque, convinti che le misure previste per agevolare le assunzioni a tempo determinato, per implementare le strutture dei nostri comuni e le strutture territoriali tutte, siano estremamente importanti; contratti di lavoro a tempo determinato che, però, auspichiamo dovranno trasformarsi velocemente in assunzioni a tempo indeterminato. Ci aspettiamo, con questo decreto, finalmente semplificazioni procedurali vere e un'ottimizzazione delle piattaforme digitali, che stanno creando problemi immani non solo per l'attuazione del PNRR stesso, ma anche per l'ordinaria amministrazione dei comuni. Auspichiamo, come già esplicitato in discussione generale, che il Governo attui tutti quei passaggi necessari con l'Europa per eventualmente rivedere i tempi e le scadenze previste.

Come componente Minoranze Linguistiche, facendo riferimento alla dichiarazione di voto fatta dall'onorevole Steger nel corso del dibattito di ieri sulla fiducia, confermiamo il nostro voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signori del Governo, rubo soltanto 30 secondi al mio intervento per manifestare la mia solidarietà, e quella del mio gruppo, al Ministro Lollobrigida e alla moglie Arianna (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), oggi sotto attacco di un giornale che definire indecente è il meno che si possa dire, l'house organ di una opposizione becera, che fa della sua azione vergognosa l'unica ragione di battaglia politica.

Caro Presidente, caro Ministro, cari colleghi e care colleghe, uso la parola caro perché ritengo che mai come in questa stagione vi sia un'opportunità di affrontare i problemi strutturali e avviare il processo di riforme indispensabili alla crescita del Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, pensato in epoca pandemica, ha raccolto in sé i nuovi meccanismi adottati in sede europea per superare e fronteggiare una crisi che, dal dopoguerra, non aveva avuto precedenti. Il mutamento dell'insieme di regole, vincoli e sostegni ha cambiato radicalmente il sistema sedimentato in oltre 50 anni. Non c'è dubbio che la risposta alla crisi, attraverso questo nuovo strumento, ci ha fatto toccare con mano quanto sia stato - ed è ancora - importante il valore dell'europeismo e quanto dobbiamo fare ancora per rispondere a una sfida che verrà ricordata, nel suo epilogo, dalle nostre future generazioni.

La crisi geopolitica che ha avuto - e ha tuttora - conseguenze dirette in tutta Europa e in Italia trova nell'aggressione militare da parte dell'Esercito russo nei confronti dell'Ucraina il punto di maggiore attenzione, e questo già basterebbe a riconsiderare le nostre strategie per meglio cogliere e vincere la sfida che contiene il PNRR.

Ma dico una cosa ovvia se affermo che le guerre in atto sono tante e anche quelle che non sono combattute con le armi stanno provocando effetti rilevanti sulle nostre relazioni economiche e internazionali.

A un quadro internazionale in evoluzione un Governo attento risponde adattando l'azione strategica alle mutate necessità e, anzi, le prevede e le aggredisce con strumenti già a disposizione e con altri da implementare. Pertanto, ci conforta sapere, dalle parole del Commissario europeo per gli Affari economici Gentiloni, a margine del summit di primavera del Fondo monetario internazionale, dell'ottima collaborazione tra Italia e Bruxelles. In questo spirito di collaborazione, salutiamo con favore e vogliamo sottolineare l'importante opera di mediazione svolta dal Governo e dal Ministro Fitto, soprattutto in Commissione bilancio al Senato, opera che ha prodotto il provvedimento oggi al nostro esame e che ci riferisce di un Piano credibile, che si posa su basi solide, provvedimento oltretutto annunciato e presentato in maniera chiara. La realizzazione del Piano passa lungo un periodo che ha avuto - e che potrebbe avere - protagonisti di segno politico diverso, ma è credibile solo se ognuno di questi protagonisti, nell'opera di coinvolgimento e di confronto, non rinunci mai all'indirizzo politico e al programma elettorale che lo rappresenta.

Il decreto in conversione oggi al nostro esame conserva le direttrici strategiche dentro le quali si muove la nostra Europa. Non si può non pensare agli interventi sul digitale, in costante evoluzione, indispensabili per il cittadino del nuovo millennio e necessari per la crescita delle nostre imprese. I dati ci dimostrano come gli investimenti in nuove tecnologie porteranno a una crescita dell'11 per cento, in Italia. Non possiamo dimenticare altresì gli interventi sull'ecosostenibilità al fine di costruire un'Italia al passo con le nuove sfide imposte dai cambiamenti climatici, azioni che daranno una risposta al nuovo modo di concepire il rapporto tra uomo e natura, rapporto che deve essere ripensato e sostenuto da misure importanti. Le stime, infatti, prevedono una crescita del Paese del 22,64 per cento grazie agli investimenti in evoluzione verde e transizione ecologica.

Questi interventi raccolgono anche le esigenze di coesione sociale di cui il nostro Paese necessita. È bene precisare che i fondi di coesione sono importanti e fondamentali anche per la nostra economia, in quanto non costituiscono debito. Mi fermo sul punto, perché, nel recente passato, il Ministro ha ricevuto critiche sul fatto che ragionevolmente ritiene che utilizzare fondi che ci danno un periodo maggiore a nostra disposizione possa essere un danno - io ritengo che sia un vantaggio - e lo ringrazio perché, prendendo questa strada, viene bene una discussione sul REPowerEU.

Dunque, c'è la necessità di questa importante azione e non vi è dubbio che da questa sfida potranno realizzarsi altresì tutti quegli investimenti infrastrutturali, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, per accorciare le distanze di un'Italia troppo lunga, per vivere le stesse condizioni e offrire le stesse opportunità, soprattutto ai giovani, che devono poter scegliere e non essere obbligati a vivere in un luogo diverso da quello di nascita. Le strade, la mobilità ferroviaria e l'autonomia energetica sono solo alcune delle questioni irrisolte che hanno generato un enorme iato tra il Nord e il Sud del Paese e che, attraverso questo Piano, potrà essere in gran parte colmato.

Non dimentico che le necessità emerse durante la pandemia sono ancora attuali e vanno risolte con il rafforzamento del sistema sanitario nazionale. Infatti, una delle missioni più importanti del Piano è quella a cui sono stati assegnati già 15,626 miliardi, che si aggiungono altresì a quelli destinati alla ricerca e alle nuove sperimentazioni. Dobbiamo guardare con maggiore attenzione alle fragilità del nostro Paese e risolverle attraverso iniziative che rispondano a una visione della società che non lasci indietro alcuno e che offra a tutti le stesse opportunità.

Per questo ci sta molto a cuore una proposta che avanzeremo e che riguarda un piano di edilizia pubblica residenziale nazionale che non guardi soltanto ai meno abbienti, ma che sia dedicato anche alle giovani coppie che decidono di non creare una famiglia perché non trovano alloggi adatti alle proprie esigenze economiche. Questo gioverebbe non solo ad arginare il disequilibrio sociale, ma anche ad arginare la crisi della natalità che, purtroppo, stiamo vivendo e che, in maniera drammatica, potremo vivere nei prossimi anni.

Dentro questa logica riteniamo importante offrire ai giovani studenti - come sta correttamente pensando il Governo - nuovi alloggi, che offrano la possibilità di creare posti letto nelle città metropolitane, ma anche in quelle università collocate in zone meno fortunate.

Non ci sfuggono le difficoltà legate alla progettualità e alla messa a terra degli investimenti, ma leggiamo in questo provvedimento la volontà del Governo di mettere mano, in maniera decisa, alla governance dei centri di progettazione e di spesa.

Ci preoccupa sapere che il 30 per cento degli italiani ha poca fiducia nella realizzazione dei progetti per l'attuazione del Piano; ci preoccupa di più che molti di loro non sappiano, purtroppo, di cosa si stia parlando. Ma ci piace sottolineare come il Governo si stia muovendo positivamente, anche grazie al piano di assunzione di 170.000 tecnici ed esperti, con riferimento alla previsione e alla semplificazione delle procedure amministrative, al fine di rendere più efficiente il rapporto tra pubblica amministrazione, imprese ed enti locali.

Accorciare la catena decisoria, oltre che una scelta, oggi appare una necessità, per dare certezze, in ordine agli impegni e alle realizzazioni, a tutti coloro che hanno un ruolo proattivo nella realizzazione del Piano e a coloro che devono investire per le loro aziende.

In questo spirito di collaborazione, vorrei ricordare, signor Presidente, che l'Italia è governata, al Nord come al Sud, da persone che, a prescindere dall'appartenenza politica, devono contribuire a un processo che riguarda l'intero Paese, per giungere a un obiettivo comune che sicuramente passa attraverso il confronto, senza dimenticare che questo Governo è legittimato a portare la sua politica, forte del sostegno degli elettori.

Per questa ragione il confronto con le opposizioni è necessario, ma è, allo stesso tempo, necessario che le opposizioni si impegnino senza strumentalizzazioni, che danneggiano e non aiutano il Paese.

La strada per la realizzazione di una nuova Italia non passa soltanto dagli investimenti…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). …ma anche - e concludo - da importanti riforme.

Dobbiamo liberare il Paese dai freni: la riforma della giustizia, la riforma fiscale, la riforma della burocrazia sono necessarie per fare in modo di costruire l'Italia dei prossimi 10-15 anni. È un processo che passa per queste riforme, che potranno essere impopolari, ma che saranno coraggiose.

Per la prima volta - e concludo - abbiamo la possibilità di non adottare una politica del “qui ed ora”, ma di creare una vera e propria progettualità per le generazioni future.

Per questo annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi e colleghe, siamo molto preoccupati perché temiamo che una delle occasioni più importanti della nostra storia, della storia del nostro Paese, possa essere buttata nel cestino della spazzatura.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'opportunità di quelle che non passano mai due volte nello stesso secolo. Non è un caso che qualcuno si sia spinto a paragonarlo al Piano Marshall, che è stato alla base del miracolo economico italiano e unico provvedimento che ha davvero ridotto il divario tra Nord e Sud. Siamo preoccupati perché si corre il rischio di perdere una grande occasione per riscrivere il futuro del nostro Paese.

Per noi, il PNRR è la più grande occasione per contrastare la crisi climatica e sociale che colpisce il Paese. Dovremmo mettere al centro l'obiettivo della transizione ecologica, ridurre le emissioni di gas serra e inquinanti, e realizzare impianti di economia circolare. Avremmo dovuto lavorare per promuovere ferrovie per pendolari, nuovi treni, soprattutto al Sud, e, invece, al Paese viene propinato ancora una volta l'inganno del Ponte sullo Stretto.

Più scuole, più università, più ricercatori ora sottodimensionati e mal retribuiti. Dovremmo cancellare i contratti precari come ha fatto la Spagna, introdurre il salario minimo e un sostegno al reddito universale. Questa è la nostra visione dell'Italia del futuro.

Dobbiamo fare la lotta ai cambiamenti climatici e, intorno a questo fondamentale obiettivo, fare le scelte che cambiano l'economia, rendendola più umana, più moderna, più innovativa, più rispondente alle responsabilità che ci impone un futuro incerto e difficile. Più mobilità sostenibile, più mobilità elettrica, pubblica e privata. Non lasciamo, ancora una volta, il nostro Paese languire in una discussione sulle tecnologie, con il solo risultato di lasciare le nostre imprese fuori dagli investimenti che l'innovazione elettrica mette in campo, causando un ritardo storico e drammatico per il nostro sistema industriale.

Occorrono riforme per uscire dalla crisi pandemica, dalla crisi sociale, dalla crisi climatica, ma queste riforme le stiamo ancora aspettando, come, ad esempio, quella sulla giustizia. Il Governo ha deciso di ritardare l'introduzione dei decreti necessari per l'attuazione della riforma Cartabia, dimenticando che c'è un obiettivo molto preciso: entro la fine del 2026, dobbiamo ridurre i tempi della giustizia civile del 40 per cento, per avvicinarci alla media europea.

Per non parlare dell'assurda vicenda dei balneari rispetto ai quali, ormai quotidianamente, l'Europa ci invita a intervenire. Proprio oggi è arrivata la sentenza della Corte di Giustizia europea che ha stabilito che le occupazioni delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di gara.

Siamo preoccupati per l'emergere di un quadro di inadeguatezza complessiva dell'attuale Governo che, dopo aver accumulato ritardi sul PNRR, sembra voler mettere le mani avanti per nascondere le proprie responsabilità. Del resto, le stesse divisioni interne alla maggioranza non lasciano ben sperare. Ci preoccupa e dovrebbe preoccupare tutti il fatto che la stessa Presidente Meloni si è ritrovata costretta a dover smentire una parte della sua maggioranza, ossia la Lega, che aveva addirittura immaginato la possibilità di rinunciare a questi fondi europei.

Credo che a questa grande confusione si debba rispondere qui, oggi, in Aula, perché proseguire con le continue riformulazioni di progetti, modificando in modo caotico le misure del PNRR, non sembra essere una strada che possa portare a risultati concreti. Le stesse riformulazioni, del resto, come propone l'Esecutivo, senza adeguati approfondimenti, rischiano solo di amplificare la confusione, dilatando l'impianto burocratico e amministrativo che già sta mettendo in difficoltà le amministrazioni locali.

Siamo preoccupati, perché in questi mesi abbiamo visto che il principale impegno del Governo e della maggioranza è stato quello di riscrivere la storia recente del nostro Paese, non per chiarire quello che oggi c'è, ma per giustificare quello che c'è stato e quello che è stato fatto.

Vi siete impegnati ad aumentare le pene per i giovani che partecipano ai rave party, per punire le ONG che salvano i migranti in mare, per i giovani che si battono contro i cambiamenti climatici; ora proponete anche che chi si fa uno spinello debba essere condannato ad anni e anni di galera. Ma per trasformare l'Italia in una prigione non bastano neanche le tante risorse del PNRR. “Il proibire una moltitudine di azioni indifferenti non è prevenire i delitti che ne possono nascere, ma egli è un crearne dei nuovi”: così diceva Cesare Beccaria. In questo “occuparvi di altro” avete dimenticato che il futuro dell'Italia sarà deciso da come saranno spese - se saranno spese - le risorse del PNRR.

Ora, di fronte alle evidenti difficoltà, proponete un ulteriore accentramento delle competenze: dovreste fare il contrario, puntare di più sulle autonomie locali, sugli enti pubblici territoriali. Non più accentramento, ma più decentramento, perché altrimenti assisteremo a un nuovo e pericoloso ingolfamento.

Certo, servono interventi volti a potenziare le amministrazioni pubbliche, sono urgenti gli interventi di sostegno, magari prevedendo un sistema di aiuto per rendere uniformi gli standard di governance delle risorse, in tutto il Paese.

Avete detto che eravate pronti e lo avete detto in tutte le salse. Ma pronti a cosa? Non c'è un tema, dico uno, che stiate affrontando con la disinvoltura di chi è pronto. Ecco perché oggi chiediamo di spendere le risorse del PNRR: perché da qui passa la capacità di investire in infrastrutture importanti per il nostro Paese. Questo è essenzialmente un tema politico e riguarda come ci si rapporta al Piano nazionale di ripresa e resilienza, il quale, come ricordo, si chiama Next Generation EU, ovvero deve essere fatto nella consapevolezza che andiamo a prendere le risorse a debito per le future generazioni. Ed è per loro che dobbiamo spendere questi soldi. Ricordo che il PNRR ricade sui comuni per una quota enorme. Secondo le stime dell'Associazione nazionale dei comuni d'Italia, intorno ai 40 miliardi, un quinto dell'intero piano. Eppure, non si parla di capacità amministrativa dei comuni. Il decreto-legge si occupa di sopprimere le agenzie governative e riorganizzare funzioni statali. Come è possibile? Perché? Voi parlate di governance centrale, di Agenzia per la coesione territoriale, di Dipartimento per le politiche di coesione. I ritardi nell'attuazione del PNRR sono evidenti, come certificati dalla relazione della Corte dei conti del marzo 2023: su digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura siamo al 5,9 per cento, in termini di realizzazione; su rivoluzione verde e transizione ecologica al 5,3 per cento; sulle infrastrutture per la mobilità sostenibile al 16,4 per cento; su istruzione e ricerca al 4,1 per cento; su inclusione e coesione all'1,2 per cento; sulla salute allo 0,5 per cento. Di fronte a questi ritardi non può bastare il vecchio ritornello che è sempre colpa di chi c'è stato prima. Noi eravamo all'opposizione, ma voglio ricordare che chi c'è stato prima ha portato anche 200 miliardi nelle casse del nostro Paese. Non basta più, bisogna assumersi la responsabilità, perché si sta governando ora, in questo momento, e chi sta governando siete voi e queste responsabilità sono e rimangono vostre.

Di fronte a questi ritardi, il vostro asso della manica è modificare la struttura di governance di Palazzo Chigi, anziché operare una vera, effettiva, urgente e improrogabile azione di rafforzamento amministrativo degli enti locali. Non si capisce, poi, in quale modo la nuova struttura dovrebbe essere maggiormente funzionale agli obiettivi prefissati e superare così gli ostacoli che voi stessi lamentate.

Altro tema è il tempismo con cui mettete mano alla governance delle politiche di coesione. Sono tre le grandi perplessità davanti a questa tempistica. In primo luogo, questo è l'anno cruciale per il PNRR, quello in cui la maggior parte degli interventi deve essere messa a terra. In secondo luogo, è l'anno in cui il ciclo di programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali entra nel vivo. In terzo luogo, è l'anno in cui si spera dovranno essere ripartite le risorse per il Fondo per lo sviluppo e di coesione 2021-2027.

Queste sono le ragioni perché, anche in quest'occasione, voteremo in modo contrario a questa vostra proposta. Conosciamo il Paese, signor Ministro, ma vogliamo andare verso il futuro. Per questo vi diciamo che state sbagliando strada (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Normalmente in decreti così, soprattutto quando abbiamo un palcoscenico diverso, si tende a divagare e parlare d'altro. Noi vogliamo essere molto chiari nello spiegare perché ci asterremo e per farlo, signor Ministro, colleghi, parleremo di tre questioni particolari e di una questione generale che, non a caso, è quella cruciale. Le tre questioni particolari sono queste. La prima: questo è l'ennesimo intervento per semplificare, snellire e velocizzare il modo in cui la pubblica amministrazione fa le cose. È l'ennesimo. Non so se sia il quinto o il sesto. È uno dei motivi per cui ci asteniamo, ma il punto è questo. Perché, in questa Repubblica, abbiamo avuto bisogno di 5, 6 interventi per snellire, sburocratizzare e velocizzare le procedure? Perché venivamo da decenni in cui il settore pubblico si era appesantito, inutilmente appesantito, e solo quando è arrivato qualcuno che ci ha detto: hai 200 miliardi da spendere in pochi mesi, vedi di muoverti, che abbiamo iniziato a sburocratizzare: dalle sovraintendenze agli enti locali. Il punto, però, è: dopo ce lo teniamo questo modo veloce di fare le cose o torniamo a quello di prima? Perché quello che è successo sul codice degli appalti ci fa venire qualche dubbio. Il PNRR doveva servire anche a capire che c'è un modo diverso per fare le cose, che la lotta alla burocrazia non è soltanto uno slogan, che tutti ripetiamo da dieci, venti o trent'anni, ma è qualcosa di chiaro, un intervento sul modo in cui funzionano le sovrintendenze.

Mi riferisco anche al fatto di eliminare le cose inutili. Quindi, primo punto, signor Ministro: noi apprezziamo la volontà di semplificare, ma assicuriamoci che il PNRR sia un banco di prova per rendere più semplice il settore pubblico anche dopo. Secondo punto: avete voluto cambiare la governance. La governance è costituita dalle strutture tecniche, dalla segreteria tecnica, da un'unità di missione. Era vostro diritto, ma non avete ancora nominato i sostituti. Ci dite: per forza, bisogna prima convertire il decreto, per rispetto istituzionale. Non ci sentiamo non rispettati. Non possiamo perdere mesi. Le figure tecniche della governance sono quelle che tutti i giorni parlano con Bruxelles. Ovviamente lei, Ministro, ci parla più volte al giorno, dal punto di vista politico. Però, chiunque abbia avuto la fortuna e l'onore di stare in certi luoghi di governo sa che le strutture tecniche sono quelle che tutti i giorni si rapportano con l'Europa. Avete perso mesi creando un buco che, secondo noi, si farà sentire. Terzo e ultimo punto particolare: ci asteniamo perché è giusto continuare ad assumere per il PNRR. Però, c'è un punto, signor Ministro: nessuno sta dicendo che molti dei bandi per le assunzioni per il PNRR vanno quasi deserti o, meglio, la pubblica amministrazione fa i concorsi - si presenta tanta gente, in realtà, ai concorsi - ma, poi, in pochi prendono servizio. In pochi prendono servizio perché è ora di affrontare un tema che è terreno fertile per tutti i populisti, cioè il fatto che, in questo Paese, le retribuzioni, i salari sono troppo bassi. Ma il modo in cui lo affrontate voi (Commenti) … Scusate, il modo in cui lo affrontano alcuni colleghi populisti è molto semplice: raddoppiamo i salari, raddoppiamo gli stipendi. Che problema c'è? Colpa dell'Europa se non si può fare: questo è il modo in cui tutti i populisti affrontano il problema. Quello che diciamo noi - noi liberali, noi democratici, noi riformisti - è altro: ai problemi complessi non si possono dare risposte semplici o semplicistiche. Noi diciamo che è venuto il momento di affrontare il tema dei salari in questo Paese ma promettendo un grande scambio, nel settore privato, fra produttività e salari e, nel settore pubblico, fra una diversa organizzazione del lavoro e salari più alti. Un ragazzo non entra nel pubblico non solo perché lo stipendio è basso ma perché non è più attratto dal modo in cui funziona il lavoro pubblico e nemmeno dalle garanzie ottocentesche che qualcun altro di noi pensa siano l'unica cosa che i ragazzi hanno in testa in questo momento.

Vengo alla questione generale, signor Ministro e poi vado a concludere. Parliamo di PNRR, oggi. Il PNRR non doveva essere né un regalo di Babbo Natale come qualcuno l'ha inteso - ci hanno dato 200 miliardi - né un grande fondo strutturale. Signor Ministro, è del 34 per cento la capacità di spesa dei fondi strutturali o è del 51 per cento, anche dopo la programmazione? Dico ai 25 ascoltatori che ci seguono che dei fondi comunitari europei, quando siamo fortunati, noi riusciamo a spendere la metà. Qualcuno ha detto: è arrivato questo, si chiama PNRR, ma in fondo è la stessa cosa, ne spenderemo la metà. Non era questo il PNRR e non era nemmeno la festa a Villa Pamphilj con cui esso iniziò. Chissà quante ne sentiremo dopo, al riguardo. Il PNRR era la medicina a una malattia che al mondo abbiamo praticamente solo noi. Nei vent'anni precedenti il COVID questo è stato uno dei Paesi al mondo che è cresciuto mediamente di meno: 0,4 per cento l'anno. Intendiamoci, in alcuni anni di questo ventennio siamo cresciuti molto di più; penso al 2015, al 2016, al 2017. Ma, quando un Paese, per vent'anni, cresce allo 0,4 di media, vuol dire che c'è sabbia nel motore dell'Italia, che c'è qualcosa che non funziona più. Nei trent'anni precedenti il COVID, dall'1989 al 2019, siamo cresciuti dello 0,8 per cento annuo, che è ancora uno dei più bassi tassi - non sto sbagliando - non voglio dire d'Europa ma del mondo. Ciò accade non perché lo Stato non spende più abbastanza - abbiamo superato i 1.000 miliardi di spesa pubblica - né per colpa dell'Europa o dell'euro ma accade perché in questo Paese, dall'inizio degli anni Settanta, non cresce più la produttività. Produttività vuol dire il modo in cui si fanno le cose, quanto bene funziona il Paese, quanto bene funzionano i mercati, la pubblica amministrazione, la giustizia civile, il settore formativo, la scuola. Questa roba in Italia è ferma dagli anni Settanta. Non a caso, alcune delle strutture di questo Paese, penso al sistema fiscale, sono le stesse degli anni Settanta. Il sistema istituzionale è degli anni Quaranta, ma non apriamo questo punto. L'abbiamo sempre detto; ma, cosa vuoi, per mettere le mani a tutte queste cose servono i soldi, non si fanno le nozze coi fichi secchi, non si fanno le riforme a costo zero. Abbiamo detto, per trent'anni, che non abbiamo i soldi per fare le riforme che servono al Paese. È arrivata l'Europa e ha detto: eccoli, 200 miliardi, vai a fare le riforme. È evidente, signor Ministro: prima del PNRR, il periodo medio di realizzazione di investimenti grandi in questo Paese era 14 anni e 6 mesi. Per fare un investimento, cioè, per realizzare un investimento grande, sopra i 150 milioni di euro, ci mettevamo 15 anni. Adesso dovremmo farlo in 15 mesi, ecco perché stiamo sveltendo le procedure. Io voglio essere molto onesto, con voi e con me stesso in primo luogo: anche se fosse rimasto il Governo Draghi, probabilmente, avremmo avuto difficoltà a mettere a terra - come si dice adesso - gli investimenti.

C'è tuttavia un altro problema che mi preoccupa di più, e devo essere ancora più onesto con lei, signor Ministro. Io ho il sospetto, noi abbiamo il sospetto che i problemi che voi avete con l'Europa sul PNRR non sono tanto sul fatto che non riusciamo a spendere tutto, perché forse anche altri Paesi europei saranno in quella condizione. Il problema è che le condizionalità - perché così si chiamano - che l'Europa ci ha messo per darci i 200 miliardi - vi do i soldi ma fate le riforme della concorrenza, del settore pubblico, del federalismo fiscale, dell'evasione fiscale - in realtà non stanno nel vostro DNA politico. Non è così che avete preso il consenso degli italiani. Ecco perché siete fermi. Questo è il tema che mi preoccupa di più, signor Ministro.

Abbiamo festeggiato, o meglio, abbiamo ricordato tristemente da pochi giorni l'anniversario della scomparsa di Federico Caffè, un grande economista che diceva che far politica economica significa tre cose: analisi della realtà, rifiuto delle sue deformazioni, impiego delle nostre conoscenze per sanarle. È il modo in cui una maggioranza seria dovrebbe affrontare i problemi del Paese. Voi proclamate di avere 5 anni davanti. Con 5 anni di respiro, dovete impostare una seria programmazione per aggredire i problemi strutturali di questo Paese, altrimenti, oltre che Federico Caffè, mi toccherà citare Kafka, quando diceva: esistono due peccati capitali, nell'uomo, dai quali derivano tutti gli altri, cioè l'impazienza e l'ignavia, cioè l'inerzia; è a causa dell'impazienza che gli uomini sono stati cacciati dal paradiso terrestre ed è a causa dell'inerzia che non ci torneranno. Io auguro, signor Ministro, a lei e a tutti noi, di arrivare nel nostro “paradiso terrestre”, che si chiama in un sol modo: riuscire nel PNRR e far sì che questo Paese non torni ai tassi di crescita dello 0 virgola.

PRESIDENTE. Concluda.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Perché, se torniamo ai tassi di crescita dello 0 virgola, il nostro debito pubblico non sarà più sostenibile e ad andare a gambe all'aria non saranno le nostre carriere o i nostri sondaggi ma qualcosa di più prezioso: la nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi deputati, da quando l'uomo inventò i fondi europei - direbbe qualcuno - in Italia esistono i professionisti dell'allarme dei fondi che si perdono. Non c'è stagione politica, non c'è periodo di programmazione in cui non salti fuori il solito presidente di regione o il parlamentare o il professore universitario che avverte tutti sulla grave perdita che sta per arrivare. Vittima di questa brutta abitudine italiana è oggi il PNRR, vittima di un'opposizione in cerca di argomenti, in cerca forse di un ring su cui fare a cazzotti, pur di essere sulla scena.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una cosa seria e Forza Italia lo sa bene in quanto, sin dall'inizio, a partire dal Governo Conte a cui si contrapponeva stando all'opposizione, sull'argomento del Recovery ha avuto un atteggiamento sempre responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Lo stesso Presidente del Consiglio Conte ricorderà le parole del nostro Presidente, Silvio Berlusconi, che aiutò, assieme all'allora capo delegazione in Parlamento europeo, Antonio Tajani, il nostro Paese a definire i contorni di un PNRR che lo stesso Governo Conte non riusciva a chiudere. Arrivò poi il Governo Draghi e si avviò la stesura definitiva del Piano. Era il 25 aprile del 2021, quando proprio il Governo Draghi inviò al Parlamento il nuovo testo di Piano nazionale di ripresa e resilienza di 191 miliardi, di cui 69 erano a fondo perduto e il resto finanziati con prestiti. Oggi è il 20 aprile del 2023. Sono passati due anni. In questi due anni trascorsi sono accaduti fatti, nel mondo e in Europa, che nessuno poteva prevedere. Le conseguenze della terribile pandemia e quelle di un conflitto ancora aperto tra Russia e Ucraina impongono a tutti, ma proprio a tutti, di essere seri e non usare un argomento come questo per immaginare una propaganda, Presidente, alla Cetto La Qualunque, che per primi gli italiani non capirebbero.

Questo approccio dovrebbe essere seguito, a cominciare da chi oggi, e mi spiace dirlo, si trova a fare il leader dell'opposizione e qualche anno fa era seduto sulla prima poltrona di Palazzo Chigi. Ma anche da chi oggi fa il deputato di opposizione e qualche mese fa era nel Consiglio dei ministri. Apro le virgolette: “lavoriamo con le autorità italiane, finora c'è un buon livello di attuazione, e, come abbiamo fatto con Germania, Finlandia e Lussemburgo, siamo pronti ad adattare i Piani a circostanze oggettive intervenute con la guerra in Ucraina”: sono le parole di due giorni fa di Paolo Gentiloni, non uno qualsiasi. Parole che forse molti colleghi, in quest'Aula, non hanno potuto ascoltare e che varrebbe la pena riprendere per comprendere quanto, invece, sia importante riportare il dibattito sul PNRR alla serietà e alla maturità che, soprattutto in questi casi, vengono richieste alla classe dirigente del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Come si fa a insistere, signor Presidente, sulla ferma linea dell'immodificabilità di un Piano come questo, che è partito da dati del 2019, un tempo lontano anni luce dagli anni che stiamo vivendo? Come si fa a continuare a trattare i fondi europei, pensando alla quantità che si spende e non alla qualità e ai benefici che quei fondi devono determinare più per le generazioni future che, invece, per le classi dirigenti attuali? Queste domande se le sono già fatte in Europa e le risposte a queste domande le ha date proprio il commissario europeo Gentiloni, smentendo in poche righe - quelle che ho letto - tutta la tesi catastrofista inscenata in questi giorni, prima al Senato e poi, ahinoi, in questa Camera dei deputati.

Il percorso di attuazione del PNRR è difficile, lo è per tutti. È complicato, anche perché la gran parte dei fondi li dovremo restituire a chi ce li sta prestando, e per questo quei soldi, prima di spenderli, dobbiamo sapere che li stiamo spendendo bene. Il decreto PNRR che abbiamo esaminato serve a questo. Serve ad aggiustare quello che non ha funzionato e che ha ritardato la presentazione dei progetti o la loro messa in gara per la realizzazione. Serve a riorganizzare le strutture di missione statali in grado di garantire il supporto tecnico per la realizzazione. Serve a snellire le procedure e la burocrazia. Serve a eliminare dalla programmazione interventi che non si realizzeranno mai. E, soprattutto, serve a dire che questi fondi debbano essere spesi in maniera efficiente. Per questo sono importanti le misure che sostengono il rientro dei cervelli, con l'introduzione di un esonero contributivo a favore delle imprese. Per questo sono importanti le misure per attrarre maggiori investitori attraverso una giustizia snella e veloce. Per questo sono importanti le misure per evitare che i fondi vadano persi, e che rafforzano i poteri sostitutivi in caso di mancato rispetto dei tempi da parte delle regioni. Per questo sono importanti - aggiungo - le misure per ridurre i tempi di pagamento della pubblica amministrazione.

Pertanto, signor Presidente, è importante l'approccio che il Governo Meloni ha offerto al Parlamento. Presto, dopo questo decreto, il Governo Meloni sarà nelle condizioni di dire quali sono i progetti irrealizzabili ai fini del PNRR, spiegandone le ragioni e garantendo il confronto sano e responsabile tra maggioranza e opposizione. Sono stati questi gli impegni che, per il Governo, proprio il Ministro Fitto ha preso in quest'Aula e noi non abbiamo alcun motivo di non crederci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Signor Presidente, il nostro presidente, Silvio Berlusconi, ci ha sempre raccomandato la linea della responsabilità e del rispetto delle istituzioni, anche quando eravamo noi all'opposizione. Siamo stati seri nel periodo della pandemia, siamo stati seri nel periodo dell'inizio del conflitto russo-ucraino e continuiamo a essere seri, ora che siamo al Governo con i nostri ministri e i nostri gruppi parlamentari. Saremo vigili e vogliamo essere protagonisti delle scelte che riguarderanno il PNRR, ma respingiamo in maniera netta le polemiche strumentali e irresponsabili del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, completamente lontane dalla realtà dei fatti di oggi. Forza Italia voterà a favore delle misure contenute in questo decreto per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso 31 marzo, di fronte alle prospettive di poter perdere fondi del PNRR, il MoVimento 5 Stelle ha aperto la strada a un dialogo inclusivo e costruttivo su questo tema. Io stesso, di mio pugno, ho firmato un appello sul principale quotidiano italiano, rappresentando la posizione del MoVimento 5 Stelle. Abbiamo - ci conoscete - un atteggiamento inflessibile per quanto riguarda le politiche inadeguate che questo Governo sta perseguendo, però non possiamo rimanere a guardare su questa emergenza del PNRR. In ballo c'è qualcosa che travalica le dinamiche e le logiche di divisione tra maggioranza e opposizione, che travalica finanche la logica del consenso elettorale. Il fallimento del PNRR non sarebbe il fallimento di Giorgia Meloni: sarebbe il fallimento dell'Italia intera e ci precluderebbe la possibilità del suo definitivo rilancio.

Per questi motivi, il MoVimento 5 Stelle ha deciso di non lasciare nulla di intentato. Abbiamo quindi proposto al Governo di sederci a un tavolo con la maggioranza e le opposizioni, di rimboccarci insieme le maniche, per dare anche il nostro contributo e rimediare ai ritardi collezionati in questi mesi. Abbiamo posto solo due precondizioni, due necessarie premesse. La prima è che ci sia piena trasparenza, con la possibilità, quindi, di comprendere le ragioni dei ritardi e cosa non sta funzionando. La seconda è che ovviamente ci sia un'apertura anche per le proposte che verranno formulate a questo tavolo. Accogliamo con favore l'apertura rispetto a questo nostro appello, che ci è stata offerta da alcuni esponenti di questa maggioranza. Vorrei approfittare dell'occasione, di questa occasione, per ringraziarli per queste aperture (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Così pure abbiamo accolto con favore la determinazione, ieri manifestata anche dal Partito Democratico, di opposizione, di voler partecipare a cogliere questa nostra proposta. Però, nostro malgrado, non possiamo dire altrettanto qui del Governo, a tre settimane da questo nostro appello.

Abbiamo visto l'atteggiamento assunto ieri, in quest'Aula, dal Governo: è stato bocciato un nostro ordine del giorno che prevedeva l'istituzione di un tavolo operativo, per lavorare tutti insieme e contribuire all'attuazione del PNRR. È per questo che siamo preoccupati, signor Presidente, perché non c'è trasparenza nelle scelte. Siamo preoccupati anche perché, addirittura - e sono i fatti a dirlo -, ci sono due, tre, quattro linee di pensiero nel Governo sull'attuazione del PNRR. C'è, addirittura, chi, autorevolmente, si è espresso per proporre una rinuncia a parte di questi fondi. Alcuni esponenti della Lega giudicano questa come una “frittata ormai fatta” - questa è l'espressione adoperata - e si sono spinti a rinunciare ai prestiti. C'è sempre con il retropensiero, anticipato già in passato, che questi prestiti siano una fregatura per il nostro Paese e non un'occasione storica per rilanciarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nello stesso tempo, però, apprendiamo - sono dichiarazioni espresse del commissario Gentiloni - che questo stesso Governo ha avanzato la richiesta, insieme ad altri Paesi, di prestiti supplementari, ovviamente per garantire meglio il rilancio della nostra economia e della nostra società. Noi - lo voglio chiarire - abbiamo un senso di responsabilità e intendiamo la politica in modo tale per cui non ci possiamo issare sulla riva di un fiume e aspettare - visto che vi fate opposizione da soli - che passino le spoglie litigiose di questa maggioranza e di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Siamo preoccupati delle perdite di tempo. Ricordo ancora che, quando ho ottenuto i fondi del PNRR, si fece di tutto per non farli gestire dal mio Governo. Si iniziò a ragionare, allora, in modo veramente strumentale e pretestuoso, di una litania che fu rilanciata più volte, dei primi della classe: occorrevano i supertecnici. Poi, appunto, siete arrivati voi, che siete al Governo. Dite che siete pronti, ma non siete affatto pronti, perché i numeri parlano chiaro e sono preoccupanti. Se solo ci fermiamo ai dati ufficiali, forniti dalla Corte dei conti nella relazione sul punto al Parlamento, il quadro che ne esce è allarmante. Pensate: i fondi più efficacemente spesi sin qui riguardano misure - le nostre misure! - sull'edilizia e sull'industria (parlo del superbonus per la transizione 4.0), misure che più caparbiamente avete contrastato nella legge di bilancio. Eppure, se togliessimo questi comparti, ci ritroveremmo di fronte a risorse spese del PNRR pari solo al 6 per cento.

Che dire poi delle polemiche sulla governance? All'inizio, consapevoli di questa grande sfida per il Paese, avevamo pensato di costruire e di proporre una cabina di regia a Chigi, poi è stata realizzata al MEF, adesso viene riportata a Chigi. Nel frattempo, però, si moltiplicano gli esperti. Ci avete accusato anche di avere previsto, originariamente, esperti, che, ovviamente, sono assolutamente necessari per garantire un monitoraggio efficace. Si sono moltiplicati questi esperti, ma siamo ancora di fronte a difficoltà operative. Ribadisco che non sto difendendo un mio o un nostro risultato ottenuto nel 2020 in Europa: stiamo difendendo l'opportunità di crescita e di rilancio del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Infatti, nel PNRR - ricordiamolo - ci sono investimenti cruciali. Ad esempio, per la nostra sanità, ci sono 9 miliardi. Ci servono per realizzare ospedali di comunità, medicina territoriale, per affrontare con competitività la sfida della telemedicina. Quando leggo che, sulla Missione Salute, abbiamo speso solo lo 0,5 per cento, a me tremano i polsi, tremano le vene nei polsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Abbiamo una sanità disastrata, da codice rosso. Abbiamo la necessità di investire, realizzare e mettere a terra quei 4,6 miliardi per realizzare gli asili nido.

Signor Ministro, mi permetta, non rida, perché questo è il modo per contrastare il decremento delle nascite, questo è il modo efficace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Potrei entrare anch'io, potremmo entrare anche noi nel facile gioco dello scaricabarile, visto che, in maniera intellettualmente disonesta, mi avete accusato di tutto, finanche di aver portato troppi soldi. Abbiamo sfiorato il ridicolo! Tuttavia, non è questo il nostro atteggiamento. Abbiamo la necessità di spendere bene e subito questi soldi, parliamo di 35 miliardi l'anno o poco più. Si tratta di fare una finanziaria. Siamo un Paese del G7, siamo la seconda manifattura d'Europa, la terza economia in Europa: è possibile che tutti insieme non riusciamo a perseguire questo obiettivo, questa sfida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Predisponetevi a raccogliere questo nostro invito, predisponetevi con umiltà, perché non vi lasceremo in mano questo cerino, né vi lasceremo la libertà di buttare dalla finestra questi soldi, di gettare la spugna, di rinunciare e chiudere l'orizzonte della speranza di nuove opportunità di investimento e lavoro per i nostri ragazzi.

Dobbiamo dimostrare di essere un grande Paese e per riuscirci dobbiamo farlo tutti insieme, ne siamo consapevoli e siamo disposti a fare la nostra parte. Vi sentiamo spesso parlare di interesse nazionale e di patriottismo, ma il patriottismo va dimostrato in concreto, su questo terreno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE CONTE (M5S). È per questi motivi che, allo stato delle cose, non possiamo votare in modo favorevole, ma siamo pronti, qualora il Governo non si voglia chiudere a riccio, a riaprire il discorso per un tavolo di confronto con le opposizioni, senza che il Governo si trinceri dietro una semplice relazione che il Ministro Fitto verrà a fare la prossima settimana.

Se c'è una concretezza di apertura in questa direzione, noi ci siamo, per dare il nostro contributo e per rimboccarci tutti insieme le maniche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

ALBERTO STEFANI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, siamo in fase di dichiarazioni di voto finale su un disegno di legge di conversione di un decreto-legge che rappresenta uno dei punti prioritari della nostra agenda politica. Potremmo stare qui oggi a discutere sull'utilità di aver recuperato 121 miliardi su 191 a debito.

Potremmo star qui oggi a discutere di responsabilità. Potremmo stare qui oggi a discutere sulla capacità e sull'effettiva capacità di spesa e di investimento del nostro Paese secondo questo Piano, ma credo sia più utile, non solo per quest'Aula, ma soprattutto per i cittadini che stanno a casa, guardare l'altra faccia della medaglia, cioè capire cosa oggi possiamo fare per risolvere i problemi e le urgenze che questo tema impone all'agenda politica di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Siamo chiamati a farlo con pragmatismo, quell'atteggiamento politico che caratterizza una forza politica come la nostra, una forza politica fatta da sindaci, da assessori, da amministratori comunali, da persone che, prima di essere in quest'Aula, hanno amministrato un comune e hanno dimostrato di saperlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e - mi sia consentito, Presidente, differentemente da qualche altra forza politica che oggi vorrebbe darci lezioni di politica e di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Serve, quindi, un approccio pratico, un approccio che guardi in faccia il problema, un approccio amministrativo, quello che hanno tutti i sindaci, perché ogni sindaco sa che, quando gestisce soldi pubblici, gestisce i soldi di chi gli ha conferito il mandato ad amministrare.

Quando un sindaco gestisce soldi pubblici per un investimento, sa che quegli investimenti devono essere fatti perché ne risponde, direttamente e politicamente, alla sua comunità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è l'atteggiamento con cui noi dobbiamo affrontare questo tema e i sindaci si assumono la responsabilità anche quando i problemi li ha creati qualcun altro, anche quando i problemi derivano dalla gestione che c'era prima della loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Allora qui, oggi, in quest'Aula, dovremmo essere tutti sindaci, dovremmo tutti assumere quest'approccio politico e amministrativo di risoluzione dei problemi e non possiamo, quindi, che essere favorevoli a un provvedimento che semplifica, che sburocratizza e che libera risorse. Grazie a questo provvedimento, Presidente, noi costituiamo una nuova struttura, in capo a Palazzo Chigi, per la gestione del PNRR, rafforziamo il potere dei commissari, garantendo il coordinamento amministrativo, diamo più possibilità di assunzione ai comuni per i progetti PNRR, più assunzioni per i Vigili del fuoco, diamo ai comuni la possibilità di sbloccare i ribassi d'asta per l'edilizia scolastica, diamo la possibilità di incentivare quel percorso di digitalizzazione degli atti giudiziari che è fondamentale per il futuro del nostro Paese.

Ancora, semplifichiamo l'installazione per le infrastrutture di produzione di energia elettrica, energia green, garantiamo misure di semplificazione per appalti e affidamenti, aumentiamo i fondi per l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, introduciamo misure di semplificazione del fisco, ampliando i piani di rateizzazione e anche favorendo misure semplificate per l'accesso alle procedure semplificate, ma soprattutto, Ministro, ecco una misura fondamentale: cominciamo a dare una risposta a chi ha crediti nei confronti della pubblica amministrazione, perché mentre siamo qui, colleghi, a parlare di grandi parole, a parlare di grandi programmi e di grandi progetti per il nostro Paese, di milestone europee e di programmi europei, ci sono imprese che falliscono a causa di loro crediti verso lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il nostro Paese ha accumulato un debito di oltre 55 miliardi di euro nei confronti delle imprese. Una delle prime cose che dovremmo fare, d'ora in avanti, e che è contenuta anche in questo provvedimento, è garantire la possibilità di pagare queste imprese, con una procedura più agevole, con una procedura più semplificata, perché non potremo mai considerarci un Paese civile, un Paese moderno, un Paese efficiente, se alcune imprese chiudono a causa di crediti non riscossi nei confronti dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È su questi temi che noi dobbiamo concentrare l'attenzione; non dobbiamo farlo sugli sperperi di denaro pubblico, non dobbiamo farlo su provvedimenti che, sotto l'egida di un ambientalismo, di un finto ambientalismo, non hanno fatto altro che provocare un aumento a dismisura del debito pubblico, a tutto detrimento delle nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, al di là di destra e sinistra, al di là del facile dibattito che possiamo instaurare su un argomento come questo, quella che abbiamo davanti, colleghi, è una sfida epocale e dobbiamo affrontarla insieme, con un cambio di prospettiva, la prospettiva di chi i problemi li vuole affrontare, di chi i problemi li vuole vincere, di chi ha capito che è necessario farlo guardando avanti ed è fondamentale farlo, perché abbiamo bisogno di un Paese coraggioso, di un Paese moderno, di un Paese resiliente, che non subisca gli eventi, ma che sia in grado, in base agli eventi, di riprogrammare la propria attività e di farlo proprio sulla base di quella necessità e su quell'obiettivo di resilienza che ci è imposto. Questo significa essere resilienti: riprogrammare, ricalibrare la propria programmazione e ottenere gli obiettivi che ci siamo prefissati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oggi, Presidente, Ministro, non dobbiamo essere soltanto 400 deputati, dobbiamo essere 400 sindaci, 400 primi cittadini che hanno a cuore la loro comunità e sono qui per rappresentarla, 400 persone che saranno giudicate amministrativamente, politicamente ed elettoralmente sui risultati che porteranno a casa con questi provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È una sfida che ci chiama tutti, che chiama tutte le forze politiche, nessuna esclusa, per risolvere i problemi che abbiamo davanti e per dare prospettiva al nostro Paese; è una sfida che riguarda chi oggi è un bambino, chi domani sarà un ragazzo e chi dopodomani sarà un adulto; è una sfida che richiede il nostro impegno oggi, adesso e ora.

Grazie, Presidente, noi dichiariamo il voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, con questo decreto e il modo sbagliato con cui lo stesso affronta una sfida di così grande importanza, è diventato più chiaro che mai, più nitida a chi la voglia vedere, l'enorme difficoltà che ha questo Governo, con la sua maggioranza, a fare le cose che servono realmente al Paese. Purtroppo sta succedendo proprio sulla sfida più importante per il futuro. Il freddo acronimo non è molto adatto a spiegare quale sia la portata storica di questa scelta del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e infatti si chiama Next Generation EU perché guarda dritto alle responsabilità che abbiamo verso le prossime generazioni.

È l'opportunità più grande, irripetibile, e per questo da non sprecare, di costruire l'Italia dei prossimi decenni, di garantire un futuro migliore, di riuscire, nel segno dell'equità e della sostenibilità, a dare un futuro alle prossime generazioni per creare buona occupazione e buona impresa in una direzione che sia nuova, che colga l'urgenza di ritrovare un equilibrio con il Pianeta e di ridurre le diseguaglianze in questo Paese. Non che siano mancati i campanelli di allarme, e sono stati pure i più autorevoli. Abbiamo ascoltato le parole del Governatore di Bankitalia Visco, del commissario europeo Gentiloni, del Presidente Mattarella che, proprio parlando del PNRR, ha esortato tutti a mettersi alla stanga, come diceva Alcide De Gasperi nel tempo in cui si trattava di ricostruire l'Italia dopo le macerie della guerra.

E, invece, si sono persi mesi sulla governance, che, per quanto importante, non può far perdere di vista il rispetto dei tempi di attuazione e anche il raggiungimento degli obiettivi di questo Piano. Noi vogliamo che l'Italia si dimostri all'altezza di questa sfida e ci interessa collaborare alla piena attuazione di questo Piano di investimenti strategici per il futuro del Paese. È una sfida che non riguarda il Governo o la maggioranza, ma l'intero Paese, tutte le forze politiche, le forze economiche, le forze sociali, i territori, le sue comunità, le comunità del nostro Paese. Non ne va soltanto della credibilità del nostro Paese, dell'Italia, ma ne va anche della compattezza dell'Unione europea e della scelta coraggiosa che ha fatto con il Next Generation EU. Jean Monnet scrisse che l'Europa si sarebbe forgiata nelle sue crisi e che sarebbe stata la somma delle risposte messe in campo a quelle crisi. Ci aveva visto lungo, perché, dopo la pandemia, abbiamo visto un risveglio dell'Unione europea, abbiamo visto mettere in campo soluzioni e risposte comuni sul terreno della sanità, sul terreno degli ammortizzatori sociali, fino a questo importante Piano. È un Piano che mette le giuste condizionalità sulla conversione ecologica, che è ormai irrimandabile, sulla coesione sociale e territoriale e sulla trasformazione digitale che, se ben guidata, può innovare i rapporti tra la pubblica amministrazione e la cittadinanza, può anche aprire opportunità importanti per le imprese, specie quelle piccole e medie, ed è anche un Piano che può, in qualche modo, attraverso la transizione digitale, auspico, mettere sempre di più questa innovazione al servizio delle persone più fragili, pensiamo alle persone non autosufficienti, riuscendo a migliorarne la qualità della vita.

Di tutto questo, però, Ministro, non vi sentiamo mai parlare, mi preoccupa questo. Ditelo se non condividete gli obiettivi del Next Generation EU, siate più sinceri. Gli investimenti nelle infrastrutture procedono a rilento, lo stesso succede ai piani per le rinnovabili e il lavoro, per non parlare di quelli legati al trasporto pubblico locale, alla scuola, all'università, alla sanità. La Missione 6, quella dedicata alla salute, vede una spesa di soli 79 milioni, lo 0,5 per cento delle risorse assegnate. E mi hanno preoccupato le parole che hanno messo in dubbio la realizzazione delle case della comunità, che riguardano l'idea, dopo la pandemia, di andare verso la sanità del futuro, che è quella della prossimità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

È quella che non si basa solo sulla rete ospedaliera, ma arriva nei quartieri e nelle periferie; è quella che avvicina la risposta di cura a dove le persone esprimono i loro bisogni. Non parlate di questo Piano in termini burocratici, ma di come queste risorse dovranno trasformarsi in opportunità concrete per il Paese, di rilancio economico, certo, ma anche di cambio di passo sull'inclusione sociale e sulla sostenibilità. Di fronte a tutto questo, ci si aspetterebbe che il PNRR fosse una vera e propria ossessione quotidiana di questo Governo, su cui spendere energie e stimolare l'intero sistema Paese, su cui coinvolgere pienamente i territori e le parti sociali, le categorie economiche, i sindacati, il Terzo settore, le università, i centri di ricerca, recuperando quella dimensione di partecipazione alla ricostruzione di un'Italia diversa che è auspicata anche dalla Commissione europea, ma di cui non abbiamo visto traccia.

Invece, ci troviamo di fronte questo decreto, assolutamente insufficiente, che cancella o, tutt'al più, declassa con un tratto di penna il coinvolgimento delle parti sociali a questa sfida Paese e che non riesce a individuare soluzioni, ma, quando cerca di farlo, rischia di produrre più danni e ritardi che benefici, Ministro. È il caso della centralizzazione della governance a Palazzo Chigi, 4 mesi persi con lo smantellamento delle strutture di missione dei singoli Ministeri. Ed è facile prevedere che, tra l'inevitabile periodo di rodaggio e il difficile equilibrio con il MEF, si possa perdere altro tempo prezioso per l'attuazione.

Non capisco, Ministro. Non capisco, lo dico con rispetto, questo atteggiamento di resa del Governo, che già annuncia che alcuni obiettivi non saranno realizzabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). C'è chi, addirittura, parla di restituire delle risorse, quasi questa maggioranza, campionessa di scaricabarile, stesse già preparando il terreno a dire che è colpa di qualcun altro se non riusciamo ad attuare il Piano. Ma non regge, dopo 7 mesi non regge né incolpare i Governi precedenti, né tantomeno incolpare magari l'Unione europea, che ha dato piena disponibilità, e non rigidità, nell'aiutare ad attuare questo Piano.

Ministro, insomma, ho l'impressione che abbiate speso più tempo a parlarci di rave e di ONG che non ad attuare questo importante Piano per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi invito, quindi, alla responsabilità, perché a pensar male si fa peccato, è vero, ma viene da osservare che magari qualcuno vuole colpire il PNRR per colpire l'Unione europea. E non dimentichiamo che la grande importanza di questo Piano di 750 miliardi, in mezzo alla pandemia e con il Patto di stabilità e crescita sospeso, sta nel fatto che, per la prima volta, i Paesi hanno accettato di finanziare un programma di sostegno alle economie europee con emissione di debito comune. È stato il segno di un'inversione di rotta importante, significativo dopo anni di rigida e dannosa austerità; è stato il passo fondamentale verso un'Unione più forte, più verde e più solidale. Detto in modo ancora più chiaro, un successo dell'Italia diventerebbe un successo dell'Europa, e alcuni potrebbero non volerlo, ma non voglio pensare e non vogliamo credere che l'interesse politico di parte possa spingersi a tanto. La verità è che non eravate pronti, ma sempre pronti, questo sì, a cercare altri capri espiatori.

E allora vi faccio una proposta: uscite dalla solita retorica, non parlate del PNRR come un problema, ma parliamone come di una grande occasione su cui è impegnato l'intero sistema Paese. Noi, come PD, tifiamo per l'Italia, non siamo qui seduti ad aspettare di vedere i ritardi e rischiare fallimenti, perché vogliamo fare la nostra parte, dall'opposizione e nei territori che governiamo, per contribuire a questa sfida cruciale per il Paese. Per questo le abbiamo chiesto, Ministro, di riferire a quest'Aula. Pretendiamo chiarezza e trasparenza sullo stato di attuazione dei progetti, si dica quali si vogliono cambiare e su quali territori incidono queste modifiche, ma in modo più circostanziato, più preciso di quanto non sia stato fatto finora, perché, da parte dell'Unione europea davvero abbiamo riscontrato disponibilità.

Noi vigileremo, statene certi, perché vengano rispettati gli obiettivi minimi sulla transizione ecologica e digitale, così come sul 40 per cento delle risorse da destinare al Sud e sul 30 per cento per le assunzioni di giovani e di donne, Ministro. Su questo metteremo tutta la nostra attenzione, e anche su come intendete presentare i progetti che riguardano i 2,7 miliardi del REPowerEU, che significa puntare all'indipendenza energetica, che significa puntare all'infrastrutturazione delle filiere rinnovabili e al contrasto della povertà energetica.

Vogliamo anche che ci diciate come e con quali forme pensate di garantire a questo Parlamento un monitoraggio costante degli investimenti, dell'attuazione e del raggiungimento degli obiettivi del PNRR, e come intendete dare una scossa decisiva a quelle riforme previste dal Piano, dalla giustizia alla questione dei balneari, senza le quali la credibilità dell'Italia subirebbe un duro colpo. Non perdiamo l'occasione - lo dico - di questo PNRR per rafforzare la pubblica amministrazione, assumendo giovani che hanno competenze e saperi per accompagnare la conversione ecologica e digitale, ma anche affidando missioni strategiche non solo alla PA, ma anche alle grandi società partecipate, che devono contribuire a realizzare queste sfide. Non perdiamo poi l'occasione, Ministro, di sanare le piaghe del lavoro in Italia, di contrastare il lavoro povero e precario, di aumentare la sicurezza sul lavoro. È il contrario di ciò che sembrate intenzionati a fare, introducendo i subappalti a cascata e allargando il ricorso a quegli stessi contratti a termine che condannano al precariato donne e giovani, specialmente al Sud di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È così che si contrasta davvero la crisi della natalità.

PRESIDENTE. Concluda.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Vado a chiudere. Insomma, vi chiediamo di non far perdere all'Italia questa grande occasione di ripresa e di riscatto. Si è perso troppo tempo con troppe bandierine ideologiche nei primi mesi di questo Governo, ma gli italiani vi misureranno su questo, Ministro, e non certo sulle scelte che fate contro i poveri e le persone più fragili, perché queste non faranno aumentare i salari e la felicità delle italiane e degli italiani.

Quindi, noi voteremo contro su questo decreto, ma continueremo ad esserci e a spronarvi a non perdere di vista l'attuazione di questo Piano, dei suoi investimenti, delle risorse, delle riforme e a contribuire alla sua realizzazione pratica, perché su questa grande chance e sulla capacità della sua messa a terra noi ci siamo. Vigileremo e saremo utili al Paese, perché, rispetto al poco che avete fatto in questi mesi, l'Italia merita molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti di Governo, colleghi e colleghe, diciamo che, dopo aver ascoltato chi mi ha preceduto, ho dovuto chiedere più volte alla collega Lucaselli se fosse vero che noi governiamo da sei mesi, perché è quasi imbarazzante assistere all'elenco delle problematiche, il deficit della nostra Nazione o la mancanza di riforme, una sanità disastrata e un grande bisogno di innovare questa Nazione, e non tener conto che chi parlava ha governato questa Nazione negli ultimi anni e ci ha consegnato esattamente la Nazione che ci avete raccontato oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi, oggi, approviamo un decreto dal titolo semplice, signor Ministro, ossia disposizioni urgenti per l'attuazione del PNRR e politiche di coesione. Non aboliamo la burocrazia e non applichiamo nomi altisonanti ai quali eravamo abituati (Spazzacorrotti, Sblocca cantieri; ne abbiamo sentite tante). Peccato che poi quando entravamo all'interno di questi decreti, come è successo nell'allora decreto Semplificazioni, in realtà si rivelava ottimo nel titolo e pessimo nel contenuto, perché si trattò per davvero di un decreto Complicazioni.

Ricordo che l'attuale collega Conte quando presentò quel decreto Semplificazioni disse che avremmo aumentato la velocità di realizzazione delle opere. Fu presentato, come era uso di quel Governo e di quell'epoca storica, con titoli roboanti. Oggi il collega Conte confessa che abbiamo grandi difficoltà a mettere a terra questo PNRR e che, probabilmente, quanto fatto all'epoca non ha dato alcun risultato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi, oggi, cerchiamo semplicemente - è stato detto e voglio ringraziare i relatori e i colleghi che sono intervenuti, che hanno spiegato nel dettaglio questo decreto - di occuparci della riorganizzazione della governance e del monitoraggio, perché del monitoraggio non si parla mai abbastanza, ma è stato qualcosa che i precedenti Governi hanno tralasciato. Ricordo, sempre suo tramite, al presidente Conte che il sistema Regis, soprattutto nei primi 8-10 mesi, non funzionava e, quindi, i resoconti che noi facevamo all'Europa erano totalmente sbagliati perché erano manuali e questa fu una colpa che Fratelli d'Italia denunciò subito, già nelle prime audizioni. Quindi, bene l'intervento sul monitoraggio, sullo snellimento delle procedure, sull'aiuto ai comuni, sulle stabilizzazioni, sulla governance rafforzata dalla Presidenza del Consiglio e la possibilità di sostituirli.

Insomma, tutta una serie di interventi finalizzati a dimostrarvi, ancora una volta, che c'è la massima attenzione di questo Governo al PNRR, c'è grande senso di responsabilità, c'è tanta consapevolezza, ma c'è anche la consapevolezza di tutto quello che manca.

E qui, vede, mi viene da fare una domanda, anche alla luce dell'intervento della collega Schlein: ma voi davvero pensate che tutto quello fatto fino a ora rispetto al PNRR sia stato fatto bene? Perché, se così fosse, vi sarebbe bastato, anziché votare contro, presentare un emendamento soppressivo di tutto il decreto. Un decreto che non funziona si cancella, si metta da parte, mentre, invece, a me risulta che al Senato avete fatto le vostre proposte e ci siamo confrontati, mentre poi arriviamo alla Camera e tutto quello che questo decreto dice, improvvisamente non funziona.

Allora, rifaccio nuovamente una domanda che ho già fatto tanto tempo fa, quando a noi era chiaro che il PNRR era una grande opportunità, ma che non partiva esattamente nel migliore dei modi, e proprio relativamente a quei 120 miliardi che prendiamo a debito. Mi dispiace che, in questo momento, non ci sia una scolaresca, ma oggi come allora - e oggi lo dico ai colleghi Conte e Schlein -, chiedo se per davvero sareste in grado di guardare negli occhi gli scolari che vengono in visita qui e dire loro che li stiamo indebitando, ma devono stare tranquilli perché tutto quello che avete fatto fino a ieri gli darà una Nazione migliore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma l'avete davvero questo coraggio? È lì che tremano i polsi, onorevole Conte, è su questo che devono tremare i polsi, e a noi tremano i polsi, perché parliamo dei debiti dei nostri figli e dei nostri nipoti. Quindi, c'è consapevolezza, attenzione e preoccupazione.

Vede, Presidente, qualcuno ha scritto che la storia esiste solo se qualcuno la racconta. Allora, ogni tanto bisogna farlo qualche passaggio per raccontarla, perché, sul PNRR - lo ricordo a quest'Aula -, il Governo “Conte 2” è andato a casa. L'aveva fatto talmente bene, era talmente scritto bene, talmente erano contenti quelli della maggioranza che sfiduciarono il Governo Conte e lo mandarono a casa.

Quando arrivò il Governo successivo, abbiamo avuto un mese e mezzo di audizioni, che era la melina che veniva riservata a coloro che avevano interesse ad occuparsene - soprattutto noi, di Fratelli d'Italia -, perché non c'era verso di avere un confronto, né di fare una proposta. Dopo un mese e mezzo - è agli atti - di audizioni, in cui abbiamo sentito, credo, anche il circolo degli scacchi per sapere quello che pensavano sul PNRR, è arrivato il nuovo PNRR, scritto dal Ministro Franco, che è venuto in Aula e su cui abbiamo avuto una discussione di un'ora.

Allora, a fronte di questa storia, oggi scopriamo che l'onorevole Conte è orfano del confronto politico e chiederebbe un tavolo. Onorevole Conte, non serve il tavolo, serve applicare le regole della democrazia e, a differenza sua, siamo qui a parlare con lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A differenza sua, noi in Commissione ascoltiamo e parliamo con la gente, perché abbiamo passato settimane chiusi fuori dalla porta, quando lei tentava di rimettere insieme i cocci della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è storia ed è ciò che è accaduto in questa Nazione.

Colgo l'occasione per ringraziare il Ministro Fitto per la sua straordinaria disponibilità. Non siamo abituati a questo, Ministro Fitto. Non faccio il parlamentare da secoli, ma ho una legislatura alle spalle e non mi è mai capitato di fare un decreto che, dall'inizio alla fine, abbia avuto il Ministro a disposizione. Non è mai successo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sono almeno sei anni che questo non succede.

Lei è venuto in Commissione, senza essere presentato da roboanti comunicati, ha ascoltato e ha risposto e lo ha fatto anche in Aula, che è un'altra cosa insolita. Ma la cosa sconvolgente è che tutto questo non è stato salutato dai democratici come una ventata di novità e una ritrovata centralità del Parlamento che li induca a dire: “Finalmente, c'è un rappresentante del Governo che viene, ci mette la faccia, assiste, replica, parla, spiega, risponde alle domande”. Ricordo i pomeriggi passati ad ascoltare le relazioni tecniche di Gualtieri e poi, alla fine, non c'era mai il tempo per potergli fare mezza domanda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Eppure, signor Ministro, lei avrà notato - come l'abbiamo notato noi - che tutto questo ha infastidito la maggioranza. Qui, infatti, siamo arrivati al paradosso per cui, soprattutto il Partito Democratico, vorrebbe far passare il principio per cui tu sei la maggioranza e stai zitto; io faccio l'opposizione e parlo, e tu non devi avere diritto di farlo. Ma questo lo vediamo anche in Commissione. Per assurdo, la sua disponibilità, il suo essere veramente democratico ha infastidito i colleghi del Partito Democratico, fino all'eccesso, fino a interromperla, fino a insultarla.

Allora, mi sono fatto una domanda: perché c'è questo nervosismo - e vado a concludere, Presidente - da parte del Partito Democratico? È nervoso, perché non ha ancora accettato la sconfitta? Possibile. È nervoso, perché non riesce a stare all'interno del ruolo dell'opposizione? Possibile. È nervoso per questo zigzagare sul termovalorizzatore di Roma? È possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma penso, Presidente, che questo nervosismo e questa crisi di nervi, in realtà, siano più profondi. Ossia, oggi c'è un Governo politico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), oggi c'è un Governo di centrodestra che parla di politica, che dà chiaramente delle soluzioni, che ha una visione. E, quindi, è la difficoltà a cimentarsi…

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). …con questo confronto politico - e concludo - che rende nervosi il Partito Democratico e i nostri avversari.

Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia, ribadisco che il centrodestra, con Fratelli d'Italia, non solo è pronto, ma è perfettamente consapevole del ruolo che ha (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non solo è pronto, Presidente, e consapevole del ruolo che ha, ma come sempre, come ieri e anche oggi, è pronto al confronto democratico. Ma per fare questo, bisogna essere almeno in due: noi ci siamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1089​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1089:

S. 564 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Disposizioni concernenti l'esercizio di deleghe legislative" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 14,02)

Informativa urgente del Governo sulla vicenda della fuga del cittadino russo Artem Uss.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulla vicenda della fuga del cittadino russo Artem Uss.

Colleghi, per cortesia, iniziamo l'informativa urgente del Governo.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro della Giustizia)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Prego, signor Ministro. Colleghi, ascoltiamo il signor Ministro.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, signor Presidente e onorevoli colleghi. Nell'ordine logico dell'attività discorsiva dell'intelletto, l'esposizione degli eventi dovrebbe anteporsi alle conclusioni. Tuttavia, in questo caso, preferisco anticiparle sinteticamente, affinché l'onorevole Assemblea possa pienamente comprendere lo svolgimento, in diritto e in fatto, di questa vicenda, tenendo presente l'obiettivo di chiarire le competenze e le risoluzioni del Ministero. Un chiarimento che, per necessità, sarà minuzioso fino alla monotonia.

Questa scelta è motivata dalla sequenza di critiche, insinuazioni, soggettive interpretazioni di legge e dilettanteschi commenti di sgrammaticatura giuridica che impongono un'affermazione chiarificatrice. Questa chiarificazione è possibile e opportuna soltanto nella solennità di questo tempio di produzione normativa, dove sono ingiustificabili e tanto meno non comprensibili vuoti di cognizione tecnica del diritto sostanziale e del diritto processuale.

Abbiamo, in effetti, ascoltato le affermazioni più eccentriche e più stravaganti: che il Ministero avrebbe avuto il potere o, addirittura, l'onere di impugnare le decisioni della magistratura; che lo stesso Ministero avrebbe avuto un onere di controllo sull'esecuzione di un provvedimento adottato da una corte d'appello; che vi sarebbe stato un difetto di informazione da parte nostra nei confronti dell'autorità giudiziaria e persino che i servizi di intelligence sarebbero intervenuti con, senza o contro le indicazioni del Guardasigilli.

Infine, si è attribuita a questo Ministero una sorta di critica sulla introduzione del braccialetto elettronico come mezzo alternativo alla detenzione: affermazione del tutto contraria al nostro pensiero, espresso più volte e qui fermamente ribadito, che la carcerazione preventiva debba essere l'eccezione dell'eccezione e che, di conseguenza, deve essere limitata soltanto ai gravi casi previsti dalla legge e, in particolare, al pericolo di fuga. Tale adozione, tuttavia, deve essere motivata in modo tanto più articolato e diffuso quanto più questo pericolo risulta evidente dagli atti processuali. Di conseguenza, è onere di chi lo adotta usare la massima diligenza per spiegarne le ragioni.

Il principio fondamentale è che il Ministero della Giustizia non ha alcuna competenza e, men che mai, oneri di controllo sull'esecuzione di un provvedimento giurisdizionale adottato da una corte. L'ipotesi contraria confliggerebbe non solo con il principio costituzionale della divisione dei poteri ma con la ripetuta e sacrosanta affermazione dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, svincolata da ogni considerazione estranea alla sua alta funzione. Ed è singolare che, proprio nel momento in cui taluni pongono in dubbio tale convincimento da parte del Governo, si affermi con palese e faziosa contraddizione che proprio il Ministero della Giustizia sarebbe dovuto intervenire per limitare o condizionare la libertà di decisione della corte di Milano.

Le considerazioni che seguono si articolano dunque in due momenti: il primo, in punto di diritto, sulle competenze e i relativi perimetri da parte degli organi interessati; il secondo, esporrà una ricostruzione puntuale della sequenza temporale delle comunicazioni e dei relativi contenuti.

In punto di diritto appare opportuno verificare quali siano le facoltà del Ministero della Giustizia in materia di estradizione e, segnatamente, in merito ai poteri di intervento sulla condizione detentiva del soggetto estradando. Qui le ipotesi sono tre. Mi rendo conto che sono considerazioni di ordine squisitamente tecnico e giuridico, ma sono necessarie per comprendere lo svolgimento e l'esito di questa controversia. Il primo articolo che disciplina questa situazione è l'articolo 714 del codice di procedura penale: “In ogni tempo la persona della quale è domandata l'estradizione può essere sottoposta, a richiesta del Ministero della Giustizia, a misure coercitive”. Da tale disposto deriva che il Ministero della Giustizia può avanzare la richiesta per l'applicazione di una misura coercitiva purché esistano due condizioni che, in caso di specie, peraltro non c'erano. La prima è che sia pervenuta una formale richiesta di estradizione e la seconda è che il soggetto estradando sia libero. Come tutti sanno, nel caso di specie il soggetto era già detenuto. La giurisprudenza ha chiarito che quello del Ministero è qualificabile come un vero e proprio potere di iniziativa, sicché il potere coercitivo nei confronti della persona della quale è domandata l'estradizione da parte di uno Stato estero non può essere esercitato d'ufficio. Leggo una sentenza della Cassazione: “tale richiesta costituisce un atto d'impulso non vincolante per l'autorità giudiziaria, ma è indefettibile presupposto della legittimità del provvedimento cautelare”.

La seconda ipotesi, che nemmeno riguarda questo caso ma che si inserisce nelle tre ipotesi, che ho citato all'inizio, della procedura di estradizione, è disciplinata dall'articolo 715 del codice di procedura penale e riguarda l'applicazione provvisoria di una misura cautelare. A differenza del primo caso, e persistendo la condizione di libertà del detenuto, difetta la presentazione di una formale richiesta di estradizione, sostituita tuttavia dai tre requisiti specifici che vengono indicati dall'articolo 715 del codice di procedura penale. Anche in tale ipotesi il Ministero mantiene un potere di impulso sull'applicazione della misura cautelare, subordinato a una diretta domanda in tal senso dello Stato estero, ma anche questa - ripeto - è una situazione che non riguarda il caso di specie.

Invece, è disciplinata dalla terza ipotesi, quella dell'articolo 716 del codice di procedura penale, nel quale ricade appunto questa fattispecie. L'articolo 716 disciplina la terza ipotesi o meglio una subipotesi rispetto al secondo caso analizzato. Si tratta della facoltà di arresto dell'estradando, o meglio della persona nei confronti della quale sia stata presentata domanda di arresto provvisorio, concessa alla polizia giudiziaria se ricorrono le condizioni previste dall'articolo 715, comma 2.

Faccio presente - e lo ripeteremo fino alla noia - che questa persona è stata arrestata su iniziativa della polizia aeroportuale, a seguito di un ordine di cattura internazionale, quindi non a seguito di una richiesta del Ministero della Giustizia. Questa terza ipotesi rappresenta in effetti un ibrido perché, da un lato, presuppone, come quella dell'articolo precedente, ma diversamente da quella disciplinata dall'articolo 714, che non sia stata ancora formalizzata un'istanza di estradizione; dall'altro, il potere del Ministro si declina in modo peculiare, poiché viene esercitato nei confronti, non di un soggetto libero, ma di un soggetto già ristretto, anzi proprio in virtù di un provvedimento restrittivo. Questa differenza è sfuggita a moltissimi nell'esame e nelle polemiche in questa vicenda. Il signor Uss era già stato arrestato. Nello specifico, tale potere si esplica attraverso la richiesta di mantenimento della misura coercitiva entro dieci giorni dalla convalida della stessa. In difetto di tale iniziativa la misura coercitiva è revocata.

In poche parole, una volta eseguito l'arresto da parte della Polizia, il Ministro della Giustizia, entro dieci giorni, deve chiedere la restrizione in vinculis dell'arrestato.

Alla luce di questa ricostruzione sopraesposta, è certo che questo Ministro ha pienamente rispettato i dettami dell'articolo 716, esercitando il proprio potere di iniziativa, attraverso la nota del 20 ottobre 2022, con la quale comunicava all'autorità giudiziaria competente, cioè la Corte d'appello di Milano, al Ministero dell'Interno, divisione Interpol, e al MAECI la propria volontà di richiedere il mantenimento della misura cautelare, della custodia cautelare in carcere applicata il 18 ottobre 2022 nei confronti di Artem Aleksandrovich Uss allo scopo di assicurare la consegna di costui alle autorità statunitensi. Quindi, il Ministero ha esercitato il suo potere-dovere entro i dieci giorni, cioè entro il termine previsto.

Ogni successiva eventuale modifica del regime cautelare - e questa è un'altra considerazione che è sfuggita a molti, anche a molti qualificati - rimane in piena ed esclusiva competenza delle autorità giudiziarie, giudicanti o requirenti, nel loro rispettivo incontro dialettico. Il Ministero della Giustizia ne è completamente - lo ripeto - completamente estraneo. Infatti, non vi è nessuna specifica disposizione normativa che attribuisca al Ministero della Giustizia un potere di richiesta di sostituzione della misura cautelare applicata dall'autorità giudiziaria (questo, del resto, sarebbe contrario ai principi dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura); al contrario, invece, il disposto dell'articolo 718, comma 2, conferisce unicamente il potere di richiesta di revoca della misura, riservando, ai sensi del comma 1 della medesima disposizione, il potere di richiesta di sostituzione unicamente alle parti processuali, non potendosi, all'evidenza, considerare tale il Ministro. In poche parole, la legge consente al Ministro soltanto la richiesta di chiederne la revoca e questo perché vi è una ragione politica sottostante alla procedura di estradizione ma, per quanto riguarda l'iter, il percorso processuale, il Ministero è completamente estraneo al processo e non è parte processuale.

Questo assunto trova supporto proprio nella giurisprudenza di legittimità. Cito ancora una sezione della Corte di cassazione - 4 giugno 2021, quindi anche recente - relativa ai rapporti tra custodia cautelare estradizionale e i poteri ministeriali, che, nella parte motiva, recita: il Ministero non è parte del procedimento giurisdizionale. E questo è così vero che il potere di impugnazione, ai sensi dell'articolo 568, terzo comma, spetta soltanto a colui al quale la legge espressamente lo conferisce; si chiama tassatività del diritto di impugnazione.

Nel procedimento di estradizione, come sapete, non vi è una disposizione normativa che attribuisca questo potere al Ministero della Giustizia. È il contrario. L'articolo 719 del codice di procedura penale statuisce che copia dei provvedimenti emessi dal presidente della Corte d'appello o dalla Corte d'appello, a norma degli articoli precedenti, è comunicata e notificata, dopo la loro esecuzione, al procuratore generale presso la Corte d'appello, alla persona interessata e al suo difensore, i quali possono proporre ricorso per Cassazione per violazione di legge.

Come vedete, vengono individuati i soggetti che sono legittimati a proporre impugnazione, tra questi non vi è il Ministero della Giustizia. Ancora una volta, ribadisco che sono rimasto sorpreso che, addirittura, persone titolate e qualificate abbiano osato asserire sulla stampa o aliunde che questo Ministro avrebbe potuto e, addirittura, dovuto impugnare il provvedimento della Corte d'appello. Un errore da matita blu per chiunque abbia un minimo di aspirazione a coltivare la scienza giuridica.

In conclusione, questo dettato normativo chiarisce che il procuratore generale, la persona interessata e il suo difensore sono gli unici soggetti legittimati a proporre ricorso per Cassazione contro il provvedimento cautelare dell'arrestando, e nessuno spazio, ripeto ancora una volta, residua al Ministro della Giustizia. Questo dettato normativo è confortato da altri provvedimenti - arresti, come si dice - giurisprudenziali. Cito la sentenza della Cassazione del 1999, che precisa: “In tema di estradizione per l'estero, lo Stato richiedente non è legittimato ad impugnare i provvedimenti dell'autorità giudiziaria italiana relativi alle misure cautelari assunte nei confronti dell'estradando”. Questa è la premessa. “Tale diritto, infatti, compete solo al procuratore generale presso la Corte d'appello, alla persona interessata e al suo difensore”. Se queste sono le ragion pure, come direbbe Kant, posso anche associarle alla ragion pratica, cioè all'esperienza, perché questo potere non è mai stato esercitato dal Ministero della Giustizia, né avrebbe potuto esserlo, perché la legge non lo prevede, direi addirittura che sarebbe stato un atto abnorme. E questa è sempre stata la linea seguita dal Ministero. Abbiamo fatto una ricerca totale, esauriente, anche perché l'errore è sempre in agguato. Qualcuno potrebbe avere errato per eccesso di zelo in questo settore. E, in effetti, non è mai accaduto che il Ministro della Giustizia si sia intromesso nel criticare, nell'impugnare o nel chiedere la modifica di una pronuncia giurisdizionale. Ripeto ancora una volta che, per chi, come me, considera sacro e inviolabile il principio dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, è stato motivo di amara sorpresa vedere che, dai banchi di chi addirittura la sostiene in altre circostanze, questa volta si sia voluto insinuare un dubbio su questa sacrosanta materia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Fatta la ricostruzione in diritto, che spero sia stata esauriente, ma è sicuramente registrata, e gli articoli sono citati con i relativi commi (forse qualche sottocomma è stato saltato per evidenti ragioni di tempo e anche della vostra pazienza, di cui vi ringrazio), possiamo passare alle considerazioni di fatto, cioè alla ricostruzione dell'iter con cui si è svolto questo evento.

Con la nota del 15 ottobre 2022, comunicata al Dipartimento degli affari di giustizia il 17 ottobre 2022 e indirizzata, per conoscenza, anche all'Interpol del Ministero dell'Interno, il Department of Justice degli USA chiedeva l'arresto provvisorio del cittadino russo Uss Artem, evidenziando la pericolosità dello stesso, che ha “orchestrato un'operazione di frode, esportazione illegale, riciclaggio di denaro, e si è impegnato in una serie di attività in violazione delle leggi penali statunitensi e delle sanzioni statunitensi occidentali, tra cui l'esportazione illegale di milioni di dollari in tecnologie militari e sensibili a doppio uso, dagli USA alla Russia, e l'uso del sistema finanziario statunitense per contrabbandare milioni di barili di petrolio in Venezuela”.

Il 16 ottobre 2022, quindi il giorno dopo, il Ministero dell'Interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, segnalava alla Polizia di frontiera dell'aeroporto di Milano che il signor Artem Uss si sarebbe presentato, presumibilmente, presso quell'aeroporto per un volo in partenza per Istanbul, rimarcando la pericolosità di questo cittadino russo nei medesimi termini in cui si era espresso il Department of Justice americano. Parliamo, dunque - per questo, vi prego, anche qui, di prestare la vostra attenzione e soprattutto la vostra riflessione -, di un facoltoso cittadino russo, che beneficia di appoggi internazionali, essendo figlio di un politico che è stato anche governatore della regione di Krasnoyarsk Krai, titolare di diverse società, e con un figlio di anni 6 residente a Mosca. Lascio a voi capire quale fosse il pericolo di fuga di un individuo che, se estradato in America, avrebbe rivisto il proprio figlio almeno 20 anni dopo.

Il successivo 17 ottobre, cioè il giorno successivo, il cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich veniva quindi tratto in arresto del personale della Polizia di Stato presso l'aeroporto di Malpensa e tradotto nella casa circondariale di Busto Arsizio. In particolare, questo cittadino veniva fermato dal personale della Polizia di Stato in controlli di sicurezza mentre era in partenza per Istanbul, con un volo le cui caratteristiche vi risparmio, ma che sono indicate nella relazione.

Il giorno successivo, con ordinanza emessa il 18 ottobre, il giudice delegato della corte d'appello di Milano convalidava l'arresto del cittadino russo. Ritorno a quanto ho detto prima: siamo nella terza ipotesi, fra le tre che sono state previste dal codice di procedura penale, quella in cui una persona non viene catturata su richiesta del Governo italiano ma viene arrestata, si fa per dire, in flagranza di reato, o meglio in flagranza di fuga, in base a un ordine di custodia cautelare proveniente da un organismo internazionale. In questo caso, come ho detto prima, la procedura prevede che il Governo si attivi entro dieci giorni per chiederne la custodia. Quindi, una volta convalidato l'arresto e disposto, da parte della giudice di Milano, che venisse custodito nella casa circondariale di Busto Arsizio, il giudice delegato della corte d'appello di Milano rimarcava, che - leggo, anche qui, il virgolettato - “sussistono le condizioni per convalidare l'arresto, stante la gravità del reato (che denota rilevante pericolosità sociale) e il concreto pericolo di fuga, reso evidente dal fatto che il predetto veniva fermato da personale di Polizia ai controlli di sicurezza dell'aeroporto dove era in partenza per Istanbul con il volo (…), insieme alla propria compagna, Yagodina Maria, nonché dagli appoggi internazionali del prevenuto, che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato e di soggiornare all'estero, dall'assenza di una fissa dimora in Italia e dall'entità della pena che l'imputato sarebbe chiamato a scontare se fosse ritenuto responsabile”. Questa è la motivazione con la quale il giudice della corte d'appello di Milano ha convalidato l'arresto e disposto, praticamente, la detenzione del cittadino estradando.

Il giorno dopo, in data 19 ottobre, il Department of Justice americano, con la nota indirizzata al Dipartimento per gli affari di giustizia e, per conoscenza, al Ministero dell'Interno, divisione Interpol, segnalava l'evidente e sostanziale rischio di fuga di questo cittadino russo, che ha accesso a fondi, entità societarie e conti bancari in tutto il mondo che potrebbe utilizzare per facilitare la sua fuga dall'Italia in caso di rilascio. Inoltre, ribadiva, ma lo abbiamo già detto, che questo signore è figlio di un politico russo che è stato governatore di un'importante regione della Federazione.

Il giorno successivo ancora, il 20 ottobre, il nostro Dipartimento per gli affari di giustizia, con nota indirizzata anche al Ministero dell'Interno, divisione Interpol, e al MAECI, chiedeva alla corte d'appello di Milano, a norma dell'articolo 716 del codice di procedura penale - ecco i dieci giorni rispettati - il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere del detenuto, al fine di assicurare la consegna di costui alle autorità statunitensi. Non vorrei ripetere il concetto: c'è l'arresto, c'è la convalida da parte del giudice e c'è la richiesta in termini, da parte del Ministero della Giustizia italiana, del mantenimento della custodia cautelare in carcere.

All'udienza, celebrata il 21 ottobre, cioè il giorno dopo, per l'identificazione personale e l'eventuale consenso all'estradizione verso gli Stati Uniti d'America, il cittadino russo non prestava, com'era ovvio, assenso all'estradizione e dichiarava di essere sposato, con un figlio di anni 6 residente a Mosca. Il 25 ottobre, tre giorni dopo, sempre il Department of Justice degli Stati Uniti indirizzava la nota, estesa anche alla corte d'appello di Milano e indirizzata alla procura di Milano, in cui ribadiva gli stessi concetti che aveva ribadito sin dall'inizio: detenuto ricco, facoltoso, pericoloso, figlio di personaggi importanti, eccetera, eccetera. In data 7 novembre, il Ministero dell'Interno indirizzava al Dipartimento per gli affari di giustizia, alla procura generale presso la corte d'appello di Milano e alla corte di appello di Milano, la richiesta di estradizione pervenuta dall'organo collaterale russo. La Russia cosa ha fatto? Ha chiesto essa stessa l'estradizione del suo cittadino. Due giorni dopo, con una sequenza molto rapida dei tempi, il MAECI trasmetteva al Dipartimento per gli affari di giustizia richiesta di estradizione da parte dell'ambasciata americana, questa volta, con la annessa documentazione. In data 9 novembre - sempre praticamente in modo contestuale - il MAECI trasmetteva al Dipartimento per gli affari di giustizia la richiesta di estradizione del signor Uss da parte della Federazione Russa, con annessa documentazione. Praticamente, si sono accavallate le due richieste di estradizione del detenuto, una da parte dell'autorità americana e una da parte dell'autorità della Federazione Russa. In data 9 novembre 2022 interviene la procura generale presso la Corte d'appello di Milano. Faccio presente, come ho detto prima, che da questo momento in poi, anzi, da un attimo prima, questo procedimento sfugge completamente alla competenza del Ministero della Giustizia. È un'eresia affermare il contrario! È un procedimento che viene giurisdizionalizzato e le parti processuali sono chiaramente indicate dalla legge e dalla giurisprudenza. In data 9 novembre, dicevo, la procura generale presso la corte d'appello di Milano esprimeva e comunicava alla corte d'appello di Milano il parere contrario all'accoglimento dell'istanza, che era stata avanzata dal cittadino russo, volta a ottenere la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari, corredata dall'applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico, da scontare nella propria abitazione, sita in Basiglio. Nell'articolato e ampiamente motivato parere contrario a quell'accoglimento, l'ufficio della procura evidenziava la sussistenza del concreto pericolo di fuga, reso evidente da una serie di circostanze. Tornerò poi su questo, perché vorrei esibirvi il motivatissimo, articolatissimo, documentatissimo parere della procura generale presso la corte d'appello di Milano che, in quattro fittissime pagine a margini ridotti, esprime tutte le sue ragioni su questo detenuto pericolosissimo e praticamente sicuro di evitare la prigione, laddove fosse stato estradato in Russia o, peggio, fosse scappato. La procura generale di Milano, in sintesi, dice: premesso che veniva fermato da personale di Polizia ai controlli di sicurezza dell'aeroporto di Milano, che gode di appoggi internazionali che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato e di soggiornare all'estero, che non ha una fissa dimora in Italia e che l'entità della pena che sarebbe chiamato a scontare ove fosse ritenuto responsabile è elevatissima, la concessione degli arresti domiciliari nel domicilio sopra indicato anche con l'uso del braccialetto elettronico consentirebbe al signor Uss di darsi alla fuga, in quanto dotato di elevatissime disponibilità finanziarie, descritte nei fatti esposti nei suoi confronti nel mandato di arresto. Prosegue, sempre la procura generale della Repubblica presso la corte d'appello di Milano: la disponibilità economica e i rapporti illeciti tuttora intercorrenti con i complici a livello internazionale, se venisse accolta l'istanza, consentirebbero a Uss Artem - sempre questo signore - di dotarsi di documenti falsi, di entrare in clandestinità e di espatriare in modo illegittimo. Letta la nota del Dipartimento di giustizia, che conteneva, appunto, la richiesta del Department degli Stati Uniti di mantenimento della misura cautelare in carcere di Uss Artem, che non era altro che la stessa solita ripetizione di tutti gli elementi che vi ho citato sin dall'inizio, la procura generale concludeva - ripeto, io vi ho letto solo una minima parte di questo motivatissimo e articolatissimo parere - per il mantenimento della custodia.

Quindi, in conclusione, il 10 novembre 2022, il Dipartimento per gli affari di giustizia indirizzava alla Corte d'appello di Milano e, per conoscenza, alla procura generale presso la Corte d'appello di Milano la richiesta formale di estradizione del cittadino russo, presentata dagli Stati Uniti d'America.

Come avete visto, l'intervento si è svolto in due fasi. La prima era informale; questa è la fase cosiddetta formale.

In data 11 novembre, perveniva al Dipartimento per gli affari di giustizia una nota del 4 novembre, con la quale il MAECI trasmetteva, per i seguiti di competenza, copia della nota verbale del 1° novembre, con cui l'ambasciata della Federazione Russa inoltrava la domanda di estradizione. Anche qui, le due domande, in via ufficiale, si sono incrociate. Con la nota datata 11 novembre 2022, il Dipartimento per gli affari di giustizia indirizzava alla procura generale presso la Corte d'appello di Milano e, per conoscenza, alla Corte d'appello di Milano la domanda di estradizione di Uss verso gli Stati Uniti con la relativa documentazione. Con la nota del 15 novembre 2022, il Dipartimento per gli affari di giustizia indirizzava alla procura generale presso la Corte d'appello di Milano la domanda di estradizione del signor Uss avanzata dalla Federazione Russa. Io capisco di essere monotono in questa ripetitività, ma le regole della procedura estradizionale sono estremamente complesse e devono seguire, appunto, una procedura che è mio onere e compito qui riferire, anche per evitare tutte quelle illazioni e tutti quegli errori che ho ascoltato e letto, anche provenienti da parte qualificata, in questi ultimi giorni.

Con la nota del 18 novembre 2022, la procura generale presso la Corte d'appello di Milano inoltrava al Dipartimento per gli affari di giustizia presso il Ministero dell'Interno, divisione Interpol, e alla Corte di appello di Milano il verbale di identificazione personale del signor Uss. Con cosa lo trasmetteva? Con il consenso all'estradizione verso la Federazione Russa. In poche parole, il signor Uss, che aveva dichiarato di non accedere alla richiesta di estradizione da parte degli americani, accettava, invece, la domanda di estradizione da parte dei russi. E non occorre aver studiato ad Harvard dottrine politiche per capirne la ragione.

Con la nota redatta il 21 novembre 2022, indirizzata alla Corte d'appello di Milano e, per conoscenza, al Dipartimento per gli affari di giustizia accadeva la stessa cosa per l'accoglimento della domanda di estradizione presentata dagli Stati Uniti d'America. Siamo sempre nello stesso ambito.

Con la nota interna del Dipartimento per gli affari di giustizia - sempre il nostro DAG - del 22 novembre 2022, indirizzata al consigliere diplomatico del Ministero della Giustizia, si evidenziava, in merito alla decisione di estradare Artem Uss verso gli USA o verso la Federazione Russa, che sembrano esistere “solide ragioni giuridiche e non giuridiche” a sostegno dell'estradizione verso gli USA. E ciò non merita ulteriori commenti.

Con l'ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 - e qui arriviamo al punto dolente -, eseguita il 2 dicembre 2022, la Corte d'appello di Milano, quinta sezione penale, in accoglimento dell'istanza avanzata dalla difesa del cittadino russo, sostituiva nei confronti di costui la misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari, corredata dall'applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico, nell'abitazione sua, in via (…) in Basiglio. Nella parte motiva di tale provvedimento, la Corte d'appello di Milano evidenziava - leggo - che l'istanza di sostituzione della misura della custodia cautelare con quella degli arresti domiciliari “possa essere accolta”. Perché? Perché l'estradando ha dimostrato di disporre di un'abitazione, in Basiglio, e la moglie ha dato la disponibilità ad accogliere il predetto in regime di arresti domiciliari, presso l'immobile all'uopo locato, sempre in Basiglio. Con questa situazione familiare, avendo una moglie e una casa, questo signore, dal carcere, è tornato nella propria abitazione con il braccialetto elettronico, nonostante l'autorità giudiziaria fosse stata addirittura inondata di osservazioni sulla pericolosità e sul pericolo di fuga di questo signore. Quindi, vi invito proprio a confrontare le motivate articolazioni che erano state espresse dalla procura generale della Repubblica di Milano con le cinque righe con le quali la corte d'appello di Milano diceva che questo signore ha una casa e una moglie, può usare il braccialetto elettronico ed essere scarcerato.

In data 29 novembre, sempre il Department of Justice inviava alla direzione Ufficio I - Cooperazione giudiziaria internazionale - del Dipartimento per gli affari di giustizia e, per conoscenza, all'Interpol una e-mail con la quale segnalava di aver appreso del provvedimento della corte di appello di Milano e, dato l'altissimo rischio di fuga, già indicato nella precedente nota del 19 ottobre, cioè sempre per le stesse ragioni, esortava (leggo il virgolettato) le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della corte d'appello di Milano.

Nella menzionata nota, si lamentavano, poi, alcune pregresse procedure di estradizione, nelle quali, a seguito dell'applicazione della misura degli arresti domiciliari, gli estradandi si erano dati alla fuga. Faccio presente che questa nota della Dipartimento di Giustizia non è altro che una ripetizione pedissequa, dice sempre le stesse cose che aveva detto sin dall'inizio. Non è che fossero intervenute novità eclatanti, semplicemente ribadiva che erano, per così dire, esterrefatti dal fatto che questo signore fosse stato posto in una condizione che gli favoriva, come in effetti gli ha favorito, alla fine, la fuga.

In data 2 dicembre, l'ordinanza della corte d'appello di Milano applicativa degli arresti domiciliari veniva comunicata dalla direzione del carcere, tra gli altri, alla procura generale presso la corte d'appello di Milano, al Ministero dell'Interno, divisione Interpol, e alla questura DIGOS di Varese (perché questa è prassi, quando viene scarcerata una persona con misure che sono alternative a quella della custodia cautelare in carcere). Ripeto fino alla noia che, in questa fase, il Ministero della Giustizia non aveva e non poteva avere nessuna possibilità di intervenire, sempre in ossequio al sacrosanto principio dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura.

Il 6 dicembre 2022, il Dipartimento per gli affari di giustizia, sempre direzione generale degli affari internazionali, rispondeva all'e-mail del Department of Justice, evidenziando quello che sto dicendo adesso, come sia di esclusiva spettanza della corte d'appello italiana stabilire quale sia la misura cautelare più idonea, anche nell'ambito della procedura di estradizione. Si rappresenta, inoltre, che, nell'ordinamento giuridico italiano, la misura cautelare degli arresti domiciliari, che, nel caso di Uss Artem, è resa più sicura dal braccialetto elettronico, è in tutto equiparata alla misura cautelare della custodia in carcere.

Anche qui, si è scatenato un dibattito, anzi, una polemica, non solo ingiustificata e faziosa, ma quasi metafisica, perché, chiaramente, questa nota informava l'ordinamento o, meglio, l'autorità americana, che non riusciva a capire come questo fosse potuto accadere, che, nel sistema giudiziario italiano, la scarcerazione con gli arresti domiciliari e l'ausilio del braccialetto elettronico è sempre inserita nell'ambito della custodia cautelare e che, quindi, addirittura, è una forma di anticipazione dell'esecuzione della pena nei casi in cui magari interviene la condanna. Quindi, si tratta di una nota semplicemente esplicativa, che non era nemmeno riferita semplicemente al caso Uss, ma era una valutazione generale sull'ordinamento giuridico italiano rispetto a quello, per esempio, americano.

Tuttavia, lo ripeto ancora una volta, nota o non nota, il Ministero non avrebbe potuto o dovuto avere alcuna voce in capitolo in questo e tanto meno avrebbe potuto impugnare o chiedere l'aggravamento della pena, per la ragion pura che ciò non è previsto dalla norma che, invece, impone la tassatività dei mezzi di impugnazione. Lo ripeterò fino alla noia. Non erano nemmeno intervenute circostanze nuove, tali magari da sollecitare, forse con eccesso di zelo, questo aggravamento, che, a nostro avviso, non è giuridicamente possibile, e segnalare alle autorità competenti che la situazione di fatto si era aggravata, per una serie di ragioni specifiche. La situazione di fatto non si era affatto aggravata, era grave sin dall'inizio ed era così grave che, con tutte le note che vi ho citato, sia il Department of Justice americano sia le nostre stesse autorità avevano detto al mondo intero che questo signore era ad altissimo rischio di fuga.

Quindi, in data, rispettivamente, 16 dicembre 2022 e 22 dicembre 2022, questa e-mail del Department of Justice, pur non contenendo - lo ripeto - alcun elemento di novità sulla posizione di Uss rispetto a quanto già dedotto nelle note precedenti, cioè sul pericolo di fuga, veniva comunque indirizzata dal Dipartimento per gli affari di giustizia alla corte di appello di Milano e alla procura generale di Milano. Questo è nell'allegato 24 ed è a vostra disposizione, ma se volete ve lo mostro.

Dopodiché, non risultavano altri atti trasmessi al Ministero provenienti dalle autorità statunitensi circa il pericolo di fuga del signor Uss. Poi, con la sentenza emessa in data 27 febbraio 2023, sempre la corte d'appello di Milano accoglieva la domanda di estradizione del cittadino russo presentata dagli Stati Uniti d'America, ma nel frattempo il signor Uss si era dato, come si dice, alla macchia. Dalla relazione dei Carabinieri della Lombardia, gruppo di Milano, risulta che l'ultimo contatto trasmesso dal braccialetto elettronico applicato alla persona del signor Uss era delle ore 13,52 del giorno in cui è evaso, quando veniva registrato un allarme “uscito dal sito durante il periodo di coprifuoco”, cioè era evaso, allarme giunto “a video diversi minuti dopo”. Qui, comunque, sono in corso ulteriori accertamenti da parte del Ministero dell'Interno.

A seguito dell'evasione dagli arresti domiciliari imposti con l'ordinanza che era stata emessa il 25 di novembre, la medesima autorità giudiziaria, con ordinanza del 23 marzo, revocava la misura cautelare degli arresti domiciliari e disponeva nei confronti del signor Uss la custodia cautelare in carcere. Va da sé che questa pronuncia è rimasta ineseguita, perché il signor Uss, nel frattempo, era ritornato nella sua amata patria. Tant'è vero che - non so se sia una beffa o una procedura obbligata, probabilmente entrambe - il 5 aprile 2023 il Primo consigliere dell'ambasciata della Federazione Russa in Italia, Mikhail Rokossovskij, anzi, Rossiyskiy – scusate, Rokossovskij era un generale dell'Armata Rossa, ho equivocato - inviava al signor Ministro della Giustizia una lettera, recante la data del 4 aprile, del vice procuratore generale della Federazione Russa, che in sintesi diceva che essi abbandonavano la richiesta di estradizione fatta nei confronti del loro concittadino. Tante grazie, era già ritornato a casa.

Allora, arriviamo alle valutazioni finali. Da questa documentazione emerge, in modo proprio inequivocabile, che la nota in data 19 novembre 2022 del Department of Justice, con la quale si segnalava al Ministero della Giustizia l'evidente e sostanziale rischio di fuga del cittadino russo, è stata tempestivamente trasmessa nei termini di legge alla corte d'appello di Milano e alla procura generale in data 25 ottobre 2022 e che la nota in data 29 novembre del Department of Justice non conteneva alcun elemento di novità sulla posizione di Uss. Lo ripeto, era sempre la stessa ciclostilata memoria nella quale si diceva che Uss era ricchissimo, potentissimo, figlio di un oligarca, figlio di un potente governatore, eccetera, eccetera. Nulla di nuovo sotto il sole, salvo il caso che una persona così, di cui si era denunciato il pericolo di fuga, era effettivamente scappata. Quest'ultima nota, che peraltro conteneva delle doglianze, sulla decisione assunta dalla corte d'appello di Milano, del Department of Justice americano, veniva comunque anch'essa trasmessa alla corte d'appello e alla procura generale. Sono fatti che ormai esulavano dalla materia del contendere, visto che il signore se ne era andato.

Per quanto ci riguarda, possiamo solo segnalare in Parlamento che sono in corso approfondimenti volti alla verifica di inserimento in listing del cittadino russo signor Uss, al fine di una possibile attivazione della procura per il congelamento dei beni del signor Uss in Italia. Almeno vedremo se potremo aggredire i beni.

Esposta, dunque, la ricostruzione in fatto e in diritto, mi permetterete di ritornare alle considerazioni esplicitate in preambolo per quanto riguarda le polemiche emerse dopo la diffusione a mezzo stampa delle iniziative assunte da questo Ministero nei confronti di alcuni magistrati. In base agli elementi documentali acquisiti e in ragione della giurisprudenza del Consiglio superiore della magistratura, il Ministro, sentiti gli uffici di diretta collaborazione e ogni altro dipartimento interessato, può esercitare l'azione disciplinare chiedendo alla procura generale della Corte di cassazione di svolgere le necessarie e complete indagini. Anche qui, la decisione finale sull'esito di queste indagini non spetta al Ministero della Giustizia, spetta al procuratore generale della Cassazione, che può chiedere il rinvio a giudizio o un non luogo a procedere. Affermo solennemente che nell'ufficio della procura generale questo Ministero nutre la massima e incondizionata fiducia per quanto riguarda la sua competenza e la sua imparzialità.

Consentitemi, però, una considerazione più generale, alla fine. Se l'ordinamento consente, o addirittura impone, di accertare la conformità del comportamento dei magistrati alla normativa esistente, è dovere del Ministero procedere con gli stessi criteri con cui i pubblici ministeri inviano l'informazione di garanzia ai cittadini nei cui confronti svolgono le indagini. Così come nessuno può addebitare a un procuratore della Repubblica un intento intimidatorio nei confronti degli indagati, nessuno può permettersi di imputare al Ministro un'interferenza invasiva (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dei magistrati ai doveri di diligenza, tra i quali campeggia il dovere di motivazione dei provvedimenti. Perché in democrazia vige il principio di uguaglianza, in democrazia non esistono surrogati della legge; in caso contrario, dovremmo domandarci se le migliaia di cittadini sottoposti a procedimenti penali con accuse rivelatesi poi infondate siano meno uguali rispetto a chi, indossando la toga, dovrebbe essere il principale garante di questa uguaglianza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Fratelli d'Italia, Presidente, ma credo che sia una notizia nota ai più, quindi posso intervenire. Da qualche anno già milito in Fratelli d'Italia.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Prendo la parola a seguito di un'informativa che noi ben volentieri accettiamo, ma di cui naturalmente non sentivamo il bisogno. Apprezziamo, anzi, che il Ministro abbia ritenuto, a differenza di quanto altri suoi predecessori hanno fatto in passato, anziché annunciare urbi et orbi, a mezzo social, le proprie posizioni, di condividerle con l'Aula parlamentare. Quindi credo che sia un passo in avanti in termini di metodo, che certamente denota una serietà da parte di questo Governo nei rapporti con il Parlamento. Dicevo, non sentivamo l'esigenza di questa informativa poiché i fatti, così come raccontati, sono abbastanza chiari.

Una scansione temporale degli eventi che non lascia dubbio alcuno, non lascia spazio alle interpretazioni; ma, soprattutto, mi sia consentito dire che noi non accettiamo che si accusi di ingerenza un potere esecutivo rappresentato da un Ministro di questo Governo nei confronti del potere giudiziario soprattutto ad opera di certa sinistra che non dell'ingerenza, ma della vera e propria commistione, ha fatto una bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, allora, procediamo molto rapidamente, poiché i minuti a mia disposizione sono pochi, all'esame dei fatti.

Questo cittadino russo non è stato tratto in arresto mentre si trovava a sorseggiare un aperitivo in via Monte Napoleone, ma mentre si trovava in transito in aeroporto. Quindi, di per sé, questa circostanza già dovrebbe aiutare a valutarne le capacità di spostamento da un Paese all'altro, tanto da costringere una Nazione a emettere un mandato di cattura internazionale, e, di per sé, avrebbe meritato valutazioni più approfondite. Questo cittadino viene tratto in arresto mentre si trova in aeroporto, per cui cade immediatamente sotto la signoria, diciamo così, della nostra giurisdizione. Questo lo dico perché, tra le tante ricostruzioni giornalistiche che, in queste settimane, ho letto su questa vicenda, ho anche letto di qualcuno che invocava, avrebbe invocato, avrebbe gradito un intervento, non si capisce bene in quale forma, addirittura dei nostri servizi segreti. Ma, sommessamente, evidenzio che i periodi della storia di questa Repubblica in cui i servizi segreti si intromettevano in fatti oggetto di esame della giurisdizione non sono stati periodi onorevoli della nostra Repubblica, tanto che si parlava addirittura di servizi deviati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, francamente, libererei subito il campo da questo aspetto del dibattito.

Abbiamo un soggetto che viene tratto in arresto, nell'esecuzione di un mandato internazionale. Immediatamente, il 20 ottobre scorso, il Ministro pro tempore della Giustizia, la dottoressa Marta Cartabia, trasmette una nota con la quale segnala immediatamente l'esercizio da parte del suo dicastero del disposto di cui all'articolo 716, comma 4, del codice di rito. Quindi, esercita il potere di iniziativa e chiede di confermare la misura afflittiva più grave che abbiamo nel nostro ordinamento, che è la permanenza in carcere, dove il cittadino si trova ristretto a seguito di convalida di quell'arresto, avvenuta nei termini, pochi giorni dopo il suo arresto all'aeroporto.

Solo questo poteva fare il Ministero, lo ha ben detto il Ministro, citando fatti, articoli del nostro codice di procedura penale, sia in fatto sia in diritto. Perché poteva fare solo questo? Perché, chiaramente, gli articoli del codice che seguono, il 718, comma 2, e il 719, incastrano un combinato disposto che cristallizza perfettamente che solo quello poteva essere il potere di iniziativa giustamente assunto dal Ministro pro tempore della Giustizia. E anche le comunicazioni che seguono, in realtà, si limitano sempre a riprendere le stesse informazioni riportate nella prima nota, tempestivamente trasmessa a chi di competenza.

Quindi, non vi è stata alcuna inefficienza da parte degli uffici di questo Governo, tanto è vero che la procura generale presso la Corte d'appello di Milano, quindi non un funzionario ministeriale, ma altri magistrati, ha in un motivatissimo parere, chiesto che questo cittadino restasse in carcere. Quindi, evidentemente, alcuni magistrati hanno valutato come effettivamente meritassero accoglimento quelle considerazioni, svolte anche per ragioni, come si suole dire in questi casi, giuridiche e non giuridiche, per cui questo cittadino russo restasse in carcere. Altri magistrati hanno, invece, ritenuto che potesse tranquillamente essere controllato con il braccialetto elettronico e gli arresti domiciliari. Allora, avrebbero dovuto utilizzare una motivazione congrua - così dice la giurisprudenza di legittimità -, che certamente non può essere considerata tale se contenuta in appena cinque righe in cui ci si limita a dire che ha una moglie che lo accoglie, moglie che, per inciso, era in partenza con lui. Quindi, sulla circostanza che la moglie fosse intenzionata a restare a lungo in Italia, anche lì, i fatti sembrerebbero smentire tale ipotesi. In realtà, vi è una motivazione assolutamente povera: ha una moglie che lo accoglie e ha una casa a disposizione. Io credo che anche Matteo Messina Denaro potrebbe avere qualcuno che lo accoglie e una casa a disposizione, ma credo che se domani venisse presentata istanza di scarcerazione nessun giudice l'accoglierebbe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, concludo, signor Presidente. Qui non c'è un'ingerenza del Ministro sulle motivazioni. Qui c'è un legittimo potere di iniziativa che il Ministro continua a esercitare laddove una motivazione proprio non c'è stata. Quindi, è questo il nodo della questione. È stato segnalato che questo cittadino era pericoloso, aveva - e ha - molte disponibilità economiche e ciò che era preconizzato fatalmente si è avverato e la revoca della misura, lungi dall'essere un'iniziativa melius re perpensa, è stato un atto cui la Corte d'appello è stata costretta dall'evasione, quindi soltanto per aggravare la misura.

Per cui, io credo che ancora una volta il Ministero, egregiamente rappresentato dal Ministro Nordio, abbia agito nel pieno rispetto dei principi che ispirano il nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Varchi; le chiedo nuovamente scusa per il piccolo incidente di prima.

Ha chiesto di parlare la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, dopo averla ascoltata attentamente - mi perdonerà se mi consento una battuta - mi verrebbe da dire che l'intervento è riuscito perfettamente, ma il paziente è morto. Mi verrebbe da dire questo, Ministro, perché, a sentire lei, è andato tutto bene, giuridicamente e nei fatti. Invece, Ministro, sono tante le cose che non tornano e gliene voglio ricordare soltanto alcune: non torna il fatto, ad esempio, che quella famosa nota degli americani non sia stata mandata tempestivamente alla Corte d'appello e alla procura; non torna il fatto, ad esempio, che neppure la rogatoria da Washington sia stata mandata tempestivamente a Milano, tant'è che, pensi, Uss non solo era a casa, ma ha utilizzato brillantemente i suoi due cellulari e anche le carte di credito. Soprattutto, però, Ministro, in tutto quello che lei ci ha raccontato non tornano i tempi di reazione, suoi e del Ministero, perché, vede Ministro, non si tratta soltanto del fatto che quelle note non sono andate dove dovevano andare tempestivamente, ma non è neppure del tutto corretto quello che lei ha affermato - ce lo consenta, Ministro - perché il sistema consente proprio a lei, Ministro, di attivarsi per salvaguardare l'interesse dello Stato richiesto per prevenire il rischio di rendersi inadempiente di fronte all'obbligo di consegna. Quindi, lei, Ministro, poteva intervenire. Guardi, non sta a me fare l'avvocato di nessuno, ma nessuno le sta dicendo che lei doveva intervenire. Si è detto, però, che poteva - questo sì: questo poteva farlo, Ministro - chiedere un aggravamento della misura. Questo ce lo dicono proprio gli articoli che lei ha citato.

Quindi, ricapitolando, Ministro, le note non sono arrivate per tempo a chi di dovere e le risposte che sono state date dal Ministero sono quanto meno curiose. Ricordiamo che agli americani abbiamo detto che gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico equivalgono alla detenzione in carcere, e questo lo ha scritto il Ministero. E poi non ci si è attivati, in quattro mesi, neppure durante le procedure di estradizione - ce n'erano due -, a chiedere, appunto, di valutare se vi fossero le condizioni per un aggravamento della misura.

Questi sono i fatti, Ministro, e ora assistiamo, però, a un maldestro tentativo, da parte sua e del Ministero, di trovare un capro espiatorio di quanto accaduto e di scaricare la responsabilità sui giudici.

Vede, Ministro, lei oggi, ancora una volta, viene in quest'Aula e, ancora una volta, non si assume la responsabilità di fatti gravissimi che riguardano il suo operato e quello del Ministero che rappresenta, che, evidentemente, è incapace e inadeguato nella gestione di una vicenda delicatissima, che ha, peraltro, esposto il nostro Paese a una figuraccia internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E la responsabilità che le attribuiamo, Ministro, è una responsabilità tutta politica.

Vede, Ministro, quello che ci ha appena detto è gravissimo. Cioè, lei ha confermato che sta avviando un'azione disciplinare nei confronti dei giudici per una decisione fondata su elementi di merito che nessuno, peraltro, ha impugnato. Ha detto che stima il procuratore generale. Allora, Ministro, se quella decisione presa dalla Corte d'appello non avesse avuto alcuna motivazione, sarebbe potuto intervenire. Ma se quella motivazione c'è, la domanda che mi faccio è la seguente: perché, Ministro, il procuratore generale non l'ha impugnata? E, allora, Ministro, l'azione disciplinare non la fa solo nei confronti dei giudici della Corte d'appello. Ci ha per caso detto che la fa anche nei confronti del procuratore, oppure no? Perché, altrimenti, non torna rispetto alla sua ricostruzione.

Ma le voglio ricordare soprattutto, Ministro, che il codice disciplinare afferma che l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare. Vede, Ministro, mi verrebbe facile domandarle come mai i suoi collaboratori si dilettino a rivelare notizie riservate, anche in quest'Aula, e non trasmettano, invece, agli organi giudiziari informazioni fondamentali per la corretta esecuzione degli atti di cooperazione internazionale (ma sarebbe troppo facile). Se per nascondere questa realtà e pur di non assumersi la responsabilità arriva a minare, in radice, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, allora vuol dire che si sta prendendo una strada contraria alla nostra Costituzione repubblicana e molto più simile a quella imboccata da alcune democrazie illiberali.

È la prima volta, Ministro, che la decisione presa da un collegio giudicante, dopo un regolare contraddittorio fra accusa e difesa, diventa oggetto di un illecito disciplinare. È la prima volta che ciò accade in questa Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

La sua decisione è di inaudita gravità ed è una decisione tutta politica e, come tale, ancora più grave. È grave per la palese ingerenza e per l'attacco ai principi costituzionali della separazione dei poteri e dell'indipendenza della magistratura ed è grave per le conseguenze pratiche che potrà avere. È fondato, infatti, il timore degli avvocati di fronte al rischio che questa decisione possa portare ad evitare la concessione dei domiciliari, come sono fondati lo sconcerto e la preoccupazione dei giudici i cui provvedimenti si possono e devono contestare nel processo, attraverso lo strumento delle impugnazioni, ma mai attraverso le azioni disciplinari, che, semmai, servono a sanzionare eventuali loro comportamenti illeciti, ma non gli atti. Di più, Ministro, la sua decisione fa dire a uno dei suoi predecessori che siamo addirittura nel campo del dadaismo, più che dell'ordinamento giudiziario.

Io aggiungo, Ministro, che non sappiamo davvero più che fine abbia fatto Carlo Nordio, che, quando è venuto in quest'Aula per presentarsi come Ministro, ci ha detto che occorreva limitare al massimo la carcerazione preventiva e che “il paradosso più lacerante è che tanto è facile entrare oggi in prigione prima del processo, da presunti innocenti, quanto è facile uscirne dopo la condanna da colpevoli conclamati” (sono le sue parole, Ministro). È lo stesso Ministro che oggi accusa i giudici di grave e inescusabile negligenza di fronte ai fatti in base ai quali, al contrario, sono ormai evidenti le grandi responsabilità commissive ed omissive del suo Ministero. Faccia, quindi, un'ispezione, ma la faccia all'interno del suo Ministero! Non minacci delle azioni disciplinari nei confronti dei giudici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché che qualcosa non torni, Ministro, lei lo sa e ne è assolutamente responsabile.

Ministro, concludo. Un grande giurista ha affermato: “Quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”. Sono le parole di Piero Calamandrei. Lei, Ministro, entrando nel palazzo di giustizia di Milano con questa iniziativa disciplinare rischia di far uscire la giustizia dalla finestra. Se lo rammenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Simonetta Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Grazie, Ministro, per essere venuto in Parlamento a riferire su una vicenda nella quale il Ministero, da un punto di vista ordinamentale, ha poteri, per fortuna, ben delineati e ben definiti e sulla quale, nonostante questi poteri così ben delineati e così chiari, si è scatenata una tempesta mediatica.

Mi si perdoni la citazione personale, ma conosco bene l'argomento, perché sono stata capo del Dipartimento per gli affari di giustizia, mi sono occupata di estradizione e ho anche rivestito il ruolo di sostituto procuratore generale che si occupava di estradizioni. Ripercorrerò questa vicenda, perché, secondo me, come nei processi, bisogna partire dalla disamina dei fatti.

La Polizia giudiziaria - non cito gli articoli, perché, altrimenti, qui la gente si potrebbe anche addormentare - ha legittimamente proceduto all'arresto di Artem Aleksandrovich Uss, essendo stata presentata nei suoi confronti una domanda di arresto provvisorio. L'autorità che ha proceduto all'arresto ha informato il Ministro - quindi, lei - e, non oltre le 48 ore, questo soggetto è stato posto a disposizione del presidente della corte d'appello. Entro 48 ore, come il codice prevede, l'arresto è stato convalidato. In questi casi, si applica una misura coercitiva: i provvedimenti sono poi comunicati al Ministro che deve limitarsi a chiedere il mantenimento, entro dieci giorni, della misura. Se il Ministro non esercita questo potere-dovere, la misura viene revocata.

Lei ha esercitato questo potere di iniziativa attraverso una nota che ha trasmesso il 20 ottobre 2022, comunicando alla corte d'appello di Milano, all'Interpol e al MAECI quello che era accaduto, e ha chiesto il mantenimento della custodia cautelare in carcere che gli era stata applicata il 18 ottobre per assicurare la consegna del russo agli Stati Uniti. Lei viene accusato di non avere inoltrato la seconda nota, ma quest'ultima è assolutamente identica alla prima. Lei non poteva fornire alcun elemento ulteriore alla corte d'appello di Milano per decidere, perché la seconda nota conteneva soltanto un paragrafo in cui si diceva: “attenzione, altri soggetti sono fuggiti”; ciò esula dal nostro sistema giuridico. Lo ribadisco: qui sono state dette anche corbellerie giuridiche, perdonatemi il termine. Infatti, il Ministro non può chiedere una sostituzione della misura - andatevi a leggere il codice -, ma solo la revoca; cosa che lei non ha fatto, perché, per fortuna o per dispiacere, non è una parte processuale. Il Ministro non può impugnare il provvedimento, ma lo possono fare - attenzione! - la procura generale, la persona interessata e il difensore, i quali, se scontenti, possono proporre ricorso in Cassazione per violazione di legge. Cosa che la procura generale presso la corte d'appello di Milano non ha fatto, pur essendo un soggetto legittimato e avendo chiesto la misura cautelare in carcere.

Ho fatto mille cose di questo genere, quindi non mi è difficile spiegarlo. Ribadisco: la procura generale ha chiesto la custodia cautelare in carcere, non l'ha ottenuta, ma la misura adottata - arresti domiciliari con braccialetto elettronico - non può essere impugnata dal Ministro della Giustizia.

Ora, ho già detto che lei non ha inoltrato la seconda nota non per disattenzione o per fare un piacere al cittadino russo, ma perché non aveva alcun elemento di novità rispetto alla prima nota, che conteneva, comunque, già circostanze gravissime, circostanze oggettive, sulle quali io, come deputato, posso legittimamente soffermarmi. Ma, in virtù del principio della separazione dei poteri, non posso entrare nel merito della decisione; per rispetto dell'autonomia della magistratura, non posso dire qui cosa penso di questo provvedimento, ma sono elementi tali, quelli noti a tutti, che non impediscono a ciascuno di noi di riflettere su un uso della custodia cautelare, purtroppo, a corrente alternata.

E porsi quest'interrogativo non vuol dire abbandonare il garantismo, che noi predichiamo e pratichiamo, ma piuttosto considerare la custodia in carcere - come lei dice sempre - l'ultimo rimedio cui fare ricorso; un rimedio in alcuni casi necessario, un rimedio previsto dal nostro codice per casi gravissimi quale quello che ci interessa.

Allora, ognuno di noi, specie se deputato, può legittimamente chiedersi: in presenza di quegli elementi che sono a disposizione di tutti noi, io avrei ritenuto sufficiente la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico? Il braccialetto elettronico - lo dico per esperienza sul campo - è uno strumento facilmente aggirabile. Quesiti giornalistici: funzionava, non funzionava? Fastweb ha spiegato che funzionava benissimo, cosa ancora più grave, perché se fosse stato manomesso, si sarebbe potuto ricorrere alla revoca della misura.

Ora, domandarsi se la misura fosse idonea - quesito che, ripeto, spetta a noi, ma soltanto da un punto di vista generale - non è un interrogativo che invade la sfera decisionale della magistratura; è un interrogativo di buonsenso e che attiene - perdonatemi se è poco - alla sicurezza nazionale. Quindi, noi come Lega, non intravediamo censure possibili al suo operato e ci riteniamo non solo pienamente soddisfatti dalla sua risposta, ma le esprimiamo anche la nostra solidarietà per questi attacchi sconsiderati e anche piuttosto ignoranti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, gentili colleghe e colleghi, intanto c'è da rilevare che siamo qui, a distanza di quasi un mese da questi fatti di inaudita gravità. Solo oggi e solo su precisa richiesta delle forze di opposizione, finalmente, possiamo ascoltare una ricostruzione degli eventi, appunto gravissimi, che riguardano la fuga di Artem Uss, uomo d'affari russo, vicino a Putin, evaso dai domiciliari a Basiglio, a sud di Milano, il 22 marzo scorso, il giorno dopo che la Corte d'appello di Milano aveva concesso l'estradizione dello stesso negli Stati Uniti d'America.

In assenza del dibattito odierno, questo Parlamento, ma anche tutta l'opinione pubblica che ci osserva non sarebbero stati messi nelle condizioni di essere adeguatamente informati su questi fatti, assai rilevanti. Assai rilevanti perché siamo all'interno di un complesso scenario geopolitico, uno scenario pesantemente influenzato dalla guerra di aggressione russa ai danni dell'Ucraina.

Episodi del genere, proprio alla luce di questo scenario, risultano ancor più gravi, per le potenziali ricadute, non ultimo in termini di percezione all'estero della solidità e affidabilità dell'Italia in seno a consessi internazionali, vitali alla luce della proiezione dei nostri interessi nazionali.

Successivamente all'aggressione militare subita dall'Ucraina, molti Paesi dell'Unione europea e della NATO hanno espulso un cospicuo numero di persone del corpo diplomatico russo in quanto sospettate di essere coinvolte, all'interno dei Paesi ospitanti, in attività ostili di varia natura e, quindi, contrarie allo status diplomatico. Ad aprile 2022, il Governo italiano ha deciso di espellere trenta diplomatici russi la cui condotta è stata considerata una minaccia alla sicurezza nazionale. Questo per dare atto di uno scenario geopolitico complesso.

Ebbene, con questo scenario di fondo, con questa consapevolezza in relazione al potenziale di pericolosità connesso all'operato, anche a casa altrui, di alcuni attori internazionali - consapevolezza che, secondo quanto lei stesso oggi ci ha riferito e secondo quanto già la stampa ieri aveva riportato, la Ministra Cartabia aveva avuto, tanto da richiedere il mantenimento della custodia cautelare in carcere non appena l'uomo d'affari russo Uss veniva arrestato -, ci chiediamo come sia stato possibile gestire un dossier così delicato in modo così superficiale. Vede, signor Ministro, sconcertano e preoccupano le dichiarazioni dello stesso Uss del 4 aprile, che confermano l'esistenza di un'efficiente rete che ha reso possibile il successo dell'operazione di fuga. Testualmente, dichiarava: “Sono in Russia! In questi ultimi giorni specialmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine. Grazie a loro”. Dichiarazioni impossibili da digerire per le istituzioni italiane, dichiarazioni che dovrebbero in primis far riflettere proprio lei, signor Ministro. E non solo lei: insieme a lei, anche il Ministro Piantedosi. Se, infatti, è grave l'evasione di Uss, ancor più grave il fatto che sia riuscito, da evaso, a lasciare il territorio nazionale, beneficiando – sembrerebbe, da quelle dichiarazioni - di una rete di soggetti che conducono operazioni in grado di alterare il regolare corso della giustizia nel nostro Paese. È per questo che, tempestivamente, non appena abbiamo avuto conoscenza dei fatti, abbiamo depositato un'interrogazione, rivolgendola proprio a entrambi i Ministri, a lei, signor Ministro, e al Ministro Piantedosi.

Del resto, anche il Presidente Meloni ha dovuto ammettere che sul caso Uss ci sono anomalie. Eccome, se ci sono anomalie! Ma queste anomalie, su cui lei non ha fatto alcuna chiarezza, oggi abbiamo, francamente, sentito ulteriore confusione. Signor Ministro, continuano a esserci, infatti, ricostruzioni dei fatti discordanti: innanzitutto in merito al messaggio di allerta sul rischio fuga inviato dagli Stati Uniti, rispetto alla condivisione di queste informazioni sensibili, perché la Corte di appello di Milano sostiene di aver avuto modo di conoscere soltanto in un secondo momento il contenuto della risposta del 6 dicembre del Ministero della Giustizia italiano e la menzionata missiva del Dipartimento di Giustizia degli USA non sarebbe mai stata trasmessa alla Corte di appello. Così dice la Corte di appello. Quindi, dobbiamo ammettere che vi sono due versioni contrapposte, ma non è l'unica anomalia. Ricordiamo che lei stesso ci ha sottolineato, in un passaggio, che comunque il suo Ministero rassicurava il Dipartimento USA sull'adeguatezza della misura applicata dalla Corte di appello di Milano. Quindi, delle due l'una: lei, in qualche modo, era come dire favorevole, avallava la decisione della Corte di appello di Milano, rassicurando il Dipartimento USA. Ripeto, sono elementi che ho recepito, ascoltando il contenuto della sua informativa.

Certa è, signor Ministro, una circostanza; lei era a conoscenza di tutti gli elementi dello scenario e quindi, a prescindere dall'operato della Corte di appello di Milano, che sia condivisibile o meno, aveva tutti gli strumenti per poter intervenire e impedire quanto poi è accaduto. Non posso non ricordare che il presidente della Corte d'appello di Milano ha sottolineato che lei, signor Ministro, poteva riportare di imperio Uss in prigione, considerato che ha il potere di imporre misure coercitive maggiormente afflittive nei confronti delle persone sottoposte a procedura di estradizione. In questo richiamo l'articolo 714, che dice testualmente: “In ogni tempo la persona della quale è domandata l'estradizione può essere sottoposta, a richiesta del Ministro della Giustizia, a misure coercitive”. Quindi, un'ulteriore discordanza di versioni - vedremo, per carità! - e interpretazioni diverse.

Cosa possiamo dire, se non che emerge una responsabilità giuridica, per noi esistente, ma, al di sopra e oltre a quella, ci sono responsabilità politiche evidenti, inadeguatezza, mancanza di lungimiranza, imbarazzanti tentativi per sottrarsi a responsabilità politiche. Questo fa il Governo. E qual è l'unica iniziativa che, oggi, lei ci ha riferito per combattere tutto ciò, per contrastare il ripetersi di accadimenti analoghi? Lei esercita un'azione disciplinare nei confronti della magistratura priva dei presupposti per poterlo fare, perché non sono questi i casi in cui può essere esercitata l'azione disciplinare, un'azione che si basa sull'interpretazione di norme da applicare. Sappiamo che non è possibile censurare, da parte di un Ministro della Giustizia, in questi termini, l'operato della magistratura. E poi si metta d'accordo con se stesso, perché, se riteneva di non poter entrare nel merito delle scelte interpretative e applicative della Corte di appello di Milano in quella fase, tanto più oggi deve ritenere di non poter ingerire in quelle scelte. Ripeto: azione disciplinare, priva dei suoi presupposti, quindi che esula effettivamente dalle sue prerogative e poi anche incoerente rispetto a quello che lei stesso oggi ci ha riferito. Quindi, non c'è coerenza, ma ci siamo abituati, anche a questo.

Cosa voglio dire? In questo rimbalzo di responsabilità c'è un punto che non dobbiamo mai perdere di vista, il punto più significativo, forse, di tutta questa inquietante storia, ovvero che la credibilità e l'autorevolezza, a livello internazionale, dell'Italia escono fortemente compromesse. Il danno che l'inadeguatezza di questo Governo ha prodotto alla postura internazionale dell'Italia è incalcolabile e questo Governo non se la può cavare con una sofisticata - perché, dobbiamo ammetterlo, lo è stata - arringa in difesa di se stesso e della propria compagine governativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Soprattutto, grazie al signor Ministro della Giustizia per la precisa e articolata informativa che ha fatto chiarezza in merito ad una vicenda che, in questi giorni, è stata al centro di un'infuocata polemica politico-mediatica, con ricostruzioni azzardate, teoremi e tesi complottistiche a dir poco surreali.

Si è persino ipotizzato un intreccio tra politica e magistratura del tutto avulso dalla realtà, con l'obiettivo - neppure tanto celato, perché lo abbiamo sentito dai banchi delle opposizioni - di accreditare del tutto strumentalmente una quale che sia responsabilità a questo Governo e, in particolare, al Ministro della Giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Noi questo non lo possiamo consentire. Il Ministro ha fatto un'esposizione chiara in fatto e vi ha fatto anche una lezione di diritto, se la volete ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Abbiamo capito che, per partito preso, dovete assolutamente cercare il pelo nell'uovo anche rispetto a una vicenda che mi pare il Ministro abbia esaurientemente chiarito. Allora, prudenza, colleghe e colleghi, prudenza perché, a fronte di una vicenda di questa portata, che ha tante implicazioni anche sul versante delle relazioni internazionali del nostro Paese, ritengo sia doveroso non lasciarsi andare a giudizi e valutazioni pretestuose solo per contrapporsi al Ministro ed al Governo. Il Ministro ci ha detto, ricordandoci un principio basilare: si può criticare un provvedimento dell'autorità giudiziaria? La risposta è “sì”. Si può interferire nel merito di un provvedimento giurisdizionale? La risposta è “no”. Allora, dobbiamo fare attenzione e bene ha fatto a rimarcarlo il Ministro perché, altrimenti, si rischia di minare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura giudicante. Lo ha detto bene il Ministro perché si è comportato come deve comportarsi un organo dello Stato, un organo, dunque, che ha il rispetto delle decisioni della magistratura giudicante.

Anzi, signor Ministro, approfitto dell'occasione di questa vicenda per ribadire, con forza e convinzione, che la carcerazione, soprattutto quella preventiva, deve costituire - lei ha fatto bene a rimarcarlo - l'extrema ratio, per il necessario rispetto dei principi fondanti il nostro Stato di diritto, fra i quali quello della presunzione di non colpevolezza. Continueremo a contrastare sempre e comunque quelle posizioni carcere-centriche che, come più volte abbiamo sostenuto in quest'Aula, non sono la soluzione ai problemi del sistema giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Mi sorprende, e non poco, che il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, il dottor Santalucia, prenda a pretesto il caso in esame per scagliarsi contro l'utilizzo del braccialetto elettronico. Stiamo mettendo in discussione istituti del nostro sistema processuale penale. Per quale ragione? Si sta creando una condizione perché domani nessun magistrato utilizzi tutte le forme alternative al sistema della detenzione in carcere? Cos'è? Si sta restaurando un sistema ‘tutti in carcere e buttiamo via le chiavi'? No, noi non ci stiamo a questo sistema (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Dal dottor Santalucia mi aspetterei qualche sana e costruttiva critica verso quei suoi colleghi che dispongono con estrema facilità misure di custodia cautelare, anche e soprattutto in carcere, nei confronti di quelle persone che poi vengono assolte. Da lei, signor Ministro, io mi aspetto e ci aspettiamo che per questi casi, in considerazione anche dei gravi esborsi cui lo Stato è spesso chiamato a rispondere a titolo di risarcimento danni per l'ingiusta detenzione, si assumano iniziative serie e concrete, anche sul piano disciplinare, e si intensifichino le ispezioni negli uffici giudiziari.

Allora - concludo - sulla vicenda si dovrà fare certamente luce. Però, questa vicenda non diventi l'ennesimo grimaldello per vanificare gli sforzi sinora fatti per riportare i temi della giustizia sul binario della Costituzione e del garantismo e, soprattutto, per non vanificare anche il lavoro fatto nell'ultimo scorcio della scorsa legislatura, e quello che ci attende nei prossimi anni, per una riforma seria del sistema giustizia, ivi compreso il sistema penitenziario, e soprattutto per incentivare le misure alternative alla detenzione in carcere.

Ecco perché, signor Ministro, noi valutiamo positivamente la sua informativa, la esortiamo ad andare avanti e avrà il sostegno di tutto il gruppo Forza Italia-Berlusconi presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, partiamo dalla ricostruzione dei fatti. Sulla ricostruzione dei fatti noi ci fidiamo delle cose che lei ha detto, anche se noi eravamo presenti quando, qualche seduta fa, lei ha difeso il suo Sottosegretario per la fuga di notizie con argomenti a nostro giudizio discutibili: il grado di riservatezza lo stabilisce l'autorità che ha formato l'atto, e così via. Comunque, noi ci fidiamo di questa ricostruzione. Però, ci pare di assistere ad un dibattito un po' strabico: da una parte, abbiamo il Ministro che ci dice che il carcere è l'estrema ratio e abbiamo i gruppi parlamentari che ci dicono basta con la carcerazione preventiva, basta con queste forme; dall'altra, stiamo a discutere di un'azione disciplinare perché è stata disposta la detenzione domiciliare.

Sinceramente, signor Ministro, io sono abituato a fare un po' i conti e ho calcolato quante sono state le azioni disciplinari da lei promosse per le ingiuste detenzioni. È facile contarle: zero. Quindi, io mi sarei aspettato un numero. Noi abbiamo tra 500 e 1.000 ingiuste detenzioni certificate dalla corte d'appello ogni anno e zero azioni disciplinari. Come sa, signor Ministro, presso il suo Ministero - suo, ma chiaramente la responsabilità non è sua - nel corso degli anni, dal 2019 ad oggi, ci sono state 3.806 archiviazioni della procura generale su segnalazioni disciplinari. C'era la possibilità di chiedere le copie, il Ministero può chiedere le copie: 9 volte ha chiesto le copie e 3 volte ha fatto partire l'azione disciplinare. Quindi, oggi, avendo saputo che l'unica azione disciplinare in materia di libertà personale viene fatta perché la motivazione della corte d'appello è una motivazione stringata, signor Ministro, io le consiglio di assumere tanti, tanti magistrati fuori ruolo, perché tutti i provvedimenti che cambiano la custodia in carcere in arresti domiciliari sono formulati in questo modo: ha una casa, ha un lavoro, ha una famiglia, va ai domiciliari. Non ce la beviamo, questa. Non ce la beviamo.

E visto che lei ha parlato di una norma che stabilisce la consultazione con gli uffici di diretta collaborazione, le do un consiglio disinteressato: faccia un tagliando ai suoi uffici di diretta collaborazione - ripeto, consiglio disinteressato -, perché su questo tema la stanno portando fuori strada.

Da un lato, quindi, ci fidiamo della sua ricostruzione. Dall'altro, riteniamo veramente un errore da matita blu l'avvio dell'azione disciplinare. E non perché siamo contro le azioni disciplinari. E non perché riteniamo che non si debba entrare nel merito anche di una valutazione del fatto e delle prove, perché quando c'è un travisamento del fatto, è giusto che si entri nel merito e nel dettaglio. Ma perché, in questo caso, era giusto rispettare il percorso che c'è stato. Non ci sono stati errori da giustificare un'azione disciplinare o, quanto meno, forse ci sarebbe stata un'azione disciplinare, se, al contrario, questo Ministero l'avesse fatta valere anche quando ci sono le ingiuste detenzioni. Altrimenti, sembra veramente che ci sia qualcosa di distonico.

Sa cosa potrà succedere? Che non manderanno più nessuno ai domiciliari per paura che, dal suo Ministero e dal suo ispettorato, arrivino a frugare nelle motivazioni, contino le righe delle motivazioni, il rispetto e la correlazione tra la richiesta della procura e la motivazione.

Penso che questo sia assolutamente sbagliato e ci piacerebbe che, la prossima volta che tornerà in quest'Aula, tornerà per dirci che avrà fatto la riforma del CSM, perché i soggetti che l'hanno consigliata in questo modo, sono gli stessi che hanno frenato la riforma del CSM, perché andava a colpire i magistrati fuori ruolo; sono gli stessi soggetti che suggeriscono gli emendamenti da fare per violare un principio che avevamo stabilito: quello che le porte girevoli tra magistratura e politica si fermano.

Abbiamo grande rispetto nei suoi confronti, grande rispetto, l'abbiamo dimostrato in molti casi, con molte aperture di credito, e anche grande rispetto nei confronti del Vice Ministro Sisto, che è seduto al suo fianco. Però, riteniamo che vadano fatti passi in avanti e, soprattutto, non vadano fatti passi indietro, come quello di un'azione disciplinare. Siete riusciti a mettere in fila tutti quanti: la procura generale, la Corte d'appello e pure le camere penali. Non c'era riuscito nessuno a metterli tutti allo stesso tavolo contro un provvedimento. E lo dico, contrastando le tesi del presidente Santalucia, perché non le condivido affatto, perché è giusto fare un sindacato sull'attività, un sindacato che porti anche alla valutazione dell'esito di una determinata attività nelle successive fasi e gradi. In questo, abbiamo combattuto per il fascicolo di valutazione del magistrato, che si è arenato per effetto del rinvio della riforma del CSM. Quindi, penso che questa situazione ci debba insegnare.

Il Ministero della Giustizia ha fatto quello che doveva fare, ha svolto il suo compito per ciò che riguarda la vicenda dell'estradizione, però, secondo me, ha concluso, volendo dare un attacco che era ingiustificato in questa fase e contraddittorio rispetto alle cose che si dicono. Ho sentito prima il collega Pittalis teorizzare princìpi e sfumare sul tema dell'azione disciplinare, perché, se avesse concluso, sarebbe caduto in contraddizione.

Non dobbiamo andare in contraddizione, ma dobbiamo affermare questi princìpi giorno per giorno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. La sua informativa, Ministro, è soltanto fumo negli occhi, serve a sviare l'attenzione dalla vera questione: il procedimento disciplinare nei confronti dei tre magistrati della Corte d'appello di Milano è un diversivo, il tentativo di alzare un'architettura meramente tecnica e giuridica a suon di articoli e di codici per non far vedere qual è il vero punto della questione, che è politico.

Il procedimento disciplinare arriva a distanza di quasi un mese dall'evasione di Artem Uss alla vigilia di questa informativa, quindi, è funzionale solo a riempire di contenuti tecnici questa informativa. L'obiettivo unico del Governo è di prendersi tempo per uscire dall'imbarazzo, anche rispetto ai rapporti con gli Stati Uniti, per uno scandalo che è di natura non giudiziaria, come state cercando di far intendere, ma politica, diplomatica e internazionale. Spostate l'attenzione sulle eventuali negligenze di tre magistrati, per non parlare delle responsabilità politiche. I magistrati sono un capro espiatorio. Il problema non è più perché Uss era stato messo soltanto agli arresti domiciliari, ma perché non si è fatto a sufficienza per evitare l'evasione dai domiciliari e la fuga in Russia.

Noi siamo già oltre, Ministro, rispetto a quello che ha detto. Non stiamo parlando di un imprenditore russo qualsiasi. Artem Uss è il figlio del governatore russo di una regione della Siberia centrale, amico personale di Putin. Il padre, Aleksandr Uss, è, infatti, membro del partito Russia Unita di Putin ed è uno dei due ideatori di Vostok Oil, uno dei progetti di sviluppo petrolifero e di estrazione più importanti al mondo, dal carattere altamente strategico per lo sviluppo economico e geopolitico della Russia. In quella regione, poco più di un anno fa, è stato scoperto un nuovo giacimento, che contiene 384 miliardi di metri cubi di riserve di gas, con elevati indicatori di produttività, oltre ad altri giacimenti più importanti al mondo. È una regione tra le più ricche al mondo di giacimenti di gas, petrolio e oro.

Di cosa è accusato Artem Uss? È stato bloccato il 17 ottobre 2022 a Malpensa, con l'accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare, di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia, eludendo le sanzioni di riciclaggio e frode bancaria.

Come ha detto l'FBI, Artem Uss è accusato di aver cercato consapevolmente di nascondere il furto di tecnologia militare statunitense e di trarre profitto dal mercato nero del petrolio. Avrebbe, quindi, un ruolo nell'acquisto di tecnologie high tech e di guerra, che verrebbero utilizzate dalle forze militari russe nel conflitto con l'Ucraina. Per essere più espliciti, Artem Uss è accusato di aver acquistato negli Stati Uniti componenti elettronici destinati ad equipaggiare aerei, radar e missili e di averli rivenduti a compagnie russe, eludendo così le sanzioni occidentali contro Mosca. Tutto questo nel bel mezzo di un conflitto di livello mondiale tra Russia e Ucraina, dove l'Italia invia grandi quantità di armi e armamenti, e con il problema degli approvvigionamenti energetici. Questa non era una situazione da sottovalutare.

Che manchino pezzi del puzzle è chiaro anche dalle parole della Premier Meloni. Meno di una settimana fa, ha detto: “Noi non eravamo stati informati dalle altre intelligence sulla natura della figura di Artem Uss. Sapevamo che c'era una richiesta da parte del Dipartimento di Giustizia americano, legata però a questioni di frode fiscale, cioè a un'altra materia rispetto a quella che può sembrare più ampia”.

Quindi, il Governo sapeva oppure no con chi aveva a che fare? Le accuse nei confronti di Artem Uss erano note a tutti, pubblicate sulla stampa, banalmente, da ottobre scorso. Tant'è vero che, tre giorni dopo l'arresto, il portavoce di Putin ha affermato: “Noi condanniamo la pratica di questo tipo di arresti di cittadini russi. Faremo tutto il possibile per difendere i nostri connazionali”.

Quindi, nel contesto del conflitto tra Russia e Ucraina, nel contesto di forniture italiane di armi all'Ucraina contro la Russia, avere sul territorio italiano il figlio di un oligarca russo vicino a Putin comporterebbe quantomeno un'attenzione particolare, non solo della magistratura, come si vuol far intendere adesso, sulla quale si vuol fare cadere la responsabilità, ma anche e soprattutto dalla politica. Artem Uss è stato agli arresti domiciliari per oltre tre mesi. Possibile che, in quei tre mesi, non abbiate pensato a questo rischio? Gli Stati Uniti avevano già messo in guardia rispetto al rischio di evasione dagli arresti domiciliari. Al di là delle questioni tecniche che ha esposto, il Governo non fa nulla, non per sostituirsi all'autorità giudiziaria, ma per evitare l'evasione? Possibile che un soggetto di questo tipo non fosse sufficientemente controllato? Se era così evidente il pericolo di fuga, perché i controlli sono stati carenti? Se si fosse trattato di un attivista di ultima generazione, potevamo essere certi che sarebbe stato piantonato giorno e notte, invece, il figlio di un oligarca russo, accusato di gravi reati dagli Stati Uniti, pronto per essere estradato, può starsene nella sua villetta in provincia di Milano e ricevere anche molte visite (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Tra l'altro, ci chiediamo quali visite. Oltretutto, veniamo anche sbeffeggiati.

Una settimana fa il padre di Artem Uss ha commentato la fuga del figlio dagli arresti domiciliari in questo modo: “Ci sono molte versioni su come sia andata, ma non farò commenti. Sono solo contento che mio figlio Artem sia tornato a casa e per questo ringrazio Vladimir Putin: non è solo il nostro Presidente, ma è soprattutto un uomo con grande cuore e generoso”. Lo stesso Artem, dopo essere sparito per due settimane, riappare circa due settimane dopo, il 5 aprile, in Russia con interviste e ringraziamenti a tutte quelle persone forti e affidabili - così ha detto - che gli sono state vicine nella fuga. Chi sono queste persone forti? Infatti, lui era qui in Italia, quindi, queste persone, in qualche modo, hanno agito qui in Italia. I servizi segreti russi hanno operato qui? Lo dobbiamo sapere, nell'interesse di tutti. Non è un'accusa, in questo caso specifico, nei confronti del Governo, ma serve chiarezza.

Capite, allora, il perché la questione dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati è solo un'arma di distrazione di massa.

È evidente che c'è dell'altro. Non sappiamo cosa, non vogliamo avventurarci in ipotesi, ma certo pretendiamo chiarezza. Questa non è un'informativa, al massimo è una lectio magistralis del Ministro che mette un coperchio a una pentola nella quale, però, non si vuole guardare dentro. Dal 22 marzo 2023, ore 13,52, come ha detto il Ministro, quando evade – quindi, l'allarme del braccialetto - al 5 aprile quando arriva in Russia che cosa c'è stato? Abbiamo un buco di 10 giorni, di due settimane! Che cosa è successo? Lo dovete dire e, quindi, concludo con alcuni quesiti, perché oggi non abbiamo sentito risposte. Quante e quali persone potevano far visita ad Artem Uss durante i domiciliari? È vero che, nel corso delle settimane, ci sono stati vari allarmi rispetto al braccialetto elettronico, non come indici di malfunzionamento dello stesso, ma, al contrario, del suo corretto funzionamento, forse, per tentativi di allontanamento dal domicilio o possibili tentativi di manomissione? Soprattutto, Artem Uss come è uscito dall'Italia? Chi l'ha aiutato? Da dove e con chi? È questo il punto, davvero, nell'interesse di tutti. Sarebbe sufficiente che il Governo venisse qui a spiegare tutto e a chiarire. Se le cose sono diverse da come appaiono, meglio. Oggi, invece vi siete nascosti necessariamente dietro tecnicismi dei poteri disciplinari del Ministro della Giustizia nei confronti dei magistrati. Ci aspettiamo una nuova informativa, anche da parte della Presidente del Consiglio, del Ministro degli Affari esteri, del Ministro dell'Interno, una vera informativa, non informative alla David Copperfield, e qui Charles Dickens non c'entra nulla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti della scuola Maria Schiazza dell'Istituto comprensivo Roseto 1, di Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo. Grazie di essere qui (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente, Onorevoli colleghi, signor Ministro, signor Sottosegretario, innanzitutto vorrei ringraziare il signor Ministro, non solo per la chiarezza e l'esaustività della sua relazione al Parlamento, ma anche - e soprattutto - per la tempestività, una tempestività che - devo dire - lei sta dimostrando non solo in questo momento, ma ogni volta che noi le sottoponiamo interrogazioni e quesiti. Lei, è un Ministro che risponde immediatamente e di questo la voglio ringraziare a nome di tutto il gruppo di Noi Moderati. Come dicevo, la ringraziamo per la tempestività e per la trasparenza con la quale ha affrontato la vicenda, che oggi ci vede qui, in quest'Aula ad occuparci. Non è solo una vicenda giudiziaria, ma chiama in causa aspetti delicatissimi, connessi ai rapporti diplomatici e alle relazioni internazionali, soprattutto in un momento gravido di tensioni, come quelle determinate dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Proprio il sovrapporsi di questi due livelli, quello giudiziario e quello diplomatico, non consente - e non consentiva - che sull'accaduto potessero permanere aspetti oscuri o incertezze nell'attribuzione delle responsabilità. È incredibile - lo dico ai colleghi - che l'esercizio, da parte di un Ministro della Repubblica, delle sue prerogative, che l'ordinamento gli assegna ai fini non solo di pubblico interesse, ma addirittura di ragioni di Stato, possa essere visto come un'invasione di campo o, peggio ancora, come una lesione della separazione dei poteri. In un ordinamento maturo, infatti - e quello italiano è un ordinamento maturo -, la separazione dei poteri non significa separatezza e l'autonomia non significa irresponsabilità. Non a caso il nostro sistema istituzionale, che attribuisce all'ordine giudiziario un'indipendenza fra le più significative nel panorama occidentale, prevede la possibilità di attivare strumenti per verificare, sotto alcuni aspetti, la correttezza dell'esercizio delle funzioni giurisdizionali.

L'apparato sanzionatorio dello Stato è un sistema complesso, che coinvolge poteri diversi e diversi organismi. In una situazione come quella di cui oggi stiamo discutendo - sulla quale, ancora una volta, lei, signor Ministro, ha compiutamente riferito a questa Assemblea - qualsiasi deficit di conoscenza o opacità nella ricostruzione degli accadimenti che hanno reso possibile l'evasione del cittadino russo Artem Uss avrebbe comportato implicazioni tali da poter determinare un grave nocumento alla credibilità del nostro Paese nei confronti degli alleati, a livello internazionale, per giunta, come dicevamo prima, in un momento così delicato. Signor Ministro, la sua informativa odierna fa dunque chiarezza, fa chiarezza, a beneficio dei cittadini italiani che quotidianamente entrano in contatto con il servizio giustizia, con il mondo della giustizia, e ai quali lo Stato deve garantirne il corretto funzionamento e fa chiarezza, a beneficio delle relazioni internazionali dell'Italia che difficilmente avrebbero resistito indenni al permanere di zone d'ombra o di ambiguità. Soprattutto, le iniziative assunte e le informazioni che lei ci ha fornito consentono di sgomberare il campo dall'ipotesi che sull'evasione di Artem Uss siano intervenute dinamiche e motivazioni non strettamente afferenti all'ambito giudiziario, ipotesi, questa, che sarebbe stata inaccettabile per il nostro Paese e nefasta per la sua immagine nel mondo.

I rilievi, mossi con puntualità ed equilibrio, da lei, signor Ministro, nei confronti dell'erronea valutazione compiuta dall'autorità giudiziaria rispetto alla scelta della misura del braccialetto elettronico chiariscono l'accaduto e ne circoscrivono la portata. Non giustificano, però, gli sbagli compiuti, rilevare i quali non è né un abuso, né una lesa maestà, ma l'esercizio di precise funzioni essenziali alla tenuta del nostro sistema ordinamentale. Si tratta, come dicevamo, di una questione che riguarda la corretta amministrazione della giustizia, ma che, nella fattispecie, investe, anche direttamente, la credibilità del nostro Paese all'estero, una credibilità che il nostro Paese, con il Governo di centrodestra, con il Governo Meloni, è impegnato a promuovere e a tutelare, dimostrandosi affidabile, ma mai prono, determinato nel perseguire gli interessi nazionali, pur tenendo in debita considerazione le complesse dinamiche delle relazioni fra gli Stati e all'interno delle comunità internazionali.

Oggi, signor Presidente, grazie all'operato del Ministro Nordio, l'Italia si è dimostrata, ancora una volta, un Paese serio e un interlocutore affidabile, attento nella difesa della propria sovranità e altrettanto nel garantire la correttezza delle relazioni e preservare il proprio prestigio nel mondo. Ci dispiace, però, che tutto questo non venga tenuto in debito conto da quanti, in questi giorni, si sono prodotti in attacchi del tutto fuori luogo, alimentando il sospetto che per alcuni le prerogative ordinamentali siano sacre solo quando riguardano la propria sfera d'azione, mentre diventino opinabili se a esercitarle è un Ministro della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, io, insieme all'altro deputato di +Europa, Riccardo Magi, avevo presentato un'interrogazione parlamentare, il 6 aprile - appena abbiamo capito che Artem Uss era tornato, bel bello, nel suo Paese - a lei e al Ministro Piantedosi, perché volevamo sapere dal Governo come fosse stato possibile un episodio di gravità inaudita, a proposito di un arrestato su mandato di cattura internazionale, richiesto dagli Stati Uniti, non un arrestato qualsiasi ma, come è stato ampiamente detto dai colleghi, il figlio di un oligarca a cui venivano imputate accuse gravissime, in questo contesto, nel mezzo dell'aggressione russa all'Ucraina e all'Europa, e cioè di avere violato le sanzioni, trasferito tecnologie utilizzabili a scopi militari, eccetera, eccetera.

Quindi, noi volevamo sapere come ciò sia potuto accadere, avendo avuto mesi; non è che sia scappato tre giorni dopo, e si potrebbe dire: non abbiamo fatto in tempo ad accorgerci di chi fosse, pur avendo ricevuto reiterate missive - lei ci ha fatto capire che erano cose burocratiche - da parte del Dipartimento di Giustizia americano. Apro solo una parentesi, io credo che sulla seconda, forse, dal suo Ministero, un alert un po' più significativo poteva giungere ai magistrati milanesi, ma anche al suo collega, e lei l'ha detto che l'ha girata per conoscenza, diciamo così, anche al Ministero dell'Interno. Infatti, non è che perché uno è agli arresti domiciliari con il braccialetto, poi, se scappa… anche se sai che non è uno qualsiasi. Soprattutto, dopo aver individuato chi fosse, era vietato predisporre un minimo di sorveglianza in più? Penso proprio di no. Era vietato accertarsi che il braccialetto elettronico funzionasse? Credo proprio di no. Non era uno qualsiasi.

Voi invece - signor Presidente, concludo - avete trattato questa cosa e ve ne siete accorti tardi e lei arriva oggi. Non metto in dubbio la sua ricostruzione formale, dico solo che la seconda missiva americana probabilmente poteva essere trasferita con qualche energia in più. Non metto in dubbio la sua ricostruzione, va benissimo, ma lei ha trasformato un'informativa, che doveva spiegare a noi e agli italiani come sia stata possibile questa figuraccia da peracottari, spiegarci se siamo stati peracottari o se c'è stata qualche intromissione di servizi segreti o altro, ha trasformato questa occasione in una durissima e inaudita requisitoria contro i giudici di Milano, a cui lei ha voluto aggiungere anche l'azione disciplinare, che non vorrei - ripeto quello che hanno detto altri colleghi e chiudo, signor Presidente - poi si traducesse nel fatto che avremo meno arresti domiciliari. Questo sarebbe un disastro che si unirebbe a un altro disastro, che pagherebbero, non il signor Uss, che se ne sta bel bello in Russia a continuare i suoi reati contro le sanzioni, facendosi beffa di noi, ma tutti gli altri detenuti che hanno diritto di andare ai domiciliari.

Quindi, mi spiace, dovevamo capire cosa è successo, ascoltare dal Governo parole un minimo sensate sulla realtà dei fatti, ma abbiamo avuto una ricostruzione formale, che si è trasformata in uno scontro, l'ennesimo, tra il Governo e la magistratura. Non credo che avessimo bisogno di questo. Avevamo bisogno di risposte su come sia stato possibile che dall'Italia, proprio dall'Italia, aggiungo io - a parte la cosa beffarda dei russi che ci chiedono l'estradizione, lo ha detto anche lei, abbiamo visto come è finita - una falla nella sicurezza di questo tipo si sia prodotta.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sui lavori dell'Assemblea e organizzazione dei tempi di esame di un progetto di legge di ratifica.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la seduta prevista per mercoledì 26 aprile avrà inizio alle ore 11, anziché alle ore 9,30.

Avverto, inoltre, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del progetto di legge di ratifica n. 859 ed abbinata in materia di doppie imposizioni dei lavoratori frontalieri.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Colosimo. Ne ha facoltà.

CHIARA COLOSIMO (FDI). Grazie, Presidente. Era pieno lockdown, ma da allora, il 7 aprile 2020, non è passato un solo giorno in cui di persona o sui social non mi si chiedesse che fine avessero fatto le mascherine fantasma della regione Lazio. Oggi prendo la parola in quest'Aula per ringraziare a viva voce la Guardia di finanza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) che ieri ha sequestrato beni per 14 milioni di euro, l'importo dato in anticipo dalla regione Lazio, all'epoca guidata da Nicola Zingaretti, per mascherine mai consegnate. Mascherine, voglio ricordarlo, che in quel periodo servivano più del pane al nostro personale sanitario. Tre contratti, due di questi poi revocati, che avevano spinto Fratelli d'Italia a fare una prima interrogazione, a tutela dell'ente e nel pieno delle prerogative di un consigliere regionale, che per di più era all'opposizione. La risposta fu una sguaiata controaccusa di bufale e fake news. Fu usata perfino la pagina Facebook dell'ente per accusare l'attuale Presidente del Consiglio di diffondere notizie false.

Pensammo che un'ingente uscita verso una società con un capitale sociale risibile meritasse altre attenzioni e presentai un esposto. Nonostante ciò, l'ente novò i contratti risolti e ignorò per interi mesi le richieste. C'erano, e sono confermati dall'accusa di ieri, tutti i presupposti per accorgersi di una truffa, anche maldestra: voli comunicati e mai arrivati, presunti soci cinesi, finte polizze fideiussorie, nomi collegati alla criminalità organizzata. No, non è un'esagerazione, è la storia reale di come sciacalli e profittatori di ogni tipo hanno ricevuto da un pezzo importante dello Stato 14 milioni di euro pubblici. Soldi che torneranno ora nella disponibilità delle casse della regione e che, grazie a questi idealisti e allo straordinario lavoro di Guardia di finanza e procure, dicono, anzi gridano, Presidente, agli italiani che la cosa pubblica va amministrata con integrità e con amore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Stamattina leggo che i dipendenti della ditta Cosmopol che lavorano a Lodi non hanno ancora ricevuto lo stipendio. Cosmopol è una società che si occupa di servizi di vigilanza e di servizi fiduciari e ha acquisito la società Rossetti di Lodi da neanche due mesi. Leggo anche che non è la prima volta, da quando c'è stata l'acquisizione, che gli stipendi sono pagati in ritardo.

Presidente, queste situazioni sono da stigmatizzare con forza e decisione e questo per vari motivi. Innanzitutto, questo settore vede coinvolti 65.000 dipendenti che lavorano in condizioni di estrema difficoltà. Hanno stipendi bassissimi - e noi del MoVimento 5 Stelle lo denunciamo ogni volta che ne abbiamo l'opportunità - e il loro contratto collettivo nazionale di lavoro non è stato rinnovato da oltre 8 anni. Come di recente ha stabilito il tribunale di Milano, gli stipendi di questi lavoratori spesso e volentieri sono sotto la soglia di dignità e sono anticostituzionali: abbiamo lavoratori che vengono pagati 3,96 euro l'ora. Quindi, evidentemente questi importi non sono sufficienti per garantire una vita dignitosa, perché non consentono a queste persone di arrivare neanche a 900 euro al mese.

Noi stiamo parlando di questi importi e con questi importi abbiamo società che si permettono di pagare in ritardo gli stipendi. Io mi chiedo: ma di cosa devono vivere queste persone? Di aria, Presidente? È evidente che serve accendere un faro finalmente sui lavoratori di questo settore, perché non è possibile continuare così. Sono persone che non guadagnano in modo decente e decoroso - serve il salario minimo in questo Paese - e inoltre hanno dei grossi problemi inerenti alla sicurezza sul lavoro, perché sono persone che sono poco formate ed esposte costantemente al rischio della loro stessa vita. Quindi, io invito il Governo - e lo chiedo con forza - finalmente ad accendere un faro su questa categoria, che merita rispetto. Queste società devono piantarla di permettersi di ritardare il pagamento degli stipendi senza neanche avvisare i lavoratori e senza nemmeno contattarli, perché queste persone sono costantemente vittime dell'arbitrio di queste società e ne sono totalmente dipendenti. Quindi, ribadisco che servono il salario minimo e più attenzione su questo settore, auspicando che il Governo si degni di attenzionarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Gli organi di rappresentanza per gli italiani all'estero, i 118 Comites e i CGIE, stanno vivendo un momento drammatico. I pochi fondi messi di solito a loro disposizione, in genere appena sufficienti per il loro mero funzionamento, sono stati ulteriormente tagliati di quasi la metà. Il capitolo di spesa 3103 per i Comites è passato da 2.248.138 euro a 1.248.138 euro, mentre il capitolo di spesa 3131 per i CGIE è passato da 1.107.500 euro a 607.500 euro. Sollecito il Governo a porre rimedio urgentemente a questa situazione, per permettere almeno il loro minimo funzionamento nell'interesse delle comunità italiane all'estero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Presidente, cari colleghi, ho chiesto di intervenire a titolo personale per conto del mio gruppo, Noi Moderati, per omaggiare e ricordare la figura di un grande italiano che ha reso onore alla nostra cultura nel mondo. Sabato 15 aprile ci ha lasciato Mario Fratti, drammaturgo di fama mondiale e tra gli esponenti più noti nel campo della critica letteraria, teatrale e artistica negli Stati Uniti e tra gli autori italiani di maggior successo nei teatri di tutto il mondo.

Docente alla Columbia University e all'Hunter College di New York, vincitore di ben sette Tony Award, gli Oscar del teatro, grazie soprattutto a Nine, liberamente ispirato al film 8 ½ di Federico Fellini, diventato poi musical di successo di pubblico e di critica con oltre 2000 repliche.

Nato a L'Aquila il 5 luglio 1927, Mario Fratti viveva stabilmente a New York dal 1963, dove era arrivato per la prima volta subito dopo la laurea in lingue e letterature straniere all'Università Ca' Foscari di Venezia e dove era diventato un punto di riferimento per la vita culturale della città. Dopo giovanili esperienze poetiche e la scrittura di un romanzo ambientato proprio nella sua città natale e a Venezia, iniziò a scrivere opere teatrali, attività che diverrà poi la sua professione. Fu autore di oltre 90 opere per il teatro - commedie e drammi - tradotte in 20 lingue e che sono state rappresentate in 600 teatri di tutto il mondo, dall'America all'Europa, dalla Russia al Giappone, dal Brasile alla Cina, dal Canada all'Australia. Uno stile inconfondibile, originale e raffinato, ma tagliente ed immediato, capace di unire gli elementi della tradizione teatrale europea con la novità dell'esperienza americana. Con Mario Fratti perdiamo uno dei più grandi esponenti della cultura internazionale della nostra epoca che non ha mai dimenticato le proprie origini, come dimostrato anche dall'impegno con la Fondazione Magna Grecia di cui Fratti è stato per dieci anni vicepresidente. Presidente, a sua figlia Valentina e a tutta la sua famiglia giungano le nostre più sentite condoglianze (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colucci, anche la Presidenza si associa. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, ieri è stato approvato al Senato un subemendamento, presentato dal centrodestra, da Forza Italia, in particolare dal senatore Gasparri, che riprende totalmente la mia legge, la legge Saman Abbas. È una legge che ho scritto assieme all'associazione Telefono Rosa e all'associazione Senza veli sulla lingua. Questa legge riguarda il caso di Saman, una giovane ragazza che è stata presumibilmente uccisa dalla sua famiglia perché ha rifiutato un matrimonio forzato e prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per le vittime di induzione o costrizione al matrimonio. Io voglio dire in quest'Aula del Parlamento, a Forza Italia, a Gasparri e a tutta la maggioranza di continuare a rubare le buone idee del Movimento 5 Stelle e, in particolare, le mie. E si prendano pure i meriti, se vogliono: non è un problema, perché a me non interessa. Quello che interessa è che la legge Saman venga approvata e che possa tutelare tutte le Saman oggi presenti in Italia. Ho un unico rammarico: la legge Saman tutela un diritto umano e questa legge è stata inserita all'interno di un provvedimento - il decreto Cutro - che è disumano, criminale e razzista. Lo ribadisco un'ultima volta: continuate pure a rubare le buone idee, visto che di migliori non ne avete perché non ne siete capaci; copiate di più e scrivete meno leggi ad personam e meno leggi disastrose e inutili, come avete fatto fino ad ora, mettendo in ginocchio il Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ieri ci ha lasciato un grande artista, un artista che ha fatto divertire ma anche pensare intere generazioni. Parlo del mio concittadino, da tutti quanti noi conosciuto e apprezzato cantautore, Federico Salvatore. Presidente, un artista che ha saputo mettere assieme ironia e denuncia su temi che gli sono costati anche la censura, come quando nel 1996 ha cantato a Sanremo una canzone dal titolo “Sulla porta”. Un artista che è riuscito a parlare e ad evidenziare, con linguaggio poetico, temi delicati quali la diversità di genere e sociale. Un artista che ha affrontato temi politici attraverso quella orgogliosa napoletanità che gli apparteneva, un uomo che amava la sua famiglia, alla quale vanno il mio cordoglio e la mia vicinanza. Oggi si sono celebrati i funerali a Portici, nella mia città. Grazie Federico per ciò che ci hai lasciato e per la dignità che hai avuto come artista e come cittadino (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caramiello, anche la Presidenza si associa. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente, vorrei anche io esprimere il cordoglio e, soprattutto, chiedere, tramite lei, che lo facciano tutti in quest'Aula, ricordando questo artista straordinario, ma anche un'altra persona che ci ha lasciato in questi giorni, molto tristi per il nostro territorio. Ci hanno lasciato Federico Salvatore, un artista stimato, capace di grande umanità, che ha portato la migliore napoletanità in giro per l'Italia e per il mondo, ma anche Mauro Giancaspro, l'ex direttore della Biblioteca nazionale di Napoli, fine intellettuale, uomo di grande cultura, di grande spessore morale e di grande generosità verso gli altri. Sono giorni pesanti per il nostro territorio, perché due figure, due riferimenti importanti per la cultura, lo spettacolo e la società, non solo napoletana e campana, ma italiana e mondiale, sono scomparsi, a distanza di un giorno l'uno dall'altro. Alla famiglia dell'ex direttore della Biblioteca nazionale di Napoli Giancaspro e a quella di Federico Salvatore, tramite la Presidenza, vorrei, se possibile, che si esprimesse pubblicamente il cordoglio. Grazie e ci auguriamo che il loro insegnamento resti non soltanto sui nostri territori, ma in tutto il Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borrelli, anche su questo la Presidenza si associa.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 26 aprile 2023 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100 concernente iniziative in relazione al Piano RepowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR .

2. Discussione sulle linee generali del progetto di legge:

S. 108-376 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI ALFIERI ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, b) Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato, in un testo unificato, dal Senato). (C. 859​)

e dell'abbinata proposta di legge: QUARTAPELLE PROCOPIO e TONI RICCIARDI. (C. 567​)

Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; OSNATO, per la VI Finanze.

(ore 15 e al termine del punto 8)

3. Seguito della discussione delle mozioni Orrico ed altri n. 1-00079, Manzi ed altri n. 1-00063, Piccolotti ed altri n. 1-00106, Boschi ed altri n. 1-00112 e Amorese, Sasso, Dalla Chiesa, Cavo ed altri n. 1-00113 concernenti iniziative in materia di dimensionamento scolastico, nel quadro di interventi per la valorizzazione e il potenziamento del sistema di istruzione .

4. Seguito della discussione delle mozioni Serracchiani ed altri n. 1-00073, Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064, Ruffino ed altri n. 1-00081, Bonelli ed altri n. 1-00117, Almici ed altri n. 1-00121 e Manes ed altri n. 1-00123 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della siccità .

5. Seguito della discussione delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056, Cattaneo ed altri n. 1-00083, Bonelli ed altri n. 1-00116, Zucconi ed altri n. 1-00118 e Di Sanzo ed altri n. 1-00122 concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare .

6. Seguito discussione della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100 concernente iniziative in relazione al Piano RepowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR .

7. Seguito della discussione del progetto di legge:

S. 108-376 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI ALFIERI ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, b) Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato, in un testo unificato, dal Senato). (C. 859​)

e dell'abbinata proposta di legge: QUARTAPELLE PROCOPIO e TONI RICCIARDI. (C. 567​)

Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; OSNATO, per la VI Finanze.

(ore 16,30)

8. Informativa urgente del Governo in relazione all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento alla revisione del sistema di governance.

La seduta termina alle 16,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 7 la deputata Gardini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 il deputato Alfonso Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 18 le deputate De Monte e Ruffino hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Borrelli ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 22 i deputati Borrelli, Gardini e Mari hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 31 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 36 la deputata De Monte ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 45 il deputato De Maria ha segnalato che si è erroneamente astenuto dal voto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1089 - ODG N. 9/4 292 292 0 147 46 246 49 Resp.
2 Nominale ODG 9/1089/8 300 300 0 151 126 174 46 Resp.
3 Nominale ODG 9/1089/9 300 298 2 150 46 252 45 Resp.
4 Nominale ODG 9/1089/11 301 297 4 149 123 174 45 Resp.
5 Nominale ODG 9/1089/13 302 285 17 143 105 180 44 Resp.
6 Nominale ODG 9/1089/16 305 289 16 145 110 179 44 Resp.
7 Nominale ODG 9/1089/17 RIF. 309 306 3 154 305 1 44 Appr.
8 Nominale ODG 9/1089/18 307 305 2 153 129 176 44 Resp.
9 Nominale ODG 9/1089/19 308 308 0 155 132 176 44 Resp.
10 Nominale ODG 9/1089/20 310 309 1 155 131 178 44 Resp.
11 Nominale ODG 9/1089/21 308 307 1 154 132 175 44 Resp.
12 Nominale ODG 9/1089/23 313 295 18 148 116 179 42 Resp.
13 Nominale ODG 9/1089/24 315 312 3 157 133 179 42 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/1089/26 316 311 5 156 117 194 41 Resp.
15 Nominale ODG 9/1089/28 317 314 3 158 134 180 41 Resp.
16 Nominale ODG 9/1089/31 319 319 0 160 136 183 41 Resp.
17 Nominale ODG 9/1089/34 317 317 0 159 135 182 41 Resp.
18 Nominale ODG 9/1089/36 316 314 2 158 131 183 41 Resp.
19 Nominale ODG 9/1089/39 316 313 3 157 130 183 41 Resp.
20 Nominale ODG 9/1089/43 315 313 2 157 130 183 41 Resp.
21 Nominale ODG 9/1089/47 320 255 65 128 74 181 41 Resp.
22 Nominale ODG 9/1089/50 RIF. 317 314 3 158 313 1 41 Appr.
23 Nominale ODG 9/1089/51 319 316 3 159 134 182 41 Resp.
24 Nominale ODG 9/1089/52 317 317 0 159 137 180 41 Resp.
25 Nominale ODG 9/1089/53 RIF. 317 314 3 158 265 49 41 Appr.
26 Nominale ODG 9/1089/54 317 312 5 157 136 176 41 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/1089/55 317 314 3 158 135 179 41 Resp.
28 Nominale ODG 9/1089/56 314 309 5 155 133 176 41 Resp.
29 Nominale ODG 9/1089/57 312 308 4 155 133 175 41 Resp.
30 Nominale ODG 9/1089/58 317 313 4 157 134 179 41 Resp.
31 Nominale ODG 9/1089/59 315 312 3 157 133 179 41 Resp.
32 Nominale ODG 9/1089/60 316 270 46 136 91 179 41 Resp.
33 Nominale ODG 9/1089/61 317 317 0 159 93 224 41 Resp.
34 Nominale ODG 9/1089/62 314 314 0 158 134 180 41 Resp.
35 Nominale ODG 9/1089/66 316 313 3 157 133 180 41 Resp.
36 Nominale ODG 9/1089/68 311 308 3 155 132 176 41 Resp.
37 Nominale ODG 9/1089/69 316 313 3 157 133 180 41 Resp.
38 Nominale ODG 9/1089/70 314 311 3 156 134 177 41 Resp.
39 Nominale ODG 9/1089/71 310 306 4 154 131 175 41 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 50)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ODG 9/1089/72 314 312 2 157 135 177 41 Resp.
41 Nominale ODG 9/1089/74 316 313 3 157 135 178 41 Resp.
42 Nominale ODG 9/1089/75 315 311 4 156 131 180 41 Resp.
43 Nominale ODG 9/1089/76 317 313 4 157 132 181 41 Resp.
44 Nominale ODG 9/1089/77 314 311 3 156 133 178 41 Resp.
45 Nominale ODG 9/1089/78 313 254 59 128 77 177 41 Resp.
46 Nominale ODG 9/1089/79 313 310 3 156 131 179 41 Resp.
47 Nominale ODG 9/1089/81 315 311 4 156 131 180 41 Resp.
48 Nominale ODG 9/1089/84 313 309 4 155 131 178 41 Resp.
49 Nominale ODG 9/1089/88 306 302 4 152 126 176 41 Resp.
50 Nominale DDL 1089 - VOTO FINALE 297 283 14 142 171 112 38 Appr.