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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 maggio 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   MEROLA e PELUFFO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese costituita nel 1945, è stata riconosciuta ente morale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, ente assistenziale a carattere nazionale ai sensi decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959 e ente culturale ai sensi del decreto-legge 29 marzo 1995 n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 1995, n. 203;

   AIG è inclusa tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale e l'Italia, grazie a essa, è membro qualificato della International Youth Hostel Federation (IYHF), di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   AIG, anche attraverso la rete IYHF, si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, nonché favorire il turismo giovanile, scolastico, sociale e sportivo;

   da parte dei Ministri per il turismo che si sono avvicendati sono arrivati negli anni, anche rispondendo a atti di sindacato ispettivo e approvando diversi ordini del giorno da parte di entrambe le Camere, numerosi e reiterati impegni a salvaguardare e sostenere l'ente;

   da ultimo, anche l'attuale Ministro del turismo, ha ribadito, «l'interesse e il sostegno che questo Ministero ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile», ed ha assicurato che il Ministero non si opporrà in futuro ad azioni volte a risolvere la situazione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù;

   tutte le forze politiche hanno mostrato di essere a conoscenza della difficile situazione in cui versa AIG, attivandosi con proposte legislative, emendative ed atti di sindacato ispettivo per tutelare il suo patrimonio materiale e immateriale, nonché il livello occupazionale, in particolare per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo;

   in particolare sono state presentate proposte emendative volte a costituire l'ente pubblico non economico denominato «AIG – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù», posto sotto la vigilanza del Ministero del turismo con l'obiettivo di rinnovare e modernizzare l'offerta turistica anche attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive e potenziando le infrastrutture ed i servizi turistici strategici;

   tutti questi tentativi fino ad oggi non hanno dato l'esito sperato, nonostante il consenso trasversale agli schieramenti politici e il limitato impegno economico necessario –:

   quali iniziative urgenti il Governo ritenga di adottare per tutelare concretamente il patrimonio culturale, economico, storico e sociale rappresentato dall'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, salvaguardando altresì il personale impiegato nonché il concorso dell'ente in termini di servizi di utilità sociale erogati, con particolare attenzione alle giovani generazioni e alle fasce economicamente più deboli della società.
(3-00392)


   STEFANAZZI, UBALDO PAGANO e LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da un video pubblicato sui canali social del Sottosegretario al Ministero della salute Marcello Gemmato, i cui contenuti sono stati questa mattina ripresi da diversi organi di stampa, si apprende della scioccante volontà dello stesso Gemmato di porre in essere una campagna ispettiva nelle strutture sanitarie della regione Puglia;

   tali affermazioni sono state pronunciate nel contesto di una conferenza stampa tenutasi a Bari insieme all'onorevole Giovanni Donzelli e al consigliere Francesco Ventola, capogruppo di Fratelli d'Italia nel Consiglio regionale pugliese, per annunciare una serie di incontri elettorali in vista delle elezioni amministrative che si terranno i prossimi 14 e 15 maggio in molti comuni pugliesi;

   nello specifico, il Sottosegretario Gemmato ha annunciato che i consiglieri regionali e i parlamentari pugliesi di Fratelli d'Italia si «distribuiranno sul territorio» per una serie di ispezioni e controlli «all'interno degli ospedali»;

   gli interroganti ritengono di inaudita gravità le dichiarazioni citate, nella misura in cui preannunciano azioni che eccedono di gran lunga le prerogative che l'ordinamento democratico conferisce ai membri del Governo, soprattutto alla luce del chiaro intento politico-elettorale con cui il Sottosegretario Gemmato ha inteso promuovere l'iniziativa, peraltro indirizzata alle strutture della sola regione Puglia –:

   se il Ministro della salute intenda chiarire se le affermazioni del Sottosegretario Gemmato sono frutto di una sconsiderata iniziativa personale ovvero se preannunciano un piano ispettivo predisposto dal Ministero nelle strutture sanitarie, e se, in tal caso, il piano interessi esclusivamente le strutture sanitarie pugliesi ovvero riguardi tutti i presidi sanitari pubblici presenti sul territorio nazionale;

   se il Presidente del Consiglio dei ministri ritenga che le citate dichiarazioni del Sottosegretario Gemmato non costituiscano un allarmante esempio di esercizio strumentale e gravemente improprio delle prerogative riconosciute a un membro del Governo;

   se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga che la gravità dei fatti riportati in premessa costituisca un valido motivo per chiedere formalmente al Sottosegretario Gemmato le immediate dimissioni dall'incarico conferitogli.
(3-00395)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, PORTA, DEL BARBA e DELLA VEDOVA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2019, il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, durante è allora governo «Conte-I», aveva firmato il Memorandum d'intesa tra l'Italia e la Cina sulla collaborazione nell'ambito della cosiddetta «via della seta». Da allora, l'Italia è entrata a far parte del gruppo di Paesi partner nel progetto «Belt and Road Initiative», un programma di investimenti infrastrutturali che punta a sviluppare la connettività e la collaborazione tra la Cina e almeno altri 70 Paesi localizzati in un'area che rappresenta un terzo del PIL mondiale e creare un grande spazio economico eurasiatico integrato;

   l'Italia è stata il primo e, ad oggi l'unico, Paese del G7 a firmare il Memorandum, valido fino a marzo 2024, e che si rinnoverà automaticamente, a meno che allo scadere del quarto anno, una delle due parti non decida di revocarlo;

   come riportato da alcune testate giornalistiche, le ventilate maggiori opportunità commerciali – tra le ragioni più citate dei benefici dell'intesa – non si sono ancora concretizzate. Secondo gli ultimi dati dell'ItalianTrade Agency, la quota di mercato dell'Italia in Cina è rimasta costante (e relativamente bassa) intorno all'1,1 per cento dal 2020, scendendo allo 0,99 per cento nel 2022. Il valore totale dell'interscambio bilaterale (in dollari) è cresciuto da 55 miliardi di dollari nel 2020 a quasi 78 miliardi di dollari nel 2022, ma con uno squilibrio commerciale a favore di Pechino, le cui esportazioni verso l'Italia sono aumentate di circa 18 miliardi di dollari, mentre le esportazioni italiane verso la Cina sono cresciute di soli 4 miliardi di dollari nel periodo 2020-2022. La Cina è oggi il nostro secondo maggiore fornitore, ma nei fatti l'Italia resta un partner commerciale secondario per Pechino: il 24° fornitore e il 22° cliente;

   quattro anni dopo la firma del Memorandum of Understanding tra Italia e Cina, le informazioni precise sui contenuti degli accordi tra i due Paesi sono scarse, per una richiesta di riservatezza da parte di Pechino;

   Michele Geraci, allora sottosegretario allo sviluppo economico «in quota» Lega, affermò rispetto al dibattito pre-adesione: «stiamo accelerando, perché temo che possa sfuggirci questa opportunità di fare affari con la Cina e di far sì che l'Italia si giochi un ruolo importante nel Mediterraneo» e ancora nel 2021 quando non ricopriva più il ruolo, alla domanda se firmerebbe ancora il MOU, disse «Altro che memorandum, ne firmerei dieci»;

   la Presidente Meloni ha definito, in una intervista dello scorso settembre alla Cna – agenzia stampa di Taiwan – la sottoscrizione dell'accordo con la Cina un «grosso errore» e sulla conferma al 2024 dell'adesione ha dichiarato che «se mi trovassi a dover firmare il rinnovo di quel memorandum domani mattina, difficilmente vedrei le condizioni politiche»;

   il Ministro Crosetto, nel settembre 2022, ha dichiarato «la nostra posizione non cambierà, per cui un eventuale rinnovo lo vedo improbabile»; mentre il Ministro Tajani ha dichiarato in merito al rinnovo dell'accordo: «stiamo valutando» –:

   quali siano i reali intendimenti del Governo in merito al rinnovo del memorandum di adesione alla «Belt and road initiative»;

   se non si ritenga doveroso e urgente coinvolgere il Parlamento su tale questione che impatta in materia notevole sul ruolo e sulla postura internazionali del nostro Paese in questo particolare momento storico.
(5-00813)


   BARBAGALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese costituita nel 1945, è un ente morale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, un ente assistenziale a carattere nazionale ai sensi del decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, un ente culturale ai sensi del decreto-legge 29 marzo 1995, n. 97;

   AIG è inclusa tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale e l'Italia, grazie a essa, è membro qualificato della International Youth Hostel Federation (IYHF), di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   AIG, anche attraverso la rete IYHF, si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, nonché favorire il turismo giovanile, scolastico, sociale e sportivo;

   da parte dei Ministri per il turismo che si sono avvicendati sono arrivati negli anni, anche rispondendo a atti di sindacato ispettivo, numerosi e reiterati impegni a salvaguardare e sostenere l'ente; sono stati altresì approvati diversi ordini del giorno da parte di entrambe le Camere che impegnavano il Governo a intervenire a suo sostegno;

   da ultimo, anche l'attuale Ministro pro tempore, la Senatrice Daniela Santanchè, ha ribadito, rispondendo a un question time del Senatore Fina «l'interesse e il sostegno che questo Ministero ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile», nonché assicurato che il Ministero non si opporrà in futuro ad azioni volte a risolvere la situazione dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù;

   tutte le forze politiche hanno mostrato di essere a conoscenza della difficile situazione in cui versa AIG, attivandosi con proposte legislative, emendative ed atti di sindacato ispettivo per tutelare il suo patrimonio materiale e immateriale, nonché il livello occupazionale, in particolare per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo;

   in particolare sono stati presentati anche in questa legislatura emendamenti volti a costituire l'ente pubblico non economico denominato «AIG – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù», posto sotto la vigilanza del Ministero del turismo con l'obiettivo di rinnovare e modernizzare l'offerta turistica anche attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive e potenziando le infrastrutture ed i servizi turistici strategici;

   tutti questi tentativi fino ad oggi non hanno dato l'esito sperato, nonostante il consenso trasversale agli schieramenti politici e il limitato impegno economico necessario –:

   come si intenda tutelare concretamente il patrimonio culturale, economico, storico sociale rappresentato dall'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, salvaguardando altresì il personale in esso impiegato, nonché il contributo dell'ente in termini di servizi di utilità sociale erogati, con particolare attenzione alle giovani generazioni e alle fasce economicamente più deboli della società e se non ritenga di adottare specifiche iniziative normative per raggiungere gli obiettivi di cui in premessa.
(5-00816)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 marzo 2023 è stato registrato uno sciame sismico con epicentro nella zona di Umbertide con due forti scosse nel giro di poche ore. Secondo i dati riferiti dall'istituto nazionale di geofisica, le due scosse più rilevanti si sono verificate alle ore 16:05 e alle ore 20:08 rispettivamente con magnitudo di 4.4 di 4.5. A tali scosse ne hanno fatto seguito ulteriori di magnitudo 2.1, 3.9 e 2.6 della scala Richter;

   nel comune di Umbertide, si registrava un significativo numero di sfollati, la chiusura di due istituti scolastici e l'inagibilità della stazione ferroviaria di Pierantonio;

   a seguito di un sopralluogo effettuato nella giornata del 6 maggio 2023, si è appreso che presso la palestra di Pierantonio da oltre due mesi sono alloggiate oltre trenta persone sfollate in seguito agli eventi sismici sopra descritti;

   tali cittadini, tra i quali dei bambini, sono tuttora costretti a vivere in condizioni igieniche precarie, dormendo in brandine adiacenti, in totale assenza di privacy, senza armadietti, lavatrici e utilizzando bagni sprovvisti di bidet;

   a fronte di tale calamità, il Consiglio dei ministri, in data 6 aprile 2023, ha dichiarato lo stato di emergenza stanziando 3.750.000 euro. Tali risorse, tuttavia, si sono mostrate del tutto insufficienti a ripristinare le condizioni esistenti pre-sisma, tanto che a distanza di due mesi risultano irrisolte le sopradescritte criticità –:

   se sia a conoscenza di quanto in premessa;

   se non intenda stanziare un supplemento di risorse destinate a risolvere le condizioni di persistente disagio degli sfollati a distanza di due mesi ancora ospitati presso la palestra di Pierantonio.
(4-00972)


   ILARIA FONTANA, MORFINO, PAVANELLI e TORTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a livello europeo è stato fissato l'obiettivo di ottenere venti milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030. Inoltre combustibili rinnovabili come l'idrogeno dovranno rappresentare almeno il 5,7 per cento di tutti i combustibili;

   nel PNRR sono stati stanziati 300 milioni di euro per la sperimentazione del trasporto ferroviario a idrogeno su linee a livello nazionale. Tra queste rientra la Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona, previsto dalla sub-misura A4, Linea di intervento 2 del «Fondo Complementare»;

   il 30 settembre 2021 la Cabina di coordinamento integrata presieduta dal commissario straordinario per il sisma 2016 ha incluso tale intervento tra quelli da finanziare, prevedendo uno stanziamento di 50 milioni di euro per la realizzazione di «sistemi innovativi per implementare il trasporto pubblico locale anche mediante l'utilizzo di mezzi con combustibile a idrogeno», con l'obiettivo di realizzare punti di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili onsite lungo la ferrovia Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona;

   tale intervento di fatto sostituisce l'elettrificazione tramite catenaria della tratta in oggetto, inserita nel Contratto di Programma con R.F.I. nell'ottobre 2017, avente un costo di oltre 400 milioni di euro;

   con l'ordinanza commissariale n. 3 del 20 dicembre 2021, il commissario straordinario per il sisma 2016 ha ripartito lo stanziamento per progettazione e realizzazione delle infrastrutture di produzione e di rifornimento di idrogeno da fonti rinnovabili che l'acquisto di un primo lotto di treni alimentati a idrogeno;

   con ordinanza commissariale n. 35 del 30 giugno 2022 si è preso atto della carenza degli elaborati trasmessi da R.F.I. constatando l'inadempienza della stessa, revocando il finanziamento concesso a R.F.I. prevedendo di riassegnare le risorse tramite bando o avviso pubblico da pubblicare entro il 30 settembre 2022. Ad oggi, il bando non è stato pubblicato;

   il 28 ottobre 2022, il Presidente della regione Abruzzo ha dichiarato che senza chiarimenti sulle intenzioni di R.F.I. riguardo la conversione a idrogeno della tratta, avrebbe proposto alla Cabina di coordinamento l'utilizzo delle somme «per acquistare treni elettrici dotati di pacco batterie sufficienti per assicurare l'intermodalità tra la linea Pescara-Roma e Sulmona-L'Aquila». Tuttavia, il ricorso a treni a batteria spezzerebbe in due tronconi la ferrovia in questione, non essendo possibile utilizzare tali convogli tra Terni e L'Aquila;

   ai sensi dell'articolo 11, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sull'attività del Commissario straordinario riferisce al Parlamento il Presidente del Consiglio dei ministri o un ministro delegato –:

   quali siano le ragioni per le quali il «bando o avviso pubblico» previsto all'articolo 2, paragrafo 3 dell'ordinanza commissariale n. 35 del 30 giugno 2022 non è stato ancora pubblicato;

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito al ruolo dell'idrogeno nel trasporto ferroviario su linee dove l'elettrificazione tramite catenaria non è giustificabile da un punto di vista tecnico ed economico, come è il caso della tratta Terni-Rieti-L'Aquila.
(4-00977)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2023, la Missione d'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla Libia, istituita nel 2020 su richiesta del Consiglio dei diritti umani, ha pubblicato il suo rapporto conclusivo, nel quale ha espresso profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani nel Paese. Il rapporto conclude che vi sono motivi per ritenere che un'ampia gamma di crimini di guerra e crimini contro l'umanità sia stata commessa da forze di sicurezza dello Stato e milizie armate;

   la Missione d'inchiesta ha documentato numerosi casi di gravi violazioni di diritti umani nei confronti della popolazione civile, compresi difensori dei diritti umani, attivisti politici e altri rappresentanti della società civile;

   la Missione d'inchiesta si è soffermata, in particolare, sui crimini perpetrati contro rifugiati e migranti, che hanno compreso non solo detenzione arbitraria, omicidio, stupro, riduzione in schiavitù, esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate, ma anche un crimine nuovo e precedentemente non documentato, quello della «schiavitù sessuale»;

   la Missione d'inchiesta conclude che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che quelli commessi contro rifugiati e migranti rappresentino «crimini contro l'umanità», specificando che sono stati commessi in luoghi di detenzione sotto il controllo, almeno nominalmente, del Direttorato per il contrasto all'immigrazione illegale del Ministero dell'interno libico (DCIM), della Guardia Costiera Libica (LCG) e dell'Apparato di Supporto alla Stabilità (SSA);

   il rapporto afferma che la tratta, la riduzione in schiavitù, il lavoro forzato, la detenzione, l'estorsione e il traffico di migranti hanno generato entrate significative per individui, gruppi armati e istituzioni statali, considerati i gravi livelli di collusione tra le tre istituzioni su indicate e gruppi criminali dediti a traffico e tratta di esseri umani;

   il rapporto evidenzia altresì che le prassi delle intercettazioni in mare e della riconduzione dei migranti nei centri di detenzione libici – spesso luogo di nuove torture –, continuano ad essere attuate sulla base di Memorandum d'intesa tra la Libia e Paesi terzi, nonostante sia le autorità libiche, sia quelle di altri Paesi siano a conoscenza ormai da lungo tempo dei gravi e sistematici attacchi subiti dai migranti;

   in questo senso, il rapporto sottolinea come l'Unione europea e i suoi Stati membri abbiano fornito supporto tecnico, logistico e monetario alle predette entità affiliate allo Stato libico, nell'ambito delle operazioni di intercettazione in mare e di trasferimento dei migranti in Libia, incentivando così la continuazione delle violazioni;

   il rapporto si conclude con una serie di raccomandazioni, tra le quali la richiesta a Stati terzi di applicare una stretta due diligence in materia di diritti umani, per quanto concerne forme di supporto alle autorità libiche, e quella di cessare qualunque supporto diretto o indiretto alle entità libiche coinvolte in crimini contro l'umanità e gravi violazioni dei diritti umani, quali le tre istituzioni previamente indicate;

   per ciò che concerne l'Italia, la politica di intercettazione e trasferimento di migranti e richiedenti asilo o rifugiati è stata attuata dalle autorità libiche in conformità con il Memorandum d'intesa stipulato tra l'Italia e la Libia, e attraverso attività di supporto e mezzi di assistenza tecnica alla Guardia Costiera Libica e alle istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi –:

   come il Governo intenda ottemperare – nel contesto del Memorandum d'intesa con la Libia e della programmazione delle missioni di assistenza alle istituzioni libiche – alla richiesta fatta agli Stati dalla Missione d'inchiesta delle Nazioni Unite, di applicare una rigorosa politica di due diligence in materia di diritti umani, nell'ambito del sostegno fornito alle autorità libiche;

   quali iniziative intenda intraprendere nei rapporti bilaterali, così come nei consessi europei, affinché cessi ogni sostegno – diretto o indiretto – agli attori libici coinvolti in crimini contro l'umanità e gravi violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti.
(5-00815)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta orale:


   CHERCHI e AMATO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto, entro la fine del 2023 la Commissione europea adotterà la propria proposta di riforma del regolamento (CE) n. 1 del 2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto;

   anche il Parlamento Europeo, in seguito alla relazione della commissione d'inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto (ANIT) ha espresso la necessità di modificare tale regolamento a causa delle sue lacune e della scarsa applicazione da parte dei Paesi europei;

   in tale contesto, ha destato non poche preoccupazioni l'appoggio iniziale, da parte dell'Italia, al documento portoghese presentato il 30 gennaio 2023 durante la riunione del Consiglio agricoltura e pesca, salvo poi il dietrofront del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in Aula, ove ha dichiarato che: «L'Italia, pur avendo in quella specifica occasione garantito la legittimità dell'atto presentato dalle Nazioni, non ha formalmente condiviso il contenuto della proposta del Portogallo e di altri Paesi», aggiungendo che: «Salvaguardare il benessere degli animali durante il trasporto è uno degli obiettivi più importanti che bisogna perseguire»;

   come quotidianamente mostrano le inchieste di Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione degli animali, sempre più spesso questi ultimi vengono crudelmente considerati al pari di qualsiasi merce da commercializzare;

   infatti, gli animali sono costretti a viaggiare in gravi condizioni, caricati su camion sovraffollati, non equipaggiati per il loro trasporto e sprovvisti delle necessarie omologazioni; spesso vengono esposti a temperature incompatibili con i più basilari concetti di benessere animale e sono costretti a viaggiare per giorni interi, senza alcuna sosta, nonostante siano feriti, assetati o affamati. Lo stesso trattamento viene riservato ai cuccioli non svezzati, addirittura impossibilitati a nutrirsi, prima di essere poi ammazzati;

   proprio nel periodo precedente alla Pasqua 2023, un camion su cui viaggiavano agnelli provenienti dalla Romania è stato fermato per controlli di routine e alcuni animali sono stati rinvenuti in condizioni di estrema sofferenza, tanto che si è dovuto procedere al loro abbattimento in loco;

   inutile precisare che la meta finale di questi viaggi è il mattatoio;

   occorre inoltre sottolineare che, sebbene tali viaggi siano stati considerati «parte integrante della filiera alimentare», gli animali, così come riconosciuto dall'Unione europea all'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue), sono «esseri senzienti», capaci, cioè, di provare dolore e piacere;

   al di là del fatto che, come noto, i trattati europei hanno diretta applicazione nel nostro ordinamento, la recente riforma dell'articolo 9 della Costituzione fa esplicito riferimento alla tutela degli animali, riconoscendo loro una propria dignità;

   alla luce di tale articolo, uno degli obiettivi primari del legislatore dovrebbe essere quello di assicurare il rispetto di tutte le garanzie di benessere nei loro confronti, dal momento della partenza dall'allevamento fino all'arrivo al mattatoio, così come sancito dalla Corte di giustizia dell'Unione europea;

   la situazione in termini di protezione legale degli animali è, invece, ulteriormente aggravata dalla mancanza, in molti Paesi terzi, di un sistema normativo almeno pari a quello europeo;

   la stessa Animal Equality ha lanciato una petizione online con la quale si chiede di tener presenti alcuni parametri nella revisione del regolamento comunitario con l'unico obiettivo di garantire il benessere degli animali;

   tale petizione ha riscontrato un notevole successo, sancendo chiaramente la volontà dei cittadini di vedere, da parte del legislatore, una maggiore sensibilità ed attenzione verso queste tematiche –:

   se il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste intenda rivedere la posizione che assumerà l'Italia ai prossimi incontri Agrifish, prendendo nettamente le distanze dal documento portoghese e schierandosi dalla parte di altre Nazioni, quali l'Olanda;

   se il Governo intenda schierarsi a favore di un totale divieto di esportazione di animali vivi verso Paesi esteri, sostituendo questi ultimi con carne e cercasse, semi ed embrioni, come raccomandato anche da FVE, OIE, ed EFSA.
(3-00393)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   nel 2016 Acam S.p.A., società controllata da comuni spezzini, indìce una gara europea di project financing per la costruzione di un biodigestore in località Boscalino nel comune Arcola (SP). Il capitolato di gara prevede l'espletamento del servizio di trattamento dei rifiuti solidi urbani per la provincia della Spezia, la ristrutturazione di un impianto di trattamento meccanico biologico (per un comprensorio di comuni spezzini di 200.000 abitanti), la realizzazione, nel sito Boscalino, di un impianto anaerobico (biodigestore) da 26.000 ton/anno per i rifiuti organici con produzione di biometano. Viene previsto un investimento di 7.7 milioni di euro. Si aggiudica il project financing il gruppo Iren in quanto unico concorrente; a novembre 2018, Acam S.p.A. viene fusa per incorporazione in Iren S.p.A. la quale subentra nella titolarità dei rapporti giuridici attivi e passivi;

   nel 2019 Iren Ambiente, unica concorrente e aggiudicataria della gara europea del 2016, tramite la società Recos S.p.A., partecipata con Ladurner, presenta in regione un progetto di biodigestore differente da quello del 2016 da realizzarsi in altro sito e con maggiori capacità di trattamento. Il progetto, nonostante stravolga i contenuti del bando e del contratto, viene approvato dalla regione Liguria in sede di Provvedimento autorizzatorio unico regionale (PAUR 397/2019), senza che sia attivata una nuova procedura ad evidenza pubblica;

   il nuovo biodigestore deve avere una capacità di ben 90.000 ton/anno (60.000 ton di FORSU e 30.000 di strutturante) deve essere ubicato nella località Saliceti, per il fabbisogno di circa 350.000 abitanti con un investimento di ben 57 milioni di euro, ben 7 volte superiore rispetto a quanto previsto solo tre anni prima. Con il cambio di locazione dell'impianto si passa da un'area industriale dismessa, quella di Boscalino, con costi significativi da sostenere per demolire il vecchio inceneritore e bonificare i terreni inquinati da diossine, lontana da centri abitati, ad una area agricola vergine quale quella di Saliceti, distante solo 70 metri dal Parco regionale Montemarcello Magra Vara, area naturalistica protetta dall'Europa (Rete Natura 2000, zone ZSC e ZPS), a rischio idrogeologico e sismico (cartografia ISPRA 2019), prossima all'abitato di Santo Stefano di Magra;

   il comune di Santo Stefano di Magra, il comune di Vezzano, e alcuni imprenditori presentano ricorso vincendolo con la sez. II, 3 marzo 2022 n. 173, del Tar della Liguria;

   nel 2022 la provincia delega e sostiene Recos S.p.A. nella richiesta di un finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). La commissione MiTE assegna al progetto 40 milioni di euro, il massimo, ritenendolo conforme per «qualità ambientale» e «congruità economica». Va rilevato che la domanda di ammissione al finanziamento è stata presentata per un progetto mai messo a gara, dopo la bocciatura dello stesso da parte del TAR Liguria;

   la Recos S.p.A., la regione Liguria e la provincia della Spezia fa ricorso al consiglio di stato che con la sentenza del 31 gennaio 2023 annulla di fatto quella del TAR dell'anno precedente, per quello che appare come un mero cavillo burocratico, senza entrare nella valutazione degli impegni e degli oneri che derivano a Recos dall'aggiudicazione della gara europea 2016 e dal successivo contratto di servizio sottoscritto;

   col nuovo progetto si introducono modifiche sostanziali al contratto, fatto censurato dalla giurisprudenza costante della Corte di giustizia europea di cui si richiamano due recenti pronunciamenti «Allorché si introducono condizioni che, se fossero state incluse nella procedura di appalto iniziale, avrebbero consentito l'ammissione di candidati diversi da quelli inizialmente selezionati o l'accettazione di un'offerta diversa da quella inizialmente accettata o avrebbero attirato ulteriori partecipanti alla procedura di aggiudicazione, nonché dall'obiettivo di apertura degli appalti pubblici alla concorrenza nella misura più ampia possibile, perseguito dalle direttive in materia a vantaggio non soltanto degli operatori economici, ma anche delle amministrazioni aggiudicatrici (Sentenza del 27 novembre 2019, C-402/18, EU:C:2019:1023, punto 39 – Sentenza del 12 maggio 2022, C-719/20 EU punto 42)» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non reputi doveroso, alla luce, a parere dell'interpellante, del mancato rispetto delle normative sugli appalti, delle gravi ricadute ambientali e della non congruità economica dell'investimento (costi standard sono di 400-500 euro/ton contro i 950 euro/ton), adottare iniziative volte alla verifica del progetto del biodigestore in località Saliceti, tenuto anche conto del principio fondamentale del Do No Significant Harm (DNSH) che prescrive che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non arrechino nessun danno significativo all'ambiente.
(2-00145) «Traversi».

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 dicembre 2018 veniva pubblicato l'avviso per l'asta in modalità telematica promossa dalla società «Coni Servizi S.p.A.» (oggi «Sport e Salute S.p.A.») – società a totale partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze – per la vendita del bene di proprietà della società denominato Complesso immobiliare a destinazione impianto sportivo – scuola di equitazione sito in comune di Napoli, località Agnano, insistente su area di circa metri quadri 31.000, al prezzo base d'asta stabilito in euro 3.350.000,00 oltre I.V.A.;

   il giorno 5 marzo 2019 era la data prevista per la suddetta asta che però veniva annullata;

   a quanto si apprende, l'annullamento dell'asta sarebbe intervenuto in attesa della conclusione della procedura richiesta dall'allora CONI Servizi S.p.A. al Ministero per i beni e le attività culturali ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo 2 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), per la verifica della sussistenza dell'interesse culturale del bene;

   a distanza di oltre quattro anni dall'avvio della procedura di vendita del complesso sportivo non si hanno notizie in merito ad una sua riattivazione, in quanto non si sarebbe ancora conclusa la verifica della sussistenza dell'interesse culturale del bene;

   dall'eventuale sussistenza dell'interesse culturale discende, tra l'altro, la necessità di autorizzazione l'alienazione del bene tutelato e le condizioni di tutela dello stesso, con la procedura prevista dagli articoli da 55 a 58 del Codice dei beni culturali;

   nelle scorse settimane l'interrogante ha effettuato un sopralluogo nel citato complesso sportivo riscontrando una situazione di abbandono e degrado per quella che potenzialmente rappresenta una struttura da recuperare e valorizzare;

   il complesso, tra l'altro, ospita la gloriosa Scuola napoletana di equitazione i cui destini sono legati alla sorte del bene –:

   quali iniziative urgenti, stante il tempo trascorso e il progressivo degrado del complesso, intendano porre in essere, ciascuno per quanto di competenza, al fine di verificare la sussistenza dell'interesse culturale del bene e le condizioni di tutela dello stesso in caso di alienazione al fine di riattivare le procedure di vendita da parte della Sport e Salute S.p.A. e consentire il recupero, la riqualificazione ed il rilancio della struttura.
(4-00975)


   BONELLI. — Al Ministro della cultura, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a Nago-Torbole (Trento), lungo il declivio che dal Lago di Garda sale verso il Parco delle Busatte, risulta essere ultimato un intervento di ristrutturazione di un immobile in un'area sottoposta a vincolo, precedentemente dichiarato abusivo per più della metà delle cubature dalla Corte di appello di Venezia con sentenza n. 730 del 1996: dei 3.504 metri cubi realizzati, infatti, solo 1.570 risultavano regolarmente autorizzati;

   il TAR della regione Trentino-Alto Adige, con sentenza n. 125 del 2018, chiamato a pronunciarsi – tra l'altro – sulla regolarità amministrativa dei permessi di costruire 14/2016 e 1/2018 (il secondo in variante del primo), considerate le conclusioni della Corte di appello, ha annullato il permesso di costruire, la variante e tre pareri della commissione edilizia comunale, rilevando come il volume del vecchio hotel «Panorama», poi demolito, non fosse mai stato verificato dall'amministrazione comunale prima del rilascio del titolo edilizio, né giustificato in corso di causa, non disponendo più il comune, per sua stessa ammissione, dei titoli edilizi successivi al 1969; il TAR puntualizzava inoltre come fosse ineludibile la verifica, preliminare al rilascio del titolo edilizio, della legittimità della volumetria esistente, pena, in caso contrario, un'inammissibile sanatoria implicita di volumi abusivi al di fuori delle ipotesi eccezionali previste dalla normativa in materia di condoni edilizi;

   nonostante le conclusioni dell'autorità giudiziaria, il comune di Torbole non solo non ha proceduto ad annullare la concessione edilizia, né ad emettere la conseguente ordinanza di demolizione, ma ha rilasciato invece un nuovo permesso di costruire, 8/2019, con volumetria ancora superiore (4.070,70 metri cubi) in favore della ditta 3V S.r.l., proprietaria dell'immobile;

   la Società 3V S.r.l. avrebbe acquistato dalla società Torbole Real Estate S.r.l. l'immobile ad un prezzo di oltre il 60 per cento inferiore a quanto versato nel 2006 dalla venditrice, nonostante la zona di altissimo pregio;

   la costruzione risulterebbe ultimata e sarebbero già stati venduti almeno 10 dei 14 appartamenti di lusso realizzati nell'intervento di ristrutturazione dell'immobile;

   con decreto del 5 aprile 2023 il Giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Rovereto ha fissato per il prossimo 22 giugno 2023 l'udienza preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio, depositata dal pubblico ministero Dottor Aldo Celentano in data 1° luglio 2022 a carico di alcuni amministratori del comune di Nago-Torbole, imputati, tra l'altro, di violazione dell'articolo 44, comma 1 lettera c) del decreto del Presidente della Repubblica 380 del 2001, procurando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale alla società 3V S.r.l. –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti richiamati in premessa, se non si ritenga di dover procedere, in autotutela, all'annullamento dei titoli edilizi abilitativi relativi all'immobile richiamato in premessa a tutela del vincolo paesaggistico e se non si ritenga necessario promuovere ogni iniziativa di competenza in ordine alle ragioni per le quali non siano state rispettate e applicate le sentenze della Corte di appello di Venezia e del TAR del Trentino, dopo l'accertamento delle abusività riscontrate sull'immobile e dell'annullamento dei titoli autorizzativi, consentendo al comune di Nago-Torbole non solo di omettere l'emissione di doverosa ordinanza di demolizione, ma di rilasciare un ulteriore permesso a costruire, per i medesimi volumi che, davanti al TAR, non è stato in grado di giustificare come interamente legittimi non disponendo più dei titoli edilizi, con aumento di cubatura dell'intervento di demo-ricostruzione dell'immobile abusivo, in un'area di alto pregio paesaggistico e ambientale.
(4-00979)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 2006 n. 314 all'articolo 5 (Sedi disagiate) prevede che: «1. Il personale dell'Amministrazione penitenziaria ha diritto all'alloggio gratuito di servizio nelle sedi riconosciute disagiate con decreto del capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria. 2. Nelle sedi di cui al comma 1, sono in ogni caso a carico degli occupanti gli oneri di cui all'articolo 8, comma 1.»;

   a distanza di 17 anni, non risulta agli interroganti l'emissione di un decreto che istituisca, o meglio definisca, quali siano le sedi disagiate nonostante le situazioni territoriali siano molto differenti e con problematiche peculiari;

   gli appartenenti al corpo della Polizia penitenziaria e dell'amministrazione penitenziaria tutta meritano di svolgere il loro difficile lavoro in modo dignitoso e con un supporto in termini abitativi per sopperire ad alcune situazioni di disagio che si verificano in alcuni territori (lontananza dalla sede lavorativa, affitti a prezzi alti, lontananza dal luogo di residenza, eccetera) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di doversi attivare presso il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in modo da pervenire ad una celere emanazione del decreto per l'individuazione delle sedi disagiate anche al fine di rendere concreto ed effettivo il diritto all'alloggio gratuito che ne scaturisce in forza dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 2006 n. 314.
(5-00814)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso della rocambolesca evasione del boss Marco Raduano il 24 febbraio 2023 dal carcere di Badu 'e Carros di Nuoro;

   da recenti notizie di stampa si è appreso di altri gravi fatti di cronaca avvenuti all'interno del medesimo istituto penitenziario, riguardanti questa volta un incendio verificatosi lo scorso 25 aprile 2023 e un'aggressione ai danni di un agente avvenuta solo pochi giorni dopo, il 28 aprile;

   in seguito alla diffusione del comunicato diramato il 24 febbraio u.s. dall'UILPA e delle numerose notizie di stampa nelle quali i rappresentanti sindacali denunciavano le condizioni di «inadeguatezza dei livelli di sicurezza dell'Istituto nuorese dove strumenti e mezzi sono inadeguati e dove persiste una carenza organica di Polizia Penitenziaria importante» l'interrogante aveva presentato l'interrogazione a risposta scritta 4-00563 domandando quali urgenti iniziative intendesse assumere il Ministro interrogato per risolvere la carenza di organico e strumentazione negli istituti penitenziari in generale e in particolare nel carcere di Badu 'e Carros e quali altre iniziative intendesse porre in essere per far fronte alla drammatica situazione delle carceri italiane in tema di sovraffollamento, edilizia carceraria e attività dirette alla rieducazione e al reinserimento dei carcerati;

   in data 28 marzo 2023 il Ministro interrogato aveva risposto evidenziando che «considerata l'estrema gravità di quanto accaduto, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha ritenuto opportuno affidare temporaneamente (il provvedimento ha decorrenza 6 marzo 2023, per la durata di mesi tre) ad altro dirigente (già comandante di reparto della casa circondariale di Milano Opera), di Polizia penitenziaria di comprovata esperienza e capacità, il comando del reparto dell'istituto penitenziario in esame, al fine di garantire il ripristino di adeguate condizioni di sicurezza ed efficienza operativa» e parimenti fossero state avviate le procedure di reclutamento utili a vario titolo per colmare la carenze di organico effettivamente presenti a Badu 'e Carros;

   ciononostante, la situazione continua a peggiorare: le condizioni di lavoro all'interno del carcere nuorese risultano particolarmente gravose, tanto che i sindacati di categoria hanno diramato comunicati nei quali evidenziano la situazione emergenziale nella quale il personale in forza, già in esiguo numero, è costretto a turni di servizio che si protraggono ben oltre quanto stabilito dalle normative e a intervenire in caso di eventi critici come quello del 25 aprile 2023, quando un detenuto sottoposto a regime ex articolo 14-bis Ordinamento penitenziario ha appiccato un incendio, dando fuoco alle suppellettili presenti nella propria camera di pernottamento, mettendo a rischio tutta la popolazione detenuta e il personale in servizio. «Il caos generato dal facinoroso ha messo in subbuglio l'intero Istituto, costringendo la Direzione a chiedere l'ausilio del personale che alloggia nella caserma, il quale pur avendo già espletato il proprio turno di servizio, è prontamente intervenuto ripristinando l'ordine e la sicurezza. La situazione è al limite; sono troppi gli episodi di violenza e aggressioni che quotidianamente vengono registrati ai danni dei poliziotti penitenziari, che nonostante tutto continuano ad elargire impegno, disponibilità, professionalità e spirito di sacrificio pur non avendo i mezzi per farlo in sicurezza»;

   sebbene la dotazione organica prevista per l'istituto, come da decreto del Capo del Dipartimento, consti di 205 unità, attualmente la forza effettivamente operativa sarebbe di sole 140 unità, delle quali 18 in uscita a vario titolo e 2 prossime al pensionamento, numero che non consente un corretto svolgimento dei turni senza che posti chiave per la sicurezza siano costantemente coperti;

   in data 12 maggio 2023 le organizzazioni sindacali manifesteranno davanti alla Casa circondariale di Nuoro per le gravi condizioni in cui il personale di Polizia penitenziaria è costretto a lavorare –:

   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere iniziative straordinarie e urgenti al fine di garantire la sicurezza di detenuti e personale e la piena operatività della struttura penitenziaria di Badu 'e Carros.
(4-00973)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la notizia della proroga della Cassa integrazione all'azienda siderurgica Acciai Speciali Terni (AST), con la conseguente configurazione di una attività produttiva a singhiozzo per il mese di maggio, senza alcuna prospettiva certa per i mesi a venire, costituisce un fatto grave e preoccupante;

   circa un mese fa il Ministro delle imprese e del made in Italy, aveva rassicurato l'azienda, i lavoratori e la città sulla prosecuzione dei lavori per la definizione del nuovo Accordo di programma, che dovrebbe contenere sia il piano industriale di Arvedi che gli impegni del Governo a sostegno del processo di ammodernamento impiantistico e produttivo;

   già nel settembre 2022 l'ex Ministro allo sviluppo economico del precedente Governo aveva definito l'istruttoria dell'accordo di programma giunta «all'ultimo miglio» ma ancora oggi si conosce poco e nulla sui contenuti di questi impegni e in compenso è stato annunciato il fermo temporaneo della quasi totalità dell'attività produttiva e il conseguente ricorso alla cassa integrazione per la quasi totalità degli addetti;

   il 4 maggio 2023 la Direzione aziendale ha infatti annunciato un ulteriore scarico delle commesse, non previsto, e quindi il prolungamento del fermo produttivo e della cassa integrazione;

   a parere dell'interrogante, AST ha bisogno della rapida definizione dell'accordo di programma tra il Governo, le istituzioni locali e la proprietà che contenga tutti gli investimenti occorrenti per affrontare la sfida della decarbonizzazione, in vista della attuazione degli impegni comunitari che considerano il settore siderurgico come uno dei segmenti industriali più climalteranti oggi esistenti, i piani impiantistici per affrontare la sfida della transizione ecologica e le opportunità che essa offre, come in primo luogo la ripresa della produzione del magnetico, collegata alla nuova mobilità elettrica destinata a sostituire i motori endotermici alimentati da fonti fossili, le azioni volte alla riduzione fino al completo abbattimento delle emissioni inquinanti, che sempre più frequentemente vengono segnalate dai servizi pubblici deputati al controllo dei valori dell'inquinamento e la conferma di tutti gli investimenti da tempo previsti, a cominciare da quello del recupero delle scorie, la cui commercializzazione, prevista per l'inizio di quest'anno, è stata rinviata a data ignota per il mancato perfezionamento del processo di messa a punto dei nuovi prodotti derivati dal trattamento del materiale;

   con la consapevolezza che ogni ritardo alla definizione del piano industriale rischia di far perdere le opportunità di mercato, occorre, ad avviso dell'interrogante, un deciso intervento del Ministro in indirizzo affinché si ponga fine all'incertezza e alle preoccupazioni che gravano sulle prospettive dell'AST e sul lavoro di migliaia di famiglie ternane –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere perché si giunga rapidamente alla definizione di un Accordo di programma che consenta di salvaguardare e rilanciare il sito produttivo e i livelli occupazionali così da scongiurare un'eventuale crisi aziendale che costituirebbe un grave danno per le migliaia di famiglie ternane che dipendono dall'AST e dal suo indotto e per l'intera economia umbra.
(4-00976)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   con Deliberazione della Giunta Capitolina 10 novembre 2022 n. 371: «Provvedimenti permanenti, programmati ed emergenziali per la prevenzione e il contenimento dell'inquinamento atmosferico» il comune di Roma oltre ad estendere il perimetro della ZTL Fascia Verde a gran parte della città, stabilisce talune misure di limitazione permanenti;

   in particolare, tra gli altri, sono introdotti i seguenti divieti di circolazione:

    a) permanente dal lunedì al sabato, dal 15 novembre 2022 per gli autoveicoli a benzina e diesel pre-Euro 1, Euro 1 ed Euro 2, nonché per quelli diesel 3 e, dal 1° novembre 2024 anche per gli autoveicoli a benzina Euro 3. Per i veicoli storici il fermo è pressoché totale;

    b) programmato dal 1° novembre al 31 marzo di ogni anno dal lunedì al sabato a partire dal 1° novembre 2023 per gli autoveicoli diesel Euro 4 e a partire dal 1° novembre 2024 per gli autoveicoli a gasolio Euro 5;

   il provvedimento è giustificato con le norme Ue sulla qualità dell'aria, recepite con decreto legislativo n. 155 del 2010. Inoltre l'articolo 7 del Codice della strada dà ai comuni il potere di regolazione della circolazione nei centri abitati;

   i controlli sul rispetto dei divieti sono effettuati, oltre i consueti mezzi, tramite l'installazione di iniziali 51 varchi elettronici, in grado, dalla targa, di risalire alle caratteristiche del veicolo e al proprietario, il tutto in automatico;

   la delibera n. 371 riporta che la regione Lazio si è impegnata ad erogare contributi per la sostituzione dei veicoli oggetto di divieto di circolazione, mentre il comune si è impegnato ad acquistare veicoli per il TPL a emissioni zero a partire dal 2025;

   la delibera sostiene che si intende disincentivare la mobilità privata inquinante, per favorire la scelta del mezzo pubblico. Dall'Annuario Statistico di Roma Capitale (aggiornato al 24 giugno 2022) si evince che l'età media del parco ATAC, che dispone di circa 2.000 veicoli, è pari a 12,3 anni. La flotta ATAC è assolutamente inadeguata a garantire il diritto alla mobilità, trattandosi di mezzi vetusti e soggetti a continui guasti (in media ogni giorno 4 su 10). A maggior ragione se venisse gravata a cagione dei nuovi divieti, da centinaia di migliaia di nuovi passeggeri;

   secondo dati elaborati da Roma Servizi per la Mobilità la misura impatterebbe su 30.000 residenti e 300.000 non residenti. Ma in realtà sono molti di più se si considera che solo il 46 per cento dell'1,7 milioni delle autovetture di Roma si colloca nelle classi di emissione Euro 5 o Euro 6 oggi classificate come meno inquinanti. Senza contare i mezzi turistici e di trasporto che accedono giornalmente all'area cittadina; peraltro dal 2024 dovranno fermarsi anche l'Euro 5 a gasolio;

   la fascia meno abbiente della popolazione romana, che risiede in periferia e nella cintura attorno a Roma, possiede e utilizza, per motivi di lavoro, veicoli ai quali sarà applicato un divieto permanente o programmato di accesso e circolazione. Ciò non solo nella cosiddetta ZTL Anello Ferroviario, che già si estende su una vasta porzione del territorio capitolino, ma anche nella ZTL Fascia Verde, così come ridefinita;

   il diritto alla mobilità privata è una delle conquiste dell'Italia del dopoguerra: non è pensabile costringere i cittadini a rottamare i propri veicoli, alcuni dei quali (Euro 5) da considerare non inquinanti, per acquistarne altri a minor impatto ambientale. Gli incentivi per le motorizzazioni endotermiche Euro 6 sono esauriti e le auto ibrido/elettriche, sia pure incentivate, hanno prezzi inabbordabili per la gran parte della popolazione;

   ma, secondo gli interpellanti, l'amministrazione romana appare vivere fuori dalla vita reale: l'assessore alla mobilità parla di «cambio culturale nel concepire lo spostamento, di sharing mobility, di ciclabili». La road map di pochi mesi appare insostenibile ai più. Immediatamente è partita la protesta dei cittadini romani e una raccolta di firme ha raggiunto in pochi giorni oltre 80.000 sottoscrizioni. Una situazione da non sottovalutare perché potrebbe raggiungere tra pochi mesi toni drammatici e altamente conflittuali;

   la rivolta dei gilet gialli (Francia 2018), nasce da un aumento delle accise dettato da motivi di natura ambientale e sta a dimostrare che l'impatto di tali provvedimenti colpisce maggiormente i meno abbienti. È stata la rivolta dei provinciali che si fanno decine di chilometri per andare al lavoro con le loro carrette diesel, contro i parigini, col metro e l'auto elettrica sotto casa;

   il decreto legislativo n. 155 del 2010 prevede (articolo 1, comma 5) che «Le funzioni amministrative relative alla valutazione ed alla gestione della qualità dell'aria competono allo Stato, alle regioni e agli enti locali, nei limiti previsti dal presente decreto»;

   attualmente in materia di circolazione dei veicoli nelle località urbane si rinviene una babele di disposizioni, che minano la certezza del diritto. Talune amministrazioni italiane si ostinano a non comprendere che i processi vanno accompagnati e non imposti –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a:

    a) ricondurre i provvedimenti sulla mobilità privata urbana a una serie di princìpi generali, in maniera tale da escludere disposizioni locali che vietino la circolazione, se adottate in assenza di adeguate e contestuali misure volte a realizzare le infrastrutture necessarie a migliorare la mobilità cittadina e a garantire un trasporto pubblico efficiente e adeguato alle esigenze, tutelando il diritto alla mobilità privata dei meno abbienti che utilizzano il proprio veicolo per lavoro;

    b) spostare le risorse destinate agli incentivi per i costosi veicoli con emissioni nella fascia 0-60 grammi di CO2 a quelli per veicoli con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi, per favorire il ricambio del parco auto e ridurre l'inquinamento;

    c) prevedere un minimo di accessi consentiti ai centri cittadini per le auto storiche, secondo il modello adottato a Milano;

    d) introdurre la possibilità di accedere nei centri cittadini ai mezzi vietati, a fronte di specifiche esigenze, mediante iscrizione a piattaforme informatiche appositamente dedicate ed eventuale pagamento di ecopass;

    e) escludere, in attesa del rinnovo del parco auto nazionale, qualsiasi forma di divieto di circolazione per i veicoli diesel Euro 5 e benzina Euro 4, posponendo i divieti relativi ai diesel Euro 4;

    f) centralizzare a livello nazionale le fasce orarie e settimanali di divieto di circolazione.
(2-00147) «Battilocchio, Marrocco, Barelli, Squeri, Casasco, Paolo Emilio Russo, Orsini, Bagnasco, Saccani Jotti, Deborah Bergamini, Tenerini, Mazzetti, De Palma, Polidori».

Interrogazioni a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 6 maggio 2023, ancora una volta, la rete ferroviaria italiana è stata interessata da un grave disservizio che ha mandato in tilt buona parte della circolazione ferroviaria del Paese;

   a causa dell'ennesimo inconveniente tecnico alla linea elettrica di alimentazione dei treni, questa volta nella tratta che collega Roma Tiburtina e Settebagni, la circolazione è stata fortemente rallentata e molti ritardi hanno superato le sei ore;

   evidenti e pesantissime sono state le ripercussioni per i viaggiatori a causa dei ritardi, le limitazioni di percorso o le cancellazioni provocate dal guasto tecnico, con ripercussioni maggiori per i treni dell'Alta Velocità tra Roma e Firenze e con le relative stazioni riempite di passeggeri in attesa o in fila ai banchi delle informazioni;

   la linea elettrica di alimentazione dei treni sulla tratta interessata, è stata ripristinata nel pomeriggio inoltrato, anche se ci sono volute altre ore per riassorbire per intero i ritardi accumulati anche a lunga distanza dal luogo degli originari disagi;

   solo poco tempo fa, il 20 aprile 2023, un carro di un treno merci era uscito dai binari tra le stazioni di Sesto Fiorentino e Firenze Castello, fermando di fatto la mobilità ferroviaria dell'intero Paese. L'incidente provocava l'abbattimento di alcuni elementi dell'infrastruttura ferroviaria, tra cui alcuni pali e tralicci che sorreggono i cavi che erogano l'alimentazione elettrica ai treni;

   l'incidente ha interrotto la circolazione ferroviaria tra Firenze e Bologna, con gravi disagi per i passeggeri dei treni ad alta velocità, ma anche di alcuni Intercity e regionali, provenienti da Roma e Napoli, con direzione Milano e Torino, e viceversa. A Firenze un intercity notturno è rimasto fermo per ore vicino a Sesto Fiorentino con 153 persone a bordo, assistiti con viveri e assistenza del 118;

   le infrastrutture ferroviarie nazionali si confermano ancora una volta estremamente fragili, e i ritardi e i guasti dei treni sono sempre più frequenti –:

   quali iniziative urgenti si intenda adottare al fine di programmare un serio piano di investimenti per garantire la necessaria attività di manutenzione e di ammodernamento della rete ferroviaria nazionale;

   se non intenda fornire i report e i dati statistici degli ultimi tre anni, relativamente a quanti e quali siano stati gli incidenti, guasti e disservizi occorsi lungo la rete ferroviaria nazionale e regionale che hanno determinato particolari disagi agli utenti.
(3-00390)


   DALLA CHIESA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Mola di Bari è tra le poche cittadine nel barese che mantiene uno stretto contatto con l'Adriatico, tramite il proprio porto, dal quale ogni notte decine di pescherecci partono per la pesca. Il pescato viene poi venduto all'interno dello storico mercato ittico sul lungomare;

   negli ultimi anni i pescatori di Mola a Bari lamentano il crescente insabbiamento dell'infrastruttura portuale: il pescaggio è ridotto a poca cosa, tutte le imbarcazioni toccano il fondo e procedono nello stretto passaggio con ripetuti colpi alla carena, molto pericolosi per l'integrità dello scafo al punto che è solo grazie alla perizia degli equipaggi se non si verificano incagli;

   nel 2020 la Giunta comunale ha approvato una nuova delibera di richiesta di finanziamento alla regione Puglia a valere sui fondi Por Puglia 2014-2020, per il dragaggio del porto con la quale si passa dalla stima iniziale di 11,6 milioni di euro ad una nuova previsione di 8,8 milioni di euro. Si tratta di una cifra ingentissima se si tiene conto che la regione Puglia aveva stanziato per il dragaggio di tutti i porti pugliesi, ad eccezione dei porti di scalo internazionale, la cifra complessiva di 48 milioni di euro;

   tuttavia questa appare giustificata dal fatto che peraltro gli esami sui prelievi effettuati nel 2019 stabilivano la necessità di smaltimento in appositi impianti e non in mare a causa dell'elevata presenza di inquinanti. A questo si aggiungeva la massa ingente di materiali di insabbiamento accumulatasi negli anni, dovuta alla conformazione e dell'esposizione del bacino portuale che si presta all'ingresso di sabbia;

   nell'ottobre 2022 il finanziamento per il dragaggio del porto di Mola è stato pubblicato sul bollettino regionale tra i progetti finanziabili. La regione ha semplificato le procedure di VIA e l'Agenzia regionale Strategica per lo Sviluppo Ecosostenibile del Territorio (ASSET) ha messo a disposizione i rilievi batimetrici e tridimensionali dei fondali. La Capitaneria di Porto di Bari ha messo a disposizione la propria competenza tecnica a fronte del fatto che i comuni portuali non sono preparati per fare progetti marittimi;

   il dragaggio del porto di Mola è un intervento indispensabile per garantire la sicurezza degli operatori della pesca e per dare una prospettiva di sviluppo all'intero bacino portuale. La situazione emergenziale deriva anche dall'abbandono del periodico dragaggio effettuato dal Provveditorato delle Opere Marittime, un servizio smantellato senza motivo e poi passato alle regioni che, come nel caso della regione Puglia, non è stato più riattivato;

   quali iniziative di competenza, anche mediante attivazione delle proprie articolazioni territoriali, possano adottare i Ministri interrogati al fine di accelerare il dragaggio dei porti pugliesi e in particolare del Porto di Mola di Bari, la cui ridotta operatività mette a rischio la sicurezza e il lavoro degli operatori di pesca locali.
(3-00391)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data il 6 aprile 2023, l'incaricato del Coordinamento ravennate «Per il Clima Fuori dal Fossile di Ravenna», presentava formale «Preavviso di pubblica manifestazione» di protesta contro l'ipotizzato progetto dell'impianto di rigassificazione al largo di Ravenna, che prevede l'ormeggio della nave di stoccaggio e rigassificazione «BW Singapore», con una capacità di rigassificazione di circa 5 miliardi di metri cubi e uno stoccaggio di 170 mila metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl);

   la manifestazione di Ravenna seguiva una precedente, svoltasi a Piombino l'11 marzo 2023, con analogo obbiettivo di protesta contro il rigassificatore che, nel frattempo, è giunto nel porto della cittadina toscana ed è già in fase di pre-avvio e si inserisce in una più ampia azione nazionale di protesta delle associazioni e dei cittadini che si oppongono a tali progetti in varie parti d'Italia;

   prima di presentare il formale «Preavviso di pubblica manifestazione», l'incaricato del coordinamento ravennate «Per il clima fuori dal fossile di Ravenna» aveva lavorato – per diversi giorni – insieme ad alcuni funzionari della Questura di Ravenna per individuare il miglior percorso che garantisse, insieme all'incolumità dei manifestanti e dei cittadini non interessati alla protesta, il massimo della visibilità delle ragioni e degli obbiettivi dell'iniziativa di protesta, secondo quanto previsto dall'articolo 21 della Costituzione;

   al termine dei confronti tra l'incaricato del coordinamento ravennate e i funzionari della Questura di Ravenna, il percorso della manifestazione individuato (Piazza Farini, via Carducci, via Mariani, via Raul Gardini, via Guidone, P.zza Caduti per la Libertà, via Arnaldo Guerrini, via Massimo D'Azeglio, viale Francesco Baracca, Piazzetta Gandhi, via Cavour, piazza Andra Costa, via IV Novembre, Piazza del Popolo) veniva sottoposto al commissario responsabile dell'ufficio DIGOS di Ravenna, che esprimeva – seppur avvertendo sulla eventualità di «possibili» cambiamenti – un sostanziale assenso al percorso individuato;

   in data 3 maggio 2023, l'incaricato del coordinamento ravennate, in qualità di organizzatore della manifestazione di protesta del 6 maggio, veniva convocato in Questura presso gli uffici della DIGOS dal commissario responsabile dell'ufficio, per una riunione cui partecipavano, oltre ad un altro membro del coordinamento ravennate, alcuni funzionari della DIGOS che hanno collaborato alla stesura del percorso. Durante l'incontro, a meno di 48 ore dalla manifestazione, il commissario annunciava la sostanziale modifica del percorso – che dal centro di Ravenna veniva spostato in una zona periferica lontana da qualsiasi passaggio di cittadini – ma soprattutto lo spostamento del luogo del comizio conclusivo da Piazza del Popolo, dove insistono le sedi della Prefettura e della Casa Comunale, a piazza Kennedy;

   davanti a tale comunicazione i rappresentanti del coordinamento ravennate esprimevano il massimo della contrarietà, ma non riuscivano in alcun modo a far recedere il responsabile della DIGOS dalla decisione assunta, a detta dello stesso, dal Comitato provinciale per dell'ordine e la sicurezza pubblica di Ravenna ed elaborata direttamente dal Capo di Gabinetto del Questore –:

   se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se ritenga opportuno verificare le motivazioni che hanno condotto alla modifica del percorso e allo spostamento della sede di conclusione nella manifestazione di protesta, che ha pesantemente limitato i cittadini partecipanti nella libertà di espressione del pensiero costituzionalmente garantita, ed adottare iniziative di competenza per appurare la correttezza del comportamento degli uffici preposti e per impedire il ripetersi tali limitazioni delle libertà costituzionali.
(3-00394)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMBROSI e VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta dagli organi di stampa locali, la procura di Trento ha avviato un'inchiesta per istigazione al suicidio, al momento contro ignoti, a causa della morte di un ex insegnante di 63 anni, afflitta da seri problemi di salute da diversi anni, che viveva a Ronchi Valsugana comune in provincia di Trento, a seguito dell'acquisto su internet, di un «kit del suicidio» da un sedicente chef canadese, Kennet Law, arrestato in Canada, il 31 marzo proprio per il reato di istigazione al suicidio;

   il suesposto individuo, riporta l'articolo del quotidiano: «Il Corriere della Sera» pubblicato lo scorso 3 maggio, avrebbe venduto online, circa 1.200 pezzi a persone residenti in 40 Paesi diversi e al fine di fugare ogni dubbio, il procuratore di Trento, ha disposto accertamenti su tutti i suicidi avvenuti nel mese di aprile nelle province interessate che oltre a Trento, sono: Roma, Milano, Napoli, Monza, Lecco, Caserta, Bologna e Pavia;

   la vittima, che presumibilmente si è tolta la vita la sera del 3 aprile 2023, conduceva una vita sempre più riservata, rileva il suesposto articolo, fino al compimento del gesto estremo pianificato in ogni dettaglio, attraverso l'invio di diverse mail alle persone care e un biglietto d'addio lasciato accanto al suo corpo prima di morire, in cui spiegava le ragioni del suo gesto estremo e le modalità per l'acquisto del «kit del suicidio»;

   la vicenda, drammatica quanto inquietante, ha allarmato l'Interpol canadese, che ha avvisato la Divisione centrale della polizia criminale italiana e le nove province italiane interessate dall'invio del diabolico e pericoloso equipaggiamento mortale, (segnalando il nome della donna che figurava nella lista dei clienti online) ha destato profondo sconcerto e dolore nella comunità locale della piccola cittadina trentina, come ha sostenuto il sindaco, il quale ha dichiarato di aver avvisato le forze dell'ordine e il pronto soccorso, a seguito della mail ricevuta dalla donna, nella speranza di trovarla in vita;

   secondo quanto trapela dalle indagini, evidenzia ancora l'articolo di stampa richiamato, all'origine del commercio del «kit del suicidio» da parte del cittadino canadese, vi sarebbe una storia familiare di sofferenza per malattia terminale;

   a giudizio degli interroganti, il suesposto episodio desta sconcerto e preoccupazione, in considerazione dell'evidente facilità con la quale sia possibile procurarsi, attraverso internet, equipaggiamenti di tale pericolosità, in grado di determinare addirittura la morte delle persone;

   al riguardo, risulta urgente e necessario, a parere degli interroganti, avviare adeguate iniziative, volte a impedire di acquistare attraverso reti informatiche, qualsiasi materiale evidentemente proibito oltre che sconsiderato, al fine di evitare che vicende inquietanti oltre che inaccettabili, possano verificarsi nuovamente nel nostro Paese –:

   quali valutazioni, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se, per quanto di competenza, siano in possesso di ulteriori informazioni relative alla vicenda accaduta all'ex insegnante di Ronchi Valsugana, come riportato altresì in premessa e in caso affermativo se non ritengano opportuno renderle note;

   quali iniziative urgenti e necessarie, anche di tipo normativo, i Ministri interrogati intendano infine adottare, nell'ambito delle proprie competenze, affinché sia impedito qualsiasi acquisto diretto o indiretto di materiale, attraverso internet, in grado di provocare la fine della vita umana, attraverso il suicidio.
(5-00817)

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI e BORRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante un comizio elettorale, ripreso anche da video di dominio pubblico, il candidato sindaco di centrodestra di Pomigliano d'Arco (NA), Lello Russo, già primo cittadino per sei volte, ha voluto dichiarare che la camorra a Pomigliano d'Arco, non esiste, e che il comandante della polizia municipale, Luigi Maiello, si «inventa» l'esistenza della criminalità organizzata;

   «O la camorra c'è e va combattuta, e non è così, o la camorra non c'è, come non c'è, e dobbiamo togliere la parola di mezzo». E ancora: «il comandante dei vigili urbani si è inventato la camorra per mettersi una medaglia in petto». Oppure: «Quando in città c'era la camorra la si percepiva e la si toccava con mano. Ma ora, non è più così». Queste solo alcune delle tante sconcertanti affermazioni di Lello Russo;

   secondo il candidato sindaco alle prossime elezioni del 14-15 maggio, il comandante dei vigili urbani si sarebbe inventato la camorra a Pomigliano, dato fuoco da solo alle auto sequestrate alla camorra e riutilizzate dal corpo per attività di polizia. Avrebbe promesso inoltre che caccerà il comandante dei vigili urbani perché «senza cervello» e perché pensa solo a contestare la camorra;

   mentre l'ex sindaco Lello Russo nega l'esistenza della camorra, le indagini degli inquirenti e la cronaca locale raccontano un'altra storia. Una storia fatta di ingenti sequestri di armi e di sostanze stupefacenti a disposizione dei clan locali che fanno affari in città e provincia;

   sostenere che a Pomigliano d'Arco la camorra non esiste nonostante numerosi arresti dei clan locali operato dalla DDA, è un fatto di una gravità inaudita, ed è inaccettabile che invece di combattere la camorra, un candidato sindaco attacchi il comandante dei vigili urbani, che è sotto tutela per le minacce subite, anche per la sua collaborazione con la procura nel contrasto alla camorra e all'abusivismo edilizio –:

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato in relazione alle gravi e sconcertanti affermazioni del candidato sindaco di Pomigliano d'Arco Lello Russo e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per garantire che le elezioni di questo Comune vengano salvaguardate da fenomeni di condizionamento da parte delle associazioni criminali camorriste e per tutelare l'operato della polizia locale a partire dai suoi vertici.
(4-00978)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   da livesicilia.it del 9 maggio 2023 si apprende che lunedì 8 maggio il Ministro per lo sport e i giovani si trovava a Catania per sostenere la candidatura a sindaco di Enrico Trantino, esponente locale di Fratelli d'Italia, a guida della coalizione di centrodestra, in vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale del comune di Catania;

   tra le iniziative svolte è stata effettuata anche una visita all'Istituto Comprensivo Statale Italo Calvino con una delegazione composta dal Ministro Abodi, dal deputato di Fratelli d'Italia Manlio Messina e dal candidato sindaco Enrico Trantino, che non ricopre al momento alcun incarico istituzionale;

   accompagnati dal dirigente scolastico, tale delegazione, accolta con tanto di bandierine tricolore, ha incontrato bambini e insegnanti della scuola elementare in piena campagna elettorale e alla vigilia del voto amministrativo;

   l'incontro è stato anche documentato da diverse foto, pubblicate senza alcun riguardo verso la tutela dei minori inquadrati, sulle pagine social della campagna elettorale del candidato sindaco;

   la circostanza che un Ministro della Repubblica si sia prestato ad un tale atto di mera propaganda, visitando una scuola, peraltro elementare, accompagnato dal candidato a sindaco della città di Catania, creando un evidente equivoco sulla natura istituzionale dell'incontro, rappresenta, a parere dell'interrogante, un grave ed increscioso episodio di utilizzo delle istituzioni per fini privati e di consenso elettorale nonché un danno per la scuola e i bambini coinvolti-:

   se non intendano chiarire la natura e lo scopo della visita del Ministro per lo sport e i giovani all'Istituto Comprensivo Statale Italo Calvino e quali siano le motivazioni tali da giustificare la presenza all'incontro del candidato sindaco della coalizione di centrodestra;

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro dell'istruzione e del merito per evitare che le scuole di ogni ordine e grado vengano utilizzate come passerelle elettorali in spregio dell'istituzione scolastica.
(4-00980)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2022 è diventato operativo il nuovo Sistema informativo per le sperimentazioni cliniche (CTIS) previsto dal regolamento (UE) n. 536 del 2014, che disciplina i trial sui medicinali e dalla normativa europea sui dispositivi medici MDR 2017/745 recepita dall'Italia lo scorso 28 maggio 2021; tale sistema conduce a una trasformazione radicale del precedente sistema e alla gestione armonizzata della valutazione e supervisione delle sperimentazioni cliniche nell'Unione europea e nell'Area economica europea;

   il Regolamento sulle sperimentazioni cliniche e il Clinical Trials Information System (CTIS) hanno come obiettivo quello di potenziare ed ottimizzare il settore delle sperimentazioni cliniche in Europa, incidendo positivamente e altresì sul livello di garanzia nelle sperimentazioni e sui dati che queste potranno generare;

   la legge n. 3 del 2018, al fine di realizzare il necessario coordinamento normativo con il regolamento UE n. 536 del 2014, ha conferito la delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano;

   purtroppo, ancora oggi la legge è in parte inattuata a causa dell'emanazione solo di alcuni dei numerosi decreti attuativi previsti;

   in particolare, non risulta essere stata affrontata la questione del concreto riconoscimento delle figure dei Clinical Monitor o Clinical Research Associate (CRA); si tratta di figure professionali previste dalla normativa in materia di studi clinici, che operano da almeno da 25 anni e che sono chiamate a svolgere funzioni cruciali nel processo di sperimentazione clinica come addetti alla supervisione e catalogazione dei processi;

   malgrado ciò manca nella legislazione italiana una normativa che regoli la certificazione della formazione e dei requisiti necessari per lo svolgimento della professione;

   a oggi nessuna delle facoltà scientifiche sanitarie prevede dei corsi specifici in ambito di ricerca clinica e non esistono classi di concorso per ottenere un'abilitazione scientifica nazionale in tale contesto; eppure, secondo la legge, il Ministero dell'istruzione e del merito avrebbe dovuto provvedere in tal senso. Inoltre, manca a oggi anche una certificazione della abilitazione di queste figure professionali e un corso di formazione/specializzazione specifico presso le Università pubbliche, lasciando tale compito al solo intervento privato con una ripercussione negativa in termini di costi e servizi;

   all'estero tali figure professionali risultano essere in grande parte riconosciute e istituzionalizzate e, laddove presenti, si è constatato un significativo aumento della qualità della ricerca svolta;

   anche in considerazione dell'importanza e della richiesta di tali figure nell'ambito della ricerca e sperimentazione clinica, una istituzionalizzazione e un concreto riconoscimento delle stesse porterebbe rilevanti benefici anche per l'occupazione e la tutela dei diritti dei professionisti, oltre che per la qualità della ricerca; infatti, i CRA non hanno un vero e proprio inquadramento normativo in Italia e, per questo, molto spesso sono assunti tramite borse di studio annuali poco remunerative che inevitabilmente portano a un elevato turnover e perdita di figure senior a discapito del pubblico in favore del privato o, peggio ancora, dell'estero;

   è auspicabile che le istituzioni pongano rimedio a questo vuoto normativo, considerando che si tratta di veri e propri professionisti che devono essere inquadrati ad hoc e dotati non solo di un livello opportuno di educazione universitaria, ma anche di una adeguata formazione in ambito regolatorio e di trial clinici, oltre che di una certificazione di qualifica rilasciata da un ente pubblico che li riconosca al pari delle altre figure che lavorano nel comparto sanità –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare al fine di risolvere questa annosa situazione che compromette il lavoro e la professionalità di un settore e ne limita la portata e l'efficacia;

   quali ulteriori iniziative intenda adottare al fine di garantire a tali professionisti un effettivo riconoscimento della professione e della certificazione della qualifica professionale, oltre che dei requisiti per lo svolgimento della professione, delineando l'inquadramento all'interno delle professioni socio sanitarie.
(2-00146) «Sergio Costa, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello».

Interrogazione a risposta scritta:


   COLOMBO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Azienda Sanitaria ULSS7 Pedemontana ha attivato in via sperimentale la distribuzione farmaceutica attraverso lo strumento dello smart-locker presso l'Ospedale San Bassiano situato nel comune di Bassano del Grappa;

   tale modalità distributiva consente il ritiro dei medicinali senza l'intervento di personale sanitario a supporto del paziente;

   giunge notizia di altre farmacie territoriali che hanno attivato simili servizi di consegna, collegati ai propri siti web, anche al di fuori delle rispettive sedi farmaceutiche;

   alcuni dei citati locker consentono la lettura e/o la scannerizzazione della ricetta che viene presa in carico dalla farmacia che provvede alla consegna tramite locker stesso;

   la vendita a distanza dei farmaci è disciplinata dall'articolo 112-quater del decreto legislativo n. 219 del 2006 (come riformato a seguito della novella operata con il decreto legislativo n. 17 del 2014) e dal decreto ministeriale 6 luglio 2015;

   ai sensi della citata normativa, in Italia, la vendita online è ammessa solo per i medicinali ad uso umano non soggetti ad obbligo di prescrizione medica;

   il Ministero della salute, previa proposta dell'AIFA, ha il potere di disporre, con provvedimento motivato, anche in via d'urgenza, l'oscuramento dei siti illegali di vendita online di medicinali;

   il Codice deontologico del farmacista, all'articolo 30, dispone che la consegna a domicilio dei medicinali soggetti a prescrizione medica possa essere effettuata soltanto dopo che in farmacia sia avvenuta la spedizione della ricetta originale;

   tali previsioni, normative e deontologiche, sono volte ad assicurare l'assistenza al paziente da parte di un professionista sanitario;

   la dispensazione sistematica di farmaci e la spedizione di ricette a distanza può costituire un grave problema di salute pubblica, atteso l'importante ruolo che il farmacista riveste nell'assicurare un corretto uso del farmaco;

   tali modalità possono incentivare l'utilizzo di farmaci soggetti a prescrizione medica e non;

   tali modalità di spedizione e consegna rendono praticamente impossibile lo svolgimento dell'attività di farmacovigilanza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali pratiche e se ritenga legittimo lo svolgimento di dispensazioni con spedizione a distanza della ricetta in via sistematica, anche al di fuori della sede farmaceutica della relativa farmacia;

   se il Ministro interrogato intenda effettuare le opportune verifiche in merito alla sussistenza e all'eventuale profilo di legittimità dei fatti sopra esposti.
(4-00974)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   MIELE, SASSO e LATINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il medico penitenziario è quel professionista che lavora nelle carceri e, in media, è chiamato quotidianamente ad occuparsi delle visite mediche di almeno 250 pazienti detenuti oltre che a garantire l'igiene della persona fisica, l'igiene ambientale, la medicina legale, la certificazione della compatibilità della persona con il regime penitenziario, verificare la situazione sanitaria fisica e psichica del detenuto, occuparsi di medicina del lavoro, provvedere all'acquisto di farmaci e sostanze stupefacenti, coordinare i servizi dei medici di guardia e dei medici specialisti;

   dal 2008 la materia della salute in carcere è passata a carico delle regioni, delle ASL e dei servizi territoriali, tuttavia, la medicina penitenziaria non è ancora contestualizzata da un punto di vista disciplinare e operativo e non esiste una specializzazione dedicata nel percorso di studio in medicina;

   ne consegue che il medico che si trova a lavorare in carcere non è stato adeguatamente formato per intervenire in situazioni ambientali molto distanti dalla quotidianità, non ha ricevuto alcuna formazione accademica e sensibilizzazione sui profili etici e sociali della professione medica in regime di detenzione e assai spesso di dipendenza;

   ad oggi le condizioni di lavoro dei medici chiamati ad operare nelle carceri sono talmente precarie che tale impiego non ha alcuna attrattività, quindi numerosissime sono le rinunce con conseguente esponenziale carenza di personale;

   dimostrazione evidente dell'inadeguatezza del sistema di medicina penitenziaria è il drammatico numero di suicidi nelle carceri italiane che nel 2022 ha raggiunto il picco più alto della storia carceraria recente con 84 episodi, più di uno a settimana;

   per modificare questa condizione è indispensabile avviare la formazione di professionisti in grado di operare nell'ambito della complessa realtà carceraria con competenza, motivazione e capacità innovativa, che alle conoscenze necessarie sugli aspetti sanitari, sia clinici sia di prevenzione, associ princìpi di management dell'istituzione carceraria e studio dei contesti giudiziari e sociali-:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per istituire un nuovo corso di specializzazione in medicina e sanità penitenziaria, intesa come branca di studio, ricerca e didattica teorico pratica.
(4-00971)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interpellanza urgente Scotto n. 2-00137 del 26 aprile 2023.