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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 108 di mercoledì 24 maggio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Lazzarini, Vietri, Benigni, Cavo ed altri n. 1-00099, Di Lauro ed altri n. 1-00137 e Girelli ed altri n. 1-00141 in materia di fibrosi cistica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lazzarini, Vietri, Benigni, Cavo ed altri n. 1-00099 (Nuova formulazione), Di Lauro ed altri n. 1-00137 e Girelli ed altri n. 1-00141 in materia di fibrosi cistica (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 22 maggio 2023 si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda la mozione Lazzarini, Vietri, Benigni, Cavo ed altri n. 1-00099 (Nuova formulazione) il parere è favorevole.

Sulla mozione Di Lauro ed altri n. 1-00137 il parere è favorevole.

Anche per la mozione Girelli ed altri n. 1-00141 vi è un parere favorevole, con un'unica riformulazione del quinto impegno, che leggo: “ad adottare iniziative per la validazione e il relativo riconoscimento a livello nazionale, nell'ambito dello sviluppo e dell'applicazione del sistema di accreditamento nazionale, anche del manuale di accreditamento dei centri per la fibrosi cistica realizzato dalla Società italiana fibrosi cistica, dalla Lega italiana fibrosi cistica e dall'Associazione italiana per la qualità dell'assistenza sanitaria e sociale, al fine di garantire la condivisione e il mantenimento dei requisiti definitivi, validati e omogenei a livello nazionale.”

PRESIDENTE. Riassumo sostanzialmente: le mozioni Lazzarini, Vietri, Benigni, Cavo ed altri n. 1-00099 (Nuova formulazione) e Di Lauro ed altri n. 1-00137 hanno il parere favorevole, sia nelle premesse che negli impegni. L'unica riformulazione riguarda l'impegno n. 5) della mozione Girelli ed altri n. 1-00141, così come declinato dal signor Sottosegretario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Martina Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, quando parlo di fibrosi cistica, mi viene in mente un film, che non so se qualcuno ha visto, “A un metro da te”, un film la cui protagonista è Stella Grant, e una frase in particolare: “le persone con la fibrosi cistica devono stare almeno a 2 metri l'una dall'altra per non trasmettere i batteri”. Questa frase, secondo me, rende bene che cos'è questa malattia, che cos'è per una donna, per un uomo, che cosa dev'essere per un bambino o per una bambina.

C'è un dato che ormai risulta chiaro e che la mozione, oggetto di discussione oggi in Aula, mette bene in evidenza: i casi di fibrosi cistica sono in costante aumento. Si stima che in Italia vengano rilevati circa 200 nuovi casi all'anno e che, dunque, la prevalenza sia di circa 1 bambino su 2.500, con un numero di pazienti censiti nel Registro italiano fibrosi cistica pari a 5.800. Come abbiamo rilevato anche altre volte, però, dietro i numeri ci sono sempre le persone, anche in questo caso persone che convivono quotidianamente con un disagio fortissimo. Numeri che, dunque, non possono essere ignorati, così come non possono essere ignorate le istanze dei familiari delle persone affette da questa malattia.

In realtà, la fibrosi cistica e le sue gravissime conseguenze sono state già oggetto di provvedimenti legislativi specifici. Mi riferisco alla legge 23 dicembre 1993, n. 548, promossa grazie alla sinergia della Lega italiana fibrosi cistica con medici del settore e istituzioni, recante disposizioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica, le cui misure hanno segnato una svolta per il trattamento della malattia, prevedendo l'istituzione in ogni regione di centri di cura dedicati ed altamente specializzati. Inoltre, tale legge prevedeva, in base a criteri ben definiti, la ripartizione delle risorse destinate a tale scopo, sia per l'assistenza, che per la ricerca.

Assistenza e ricerca: una ripartizione fondamentale e lungimirante, perché ha consentito di garantire le cure e, al contempo, sviluppare terapie sempre più innovative in grado di affrontare in modo sempre più efficace la malattia.

Proprio grazie alle risorse destinate alla ricerca, negli ultimi anni, infatti, sono stati introdotti nuovi medicinali per la cura della fibrosi cistica, che intervengono sul funzionamento della proteina CFTR, la cui assenza o il malfunzionamento sono la principale causa della malattia stessa. Tali medicinali hanno ottenuto di recente la classificazione nella cosiddetta classe A, tra i farmaci quindi ammessi alla rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale.

In ragione di quanto detto e del numero di persone coinvolte, risulta decisivo ripristinare quanto previsto dalla legge 23 dicembre 1993, n. 548, e dal richiamato articolo della legge n. 362 del 1999, i cui principi sono stati disattesi negli anni 2013 e 2014, non destinando alle regioni la quota di risorse prevista per l'attività di ricerca, come confermano gli approfondimenti condotti sul punto proprio dalla Lega italiana per la fibrosi cistica e i documenti alla stessa forniti dal Comitato interministeriale per la programmazione economica. Inoltre, a decorrere dall'anno 2017, le risorse complessivamente destinate alla fibrosi cistica, ai sensi della legge n. 362 del 1999, vengono ripartite in maniera indistinta, senza differire la quota di competenza per l'assistenza da quella relativa alla ricerca, di cui abbiamo parlato prima. Se si pensa che per una malattia come la fibrosi cistica, le cui terapie solo in questi ultimi anni stanno riscontrando una certa efficacia, non garantirne in modo certo le risorse per lo sviluppo delle ricerche in tale campo appare una contraddizione fin troppo evidente, che necessita di essere sanata.

Quindi, si tratta di nuovo di concetti fondamentali in tema sanitario: risorse, ricerca, informazione, prevenzione. Intervenire in tale ambito, prima di essere considerato un atto politico, è un vero atto di giustizia nei confronti di chi ogni giorno combatte con le conseguenze di questa malattia. Atto di giustizia che si sostanzia non solo nel recupero in modo trasparente del principio di ripartizione delle risorse destinate alla ricerca, ma anche nella necessità di estendere ulteriormente i requisiti di utilizzo di un farmaco innovativo, il Kaftrio, farmaco molto impegnativo dal punto di vista economico, in regime di rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale, anche a fronte di risultati di efficacia registrati nei Paesi che hanno adottato tale decisione. Ad oggi, in Italia, in linea con quanto previsto dall'Agenzia europea per i medicinali, l'uso del farmaco Kaftrio è esteso ai soggetti di età compresa tra i 6 e gli 11 anni. Ciò fa sì che molti pazienti risultano orfani di cure, non essendoci in alcuni casi terapie alternative valide: una ulteriore contraddizione che richiede di essere affrontata ed eliminata alla radice.

Signor Presidente, quanto detto basta per far comprendere che ci sono diverse ragioni, per cui risulta necessario intervenire nell'ambito appena descritto. Come gruppo Noi Moderati e come Coraggio Italia, siamo pronti a fare la nostra parte, per far sì che chi soffre di fibrosi cistica possa continuare a coltivare la speranza di ricevere cure sempre più efficaci e all'avanguardia. Pertanto, il nostro voto è favorevole alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, le mozioni in discussione oggi riguardano la fibrosi cistica, una malattia genetica ereditaria, cronica ed evolutiva, che colpisce un neonato ogni 2.500-3.000. Si conta che, in Italia, si verifichino circa 200 nuovi casi all'anno. La fibrosi cistica è una malattia che colpisce molti organi, soprattutto all'apparato respiratorio e digerente, e i sintomi tendono a comparire nella prima infanzia. È dovuta all'alterazione di un gene che determina la produzione di muco eccessivamente denso, con conseguente chiusura dei bronchi, infezioni respiratorie, ostruzione del pancreas e dell'intestino, problemi di digestione e assimilazione. La patologia è progressiva e tende a peggiorare con il tempo. Tuttavia, la prognosi è migliorata notevolmente negli ultimi anni grazie ai progressi nella terapia, soprattutto se diagnosticata in fase precoce. Attualmente, circa la metà delle persone malate vive oltre i 40 anni, mentre negli anni Sessanta l'aspettativa media di vita era di soli 6 anni. A oggi, tuttavia, non esiste ancora una cura che consenta la guarigione definitiva, ma esistono terapie per contrastarne l'evoluzione, per alleviare e prevenire le complicazioni conseguenti alla malattia e per migliorare la qualità della vita delle persone che ne sono colpite. La malattia non influisce sulle capacità intellettive e non si manifesta sull'aspetto fisico, per questo viene definita anche come malattia invisibile. La persistenza d'infezioni e infiammazioni polmonari provocano, però, il progressivo deterioramento dell'organo, ragione per cui a oggi il trapianto polmonare, praticabile solo in una piccola quantità di pazienti, resta l'unica modalità di intervento.

La fibrosi cistica implica la necessità di una presa in carico globale del paziente nei centri di riferimento di alta specializzazione, che siano in grado di seguirlo dalla diagnosi e per tutta la vita, fino all'età adulta, con cure personalizzate, tenendo conto di tutti i numerosi aspetti della patologia e delle loro conseguenze sulla vita del paziente. Chi si trova in fasi non gravi della malattia deve comunque sottoporsi quotidianamente a un programma terapeutico impegnativo, che coinvolge, specie per i minori, anche le famiglie. Le analisi per diagnosticare la fibrosi cistica possono essere effettuate a ogni età. Tuttavia, grazie allo screening neonatale, di cui la patologia è entrata a far parte nel 1992, la maggior parte dei casi di fibrosi cistica può essere diagnosticata subito dopo la nascita. La legge n. 548 del 1993, citata nelle mozioni, ha ulteriormente illustrato le disposizioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica, determinando un rilevante progresso nella gestione e cura della malattia, mentre il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1999 ha regolamentato tutti e tre gli screening metabolici obbligatori. Nonostante nel 2013 fossero stati stanziati 5 milioni di euro per l'attivazione dello screening neonatale, esteso alle malattie metaboliche ereditarie, poi raddoppiati nel 2014, solo alcune regioni avviarono specifici programmi o progetti pilota. Si calcola, infatti, che nel 2015 solo un neonato su due abbia avuto questa possibilità. La svolta si ebbe solo nel 2016, quando gli screening neonatali obbligatori vennero inseriti nei LEA. La normativa stabilisce che le regioni sono tenute a predisporre progetti obiettivo, azioni programmate e altre iniziative dirette a fronteggiare la fibrosi cistica, da considerarsi malattia di alto interesse sociale. Più in particolare, gli interventi delle regioni dovrebbero essere rivolti: alla prevenzione primaria, alla diagnosi precoce prenatale, alla cura e riabilitazione dei malati, anche con la fornitura a domicilio delle apparecchiature, degli ausili e dei presidi sanitari necessari per il trattamento complessivo; ad agevolare l'inserimento sociale, scolastico, lavorativo e sportivo dei malati di fibrosi cistica; a favorire l'educazione e l'informazione sanitaria del cittadino malato e dei suoi familiari, nonché dalla popolazione; a provvedere alla preparazione e all'aggiornamento professionale del personale sociosanitario addetto; a promuovere programmi di ricerca atti a migliorare le conoscenze cliniche e di base della malattia. Tuttavia, come anche evidenziato nei testi delle mozioni, le regioni hanno dato attuazione alla legge in maniera differenziata e, purtroppo, non tutte hanno assicurato i presidi di prevenzione e cure, necessari e dedicati. Il risultato è la differenziazione di accesso alle cure e la disomogeneità nei LEA associati.

Dato questo quadro, i proponenti chiedono all'Aula di impegnare il Governo su numerosi punti teorici, ma anche pratici, che ci vedono favorevoli . È fondamentale restituire il giusto impulso alla ricerca, come evidenziano anche i progressi registrati in questi anni in campo terapeutico, con lo sviluppo di medicinali che possono intervenire sul funzionamento del gene responsabile della patologia; solo una ricerca costante e dotata di fondi necessari può essere davvero utile e incisiva, evitando eventuali illusioni ai pazienti, oltre che sperperi di fondi pubblici, che sarebbe indispensabile usare per un'effettiva cura della malattia. Si impegna il Governo a incrementare e vincolare nel Fondo sanitario nazionale le risorse necessarie ad assicurare strutture, personale e attrezzature adeguate per l'assistenza e la cura dei pazienti con fibrosi cistica. Si chiede di implementare l'assistenza domiciliare, anche farmacologica, per migliorare la qualità della vita dei pazienti con fibrosi cistica, assicurando che nell'équipe multidisciplinare siano incluse tutte le figure professionali necessarie, quali il medico specialista, il pediatra o il medico di medicina generale, il nutrizionista, il fisioterapista, l'infermiere professionale, l'assistente sociale e lo psicologo. Occorre, infatti, assicurare a ogni persona con fibrosi cistica e al suo nucleo familiare l'assistenza psicologica necessaria ad affrontare la malattia e a convivere con essa. Si chiede di potenziare le capacità e possibilità lavorative, scolastiche, sportive e sociali; agevolare un modello assistenziale personalizzato per ridurre ogni forma di ospedalizzazione e garantire ai malati farmaci innovativi. È inoltre di fondamentale importanza che la strategia nazionale di lotta alla fibrosi cistica sia potenziata dal punto di vista dell'assistenza ai pazienti, ma soprattutto nella riduzione delle disomogeneità esistenti sul territorio nazionale, con un monitoraggio sull'attuazione della legge n. 548 del 1993, anche al fine di aggiornarne e potenziarne le disposizioni. Per queste ragioni, il gruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore delle mozioni proposte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. “La fibrosi cistica è una malattia genetica multiorgano, cronica e degenerativa, che danneggia progressivamente gli apparati respiratori e che colpisce le ghiandole esocrine, come quelle che producono muco e sudore. In particolare, sono danneggiati i polmoni, il pancreas, il fegato, l'intestino, i seni paranasali e l'apparato riproduttivo”. Vedete, colleghe e colleghi, questo è l'inizio della mozione che ho voluto sottoscrivere insieme ai colleghi del Partito Democratico. Sono parole che in quest'Aula risuonano come incipit di una discussione parlamentare.

Io mi sono chiesta che vibrazione e risonanza potessero - e possano - avere queste stesse parole in una coppia di genitori a cui viene diagnosticata, magari per il figlio o la figlia, la fibrosi cistica quando, nell'excursus della lettura di una diagnosi, iniziano a immaginare quale sarà la vita per loro e per i loro figli. Mi sono chiesta quale smarrimento si possa provare e quale irruzione queste parole possano avere nella solitudine di questi pazienti.

Allora, credo che la nostra discussione debba partire da qui, dalla consapevolezza che in quest'Aula stanno entrando le loro domande, le loro lacrime, il loro smarrimento, la domanda “perché a me, perché a noi?”, come accade con le gravi malattie croniche e degenerative.

Se questa è la premessa che vorrei porre nella discussione di questa mozione, credo che debba conseguire alla stessa un'assunzione di responsabilità e di rispetto perché, ogni volta che in quest'Aula parliamo di salute e di medicine, lo facciamo con quell'astrazione a cui la politica si è troppo spesso abituata. Non dimentichiamoci che dobbiamo avere, sì, uno sguardo generale e universale, ma che fonda le sue radici nella concretezza dell'umano, che si incarna nelle scelte politiche e istituzionali di quest'Aula.

Allora, se così è, lasciatemi fare una premessa. Spiace che su questa mozione non si sia cercato uno sguardo unitario di quest'Aula, anche a fronte - e ringrazio il Sottosegretario - dei pareri favorevoli che il Governo ha espresso su tutte le mozioni presentate. C'è una questione di metodo del nostro esercizio di rappresentanza democratica e istituzionale. Le mozioni servono a trovare quello sguardo di convergenza e di sintesi che il nostro dovere verso il Paese ci continua a richiamare. Stiamo attenti a fare di queste mozioni lo spazio personale e particolare di una forza politica rispetto alle altre di interlocuzione con il Paese. Non siamo chiamati a essere parte di un meccanismo democratico (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), ma ad animare una scelta e una coscienza di responsabilità integrata e unanime. Non andate avanti così! Mi rivolgo ai banchi, purtroppo quasi vuoti, della maggioranza. So cosa significa, Sottosegretario, stare in un'Aula vuota, quando si parla di temi che riguardano la vita delle persone ed essere lì a presidio di una scelta del Governo, a fronte di un Parlamento che ha imposto un dibattito, quando poi i parlamentari non sono presenti nell'ambito dello stesso. Qui si sta parlando della scelta e della conseguente assunzione di responsabilità da parte della maggioranza in merito alla mancata convergenza su una mozione unitaria. È vostro compito e vostra responsabilità farlo. Noi ci siamo, lo abbiamo fatto quando eravamo al vostro posto, ora tocca a voi. Non sottraetevi a questo compito difficile e faticoso di farvi promotori di una scelta di Paese, che ci deve vedere tutti coinvolti.

Non è accettabile, colleghe e colleghi, che su una mozione sulla fibrosi cistica oggi ci presentiamo divisi di fronte al Paese. Lo dico a noi dell'opposizione, lo dico ai banchi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), ed è per questo che noi convintamente - lo anticipo - voteremo a favore di tutte le mozioni.

Ringrazio i colleghi del Partito Democratico con i quali abbiamo voluto dare un segnale in questo senso e arrivare alla formulazione unitaria di una mozione, per quanto piccola possa essere, delle nostre forze politiche.

Entriamo nel merito di questa discussione. Si stanno susseguendo interventi su mozioni che riguardano temi di competenza del Ministero della Salute. Il tema della salute delle persone sta diventando prioritario nel dibattito parlamentare e ci auguriamo che il parere favorevole su queste mozioni confermi che diventerà prioritario nell'azione di Governo.

Questo significa, innanzitutto, iniziare a dare stabilità strutturale al modello e a un processo innovativo di ricerca, da un lato con i fondi, che ora mancano, dall'altro lato, con l'efficacia dell'utilizzo di questi fondi; ogni volta che un fondo destinato si incaglia in qualche decreto ministeriale, in qualche conferenza Stato-regioni, in qualche passaggio tra le varie amministrazioni e impiega mesi o anni per arrivare a destinazione, falliamo noi stessi, al di là delle nostre buone intenzioni.

Il tema della ricerca integrata all'interno del Servizio sanitario nazionale deve saper valorizzare le eccellenze che ci sono, pubbliche e private, che devono partecipare, in un principio di cooperazione integrata e di sussidiarietà, alla definizione di un hub Paese della ricerca, perché chi fa ricerca sa che nessuna piccola eccellenza potrà essere in grado di muovere il sistema complessivo, se quella ricerca non viene messa a sistema con l'intero ambito della ricerca, e oggi la ricerca è inevitabilmente internazionale. Lo dico a lei, Sottosegretario, e mi auguro - sono certa di questo - che anche il Ministero dell'Università e della ricerca, con la Ministra Bernini, possa attuare questa svolta.

Il PNRR ha imposto la costituzione di centri nazionali ed internazionali per la ricerca, centri di eccellenza, che hanno affiliazioni ampie e multiple. Ebbene, diamo stabilità e strutturalità a questo sistema! Se lo farete, noi saremo al vostro fianco.

Accanto a questo però - siamo onesti - serve dare fiato diverso alla presenza territoriale di prossimità della medicina: quella famiglia a cui viene diagnosticata una malattia di questo tenore e di questa gravità non può cercare su Internet qual è il centro di eccellenza a cui potersi rivolgere, ma deve avere un presidio territoriale che la prende in carico, che le dà le indicazioni, perché chiunque di noi ha vissuto il dramma di una diagnosi nefasta sa che la prima cosa di cui ha bisogno è chiarezza delle informazioni, un numero di telefono a cui telefonare e una persona umana che si rivolge a noi dicendoci che è al nostro fianco e che ci accompagnerà in modo costante e cronico (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe). Questo significa medicina territoriale, presidi ospedalieri qualificati e investimento nella telemedicina, che però deve saper cogliere la complessità dei fenomeni.

Il Piano nazionale per la cronicità - ce lo siamo detti in tanti altri contesti - non è più rimandabile; va inserito il tema della fibrosi cistica e vi è, poi, il tema della presa in carico di malattie croniche che devono essere riconosciute come tali. Servono le risorse e serve il sistema. Colleghe e colleghi, se siamo tutti d'accordo, perché non lo facciamo? Perché non lo inseriamo come priorità tra le scelte del nostro Parlamento?

Infine, il Fondo per i farmaci innovativi e la ricerca sui farmaci innovativi. Sottosegretario, ormai siamo d'accordo su questo e lo rilancio per l'ennesima volta: date seguito a quell'impegno che permetta di introdurre anche altri farmaci all'interno di questo Fondo.

Chiudo, speranzosa che questo passaggio ci permetterà di cambiare passo nell'affrontare queste tematiche. Se così sarà, il nostro gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe sarà in prima linea a cooperare con il Governo e con tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie Presidente, Governo e onorevoli colleghi. La fibrosi cistica viene chiamata “malattia invisibile” perché non presenta manifestazioni visibili sul corpo, né danneggia le capacità intellettive del malato, ma incide fortemente sulla qualità della vita di coloro che ne soffrono. Invisibile agli occhi altrui, questa patologia segna la quotidianità di chi ne soffre e ne influenza il progetto di vita. In Italia si stimano circa 6.000 malati; ogni anno si registrano circa 200 nuovi casi. È una malattia dovuta alla mutazione di un gene, per la quale non esistono ad oggi ancora terapie per una guarigione definitiva. Grazie alla ricerca però sono stati individuati i farmaci per contrastarne l'evoluzione e per alleviare e prevenire le complicanze conseguenti alla malattia, oltre che per permettere - e non è di poco conto - un miglioramento della qualità della vita delle persone che ne sono colpite.

Oggi i progressi terapeutici e assistenziali incidono sull'aspettativa di vita, che non si ferma più all'adolescenza.

Sulla base dei dati forniti dalla Lega italiana fibrosi cistica, la prevalenza dei pazienti in Italia con età uguale o superiore ai 18 anni, oggi, è al 60,5 per cento.

Le terapie sulle quali si sta molto insistendo prevedono la personalizzazione degli interventi al fine di curare il difetto di base e le diverse mutazioni genetiche che portano alla malattia. La fibrosi cistica rappresenta una sfida importante per il sistema sanitario nazionale e per l'intero apparato di assistenza di coloro che ne sono affetti, trattandosi di una malattia rara che solo recentemente sta trovando anche risposta a livello di gratuità dei farmaci e di assistenza, considerato che richiede cure a lungo termine.

Nel corso degli anni, sono state adottate misure importanti per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica, che hanno visto l'istituzione di centri di cura specializzati in ogni regione, grazie anche al contributo fondamentale delle associazioni dei pazienti. Tuttavia, oggi, è necessario fare di più. Nel 2020, l'aspettativa di vita media di un malato di fibrosi cistica superava di poco i 40 anni. La ricerca è la nostra chiave. È necessario investire di più sull'attività di ricerca, che deve essere sostenuta e promossa attraverso l'allocazione di risorse adeguate e potenziando gli incentivi fiscali finalizzati.

Forza Italia, già nella scorsa legislatura, si è impegnata su questo fronte. Numerosi sono gli atti di sindacato ispettivo presentati per il riconoscimento dei medicinali e per un potenziamento dell'assistenza, anche domiciliare, ai malati di fibrosi. Inoltre, è stata presentata da Forza Italia, nella scorsa legislatura, una risoluzione in Commissione a prima firma del parlamentare Novelli. Tuttavia, dobbiamo fare di più, ognuno di noi ha il dovere di fare di più. Sono passati poco più di 2 mesi da quando abbiamo votato una mozione unitaria in materia di malattie rare. Sappiamo che troveremo nel Governo e nel Ministero della Salute interlocutori sensibili ed attenti.

Speriamo di trovare in quest'Aula la stessa capacità di agire uniti, in maniera trasversale, per il benessere e la salute dei cittadini, come più volte è avvenuto. Non possiamo permetterci su questi temi di essere o apparire divisi.

Forza Italia appoggia e sostiene con convinzione questa mozione che ha sottoscritto, nella consapevolezza che solo su un piano multidisciplinare, inserendo, ad esempio, la fibrosi cistica nel Piano nazionale della cronicità, riconoscendo la specificità della malattia e promuovendo la riduzione della disomogeneità nell'assistenza ai pazienti su tutto il territorio nazionale, si possano garantire standard uniformi e di alta qualità nella cura della patologia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Non starò a ripetere le definizioni che hanno già opportunamente detto i colleghi che mi hanno preceduto, e nemmeno quanto abbiamo già sostenuto in sede di discussione generale di queste tre importanti mozioni.

Condivido quello che diceva la collega Bonetti prima, ossia che, di fronte ad alcune questioni sanitarie così significative, così importanti, così condivise e trasversali rispetto ai gruppi, forse aveva molto più significato riuscire ad arrivare a una mozione unica - lo dico dai banchi dell'opposizione -, perché, effettivamente, sarebbe stato un segnale significativo e importante. Tra l'altro, mi sembra che un segnale è stato accolto anche dal Sottosegretario, che ha espresso un parere sostanzialmente favorevole del Governo su tutte e tre le mozioni presentate. È vero anche che le mozioni per alcuni versi si distinguono e, quindi, forse, il fatto di avere queste capacità identitarie nel vedere una progressione verso un miglioramento del Servizio sanitario nazionale credo sia importante sottolinearlo. Tuttavia, è, sicuramente, più importante se questa visione diversa che possiamo avere l'uno rispetto all'altro, come forze politiche, diventa patrimonio di tutti. Questo è un dato di fatto.

Stiamo parlando giustappunto di una malattia cronica invalidante che, detta così, è una definizione un po' fredda, perché, al di là dei numeri - 100.000 persone nel mondo, 200 nuovi casi l'anno di fibrosi cistica nel nostro Paese -, si tratta di una malattia che, purtroppo, non guarisce ed è capace di coinvolgere, in maniera significativa, non solo la persona affetta dalla patologia, ma, dirò di più, tutta la sua famiglia e addirittura la stessa comunità di riferimento. Ecco che diventa assolutamente importante - e questo è l'elemento su cui dovremmo riflettere più a lungo - riuscire a capire che dobbiamo essere capaci di fornire una cura globale.

Bisogna pensare, sì, al singolo, ma bisogna anche pensare e allargarci in termini proprio di comunità stessa. Noi dobbiamo essere capaci di sviluppare, sui vari territori, un processo di empowerment collettivo. Vi leggo la definizione di empowerment di Wallerstein, che ha avuto più credibilità a livello internazionale: “L'empowerment è un processo dell'azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l'equità e la qualità di vita”.

Guardate, è una definizione molto importante, molto pregnante, perché enfatizza elementi che rendono l'empowerment un vero e proprio strumento di democrazia diretta, intesa come partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alle scelte della comunità dove vivono e lavorano. È un'azione sociale, ossia una partecipazione sociale attiva; è l'acquisizione di competenza della comunità rispetto alla propria vita, consapevolezza del proprio valore, valorizzazione dei singoli, delle famiglie e delle loro comunità; è produzione di cambiamento verso un miglioramento dell'equità e della qualità di vita. Quello che dovremmo capire rispetto a tutte le patologie croniche è proprio questo, ossia che non sono accettabili sistemi che non siano solidali, che non siano capaci di prendersi cura.

Quando una persona è malata cronicamente, con una malattia invalidante come questa - infezioni polmonari continue, malnutrizione, perché colpisce in particolare pancreas e fegato, oltre ai polmoni, con tutte le bronchiti croniche recidivanti -, quando una persona è malata con questo tipo di caratteristiche e, spesso, non riesce a raggiungere neanche i 40 anni di età, la famiglia è coinvolta in una maniera straordinaria, ma la questione non riguarda solo quella famiglia, riguarda tutti quanti, riguarda tutti noi.

Dobbiamo entrare in quest'ordine di grandezza. Se c'è un soggetto fragile e debole, affetto da problematiche, quando si tratta di una persona con disabilità, non è un problema solo suo. È un problema di tutti, è un problema di ciascuno di noi. Questo è un elemento importante e mi piace l'idea che, in questo contesto, tutte e tre le mozioni siano state accolte. Questa è un po' la parte che forse qualifica la capacità di questo Parlamento di accogliere una parte importante della mozione che abbiamo presentato, come l'incremento e il vincolo nell'ambito del Fondo sanitario nazionale, per avere risorse assicurate rispetto alle strutture che si occupano di questo problema.

Sicuramente riteniamo significativo assicurare ad ogni persona con fibrosi cistica e al suo nucleo familiare l'assistenza psicologica necessaria ad affrontare e convivere con la malattia, prevedendo che tutti i centri di riferimento, anche in ottica di accreditamento, forniscano questo tipo di prestazione. Quindi, è una presa in carico che va verso un percorso importante e, così, rispetto a tutti i farmaci innovativi che devono essere garantiti. Sicuramente, ci interessa molto l'aspetto di un'omogeneità in termini di livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale, cioè la possibilità di garantire assistenza a tutte le famiglie che hanno questo problema così importante, così significativo, che genera un incremento di 3 o 4 volte - voglio ricordarlo all'Aula - dei disturbi ansiosi e depressivi, perché, è chiaro, se hai un figlio con questi problemi, la tua vita si orienta completamente a questo tipo di grande preoccupazione. Credo che questa parte, la volontà di garantire su tutto il territorio nazionale l'omogeneità delle linee guida e dei protocolli diagnostico-terapeutici, assistenziali, sociali e psicologici, sia un elemento assolutamente importante e ci serva anche a capire, visto che ad oggi non ci sono ancora questi livelli omogenei di trattamento sul territorio nazionale, quanto possa essere pericolosa l'autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lazzarini. Ne ha facoltà.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, la mozione all'esame dell'Aula, come già ampiamente illustrato durante la discussione generale di lunedì scorso, prevede proposte e azioni concrete per migliorare la qualità della vita e le opportunità di inclusione sociale delle persone affette da fibrosi cistica. Prima dell'illustrazione, vorrei però inviare anch'io, a nome del gruppo che rappresento, un pensiero di vicinanza alle migliaia di famiglie colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna e nelle Marche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ci sono la Protezione civile, gli angeli del fango, i volontari, le Forze dell'ordine, le Forze armate e la Croce rossa che stanno lavorando da giorni; a tutte queste persone va il nostro sentito ringraziamento per il contributo fondamentale che stanno dando in una situazione così delicata, difficile e drammatica. L'auspicio è che le condizioni possano migliorare velocemente e già da subito arrivino gli aiuti per fronteggiare tale emergenza, grazie alle prime importanti misure urgenti che il Governo ha messo in campo attraverso il decreto Alluvioni, stanziando ben oltre 2 miliardi di euro con la prontezza di intervento che lo contraddistingue (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tornando alla mozione, ricordiamo innanzitutto cos'è la fibrosi cistica: una malattia genetica multiorgano, cronica e degenerativa, che danneggia progressivamente gli apparati respiratori e digerenti, pregiudicando seriamente la qualità della vita delle persone che ne sono affette. È caratterizzata dalla produzione di muco eccessivamente denso, che chiude i bronchi e determina infezioni respiratorie ripetute. Viene ostruito anche il pancreas, impedendo che gli enzimi pancreatici raggiungano l'intestino e di conseguenza che i cibi vengano digeriti e assimilati. Si stima che nel nostro Paese un bambino su 2.500 nasca affetto da fibrosi cistica, con 200 nuovi casi all'anno e un numero totale di pazienti censiti nel Registro italiano fibrosi cistica pari a 5.801. Nonostante la gravità e l'impatto della patologia, l'ultimo intervento in materia risale a circa trent'anni fa, quando fu approvata la legge n. 548 del 23 dicembre 1993, recante disposizioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica, che ha segnato una prima svolta per il trattamento della malattia. Grazie a questa legge, infatti, è stata prevista l'istituzione in ogni regione di centri altamente specializzati e di una prima copertura economica per l'attuazione delle misure di ricerca, prevenzione e cura.

Ricordiamo anche il contributo fondamentale che è stato dato nel processo di approvazione della legge dalla Lega italiana fibrosi cistica, l'associazione di pazienti nata grazie alla forza di volontà di gruppi di genitori che, uniti, si sentivano più forti e meno soli. La mozione ricorda questo impegno e sottolinea anche il contributo che viene garantito quotidianamente dall'associazione nell'attuazione degli interventi, con l'obiettivo di raggiungere ogni persona affetta da fibrosi cistica e favorire un miglioramento delle cure disponibili, delle opportunità sociali, dei diritti e della qualità di vita. Sono queste le linee direttrici che abbiamo seguito nella predisposizione della mozione e che vengono declinate in altrettanti impegni e azioni concrete.

Ripercorro, quindi, i punti principali sui quali auspico - e ne sono convinta - vi possa essere un'ampia condivisione. Il primo punto trattato è quello della ricerca: sostegno e promozione delle attività di ricerca. Al riguardo chiediamo che i finanziamenti previsti per la fibrosi cistica vengano integralmente recuperati e tornino ad essere erogati per quote, una per la componente quota “assistenza” e l'altra per la componente quota “ricerca”, come lo erano stati fino al 2012, nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge. L'importanza della ricerca è confermata anche dai progressi registrati in campo terapeutico negli ultimi anni, progressi che hanno portato allo sviluppo di nuovi medicinali per la cura della fibrosi cistica, che hanno permesso di ottenere risultati sorprendenti nella progressione della malattia polmonare, con una riduzione delle infezioni e dei ricoveri. Altro punto importante è quello di valutare, sulla base delle evidenze scientifiche e in occasione delle future procedure di aggiornamento, di inserire nell'ambito del Piano nazionale della cronicità la voce specifica “Fibrosi cistica”. La mozione si concentra anche sull'esigenza di definire requisiti validati e omogenei per l'accreditamento dei centri. Sul punto, proponiamo il riconoscimento a livello nazionale del manuale di accreditamento dei centri per la fibrosi cistica, realizzato dalla Società italiana fibrosi cistica, dalla lega italiana fibrosi cistica e dall'Associazione italiana per la qualità dell'assistenza socio-sanitaria e sociale. Si chiede il giusto riconoscimento di tale manuale, affinché possa diventare un punto di riferimento nella cura e nell'approccio a questa grave patologia.

Altro punto centrale è quello della formazione. Si propone di coinvolgere le associazioni nei percorsi formativi per il personale dei centri di riferimento regionali, anche attraverso la facilitazione di scambi professionali tra i centri stessi. Inoltre, considerato che i pazienti adulti rappresentano circa il 61 per cento della popolazione con fibrosi cistica, con bisogni ovviamente assistenziali completamente diversi da quelli dell'età pediatrica, si chiede di promuovere la formazione di fibrocistologi per adulti, ad oggi pressoché inesistenti.

Vi sono, poi, ulteriori aspetti meritevoli di attenzione che riguardano, ad esempio, l'utilizzo della telemedicina, i farmaci innovativi, ma altresì, sul piano sociale, il riconoscimento delle agevolazioni previste dalla normativa vigente per il settore auto. Per la maggior parte dei pazienti, infatti, i benefici legati all'acquisto dell'auto non vengono ingiustamente riconosciuti e dovremmo intervenire per cambiare la situazione, considerando anche che nella fibrosi cistica la deambulazione può risultare sensibilmente ridotta e che si riscontra l'impossibilità o comunque la disincentivazione all'uso dei mezzi pubblici per l'alto rischio di contrarre infezioni respiratorie. Tutte queste misure, signor Presidente e onorevoli colleghi, sono importanti per migliorare, come dicevo, le prospettive e la qualità della vita delle persone che convivono con la fibrosi cistica e con questo documento la Lega, per prima, vuole dare una risposta alle esigenze di chi patisce gli effetti della malattia e un nuovo sostegno e coinvolgimento delle realtà che si occupano di fibrosi cistica. È un impegno, ancora una volta, a non lasciare nessuno da solo. Ci tengo, comunque, a precisare che la mozione in oggetto è a firma di tutte le forze di maggioranza e che la mancata sottoscrizione degli altri partiti è da ascriversi solamente alle minoranze (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Mi avvio a concludere. Ringrazio il Governo e tutti i colleghi interessati per la sensibilità dimostrata rispetto a un tema che coinvolge migliaia di persone. Oggi - ne sono certa - al di là dei rispettivi schieramenti politici andremo a sottoscrivere una bella pagina della politica italiana. Per le ragioni suesposte, signor Presidente, ribadisco, a nome del gruppo che rappresento, il voto assolutamente favorevole a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, dico al rappresentante del Governo che accettiamo la riformulazione proposta al punto 5) della nostra mozione. Inoltre, riprendendo la riflessione della collega Bonetti, rispetto al fatto che ci troviamo ad esaminare e, poi, votare tre mozioni che parlano dello stesso argomento e che, al 90 per cento, danno le stesse indicazioni, vorrei ringraziare la collega Lazzarini per aver provocato questa discussione e questi approfondimenti. Mi auguro peraltro che queste indicazioni verranno date al Governo con una votazione all'unanimità. Voglio dare una lettura positiva del fatto che tutti ci siamo messi a lavorare, ad approfondire e a proporre riguardo ad un tema tanto delicato, non come momento di divisione dell'Aula, ma come momento di condivisione di obiettivi. Forse, questa è l'occasione per riflettere su come possa essere svolto il lavoro in quest'Aula o, ancor di più, nelle Commissioni, che si occupano di singoli settori, laddove, probabilmente, un momento di riflessione, di condivisione di obiettivi, di approfondimenti e anche di elaborazioni di documenti come questo dovrebbe diventare un fatto ordinario e non straordinario.

Così come oggi usiamo lo strumento della mozione e ieri abbiamo approvato una proposta di legge riguardante altri settori altrettanto importanti e delicati, dobbiamo sempre di più fare in modo che quello che chiediamo oggi diventi un lavoro di consuetudine fatto dal Ministero o dal sistema sanitario nazionale, senza bisogno di continui richiami da parte dell'Aula parlamentare. Non ne faccio, ovviamente, una colpa a chi, in questo momento, è al Governo, perché sarebbe profondamente ingiusto; facciamo una serie di richiami ad attività che sono state svolte nel corso degli anni, però sarebbe bello che cominciassimo ad introdurlo come metodo di lavoro, in particolare se affrontiamo una patologia tanto delicata, come quella di oggi.

Non ripeto quanto hanno già detto, in maniera molto puntuale, più persone nelle dichiarazioni di voto rispetto al tipo di patologia, alle conseguenze e a quant'altro. Voglio solo ribadire che rientriamo in una categoria che colpisce, come è stato detto, un nato ogni 2.500 (quindi, non è banale), la cui qualità della vita - e mi riferisco alla persona colpita e anche al contesto familiare in cui avviene - viene messa a dura prova. A maggior ragione, quindi, abbiamo l'obbligo davvero importante, nel rispetto del dettato costituzionale, di garantire a queste persone tutto quello che possiamo fare.

Nella mozione che anche noi abbiamo proposto abbiamo indicato priorità indiscusse, sulle quali, molto brevemente, voglio invitare a riflettere.

Il primo aspetto, chiaramente, è quello della ricerca, perché, più che mai, quando ci troviamo di fronte a patologie di questo genere, la ricerca è di fondamentale importanza. Lo è l'apporto del no profit; pensiamo alla Lega italiana fibrosi cistica, pensiamo ai 35 milioni che, nel corso degli ultimi 15 anni circa, sono stati messi a disposizione della stessa, ma lo deve diventare anche per lo Stato, per il Governo e, in maniera sempre più coordinata, anche per i livelli i europei, laddove lo studio sul farmaco o su percorsi terapeutici diventa davvero indispensabile per salvare la vita delle persone e per migliorarne la qualità e la durata della vita. E dobbiamo anche fare in modo che la ricerca ci porti a produrre farmaci che siano davvero accessibili a tutti, anche perché si rischia che il costo della ricerca e il mercato del farmaco diventino ulteriori momenti di difficoltà, anche in termini di non accessibilità in maniera diffusa.

È un tema che - oggi parliamo di fibrosi, ma vale anche per altre patologie - davvero ci deve scomodare, perché la scienza ci può consegnare anche soluzioni che molte volte possono essere ulteriormente approfondite, ma l'aspetto economico-finanziario impedisce che questo avvenga. Molte volte ci si dimentica che il fine è il bene della persona, è la risposta al bisogno della persona e la lettura economica necessariamente deve venire in secondo piano.

L'altro aspetto che vogliamo richiamare è il tipo di assistenza che dobbiamo garantire ai malati e alle loro famiglie, perché è indubbio - è già stato detto - che parlare di medicina territoriale, di medicina di prossimità significa davvero riuscire a garantire risposte a tutte le persone che vivono nel nostro Paese. E da qui, la necessità di uniformità di servizi sul territorio nazionale, la capacità di mettere in relazione fra di loro i vari centri proprio per uno scambio di esperienze e di buone pratiche, la necessità di formazione di personale in maniera anche molto specifica, ma, soprattutto, anche la costruzione di veri modelli multidisciplinari. Più le patologie sono complesse e più si ha la necessità di una specifica figura professionale sanitaria che dia risposte, ma si ha bisogno anche di un contorno fatto di supporto psicologico, di altre necessità, con riferimento alla salute della persona colpita dalla patologia stessa, che devono essere maggiormente garantite, perché il rischio è che sia sempre di più all'attenzione la malattia e non la persona malata, che è qualcosa di più complicato, di più diversificato, che ha bisogno di “un di più” in termini di vicinanza ed assistenza.

Sempre nella nostra mozione, vogliamo richiamare l'utilizzo della fiscalità a favore di queste persone. Indubbiamente, esistono normative nazionali che prevedono una serie di sgravi fiscali, ma, per quanto riguarda il tema della fibrosi, non sempre è così automatico che vi si possa accedere con percorsi lineari e comprensibili, mi verrebbe da dire.

Ma, ancora di più, nella parte finale della nostra mozione, vogliamo richiamare un altro aspetto, ossia l'inserimento sociale delle persone affette dalla patologia, perché fa un po' da seconda parte del tema della multidisciplinarietà dell'assistenza e delle prestazioni di attività sanitaria; ha a che fare con l'inserimento scolastico di ragazzi e studenti affetti dalla patologia, ha a che fare con l'inserimento nel mondo del lavoro, nella socialità, nelle attività che ciascuno di noi è abituato a svolgere. Questo, chiaramente, prevede la necessità di formazione dei vari operatori, la capacità di far conoscere quale è la tipologia della malattia e quali sono le necessità per le quali le persone affette devono trovare una risposta nel momento in cui si approcciano a questi tipi di vita di normalità, mi verrebbe da dire.

In conclusione, Presidente, vorrei dire che dobbiamo essere consapevoli di una cosa, è già stato detto: quando noi approviamo mozioni, c'è un mondo fuori che ci guarda, ci sono persone che vivono in grossissima difficoltà e che sperano di trovare da oggi una risposta diversa. Io ho ben presente il limite dello strumento della mozione, ma voglio avere anche ben presente la volontà, che mi auguro unanime, di questo Parlamento che consegna al Governo una responsabilità non banale di risposta. Non dimentichiamoci mai - perché, a volte, più ci si allontana dal territorio, più si diventa legislatori a livello nazionale - che ogni atto che noi facciamo ha due occhi che ci guardano e sono in attesa di una risposta. Io credo che, con questo spirito, con questa sensibilità, approvare oggi queste mozioni significhi, domani, vedere concretizzati i punti che tutti i proponenti questa mattina hanno illustrato al Governo come mandato di particolare importanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, anche oggi una parte dell'Italia più bella e migliore è in visita alla Camera dei deputati. Salutiamo gli allievi, accompagnati dai loro docenti, dell'Istituto comprensivo «Ennio Quirino Visconti» di Roma, che assistono ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morgante. Ne ha facoltà. Avverto che questo è l'ultimo intervento e subito dopo passeremo alle votazioni.

MADDALENA MORGANTE (FDI). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il contesto nazionale in cui si inserisce la mozione, che discutiamo oggi qui in Aula, è quello di una malattia, la fibrosi cistica, che colpisce un neonato su circa 2.500; si verificano circa 200 nuovi casi l'anno.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Morgante. Colleghi, per favore, prendete posto senza, però, disturbare, avendo rispetto della collega che sta intervenendo. Prego, onorevole.

MADDALENA MORGANTE (FDI). La fibrosi cistica è una patologia che colpisce molti organi, soprattutto l'apparato polmonare e digerente e i sintomi tendono a comparire già dalla prima infanzia. Come è noto, la malattia non influisce sulle capacità intellettive e non si manifesta neppure sull'aspetto fisico ed è per questo che viene spesso definita anche come malattia invisibile. Le analisi per diagnosticare la fibrosi cistica possono essere effettuate ad ogni età. Tuttavia, grazie allo screening neonatale, di cui la patologia è entrata a far parte nel 2016, la maggior parte dei casi di fibrosi cistica è diagnosticata subito dopo la nascita.

La patologia è progressiva e tende a peggiorare col tempo. Tuttavia, la prognosi è migliorata notevolmente negli ultimi anni, grazie ai progressi della terapia, soprattutto se diagnosticata in fase precoce. Attualmente, infatti, circa la metà delle persone affette da fibrosi cistica ha un'aspettativa di vita di oltre 40 anni. Ad oggi non esiste una cura che consenta la guarigione definitiva. Tuttavia, vi sono terapie per contrastare l'evoluzione e per alleviare e prevenire le complicazioni conseguenti alla malattia, ma anche per migliorare la qualità della vita delle persone che ne sono colpite e dei loro familiari.

La fibrosi cistica implica la necessità di una presa in carico globale del paziente presso centri di riferimento di alta specializzazione che siano in grado di seguirlo…

PRESIDENTE. Un attimo, onorevole Morgante. Colleghi, è difficile per la collega svolgere il suo discorso, è difficile per me sentirla e, quindi, figuratevi per voi. Vi prego di fare silenzio, altrimenti non andiamo avanti. Prego.

MADDALENA MORGANTE (FDI). Grazie, Presidente. La fibrosi cistica implica la necessità di una presa in carico globale, dicevo, del paziente presso centri di riferimento di alta specializzazione, che siano in grado di seguirlo dalla diagnosi e per tutta la vita, fino all'età adulta, con cure personalizzate, tenendo conto di tutti i numerosi aspetti della patologia e delle conseguenze di questa sulla vita del paziente, che, anche in stati non gravi della malattia, deve, comunque, sottoporsi quotidianamente ad un programma terapeutico impegnativo che coinvolge, specialmente nel caso dei minori, anche la famiglia.

La legge n. 548 del 23 dicembre 1993 stabilisce che le regioni sono tenute a predisporre progetti-obiettivo, azioni programmate e altre iniziative dirette a fronteggiare la fibrosi cistica, da considerarsi malattia di alto interesse sociale. Più in particolare, gli interventi delle regioni devono essere rivolti alla prevenzione primaria, alla diagnosi precoce e prenatale, alla cura, alla riabilitazione dei malati, anche con la fornitura a domicilio delle apparecchiature, degli ausili e dei presidi sanitari necessari per il trattamento complessivo, ma anche ad agevolare l'inserimento sociale, scolastico, lavorativo e sportivo dei malati di fibrosi cistica, a favorire l'educazione e l'informazione sanitaria del paziente e dei suoi familiari e a provvedere alla preparazione e all'aggiornamento professionale del personale sociosanitario addetto, nonché a promuovere programmi di ricerca, quelli sì, atti a migliorare le conoscenze cliniche e di base sulla malattia. Credo sia fortemente necessario, per affrontare la problematica, porsi in una posizione di ascolto e di confronto con tutte le parti coinvolte, con le associazioni dei pazienti e delle loro famiglie, con gli istituti sanitari e scientifici, con le strutture ospedaliere che si trovano a misurarsi quotidianamente con questa patologia. Solamente con il costante dialogo, signor Presidente, con tutte queste parti possiamo individuare al meglio le azioni necessarie per migliorare il servizio sanitario offerto a queste persone e, di conseguenza, migliorare la loro esistenza e quella delle loro famiglie, e questo processo di condivisione tra famiglia e paziente è fondamentale. È fondamentale perché migliora l'aderenza alle terapie quotidiane, ma anche perché conferisce una maggiore consapevolezza nella lotta quotidiana contro la malattia. È davvero necessario, signor Presidente, garantire un vero supporto alle famiglie e ai ragazzi in cura, per favorire il loro sviluppo, che deve essere sociale, psicologico e culturale, ma anche per migliorare la qualità della vita - ripeto - dei pazienti e delle loro famiglie.

Colgo l'occasione, signor Presidente e signor Sottosegretario, per ringraziare oggi, qui da quest'Aula, tutti i volontari, tutte le associazioni, tutte le famiglie e tutto il personale sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, con la loro dedizione, quotidianamente si prendono cura dei pazienti affetti da fibrosi cistica. Colgo anche l'occasione, signor Presidente, per ringraziare il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e anche l'intero Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per aver avvertito, fin dai primi provvedimenti, la necessità di rilanciare la sanità, perché in passato non è stata fatta un'attenta programmazione del fabbisogno del nostro Servizio sanitario nazionale. È una situazione difficile, quella sì, che questo Governo sta cercando di superare e ringrazio perché questo Governo ha voluto dare, fin dai primi mesi, un segnale forte, chiaro e preciso, incrementando il Fondo sanitario nazionale di 7 miliardi per i prossimi tre anni.

Un ulteriore sforzo per potenziare il Servizio sanitario possiamo farlo anche oggi, qui da quest'Aula, impegnando il Governo a fare del suo meglio anche per la cura della fibrosi cistica. In particolare, mi riferisco all'istituzione di un tavolo tecnico ma anche alla necessità di incrementare e vincolare le risorse per assicurare strutture, personale e attrezzature adeguate per l'assistenza e per la cura dei pazienti affetti da fibrosi cistica, per implementare l'assistenza domiciliare, agevolando un modello assistenziale personalizzato che consenta di assecondare le scelte del paziente e dell'intera famiglia e che riduca ogni forma di ospedalizzazione, potenziando le capacità e le possibilità lavorative, scolastiche, sportive e sociali delle persone affette da fibrosi cistica e dei loro familiari e da ultimo, ma non per ultimo, anche sostenendo la ricerca. Signor Presidente, signor Sottosegretario, alla luce di queste considerazioni annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Colleghi, prendete posto, perché stiamo per votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lazzarini, Vietri, Benigni, Cavo ed altri n. 1-00099 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Lauro ed altri n. 1-00137, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Girelli ed altri n. 1-00141, come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite dalle votazioni precedenti. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Seguito della discussione della mozione Foti, Bisa, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00102 concernente iniziative di competenza in relazione alla mancata estradizione di alcuni terroristi dalla Francia (ore 10,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Foti, Bisa, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00102 (Ulteriore nuova formulazione) concernente iniziative di competenza in relazione alla mancata estradizione di alcuni terroristi dalla Francia (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 22 maggio 2023, è stata presentata un'ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00102, che è stata già iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Dunque, il parere è favorevole sulle premesse e sugli impegni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, affrontiamo oggi un tema molto doloroso. Doloroso perché ha a che fare con il sangue e le ferite, con lo strazio della perdita, con la frustrazione della giustizia negata. Ha a che fare con una pagina buia della nostra storia nazionale, rispetto alla quale la domanda di pacificazione non può significare assenza di responsabilità e delle sue conseguenze. Ha a che fare anche con il diritto e soprattutto il dovere di uno Stato di perseguire coloro che si siano macchiati di crimini così efferati e di fare in modo che la pena comminata per quei crimini venga scontata. Ha a che fare con vite spezzate e con famiglie mutilate, non solo e non tanto con la violenza dello scontro politico, sfociato nella lotta armata poco dopo la metà dello scorso secolo, rispetto alla quale l'allora Presidente della Repubblica francese, François Mitterrand, si era fatto promotore della ben nota “dottrina”: la dottrina in base alla quale la Francia avrebbe offerto rifugio a chi fosse perseguito per atti di violenza politica, purché non si fosse reso artefice di gravi fatti di sangue. Ha a che fare proprio con il sangue versato e con la giusta aspirazione dei familiari delle vittime a vedere finalmente compiuto un percorso di giustizia.

Il fatto che il dolore composto di queste famiglie le abbia sempre portate a perseguire la giustizia e non la vendetta, rende particolarmente difficile da metabolizzare la decisione della Corte di cassazione francese. Una decisione che contraddice apertamente proprio la dottrina Mitterrand che citavo poc'anzi e che giustamente è richiamata nella mozione sulla quale quest'Aula si accinge a esprimere il proprio voto. Una decisione che contrasta anche con la posizione del Governo francese, che sappiamo non essere sempre morbido nei confronti del nostro Paese, ma che su questa vicenda si è espresso…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono della voce, altrimenti non sentiamo nulla, per favore.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). … ma che su questa vicenda…

PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Bicchielli. Colleghi, per favore. Colleghi. Prego, onorevole Bicchielli.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). La ringrazio, signor Presidente. Dicevo, una decisione che contrasta anche con la posizione del Governo francese, che sappiamo non essere sempre morbido nei confronti del nostro Paese, ma che su questa vicenda si è espresso con chiarezza e anche con atti ben precisi al fianco dell'Italia e della sua domanda di giustizia.

Atteggiamento ben diverso dalla sprezzante irriverenza con la quale una certa intellighenzia ha accompagnato, in questi anni, con la propria azione di sostegno, di copertura, per non dire di vero e proprio fiancheggiamento ideologico e sociale, la fuga di questi ex terroristi macchiati di crimini gravissimi dalle loro responsabilità. Una sprezzante irriverenza, dicevo, che è uno schiaffo in faccia allo sdegno composto dei familiari delle vittime e al loro dolore, oggi rinfocolato e alimentato dalla negazione di giustizia. Signor Presidente, mi sia consentito dirlo, suona come uno schiaffo in faccia alla lunga tradizione giuridica italiana, al nostro Stato di diritto, la motivazione con la quale la Cassazione francese ha respinto definitivamente la richiesta di estradizione dei 10 ex terroristi.

Mettere in dubbio - perché di questo si tratta, di questo stiamo parlando - l'iter della condanna di alcuni di loro e le garanzie processuali è un insulto al nostro sistema giuridico e al nostro sistema democratico, culla del diritto nei secoli e fucina della cultura giuridica occidentale. Parlare di rispetto nei confronti delle nuove vite dei 10 terroristi, delle loro nuove professioni e delle loro nuove famiglie è un insulto a chi, la vita, l'ha persa per mano loro, e alle famiglie che ancora oggi piangono i loro morti. A queste famiglie lo Stato italiano deve continuare a dare concreta vicinanza e la mozione sulla quale oggi ci pronunceremo dimostra che intende farlo.

La strada si fa sempre più impervia, ostacolata da decisioni che neppure la convergenza fra il Governo italiano e il Governo francese in favore dell'estradizione è stata sufficiente a cambiare di segno. Ma per quanto impervia sia questa strada, deve essere percorsa in ogni modo. Sappiamo che il nostro Governo continuerà a perseguire, nel rispetto degli ordinamenti sovranazionali e di ciascuno Stato, ogni possibilità di sensibilizzazione nei confronti delle autorità francesi. E il Parlamento, oggi, con questa mozione intende rafforzare tale mandato.

Chiediamo - anche in questo caso, signor Presidente, con la certezza di incontrare la piena sensibilità del nostro Esecutivo - che i familiari delle vittime possano ricevere piena assistenza legale nell'annunciato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, alla quale appellarsi dopo il pronunciamento della Corte di cassazione francese.

Signor Presidente, si parla spesso, in casi come questi, di contrasto fra la giustizia e la legge. In questa circostanza mi sia consentito ritenere che anche la legge e persino la dottrina di Mitterrand siano state sottoposte a interpretazioni fallaci e a una torsione eccessiva, perché in presenza di fatti di sangue ci si sarebbe aspettato qualcosa di molto, molto diverso. Ma quand'anche vi fossero cavilli di legge a sostegno di quanto accaduto, vogliamo ancora sperare che vi sia, nelle leggi e negli ordinamenti dell'Europa e dei Paesi europei, una strada, affinché chi ha seppellito i propri cari possa avere giustizia. Questo Governo e questa maggioranza faranno di tutto perché questa strada venga trovata e venga percorsa. Per questo annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati alla mozione oggi in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Già il 29 giugno dello scorso anno, l'estradizione chiesta dall'Italia per 10 persone condannate in contumacia per reati connessi al terrorismo era stata negata dalla Corte d'appello di Parigi. A marzo di quest'anno, la Cassazione francese ha confermato la decisione con le medesime motivazioni.

Presidente, io credo che dovremmo riflettere su questo con la massima lucidità. A suo tempo, la Francia ha ritenuto inattendibili gli esiti processuali nei confronti di queste persone. Perché? Perché? È un tema delicato, che richiederebbe una riflessione più ampia delle parole che abbiamo letto e sentito finora in quest'Aula. Molti processi per terrorismo si sono fondati sulle dichiarazioni di pentiti e gli imputati sono stati condannati in contumacia, poiché già espatriati. L'ordinamento francese non riconosce l'istituto della contumacia e non ha condiviso alcuni esiti dei processi italiani ai terroristi. Non è mia intenzione, lo dico subito, analizzare qui vicende processuali, tra l'altro diverse fra loro, articolate e spesso lunghissime. Ognuno davvero ha la sua storia dietro e quelle storie sono complesse anche dal punto di vista processuale.

Tuttavia, credo resti aperta una questione, che prima o poi andrebbe discussa in un clima diverso da quello in cui ci muoviamo ora.

In ogni caso dovremmo guardare con rispetto alla giurisprudenza e alla giurisdizione francesi e, in generale, a culture giurisprudenziali diverse dalla nostra. Stiamo parlando sempre - lo dico perché ogni tanto sembra che parliamo di Paesi lontani dalla nostra Europa e dall'Occidente - di un Paese democratico e non certo di un regime. Il tema di fondo, però, mi pare un altro, Presidente. La presidente della chambre de l'instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo e a garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Questa formulazione ha provocato indignazione - lo diciamo senza infingimenti - comprensibile e legittima, non solo da parte dei familiari delle vittime, a cui va sempre - e lo ribadiamo con forza - tutta la nostra solidarietà.

Mario Calabresi ha sottolineato la ferita inferta senza appello alle loro vite e alle loro famiglie. Tutto ciò è un fatto e nessuno può negarlo. Tuttavia, lo stesso Calabresi ha dichiarato, secondo me, in un modo molto umano - vorrei usare questo termine -, che vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Credo che a parlare sia una delle voci più autorevoli di quella storia, figlia in tutti i sensi di quelle ferite e di quella voragine. Stiamo parlando - questo è il senso della parola della Corte - di 10 persone anziane, molto anziane, e aliene da decenni da qualunque attività illegale. Il loro inserimento affettivo, sociale e professionale è segno di una non pericolosità e di una definitiva uscita dalle pratiche violente e criminose di quel periodo della storia, buio, complesso, conflittuale e drammatico, davvero drammatico.

Il punto, Presidente, però, non è il perdono, che non si può chiedere a chi ha perduto un papà, un familiare, una compagna o un amico. Il punto è il senso di una giustizia puramente vendicativa, che nulla ha di riparativo e rieducativo in questo contesto. D'altra parte, come potrebbe mai averlo dopo quasi 50 anni? Cosa ci sarebbe di riparativo e rieducativo dopo tutto questo tempo? Allora, vi chiedo, nel massimo rispetto di chi ha sofferto: ha senso appellarsi ora alla Corte di Strasburgo? Per cosa? Per quali finalità? Lo chiediamo con tutto il senso del limite del nostro ragionamento e senza la pretesa di essere nel giusto per forza. Rispettiamo le posizioni di quest'Aula! Ve lo chiediamo senza polemica. Soprattutto, come potrebbe la Francia dichiarare che quelle persone, che hanno chiaramente dimostrato vivere nella piena integrazione e nel rispetto delle regole, non siano più gradite? Ve lo chiedo rispetto a quanto ho letto. La giustizia francese ha affermato con la propria indipendenza il rispetto delle regole, della parola data e di un principio di umanità. Io non credo che questa vostra iniziativa politica faccia bene a chi ha sofferto in maniera irreparabile. Credo che una politica che non specula sul dolore dovrebbe astenersi da interventi di questo tipo e lasciare dirimere la questione alle rispettive giustizie.

Oggi, a distanza di quei fatti, semmai, dovremmo impegnarci nel sostenere e promuovere ogni iniziativa per coltivare la memoria delle vittime e di ciò che è accaduto in quella complessità. Dovremmo impegnarci nell'offrire il massimo sostegno alle famiglie, nel celebrare la ricorrenza e non dimenticare mai quegli anni bui!

Dovremmo riflettere - ho concluso, Presidente - e chiederci se il tempo trascorso debba influire sulla pretesa punitiva di uno Stato e, soprattutto, se ci sarebbero i margini per un percorso di giustizia riparativa in questo contesto, dopo così tanti anni, che possa davvero aiutare a chiudere le ferite ancora aperte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Il Governo italiano, nel gennaio 2020, ha inoltrato richiesta di estradizione nei confronti di 10 militanti della lotta armata rifugiatisi in Francia. Essi si erano macchiati di gravissimi fatti di sangue e, pertanto, a giusta ragione, sono stati all'epoca condannati dalla giustizia italiana. Nel 2021 sono stati arrestati. La richiesta di estradizione è stata rigettata dalla corte di appello francese il 29 giugno 2022. Il procuratore generale ha deciso di ricorrere alla Corte di cassazione contro il diniego, in linea con la volontà comune del Governo italiano e di quello francese. Infatti, anche il Ministro della Giustizia francese, Éric Dupond-Moretti, ha dichiarato espressamente di auspicare l'estradizione dei 10 ex terroristi arrestati, affermando di considerarli assassini. Ciononostante, anche alla luce del parere negativo fornito dall'avvocato generale della Corte di cassazione di Francia, che il 7 febbraio 2023 si era espresso nel senso di rigettare il ricorso, il 28 marzo 2023 la stessa Corte ha respinto, a titolo definitivo, la richiesta del Governo italiano. Questi i fatti.

La motivazione della Corte di cassazione francese poggia su una duplice considerazione. La prima: lo Stato italiano ha condannato in contumacia i terroristi tanti anni fa ed essi non godrebbero di un nuovo processo qualora fossero estradati. Seconda considerazione: pur tenendo conto della gravità dei fatti, essi si sono creati una nuova vita, nuove famiglie e nuovi percorsi.

Intanto, c'è da sottolineare - bisogna fare attenzione a questo - che la contumacia è un istituto con delle garanzie. Non è che lo Stato italiano celebra in contumacia dei processi di nascosto: chi è chiamato a rispondere di qualcosa dinanzi all'autorità giudiziaria è posto davanti a una libera scelta, ovvero se costituirsi o meno; ma ci sono delle garanzie, naturalmente, delle regole processuali rigorose nei nostri istituti processuali penali e non solo. Poi non è da sottovalutare che in realtà, all'epoca, l'allora Presidente della Repubblica francese Mitterrand aveva offerto rifugio agli ex terroristi, a condizione che non si fossero macchiati di fatti di sangue. La realtà emersa dai processi celebrati in Italia va in tutt'altra direzione. Dunque, Mitterand voleva offrire rifugio per gli autori di reati di ispirazione politica, ma la condizione di non aver commesso fatti di sangue non si era affatto verificata.

I parenti delle vittime dei crimini commessi possono presentare ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo contro la decisione della Corte di cassazione francese. Tali ricorsi, alla luce della normativa prevista, non possono essere presentati da autorità di Governo, ma solo da persone fisiche o gruppi, ovvero organizzazioni non governative, legittimati quali vittime di violazioni dei diritti riconosciuti.

Il Governo francese ha riconosciuto il diritto dell'Italia a pretendere l'applicazione delle condanne contro i 10 terroristi, che sono state inflitte in Italia. Il Governo italiano ha manifestato doglianze rispetto alla decisione della Corte di cassazione francese e, oggi, il Parlamento è chiamato a stigmatizzare la decisione della magistratura francese e ad esprimere un dissenso pieno rispetto a quanto deciso, pur nell'ossequio e nel rispetto dei ruoli e delle competenze.

Signor Presidente, c'è grande amarezza in questa dolorosissima vicenda storica, ma noi siamo d'accordo a impegnare il Governo intanto e assolutamente ad adottare tutte le iniziative per fornire assistenza legale ai parenti delle vittime dei reati commessi, accompagnandoli nel percorso circa la loro intenzione di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. E poi ovviamente, senza interferire nelle vicende interne della Francia, siamo d'accordo a sensibilizzare le autorità francesi affinché vengano valutate le possibili soluzioni, in linea con la cooperazione giudiziaria in materia penale, per riscontrare le legittime richieste di giustizia dei parenti delle vittime dei terroristi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Grazie Presidente. La questione è assai complessa ed io sono costretta a non soffermarmi solo ed esclusivamente sulla mozione della quale dovremmo discutere, sulla quale auspico un accordo assolutamente trasversale. Gli atti a nostra disposizione sono chiarissimi, sono in francese, li ho letti tutti ed è a disposizione anche la versione italiana. Noi abbiamo una decisione della Corte d'appello francese del 29 giugno 2022, impugnata dal procuratore generale francese, che ne ha chiesto il rigetto, e conclusasi con una sentenza parimenti di rigetto della Corte suprema. Cos'è che non funziona in questa vicenda? Le sentenze sono tutte piene di valutazioni quasi offensive del sistema giudiziario italiano, considerato dai giudici francesi un sistema giuridicamente infelice, addirittura al limite dell'inciviltà. Saremo tutti in quest'Aula d'accordo su un concetto: non si può affidare ad uno Stato straniero, qualunque esso sia, il giudizio di merito sulle misure italiane più idonee all'attuazione delle sentenze di condanna. Ho letto passaggi sull'esecuzione penale che mi hanno fatto rabbrividire.

Le circostanze di fatto sollevate dai giudici francesi dovranno essere poi oggetto delle valutazioni della magistratura italiana, magistratura di sorveglianza e magistratura dell'esecuzione penale, valutazioni che non ci saranno perché questi soggetti non ci sono stati consegnati. Ora, se è vero che lo Stato non deve mai perseguire la via giudiziaria della vendetta ma reprimere i comportamenti delittuosi, resta un dato di fatto indiscutibile e moralmente insuperabile - ribadisco: moralmente -, con colpevoli certi, ma liberi, che hanno tratto profitto estremo da un radicalismo da gauche caviar che continua ad imperversare pure in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Non vi nascondo che mi sono dovuta calmare e reprimere un moto di rabbia dopo quello che ho sentito pochi minuti fa: ho sentito parlare della necessità di un arretramento della giustizia italiana di fronte a pretese giuridiche, a mio giudizio, aberranti. Prendiamo le dissertazioni contenute nelle sentenze sulla contumacia degli imputati e sulla pretesa violazione del diritto di difesa di questi soggetti. Queste argomentazioni sono addirittura ridicole perché il nostro sistema garantisce e prevede la difesa tecnica d'ufficio di chi volontariamente - ripeto: volontariamente - si sottrae al giudizio. Il nostro è un Paese di grandissima civiltà giuridica e noi siamo inseriti in un sistema fortemente garantista, basta frequentare le aule di giustizia per capirlo. Noi saremmo potuti ricorrere all'istituto del mandato di arresto europeo, ma non abbiamo potuto in alcun modo farlo in virtù del fatto che questi fatti sono avvenuti prima dell'entrata in vigore del mandato di arresto europeo, ragion per cui abbiamo dovuto fare i conti con un sistema giuridico che abbiamo rispettato fino all'estremo. Ora noi abbiamo sottoscritto il Trattato del Quirinale con la Francia, trattato che, nel settore dell'assistenza giudiziaria, prevede addirittura la figura del magistrato di collegamento, ma questo trattato a ben poco è servito. Ma il nucleo centrale della vicenda è l'articolo 8 della CEDU sul diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Ora, secondo i giudici francesi, l'eventuale consegna all'Italia avrebbe avuto un impatto che viene definito “sproporzionato” sulla vita privata e sulla vita familiare dei soggetti richiesti. Ora questo passaggio centrale della sentenza, che nega la consegna non può essere in alcun modo condiviso perché dimentica alcuni punti cardine: il dovere di ogni Stato di assicurare alla giustizia i responsabili di reati gravissimi - e qui stiamo parlando di omicidi - e il dovere dei condannati di pagare il debito che hanno contratto con la società, espiando la pena. Vorrei ricordare a chi ha detto che, per carità, queste persone si sono rifatte una vita, richiamando principi di umanità e quant'altro, che la pena non è soltanto rieducazione, recupero e riabilitazione, ma è anche espiazione, pagare con le proprie sofferenze il male fatto. La Corte avrebbe dovuto effettuare un bilanciamento tra i due principi, invece di propendere apoditticamente solo ed esclusivamente per il principio garantito dall'articolo 8 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Noi dobbiamo pensare a chi una vita non se la può costruire o ricostruire perché è stato ucciso da soggetti che - ripeto - non hanno fatto un giorno di carcere, pur avendo seminato terrore e morte. Quindi, noi siamo perfettamente d'accordo sugli impegni presi nella mozione, rimanendo costantemente e fattivamente vicino ai familiari delle vittime, non attraverso il mero ricordo, come - ribadisco - ho sentito dire pochi minuti fa, ma siamo vicini ai familiari delle vittime private nei loro affetti fondamentali e traditi, ancora una volta, da decisioni disumane (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto i giovanissimi studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo «Polo 3», di Galatina, in provincia di Lecce, che assistono ai nostri lavori (Applausi). Benvenuti! Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie Presidente. Mi consentirà, prima di tutto, Presidente, nell'affrontare la dichiarazione di voto rispetto a questa mozione, di mandare da quest'Aula un pensiero alle vittime, ai loro familiari e alla sofferenza che sono costretti a rivivere più volte nella loro vita. Se questa mozione è anche per noi il modo di ricordarli, ma in qualche modo anche di essere utili, mi consenta quindi, Presidente, di iniziare questo mio intervento proprio ricordando le vittime e i loro familiari ed esprimendo, a nome del partito e del gruppo parlamentare che rappresento, la nostra vicinanza ad essi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Voglio anche sgombrare ogni dubbio rispetto alla posizione del gruppo parlamentare che oggi rappresento: noi voteremo a favore di questa mozione e voglio spiegare il perché.

Perché viene da lontano anche l'impegno che abbiamo assunto rispetto alla vicenda che la mozione ricorda. Viene da lontano perché vorrei ricordare il supporto che abbiamo dato anche nella scorsa legislatura all'iniziativa portata avanti dal Presidente Draghi e dalla Ministra Cartabia e l'impegno che, in qualche modo, siamo riusciti, per la prima volta - e non era scontato - a ottenere dal Governo francese. Si tratta di un impegno che ha cambiato, in qualche modo, dopo decenni, la posizione della Francia rispetto anche a queste richieste.

Sono dovuti passare quasi più di 20 anni rispetto a una domanda che risaliva nel tempo e che era da sempre rimasta nei cassetti del Ministero della Giustizia francese. Quindi, abbiamo colto allora, e lo facciamo oggi, la posizione, che è stata - ed è - oggettivamente chiara e trasparente, da parte del Governo francese. Il rifiuto, quindi, alla consegna di queste persone e all'estradizione delle stesse non è una decisione politica del Governo francese, che su questo ha dimostrato chiarezza nelle proprie intenzioni, ma è una decisione giudiziaria. È una decisione giudiziaria che si fonda su più motivi. Alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato la cosiddetta dottrina Mitterrand, su cui probabilmente una discussione, anche politica, va fatta, Presidente, se non altro per gli effetti che questa applicazione ha avuto e che non credo siano sempre stati condivisibili, ma, dall'altra parte, è una decisione giudiziaria sulla quale la politica comunque è giusto che si interroghi, ed è corretto che lo faccia quest'Aula parlamentare. È giusto che lo si faccia, perché quella decisione si richiama a obblighi internazionali, in particolare alla Convenzione europea sui diritti umani. Cita due articoli, l'articolo 6, sull'equo compenso e l'articolo 8, sulla tutela al diritto a una vita familiare. Bene, credo che non si possa mettere in dubbio, e noi non vogliamo mettere in dubbio, che la giustizia italiana garantisca tutti i diritti necessari all'interno di un processo anche a quelle persone che, volontariamente, decidono di non far parte del processo, non assumendosi neppure la responsabilità morale del processo stesso, perché la nostra giustizia è una giustizia che dà quelle tutele e quei diritti anche nei procedimenti giudiziari in contumacia.

È giusto ribadirlo perché, se in passato vi è stato un pregiudizio rispetto a questa nostra posizione e alla nostra giustizia, questo pregiudizio va fugato perché, credo, a fronte delle donne e degli uomini che, anche rimettendoci la vita, si sono impegnati affinché il processo in Italia fosse un processo giusto sempre, anche per chi era in contumacia, questo è un principio - un valore - che va difeso in quest'Aula da parte di tutte le forze politiche, senza distinzione di colore e senza distinzione valoriale di alcun tipo, perché su questi principi e su questi valori la Carta costituzionale ci rappresenta tutti.

Quindi, se questo è il fondamento di quella decisione - ci permetterà una considerazione politica, perché non commentiamo le decisioni giudiziarie, ma gli aspetti politici credo ci competano -, ovviamente riteniamo che l'equo processo è stato, in qualche modo, un principio rispetto al quale l'Italia non può essere chiamata a rispondere negativamente. La tutela al diritto a una vita familiare: su questo mi corre l'obbligo di dire che è lo stesso diritto che avevano i familiari delle vittime, a quella vita familiare che gli è stata tolta da atti violenti, da atti che sono stati condannati con sentenze definitive, di cui non possiamo non tenere conto, proprio in quella necessaria equiparazione - lo dico, ovviamente, sperando di non essere fraintesa - delle sofferenze.

Quindi, siamo certi che l'impegno che il Governo sta portando avanti sia un impegno che non può non avere una portata generale, e lo diciamo senza alcuna polemica, ma perché crediamo che la maturazione nei rapporti internazionali che abbiamo ottenuto, anche in questo caso, con il Governo francese, ma anche la maturazione che fa parte della nostra storia politica più recente, ci imponga di avere sempre lo stesso metro di giudizio. Dunque, auspichiamo che l'impegno che stiamo mettendo, come Governo, rispetto alla vicenda francese si abbia anche rispetto ad altre vicende , ad esempio che riguardano il Nicaragua, che riguardano il Giappone, che riguardano l'Argentina, perché, ripeto, non può esserci colore politico alcuno se si tratta di sentenze di condanna definitiva, se si tratta di atti violenti, se si tratta di morte, se si tratta di chi, in qualche modo, ha anche offeso i propri ideali politici con azioni violente. Quindi, Presidente, lei mi consentirà una piccolissima parentesi, che non vuole avere alcuna valenza polemica, ma non posso non ricordarla in quest'Aula, proprio perché la portata generale di quello che oggi diciamo e ci impegniamo a fare deve riguardare anche altre vicende, non solo questa.

Siamo quindi amareggiati, questo lo possiamo dire, di quello che è accaduto rispetto a Brescia, rispetto alla strage per la quale, purtroppo, ad oggi non c'è una costituzione di parte civile da parte del Governo italiano perché ci si dice tardiva. Noi vorremmo che su questa vicenda non si trascurasse, invece, la necessità che il Governo ci sia, che lo Stato italiano ci sia, che ci sia proprio la stessa attenzione, la stessa determinazione e la stessa volontà di condanna che riscontriamo nella vicenda oggetto di questa mozione. Lo dico senza vena polemica, ma l'amarezza, Presidente, non può non essere un'amarezza che ha colto tutti all'indomani della lettura di quelle agenzie che ci annunciavano che, purtroppo, quella costituzione era stata dichiarata tardiva. Lo dobbiamo ai familiari delle vittime, lo dobbiamo a quelle vittime, lo dobbiamo a chi si è impegnato in tutti questi anni perché quella verità e quella giustizia fossero patrimonio comune.

Le dico anche, Presidente, che noi abbiamo apprezzato anche l'impegno che la maggioranza ha messo nel modificare gli impegni precedenti nella mozione da cui origina questa nostra discussione di oggi. Sono stati modificati e noi riteniamo, quindi, che sia giusto, corretto impegnare il Governo italiano a fornire tutta la necessaria e dovuta assistenza legale ai parenti delle vittime dei reati commessi dai terroristi italiani rifugiati in Francia, nella loro annunciata intenzione di rivolgersi alla Corte europea. Lo riteniamo corretto, ed è per questo che lo supportiamo, come abbiamo apprezzato la maggiore cautela con cui è stato modificato il secondo impegno, che riteniamo essere più coerente con gli obblighi internazionali, con gli impegni che abbiamo, non solo con il Governo francese, e anche in nome di quella cooperazione giudiziaria nella giustizia penale che fa nell'Europa un percorso condiviso, in tanti anni di lavoro. Ed è per questo, Presidente, quindi che, a nome del gruppo del Partito Democratico, preannunciamo il voto favorevole, con un'ultimissima postilla, veramente breve, perché in questo impegno generale noi vorremmo che, con la stessa determinazione, si potesse fare un salto culturale ulteriore. La riforma Cartabia contiene, ad esempio, per la prima volta una forza, una determinazione e un'attenzione alla cosiddetta giustizia riparativa. Il termine “vittime” è stato pochissimo utilizzato nel nostro codice penale, nel passato. Oggi quelle vittime possono essere protagoniste anche di una ricostruzione culturale del Paese in tante storie che questo Paese ha vissuto, drammatiche e violente. Vorremmo che, per esempio, sulla giustizia riparativa vi potesse essere un impegno di tutto il Parlamento per far sì che anche questa parte di giustizia renda il processo italiano, giusto, ancora più giusto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, credo che sia necessaria una premessa. Questa mozione, presentata dai nostri alleati e che Forza Italia sostiene con grande convinzione, non è in alcun modo un atto polemico contro la Francia. Al contrario, la Francia è un grande Paese, amico e alleato dell'Italia, al quale ci lega lo stesso modello di civiltà, di libertà e di democrazia, al quale ci lega la condizione di membri dell'Alleanza atlantica e di Paesi fondatori dell'Unione europea, un legame che è stato ancora rafforzato, non molto tempo fa, con il Trattato del Quirinale, che abbiamo appoggiato come premessa a una comune azione in Europa.

Alcune posizioni sbagliate assunte dal Governo francese, o almeno da certi suoi esponenti, nelle ultime settimane non possono certo incrinare secoli di storia, di cultura, di arte, di letteratura, di filosofia, di diritto. Abbiamo condannato l'incomprensione dimostrata da Parigi nei confronti della politica migratoria del nostro Governo, ma continuiamo a pensare che la Francia debba essere un alleato, e non certo un competitore, un alleato con il quale lavorare su dossier importantissimi per il futuro dell'Europa e dell'Alleanza atlantica.

Rispettiamo anche le decisioni della magistratura francese e la sua autonomia rispetto all'autorità politica. La Francia, come l'Italia, pratica il principio della separazione dei poteri, quel principio che Montesquieu indicava a fondamento delle democrazie liberali.

Riconosciamo, infine, che il Governo francese, riguardo all'estradizione dei terroristi italiani colpevoli di fatti di sangue, ha fatto quanto in suo potere, ha superato definitivamente ormai da tempo la cosiddetta dottrina Mitterrand, riconoscendo le buone ragioni del nostro Paese nel voler assicurare alla giustizia un gruppo di criminali che rimangono tali, quali che siano le ragioni che li hanno portati ad agire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). D'altronde, l'oscena e scomposta esultanza di alcuni di questi personaggi di fronte a questa sentenza ne conferma la cifra morale ed esistenziale; dimostra che non c'è stata da parte loro neppure un'ombra di ravvedimento, neppure un riconoscimento autocritico del male fatto, neppure una riflessione storica sulla stagione della quale sono stati spregevoli protagonisti.

Signor Presidente, com'è noto, noi non abbiamo alcuna passione per le manette, non proviamo desiderio di vendetta e non troviamo alcuna soddisfazione all'idea che degli esseri umani, per quanto colpevoli, siano rinchiusi in carcere. Sappiamo bene che nessun carcere ridarà la vita al commissario Calabresi, all'avvocato Pedenovi - ero a pochi metri da lui quando fu ucciso - o agli altri morti innocenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia). Sappiamo che non restituirà alle mogli un marito e ai figli un padre. Eppure, è il concetto stesso di giustizia che viene leso da questa sentenza; l'idea dell'impunità ostentata dai colpevoli, il riconoscimento di uno status quasi di perseguitati, certamente di combattenti, e non di volgari assassini, tutto questo non dovrebbe avere cittadinanza nell'Europa che è Patria della civiltà giuridica più avanzata del mondo.

Rispettiamo l'autonomia della magistratura francese, lo ripeto, ma questo non ci può impedire di discutere e di contestare la sentenza. A ben vedere, sono le motivazioni stesse ad essere irrisorie per il dolore delle vittime e per il nostro stesso sistema giudiziario.

Sostenere che il diritto alla difesa sia stato leso, perché i processi si sono svolti in contumacia - come se la contumacia non fosse stata una precisa scelta degli imputati -, la scelta di rifugiarsi nella latitanza, una latitanza resa possibile, tra l'altro, proprio dallo Stato francese, la ridicola considerazione che avrebbero potuto non essere al corrente dei processi, come se in Italia si tenessero processi segreti, come se gli atti giudiziari non fossero a disposizione delle parti, come se tutti gli organi di informazione non ne avessero parlato, insomma, la scelta degli imputati di sottrarsi al giudizio diventa, per paradosso, la giustificazione giuridica della loro impunità: questa non è logica, non è diritto, è un paradosso offensivo per il nostro sistema giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Poi, c'è l'altra motivazione, forse ancora più dolorosa per le vittime e per le loro famiglie. Gli imputati, dall'epoca dei fatti ad oggi, si sarebbero ricostituiti in Francia una vita familiare, affettiva e professionale che non sarebbe tutelata nel caso di una loro estradizione in Italia. Di fronte a una motivazione così irritante ha ben risposto Mario Calabresi, ricordando che il diritto alla vita familiare delle vittime e dei loro familiari è stato distrutto proprio da loro, con atti di violenza cieca e sanguinaria.

A questa giusta considerazione, però, ne va aggiunta forse un'altra: è stata proprio la latitanza garantita dallo Stato francese che ha consentito a colpevoli condannati di vivere una normale e serena vita familiare. Tale diritto, naturalmente, è sacrosanto e riconosciuto a livello europeo, anche la libertà, del resto, è un diritto garantito dalle leggi, ma l'esecuzione di una condanna, di ogni condanna, limita ovviamente la libertà, come limita il sereno svolgimento della vita familiare. Questo vale per un teppista delle banlieue parigine, come per un terrorista italiano. Perché la vita familiare di un ragazzo adolescente può essere compromessa e quella di un anziano assassino deve essere tutelata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)?

L'esecuzione delle pene, onorevoli colleghi, si sostanzia in una serie di costrizioni che limitano gli ordinari diritti di una persona. Una cosa è dire che la modalità di tale esecuzione non può violare la dignità della persona, che non deve essere vendicativa, che deve essere orientata al recupero sociale del reo; un'altra cosa, ben diversa, è sostenere che le condanne possono essere ignorate. Una società senza carceri sarebbe certamente splendida, ma una società di criminali impuniti sarebbe pericolosa e, soprattutto, iniqua. Dunque, questa mozione ha un valore non solo politico, ma anche morale, di grande importanza.

È una riparazione, non solo nei confronti dei familiari delle vittime, ma del diritto calpestato, della dignità del nostro Paese, trattato, non come uno Stato di diritto, ma come una dittatura che non si cura di garantire i diritti.

Voi sapete, onorevoli colleghi, che noi siamo tutt'altro che alieni dal criticare il sistema giudiziario italiano; siamo i primi a dire, con il Presidente Berlusconi, che è necessaria e urgente una riforma profonda della giustizia, una riforma che rafforzi le garanzie per i cittadini, ma in questo caso nessuna garanzia è venuta meno, nessun diritto è stato violato. Vi è piuttosto, colleghi, una deplorevole tendenza, in Francia, ma anche in qualche misura in Italia, ad accordare alla violenza politica, se viene da sinistra, una sorta di attenuante, come se avessero agito per metodi sbagliati, ma per nobili ragioni.

I miei coetanei ricorderanno che, quando le Brigate Rosse smisero di essere “sedicenti”, divennero, per parte della sinistra, compagni che sbagliavano. Ebbene, no, onorevoli colleghi, in uno Stato democratico, in uno Stato di diritto, in una società aperta come la nostra, chi uccide per motivi politici non è altro che uno spregevole assassino (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia). Forse, ancora più spregevole di un criminale comune, perché non ha come obiettivo un suo interesse privato, ha, almeno nei suoi sogni, quello di privarci della nostra libertà e di costruire con la violenza un sistema totalitario. Poco ci importa che questi signori passino un periodo più o meno lungo dietro le sbarre, dopo decenni; molto ci importa che non sia concessa loro alcuna impunità.

Questo significa che lo Stato è vicino alle famiglie delle vittime, è vicino a tutti gli italiani che rifiutano la violenza, è vicino alla magistratura e alle Forze dell'ordine che compiono un lavoro straordinario in difesa della legalità e, quindi, della libertà di tutti noi.

Per questo, non certo per polemica contro la Francia, voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nel frattempo si sono accomodati in tribuna altri studenti, sempre dell'Istituto comprensivo Polo 3 di Galatina. Salutiamo anche loro che hanno dato il cambio ai loro amici (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Da subito esprimo il nostro voto favorevole alla mozione, una mozione che vuole che giustizia sia attuata, applicata sempre, in ogni caso. Ebbene, qui ci troviamo di fronte, Presidente, a terroristi che sono stati ospitati presso un Paese europeo, la Francia, che hanno proseguito la loro latitanza e che, nell'ambito della loro latitanza, totalmente indifferenti a quel che è avvenuto in Italia e che avveniva in Italia, soprattutto, non curandosi delle conseguenze delle loro azioni, senza mai chiedere perdono ad alcuno, senza mai far pervenire una manifestazione di ravvedimento, senza mai attuare quel minimo di prospettazione di un cambiamento anche verso le vittime, hanno continuato a portare avanti la loro vita all'estero.

Eppure, ricordo il principio affermato da François Mitterrand, secondo cui, nel caso di delitto politico, potevano essere concessi l'ospitalità, l'asilo, sempre che esso non avesse determinato violenza o, addirittura, omicidi. Eppure, in quei comportamenti ci sono omicidi: c'è l'omicidio del commissario Luigi Calabresi, Presidente, un uomo di appena 34 anni che lavorava nell'ufficio politico della questura, dove si impegnava quotidianamente, l'omicidio del generale Galvaligi, l'omicidio di Renato Briano, direttore generale della “Ercole Marelli”, l'omicidio dell'appuntato dei Carabinieri Giuseppe Gurrieri, l'omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra.

Presidente, si tratta di uomini dello Stato che hanno dato la loro vita in difesa delle garanzie di legalità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e di un uomo, un direttore di un'importante industria, che si è dedicato esclusivamente al lavoro. Sono stati visti, da quei movimenti, da quelle formazioni terroristiche come nemici della democrazia, della loro democrazia.

Sono fatti avvenuti fra il 1978 e il 1983, ma, come dicevo ieri, il nostro Paese deve conservare la memoria, perché la memoria ci aiuta a essere migliori, ci aiuta a non cadere negli stessi errori, ci aiuta a prevenire condotte delittuose, condotte illecite, condotte illegali. È importante, devo dire, Presidente, che ci sia una mozione di questo tipo, perché essa, ancora una volta, ci aiuta a riflettere, nell'ambito di quest'Aula, che è veramente la culla della nostra democrazia.

Vede, Presidente, anche il Presidente Macron aveva sostenuto politicamente la domanda di estradizione italiana, sottolineando proprio che gli ex terroristi si erano macchiati di fatti di sangue e per questo dovevano essere estradati. Altrettanto aveva fatto il Ministro francese della Giustizia, Éric Dupond-Moretti, il quale ha definito e definì “terroristi assassini” coloro per i quali era stata chiesta l'estradizione. Eppure, l'estradizione non è stata concessa sulla base di due disposizioni, soprattutto facendo riferimento alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo laddove si parla, all'articolo 6, sostanzialmente, di una equa rispondenza della sanzione, e all'articolo 8, del diritto al rispetto della vita familiare. Ma la tutela del diritto al rispetto della vita familiare va considerata in relazione a quella che è stata una assoluta latitanza del soggetto che, volontariamente, si è sottratto alla giustizia italiana, pienamente consapevole della sussistenza dei processi a suo carico.

Così è avvenuto per tutti, perché ciascuno di essi era concorrente insieme ad altri imputati che, nel frattempo, subivano le conseguenze del processo e sono stati condannati. Quindi, non c'è nemmeno il dubbio che essi non fossero a conoscenza. Si dice sì, però, l'Italia, per quanto concerne l'assenza, è manchevole: a parte che l'Italia si è dotata di strumenti importanti per coinvolgere a pieno le persone interessate e per dare piena conoscenza della pendenza dei processi, nel caso di specie, nessuno ha mai ignorato che vi fosse un processo in corso. Ciò determina una assoluta volontà di sottrarsi alle conseguenze di un'azione criminale, quale è stata quella di commettere omicidi in danno di persone che davano la vita per lo Stato, per il nostro Stato. E, soprattutto, oggi, a distanza quasi di 40 anni, non possiamo non sottolineare come sia fortissimo il dolore che i familiari di queste persone ancora portano nel cuore. Se noi pensiamo di essere estranei, se crediamo di non sentire questo dolore, è evidente che non abbiamo una sensibilità che, invece, oggi, forse ancora più di ieri, ci deve far sentire questa ferita aperta. Sono ferite che restano aperte fino a che la giustizia non effettua appieno il proprio corso. È la nostra Costituzione che lo vuole. La democrazia fonda le proprie radici in uno Stato di diritto in cui non solo il processo deve osservare le regole, ma, nel momento in cui vi è una condanna, la condanna deve essere portata a esecuzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poi si vedrà. Quando si parla di giustizia riparativa, lo si vedrà dopo, ma, innanzitutto, affermare l'autorità dello Stato nelle proprie sentenze di condanna è fondamentale per la nostra democrazia, per il nostro Stato di diritto. Ecco perché vediamo, come MoVimento, nella mozione, un orientamento e un principio che sosteniamo e condividiamo appieno: il Governo deve impegnarsi per i familiari vittime del terrorismo, che oggi vedono, ancora una volta, pregiudicata la loro aspirazione, casomai, anche a incontrare queste persone per capire perché hanno commesso quei fatti, per avere una loro manifestazione, ma anche per sentire da loro la richiesta di perdono, comprendere se, effettivamente, si sono ravveduti. Tutto questo è un diritto delle vittime, a cui non si può venire meno.

Ecco perché, giustamente, il Governo deve fare tutto ciò che è necessario affinché il Ministro della Giustizia e il Governo, nel suo complesso, possano prendere nuovamente contatti con quel Paese, ma, innanzitutto, per sostenere i familiari vittime di questi reati, per esercitare appieno un diritto alla giustizia della Corte europea dei diritti dell'uomo. Infatti credo che ci sia una violazione ancora più grave dei diritti delle vittime, di cui non parla alcuno, il più delle volte, ma è su questo punto che vengono in rilievo i loro diritti e l'esigenza di una tutela ferma. Credo, inoltre, che il Governo debba compiere, come ho detto, i passi necessari affinché si possa arrivare a una rivalutazione dell'intera vicenda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, inizierò da dove ha finito l'onorevole Cafiero De Raho. Questa mozione nasce proprio per far sentire la vicinanza ai parenti delle vittime, che sono quelli che stanno pagando un alto prezzo. Ieri, abbiamo applaudito, in quest'Aula, i tre agenti della scorta di Giovanni Falcone, erano tre uomini in divisa. Scorrendo i nomi dei 10 morti, come diceva in precedenza l'onorevole De Raho, si può constatare che erano uomini in divisa, in alcuni casi eletti dal popolo e, siccome ho avuto la fortuna di conoscere qualcuno di costoro, io non posso non ricordare il nostro impegno. Ecco perché la nostra mozione deve dare indicazioni, poiché il Governo e lo Stato non possono più ricorrere in nessuna sede, lo possono fare i familiari, ma noi dobbiamo far sentire ai familiari la vicinanza dello Stato, del Governo e di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), soprattutto - lo voglio dire all'onorevole Grimaldi - quando un terrorista, dopo la sentenza della Cassazione francese - basta andare a vedere, è un certo Enrico Galmozzi che ha ucciso l'avvocato Pedenovi - scrive sui social: “Mancata estradizione? Quanto mi fa godere la Cassazione francese” (Dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia si leva una voce: ”Vergogna!”).

Questo è ciò che ha scritto. Quando scrivono queste cose, dopo aver ammazzato un uomo, che era il consigliere provinciale del Movimento Sociale Italiano, sotto casa il 29 aprile 1976, capite bene quanto sia necessario che lo Stato e noi siamo loro vicini. Cosa devo dire alle due figlie di Enrico Pedenovi? Provate a parlarci, come capita a me e a tanti di noi.

Allora, per questi motivi la strada che abbiamo indicato, che ha ricordato qui prima di me il collega Cafiero De Raho, è l'unica percorribile, perché io ho sentito - lo avete sentito tutti sui media - il fratello di un agente della DIGOS che fu ammazzato solo perché quel giorno era in strada a fare il suo dovere.

Allora, nei confronti di questi uomini, donne, fratelli, mogli e sorelle credo che abbiamo lo stesso dovere che hanno avuto altri Governi prima di noi, ossia indicare una strada per andare in questa direzione, anche perché voglio ricordare che Calabresi fu ucciso per non aver commesso il fatto - per non aver commesso il fatto! - e questo lo scrisse il senatore Gerardo D'Ambrosio, che fu il magistrato che per primo arrivò in via Fatebenefratelli quella sera del 15 dicembre 1969. Gerardo D'Ambrosio ha scritto e riscritto che, con quello che fu definito omicidio - e che non era un omicidio, ma un suicidio - dell'anarchico Pinelli, Luigi Calabresi non c'entrava assolutamente nulla.

Eppure Mario Calabresi, in merito a questa vicenda, ha ricordato che c'è un dettaglio, fastidioso e ipocrita, che io voglio rammentare in quest'Aula. Il dettaglio è che la Cassazione francese scrive che i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione familiare stabile e, quindi, l'estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e familiare. Mario Calabresi dice: “Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c'è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione”.

Ci sono invece, onorevole Grimaldi, i social che dicono, appunto, quello che ha scritto Galmozzi nel post che ha fatto. Questo è il ravvedimento di questi signori!

Allora, ecco il motivo per cui ci siamo preoccupati, principalmente in questa mozione, senza entrare nel merito della discussione, perché il Governo francese lo ha fatto alcuni anni fa e lo ha rifatto. Le parole del Ministro della Giustizia francese, oltre a quelle del Presidente Macron, sono chiare, per cui non mettiamo in discussione la volontà francese di arrivare alla revisione di quella dottrina, che fu una dottrina - quella del Presidente Mitterrand - vergognosa, e non voglio esagerare nei termini. Questa dottrina ha dato a questi signori tutela e ancora produce danni, come quelli che sta facendo con questa sentenza che non possiamo che definire vergognosa rispetto a persone uccise senza alcun motivo.

Allora, noi vogliamo essere vicini - lo dico qui - al fratello di Andrea Campagna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che quella mattina del 1980 si ritrovò in una strada di Milano senza sapere chi erano questi signori che sparavano addosso a uomini che stavano facendo solo il loro dovere. Vogliamo essere vicini alla famiglia Calabresi e a tutti gli uomini e le donne che sono stati oggetto di attacchi vergognosi, perché si è arrivati a sparare, dopo le campagne condotte contro questi uomini, e perché non dobbiamo dimenticare che si tratta soprattutto di uomini in divisa che sono stati attaccati anche dopo la morte. Infatti, non voglio dimenticare quello che qualche intellettuale di sinistra scrisse dopo la morte di Luigi Calabresi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), né voglio dimenticare quello che è stato scritto dopo la morte di tanti uomini. Ricordo le fotografie - che sono lì a testimoniare, come ha ricordato l'onorevole Cafiero De Raho - dell'agente Custra in via De Amicis, nel centro di Milano. Quelle foto rimangono nella storia del nostro Paese, eppure sono state usate parole vergognose contro quegli uomini in divisa. È bene ricordarci di queste cose.

Noi in questa mozione vogliamo indicare - concludo Presidente - una strada precisa, soprattutto per stare vicini, finché possiamo, a queste famiglie, a questi uomini e a queste donne che hanno pagato un prezzo altissimo per essere stati fratelli, mogli e compagni di persone che hanno pagato con la loro vita la fedeltà allo Stato e ai loro principi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Foti, Bisa, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00102 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, MoVimento 5 Stelle, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Poiché lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sugli eccezionali eventi calamitosi occorsi in Emilia-Romagna è previsto per le ore 12, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Informativa urgente del Governo sugli eccezionali eventi calamitosi occorsi in Emilia-Romagna.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sugli eccezionali eventi calamitosi occorsi in Emilia-Romagna.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, l'odierna informativa urgente concerne, come richiesto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, gli ulteriori eventi meteorologici che hanno provocato fenomeni alluvionali e franosi di eccezionale intensità, colpendo gravemente il territorio della regione Emilia-Romagna, a partire dalle prime ore del giorno 16 maggio 2023.

Tali eventi costituiscono un prosieguo di quelli che, a partire dal 1° maggio, hanno interessato i medesimi territori con intensità analoghe, provocando danni ingenti e la deliberazione dello stato di emergenza nazionale, adottata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 4 maggio scorso. Conseguentemente, il medesimo Consiglio, nella seduta del 23 maggio, ha deliberato l'estensione della precedente dichiarazione ai nuovi eventi, ricomprendendovi anche il territorio della provincia di Rimini che precedentemente non era stata interessata, se non in modo marginale.

Gli eventi verificatisi a decorrere dal 16 maggio hanno interessato anche le zone limitrofe delle regioni Marche e Toscana, limitatamente a porzioni dei rispettivi territori. A questo fine, su richiesta delle due regioni, sono già in corso le attività tecniche propedeutiche alla valutazione della situazione di impatto degli eventi, ai fini della deliberazione dello stato di emergenza anche in questi due territori, a cura della struttura tecnica del Dipartimento della Protezione Civile e con il concorso delle strutture di Protezione Civile delle stesse regioni interessate.

Si fornisce qui un quadro sintetico degli eventi, del relativo impatto e dell'attivazione dei dispositivi di intervento e risposta operativa da parte del Servizio Nazionale della Protezione Civile, finalizzato a garantire l'adeguata risposta operativa e organizzativa, con l'attivazione del Comitato operativo nazionale, con la presenza dei rappresentanti permanenti designati da tutte le componenti e strutture operative.

Mi piace anche sottolineare che il Comitato operativo nazionale, tuttora in attività, ha operato 24 ore su 24, fino alle ore 22 del 22 maggio, proseguendo poi in modalità diurna, con stretta reperibilità notturna qualora si fossero presentate esigenze urgenti.

Come ho appena detto, gli eventi di cui parliamo insistono principalmente sui territori già colpiti dal 1° maggio da eccezionali eventi che hanno interessato le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì-Cesena, con l'aggiunta successiva della provincia di Rimini. In conseguenza degli eventi del 1° e 2 maggio, ho adottato il decreto di dichiarazione dello stato di mobilitazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile per consentire l'immediata mobilitazione di risorse nazionali a supporto della regione e dei sistemi locali e autorizzare, al tempo stesso, il Dipartimento della Protezione Civile a coordinarne l'invio, in previsione della dichiarazione dello stato di emergenza.

Successivamente, il 4 maggio, il Consiglio dei ministri ha deliberato per dodici mesi, su mia proposta, lo stato di emergenza, in conseguenza dei citati eventi atmosferici nelle province che abbiamo appena detto, autorizzando, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento, un primo stanziamento del tutto preliminare di 10 milioni di euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, proprio per avviare le prime attività urgenti relative alle iniziative di soccorso e assistenza della popolazione, al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, all'approntamento di azioni per garantire la continuità amministrativa nelle aree colpite e per le prime misure di immediato sostegno a favore dei soggetti privati e delle imprese danneggiate.

Conseguentemente, al fine di dare immediata risposta alle popolazioni colpite dal contesto emergenziale è stata adottata l'ordinanza del capo del Dipartimento della Protezione Civile, che reca i primi interventi urgenti con la nomina del presidente della regione dell'Emilia-Romagna quale Commissario Delegato a gestire l'emergenza.

Nel dettaglio, tale provvedimento, oltre al coordinamento degli interventi necessari a fronteggiare il contesto emergenziale, affida al predetto Commissario Delegato la predisposizione, nel limite delle risorse disponibili, di un primo piano degli interventi urgenti, con la ricognizione delle misure e degli interventi volti al soccorso e all'assistenza alla popolazione interessata dagli eventi, alla rimozione delle situazioni di pericolo per la pubblica e la privata incolumità, al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, all'attività di gestione dei rifiuti, delle macerie, del materiale vegetale e alluvionale, delle terre e delle rocce da scavo prodotte dagli eventi, nonché alla realizzazione di misure volte a garantire la continuità amministrativa nel territorio interessato anche mediante interventi di natura temporanea e, infine, all'adozione delle prime misure di immediato sostegno per privati e imprese.

È, inoltre, prevista l'assegnazione ai nuclei familiari, la cui abitazione principale, abituale e continuativa, sia stata distrutta in tutto in parte o sia stata sgomberata in esecuzione di provvedimenti delle competenti autorità, adottati a seguito dell'evento di cui abbiamo parlato all'inizio, è stato, dicevo, autorizzato un contributo per l'autonoma sistemazione, stabilito in: 400 euro per i nuclei monofamiliari, 500 euro per i nuclei familiari composti da 2 unità, 700 euro per quelli composti da 3 unità, 800 euro per quelli composti da 4 unità, fino a un massimo di 900 euro mensili per i nuclei familiari composti da 5 o più unità.

Si è anche previsto, qualora nel nucleo familiare siano presenti persone di età superiore ai 65 anni, ahimè, portatrici di handicap o disabili, con una percentuale di invalidità non inferiore al 67 per cento, che sia concesso un contributo aggiuntivo di 200 euro mensili per ognuno dei soggetti indicati, anche oltre il limite di 900 euro per i nuclei familiari che siano nelle condizioni di cui vi ho appena detto.

È previsto anche che i soggetti titolari di mutui relativi agli edifici sgomberati, ovvero alla gestione di attività di natura commerciale ed economica, anche agricola, svolte nei medesimi edifici, previa presentazione di autocertificazione del danno subito, abbiano diritto di chiedere agli istituti di credito e bancari, comunque non oltre la data di cessazione dello stato di emergenza, una sospensione delle rate dei mutui medesimi, optando tra la sospensione dell'intera rata e quella della sola quota capitale.

Infine, sono poste a carico della gestione commissariale, nel limite di 1.500 euro per ciascuna vittima, le spese per le esequie.

Qui consentitemi di rivolgere, assieme a voi, un pensiero affettuoso (Applausi) alle 14 vittime, cui si aggiunge il recupero del quindicesimo cadavere, il cui decesso pare non essere strettamente legato all'evento alluvionale.

In conseguenza della perdurante criticità che ha interessato il territorio anche nei giorni seguenti all'evento citato e del significativo aggravarsi delle condizioni meteorologiche, il Consiglio dei ministri, il 23 maggio, ha deliberato l'estensione dello stato di emergenza, al fine di prevedere una prima integrazione dello stanziamento con ulteriori 20 milioni di euro e allargare la condizione di emergenza alla città e alla provincia di Rimini, che, come detto, nella prima fase ne era stata marginalmente colpita.

È in corso di adozione un'ordinanza del nostro Dipartimento, volta in particolare a rafforzare la capacità operativa della struttura commissariale per la gestione del contesto emergenziale, disciplinando anche l'ottimizzazione del concorso delle colonne mobili regionali e del volontariato di Protezione Civile nazionale, il coinvolgimento della colonna mobile dell'ANCI e il concorso delle strutture operative statuali, a cui potranno fare seguito ulteriori ordinanze, modulate in funzione e in ragione dell'evoluzione delle necessità di contrasto al contesto di criticità di cui stiamo parlando.

Il Consiglio dei ministri ha altresì approvato un decreto-legge per l'adozione di misure urgenti, volte al sostegno della popolazione colpita e delle attività economiche e produttive, intervenendo in particolare su vari ambiti, di cui più avanti parleremo. Gli eventi meteorologici che hanno interessato l'Emilia-Romagna nel mese di maggio sono stati caratterizzati da fenomeni intensi e diffusi in un'ampia area, comprendente i settori appenninici, quelli pianeggianti e i territori costieri. Tali eventi possono essere catalogati come eccezionali, non tanto per il periodo in esame - di solito il mese di maggio è climaticamente caratterizzato da una spiccata instabilità di stampo primaverile -, ma possono essere considerati eccezionali per la loro intensità e, soprattutto, per la ripetizione di due eventi nell'arco di pochi giorni. L'evento è stato correttamente previsto dal sistema previsionale e di Protezione Civile e per questa ragione era stata emessa l'allerta rossa per rischio idraulico e idrogeologico per le zone che sono state poi effettivamente colpite dall'evento alluvionale. Quindi, si era già pronti ad agire e molte azioni sono state preventivamente messe in atto, come ad esempio la chiusura delle scuole, il presidio dei corsi d'acqua e l'evacuazione preventiva di numerose persone. In quest'ottica va inquadrata anche la dichiarazione, con un atto del sottoscritto, dello stato di mobilitazione straordinaria del servizio nazionale della Protezione Civile prima del maltempo di inizio maggio. Mentre erano già in corso le attività di ripristino più urgenti, conseguenti agli eventi verificatesi nella prima fase - quindi 1° e 2 maggio -, a fronte dell'evoluzione delle previsioni per i giorni dal 16 maggio in poi, centinaia di volontari e tecnici già presenti sono stati integrati con ulteriori rinforzi, mobilitati preventivamente dalle altre regioni e dalle altre organizzazioni di volontariato specializzate di rilievo nazionale, per supportare l'Emilia-Romagna e le amministrazioni locali nelle attività di monitoraggio e di presidio delle aste fluviali. Contestualmente è stata effettuata una verifica sull'avvenuta attivazione dei centri di coordinamento e dei centri operativi sul territorio, mantenendo con loro uno stretto raccordo informativo.

Per fornire un'ulteriore dimensione a questo onorevole Parlamento della gravità della situazione, basta dire che la mappa di precipitazioni interpolata tramite l'apposita piattaforma mostra che, fra il 2 e il 17 maggio, sono state registrate precipitazioni intense in tutta la regione Emilia-Romagna, con particolare riguardo alle province di cui abbiamo parlato all'inizio. Le cumulate massime di precipitazione per tutto l'evento, della durata di 15 giorni, hanno fatto registrare valori superiori ai 500 millimetri, addirittura 520 in provincia di Ravenna, raggiungendo una media regionale di circa 200 millimetri nelle 48 ore, cadute principalmente sulle parti montane dei bacini. L'evento complessivo è stato caratterizzato, quindi, da due distinte precipitazioni intense, la prima avvenuta tra il 2 e il 3 maggio, la successiva tra il 16 e il 17 maggio. In poco più di 4 giorni si sono raggiunti in diverse aree della regione la metà e oltre della quantità di precipitazioni che mediamente viene registrata in un anno. Le precipitazioni persistenti hanno determinato il progressivo ed eccezionale incremento delle portate dei corsi d'acqua. Dal punto di vista idrologico, diverse sono state le aste fluviali che hanno avuto criticità, causando esondazioni per tracimazioni e successive rotture arginali, che hanno interessato complessivamente 23 fiumi fino ad ora esondati, per un'area di circa 58 chilometri quadrati, oltre 300 frane e 500 strade chiuse per allagamenti o smottamenti. L'intero reticolo idrografico della Romagna e di parte delle province emiliane è andato in crisi in forma contestuale, prefigurando l'impatto vastissimo e disastroso, che subito dopo si è verificato. Quindi, deve segnalarsi come i nuovi eventi abbiano determinato una grave situazione di pericolo per l'incolumità delle persone, causando, come abbiamo detto, la perdita di vite umane. Oltre all'esondazione dei corsi d'acqua, si sono registrati allagamenti e fenomeni franosi diffusi e numerosi. In particolare, vaste aree della pianura sono state coinvolte da allagamenti ed è stato registrato l'isolamento di diverse località. Sono state evacuate migliaia di persone dalle loro abitazioni, attualmente circa 23.000. Com'è noto, rispetto all'evento sismico, una casa allagata nella maggior parte dei casi può essere riabitata e riutilizzata, se non ha subìto spinte nella struttura statica o erosioni alla base. Le frane attive sono circa un migliaio, di cui 305 le più significative, concentrate in 54 comuni. È stato anche attivato un costante monitoraggio dei livelli di invaso e di rilascio delle dighe, per cui allo stato non si registrano particolari criticità. Per quanto riguarda la viabilità, nel corso delle emergenze sono state registrate alcune chiusure autostradali, attualmente in corso di definitiva risoluzione. Quindi, il transito dovrebbe riprendere regolarmente nelle prossime ore. Restano invece chiuse 622 strade, molte delle quali appartengono alla viabilità secondaria, quindi, strade provinciali e comunali. Complessivamente le infrastrutture viarie interessate dai disagi sono pari a 236 a Bologna, 201 in provincia di Forlì-Cesena, 139 nella provincia di Ravenna e 46 nella provincia di Rimini.

Per quanto concerne la rete ferroviaria, il gruppo Ferrovie ha segnalato nel corso degli eventi numerose sospensioni della circolazione e, quindi, la conseguente cancellazione di alcuni treni su tratte regionali e la riduzione della velocità su quelle nazionali. In atto si registra un miglioramento costante e la maggior parte delle linee dovrebbe essere riattivata entro il mese di giugno. In relazione al trasporto aereo, il 18 maggio è stato chiuso, a causa di un allagamento, l'aeroporto di Lugo di Romagna, poi riaperto il 19 maggio. Dalla sera del 18 maggio è stata disposta la chiusura fino alla serata di ieri dello spazio aereo su Forlì, tranne che per i velivoli di soccorso. Lasciatemi dire qualcosa sulle forze in campo.

Questo drammatico scenario è stato da noi seguito costantemente con il concorso di tutto il Servizio Nazionale della Protezione Civile. Al Comitato operativo, che costituisce un fondamentale centro decisionale per tutte le componenti interessate dalla gestione dell'emergenza, partecipano tutte le strutture operative, gli enti e le amministrazioni del Servizio Nazionale della Protezione Civile. Il Comitato opera in costante raccordo con il territorio interessato, nel caso specifico con il Centro operativo regionale dell'Emilia-Romagna e, sulla base delle esigenze, con i Centri di coordinamento soccorsi operativi presso ogni prefettura. Sul territorio i team del Dipartimento della Protezione Civile presenti in loco, già dalla notte del 16 maggio, hanno consentito di mantenere un costante raccordo con i Centri di coordinamento dei soccorsi attivati attraverso le prefetture delle province interessate.

Per quanto riguarda i servizi essenziali, a fronte del picco dei disservizi elettrici registrato il 17 maggio, sono circa 54.000 le utenze rimaste senza energia elettrica. Risultano disservizi nelle reti di telefonia mobile per alcune decine di migliaia di utenti, mentre la telefonia fissa riscontra un'utenza non alimentata pari a 14.600 unità. Sul territorio interessato dal maltempo hanno operato fino ad oggi anche 8.000 unità, in alcuni momenti, oltre 7.400, tra donne e uomini del Servizio Nazionale a cui si sono affiancati - e si affiancano, in parte - tecnici e funzionari di comuni, province, prefetture, enti territoriali e della struttura regionale della Protezione Civile. A solo titolo rappresentativo dell'impegno profuso da tutte le amministrazioni dello Stato e degli enti coinvolti, mi piace sottolineare che si è arrivati a coordinare sul territorio fino a oltre 1.300 mezzi, messi appositamente in campo. Attualmente sono impiegati oltre 850 mezzi, tra cui 130 gommoni, 2 mezzi anfibi per il soccorso tecnico urgente e mezzi in movimento terra con idrovore per il consolidamento degli argini e il ripristino della viabilità. Gli assetti aerei delle diverse amministrazioni dello Stato sono stati impiegati per 408 interventi di volo, per complessive 385 ore di volo e hanno consentito di soccorrere 787 persone. Credo sia utile anche sottolineare l'impiego dei circa 300 volontari, provenienti da 16 organizzazioni nazionali di volontariato e oltre 750 volontari tecnici delle colonne mobili regionali, provenienti da 12 regioni e province autonome, che si sono prontamente attivate in nome della solidarietà e non soltanto del criterio su cui si fonda il Sistema Nazionale della nostra Protezione Civile. A queste unità si aggiungono oltre 300 volontari delle associazioni e dei coordinamenti provinciali del volontariato della regione Emilia-Romagna.

Tra le attività svolte nelle giornate passate, si evidenzia, in particolare, l'effettuazione dei sorvoli per l'individuazione delle persone in difficoltà e in condizioni di disagio, la realizzazione di rilievi di dissesti franosi mediante l'utilizzo di droni e l'attivazione del Servizio informativo dell'Unione europea, finalizzato all'esatta delimitazione delle aree colpite della cosiddetta zona rossa. Il volontariato di Protezione Civile si è mobilitato sia a livello locale sia a livello nazionale e ancora in queste ore arrivano, da altre regioni, oltre 1.000 volontari per supportare i territori colpiti.

Credo sia anche importante sottolineare come l'ANCI, l'associazione dei comuni, si stia organizzando per fornire agli enti locali interessati dagli eventi il necessario supporto amministrativo. È chiaro che, per quanto riguarda il ripristino delle numerose disalimentazioni di energia elettrica, è facile comprendere come la perdurante presenza dell'acqua non consente alle squadre tecniche di poter intervenire e si confida comunque che, nei prossimi giorni, tutto possa tornare alla normalità.

Infine, il Ministero della Cultura, in seno al quale è presente un nucleo specifico per la gestione delle emergenze, che collabora con il Servizio Nazionale della Protezione civile, sta monitorando attentamente i possibili danni ai beni culturali: parliamo, non soltanto di monumenti o di arti minori, ma anche di patrimonio bibliografico e archivistico che, in parte, è stato duramente compromesso.

Inutile dire che le Forze armate e le Forze dell'ordine - come sempre in questi casi - hanno provveduto e provvedono a espletare un servizio per evitare azioni di sciacallaggio nelle case dalle quali le famiglie si sono necessariamente allontanate.

A partire dalla serata del 20 maggio è stato anche attivato il Meccanismo Unionale di Protezione Civile, questa sorta di struttura internazionale per verificare la disponibilità, in ambito europeo, di idrovore di grande portata per implementare le attrezzature già disponibili sul territorio italiano. Sulla base di un criterio di prossimità geografica e di rapidità del dispiego, oltre che per la rispondenza delle caratteristiche tecniche, si è proceduto ad accettare le offerte arrivate dalla Slovacchia, dalla Slovenia e dalla Francia. I moduli slovacco e sloveno hanno raggiunto l'Emilia-Romagna via terra già il 22 maggio e sono operativi dalla serata dello stesso giorno; il modulo francese è attualmente in corso di mobilitazione alla volta di Ravenna, preceduto da un team di ricognizione.

I soccorsi, attivati sin dall'immediato verificarsi degli eventi, risultano tuttora in corso, considerato il contesto in costante evoluzione, monitorato naturalmente 24 ore su 24. In questa prima fase dell'emergenza l'azione è prioritariamente rivolta al soccorso e all'assistenza della popolazione; non appena le condizioni meteorologiche lo consentiranno, l'attività andrà tempestivamente riconfigurata per la gestione e il superamento dell'emergenza, creando le condizioni per la ripresa di una normale condizione di vita delle popolazioni interessate e del tessuto produttivo. Quindi, cessata la condizione di emergenza, si aprirà quello che, in gergo, chiamiamo “lo stato della ricostruzione”.

Al fine di consentire un rapido ripristino della normalità nei territori colpiti, ieri mattina il Consiglio dei ministri si è riunito, sotto la Presidenza del Presidente Giorgia Meloni e, in apertura della riunione, il Governo ha rispettato un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell'alluvione e ha deliberato la proclamazione del lutto nazionale per la giornata di oggi.

Inoltre, il Consiglio dei ministri si è associato al Presidente Meloni nel ricordo della strage di Capaci, alle porte di Palermo, avvenuta 31 anni fa.

Il Governo ha approvato un decreto-legge che introduce: “Interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali”. Con il decreto si stanziano oltre 2 miliardi di euro, al fine di garantire il soccorso e l'assistenza alle popolazioni e alle aziende colpite dall'alluvione e, al tempo stesso, esso è finalizzato a procedere rapidamente - come ho detto - al superamento della fase emergenziale. Cercherò di sintetizzare i provvedimenti adottati nel lungo, coinvolgente e appassionato Consiglio dei ministri di ieri.

Tra l'altro si prevede la sospensione dal 1° maggio al 31 agosto 2023 dei termini relativi agli adempimenti e versamenti tributari e contributivi, inclusi quelli derivanti da cartelle di pagamento in scadenza a partire dal 1° maggio; il differimento al 31 dicembre 2023 del termine per l'ultimazione degli interventi effettuati su unità immobiliari ubicate nei territori interessati ai fini naturalmente del bonus 110 per cento; il differimento del pagamento delle rate in scadenza nell'esercizio 2023 dei mutui concessi da Cassa depositi e prestiti ai comuni e alle province interessate; la sospensione dei pagamenti delle utenze già deliberata dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente; il rinvio fino al 31 luglio 2023 delle udienze dei procedimenti civili e penali e la sospensione dei termini processuali e dei giudizi civili e penali nel caso in cui la parte o il difensore siano residenti nelle zone colpite dall'evento alluvionale; la sospensione dal 1° maggio al 31 luglio dei termini nei giudizi amministrativi, contabili, militari e tributari; la sospensione dal 1° maggio al 31 agosto dei termini dei procedimenti amministrativi; la possibilità di accedere ad apposite prove di recupero dei concorsi per i residenti nelle zone alluvionate; l'equiparazione del periodo di assenza dal servizio effettivamente prestato per il personale dipendente delle pubbliche amministrazioni che non possa svolgere la prestazione lavorativa, neppure attraverso la modalità agile; la sospensione per i comuni dei termini per la fornitura di dati richiesti per le rilevazioni previste dal Programma statistico nazionale; l'istituzione del Fondo straordinario a sostegno della continuità didattica con una dotazione di 20 milioni di euro per la ripresa della regolare attività didattica nelle istituzioni scolastiche ricadenti nei territori colpiti dall'alluvione; la possibilità per le università e le istituzioni di alta formazione presenti nei territori colpiti di svolgere attività didattiche ed esami con modalità a distanza; l'esonero dal versamento di tasse e contributi per gli universitari e studenti interessati dall'alluvione; l'istituzione di un fondo per il 2023 pari a 3 milioni e mezzo di euro per il finanziamento di interventi manutentivi delle sedi universitarie e in favore del personale docente, tecnico e amministrativo; l'entrata in vigore da subito dell'articolo 140 del nuovo codice degli appalti relativo alle procedure in caso di somma urgenza e di Protezione Civile, che prevede la possibilità di disporre l'immediata esecuzione dei lavori entro il limite di 500.000 euro o di quanto indispensabile per rimuovere lo stato di pregiudizio alla pubblica e alla privata incolumità; la possibilità per i lavoratori delle aziende di accedere alla cassa integrazione emergenziale con un unico strumento di nuova istituzione e per tutti i settori produttivi, ivi compreso quello agricolo, fino a un massimo di 90 giorni e fino a un massimo complessivo per questa fattispecie di 580 milioni di euro; lo stanziamento di 298 milioni di euro per l'introduzione di un'indennità una tantum fino a 3.000 euro in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale e dei lavoratori autonomi, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi alluvionali; l'intervento rafforzato del Fondo centrale di garanzia in favore delle imprese con copertura di 110 milioni di euro e aumento della garanzia, anche fino al 100 per cento, al fine di agevolare una ripresa quanto più possibile rapida delle attività economiche del territorio; la concessione di contributi a fondo perduto e fino a 300 milioni di euro per i danni subiti dalle imprese esportatrici; la creazione di una quota riservata di 400 milioni di euro dedicata a finanziamenti a tassi agevolati per le aziende con quota a fondo perduto del 10 per cento; la sospensione per società e imprese dei versamenti relativi al diritto annuale dovuto alle camere di commercio, degli adempimenti contabili e societari, del pagamento delle rate di mutui o finanziamenti di ogni genere; la destinazione di 100 milioni di euro del Fondo di solidarietà nazionale-interventi indennizzatori alle imprese agricole danneggiate, con l'ampliamento della possibilità di accedere agli interventi compensativi alle produzioni e alle strutture aziendali assicurabili ma che al momento dell'evento non risultavano coperte da polizze assicurative; la destinazione di una quota di 75 milioni di euro del Fondo per l'innovazione in agricoltura a sostegno degli investimenti e progetti di innovazione realizzati da imprese nei settori dell'agricoltura e della zootecnia con sede operativa nei territori colpiti; l'attribuzione al commissario straordinario della siccità del compito di verificare lo stato di efficienza e manutenzione delle opere di drenaggio delle acque meteoriche realizzate sull'intero territorio nazionale; un contributo di 8 milioni di euro per il potenziamento e il ripristino delle strutture sanitarie delle zone interessate dagli eventi alluvionali; la maturazione, in ragione di un terzo, dei crediti formativi del triennio 2023-2025 relativi alla formazione continua in medicina per tutti i professionisti sanitari che abbiano svolto in maniera documentata l'attività professionale nei territori colpiti dall'emergenza; infine, il rifinanziamento per 200 milioni di euro del Fondo per le emergenze nazionali per il 2023, interamente destinato e gestito dalla regione Emilia-Romagna e la proroga di alcuni termini per i comuni.

Ai fini della copertura finanziaria degli stanziamenti, tra l'altro, si autorizza fino al 31 dicembre l'Agenzia delle dogane e dei monopoli a effettuare estrazioni straordinarie del lotto e del superenalotto, alla vendita dei beni mobili oggetto di confisca amministrativa, anche in deroga alle disposizioni sul numero degli incanti, disponendo il trasferimento al bilancio dello Stato degli introiti che da questa attività derivano. Inoltre, si introduce un sovrapprezzo di 1 euro per l'accesso ai musei statali di tutta Italia per il periodo compreso tra il 15 giugno e il 15 settembre 2023, il periodo di maggiore afflusso, naturalmente, con la previsione di destinare i maggiori incassi a interventi di tutela e ricostruzione, come ho detto poco fa, del patrimonio culturale e a sostegno degli operatori della cultura e dello spettacolo dei territori colpiti. Tutto questo, onorevoli parlamentari, riguarda la prima fase, che è quella dell'emergenza, per la quale è stato nominato Commissario Delegato il presidente della regione Emilia-Romagna. Successivamente si passerà, quando si sarà convenuto sull'opportunità di porre fine allo stato di emergenza, alla nuova fase, quella più articolata, più impegnativa e naturalmente più lunga come periodo di tempo necessario, che è la fase della ricostruzione.

Signor Presidente e onorevoli deputati, è chiaro che quest'ulteriore tragedia calamitosa credo debba porre ciascuno di noi di fronte a una scelta ormai ineludibile, ed è quella di fare della messa in sicurezza del nostro territorio nazionale la - non una - priorità nell'agenda politica e di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di questo Esecutivo e di tutte le articolazioni dello Stato. Mettere in sicurezza il territorio significa tutelare il diritto alla vita di ciascuno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, prima di essere un diritto costituzionale, è un diritto fisiologico. Dal 1968, anno del sisma che ha colpito - qualcuno, ormai giovane di una certa età, come me, lo ricorderà - la Valle del Belice nella mia Sicilia, in provincia di Trapani, a oggi, l'Italia ha perso in eventi calamitosi oltre 5.000 suoi cittadini e ha speso per la ricostruzione circa 165 miliardi di euro nei vari eventi, naturalmente, sismici, alluvionali, franosi e di altra natura.

Non ho difficoltà a ribadire - proprio nella sacralità di quest'Aula, nella sacralità laica di quest'Aula - una mia ferma convinzione: la nostra è una Nazione propensa più a ricostruire che a prevenire. Certo calamità, come quella verificatasi in Emilia-Romagna, non possono essere evitate, ma si possono e si debbono ridurre gli effetti disastrosi che l'evento produce e questo lo si può fare e lo si deve fare attraverso una seria azione di prevenzione strutturale all'interno di un piano nazionale concepito in funzione di una strategia unitaria, che è quella che finora è mancata.

In questa direzione sta lavorando il Governo del quale mi onoro e ci onoriamo di fare parte, predisponendo progetti normativi, da un lato, per semplificare e accelerare le procedure in sede preventiva, dall'altro, per accelerare e semplificare le procedure nella fase post-emergenziale, che è quella della ricostruzione.

Ci confrontiamo, ovviamente, con le regioni e con gli enti locali. Tenete conto che le regioni, lo ricordo a me stesso, hanno competenza concorrente in materia con lo Stato. Ci confronteremo, come dicevo, con le regioni e con gli enti locali per arrivare prima possibile a una riforma che tenga conto della scarsa capacità di progettazione, della scarsa capacità di spesa, nonostante le risorse disponibili. Parlo delle risorse che, nel corso degli anni, sono state messe a disposizione delle articolazioni dello Stato.

Bisogna comprendere qual è il nodo a causa del quale non si ha celerità nell'individuazione dell'anello debole, nella progettazione, nella procedura di appalto e nell'esecuzione dei lavori. È su questo che stiamo lavorando, d'intesa con alcuni ordini professionali.

Quindi, ci confronteremo anche con il mondo della tecnica e della scienza, tenuto conto delle difficoltà fin troppo note e che sono state più volte, dal sottoscritto e dal Governo, denunciate. Quando parlo di prevenzione strutturale, voglio ribadirlo, non mi riferisco soltanto alla lotta al dissesto idrico e idrogeologico, ma anche al rischio terremoti.

Quante sono le infrastrutture strategiche che potrebbero resistere a una determinata sollecitazione sismica? Quanti sono i comuni in Italia che, in caso di sisma, potrebbero essere raggiunti dai mezzi di soccorso? Sono domande che dobbiamo tutti porre, nella considerazione che oltre la metà del territorio nazionale ricade in zona sismica e quasi totalmente, il 94 per cento, ricade in zone a rischio frane o dissesto idrico e idrogeologico.

Confido che presto le proposte del Governo possano incontrare un fecondo confronto con quest'Aula, al di fuori di gabbie ideologiche e di dannosi pregiudizi come, se mi consentite, ha dimostrato di fare in questi giorni il Governo nazionale di fronte alla tragedia che ha colpito la comunità dell'Emilia-Romagna, comunità tenace, determinata, alla quale va la vicinanza di ciascuno di noi (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, ieri, è stato il giorno del cordoglio. Oggi è lutto nazionale e devo dire che, se non vi fosse lo Stato e non vi fosse stato lo Stato in questi giorni, probabilmente il numero delle vittime sarebbe stato decisamente superiore, perché, quando si dice che vi sono stati 1.000 salvataggi, forse non tutti saranno stati determinanti, ma una parte sicuramente lo è stata e, quindi, quella catena di solidarietà, ma anche di funzionalità, dello Stato ha tenuto e ha consentito di evitare una tragedia ben più grave di quella che avrebbe potuto essere.

Però, signor Ministro, noi dobbiamo fare una riflessione anche rispetto a quanto spesso si legge. Non dobbiamo cercare degli atteggiamenti autoassolutori, dobbiamo esaminare i dati per quelli che sono e anche fare qualche riflessione. Perché negli ultimi 23 anni, è un dato che mi permetto di sottoporre all'attenzione dell'Aula, dal 1999 al 2022, per la prevenzione del rischio idrogeologico sono stati spesi 10,57 miliardi di euro per 11.024 progetti, però, le opere terminate sono solo pari al 43 per cento. E questo è un primo dato che ci deve far riflettere, perché, se gli stanziamenti ci sono, ma le opere non si concludono, è evidente che quelle opere non realizzano le finalità per le quali sono state progettate, appaltate e, alla fine, dovevano entrare in funzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Aggiungo di più, vi è un'altra argomentazione che, in queste ore, soprattutto, circola sul circo mediatico, quella a proposito dei fondi disponibili: “non ci sono soldi, non ci sono soldi”. Ma, attenzione, perché se noi andiamo a vedere, da qui ai prossimi dieci anni, nella peggiore delle valutazioni possibili, vi sono 21 miliardi disponibili da spendere per la difesa dell'assetto idrogeologico, quindi, il vero vulnus è questo: non mancano i soldi, evidentemente vi è una cultura dell'intervento che è più dettata dal riparare che da un progettare per prevenire.

Lei, prima, ha fatto un riferimento a livello nazionale, che effettivamente trova puntuale riscontro in ogni regione e cioè che si spende molto di più per riparare, rispetto a quanto si spenda per prevenire.

Cito un dato riferito alla mia regione, l'Emilia-Romagna, e lo cito, soprattutto, perché, in altre fasi, è stata toccata l'Emilia da inondazioni che, peraltro, non hanno avuto un numero di vittime pari a questa, ma sia l'Emilia che la Romagna sono, ahimè, territori - e non a caso sono uniti da un trattino o anche senza trattino - che costituiscono una regione molto fragile sotto questo profilo. Cito solo un dato: 80.000 sono le frane in Emilia-Romagna rispetto al numero complessivo delle frane, che sono circa 600.000, pari a un ottavo delle frane in Italia. Questo è un dato che dimostra la fragilità del territorio.

Ma, aggiungo di più: questo è un territorio che, per l'11,6 per cento, è potenzialmente allagabile; è un territorio che, in uno scenario di pericolosità media, vede una possibilità di allagamento pari al 45,6 per cento e, se andiamo a vedere lo studio dell'ISPRA, questo ci dice che due province, addirittura, superano il livello di allagabilità dell'80 per cento: sono, una, la provincia di Ravenna, l'altra, con percentuale ancora più alta, la provincia di Ferrara.

Questi dati dobbiamo averli nella nostra mente e per tutto il territorio nazionale, perché anche la logica distributiva delle risorse, a volte, non funziona. Bisogna fare una distribuzione delle risorse selettiva, che vada a progetti chiave, volti veramente nella direzione della prevenzione.

Per la legislatura 2020-2025, la regione Emilia-Romagna ha programmato interventi in sicurezza idrologica per più di 800 milioni di euro, dei quali 38 da parte del Ministero dell'Ambiente, 107 da parte della stessa regione, 160 da parte dell'Unione europea, 500 da parte dello Stato, con vari fondi. Ebbene, tra il 2019 e il 2023, la Protezione Civile ha deliberato 243 milioni di euro di rimborsi per danni da calamità e 252 li ha messi a disposizione lo Stato. È il discorso che facevamo prima.

Allora, solo due riflessioni. Casse di espansione: se bisogna fare espropri, date i poteri per poter fare gli espropri immediatamente, non possiamo permettere che il territorio vada sott'acqua, perché dobbiamo rispettare procedure di esproprio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) che, in un sistema ordinario, funzionano, ma, quando c'è la straordinarietà dei fatti, non possono trovare ospitalità. Seconda considerazione: si decida cosa si vuol fare anche in termini di invasi, perché non possiamo pensare, che dal 1988 - Ministro Marcora - vada avanti - sono passati 35 anni - il problema della diga di Vetto, senza dire se la si vuole o non la si vuole fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È giunto il momento di decidere. Il Governo ha deciso ieri, con un primo decreto-legge, vada avanti, in accordo ovviamente con gli enti locali e la regione, perché il sistema delle autonomie deve rapportarsi con il Governo e il Governo deve rapportarsi con il sistema delle autonomie. Ma, al di là di tutti i temi che ci sono sul tavolo, ivi compreso, ovviamente, quello dei cambiamenti climatici, attenzione, perché con rifermento ai cambiamenti climatici, a dieci, a cento o a mille, se non si fanno gli interventi che devono essere fatti, noi, ogni volta, piangeremo vittime, lutti e avremo sempre imprese e persone che trovano in queste tragedie sofferenza, una sofferenza che io ritengo ingiusta (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, voglio ribadire anche oggi la vicinanza del gruppo del Partito Democratico ai familiari delle 15 vittime, alla popolazione dell'Emilia-Romagna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e agli altri territori, in misura minore delle Marche e della Toscana, colpiti così pesantemente dalle alluvioni di questi giorni.

Mi riferisco alle sue parole, Ministro, che ho condiviso: quello che è avvenuto in queste ultime settimane, in particolare in Emilia-Romagna, è un evento del tutto eccezionale. Ha citato lei i dati, non li voglio ribadire, ma il fatto che abbia piovuto più di 80 ore in 2 settimane e si sia riversata una quantità di acqua in così poco tempo, pari a quella che normalmente si verifica in 6-8 mesi, ci dà la dimensione e la portata dell'evento che si è abbattuto sul territorio: 23 fiumi esondati, un Appennino bombardato dalle frane, è stato detto, 305 le più grosse e moltissime ancora in fase di assestamento, che lasceranno il loro strascico nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ridisegnando, sconvolgendo un assetto morfologico del territorio; città che, solo grazie alla generosità e alla capacità di intervento delle donne e degli uomini della Protezione Civile, dei volontari, delle Forze dell'ordine, degli amministratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che hanno saputo assumersi responsabilità anche difficili, hanno evitato il peggio. A loro va tutto il nostro ringraziamento, la nostra vicinanza e il massimo della responsabilità con cui ci vogliamo relazionare al Governo e alle altre forze in Parlamento nell'affrontare questi temi.

Sappiamo che l'emergenza è ancora in corso: ci sono ancora 20.000 persone sfollate, strade e infrastrutture, come bene lei ha detto, ancora interrotte, che isolano parti intere del nostro territorio, dei territori, perché, anche quando parliamo di Emilia-Romagna, in questo caso, dobbiamo sapere che dentro quest'emergenza ci sono tanti territori diversi, con peculiarità e criticità diversificate, ed è fondamentale riuscire a far sentire la vicinanza dello Stato e delle istituzioni ai cittadini e agli amministratori impegnati in prima linea.

Quello che è avvenuto in questi giorni ha chiamato tutti noi a una reazione di responsabilità. Noi registriamo con favore i primi provvedimenti assunti dal Governo, con il decreto-legge varato, che ha accolto molte sollecitazioni e indicazioni che anche dal territorio dell'Emilia-Romagna sono venute da parte del presidente della regione, dai rappresentanti del mondo economico e sociale riuniti per il Patto per il lavoro e per il clima. Ci auguriamo, ovviamente, che ci sia altrettanta risposta anche per quei territori che ancora stanno terminando la conta dei danni, sui quali sarà necessario dare un riscontro nelle prossime settimane.

Quello che c'è nel decreto è una prima risposta molto importante - lo ha detto lei -, vi sono le prime misure fondamentali, con lo stanziamento di 2 miliardi e il rifinanziamento di 200 milioni del Fondo per le emergenze nazionali, appunto per alcune prime misure fondamentali, gli interventi di somma urgenza, sapendo che quanto è stato stanziato non sarà sufficiente neanche per dare un ritorno e un ristoro adeguato alle tante famiglie, ai privati, alle aziende, che hanno perso tutto e che meritano di avere una risposta adeguata, alla portata dell'evento che si è verificato, con una misura unica di sostegno.

Lavoreremo su questo decreto, ci impegneremo, in Parlamento, per cercare di corrispondere alla richiesta di aiuto e di vicinanza che viene dai territori e lo faremo anche cercando di affrontare in maniera adeguata il tema che lei, oggi, ha solo accennato. Giustamente, siamo ancora nella fase della gestione dell'emergenza ma, mai come in quest'occasione, per questa calamità, per questo evento eccezionale, è fondamentale pensare e costruire insieme le risposte all'emergenza e alla ricostruzione. È fondamentale che ci sia piena continuità nell'accompagnamento di queste risposte. L'Emilia-Romagna è una terra che ha già dato prova di saperlo fare: l'esperienza del sisma del 2012 è positiva, per una serie di ragioni, legate anche al fatto che c'è stata la capacità di pensare che, mentre ancora si rimuove il fango e si rimettono in piedi le condizioni minime di vita nelle comunità, è fondamentale riuscire anche a pensare a come ricostruire strade, infrastrutture di collegamento, mettere in sicurezza il territorio, aiutare le imprese e le attività economiche a ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Serve continuità, conoscenza, operatività immediata e siamo sicuri che in questa scelta, quella che il Governo sarà chiamato a fare anche nell'individuare il Commissario per la ricostruzione, si terrà conto dell'esperienza virtuosa e positiva dell'Emilia-Romagna nel 2012. Un'esperienza che, voglio sottolineare, ha un valore: capire l'importanza di costruire un'alleanza e una valorizzazione della filiera istituzionale del territorio, perché ciò è fondamentale non solo per ricostruire le città, i paesi, le strade, le infrastrutture, ma anche per ricostruire quel senso di coesione sociale e di visione di sviluppo del futuro che, mai come in quest'eccezionale calamità, è necessario avere in mente fin dall'inizio.

È un'emergenza che, più delle altre, ha stravolto, ha cambiato un territorio: è importante, fondamentale che ci sia questa visione unitaria nel passaggio dall'emergenza alla ricostruzione, perché non ci sarà, ripeto, soltanto da costruire e ricostruire case, capannoni, infrastrutture, ma anche da costruire e rilanciare l'idea di uno sviluppo di una regione così importante e così centrale anche per la crescita del nostro Paese.

Però, sappiamo che quello che è avvenuto, Presidente, non è il frutto di un evento che possiamo definire solo come un caso, perché, naturalmente, quello che è successo è dentro una dinamica, un sistema di eventi eccezionali causati dall'emergenza climatica. L'unico appunto che mi sento di fare al suo intervento, Ministro, è questo: mi sarei aspettata più attenzione, più capacità di riconoscere come quello che è avvenuto sia il frutto di un cambiamento e di una crisi climatica che dobbiamo affrontare con tutta la determinazione e l'urgenza che servono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La messa in sicurezza del territorio, di cui lei ha parlato, la prevenzione del rischio idrogeologico, la capacità di affrontare anche nodi irrisolti nella programmazione, nella capacità di spesa e di investimento ci vede d'accordo e saremo pronti a lavorare insieme.

Ma servono anche chiarezza e nettezza rispetto ad alcune posizioni inaccettabili, che ancora abbiamo sentito in questi giorni, di chi nega l'emergenza climatica e di chi cerca di scaricare su altre cause la drammaticità e l'eccezionalità di quello che è avvenuto.

Serve continuare nell'opera di messa in sicurezza del territorio e l'Emilia-Romagna l'ha fatto in questi anni. Lei ha citato delle cifre, cioè i 9 miliardi non ancora spesi a livello nazionale. Ebbene, le ricordo che l'Emilia-Romagna in questi anni ha realizzato 4.500 interventi di riduzione del rischio idrogeologico, per un importo pari a più di un miliardo. Quindi, c'è un investimento che è stato messo in campo e che si sta realizzando. La regione ha fatto una scelta coraggiosa sul tema della riduzione del consumo di suolo approvando una legge già nel 2017. Queste azioni devono diventare una parte di impegno anche del Governo nazionale su alcuni fronti fondamentali: approvare rapidamente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici ed attuarlo; approvare e adeguare il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (il Governo ha un compito entro giugno 2024); infine, finalmente una legge nazionale sul consumo di suolo.

Capisco che sorridete, ma sappiate che una parte della vostra maggioranza l'ha tenuta in ostaggio per due legislature (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e oggi serve, invece, intervenire rapidamente e approvare una legge nazionale sul consumo di suolo che possa interrompere il rischio di nuovi episodi e vicende di questo genere.

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Allora, la lotta alla crisi climatica - concludo, Presidente - è una questione di sicurezza nazionale, perché minaccia comunità, imprese e cittadini non domani ma già oggi, nel nostro tempo.

Lei lo ha detto chiaramente, con le sue parole, signor Ministro: la domanda non è se si ripresenterà ma quando. Ebbene, noi vogliamo essere pronti a lavorare per fare in modo che tutti gli strumenti possibili, comprese le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, possano essere messi in campo per aiutare la grande e più importante opera di cui ha bisogno il nostro Paese, una messa in sicurezza vera e una salvaguardia del territorio di fronte ai rischi climatici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Intanto esprimo il mio cordoglio per le 15 vittime sicuramente dovute all'alluvione. Fra l'altro, la regione Emilia-Romagna annuncia che potrebbe essere proprio oggi la giornata di lutto nazionale per le vittime di questa alluvione. Quindi, il pensiero va a loro e alle loro famiglie.

A questo aggiungo, però, anche i miei ringraziamenti. Lei, Ministro, ci ha dato un quadro esatto di quello che è successo e della tempestività degli interventi, non solo dal punto di vista economico ma fattivo, efficace, di una Protezione Civile che è intervenuta, coadiuvata dalle Forze dell'ordine e da tutti gli apparati che hanno contribuito a mitigare i danni e, soprattutto, a intervenire per evitare che ci fossero degli aggravamenti ulteriori. Poi, ci sono tutti i volontari.

Ovviamente, anche il gruppo della Lega esprime la propria vicinanza al popolo della Romagna, a quello dell'Emilia e delle province coinvolte, perché conosciamo molto bene i nostri corregionali. Noi non ci fermiamo davanti alle avversità, neppure se queste sono veramente così gravi e così martorianti.

Ma dobbiamo anche interrogarci sulle cause di questo tragico evento e soprattutto se poteva essere evitato o quantomeno ridotto, magari sfruttando anche l'apporto delle nuove tecnologie. Leggevo di questo strumento, lo IT-alert, che è stato finanziato e che non è ancora funzionante nel nostro territorio. Poi, come è stato detto da lei, Ministro, e dagli altri gruppi, ci sono i fondi per affrontare il dissesto idrogeologico. Ci sono sempre stati, ma sicuramente non sempre sono stati spesi. Ci tengo a dire anche che un'alluvione non è come un terremoto, cioè non è un evento assolutamente imprevedibile.

Purtroppo, nel nostro Paese c'è un grande fermento di ambientalismo da salotto, un ambientalismo militante che richiama il cambiamento climatico come unica giustificazione di questi eventi alluvionali. Secondo questo ambientalismo non si deve fare nulla: bisogna spegnere i motori a combustibili fossili, bisogna spegnere il riscaldamento efficientando gli immobili con pannelli solari e fotovoltaici che producono energia anche di notte e, poi, bisogna bloccare ogni tipo di consumo del suolo. Quindi, basta strade, basta autostrade e stop anche alle linee ferroviarie.

Invece, Presidente, noi crediamo che si debba fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si devono affrontare le problematiche del territorio prevenendo i danni che possono derivarne senza idealismi e lavorando, sostenendo un territorio, quello dell'Emilia-Romagna, ma, come ha detto lei, anche quello di tutta la nostra Nazione. È un territorio fragile, ma è il più produttivo di eccellenze in tutto il mondo.

Quindi, Presidente: “sì” alle manutenzioni preventive; “sì” al ripristino delle strade franate, quelle che adesso impediscono di raggiungere frazioni o interi paesi; “sì” al controllo degli argini contro le tane e i passaggi di nutrie o di altri roditori, che fanno danni devastanti; “sì” ad argini funzionali e non al loro livellamento e disboscamento, magari per realizzare piste ciclabili che sono state inaugurate solo un mese fa e che ora sono totalmente distrutte; “sì” alla raccolta di legna e al controllo dei greti e degli alvei dei torrenti e dei corsi d'acqua (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché non si può rischiare di allagare interi quartiere o paesi perché gli alberi o il legname bloccano e fanno da ostacolo al corso di fiumi e torrenti.

Finalmente questo Governo, grazie alla Lega, nella legge di bilancio 2023 ha permesso agli agricoltori di recuperare la legna nei greti e negli alvei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) senza prendere multe e senza chiedere autorizzazioni. Addirittura, questi interventi sono stati finanziati proprio con l'idea che possano diventare - l'ha detto lei - il mantra del nostro Governo, cioè andiamo a prevenire i disastri ambientali.

Poi, aggiungo: “sì” ai bacini di laminazione, alle casse di espansione, come è stato detto, alle dighe e agli invasi. Ci sono strutture risalenti al secolo scorso e anche a due secoli fa che funzionano benissimo e producono energia. Pensiamo alle dighe che producono l'energia idroelettrica. Quindi, dobbiamo andare avanti. La cassa d'espansione di San Cesario Sul Panaro ha aiutato a contenere le alluvioni nella zona del modenese. Ricordiamo, a proposito delle casse di espansione, anche quello che è successo in Veneto: dopo le alluvioni del 2010 c'è stato un grande incremento - in 8 anni hanno costruito il 40 per cento delle casse di espansione previste - che ha mitigato gli effetti della tempesta del 2018.

Abbiamo parlato della diga di Vetto. Io qui ringrazio il Ministro Salvini perché ha destinato già prima del 1° maggio, prima di questo allarme che ha portato alla dichiarazione di calamità naturale, 3,5 milioni per la progettazione dello studio di fattibilità. Ricordo che se ne parla dal 1860. I “no” degli ambientalisti hanno bloccato il cantiere da quasi 50 anni. Eppure, serve per mettere in sicurezza un territorio di almeno 100.000 persone, ma soprattutto per sopperire alle carenze idriche dell'agricoltura.

Abbiamo letto - in questo periodo sulla stampa si legge di tutto, anche fake news - anche dei 190 milioni di euro assegnati alla regione Emilia-Romagna per realizzare, appunto, queste 23 casse di laminazione. Ce ne sono solo 12 attualmente in funzione, mentre le altre sono bloccate dagli ambientalisti e dagli espropri. Su questo noi vogliamo andare avanti.

Aggiungo, poi, un “sì” anche alle province elettive. Ci vuole il controllo del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché la custodia e il rapporto con il territorio non si possono allontanare dai cittadini.

Quindi, Ministro, io ringrazio lei e il Governo, che si è presentato sui luoghi dell'alluvione e che, proprio con il decreto-legge di ieri, ha investito oltre 2 miliardi di euro per fronteggiare l'emergenza e per riportare a una difficile normalità - lo sappiamo benissimo - quei territori così martoriati.

Aggiungo, Ministro e Presidente, che credo che questo sia il Governo giusto per il “sì”, un Governo del fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), del fare per il nostro territorio emiliano-romagnolo, ma anche per salvare il nostro Paese da nuove vittime (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, anch'io la ringrazio per il resoconto che ci ha fornito e anche per la sensibilità che ha dimostrato sulla situazione in Emilia-Romagna, raccontandoci cosa si sta facendo e come si interverrà nelle prossime settimane. In questa giornata di lutto nazionale voglio anch'io rinnovare ancora una volta il cordoglio di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle ai familiari delle vittime, ormai salite, purtroppo, a 15, e la vicinanza a tutti i miei concittadini emiliano-romagnoli, che hanno visto le loro case, aziende e terreni distrutti dall'alluvione. Anni di sacrifici e di ricordi di vita spazzati via dall'acqua, dai detriti e dal fango in pochi giorni. I danni, l'abbiamo detto, sono veramente tanti. Si parla di 21 fiumi esondati, 400 ancora le frane attive, strade completamente inagibili e da ricostruire, migliaia i cittadini e le cittadine che si sono ritrovati senza una casa, completamente distrutta, così come le aziende. Gli animali morti, ad oggi, non è dato capire quanti sono. Uno degli episodi più drammatici si è verificato ad Albereto, nel ravennate, dove hanno trovato la morte per annegamento oltre 600 suini all'interno di un'azienda dove venivano allevati circa 1.750 esemplari. Quindi, è una situazione estremamente disastrosa e drammatica. Però è anche una regione, l'Emilia-Romagna, che si è rimboccata da subito le maniche, che comunque ha dato il meglio di sé, dal punto di vista delle persone, degli aiuti, dei soccorsi, della solidarietà: tantissimi, da tutta la regione, ma anche da tutta Italia, sono venuti per spalare fango e per aiutare, dando il loro piccolo contributo per ricostruire sulle macerie.

Però è qui che voglio soffermarmi. Bisogna lavorare per non arrivare alle emergenze. Bisogna riuscire a prevenirle. Lei, Ministro, ha parlato di eccezionalità di questi eventi alluvionali, ma è proprio l'eccezionalità che dovremmo tenere in considerazione e che sarà sempre più frequente andando avanti. E non lo diciamo noi, lo dicono proprio gli scienziati. È su questo che bisogna intervenire. E soprattutto ce lo dice un rapporto dell'ISPRA del 2021, in cui si dice che l'Italia è un Paese bellissimo, ma fragile, fragilissimo, così come la mia regione, l'Emilia-Romagna, che si trova nel bacino padano ed è sempre stata a rischio di dissesto idrogeologico. Anche perché non solo l'Emilia-Romagna, ma il 94 per cento dei comuni è soggetto ad aggressioni da frane, alluvioni, erosioni costiere e terremoti, sia per una particolare conformazione geomorfologica del suolo, sia per un eccesso di cementificazione, sia per l'aumento dei fenomeni estremi a seguito dei cambiamenti climatici. Un mix, ovviamente, che genera ogni anno eventi drammatici e contro il quale non viene messa in campo una strategia ancora oggi efficace. Anche perché, statisticamente, si contano circa 100 eventi aggressivi per anno, e, come è avvenuto nella mia regione, l'Emilia-Romagna, purtroppo, sono cadute piogge come se fossero avvenute in 6 mesi. Tutto questo ovviamente non è più accettabile e bisogna intervenire in modo concreto.

Per quanto riguarda gli effetti dei cambiamenti climatici, quindi, occorre dare luce a una proposta di legge che preveda gli effetti delle mitigazioni. Questo è importante anche perché, se non si interviene, saremo ancora qui a parlare di emergenze.

Ieri, sul tavolo del Consiglio dei ministri, c'è stato proprio un esempio concreto di questa contraddittorietà che ci troviamo ad affrontare, perché sullo stesso tavolo abbiamo trovato sia il decreto Siccità, sia il decreto Alluvione, e questo è un ossimoro ambientale a cui dovremo abituarci. Quindi, dobbiamo provvedere al riguardo.

Una cosa, però, ci ha lasciato abbastanza sbigottiti, anzi tolgo abbastanza: nel decreto Alluvione, approvato ieri, ciò che ci lascia perplessi è la semplificazione introdotta sulla realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale e la qualifica di opere di pubblica utilità indifferibili e urgenti per le unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione. Perché sfruttare l'alluvione, che è uno degli effetti dei cambiamenti climatici, per agevolare e considerare indifferibili e urgenti opere che vanno nella direzione opposta alla transizione ecologica e che sono, invece, tra le prime responsabili dei fenomeni climatici estremi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Bisogna intervenire sulle cause dei cambiamenti climatici e i rigassificatori sono proprio una di quelle.

Il decreto-legge Alluvione coprirà, come è stato anticipato da lei, circa un terzo dei danni per ora stimati, vale a dire 2 miliardi su 6, tra aiuti alle imprese, cassa integrazione per i lavoratori e i primi passaggi per avviare la ricostruzione. Si stanziano 2 miliardi - lo 0,1 per cento del PIL -, mentre al Senato, purtroppo, si parla di mettere 15 miliardi sul Ponte sullo Stretto. Questi aspetti sicuramente sono da rivedere, così come è importante utilizzare il Fondo sociale per il clima, parliamo di 65 miliardi, che sono ovviamente fondi utili.

Ci teniamo a dire - e chiudo, Presidente - che servono ovviamente fatti concreti. Uno di questi è un suggerimento che diamo da sempre, ossia quello di estendere il superbonus 110 per cento a chi ha visto la propria casa travolta dal fango e dall'acqua. Questo è un passaggio importante ed è un segnale. E ci tengo anche a dire di sbloccare i 250 miliardi che erano stati messi nella manovra finanziaria del 2022 per l'autostrada Cispadana: sbloccarli momentaneamente e darli in aiuto concreto alla popolazione emiliano-romagnola. Quindi, non cementificare, ma dare questi soldi in aiuti concreti a chi ne ha bisogno e iniziare insieme un percorso normativo serio sullo stop al consumo di suolo e sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, magari proprio con un decreto-legge urgente, Presidente, per dare un segnale forte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concludo, dicendo che il MoVimento 5 Stelle è a disposizione e darà tutto l'appoggio possibile in Parlamento e sul territorio, anche perché non dobbiamo più piangere altre vittime in quest'Aula, ma dobbiamo parlare di leggi concrete ed è questo che conta più di tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassinari. Ne ha facoltà.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Eccellentissimo Ministro, onorevoli colleghi in questo momento intervengo con il cuore in mano perché provengo - la mia città è Forlì - proprio dal cuore dell'emergenza. Vorrei davvero spendere una parola di cordoglio per le vittime, molto vicine a me e molto vicine a tutto il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È un momento molto difficile. Le città soffrono, le persone soffrono. Io la ringrazio per questa esposizione così completa, anche con i dati che ci danno la misura dell'evento, un evento veramente catastrofico di portata incredibile. Questo evento ha una ricaduta pazzesca: in questo momento abbiamo veramente una sofferenza generalizzata, non solo nell'ambito delle città, ma anche nell'ambito delle colline. Lei ha detto bene, ci sono veramente tante strade interrotte, abbiamo l'isolamento dei territori. E questo fa male, perché la collina si stava riprendendo dopo il COVID, anche dal punto di vista dell'incremento demografico. Ora questo è un colpo mortale per i nostri territori, perché l'isolamento crea una difficoltà non solamente alla popolazione, ma anche e soprattutto alle aziende, alle imprese.

Il timore è anche quello di una delocalizzazione. Quindi, è quanto mai necessario agire, soprattutto sotto il profilo infrastrutturale. So che c'è già un'attenzione in questo senso. Le strade interrotte riguardano prevalentemente strade provinciali. Questo è un po' il mio timore. Io ho fatto dei sopralluoghi in loco e ho verificato come le frane siano veramente massive e frequenti. Ora mi interrogo: come potranno le province, svuotate delle loro competenze e delle capacità tecniche, fronteggiare un problema del genere, un problema che riguarda decine e decine di frane? Non è possibile un intervento di questo genere per le province. Qui evidenziamo come ci sia stato un errore di fondo in precedenza. Dobbiamo assolutamente rimediare a questo.

Dobbiamo ridare alle province la possibilità di programmare, di essere vicine al territorio, di essere l'interlocutore privilegiato degli enti locali e delle amministrazioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 13,22)

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). In questo momento, le amministrazioni sono in forte sofferenza. Sono vicine alle prefetture, che coordinano l'emergenza, come lei ben sa, però, manca questo anello fondamentale. Pertanto, mi sento di dire al Parlamento che dobbiamo agire il più velocemente possibile, per rendere nuovamente le province elettive e dare la possibilità ai cittadini di individuare i propri rappresentanti territoriali, che abbiano una responsabilità diretta nei confronti dei cittadini. Credo che questo sia assolutamente fondamentale, anche in un'ottica non solamente di prevenzione, ma anche di cura del territorio e di ripristino della viabilità.

Abbiamo ancora cittadini isolati, che stanno attendendo il ripristino delle strade con grande ansia. Faccio l'esempio della strada statale 67, dove ANAS sta intervenendo in maniera operosa, ma l'attesa è veramente incredibile. Nelle città abbiamo, invece, le cataste di rifiuti legate ai beni alluvionati.

Ecco, camminando per le strade, ci rendiamo conto di come le persone abbiano abbandonato la loro storia, magari i cimeli di famiglia, aspetti che riguardano anche l'affettività. C'è una sofferenza veramente incredibile. Ma accanto a questa sofferenza c'è anche una grandissima solidarietà. Abbiamo visto in televisione e sui giornali tutte le immagini degli angeli del fango. Ci sono tante persone, tanti giovani venuti da ogni parte d'Italia che stanno aiutando i cittadini romagnoli con tanta determinazione e voglia di essere d'aiuto.

Non è facile coordinare questi aiuti, perché sappiamo quanto gli enti locali abbiano avuto difficoltà, anche burocratiche. Faccio l'esempio dello svuotamento dei liquidi e dell'asportazione dei fanghi: la burocrazia è stata veramente complessa. C'è stata un'ordinanza - ne devo dare atto - del presidente della regione Bonaccini, che ha semplificato tali aspetti, ma questo ci insegna che dobbiamo muoverci in una logica di semplificazione. In queste situazioni, non possiamo appesantire burocraticamente le amministrazioni che cercano di stare vicine ai territori. È assolutamente fondamentale agire in questo senso, dal punto di vista non solo della sburocratizzazione, ma anche in senso generale assoluto, anche per le opere che dovremo mettere in campo non solamente per la ricostruzione, ma anche per la prevenzione. Il sistema Paese deve reagire. La volontà e la determinazione dei cittadini romagnoli devono essere ripagate anche in un'ottica di prevenzione di un terreno, di un'area, assolutamente fragile rispetto a molte altre regioni italiane. Dobbiamo essere assolutamente fattivi e collaborativi e dobbiamo fare una mappatura - secondo me, immediata - di tutta la Nazione e individuare le zone fragili dove intervenire e, dunque, - con l'ausilio di esperti - intervenire in maniera concreta.

Detto questo sul quadro generale del nostro territorio, sono veramente contenta di appartenere a questa maggioranza e che ci sia stata una reattività del Governo immediata, con la presenza, sia della Premier Meloni, che di altri rappresentanti del Governo, ieri del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che è sceso proprio a Forlì e ha espresso, in maniera tecnica, quello che sta facendo il Governo, evidenziando le misure che si stanno ponendo in essere, per essere di aiuto in maniera concreta e per far comprendere quello che si sta facendo.

Mi ha fatto molto piacere anche ascoltare da lei, Ministro, l'aiuto immediato posto a favore degli sfollati, perché abbiamo veramente tante famiglie che non hanno l'abitazione. Sono uscite da casa solamente con i vestiti che avevano addosso e, peraltro, bagnati. La situazione è, da questo punto di vista, veramente terribile.

L'intervento immediato del Governo manifesta una vicinanza non solamente emotiva, ma anche concreta. Gli interventi da lei delineati sono tanti e spaziano in tutti gli ambiti. Abbiamo una criticità imprenditoriale, com'è stato evidenziato, nel campo dell'agricoltura. Abbiamo terreni agricoli completamente allagati, che, in questo momento, impongono una riflessione. È necessaria, come dicevo prima, una reazione. Noi romagnoli siamo forti, siamo determinati, ci risolleveremo sicuramente, ma credo che, comunque, il sistema Italia, dal punto di vista dell'emergenza, abbia assolutamente tenuto.

Dobbiamo dare una risposta anche nell'ottica della prevenzione. Lo dobbiamo, ovviamente, ai cittadini romagnoli, ma anche a tutto il sistema Italia, che, da questo punto di vista, è assolutamente eccellente. Grazie di cuore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Ovviamente, il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe non solo rinnova il cordoglio ai parenti delle vittime, esprimendo supporto a tutti i soccorritori e a chiunque sta dando una mano, ma, ancora una volta, rinnova la disponibilità al Governo a collaborare, in tutto e per tutto, nella gestione dell'emergenza e della fase successiva. Presidente, non sfrutterò i 7 minuti, perché, in certe occasioni, bisogna stare attenti a non usare troppe parole, la cui utilità può essere discussa. Farò solo tre considerazioni, signor Ministro.

La prima. Nel decreto di ieri, lei, Ministro, mi pare abbia detto che sospende tasse e contributi fino ad agosto (io ho saputo fino all'autunno). Purtroppo, questi pacchetti di interventi emergenziali ormai sono rodati (sui terremoti e altro). Capisco la necessità di fissare il termine entro l'esercizio 2023, perché così non avete il problema di copertura, ma quello che succederà è che, quando scadrà la moratoria, il grido di dolore, pienamente giustificato, sarà: “Non posso pagare, tutto in una volta, le tasse e i contributi che mi avete sospeso”. Puntualmente, infatti, avviene uno spostamento. Guardi, le predico il futuro: da agosto, sposterete a settembre, da settembre, sposterete a novembre. In realtà, il problema rimarrà lo stesso. Quindi, le chiediamo, semplicemente (certo, ciò comporta di trovare un po' di copertura per il 2023), di prevedere, fin da ora, un programma di rateizzazione, cioè di dire chiaramente che, quando finirà la moratoria, ci saranno 7, 8 o 10 mesi - quello che vorrete, quello che sarà disponibile - per rateizzare il carico fiscale e contributivo sospeso. Infatti, tutte le volte succede la stessa cosa. Almeno, diamo un po' di certezze agli operatori del settore.

Secondo punto, signor Ministro. Non sono particolarmente affezionato a ripetere, troppo spesso, le stesse cose, ma siccome, in questo dibattito, nessuno l'ha ripetuto (non lo so se è perché sia diventata una cosa troppo identitaria o troppo da tifosi; non lo so), lo faccio io: se tutti concordiamo sulla stessa analisi, ossia che il problema del dissesto idrogeologico non è la mancanza di fondi, perché abbiamo risorse stanziate, spesso impegnate, consistenti, se tutti concordiamo sul fatto che il problema è la difficoltà a spenderle e, quindi, a realizzare gli interventi, e se tutti concordiamo che questo accade non in virtù di una maledizione divina né di una cattiva volontà, ma in virtù del fatto che interventi di questo tipo hanno una decentralizzazione delle competenze e dei poteri molto elevata, con decentralizzazione e sovrapposizione di vari enti, allora mi dispiace, perché, quando, nel 2014, si cercò di ovviare a questo problema, centralizzando una struttura di coordinamento, l'unità di missione “Italia sicura”, si voleva risolvere questo problema (Una voce dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Ancora Italia sicura!”)… “Ancora Italia Sicura!”, cosa? Voi siete arrivati e l'avete tolta, perché dovevate dare le deleghe a un Ministro! E poi venite qui a dirci che i rigassificatori aumentano l'emergenza climatica? E non vi posso rispondere…

PRESIDENTE. Onorevole Marattin…

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). …perché non si fa polemica in una giornata come questa…

PRESIDENTE. Appunto.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). … ma avremo occasione. Però, l'espressione “Ancora Italia sicura!”, vuol dire che non si capisce nulla di come funzionano queste cose. Non mi stupisce, in questo caso, ma il punto è semplicemente quello di ripristinare una struttura di coordinamento. Chiamatela come volete, metteteci a capo chi volete, non nominate neanche chi l'ha fatto la prima volta: damnatio memoria! Ma fatelo! Non è che dopo non pioverà più, ovvero, fai Italia sicura e non piove più. Non siamo così… non so che termine usare, meglio che non lo usi. Però, questo è quello che può massimizzare le probabilità di interventi di successo su queste tragedie.

Terza e ultima considerazione, signor Ministro. Non fate ricadere la scelta del commissario all'interno della contesa politica. La scelta del commissario nella fase fuori dall'emergenza deve essere dettata solamente dalla massimizzazione della probabilità di riuscita degli interventi. Non fatela ricadere nella lotta politica quotidiana di tutti i giorni: “Tu sei di quella parrocchia, tu dell'altra parrocchia, allora, ti devo…”. No! Questo perché tutta la politica italiana ha bisogno di cambiare registro, secondo il nostro modo di vedere, tuttavia, su emergenze del genere, cerchiamo di risparmiarci la disfida delle curve ultrà. Grazie e buon lavoro, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, abbiamo ascoltato attentamente la sua relazione e, quindi, come gruppo parlamentare, come abbiamo fatto ieri, rinnoviamo il nostro cordoglio e il nostro sostegno a tutte le associazioni di volontariato e al Sistema di Protezione Civile che si sta adoperando per dare una risposta a questa drammatica emergenza. Sin dalle prime ore - non mi riferisco all'evento di pochi giorni fa, ma al primo evento - il nostro gruppo ha comunicato formalmente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la disponibilità a cooperare, a dare anche proposte ed indicazioni su come poter affrontare questa situazione drammatica. Continueremo a farlo, nonostante si sia creato però, signor Ministro, un clima nel Paese che non ci piace per nulla, un clima volto a spostare l'attenzione dalle responsabilità e a trovare capri espiatori. Devo dire che lei non ne è nemmeno esente, non oggi in quest'Aula, ma anche nelle sue interviste, e mi riferisco anche ad alcuni interventi di colleghi della Lega. Si dice che non si deve fare polemica; noi non avremmo mai voluto farla.

Continueremo ad avere un atteggiamento di cooperazione, ma, quando si parla di ambientalismo ideologico, di ambientalismo del “no”, di ambientalismo da salotto, signor Ministro, lei sa bene - mi appello sempre all'onestà intellettuale di tutti e tutte - che gli ambientalisti questo Paese non l'hanno governato e, se è accaduto qualcosa che oggi si denuncia, forse si deve andare a cercare altrove. Ho sentito prima la collega Cavandoli - se ho sbagliato l'accento mi perdonerà - attaccare gli ambientalisti da salotto, perché non fanno fare le opere, opere che noi da anni chiediamo, signor Ministro. Fare le vasche di laminazione e creare quei bacini dove far defluire i fiumi quando sono in piena attraverso opere idrauliche: noi lo chiediamo da sempre. Io ho iniziato a fare politica andando a pulire i fiumi da rifiuti ingombranti e da rifiuti di ogni genere. C'è un problema che riguarda il nostro Paese, che è quello della cura e della manutenzione del territorio. Bisogna avere amore verso il territorio. Oggi ho il dovere di difendere chi, per anni, si è battuto per difendere l'Italia dal dissesto idrogeologico da accuse infamanti, perché non lo accettiamo. Signor Ministro, l'onorevole Cecchetti in questo manifesto dice: “No alle vasche di laminazione a San Vittore di Olona: sono opere dannose”. Questo è l'onorevole Cecchetti della Lega, che ha fatto questa battaglia (il deputato Bonelli mostra un volantino elettorale del deputato Cecchetti). Vede, signor Ministro, questo che vi mostro è un ordine del giorno del Senato, fatto dagli onorevoli della Lega Nord, primo firmatario, alcuni anni fa, Paolo Arrigoni, che dice “no” alle vasche di laminazione del Seveso; chiedeva lo stralcio delle vasche di laminazione. Signor Ministro, questo è di Fratelli d'Italia, non più tardi di un anno fa, chiedeva lo stop alle vasche di laminazione a Parma. Poi potremmo parlare delle vasche di laminazione di Modena, che noi Verdi abbiamo proposto di realizzare. Sa chi non ha votato a favore? Fratelli d'Italia e Lega. Potrei continuare, ma le dico l'ultima cosa. L'europarlamentare Sardone, della Lega dice “no” alle vasche di laminazione. Allora, basta. D'accordo? Vogliamo cooperare insieme per dare una risposta al Paese? Allora non si utilizzi questa tragedia per sviare l'attenzione da una vera responsabilità. Lei, signor Ministro, in quest'Aula, non ha pronunciato le parole “cambiamento climatico”. Questo lo ritengo grave, perché non possiamo derubricare questa vicenda come un evento legato a un evento meteorologico estremo; si, è vero - sono d'accordo con lei - è stato un evento meteorologico estremo, ma, se vogliamo dare retta alla scienza e non agli stregoni – noi siamo per la scienza e non per gli stregoni - la scienza ci dice che questi eventi meteorologici sono aumentati.

È stato pubblicato poche ore fa dalla World Meteorological Organization il rapporto che dice che, nei primi mesi del 2023, in Italia sono stati 500 gli eventi meteorologici estremi, una situazione drammatica. Allora, se vogliamo cooperare, sblocchiamo il Piano di adattamento climatico che, signor Ministro, rischia di essere già vecchio, perché, con quello che è accaduto in Emilia-Romagna, saltano tutti i modelli previsionali, perché si è trattato di un evento non prevedibile dal punto di vista della quantità. Da questo punto di vista, allora, cosa si aspetta a fare un Piano di adattamento climatico? Cosa si aspetta a mettere in essere il Piano di mitigazione del rischio idrogeologico, che è fermo? Cosa si aspetta a fare il Piano energia e clima? Cosa si aspetta a fare la legge sul consumo di suolo? Cosa c'entrano le nutrie? Voi volete far credere agli italiani che sono crollati ponti, ferrovie e strade per colpa delle nutrie? Guardate che non hanno messe le nutrie gli ambientalisti. Le nutrie, che sono una specie invasiva aliena, sa da dove nascono? All'inizio del Novecento dovevano essere fatte le pellicce da castorino, dopodiché - come di solito accade - l'uomo perde il controllo e si verifica la proliferazione. Si controlli la fauna!

Il tema oggi è che il cambiamento climatico, insieme agli eventi meteorologici estremi, rappresenta la priorità. Lei ha detto giustamente - e condivido - che la priorità deve essere il dissesto idrogeologico. Ebbene, per noi, la priorità, ad esempio, non è il ponte sullo Stretto di Messina, che si va a realizzare in un'area ad alto rischio idrogeologico. Lei è stato presidente della regione Sicilia. Sa che cosa è successo a Giampilieri e a Scaletta Zanclea? Sa cosa è successo, a questo proposito? Allora, penso che voi avrete da noi la massima collaborazione, se si metteranno in moto le politiche attive sul clima.

Le diciamo anche: “basta però trovare capri espiatori” perché noi risponderemo duramente, come vi abbiamo risposto adesso. Sono altri che hanno bloccato le vasche di laminazione, non noi, signor Ministro.

Concludo: cosa c'entra, dentro al decreto Alluvioni, l'articolo 16, che aumenta la capacità di rigassificazione del nostro Paese? Cosa c'entra con gli aiuti? Cosa c'entra? E' l'esatto contrario di quello che dovremmo fare: investire nelle rinnovabili, investire in politiche di risparmio energetico. Basta con questo atteggiamento di ostilità verso le politiche sul clima e fare la guerra all'Unione europea. Io penso - concludo e ringrazio il Presidente - che il maggior contributo, la migliore risposta da dare, rispetto a quello che è accaduto in Emilia-Romagna, sia proprio, da un lato, di andare incontro a chi ha perso la casa, prorogando, non di pochi mesi, il superbonus, ma farlo uno nuovo per chi ha perso la casa e introdurre il bonus mobili per dare una risposta ai danni subiti, ma, contestualmente, lavorare per le politiche attive sul clima e non fare la guerra al clima, come purtroppo stiamo vedendo anche da alcune dichiarazioni (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, intanto vorrei ringraziare il Ministro Musumeci per aver aggiornato quest'Aula proprio sull'operato della Protezione Civile e anche sull'andamento delle operazioni di soccorso. Il quadro che ovviamente ha fornito è quello di un'immane tragedia, ma anche di una macchina dell'emergenza estremamente efficace.

La prontezza e la collaborazione fra tutte le istituzioni e i corpi dello Stato coinvolti sono state sicuramente funzionali ad una risposta immediata, capace di tamponare le situazioni più gravi, però stiamo vedendo anche una straordinaria reazione delle popolazioni colpite, dei volontari e di tutti coloro che si stanno mobilitando e si stanno aiutando reciprocamente, come solo una regione forte e incredibile come l'Emilia-Romagna sa fare, quella che noi chiamiamo una gara della solidarietà.

Come si dice in questi casi, noi siamo orgogliosi di essere italiani e siamo tutti emiliani oggi (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE ). Volevo scusarmi con il Presidente Mule', con il Ministro Musumeci, ma anche con il mio presidente Lupi: sono alla prima legislatura, quindi sono, soprattutto, un'osservatrice. Intervengo tante volte, sono una donna curiosa e ingorda di argomenti e per questo guardo le rassegne stampa e la TV e l'altro giorno mi sono imbattuta in un intervento di Achille Leone Occhetto che ha detto una frase importante sull'alluvione. Ve la voglio leggere: “Un messaggio dal Signore per fare capire alla gente cosa succede”. Ecco, io non voglio strumentalizzare questa frase. Potrebbe essere una frase facile da strumentalizzare, cosa il Signore volesse dire in questo momento alla gente dell'Emilia-Romagna, però ritengo che la riflessione da fare sia questa. Ieri era il tempo della commemorazione, Presidente, dell'aiuto e del sostegno e Noi Moderati abbiamo espresso tutta la nostra vicinanza all'Emilia-Romagna, però oggi - oggi - è il tempo della responsabilità. Un buon amministratore è anche chi con coraggio si assume le proprie responsabilità per la mala gestione di una regione come l'Emilia-Romagna. Gli argini del fiume Senio sono franati; sono franati, indeboliti dal taglio degli alberi per far posto ad una ciclabile per il turismo.

Lodevole iniziativa, però l'argine è venuto giù; è venuto giù insieme a tantissimi argini non manutenuti. E allora oggi parliamo di 15 morti, parliamo di 15 famiglie, parliamo di 10.000 sfollati ed evacuati, di case, di fabbriche e di attività commerciali distrutte, 21 fiumi esondati, 280 frane, 48 comuni coinvolti in questi eventi, 400 strade interrotte, 41 comuni colpiti, una vastità territoriale che va da Bologna a Forlì-Cesena e Ravenna. Sono numeri di una buona amministrazione? Secondo noi, no. Ci sono mancanze gravi dell'uomo? Secondo noi, sì. Gli effetti dell'alluvione sono devastanti, ma non per quello che porta via l'acqua, ma per il dolore che si poteva evitare. E sapete come si poteva evitare? Con una giusta prevenzione. La migliore politica del risparmio è la politica della prevenzione responsabile. Gli argini non si devono manutentare dopo le alluvioni, gli argini si devono manutentare prima. Vengo da un liceo classico, mi scuso nuovamente con il Presidente e con il Ministro, magari sono più esperta di latino, di greco, di storia dell'arte, di filosofia, però c'è un buon senso. Condivido, Ministro, con lei delle riflessioni, lei ha fatto un'esposizione molto puntuale, non vado certamente a riprenderla perché è stato un intervento importante del Governo, a cui va tutto il nostro plauso, però intervenire per fare le casse di espansione? Abbiamo degli esempi virtuosi in Lombardia e Veneto. Magari, al posto di una sterile contrapposizione politica, si potrebbe attuare una costruttiva collaborazione tra amministrazioni? E vogliamo dire che le opere vanno manutenute e vanno monitorate? Forse gli alvei dei fiumi e dei torrenti devono essere puliti dagli alberi e va verificato se questi benedetti animali, di qualsiasi genere e natura essi siano, lo rendono più semplice? Forse non è necessario investire nelle grandi opere innovative, progettate proprio alla luce dei cambiamenti? No, a questi micro-interventi di compromesso sui territori per un ambientalismo di propaganda, perché si interviene sempre sul micro e ci si contrappone sempre al grande. E mi permetto di dirlo con cognizione di causa perché da 20 anni, 20, a Venezia si è detto “no” al MoSE, lo sa bene il presidente Lupi (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Venti anni di barchette con scritto “no al MoSE”, 20 anni di una Venezia sott'acqua, e ci veniva detto dalle amministrazioni “mettetevi gli stivali dell'acqua alta più alti”. Oggi, grazie ad un sindaco coraggioso, il MoSE va su, salva la città dall'Aqua Granda, e lo abbiamo ben visto, salva i suoi cittadini e salva soprattutto le sue opere. Allora, mi preme di riassumere due concetti: devono essere sicuramente snelliti i processi burocratici, e lo ha detto benissimo anche lei. Proprio per intervenire più velocemente, basta burocrazia, basta carta, perché a suon di carta si riempiono le case di fango. Sono stata a Ravenna, mi hanno colpito i giocattoli nel fango, mi hanno colpito i libri, i quadri, i vestiti, la vita delle persone. E poi i comuni devono essere messi nelle condizioni di intervenire autonomamente e velocemente. Lo ha detto bene lei, Ministro, in Commissione, quando abbiamo parlato di Ischia. Ha detto che bisogna anche aggiornare i piani di Protezione Civile. E poi i rifiuti, i rifiuti speciali, i fanghi, snellezza nel processo di smaltimento. Cambia il clima? Sì, Presidente. Cambiano i livelli di cementificazione? Sì. La soluzione è imbrattare i nostri straordinari monumenti? No, no, facciamo un esempio infelice (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Concludo con le parole del nostro Presidente Meloni. Avete investito 2 miliardi di risorse per famiglie, lavoratori e imprese. Il nostro Presidente Meloni ha detto: dobbiamo essere all'altezza di chi non si rassegna. È un imperativo che chiama in causa anche tutti noi, come cittadini, come italiani, come parlamentari. Dobbiamo trasformare la commozione e l'ammirazione per le popolazioni dell'Emilia-Romagna in rapidità ed efficienza. Al coraggio di questa gente dobbiamo rispondere con operatività. Lo dobbiamo a questa terra, lo dobbiamo a questa gente, lo dobbiamo all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È cosi esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ricordo che alle ore 16 avranno luogo gli interventi sull'ordine dei lavori per ricordare Teodoro Buontempo a 10 anni dalla sua morte. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, il Ministro della Cultura e il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza finalizzate a garantire il pieno ed efficace utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate alla messa in sicurezza del territorio, con particolare riferimento al pagamento della terza rata del medesimo Piano - n. 3-00422)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Santillo ed altri n. 3-00422 (Vedi l'allegato A). La deputata Scutella' ha facoltà di illustrare l'interrogazione di cui è cofirmataria.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel PNRR è previsto un investimento di 15 miliardi di euro per quanto riguarda la tutela del territorio e della risorsa idrica. Di questi 15 miliardi di euro, 2,5 miliardi sono previsti per la messa in sicurezza di 1.500.000 persone che vivono nelle aree a rischio idrogeologico. Peccato, però, che dalla Corte dei conti non arrivino buone notizie. La Corte dei conti ci lancia un monito importante, un allarme importante, e cioè che non stiamo riuscendo a gestire, o meglio, non riuscite a gestire i soldi del PNRR.

È inutile continuare a dirvi quanto sia stato difficile - un'impresa titanica da parte del Presidente Conte - riuscire a reperire quei soldi e portarli qui, alla nostra Nazione. Allora, vi diciamo nuovamente che, se non siete in grado di gestirli, vi aiutiamo noi.

Ministro, io vorrei sapere da lei semplicemente tre cose; la prima: riuscirà l'Europa a pagare la terza rata del PNRR? La seconda: qual è il cronoprogramma? La terza: noi vogliamo un maggior coinvolgimento del Parlamento, perché, lo ripeto, se non siete in grado di gestire questi soldi, vi aiutiamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito della Missione 2, componente 4, destina 2,49 miliardi di euro all'investimento per la gestione del rischio di alluvioni e la riduzione del rischio idrogeologico. Le misure finanziate, articolate in due sub-investimenti, consistono nella realizzazione sia di interventi strutturali per mettere in sicurezza il territorio da frane o ridurre il rischio di allagamento sia di interventi non strutturali.

Il sub-investimento 2.1, lettera a), cui sono destinate risorse per 1.287.000.000 di titolarità del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, prevede la realizzazione di interventi nei territori maggiormente a rischio. All'esito di una complessiva attività istruttoria svolta con i presidenti delle regioni, quali Commissari di Governo per il contrasto del dissesto idrogeologico, e con le Autorità di bacino, avviata a partire dal mese di giugno del 2021 e conclusasi nel mese di dicembre del 2022, sono stati individuati 665 progetti in essere, ovvero progetti già avviati e finanziati con altre risorse precedentemente all'approvazione del PNRR, in relazione ai quali è in corso la verifica di coerenza con le tempistiche e le condizionalità del PNRR, al fine di accertarne l'eleggibilità a valere sulle risorse del Piano.

Il sub-investimento 2.1, lettera b), a cui sono destinati 1,2 miliardi di euro, e coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, prevede la realizzazione di interventi in aree colpite da calamità e finalizzati al ripristino delle infrastrutture danneggiate. Anche in questo caso, la fase di selezione dei nuovi progetti, così come quella di assegnazione delle risorse, è stata particolarmente complessa e articolata. Di seguito la tempistica: acquisizione delle proposte delle regioni e delle province ed approvazione, il 31 dicembre del 2021, di 21 piani di macro interventi; nel corso del 2022, definizione di dettaglio degli interventi discendenti dai piani approvati nel mese di dicembre del 2021, con l'indicazione del soggetto attuatore, l'acquisizione del relativo CUP e una relazione illustrativa con la descrizione degli elementi a rischio; definizione mediante il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 agosto del 2022, registrato dalla Corte dei conti in data 21 ottobre del 2022; soltanto in data 5 dicembre 2022 è stata definita la modalità di assegnazione di queste risorse; adozione sulla base delle previsioni del DPCM del 23 agosto del 2022 dei decreti di approvazione, stipula degli accordi ex articolo 15 della legge n. 241 del 1990. Con l'articolo 29 del decreto-legge n. 13 del 2023, recante disposizioni urgenti in materia di governance per l'attuazione del PNRR, si è provveduto a rimodulare la tempistica recata dal predetto DPCM e ad introdurre rilevanti semplificazioni di tipo procedurale e amministrativo.

Concludo, evidenziando che il pagamento della terza rata non è in alcun modo collegato alla realizzazione dell'investimento 2.1 sopra richiamato, bensì alle milestone e ai target previsti dal PNRR per il 31 dicembre del 2022.

Nel corso di questi mesi, il Governo ha provveduto ad effettuare una verifica approfondita di cui si darà conto nella relazione semestrale che verrà inviata al Parlamento la prossima settimana in ordine all'effettiva possibilità di realizzare gli interventi previsti dal PNRR. Si tratta di una verifica effettuata nella prospettiva, da un lato, di garantire un utilizzo efficace di tutte le risorse e, dall'altro, di individuare, in relazione a tutti gli investimenti, le modalità di attuazione e le reali forme di finanziamento più adeguate rispetto alla reale ed effettiva realizzazione degli interventi.

PRESIDENTE. Il deputato Santillo ha facoltà di replicare.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, sono del tutto insoddisfatto della sua risposta. Tra l'altro, lei sta ancora parlando di verificare e di rimodulare la tempistica. Allora, il buon giorno si vede dal mattino e questo Governo, in legge di bilancio, ha tagliato del 40 per cento le risorse sul dissesto idrogeologico, lei lo sa bene: 360 milioni di euro all'anno in meno per tutelare 7 milioni di italiani che vivono in aree a rischio idrogeologico; mentre la mia forza politica, il MoVimento 5 Stelle, ha portato ancora più avanti il percorso di completamento della Carta geologica del Paese.

Ministro, dica anche alla Presidente Meloni che, se non conosciamo bene il malato, non possiamo ipotizzare e portare avanti alcuna cura; c'è bisogno di completare la Carta geologica dell'Italia, ferma al 44 per cento.

Questo Governo sembra negare che qui stiamo parlando di riscaldamento globale e di crisi climatica, eppure, è evidente che stiamo andando avanti con temi che affrontano la siccità e l'alluvione. Cos'altro vi si deve spiegare? Siamo di fronte a straordinarietà assolute rispetto alle quali i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza devono servire presto e subito; fondi ottenuti grazie al lavoro immane del nostro Presidente Giuseppe Conte e che, invece, voi tardate a spendere.

Avete già detto più volte che avete dei dubbi e questo non è possibile. Ministro, lei non solo ci sta dicendo che è possibile, perché non ci ha dato una risposta certa sulla non compromissione della terza rata, ma il fatto è che, se non vengono quelle successive, sono lì che sono individuati i fondi del dissesto idrogeologico.

Invece, no: voi pensate a realizzare il Ponte sullo Stretto che in questo momento al Paese non serve a nulla.

Ministro, insomma, siamo qui a ribadire la nostra collaborazione con il Governo, affinché, assieme al Governo e alle altre forze politiche, possiamo spendere presto e bene quei soldi, per i cittadini dell'Emilia-Romagna e per tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte ad assicurare la tutela del patrimonio artistico e culturale anche in relazione a recenti episodi di vandalismo - n. 3-00423)

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00423 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Negli ultimi mesi si sono succeduti numerosi atti di vandalismo assolutamente inaccettabili ed incredibilmente tollerati e giustificati da alcune forze politiche, ad opera di cosiddetti eco-vandali, animatori del gruppo Ultima Generazione, che hanno colpito monumenti di straordinaria notorietà internazionale: Palazzo Madama, Fontana della Barcaccia, Fontana dei Quattro Fiumi, la Fontana di Trevi a Roma, la statua di Vittorio Emanuele in piazza Duomo, nella nostra Milano, Palazzo Vecchio a Firenze. I costi delle operazioni di pulizia ammontano a 300.000 euro.

La necessità di introdurre norme per salvaguardare il patrimonio artistico e culturale ha spinto il Consiglio dei ministri ad approvare, ad aprile, una disposizione molto importante.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Concludo, chiedendo al Ministro quali iniziative ulteriori, rispetto a quelle già intraprese, abbia intenzione di portare avanti il Governo di fronte a una condanna grave, che il Ministro ha fatto e che noi condividiamo al 100 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Buongiorno, onorevole, la ringrazio per questa interrogazione. Innanzitutto, mi faccia fare una piccola premessa quasi di natura filosofica. Benedetto Croce diceva che il paesaggio è il volto amato della Patria. Chi attacca i monumenti attacca una parte del paesaggio, perché, ormai, tutti gli studiosi hanno coniato e aderito alla nozione di antropizzazione del paesaggio, cioè nel paesaggio non ci sono soltanto i fiumi, i laghi, le montagne, che noi abbiamo il dovere di preservare, ma nel paesaggio rientra anche tutto ciò che il genio umano ha prodotto, in secoli di storia. Cosa sarebbe il paesaggio di Roma senza il Colosseo o il paesaggio di Milano senza il Duomo o il paesaggio di Napoli senza il Maschio Angioino? Quindi, l'attacco ai monumenti è attacco allo stesso ambiente che si presume di voler tutelare e di voler salvaguardare.

Lei ha ricordato l'elenco di tutto quello che è accaduto. Ebbene, io devo insistere su un dato fondamentale: fino ad oggi, i costi sono stati sostenuti dalla collettività. Il ripristino della facciata del Senato è costato 40.000 euro, più o meno la stessa cifra è costato l'intervento su Palazzo Vecchio; nel caso della statua di Vittorio Emanuele a Milano si è dovuto procedere a una vera e propria gara d'appalto con un costo di 200.000 euro. Quindi, già siamo a una cifra considerevole che, al momento, è sostenuta dai cittadini contribuenti.

Allora, noi abbiamo approvato, come lei ha ricordato, nel Consiglio dei ministri dell'11 aprile scorso, una norma concernete disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici, che punta a fare cosa? Punta a far pagare ai responsabili di questi atti - prescindendo dal dato penale, che seguirà il suo corso per opera della magistratura -, immediatamente, con una sanzione pecuniaria fino a 60.000 euro, comminata dal prefetto - quindi, molto immediata - i costi necessari per il ripristino dei luoghi. Ossia, chi attacca un monumento, poi si fa carico di pagare la pulitura e il ripristino del monumento stesso.

Sfatiamo un altro mito: è stato detto che vengono usati materiali vegetali e che questi materiali non danneggiano in permanenza i luoghi. Questo è tutto da verificare, perché io ho affidato a una commissione esperta, interna del Ministero, uno studio in proposito, ma già le prime risultanze mi dicono che alcuni marmi sono porosi e, quindi, quello che viene gettato resta all'interno delle strutture (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta molto chiara che ci ha fornito. È evidente che non era possibile continuare con l'impunità che c'è stata. Condividiamo con lei il concetto di fondo, che ha ribadito molto chiaramente in quest'Aula oggi, ovvero che chi attacca i monumenti attacca il paesaggio, attacca la nostra cultura, attacca la nostra storia, attacca il nostro paesaggio. Quindi, non si può continuare ad accettare che sia la collettività a sostenere i costi di quello che significa, poi, riportare i monumenti a quello che erano e a quello che vogliamo che ritornino a essere per garantire storia e per garantire continuità alla nostra cultura. Non si può accettare che sia la collettività a sostenere 40.000 euro per ripristinare Palazzo Vecchio, o 200.000 euro per Milano, come lei ha riferito, o, ancora, 40.000 euro per ripristinare i nostri palazzi storici di questa bellissima città che è Roma.

Non si può continuare così, quindi benissimo che abbia ribadito lo spirito, il cuore del provvedimento che avete approvato in Consiglio dei ministri, che adesso è all'esame del Senato, perché si basa sul concetto che chi rovina, chi imbratta, chi deturpa deve pagare. Quindi, il risarcimento patrimoniale è il concetto di fondo, che lei ha spiegato benissimo, che noi sosteniamo, così come sosterremo le ulteriori iniziative e, comunque, la linea di questo Governo per la tutela della cultura, la tutela del paesaggio e, sostanzialmente, la tutela della civiltà. Su questo ci vedrà al suo fianco, ovviamente anche per future iniziative. Quindi, ci dichiariamo assolutamente soddisfatti di questa risposta e anche di quello che ha detto sugli approfondimenti che farà sul fatto che questi materiali utilizzati per imbrattare non siano così dannosi. Anche questo crediamo sia un aspetto, un dettaglio, ma un dettaglio da approfondire (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Iniziative di competenza volte a superare la crisi del settore olivicolo, con particolare riferimento all'attuazione del piano straordinario in Puglia e alla predisposizione di un piano strategico nazionale - n. 3-00424)

PRESIDENTE. Il deputato Gatta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00424 (Vedi l'allegato A).

GIANDIEGO GATTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro Lollobrigida, parliamo di contrazione della produzione di olio di oliva in Puglia. Le organizzazioni di categoria, da tempo, hanno lanciato un allarme, perché i dati sono impietosi: rispetto alla precedente annata agraria, vi è un calo del 37 per cento in tutto il territorio nazionale e, nella mia Puglia, che è la prima produttrice di olio, il calo è del 52 per cento. I fattori sono tanti, imputabili prevalentemente, però, alle avverse condizioni meteo-climatiche che hanno piegato in due il settore.

Quale è il dato grave? Il dato grave che la regione Puglia ha pubblicato, da tre anni, un piano straordinario per l'olivicoltura che, però, giace in un cassetto e non vi sono risposte concrete, né in termini di indennizzo né in termini di contrasto anche alla diffusione delle fitopatie.

Cosa le chiediamo? Quali provvedimenti intenda adottare il Governo per affrontare la crisi del settore dell'olio di oliva e se non ritenga opportuno predisporre un piano strategico nazionale olivicolo, con precisi obiettivi e precise strategie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ringrazio il collega Gatta e i colleghi di Forza Italia; vi ringrazio dell'interrogazione che mi permette di entrare anche su un tema che noi consideriamo, come Ministero, strategico, ossia quello del comparto dell'olivicoltura, che è strategico nella filiera agroalimentare italiana. Per questo abbiamo attivato diversi strumenti di intervento, sia nell'ambito del Piano strategico della PAC 2023-2027 sia attraverso il PNRR. Con la PAC si è intervenuti, soprattutto, a sostegno della produzione primaria, mentre, con il PNRR, è stato privilegiato l'ammodernamento dei frantoi oleari.

Più in particolare, il Piano strategico della PAC prevede un sostegno accoppiato al reddito per i conduttori delle superfici olivicole destinate alla produzione di olio ad indicazione geografica, cui sono stati destinati circa 12 milioni di euro l'anno fino al 2027. Sempre nell'ambito dei pagamenti diretti, è stato attivato uno specifico ecoschema in favore dei produttori olivicoli, con uno stanziamento annuo di circa 150 milioni di euro, anche questo fino al 2027. Per rilanciare la filiera italiana dell'olio d'oliva in favore delle organizzazioni di produttori del settore olivicolo, sono stati stanziati circa 35 milioni di euro l'anno fino al 2027, mentre, grazie al PNRR, come dicevo, sono stati destinati 100 milioni a investimenti volti all'ammodernamento degli impianti per la molitura delle olive.

Relativamente al tema sollevato dagli onorevoli interroganti, ricordo che il Ministero dell'Agricoltura ha adottato il Piano di rigenerazione olivicola della Puglia, della cui attuazione è responsabile la regione Puglia. Per l'attuazione del Piano, il Ministero ha messo a disposizione e trasferito alla regione Puglia 300 milioni di euro. Tra le iniziative previste, preme segnalare che, in relazione alla misura gestita dalla regione di sostegno e reimpianto di ulivi resistenti e tolleranti nella zona infetta, sono destinati 60 milioni di euro provenienti dal Piano Xylella e 30 milioni di euro provenienti dal Fondo sviluppo e coesione agricoltura, per un totale di 90 milioni di euro. Pur avendo richiesto formalmente notizie sullo stato di erogazione dei fondi alla regione Puglia, non abbiamo ricevuto, ad oggi, alcun aggiornamento puntuale.

Per accelerare e facilitare il processo di ricomposizione fondiaria e la rigenerazione dei territori colpiti dalla Xylella, è stato esteso, con il decreto Milleproroghe, a tutto il 2023, il pacchetto di agevolazioni fiscali riferito a imposte ipotecarie, catastali e di registro terreni.

Aggiungo, inoltre, che è mia intenzione coinvolgere il sistema universitario e della ricerca scientifica per affrontare in maniera strutturale il problema della Xylella.

Per quanto riguarda la predisposizione del piano strategico nazionale del settore olivicolo, il Ministero sta al momento lavorando per conseguire il riconoscimento, in sede europea, di un'organizzazione interprofessionale del settore unica, attività questa propedeutica alla predisposizione del piano strategico di settore. Proprio ieri, ho incontrato docenti universitari che mi hanno consegnato un piano di studi, che in queste ore sto approfondendo per cercare di capire come andare incontro all'esigenza che dagli scriventi mi viene segnalata (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il deputato Gatta ha facoltà di replicare.

GIANDIEGO GATTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, mi ritengo pienamente soddisfatto e desidero ringraziarla vivamente per le rassicurazioni che ha fornito agli olivicoltori, che sicuramente le saranno grati. Ha esposto, in maniera esaustiva e puntuale, esattamente come mi aspettavo, quelle che saranno le prossime misure di intervento - il PNRR e la PAC - in favore di un settore che, ripeto, è stato drammaticamente segnato da episodi e da eventi meteoclimatici che hanno messo in ginocchio tutto un comparto che è assolutamente indispensabile per l'economia nazionale e che contribuisce, in modo rilevante, alla produzione del prodotto interno lordo. È fondamentale che il sostegno del Governo si traduca nelle azioni concrete e nelle misure adeguate, che lei ha testé esplicitato, per venire incontro alle difficoltà che gli olivicoltori stanno affrontando quotidianamente.

La prego di considerare queste criticità, come già sta facendo, e di continuare a promuovere tutte le politiche attive e le iniziative che possano rafforzare questo settore. La tutela e lo sviluppo di questa preziosa risorsa agricola sono fondamentali non solo per il benessere dei nostri produttori, ma per il successo dell'intero settore e dell'intero comparto agroalimentare italiano. Confidiamo nel suo impegno e nel supporto del Governo per garantire un futuro prospero al settore olivicolo e all'agricoltura in genere. Noi di Forza Italia ci siamo e ci saremo. Saremo pronti a sostenere, senza alcuna riserva, l'azione del Governo e presenteremo all'uopo anche un'interpellanza e una risoluzione in Commissione agricoltura. La ringrazio nuovamente per l'attenzione dedicata a queste questioni e restiamo, tutti noi di Forza Italia, a completa disposizione per ulteriori contributi e approfondimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Misure a sostegno del comparto della pesca a strascico, alla luce degli impatti derivanti dal piano di azione dell'Unione europea per una pesca sostenibile - n. 3-00425)

PRESIDENTE. Il deputato Carloni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00425 (Vedi l'allegato A).

MIRCO CARLONI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e signor Ministro, la pesca italiana è sotto attacco da parte della Commissione europea. Il piano d'azione, che è arrivato in Commissione agricoltura, persegue un solo vero obiettivo, far fallire le nostre imprese della pesca. In teoria, l'obiettivo sarebbe quello di proteggere gli ecosistemi marini: in realtà, ci chiede di rinunciare al 30 per cento delle aree di pesca, a vantaggio dei pescatori frontalieri; di rinunciare ad oltre 2.000 imbarcazioni a strascico, che rappresentano il 33 per cento del prodotto ittico; altresì, di rinunciare ai due terzi del pescato nazionale, favorendo l'ingresso del prodotto straniero.

Signor Ministro, quali iniziative intende assumere per tutelare i pescatori italiani, in genere, e quelli a strascico, in particolare? Chiediamo, inoltre, quali sono le azioni, in sede europea, che intende attivare per custodire la risorsa ittica italiana da invasioni di pesce proveniente da Paesi dove le regole di pesca, il lavoro, la sicurezza e l'imposizione fiscale sono diversi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, Presidente. Ringrazio il deputato Carloni e il gruppo della Lega di avermi sottoposto questa interrogazione. Abbiamo già avuto modo di confrontarci sul tema e lo faccio volentieri anche in questa sede.

Il contrasto alle restrizioni sull'attività della pesca e il massimo sostegno al comparto ittico sono un obiettivo strategico per il nostro Ministero. Quanto al piano di azione da lei citato, preciso che, pur condividendo, come è ovvio che sia, le finalità di mantenere gli stock ittici a livelli sostenibili e di ridurre l'impatto della pesca sui fondali marini e sulle specie sensibili, riteniamo che l'obiettivo vada perseguito attraverso il sostegno al settore della pesca, nella fase di transizione, mediante il coinvolgimento di tutte le parti interessate, più che con sterili divieti che si vanno a sommare ad altre azioni che, negli anni, hanno ottenuto il solo scopo di far diminuire la capacità di pesca delle nostre flotte pescherecce.

Relativamente al pacchetto di misure della Commissione europea sulla sostenibilità del settore pesca, presentato dalla stessa il 21 febbraio scorso, e al piano d'azione citato, mi preme ricordare che, già a ridosso della sua presentazione nel corso del Consiglio Agrifish del 20 marzo scorso, l'Italia per prima, assieme ad altre Nazioni, ha espresso forti perplessità circa il documento presentato dalla Commissione europea. In tale contesto, abbiamo richiesto ulteriori studi e approfondimenti sulla misura, per valutare, in modo oggettivo, i suoi costi e i suoi benefici, l'impatto sulle singole Nazioni, nonché una revisione dei contenuti del piano d'azione, da realizzare di concerto con gli altri Stati membri e con il settore della pesca, evitando e scongiurando inutili penalizzazioni verso i nostri pescherecci, con regole rigide che sono inapplicabili ai Paesi terzi. Con questi ultimi, invece, occorre trovare misure condivise, che non penalizzino nessun operatore rispetto all'altro.

Peraltro, a seguito della posizione portata avanti dall'Italia durante la plenaria del Parlamento europeo dello scorso 11 maggio sulle politiche della pesca, il Commissario europeo per l'ambiente Sinkevicius, intervenendo in plenaria, ha chiarito che il provvedimento non costituisce un divieto della pratica di pesca a strascico. È stata richiesta una revisione del piano di azione, così come abbiamo proposto, e una vigilanza per assicurare che il piano sia condiviso con le Nazioni dell'Unione e con gli attori coinvolti, garantendo la sostenibilità economica dello stesso e, soprattutto, una tenuta delle flotte pescherecce, nella sua eventuale applicazione.

È prevista, per il prossimo autunno, la prima riunione di un nuovo gruppo speciale congiunto, che riunisce le autorità della pesca e dell'ambiente degli Stati membri, per sostenere la preparazione tabelle di marcia nazionali e per seguirne l'attuazione. Alla fine del 2024 gli Stati membri dovranno presentare le tabelle di marcia alla Commissione e le renderanno pubbliche. La Commissione europea adotterà la seconda relazione sul regolamento in merito alle misure tecniche. Il 2024 sarà un anno importante, anche perché si troverà coinvolto…

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. … in relazione a questa vicenda - e vado a concludere - anche il nuovo Parlamento europeo. Per quanto riguarda le misure, non possono essere mere raccomandazioni per i Paesi terzi. I nostri pescatori devono essere messi in condizione di avere gli stessi controlli che sono imposti, potenzialmente ma non nei fatti, alle flotte dei Paesi dell'altra parte del mare. L'Italia, comunque, chiederà e sosterrà tutte le azioni utili a evitare che le pianificazioni di carattere europeo danneggino poi, in termini reali, solamente le flotte di pescherecci di alcuni Paesi, tra cui quelle italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Carloni ha facoltà di replicare.

MIRCO CARLONI (LEGA). La ringrazio, signor Ministro, per la sua risposta, che mi trova pienamente soddisfatto. Il comparto della pesca italiana, dopo queste ulteriori vessazioni da parte dell'Europa, si troverà ancora più in difficoltà. Siamo d'accordo con lei che nel piano si debba prevedere una riduzione della dipendenza dai combustibili fossili tramite un passaggio dalla pesca a strascico a metodi di pesca che richiedono meno energia, ma questo non deve andare a colpire i nostri pescatori, eliminando, di fatto, le agevolazioni fiscali sul gasolio.

Queste misure, infatti, rischiano di far sparire dai banchi del mercato il nostro prodotto, sostituendolo con quello straniero, in un momento in cui il fabbisogno di pesce continua a crescere. Non possiamo permettere che prodotti di dubbia qualità e di scarsa freschezza arrivino sulle nostre tavole. Ridurre l'attività di pesca a favore della sostenibilità è un errore, di ragionamento e di metodo. È necessario salvaguardare le risorse ittiche, ma non lo si può fare applicando ciecamente il principio dello sviluppo sostenibile tramite una limitazione dell'attività di pesca. A nostro avviso - e sicuramente le sue parole ci confortano - non servono politiche restrittive, ma di sostegno al settore.

In Commissione agricoltura, nei prossimi giorni, inizieremo l'esame del piano di azione. Ascolteremo le varie associazioni di categoria e daremo voce alle battaglie delle tante imprese che, in queste ore, sono preoccupate per il loro futuro. Sappiamo che anche lei sarà al nostro fianco per analizzare le questioni e condividere e concordare con il Governo un'azione comune. I pescatori italiani, come lei sa bene, da 13 anni rispettano le sempre più stringenti regole europee e adesso, praticamente, devono anche smettere di lavorare. Non si può scaricare la colpa su di loro. La pesca a strascico non va demonizzata. Troverà noi al suo fianco nelle battaglie che vorrà intraprendere - come è successo la settimana scorsa, quando al Parlamento europeo i nostri parlamentari hanno difeso i pescatori - e siamo sicuri…

PRESIDENTE. Concluda.

MIRCO CARLONI (LEGA). …che l'attacco, che in questo momento viene portato avanti dall'Europa, se ci mostreremo uniti in nome di un interesse generale, potrà rafforzare l'attività del suo Ministero e il lavoro che sta facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

(Misure a favore dei contratti di filiera e dei distretti del cibo, anche attraverso un'integrazione delle risorse del Fondo complementare al PNRR e dei fondi europei - n. 3-00426)

PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gadda ed altri n. 3-00426 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Tra le finalità dei distretti del cibo vi è la salvaguardia del territorio, che risulta particolarmente avvertita alla luce dei drammatici eventi sia dell'Emilia-Romagna, che di altre regioni.

È auspicabile un'integrazione tra gli investimenti pubblici e privati. Tra gli interventi per la prevenzione del dissesto idrogeologico rientrano quelli del ripristino della stabilità dei suoli, delle scarpate, dei ciglioni e altro. Ad oggi, nel Registro nazionale presso il Ministero risultano iscritti 186 distretti del cibo, a fronte di risorse disponibili assolutamente insufficienti previste nel bando.

La domanda è: come si intende attivare la concertazione con i soggetti coinvolti nelle more del secondo bando, e ci chiediamo quando avvenga, e se si ritenga opportuno integrare il Fondo complementare al PNRR per le risorse destinate ai contratti di filiera e di distretto, anche tramite il Fondo per lo sviluppo e la coesione, destinando parte delle risorse a progetti di manutenzione del territorio.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ringrazio lei, collega D'Alessio, e la collega Gadda, prima firmataria dell'interrogazione. I distretti del cibo costituiscono un nuovo modello per sviluppare il sistema agroalimentare italiano e nascono per fornire, a livello nazionale, ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere, che dei territori.

Come lei ha ricordato, all'articolo 1, comma 499, della legge n. 205 del 2017, accanto alla finalità di promozione e inclusione sociale, tra gli obiettivi dei distretti del cibo vi è anche la tutela del territorio. Si tratta di una finalità che assume maggiore rilevanza alla luce degli eventi che hanno colpito le regioni Marche prima ed Emilia-Romagna attualmente, e che palesano il rischio di criticità analoghe su tutto il territorio nazionale. Proprio per questo motivo è nostra intenzione sviluppare ancor meglio tale strumento.

È allo studio una proposta normativa, rivolta ad affiancare quella esistente, con una configurazione dei distretti del cibo che favorisca la sinergia tra le diverse professionalità operanti nel medesimo territorio, allo scopo di promuovere uno specifico prodotto e la relativa zona di produzione.

Per favorire lo strumento dei distretti del cibo nell'ambito delle risorse per il Piano nazionale complementare, sono stati stanziati 103 milioni, dotazione impegnata per l'adozione di un primo bando di 98 milioni; 6 contratti per circa 20 milioni sono già stati sottoscritti ed è nostra intenzione concludere i contratti entro i mesi di settembre-ottobre. Per questo ci stiamo impegnando a valorizzare al massimo l'attività istruttoria, utilizzando a tal fine la struttura di missione del Piano nazionale.

Sul quinto bando (contratti di filiera) sono in corso le attività di valutazione della Commissione. Non possiamo prevedere quante domande siano riferibili all'area dell'alluvione e, se sarà necessario, per andare incontro alle esigenze delle imprese di quel territorio cercheremo soluzioni di carattere temporaneo o, eventualmente, nella fase di redazione del progetto definitivo cercheremo di capire se si possano fare, in termini di legge, modifiche che tengano conto della nuova condizione di quelle aree.

Per quanto riguarda il secondo bando, relativo ai distretti del cibo, il 18 aprile ultimo scorso si è tenuta, presso il Ministero, una riunione con i rappresentanti di tutti i distretti del cibo, nella quale è stata manifestata l'intenzione di semplificare la procedura di valutazione delle domande per giungere ad una rapida stipulazione dei contratti. Sulla base di questa indicazione, è in corso di elaborazione lo schema di decreto. Ovviamente, i tavoli proseguiranno proprio per avere una concertazione sul processo. È in programma per il mese di giugno una nuova riunione, in cui saranno illustrati il contenuto del decreto e i requisiti richiesti per accedere alle risorse previste nel secondo bando. Solo a conclusione di questa fase di consultazione e tenendo conto delle sollecitazioni ricevute, si procederà alla pubblicazione del secondo bando.

Quanto alle risorse disponibili, preciso che al nuovo bando sui distretti del cibo sono destinati 125 milioni. Solo a conclusione dell'esame delle domande pervenute sarà possibile sapere se le risorse sono sufficienti o, come probabile, non lo sono, e tentare di avere riscontro dal Ministero competente per ulteriori risorse.

Ad ogni modo assicuro che, nel caso in cui dovessero pervenire domande ritenute ammissibili per somme superiori, ci attiveremo in tutte le sedi per reperire ulteriori fondi da destinare alla misura.

Colgo l'occasione per annunciare che, su richiesta delle associazioni del territorio, i nostri uffici prorogheranno i bandi in scadenza il 1° giugno per garantire la possibilità, alle imprese e alle aziende emiliane, di parteciparvi.

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.

MARIA CHIARA GADDA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in questi istanti, centinaia di uomini e donne stanno letteralmente spalando il fango per ritornare alla vita. Ricordo che, tra le troppe persone decedute, ci sono degli agricoltori che dovevano proteggere la loro terra, gli impianti distrutti e gli animali dispersi.

Questo question time si pone, da parte del gruppo di Azione-Italia Viva, in modo costruttivo, perché credo che, insieme agli investimenti che il nostro Paese deve fare in modo strutturale per la manutenzione del territorio, si possano anche riconvertire o riaggiornare alcuni bandi che comunque afferiscono alle stesse materie.

Come lei stesso ha detto, i distretti del cibo e le politiche di filiera sono strategiche in questo modo, anche da un punto di vista diverso: l'agricoltore deve essere visto come un soggetto attivo nella manutenzione del territorio e quest'attività deve essere premiata.

In queste ore abbiamo visto che, anche nei territori distrutti dell'Emilia-Romagna, l'agricoltura ha fatto addirittura qualcosa in più. Ci sono agricoltori che hanno messo a disposizione i loro campi e le loro terre per la cosiddetta procedura della rottura controllata, per permettere alle acque di defluire.

Quindi, da questo punto di vista, apprezzo e ringrazio il Ministro per la disponibilità rispetto a due cose: intanto, tenere attivo il dialogo con i distretti del cibo e con i loro rappresentanti, perché in queste stesse ore i distretti del cibo stanno elaborando anche delle linee guida rispetto alla capacità di assorbire l'acqua nei terreni e stanno dando delle indicazioni ai propri associati proprio per consentire corrette pratiche agronomiche rispetto alla gestione del territorio; dall'altro lato, la disponibilità a reperire risorse aggiuntive, proprio per dare risorse dirette alle imprese, costruire muretti a secco, realizzare una corretta messa a dimora delle piante e tutti quegli interventi necessari per consentire la manutenzione del territorio, ma anche per consentire alla nostra terra di assorbire l'acqua negli eventi calamitosi e nei disastri che abbiamo visto in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

(Iniziative di competenza, anche a livello europeo, per il ripristino di condizioni di normalità in Emilia-Romagna, con particolare riferimento al comparto agricolo - n. 3-00427)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vaccari ed altri n. 3-00427 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in questi giorni abbiamo già affrontato in quest'Aula gli eventi che hanno colpito la nostra regione, l'Emilia-Romagna. Vista la sua presenza, vorrei focalizzarmi su alcuni numeri che riguardano il settore dell'agricoltura. Stiamo parlando di: 5.000 aziende agricole e allevamenti devastati; 60.000 addetti coinvolti, compreso l'indotto; 1,5 miliardi la produzione lorda vendibile della Romagna; danni a infrastrutture che isolano aziende e allevamenti, con relative conseguenze. Stiamo parlando del più importante distretto della fruit valley, il principale per pesche, albicocche, susine, kiwi e kaki.

L'Emilia-Romagna, come lei sa, è al primo posto, complessivamente, per la produzione di frumento e barbabietole da zucchero. E ancora: 10 milioni di alberi coinvolti, 40 milioni compresi quelli collegati al tema delle frane; non da ultimo, vi è il fatto che un albero da frutta dalla nascita ci mette 4-5 anni per arrivare alla produzione.

Questi sono alcuni numeri dell'evento che ha colpito la nostra regione. Quindi, chiedo a lei quali siano, come Governo, le iniziative di competenza che prenderà e intende prendere per sostenere questo importante distretto, questo importante settore pesantemente colpito.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, collega Rossi. Le alluvioni che hanno flagellato l'Emilia-Romagna, come è noto, hanno causato morti, devastato il territorio e messo in ginocchio l'economia di una delle regioni più produttive d'Italia.

Il Governo si è attivato immediatamente per dare le prime risposte alle richieste di aiuto provenienti dai territori colpiti. Abbiamo incontrato fin dalle prime ore le associazioni datoriali e i sindacati per comprendere quale fosse l'evolversi degli eventi, anche da parte di chi aveva una filiera alternativa, rispetto ai comuni e, ovviamente, alla regione Emilia-Romagna, che pure abbiamo ascoltato.

Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato un decreto-legge contenente una serie di interventi urgenti, prevedendo nel complesso uno stanziamento di oltre 2 miliardi di euro per le zone colpite. Il settore agricolo è indubbiamente tra i più colpiti, perché l'Emilia-Romagna è una delle regioni con una potenzialità e uno sviluppo di questo settore particolarmente ampio e il decreto contiene una serie di interventi in favore del mondo agricolo.

I danni riportati, però, sono incalcolabili. E quando dico “incalcolabili” è in senso letterale, perché - come è noto, e lo stava precisando anche con riferimento al testo dell'interrogazione - solo all'esito dell'assorbimento delle acque potranno valutarsi gli effetti sulle colture e si potrà stabilire se sono limitati alla sola produzione agricola di quest'anno o se, invece, imporranno l'espianto e il successivo reimpianto delle stesse.

Le risorse subito impegnate a favore delle aziende agricole ammontano a 175 milioni di euro. Di questi, 100 milioni di euro sono diretti, attraverso il Fondo AgriCat, a indennizzare le imprese per i danni strutturali e per la perdita della produzione agricola e 75 milioni di euro sono diretti a sostenere le aziende per l'acquisto di nuovi macchinari. Inoltre, d'intesa con il Ministero del Lavoro, è stato elaborato un nuovo strumento di sostituzione salariale, rivolto ai lavoratori dipendenti a tempo determinato impiegati nelle aziende agricole colpite. Abbiamo chiesto ed ottenuto, a favore delle imprese agricole che hanno rapporti finanziari con l'ISMEA, la sospensione automatica delle rate dei mutui in corso di scadenza 2023, l'allungamento dei piani di ammortamento e la sospensione dell'invio degli atti di diffida e di recupero dei crediti. Inoltre, a favore di tutte le altre imprese situate nei territori in cui si è verificato l'evento alluvionale, abbiamo disposto uno stanziamento di 15 milioni di euro, a valere sul patrimonio ISMEA, per l'erogazione di prestiti a tasso zero di importo fino a 30.000 euro, finalizzati a garantire liquidità per la continuità aziendale. Tenuto conto dell'estrema gravità della situazione, ho già dato disposizioni affinché gli uffici richiedano alla Commissione europea l'attivazione di tutti gli strumenti opportuni a sostegno delle imprese e, nel corso del Consiglio del 30 maggio prossimo, ribadirò la richiesta per lavorare anche a deroghe da applicare sugli strumenti finanziari - e possibilmente non solo - compatibili al tentativo di rilancio, più rapido possibile, delle colture in quell'area. Potranno in questo modo essere attuate misure straordinarie, che permetteranno alle organizzazioni di produttori ortofrutticoli di usufruire di una maggiore flessibilità nella gestione dei programmi operativi rientranti nella PAC, con l'obiettivo di rimodulare i rispettivi piani…

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. …in modo da prevedere interventi adeguati a fronteggiare le emergenze in atto, con una consequenziale rivalutazione dei costi iniziali. Si rende necessario prevedere una serie di deroghe temporanee, anche alle normative europee, per essere davvero efficaci ed efficienti. Confidiamo, quindi, che ci sia solidarietà nell'ambito dei Paesi che la compongono.

PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di replicare.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'ho ascoltata con grande attenzione, ma con grande onestà debbo dirle che, dalle sue parole, si avverte che il Governo non ha ancora fatto tesoro compiutamente delle parole pronunciate dai sindaci e dagli altri rappresentanti del tavolo regionale per il lavoro e il clima, che hanno parlato ieri a Palazzo Chigi. Il decreto approvato, che non sottovalutiamo, è un primo passo importante, che ha il merito di raccogliere, però, solo una parte delle proposte e delle indicazioni che arrivano direttamente dall'Emilia Romagna; un primo passo, ed oggi avremmo voluto sentirne anche altri, ma così non è stato. A parte il collage di azioni e di risorse, per cui si comprendono molti degli ostacoli che ci saranno nel poterle attuare, si ha l'impressione che il Governo non abbia ancora un piano concreto per interventi, modalità, tempistica, risorse certe, ma soprattutto per una unitarietà nella gestione per affrontare l'attuale fase di emergenza. Ecco perché ci riteniamo parzialmente soddisfatti e, per senso responsabilità, come doveroso per una forza politica come la nostra, saremo al lavoro per dare una mano a migliorare il decreto. Ci auguriamo che nei prossimi giorni rifletterete e migliorerete questo lavoro. Pensiamo che serva quanto hanno chiesto tutte le associazioni che avete incontrato ieri, cioè nominare una figura di commissario, a cui affidare la responsabilità della ricostruzione, in piena continuità con la gestione dell'emergenza, già affidata al presidente Bonaccini. Sappiamo che su questo c'è una differenza anche all'interno della maggioranza, sappiamo che la Presidente Meloni e lei avete un'idea diversa dagli altri e ci auguriamo che si possano superare queste differenze, nell'interesse di un territorio che ha bisogno di risposte importanti. Se la traiettoria di lavoro sarà questa, noi del PD ci saremo e con grande spirito di collaborazione daremo una mano per il bene dell'Emilia-Romagna e del settore agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative urgenti a favore del settore agricolo dell'Emilia-Romagna in relazione ai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla previsione di indennizzi e di una moratoria fiscale - n. 3-00428)

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00428 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie Presidente, la grave alluvione che ha travolto l'Emilia-Romagna, causata da un evento estremo determinato dal cambiamento climatico - che alcuni continuano a negare -, ha, tra l'altro, letteralmente messo in ginocchio il settore agricolo. Il settore agricolo è quello tra i più colpiti dal cambiamento climatico, dalle irresponsabili scelte di chi in questi decenni ha governato modificando i corsi dei fiumi, intubando torrenti, cementificando a più non posso, impermeabilizzando i territori, riducendo gli alvei e modificando i corsi dei fiumi. L'Italia non ha un piano energia e clima, di adattamento climatico, di mitigazione del rischio idrogeologico e la legge sul consumo del suolo è un miraggio, in un Paese in cui il 94 per cento del territorio è a rischio idrogeologico. Egregio Ministro, il settore agricolo emiliano-romagnolo è duramente provato. Glielo dico da persona che ha fatto l'assessore all'agricoltura alla provincia e anche il presidente della commissione del consiglio regionale della Campania. Noi le chiediamo quali iniziative il Governo intende adottare nell'immediato per gli urgenti interventi in favore del settore agricolo emiliano-romagnolo e se non intenda prevedere un piano pluriennale di indennizzi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Collega Borrelli, io posso anche condividere alcune delle sue affermazioni sulle concause che hanno aggravato quello che gli eventi meteorologici imprevisti hanno prodotto, ma non spetta a me - eventualmente spetterà alla magistratura - verificare se ci sono stati degli atteggiamenti contra legem che hanno portato all'aggravio e alle conseguenze che lei sottolinea essere, per quota parte, responsabilità dell'uomo. È evidente che, però, non esiste una sola causa ed è impossibile identificare con esattezza quale abbia contribuito in maniera maggiore a questa criticità. Certo, occorre fare di tutto per evitare che gli eventi naturali producano effetti disastrosi in quantità come quella a cui stiamo assistendo in queste ore. In tale direzione vanno tutte le misure già contenute nel decreto: la legge di contrasto alla siccità in corso di conversione al Senato, la cabina di regia e il commissario straordinario, che si occuperanno proprio di individuare quelle opere infrastrutturali necessarie a questo scopo, concentrando su di esse i finanziamenti ed uscendo anche da una criticità ormai ventennale, che segna in alcuni fenomeni una parola, che è “emergenza”. L'emergenza è l'epifenomeno, il resto è ormai strutturale. Gli eventi siccitosi si configurano ormai in termini quinquennali da almeno vent'anni. Quindi, queste patologie - uso questo termine - vanno affrontate in maniera strategica per il futuro. A tal proposito intendo richiamare una misura inserita all'interno del decreto-legge, approvato dal Consiglio dei ministri ieri, che io reputo di particolare importanza. È stato previsto che il commissario straordinario per fronteggiare il fenomeno della siccità, che per quest'anno è un problema secondario, si occupi di verificare lo stato di efficienza delle opere di bonifica e di drenaggio delle acque meteoriche in tutto il territorio nazionale. Sappiamo che tali opere, gestite dai consorzi, rivestono un ruolo fondamentale nella regimazione delle acque piovane e che la corretta tenuta delle stesse favorisce il deflusso ordinato nell'ambiente. Aggiungo che per troppi anni gli agricoltori sono stati considerati nemici del territorio da alcuni o, comunque, corpi estranei alla manutenzione dell'ambiente, mentre io credo che gli agricoltori siano i primi a cui affidare, con indirizzi sostenibili dal punto di vista ambientale ma anche produttivo, il ruolo di conservazione e valorizzazione del territorio. In quest'ottica, nel medesimo decreto-legge, approvato dal Consiglio dei ministri, è contenuta una disposizione che consente di recuperare il legname naturalmente avulso e depositato in ambiente, che spesso ostruisce il naturale deflusso delle acque. Si tratta di un'attività che fino ad oggi era sanzionata e che, invece, con questa misura, può essere svolta in maniera più chiara e sostanzialmente libera. Sosterremo inoltre ogni iniziativa, anche parlamentare, utile a ripristinare questa importante funzione dei nostri agricoltori, con semplificazioni normative e sostegni economici. Venendo ora agli interventi di sostegno, intendo soffermarmi sul Fondo AgriCat, che è una misura assicurativa, nata proprio per questo…

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. …sul quale abbiamo inserito - sto per concludere - 100 milioni, proprio per consentire agli agricoltori spese per ristrutturare le loro imprese. Poi ci sono i 75 milioni - che ho già citato nell'interrogazione precedente - utili all'acquisto di macchine innovative, di fatto anche meno inquinanti, per fortuna.

Lavoreremo a questo e ad altri interventi con un confronto attento ovviamente con il Parlamento, al quale - non noi, certo - la Costituzione concede la massima centralità. Quindi, applichiamo ogni indicazione che ci venga fornita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Borrelli.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Egregio Ministro, la sua risposta mi consente di esprimere la massima solidarietà alle terre devastate dall'alluvione. Mi permetto di sottolinearle che noi siamo talmente convinti della battaglia a favore degli agricoltori che, tanti anni fa, quando stavamo in Parlamento - c'erano i colleghi Bonelli e Zanella - dove siamo tornati dopo 14 anni, facemmo la battaglia contro le multinazionali che si volevano prendere le nostre terre. Quindi, su questo ci troverà perfettamente d'accordo. Però, non dobbiamo trovare scusanti, Ministro (Il deputato Borrelli mostra la foto di una nutria). Questo è il colpevole principale che recentemente alcuni stanno mostrando in pubblico - è una nutria - dicendo che, praticamente, tutta la responsabilità di quello che è successo è delle nutrie. Ovviamente, le nutrie hanno la loro responsabilità, ma le abbiamo introdotte noi in quei territori per farci le pellicce. Poi ci siamo stancati e, invece di ritrovare l'equilibrio con la natura, quello che noi chiediamo sempre, l'equilibrio tra natura e uomo, ce ne siamo “strafregati” - mi faccia passare questa parola - e le abbiamo lasciate in stato selvatico. Gli animali hanno prodotto anche danni.

Le voglio aggiungere un'altra cosa. Noi abbiamo da sempre tracciato la strada giusta, cioè difendere il territorio. Su questo lei ha fatto un'apertura e noi la accogliamo pienamente: difendere il territorio e crescere in equilibrio, l'uomo con la natura e gli animali e non l'uomo che si prende tutto e poi si vuole fare uno scontro con la natura, perché questo porta a devastazioni incredibili.

Mi permetta di concludere su una cosa: purtroppo i cambiamenti climatici sono un fatto. Il Governo - il Ministro Musumeci, oggi - rispondendo al collega Bonelli ha detto che la più grande opera pubblica che vuole fare questo Governo è la messa in sicurezza. Ebbene, Ministro, se voi non metterete come priorità il ponte sullo Stretto o altre opere del genere, ma metterete la messa in sicurezza del territorio, troverete sicuramente il nostro pieno sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative volte a garantire un'efficace ripartizione delle risorse a supporto della popolazione dell'Emilia-Romagna colpita dai recenti eventi alluvionali, in particolare ai fini della ripresa del comparto agricolo – n. 3-00429)

PRESIDENTE. Il deputato Malaguti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00429 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MAURO MALAGUTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, mi consenta prima un brevissimo ringraziamento, a nome di tanti agricoltori, per il suo grande impegno, profuso fin dall'inizio del suo mandato. Oggi, purtroppo, per i noti eventi alluvionali, l'Emilia-Romagna si trova in grande difficoltà, con 5.000 imprese in ginocchio e 50.000 posti di lavoro a rischio, considerando il comparto di trasformazione dei prodotti agricoli. La nostra Premier Giorgia Meloni ha già dimostrato la sua vicinanza, anche fisica, alle popolazioni maggiormente colpite, principalmente nelle province di Rimini, Forlì-Cesena e Riccione, e alcuni provvedimenti sono già stati annunciati. Però, abbiamo perso ettari ed ettari di seminativo e ancora peggio è andata per i frutteti. Sappiamo che, se il deflusso dell'acqua sarà lento, marciranno le radici, per cui sappiamo anche che, se verranno espiantati, serviranno altri 4 o 5 anni prima di avere nuove produzioni frutticole.

Questa è solo l'ennesima calamità, perché nel 2019 abbiamo avuto la cimice asiatica, nel 2020 l'alternaria brunita, nel 2021 e nel 2022 le gelate precoci. Alla luce di tutto questo, chiedo, signor Ministro, quali altri provvedimenti intenda assumere per aiutare le famiglie e le aziende più colpite dell'Emilia-Romagna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Un ringraziamento al collega Malaguti per l'illustrazione e al collega Foti, come primo firmatario a nome del gruppo Fratelli d'Italia. Come ho già detto nelle precedenti risposte sull'argomento, il decreto-legge adottato dal Governo risponde alle esigenze di fornire un aiuto immediato alle imprese agricole gravemente danneggiate dagli eventi alluvionali che hanno interessato l'Emilia-Romagna negli ultimi giorni, in un secondo tempo, purtroppo, di un evento che già l'aveva colpita qualche giorno prima. Le imprese che hanno riportato danni alle strutture aziendali e infrastrutturali interaziendali, nonché danni alle produzioni agricole, potranno ottenere un ristoro, anche se non assicurate, a completamento degli aiuti stanziati dal Fondo AgriCat. Le imprese potranno beneficiare di contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato alla produzione, di prestiti con ammortamento quinquennale per riavviare subito l'attività, della proroga delle operazioni di credito agrario e di agevolazioni previdenziali consistenti nell'esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri e per i lavoratori dipendenti. Le risorse saranno individuate sul Fondo di solidarietà nazionale, come rifinanziato dal decreto-legge n. 115 del 2022.

Per quanto riguarda le misure strettamente connesse al Ministero attualmente da me pro tempore occupato, il decreto-legge approvato ieri in Consiglio dei ministri prevede uno stanziamento di 100 milioni di euro a titolo di indennizzo verso le imprese agricole colpite e un'ulteriore disposizione destinata alle risorse del Fondo per l'innovazione in agricoltura, istituito con l'ultima legge di bilancio, per investimenti delle aziende di zootecnia, della pesca e dell'acquacoltura che operano nell'Emilia-Romagna colpite da eccezionali eventi atmosferici. A tal fine si stanzia la somma di ulteriori 10 milioni nel 2023, di 30 milioni nel 2024 e di 35 milioni per l'anno 2025.

Nell'ottica di attivare tutte le risorse necessarie per contenere i danni causati dall'alluvione e limitare, per quanto possibile, il dissesto idrogeologico, al commissario straordinario per la siccità si attribuisce un ulteriore compito: verificare lo stato di efficienza e manutenzione delle opere di bonifica che consentono il drenaggio delle acque meteoriche realizzate sull'intero territorio nazionale.

Infine, a parziale modifica dell'articolo 1, comma 443, della legge di bilancio 2023, viene consentita l'attività di raccolta di legname avulso e depositato naturalmente nell'alveo dei fiumi, dei torrenti, sulle sponde dei laghi e sulla battigia del mare non più soltanto a seguito del verificarsi degli eventi atmosferici ma anche prima, in modo tale da manutenerli grazie al sostegno e al contributo attivo degli agricoltori. Mantenere gli alvei di fiumi, terreni e laghi sempre puliti potrà impedire in futuro il verificarsi di corsi di acqua ostruiti che contribuiscono a provocare gli allagamenti a cui stiamo assistendo in questi giorni. Ribadisco che, non appena avremo una stima dei danni completa, il Governo sarà pronto a intervenire per lavorare sulla ricostruzione.

In ultimo, ringraziando il Presidente Rampelli della conduzione dell'Aula anche oggi e tutto il Parlamento, voglio anch'io associarmi pubblicamente di nuovo alle condoglianze per le famiglie colpite dai lutti di questi giorni a causa dell'alluvione e, ovviamente, anche alla solidarietà per tutti gli imprenditori che sono stati colpiti, in particolare ovviamente quelli del mondo agricolo.

Infine, un ringraziamento davvero doveroso alla popolazione dell'Emilia-Romagna, alla pazienza che ha avuto, alla serenità con cui sta affrontando questa ulteriore criticità e alla capacità dei tanti volontari, della Polizia, della Protezione Civile e dell'Esercito di sostenerli in maniera attiva con tutto il supporto che meritano (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. La deputata Colombo, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

BEATRIZ COLOMBO (FDI). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua puntuale ed esaustiva risposta e grazie anche per essere stato il primo a portare solidarietà, già in data 3 maggio, con il suo sopralluogo, in alcune aziende colpite, oltretutto in un momento critico, mettendo anche a rischio la sua stessa incolumità. Quindi, grazie anche per questo, perché, diciamolo, non è una cosa scontata.

L'agricoltura si colloca in una delle sfide più importanti per il nostro mondo, che il nostro mondo deve affrontare. Come abbiamo visto, gli eventi estremi possono colpire vaste zone del nostro meraviglioso ma fragile Paese e la politica sta svolgendo un ruolo quanto mai complicato, dovendo affrontare qualcosa di mai visto, mettendo in atto prontamente, come ha fatto il Governo Meloni, misure tempestive, ingenti e mirate che non lascino indietro nessuno.

In questo momento, siamo un esempio per l'Italia e nel mondo, un esempio di efficienza e di buona politica, gestendo il nostro Paese da buon padre di famiglia. In questo momento, sono state stanziate anche ingenti risorse, circa 175 milioni in fondi di solidarietà nazionale e in fondi per l'innovazione in agricoltura. Accogliamo anche con piacere la possibilità di raccolta di legname depositatosi naturalmente nell'alveo dei fiumi, dei torrenti, sulle sponde dei laghi e sulla battigia del mare, non soltanto a seguito del verificarsi di determinati eventi atmosferici. Sono norme, queste, di buon senso.

Quindi, signor Ministro, è un bene avere messo in campo fin da subito queste risorse fondamentali per le aziende che hanno riportato danni alle strutture e alle produzioni agricole e ortofrutticole, che potranno ottenere un ristoro. È un primo passo per permettere all'Emilia-Romagna di rialzarsi e noi romagnoli sicuramente ne faremo buon uso. Com'è noto, sappiamo partire dal nulla. Quindi, grazie di tutto questo. Aiutateci a ripartire e torneremo più forti di prima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Colgo l'occasione per salutare studenti e insegnanti dell'Istituto superiore “Padre Salvatore Lener” di Marcianise, in provincia di Caserta, che sono in tribuna a seguire i nostri lavori (Applausi).

Li ringraziamo e li informiamo che la seduta è dedicata alle risposte da parte del Governo alle interrogazioni a risposta immediata, presentate dai deputati e dai gruppi.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 80, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

In ricordo dell'onorevole Teodoro Buontempo.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi in ricordo dell'onorevole Teodoro Buontempo, a 10 anni dalla scomparsa. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Onorevoli colleghi e signor Presidente, 10 anni fa veniva a mancare Teodoro Buontempo. Teodoro Buontempo fu uomo pieno di vita, dalle molte sfaccettature. Fu uomo umile e pieno di generosità, orfano di un operaio, morto cadendo dall'impalcatura su cui lavorava, con una madre a carico e un fratello minore.

Buontempo non ha mai dimenticato la sua origine proletaria, la difficoltà di una vita, guadagnata giorno per giorno, tirando su, con amore e dedizione, insieme a sua moglie Marina, dei figli stupendi. Ha scelto sempre il rischio rispetto alle certezze. Lo ricordano pedalare sul lungomare di Ostia, suo storico collegio elettorale, in bici. Dormiva, da ragazzo, in una FIAT 500, pur di fare politica, pernottava nella sede storica del Fronte della Gioventù in via Sommacampagna e, poi, in quella della federazione del MSI in piazza Cavour.

Teodoro Buontempo fu, prima di tutto, un uomo popolare; con i suoi comizi nelle periferie romane, nei tanti comuni della provincia, lottava contro il disagio sociale, per vera battaglia e mai per propaganda. Tutta la sua attività è stata rivolta a un costante impegno per gli altri, per i più deboli, in una visione realmente popolare della politica.

Nel 1996 organizzava pulmini per portare i giornalisti a visitare le case degli enti concesse a prezzi di comodo ai politici: “Poi vi porto a vedere la mia, ai Castelli, fuori Roma, costruita con le mie mani”. Teodoro Buontempo fu anche un innovatore: comprese che bisognava dare alla politica nuove forme espressive di organizzazione. Per questo promosse Radio Alternativa e importanti esperienze metapolitiche e dell'associazionismo. Fu uno degli entusiasti organizzatori dei Campi Hobbit, che rinnovarono la destra giovanile. Fu, poi, un vero ambientalista, responsabile della rivista x Fare + Verde, fondata dall'indimenticato Paolo Colli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fu in prima fila per la difesa del pratone delle Valli, a Conca d'Oro e, poi, per evitare la cementificazione di Tor Marancia, nel Parco dell'Appia Antica.

Fu un politico di razza. Nel 1993, nelle elezioni che avevano eletto Rutelli, era risultato il consigliere missino più votato; da presidente del consiglio comunale, aveva conquistato le pagine dei giornali nazionali con una maratona di 24 ore sulla maggioranza. Buontempo, nella sala Giulio Cesare, aveva parlato per 27 ore. Come? Proteggendo le corde vocali con un trucco contadino: “una miscela di alici tritate e miele di mia invenzione, che ha fatto inorridire i miei colleghi, ma che era una mano santa per la voce”. Questo era Teodoro Buontempo.

Si definiva conservatore, non bigotto. Quest'Aula lo ricorda per i discorsi appassionati, le continue battaglie. Fu capace di coniugare il partito e il movimento, lotta e istituzioni con le associazioni e il territorio, strappando la politica dalle alchimie e dagli artifizi lessicali, per la libertà, dalle lottizzazioni, legandola quindi alle comunità di base dei territori.

Ancora risuona il suo appello per un Giubileo degli umili, alla vigilia di quello del 2000, per invitare Roma a cogliere quella opportunità per operare un riscatto delle sue condizioni più degradate delle periferie. Poi la promozione dell'istituzione del Garante per l'infanzia e l'adolescenza, la promozione di nuove norme per fronteggiare l'esigenza abitativa. Quella sua voce rauca, scolpita da migliaia di sigarette – per lo più, chieste “in prestito” - non la dimenticheremo mai. Non era alto, ma era un gigante: intuito, velocità, passione. Non era amabile, ma era amato. Quel soprannome, affibbiatogli per disprezzo, diventò la sua forza. Non belava, ruggiva. Era lì, sulla porta di una radio, a via Sommacampagna, a insegnare agli altri l'avanguardia. Era lì, nelle piazze, a contrastare l'odio con il sorriso di chi non ha paura. Era lì, a far vincere la destra romana, preludio di vittorie più grandi. Era lì, nelle periferie romane, tra gli ultimi. Era lì, a difendere ciò che riteneva essere la sua coerenza fino all'ultima campagna elettorale. Ora è lì, a chiedere una sigaretta a San Pietro e a guardarci dall'alto in basso, come meritiamo.

Ciao Teodoro, piccolo grande uomo (Applausi – I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi ricordiamo Teodoro Buontempo, una persona perbene, ma, soprattutto, ne rinnoviamo la memoria, straordinariamente attuale - considerato, soprattutto, questo periodo -, i suoi insegnamenti, il suo modo di essere una persona semplice, libera, il suo stile di fare politica, sempre accanto alle persone umili, sempre presente nelle borgate, lì, dove la vita era difficile e continua a essere difficilissima. Queste cose saranno per noi, giovani di quella generazione, insegnamenti indelebili.

Apparteneva a quella generazione così importante, quella generazione che si è forgiata nella militanza vera. Qualche giorno fa, discutevo con uno storico militante della provincia di Cosenza e ragionavamo sul fatto di come lui sarebbe stato felice nel vedere tanti suoi ragazzi alla guida di questo Governo. Perché, se oggi una parte di quella destra sociale guida il Paese, è anche merito delle battaglie di Teodoro Buontempo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), degli uomini e delle donne di quella generazione, che una strofa di una vecchia canzone descriveva come capace di venire “dall'inferno col fuoco nelle vene” (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Uomini e donne che hanno pagato pure un tributo pesante con la loro vita, in nome di un certo antifascismo militante.

Allora, signor Presidente, con molta emozione, dico che ci sono momenti nella vita - anche quando si riesce ad arrivare alla Camera dei deputati, partendo da dove siamo partiti noi, che certamente non era Cambridge - nei quali ti rendi conto che non stai commemorando un uomo, ma stai commemorando un valore, anzi, un corpo vivo di valori. E lo posso dire, perché, come altri, ho avuto l'onore di conoscere Teodoro Buontempo. Ho avuto l'onore di confrontarmi e di militare con lui e con tanti altri uomini della destra nazionale. Penso, per esempio, a Gabriele Limido, calabrese, che è venuto a mancare di recente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). E lo dico con commozione, perché, se, oggi, la memoria di Teodoro Buontempo è ancora viva, il motivo risiede nell'essere testimone, nel messaggio che lui ha saputo tramandare alle giovani generazioni, un messaggio di passione, fondamentalmente, ma, soprattutto, di dedizione, senza nulla a pretendere, quella dedizione disinteressata verso l'idea e mi piace ribadirlo, soprattutto, quando si parla di era post-ideologica. No, quella passione è la cosa che dobbiamo trasmettere alle generazioni attuali e alle future generazioni, perché siamo qui dentro per legiferare, ma anche per lanciare messaggi: quella passione senza la quale - lo sappiamo tutti - la politica non può che essere niente. Grazie, Teodoro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente, grazie colleghi deputati. Quando, come stiamo facendo in questa occasione, ci si ritrova a commemorare una persona, a 10 anni dal suo addio alla vita terrena, vuol dire che questa persona ha lasciato un segno e il suo ricordo è vivo, sia tra coloro che lo hanno conosciuto - e abbiamo appena ascoltato alcuni colleghi - sia tra coloro che, magari, ne hanno soltanto sentito parlare.

Questo è certamente il caso di Teodoro Buontempo. D'altra parte, lui lo aveva detto: per lui fare bene politica significava essere in grado di lasciare un segno tangibile. Lo aveva detto alla presentazione del suo libro, nel quale ricordava la sua esperienza da consigliere comunale.

Buontempo era sicuramente un innamorato della politica, innamorato della militanza politica, questa parola che usiamo sempre di meno. Buontempo ha saputo vivere gli anni più difficili e più bui della nostra storia recente, gli anni del terrorismo, degli opposti estremismi che avevano reso le strade delle nostre città dei veri e propri campi di battaglia per ragazzi senza più innocenza; non aveva, però, mai, perso la speranza di continuare a costruire un'Italia nuova.

Nel 1970 è diventato segretario del Fronte della Gioventù, a Roma. Certo, Buontempo è stato un politico di destra, della destra cosiddetta sociale, ed è sempre stato molto fiero di esserlo. Sia il collega Mollicone sia il collega Furgiuele hanno ricordato la forza delle sue idee, ma anche la straordinaria energia della sua passione politica: idee e passione. Era figlio di una memoria che era stata sconfitta dalla storia, ma in grado di costruire lealtà e rispetto con gli avversari, una bellissima politica, che è bello oggi ricordare qui, assieme (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Buontempo ha dedicato la sua vita alla politica. Per seguire questa passione - è stato ricordato -, nei primi anni in cui si trasferì a Roma, non esitò a sopportare sacrifici personali. Quelli erano anni in cui era ancora possibile fare la politica gratis; si prendevano e si davano le botte, si studiava di notte, ci si lavava, come lui ricordò, nei bagni della stazione Termini. Questo era quel modo di fare politica, il modo di fare politica rappresentato da Buontempo, ma non era stato solo il suo: un mondo lontanissimo da quello a cui ci siamo abituati noi che facciamo politica in questo tempo.

È stato lui stesso a raccontare il periodo in cui abitava in una macchina, la famosa “500”; dava sui propri bigliettini il suo indirizzo, che era una piazzola in mezzo a Roma; poi quella macchina fu distrutta da una molotov, una mattina di primavera del 1972.

Buontempo ha avuto una lunga carriera da consigliere comunale, poi, una lunga carriera parlamentare. È stato deputato per cinque legislature consecutive; eletto per la prima volta nelle file del Movimento Sociale Italiano, ricoprì anche incarichi istituzionali. Ma se siamo qui oggi a ricordarlo non è certamente per il numero di legislature consecutive che ha svolto; no, non è per questo, ma per il modo - lo ripeto, il modo - e la passione con cui ha esercitato la sua azione.

A rileggere le sue gesta, molte davvero epiche - le maratone oratorie, le espulsioni – si ha un grandissimo respiro di libertà dell'azione politica e credo che questo sia forse ciò che ci manca di più oggi se guardiamo al passato, che è un passato comunque recente.

È stato un politico anche di territorio, perché quando andava in giro per Roma e per Ostia, il suo collegio, tutti lo riconoscevano. Era quella politica lì, fatta di relazioni dirette, ci si conosceva; il politico era presente nella vita delle persone. I suoi 16 anni da consigliere comunale a Roma, esperienza alla quale, appunto, volle dedicare anche un libro, fotografano proprio questa modalità, questa caratteristica e, forse, è per questo che, nel 1992, quando fu eletto per la prima volta deputato nella circoscrizione di Roma, fu il secondo degli eletti: prese quasi 12.000 preferenze, dietro un signore di nome Gianfranco Fini. Poi, con il Mattarellum fu più volte eletto nel collegio uninominale di Ostia.

Oggi, credo che noi qui celebriamo, con Teodoro Buontempo, non solo Buontempo, ma la politica; una politica che oggi, forse, appare lontana da noi, come un vecchio film in bianco e nero, magari con una pellicola un po' rigata, che restituisce immagini che ci sono note, ma strane, un po' bizzarre, paesaggi che ci sono familiari, ma irriconoscibili.

Ecco, io credo che ci dobbiamo avvicinare a quella generazione politica con il distacco necessario al giudizio storico, ma anche con l'attenzione e la cura che meritano le memorie preziose. Buontempo è stato uno dei protagonisti di quel film, di lui vogliamo ricordare il segno della militanza e dell'impegno politico integro a cui ha dedicato tutta la sua vita.

In un tempo come il nostro, in cui la politica si limita molto spesso ad essere sbiadita opinione, perché questo è quello che sta succedendo, la sua storia umana e politica di grandissima libertà, ad anni di distanza, incarna, secondo me, un modo di interpretare l'impegno sociale al quale dobbiamo tributare onore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). La ringrazio, signor Presidente. La figura di Teodoro Buontempo appartiene ad una politica che non c'è più; non giudico se quella di ora sia meglio o peggio di quella di allora, ma appartiene a una politica anni Settanta, Ottanta, Novanta, ancora fino al Duemila, che certamente non ritroviamo oggi. Ci sono protagonisti di quella politica, sicuramente, ma era qualcosa di diverso.

Per me ricordare Teodoro Buontempo è innanzitutto difendere con orgoglio l'amicizia che ci ha legato per tanti anni, più di vent'anni; sì, perché c'è stato un momento della politica nel quale si poteva essere duramente avversari, ma al contempo veri amici, grazie a un valore – che, anche questo, ogni tanto si ha la sensazione di avere smarrito - che è quello del rispetto, trovandosi in posizioni assolutamente opposte.

Personalmente ho combattuto con lui a volte corpo a corpo, penso alla prima consiliatura di Francesco Rutelli, quando fu eletto. Teodoro Buontempo, l'avete ricordato, era presidente del consiglio comunale e ce ne ha fatte passare di tutti i colori, esercitando nel modo più duro e più rigoroso la sua funzione di presidente del consiglio comunale.

Vorrei dire al collega di Fratelli d'Italia che è intervenuto, onorevole Mollicone, che manca un elemento al miele e alle acciughe che, come lui mi raccontò, erano uniti ogni tanto a un piccolo goccio di vodka che gli serviva per liberare la gola e farlo parlare per 27 ore consecutivamente. Un giorno, durante il consiglio comunale, io ero lì perché stavo facendo quell'esperienza, mi spiegò che quella era la pozione magica che gli consentiva di fare cose che a nessuno di noi sembravano possibili.

Vorrei dire ancora che Teodoro Buontempo, se lo volevi trovare con certezza, dovevi andare a cercarlo nei luoghi più difficili, quelli dove la sofferenza mordeva di più. Lì lo trovavi anche quando sapeva che avrebbe preso qualche fischio, che avrebbe preso qualche sputo, che avrebbe preso qualche insulto, ma, lì, comunque lo trovavi, dove c'era differenza e dove c'era disagio; e se non lo trovavi, sicuramente c'era il segno che lui era passato, perché Teodoro Buontempo era esattamente questo (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Io, Presidente, in più di vent'anni ho imparato ad apprezzare, di Teodoro Buontempo, il grande rigore contrapposto alla rigidità. Teodoro era uno che non spostava la sua posizione, neanche se tu ci parlavi per quaranta minuti, ma lui per quaranta minuti parlava e stava lì e non era rigido; era una persona assolutamente disponibile anche a farsi permeare dalle convinzioni altrui.

Poi, certe volte, era anche sorprendente: a me è capitato di pensarlo quando ho parlato con lui, per esempio, dei diritti e via dicendo. Lui è stato all'avanguardia, soprattutto magari nei movimenti di destra, rispetto ai diritti degli omosessuali e qualcuno ha ricordato la sua attenzione per quello che era l'ambiente, un tempo.

Insomma, Teodoro Buontempo, per come l'ho conosciuto, era una persona assolutamente disponibile a parlare, a misurarsi, ma credo mai disponibile a raggiungere mediazioni o compromessi con il potere.

Il racconto che è stato fatto della sua vita è quello della vita di una persona militante, appassionata, innamorata della politica, interprete della migliore politica, ancorché da me lontanissima dal punto di vista dei contenuti, ma la rappresentazione plastica di che cosa voglia dire essere professionisti della politica in modo militante, in modo appassionato e in modo utile anche per la società.

Teodoro Buontempo è morto - come ricordavamo, sono passati dieci anni - il 24 aprile. Io ricordo quel giorno con grande dolore, ricordo la camera ardente in Campidoglio, la quantità di gente infinita che è andata a trovarlo per portargli l'ultimo saluto. Sono passati 10 anni, la natura, inevitabilmente, ci porta a dover superare il dolore per poter vivere, il ricordo, però, anche con l'iniziativa di oggi, ci consente di non separarci dal senso di umanità che si è condiviso con chi non c'è più (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Io ero un giovane militante dei Verdi ad Ostia e fui sconfitto da Teodoro Buontempo alle elezioni politiche del 1994. Da lì cominciò un rapporto di conoscenza con Teodoro Buontempo - lui da una parte, io dall'altra -, con quella destra, pur non venendo io dalla militanza della sinistra in questo Paese, avendo una cultura e una provenienza radicale. Ricordo ancora oggi, dopo quello scontro che ebbi con lui nella circoscrizione di Ostia, la sua veemenza, la sua forza, la sua caparbietà. Un giorno, Marco Pannella, che fu presidente della circoscrizione di Ostia, mi chiamò e mi disse “vieni, che devi parlare con Buontempo” e andammo a cena insieme, io, Pannella e Teodoro Buontempo. Da lì, ovviamente, le posizioni sono rimaste sempre differenti, ma, da giovane militante verde, ecologista, mi si aprì uno scenario di una persona che era veramente affascinante da questo punto di vista nella sua storia. Venne dall'Abruzzo e mi raccontò: “Io dormivo in macchina, nella mia FIAT 500, mi lavavo alla fontanella e, poi, lasciavo le cose alla casa di riposo per fare politica”. Questo è un aspetto su cui chi fa politica, oggi, deve profondamente riflettere, indipendentemente dalle posizioni che, ovviamente, rimangono lontane. Oggi la politica ha perso un elemento valoriale fondamentale, che è quello del radicamento nel territorio e della difesa di valori a cui tu credi, a prescindere dal fatto che io stessi da un'altra parte. C'erano battaglie che abbiamo fatto insieme - pochissime, devo dire -, con Teodoro Buontempo, però la questione della privatizzazione delle spiagge di Ostia era una cosa che faceva molto arrabbiare Teodoro Buontempo: parlava dello strapotere di questi monopolisti, che impedivano la visuale delle spiagge ad Ostia. Su questo abbiamo costruito un rapporto fino agli ultimi anni della sua vita. Ricordo ancora, quando eravamo in una fase nuova della politica italiana, una battuta che mi fece: “Guarda, Angelo, questi qua che arrivano sono un disastro”. Io penso che la vera riflessione di un pezzo di politica della storia romana - vedo qui Lollobrigida, che ne è consapevole -, ma che riguarda anche la storia politica di questo Paese, sia che la grande questione che abbiamo di fronte è che dobbiamo conservare il rapporto con i territori e la difesa dei valori, nelle differenze, ma nel reciproco rispetto. Questo è quello che io ho sempre avuto con Teodoro Buontempo. Aveva la sua sede elettorale sopra piazza Anco Marzio: quando mi vedeva passare, diceva “vieni su” e io rispondevo “no, vado via, lasciami stare, perché, ovviamente, sai, devo mantenere un po' la distanza, un po' di pudore. Che faccio? Mi mischio?”. Ma, poi, alla fine, era una persona a cui non potevi che guardare con simpatia. E voglio anche dire oggi, qui - forse perché stiamo anche crescendo e vediamo che c'è un passaggio di stagioni politiche -, che abbiamo assistito alla scomparsa di un'altra persona - oggi non è il tema, ma lo voglio dire, a me è dispiaciuto perché è accaduto da poco -, mi riferisco ad Andrea Augello (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Azione-Italia Viva-Renew Europe), che è stata una persona di grande livello. Io penso che quello di cui ha bisogno la politica in questo Paese sia proprio questo: riconoscere chi sta dall'altra parte, mantenere le proprie posizioni ma averne comunque grande rispetto. Purtroppo, questo sta avvenendo sempre meno. Ma perché accade questo? Perché oggi - poi avremo modo di discuterne - la perdita del rapporto con i territori e, quindi, anche tutta una serie di altre questioni, ha cambiato profondamente la politica. Sono d'accordo con il mio collega e posso dire anche amico, Roberto Giachetti, quando dice che quella politica non c'è più. In una certa misura, ho anche un po' di nostalgia di quel tipo di politica, che sapeva mantenere le forme di rispetto, e Teodoro Buontempo era una di queste persone. Quindi, io mando un abbraccio affettuoso a sua moglie Marina. Questo è il mio il mio cordoglio (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Quando si ricorda una persona, in particolare un uomo che ha vissuto intensamente la vita politica del nostro Paese, si ripercorrono le impronte che questi ha lasciato nella vita di ognuno di noi e nella nostra società, ovvero le azioni che ne hanno caratterizzato l'agire, le parole che hanno segnato i momenti, i gesti che hanno suscitato impressioni. Oggi ricordiamo, a 10 anni dalla sua morte, Teodoro Buontempo, che non fa sicuramente eccezione. Un politico di razza, sempre a destra. Teodoro Buontempo ha cominciato l'attività politica sin da giovane in Abruzzo, ad Ortona, dove ha diretto le organizzazioni giovanili del Movimento Sociale Italiano, a 22 anni si è poi trasferito a Roma dove partecipa alle lotte studentesche. Fu un dirigente della Giovane Italia e, nel 1970, diventa il primo segretario del Fronte della Gioventù di Roma. Deputato in cinque legislature, nonché, per 16 anni, consigliere comunale di Roma, dal 1981 al 1997. Nel 2007, partecipò alla fondazione de la Destra, di cui, poi, divenne presidente. Nel 2008, fu candidato alla presidenza della provincia di Roma, di cui, però, divenne solo consigliere. Fu anche assessore alle politiche per la casa della regione Lazio durante la giunta Polverini.

Quando parliamo di Buontempo, dire che era appassionato di politica, secondo me, significa dire poco: per lui la politica era, in realtà, un'ossessione. Come disse lui stesso alla presentazione del suo libro sui 16 anni di carriera in Campidoglio: la politica, per essere tale, deve lasciare un segno tangibile, un segno da consegnare alla storia. E lui, signor Presidente, di tracce, di segni e di impronte ne ha lasciati tanti. Solo per rendere un'idea, l'episodio che ha citato prima l'onorevole Giachetti, un episodio dell'estate del 1994: durante la giunta Rutelli, tenne un discorso di 28 ore, in cui intervenne in consiglio comunale durante una seduta sull'assestamento di bilancio; parlò dalle 10 del venerdì alle 14,30 del sabato e intervenne su ognuno degli emendamenti. Ho voluto citare questo episodio del tutto particolare, perché credo che questo ritragga nel modo migliore la tempra del personaggio. Era un uomo che credeva fortemente nelle battaglie che portava avanti, anche perché era consapevole di condurle in nome di qualcun altro, in nome di un popolo che lo sosteneva e nei confronti del quale lui si è sempre messo in ascolto. Signor Presidente, io non sono romano, ma negli anni Novanta ero il segretario nazionale dei giovani del CCD. Di fronte all'ingresso di via degli Uffici del Vicario c'era un ristorante, “La piccola Roma”, che lui frequentava. Ricordo che noi giovani, ogni tanto, quando riuscivamo ad andare a mangiare al ristorante, vedevamo questi tavoli dei deputati che si ritrovavano e, poi, c'era questo signore, che per noi era sicuramente un personaggio di riferimento. Lo conoscevamo di vista ed era l'onorevole Buontempo.

Quello che notavo è che c'erano, da un lato, i tavoli del potere: lui mangiava e arrivavano - lo voglio dire con rispetto - tutti i camerieri a fargli festa, tutti i cuochi uscivano. Voglio dire che quando arrivava lui, il popolo di quel ristorante faceva festa, perché li ascoltava. Io ricordo che lui, alcune volte, la sera rimaneva a parlare con loro. Quindi, c'era questa sua grande attenzione nei confronti del popolo. È per questo motivo, secondo me, che, quando lui diceva: “Venni a Roma e vivevo in una FIAT 500”, non è una cosa casuale. È l'amore, la passione e la sofferenza per raggiungere un obiettivo, quello di fare politica. Quindi, lui ha insegnato e ci ha insegnato - e ci faceva capire in quei momenti - che la politica non è solo il potere, ma è, soprattutto, sacrificio per arrivare, poi, a rappresentare qualcosa.

Quindi, a prescindere dalla parte politica, signor Presidente, quando ci si trova davanti a figure di questo calibro non si può che rimanerne ammirati e non si può, come hanno detto i colleghi prima, non provare un pizzico di nostalgia per una politica di altri tempi, una politica che non c'è più, dove le idee veramente camminavano sulle gambe degli uomini e delle donne, dove le idee erano frutto di un ascolto attento della realtà, dei bisogni di ogni fascia sociale, soprattutto, di quelle più fragili, dove le parole avevano un peso, erano ricche di contenuto ed erano espressione di un mondo al quale si poteva aderire o meno. Dunque, sicuramente costituiva un punto di riferimento per i militanti e per gli avversari politici.

Signor Presidente, questa è l'eredità che ci ha lasciato e ci ha consegnato Teodoro Buontempo: fare politica significa soprattutto essere e rimanere se stessi fino in fondo. Solo così ci si può mettere in ascolto di chi si rappresenta e rimanere affidabili e credibili fino alla fine (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Lega-Salvini Premier).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sotto indicate Commissioni.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Segretario.

Giorgio Bortolo Felice Broglio, da Venaria Reale (Torino), chiede la modifica all'articolo 3 della Costituzione al fine di sostituire la parola “razza” con la parola “etnia” (317) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Giovanni Bello, da Cerreto d'Esi (Ancona), chiede:

norme per la depenalizzazione del consumo di droga (318) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);

norme in materia di scusabilità dell'ignoranza della legge (319) - alla II Commissione (Giustizia);

la soppressione delle norme che vietano o disincentivano gli inviti all'astensione del voto in occasione di elezioni e referendum (320) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

la separazione delle carriere dei magistrati e nuove norme in materia di conferimento di incarichi extragiudiziari (321) - alla II Commissione (Giustizia);

la reintroduzione del sistema pensionistico retributivo per i dipendenti pubblici (322) - alla XI Commissione (Lavoro);

l'incremento dell'importo della pensione di invalidità civile (323) - alla XII Commissione (Affari sociali);

l'incremento dell'importo della pensione sociale (324) - alla XII Commissione (Affari sociali);

una nuova disciplina per i reati commessi dalle persone affette da malattie mentali (325) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);

la soppressione dell'obbligatorietà delle vaccinazioni e la corresponsione di un indennizzo a favore dei soggetti danneggiati dal vaccino contro il COVID-19 (326) - alla XII Commissione (Affari sociali);

l'inasprimento delle norme cautelari e processuali contro i responsabili di minacce nei confronti delle donne (327) - alla II Commissione (Giustizia);

nuove norme in materia di raccolta in strada dei rifiuti indifferenziati (328) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede:

nuove disposizioni in materia di accesso alle prestazioni dei medici di medicina generale (329) - alla XII Commissione (Affari sociali);

modifiche alla normativa relativa alla carta risparmio spesa (330) - alla XII Commissione (Affari sociali);

norme per agevolare l'accesso dei cittadini alla giustizia, attraverso l'innalzamento dei limiti di reddito per l'ammissione al gratuito patrocinio e l'istituzione dello sportello del cittadino presso tutti i giudici di pace (331) - alla II Commissione (Giustizia);

Vincenzo Crea, da Motta San Giovanni (Reggio Calabria) chiede misure per il risanamento ambientale in località Comunia di Lazzaro, frazione del comune di Motta San Giovanni (332) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Alessandro Amico, da Acireale (Catania), chiede:

l'introduzione della figura del poliziotto di quartiere (333) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'abrogazione del reato di tortura (334) - alla II Commissione (Giustizia);

Andrea Zenobi, da Deruta (Perugia), chiede:

sanzioni più severe per gli esercizi commerciali che rifiutano il pagamento in contanti (335) - alla II Commissione (Giustizia),

l'introduzione di permessi lavorativi retribuiti per i cittadini chiamati a testimoniare nei procedimenti giudiziari (336) - alla XI Commissione (Lavoro);

Remo Bibbiani, da Rosignano Marittimo (Livorno), chiede modifiche alle norme per il mantenimento dei figli in caso di divorzio (337) - alla II Commissione (Giustizia);

Francesco Romano, da Saviano (Napoli), chiede:

norme per accelerare il riconoscimento dell'invalidità e l'accesso ai benefìci della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (338) - alla XII Commissione (Affari sociali);

l'istituzione di una Commissione bicamerale preposta alla valutazione delle petizioni (339) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

norme per la detrazione fiscale delle donazioni effettuate a mezzo del telefono (340) - alla VI Commissione (Finanze);

l'abolizione del canone radiotelevisivo per i nuclei familiari con almeno due figli a carico, per gli invalidi al 100 per cento e per i disabili (341) - alla IX Commissione (Trasporti);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede interventi urgenti contro il dissesto idrogeologico (342) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede:

l'abolizione del cosiddetto bonus cultura (343) - alla VII Commissione (Cultura);

di legalizzare la surrogazione di maternità (344) - alla II Commissione (Giustizia);

la gratuità dei corsi per il rilascio dei certificati European Computer Driving Licence (345) - alla IX Commissione (Trasporti);

di usare nelle scuole e nei pubblici uffici sistemi operativi non proprietari (346) - alla IX Commissione (Trasporti);

Antonio Sorrento, da Martano (Lecce), chiede modifiche ai termini e la rimodulazione delle rate per la definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione (347) - alla VI Commissione (Finanze);

Andrea Del Vescovo, da Poggio Moiano (Rieti), chiede iniziative per sperimentare l'installazione di sistemi di rilevazione automatica delle infrazioni stradali nelle automobili private (348) - alla IX Commissione (Trasporti);

Vincenzo Marzano, da Mazara del Vallo (Trapani), chiede la redazione di un testo unico delle norme in materia di protezione civile (349) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:

nuove norme in materia di custodia cautelare (350) - alla II Commissione (Giustizia);

l'istituzione di corsi comunali, destinati ai cittadini e agli amministratori pubblici, per promuovere il senso civico e le pratiche di buona amministrazione (351) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

norme in materia di controlli della Corte dei conti sull'attività delle amministrazioni comunali (352) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

disposizioni a tutela delle api (353) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

iniziative per contrastare la desertificazione dell'Africa subsahariana (354) - alla III Commissione (Affari esteri);

nuove norme in materia di incandidabilità dei sindaci (355) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per l'ammodernamento delle reti idriche (356) - alla VIII Commissione (Ambiente);

l'esenzione dalle addizionali regionali e comunali dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per i redditi pensionistici meno elevati (357) - alla VI Commissione (Finanze);

Francesco Porta, da Vittuone (Milano), chiede la qualificazione della professione di educatore socio pedagogico quale lavoro usurante (358) - alla XI Commissione (Lavoro);

Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede:

l'esenzione dai diritti di segreteria per le parti offese nei procedimenti giudiziari (359) - alla II Commissione (Giustizia);

modifiche all'articolo 335 del codice di procedura penale in materia di utilizzo della posta elettronica certificata per le comunicazioni concernenti le iscrizioni nel registro delle notizie di reato (360) - alla II Commissione (Giustizia);

Marco Bava, da Castiglione Torinese (Torino), chiede interventi per incentivare la crescita di foreste urbane sempreverdi (361) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Enzo Cumpostu, da Nuoro, chiede nuove norme in materia di devoluzione allo Stato dei beni immobili e mobili, compresi gli strumenti finanziari, in assenza di testamento (362) - alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio delle dimissioni di due Segretarie di Presidenza della Camera.

PRESIDENTE. Comunico che la Segretaria di Presidenza Chiara Colosimo, in data odierna, ha inviato la seguente lettera: “Gentilissimo Presidente Fontana, a seguito della mia elezione a presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ritengo che non sia opportuno mantenere anche il ruolo di Segretaria di Presidenza.

Con la presente, a far data da oggi, mi dimetto dall'incarico.

AugurandoLe buon lavoro, a lei e a tutto l'Ufficio di Presidenza, le porgo distinti saluti.

Firmato: Chiara Colosimo”.

Comunico che la Segretaria di presidenza Chiara Braga, in data odierna, ha inviato la seguente lettera: “Onorevole Presidente, in ragione della funzione assunta di presidente di gruppo del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, rassegno, con la presente, le mie dimissioni da Segretaria di Presidenza. Cordiali saluti. Firmato: Chiara Braga”.

Articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 29 maggio - 1° giugno 2023.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata convenuta la seguente articolazione dei lavori per il periodo 29 maggio-1° giugno 2023:

Lunedì 29 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 659 e abbinate - Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione del relativo albo professionale.

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge di ratifica:

Proposta di legge n. 912 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana, con Allegato, fatto a Roma il 14 febbraio 2019 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 915 - Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato plurinazionale di Bolivia, fatto a La Paz il 3 marzo 2010 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 916 - Adesione al Protocollo addizionale alla Carta europea dell'autonomia locale sul diritto di partecipare agli affari delle collettività locali, fatto a Utrecht il 16 novembre 2009 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 913 e disegno di legge abbinato n. 964 - Protocollo emendativo dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Armenia sull'autotrasporto internazionale di passeggeri e di merci, firmato il 7 agosto 1999, fatto a Jerevan il 31 luglio 2018 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 914 - Convenzioni: a) Convenzione sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, n. 155, fatta a Ginevra il 22 giugno 1981, e relativo Protocollo, fatto a Ginevra il 20 giugno 2002; b) Convenzione sul quadro promozionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, n. 187, fatta a Ginevra il 15 giugno 2006 (approvata dal Senato).

Disegno di legge n. 974 e proposta di legge abbinata n. 853 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo emendativo dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino, con Allegato, del 5 marzo 2008, fatto a Roma il 27 settembre 2021.

Discussione sulle linee generali della mozione Caso ed altri n. 1-00139 concernente iniziative volte al superamento delle criticità relative al fenomeno del “caro affitti” per gli studenti fuori sede

Discussione sulle linee generali della mozione sull'attuazione del PNRR (in corso di presentazione)

Martedì 30 maggio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 30 (ore 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 31 maggio (ore 9,30–13,30 e 16–20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di giovedì 1° giugno)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 659 e abbinate - Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione del relativo albo professionale.

Seguito dell'esame dei progetti di legge di ratifica:

Proposta di legge n. 912 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana, con Allegato, fatto a Roma il 14 febbraio 2019 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 915 - Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato plurinazionale di Bolivia, fatto a La Paz il 3 marzo 2010 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 916 - Adesione al Protocollo addizionale alla Carta europea dell'autonomia locale sul diritto di partecipare agli affari delle collettività locali, fatto a Utrecht il 16 novembre 2009 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 913 e disegno di legge abbinato n. 964 - Protocollo emendativo dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Armenia sull'autotrasporto internazionale di passeggeri e di merci, firmato il 7 agosto 1999, fatto a Jerevan il 31 luglio 2018 (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 914 - Convenzioni: a) Convenzione sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, n. 155, fatta a Ginevra il 22 giugno 1981, e relativo Protocollo, fatto a Ginevra il 20 giugno 2002; b) Convenzione sul quadro promozionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, n. 187, fatta a Ginevra il 15 giugno 2006 (approvata dal Senato).

Disegno di legge n. 974 e proposta di legge abbinata n. 853 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo emendativo dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino, con Allegato, del 5 marzo 2008, fatto a Roma il 27 settembre 2021.

Esame della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Alessia Morani (deputata all'epoca dei fatti) (Doc. IV-ter, n. 9-A).

Esame della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Sara Cunial (deputata all'epoca dei fatti) (Doc. IV-ter, n. 10-A).

Esame della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Vittorio Sgarbi (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV-ter, n. 13-A).

Seguito dell'esame della mozione Caso ed altri n. 1-00139 concernente iniziative volte al superamento delle criticità relative al fenomeno del “caro affitti” per gli studenti fuori sede.

Mercoledì 31 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

È stato altresì convenuto che l'esame del disegno di legge n. 1114 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche (da inviare al Senato – scadenza: 21 giugno 2023), già previsto dal vigente calendario a partire dal 29 maggio, avrà luogo a partire da lunedì 5 giugno.

Nella stessa settimana, a partire da mercoledì 7 giugno, al termine dell'esame di tale decreto-legge, sarà avviato l'esame del disegno di legge S. 660 - Conversione in legge del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 13 giugno 2023), mentre nella settimana 12-16 giugno avrà luogo l'esame del disegno di legge n. 1151 - Conversione in legge del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale (da inviare al Senato – scadenza: 9 luglio 2023).

Nel corso della settimana 5-9 giugno, al termine dell'esame dei decreti-legge previsti, avrà luogo il seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 115, 88, 769 e abb. - Delega al Governo in materia di esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura.

L'organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti previsti nell'articolazione dei lavori per il periodo 29 maggio-1° giugno sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione sull'attuazione del PNRR sarà definita dopo la sua presentazione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei approfittare di questo intervento di fine seduta per ribadire la nostra personale vicinanza alla popolazione di quella parte di Emilia-Romagna che è stata violentemente colpita dal maltempo, con gravi perdite umane, oltre che disastrosi impatti sul territorio.

Proprio pensando all'Emilia-Romagna, credo che questo sia il momento in cui è indispensabile aprire una profonda riflessione sui cambiamenti climatici, sul dissesto idrogeologico e sulla pianificazione territoriale. Non si può più rimandare un discorso serio, un ragionamento serio sul consumo di suolo, e soprattutto non si può più non tenere conto di questi fenomeni, sempre più frequenti, improvvisi e imprevedibili, nella pianificazione e nei piani regolatori.

La retorica che si sente in questi giorni degli ambientalisti talebani è, secondo noi, fuori luogo e rende anche il dibattito povero di contenuti. Le parole d'ordine devono essere due: prevenzione e analisi dei rischi.

Per quanto riguarda l'analisi dei rischi, è necessario che ogni regione e ogni comune abbia un piano di emergenza sulla base delle esperienze passate e presenti che consenta di fare fronte a emergenze di questo tipo. Per quanto riguarda la prevenzione, dobbiamo smetterla di costruire nelle vicinanze di zone che sono a rischio esondazione.

Per questo faccio l'esempio di cosa sta succedendo a Torino, dove regione e comune stanno pianificando la costruzione di un ospedale in un'area parco che, tra l'altro, è già stata oggetto di esondazione nell'alluvione del 2000. E proprio per questo, pensando a quello che è successo in Emilia, ritengo che sia necessario che nella pianificazione vengano tenute in conto le cose che stanno succedendo nel nostro territorio, nella nostra Italia. Quindi, regione e comune stanno andando avanti rispetto a questo progetto.

Ho presentato un'interrogazione per chiedere al Governo di interloquire con la regione Piemonte e il comune di Torino per far, in un certo senso, cambiare loro idea. Chiaramente questo va nell'ottica proprio di evitare degli errori ancora prima che possano avvenire.

Quindi ribadisco, come ha già fatto la mia collega Ascari, che bisogna avere il coraggio anche di prevedere un decreto-legge sul consumo di suolo in maniera veramente seria, senza pregiudizi, che vada sicuramente ad aiutare la lotta al dissesto idrogeologico e anche, secondo me, ad aiutare i comuni in una programmazione che sia attenta al consumo di suolo e alla pianificazione territoriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. In queste ore nel comune di Grosseto ci sarà una discussione in merito all'intitolazione della strada “via Almirante”, deliberata dalla giunta comunale. Da mesi noi ribadiamo, anche da questi scranni, la non opportunità di procedere in questa direzione. Si tratta di una scelta sulla quale il Governo non ha ancora preso una posizione, nonostante un'interrogazione presentata dal sottoscritto. Ma soprattutto pensiamo e cerchiamo anche di formulare un ragionamento ancora più compiuto sul fatto che oggi sia sbagliato intitolare una strada a Giorgio Almirante, visto che ha svolto un ruolo di primo piano nella Repubblica Sociale Italiana ed è stato capo di gabinetto del Ministro della cultura popolare Mezzasoma.

In tale qualità, tra l'altro, firmò un manifesto, affisso nella primavera del 1944 in molti comuni toscani, anche quello di Grosseto, nel quale si minacciava l'applicazione della pena di morte per tutti coloro che - tra i soldati ritenuti disertori dopo l'8 settembre 1943 - rifiutassero di combattere al fianco della Repubblica Sociale. In questo caso morirono molte persone e ricordiamo, tra le altre, anche la strage di Niccioleta. Ecco perché crediamo che questa forzatura da parte del comune di Grosseto, del sindaco del comune di Grosseto sia sbagliata. Per questo chiediamo che la proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Andrea De Maria - con la quale si prevede il divieto di presentare proposte di persone che sono state militanti del regime fascista e che hanno portato morte e distruzione nel periodo della Seconda guerra mondiale, il Ventennio fascista - venga calendarizzata. E ciò, perché si possa fare chiarezza dal punto vista storico e anche dal punto di vista della Costituzione, visto che il fascismo - è stato chiarito - è da debellare.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 26 maggio 2023 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Bonelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale MOZ. 1-99 N.F. 254 254 0 128 254 0 65 Appr.
2 Nominale MOZ. 1-137 255 255 0 128 255 0 65 Appr.
3 Nominale MOZ. 1-141 RIF. 259 259 0 130 259 0 65 Appr.
4 Nominale MOZ. 1-102 U.N.F. 272 265 7 133 265 0 61 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.