Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 8 giugno 2023

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta dell'8 giugno 2023.

  Albano, Ascani, Baldino, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bisa, Bitonci, Bordonali, Boschi, Braga, Caiata, Cantone, Cappellacci, Carloni, Cecchetti, Cirielli, Colosimo, Enrico Costa, Sergio Costa, De Monte, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Evi, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Montaruli, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pichetto Fratin, Pittalis, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Rotelli, Scerra, Schullian, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Traversi, Tremonti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 7 giugno 2023 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   GIAGONI: «Disposizioni per la salvaguardia, la messa in sicurezza e il monitoraggio dell'area archeologica di Nora, situata nel comune di Pula» (1206);

   BOF ed altri: «Modifiche agli articoli 36 e 37 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, in materia di accertamento della conformità edilizia» (1207);

   LOIZZO: «Disposizioni in materia di terapie digitali» (1208);

   ROSATO: «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza» (1209);

   ROSATO: «Modifica all'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di abolizione del limite di rieleggibilità alla carica di sindaco nei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti» (1210);

   VARCHI ed altri: «Modifiche agli articoli 585 del codice di procedura penale e 10 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, in materia di termini per l'impugnazione» (1211);

   CIABURRO e CARETTA: «Disposizioni per la tutela e la promozione dell'agricoltura contadina» (1212).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di proposte di legge d'iniziativa regionale.

  In data 7 giugno 2023 è stata presentata alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, la seguente proposta di legge:

  PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA: «Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero» (1213).

  Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   II Commissione (Giustizia):

  PITTALIS ed altri: «Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione» (893) Parere delle Commissioni I e V.

   VII Commissione (Cultura):

  BERRUTO ed altri: «Delega al Governo per l'adozione di norme volte a conciliare lo studio universitario con la pratica sportiva agonistica» (1111) Parere delle Commissioni I, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI e XII.

   VIII Commissione (Ambiente):

  BOF ed altri: «Modifiche agli articoli 142 e 149 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di aree tutelate nelle adiacenze dei fiumi, torrenti e corsi d'acqua e di interventi non soggetti ad autorizzazione paesaggistica in tali aree, nei boschi e nelle foreste» (1020) Parere delle Commissioni I, V, XIII e XIV.

   XI Commissione (Lavoro):

  SERRACCHIANI ed altri: «Istituzione del documento di regolarità lavorativa» (1098) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, VIII, IX, X, XII e XIV.

Trasmissione dal Ministro per
i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 giugno 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera e), del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, la relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), aggiornata al 31 maggio 2023 (Doc. XIII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), nonché a tutte le altre Commissioni permanenti.

Trasmissione dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 7 giugno 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, corredata del rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, riferita all'anno 2022 (Doc. CLXIV, n. 5).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 7 giugno 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 29 ottobre 1997, n. 374, la relazione sullo stato di attuazione della medesima legge n. 374 del 1997, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, riferita al secondo semestre 2022 (Doc. CLXXXII, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri), alla IV Commissione (Difesa) e alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 7 giugno 2023, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2014/59/UE e il regolamento (UE) n. 806/2014 per quanto riguarda alcuni aspetti del requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili LNSA (COM(2023) 229 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dall'8 giugno 2023;

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla regola del dazio inferiore riveduta nelle inchieste antidumping e antisovvenzioni nell'Unione europea – Riesame e valutazione dell'applicazione dell'articolo 7, paragrafo 2-bis, dell'articolo 8, paragrafo 1, e dell'articolo 9, paragrafo 4, del regolamento (UE) 2016/1036 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'8 giugno 2016 e dell'articolo 12, paragrafo 1, terzo e quarto comma, dell'articolo 13, paragrafo 1, terzo e quarto comma, e dell'articolo 15, paragrafo 1, terzo e quarto comma, del regolamento (UE) 2016/1037 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'8 giugno 2016 (COM(2023) 294 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (UE) 2019/6 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai medicinali veterinari («regolamento relativo ai medicinali veterinari») (COM(2023) 295 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Adeguamento tecnico del quadro finanziario pluriennale per il 2024 conformemente all'articolo 4 del regolamento (UE, Euratom) 2020/2093 del Consiglio che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 (COM(2023) 320 final), corredata dal relativo allegato (COM(2023) 320 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Revisione volontaria dell'Unione europea sui progressi dell'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (COM(2023) 700 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  La Corte dei conti europea, in data 7 giugno 2023, ha comunicato la pubblicazione della relazione speciale n. 14/2023 – Programmazione dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale, che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione di documenti connessi
ad atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 6 giugno 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, commi 3 e 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, a integrazione dell'invio effettuato in data 18 maggio 2023, relazioni predisposte dalla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, riferite al periodo dal 23 al 31 maggio 2023.

  Questi documenti sono trasmessi alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) e alle Commissioni competenti per materia.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 660 – CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 14 APRILE 2023, N. 39, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER IL CONTRASTO DELLA SCARSITÀ IDRICA E PER IL POTENZIAMENTO E L'ADEGUAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE IDRICHE (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 1195)

A.C. 1195 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge è stato emanato prima delle devastanti alluvioni che hanno colpito l'Emilia-Romagna, Marche e Toscana ma è comunque legato alla situazione critica che attraversano tali territori, poiché gli effetti della siccità incidono in misura dominante sulla preparazione del suolo ad accogliere ed assorbire volumi straordinari di piogge;

    simili, devastanti fenomeni alluvionali hanno colpito anche la Sardegna, a decorrere dal 30 maggio scorso, provocando gravi danni e disagi ad aziende e cittadini;

    particolarmente colpita risulta la regione del Meilogu in seguito ad alluvioni lampo che hanno provocato danni ingenti ad abitazioni, infrastrutture, coltivazioni e uffici pubblici;

    a Bonnanaro ci sono stati danni al campo sportivo comunale, dove è crollato il muro di sostegno, e al galoppatoio, che è stato travolto dalla ondata di acqua e fango; decine sono stati gli interventi dei vigili del fuoco, che hanno anche salvato una donna intrappolata dall'acqua, e numerose sono state le abitazioni e le aziende agricole allagate;

    tra i paesi più colpiti risulta anche Banari, in provincia di Sassari, dove i cittadini sono rimasti quasi isolati dopo la chiusura forzata del ponte romano, a rischio crollo, situato all'ingresso del paese in zona Rio Banzos; la provincia di Sassari ha ordinato per ragioni di sicurezza la chiusura della SP 4-bis che collega Banari con Siligo e il resto del territorio; rispetto ai pochi chilometri che occorrevano in precedenza, gli abitanti di Banari devono ora percorrere oltre 30 km in più, per uscire dal Paese e accedere alla statale, attraverso l'unica strada alternativa ancora transitabile;

    la bomba d'acqua non ha risparmiato Thiesi dove i 43,6 mm di pioggia caduti hanno divelto l'asfalto lungo la strada che collega il paese con Bessude; il cimitero è stato completamente allagato; una fila di loculi è addirittura crollata; numerosi scantinati e piani terra delle abitazioni sono state sommersi dall'acqua e si sono registrate piccole frane e crolli in diverse zone del centro abitato;

    l'Anas ha dovuto chiudere al traffico per allagamenti anche la strada statale 127-bis «Settentrionale Sarda» in prossimità del chilometro 21 ad Uri;

    l'alluvione ha altresì causato enormi danni all'agricoltura e agli allevamenti in numerosi territori della Sardegna (Bonorva, Mores, Bonnanaro, Ittireddu, Carbonia, Marghine, Mores, Ozieri, Tuia, Oschiri, ed i comuni del Medio Campidano) che hanno radicalmente visto la distruzione di pascoli, foraggi, erbai, cereali ed in alcuni casi anche considerevoli perdite di capi di bestiame causa annegamenti;

    l'evento atmosferico eccezionale che ha colpito la Sardegna ha avuto un impatto drammatico sul territorio regionale, causando profonde e durevoli ripercussioni sulle condizioni di vita dei cittadini e sulla stabilità economica delle zone colpite,

impegna il Governo

subordinatamente alla dichiarazione dello stato di emergenza a livello nazionale, a valutare l'opportunità di prevedere, nel prossimo provvedimento utile, le opportune risorse in favore di tutti i comuni sopra menzionati, dei privati cittadini e degli operatori delle aziende danneggiate dall'evento calamitoso, per poter far fronte agli ingenti danni provocati dal maltempo che ha colpito i territori sardi.
9/1195/1. Giagoni.


   La Camera,

   premesso che:

    il presente provvedimento dispone misure urgenti per il contrasto della scarsità idrica e il potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche;

    la Basilicata è territorio particolarmente ricco d'acqua e su cui insistono un numero rilevante di dighe tra cui quella di Montecotugno, del Pertusillo, di San Giuliano, della Camastra, del Basentello, di Gannano;

    tutti impianti la cui capacità è purtroppo progressivamente diminuita a causa della mancata pulizia dei fondali e mancato dragaggio;

    considerati i mutamenti climatici in atto e la necessità di ampliarne la capacità di raccolta diventa opportuno un piano straordinario di pulizia e manutenzione degli impianti;

    per quel che riguarda la diga del Pertusillo essa ricade in prossimità del più importante bacino petrolifero continentale che è quello della Val D'Agri;

    periodicamente, e negli ultimi tempi in maniera sempre più frequente, si registrano fenomeni di alghe che segnalano la necessità di monitorare adeguatamente la qualità delle acque raccolte nell'invaso;

    la popolazione locale considerata l'importanza del bene «acqua» è sempre più attenta e vigile rispetto ai fenomeni riportati in premessa, l'ultimo dei quali si è registrato poche settimane fa;

    attualmente i controlli sono affidati all'Arpab,

impegna il Governo

a promuovere un piano straordinario di pulizia e dragaggio e messa in sicurezza degli invasi presenti sul territorio lucano al fine di potenziarne la capacità di raccolta nonché ad attivare in particolare per l'invaso del Pertusillo, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni centrali competenti a partire da Ispra e Cnr, un più attento e frequente controllo delle acque che affianchi l'Arpab al fine di vigilare sulla qualità dell'acqua raccolta e scongiurare ogni forma di inquinamento.
9/1195/2. Amendola.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 8 del decreto-legge in esame modifica in più punti l'articolo 2, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2017, n° 120 che individua gli ambiti di applicazione delle semplificazioni procedurali per la gestione delle terre e rocce da scavo;

    nel 2022 si è registrato un aumento delle temperature con una diminuzione del 45 per cento delle piogge rispetto alla media degli ultimi 30 anni e il 2023 pare essere in linea col suo predecessore;

    gli afflussi ai laghi sono ridotti, e che le portate fluviali sono in ribasso, che i serbatoi idroelettrici sono in sofferenza, che l'accumulo nevoso è insufficiente e le precipitazioni non sono state tali da recuperare il deficit pluviometrico, almeno in alcune parti di Italia;

    il settore dell'agricoltura è tra i pruni a subire le conseguenze della mancanza di acqua, con l'84 per cento delle produzioni agroalimentari italiane che necessita di irrigazione;

    nello scorso anno diversi comparti produttivi hanno risentito della situazione di criticità idrica, con una riduzione delle produzioni che in alcuni casi ha superato il 30 per cento, con danni di diversi miliardi di euro;

    anche il comparto idroelettrico sta subendo effetti: le produzioni sono scese drasticamente, registrando un calo nel 2022 del 38 per cento, mentre gravano sui gestori degli impianti oneri che prescindono dalla produzione;

    la montagna soprattutto, appare essere il primo ecosistema andato in crisi, nel quale gli eventi climatici straordinari e di breve durata determinano in pianura eventi calamitosi di rilievo, come avvenuto per l'alluvione nell'Emilia-Romagna;

    il contrasto all'emergenza in atto, che sarà sempre più caratterizzata da momenti di assoluta normalità climatica e da momenti in cui la scarsità idrica o gli eventi estremi, può solo avvenire attraverso una adeguata programmazione strategica nazionale, attraverso il coinvolgimento delle regioni e province autonome;

    risulta necessario procedere a semplificazioni procedurali, nella gestione realizzativa e gestionale futura di un sistema coordinato di invasi strategici per i settori produttivi e per gli usi civili e per la gestione dei materiali inerti, di risulta e dei fanghi, derivanti dalle operazioni di pulizia, mantenimento dei bacini naturali, aste torrentizie, rami fluviali e bacini artificiali;

    l'ordine del giorno viene presentato in quanto si ritiene necessario chiarire in termini univoci, anche in ottica di certezza del diritto e di deflazione del contenzioso, la portata applicativa delle modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 120 del 2017;

    queste, infatti, rappresentano significative misure di semplificazione per la gestione delle terre in tutte le opere di scavo e manutenzione degli invasi sul territorio nazionale, prevenendo i fenomeni negativi legati alla carenza idrica, assicurando che gli effetti della disposizione non possano essere limitati ai soli invasi già oggetto di situazioni emergenziali rimesse ai poteri del Commissario,

impegna il Governo

ad adottare interventi normativi diretti a prevedere che le modifiche introdotte dall'articolo 8 del presente decreto-legge non siano limitate ai soli invasi oggetto di situazioni emergenziali rimesse ai poteri del Commissario, ma siano estese a tutti gli invasi.
9/1195/3. Manes, Steger.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche;

    il testo in esame reca numerose e importanti disposizioni per il contrasto delle conseguenze più gravi e impattanti degli eventi siccitosi e della scarsità della risorsa idrica;

    una tematica particolarmente impattante per il contesto agricolo e ittico è il rischio rappresentato dalla risalita dei livelli del cuneo salino, ovvero del movimento di acqua marina verso l'entroterra attraverso le acque dolci di fiume;

    tale fenomeno ha interessato in modo non trascurabile il territorio del Veneto, con particolare, ma non esclusivo, riferimento ai fiumi Po, Adige, Piave, Tagliamento e Livenza;

    nel solo 2022 è stata registrata una risalita del cuneo salino di oltre 20 km sul fiume Po, implicando che per oltre 20 km dal mare, verso l'entroterra, non è stato possibile pescare l'acqua per l'irrigazione, provocando danni ingenti alle coltivazioni, e ulteriori situazioni critiche anche per l'acqua potabile;

    come emerso sulla base delle richieste dei principali attori interessati a livello locale, da un lato vi è una scarsità di acqua negli invasi, dovuta anche all'intensificarsi degli eventi siccitosi, dall'altro una carenza infrastrutturale cui l'attuale Governo e la regione Veneto stanno rispondendo con varie progettualità infrastrutturali;

    il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha, in tal senso, tra le altre, operato per un finanziamento urgente di circa 20 milioni di euro per i lavori di adeguamento dello sbarramento antisale alla foce dell'Adige;

    sono presenti altri e vari progetti, più o meno recenti, con stati di finanziamento incompleti, i quali impediscono la partenza dei lavori proprio per la mancanza di risorse economiche per le ditte responsabili;

    arrestare il cuneo salino rappresenta una priorità per contenere le ripercussioni negative della siccità e della crisi della risorsa idrica dal punto di vista agricolo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di disporre, nell'ambito delle attività propedeutiche all'attuazione delle misure di cui al testo in esame, tutte le iniziative necessarie per garantire congruo finanziamento alle progettualità infrastrutturali impegnate nel contrasto della risalita del cuneo salino, verificando per quanto di competenza anche eventuali disponibilità finanziarie con il Ministero dell'economia e delle finanze.
9/1195/4. Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il susseguirsi degli effetti calamitosi sul nostro Paese ci dimostra che purtroppo non siamo più in presenza di fatti occasionali, ma di situazioni sistematiche di grave criticità;

    siamo di fronte a una condizione non più definibile come urgente, ma sistematica e perdurante, che impone un intervento infrastrutturale duraturo nel tempo, che vada di pari passo con una normativa necessaria per autorizzare gli interventi;

    è quindi necessario prevedere ingenti risorse di spesa strutturali, che purtroppo nel provvedimento in esame non si palesano come congrue;

    occorre prendere atto del cambiamento climatico e dell'esigenza di operare una serie di azioni volte a limitarne gli effetti all'origine e a potenziare le infrastrutture per contenerne gli effetti quando l'evento atmosferico si verifica;

    sovente vediamo alternati lunghi periodi di siccità estrema che si succedono a violenti eventi piovosi spesso intense e violente;

    è necessario riflettere anche su alcune distorsioni del sistema idrico integrato nella regione Siciliana, dove in particolare nella provincia di Catania, ci sono numerosi gestori privati senza gara pubblica in palese contrasto alle disposizioni di legge e che determinano un sistema inefficiente con alti costi per i cittadini siciliani,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a verificare, nell'ambito delle proprie competenze sul sistema idrico integrato, la situazione in atto in Sicilia con la presenza di numerosi gestori privati senza gara pubblica in palese contrasto alle disposizioni di legge e che determinano un sistema inefficiente con alti costi per i cittadini siciliani.
9/1195/5. Barbagallo, Iacono, Marino, Porta, Provenzano.


   La Camera,

   premesso che:

    la crisi idrica che ha colpito l'Italia nel corso del 2022, protrattasi ben oltre la conclusione della stagione estiva, ha avuto pesanti ripercussioni anche sui bacini lacustri italiani del nord e centro Italia in forte sofferenza idrica, con un elevato abbassamento delle acque, provocando gravi ricadute sugli ecosistemi naturali e sulle attività socio economiche;

    il decreto in esame non prevede interventi diretti finalizzati a fronteggiare interventi di risanamento e valorizzazione ambientale dei bacini lacustri italiani,

impegna il Governo

a destinare, nel primo provvedimento utile, adeguate risorse allo scopo di realizzare interventi di risanamento e valorizzazione ambientale e messa in sicurezza idrogeologica dei principali bacini lacustri del nord e centro Italia ed in particolare quelli relativi al lago Trasimeno.
9/1195/6. Ascani.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, modificato dal Senato, al fine di promuovere l'adeguamento della rete infrastrutturale idrica ai nuovi fabbisogni connessi al fenomeno della siccità, istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la Cabina di regia per la crisi idrica;

    alla Cabina di regia è attribuito l'esercizio di funzioni di impulso e coordinamento in merito alla realizzazione degli interventi, monitoraggio della realizzazione delle infrastrutture idriche già approvate e finanziate, promozione del coordinamento tra i diversi livelli di governo ed enti pubblici e privati e dell'attivazione dei poteri sostitutivi, e monitoraggio sulla corretta utilizzazione delle risorse finanziarie,

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte a sostenere e a promuovere studi e analisi in collaborazione con enti di ricerca, Università e il Consiglio nazionale delle Ricerche, per individuare soluzioni innovative che possano supportare lo sviluppo di reti di monitoraggio avanzate sulle infrastrutture idriche, di nuove tecnologie per un'agricoltura di precisione e di un uso più efficace dei dati tramite il machine learning e l'intelligenza artificiale che dovranno essere integrati con la scienza agronomica.
9/1195/7. Marino, Vaccari, Forattini, Andrea Rossi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 5 reca misure per garantire l'efficiente utilizzo dei volumi degli invasi per il contrasto alla crisi idrica. In particolare, la disposizione disciplina gli interventi del Commissario riguardanti la regolazione dei volumi e delle portate degli invasi, la riduzione dei volumi riservati alla laminazione delle piene e la riduzione delle perdite delle condotte e delle reti idriche, nonché il miglioramento della capacità di invaso, ivi inclusi gli interventi finalizzati a rimuovere le cause delle eventuali limitazioni di esercizio;

    una efficace risposta alla crisi idrica è rappresentata dalla attuazione di fattive strategie di recupero delle acque meteoriche e dalla diffusione di un approccio innovativo in campo agricolo, anche in termini di tecniche di irrigazione,

impegna il Governo

ad istituire, presso lo stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, un apposito Fondo per incentivare la realizzazione di vasche di raccolta di acque meteoriche, realizzate senza impermeabilizzazione permanente del suolo, finalizzate all'esercizio dell'attività agricola.
9/1195/8. Forattini, Vaccari, Marino, Andrea Rossi.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di esame del disegno di legge di «Conversione in legge del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche»;

    al fine di sostenere le imprese agricole che subiscono danni dalla siccità e che non beneficiano della copertura recata da polizze assicurative a fronte del rischio siccità,

impegna il Governo

ad incrementare, nel primo provvedimento utile, la dotazione finanziaria del «Fondo di solidarietà nazionale – interventi indennizzatori» di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n. 102 del 2004.
9/1195/9. Andrea Rossi, Vaccari, Forattini, Marino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 4 introduce disposizioni finalizzate a semplificare le procedure volte alla realizzazione delle infrastrutture idriche e a garantire la sicurezza e la gestione degli invasi;

    valutata la necessità di incrementare la capacità di accumulo di risorse idriche negli invasi, la realizzazione e il completamento di piccoli e medi invasi multi-obiettivo sostenibili e multifunzionali a basso impatto paesaggistico e in equilibrio con il territorio, anche nelle aree collinari e montane,

impegna il Governo

ad adottare, nel primo provvedimento utile, un apposito Piano straordinario invasi, prevedendo una consistente dotazione finanziaria pluriennale, la cui attuazione è demandata agli Enti gestori dell'irrigazione collettiva.
9/1195/10. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, senza tuttavia sviluppare un approccio nazionale strutturale ed integrato orientato non solo verso l'accumulo per i periodi di carenza, ma volto all'implementazione di soluzioni in termini di ottimizzazione, riduzione e gestione della risorsa idrica;

    in particolare, l'articolo 10 riduce le misure di verifica puntuale delle tutele per il rispetto dell'ambiente, degli ecosistemi e degli impatti correlati modificando i criteri generali della disciplina relativa agli impianti di desalinizzazione di cui all'articolo 12 della legge n. 60 del 2022 (cosiddetta legge SalvaMare). Viene disposta, inter alia, la sottoposizione a verifica di assoggettabilità a VIA regionale (e non più a VIA Statale) dei soli impianti con capacità pari o superiore a 200 litri al secondo; l'abrogazione di talune limitazioni relative alla produzione di acqua destinata al consumo umano da parte degli impianti di desalinizzazione; la possibilità di realizzare gli impianti di desalinizzazione anche tramite forme di partenariato pubblico privato, inclusa la finanza di progetto, nonché l'effetto acquisitivo delle autorizzazioni alla realizzazione e all'esercizio di tali impianti rispetto alla dichiarazione di pubblica utilità e variante allo strumento urbanistico;

    vengono inoltre apportate modifiche all'allegato 5 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Codice dell'ambiente), disciplinante i limiti di emissione degli scarichi idrici, tramite l'introduzione di specifiche prescrizioni per gli scarichi di acque reflue derivanti da procedimenti di dissalazione;

    rileva segnalare, infine, che le predette disposizioni trovano applicazione anche ai procedimenti autorizzatori e di valutazione ambientale già avviati alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto;

   considerato che:

    ai fini dell'incremento della disponibilità idrica, la realizzazione di impianti di desalinizzazione non può qualificarsi come una soluzione strutturale e sostenibile di approvvigionamento per il Paese. Si tratta, infatti, di tecnologie dispendiose non solo dal lato economico ma anche da quello energetico e ambientale, tenuto conto che i residui del trattamento, ad esempio, sono costituiti da diversi «metri cubi di melma ipersalina ricca di anti-incrostanti, metalli e cloruri: per ogni litro di acqua desalinizzata c'è un residuo di 1,5 litri di salamoia – a concentrazione variabile, in funzione della salinità dell'acqua di partenza. Tutto questo richiede, quindi, una gestione e un trattamento suppletivo che va considerato a valle della sola produzione di acqua»;

    si tratta di soluzioni che devono pertanto essere prese in considerazione solo in casi di necessità e in determinati periodi dell'anno;

   valutato altresì che:

    sarebbe auspicabile redigere un Piano nazionale che consenta ad organismi già costituiti di utilizzare al meglio le conoscenze e le migliori tecnologie disponibili affinché si possano minimizzare gli sprechi e che preveda, già in fase progettuale, che i nuovi impianti di desalinizzazione abbiano caratteristiche tecniche tali da conseguire la neutralità sia in termini di emissioni carboniche sia in termini energetici,

impegna il Governo

ad adottare, su base nazionale, un Piano degli impianti di desalinizzazione con la finalità di censire, in base ai dati forniti dagli Osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici, lo stato di sicurezza e vetustà degli impianti di desalinizzazione di rilievo nazionale e regionale esistenti che necessitano di interventi volti all'ottimizzazione della produzione e al conseguimento della neutralità energetica nonché di individuare le migliori pratiche per la costruzione e la gestione dei nuovi impianti, armonizzandone la presenza sul territorio e riducendo al minimo gli impatti generati dalle relative attività a garanzia dell'integrità ecosistemica e della conservazione della biodiversità acquatica e terrestre nazionale.
9/1195/11. Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche;

    sebbene la ratio alla base del decreto-legge in esame si fondi sulla necessità di potenziare e adeguare le infrastrutture idriche nonché prevedere specifiche misure volte ad aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e a ridurre le dispersioni di acqua, l'impianto normativo delineato dallo stesso risulta inidoneo a garantire notevoli risvolti positivi per la tutela e gestione della risorsa idrica e, segnatamente, a supportare pratiche di riutilizzo e recupero in un'ottica di economia circolare;

    come noto la risorsa idrica ha un valore inestimabile, soprattutto in considerazione dei sempre più frequenti e prolungati episodi di siccità e carenza idrica che contraddistinguono gran parte del territorio nazionale e, al contempo, un bene che necessita di una gestione attenta e di infrastrutture adeguate che ne consentano il corretto recupero e una distribuzione ottimale;

    a fronte dei sempre più evidenti effetti dei cambiamenti climatici, si rilevano ancora, strategie di gestione della risorsa idrica raramente caratterizzate da una sostenibilità di medio-lungo periodo e fondate su un approccio di economia circolare che includa azioni mirate al risparmio, riuso e riutilizzo delle risorse;

    in un tale scenario, il concetto di circolarità associato alla risorsa idrica offre interessanti opportunità di innovazione, governance e gestione della stessa sia attraverso soluzioni convenzionali, sia mediante ricorso a soluzioni innovative, tecnologiche o naturali, che permettano la chiusura dei cicli idrici utilizzando l'acqua in modo efficiente e resiliente, prevenendo gli sprechi e mantenendone la qualità necessaria per lunghi periodi in base ai diversi utilizzi;

    per contrastare gli effetti degli stress a cui è sottoposta la risorsa idrica, occorre implementare tecnologie e approcci per l'uso e la gestione sostenibile e circolare a vari livelli, in grado di rispettare, esse stesse, i principi di circolarità, anche in fase di progettazione, realizzazione ed esercizio, senza impattare neppure indirettamente su altre categorie ambientali, anche alla luce del principio del DNSH,

impegna il Governo

ad istituire nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, un fondo denominato «Programma sperimentale per il risparmio idrico e l'economia circolare dell'acqua», finalizzato ad elargire contributi per progetti sperimentali pilota volti a migliorare lo stoccaggio delle acque piovane per uso irriguo e lo sviluppo di sistemi e tecniche di irrigazione di precisione, nonché a promuovere, mediante protocolli d'intesa tra gli enti di governo dell'ambito, i consorzi di bonifica, le società di gestione del servizio idrico e gli altri soggetti competenti in materia di risorse idriche, con il coinvolgimento delle Università e degli enti di ricerca, la realizzazione di piogeni innovativi nel campo della sostenibilità del ciclo integrato delle acque finalizzati al riutilizzo delle acque reflue depurate agricoltura e per uso industriale.
9/1195/12. L'Abbate, Ilaria Fontana, Morfino, Santillo.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame ha tra gli obiettivi anche la promozione e realizzazione di interventi infrastrutturali per l'ottimizzazione delle risorse idriche, introducendo misure volte a garantire l'efficiente utilizzo di tali risorse;

    in particolare, l'articolo 4 introduce disposizioni finalizzate a semplificare le procedure volte alla realizzazione delle infrastrutture idriche e a garantire la sicurezza e la gestione degli invasi, applicabile anche a tutti gli interventi di competenza statale e regionale di modifica delle infrastrutture idriche esistenti, individuati per il contenimento e il contrasto della crisi idrica;

    a fronte di scenari di gestione della crisi idrica sempre più complessi, che si alternano a fenomeni di natura alluvionale altrettanto impattanti sotto il profilo ambientale e socio-economico, appare evidente che la pianificazione degli usi idrici, a cominciare dalla pianificazione distrettuale, così come la programmazione, la progettazione degli interventi e l'esecuzione delle misure necessarie a fronteggiare tali fenomeni avversi richiedano un approccio sinergico e integrato che veda il coordinato di tutti gli attori istituzionali coinvolti, dalle Autorità di bacino agli EGATO, alle Autorità locali, agli utilizzatori delle acque pubbliche, agli altri soggetti competenti in materia di risorse idriche;

    occorre infatti considerare che siccità e alluvioni sono due risvolti della stessa realtà e richiedono un approccio progettuale multi obiettivo ed interdisciplinare;

   considerato che:

    la Corte dei Conti nella Delibera n. 14/2023/CCC ha evidenziato come l'investimento 4.1, Missione 2, Componente C4 del PNRR «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico» risenta di notevole incertezza nella concreta definizione degli obiettivi, in quanto non sono stati affrontati aspetti essenziali quali l'individuazione dei sistemi idrici integrati complessi da rafforzare entro marzo 2026, la coerente definizione degli obiettivi «nazionali» di rafforzamento di opere idriche non incluse nei venticinque sistemi idrici, l'utilizzo ottimale dell'ampio budget disponibile (2 mld di euro). Nelle conclusioni viene inoltre rilevato che le misure normative che il legislatore ha posto in essere (es. implementazione della capacità amministrativa; semplificazione procedurale in funzione dell'accelerazione degli investimenti; temporanee limitazioni delle forme responsabilità dell'agente amministrativo o contabile) dovrebbero costituire la extrema ratio piuttosto che un rimedio fisiologico per realizzare obiettivi sostanzialmente ordinari;

    la Commissione europea ha recentemente rilevato l'inadeguatezza dei Piani delle maggiori Autorità distrettuali italiane attraverso la Comunicazione COM (2019), 95 final e l'EU Pilot 9722/20/ ENVI che indicano una situazione di non conformità sistemica persistente e significativa rispetto, in particolare, all'obbligo di effettuare un esame dell'impatto delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sulle acque sotterranee per ciascun distretto idrografico;

    tali rilievi confermano complessivamente l'esigenza di consolidare gli strumenti di pianificazione e l'ottimizzazione delle risorse da destinare alla programmazione e progettazione degli interventi finalizzati all'eliminazione degli sprechi e, più in generale, all'utilizzo idrico,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a rafforzare gli strumenti necessari a garantire che la pianificazione, la programmazione e la progettazione delle opere e degli investimenti finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche, al contrasto alla scarsità idrica nonché alla difesa del territorio dalle alluvioni vengano definiti all'interno di una strategia unitaria che veda il coordinamento dei soggetti competenti in materia di gestione e tutela della risorsa idrica.
9/1195/13. Santillo, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche;

    l'articolo 10 del decreto modifica in maniera sostanziale la disciplina relativa agli impianti di desalinizzazione recentemente aggiornata dall'articolo 12 della legge n. 60 del 2022 (legge Salva Mare);

    la grave situazione di siccità rende necessario diminuire le pressioni sulla risorsa idropotabile prelevata da falda o da acque superficiali, creando sistemi di approvvigionamenti alternativi. Questo non toglie il presupposto principale che il ricorso agli impianti di desalinizzazione dovrebbe essere impiegato come istanza solo nel caso di comprovata carenza idrica e in mancanza di fonti idrico potabili alternative economicamente sostenibili, dopo aver garantito il recupero delle perdite del sistema infrastrutturale acquedottistico e solo nel caso tali impianti siano previsti nei piani d'ambito a seguito di attenta valutazione di studi di fattibilità e analisi costi benefici,

impegna il Governo

ad emanare in tempi rapidi un apposito decreto ministeriale volto alla definizione, oltre per gli scarichi di desalinizzazione, di tutte le specifiche tecniche di corretta realizzazione e manutenzione degli impianti in questione, integrative rispetto a quelle riportate dal Codice ambientale.
9/1195/14. Traversi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 9 del provvedimento in esame, intervenendo sull'articolo 127 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Codice ambientale) che disciplina la sottoposizione dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue alla normativa in materia di rifiuti, precisa che tale sottoposizione opera comunque solo alla fine del complessivo processo di trattamento effettuato nell'impianto di depurazione;

    la relazione illustrativa sottolinea che la norma in esame «intende precisare la portata della disciplina vigente, specie con riferimento all'ambito di applicazione temporale della stessa» chiarendo che «la disciplina in materia di rifiuti non si applica ai fanghi prima del termine del processo di trattamento, comprensivo, a titolo esemplificativo e non esaustivo, delle fasi di essiccamento, digestione anaerobica, compostaggio, qualora svolte all'interno del sito preposto alla depurazione dal medesimo soggetto gestore»;

    come noto, la vigente normativa, non prevede un «elenco» di materiali qualificabili alla stregua di sottoprodotti, né un elenco di trattamenti ammessi sui medesimi in quanto costituenti «normale pratica industriale», dovendo comunque essere rimessa la valutazione del rispetto dei criteri indicati dall'art. 184-bis del decreto legislativo 152 del 2006 ad una analisi caso per caso, come anche precisato nell'articolo 1, comma 2 del decreto ministeriale 13 ottobre 2016, n. 264, ai sensi del quale «i requisiti e le condizioni richiesti per escludere un residuo di produzione dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti sono valutati ed accertati alla luce del complesso delle circostanze»;

    qualora detti fanghi non possano essere utilizzati in agricoltura nel rispetto delle norme di settore e non siano ancora rifiuti, sarà il produttore a dover stabilire se agli stessi possa essere attribuita la qualifica di sottoprodotto a seguito di una valutazione caso per caso nel rispetto dei criteri di cui al citato articolo 184-bis (sicurezza del riutilizzo, normale pratica industriale e requisiti di impiego e di qualità ambientale);

   considerato che,

    alla luce di quanto rilevato, la citata disposizione introdotta dall'articolo 9 non appare supportata da adeguate garanzie di tutela dell'ambiente e della salute in quanto potenzialmente elusiva della norma ambientale in materia di rifiuti,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa al fine di adottare, nel primo provvedimento utile, tutte le modifiche necessarie ad escludere potenziali rischi di danno ambientale e sanitario.
9/1195/15. Morfino, Ilaria Fontana, L'Abbate, Santillo.


   La Camera,

   premesso che:

    il 12 e 13 giugno del 2011 ben 27 milioni di italiani si recarono alle urne per il referendum popolare concernente la modalità di affidamento e gestione di servizi pubblici locali di rilevanza economica o meglio conosciuto come referendum sull'«acqua pubblica»;

    a parteciparvi fu il 54 per cento della popolazione e 26 milioni, pari al 95 per cento delle schede espresse, votarono per l'acqua pubblica e per evitare forme di profitto sull'acqua;

    è stato l'ultimo referendum che ha superato il quorum;

    come sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010 l'acqua è «un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani»;

    tale risorsa è sempre più preziosa anche alla luce dei mutamenti climatici in atto e rispetto al rischio che progressivamente in molti territori anche del nostro Paese sta diventando più rara, con ripercussioni anche sull'economia in particolare per quel che riguarda il settore agricolo;

    il PNRR prevede importanti risorse destinate proprio all'ammodernamento della rete idrica e al contrasto della dispersione della risorsa acqua;

    preoccupa l'atteggiamento del Governo sul PNRR che potrebbe pregiudicare i progetti relativi a tale obiettivo,

impegna il Governo

a fare salvi tutti i progetti relativi al PNRR relativi agli investimenti in favore delle infrastrutture idriche e al contrasto delle perdite sulla rete per efficientare il sistema relazionando entro il 30 settembre 2023 sull'avanzamento di questi progetti, nonché a tutelare il principio del valore pubblico dell'acqua come da referendum evitando ogni forma di speculazione sulla risorsa.
9/1195/16. Sarracino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni volte al contrasto della scarsità idrica e al potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche;

    l'articolo 5 reca misure per garantire l'efficiente utilizzo dei volumi degli invasi per un miglior contrasto della crisi idrica;

    in particolare, la norma richiamata, al fine di garantire il corretto funzionamento delle opere idrauliche, consente ai soggetti concessionari di derivazioni idroelettriche di svolgere attività manutentive, con oneri a carico del gestore o del concessionario medesimo;

   considerato che:

    l'idroelettrico è la fonte di energia rinnovabile più strategica, in quanto programmabile e in grado di fornire servizi essenziali alla stabilità del sistema elettrico;

    il comparto idroelettrico è essenziale per la sicurezza energetica nazionale, grazie al carattere locale delle fonti e alla presenza di una filiera tecnologica italiana di eccellenza;

    il ruolo strategico dell'idroelettrico, oltre ad essere evidenziato dal PNIEC, che ne ha sottolineato il contributo per il raggiungimento dei target energetici al 2030, è stato confermato dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) che, nella «Relazione sulla sicurezza energetica nell'attuale fase di transizione ecologica» del gennaio 2022, ha definito il settore idroelettrico «uno degli ambiti nei quali il nostro Paese presenta un notevole vantaggio competitivo». Il Comitato ha, inoltre, avanzato una critica per aver aperto le gare per le concessioni idroelettriche a «operatori esteri ma in un regime di non reciprocità poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico in questo ambito»;

    nell'ultimo anno, al fine di contenere i drammatici effetti della crisi idrica, i grandi concessionari idroelettrici hanno gestito i loro invasi, d'intesa con le Amministrazioni regionali, in modo da assicurare imponenti rilasci nel periodo irriguo, che hanno in molti casi salvato colture e produzioni (solo in Lombardia la concentrazione dei rilasci idroelettrici nel periodo irriguo 2022 è stata pari a oltre 300 milioni di m3);

    ad oggi, pur essendosi dunque dimostrate una risorsa essenziale del Paese per la gestione della risorsa idrica ad uso plurimo, una parte preponderante delle concessioni di grande derivazione idroelettrica sono di prossima scadenza (da qui al 2029) o addirittura già scadute,

impegna il Governo

in considerazione del ruolo strategico dell'idroelettrico per il settore energetico e per la migliore gestione della risorsa idrica, a prevedere un intervento normativo ad hoc volto a riconoscere alle regioni e province autonome di Trento e Bolzano la facoltà di rideterminare in aumento la durata delle concessioni idroelettriche di grande derivazione, anche nel caso in cui la concessione sia scaduta, a favore dei titolari delle stesse che presentino all'Amministrazione concedente un piano industriale integrato di investimenti pluriennale avente ad oggetto interventi di manutenzione straordinaria e di miglioramento tecnologico e strutturale degli impianti, nonché operazioni volte a conservare i volumi di invaso ovvero interventi di miglioramento e risanamento ambientale.
9/1195/17. Foti, Zucconi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 7 del provvedimento in esame consente il riutilizzo a scopi irrigui in agricoltura delle acque reflue depurate;

    il regolamento (UE) 2020/741 stabilisce le prescrizioni minime applicabili alla qualità dell'acqua e al relativo monitoraggio, nonché una serie di disposizioni sulla gestione dei rischi, e sull'utilizzo sicuro delle acque affinate (acque reflue urbane depurate) nel quadro di una gestione integrata delle risorse idriche;

    la sicurezza delle acque affinate a fini irrigui in agricoltura consente di incrementare la disponibilità delle risorse idriche e assicurare un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute umana e animale, promuovere l'economia circolare e favorire l'adattamento ai cambiamenti climatici;

    il riutilizzo delle acque reflue porta con sé un potenziale enorme che oggi in Italia viene sfruttato solo per il per il cinque per cento;

    in Italia sono attivi 18.140 impianti di depurazione, di cui 7.781 dotati di un trattamento secondario/avanzato che si potrebbero potenziare per renderli idonei alla produzione di acqua affinata per il riuso;

    appare evidente come il potenziale sviluppo di questo settore sia elevato e offra una grande opportunità anche di carattere socioeconomico,

impegna il Governo

a valutare l'adozione di provvedimenti legislativi per promuovere e sostenere il ricorso al riutilizzo delle acque depurate a fini irrigui, mirati al potenziamento, all'ammodernamento e all'innovazione delle infrastrutture dedicate e dei processi di depurazione.
9/1195/18. Trancassini.


   La Camera,

   premesso che:

    il susseguirsi degli effetti calamitosi sul nostro Paese ci dimostra che purtroppo non siamo più in presenza di fatti occasionali, ma di situazioni sistematiche di grave criticità;

    siamo di fronte a una condizione non più definibile come urgente, ma sistematica e perdurante, che impone un intervento infrastrutturale duraturo nel tempo, che vada di pari passo con una normativa necessaria per autorizzare gli interventi;

    è quindi necessario prevedere ingenti risorse di spesa strutturali, che purtroppo nel provvedimento in esame non si palesano come congrue;

    occorre prendere atto del cambiamento climatico e dell'esigenza di operare una serie di azioni volte a limitarne gli effetti all'origine e a potenziare le infrastrutture per contenerne gli effetti quando l'evento atmosferico si verifica;

    sovente vediamo alternati lunghi periodi di siccità estrema che si succedono a violenti eventi piovosi spesso intense e violente;

    per questo sussiste l'esigenza di aumentare la capacità di immagazzinare l'acqua e di contenerla nei suoi effetti;

    gli interventi previsti nel decreto sono insufficienti: non si prevede, infatti, una disciplina chiara e semplice che, nel rispetto dell'ambiente e della biodiversità animale e vegetale, consenta di aumentare e ripristinare la portata degli invasi esistenti di ogni dimensione, che negli anni si sono riempiti di terre e rocce portate dalle piene e dai terreni adiacenti (le cosiddette terre e rocce di scavo);

    non si prevede una disciplina chiara e semplice che, nel rispetto dell'ambiente e della biodiversità animale e vegetale, consenta di manutenere l'alveo ed aumentare la portata sui fossati, riportandola alle esigenze della mutata condizione climatica, con l'effetto che se ne aumenterebbe la portata a fronte degli eventi estremi e avrebbero anche il valore di casse di espansione;

    nelle more della realizzazione di nuove opere, nel medio e breve termine, interventi come quelli summenzionati consentirebbero di aumentare la portata di ricezione, di espansione, di accumulo e di rallentare anche il deflusso delle acque,

impegna il Governo

ad adottare, in aggiunta alle previsioni del PNRR, un programma di interventi, dotato di adeguate risorse, di manutenzione e realizzazione di infrastrutture di accumulo idrico durante il verificarsi di eventi meteorologici estremi e per il recupero delle acque piovane a fini di usi industriali, irrigui e domestici.
9/1195/19. Simiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il susseguirsi degli effetti calamitosi sul nostro Paese ci dimostra che purtroppo non siamo più in presenza di fatti occasionali, ma di situazioni sistematiche di grave criticità;

    siamo di fronte a una condizione non più definibile come urgente, ma sistematica e perdurante, che impone un intervento infrastrutturale duraturo nel tempo, che vada di pari passo con una normativa necessaria per autorizzare gli interventi;

    è quindi necessario prevedere ingenti risorse di spesa strutturali, che purtroppo nel provvedimento in esame non si palesano come congrue;

    occorre prendere atto del cambiamento climatico e dell'esigenza di operare una serie di azioni volte a limitarne gli effetti all'origine e a potenziare le infrastrutture per contenerne gli effetti quando l'evento atmosferico si verifica;

    per far fronte alla siccità sono necessari nuovi investimenti nelle reti idriche e la realizzazione di nuove infrastrutture. Questi investimenti dovranno riguardare, in primo luogo, l'efficientamento delle reti idriche esistenti, la realizzazione di sistemi di irrigazione innovativi e la promozione e il sostegno dell'agricoltura di precisione. Tali investimenti possono garantire una maggiore disponibilità di acqua per le attività agricole, industriali e domestiche;

    l'irrigazione innovativa per l'agricoltura è fondamentale per utilizzare l'acqua in modo efficiente e ridurre gli sprechi. Le tecnologie di irrigazione a goccia e di agricoltura di precisione possono aiutare gli agricoltori a utilizzare l'acqua in modo più efficiente e a ridurre l'impatto ambiente le dell'agricoltura. Inoltre, l'irrigazione a nebbia può rappresentare una soluzione innovativa per ridurre il consumo di acqua e promuovere la sostenibilità ambientale,

impegna il Governo

ad adottare opportune iniziative, accompagnate da idonee risorse finanziarie, volte a favorire investimenti diretti a promuovere, con specifico riguardo al settore agricolo, l'impiego di moderne e più avanzate tecnologie, quale ad esempio l'irrigazione di precisione.
9/1195/20. Di Sanzo, Simiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il susseguirsi degli effetti calamitosi sul nostro Paese ci dimostra che purtroppo non siamo più in presenza di fatti occasionali, ma di situazioni sistematiche di grave criticità;

    siamo di fronte a una condizione non più definibile come urgente, ma sistematica e perdurante, che impone un intervento infrastrutturale duraturo nel tempo, che vada di pari passo con una normativa necessaria per autorizzare gli interventi;

    è quindi necessario prevedere ingenti risorse di spesa strutturali, che purtroppo nel provvedimento in esame non si palesano come congrue;

    occorre prendere atto del cambiamento climatico e dell'esigenza di operare una serie di azioni volte a limitarne gli effetti all'origine e a potenziare le infrastrutture per contenerne gli effetti quando l'evento atmosferico si verifica;

    il decreto in esame, all'articolo 7, consente il riutilizzo a scopi irrigui in agricoltura delle acque reflue depurate. Tale riutilizzo è autorizzato fino al 31 dicembre 2023 dalla regione o dalla provincia autonoma territorialmente competente ai sensi del regolamento (UE) 2020/741 sulla base di un procedimento unico, al quale partecipano tutte le amministrazioni interessate,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a promuovere il riuso delle acque reflue anche a fini industriali.
9/1195/21. Ferrari.


   La Camera,

   premesso che:

    il susseguirsi degli effetti calamitosi sul nostro Paese ci dimostra che purtroppo non siamo più in presenza di fatti occasionali, ma di situazioni sistematiche di grave criticità;

    siamo di fronte a una condizione non più definibile come urgente, ma sistematica e perdurante, che impone un intervento infrastrutturale duraturo nel tempo, che vada di pari passo con una normativa necessaria per autorizzare gli interventi;

    è quindi necessario prevedere ingenti risorse di spesa strutturali, che purtroppo nel provvedimento in esame non si palesano come congrue;

    occorre prendere atto del cambiamento climatico e dell'esigenza di operare una serie di azioni volte a limitarne gli effetti all'origine e a potenziare le infrastrutture per contenerne gli effetti quando l'evento atmosferico si verifica;

    in tale contesto, siccità, dissesto idrogeologico e consumo di suolo sono fenomeni strettamente legati: difendere il suolo significa proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico e dalle tragiche conseguenze in termini di perdita di vite umane e danni a beni privati e attività produttive

    tra le principali criticità vi è la persistente assenza di interventi normativi efficaci e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale sul consumo di suolo che tenga insieme l'aspetto parallelo della riqualificazione dell'esistente, del quadro europeo («consumo di suolo zero al 2050») e del riparto di competenze tra Stato e regioni;

    a livello europeo, nel 2021 la Commissione Europea ha promosso una nuova Strategia dell'Unione europea per il suolo adottata il 17 novembre 2021. Gli obiettivi chiave includono anche l'intensificazione degli sforzi per proteggere il suolo dall'espansione urbana incontrollata e dall'impermeabilizzazione per ottenere l'aumento netto pari a zero del consumo di suolo;

    rispondendo all'interrogazione n. 3-00446, il Ministro Pichetto ha dichiarato che: «L'adozione di una legge nazionale sul consumo del suolo è tra le priorità del Ministero dell'Ambiente, come ribadito sin dalle linee programmatiche del mio mandato. I tecnici del Ministero sono al lavoro per una proposta quadro, che possa recepire anche quanto, di positivo e condiviso, è contenuto nei disegni di legge di iniziativa parlamentare presentati sul tema. Tenendo presente che parliamo di consumo del suolo (...) alla demolizione e ricostruzione o liberazione delle aree. La necessità non più rinviabile di predisporre una legge nazionale per il contenimento del suolo è prevista tra le riforme del PNRR, ma è altresì contemplata nel Piano per la transizione ecologica, approvato lo scorso anno, la cui relazione al Parlamento è stata inviata in questi giorni. Quest'ultimo cerca di delineare un quadro di azioni sinergiche che, in linea con gli obiettivi dell'agenda globale per lo sviluppo sostenibile, dovranno garantire la protezione e il recupero della qualità del suolo, il ripristino dei terreni degradati o l'arresto dell'impermeabilizzazione del suolo. L'azzeramento del consumo di suolo, considerato una misura chiave per l'adattamento ai cambiamenti climatici, dovrà avvenire sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste»,

impegna il Governo

a promuovere e sostenere l'adozione di una normativa efficace per il contenimento del consumo di suolo, anche adottando la proposta di legge quadro citata in premessa entro la fine dell'anno corrente, che consenta di raggiungere l'obiettivo di «consumo di suolo zero al 2050», riduca l'impermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane e quindi ripristini le capacità di drenaggio delle acque, evitando che vengano disperse nella fognatura.
9/1195/22. Braga.


   La Camera,

   premesso che:

    il susseguirsi degli effetti calamitosi sul nostro Paese ci dimostra che purtroppo non siamo più in presenza di fatti occasionali, ma di situazioni sistematiche di grave criticità;

    siamo di fronte a una condizione non più definibile come urgente, ma sistematica e perdurante, che impone un intervento infrastrutturale duraturo nel tempo, che vada di pari passo con una normativa necessaria per autorizzare gli interventi;

    è quindi necessario prevedere ingenti risorse di spesa strutturali, che purtroppo nel provvedimento in esame non si palesano come congrue;

    occorre prendere atto del cambiamento climatico e dell'esigenza di operare una serie di azioni volte a limitarne gli effetti all'origine e a potenziare le infrastrutture per contenerne gli effetti quando l'evento atmosferico si verifica;

    in tale contesto, siccità, dissesto idrogeologico e consumo di suolo sono fenomeni strettamente legati: difendere il suolo significa proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico e dalle tragiche conseguenze in termini di perdita di vite umane e danni a beni privati e attività produttive;

    un'importante azione propedeutica alle azioni di mitigazione del rischio idrogeologico viene svolta dalla pianificazione di bacino attuata dalle Autorità di bacino distrettuali, che forniscono gli strumenti conoscitivi, tecnico-operativi e prescrittivi, per garantire la difesa del suolo e delle risorse idriche sul territorio nazionale;

    la legge di bilancio 2023 ha tagliato il 40 per cento dei Fondi assegnati annualmente all'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, comportando l'azzeramento degli stanziamenti per gli studi sul territorio, i servizi specialistici e le convenzioni scientifiche necessari per l'attività istituzionale di pianificazione, oltre a non rendere sostenibile la spesa per l'ordinaria gestione dell'Ente;

    in conseguenza dell'aumento della frequenza con cui situazioni di grave deficit idrico stanno interessando il Distretto Idrografico del fiume Po nella sua interezza, vista la strategicità di tale territorio, occorre garantire la piena funzionalità dell'Autorità di bacino distrettuale competente,

impegna il Governo

ad incrementare lo stanziamento ordinario annuo a favore dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, in considerazione della grave siccità e dei fenomeni di dissesto idrogeologico che stanno colpendo con maggiore frequenza e intensità tale area.
9/1195/23. Curti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, senza tuttavia sviluppare un approccio nazionale strutturale ed integrato orientato non solo verso l'accumulo per i periodi di carenza, ma volto all'implementazione di soluzioni in termini di ottimizzazione, riduzione e gestione della idrica,

impegna il Governo

ad adottare provvedimenti finalizzati a rafforzare forme di gestione pubblica della risorsa idrica, a rafforzare il coordinamento tra gestori ed enti territoriali, nonché a migliorare l'efficienza delle Autorità di Bacino di Distretto nelle attività di pianificazione e programmazione relative alla difesa, tutela, uso e gestione sostenibile delle acque, intervenendo in maniera incisiva, nel rispetto delle competenze attribuite dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per garantire una distribuzione equa delle risorse idriche tra i territori, anche ricadenti nel medesimo distretto idrografico.
9/1195/24. Carotenuto.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica;

    l'altra causa della siccità in Italia è l'uso insostenibile dell'acqua, di cui non conosciamo appieno i consumi annui. Se per gli usi civili, periodicamente rilevati dall'ISTAT, sappiamo che si erogano ai cittadini circa 4,7 miliardi di metri cubi l'anno, ai quali va aggiunto un terzo dovuto alle perdite delle reti di distribuzione, le stime sugli usi industriali non sono mai state aggiornate da oltre 20 anni, mentre l'incertezza maggiore riguarda gli usi irrigui;

    al netto delle perdite l'Italia è il paese dell'EU con i consumi domestici più elevati (220 litri/abitante/giorno contro i 150 della Grecia e i 132 della Spagna – fonte: Blue Book 2022) e ciò per la totale mancanza di incentivi per favorire la diffusione di soluzioni che nel resto d'Europa si stanno diffondendo, come la raccolta della pioggia e il riuso delle acque grigie depurate,

impegna il Governo:

   ad istituire, con il supporto di ISPRA, ISTAT, IRSA-CNR e le altre istituzioni tecnico-scientifiche in grado di contribuire, protocolli di raccolta dati e modelli logico/previsionali che consentano di conoscere e rendere disponibili ai cittadini stime affidabili delle disponibilità delle risorse idriche, dei consumi reali e della domanda potenziale;

   a definire, di concerto con l'ANCI, una strategia sui criteri minimi edilizi che porti alla riduzione dei consumi idrici domestici e il ricorso ad acque non potabili (acque di pioggia accumulate o acque grigie depurate) per gli usi compatibili (risciacquo dei WC, lavatrice, lavaggi esterni) in modo da portare il valore medio dei consumi civili di acqua potabile a non oltre i 150 litri abitante giorno.
9/1195/25. Zaratti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica e la dispersione delle reti di distribuzione;

    il nostro paese è caratterizzato da un elevato livello di dispersione delle risorse idriche e secondo l'ultimo rapporto ISTAT sui cambiamenti climatici un terzo dell'acqua viene sprecata nelle reti di distribuzione. In particolare al Sud e sulle Isole solo il 50 per cento dell'erogazione idrica arriva nelle case dei cittadini, mentre nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia e di città metropolitana, dove si convoglia circa il 33 per cento dell'acqua complessivamente movimentata in Italia, nel 2020 a fronte dei 2,4 miliardi, di metri cubi di acqua (370 litri per abitante al giorno) ne sono stati erogati agli utenti finali soltanto 1,5 miliardi di metri cubi (236 litri) per gli usi autorizzati (fatturati o ad uso gratuito), con una perdita totale in distribuzione di 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2 per cento dell'acqua immessa in rete;

    nonostante il PNRR, nell'ambito della Misura M2C4-4 abbia posto particolare attenzione alle perdite della rete idrica e all'estrazione illegale di acqua, si è limitato a stanziare modeste risorse (900 milioni) dedicate alla riduzione delle perdite nelle reti per l'acqua potabile (-15 per cento target su 15k di reti idriche), quando l'OCSE nel 2013 stimava che dovremmo spendere 2,2 miliardi €/anno per i prossimi 30 anni per far fronte alle necessità del Paese, per metterci in pari con il livello di investimenti per il mantenimento delle reti del resto d'Europa,

impegna il Governo

a disporre nella più volte annunciata revisione del PNRR un più ambizioso intervento di riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione idrica del paese, aumentando le risorse da destinare alla sostituzione-manutenzione degli acquedotti fatiscenti.
9/1195/26. Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica;

    l'altra causa della siccità in Italia è l'uso insostenibile dell'acqua, di cui non conosciamo appieno i consumi annui. Se per gli usi civili, periodicamente rilevati dall'ISTAT, sappiamo che si erogano ai cittadini circa 4,7 miliardi di metri cubi l'anno, ai quali va aggiunto un terzo dovuto alle perdite delle reti di distribuzione, le stime sugli usi industriali non sono mai state aggiornate da oltre 20 anni, mentre l'incertezza maggiore riguarda gli usi irrigui;

    secondo stime ANBI in Italia all'agricoltura sono imputabili 14,5 miliardi di me di acqua l'anno, pari al 54 per cento dei consumi totali e in tale contesto appare quanto mai necessario, a fronte non solo delle crisi idriche ma di quelle sistemiche che rendono sempre più difficile e costoso l'accesso ai fattori su cui è basata la produttività agricola, promuovere un sistema agroalimentare che richieda un minor uso idrico, anche attraverso una riconversione del sistema dell'industria zootecnica e ridefinire l'organizzazione dei paesaggi agrari e delle pratiche agronomiche, con l'adozione di misure mirate all'incremento della funzionalità ecologica dei territori agrari e della loro capacità di trattenere e far infiltrare le acque meteoriche e prevenire il degrado dei suoli, con l'adozione generalizzata di pratiche colturali che implementino il contenuto di sostanza organica nei suoli e la loro capacità di assorbire le piogge e trattenere umidità,

impegna il Governo:

   a definire una strategia di trasformazione del nostro sistema agroalimentare, coerentemente con la strategia europea «Farm to Fork», identificando misure fortemente orientate:

    1. a favorire la diffusione di colture e sistemi agroalimentari meno idroesigenti;

    2. a promuovere la diffusione di misure mirate all'incremento della funzionalità ecologica dei paesaggi e suoli agrari e della loro capacità di ritenzione idrica;

    3. a ridurre gli allevamenti intensivi;

    4. a contenere i consumi irrigui anche attraverso la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica.
9/1195/27. Borrelli, Evi, Zanella, Bonelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica;

    l'altra causa della siccità in Italia è l'uso insostenibile dell'acqua, di cui non conosciamo appieno i consumi annui. Se per gli usi civili, periodicamente rilevati dall'ISTAT, sappiamo che si erogano ai cittadini circa 4,7 miliardi di metri cubi l'anno, ai quali va aggiunto un terzo dovuto alle perdite delle reti di distribuzione, le stime sugli usi industriali non sono mai state aggiornate da oltre 20 anni, mentre l'incertezza maggiore riguarda gli usi irrigui;

    secondo l'ultimo report di Legambiente «Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell'era della crisi climatica», l'Italia, stando alle ultime stime disponibili, è tra i paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale, con il 90 per cento di piste innevate artificialmente, seguita da Austria (70 per cento), Svizzera (50 per cento), Francia (39 per cento). Tale sistema di innevamento artificiale non è una pratica sostenibile e di adattamento, dato che comporta consistenti consumi di acqua, energia e suolo in territori di grande pregio;

    in particolare il rapporto di Legambiente stima un consumo annuo di acqua che già ora potrebbe raggiungere 96.840.000 di metri cubi, corrispondente al consumo idrico annuo di circa una città da un milione di abitanti. Inoltre per rifornire di neve artificiale i 23.800 ettari di piste innevabili sull'arco alpino è stato determinato un consumo energetico complessivo di ben 600 Gwh che corrisponde «al consumo annuo di energia elettrica di 130.000 famiglie di quattro persone», come specificato dal CIPRA,

impegna il Governo

a disporre misure di limitazione dei sistemi di innevamento artificiale, promuovendo un nuovo modello di turismo invernale montano ecosostenibile, attraverso una diversificazione delle attività turistiche.
9/1195/28. Zanella, Dori, Bonelli, Borrelli, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica;

    l'altra causa della siccità in Italia è l'uso insostenibile dell'acqua, di cui non conosciamo appieno i consumi annui. Se per gli usi civili, periodicamente rilevati dall'ISTAT, sappiamo che si erogano ai cittadini circa 4,7 miliardi di metri cubi l'anno, ai quali va aggiunto un terzo dovuto alle perdite delle reti di distribuzione, le stime sugli usi industriali non sono mai state aggiornate da oltre 20 anni, mentre l'incertezza maggiore riguarda gli usi irrigui;

    per sopperire all'eccesso di domanda irrigua rispetto alla disponibilità idrica, troppo spesso si fa ricorso al meccanismo della deroga al Deflusso Ecologico, che dovrebbe restare una misura di assoluta emergenza. Ora la deroga, applicata anche nella misura del 70 per cento e per l'intera stagione irrigua, sta diventando, di fatto, un istituto ordinario in diverse regioni, vanificando così gli sforzi in corso per passare da un ormai obsoleto Deflusso Minimo Vitale a un vero e proprio Deflusso Ecologico, che tenga in considerazione i diversi aspetti rilevanti del regime idrologico e le funzioni e servizi ecosistemici a essi associati,

impegna il Governo

a garantire, coerentemente con la Strategia Europea per la Biodiversità 2030, la piena attuazione degli obblighi di rilascio del deflusso ecologico nei corpi idrici, per assicurare una maggior resilienza degli ecosistemi acquatici in condizioni di siccità, anche al fine di ripristinare le naturali funzioni di ricarica delle falde acquifere, associandolo a misure di ricarica artificiale.
9/1195/29. Mari, Evi, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica;

    l'altra causa della siccità in Italia è l'uso insostenibile dell'acqua, di cui non conosciamo appieno i consumi annui. Se per gli usi civili, periodicamente rilevati dall'ISTAT, sappiamo che si erogano ai cittadini circa 4,7 miliardi di metri cubi l'anno, ai quali va aggiunto un terzo dovuto alle perdite delle reti di distribuzione, le stime sugli usi industriali non sono mai state aggiornate da oltre 20 anni, mentre l'incertezza maggiore riguarda gli usi irrigui;

    le disposizioni del decreto in esame confermano ancora una volta l'azione condotta fin qui dai Governi, per lo più improntata ad un uso reiterato dei commissariamenti, da quelli per il dissesto idrogeologico, a quelli per accelerare la predisposizione e attuazione del Piano nazionale di interventi nel settore idrico, dal Commissario unico nazionale per la depurazione, ai Commissari delegati per gli interventi urgenti per la gestione della risorsa idrica con una approccio dettato dall'emergenza e dall'estemporaneità degli interventi, per lo più di carattere infrastrutturale e di ulteriore artificializzazione del reticolo idrico, senza affrontare in modo ordinario e pianificato la gestione delle acque;

    risulta invece auspicabile porre le basi per l'istituzione, nel prossimo futuro, di una autorità nazionale per il governo della risorsa idrica, che restituisca – all'interno di un quadro conoscitivo adeguato e continuamente aggiornato – una regia unica per la pianificazione e gestione a lungo e medio termine di tale risorsa, basata su un modello adattativo e prevedendo adeguate dotazioni finanziarie per l'attuazione di una strategia nazionale integrata per l'attuazione di politiche idriche al tempo del cambiamento climatico,

impegna il Governo

a prevedere l'istituzione di un'autorità nazionale per il governo della risorsa idrica che possa adottare una regia unica per una pianificazione a lungo e medio termine sulla base delle conoscenze sull'effettivo stato qualitativo e quantitativo delle risorse idriche superficiali e sotterranee e per una gestione adattativa della risorsa idrica nel nostro Paese, capace di garantire una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici.
9/1195/30. Fratoianni, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica e la dispersione delle reti di distribuzione;

    il nostro Paese è caratterizzato da un elevato livello di dispersione delle risorse idriche e secondo l'ultimo rapporto ISTAT sui cambiamenti climatici un terzo dell'acqua viene sprecata nelle reti di distribuzione. In particolare, al Sud e sulle Isole solo il 50 per cento dell'erogazione idrica arriva nelle case dei cittadini, mentre nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia e di città metropolitana, dove si convoglia circa il 33 per cento dell'acqua complessivamente movimentata in Italia, nel 2020 a fronte dei 2,4 miliardi, di metri cubi di acqua (370 litri per abitante al giorno) ne sono stati erogati agli utenti finali soltanto 1,5 miliardi di metri cubi (236 litri) per gli usi autorizzati (fatturati o ad uso gratuito), con una perdita totale in distribuzione di 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2 per cento dell'acqua immessa in rete;

    con la perdita di acqua pari al 42 per cento, dovuta alla fatiscenza degli acquedotti, potremmo dare da bere ad una popolazione di 40 milioni di abitanti e nonostante questa emergenza infrastrutturale il PNRR prevede solo 900 milioni di euro di investimento per affrontare la dispersione dell'acqua dalle condutture, mentre l'OCSE nel 2013 stimava che dovremmo spendere 2,2 miliardi €/anno per i prossimi 30 anni per far fronte alle necessità del Paese, per metterci al pari con il livello di investimenti per il mantenimento delle reti del resto d'Europa;

    per far sì che le precipitazioni permangano più a lungo sul territorio, alimentando le falde e smorzando i picchi di piena, una misura fondamentale è la restituzione di spazio ai fiumi, riducendone la canalizzazione e ripristinando la connessione tra gli alvei e le pianure inondabili, anche rimuovendo opere di difesa e, quando necessario, ricostruendole a maggior distanza dal fiume. In questa direzione va anche il ripristino della connettività monte-valle, rimuovendo o modificando parte degli sbarramenti esistenti, per recuperare le forti incisioni subite dagli alvei nei decenni scorsi a causa dell'eccesso di escavazioni nei corsi d'acqua;

    con riferimento ai costi per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, l'allegato III del Documento di economia e finanza 2023 (Allegato 3) indica che il costo dell'opera, sulla base degli aggiornamenti svolti, risulta pari a 13,5 miliardi di euro in netto aumento rispetto alle stime precedenti, mentre le opere di ottimizzazione e complementari alle connessioni ferroviarie avranno un costo pari a circa 1,1 miliardi, mentre lo stesso documento non individua coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente, ma si limita a precisare che le stesse dovranno essere individuate in sede di definizione del disegno di legge di bilancio;

    le enormi risorse destinate alla futura realizzazione del Ponte sullo Stretto, potrebbero essere più proficuamente finalizzate agli interventi di risanamento delle reti idriche fatiscenti, alla riqualificazione morfologica ed ecologica dei corpi idrici naturali e per la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico,

impegna il Governo

a disporre che le risorse previste in futuro per il Ponte sullo Stretto di Messina siano invece indirizzate totalmente ad interventi di risanamento delle reti idriche fatiscenti, la riqualificazione morfologica ed ecologica dei corpi idrici naturali e per la prevenzione e il ripristino di significativi rischi idrogeologici del territorio italiano.
9/1195/31. Bonelli, Ghirra, Zanella, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    l'articolo 9-bis del provvedimento in esame dispone, nelle more dell'adozione, da parte dell'Unione europea di una disciplina organica in materia, l'autorizzazione fino al 31 dicembre 2024 all'emissione deliberata nell'ambiente di organismi prodotti con tecniche di editing genomico mediante mutagenesi sito-diretta o di cisgenesi a fini sperimentali e scientifici;

    la norma, introdotta durante l'esame del provvedimento al Senato, riguarda varietà vegetali ottenute con biotecnologie di nuova generazione denominate NGT (New Genomic Techniques), in Italia rinominate TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), che la Corte di giustizia UE, in una sentenza del 2018, ha equiparato a tutti gli effetti agli organismi geneticamente modificati (OGM);

    con questa disposizione l'Italia fa un passo verso l'abbandono della sua ventennale linea rigorosamente contraria agli OGM, aprendo ad una sperimentazione in campo che rappresenta la premessa per portare sulle tavole degli italiani cibo geneticamente modificato,

impegna il Governo

nel rispetto del principio di precauzione, dei diritti degli agricoltori e della sicurezza alimentare dei consumatori, a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative volte a non dare avvio ad alcuna istruttoria né ad alcun provvedimento autorizzativo all'emissione deliberata nell'ambiente di organismi prodotti con biotecnologie di nuova generazione denominate NGT (New Genomic Techniques), in Italia rinominate TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita).
9/1195/32. Evi, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica;

    secondo ISPRA il 28 per cento del territorio italiano presenta segni di desertificazione, che non è solo un problema di mancanza d'acqua. Secondo i dati CREA (2017) in Italia il contenuto di Carbonio Organico nei suoli è in media pari all'1 per cento: questo indica suoli disfunzionali, inclini alla desertificazione, meno capaci di trattenere acqua e nutrienti, dalla minore capacità produttiva. Si stima che aumentando di solo 1 per cento il contenuto di sostanza organica nel suolo, la capacità di trattenere acqua aumenti di quasi 300 metri cubi per ettaro;

    sempre secondo i dati fornisti da ISPRA il consumo di suolo nel nostro paese viaggia ad una velocità di 2 mq/sec e l'ostacolo principale all'infiltrazione delle piogge nel suolo in ambito urbano è data dalla forte cementificazione del territorio e dall'impermeabilizzazione dei terreni che ha ridotto progressivamente la capacità di rigenerazione delle falde idriche,

impegna il Governo

ad approvare in tempi rapidi una legge che porti al consumo di suolo zero entro il 2030, in modo da arrestare progressivamente l'impermeabilizzazione e la cementificazione del suolo, che pregiudica in modo determinante il sistema di ricarica naturale delle falde idriche.
9/1195/33. Piccolotti, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zanella, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento prevede misure di contrasto alla persistente situazione di scarsità idrica derivante da condizioni e fenomeni meteorologici anche estremi, con gravi ripercussioni connessi agli usi potabili, irrigui, industriali ed idroelettrici e di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche, per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, mediante l'istituzione di una Cabina di regia, la previsione di poteri sostitutivi, la nomina di un Commissario straordinario nazionale, nonché disposizioni di semplificazione relative alle infrastrutture idriche, al riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, agli interventi sugli invasi e agli impianti di desalinizzazione;

    la siccità in Italia sta diventando sempre più comune negli ultimi decenni, con conseguenze devastanti per l'agricoltura, l'ambiente e la popolazione. Le cause principali della siccità sono legate al cambiamento climatico, che sta aumentando la temperatura globale e alterando i modelli di precipitazione, ma anche a un uso insostenibile della risorsa idrica;

    l'Italia ha chiuso il 2022 con un pesante deficit idrico, aggravato dalla siccità che ha colpito duramente tutto il Nord e parte del Centro per oltre un anno. Come evidenziato da diverse fonti, in particolare, l'Ordine dei Geologi, ha riferito come le riserve di acqua in Lombardia sono di circa il 45 per cento in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020, con il livello dei laghi inferiore di poco più del 50 per cento e il manto nevoso sulle montagne solo al 46,2 per cento della media. Questa grave siccità ha causato il ridotto livello dei fiumi e dei laghi della regione, che rappresenta un problema per l'ecosistema e per le attività umane che ne dipendono. Il Lago di Garda, ad esempio, ha un riempimento del 35 per cento, che lo porta a soli 13 centimetri dal record minimo del periodo risalente al 1989, mentre il Lago di Como ha una percentuale di riempimento pari al 20 per cento e un livello di -5,8 cm, circa 20 cm al di sotto dei livelli normali. Il Lago Maggiore ha un riempimento del 38 per cento, inferiore alla norma, mentre il Fiume Po a Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate;

    con decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, il Prefetto di Brescia è stato nominato Commissario straordinario per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda;

    senza nemmeno attendere la conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, l'allora Prefetto di Brescia, Attilio Visconti, in qualità di Commissario straordinario, con una nota del 23 luglio 2021, annunciava a mezzo stampa che: «il sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda si articolerà in due depuratori che verranno ubicati a Gavardo e Montichiari», smentendo di fatto la delibera del consiglio provinciale di Brescia del 30 novembre 2020, con la quale si stabiliva che le infrastrutture di depurazione dovessero essere localizzate nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso;

    pochi giorni dopo la conversione in legge del decreto-legge, il 9 agosto 2021 è iniziato, in piazza Paolo VI a Brescia, un presidio di cittadini attivo 24 ore al giorno e che prosegue tutt'oggi ininterrottamente da quasi 700 giorni. La richiesta delle associazioni e dei comitati riuniti nel presidio, assieme a quella di alcuni amministratori locali, è quella di non trasferire la depurazione delle acque reflue della sponda bresciana del lago di Garda sul fiume Chiese, cioè verso un altro bacino idrografico, in quanto provocherebbe danni irreparabili per quel corso d'acqua;

    il bacino idrografico del Chiese ha una portata complessivamente pari a un terzo del bacino Sarca-Garda-Mincio e nel fiume Chiese in estate va in crisi il deflusso ecologico e il trasferimento della depurazione del lago di Garda comporterebbe ulteriore lo spreco della risorsa idrica del lago d'Idro e dei bacini a monte, rilasciando acqua ogni anno per lavare il letto del fiume,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte all'abrogazione dei commi 7 e 8 dell'articolo 17-octies del decreto-legge n. 80 del 2021, al fine di rimuovere il Commissario straordinario per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda restituendo alle autorità locali le decisioni che riguardano le opere di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda, al fine di rivalutare soluzioni alternative, compresa quella di ristrutturare e potenziare l'attuale sistema di depurazione del Garda tramite condotta sublacuale, garantendo così anche il deflusso minimo vitale per l'equilibrio ecologico del fiume Chiese.
9/1195/34. Dori, Bonelli, Borrelli, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il susseguirsi degli effetti calamitosi sul nostro Paese ci dimostra che purtroppo non siamo più in presenza di fatti occasionali, ma di situazioni sistematiche di grave e perdurante criticità che impone interventi infrastrutturali, che purtroppo nel provvedimento in esame non risultano come congrue;

    occorre prendere atto del cambiamento climatico e dell'esigenza di operare una serie di azioni volte a limitarne gli effetti all'origine e a potenziare le infrastrutture per contenerne gli effetti quando l'evento atmosferico si verifica;

    sovente vediamo alternati lunghi periodi di siccità estrema che si succedono a violenti eventi piovosi spesso intense e violente mentre nelle stagioni invernali 2021/2022 e 2022/2023 sulle montagne Piemontesi hanno visto una riduzione dell'innevamento di oltre il 50 per cento rispetto agli anni precedenti, con conseguenti fortissime riduzioni – fino anche alla completa scomparsa – della portata di molte delle sorgenti montane;

    ciò ha comportato la necessità, non solo nel periodo estivo, ma anche nelle stagioni invernali, di erogare l'acqua ai cittadini di molte frazioni e comuni montani per mezzo di autobotti;

    in tale contesto, il Piemonte necessiterebbe di interventi dal costo stimato di 1 miliardo di euro per realizzare tutti gli invasi previsti dalla Regione e contrastare l'emergenza siccità, 355 milioni solo in provincia di Cuneo;

    i 28 milioni, stanziati lo scorso mese di maggio per la regione Piemonte, sono assolutamente insufficienti e perdipiù sono stati tutti destinati per le esigenze della sola provincia di Novara;

    l'assessore all'Ambiente della regione ha dichiarato che Serra degli Ulivi a Pianfei è un'opera imprescindibile per rispondere alla grande crisi dell'agricoltura, già in fase di progettazione definitiva, ma che resta ancora oggi senza i necessari finanziamenti, pari a 210 milioni per costruire un bacino da 12 milioni di metri cubi;

    il gestore affidatario del SII dell'ATO4 cuneese ha avviato uno studio – che dovrebbe essere concluso entro la fine del mese di luglio 2023 – per studiare gli interventi opportuni per l'interconnessione delle reti acquedottistiche già esistenti e per individuare invasi già esistenti e non utilizzati;

    le società che gestiscono la rete provinciale hanno presentato un insieme di interventi per oltre 16 milioni di euro, mentre la richiesta di finanziamento da parte dei consorzi irrigui per dissetare una pianura già in deficit è di 40 milioni;

impegna il Governo

a promuovere un piano straordinario per la realizzazione degli invasi nella regione Piemonte con particolare riferimento alla realizzazione dell'invaso, fondamentale e strategico, di Serra degli Ulivi che possa partire nel più breve tempo possibile.
9/1195/35. Gribaudo.