XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
il Governo è chiamato ad assicurare la prosecuzione del lavoro del Comitato consultivo sulle attività di versamento dell'Archivio di Stato e agli archivi di Stato sul territorio, istituito presso la Presidenza del Consiglio, che è chiamato a monitorare la declassifica delle carte relative al periodo delle stragi, del terrorismo e delle vicende Gladio e P2;
la piena conoscenza di tutti gli atti relativi a quella stagione drammatica della storia del Paese rappresenta un dovere verso le vittime ed un'occasione per rafforzare la nostra democrazia;
le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi hanno inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri una lettera, in data 27 dicembre 2022, su questa importante priorità –:
se intenda assumere iniziative in merito.
(4-01219)
BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la Siae, è ente pubblico economico a base associativa;
l'articolo 1, comma 3, della legge n. 2 del 2008, prevede che «il Ministro per i beni e le attività culturali esercita, congiuntamente con il Presidente del Consiglio dei ministri, la vigilanza sulla SIAE. L'attività di vigilanza è svolta sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, per le materie di sua specifica competenza»;
il 5 settembre 2022 il dottor Salvatore Nastasi è stato nominato all'unanimità Presidente del Consiglio di gestione della Società italiana autori ed editori (Siae);
secondo quanto riportato dalla dichiarazione relativa ai conflitti di interesse in corso, Nastasi è consigliere di amministrazione della Treccani Reti spa e della Treccani, del gruppo Espresso Media spa e di Bcf Media, soggetti misti a livello aziendale con partecipazioni anche nel settore immobiliare;
l'ex direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, è amministratore unico della G.B. Consulting srl che si occupa di gestioni immobiliari;
per affrontare la dismissione totale di numerosi asset nel maggio del 2021, con delibera del Consiglio di gestione, è stato approvato «Proiect Sinfonia» (coordinato da Banca Finint e Coldwell Banker Commercial);
per circa un anno, i fondi Siae allocati in un investimento in Lussemburgo (470 milioni di euro) sono stati oggetto di un contenzioso, con numerose segnalazioni all'Unità di informazione finanziaria per l'Italia (Uif) per la lite societaria in seno a Valeur Sgr, di cui era amministratore Roberto Maretto;
per organizzare l'eventuale vendita complessiva stimata in 250 milioni di euro in veicoli immobiliari, è stato individuato il fondo storico denominato «Pentagramma», gestito da Roberto Maretto, il quale risulta essere cittadino del Principato di Monaco, da visura non ricopre cariche sociali nel nostro Paese e le cui operazioni già nello scorso anno hanno generato, per contenziosi interni, blocco dei fondi di cui sopra –:
se il Governo sia conoscenza della gestione patrimoniale della Siae di cui in premessa;
se abbia avuto contezza dei conflitti di interesse in essere tra la Siae e i veicoli finanziari che ne gestiscono il patrimonio e la vendita;
di quali elementi dispongano circa la sussistenza di legami finanziari tra le società di diritto estero controllate da Roberto Maretto;
se siano stati avviati i controlli di competenza, dopo le segnalazioni interne e i numerosi articoli di stampa di questi mesi.
(4-01230)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta immediata:
BARELLI, ORSINI, ROSSELLO, BATTILOCCHIO, CATTANEO e MARROCCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
nelle scorse settimane sono stati avanzati, dai media e in alcuni settori del Parlamento, dubbi sull'assegnazione a Milano di una delle sezioni della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti. In particolare, a seguito della decisione del Presidium del Tribunale dell'8 maggio 2023 di assegnare le cause nelle classi brevettuali A e C (già di competenza della decaduta sezione di Londra) alle sole sedi di Parigi e Monaco di Baviera era sorto il timore che fosse sfumata la possibilità di ospitare a Milano la sezione della divisione centrale originariamente assegnata a Londra;
il Ministro interrogato aveva annunciato il 18 maggio 2023 che un accordo era stato raggiunto con Germania e Francia per l'istituzione della sezione di Milano del Tribunale unificato dei brevetti;
un emendamento all'Accordo sul Tribunale unificato dei brevetti, che recepisce l'intesa trilaterale tra Italia, Francia e Germania, era stato presentato e discusso alla sessione del Comitato amministrativo del Tribunale unificato dei brevetti il 2 giugno 2023;
il Comitato amministrativo del Tribunale unificato dei brevetti ha formalizzato il 26 giugno 2023 l'istituzione a Milano di una sezione della divisione centrale;
la divisione locale italiana del Tribunale unificato dei brevetti a Milano ha cominciato a lavorare il 1° giugno 2023, contestualmente all'entrata in vigore dell'accordo –:
quali implicazioni avrà tale decisione e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per valorizzare il polo giurisdizionale del Tribunale unificato dei brevetti di Milano rappresentato dalla sede locale e da quella centrale del Tribunale unificato dei brevetti nel quadro del sistema brevettuale europeo.
(3-00490)
DELLA VEDOVA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'Italia è l'unico Paese dell'Eurogruppo a non aver ratificato la riforma sottoscritta nel 2020 dal Governo Conte II del Meccanismo europeo di stabilità, che prevede, tra l'altro, che il Meccanismo europeo di stabilità fornisca una rete di sicurezza finanziaria al Fondo di risoluzione unico nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie, a salvaguardia in caso di crac bancario;
nonostante le barricate alzate negli anni dai partiti dell'attuale maggioranza per impedire la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, il Ministro leghista dell'economia e delle finanze Giorgetti ha recentemente sostenuto che è «ovviamente lo strumento più a portata di mano per la creazione del backstop da attivare in caso di grandi crisi bancarie» e il suo capo di gabinetto ha trasmesso alla Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati una lettera in cui chiarisce che la sua ratifica non comporta alcun rischio per il nostro Paese. La strada appare quindi tracciata;
la maggioranza è evidentemente divisa: prevalgono le pronunce negative – in continuità con gli attacchi politici violenti e demagogici al Meccanismo europeo di stabilità e alle altre strutture dell'Unione europea – che hanno caratterizzato negli anni passati le principali forze dell'attuale maggioranza e la Presidente Meloni non è stata ancora in grado di assumere una posizione chiara circa la volontà di ratificare oppure no la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, ratifica che gli altri partner attendono impazienti;
la scorsa settimana in Commissione affari esteri e comunitari il Governo, e segnatamente il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ad avviso dell'interrogante in modo irrituale e politicamente incomprensibile – se non per l'incapacità o l'impossibilità politica di esprime un parere sul provvedimento – non si è presentato alla seduta in cui è stato adottato il testo base per la ratifica parlamentare della riforma del Meccanismo europeo di stabilità previsto in Aula il 30 giugno 2023 –:
se non ritenga che l'interesse nazionale sarebbe meglio tutelato evitando perduranti, inutili e irrazionali temporeggiamenti, per quanto di competenza, sulla ratifica, vanificando gli sforzi profusi in questi anni dall'Italia stessa per recuperare credibilità presso partner e mercati e indebolendo la reputazione del nostro Paese a livello internazionale – con effetti negativi in termini economici e di rating –, anche perché ad avviso dell'interrogante ricorrere ad eventuali tecniche dilatorie per avviare presunte trattative su altri tavoli rappresenta per un grande Paese la peggiore postura per acquisire autorevolezza in Europa.
(3-00491)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazioni a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in un'area verde di 167 mila metri quadrati nel comune di Busto Arsizio è prevista la realizzazione del cosiddetto ospedale unico di Busto-Gallarate;
nel 2019, con delibera XI/1166, la regione Lombardia ha promosso l'accordo di programma per la realizzazione della sede unica ospedaliera, affidando ad Asst Valle Olona il compito di delineare una proposta progettuale;
nel 2022, con delibera n. XI/6018, la regione ha promosso un nuovo accordo di programma, dando avvio alla procedura di Vas per la trasformazione dell'area e stabilendo al 30 marzo 2023 il termine entro il quale doveva essere definito l'Accordo, termine ad oggi abbondantemente superato;
il costo dell'opera non è esattamente definito, ma le stime rese note nel corso del tempo hanno ipotizzato un costo tra 350 milioni e 500 milioni di euro;
a febbraio 2022 il direttore sanitario di Asst Valle Olona ha presentato il documento preliminare alla progettazione del nuovo ospedale, senza però dare indicazioni precise sul futuro degli ospedali esistenti;
nonostante i diversi anni di dibattito, permane la mancanza di un quadro corretto e completo della proposta di realizzazione il cui cantiere, da quanto si apprende, potrebbe avere avvio non prima del 2026;
la durata dei lavori per la realizzazione è stimata in almeno 8 anni: nel frattempo le strutture esistenti vengono progressivamente smantellate, a danno del servizio reso ai cittadini, a vantaggio della sanità privata insistente sul territorio;
nel frattempo gli esistenti ospedali di Gallarate e Busto Arsizio, come già sta avvenendo anche a Saronno, che rischia la chiusura per mancanza di turni nei reparti di anestesia e di rianimazione, vengono progressivamente depotenziati con la chiusura già nel 2021 dei reparti di urologia e otorino e il ridimensionamento di pediatria di Gallarate e la chiusura della neurologia e dell'oncologia di Busto e, ancora, nel 2023 la riduzione dell'attività di emodinamica e dei posti letto di terapia intensiva cardiologica di Gallarate e la conseguente difficoltà di garantire un corretto servizio di Pronto Soccorso;
il progetto, quindi, anche se solo sulla carta, potrebbe essere utilizzato da regione Lombardia come strumento per giustificare anzitempo e ingiustificatamente il depotenziamento delle 3 strutture di Gallarate, Busto e Saranno;
la mobilitazione per opporsi all'unico polo ospedaliero è partita fin dalle prime ipotesi di realizzazione attraverso svariate proteste, e comunicati, incontri con la cittadinanza e le forze politiche e raccolte firme di cittadini contrari al progetto;
particolarmente impegnati in questa battaglia sono il comitato «Il Saronnese per l'Ospedale e la Sanità pubblica» e il «comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto»;
i Comitati cittadini chiedono che le risorse possano essere riversate verso il potenziamento e ammodernamento degli ospedali esistenti, per dare un'assistenza pubblica efficiente e maggiormente in prossimità della popolazione del territorio;
ad aggiungersi alle problematiche relative alla salute sono poi i futuri problemi di traffico veicolare che incideranno «su uno stato già critico specie nelle fasce orarie di punta» come evidenziato da rapporto ambientale elaborato a fine 2022 nel quale si ammette che «l'assetto viabilistico proposto (...) non è in grado di supportare pienamente la domanda del nuovo polo ospedaliero»;
il progetto infrastrutturale andrebbe infine ad insistere su un territorio in buona parte caratterizzato da boschi –:
se i Ministri interrogati non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, in raccordo con regione Lombardia e con le amministrazioni locali coinvolte, affinché si eviti che gli ingenti fondi regionali vengano utilizzati per il progetto del nuovo ospedale di Busto-Gallarate, in modo tale che si possano riversare sull'ottimizzazione dei già esistenti ospedali di Busto e di Gallarate, con un investimento sul personale sanitario a tutti i livelli e col potenziamento delle strutture della sanità territoriale, per attivare una efficace politica, di prevenzione delle malattie.
(4-01228)
BALDINO, TUCCI, ORRICO e SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con decreto dirigenziale del Dipartimento ambiente della regione Calabria, prot. 4180 del 29 marzo 2010, è stata autorizzata la realizzazione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi in località «Pipino» nel comune di Scala Coeli alla società privata Bieco s.r.l. con condizioni Aia prescriventi: «in relazione ad eventuali aree demaniali interessate dall'intervento, preliminarmente alla realizzazione degli interventi previsti nel progetto, vengano attivate tutte le procedure previste dalle vigenti normative per l'acquisizione delle stesse aree o per le necessarie concessioni»;
la discarica, per cui si è concluso con controverso provvedimento di autorizzazione anche un progetto di ampliamento, è entrata in esercizio sebbene le aste demaniali occupate non siano state ancora sdemanializzate, per cui come da nota del 14 gennaio 2019 dell'Agenzia del demanio alla regione Calabria Dipartimento ambiente e territorio l'utilizzo sine titulo di aree demaniali costituisce ipotesi di occupazione abusiva;
la discarica insiste in un territorio inserito nell'elenco delle aree di vocazione turistica e agricola e nel consorzio di tutela del marchio «D.O.P. Bruzio» tra vigneti, aranceti ed uliveti coltivati con il metodo dell'agricoltura biologica e gli ultimi allevamenti estensivi di razza podolica, a pochi passi da torrenti affluenti del fiume Nicà sfociante nel mare Ionio fra i comuni di Cariati e Crucoli;
il 22 giugno 2023 si è verificata una grossa perdita di percolato dalla discarica, finito nel torrente Capoferro e da qui nel Patia e nel fiume Nicà, che scorrono accanto all'impianto di smaltimento di rifiuti della Bieco, per cui i comuni di Cariati e Crucoli hanno emesso un'ordinanza di divieto di pesca di tutte le specie ittiche, il divieto di balneazione nel tratto di mare, per la lunghezza di n. 1 chilometro, a Sud della foce del fiume Nicà, nonché il divieto di approvvigionamento idrico dallo stesso corso d'acqua per gli animali domestici, di allevamento e per uso agricolo;
secondo quanto appreso dalla stampa i liquami sono fuoriusciti da una tubatura che avrebbe ceduto;
non sono ancora iniziate le operazioni di bonifica dei corsi d'acqua dal percolato fuoriuscito, mentre la testata giornalistica «Il Crotonese» informa che «Il direttore del Dipartimento ambiente della Regione Calabria, sabato scorso (24 giugno 2023) aveva chiesto alla Bieco di procedere il più velocemente possibile per evitare che il percolato finisse nella falda acquifera che alimenta i pozzi usati nelle campagne e nelle aziende zootecniche causando danni irreparabili»;
per cui, riporta «Il Crotonese», «l'azienda avrebbe dovuto inviare nella mattinata di domenica (25 giugno 2023) un piano di bonifica per permettere alla Regione di verificarlo ed autorizzare lo smaltimento del percolato presso la Iam di Gioia Tauro, resasi disponibile a operare anche di domenica per superare l'emergenza. Domenica, però, non è arrivato alcun piano alla Regione»; e ancora: «Di tutto quello che sta avvenendo e che dovrebbe avvenire non sono stati informati i sindaci e i proprietari di aziende agricole e zootecniche che da 5 giorni non possono usare l'acqua per via dell'ordinanza di divieto precauzionale emessa dai primi cittadini di Crucoli e Cariati» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare per scongiurare l'ulteriore aggravarsi dei danni ambientali;
se non si ritenga opportuno attivare il Reparto ambientale marino (Ram) della guardia costiera e avviare un tavolo tecnico di coordinamento con gli enti interessati e Ispira per il celere e adeguato ripristino della stato di qualità dei corpi idrici e dei luoghi;
se intenda adottare iniziative di competenza perché la messa in sicurezza e la bonifica del territorio danneggiato dalla perdita ingente di percolato avvenga nel rispetto della normativa vigente.
(4-01229)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
nel 2017 lo Stato ha acquisito il museo Ginori di Sesto Fiorentino, in precedenza di proprietà della Richard-Ginori fino al suo fallimento, ma non acquistato dal gruppo Kering che, nel 2013, ha rilevato il marchio e il ramo produttivo della società di ceramica;
il museo è entrato a far parte del patrimonio dello Stato;
nel marzo del 2017 Confindustria Firenze aveva promosso un'attività di fundraising per contribuire al salvataggio e alla riapertura al pubblico del museo, annunciando, nel corso di un evento pubblico che si è tenuto a Firenze in apertura del G7 della cultura alla presenza dell'allora Ministro Franceschini, di aver raccolto 500 mila euro;
nel 2019 è stata costituita la fondazione Museo Archivio Ginori della manifattura di Doccia, partecipata dal Ministero della cultura, dalla regione Toscana e dal comune di Sesto Fiorentino;
in questi ultimi anni la Direzione regionale musei della Toscana (già Polo museale) ha avuto in diretta consegna il museo e le sue collezioni di porcellane Richard Ginori e ha portato avanti le attività indispensabili e urgenti per la sua preservazione, come il ripristino completo delle coperture, il cui stato disastroso ereditato da anni di incuria e di chiusura era una delle principali cause di rischio e di degrado dell'edificio e potenzialmente delle collezioni stesse, così come la progettazione e l'affidamento, dopo una gara condotta da Invitalia sulla base di un finanziamento Cipe, della prima tranche dei lavori di rifunzionalizzazione e di recupero dell'immobile in vista della sua riapertura come struttura museale, ma il budget totale necessario per concludere i lavori di allestimento, arredi e sistemi di sicurezza non è ancora stato raggiunto;
da un articolo pubblicato su La Repubblica di Firenze il 25 giugno 2023 si apprende che Tomaso Montanari, che dal 2020 è presidente della fondazione Museo Archivio Ginori della manifattura di Doccia, ha potuto verificare che l'iniziativa lanciata dall'allora presidente di Confindustria Firenze non era finalizzata a raccogliere denaro ma soltanto a verificare la disponibilità dei partecipanti al versamento di contributi legati all'Art Bonus e, dunque, secondo Confindustria, quelle promesse non avevano carattere vincolante e avevano una durata temporale ormai scaduta;
nonostante Confindustria Firenze si sia resa disponibile ad avviare una nuova campagna di fundraising, a parere dell'interrogante, l'impegno assunto ufficialmente e pubblicamente dagli stessi vertici di Confindustria nel 2017 non può essere archiviato come se si fosse trattato di un semplice malinteso tra quanto dichiarato e quanto effettivamente praticato e sarebbe opportuno che l'associazione degli industriali fiorentini mantenesse fino in fondo quell'impegno, assunto alla presenza del Ministro e delle Istituzioni e ribadito di fronte all'opinione pubblica, come si evince dalla lettura dei comunicati stampa resi dall'associazione in quei giorni;
le risorse promesse oggi più che mai sembrano necessarie per permettere la riapertura del museo e la sua restituzione alla collettività –:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia dato seguito all'impegno assunto pubblicamente e ufficialmente nel 2017 da Confindustria Firenze di destinare una cifra pari a cinquecentomila euro al Museo di Doccia così da contribuire fattivamente alle spese necessarie alla sua valorizzazione, evitando che gli sforzi compiuti in questi anni ad ogni livello istituzionale, dal Ministero della cultura agli enti locali, per consentire la riapertura di uno dei più antichi musei industriali del mondo, possano essere compromessi dal mancato rispetto di impegni pubblicamente assunti e sui quali era stato fatto affidamento.
(4-01227)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
ALFONSO COLUCCI, TORTO, AMATO e MORFINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
in data 9 giugno 2023 veniva disposto l'intervento rapido di una squadra di abbordaggio della Brigata marina San Marco (Bmsm) circa la richiesta di assistenza dichiarata dal signor Acarkan Ocakli, comandante della Motonave turca Galata Seaways, motivata dalla presenza ai 15 clandestini a bordo, di cui due in possesso di armi da taglio;
in data 9 giugno 2023, ed in particolare durante l'operazione, il Ministro della difesa interveniva al forum in Masseria a Manduria dichiarando: «Un'operazione di sicurezza su una nave su cui erano saliti dei dirottatori, è ancora in corso, speriamo si concluda presto senza conseguenze per nessuno», ed ulteriormente: «I dirottatori si sa che sono clandestini, usando delle armi tipo pugnali, ma ancora non siamo certi, perché non siamo riusciti a catturarli, si sono impossessati della nave; è dovuta intervenire la Marina, il battaglione S. Marco, la nave è stata recuperata ma non ancora messa in sicurezza perché i dirottatori sono ancora chiusi dentro»;
lo stesso giorno, il Ministro pubblicava sui propri social network il seguente post: «I dirottatori della nave sono stati catturati. Tutto è finito bene. I miei complimenti ai ragazzi del Battaglione San Marco, ai poliziotti ed ai finanzieri, che hanno concluso una splendida operazione in collaborazione. Ognuno per la sua parte. Bravi!»;
in data 10 giugno 2023, i principali quotidiani nonché lo stesso Ministero della difesa, sul proprio sito web, riportavano pubblicamente il seguente titolo: «Difesa - La Marina sventa tentativo di dirottamento»;
in data 10 giugno 2023 iniziavano altresì a trapelare le prime informazioni chiare riguardo l'accaduto: si è trattato di 15 migranti, di nazionalità siriana e irachena, tra cui due donne incinte e due minori, effettivamente presenti all'interno del mercantile e nascosti in un camion. Per prendere aria avrebbero tagliato con un taglierino il telone del mezzo e sarebbero stati scoperti. Spaventati per «paura di essere rimpatriati» ma senza aver tentato di prendere il controllo della nave in alcun modo;
durante la stessa giornata, la procura di Napoli escludeva l'ipotesi del dirottamento tanto che il mercantile ripartiva in rotta in data 11 giugno 2023;
riassumendo quella che a parere dell'interrogante cronaca di degrado politico-mediatico: 1) il Ministro della difesa dichiara il dirottamento terroristico della nave da parte di migranti; 2) i media amplificano la propaganda discriminatoria demonizzando i migranti ma senza verificare la notizia; 3) al termine dell'operazione, la procura accerta che non vi sia stato alcun tentativo di dirottamento ma che si sia trattato di migranti in fuga (ed in condizioni precarie di salute);
è forte la preoccupazione dell'interrogante in relazione all'accaduto, con particolare riferimento alle dichiarazioni del Ministro e le pubblicazioni ministeriali che etichettano l'incidente quale dirottamento terroristico nonostante le evidenze indichino che si trattava di migranti in fuga. Preoccupa altresì il fatto che né i principali quotidiani, né il Ministero stesso abbiano successivamente rettificato articoli e dichiarazioni precedentemente rilasciate, alimentando così una propaganda discriminatoria nei confronti dei migranti e contribuendo alla disinformazione ed alla xenofobia nel nostro Paese. Si ritiene che sia di fondamentale importanza avere una visione chiara e accurata degli eventi al fine di adottare le misure appropriate –:
per quale motivo il Ministro interrogato si sia esposto pubblicamente dichiarando alla stampa ad operazione in corso, e quindi mettendo fortemente a rischio l'incolumità della squadra della Brigata marina San Marco;
se intenda rettificare l'errata versione dei fatti riportata all'interno del sito web del Ministero della difesa e successivamente smentita dalla procura;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per assicurare che simili azioni propagandistiche a fini discriminatori non avvengano in futuro.
(4-01222)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
LAI e FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
nel mese di febbraio 2022 il Consorzio del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna è stato commissariato a seguito della verifica ispettiva del Servizio ispettivo di finanza pubblica del Ministero dell'economia e delle finanze con la nomina della dottoressa Elisabetta Anna Castelli, funzionaria del Ministero dell'economia e delle finanze;
con deliberazione n. 27 del 11 agosto 2022 (Doc. 1) il commissario approvava l'avviso pubblico «Per il conferimento dell'incarico di Direttore del Consorzio Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, del Decreto 16 ottobre 2001 di istituzione del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna come modificato dal Decreto 8 settembre 2016 e dall'articolo 21 comma 5 dello Statuto del Consorzio PGSAS»;
nell'avviso pubblico citato era richiesto il possesso – a pena di esclusione – del seguente requisito (specificato a pagina 1, comma 5, punto 1): («aver ricoperto, per almeno tre anni, incarichi dirigenziali nel settore pubblico o privato»);
a seguito della pubblicazione della graduatoria finale dei titoli e colloqui, parrebbe che la commissione esaminatrice non abbia in modo congruo valutato correttamente i titoli;
risulta all'interrogante che la commissaria sia stata informata di quanto risulta evidente dal sito istituzionale del comune di Villasimius ovvero che il dottore Atzori Fabrizio – nominato direttore e contrattualizzato con atto deliberativo commissariale n. 9 del 24 aprile 2023 – risulta privo del requisito essenziale richiesto essendo inquadrato presso il sopracitato comune con contratto Ccnl afferente alla categoria funzionario D3 e non dirigente come normativamente previsto;
risulta quindi incomprensibile, a parere dell'interrogante, sia il comportamento deliberativo da parte del commissario Castelli che, pur essendo a conoscenza dell'assenza del requisito sancito ope legis dall'avviso pubblico, ha proceduto con atto deliberativo di nomina e firma del contratto, sia il comportamento omissivo relativo alla mancata attivazione delle necessarie verifiche;
risulterebbe – tra l'altro – contra legem, la nomina di un direttore facente funzioni di un dipendente a tempo determinato, anziché di un dipendente a tempo indeterminato scelto tra le figure apicali presenti e incardinate nella pianta organica del consorzio tramite necessario, obbligatorio e vincolante interpello come normativamente consolidato e previsto;
in data 15 giugno 2023, in audizione presso la VIII Commissione della Camera dei deputati, la stessa commissaria straordinaria ha asserito – dando, ad avviso dell'interrogante, un'interpretazione meramente personale su quanto previsto dal decreto interministeriale di costituzione del consorzio del Pgsas e dallo Statuto dell'ente – di aver fatto tutte le verifiche necessarie e che l'attuale direttore è in possesso dei requisiti richiesti –:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se si intenda adottare iniziative conseguenti;
se, a fronte delle criticità esposte in premessa, si intenda garantire una corretta e più funzionale gestione di indirizzo dell'organo di vertice dell'ente, anche valutando la possibilità di rimuovere l'attuale commissario;
se, in osservanza delle disposizioni di legge, si ritenga di dover procedere con urgenza alla nomina dei componenti del consiglio direttivo e/o alla nomina della maggioranza dei suoi componenti;
se si ritenga opportuno valutare con urgenza la sussistenza dei presupposti per investire della questione la procura della Corte dei conti, vista la possibilità di elevato danno erariale da parte del consorzio del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna.
(5-01036)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
SQUERI, POLIDORI e CASASCO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
con l'articolo 9-ter, commi 2-5, del decreto-legge n. 137 del 2020 sono state adottate disposizioni in forza delle quali la posa in opera temporanea su vie, piazze, strade e altri spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico di strutture amovibili, quali dehors, elementi di arredo urbano, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni, purché funzionati all'attività di ristorazione, non è subordinata alle autorizzazioni di cui agli articoli 21 e 146 del codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004);
la suddetta misura è stata da ultimo prorogata al 31 dicembre 2023 dall'articolo 1, comma 22-quinquies, del decreto-legge n. 198 del 2022, limitatamente al comma 5, cioè quello che esclude la richiesta di autorizzazione negli spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico, e che disapplica il limite temporale di 180 giorni per le installazioni stagionali nei casi di temporanea necessità;
in sostanza la norma, fortemente voluta dal centro-destra, autorizza l'installazione straordinaria per tutto il 2023, senza bisogno di rinnovare la richiesta di autorizzazione e senza che l'ente locale si possa opporre alla proroga, salvo disdetta del soggetto interessato;
la disposizione ha avuto un successo enorme, contribuendo al rilancio delle attività di ristorazione e somministrazione fortemente colpite dall'emergenza pandemica, al punto da modificare le abitudini relative al consumo di cibi e bevande sia dei cittadini che dei turisti, i quali oggi preferiscono ristorarsi all'aperto, piuttosto che all'interno dei locali;
nonostante la norma appaia chiarissima, dalla stampa si apprende che l'amministrazione di Firenze, ha disposto lo smantellamento delle 650 strutture amovibili autorizzate in via straordinaria nel 2020, limitatamente agli esercenti del centro storico. Una decisione che riduce fino al 40 per cento gli incassi delle attività colpite. Le restanti 800 strutture sono autorizzate in attesa che i tavoli tecnici tra Soprintendenza e comune, portino a un nuovo regolamento –:
se non ritenga opportuno acquisire elementi in ordine al caso di Firenze e comunque in ordine all'applicazione sul territorio nazionale dell'articolo 9-ter, comma 5, del decreto-legge n. 137 del 2020, al fine di evitare disparità di trattamento degli operatori tra città e città, valutando la possibilità di convocare un tavolo di concertazione tra esercenti e amministrazioni (centrali e locali) al fine di individuare regole generali volte a contemperare la vivibilità degli spazi con le esigenze della redditività delle imprese di ristorazione e le nuove abitudini dei consumatori.
(5-01031)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
ai sensi e per gli effetti dell'articolo 16 della legge n. 531 del 1982, il Consorzio autostrade siciliane (CAS) ha per scopo il completamento dei lavori di costruzione non ancora realizzati delle autostrade Messina-Palermo, Messina-Catania-Siracusa e Siracusa-Gela, nonché più in generale, le finalità indicate nella convenzione sottoscritta con Anas s.p.a. in data 27 novembre 2000 e approvata con decreto interministeriale e le sue eventuali successive modifiche, integrazioni e sostituzioni;
dal 26 aprile 2023 lo svincolo Cassibile (direzione Sud) della Siracusa-Gela è chiuso al traffico per consentire i lavori di riqualificazione della pavimentazione dei lotti 1, 4 e 5 sull'autostrada Siracusa-Gela, disponendo anche la chiusura della carreggiata e il doppio senso di circolazione nel tratto Noto-Ispica;
i suddetti lavori causano un restringimento che, specie nel fine settimana, quando maggiore è il numero di auto in movimento e considerato l'arrivo della stagione estiva, causa innumerevoli disagi con code anche di alcuni chilometri;
da notizie di stampa locale si apprende che, a seguito di alcune sollecitazioni sulla chiusura dei lavori, la ditta avrebbe ufficialmente ricevuto un ordine di chiusura lavori sullo svincolo de quo entro il 30 giugno; tuttavia, il vice sindaco di Siracusa riferisce che il Cas avrebbe rassicurato la riapertura entro il 24 giugno; poi il 25 giugno la comunicazione che «la ditta affidataria dei lavori sullo svincolo di Cassibile non è riuscita a definire il cantiere entro il fine settimana, comunicando il differimento al prossimo fine settimana». Infine, la comunicazione sui social del Consorzio che: «fino alle 20.00 del 7 luglio 2023 il tratto autostradale tra il km 36+083 e il km 40+300 dell'Autostrada a/18 Siracusa-Gela in direzione Gela sarà chiuso al traffico veicolare...»;
la vaghezza di informazioni e l'indeterminazione con cui vengono condotti i lavori non è di alcuna rassicurazione per cittadini e turisti che ogni giorno percorrono il tratto in questione anche per recarsi nelle zone balneari, costretti da tempo a subire disagi legati anche all'innalzarsi delle temperature;
per il raggiungimento dei fini di cui alla suddetta convenzione, il Consorzio si avvale, oltre che di contributi della regione e dell'Unione europea, anche dei contributi dello Stato;
a carico del Consorzio autostrade siciliane (Cas) sono stati riscontrati negli ultimi anni numerosi inadempimenti, solo in parte sanati;
nell'ambito dell'attività di vigilanza e controllo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha anche contestato al Consorzio la permanenza di inadempimenti agli obblighi convenzionali, per i quali è previsto l'avvio della procedura di decadenza della concessione;
anche la commissione regionale antimafia ha acceso i riflettori sul Consorzio autostrade siciliane, nello specifico sulla revoca di alcuni concorsi pubblici banditi dal Cas, poi annullati per «l'anomala presenza di un'alta percentuale di candidati legati da vincoli di parentela con dipendenti in servizio»;
non mancano neppure polemiche sulla gestione della comunicazione all'interno del Consorzio, il quale risulterebbe ancora sprovvisto della figura dell'ufficio stampa ma avrebbe stanziato ingenti somme per la gestione dei canali social –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della suddetta situazione e, alla luce dei suoi poteri di vigilanza e controllo, intenda assumere iniziative di competenza urgenti, al fine di fare chiarezza su tutto l'operato del Consorzio, nello specifico rispetto al tratto stradale in questione, e sulle motivazioni alla base dell'approssimazione delle comunicazioni inerenti alla stessa data di chiusura dei cantieri.
(3-00498)
Interrogazione a risposta in Commissione:
UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
alcuni giorni fa Trenitalia ha comunicato la sospensione dall'11 giugno al 10 settembre della circolazione dei treni tra le stazioni di Battipaglia e Potenza sulla linea Salerno-Taranto a causa di lavori di manutenzione programmata;
inoltre, dallo stesso comunicato si apprende che i lavori di manutenzione straordinaria tra Potenza e Metaponto comportano la cancellazione del Frecciarossa Taranto-Potenza-Milano e anche dell'Intercity Taranto-Potenza-Roma IC700 dall'11 giugno al 15 luglio;
come appreso da fonti sindacali, dal 1° ottobre 2023 il Frecciarossa Taranto-Milano e alcuni Intercity che collegano il capoluogo jonico con Roma e altre località del Centro e Nord Italia potrebbero essere definitivamente soppressi;
tale decisione avrebbe delle ripercussioni gravissime sulla città e sul territorio che già allo stato attuale soffre una preoccupante condizione di isolamento in termini di trasporti ferroviari;
isolamento peraltro confermato dalle recenti decisioni di Trenitalia che, nell'ambito del programma «Summer Experience 2023», ha escluso Taranto dal piano di rafforzamento di treni e bus diretti in Puglia per sostenere gli attesi incrementi dei flussi turistici –:
se intenda, per quanto di competenza, fornire informazioni con riguardo all'eventualità di una soppressione definitiva del Frecciarossa Taranto-Milano e di altri Intercity a decorrere dal prossimo 1° ottobre 2023;
se e quali iniziative intenda intraprendere per migliorare la situazione di isolamento in termini di trasporti ferroviari attualmente sofferta dal capoluogo jonico.
(5-01029)
Interrogazione a risposta scritta:
MANZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze per il riparto del saldo per l'anno 2022 del fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, prevede che le Marche ricevano la quota per abitante minore rispetto alle altre regioni italiane;
la spesa per abitante che lo Stato sostiene per le Marche è di 73,16 euro, mentre Liguria e Basilicata ricevono il doppio e la penultima della classifica, l'Emilia-Romagna, prende comunque dieci euro in più delle Marche;
se le Marche prendessero 98,69 euro per ogni abitante (media nazionale), avrebbero un trasferimento annuo di circa 147 milioni di euro;
se la quota della regione venisse ripartita sulla base della quota percentuale riferita ai costi standard (2,43 per cento), le Marche avrebbero un trasferimento annuo di circa 119 milioni di euro;
se la quota della regione venisse ripartita sulla quota percentuale riferita ai livelli adeguati di servizi (3,40 per cento), le Marche avrebbero un trasferimento annuo di 166 milioni euro;
se la quota della regione venisse ripartita sulla base della quota percentuale riferita alla media tra i costi standard (2,43 per cento) e livelli adeguati dei servizi (3,40 per cento), pari a 3,05 per cento, le Marche avrebbero diritto a un trasferimento annuo di circa 149 milioni di euro;
dall'ultimo quadrimestre del 2021 c'è stato un aumento esponenziale dei costi delle materie prime (gasolio, metano, energia elettrica) con ricadute devastanti sui bilanci aziendali;
dati molto preoccupanti sul fronte delle entrate; i ricavi che derivano dal pagamento dei biglietti, infatti, sono ben lontani da quelli del 2019, da quelli cioè precedenti al Covid;
gli unici contributi pervenuti non hanno coperto integralmente nemmeno il fabbisogno del 2022: le aziende che gestiscono il trasporto pubblico regionale sono state lasciate sole a farsi carico dei costi;
a ciò si aggiungano gli oneri derivanti dal rinnovo del contratto nazionale degli autoferrotranvieri;
le tariffe dei titoli di viaggio sono sostanzialmente bloccate da otto anni, nonostante l'inflazione;
sugli organi di stampa sono state diffuse le dichiarazioni dell'amministratore delegato Contram Mobilità, consorzio che da parecchi anni gestisce la rete dei collegamenti pubblici nell'intero bacino provinciale maceratese, che ha denunciato come a breve termine le aziende non saranno più in grado di erogare i servizi previsti ed ancor meno potranno continuare ad investire;
in tal senso, sarà inevitabile la riduzione delle corse e l'abbassamento della qualità dei servizi e si corre seriamente il rischio di default delle aziende che gestiscono il trasporto pubblico regionale;
si tratta di un servizio fondamentale perché offre un collegamento anche con le aree interne, già colpite gravemente dagli eventi sismici del biennio 2016/2017, che rischiano altrimenti di essere ancora più isolate di quanto già non lo siano in un territorio che soffre, anche a livello nazionale, collegamenti ferroviari non adeguati –:
quali iniziative di competenza si intenda adottare per scongiurare, alla luce di quanto espresso in premessa, il taglio dei servizi di trasporto nella regione Marche.
(4-01220)
INTERNO
Interrogazione a risposta immediata:
FOTI, MESSINA, MONTARULI, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MURA, SBARDELLA, DI MAGGIO e PIETRELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come riportato da alcuni quotidiani, nel suo intervento durante un confronto sui danni dell'alluvione organizzato dalla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna), il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, avrebbe dichiarato che «la logica vorrebbe fosse Bonaccini ad essere nominato commissario, ma il buon senso non è sempre di questo mondo», attaccando, dunque, in maniera diretta l'operato del Governo in merito alla scelta del commissario per la gestione dell'emergenza in Emilia-Romagna;
ai sensi di legge il prefetto, in quanto titolare dell'ufficio territoriale del Governo, rappresenta il Governo sul territorio e ad esso sono attribuite tutte le funzioni esercitate dallo Stato a livello periferico;
appare, pertanto, del tutto irrituale che un prefetto non sostenga le decisioni del Governo relative al proprio territorio e, anzi, le critichi apertamente, soprattutto in una fase tanto delicata quale è quella in cui versa l'Emilia-Romagna dopo i tragici eventi alluvionali del mese di maggio 2023, nella quale deve essere profuso ogni sforzo, da parte di tutte le istituzioni, per agire in modo rapido ed efficace a sostegno dei territori e delle popolazioni colpite –:
se sia a conoscenza delle dichiarazioni del prefetto De Rosa di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere in merito.
(3-00489)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
sabato 17 maggio 2023 nei pressi di Saint-Rémy-de-Maurienne, in Savoia, si è svolta una manifestazione contro la Nuova linea Torino-Lione alla quale, secondo gli organizzatori, hanno partecipato oltre cinquemila persone;
da quanto si apprende, i manifestanti «No Tav» italiani che avevano deciso di unirsi agli attivisti francesi sono stati in larga parte respinti dai poliziotti francesi;
secondo l'agenzia Ansa, diverse decine di manifestanti provenienti dall'Italia sono state respinte alla frontiera;
secondo quanto sottolineato dal Ministro dell'interno francese, 96 cittadini stranieri sono stati respinti alla frontiera perché precedentemente segnalati e colpiti da divieto di entrare nel territorio francese;
secondo l'Afp, almeno 5 bus provenienti dall'Italia, con circa 280 persone a bordo, non hanno potuto raggiungere la manifestazione perché bloccati dalle forze dell'ordine per sei ore al valico del Fréjus, in contrasto, a parere dell'interrogante, con il trattato di Schengen che sancisce la libera circolazione in Europa;
i militanti sono stati respinti non solo senza aver commesso alcuna azione illegale, ma anche senza essere in possesso di strumenti atti a offendere o pericolosi per l'incolumità pubblica;
il movimento contrario alla realizzazione della Nuova linea Torino-Lione, sia in Francia che in Italia è sempre più ampio e denuncia sia gli impatti ecologici di questo titanico progetto ferroviario, che prevede la perforazione di 260 chilometri di gallerie attraverso i massicci alpini e il prosciugamento di diverse sorgenti e bacini idrici della valle causato proprio dai lavori di perforazione, sia l'inutilità, dal punto di vista economico, del progetto, dato che le merci trasportate, sia su gomma che su rotaia, sono in costante calo da oltre 20 anni lungo il corridoio della Val di Susa;
come accaduto spesso anche in Italia, il Governo francese ha scelto di impedire una manifestazione che si inserisce nei 30 anni di lotta che le comunità e i movimenti locali portano avanti contro un progetto costoso e distruttivo per l'ambiente;
ormai la Val di Susa è una zona militarizzata dove il dissenso e il diritto a manifestare vengono repressi con i divieti e l'uso della forza;
a parere dell'interrogante la scelta di vietare una manifestazione così partecipata e di impedire l'ingresso in territorio francese ad attivisti e attiviste italiane senza che avessero commesso alcuna azione illegale, in parte in maniera indiscriminata e in parte sulla base di una lista di nominativi che le forze dell'ordine italiane avrebbero fornito alle forze dell'ordine francesi, dimostra la volontà dei due Paesi di reprimere ogni forma di dissenso alla realizzazione della Nuova, linea Torino-Lione, contribuendo così ad esasperare un clima già teso –:
se risponda al vero quanto affermato dalle autorità francesi, che sia stata fornita alle stesse una lista di nominativi di cittadini italiani sulla base della quale è stato impedito agli stessi l'ingresso in territorio francese e, nel caso tale lista sia stata trasmessa alle autorità francesi da quelle italiane, sulla base di quali criteri e valutazioni sia stata redatta;
quali iniziative di competenza si intenda assumere affinché sia garantito il diritto alla libera circolazione delle persone all'interno dei confini dell'Unione europea anche in occasione di manifestazioni pubbliche.
(4-01223)
GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella giornata di mercoledì 21 giugno 2023, si è svolto presso il comune di Torino un incontro richiesto dalle sigle sindacali confederali, Cgil Cisl e Uil, con gli assessori al decentramento e alle politiche sociali, al fine di denunciare le pesanti condizioni umane e organizzative delle persone richiedenti asilo presso la sede della questura di Torino – ufficio immigrazione di corso Verona 4;
lo sportello di corso Verona gestisce direttamente numerose pratiche riguardanti diverse tipologie di autorizzazioni al soggiorno, dalla carta di soggiorno per familiare straniero di cittadino italiano o dell'Unione Europea, alla richiesta di primo rilascio del permesso di soggiorno per famiglia con cittadino italiano, per famiglia con figlio minore cittadino italiano, residente in Italia, ai minori stranieri non accompagnati, alle cure mediche e stato di gravidanza, al primo rilascio dell'asilo politico o della protezione sussidiaria, alla protezione speciale, richiesta di asilo politico, al rinnovo del passaporto per motivi umanitari;
recentemente, le sigle sindacali hanno stipulato un protocollo con il comune di Torino e la questura al fine di tentare di risolvere il problema delle lunghe code quotidiane davanti agli sportelli dal punto di vista organizzativo, per migliorare l'accesso ai servizi e la qualità degli stessi, anche tramite l'istituzione di un camper al quale indirizzare le persone che non devono accedere agli uffici, ma che hanno bisogno di informazioni;
infatti, come denunciato da Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione), anche con un presidio svoltosi in data 20 aprile 2023 in loco, da mesi quotidianamente centinaia di persone iniziano a mettersi in coda dalle 4-5 del mattino, in qualsiasi condizione atmosferica, senza alcuna certezza di riuscire a entrare quel giorno e, per coloro che hanno un lavoro, con la perdita di giornate intere e conseguente danno per le attività produttive e per sé stessi;
tuttavia, al problema delle code si è sommata un'ulteriore criticità: i tecnici ministeriali hanno giudicato quella sede non idonea, inadeguata a causa di locali in condizioni precarie e pericolose per l'utenza e per i dipendenti;
nel corso dell'incontro con il comune di Torino, le rappresentanze sindacali hanno pertanto chiesto che il Protocollo siglato venisse sostanzialmente modificato, a partire dalla messa a disposizione di una nuova sede idonea e dignitosa sia per gli utenti che per le lavoratrici e i lavoratori;
in data 22 giugno 2023, le sigle sindacali confederali hanno effettuato un sopralluogo presso i locali della questura di corso Verona, riscontrando in prima persona la criticità delle condizioni cui vengono sottoposte le persone richiedenti titoli di soggiorno e documenti e le lavoratrici e i lavoratori che operano all'interno dei locali;
gli uffici presentano infatti un aspetto spoglio e dimesso, con muffa e condizioni igienico-sanitarie inadeguate, inoltre mancano i servizi igienici per l'utenza;
è necessario superare la fase emergenziale e far sì che la prefettura, rappresentante del Governo, coordini una risposta adeguata alle istanze di persone fragili che non possono essere considerate alla stregua di un «problema burocratico» o di ordine pubblico, poiché la loro condizione costituisce al contrario una questione sociale che va affrontata e sanata;
è fondamentale, a tale scopo, stabilizzare il personale precario già in forza, al fine di migliorare le condizioni di lavoro per gli operatori e le operatrici; ma anche individuare una sede idonea –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire l'erogazione di un servizio qualitativamente superiore e più efficiente a tutti gli utenti che ogni giorno si rivolgono all'ufficio immigrazione, nonché condizioni di lavoro dignitose ai tanti operatori e alle tante operatrici impiegati presso la questura di corso Verona 4 a Torino.
(4-01224)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta immediata:
LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il Ministero dell'istruzione e del merito ha avviato l'attuazione delle «Linee guida per l'orientamento» relative alla riforma 1.4 della missione 4, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
il decreto ministeriale n. 328, firmato il 22 dicembre 2022, individua i criteri di ripartizione e le modalità di utilizzo delle risorse finanziarie destinate alle istituzioni scolastiche statali del II ciclo per la valorizzazione del personale docente che svolgerà la funzione di tutor e di orientatore;
in data 5 aprile 2023, il decreto ministeriale n. 63 ha definito i criteri di ripartizione e le modalità di utilizzo delle risorse finanziarie ai fini della valorizzazione dei docenti chiamati a svolgere la funzione di tutor e di orientatore;
il 5 aprile 2023, inoltre, il Ministero dell'istruzione e del merito, in particolare il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione e il Dipartimento per le risorse umane finanziarie e strumentali, hanno diramato la nota protocollo n. 958 avente ad oggetto le prime indicazioni per l'avvio delle iniziative propedeutiche all'attuazione delle linee guida sull'orientamento per l'anno scolastico 2023-2024;
all'interno della nota viene, altresì, valorizzata in 150 milioni di euro la copertura per la formazione dei docenti tutor ed orientatori;
in data 15 maggio 2023, ad integrazione della nota del 5 aprile 2023, è stata diramata una nota integrativa dal Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, avente ad oggetto le prime indicazioni per le scuole paritarie per l'avvio delle iniziative propedeutiche all'attuazione delle linee guida sull'orientamento per l'anno scolastico 2023-2024;
all'interno della nota viene riportato non solo che l'iscrizione dei docenti interessati provenienti dalle scuole paritarie dovrà avvenire manualmente, ma anche che: «l'assegnazione delle risorse finanziarie, disposta con decreto ministeriale n. 63 del 5 aprile 2023, è destinata alle sole istituzioni scolastiche statali»;
in una intervista rilasciata al mensile Tempi a gennaio 2023, il Ministro interrogato ha dichiarato: «ritengo che le scuole paritarie debbano avere un'effettiva pari dignità. Insomma, che si debba creare un contesto in cui non ci sia differenza di trattamento tra la scuola statale e quella non statale» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della disparità di trattamento riferita alle scuole paritarie in merito ai fondi di cui al decreto ministeriale n. 328 del 2022 e quali iniziative intenda adottare per garantire un'effettiva parità scolastica.
(3-00492)
SASSO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'aumento degli episodi di violenza e bullismo di cui gli insegnanti e il personale scolastico sono vittime, da parte degli alunni e persino delle loro famiglie, rende urgente e necessaria una ferma risposta da parte delle istituzioni;
con nota dell'8 febbraio 2023 inviata ai dirigenti scolastici e agli uffici scolastici regionali, il Ministro interrogato ha preso atto del fenomeno, anche nel corso delle lezioni, e ha sottolineato come questi episodi costituiscano «atti illeciti intollerabili, suscettibili di provocare danni fisici e psicologici alle vittime, ledendo l'autorità e l'autorevolezza dei docenti, nonché la dignità di tutto il personale e compromettendo seriamente la qualità dei servizi, con pregiudizio del fondamentale diritto allo studio»;
tali episodi, infatti, non determinano soltanto una lesione dei diritti del personale aggredito, ma colpiscono al cuore la vita collettiva nella scuola, l'autorevolezza e il prestigio del corpo docente, minano il patto di fiducia tra le famiglie e gli insegnanti e, in ultima analisi, incidono negativamente sul diritto allo studio delle giovani generazioni;
grande clamore ha suscitato la notizia di uno studente che l'11 ottobre 2023 ha colpito con una pistola a gommini, in classe, una docente, mentre un compagno riprendeva la scena, prontamente pubblicata sui social. La docente ha atteso tre mesi per depositare la querela, confidando, invano, che potessero arrivare delle scuse da parte degli alunni e delle loro famiglie;
le istituzioni devono contrastare senza indugio tali fenomeni, restituendo centralità e autorevolezza alla figura del docente, assicurando agli insegnanti e a tutto il personale scolastico la possibilità di svolgere le rispettive funzioni in un contesto lavorativo sereno, individuando modalità per riconoscere e contrastare situazioni di disagio psicologico sociale e culturale degli studenti e i connessi fenomeni di dispersione scolastica;
si resta, dunque, colpiti dalla decisione del consiglio di classe dei ragazzi in questione, appresa dalla stampa, di promuoverli alla classe successiva con 9 in condotta, come se l'aggressione occorsa non avesse avuto alcun peso, alcuna gravità;
pur nel pieno rispetto dell'autonomia di insegnamento dei docenti e quindi anche degli interventi da mettere in atto e delle valutazioni prodotte nei confronti degli studenti, e ferma restando la priorità del ruolo educativo della scuola, gli interroganti si chiedono se tale decisione non lanci un evidente messaggio di discredito dell'intera comunità scolastica –:
quali misure il Ministro interrogato intenda attuare per restituire significato al voto di condotta, garantire autorevolezza ai docenti e ricomporre il patto educativo scuola-famiglia.
(3-00493)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
ai sensi della legge 20 agosto 2019, n. 92, a decorrere dal 1° settembre 2020 nel primo e nel secondo ciclo di istruzione è stato istituito l'insegnamento trasversale dell'educazione civica e sono state avviate iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell'infanzia;
per l'attuazione di tale disposizione normativa il Ministero dell'istruzione con il decreto ministeriale 22 giugno 2020, n. 35 ha definito nell'allegato A le linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica;
per accompagnare l'attuazione della legge n. 92 del 2019 il Ministero dell'istruzione ha, inoltre, istituito un board di esperti (con compiti di consulenza e supporto al Ministro sull'insegnamento trasversale dell'educazione civica) ed un comitato tecnico-scientifico (con compiti consultivi e propositivi, con particolare riferimento alla definizione di tempi, forme e modalità di monitoraggio delle attività svolte dalle istituzioni scolastiche);
con riferimento a quanto sinteticamente richiamato, le scuole hanno definito, in fase di prima attuazione della norma, il curricolo di educazione civica indicando i traguardi di competenza, i risultati e gli obiettivi di apprendimento, oltre ad ogni altro elemento ritenuto utile ad attuare i principi della legge;
in particolare, al board di esperti è stato assegnato il compito di consulenza e supporto per giungere alla stesura definitiva delle linee guida relative, emanate con il decreto ministeriale n. 35 del 2020;
secondo quanto appreso dall'interrogante l'ultima riunione del suddetto board si sarebbe svolta il 26 maggio del 2022, più di un anno fa, e avrebbe dovuto approvare le linee guida in una delle riunioni successive, ma non è stato più convocato;
sembrerebbe che il presidente del board, Professor Alessandro Pajno, Presidente emerito del Consiglio di Stato, dopo mesi di silenzio da parte del nuovo Ministro rispetto alla richiesta di convocare la riunione, abbia rassegnato le sue dimissioni che sono state accolte –:
se il Ministro interrogato intenda conclusa l'esperienza del board oppure se ritenga di nominare un nuovo presidente per continuare l'attività di consulenza e supporto in vista della stesura definitiva delle linee guida come previsto dal decreto ministeriale n. 35 del 2020.
(5-01028)
CASO, AMATO, CHERCHI e ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati diffusi dall'Istat nel dossier Noi Italia 2023, emerge una selezione di oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese, fornendo un quadro d'insieme dei diversi aspetti ambientali, demografici, economici e sociali dell'Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo;
nel 2022, la percentuale di giovani d'età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell'11,5 per cento. Nel Mezzogiorno, l'incidenza raggiunge il 15,1 per cento. L'abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6 per cento) delle ragazze (9,1 per cento);
sempre nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19 per cento della popolazione d'età tra i 15 e i 29 anni. Nel Sud Italia, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord;
in particolare, nella sezione dedicata all'istruzione vengono riportate le ulteriori seguenti informazioni relative all'anno 2022:
a) in Italia, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 4,1 per cento del Pil, a fronte di una media Ue del 4,9 per cento.
b) la quota di adulti con, al più, la licenza media, è stimata al 37,4 per cento. La quota è maggiore nella componente maschile (40,1 per cento), rispetto a quella femminile (34,8 per cento);
c) in Italia, i giovani tra i 30 e i 34 anni con un titolo di studio terziario sono il 27,4 per cento; quelli tra i 25 e i 34 anni sono il 29,2 per cento. In entrambe le classi di età, il divario di genere è molto ampio e a favore delle donne;
d) la partecipazione degli adulti alle attività formative interessa il 9,6 per cento della popolazione d'età tra i 25 e i 64 anni;
il piano di dimensionamento della rete scolastica e l'autonomia differenziata contribuiranno a diminuire la qualità del servizio scolastico, soprattutto nelle situazioni di maggiore disagio sociale e lavorativo;
in una fase di accresciuta complessità dei compiti attribuiti alle scuole, a partire dall'attuazione delle riforme previste dal PNRR, la scelta di accorpare gli istituti scolastici, aumentando il numero complessivo degli alunni per istituto senza diminuire il numero degli alunni per classe, oppure attuare l'autonomia differenziata negando l'esercizio del diritto allo studio in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, non appaiono certamente la soluzione più indicata per dare centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione, ovvero il raggiungimento degli obiettivi del PNRR, che il Ministro interrogato proclama di voler conseguire;
la dispersione scolastica dice molto di più di altri fenomeni su quanto sia equa una società e quanto abbia a cuore valori come l'uguaglianza sostanziale; peraltro la mancanza di un titolo di studio condannerà i giovani che hanno abbandonato la scuola ad avere meno opportunità, perpetuando le disuguaglianze che hanno generato il fenomeno stesso –:
come il Ministro interrogato intenda affrontare e risolvere il problema della dispersione scolastica, che vede un giovane su dieci abbandonare precocemente gli studi e con percentuale maggiore al Sud, anche alla luce di provvedimenti come l'autonomia differenziata e il dimensionamento della rete scolastica che di fatto penalizzano oltremodo le regioni del Sud, in quanto si inseriscono in un contesto dove le diseguaglianze del sistema scolastico sono da tempo ampiamente registrate e che dunque indurrebbero solo un aumento delle differenze che già esistono.
(5-01030)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
SOUMAHORO e CAROTENUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la questione dei 310 ex operai della Whirlpool Napoli, come anche quella relativa allo stabilimento di via Argine – vicenda rispetto alla quale l'interrogante aveva già presentato un'interrogazione a risposta orale in data 20 febbraio 2023 (n. 3-00682) – sembrerebbe aver trovato uno sbocco positivo per quanto attiene alla riconversione in una nuova attività di produzione;
la TeaTek, che ha vinto il bando di gara e ha rilevato l'impianto, in data 16 maggio 2023, a Roma, ha infatti presentato un piano industriale da 28 milioni di euro. A Napoli, dunque, si produrranno pannelli solari, uno dei settori più rilevanti per la TeaTek, e si dovrebbe procedere al riassorbimento dei 310 lavoratori licenziati dalla Whirlpool Napoli;
l'inizio della produzione è previsto per il 2025 (in base alla programmazione), tuttavia gli ex operai Whirlpool dal 6 novembre 2023 non percepiranno più la Naspi, e dunque si troveranno senza alcuna forma di sostegno economico, in attesa di essere reimpiegati solo a partire dal 2025, ovvero più di un anno dopo;
in base agli accordi, in tale intervallo, la regione Campania dovrebbe intervenire con un percorso di formazione retribuita, ma allo stato, non figura alcun piano ufficiale al riguardo;
è evidente la necessità di provvedere affinché tali lavoratori possano accedere ad una qualche ulteriore forma di ammortizzatore/sostegno al reddito anche durante il periodo che va dalla cessazione della Naspi (5 novembre 2023), fino all'effettivo reimpiego nella nuova attività, che dovrebbe essere avviata a partire dal 2025, al fine di poter provvedere al proprio sostentamento –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per garantire che gli ex operai Whirlpool Napoli possano accedere ad una qualche forma di sostegno economico dal momento in cui non potranno più contare sulla Naspi e finché non verranno effettivamente reimpiegati nella nuova attività della TeaTek e se, in particolare, non ritengano di farli accedere ad ammortizzatori sociali che li possano accompagnare, anche con la relativa formazione, fino al loro reimpiego nella nuova azienda.
(5-01032)
MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
si sono diffusi, in epoca di smart working, strumenti attraverso i quali gli impiegati di un ufficio potrebbero essere monitorati da software che controllano registri di attività per verificare la quantità di lavoro svolta, considerando ogni momento di riflessione o di pausa come tempo perso;
in molti dei magazzini semiautomatizzati di Amazon ogni lavoratore è costantemente monitorato da videocamere e da algoritmi di riconoscimento immagini, mentre la rapidità con cui le mansioni vengono svolte è controllata da un grande cronometro digitale che segnala ai supervisori dei magazzini chi non ha prestazioni sufficientemente rapide o chi si è preso una breve pausa, magari per andare in bagno senza aver richiesto l'autorizzazione;
gli impiegati di un qualunque ufficio potrebbero essere monitorati, anche a loro insaputa, tramite strumenti come Insightful un software che, secondo quanto riportato sul sito aziendale, è utilizzato da oltre 130 mila aziende nel mondo, che calcola quante ore ogni dipendente ha impiegato in maniera «produttiva» e quante invece in maniera «improduttiva», stimando il tasso di efficienza e la variazione percentuale rispetto al mese o settimana precedente;
in altri casi questi software di monitoraggio dei lavoratori tra i quali troviamo Connecteam, Clockify o ActivTrak sono in grado di controllare quante mail spedite, quanti file aperti, quante volte si sia intervenuto nei documenti condivisi con i colleghi, per poter quantificare la produttività e controllare quanti momenti liberi si conceda durante la giornata;
oggi strumenti di questo tipo vengono impiegati in Italia dal 43 per cento delle Pmi. La Reuters riporta invece come, in seguito alla pandemia, siano il 60 per cento le aziende statunitensi che utilizzano strumenti di monitoraggio;
secondo quanto si legge in un report del Parlamento europeo, che sta per varare un regolamento sull'intelligenza artificiale, le tecnologie di sorveglianza «riducono infatti l'autonomia e la privacy, conducendo a un'intensificazione eccessiva del lavoro e cancellando i confini tra il lavoro e la vita personale»;
il Garante della Privacy ha segnalato la necessità di porre particolare attenzione sui «sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati deputati a fornire indicazioni rilevanti ai fini dell'assunzione, rilevando il rischio che, specie se impiegati nel contesto lavorativo, questi strumenti determinino un elevato livello di rischio per i diritti e le libertà degli interessati» –:
se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza volte a prevedere, d'intesa con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, una regolamentazione o messa al bando degli algoritmi di monitoraggio dei lavoratori verificando la loro effettiva utilità, le modalità di lavoro che incentivano ed eventuali effetti nocivi su ambienti professionali.
(5-01033)
AIELLO, BARZOTTI, CAROTENUTO, ORRICO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il settore delle telecomunicazioni è arrivato ad un «bivio drammatico», come hanno scritto in una nota congiunta le segreterie nazionali Sic Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, puntualizzando che «sono a rischio reale oltre 20.000 posti di lavoro diretti nel solo perimetro delle telco, senza calcolare gli effetti che saranno generati nell'intero sistema degli appalti del settore, sia per quel che concerne l'impiantistica, la manutenzione, l'installazione delle reti sia fisse che mobili, che per il settore dell'assistenza clienti nella sua interezza»;
il settore delle telecomunicazioni, in tutti i Paesi tecnologicamente avanzati, è uno dei pochi comparti ancora in grado di coniugare occupazione di qualità nonostante la fase di grande difficoltà che tutto il continente attraversa;
in termini di risultati economici, volendo comparare le performance 2022 delle telco europee rispetto al mercato italiano, si evidenzia un quadro con qualche sofferenza nell'intero Continente, ma di certo non paragonabile a quanto avviene nel Paese. Un mercato che brucia oltre un miliardo di ricavi l'anno, con un lento e inesorabile «stillicidio» occupazionale, che nell'ultimo decennio ha praticamente dimezzato la forza lavoro dei maggiori gestori italiani;
sui versante occupazionale, infatti, il settore è stato caratterizzato negli ultimi 15 anni dal continuo ricorso ad ammortizzatori sociali, esodi incentivati, tagli nella contrattazione aziendale, perdite di professionalità importanti, e blocco pressoché totale del ricambio generazionale;
in questo scenario, dividere l'industria (le infrastrutture di rete) dai servizi rischia di impoverire ancor di più il settore, trasformando aziende leader del comparto tlc a meri rivenditori di servizi, i cui azionisti di riferimento non sono neanche italiani. Inoltre, in un contesto di mercato ipercompetitivo, le aziende, per poter sostenere questo modello, dovranno continuare a rivedere al ribasso la struttura dei costi, andando a colpire inesorabilmente il costo del lavoro, generando una conseguente continua riduzione dei perimetri occupazionali –:
in assenza di una legge sulla rappresentanza, ovvero di un contratto di riferimento che scongiuri continui ribassi o alternative peggiori quali il ricorso all'offshoring, se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di escludere il ricorso a fornitori che applicano contratti «pirata» che generano esclusivamente abbattimenti di salario e riduzioni di diritti per le lavoratrici ed i lavoratori, nonché salvaguardare salari e diritti nel settore tlc, asset strategico per l'intero sistema Paese.
(5-01034)
SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
i lavoratori di Stellantis lamentano un consistente peggioramento delle condizioni lavorative nei vari impianti, in particolare in quelli di Mirafiori e Pomigliano d'Arco, dando vita a forme di mobilitazione spontanea e blocco delle linee di produzione;
la protesta è stata innescata dalla decisione dell'azienda di incrementare i ritmi in catena di montaggio, senza alcun aumento del numero degli addetti;
la situazione si è dimostrata insostenibile e gli Rsa Fiom hanno dichiarato lo sciopero. Non accadeva da 14 anni, cioè dall'era Marchionne; nei cortei la parola più ricorrente è stata «dignità»;
la Fiom denuncia una riduzione degli investimenti su salute, sicurezza e prevenzione: ci sono stati almeno quattro infortuni negli ultimi due mesi. È stata segnalata la scarsa illuminazione in alcuni percorsi con assenza di segnaletica verticale e orizzontale;
i sindacati lamentano che l'azienda non sta effettuando – nei vari stabilimenti nazionali – alcun tipo di investimento per l'efficientamento degli impianti; anzi l'azienda, da un lato, aumenta i ritmi della catena di montaggio, un uso esasperato della flessibilità e, dall'altro, taglia i costi risparmiando persino sulle spese della pulizia degli stabilimenti e dei bagni;
come denunciano i sindacati, si viene da un triennio in cui sono usciti 7 mila lavoratori e non ci sono state assunzioni per il necessario ricambio in vista della transizione tecnologica;
questa situazione risulta essere insostenibile per i lavoratori e le lavoratrici, e hanno portato la Fiom, lo scorso 2 giugno 2023 a manifestare sotto la sede della società a Parigi per chiedere un incontro all'amministratore delegato Carlos Tavares;
parimenti i sindacati hanno chiesto la convocazione di un tavolo con Acc e Stellantis per l'avvio di un confronto per la transizione, anche occupazionale, dello stabilimento di Termoli dove verrà installata la gigafactory. Richiesta che al momento non ha ricevuto risposte –:
quali urgenti iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere al fine di risolvere le problematiche evidenziate dai sindacati, favorendo l'apertura di un tavolo di concertazione tra azienda e sindacati al fine di far avvicinare le parti su temi determinati e volto a ridare ai lavoratori e alle lavoratrici la dignità e la sicurezza sul luogo di lavoro, ma anche al fine di affrontare la richiesta dei sindacati in merito allo stabilimento di Termoli dove verrà installata la gigafactory.
(5-01035)
SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata:
CASTIGLIONE, RUFFINO, BONETTI, GADDA, ENRICO COSTA, DEL BARBA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito della missione 6 salute, destina 2 miliardi di euro per il potenziamento dell'assistenza sanitaria di prossimità e la riduzione delle ospedalizzazioni non urgenti tramite l'attivazione di 1.350 case della comunità;
al fine di rafforzare l'assistenza sanitaria intermedia, viene inoltre destinato 1 miliardo di euro – di cui il 40 per cento per le regioni del Sud – per la realizzazione di 400 ospedali di comunità, con uno standard di un ospedale per circa 158.000 abitanti, rivolte a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica, ma che necessitano di assistenza e sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa non erogabile a domicilio;
dopo la pandemia la parola d'ordine è stata riformare la medicina territoriale e il punto di snodo di questa riforma è stato individuato proprio nella realizzazione di tali strutture;
come riportato anche dall'Ufficio parlamentare di bilancio, è fondamentale destinare ulteriori risorse per dotare tali strutture di adeguate risorse umane, necessità che si scontra con la difficoltà di reperire il personale – in particolare infermieri e alcune categorie di medici – e la perdita di attrattività del Servizio sanitario nazionale;
gli interventi adottati finora dal Governo sono stati volti ad avviso degli interroganti a tamponare l'emergenza, piuttosto che ad affrontare le problematiche del Servizio sanitario nazionale in un'ottica di lungo periodo, in primis con adeguata programmazione, incremento dell'offerta formativa, adozione di misure volte a restituire attrattività al lavoro nel Servizio sanitario nazionale;
ne è ulteriore conferma la notizia che l'intenzione del Governo – per evitare il rischio che case e ospedali di comunità non risultino operativi alla scadenza del 2026, con conseguente perdita dei fondi – sarebbe quella di espungere tali strutture dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, spostando i costi per la loro realizzazione o ristrutturazione sulle risorse già previste per l'edilizia sanitaria, ma senza chiarire come intenda risolvere il nodo del personale, con il rischio che restino scatole vuote;
emblematico il caso della Sicilia, che a causa dei ritardi sui bandi rischia di perdere gli 800 milioni di euro stanziati; solo in nove regioni le nuove strutture risultano in parte avviate e in alcuni casi operative;
il fatto che il capitolo salute si collochi sul fondo della classifica delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza impiegate – appena lo 0,7 per cento di quelle disponibili – dimostra una volta in più ad avviso degli interroganti che la riorganizzazione e il potenziamento del Servizio sanitario nazionale non sono ritenuti prioritari per il Governo –:
quali siano gli intendimenti del Governo sulle case e sugli ospedali di comunità e, in particolare, come intenda garantire che a tali strutture siano assegnate le necessarie risorse umane.
(3-00494)
FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI, STUMPO, CASU, FERRARI, FORNARO e GHIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 24 giugno 2023 si è svolta a Roma la manifestazione nazionale «per la difesa e il rilancio del Servizio sanitario nazionale, pubblico e universale» e del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro;
diritto alla salute, Servizio sanitario nazionale pubblico, solidale e universale; adeguate risorse economiche, umane e organizzative; recupero liste di attesa; valorizzazione assistenza territoriale; piano straordinario di assunzioni di tutte le professioni sanitarie che vada oltre la stabilizzazione e il turnover, superando la precarietà e valorizzando le professionalità; sostegno alle persone non autosufficienti; tutela della salute e sicurezza sul lavoro sono solo alcuni degli slogan che hanno caratterizzato la manifestazione;
le criticità emerse dopo la pandemia vanno affrontate anche grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, guardando al territorio e alle esigenze di una medicina di prossimità che sia adeguata alle prossime sfide;
il ricorso alla spesa privata, in costante aumento, è incompatibile con un sistema universalistico, così come sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione;
non è accettabile che chi può permetterselo ricorra alla sanità privata a causa delle lunghe liste di attesa e gli altri, la maggior parte, rinuncino a curarsi;
per allinearsi al livello degli altri Paesi europei di riferimento, in Italia mancano all'appello 30.000 medici e 250.000 infermieri e non è una questione di numero chiuso per accedere alla facoltà di medicina o di mancanza di borse di specializzazione, ma di poca attrattività della professione, visto che i medici italiani guadagnano in media il 6 per cento in meno dei colleghi europei e gli infermieri il 40 per cento in meno;
senza risorse e senza personale sanitario è impossibile recuperare le liste d'attesa, pur sapendo che il 65 per cento di prestazioni sono andate perse durante la pandemia;
è necessario riportare al centro dell'agenda e del dibattito pubblico la sanità quale sistema universalistico di tutela della salute di ogni cittadino, a partire dall'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza con le case e gli ospedali di comunità, con i decreti attuativi della legge delega sulla non autosufficienza, con la ricerca di risorse necessarie ed urgenti per il Servizio sanitario nazionale –:
alla luce dei fatti sopra esposti quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda porre in essere per azzerare le liste di attesa, per procedere all'assunzione di personale medico e sanitario rendendo maggiormente attrattive tali professioni, nonché per attuare nei tempi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza le case e gli ospedali di comunità evitando così di perdere i fondi previsti.
(3-00495)
QUARTINI, DI LAURO, MARIANNA RICCIARDI e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 24 giugno 2023, a Roma, si è svolta una rilevante manifestazione organizzata dalla Cgil e alla quale hanno aderito, oltre che molti cittadini, una vasta rete di associazioni con il prioritario obiettivo di salvaguardare il diritto alla salute delle persone e per rilanciare il Servizio sanitario nazionale, pubblico e universale;
è stato sottolineato come sia necessario garantire risorse economiche, umane e organizzative adeguate, affinché il nostro Servizio sanitario nazionale sia sostenuto da un numero congruo di professionisti che siano in grado di assicurare il diritto alla cura e all'assistenza a tutti gli individui che ne hanno bisogno;
per le risorse umane occorre superare i tetti di spesa, adeguare gli stipendi e la consistenza alla media europea e, soprattutto, alle necessità sempre più complesse dei territori;
la manifestazione è nata con il l'obiettivo di «contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell'assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale e dalle liste d'attesa, e valorizzare il lavoro di cura»;
è stata sottolineata la necessità di «un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà della cura e di chi cura, per garantire la salute e la dignità delle persone non autosufficienti, per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo dei servizi della prevenzione, ispettivi e di vigilanza»;
per una sanità pubblica e universalistica che garantisca effettivamente le cure a tutti gli individui e in tutto il Paese è necessario ripensare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale, stabilendo che l'incidenza della spesa sanitaria sul prodotto interno lordo non sia in ogni caso inferiore all'8 per cento e introducendo un meccanismo di distribuzione delle risorse che tenga conto della deprivazione dei diversi territori;
occorre intervenire sull'appropriatezza affinché l'aggiornamento e il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza e i raggruppamenti omogenei di diagnosi (Drg) rispondano a più efficaci esiti di salute e sull'accreditamento delle strutture sanitarie e sulla sanità integrativa per arrestare la fuga di utenti e professionisti dalle strutture pubbliche; l'intramoenia non può e non deve essere una scelta obbligata per cittadini esasperati da insostenibili liste di attesa –:
alla luce della significativa manifestazione a salvaguardia del Servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico, se intenda sostenere le azioni o soluzioni proposte nell'ambito della manifestazione, talune descritte in premessa, finalizzate a salvaguardare il nostro Servizio sanitario nazionale e a contenere la fuga di utenti e professionisti dalle strutture pubbliche.
(3-00496)
ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la Cgil ha promosso una manifestazione nazionale il 24 giugno 2023 a Roma per il diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro, nonché per la difesa e il rilancio del Servizio sanitario nazionale, pubblico e universale;
è necessario recuperare i divari territoriali nell'assistenza effettivamente erogata e nelle liste d'attesa, con un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e turnover, che superi la precarietà della cura e di chi cura;
delle 20 milioni di prestazioni arretrate nel 2022 ne è stato recuperato il 65 per cento, mentre il 35 per cento, pari a 7 milioni, sono «saltate» e nessuna regione ha raggiunto, per tutte le prestazioni, le quote di recupero previste dai piani operativi regionali;
Anaao Assomed ha stimato che entro il 2024 sono previsti 40 mila medici in meno nel Servizio sanitario nazionale. Secondo l'ultimo rapporto Agenas, in Italia dal 2019 al 2021 i medici di famiglia sono diminuiti di 2.178 unità;
la carenza di infermieri supera le 250 mila unità rispetto ai parametri dell'Unione europea e per il Piano nazionale di ripresa e resilienza ne servirebbero 40-80.000 in più, considerando il numero di pensionati all'anno: circa 9 mila, un numero irraggiungibile perché la propensione a intraprendere la professione per motivi economici di carriera è un terzo che nei Paesi dell'Unione europea;
i medici italiani guadagnano in media il 6 per cento in meno e gli infermieri in media il 40 per cento in meno dei colleghi europei; senza risorse e personale è impossibile recuperare le prestazioni perse durante la pandemia;
in data 8 marzo 2023 il Governo si è impegnato, accogliendo una mozione del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, in sede di discussione di mozioni sul Servizio sanitario nazionale: a garantire che il Servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico sia tale, ad adottare iniziative volte a un finanziamento del Fondo sanitario nazionale in linea con la media delle risorse stanziate nell'Unione europea; ad assicurare un livello di risorse che garantiscano l'effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza uniforme su tutto il territorio nazionale e la loro ulteriore implementazione; ad aggiornare i livelli essenziali di assistenza, assicurando progetti di assistenza individualizzati; ad individuare le necessarie risorse da destinare al rinnovo del contratto nazionale di lavoro del personale sanitario 2022-2024 –:
quali iniziative intenda assumere per garantire nel nostro Paese un Servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico e, in particolare, come intenda colmare la grave carenza di medici ed infermieri anche per fermare ogni forma di privatizzazione diretta e indiretta dalla salute, ottemperando all'articolo 32 della Costituzione.
(3-00497)
Interrogazione a risposta scritta:
PATRIARCA, BENIGNI e PELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'obesità è una patologia sociale cronica con tassi di crescita che stanno raggiungendo proporzioni epidemiche in Europa e in Italia;
l'Italian barometer obesity report 2022 dipinge un quadro nazionale allarmante. Oltre 23 milioni di persone sono in eccesso di peso, di cui 17 milioni in sovrappeso e quasi 6 milioni, in condizione di obesità e grave obesità;
l'Italia svetta nelle classifiche europee per prevalenza della patologia nelle fasce più giovani, tra i 3 e i 17 anni, con 2,2 milioni pazienti e una marcata concentrazione nelle regioni del Sud e nelle Isole;
la patologia ha una forte connotazione sociale e affligge infatti prevalentemente categorie di cittadini svantaggiati socialmente ed economicamente, rischiando di radicare diseguaglianze. Tra le cause di insorgenza si evidenziano: l'alimentazione, l'attività fisica, prossimità e propensione di accesso alle cure territorio. L'istruzione e la health literacy, ovvero i livelli di alfabetizzazione sanitaria e consapevolezza dei rischi legati a patologie gravi come l'obesità, giocano un ruolo fondamentale per consentire di compiere scelte di salute e di stili di vita responsabili per sé e i propri familiari;
l'impatto sanitario, economico e sociale è aggravato ulteriormente dall'effetto moltiplicatore di rischio associato. L'obesità aumenta esponenzialmente il rischio di contrarre malattie non trasmissibili, prima fra tutte il diabete mellito di tipo 2, ma anche i tumori, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche;
oltre il 9 per cento della spesa sanitaria è assorbita dall'obesità, ben al di sopra della media degli altri Paesi europei, con un impatto in termini di riduzione del Pil del 2,8 per cento;
la gestione della patologia dell'obesità richiede un'attenzione prioritaria ma soprattutto un approccio innovativo per garantire prevenzione e prossimità delle cure. Un ruolo fondamentale è affidato all'educazione sanitaria su tutta la popolazione (in particolare le giovani generazioni), allo screening, alla gestione condivisa, connessa e tempestiva del paziente sul territorio, in linea con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:
se siano state adottate iniziative di competenza del Ministro interrogato per favorire l'avvio della valutazione dell'inserimento dello screening nei livelli essenziali dell'assistenza dell'obesità e inserirla nel Piano nazionale cronicità attualmente in aggiornamento e identificare obiettivi a lungo termine per la gestione integrata del paziente sul territorio, come nelle case e negli ospedali di comunità.
(4-01221)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
IAIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la Nazione sta subendo un depauperamento delle possibilità di crescita, in particolare delle giovani generazioni, a causa di ostacoli oggettivi al pieno sviluppo della persona umana in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Perché ciò accada i giovani hanno necessità anche di servizi e infrastrutture ben distribuite su tutto il territorio nazionale, che garantiscano loro, ad esempio, un diritto allo studio in prossimità dei luoghi ove si svolge la propria esistenza. A questo proposito si segnala, in particolare, la necessità di garantire il diritto allo studio ed evitare la fuga di cervelli che fuggono dalla provincia ionica;
con soddisfazione si segnala il fatto che a Taranto, per il prossimo anno accademico, è stato previsto il IV anno del corso di laurea di medicina e chirurgia, il quale, assieme ai corsi di laurea delle professioni sanitarie e dello sport, rappresenta un'opportunità di crescita per i giovani del territorio;
a fronte di questa buona notizia, però, il diritto allo studio connesso al diritto alla salute, valore costituzionalmente garantito al pari del diritto allo studio, è revocato in dubbio nella sua effettività. Ci si riferisce, solo per fare un esempio, al fatto che i lavori per la realizzazione del nuovo ospedale San Cataldo sono sospesi per carenza di fondi. Ciò è grave poiché la regione si è impegnata a stanziare ulteriori 30 milioni per la realizzazione del polo didattico nell'area del nuovo ospedale San Cataldo, non erogati;
per tornare all'Università, al diritto allo studio congiunto col diritto alla tutela della salute, si segnala che è a rischio l'inizio del corso in scienze e tecniche dello sport della facoltà di medicina, che dovrebbe svolgersi fisicamente nella sede della Banca dei Saperi, a causa del mancato finanziamento da parte della regione che ha garantito la copertura finanziaria per tutto il corso di laurea, dal primo al sesto anno, con una dotazione economica pari a 53 milioni di euro, senza però erogare effettivamente i fondi;
le mancate erogazioni di fondi, quindi l'impossibilità di svolgere effettivamente le attività di studio programmate accadono mentre l'Università degli studi di Bar ha concordato con la regione l'avvio del reclutamento per l'istituzione del Dipartimento bio-medico a Taranto;
ciò rende incerto il futuro dei 60 nuovi immatricolati per l'anno 2023/24, nonché la realizzazione di un intero progetto di livello e di eccellenza che deve essere assolutamente salvaguardato per il bene dei cittadini interessati e della Nazione tutta –:
di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in merito alla mancata erogazione da parte della regione Puglia dei fondi necessari alla realizzazione del polo didattico di medicina a Taranto;
se intenda adoperarsi, per quanto di competenza, in raccordo con l'istituzione regionale pugliese considerato anche il fatto che l'accreditamento provvisorio dell'Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) potrebbe essere revocato senza il reclutamento e le strutture necessarie sopra descritte.
(5-01037)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIPPO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in Italia i richiedenti asilo sono privati della possibilità di immatricolarsi nelle università italiane e quindi di conseguire una laurea. Tale impossibilità deriva dal fatto che il comma 5 dell'articolo 39 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, non include il permesso di soggiorno per «richiesta asilo» nelle casistiche in cui ai soggetti stranieri è consentito l'accesso ai corsi di studi universitari in regime di equiparazione con gli studenti italiani;
nonostante al momento le università abbiano l'opzione di immatricolare gli studenti condizionando la possibilità di laurearsi all'approvazione della richiesta d'asilo, tale scelta si traduce comunque in una situazione di incertezza e tensione per gli studenti i quali, dopo il conseguimento di un lungo percorso di studi, rischiano di veder la propria laurea sospesa;
questa è la situazione che sta vivendo, ad esempio, una ragazza di nazionalità russa, Daria Kryukova, scappata dal suo Paese quando è scoppiata la guerra con l'Ucraina perché blogger anti-Putin, la quale al momento, pur avendo passato i test per l'ammissione a una laurea magistrale all'Università di Bologna e pur avendo già sostenuto cinque esami, non può immatricolarsi poiché in attesa di una decisione riguardo alla sua richiesta di asilo politico;
è stata proprio la stessa Università di Bologna che, con una lettera dello scorso 17 marzo 2023, ha comunicato alla ragazza di non rientrare nelle fattispecie consentite dall'articolo 39, comma 5, del citato decreto legislativo n. 286 del 1998;
tale condizione rappresenta un paradosso dato che i richiedenti asilo possono iscriversi a qualunque altra scuola di ogni ordine e grado, lavorare e pagare le tasse ma non immatricolarsi e quindi conseguire una laurea nelle università italiane;
ad oggi tale norma, oltre a dimenticare l'importanza dell'istruzione come strumento di integrazione sociale, risulta non più in linea con il volume e la tipologia di flussi migratori, dato che la raccolta e il controllo delle informazioni fornite al fine di garantire l'asilo politico può durare diversi anni a seconda delle circostanze –:
se non ritengano di adottare le iniziative di competenza volte a rivedere le condizioni di accesso ai corsi di istruzione superiore, valutando l'opportunità di includere anche gli studenti e le studentesse in possesso di un regolare permesso di soggiorno per «richiesta asilo», velocizzando al contempo i procedimenti di esame delle domande.
(4-01225)
MANZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
la cattedra di cardiologia dell'Università di Tor Vergata è vacante dal 31 ottobre 2020;
il 6 febbraio 2023, il Dipartimento di medicina dei sistemi, che è il Dipartimento prevalente con più docenti di cardiologia e quindi l'unico titolato a chiedere la copertura di quel posto, ha approvato la chiamata di un ruolo di professore di prima fascia di cardiologia secondo quanto stabilito dall'articolo 18 della legge n. 240 del 2010;
tale tipo di concorso è aperto a tutti i cardiologi italiani e stranieri in possesso dell'idoneità nazionale;
nel frattempo con la legge 24 febbraio 2023, n. 14, è stata prorogata la possibilità di attivare la procedura di cui all'articolo 24 della legge n. 240 del 2010, per cui è possibile coprire quel posto con un concorso interno: in tal senso, è stato previsto che all'articolo 24, comma 6, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, le parole: «del decimo anno» sono sostituite dalle seguenti: «del quattordicesimo anno»;
a tale concorso è stato stabilito dal Dipartimento di medicina dei sistemi che potessero partecipare professori associati in possesso della idoneità di prima fascia;
tuttavia, pochi giorni dopo il Dipartimento di biomedicina, che non è il Dipartimento prevalente, ha inoltrato al Senato accademico e al Rettore una richiesta di attivazione di una chiamata diretta;
il Rettore ha inoltrato tale richiesta al Ministero dell'università e della ricerca, bloccando la possibilità di partecipare al concorso ai professori associati in possesso della idoneità di prima fascia di cui sopra;
il concorso bandito secondo l'articolo 18 della legge n. 240 del 2010 appare come la modalità più trasparente e corretta per espletare un concorso con una competizione che sicuramente potrebbe selezionare la persona più adatta per ricoprire il ruolo di professore di cardiologia –:
se non si ritenga che la modalità della chiamata diretta possa risultare meno idonea a ricoprire la posizione vacante secondo criteri di professionalità e merito, anche alla luce dei requisiti di legge in possesso dei possibili aspiranti a ricoprire l'incarico.
(4-01226)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Lupi n. 2-00167 del 31 maggio 2023;
interrogazione a risposta immediata in Commissione Soumahoro n. 5-01005 del 20 giugno 2023;
interrogazione a risposta immediata in Commissione Mari n. 5-01008 del 20 giugno 2023;
interrogazione a risposta in Commissione Squeri n. 5-01023 del 22 giugno 2023.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta orale De Maria n. 3-00116 del 19 gennaio 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01219.