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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 133 di mercoledì 5 luglio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 83, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge:

Giovanni Bello, da Cerreto d'Esi (Ancona), chiede: una nuova disciplina dell'interruzione volontaria di gravidanza (396) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);

che davanti agli uffici pubblici sia esposta soltanto la bandiera italiana (397) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

disposizioni per la pratica del nudismo in spiaggia (398) - alla XII Commissione (Affari sociali);

di rendere perpetua la proprietà dei loculi all'interno dei cimiteri (399) - alla XII Commissione (Affari sociali);

di vietare l'installazione di nuove pale eoliche e di rimuovere quelle già realizzate (400) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);

nuove disposizioni in materia di chiusura degli esercizi commerciali nei giorni festivi (401) - alla X Commissione (Attività produttive);

l'abrogazione delle norme vigenti in materia di rettificazione di attribuzione di sesso (402) - alla II Commissione (Giustizia);

norme in materia di tutela penale contro la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, bisessuali o transessuali e dei disabili (403) - alla II Commissione (Giustizia);

l'abrogazione dell'articolo 724 del codice penale, in materia di bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti (404) - alla II Commissione (Giustizia);

la reintroduzione del reato di ingiuria, da punire con la sola sanzione pecuniaria (405) - alla II Commissione (Giustizia);

la reintroduzione del reato di falso in scrittura, da punire con la sola sanzione pecuniaria (406) - alla II Commissione (Giustizia);

Mariella Cappai, da Monserrato (Cagliari), chiede l'approvazione della proposta di legge Varchi ed altri recante «Delega al Governo per il riordinamento della carriera dei funzionari della professionalità giuridico-pedagogica dell'Amministrazione penitenziaria» (atto Camera n. 781) (407) - alla XI Commissione (Lavoro);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede: che non sia ratificato l'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021 (408) - alla III Commissione (Affari esteri);

l'abolizione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (409) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

misure per garantire la tempestività della riammissione nel possesso in caso di occupazione abusiva di immobili (410) - alla II Commissione (Giustizia);

Francesco Romano, da Saviano (Napoli), chiede disposizioni in materia di intervento del Fondo di garanzia del Mediocredito centrale per il consolidamento delle passività e l'allungamento delle scadenze dei finanziamenti alle imprese (411) - alla VI Commissione (Finanze);

Marcello De Marca, da Marsicovetere (Potenza), chiede modifiche alle norme in materia di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni (412) - alla XI Commissione (Lavoro);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede: l'introduzione di una tessera ricaricabile unica valida per tutti i mezzi pubblici (413) - alla IX Commissione (Trasporti);

l'introduzione dello scontrino digitale (414) - alla VI Commissione (Finanze);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: l'istituzione di una giornata di solidarietà per gli alluvionati dell'Emilia-Romagna e delle Marche (415) - alla VIII Commissione (Ambiente);

la realizzazione di una caserma dei Carabinieri nel centro di Cancello del comune di Cancello e Arnone (416) - alla IV Commissione (Difesa);

la realizzazione di un poliambulatorio nel comune di Cancello e Arnone (417) - alla XII Commissione (Affari sociali);

misure per la tutela del territorio, in particolare della regione Campania, e per garantire che i nuovi edifici siano realizzati nel rispetto degli strumenti urbanistici (418) - alla VIII Commissione (Ambiente);

nuove disposizioni in materia di scrutatori, presidenti di seggio e rappresentanti di lista (419) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

che nei comuni con meno di 15.000 abitanti non possa essere istituita la figura del presidente del consiglio comunale (420) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per la piantumazione di nuovi alberi in tutti i comuni italiani (421) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Stefano Pagani, da Roma, chiede nuove norme in materia di amministrazione del condominio (422) - alla II Commissione (Giustizia);

Marco Baratto, da Lodi, chiede la modifica all'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, ai fini dell'attribuzione alla comunità romena dello status di minoranza nazionale riconosciuta (423) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede nuove norme in materia di rimborso delle spese mediche sostenute presso strutture private nel caso in cui il servizio sanitario pubblico non riesca a garantire l'erogazione delle prestazioni in tempi ragionevoli (424) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede: modifiche alla disciplina del cosiddetto superbonus 110 per cento per interventi edilizi (425) - alla VI Commissione (Finanze); l'introduzione di un termine per la lettura in Assemblea delle petizioni presentate dai cittadini (426) - alla Giunta per il Regolamento;

Nicola Mirotta, da Roma, chiede modifiche alle norme in materia di elezione degli organi di rappresentanza degli ordini professionali degli ingegneri (427) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede modifiche all'articolo 50 del codice di procedura penale in materia di esercizio dell'azione penale da parte del pubblico ministero (428) - alla II Commissione (Giustizia);

Daniele Piccinini, da Torino, chiede la riduzione dell'importo del canone di abbonamento radiotelevisivo (429) - alla IX Commissione (Trasporti);

Matteo Borrelli, da San Benedetto Val di Sambro (Bologna), chiede: la dichiarazione di monumento nazionale della Casa Museo Cervi in Gattatico (430) - alla VII Commissione (Cultura);

la dichiarazione di monumento nazionale del Memoriale della Shoah di Milano (431) - alla VII Commissione (Cultura);

l'approvazione di una legge per il riconoscimento dell'8 marzo quale Giornata nazionale delle donne (432) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'istituzione della Giornata dell'Europa, nella data del 9 maggio (433) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

la dichiarazione di monumento nazionale del Mausoleo delle Fosse ardeatine a Roma (434) - alla VII Commissione (Cultura);

la dichiarazione di monumento nazionale del Parco nazionale della pace a Sant'Anna di Stazzema (435) - alla VII Commissione (Cultura);

la dichiarazione di monumento nazionale del Monumento-ossario ai caduti partigiani di Bologna (436) - alla VII Commissione (Cultura);

l'istituzione della Giornata nazionale dei diritti umani, nella data del 10 dicembre (437) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'istituzione della Settimana nazionale di solidarietà con i popoli che lottano contro il razzismo e la discriminazione razziale (438) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta fino alle ore 9,55.

La seduta, sospesa alle 9,43, è ripresa alle 9,55.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'Orso ed altri; Varchi ed altri; Patriarca ed altri; Manzi: Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali (A.C. 596​-659​-952​-991-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 596-659-952-991-A: Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali.

Ricordo che nella seduta del 4 luglio è stato da ultimo approvato l'articolo 8.

(Esame dell'articolo 9 - Testo unificato - A.C. 596-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Grazie Presidente. Sugli identici emendamenti 9.1 D'Orso e 9.2 Manzi la Commissione esprime parere contrario. Sull'emendamento 9.100 D'Orso la Commissione esprime parere contrario. Sull'emendamento 9.101 Amorese la Commissione esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 9.1 D'Orso e 9.2 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie Presidente. Intervengo per spiegare il senso di questo emendamento, che riguardava in realtà la versione precedente del testo, quella che non prevedeva…

PRESIDENTE. L'onorevole Manzi, supportata dal gruppo del Partito Democratico, invita l'Aula ad abbassare il tono della voce, in quanto diviene difficile sentirsi e quindi capirsi. Per favore, colleghi, la giornata - come sapete - è piena di impegni, quindi se ci diamo una mano, riusciamo a lavorare in maniera migliore. Prego, onorevole Manzi.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio. L'emendamento era stato presentato proprio in base al testo precedente delle proposte di legge arrivate in Aula, che prevedevano ancora l'esame di Stato per l'iscrizione all'ordine delle professioni pedagogiche. In quel caso ovviamente ritenevamo che, in coerenza con la nostra posizione, quest'articolo dovesse essere soppresso proprio perché eravamo contrari all'esame di Stato. In ogni caso, manteniamo l'emendamento e quindi chiediamo che sia messo ai voti precisandone il contenuto.

PRESIDENTE. Invito nuovamente i colleghi ad abbassare il tono della voce. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo presentato questo emendamento con riguardo alla prima stesura, quindi al testo originario, non emendato dall'emendamento Sasso - se non sbaglio - che poi in qualche modo ha eliminato il riferimento all'esame di Stato. Tuttavia rimane, a nostro avviso, valido questo emendamento così come anche l'emendamento successivo, il 9.100, che spiegherò e che mira alla soppressione del solo comma 1. La sua validità si mantiene perché, soprattutto il primo comma, secondo noi, ha una portata molto, molto ampia e lascia troppa discrezionalità in quanto l'espressione “particolare rilevanza scientifica sul piano internazionale” è troppo ampia e troppo vaga. Inoltre innesta anche una sorta di meccanismo automatico, cioè in qualche modo il riconoscimento dell'equipollenza verrà fatto anche se le istituzioni e le università estere non chiedono la dichiarazione di equipollenza. Preciso peraltro che il riferimento alle istituzioni estere verrà specificato da un successivo emendamento, su cui abbiamo sentito che è stato espresso parere favorevole, ma non veniva specificato nella stesura originaria dell'articolo 9, rubricato “equipollenza dei titoli”, da cui non era chiaro a quali titoli si riferisse. Tornando al riconoscimento dell'equipollenza, ci sembra che vi sia un automatismo non opportuno ed è per questo che inviterei il relatore e il Governo anche a un approfondimento e a un ripensamento in ordine al parere, non tanto magari sull'emendamento integralmente soppressivo, quanto sull'emendamento successivo, il 9.100 a mia prima firma, che mira a sopprimere esclusivamente il primo comma.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 9.1 D'Orso e 9.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.101 Amorese. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Sì, grazie. Su questo emendamento noi ci asterremo, perché riconosciamo che quanto meno fa chiarezza rispetto a quali titoli dovrebbero essere riconosciuti come equipollenti; quindi, si parla dei titoli rilasciati all'estero, perché, ribadisco, nella stesura originaria il testo non faceva riferimento a quali titoli fosse dedicato l'articolo stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.101 Amorese, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'articolo 9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario del Movimento 5 Stelle a questo articolo, per tutte le criticità che ho espresso prima, illustrando e argomentando l'emendamento soppressivo, che non vengono superate neanche dalle riformulazioni che sono state offerte a seguito dell'esame degli emendamenti approvati.

Le criticità sono appunto quest'ampiezza e questo automatismo, che noi non condividiamo assolutamente nel riconoscimento dell'equipollenza dei titoli esteri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 10 - Testo unificato - A.C. 596-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 10.100 Amorese e parere contrario sull'emendamento 10.1 Piccolotti.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.100 Amorese. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il nostro voto contrario a questo emendamento, perché stabilisce che a istituire l'albo dei pedagogisti e degli educatori debba essere un commissario, scelto tra i magistrati in servizio che, nell'ambito dello svolgimento delle proprie funzioni e del proprio orario di servizio, dovrebbero svolgere questa attività. Non si vede bene per quale ragione debba essere necessariamente un magistrato. Noi sappiamo quanto lavoro c'è nei tribunali italiani e quante difficoltà ad avere una giustizia veloce ci siano. Il commissario può essere un dirigente pubblico o qualsiasi altra figura, e quindi ci sembra una scelta non troppo ragionevole ed eccessivamente restringente dell'ambito di scelta del commissario. Per questa ragione, chiediamo alla Sottosegretaria, se volesse accantonarlo per riflettere al fine di aggiungere anche altre possibilità, tra cui i dirigenti della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La mimica del Sottosegretario indica che non intende cambiare il parere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.100 Amorese, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.1 Piccolotti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. In realtà, volevo anche un po' comprendere la finalità di questo emendamento. Infatti mi dispiace che non ci sia stato un intervento della collega per illustrarlo perché, in qualche modo, noi vediamo che, nel testo, il procedimento per la definizione dell'elettorato attivo, in vista delle prime elezioni dell'ordine professionale che stiamo andando ad istituire, è stata già delineata. Ebbene, praticamente il commissario, secondo il testo che, in modo condiviso, è stato licenziato dalla Commissione, entro 90 giorni dalla pubblicazione dell'elenco degli aventi diritto in possesso dei relativi titoli di studio e che hanno presentato la domanda di iscrizione entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, indice le elezioni dei presidenti degli albi. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che l'elettorato attivo coincide con tutti coloro che, a richiesta, possedendo i titoli che già prevede questa proposta di legge - quindi, che noi già stiamo indicando in modo chiaro in questa proposta di legge -, verranno a popolare i due albi. Non comprendo perché dobbiamo fare un'ulteriore procedura che sembrerebbe, come dire, dover individuare requisiti diversi, ulteriori, e permettere al commissario di fare un registro sempre in vista delle elezioni degli ordini professionali. Sinceramente non ho compreso le ragioni di questa previsione. Pertanto se non comprendo la ratio non posso che dire che il Movimento 5 Stelle voterà contro a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente grazie, l'emendamento com'è chiaro, non è un emendamento fondamentale e di sostanza, a noi sembrava che fosse più coerente inserire l'istituzione di un registro pubblico perché questo avrebbe facilitato le operazioni di voto, di costruzione delle candidature per le figure di presidenti degli albi. Questa è l'unica ragione sostanziale di questo emendamento rispetto al quale noi voteremo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Piccolotti, con il parere contrario di Commissione e Governo, e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 11 - Testo unificato - A.C. 596-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Emendamento 11.102 Amorese parere favorevole. Emendamenti D'Orso 11.100 e 11.4 parere contrario. Emendamento 11.103 Amorese parere favorevole. Emendamenti D'Orso 11.7 e 11.101 parere contrario. Il parere è contrario sugli emendamenti 11.10 Piccolotti, D'Orso 11.13, 11.14, 11.15 e 11.16, nonché sugli identici emendamenti 11.17 Manzi e 11.18 Piccolotti.

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.102 Amorese.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie Presidente, intervengo insieme sull'11.102 e sul successivo a mia prima firma 11.100. Richiedo uno sforzo di attenzione al relatore e al Governo, perché vi spiego l'effetto che possono provocare sia l'11.102 sia l'11.100 rispetto al testo. Il testo ora prevede che, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli aventi diritto in possesso dei requisiti devono presentare l'istanza di iscrizione agli albi. Occorre uniformare i termini per fissare la platea che costituisce l'elettorato attivo e l'elettorato passivo, in vista delle elezioni dei presidenti degli albi e comunque degli ordini professionali.

L'emendamento 11.102 Amorese cosa fa? Nel momento in cui sostituisce le parole “entro novanta giorni”, quindi un arco temporale per fare richiesta di iscrizione, con le seguenti “a partire da”, quindi senza prevedere una scadenza della richiesta di iscrizione, impedisce che si possa cristallizzare, nel momento in cui avverranno le elezioni degli organi degli ordini professionali, l'esatta definizione della platea, quindi dell'elettorato sia attivo che passivo.

Infatti, non dando una scadenza, ma mettendo “a partire da”, emerge il seguente problema: si crea una platea in continua evoluzione che non consente di avere un momento in cui c'è un punto, per cui si individua la platea di tutti gli iscritti agli albi, quindi la platea che costituisce l'elettorato attivo e passivo, e in quel momento si possono indire le elezioni degli organi degli ordini professionali. L'emendamento 11.102, dunque, scardina la possibilità di fare quest'operazione.

Nell'emendamento 11.100, intervengo, invece, sull'altro termine, che è il termine di presentazione della domanda di chi è in possesso di determinati requisiti, ma vanno a fare la stessa operazione di popolamento dei primi albi. I due termini devono necessariamente coincidere, sempre per lo stesso motivo, e il motivo è di avere, in un dato momento, la definizione della platea dell'elettorato attivo e passivo per indire le elezioni degli organi degli ordini professionali.

Chiedo, se c'è bisogno di un approfondimento, di accantonare questi due emendamenti, perché guardate che davvero stiamo creando una criticità per la formazione degli albi, ma, soprattutto, per consentire il via proprio alla vita degli ordini professionali stessi, stiamo creando un ostacolo alla realizzazione degli albi e degli ordini professionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. La collega D'Orso segnala una criticità evidente, perché nessuna delle due formulazioni risolve esattamente il problema posto. In particolare, esprimeremo un voto contrario sull'emendamento D'Orso che stabilisce che ci sono 90 giorni a partire dall'entrata in vigore della presente legge, perché, non essendoci ancora il Commissario, non è chiaro a chi i professionisti dovrebbero fare richiesta di adesione all'albo. “A partire dalla data di approvazione della presente legge” significa che, potenzialmente, si può fare anche la mattina dopo, ma a chi e con quale procedura? Per questo, ci sembra un emendamento che non risolve il problema.

Mentre l'emendamento del collega Amorese, che dice “a partire dalla nomina del Commissario di cui all'articolo 10”, è vero che ha il problema di non avere la data di chiusura del tempo di iscrizione, però è facile immaginare che la data di chiusura potrebbe coincidere, più o meno, con la data di indizione delle elezioni, per cui ci sembra più ragionevole la prima formulazione, fermo restando che, purtroppo, nessuna delle due è precisa e priva di ambiguità.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Sulla richiesta di accantonamento non si sono espressi, faccio ancora un accorato appello.

PRESIDENTE. Ha ragione. Onorevole Cangiano, c'è una richiesta di accantonamento degli emendamenti 11.102 e 11.100.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Non accantoniamo.

PRESIDENTE. Onorevole D'Orso, vuole votare l'accantonamento?

VALENTINA D'ORSO (M5S). Possiamo anche votare l'accantonamento, però temo l'esito.

PRESIDENTE. Quindi, non votiamo l'accantonamento e passiamo alla votazione dell'emendamento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.102 Amorese, parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 11.100 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, il mio intervento è sollecitato, più che altro, da quello della collega. In realtà, questo emendamento allinea il termine previsto per la prima istanza di iscrizione di coloro che hanno i requisiti e che già prevede 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge. Quindi, all'articolo 11 ripropongo lo stesso termine, perché trovo incongruo far decorrere due termini diversi per fare la stessa operazione, che è quella di primo popolamento degli albi su richiesta di coloro che sono interessati e in possesso dei requisiti di cui all'articolo 10 e di cui all'articolo 11. Non faccio altro che allineare i due termini, perché non comprendo perché debbano avere due termini diversi.

È vero, però, che il termine che abbiamo individuato come 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge qualche criticità ce l'ha, qualche perplessità, come giustamente diceva la collega, la muove, però questa è stata la scelta e, perlomeno, uniformiamoli.

Anche in questo caso, spero in un ripensamento del parere perché, veramente, è solamente di buonsenso.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 11.4 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Presidente, intervengo per anticipare il voto contrario, rispetto a questo emendamento, che, tra l'altro, si ricollega a un'altra disposizione inserita nell'articolo 2 del testo, proprio perché pensiamo che l'albo professionale debba aprirsi, in questo caso, anche ai professori universitari e ai ricercatori in possesso delle competenze. Tra l'altro è abbastanza dettagliata, in questo caso, l'elencazione contenuta in questa disposizione, per cui ci tenevamo comunque a motivare le ragioni che ci spingono, anche perché era un emendamento presentato insieme alla collega Piccolotti e recepito, tra l'altro, in sede di esame in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, anche per noi di Alleanza Verdi e Sinistra questo emendamento non è accoglibile, perché escluderebbe dall'albo professionale dei pedagogisti alcune professionalità apicali, con un impegno anche teorico molto importante, vale a dire i professori universitari ordinari, straordinari e associati, in servizio, fuori ruolo o in quiescenza. Non si capisce per quale ragione da un albo di questo tipo dovrebbero essere esclusi i professori, visto che sono tra coloro che hanno anche maggiori competenze, maggiori studi e maggiori ricerche in tema di pedagogia.

Pertanto, il nostro voto è contrario e ci tenevamo a metterlo agli atti.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.4 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.103 Amorese, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.7 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 11.101 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per evidenziare che il punto numero 5), lettera a), comma 1, dell'articolo 11 è ridondante, perché i requisiti di cui all'articolo 2, comma 1, sono esattamente identici a quelli declinati al punto numero 3), quando si dice: “ai laureati nelle discipline di cui all'articolo 2, comma 1”. Quindi, è solamente un problema, potremmo dire, quasi stilistico, perché risulta una sovrapposizione ridondante e, quindi, chiediamo di rendere il testo più lineare, più coerente e privo di ambiguità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Presidente, intervengo per sostenere l'osservazione della collega, proprio perché anche nel testo precedente, tra l'altro, sono riportate due volte queste condizioni.

Varrebbe la pena che il Governo e il relatore facessero un approfondimento, ma solo per una questione di coordinamento di merito del testo e per renderlo più corretto nella sua lettura complessiva.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.101 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 11.10 Piccolotti; siamo a pagina 4 del fascicolo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, questo è un emendamento particolarmente importante, frutto anche di un confronto serrato con i sindacati che si sono occupati della questione della qualifica di educatore professionale socio-pedagogico e di educatore per i servizi educativi.

Sappiamo tutti, immagino, quali siano le condizioni di lavoro attuali in questo settore: sono condizioni molto dure, a volte umilianti. In alcuni casi, si tratta di condizioni che privano queste professionalità persino della dignità, perché ci sono miriadi di servizi, spesso esternalizzati dalla pubblica amministrazione, in cui operano aziende o cooperative che assegnano quelle che noi definiamo paghe da fame, che accordano solamente contratti iper precari e, quindi, costituiscono una situazione in cui gli educatori in questi servizi vengono retribuiti male e davvero poco.

Allora, il nostro timore è che molte di queste persone potrebbero essere in qualche modo escluse dall'istituzione dell'albo, cioè che si crei una situazione in cui attualmente, in virtù della legge n. 205 del 27 dicembre 2017 (la cosiddetta legge Iori), gli è riconosciuta la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico e di educatore per i servizi educativi, ma, poi, non potrebbero rientrare nell'albo. Questo significherebbe, non solo, non risolvere il problema lavorativo delle persone che ho citato prima, ma addirittura aggravarlo, perché potrebbero crearsi situazioni in cui molte di loro non potrebbero più continuare a svolgere l'attività che hanno svolto per molti anni.

Credo sia necessario che il Governo rifletta e, magari, riveda anche questo parere contrario, perché in qualche modo stiamo parlando di una potenziale bomba sociale, stiamo parlando dell'approvazione di un provvedimento che potrebbe far licenziare migliaia e migliaia di persone.

Non so se la Sottosegretaria intenda magari accantonare e rifletterci un attimo, ma volevo porre l'accento su questo emendamento perché, a differenza di altri, che erano solamente formali, questo è un emendamento di sostanza e riguarda una questione molto importante.

PRESIDENTE. Dunque, onorevole Piccolotti, lei chiede di accantonarlo. Fa una richiesta formale per accantonarlo; lo dico così, nel frattempo, il relatore e il Governo riflettono.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Volevo offrire un contributo al ragionamento e all'eventuale approfondimento del relatore e del Governo. In verità, questo emendamento aveva una sua rilevanza e una sua validità indubbia, prima, però, dell'approvazione dell'emendamento Sasso. Infatti, l'emendamento Sasso praticamente ha messo a chiare lettere che, in alternativa rispetto al conseguimento del titolo di laurea triennale, quindi abilitante, per l'esercizio della professione, ai fini dell'iscrizione agli albi, vi è il requisito del possesso della corrispondente qualifica attribuita ai sensi dei commi 595, primo periodo, 597 e 598 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017.

Quindi, in realtà, dobbiamo dire che l'effetto che questo emendamento si proponeva in qualche modo è stato realizzato in forza dell'emendamento che abbiamo approvato, a cui tutti mi pare abbiamo dato un voto favorevole, perché era l'obiettivo che ci proponevamo anche con altri emendamenti.

Rilevo però, sempre per offrire un contributo al ragionamento, pure un'altra circostanza: nell'emendamento a prima firma della collega Piccolotti è inserito - probabilmente si tratta di un refuso - il riferimento al comma 596 delle cosiddette disposizioni Iori.

Il comma 596 - attenzione - riguarda gli educatori socio-sanitari. Quindi, eventualmente, chiederei, magari al relatore, di riformulare l'emendamento, espungendo il riferimento al comma 596, perché lo ritengo incongruente rispetto a tutti gli altri requisiti che stiamo declinando e alla finalità della proposta.

Chiaramente anticipo anche che, se non ci sarà questa riformulazione e il testo rimarrà com'è, il voto del MoVimento 5 Stelle sarà contrario, ma per le ragioni che ho detto; per questa criticità e poi per il fatto che lo riteniamo comunque superato dall'emendamento Sasso già approvato.

PRESIDENTE. Grazie, molto chiaro.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Partendo dalle ultime considerazioni della collega, visto che il testo dell'emendamento è in questo senso in linea con le disposizioni dell'emendamento Sasso che abbiamo approvato ieri, ritengo che il Governo potrebbe riconsiderare in questo senso il suo parere, proprio perché le tematiche illustrate anche dalla collega Piccolotti, che riguardano in particolar modo la condizione lavorativa degli educatori, riguardano una situazione molto pesante.

Proprio un anno fa un giornale tematico, molto attento su queste vicende, parlava di emergenza educatori. Un'emergenza motivata da una precarietà delle condizioni lavorative e anche delle condizioni retributive, per le quali, tra l'altro, solleciteremo (lo faremo nei nostri ordini del giorno) la costituzione di un tavolo di lavoro da parte dei Ministeri competenti per attenzionare quella che, da più parti, viene riconosciuta come una situazione grave ed emergenziale, vista l'importanza del ruolo che queste figure professionali rivestono; e questa proposta di legge può essere l'occasione, in realtà, per evidenziarla.

Quindi, inviteremo anche noi il Governo a riconsiderare il suo parere anche alla luce delle osservazioni della collega D'Orso.

PRESIDENTE. Onorevole Piccolotti, voleva intervenire? È già intervenuta, però mi dica.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Velocemente…

PRESIDENTE. In teoria no, neanche in pratica.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Solo un chiarimento per dire alla collega che sono disponibile a togliere il riferimento al comma 596, e poi per far notare al Governo, che deve riflettere sull'accantonamento, che in questo momento c'è una discrasia, una differenza fra gli aventi diritto all'iscrizione all'albo e quelli che si potranno iscrivere attraverso le disposizioni transitorie.

PRESIDENTE. Capisca che non può fare questo intervento, perché altrimenti creiamo un precedente pericoloso, però diciamo che, avendo vicino il relatore, secondo me glielo può suggerire sussurrandolo all'orecchio.

Se il relatore e il Governo insistono nel parere e non lo mutano, a questo punto dovremmo votare l'emendamento 11.10 a prima firma Piccolotti. Aspettiamo soltanto un attimo per capire l'intendimento, così procediamo. Se lo vogliono accantonare o se invece lo mettiamo ai voti.

Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Cangiano. Ne ha facoltà.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Accantoniamo.

PRESIDENTE. Va bene, allora accantoniamo l'emendamento 11.10 Piccolotti e passiamo all'emendamento 11.13 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Faccio un unico intervento per illustrare questo emendamento e i successivi, perché i successivi non sono altro che lo spacchettamento di questo emendamento. Ci siamo posti il tema su determinate figure se effettivamente di default, in quanto già aventi i requisiti che stiamo declinando in questa proposta di legge, verranno iscritti, quindi avranno la possibilità di essere iscritti agli albi in formazione, oppure potrebbero essere esclusi dalla possibilità di accedere all'iscrizione agli albi. In particolare, queste figure sono i profili professionali di funzionario della professionalità giuridico-pedagogica, che sappiamo essere delle figure assai rilevanti, centrali per l'attività trattamentale delle carceri.

In particolare, quindi, c'è chiaramente una nostra attenzione particolare nei confronti di queste figure. Poi il numero 6, che vorremmo introdurre. Si tratta di coloro che siano assunti a tempo indeterminato, con inquadramento nei ruoli del Ministero dell'Istruzione, in qualità di personale educativo dei convitti e degli educandati in particolare, quindi anche gli idonei di concorsi pubblici per personale educativo dei convitti e degli educandati il cui bando di concorso sia stato pubblicato entro la data di entrata in vigore della presente legge e siano stati assunti a tempo indeterminato, nei ruoli del Ministero dell'Istruzione, in qualità di personale educativo, così come anche coloro che siano stati assunti a tempo indeterminato con inquadramento nei ruoli degli enti locali, sempre in qualità di personale educativo per i servizi educativi dei convitti e degli educandati.

Chiederei al relatore e al rappresentante del Governo un'attenzione particolare per questo emendamento, nel caso in cui riteneste di tutelare soltanto alcune figure, perché magari già altre rientrerebbero, quindi anche un'attenzione riguardo agli altri emendamenti successivi, che prevedono lo spacchettamento. Anticipo anche una cosa: proporrò comunque un ordine del giorno per monitorare gli effetti applicativi di queste norme e verificare che queste figure che ho qui indicato siano già ricomprese tra coloro che avranno il diritto di iscriversi sin dalla fase del primo popolamento degli albi professionali che stiamo introducendo.

Quindi, qualora il Governo mi dia un cenno di possibile valutazione favorevole di un ordine del giorno così composto, potrei anche ritirare questi emendamenti, ma con la preghiera effettivamente poi di avere accolto un ordine del giorno in questa direzione. Altrimenti, chiaramente, li metto tutti in votazione, li votiamo e andiamo avanti.

PRESIDENTE. In pratica, signor Sottosegretario, sugli emendamenti 11.13, 11.14, 11.15 e 11.16, se c'è la disponibilità del Governo ad accogliere un ordine del giorno, eventualmente l'onorevole D'Orso li ritirerebbe, però aspetterebbe di sapere se c'è da parte del Governo la propensione a un ordine del giorno. Non c'è, onorevole D'Orso.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.13 D'Orso, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.14 D'Orso, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.15 D'Orso, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.16 D'Orso, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 11.17 Manzi e 11.18 Piccolotti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Intervengo per illustrare brevemente il senso dell'emendamento, che si ricollega tra l'altro anche alle sollecitazioni poste dall'emendamento accantonato della collega Piccolotti. Quindi, sollecito a mia volta il Governo e il relatore rispetto a questo tema, proprio perché si vuole tutelare, in particolar modo in questa fase transitoria, oggetto dell'articolo 11, la volontà che nessuno dei soggetti potenzialmente in possesso del titolo resti escluso dalla possibilità di iscriversi all'albo, pena in particolar modo un trattamento sfavorevole per i lavoratori, quindi per soggetti che già operano all'interno del settore socio-educativo e del settore pedagogico.

In questo caso c'è la necessità di un inquadramento complessivo, forse anche di un riordino complessivo, alla luce delle fattispecie ricomprese nella normativa e degli emendamenti che via via sono stati approvati sia ieri che questa mattina.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concede a tale gruppo un tempo aggiuntivo, pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente, anche per il tempo aggiuntivo. In breve, questo è un altro emendamento, come la collega Manzi ha spiegato, volto a cercare di evitare che le persone che già lavorano in questi servizi da almeno 12 mesi in condizioni di precarietà, come già detto, vengano espulsi dal proprio posto di lavoro a causa dell'approvazione dell'albo. L' eventuale approvazione dell'emendamento che ho illustrato prima sugli stessi temi dovrebbe in qualche modo assorbirne la problematica e il testo, però questa forse è anche una ragione in più per votare concordemente a favore e per dare così delle garanzie occupazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Alla luce dell'illustrazione fatta dalle colleghe, suggerirei di accantonare anche questi identici emendamenti, in combinato disposto con il tema precedente. Stiamo parlando dello stesso tema e, onde evitare di fare un pasticcio, forse andrebbero accantonati anche questi. Sciogliamo il nodo con un approfondimento, se già queste platee che stanno disegnando le colleghe con i due emendamenti sono inclusi o meno nei requisiti che stiamo prevedendo per l'accesso automatico al primo popolamento degli albi. Verifichiamo questo, così siamo tutti più sereni, invece di fare pasticci: mette anche in difficoltà noi rispetto ad una votazione, perché non sappiamo che effetti stiamo andando a provocare sul testo completo e sulla visione d'insieme.

PRESIDENTE. Il relatore fa cenno di non mutare orientamento. Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.17 Manzi e 11.18 Piccolotti, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Torniamo indietro sull'accantonamento dell'11.10 Piccolotti. Prego, onorevole Cangiano.

GEROLAMO CANGIANO (FDI). Relatore. Cambia il parere: da contrario diventa favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Scusate, senza la riformulazione, che avevo richiesto io, l'emendamento 11.10 Piccolotti viene messo in votazione? Quindi, senza l'espunzione del riferimento al comma 596? È così che viene messo in votazione? Se viene messo in votazione così, noi votiamo contro, perché lo troviamo assolutamente incongruente rispetto a quanto stiamo prevedendo.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore se può, a questo punto, cortesemente leggere la riformulazione, così siamo tranquilli su quello che votiamo. Onorevole Cangiano, non ho capito. Lei mi deve dare la riformulazione o sospendiamo 5 minuti (Commenti). Presidente Rizzetto, se non è pronto... Onorevole Piccolotti, mi dica, nel frattempo, così guadagniamo tempo.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Siccome si tratta di testi di legge e dobbiamo esaminarli un attimo, suggerirei una sospensione di qualche minuto, giusto anche il tempo…

PRESIDENTE. Ricevuto. Onorevole Manzi?

IRENE MANZI (PD-IDP). Condivido la richiesta della collega, anche perché la sensazione è che si registri un po' di confusione in questo caso, anche alla luce delle sollecitazioni della collega D'Orso.

PRESIDENTE. Va bene. Bastano 5 minuti o ne volete 10? Il popolo chiede 10 e la Presidenza obbedisce. La seduta riprenderà alle 10,55.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Invito il relatore a riformulare ed esprimere il parere sull'emendamento 11.10 Piccolotti che era stato precedentemente accantonato. Prego, onorevole Cangiano.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Grazie, Presidente. Bisogna allinearlo ai soggetti di cui all'emendamento dell'onorevole Sasso …

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cangiano, bisogna intanto fare silenzio, altrimenti non si comprende la riformulazione. È abbastanza importante, si tratta di una riformulazione di cui dà lettura l'onorevole Cangiano. Prego.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Abbiamo la necessità di allinearlo ai soggetti ai sensi dell'emendamento dell'onorevole Sasso approvato ieri. Quindi, l'emendamento è riformulato nel seguente modo: “3) a coloro ai quali sia riconosciuta la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico e di educatore per i servizi educativi, ai sensi dell'articolo 1, commi 595, primo periodo, 597, 598 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché ai sensi del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65”.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Onorevole Piccolotti, accetta la riformulazione? La accetta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.10 Piccolotti, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Chiedo cortesemente al relatore e alla rappresentante del Governo di esprimere i pareri sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 11.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 11.0100 Gebhard, nonché sull'articolo aggiuntivo 11.0300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.0100 Gebhard, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.0300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame degli ordini del giorno – Testo unificato - A.C. 596-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/596-A/1 D'Orso.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/596-A/2 Orfini con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di istituire un tavolo tecnico al fine di affrontare le questioni retributive, contrattuali e lavorative legate alla professione degli educatori, figura professionale fondamentale, nell'ambito dell'educazione scolastica, a sostenere azioni di contrasto al disagio e di promozione del benessere”.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/596-A/3 Manzi con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di reperire risorse necessarie a sostegno della comunità educante che opera nel Terzo Settore, nella scuola, con le famiglie e con gli insegnanti”.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/596-A/4 Gribaudo con la seguente riformulazione: “ad assicurare che l'iscrizione all'albo dei pedagogisti e all'albo degli educatori professionali sociopedagogici, di cui all'articolo 7, non determini ulteriori aggravi finanziari a carico di tali figure”.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/596-A/5 Quartapelle Procopio con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di mettere in atto azioni urgenti al fine di definire il profilo professionale dell'assistente specialistico all'autonomia e alla comunicazione al fine di garantire, in maniera omogenea, su tutto il territorio nazionale, il diritto allo studio degli studenti con disabilità”. Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/596-A/6 Piccolotti.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/596-A/1 D'Orso, su cui il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Davvero non comprendo la netta chiusura rispetto a quest'ordine del giorno, manifestata dal Governo, anche per la formulazione con cui l'impegno è stato redatto. Si impegna, infatti, il Governo a monitorare gli effetti delle disposizioni transitorie in materia di iscrizione all'albo professionale degli educatori professionali sociopedagogici, considerando la necessità, proprio per la peculiarità del settore, di estendere la platea di educatori che potranno iscriversi al citato albo professionale, includendo i soggetti in possesso dei requisiti citati in premessa. In premessa quali soggetti ho indicato? Gli stessi che vi ho rappresentato negli emendamenti.

Parliamo di figure determinanti in contesti altrettanto determinanti: mi riferisco ai funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, che sono coloro - ribadisco - a cui è affidata l'attività trattamentale all'interno degli istituti penitenziari; a tutto il personale degli educatori di convitti ed educandati, che dipende o dal Ministero dell'Istruzione oppure dagli enti locali.

Quantomeno vorrei conoscere la ragione della contrarietà con riferimento a tale problematica, ossia verificare, dopo la prima fase di applicazione di questa futura legge, che siano riusciti ad iscriversi agli albi oppure se siano rimasti fuori, perché sarebbe paradossale far rimanere fuori dall'iscrizione, per l'esercizio della professione, professionalità che, tra l'altro, sono già inserite con queste funzioni in contesti lavorativi di particolare delicatezza e rilevanza.

Quindi, non comprendo davvero perché il Governo non voglia monitorare gli effetti dell'applicazione di questa futura legge in relazione a questi aspetti.

Faccio veramente un accorato appello per un ripensamento, perché non ci sono ragioni per non fare un monitoraggio del genere.

PRESIDENTE. Nessuno segno dal Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/596-A/1 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/596-A/2 Orfini. Vi è una riformulazione. La accetta? Onorevole Manzi, prego.

IRENE MANZI (PD-IDP). Vorrei intervenire sull'ordine del giorno, ringraziando il Governo…

PRESIDENTE. Quindi accetta?

IRENE MANZI (PD-IDP). Accettiamo la riformulazione. È chiaro, l'espressione “valutare l'opportunità di” alleggerisce in qualche modo l'impegno.

Però riteniamo molto significativo che in questa sede, anche alla luce delle riflessioni fatte nel corso del dibattito che ci ha preceduto, si sia preso un impegno da parte del Governo, su cui, tra l'altro, vigileremo e cercheremo di sollecitare il più possibile affinché, a breve, il Governo istituisca un tavolo tecnico che affronti la situazione d'emergenza, che riguarda in particolar modo la figura professionale degli educatori. Il testo dell'ordine del giorno cita i vari impegni, quindi saremo dei severi controllori, in questo caso.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/596-A/3 Manzi, su cui c'è una riformulazione. Onorevole Manzi, la accetta?

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, scusi, ma quello di prima non lo votiamo?

IRENE MANZI (PD-IDP). Abbiamo accettato la riformulazione…

PRESIDENTE. Non ha chiesto di votarlo, onorevole Giachetti. Per questo io ho chiesto.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Se ha fatto la dichiarazione, si deve votare…

PRESIDENTE. Ha motivato l'accettazione, va bene. Ho imparato qualcosa da lei, onorevole Giachetti, ci vuole tempo, ma anch'io, piano piano, imparo. Riguardo all'ordine del giorno n. 9/596-A/3, onorevole Manzi?

IRENE MANZI (PD-IDP). Riguardo all'ordine del giorno n. 9/596-A/3, accetto la riformulazione e chiedo, tra l'altro, di votare l'ordine del giorno…

PRESIDENTE. Adesso sì!

IRENE MANZI (PD-IDP). Sono in perfetto orario e ringrazio anche il collega Giachetti…

PRESIDENTE. È un suggeritore!

IRENE MANZI (PD-IDP). Quello della comunità educante è un tema importante, che attraversa tutta la legge e le figure che, poi, debbono attuare questo tipo di strumento. C'è una proposta di legge, tra l'altro, depositata in Senato, che sta iniziando il suo percorso, a prima firma della senatrice Malpezzi, che istituisce non solo la comunità educante, ma le risorse, un fondo specifico proprio per dar luogo e per dare concretezza a questo strumento. E quindi l'impegno assunto, su cui chiediamo il voto, è importante e accettiamo la riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori, perché oggi, alle 15, la Ministra Santanche' va a riferire al Senato sulle vicende che l'hanno vista interessata in questi giorni…

PRESIDENTE. In questo momento, onorevole Santillo, però, stiamo facendo gli ordini del giorno. Finiamo…

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Questa, però, è proprio una richiesta sull'ordine dei lavori, quindi se me la lascia fare adesso…

PRESIDENTE. Dopo gli ordini del giorno lo facciamo.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). No, no, adesso, Presidente.

PRESIDENTE. No, non adesso: non è a gentile richiesta. Adesso, onorevole Santillo non si può fare.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Noi chiediamo un'informativa urgente alla Ministra…

PRESIDENTE. Sì, ma questo me lo chiede dopo.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). …perché non è possibile…

PRESIDENTE. Onorevole Santillo, mi creda, con tutto l'affetto e la disponibilità, ora non si può.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/596-A/3 Manzi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Sull'ordine del giorno n. 9/596-A/4 Gribaudo c'è una riformulazione. La accettate? Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Accettiamo la riformulazione e chiediamo che sia messo ai voti. Il tema dei costi è legato all'istituzione dell'albo delle professioni pedagogiche e quindi riteniamo che sia un principio importante quello che in questo momento viene assunto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei sottoscrivere quest'ordine del giorno, a nome di tutto il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/596-A/4 Gribaudo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Sull'ordine del giorno n. 9/596-A/5 Quartapelle Procopio c'è una riformulazione. La accettate? Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà. Mi dica solo “sì” o “no”, perché non può fare più interventi.

IRENE MANZI (PD-IDP). Sì, e chiediamo che venga messo ai voti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Per chiedere la sottoscrizione da parte del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra e far presente alle colleghe e ai colleghi firmatari e a tutta l'Aula che il 3 luglio abbiamo depositato una proposta di legge sull'istituzione della figura dell'assistente per l'autonomia e la comunicazione, annunciata nella seduta di ieri, che prevede: il riconoscimento dalla figura dell'assistente per la comunicazione e l'autonomia, i requisiti che deve avere tale figura e le modifiche alla legge n. 104 del 1992 e al decreto legislativo n. 66 del 2017, i requisiti per le stabilizzazioni e la copertura finanziaria. Siamo partiti dal testo dell'onorevole Bucalo, che è stato presentato nella scorsa legislatura ed è oggi all'esame del Senato, e dal testo dell'onorevole Carnevali, cercando di apportare migliorie, quindi confidiamo che l'Aula quanto prima possa esaminarla e approvarla.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/596-A/5 Quartapelle Procopio, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Sull'ordine del giorno n. 9/596-A/6 Piccolotti c'è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno torniamo sul grande tema delle retribuzioni di queste figure professionali. Si tratta di retribuzioni particolarmente basse, caratterizzate da un livello estremo di precarietà e - ciò che è più grave - che vengono riconosciute non nella giungla del settore privato, ma dentro appalti, esternalizzazioni e affidamenti che riguardano la pubblica amministrazione. Sia le figure dei pedagogisti che, soprattutto, quelle degli educatori professionali, che stiamo riconoscendo attraverso l'albo, lavorano oggi in tutte le nostre città, si prendono cura dei nostri bambini e delle nostre bambine, sostengono i percorsi di inclusione sociale, lavorando nei servizi pomeridiani per l'integrazione, per l'aiuto compiti, per lo sviluppo di una socialità sana, e sono pagate pochissimo, sono pagate assolutamente sotto quella cifra che noi proponiamo, tutti insieme, come opposizioni, come salario minimo, e vivono in condizioni di estrema difficoltà, perché molto spesso non possono avere accesso a un mutuo e non possono, in qualche modo, soddisfare le esigenze della vita quotidiana. E, allora, io trovo un po' paradossale che, nel momento in cui riconosciamo l'importanza professionale di queste figure, addirittura istituendo un albo professionale, non si sia fatta una riflessione su come far salire le retribuzioni in questo settore.

Abbiamo proposto quest'ordine del giorno proprio per provare a indirizzare il Governo su questa strada e, quindi, chiediamo di istituire un tavolo per discutere dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione, anche in regime di esternalizzazione, e per fare in modo che, in queste gare d'appalto e in queste contrattualizzazioni, si tenga almeno conto di quello che viene riconosciuto come equo compenso ai liberi professionisti iscritti ad albi di professioni ordinistiche. In questo caso stiamo istituendo un albo e, quindi, è evidente che, chi, tra i pedagogisti e gli educatori, svolgerà questa professione in regime di libera professione, ma sono una minoranza, avrà diritto all'equo compenso. Allora, sarebbe utile se il Governo studiasse una strategia per fare in modo che anche le persone che vengono, invece, assunte, arrivino a retribuzioni minime almeno paragonabili. Il che, sicuramente, implica l'apertura di una trattativa con i sindacati a livello nazionale e a livello locale, ma implica anche una volontà da parte del Governo di giungere a questa soluzione. Ci dispiace che sia stato dato un parere contrario, perché, purtroppo, su questo tema degli stipendi troppo bassi, non è la prima volta che il Governo e la maggioranza dimostrano di non voler fare assolutamente nulla. Va bene tutto, approviamo gli albi, approviamo qualsiasi tipologia di norma, ma guai a toccare il problema delle retribuzioni. Noi insistiamo oggi e insisteremo in futuro. Stiamo insistendo con la battaglia sul salario minimo. Stiamo insistendo per una legge sulla rappresentanza. Stiamo insistendo per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Stiamo insistendo sul reddito. E insistiamo anche per queste figure, che sono persone per lo più laureate, che hanno investito centinaia di migliaia di euro, a volte, nella propria formazione, e che si trovano pagati 700, 800, 900 euro al mese. Il Governo ci ripensi. La maggioranza ci ripensi e approvi questo nostro ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intanto per sottoscrivere, anche insieme alla collega Manzi, quest'ordine del giorno, se la collega Piccolotti lo consente.

E, per sostenere le buone ragioni di quest'ordine del giorno, mi permetto, per il suo tramite, di interloquire con la Sottosegretaria presente, Frassinetti, perché credo che ci sia tutto lo spazio per rivedere questo parere, nella misura in cui si impegna il Governo a istituire un tavolo per discutere dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione, ovviamente con particolare riferimento ai regimi di esternalizzazione affidati attraverso gara d'appalto. Che il problema sollevato dalla collega Piccolotti esista mi sembra assolutamente acclarato. Non c'è niente di strumentale non ci sono forzature e credo che riuscire a regolamentare meglio e a retribuire in maniera adeguata queste figure professionali, a maggior ragione dopo l'istituzione dell'albo con il provvedimento che stiamo discutendo oggi, sarebbe coerente. Istituire il tavolo, da questo punto di vista, sarebbe un segnale che comunque prova a dare risposte a una questione che esiste e su cui credo quest'Aula possa tutta concordare: nessuno, credo, possa avere una posizione per la quale queste figure professionali devono essere pagate male; tutti concordiamo sul fatto dell'equa retribuzione.

Giustamente - e chiudo signor Presidente - nelle premesse di quest'ordine del giorno si richiamava anche una norma che questo Parlamento ha da poco approvato, la legge sull'equo compenso. Da questo punto di vista, sarebbe un assoluto corollario. Mi permetto di insistere nei confronti della Sottosegretaria Frassinetti affinché si possa avere un parere diverso da un parere totalmente contrario, che francamente stona con l'approvazione di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Sentito il dibattito, cambierei il parere da contrario in favorevole con riformulazione, inserendo dopo “impegna il Governo” la locuzione “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Onorevole Piccolotti, accetta la riformulazione?

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Accetto, ma semplicemente perché voglio cogliere un segno di buona volontà. Naturalmente ci aspettiamo che, valutando, l'esito sia positivo ed il tavolo sia istituito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, intervengo per sottoscrivere quest'ordine del giorno, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, e dichiarare il voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/596-A/6 Piccolotti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Santillo, lei aveva intenzione di rivolgere una prece alla Presidenza? Prego.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, vorrei avanzare una richiesta di informativa urgente da parte della Ministra del Turismo che oggi si reca per la sua informativa al Senato. Per noi è inspiegabile che la Ministra renda conto solo in Senato dei fatti e delle vicissitudini degli ultimi giorni, che apprendiamo a mezzo comunicazioni. Non ci sentiamo figli di un Dio minore e, tra l'altro, mi aspetto su questa richiesta il supporto anche dei colleghi del centrodestra. Noi abbiamo già formulato questa richiesta: in maniera del tutto inspiegabile - ripeto -, secondo noi, la Ministra va ad informare un solo ramo del Parlamento, quindi con ancora maggior forza, chiediamo che venga qui alla Camera dei deputati a dirci che cosa è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È una richiesta reiterata, come ha sottolineato. Il Governo è in Aula e ha ascoltato. Ha chiesto di parlare, immagino sulla stessa materia, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, per associarci, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, alla richiesta fatta poco fa dal collega del MoVimento 5 Stelle. I gruppi parlamentari di opposizione della Camera dei deputati hanno chiesto che la Ministra Santanche' venga alla Camera dei deputati a riferire sulla situazione del gruppo societario che, fino a pochi mesi fa, guidava e che ha prodotto veramente molti debiti. Tra l'altro, noi vorremmo sapere - sollecitiamo e ci associamo alla richiesta del MoVimento 5 Stelle - se, ad esempio, la Presidente del Consiglio era a conoscenza, all'atto della proposta della nomina, della situazione debitoria della Ministra Santanche', che è un fatto di non poco conto, considerato che ha presentato una richiesta di rateizzazione del debito e di sconto del debito all'Agenzia delle entrate, che dovrà decidere il suo collega di banco al Consiglio dei Ministri, il Ministro Giorgetti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per rinnovare, anche a nome del mio gruppo, la richiesta di un'informativa della Ministra Santanche'. Lo abbiamo fatto pubblicamente e lo abbiamo ripetuto nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo. La risposta che ha dato il Governo in quella sede - lo abbiamo detto e lo ripetiamo qui in Aula - non ci convince totalmente; non ci convince la scelta che sia sufficiente un'informativa al Senato sul presupposto che la Ministra, essendo senatrice, debba andare nella sua Camera elettiva a rispondere ai dubbi e a fare luce sulle molte zone d'ombra che ci sono nel suo comportamento e ovviamente nella sua attività, non ministeriale, ma professionale e imprenditoriale. Questo - lo dico Presidente perché lei lo possa anche esporre al Presidente della Camera - continua a non convincerci e riterremmo assolutamente più trasparente - come già accaduto anche in passato - che la Ministra venisse anche alla Camera, con la formula che è stata adottata al Senato, cioè quella dell'informativa, in modo che ci possa essere, anche da parte nostra, la possibilità, intanto, di ascoltare le ragioni della Ministra e anche di esporre in questa sede i nostri dubbi, le nostre riserve e le nostre critiche. Continuiamo a non capire questa scelta e quindi rinnoviamo anche noi, da questo punto di vista, la richiesta che la Ministra venga anche in questo ramo del Parlamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro, ovviamente riporterò quanto da lei detto al Presidente Fontana.

Si riprende la discussione del testo unificato n. 596-A.

(Dichiarazioni di voto finale - Testo unificato - A.C. 596-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Martina Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie Presidente e onorevoli colleghi. La proposta di legge in esame è volta a introdurre finalmente una disciplina organica e compiuta delle figure dell'educatore socio-pedagogico e del pedagogista, figure troppo spesso sottovalutate, ma che rivestono un ruolo importante nella nostra società e dunque meritano di essere maggiormente valorizzate. Il quadro normativo attuale risulta molto frammentario anche per le modifiche che, nel tempo, si sono rese necessarie per salvaguardare la stabilità lavorativa degli operatori, nonostante le frequenti ridefinizioni dei percorsi di studio e dei profili professionali. Attualmente, la normativa declina la figura dell'educatore professionale in due profili, quella socio-pedagogica e quella socio-sanitaria. Ad essi si è aggiunto nel 2017 anche la figura del pedagogista. È importante distinguere bene le diverse figure, purtroppo spesso poco conosciute e pertanto anche poco considerate, ma che svolgono un ruolo sociale importantissimo, avendo a che fare con bambini in difficoltà, persone con disabilità e famiglie in condizioni di disagio. Per diventare educatore socio-sanitario bisogna conseguire una laurea triennale in professioni sanitarie della riabilitazione presso la facoltà di medicina e poi abilitarsi alla professione o frequentare un master di primo livello, o conseguire una laurea magistrale in scienze riabilitative delle professioni sanitarie. L'educatore professionale socio-sanitario è invece un professionista che ha il compito di organizzare, gestire e attuare progetti e attività relativi a servizi educativi e riabilitativi rivolti a persone in difficoltà (minori, famiglie, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati disabili, pazienti psichiatrici, anziani) e ha l'obbligo di iscrizione all'albo. L'educatore professionale socio-pedagogico e il pedagogista operano invece in ambito educativo, formativo, assistenziale e pedagogico. Per conseguire la qualifica, occorre una laurea in scienze dell'educazione e della formazione mentre, per la qualifica di pedagogista, occorre una laurea magistrale specifica.

Il pedagogista è pertanto un professionista di livello apicale, che opera sostanzialmente negli stessi ambiti dell'educatore socio-pedagogico, ma con compiti di coordinamento e supervisione, di gestione e di valutazione dei servizi e degli interventi. Sia l'educatore socio-pedagogico che il pedagogista sono attualmente professionisti non organizzati in ordini o collegi. Con questa legge, dando seguito anche alle richieste proprio delle associazioni, si prevede l'istituzione di un ordine professionale per gli educatori socio-pedagogici e per i pedagogisti, un primo passo per dare maggior rilevanza queste figure, poco tutelate e valorizzate. Ciò viene fatto prevedendo un periodo di tre anni dall'entrata in vigore del provvedimento, durante il quale non sono tenuti all'iscrizione agli albi gli educatori professionali socio-pedagogici e i pedagogisti che esercitano la professione presso enti pubblici o privati con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Dobbiamo, infatti, considerare che molti operatori lavorano come dipendenti presso cooperative o altri enti più che come liberi professionisti.

Nell'annunciare, Presidente, il voto favorevole di Noi Moderati, colgo l'occasione per sottolineare come, a prescindere dal tipo di inquadramento, il lavoro svolto da queste persone dovrebbe essere, anche a livello economico, maggiormente valorizzato, non solo per la professionalità, ma anche per la valenza sociale che riveste.

Concludo, infine, dicendo che, anche alla luce delle crescenti esigenze educative e pedagogiche, credo dovremmo valutare l'opportunità di inquadrare stabilmente questi professionisti all'interno del sistema scolastico, con una duplice valenza: dare maggiori tutele e riconoscimenti economici agli operatori e garantire continuità delle prestazioni e, dunque, un migliore servizio ai ragazzi, in particolare a quelli più fragili. Investiamo nell'educazione dei giovani e diamo a chi li educa il riconoscimento che merita (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo nonostante tante perplessità che abbiamo segnalato, in questo lungo dibattito sugli emendamenti, per annunciare il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra, nella speranza che il riconoscimento delle professioni pedagogiche ed educative possa far fare passi avanti a questi professionisti, a questi lavoratori e a queste lavoratrici che, appunto, sono fondamentali nella costruzione dello sviluppo della nostra società, ma sono malpagati e maltrattati in tanti contesti in cui operano. Lo dico perché, in questi mesi e in queste settimane, sempre più siamo stati posti a confronto con una situazione di emergenza, anche come onda lunga dell'esperienza della pandemia e dello spaesamento generale che ha creato un po' in tutti e tutte noi. Leggiamo sui media e riscontriamo nella vita sociale e collettiva del Paese disagio, fragilità, vulnerabilità degli adolescenti e dei giovani: tutte parole che, purtroppo, la maggioranza ha scelto di non inserire in questa legge, respingendo i nostri emendamenti. Però, abbiamo percepito questo disagio e questa fragilità un po' in tutte le età della vita e in tanti contesti: da quello della famiglia e della scuola a quello dei territori, a quello dell'ormai vasto universo dei social, che è un vero e proprio contesto con una sua realtà molto d'impatto sulle vite di tutti e tutte.

Spesso si sente dire che la soluzione è affiancare - verrebbe da dire giustapporre - alle dinamiche di contesto così come sono, senza modificare nulla, ad esempio, nelle pratiche didattiche della relazione educativa, la figura dello psicologo. Naturalmente, lo psicologo è importante, svolge un ruolo importante nella presa in carico del disagio psichico e del malessere psicologico, specie nelle fasi acute ed emergenziali. Esiste, però, tra un estremo di povertà e vulnerabilità e un intervento psicologico, tutto un ampio campo di intervento educativo, formativo e pedagogico, che ha tradizionalmente e sempre più le competenze per prendere in carico i bisogni educativi dei bambini, dei giovani e di tutte le età della vita.

Il pedagogista, la figura che noi stiamo riconoscendo, prende infatti in carico tutto questo vasto campo di bisogni educativi e formativi ed elabora progetti per strutture, servizi e interventi che offrono risposte di qualità e competenti ad essi; cioè, quelle strutture e quei servizi, anche pubblici, che noi da molti anni chiediamo per dare forza alla comunità educante. Perché la società nel suo insieme ha bisogno di queste figure per poter gestire la complessità e le costanti criticità ed emergenze della vita associata contemporanea, che sono adeguatamente formate per svolgere la loro professione negli ambiti pubblici, nel Terzo settore, nel privato socio-educativo e in tanti altri ambiti. Quindi, è giusto che il Paese e la politica li riconoscano.

A ciò, si aggiunga la necessità importante di dare certe risposte ai tanti e alle tante giovani che si laureano nelle lauree triennali e magistrali di area pedagogica ed educativa. Sono ragazzi e ragazze che, con ansia, chiedono: troverò lavoro? Eppure, una volta laureati, sono coloro i quali si occupano e si preoccupano delle diverse fragilità e se ne prendono cura: si occupano dei ragazzi BES, dei minori non accompagnati, dei migranti di prima e seconda generazione, ma anche degli anziani. Spesso, si tratta degli ultimi della società, di quelli che preoccupano le statistiche e su cui le risorse non bastano mai. Quindi, la strutturazione in ordine e in albi permetterà una riconoscibilità pubblica di queste importanti professionalità. Per questo, nonostante non sia di per sé una soluzione risolutiva di tutti i problemi, nonostante non siano state incluse tante parole che noi avremmo voluto mettere, ci aspettiamo che gli albi promuovano una progressione positiva anche su retribuzioni, diritti e dignità di queste professionalità. A ciò, si aggiunga anche la necessità di affermare l'integrazione tra le diverse professioni e le loro relative professionalità. Ogni professione è importante in questo ambito e offre un contributo specifico ai problemi della comunità, e le soluzioni ai problemi comuni, sociali ed educativi, si trovano solo attraverso l'integrazione del sistema delle professioni e delle tante competenze che possono rendere il nostro mondo migliore. I pedagogisti, infatti, progettano, coordinano e costruiscono progetti formativi mirati ad accompagnare, giorno dopo giorno, la crescita dei bambini, specialmente nei servizi per l'infanzia, che abbiamo voluto includere, e, poi, nella scuola dell'infanzia, nella scuola primaria, dei giovani e delle persone di un po' di tutte le età, a prevenire il disagio educativo e la dispersione scolastica universitaria, così come nell'extra-scuola, nei contesti non formali e informali. Inoltre, tali figure offrono consulenza e supervisione per monitorare la qualità degli interventi e prevenire situazioni di crisi e di affaticamento lavorativo.

Questi progetti educativi e pedagogici sono guidati da una precisa intenzionalità, educativa e formativa, che vuole costruire i contesti per supportare l'apprendimento per tutto l'arco della vita, attraverso la fiducia in sé, l'autostima, l'espressione di sé, la messa alla prova delle proprie competenze, abilità e risorse e la valorizzazione dell'identità delle persone, grazie ad attività educative che creano le condizioni di copartecipazione e per l'incontro ludico, espressivo di sviluppo del pensiero creativo e innovativo.

I pedagogisti possono svolgere un ruolo importante, quindi, nella costruzione della comunità educante di cui ha parlato in precedenza anche la collega Manzi, che voglio ringraziare, perché tutti gli emendamenti e le osservazioni che abbiamo fatto sono anche il frutto di un intergruppo e di un lavoro comune a cui hanno partecipato anche altri e altre deputate e deputati e senatori e senatrici. Quindi, la comunità educante, che attraverso un ruolo di mediazione educativa di supporto e consulenza nella presa in carico dei bisogni, con un costante dialogo costruttivo con gli insegnanti e con le altre figure professionali della scuola e dei servizi di istruzione, così come gli enti e gli stakeholder del territorio possono rendere la comunità oggetto di apprendimento e un intero territorio una vera e propria comunità.

Quindi, sono figure di cui avremmo davvero tanto bisogno. Me lo faccia dire, Presidente: forse ne avremmo bisogno almeno quanto abbiamo bisogno dei medici, di cui ogni giorno parliamo. Per questo, non posso non sottolineare, in chiusura, quello che oggi ha detto, in molte parti di questa nostra discussione.

Nonostante la loro fondamentale importanza, molti e molte di loro, perché è un settore dove lavorano tantissime donne, vivono in questo momento condizioni lavorative che non esito a definire vergognose, caratterizzate da contratti precari e da retribuzioni scandalosamente basse. La situazione appare ancora più grave se si considera che molte di queste professionalità operano in servizi erogati dalla pubblica amministrazione tramite esternalizzazioni e gare d'appalto.

È, evidente, quindi che oggi - proprio oggi che approviamo l'istituzione di uno specifico albo professionale - ci dobbiamo impegnare ad occuparci nelle prossime settimane delle questioni salariali e delle questioni dei costi che anche questi lavoratori e lavoratrici dovranno sostenere per l'iscrizione all'albo, perché il riconoscimento di una professionalità non può non essere accompagnato dalla crescita dei salari che queste professionalità percepiscono.

Mi faccia chiudere, Presidente, riprendendo il pensiero del pedagogista Paulo Freire quando sosteneva che l'educazione non cambia il mondo, ma le persone possono invece cambiare il mondo. Anche per questo è quanto mai necessario investire in educazione e nelle professioni educative e fare un lungo percorso affinché la competenza di queste figure sia davvero riconosciuta, non solo attraverso la burocrazia e le istituzioni, sulla carta, ma anche sul campo attraverso retribuzioni e lavoro dignitoso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Signor Presidente, la legge in esame, che ci apprestiamo a votare, interviene in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative ed ha sostanzialmente due obiettivi: il primo mira ad introdurre una disciplina organica e compiuta delle figure dell'educatore pedagogico e del pedagogista, anche sotto il profilo delle funzioni e dei requisiti d'accesso, ed era una cosa di cui c'era sicuramente bisogno; il secondo è quello di prevedere per queste due professioni la creazione di un ordine e, contestualmente, l'iscrizione in appositi albi.

Mentre sul primo punto vi è una sostanziale condivisione, anche se ci sono ancora alcune criticità e contraddizioni, che in parte sono state anche risolte durante il nostro dibattito e con alcune proposte emendative, per quanto riguarda il secondo aspetto la strada intrapresa non ci convince e, a nostro avviso, non è quella giusta.

Personalmente, mi consenta signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, ho proprio un pregiudizio nei confronti degli ordini in quanto tali e penso che sarebbe culturalmente un passo in avanti superare gli ordini che già ci sono, piuttosto che farne degli altri.

Per essere molto chiari, io sono iscritto all'ordine dei giornalisti, e penso che non solo si dovrebbe superare per tante ragioni, anche storiche, se contestualizziamo come nascono gli ordini, ma ritengo anche che, per esempio, per quanto riguarda l'ambito che conosco, che è quello dei giornalisti, l'ordine sia sicuramente un elemento che rende complicato l'esercizio della professione a tante persone che invece di fatto già la svolgono, ma magari in un modo non rispettoso e dignitoso, perché l'accesso all'ordine è limitato e regolato da tante clausole che non si capisce perché devono impedire che tutti possano stare allo stesso livello.

Non parliamo poi di quando gli ordini devono intervenire a proposito dei codici di comportamento, piuttosto che delle sanzioni - mi riferisco sempre all'ordine di cui faccio parte - e come si muovono in questo senso.

Io penso che sia giustissimo regolare le professioni, ma inquadrarle all'interno di un ordine non è esattamente un passo in avanti. Quindi, un conto è definire un ruolo, una funzione, i requisiti di accesso per queste due figure professionali, che fin qui hanno fatto riferimento a un quadro normativo piuttosto articolato, un conto - come tutte le relazioni illustrative delle diverse proposte di legge poi confluite nel testo unificato hanno evidenziato - è la presa d'atto della necessità di una differenziazione dei profili di ambito educativo e formativo, rispetto a quello di area sanitaria e riabilitativa, e un altro conto invece è la creazione, come ho detto, di nuovi ordini professionali di cui obiettivamente non si comprendono la ratio e la necessità.

Aggiungo che, come spesso accade, le migliori intenzioni correttive rispetto a un quadro che si considera ingarbugliato rischiano di produrre per paradosso ulteriore confusione. L'abbiamo vista rispetto alle questioni legate all'articolo 4, che poi con gli emendamenti che sono stati accantonati è stata sciolta. Un secondo motivo di confusione attiene a quello che per me è un vizio, una tendenza a legificare anche laddove la norma esista già; in questo senso, l'esempio è in riferimento all'iter che ha portato a queste ulteriori modifiche, un percorso partito dalla XVII legislatura con il comma 594 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017, già citato nel nostro dibattito, che riconosceva al pedagogista e all'educatore socio-pedagogico la possibilità di operare in un ambito socio-assistenziale, escludendo però l'ambito socio-sanitario. La legge n. 145 del 2018 corresse questo aspetto e l'iter è stato completato da un emendamento, introdotto in sede di conversione del decreto-legge n. 104 del 2020, che ha portato al decreto ministeriale del 27 ottobre 2021.

È stato quindi definito - e questa è sicuramente un'opera meritoria, sotto questo punto di vista, del provvedimento - con maggiore precisione non solo il perimetro professionale dell'operatore socio-pedagogico, ma in termini più estesi il significato del limite degli aspetti socio-educativi della professione negli ambiti socio-assistenziali e socio-sanitari, chiarendo il significato esatto della locuzione “aspetti socio-educativi” ripresa in tutte le norme quale limite stesso dell'attività professionale.

Il rischio è che la norma in esame, legificando ciò che era opportunamente regolamentato da un decreto ministeriale, invece che chiarire e fare sintesi, possa creare ulteriore confusione.

Quindi, in uno spirito collaborativo con la maggioranza, anche in considerazione del fatto che abbiamo proposto modifiche non finalizzate a stravolgere l'impostazione del testo ma a correggere dei punti poco chiari, e anche considerando il ragionamento che ho fatto sul piano generale riguardo agli ordini e alla costituzione anche di quest'ordine, il voto del gruppo di Italia Viva-Azione sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il cambiamento epocale provocato dalle trasformazioni tecnologiche, socio-economiche ed ambientali ci impone una profonda riflessione sul ruolo delle professioni educative. In Italia la legge Iori ha riconosciuto il valore scientifico della cultura pedagogica e il profilo professionale degli educatori socio-pedagogici e dei pedagogisti come professionisti sociali, senza però sfociare, come sarebbe stato naturale, in un provvedimento quale quello oggi in esame - per il quale Forza Italia annuncia il proprio voto favorevole - che formalizza, anche dal punto di vista normativo, la nascita delle due branche professionali.

Nel contesto attuale l'istituzione dei due albi delle professioni educative, quello dei pedagogisti e quello degli educatori professionali socio-pedagogici, appare quindi indispensabile al fine di offrire un quadro normativo e regolamentare che certifica la formazione e le competenze dei professionisti, valorizzando le professioni educative e proteggendo gli utenti dei servizi educativi.

Inoltre la costituzione degli albi consentirà di svolgere un ruolo di monitoraggio e controllo sull'esercizio delle professioni, fornendo informazioni preziose per la pianificazione delle risorse e la supervisione dell'adeguatezza delle pratiche professionali.

Sarebbe un errore, infatti, non capire che oggi le professioni educative non riguardano più solo l'ambito scolastico ma si estendono a vari contesti, come l'educazione degli adulti, la formazione professionale, l'educazione alla salute, l'educazione ambientale e la promozione della coesione sociale.

Gli educatori devono quindi essere in grado di operare in una gamma di contesti diversi e con diverse popolazioni, integrando il loro agire con le politiche pubbliche a vario titolo declinate. Questo sarà possibile solo immaginando una maggiore collaborazione tra i diversi settori e una migliore comprensione del ruolo che l'educazione può svolgere nel promuovere l'agenda sociale e politica, al fine di far progredire l'intera comunità. Creare pertanto due nuovi albi professionali specifici è già un ottimo punto di partenza.

Siamo in una fase storica in cui le sfide attuali richiedono nuovi compiti educativi che sono strettamente legati alla costruzione di comunità coese, inclusive e resilienti. La formazione delle professioni educative è fondamentale per riscoprire direzioni significative nell'agire educativo e perseguire obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell'umanità.

La professionalità pedagogica si sviluppa gradualmente attraverso l'interazione tra la formazione iniziale e quella continua, la riflessione sulla propria storia professionale e formativa e l'acquisizione di conoscenze, competenze, metodi e teorie in continua evoluzione nell'ambito dell'educazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). I professionisti dell'educazione devono, pertanto, acquisire un pensiero sistemico e critico per riflettere sui propri valori, percezioni e azioni, al fine di interagire in modo costruttivo e responsabile con il mondo attuale. Gli ambiti dei servizi alla persona, degli interventi formativi sul luogo di lavoro, della formazione permanente e dello sviluppo delle comunità richiedono professionisti dell'educazione in grado di affrontare l'incertezza e l'imprevedibilità delle situazioni, ripensando i modelli di intervento e integrando prassi e conoscenze consolidate. In tale contesto, l'istituzione di un albo delle professioni educative non è più differibile e pertanto Forza Italia dichiara il proprio voto favorevole al provvedimento in esame, a cui ha dato il proprio contributo costruttivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, ci accingiamo ad approvare una proposta di legge volta ad istituire l'ordine professionale multi-albo delle professioni pedagogiche, un provvedimento che ha visto praticamente tutte le forze politiche coinvolte e impegnate in uno sforzo di sintesi delle varie proposte di legge presentate su questo tema, che andavano tutte nella medesima direzione, sia pure con talune soluzioni diverse in relazione ad alcuni aspetti più particolari.

Ciascuna forza politica, chiaramente, ha dovuto rinunciare, magari, a qualche sfumatura sua propria per approdare a un testo unificato, che fosse largamente condiviso, e, soprattutto, per rendere l'impianto coerente, lineare e di facile applicazione. Fatemi sottolineare, però, che il MoVimento 5 Stelle, essendo stato il primo a depositare una proposta di legge sul tema, la n. 596 a mia prima firma, proprio all'inizio della legislatura, ha fatto da apripista nel porre all'attenzione delle altre forze politiche queste istanze provenienti dal mondo dell'associazionismo di categoria, in particolare.

L'obiettivo di fondo di questo intervento è quello di valorizzare il ruolo e la funzione delle professionalità dell'educatore socio-pedagogico e del pedagogista, tributare finalmente a queste figure un riconoscimento sia giuridico sia sociale, affermare la necessità di una presenza sistematica e non più occasionale di tali competenze nei numerosi ambiti che riguardano la vita dei cittadini. Accanto a quest'obiettivo, ce n'è uno di più immediato effetto, quello di confermare, chiarire e completare il nuovo quadro normativo derivante dagli interventi legislativi, purtroppo, fin qui, un po' frammentati, che si sono susseguiti negli ultimi anni.

Nell'impianto originario, precedente rispetto ai più recenti interventi legislativi, malgrado la formazione dell'educatore socio-pedagogico non sia sovrapponibile al percorso formativo dell'educatore socio-sanitario, così come del resto non sono sovrapponibili le aree, le finalità d'intervento e le prestazioni che le due categorie di professionisti offrono, ebbene, i due profili sono stati compresi nel più ampio genus dell'educatore professionale.

Una netta distinzione tra le due figure professionali si è avuta solo nel 2013 con la legge n. 4 in materia di professioni non organizzate, dapprima, che ha escluso dal campo di intervento degli educatori socio-pedagogici le attività tipiche o riservate agli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie. Successivamente, questa distinzione è stata rafforzata dalle disposizioni che abbiamo più volte richiamato in quest'Aula, quelle della legge n. 205 del 2017, che hanno meglio definito gli aspetti socio-educativi della qualifica, gli ambiti di intervento, i servizi e i presidi destinatari dell'esercizio dell'educatore professionale socio-pedagogico. Successivamente, c'è stato il decreto del Ministro della Salute, pubblicato a marzo del 2022, concernente l'attività dell'educatore professionale socio-pedagogico, che ha provveduto ad escludere gli apprendimenti inerenti all'ambito patologico e riabilitativo, marcando ulteriormente la distinzione tra le due professioni: da un lato, gli educatori socio-pedagogici, dall'altro, gli educatori sociosanitari. Il comma 3 dell'articolo 1 del decreto che ho appena citato è netto sul punto e stabilisce che l'educatore professionale socio-pedagogico svolge la sua attività in ogni caso con riferimento agli apprendimenti estrinseci all'ambito patologico e riabilitativo, quindi, escludendo le funzioni dell'educatore professionale socio-pedagogico dal trattamento di tutte le dimensioni di disfunzionalità connesse a quadri diagnostico-terapeutici. Perché ho fatto questo excursus che magari può apparire un po' complicato? Per dire soltanto che finalmente, oggi, forse, compiamo l'ultimo passo, che però è quello decisivo, verso l'affrancamento in qualche modo delle due professioni, quindi, l'affrancamento delle professioni pedagogiche dalle professioni sanitarie. I servizi educativi di certo concorrono a promuovere il benessere e la salute delle persone di ogni età, ma operano sulla base della pedagogia, che è la scienza di riferimento per l'educazione. Pertanto, i pedagogisti e gli educatori socio-pedagogici sono gli unici professionisti legittimati e abilitati a svolgere le attività educative in tutti gli ambiti previsti già con la legge n. 205 del 2017, con la legge n. 145 del 2018 e con il decreto legislativo istitutivo dei relativi corsi di laurea. Proprio sul percorso formativo abbiamo fatto chiarezza in questa proposta di legge, perché con questo provvedimento vengono indicati i corsi di laurea e i relativi titoli abilitanti che consentono l'accesso alle professioni pedagogiche. Mi piace sottolineare che si è fatta una scelta ben precisa dei titoli abilitanti, che poi era la scelta che avevamo portato all'attenzione con la nostra proposta di legge, non era una scelta scontata, c'è stato un ampio dibattito in Commissione, perché c'erano visioni diverse su questo punto; alla fine, siamo felici che in qualche modo abbiamo convinto, con la soluzione da noi proposta, che non c'è bisogno di un esame di Stato per ottenere l'abilitazione all'esercizio delle professioni pedagogiche, ma sono sufficienti il percorso e i titoli abilitanti. Questa rinnovata cornice normativa intende riconoscere autonoma dignità alle figure professionali dell'educatore socio-pedagogico e del pedagogista, e, in assoluta coerenza con questo obiettivo, si pone l'istituzione dell'ordine delle professioni educative, quale ente esponenziale competente a rappresentare le istanze di queste categorie professionali nelle sedi istituzionali. Guardate, è fondamentale avere una rappresentanza nelle sedi istituzionali, dove si prendono decisioni che impattano sulla vita di queste categorie professionali. L'ordine avrà, inoltre, il compito di dotare la categoria di un unico codice deontologico, di curare la tenuta dei rispettivi albi professionali e, in generale, assumerà il ruolo di garante della qualità delle prestazioni rese dagli iscritti con effetti positivi per l'indipendenza e l'autorevolezza della professione, a tutto vantaggio degli utenti che, ricordiamolo, sono costituiti soprattutto dai soggetti più fragili della nostra società: minori, anziani, disabili, soggetti con deficit educativo o relazionale. È necessario, quindi, che tali professionisti, nell'esercizio della propria attività, che sia di valutazione, progettazione, di intervento o di consulenza in ambito educativo e pedagogico, nonché di ricerca e di didattica negli stessi ambiti, operino con l'autonomia scientifica e la responsabilità deontologica che solo un ordine professionale può garantire.

L'istituzione dell'ordine professionale e dei rispettivi albi contribuirà a far emergere nuovi ruoli professionali per gli educatori socio-pedagogici e per i pedagogisti. Mi piace pensare, ad esempio, o comunque la mente va a tutte le attività ausiliarie come consulenti tecnici presso il tribunale di nuova costituzione, quello per le persone, per i minorenni e per le famiglie; lì, avranno sicuramente un nuovo spazio. Uno degli effetti di questa proposta di legge, ne sono certa, sarà proprio quello di creare nuovi spazi per le professioni pedagogiche. Permettetemi, proprio a tal proposito, di informare quest'Aula e anche chi ci sta seguendo che proprio su iniziativa del MoVimento 5 Stelle, con un emendamento a mia prima firma presentato nel corso dell'esame della proposta di legge in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, abbiamo messo nero su bianco che è ormai divenuto imprescindibile promuovere la presenza strutturata di pedagogisti ed educatori socio-pedagogici negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, per offrire ai docenti, agli studenti e alle famiglie un servizio che abbiamo chiamato “servizio di coordinamento pedagogico”, proprio come suggerito da alcune associazioni di categoria sentite in audizione. Noi crediamo che uno staff di educatori e pedagogisti all'interno delle scuole potrà dedicarsi all'osservazione delle dinamiche che si sviluppano all'interno del gruppo classe, in modo da cogliere eventuali segnali sintomatici di disfunzioni nelle relazioni tra pari, ma anche nelle relazioni tra studenti e docenti. Potrà coadiuvare il corpo docente nella gestione di quelle disfunzioni, potrà tenere incontri informativi e formativi con le famiglie, quale valido e qualificato servizio di sostegno alla genitorialità e alla funzione educativa, sempre più complessa da esercitare in un mondo che offre ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze stimoli e sollecitazioni sempre nuovi, spesso contraddittori tra loro o contraddittori rispetto ai messaggi e ai valori che le famiglie e le agenzie educative cercano di trasferire, attraverso cui non è facile barcamenarsi, orientarsi, senza una guida adulta che sappia gestire le informazioni.

Oggi più che mai, Presidente, e concludo, i nostri bambini e le nostre bambine, i preadolescenti e adolescenti, che hanno tra l'altro attraversato la difficile esperienza della pandemia e quell'isolamento sociale che per un periodo ne è purtroppo necessariamente derivato, hanno necessità di un supporto in più.

Il MoVimento 5 Stelle ha a cuore la crescita sana dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, ha a cuore la nascita di relazioni sane, crede fortemente nella funzione educativa e nella centralità dell'approccio educativo come risposta alle difficoltà che i nostri giovani possono manifestare, che sono spesso frutto proprio di un deficit educativo. Dunque, il MoVimento 5 Stelle non poteva che impegnarsi e adoperarsi con iniziative concrete per valorizzare il ruolo dei professionisti dell'educazione. È per tutte queste ragioni che dichiaro, quindi, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miele. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente. Questa proposta di legge, finalizzata alla regolamentazione delle professioni operanti in campo pedagogico ed educativo, vuole riconoscere la cornice normativa atta a valorizzare il ruolo e il lavoro svolto da figure che costituiscono una risposta concreta e attuale ai bisogni educativi che la nostra società richiede. Finalmente, si supera un vulnus molto grave. L'istituzione di un albo e di un ordine professionale rappresentano una modalità di approccio sistemica e corretta per garantire dignità e rispetto a mestieri ai quali spesso è mancato il riconoscimento valoriale.

Questi profili sono figure chiave per un'indispensabile innovazione del sistema welfare secondo un'ottica promozionale. Una comunità educante deve porsi l'obiettivo di dare pari opportunità al mondo interno e al mondo esterno di ogni individuo, e per farlo ha bisogno che la sfida educativa attraversi tutti i settori della società, incoraggiando una pratica attiva. Questa rivoluzione passa attraverso gli spazi, le relazioni, l'apprendimento intergenerazionale. Insomma, un'educazione permanente in famiglia, a scuola, nella società. La vera sfida, Presidente, l'hanno accolta il Parlamento e il Governo italiano, che finalmente hanno riconosciuto valore al merito di chi si è formato, ha acquisito competenze specifiche che mette a disposizione della nostra comunità.

Oggi rispettiamo la democrazia dando voce al popolo, un popolo che ha vissuto una crisi emergenziale pandemica, che ha rivoluzionato l'esistenza di intere generazioni e famiglie, con aumento della disoccupazione, delle diseguaglianze e crisi in quasi tutti i settori della nostra vita. Facciamo i conti con una società liquida, in cui abbiamo bisogno di ritrovare il vero senso di comunità, di riappropriarci della nostra identità attraverso punti di riferimento qualificati. Questa proposta di legge ci pone nella direzione giusta, ci guida e ci rassicura sulla responsabilità che ci vogliamo prendere, quella di tutelare le fragilità, supportare i giovani, sostenere i progetti di vita adulta, aiutare a comprendere le diversità tutte.

Tutto questo si può e si deve fare attraverso modelli virtuosi, che non si impartiscono in lezioni ma che diventino esempi. Qui ed ora l'esempio siamo noi, che mettiamo ordine lì dove per anni c'è stata una violazione netta del diritto del lavoratore qualificato di vedere finalmente riconosciuto un proprio diritto. Soprattutto, mettiamo fine al valzer delle migliaia di certificazioni, che oggi vedranno finalmente un progetto vero e qualificato. Con orgoglio ricordo figure come Montessori, Pestalozzi, Milani, Manzi, grandi maestri che con le loro pratiche educative hanno lasciato un segno, hanno creato nuovi percorsi.

Abbiamo sfide importanti davanti a noi, che partono dall'inclusione, dalla cooperazione, dall'aggregazione e dall'accettazione, da fare insieme e con amore. Grazie a questa proposta di legge siamo sicuri che il supporto professionale non mancherà, perché, come dice Montessori, il nostro mondo è stato lacerato e ora ha bisogno di essere ricostruito. La pedagogia e le scienze dell'educazione danno accesso e permettono di operare come dipendenti nelle scuole, enti locali, servizi del Ministero della Giustizia, università, ASL, aziende, imprese, enti del privato sociale, sportivo e motorio. Si possono svolgere anche attività indipendenti. Eppure, soprattutto per la figura dell'educatore, dopo fatica e studio, abbiamo una grandissima fuga da questo mestiere, assistiamo veramente a un esodo, perché questa professione non è considerata socialmente. Insomma, l'opinione pubblica fatica a dare giusto valore al lavoro dell'educatore, con la conseguenza che molti servizi fondamentali vengono tralasciati e non si trovano professionisti. Gli educatori a scuola sono spesso visti come quelli che accompagnano in bagno il bambino con disabilità, ed è un retaggio culturale su cui noi dobbiamo lavorare. Oggi abbiamo iniziato a farlo.

Un'ulteriore riflessione riguarda il fatto che le professioni educative sono per lo più appannaggio dell'universo femminile, motivo per cui ancor di più dobbiamo lavorare e lavorare meglio. La pedagogia, non dimentichiamolo, è la lettura della realtà sotto il profilo dell'educazione per la realizzazione di un possibile mondo migliore, è l'insieme dei processi e degli strumenti attraverso cui una società trasmette il patrimonio di conoscenze, valori, tradizioni e comportamenti che la caratterizzano, e famiglia e scuola sono le prime agenzie educative.

Famiglie e scuola che dobbiamo sostenere, facendo in modo che ci sia un lavoro dignitoso per tutti e che ci sia soprattutto il riconoscimento, perché l'educazione diventi per noi veramente un fattore sociale. Una scarsa disponibilità economica alimenta l'assenza di accessibilità scolastica e culturale, avviando un circolo vizioso in cui le due componenti si influenzano a vicenda. È questo circolo che dobbiamo interrompere e oggi, con questa proposta di legge, sicuramente abbiamo iniziato questo lavoro. È per questo che annuncio il voto favorevole del gruppo Lega a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Come citava la mia collega Piccolotti, questo provvedimento ha luci e ombre in questo caso. Devo dire che l'esame parlamentare, condotto prima in Commissione e poi in Aula, ha offerto un passaggio sicuramente significativo per migliorare il testo. Proprio per questo, alla luce anche delle modifiche che sono state introdotte ieri, rispetto all'eliminazione dell'esame di Stato, e oggi con l'accoglimento dell'emendamento Piccolotti, il voto del Partito Democratico sarà un voto favorevole, alla luce del fatto che l'emergenza epidemiologica che abbiamo vissuto negli anni passati ha fatto emergere, all'interno della nostra società, fragilità pedagogiche ed educative che erano presenti nella nostra società - penso alla scuola, in particolare - già prima della pandemia.

Spesso ci siamo trovati a confrontarci su questi temi in quest'Aula, sul disagio che attraversa gli studenti, i docenti, la comunità scolastica nel suo insieme. Anche vicende di cronaca più recenti ci portano a interrogarci sugli strumenti e sulle strategie più efficaci per contrastarlo e per assicurare, soprattutto, un benessere educativo e psicologico tramite azioni concrete. Colleghi, la scuola è davvero il luogo d'incontro di storie diverse, di provenienze familiari e sociali differenti, di modalità anche relazionali differenti, di cui ogni persona è portatrice, ed è un luogo dove dobbiamo promuovere proprio quel benessere e quel contrasto al disagio, investendo su un tema chiave, su un tema che è quello della comunità, una comunità di cui prendersi cura anche attraverso delle professionalità specifiche, attraverso un lavoro educativo che affianchi il compito importante che i docenti quotidianamente portano avanti all'interno della scuola. In questo senso, il pedagogista e l'educatore possono davvero accompagnare l'opera della scuola, dei genitori, degli studenti, degli insegnanti, affinché le relazioni educative siano davvero al centro della comunità nei più diversi contesti territoriali.

Lo scopo a cui dobbiamo mirare è proprio quello di consentire alle persone di raggiungere le loro naturali potenzialità all'interno dell'ambiente in cui vivono, mediando i conflitti, favorendo lo sviluppo dell'unicità della persona attraverso uno strumento chiave che ho citato anche nell'ordine del giorno a mia prima firma e nei miei interventi, quello della comunità educante. Quest'ultima è fatta non solo dalla scuola, ma anche dagli enti locali, da tutte quelle realtà come quelle del Terzo settore, degli oratori, della rete dei pedagogisti e anche degli psicologi che possono dare una mano grande ai ragazzi, nel loro percorso scolastico, e alla scuola stessa.

E proprio su questo tema la proposta di legge che ci apprestiamo a votare si intreccia profondamente con quanto appena detto, perché il pedagogista e l'educatore accompagnano l'opera della scuola nel rapporto tra i genitori, gli studenti e i docenti, con valore e ruoli molto importanti nel recuperare, per esempio, i fenomeni di fragilità e di vulnerabilità, di abbandono scolastico precoce e di dispersione, prevedendo e contrastando la grave emergenza legata alle povertà educative, creando in concreto una scuola inclusiva, in cui le fragilità e le criticità relazionali possono essere eliminate attraverso una costante azione di prevenzione.

La proposta di legge, che oggi ci apprestiamo ad approvare, affronta tali tematiche e fa emergere il valore e l'importanza di queste figure professionali, anche attraverso l'istituzione di un albo. Avremmo preferito, rispetto all'albo, una soluzione parzialmente diversa, come abbiamo riconosciuto anche ieri nel dibattito in Aula, ma riteniamo che esso possa essere, d'altro canto, un'opportunità per dare forza e fare emergere soprattutto la necessità di tutela di tali figure e per il riconoscimento professionale, come emerso in modo forte anche negli interventi di chi mi ha preceduto.

Siamo soddisfatti che sia stato eliminato l'esame di Stato. Abbiamo cercato di realizzare un lavoro non pregiudiziale, di merito, di contenuto e di confronto, come l'esame in quest'Aula ha potuto fare emergere, anche alla luce del lavoro proficuo che, all'interno dell'intergruppo per le professioni educative, presieduto dalla collega senatrice Simona Malpezzi, stiamo cercando di portare avanti, affrontando le emergenze legate a queste figure e provando a valorizzarne soprattutto l'importanza all'interno della comunità scolastica, facendo tesoro di alcune parole d'ordine, che abbiamo citato spesso: il tema dell'inclusione scolastica e sociale, della promozione del benessere delle persone, l'attenzione ai bisogni educativi e formativi. Come ricordavo ieri, le parole sono importanti e le avremmo volute leggere nel testo e nelle definizioni di queste due figure professionali. Non ci sono, ma ci auguriamo che il passaggio al Senato sia un'occasione in più per intervenire e per migliorare il testo, affrontando anche il tema occupazionale e l'emergenza educatori, di cui parlavo e che è rientrata in molti degli ordini del giorno che abbiamo discusso questa mattina. Non possiamo, infatti, nasconderci che le professioni educative hanno bisogno di un ancora maggiore riconoscimento della propria dignità professionale, non solo della propria figura giuridica, perché, in un momento come questo, in cui si richiedono maggiori professionalità, tali professionalità hanno la necessità di un riconoscimento specifico. Assistiamo spesso a fenomeni di abbandono, alla mancanza di queste figure, spesso, tra l'altro, femminili, come ha ricordato anche la collega Miele. Proprio per questo, quei turni pesanti, quello scarso personale e quelle retribuzioni insufficienti ci impongono, in tal senso, di intervenire e di farci carico del problema. Mi auguro che il Governo, avendo accolto il mio ordine del giorno, con tempestività e rapidità convochi quel tavolo operativo dedicato in particolar modo alla figura degli educatori, perché c'è una grande attenzione rispetto al provvedimento che stiamo esaminando in quest'Aula, una grande attenzione rispetto all'emergenza, che quotidianamente gli educatori e chi lavora nell'ambito socio-educativo affronta costantemente. Occorre riflettere e superare soprattutto la situazione di emergenza, adottando una strategia multilivello, contrattuale, lavorativa, economica, anche con risorse che debbono essere stanziate con un'assunzione di responsabilità da un punto di vista politico. Sarebbe anche utile - potremmo ragionarci magari nelle Commissioni competenti - avviare un'indagine conoscitiva sulle criticità che investono il settore, per dare strumenti ed elementi in più per poter lavorare, perché il ruolo dell'educatore e delle professioni pedagogiche oggi è ancor più rilevante proprio in ragione delle condizioni di estrema difficoltà socio-economica che tocca il Paese, che penalizza spesso i minorenni nel loro sviluppo cognitivo ed emotivo, ma che tocca anche gli adulti e gli anziani in processi di inclusione sociale e di educazione permanente.

Oggi queste proposte di legge danno grande centralità a tali figure ed è un bene che il dibattito sia stato approfondito e concentrato su esse. È un tassello in più, non basta e non conclude il percorso che abbiamo davanti, ma è un passo in avanti e, appunto, di piccoli passi è spesso fatta l'attività istituzionale e politica. Quindi, colleghi, affrontiamo e cogliamo la sfida che oggi parte da quest'Aula e che, in parte, abbiamo affrontato parlando di queste professioni, una sfida che richiede però strumenti, risorse strategie e, soprattutto, la volontà di investirvi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, intervengo con duplice soddisfazione nel corso di queste dichiarazioni di voto su un provvedimento che reca la mia prima firma, unitamente a quella di altri colleghi, a testimonianza di un impegno che Fratelli d'Italia ha cominciato nel silenzio e nella distrazione generale già nella scorsa legislatura, quando eravamo l'unico partito di opposizione e certamente non avevamo i numeri per portare il tema all'attenzione di questa Assemblea . Oggi che la situazione si è ribaltata, noto con piacere la condivisione da parte di tutti i gruppi parlamentari, a testimonianza del fatto che il percorso di ascolto, che intraprendemmo nella scorsa legislatura con il dipartimento professioni - che la collega Schifone guida all'interno del partito - era un percorso virtuoso, che porta i suoi frutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non posso ovviamente che ringraziare per le sollecitazioni intelligenti e puntuali l'Anpe, l'Associazione nazionale dei pedagogisti italiani, alla quale si sono unite via via, nel corso del tempo, moltissime altre associazioni, in uno sforzo corale, per dare alla figura dei pedagogisti la dignità che meritano e ciò non solo per il lavoro che, nel corso della storia, hanno svolto nella società importanti figure. Cito Maria Montessori e don Lorenzo Milani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma un doveroso tributo, a mio avviso, va reso a uno dei padri della pedagogia moderna, il professore De Bartolomeis, recentemente scomparso, al quale va appunto tributato onore per l'impegno profuso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Infatti, Presidente, valorizzare una professione e dargli dignità, al contrario di quanto taluni credono, non significa voler creare una lobby o qualcosa di simile. Una professione valorizzata, una professione adeguatamente tutelata, è una garanzia principalmente per gli utenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non solo per i professionisti. Sapere che ad affiancare gli italiani di domani in un percorso educativo saranno professionisti adeguatamente stimolati e coinvolti in un percorso complessivo, secondo me, è una garanzia.

Il provvedimento ha conosciuto una lunga gestazione nel corso dei lavori della Commissione, per la quale ringrazio tutti i commissari della Commissione competente, ratione materiae. Un ringraziamento particolare, per l'impegno e l'attenzione, va all'onorevole Amorese, capogruppo di Fratelli d'Italia, e all'onorevole Cangiano, relatore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ha saputo fare sintesi fra le diverse sensibilità che albergano in quest'Aula.

Presidente, mi avvio alla conclusione, anche se potrei parlare molto a lungo di un provvedimento articolato. Alla base di questo nostro impegno - che è partito da Fratelli d'Italia, trovando poi la condivisione, mi auguro unanime, della Camera dei deputati - credo vi sia la necessità di istituire questi albi professionali, affinché vi siano maggiore garanzia, maggiore tutela, maggiori diritti, ma anche - lo voglio ricordare - maggiori doveri, perché un albo professionale comporta diritti per un professionista, ma anche dei doveri da rispettare, in una sola parola, regole che costituiscano garanzia per tutti.

Concludo con una frase che mi ha molto colpito. Presidente, le confesso di non essere mai stata un'appassionata di pedagogia. Ho cominciato a leggere i primi libri quando ho scoperto che sarei diventata mamma e, tra i libri di Maria Montessori che ho letto con grande interesse, c'è stata una frase che, più di altre, mi ha colpito. Maria Montessori diceva: “Se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà che venire dal bambino, perché in lui si costruisce l'uomo del domani” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è la base dell'impegno che abbiamo voluto trasferire in questa proposta di legge e sono particolarmente orgogliosa che la legge di iniziativa parlamentare vedrà oggi l'approvazione unanime da parte di quest'Aula. Quindi, grazie a tutti i colleghi e grazie a tutti i pedagogisti e alle pedagogiste italiani per il lavoro che svolgono ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 596-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - Testo unificato - A.C. 596-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 596-659-952-991-A: "Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 551 - D'iniziativa dei senatori: Segre ed altri: Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (Approvata dal Senato) (A.C. 1178​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1178: Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti.

Ricordo che, nella seduta del 3 luglio, si è conclusa la discussione generale e le relatrici e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge. Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Signor Presidente, chiedo una sospensione per la formulazione dei pareri. Non li ho ancora, poiché gli ordini del giorno sono arrivati ora.

PRESIDENTE. Sono quattro.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sì, esatto.

PRESIDENTE. Sottosegretario, di quanto pensa di aver bisogno?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Di 15-20 minuti (Commenti).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta a questo punto fino alle 12,40.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 12,40.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 1178.

Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il Governo accoglie tutti gli ordini del giorno, nn. 9/1178/1 Orrico, 9/1178/2 Morassut, 9/1178/3 Gianassi e 9/1178/4 Malaguti.

PRESIDENTE. Dunque gli ordini del giorno nn. 9/1178/1 Orrico, 9/1178/2 Morassut, 9/1178/3 Gianassi e 9/1178/4 Malaguti sono accolti.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, non nascondo, al pari dei colleghi deputati che mi hanno preceduto, come ad esempio il collega del mio gruppo, l'onorevole Bicchielli, una certa emozione nell'intervenire su Matteotti nella stessa Aula che ha mostrato a tutta l'Italia chi era veramente Giacomo Matteotti. Una figura a cui sono legato particolarmente per un aspetto che me lo ha reso sempre più familiare: mio padre Francesco, da Questore della Camera, ha frequentato le stesse aule e la stessa biblioteca di Matteotti e alla sua figura ha dedicato ore di studio e di lavoro, andando a scovare negli archivi della Camera documenti inediti e riportando poi i risultati delle sue indagini in un libro scritto a quattro mani con Giulio Scarrone, dal titolo, molto eloquente, “Perché fu ucciso Matteotti?”.

È la domanda delle domande, quando si parla di Matteotti. Una domanda che fu considerata retorica sin dall'inizio, sin dal giorno della sua morte, quando non fu difficile immaginare che il suo assassinio fosse legato alla denuncia di brogli elettorali, effettuata con dovizia di particolari e pronunciata proprio in quest'Aula contro il Governo a trazione fascista, il 30 maggio 1924. Secondo alcuni storici, non fu tanto quella denuncia a decretare ufficialmente la sua condanna a morte quanto, invece, lo studio e le indagini che Matteotti stava conducendo sulla corruzione del Governo, in particolare sulla vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclar Oil. Su tale questione e su altre gravi accuse nei confronti del Governo pare che Matteotti dovesse riferire in Aula proprio quel 10 giugno 1924, in cui fu rapito e colpito a morte.

Le argomentazioni sulle cause e sul contesto storico relative al suo assassinio saranno sicuramente oggetto delle iniziative che avranno luogo l'anno prossimo per le celebrazioni del centenario della sua morte. Tuttavia, in questa sede mi preme sottolineare un aspetto in particolare. Le ragioni che, in fin dei conti, portarono al suo estremo sacrificio sono essenzialmente legate al suo modo di intendere la politica, la vita parlamentare e l'impegno sociale, ragioni non tanti ideologiche, quanto essenzialmente pratiche. Matteotti è certamente considerato, a buon diritto, un simbolo della lotta contro il fascismo e contro ogni dittatura, anche comunista, non soltanto sulla base di contestazioni ideali classiche, come la libertà contro la tirannide, il progresso contro la reazione, la giustizia contro la sopraffazione, ma principalmente con una denuncia aperta e, soprattutto, documentata dei brogli, degli affarismi, dei falsi miti del regime. Politica tributaria, agricoltura, scuola, enti locali, bilancio di previsione, riforme elettorali: questi erano i suoi temi, questo era il suo pane quotidiano. Un impegno di studio e di analisi che lo portò ad essere uno dei deputati più attivi della XXV e XXVI legislatura. Matteotti non fu un dottrinario o un ideologo, fu un uomo pratico, un amante della concretezza. Il suo impegno costante era quello di andare al cuore della realtà, di lavorare per costruire e progettare soluzioni concrete. Preferiva di gran lunga dedicare il suo tempo alla lettura e all'esame dei bilanci invece che dedicarsi a vani discorsi filosofici. Fu questa sua concretezza a spaventare seriamente il regime. I dirigenti fascisti capirono subito di essere di fronte a un uomo che non amava la retorica. Non un uomo di parole, ma un uomo di parola, un uomo la cui tensione naturale, quasi ossessiva, era quella di far sì che ad ogni pensiero corrispondesse un'azione concreta e questo lo dimostrò anche nel modo in cui avviò la sua battaglia contro il fascismo. Se alcuni pensavano di combatterlo predicando la rivoluzione nelle piazze e altri, invece, ritenevano di condurre la stessa battaglia sostenendo il disimpegno, Matteotti, invece, fu quasi naturalmente sostenitore di una terza via, forse più efficace delle altre: studiare le carte, esaminare i bilanci, raccogliere prove certe. La terza via di Matteotti aveva un nome molto semplice: la realtà. Le cose non avvengono da sé, ma ad opera degli uomini, amava ripetere. Raccontare la realtà, raccontare la verità dei fatti, in un contesto fortemente ideologizzato dalla nascente propaganda, era forse l'antidoto più semplice e anche più complesso da adottare. Più semplice, perché in un clima perfettamente governato dalla propaganda basta anche una piccola luce accesa sulla realtà per riaccendere le menti e, dunque, la speranza; più complesso, perché un'operazione del genere richiedeva una componente fondamentale: il coraggio.

Credo, signor Presidente, che questo aspetto sia il lascito più forte che ha portato a mitizzare il personaggio Matteotti. La sua figura ci insegna che, per avere coraggio, è necessario avere idee e un pensiero talmente forti, talmente radicati e talmente entusiasmanti da arrivare a dare la propria vita. Il retroterra del coraggio sono le idee che lo muovono, il retroterra del coraggio è la bellezza di un'idea, è il correlato pensiero che tale idea possa diventare realtà e rendere felice qualcuno. Non ci si impegna in qualcosa, non ci si butta in un'impresa se non si è interiormente convinti che quell'impresa vale la pena di essere vissuta, vale la pena di portarla a termine, affinché qualcuno o più di qualcuno da tale impresa possa trarre vantaggio.

Se questo è, sicuramente, l'insegnamento più alto che Matteotti ci consegna, egli stesso fu promotore anche di un metodo per portare avanti e rendere concreto tale principio. C'è una sola frase che, in tal senso, mi ha colpito particolarmente: abbattere la borghesia è il meno, il più è costruire e preparare il socialismo dentro di noi. Tralasciando il binomio borghesia-socialismo, ciò che colpisce maggiormente è l'impalcatura verbale che sorregge tale binomio: non abbattere, ma costruire. Per lasciare una traccia nella storia, non c'è bisogno di abbattere qualcuno, non c'è bisogno di buttare giù un'idea a colpi di cannone, basta costruire la propria, con intelligenza, con le armi della proposta politica, con gli strumenti della democrazia. Su tale aspetto, ad esempio, Matteotti ammoniva i responsabili delle organizzazioni sindacali, ricordando che bisognava perseguire una visione organica e globale delle diverse istanze rivendicate dalle classi operaie, rifuggendo dalla difesa degli egoismi di categoria, in vista del soddisfacimento di interessi immediati e contingenti, fatti valere da particolari categorie di lavoratori. Una visione modernissima e attualissima, che fa di Matteotti un vero riformista, oltre che un realista della politica. Tale chiara visione riformista, come ha ben sottolineato Vincenzo Balzamo, figura di spicco del Partito Socialista negli anni Ottanta, nella prefazione del libro di mio padre e di Scarrone, la si evince anche quando - recito testualmente - cessato il primo conflitto mondiale, di fronte all'esplodere dell'esasperazione da parte delle masse popolari, la sua linea guida fu non tanto l'organizzazione di una forza politica in funzione puramente antitetica al massimalismo ma come proposta politica, da perseguire attraverso un programma nel quale le masse popolari potessero scorgere prospettive di un loro inserimento nella vita dello Stato, senza con ciò rinunciare agli obiettivi fondamentali della lotta per una società socialista.

Alla luce di quanto detto, è chiaro che una figura del genere potesse risultare scomoda per qualsiasi regime totalitarista, di qualsiasi colore e questo per una ragione molto semplice: caratteristica comune di tutti i totalitarismi - e non solo - è realizzare esclusivamente le azioni espressamente volute e autorizzate dal capo supremo ma, soprattutto, per tutti, il suo unico pensiero è quello che conta. Allora, il socialista Matteotti, raccontando la realtà, denunciando gli scandali e cercando di difendere la libertà di espressione in tutte le sue forme, rappresentava il pericolo più grave per il regime. Noi siamo convinti, Presidente, che lo spirito totalitarista può tornare a incarnarsi in nuove forme anche quando i regimi vengono superati. Recito testualmente quanto diceva Hannah Arendt: “Le soluzioni totalitarie potrebbero sopravvivere alla caduta dei loro regimi, sotto forma di tentazioni destinate a ripresentarsi ogniqualvolta appare impossibile alleviare la miseria politica, sociale ed economica in maniera degna dell'uomo”. Allora, io credo, Presidente che, con questa proposta di legge, noi riaffermiamo dei principi e dei valori che sono quelli dell'insegnamento di Matteotti, che sono quelli socialisti. Con il nostro voto favorevole, diamo dimostrazione che quelle idee rimangono vive in quest'Aula. Noi Moderati saremo paladini a difesa di quei principi e di quei valori (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Presidente, colleghi e colleghe, è un'emozione per me parlare oggi dallo stesso banco dal quale, il 30 maggio 1924, l'onorevole Matteotti prese la parola - lo hanno sottolineato anche altri colleghi in discussione generale - è un'emozione che questo banco sia assegnato al nostro gruppo, al gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Mi permetto di rivolgere l'invito a tutti gli oratori - a coloro che parleranno dopo di me - a venire a parlare da questo banco, da questo scranno parlamentare, un invito a tutti e tutte coloro che parleranno, di ogni gruppo politico, di destra o di sinistra, per simboleggiare, attraverso questo gesto, che i valori e i contenuti espressi da Giacomo Matteotti sono diventati finalmente patrimonio comune del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Questa è la questione fondamentale.

Matteotti è stato, prima di tutto, un grande parlamentare, è stato un grande italiano, è stato una persona che ha saputo svolgere nel miglior modo possibile il ruolo che gli era stato demandato dai cittadini e dalle cittadine italiane. Ha avuto il coraggio di rappresentare quelle idee che, in campagna elettorale, aveva faticosamente diffuso nelle campagne e nelle città del suo Polesine; ha avuto il coraggio di dire la verità in quest'Aula, che deve essere una caratteristica fondamentale del deputato, del parlamentare. Ha avuto il coraggio di difendere la democrazia; ha avuto il coraggio di rivolgere una chiara dichiarazione di accusa al potere costituito, che era responsabile delle violenze a causa delle quali gli elettori non erano liberi di esprimere la loro opinione. Questo è il tema che vogliamo sottolineare: noi tutti dobbiamo essere Giacomo Matteotti, noi tutti dobbiamo avere la forza di rappresentare sempre la verità in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), dobbiamo essere in grado di difendere la democrazia a ogni costo, perché assumere la responsabilità di rappresentare le cittadine e i cittadini significa avere il coraggio di andare sempre fino in fondo, di non avere paura, di non spaventarsi, di non essere omologati. È questo ciò che ha insegnato a noi, che facciamo questo importantissimo lavoro e svolgiamo questo importantissimo incarico, ma anche al nostro Paese. Non a caso, Giacomo Matteotti è stato definito il primo partigiano d'Italia, il primo che ha avuto il coraggio di opporsi, il primo che ha avuto il coraggio di dire a quel regime dispotico e sanguinario, a quel regime fascista, come effettivamente stavano le cose, come usurpava il diritto alla democrazia e il diritto di partecipare e di manifestare le proprie idee.

In quegli anni bui, era stata costruita una narrazione di odio, di paura e di violenze, per imporre un Governo antidemocratico e dittatoriale. Fu opera del Partito Nazionale Fascista, in quell'occasione riunito nella cosiddetta lista nazionale, frutto di una legge truffa - lo voglio ricordare -, la legge Acerbo che, di fatto, regalava la maggioranza al partito che prendeva più voti in quella tornata elettorale. L'ennesima legge truffa elettorale, che è sempre il metodo con il quale i sistemi politici dittatoriali e antidemocratici vogliono ottenere il consenso.

Matteotti, nel suo ultimo intervento, non fece altro che chiedere il rispetto dei cittadini, il rispetto dei diritti, il rispetto del diritto a partecipare. Chi di voi - credo tutti - avrà avuto occasione di leggere il resoconto di quell'intervento, avrà notato che la cosa più spregevole, in quell'occasione, furono le costanti e continue interruzioni, di cui il resoconto porta testimonianza, dei deputati della destra, dei deputati fascisti, che interrompevano costantemente Matteotti con offese e minacce.

Matteotti era consapevole di quello che gli sarebbe accaduto, non a caso quando finì il suo intervento a un collega disse: “preparate la mia orazione funebre”; sapeva quello che sarebbe accaduto e, ciò nonostante, continuò in modo chiaro la sua battaglia in difesa della libertà e della democrazia.

Matteotti era un parlamentare attento e studioso - ce ne sono tanti anche qui -, di quelli che studiano davvero perché, quando parlano in Aula, vogliono sapere cosa stanno dicendo e vogliono contribuire al benessere del Paese. Ecco, Matteotti è stato uno di quei parlamentari, sempre meticoloso e sempre preparato - così riportano le cronache di quei giorni -, non era uno di quelli che apriva bocca e affermava cose discutibili; no, era un politico che studiava. Veniva chiamato anche “tempesta” dai suoi colleghi, per il suo carattere irruente, per la sua capacità di stare sempre sul pezzo, per la passione che metteva e per il fatto che non lasciava mai perdere o correre nulla. Abbiamo bisogno di parlamentari così anche oggi, è questo l'insegnamento che noi vogliamo trarre e vorremmo che questo personaggio, questo grande italiano, fosse ricordato. È per questo che votiamo molto convintamente a favore di questa proposta di legge. Peraltro, anche noi qui, alla Camera, avevamo presentato una proposta simile a questa, ma ovviamente quello che ci rende orgogliosi è il fatto di poter votare a favore di una proposta di legge firmata da Segre, Napolitano, Cattaneo, Monti, Piano, Rubbia, Verducci e Patton; delle firme così autorevoli significano appunto che la Repubblica vuole omaggiare una personalità come quella di Giacomo Matteotti. Non basta - come faceva anche Matteotti, per dire la verità e rischiando la vita - auspicare che i fatti negativi non accadano, ossia non basta dire semplicemente che noi siamo per la democrazia, cosa che diciamo un po' tutti, ma bisogna essere in grado di opporsi, di alzarsi da questo scranno, sempre, quando è in discussione la libertà.

Bisogna essere in grado di riconoscere quello che nella storia è stato un elemento da condannare. In Italia, lasciatemelo dire, non sempre e non tutti hanno fatto i conti con il nostro passato, non sempre e non tutti hanno fatto i conti con il fascismo. Guardate che il fascismo non è stato soltanto un regime drammatico - lo conosciamo tutti - e deleterio per i diritti delle persone ma è una cultura, è una mentalità che noi dovevamo e che dobbiamo assolutamente sconfiggere. Non a caso, le violenze di quegli anni sono state il motivo per cui il fascismo è salito al potere.

Molti colleghi giustamente hanno già fatto citazioni dell'intervento del 30 maggio 1924. Io ne voglio fare un'altra - finisco, Presidente - che è la lettera che Giacomo Matteotti scrisse a Filippo Turati prima ancora della campagna elettorale, all'inizio di quella vicenda che poi portò alla sua morte. Scrisse Giacomo Matteotti: “Innanzitutto, è necessario prendere, rispetto alla dittatura fascista, un atteggiamento diverso da quello tenuto fino a qui; la nostra resistenza al regime dell'arbitrio deve essere più attiva, non bisogna cedere su nessun punto, non abbandonare nessuna posizione senza le più decise, le più alte proteste. Tutti i diritti cittadini devono essere rivendicati; lo stesso Codice riconosce la legittima difesa. Nessuno può lusingarsi che il fascismo dominante deponga le armi e restituisca spontaneamente all'Italia un regime di legalità e libertà. (…) Perciò un partito di classe e di netta opposizione non può accogliere che quelli i quali siano decisi a una resistenza senza limite, con disciplina ferma, tutta diretta a un fine, la libertà del popolo italiano” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (A-IV-RE). Presidente, colleghi, è un disegno di legge dal valore speciale quello che abbiamo l'onore di votare oggi. Lo abbiamo anche percepito negli interventi che mi hanno preceduto, che, venendo da forze politiche così diverse, si sono ritrovati sull'emozione di cercare di rappresentare e di essere all'altezza, nel parlare in quest'Aula, di coloro che, con tanta dignità e con tanto valore, ci hanno preceduto.

Ha una lunga storia anche questo disegno di legge. A nome del gruppo Azione-Italia Viva, ringrazio i colleghi che, al Senato e alla Camera, in questa e nelle precedenti legislature, se ne sono fatti portavoce. Il provvedimento, com'è stato detto, è nato su iniziativa della senatrice a vita Liliana Segre, con il supporto di altri senatori a vita, quali Giorgio Napolitano, Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia. Ma sono in tanti a essersene occupati. Ringrazio il senatore Nencini, che l'aveva fatto nella precedente legislatura, il collega Verducci, la collega Manzi che lo ha portato all'attenzione della Commissione in questa legislatura. Sicuramente sto dimenticando qualcuno, ma solo per rappresentare il sentimento comune che ci ha accompagnato nel fare un atto che non è solo l'atto simbolico di istituire una nuova data da ricordare bensì è quello di raccontare oggi finalmente, nel 2023, di una democrazia che è sufficientemente matura per vivere questo passaggio in modo unito.

Com'è stato detto, la proposta di legge è dedicata alla memoria e alla celebrazione della figura e del pensiero di Matteotti a cento anni dal suo assassinio, che ricorrerà il prossimo anno. Il 10 giugno 1924 è una data che tutti noi conosciamo, che Sandro Pertini ebbe a definire come data sacra. è già stato detto cosa era avvenuto. Per chi di noi è di Roma, è anche visivamente plastico il percorso che quel giorno Giacomo Matteotti stava compiendo. Era uscito dalla sua casa nel quartiere Flaminio, dove viveva con la moglie Velia e con i tre bambini piccoli, per recarsi alla Camera, dove avrebbe pronunciato uno dei suoi potenti discorsi contro il nascente totalitarismo. Gli fu impedito con la violenza. Dopo pochi metri, fu circondato e assalito. Dopo una furiosa colluttazione, venne rapito all'interno di una Lancia K e assassinato con una coltellata al cuore. Gli aggressori appartenevano alla cosiddetta Ceka o banda del Viminale, polizia segreta che era alle dirette dipendenze di Mussolini, all'epoca Presidente del Consiglio e anche Ministro degli interni.

Matteotti, deputato e capo socialista, pochi giorni prima, il 30 maggio, com'è stato ricordato, in quest'Aula aveva pronunciato un discorso di condanna senza appello del fascismo, di denuncia dei brogli elettorali, della corruzione, della violenza squadrista come essenza stessa del fascismo. Alla fine dell'intervento che lo condannò a morte, pronunciò la famosa Cassandra: “Io il mio discorso l'ho fatto, ora voi preparate il discorso funebre per me”. Nemmeno undici giorni dopo, l'onorevole fu rapito dagli squadristi e nel corso di una colluttazione, di cui abbiamo parlato, fu pugnalato. Il suo cadavere - anche qui è facile visualizzarlo per chi conosce Roma - fu rinvenuto, più avanti, lungo la Flaminia, in un bosco, a Riano.

La proposta di legge nasce proprio per ricordare a tutti i cittadini, a partire dalle giovani generazioni, da quelle che non hanno avuto, come noi, l'occasione di vedere raccontata questa vicenda, anche nei suoi dettagli biografici, la moglie e i figli, la voglia di essere presenti nelle istituzioni in un momento così significativo. Con gli articoli che abbiamo votato, ma anche con gli ordini del giorno che ne hanno ampliato la portata, si prevede di fare convegni e borse di studio, con una focalizzazione sulle giovani generazioni, sugli studenti universitari e sulle scuole secondarie, sul pensiero e sull'attività del parlamentare. Si prevede, inoltre, il restauro e la manutenzione straordinaria della casa-museo Matteotti, che si trova a Fratta Polesine, nella provincia di Rovigo, dove peraltro Matteotti è sepolto.

I colleghi che mi hanno preceduto hanno dedicato le dovute parole alla figura e agli insegnamenti di questo grande italiano, e hanno giustamente dedicato parole all'importanza che ci sia un'emozione concorde, in quest'Aula, nel votare e proporre questa legge. Evidentemente, con il gruppo Azione-ItaliaViva ci uniamo a questo sentimento.

Io vorrei solo aggiungere qualche parola sui luoghi che ricordano Matteotti perché, come dicevo, sono esemplari, e bene hanno fatto i colleghi Morassut e altri a estendere i luoghi che erano già presenti nella legge anche a Bologna, Firenze e agli altri luoghi che lo hanno visto protagonista, per motivi diversi, per ergere davvero a simbolo questo percorso. Ripeto che ho potuto vedere il monumento che si trova a Riano, in via Flaminia, all'altezza del bosco della Quartarella, dove il 16 agosto 1924 fu ritrovato il corpo del deputato socialista. È un monumento costituito da una semplice stele con alcuni triangoli. Le persone del luogo lo conoscono e lo onorano. Sicuramente, sarebbe bello che specialmente i nostri studenti e chi studia la storia potessero conoscerne meglio il significato e visitarlo. Allo stesso modo, penso al monumento dedicato a Giacomo Matteotti sul lungotevere Arnaldo da Brescia. Io ricordo che, da assessore di quel municipio, mi sono trovata più volte nelle celebrazioni, una volta anche con alcuni colleghi presenti in quest'Aula. Non sfuggirà a nessuno che il punto in cui è messo quel monumento, che talvolta abbiamo anche dovuto denunciare essere stato deturpato o abbandonato, meriterebbe una maggiore valorizzazione e - sottolineo - soprattutto conoscenza. Pensate, in quel punto del lungotevere Arnaldo da Brescia, all'altezza della curva da cui parte il Muro Torto, dove le macchine si affollano, si affastellano e passano velocemente, lì vicino c'è la scultura che Jorio Vivarelli realizzò per il cinquantesimo anniversario dell'assassinio. Fu realizzata all'epoca - lo ricordo - su iniziativa del Partito Socialista.

È un monumento che si conosce poco, se ne parla quando viene sfregiato o quando viene deturpato e sarebbe importante che, invece, i nostri studenti lo andassero a vedere. Purtroppo, oggi, è più facile trovare bottiglie rotte e cartacce che fiori o biglietti alle quattro, cinque piccole lapidi di commemorazione che si sono succedute negli anni da parte delle istituzioni. Peraltro, mi piace ricordare la figura di Jorio Vivarelli che fece quell'opera, quale soldato italiano di stanza in Montenegro, durante la Seconda guerra mondiale che, dopo l'8 settembre, fu imprigionato e deportato dalle forze naziste. Pensiamo anche alla Casa Museo di Giacomo Matteotti che ho menzionato, che è un'istituzione che, con legge n. 213 del 20 dicembre 2017, è stata riconosciuta dal Ministero dei Beni culturali per l'alto valore storico e politico che rappresenta, o all'archivio Matteotti che, attualmente è stato spostato, quindi, è bene inserire anche Firenze nell'itinerario, presso la Fondazione di studi storici Filippo Turati. Sono veramente molti i luoghi ed è importante che tutti, singolarmente, in un itinerario di valorizzazione, vengano conosciuti, valorizzati e, soprattutto, diano corpo a quella parte che è forse la più significativa della legge, quella rivolta alle nuove generazioni, a quelle di oggi e a quelle che ancora devono nascere. Concludo, Presidente. Perché costruire una memoria viva che diventi partecipazione e impegno civico ha bisogno di appartenenza e immedesimazione. Le giovani generazioni per rendersi conto di quello di cui stiamo parlando e per non considerarlo lettera morta o passato alle spalle devono poter visualizzare gli atti eroici di Matteotti, la forza, perché solo così potranno sentire questi valori, che sono immortali, come presenti e attuali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, voglio iniziare con le parole del Presidente Mattarella, che definiscono bene la cornice dell'odierna discussione: “I valori che la Costituzione è riuscita a portare nelle nostre vite erano per Giacomo Matteotti ideali ai quali dedicare ogni impegno ed energia. Questo rende Matteotti un esempio che parla ancora ai giovani e sprona tutti i cittadini ad avere cura della nostra Repubblica”.

La memoria è conoscenza e ci consente di vivere il presente in modo più consapevole. In quest'Aula, il 30 maggio 1924, Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, pronunciò il suo ultimo discorso da deputato, continuamente interrotto da contestazioni e insulti. Così concluse: “Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano”. Egli denunciò, in una durissima requisitoria, il clima di violenza che aveva fatto da cornice alle elezioni politiche del 6 aprile, si scagliò contro la legge Acerbo, contro i brogli e le violenze che avevano accompagnato il voto. L'Italia scivolava velocemente verso la dittatura e contro quell'infausta prospettiva, Matteotti sollecitò la resistenza senza limite, rivolgendosi ai puri di cuore, ricercando gli atti di coraggio e di fermezza, perché era giunto il momento di attingere a quelle energie morali che restavano intatte in mezzo al celere precipitare della situazione.

Giacomo Matteotti fu un martire, che si sacrificò in nome della libertà. Commemorandolo a Rovigo, nel 1985, nel centenario della nascita, l'allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, disse che nella vita e nelle opere di Matteotti c'era un insegnamento attualissimo: L'importanza della politica vissuta come fede e come ideale, scienza e cultura, in diretto rapporto con la propria intelligenza e le proprie convinzioni, senza alcuna concessione alle consuetudini, alle credenze, ai miti del tempo; la politica come dovere morale e creazione dell'uomo; la politica come volontà ed azione.

Sono trascorsi tanti anni, ma guardandoci intorno possiamo ben dire che quell'insegnamento è ancora attualissimo. Giacomo Matteotti fu, per tanti versi, un uomo estraneo alla fase storica in cui visse; un uomo che anticipò i tempi, un socialista riformista moderno, con idee chiare sulla democrazia come fondamento della libertà, sulla forma e sui doveri del Governo, sulla funzione dei partiti e dei sindacati, sul ruolo delle masse proletarie e contadine. In un partito che parlava solo di classe, egli preferiva dire “Nazione” e scrivere di “amor di patria”. In un partito che discettava solo di rivoluzione, egli indicava i beni irrinunciabili della libertà e della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Fu proprio l'amore per la libertà, unitamente alla fierezza del carattere - “Tempesta” lo chiamavano i compagni di partito - che lo portava a respingere ogni sopruso, a fare di lui il primo e più tenace avversario del fascismo e, parimenti, di tutti i totalitarismi, dei quali percepì da subito, prima e assai meglio di altri, il carattere autoritario e illiberale. Il suo certamente fu un sacrificio cosciente. Com'è stato ricordato dai colleghi, al termine del suo discorso, ai deputati che gli si stringevano attorno, egli disse con voce alta e serena: “Ora voi preparate il discorso funebre per me”. Fu un deputato esemplare per impegno, per combattività e per fede indomita e pugnace nella libertà e nella giustizia. Giacomo Matteotti fu apostolo di verità e di ragione, in senso etimologico. A lui è intitolato un numero di vie e di piazze come a nessun'altra personalità italiana del Novecento. Riscoprirne, quindi, l'opera e valorizzarne il pensiero, lanciare iniziative di approfondimento, sollecitare i giovani all'impegno quotidiano nella ricerca e nello studio di esempi che rischiararono quell'epoca buia significa contribuire a tenere vive storia, memoria e identità del nostro Paese. Il gruppo parlamentare di Forza Italia, come già annunciato dalla relatrice, Rita Dalla Chiesa, voterà convintamente a favore della proposta di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, ringrazio il collega Zaratti che ha rivolto a tutti noi l'invito a parlare dallo scranno che fu di Giacomo Matteotti e non nascondo l'emozione che forse si evince anche dalla mia voce un po' tremante. Il provvedimento in esame, oggi, in quest'Aula, rappresenta un momento importante per il Paese, poiché ci consente di tributare il giusto riconoscimento alla memoria di Giacomo Matteotti, deputato socialista assassinato dall'infamia fascista per la coraggiosa dirittura morale, etica e politica che lo animava e che lo portò ad affrontare consapevolmente la fine, pur di non sottacere parole di libertà, in nome del popolo italiano. È significativo che la proposta di legge sia a prima firma della senatrice a vita Liliana Segre, testimone in vita degli orrori prodotti dalla dittatura fascista. A lei va il nostro ringraziamento come cittadini, parlamentari e forza politica, per il suo instancabile impegno nel ricordare quella immensa tragedia umana che furono le leggi razziali e i campi di sterminio nazisti. Seppure in un Paese in cui la memoria storica non è sufficientemente condivisa da tutte le parti politiche, pensiamo al 25 aprile, oppure al 1° maggio, la figura di Giacomo Matteotti si staglia sopra molte altre e appartiene al pantheon dell'Italia democratica e repubblicana.

È una figura che non solo merita quanto stiamo ora approvando, ma che soprattutto meriterebbe di essere ancora di più conosciuta, e il suo pensiero divulgato alle giovani generazioni, per l'incredibile attualità che lo contraddistingueva e lo contraddistingue.

Quasi fosse una sorta di nemesi storica, l'eco delle parole di Matteotti riecheggia fino ai giorni nostri e ci invita a riflettere su diversi temi che animano il dibattito politico italiano, spesso avvelenato da tifosi pronti a tutto, pur di sostenere le regole della propria scuderia, e quasi mai interessati ad elevare la discussione su altri piani, dove albergano ragionamenti politici nell'interesse di chi ci ha votato e dei principi che troviamo nella nostra Costituzione, ma che spesso, colpevolmente, dimentichiamo per strada.

È utile, utilissimo anzi, rivisitare il suo pensiero, e appassionante è ascoltare le sue parole, quando si scagliava, con ineguagliata e ficcante veemenza, contro le derive autoritarie del potere, che si appropria delle istituzioni, anziché servirle, ed occupa manu militari, con onnivora e atavica fame, ogni postazione della vita democratica. Quando, in perfetta solitudine, esprimeva tutta la sua contrarietà ai conflitti, qualunque essi fossero, ritenendo un dovere morale, oltre che politico, quello di opporsi a soluzioni che non contemplassero come via preferenziale, quasi obbligata, il dialogo fra i popoli e le nazioni. Oppure quando, nel suo ultimo e celebre discorso, quello che gli costò la vita, denunciava, nella sacralità di quest'Aula, senza timore di intimidazioni e dimostrazioni muscolari di una maggioranza tracotante che di lì a breve si sarebbe trasformata in regime, il tentativo di sovvertire l'esito delle elezioni democratiche, modificandone il risultato.

Ecco perché, per queste ragioni e per molte altre, il suo pensiero e la sua figura rappresentano un ammonimento per le vicende storiche che viviamo e un modello di etica politica a cui ambire. Per noi, che ci adoperiamo ogni giorno nel compito difficoltoso di rappresentare le esigenze delle comunità che ci hanno eletto; per i cittadini e le cittadine di questo Paese, disabituati a interessarsi della vita della res publica, spesso per colpa di una politica distante anni luce dalle esigenze della base; per i nostri giovani, ai quali dobbiamo trasmettere il coraggio e la consapevolezza di non sentirsi mai sudditi e sempre protagonisti del cambiamento in positivo che possono e devono consegnarci con la forza delle loro visioni del futuro.

Ma, tornando a Matteotti e alle meritorie attività e traiettorie politiche ed istituzionali che portò avanti e di cui ancora adesso conosciamo troppo poco, chi era questo eminente personaggio? Fu uomo dai tanti interessi, eccezionalmente poliedrico e sensibile ai fenomeni sociali e politici, colto e raffinato nell'eloquio e nei ragionamenti legati al mondo della politica che conosceva molto bene, avendo attraversato tutta la trafila istituzionale, che lo aveva portato ad essere prima consigliere comunale e sindaco, ed ancora consigliere provinciale e deputato. Un'ascesa che lo condurrà a divenire segretario del Partito Socialista Unitario. Un impegno, il suo, che si consumò anche come sostenitore del movimento cooperativo e come organizzatore dell'associazionismo.

Giurista di talento, impegnato negli studi penalistici, giornalista, dirigente sindacale, che bene aveva intuito il valore del lavoro e la sua centralità nell'alveo di una società moderna e aperta verso nuove conquiste per i lavoratori e le lavoratrici.

Proprio oggi, dunque, durante questi lavori, mi si consenta, forse indegnamente, ma da parte mia con grande trasporto e rispetto, di ricordare un breve periodo del discorso che il 30 maggio del 1924 consegnava Giacomo Matteotti alla storia: “Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi (…). Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo (…). Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano, al quale mandiamo il più alto saluto, e crediamo di rivendicarne la dignità”.

Il prossimo anno saranno 100 gli anni dalla scomparsa di questo gigante della democrazia. Una ricorrenza importante, che deve servirci come esempio e come monito.

Viviamo tempi incerti e difficili, dove la paura di non riuscire a farcela, la paura delle straordinarie diversità che esistono nelle nostre società ormai multiculturali e multirazziali, la paura di una sostituzione etnica non possono prevalere sulla forza della speranza legata all'inclusione, alla libertà di essere ciò che si è, al desiderio di pacificazione e di dialogo tra popoli, perché sono queste le basi della via maestra per celebrare la vita umana nella sua pienezza, con coraggio, senza dimenticare che siamo tutti figli della lotta e della Resistenza antifascista.

È per questo che, come MoVimento 5 Stelle, voteremo convintamente a favore del provvedimento che istituisce le celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, mi sono chiesta quale sia l'insegnamento che si trae dalla vita e dalle opere di Giacomo Matteotti, e soprattutto che cosa si possa aggiungere, con un breve intervento, a quanto non sia già noto dalla storia.

Il 30 maggio del 1924, 10 giorni prima del suo assassinio, Matteotti tenne un discorso alla Camera e, appena terminato, disse ai suoi compagni di partito: io il mio discorso l'ho fatto, ora voi preparate il discorso funebre per me.

A proposito di Giacomo Matteotti, non solo si deve esprimere la più grande convinzione di quel deputato, il dovere di comandare e di restare nel posto più pericoloso per rivendicare i presupposti di qualsiasi civiltà e Nazione moderna, ma si deve sottolineare soprattutto il coraggio.

Il suo nome e il suo ricordo vanno proprio legati a questa logica di coraggio e di grande determinazione nel portare avanti le sue azioni e le sue idee. La grandezza di Matteotti - per cui oggi siamo qui a discutere una legge per celebrare la ricorrenza della morte - è proprio il possesso di due qualità rare tra i parlamentari di allora: il coraggio e il carattere. Era un uomo tutto d'un pezzo e alle sue idee credeva con ostinazione, e con altrettanta ostinazione le applicava. Chiunque lo incontrasse rimaneva colpito dalla sua serietà e dal suo stile antiretorico. L'antitotalitarismo era in Matteotti un fatto di ordine morale, prima ancora che politico, e il suo principale nemico era appunto questo, non solo il fascismo, ma anche ogni regime totalitario come il comunismo.

Oggi qual è, quindi, l'insegnamento che Matteotti ci lascia? Ritengo che sia assolutamente il coraggio e la forza morale di affermare sempre quello che si ritiene giusto per il bene del Paese, anche quando questo è scomodo o non conveniente politicamente.

C'era poi un'altra caratteristica che rendeva davvero Matteotti un personaggio unico nel panorama politico di allora, ed era il suo metodo di lavoro. Egli aveva un metodo dialettico, che oggi definiremmo anglosassone. Ragionava sulla base dei fatti, era freddo, preciso, tagliente. Con questo modernismo e con questo approccio moderno, che oggi potremmo definire di fact-checking, egli era in grado di provare quanto affermava.

La ricerca storica ci restituisce e restituisce a Matteotti l'identità di un vero e proprio operaio della politica, di un attivista coraggioso e determinato in cui tutti possiamo riconoscerci, con un metodo di lavoro solido, innovativo, moderno. Egli rappresenta così un esempio rimarchevole di quella categoria di servitori delle istituzioni che scelgono generosamente di dedicare la propria vita a individuare i problemi del Paese, a ricercarne le soluzioni e a farlo con metodo, lucidità e straordinaria dirittura morale, fino ad arrivare, come abbiamo detto oggi, all'accettazione dell'estremo sacrificio.

In conclusione, oggi siamo in grado di celebrare la figura di Giacomo Matteotti per i suoi tratti pragmatici e progettuali, arricchendo il ritratto di questo personaggio di uno spessore e di una consistenza attualissima. La sua è una figura viva e, per molti aspetti, contemporanea e portatrice di un messaggio eroico, in cui ci dobbiamo ritrovare tutti, di idealismo, coerenza, determinazione e coraggio, ma anche di rigore metodologico, di capacità pragmatica di lavorare per risolvere i problemi del Paese e le necessità dei cittadini, soprattutto di quelli di ceto più umile.

Pertanto, il Partito Lega-Salvini Premier vota favorevolmente all'istituzione della Giornata di celebrazione per la morte di Matteotti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentante del Governo: “Aveva nell'ovale degli occhi bruni e verdazzurri il riflesso de' suoi campi del Polesine, dell'acqua dei fossati che riverbera il fremito dei pioppi e disseta la lassitudine infinita di quei braccianti. Nell'agile persona, nel gesto tagliente, rivelava la stirpe tenace, calata dei greppi del Trentino. L'accento tenuemente, dolcemente veneto, non venezievole, ignorava la sdolcinatura. Mosse e sorriso di ragazzo. Fronte, e talora cipiglio, di studioso e pensatore. Animoso, a volte monello. Sobrio. Frettoloso sempre, come l'uomo il quale sa che, pur giovine, non avrà tempo da perdere”.

Queste parole furono pronunciate da Filippo Turati, in ricordo di Giacomo Matteotti, nel primo anniversario del suo omicidio. E per fare quanto propone l'articolo 1 di questa legge, promuovere e valorizzare la conoscenza e lo studio della sua opera e del suo pensiero, bisogna proprio ripartire dal Polesine, dalla sua scelta di vita.

Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine, un piccolo centro di circa 3.000 abitanti, a una quindicina di chilometri a Sud di Rovigo, il 22 maggio 1885 da Girolamo e da Elisabetta Garzarolo. I Matteotti erano originari di Comasine, un piccolo comune della Val di Peio, nel Trentino austriaco, ed erano giunti in Veneto effettuando lavori stagionali.

Il 2 dicembre 1921, in quest'Aula, intervenendo in un dibattito, ricordò le ragioni della sua adesione al socialismo: “Noi giovani, specialmente, provenienti da classi borghesi, abbiamo abbracciato l'idea socialista per un alto ideale di civiltà e di redenzione insieme alle nostre plebi agricole”.

Il territorio che conobbe da bambino aveva questi caratteri. Uno dei migliori medici della provincia di Rovigo raccontava al giornalista Adolfo Rossi nel 1983: “Due terzi della popolazione non mangiano che polenta; solo alla festa, e non sempre, si permettono il lusso di una fetta di lardo per companatico o di una minestra di riso cotto nell'acqua e condito con due gocce d'olio. Certe famiglie si sono ridotte a nutrirsi persino di cruschello!”. E ancora: “Con simile nutrimento gli organismi sono deboli, fiacchi, debilitati (…). Il freddo e il fumo, perché generalmente non possono bruciare che frasche umide e foglie secche, le quali producono molto fumo, una fiammata e punto calore. Spesso, dopo aver visitato un malato, io devo uscire per poter scrivere la ricetta, tanto è scuro l'interno delle capanne. E il fetore? Le basti pensare che certe famiglie sono così povere che non hanno neppure i più intimi utensili. I bambini fanno tutto sui pavimenti, che, imbevendosi di ogni sudiciume diventano dei focolari d'infezione”. Queste sono le ragioni che portarono Giacomo Matteotti a fare una scelta, una scelta di classe, sì: stare dalla parte dei più deboli e non dalla parte della sua classe. Lui non rinnegò mai le sue origini benestanti, però nei suoi scritti giovanili, alcuni dei quali ricorrono al 1904, appare forte l'influsso dell'ideologia evangelizzante di Prampolini e Badaloni, assertori di un'azione politica di massa, capace di suscitare il riscatto delle classi lavoratrici. Il riformismo di Matteotti era fortemente legato al filone tipicamente italiano del socialismo agrario, sviluppatosi nelle campagne della Valle Padana e per queste ragioni fu, come è stato ricordato, consigliere comunale in molti comuni, perché, all'epoca, la legge dava la possibilità di votare ed essere eletti a tutti i proprietari terrieri, e fu anche consigliere provinciale. Arrivò in Parlamento nel 1919, nel collegio con la più alta percentuale del Partito Socialista: il 73 per cento. Ma come arrivò in Parlamento?

Lo ricordò Oddino Morgari: “Passava ore e ore nella biblioteca della Camera a sfogliare libri, relazioni, statistiche, da cui attingeva dati che gli occorrevano per lottare, con la parola e con la penna, badando a restare sempre fondato sulle cose. Credeva che il fare così fosse un debito di probità intellettuale verso se stesso, il nemico e anche verso le masse, le quali hanno diritto di pretendere che i loro condottieri non le illudano, ciò che è un modo di tradirle, anche se involontario”. E ancora Morgari ricordava Matteotti piuttosto esile, snello, slanciato, molto distinto, gli occhi grigi ben aperti, la fronte piccola ed energica, il volto giovane, sempre rasato all'inglese, per lo più sorridente, a volte distratto, il passo svelto ed elastico che lo faceva superare al volo i corridoi e le scale, ma anche un padre premuroso che, finita la seduta parlamentare, correva a casa, impaziente di vedere i suoi tre bimbi, di voltarsi al suolo sul tappeto con essi per animarne i giochi.

È stato ricordato il discorso di Matteotti, l'ultimo discorso, pronunciato, quello del 30 maggio 1924, anche se non fu l'ultima volta in cui lui pronunciò parole in quest'Aula, perché alcuni giorni dopo ebbe uno scontro dialettico molto duro proprio con Mussolini. Però, l'odio nei confronti di Matteotti arriva da molto più lontano. Matteotti lascia il Congresso di Livorno (15-21 gennaio 1921), un congresso importante e determinante, quello da cui nascerà poi il Partito Comunista d'Italia. Lo lascia, perché deve correre a Ferrara, a sostituire il segretario della camera del lavoro e il sindaco, che sono stati arrestati. Quando è lì - per capire l'odio - alcuni, seduti in uno dei caffè del centro, un gruppo di agrari, gridò pubblicamente ai fascisti: “Bisogna sopprimere” - cito virgolettato - “e a tutti i costi ammazzare l'onorevole Matteotti”. Siamo nel gennaio 1921. E gli capitò anche a Castelguglielmo, nel marzo del 1921, di essere aggredito, portato sui camion e poi lasciato nelle campagne, macilento e con tutti i vestiti strappati.

Perché c'era quest'odio? Altrimenti, non si capisce anche quello che avvenne dopo. Perché Matteotti, in quest'Aula, non nel 1924, ma già nel 1921, in piena Italia liberale, denunciava quello che succedeva. Il 10 marzo 1921 raccontava quello che succedeva nel suo Polesine e che spiega le ragioni per cui non c'è un fascismo buono, a cui ha fatto seguito un fascismo cattivo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). “Nel cuore della notte, mentre i galantuomini sono nelle loro case a dormire” - diceva Matteotti - “arrivano i camions di fascisti nei paeselli, nelle campagne, nelle frazioni composte di poche centinaia di abitanti; arrivano accompagnati naturalmente dai capi dell'agraria locale, sempre guidati da essi (…). Si presentano davanti a una casetta e si sente l'ordine; circondate la casa. Sono venti, sono cento persone armate di fucili e rivoltelle. Si chiama il capolega” - capo della lega del miglioramento dei contadini - “e gli si intima di discendere. Se il capolega non discende gli si dice: se non scendi ti bruciamo la casa, tua moglie e i tuoi figliuoli. Il capolega discende, se apre la porta lo pigliano, lo legano, lo portano sul camion, gli fanno passare le torture più inenarrabili, fingendo di ammazzarlo, di annegarlo, poi lo abbandonano in mezzo alla campagna, nudo, legato ad un albero! Se il capolega è un uomo di fegato e non apre e adopera le armi per la sua difesa, allora è l'assassinio immediato che si consuma nel cuore della notte, cento contro uno. Questo è il sistema nel Polesine”! Questo era il fascismo agrario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) nel Polesine nel 1921! Nell'aprile del 1921, un ispettore di Polizia, inviato in Polesine, avrebbe confermato le denunce matteottiane: “I fascisti si sono dati alla caccia all'uomo e non v'ha giorno in cui non inseguano, affrontano, percuotano, maltrattano coloro che sanno di appartenere alle organizzazioni socialiste (…) E poi non cessano dalle invasioni delle case, dalla distruzione di mobili, documenti, oggetti, dall'appiccare incendi, dallo sparare di notte nell'abitato, dal girare a gruppi armati; e questo allo scopo di tenere in continuo stato di intimidazione la gente, che in effetti in alcuni posti è così impressionata, impaurita, potrebbe dirsi terrorizzata da disertare i pubblici ritrovi, da non uscire più di casa”.

Matteotti era odiato perché raccontava e metteva in evidenza proprio questo: che il fascismo non era stato semplicemente un po' di olio di ricino. Quindi, questa del centenario è l'occasione per provare a ragionare e a riflettere - a 100 anni di distanza, appunto - su cosa abbiano rappresentato il fascismo e l'antifascismo e come la violenza sia stata matrice del fascismo.

Come non ricordare un'altra figura e, concludo Presidente, perché è giusto farlo: oggi ricordiamo Giacomo Matteotti, ma non fu il primo deputato assassinato. Ben prima, nell'Italia liberale, il 26 settembre 1921, fascisti accerchiarono e spararono alla schiena Giuseppe Di Vagno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), socialista, il nostro gigante buono, lo chiamava Turati.

Insomma, è un'occasione importante da non sprecare per ricordare un uomo straordinario, una figura moderna, popolare, dalla grande integrità, con principi e valori che valgono ancora oggi e un'idea del riformismo che metteva insieme fermezza dei principi, valori e pragmatismo.

Il gruppo del Partito Democratico convintamente voterà a favore. Lo ha fatto da questo banco: all'epoca - ancora 30 secondi - non c'era il posto assegnato, questo è vero, non c'erano i gruppi fino al 1920, ma abbiamo ritrovato una foto in cui Matteotti era in questa posizione ed è stato un onore, un privilegio poter svolgere il mio discorso da qui (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Maggio. Ne ha facoltà.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, poter intervenire oggi per me, che sono una delle deputate più giovani di questa legislatura, ha sicuramente un senso particolare, anche un significato particolare. Avverto un forte senso di responsabilità e un legame quasi diretto rispetto alla proposta di legge che noi oggi ci accingiamo a votare. Infatti, parlando, prima come cittadina e poi come parlamentare, ritengo che la nostra generazione sia la principale destinataria di questo provvedimento.

La testimonianza della vita e la testimonianza della morte di Giacomo Matteotti, del suo impegno politico, della sua statura morale, della sua caparbia volontà di interpretare il mandato di parlamentare a schiena dritta rappresentano un monumento prezioso, soprattutto, per le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

L'insegnamento e il valore simbolico e civico di Matteotti sono centrali per cristallizzare un passato che non possiamo dimenticare, per rinsaldarci nel presente e, soprattutto, per proiettarci nel futuro.

Ogni comunità politica, ogni Nazione si basa sulla condivisione di alcuni principi e di alcune idee e valori che si sedimentano e si legano tra loro nel corso del tempo, con le generazioni che si succedono, legandole idealmente insieme in una continuità che forgia l'identità, le radici, il sentire comune, i tratti caratterizzanti di un popolo.

Ebbene, la proposta, che oggi esaminiamo, e su cui, da subito, anticipo il voto favorevole di Fratelli d'Italia, rappresenta un tassello fondamentale nella costruzione del mosaico dei valori e dell'identità del popolo italiano, che si basa sulla libertà, sul rispetto della dignità della persona, sulla prevalenza del diritto sulla forza e sulla violenza, sulla centralità del Parlamento e sul rifiuto di ogni formula autoritaria o totalitaria di ogni specie, colore o razza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quando fu ucciso Matteotti aveva solo 39 anni, ma alle spalle aveva già un lungo impegno politico, iniziato oltre vent'anni prima, e vissuto sicuramente con indubbio coraggio e passione, che gli avevano guadagnato anche il soprannome di “Tempesta”. Aveva, infatti, molto spesso assunto posizioni scomode: durante la Prima guerra mondiale si espresse così fortemente contro la partecipazione dell'Italia al conflitto da essere condannato al confino in Sicilia dal 1916 al 1918. Nel 1920 e nel 1921, nell'ambito del Partito Socialista Italiano, si oppose alla fazione comunista, che non aveva ancora dato vita a un partito per conto proprio.

Nel 1922, pochi giorni prima della marcia su Roma, fu espulso dal partito, insieme a Filippo Turati, Giuseppe Modigliani e altri, tutti accusati dai massimalisti di aver rotto il principio di non collaborazione con i suddetti partiti borghesi, per aver partecipato alle consultazioni del Re per la formazione del nuovo Governo. Gli espulsi fondarono il Partito Socialista Unitario, di cui Matteotti divenne Segretario nazionale.

Eletto deputato nel 1919 e nel 1921, lo fu anche nelle elezioni dell'aprile del 1924. Proprio in quest'Aula, l'onorevole Matteotti si schierò pubblicamente contro quelli che denunciò come soprusi e intimidazioni da parte delle milizie fasciste ed è proprio per le idee, per le caratteristiche, che vi ho sommariamente citato e descritto, che il 10 giugno 1924 viene ucciso, ma, quando un uomo perde la vita per le proprie opinioni, la sconfitta è di tutti e la responsabilità della memoria appartiene a coloro che vengono dopo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Al di là della concreta vicenda, il suo esempio e la sua appassionata rivendicazione del primato della rappresentanza parlamentare restano per questo una componente essenziale della nostra Repubblica. È nostro dovere, quindi, come rappresentanti delle istituzioni e come cittadini, fare in modo che quell'esempio resti attuale, che il nome di Matteotti non si legga solo in una via o in una piazza, che il suo stile antiretorico sia un esempio per i giovani, anche per le nuove generazioni di politici che guideranno in futuro la nostra Nazione, che sia un esempio, in particolare, anche per coloro che, in questa e nelle prossime legislature, avranno l'onore e l'onere di essere deputati e senatori. Ciò, affinché siano consapevoli dell'alto ufficio che sono chiamati a ricoprire, del ruolo fondamentale del mandato parlamentare, nel concreto dei principi di sovranità popolare e democrazia, del fatto che la centralità del Parlamento, che molto spesso evochiamo in quest'Aula, deriva prima di tutto dallo spessore civile, morale, culturale, dalla serietà e dall'impegno di chi il Parlamento lo compone.

Matteotti è stato simbolo della libertà, della passione civile, della lotta contro la violenza. Preciso, tagliente, al punto da affermare: “Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai”. In questo era stato profetico. Le idee sopravvivono e la vita umana resta inviolabile in quanto sacra. Noi, e concludo, abbiamo il dovere di non disperdere quell'eredità di valori unificati e di tramandarli. Per tutte queste ragioni, ribadisco, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, il voto favorevole a questa proposta di legge (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale e approvazione – A.C. 1178​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1178: Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (Approvata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36) (L'intera Assemblea si leva in piedi - Vivi e prolungati applausi).

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro della Cultura e il Ministro delle Imprese e del made in Italy.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Tempi di emanazione del decreto di ripartizione delle risorse stanziate dalla legge di bilancio per il 2023 a favore delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico-venatorie per il risarcimento dei danni causati dalla peste suina africana - n. 3-00506)

PRESIDENTE. Il deputato Bruzzone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00506 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO BRUZZONE (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Con la legge di bilancio per il 2023, in un'apposita tabella - la 13, stato di previsione del Ministero dell'Agricoltura - è stato incrementato il capitolo 7827 di 400.000 euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024. L'iniziativa è stata portata avanti con un emendamento del nostro capogruppo Riccardo Molinari, poi ripreso anche dal Governo, e prevede che tale stanziamento sia destinato alle aziende faunistico-venatorie e agro-turistico-venatorie della regione Piemonte.

Ricordo che la regione Piemonte è la prima importante regione stressata dal problema della peste suina e che gli istituti privati sono coloro che pagano i danni della fauna selvatica. Se non la puoi gestire, devi anche pagare i danni, contrariamente a quanto avviene nel resto del Paese, dove questi animali sono proprietà dello Stato e i danni vengono risarciti da enti pubblici, regioni o altro.

A questo punto, chiediamo di conoscere quale sia l'iter procedimentale per l'emanazione degli atti e del decreto finalizzato a risarcire e a dare questo ristoro alle aziende faunistico-venatorie e agro-turistico-venatorie del Piemonte.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, Presidente. Grazie al collega Bruzzone. Il richiamo, ovviamente, è a tutto il gruppo della Lega, che mi permette di discutere di un tema fondamentale, come quello della peste suina. La diffusione della peste suina africana e le sue conseguenze per il comparto agroalimentare sono all'attenzione del Governo tutto, sin dal suo insediamento. È noto che la principale causa della diffusione sul territorio nazionale del vettore della peste suina africana è costituito dalla proliferazione incontrollata degli ungulati e, in particolare, dei cinghiali. Per mitigare gli impatti della fauna selvatica, abbiamo collaborato con il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica all'elaborazione di un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, previsto dall'articolo 19-ter della legge faunistica-venatoria, come modificata dalla legge di bilancio per il 2023. Ottenuta l'intesa in Conferenza Stato-regioni, il Piano è stato, infine, adottato con il decreto ministeriale 13 giugno 2023. Spetta ora alle regioni, entro il 28 dicembre 2023, aggiornare i piani regionali di interventi urgenti, al fine di renderli coerenti con i contenuti del Piano straordinario. Sono così introdotte misure straordinarie per il contenimento e il prelevamento della fauna selvatica, a tutela anche dell'incolumità pubblica.

Quanto, invece, alle misure di più immediato contrasto alla peste suina africana, ricordo che all'articolo 29 del recente decreto-legge n. 75 del 2023, il Governo ha fortemente rafforzato le attribuzioni del commissario straordinario, nominato per il contenimento e il contrasto della peste suina, con l'obiettivo di giungere in tempi brevi alla sua completa eradicazione. Al commissario straordinario spetta definire, sentite le regioni, il piano straordinario delle catture, a livello nazionale e regionale, con tempistiche e obiettivi numerici di cattura, e, sentita l'ISPRA, l'abbattimento e lo smaltimento. In aggiunta, è rimesso al commissario il compito di individuare le aree di stoccaggio degli animali catturati e abbattuti, e dell'eventuale smaltimento delle carcasse. Aggiungo che abbiamo istituito, con il Ministero dell'Agricoltura francese, al confine con il Piemonte, un gruppo tecnico finalizzato a realizzare uno scambio di informazioni sulle attività di contenimento poste in essere dai due Stati e di collaborazione sulla ricerca scientifica.

È, inoltre, stato concluso un accordo con il Ministero della Difesa, avente lo scopo di garantire un sostegno anche dell'Esercito, nell'ambito dello smaltimento e dell'analisi strategica rispetto a tali eventi. A questi interventi si affiancano le misure di supporto al settore suinicolo, a cui lei invece faceva puntuale riferimento. Come ha ricordato, le risorse apposte nella legge di bilancio per il 2023, sono nell'ambito del Fondo nazionale per la suinicoltura. Il Fondo ha precise finalità, che sono precisate nel decreto-legge che lo ha istituito nel 2017 e implementato con l'emendamento a cui fa riferimento. Abbiamo dato disposizione perché i decreti vengano attuati per dare ristoro ai soggetti che hanno diritto alle spese assegnate. Per ragioni di tempo, non termino con le cifre puntuali di riscontro, ma ovviamente metto a disposizione i miei uffici fin da subito per approfondire la vicenda anche in senso tecnico e verificare un'accelerazione dei tempi qualora non siano stati adeguatamente in linea con l'emergenza e con le criticità economiche che riguardano le aziende.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Bruzzone ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BRUZZONE (LEGA). La ringrazio, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta. Io ribadisco che l'incremento fatto allora del Fondo era finalizzato a risarcire chi non ha potuto gestire la fauna selvatica, ma è costretto per legge a pagare in proprio, privatamente i danni, cosa che normalmente non avviene sul resto, anche se tutti questi animali che arrecano danni sul nostro territorio, tutta la fauna selvatica, alla fine sono anche proprietà dello Stato, quindi in qualche modo tutti noi dovremmo essere un po' più responsabili e forse un po' più attenti a quello che avviene nel nostro Paese perché quegli animali ai quali magari molti di noi vogliono anche bene, se arrecano dei danni, rappresentano lo Stato. Se il mio cane arreca un danno, ne rispondo io, se l'animale arreca dei danni sul territorio ne risponde lo Stato; nel caso di cui stiamo parlando invece ne rispondono i privati perché vi è una gestione privatistica della fauna selvatica, riconosciuta e sancita dalla legge n. 157. Quindi io raccomando al Ministro una particolare attenzione al motivo per il quale sono stati incrementati quei Fondi (400.000 euro per il 2023 e 400.000 euro per 2024), perché l'obiettivo dell'emendamento presentato allora dal nostro capogruppo, Riccardo Molinari, andava proprio nella direzione di risarcire quella parte del Paese, nella fattispecie la regione Piemonte, che ha un importante numero di questi istituti privati che, prima con il COVID, poi con la PSA, sono stati nell'impossibilità di gestire la fauna selvatica, eppure si vedono costretti a spendere soldi per pagare i dipendenti e quant'altro, in un contesto generale, Presidente - e concludo - in cui ogni giorno che andiamo avanti emerge il fatto che la legge nazionale del 1992 - un po' qui e un po' là - è sempre meno adeguata ai tempi. È cambiato l'ambiente, cambiando l'ambiente si è modificata, dal 1992 ad oggi, la presenza della fauna selvatica nel nostro territorio, sono anche diminuiti brutalmente gli utenti del prelievo venatorio e oggi l'Italia è il Paese europeo che ha la più alta concentrazione di fauna selvatica. In qualche modo, dobbiamo risponderne noi, ne devono rispondere lo Stato, il Parlamento ed il Governo. Sembra una materia poco pesante o poco importante, ma ha un forte impatto sulla stragrande maggioranza del territorio del Paese. Lo ricordo perché il territorio del Paese è suddiviso in aree abitate e non abitate, ma le aree agrosilvopastorali sono la stragrande maggioranza del nostro Paese e vanno tutelate; in modo particolare vanno aiutati coloro che mantengono ancora in vita questo importante livello di biodiversità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza a tutela delle istituzioni culturali, del MAXXI e dei suoi dipendenti in relazione ad un recente intervento pubblico del Sottosegretario Sgarbi - n. 3-00507)

PRESIDENTE. L'onorevole Berruto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Manzi e altri n. 3-00507 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie Presidente. Ministro, non leggo le parole del Sottosegretario Sgarbi pronunziate al MAXXI il 21 giugno perché il minuto volerebbe e poi è meglio di no: rappresentiamo le istituzioni e abbiamo qualche dovere. Invece Morgan ha trovato in Sgarbi una spalla migliore di Bugo, che se ne andò da quel palco famoso di Sanremo; ma, citando proprio Morgan, “le brutte intenzioni, la maleducazione, la brutta figura, l'ingratitudine e l'arroganza” di Sgarbi stanno mettendo i piedi in testa a lei, signor Ministro. Quel grottesco show non è arte, ma una baracconata sessista e irrispettosa nei confronti delle donne e del MAXXI stesso, che non è il bagno di un autogrill e neanche il museo fallologico di Reykjavík, dove almeno c'è una collezione di 276 peni di ogni specie animale. “Il Sottosegretario non c'era quella sera” - ha detto Sgarbi - “c'era l'attore. Non mi scuso, rivendico tutto, è come la Merda d'artista di Piero Manzoni”. Sbaglieremo, ma noi l'artista non l'abbiamo visto; abbiamo visto solo le sue deiezioni verbali. Sono in imbarazzo per lei, Ministro, perché spiegare quel turpiloquio fallocrate non deve essere facile, ma - chiedo - Sgarbi fa l'attore o il Sottosegretario? Soprattutto, ci dica cosa deve fare di peggio perché lei lo sollevi dall'incarico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Grazie, Presidente. Gentili onorevoli, ringrazio i firmatari perché nell'interrogazione mi danno atto, in maniera chiara, di aver preso le distanze dalle affermazioni di Vittorio Sgarbi, anzi io aggiungerei “nettamente”.

Io sono da sempre e categoricamente lontano dalle manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più inammissibili in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le istituzioni. Il rispetto per le donne è una costante della mia vita e ne vado orgoglioso. Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile, ma anche un'estetica del comportamento. La libertà di manifestazione del pensiero, che deve essere sempre garantita a tutti e in maniera ampia, trova un limite nel rispetto delle persone e anche le forme, nelle espressioni, non devono mai ledere la dignità altrui. Le istituzioni culturali devono essere aperte e plurali, ma lontane da ogni forma di volgarità; chi le rappresenta deve mantenere un rigore che deve essere più alto di quello degli altri.

Nella sostanza, ho chiesto a Giuli, mediante lettera, un'articolata spiegazione - che spero mi giunga presto - su quanto è accaduto. Poi mi consenta di dire, su un piano più culturale, che ho portato tre copie del romanzo “Mistero napoletano” di Ermanno Rea, un grande scrittore, che da giovane - se non vado errato - fu anche un militante del Partito Comunista - vedo che l'onorevole Fornaro annuisce -: gliene regalo una copia, se la legga e poi parleremo di questi temi.

PRESIDENTE. La deputata Irene Manzi, ha facoltà di replicare.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro anche per il pensiero letterario rivolto al collega Berruto. Condividiamo il fatto che chi riveste un ruolo all'interno delle istituzioni non possa pronunciarsi nel modo in cui il Sottosegretario Sgarbi si è pronunciato, perché deduco che siano queste le conseguenze che derivano dalle sue parole.

Non posso ritenermi soddisfatta della sua risposta proprio perché quelle parole, che ricordava anche il collega Berruto, non sono state pronunciate da un intellettuale o da un artista, sono state pronunciate da un Sottosegretario di Stato, un rappresentante delle istituzioni, con affianco, all'interno del Maxxi, il direttore dello stesso museo che, se il caso non fosse giustamente scoppiato sui giornali e nelle dichiarazioni pubbliche, non avrebbe avvertito alcuna necessità - faccio riferimento a Giuli - di dividere quella che è la sua posizione rispetto a quella del Sottosegretario Sgarbi, né tanto meno di avvertire il fatto che quella esibizione di pessimo gusto, quella modalità di chiacchierata tra amici al bar con battute sessiste, volgari e misogine andava a ledere la rispettabilità di un'istituzione culturale, tra l'altro pensata da un architetto, Zaha Hadid, rispettabilità che è stata offesa, con parole poco piacevoli, in quella sede da un rappresentante delle istituzioni.

Ecco, la domanda che le faccio, signor Ministro - ovviamente non può replicare al mio intervento - è questa: pensa davvero che un rappresentante delle istituzioni, un Sottosegretario di Stato, che in quel momento non era semplicemente Vittorio Sgarbi, ma un rappresentante delle istituzioni, possa pronunciarsi in quel modo? Vorremmo sapere in questo senso anche l'opinione della Presidente Meloni, che ancora non si è pronunciata su questo tema e, da donna anch'io rappresentante delle istituzioni, sarei veramente ben felice di sapere qual è la sua opinione rispetto a quella esibizione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative di competenza volte ad assicurare la parità di genere nelle istituzioni culturali, anche alla luce di recenti esternazioni del Sottosegretario Sgarbi nella sede del Maxxi – n. 3-00508)

PRESIDENTE. La deputata Orrico ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00508 (Vedi l'allegato A).

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, qualche giorno fa la coordinatrice dell'Osservatorio sulla parità di genere del suo Dicastero ha rassegnato le dimissioni, affermando che in tutti questi mesi non è stato possibile interloquire con lei e, dunque, capire se l'attività portata avanti dall'Osservatorio potesse proseguire e magari rafforzarsi.

A queste dimissioni è seguito lo show penoso al Maxxi di Roma del Sottosegretario Sgarbi.

Allora, le chiedo quali iniziative intende intraprendere affinché la parità di genere venga considerata un valore da tutelare sempre, evitando che chi rappresenta la cultura sul piano delle istituzioni adotti comportamenti e linguaggi sessisti, lontani dal rispetto delle persone e della loro dignità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere. Prego, Ministro.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. La ringrazio per questi argomenti. Guardi, la parità di genere è fra le priorità del Ministero della cultura e in questo senso l'Osservatorio è un organo fondamentale per raccogliere i dati sull'impiego delle donne nel mondo della cultura e per individuare e attuare efficaci strumenti di intervento.

Quando nei mesi scorsi si sono palesati alcuni episodi di cronaca, il cosiddetto MeToo nel mondo del cinema, sono stato io, io, io e non altri, a proporre di togliere i finanziamenti pubblici a quelle aziende cinematografiche che si rendono colpevoli di comportamenti - o che avallano comportamenti - di questo tipo. Ovviamente un provvedimento di questo genere ha delle vaste e articolate implicazioni di tipo giuridico, quindi non è che lo si costruisce in una notte con un decreto-legge, c'è bisogno di studiarlo per evitare che dopo ne segua un contenzioso giuridico, ma io intendo portarlo avanti.

Quanto all'Osservatorio ho già proceduto alla nomina di una nuova coordinatrice, che è un avvocato importante che si è occupato di difesa delle donne, anche un altro componente è stato sostituito con un altro avvocato donna che ha esperienza in questo ambito. La prossima settimana l'Osservatorio si riunirà, io parteciperò alla riunione, come avevo partecipato anche alla riunione con la precedente coordinatrice dando tutta la mia disponibilità e in quella riunione lei ebbe parole di plauso nei miei confronti, poi non so perché non l'ho vista più. Non è che non c'è stata disponibilità, la disponibilità c'è tutta perché il tema è delicato, è un tema sensibile sul quale io voglio profondere il massimo impegno e sarà così!

PRESIDENTE. La deputata Orrico ha facoltà di replicare.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Signor Ministro, mi fa piacere sapere che il lavoro dell'Osservatorio sulla parità di genere potrà continuare, però, guardi, non basta avere un Osservatorio se poi chi rappresenta le istituzioni della cultura ai massimi livelli si comporta come abbiamo visto tutti durante l'evento tenuto al Maxxi la scorsa settimana. Ciò che è successo al Maxxi non può non avere delle conseguenze politiche, perché altrimenti verrebbe svuotato il ruolo delle istituzioni e privata la cultura di quella funzione educativa che esercita nelle sue forme e sfaccettature.

L'oggettificazione della donna, l'uso del turpiloquio, il linguaggio sessista non sono degni di chi ricopre incarichi così importanti come quello di Sottosegretario di Stato. Ci sono delle responsabilità politiche che lei e la Presidente Meloni dovreste considerare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché fuori da questi palazzi ci sono bambine e bambini, ragazze e ragazzi che ci guardano e non possiamo far passare il messaggio che basta una strigliata o magari una lettera al direttore del Maxxi e tutto torna come prima!

Pertanto, Ministro, io la invito ad essere più determinato e se lei non trova la forza magari può farsi aiutare dalla Premier, come donna, madre e cristiana. Nel frattempo però per fortuna ci hanno pensato le lavoratrici e i lavoratori del Maxxi che hanno giustamente protestato, restituendo dignità a questo importante istituto culturale del nostro Paese. Prenda esempio: fare la cosa giusta potrebbe premiarla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Alleanza Verdi)!

(Iniziative di competenza in relazione a recenti esternazioni del Sottosegretario Sgarbi, in particolare nell'ottica di perseguire la parità di genere nel mondo della cultura e dello spettacolo – n. 3-00509)

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00509 (Vedi l'allegato A).

LUANA ZANELLA (AVS). Signor Ministro, non vorrà passare alla storia, suo malgrado, come Ministro della Cultura misogina. Eppure, all'inaugurazione della stagione estiva del Maxxi il Sottosegretario Sgarbi, peraltro raffinato critico d'arte, si è esibito con esternazioni sessiste di pessimo gusto, sollevando proteste delle dipendenti e critiche anche da parte del nostro collega, onorevole Bonelli, definito poi dal Sottosegretario stupratore dell'Italia e in sintonia con gli obiettivi di Matteo Messina Denaro; pensi, Ministro. E che dire delle dimissioni della coordinatrice dell'osservatorio sulla parità del Ministero, Celeste Costantino, per il mancato rispetto – come è stato già osservato oggi - degli impegni su questo fronte. Quindi, Ministro, ci aspettiamo delle risposte più energiche ed efficaci.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Purtroppo, sono costretto a ripetermi perché l'argomento è un argomento simile. Non capisco che cosa potrei fare di più energico. Essendo un non violento, orgogliosamente non violento, non posso ricorrere ad atti violenti nei confronti del Sottosegretario Sgarbi. Io posso solo dire quello che ho detto e l'ho detto nelle ore immediatamente successive e con grande tempestività: sono da sempre categoricamente lontano dalle manifestazioni sessiste e dal turpiloquio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e credo tantissimo nel ruolo delle donne, tant'è vero che mi onoro di far parte di un Governo che, per la prima volta nella storia repubblicana italiana, è presieduto da una donna (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), e io sono assolutamente onorato di poter servire una donna.

Quindi, sulla sostanza siamo d'accordo, io l'ho detto: la libertà di manifestazione del pensiero, che pure è un architrave della nostra struttura costituzionale, consacrato dall'articolo 21, non può mai scadere nel turpiloquio e nella mancanza di stile e, peggio ancora, nella volgarità. Io ho preso immediatamente le distanze da quel comportamento.

Quanto all'osservatorio - l'ho già detto - abbiamo ricomposto l'organismo con persone di altissimo profilo che hanno competenza in questa materia e, da domani mattina, sarò al loro fianco per portare avanti l'osservatorio. Guardate, sul tema della parità di genere e sul tema del rispetto delle donne sono chilometri e chilometri avanti a voi, sono molto più avanti di voi, lo testimoniano la mia storia personale e quello che ho scritto in anni e anni. In queste ore, io ho ricevuto messaggi da decine e decine di ex colleghe della RAI che lavoravano con me, molte hanno idee molto distanti dalle mie, che dicono: noi ti conosciamo e sappiamo quanto sei sempre stato rispettoso nei nostri confronti (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Deve ritirare le deleghe!

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Quindi, lezioni su questo tema non ne accetto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Colleghi! La deputata Piccolotti ha facoltà di replicare.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ministro, temo di doverla smentire: è difficile che lei sia più avanti di noi sul terreno della riflessione di genere, se non altro perché noi qui siamo tre donne, siamo delle femministe, quindi abbiamo un'elaborazione soggettiva e politica molto ampia.

Le voglio anche far notare che lei sta diventando un Ministro declamatorio: è molto bravo a fare dichiarazioni e professioni di correttezza ma è davvero poco bravo a fare i fatti. Tanto che il Sottosegretario Sgarbi, nonostante le parole, anche da lei condannate, rimane al suo posto e la Presidente del Consiglio donna non ha proferito alcuna parola rispetto a quanto accaduto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora, le do un piccolo suggerimento, Ministro: scriva una lettera alla Presidente del Consiglio chiedendole di togliere le deleghe al sottosegretario Sgarbi e questo caso si chiuderebbe molto velocemente.

Vado avanti perché - e questa è davvero qualcosa che mi sta a cuore - anche sul terreno degli abusi nel mondo dello spettacolo lei ha fatto declamazioni a gennaio 2023, quando ha detto che avrebbe negato i finanziamenti alle imprese in cui c'erano casi di violenza e abusi sulle donne. Le ripete oggi qui ma di fatti concreti, provvedimenti, bozze, idee, noi non abbiamo visto nulla. Allora, Ministro, l'unica cosa che abbiamo visto è che, mentre lei declamava, la responsabile dell'osservatorio di genere del suo Ministero si è dimessa, dicendo che lei per le questioni di genere non aveva tempo!

Ecco, io le dico questa cosa, a nome di tutto il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra: se lei non ha tempo e ha solo delle parole, noi non otterremo nulla sul terreno dell'avanzamento delle tutele e del rispetto delle donne, e quindi saremo costretti, ancora una volta, a dire che questo non è un Governo a difesa delle donne, ma un Governo misogino e maschilista, come il Sottosegretario Sgarbi ha dimostrato (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Misto-+Europa).

(Iniziative di competenza in materia di concorrenza, con particolare riferimento alla presentazione del relativo disegno di legge annuale – n. 3-00510)

PRESIDENTE. La deputata Gruppioni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gadda e altri n. 3-00510 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

NAIKE GRUPPIONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inviato al Parlamento la segnalazione contenente gli interventi urgenti da inserire nel disegno di legge per la concorrenza del 2023. Questo quando, ad oggi, non è neanche giunto alle Camere il testo di quello del 2022. Stando ai comunicati stampa, che invece proliferano a Palazzo Chigi, la legge sulla concorrenza per il 2022 conterrebbe soltanto disposizioni su energia elettrica, gas, teleriscaldamento, posteggi per il commercio su aree pubbliche e poco altro. Questo nonostante la Commissione europea attenda il rispetto degli impegni assunti sulle concessioni dei balneari.

Per quanto riguarda il disegno di legge sul made in Italy, varato da oltre un mese, anche di questo non vi è traccia in Parlamento, mentre il Paese attende il riordino della rete dei carburanti, il Chips act, interventi su crediti deteriorati, asset strategici, telecomunicazioni e concessioni idroelettriche.

PRESIDENTE. Concluda.

NAIKE GRUPPIONI (A-IV-RE). Il Paese chiede risposte urgenti, signor Ministro. Le imprese hanno bisogno che si affrontino i problemi reali delle realtà produttive, dei lavoratori e dei giovani e lo si faccia con provvedimenti legislativi e non con comunicati stampa. Le chiediamo di chiarire qui, oggi, quali siano i tempi reali con i quali il Governo intende dar seguito…

PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

NAIKE GRUPPIONI (A-IV-RE). …a ciò che abbiamo illustrato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, senatore Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie, collega, per l'interrogazione che ha posto. Come ben sanno i parlamentari in quest'Aula e, soprattutto, le imprese e i lavoratori, il Governo e il Ministero hanno svolto già un'intensa attività legislativa. Ricordo a tutti che avete già convertito in legge il decreto-legge sulla Lukoil, che ha salvato la principale raffineria di idrocarburi, il decreto-legge sull'ILVA, che è intervenuta salvando il settore siderurgico italiano, il decreto-legge Trasparenza sui carburanti, che ha rafforzato, tra l'altro, i poteri del Garante per la sorveglianza dei prezzi, come emerge dalle notizie di cronaca. Ricordo, inoltre, l'intervento che il Ministero ha fatto sul caro-voli, sulle verdure, sul caro-pasta e sui prodotti per l'infanzia, oltre ad altri provvedimenti contenuti nella manovra economica. Sono all'attenzione del Parlamento il nuovo codice della proprietà industriale e il disegno di legge di riforma degli incentivi.

è vero che il disegno di legge sulla concorrenza è oggi alla firma della Presidenza della Repubblica e, dopo la firma del Presidente della Repubblica, sarà ovviamente presentato in Parlamento. Su questo ho da dire qualcosa, perché la legge che prevedeva una legge annuale sulla concorrenza è del 2009; dal 2009, totale disattenzione. è stata fatta soltanto una volta, nel 2017, e poi un'altra volta nel 2022. Noi, invece, l'abbiamo presentata in Consiglio dei ministri tempestivamente per essere poi approvata, come prevede anche l'impegno del PNRR, entro la fine dell'anno. Siamo quindi perfettamente in linea. Per quanto riguarda, invece, il nuovo intervento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ovviamente questo riguarderà la legge sulla concorrenza del prossimo anno, perché è stata fatta successivamente al disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri. Ebbene, noi rispetteremo quello che voi non avete rispettato, cioè la legge annuale sulla concorrenza sarà fatta ogni anno.

Per quanto riguarda il made in Italy, il provvedimento è attualmente in fase di “bollinatura” e arriverà presto in Parlamento, e affronta a 360 gradi le tematiche inerenti alla crescita delle filiere strategiche del made in Italy italiano. Aggiungo che è stato approvato recentemente dal Consiglio dei ministri sia il decreto sull'emergenza alluvione, sia il disegno di legge organico sull'intervento dello Stato nel caso di ricostruzione.

In questo caso, tra l'altro, abbiamo inserito una norma che prevede che le assicurazioni paghino con anticipo di almeno il 30 per cento i loro obblighi, sulle imprese e sulle famiglie, che sono assicurati sugli eventi catastrofali: una rivoluzione che aprirà la strada al fatto che, poi, le imprese e i cittadini potranno anch'essi - perché sanno che poi saranno corrisposti premi – assicurarsi.

Infine, in merito ai provvedimenti annunciati, vi dico e vi preannuncio che, prima della pausa estiva, noi presenteremo il Piano nazionale sulla microelettronica in Consiglio dei ministri; prima della pausa estiva, noi presenteremo il disegno di legge sugli asset strategici in Consiglio dei ministri; prima della pausa estiva, noi presenteremo, come abbiamo promesso in quella fase….

PRESIDENTE. Concluda.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. …il riordino del settore dei carburanti, che il settore aspetta da qualche decennio e anche un provvedimento che riguarda i crediti deteriorati. Così si fa politica industriale, non con i ritardi e gli errori che avete commesso voi, nei decenni precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di replicare.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Ministro, per questa accalorata risposta, che, però, ovviamente non può soddisfarci: non sarà spostare il tema sui Governi precedenti a nascondere la dicotomia fra i tanti annunci, le tante dichiarazioni e le tante conferenze e i comunicati stampa di questo Governo e quelli che sono, in realtà, i fatti. Ha impiegato pochi secondi a riassumere l'attività di Governo di questi mesi che è già arrivata in Parlamento; ci ha impiegato un po' di più a raccontare quello che verrà fatto nei prossimi mesi e che seguiremo.

Però, se è vero come è vero che la legge sulla concorrenza mancava, siete voi, voi forze di Governo, responsabili della caduta di un Governo come quello di Draghi, che sulle norme di concorrenza stava intervenendo. E, allora, stiamo ancora aspettando non solo il provvedimento, ma anche di capire cosa farete sui balneari, e capiamo che il Ministro del Turismo oggi abbia altro a cui pensare rispetto a questo tema, che la mette evidentemente in difficoltà, per un conflitto di interesse. Ma sulla legge sulla concorrenza non sono le forze di opposizione che dicono che c'è una lentezza e una mancanza di intervento, ma lo sono anche le associazioni di categoria. Ad Assolombarda, pochi giorni fa, è stata fatta una sollecitazione nell'ordine di intervenire su tanti settori strategici, che sono quelli che abbiamo riportato nelle premesse del nostro intervento, e che speriamo - e lo apprendiamo dalle sue parole - possano essere inseriti nel provvedimento del prossimo anno. Peccato, però, che oramai siamo molto abituati a vedere tante dichiarazioni e tante promesse, che poi non vediamo attuati nei provvedimenti.

Chiudo. Lei ha raccontato alcuni provvedimenti che effettivamente, in quest'Aula, sono passati e che sono passati dalla X Commissione: mancano ancora decine di decreti attuativi che possano poi metterli in atto. Su questo, le chiediamo invece di intervenire per un'accelerazione puntuale, come le imprese richiedono (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

(Elementi e iniziative di competenza in merito allo sviluppo industriale e occupazionale di Piaggio Aerospace Spa – n. 3-00511)

PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi e altri n. 3-00511 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Piaggio Aerospace è un'azienda aeronautica strategica italiana ed è in amministrazione straordinaria da più di quattro anni. Le prime due procedure di gara per la vendita della società non hanno condotto al risultato auspicato, della cessione; conseguentemente, la stessa è stata oggetto di un terzo bando di gara, con la riapertura dei termini per la presentazione delle manifestazioni d'interesse, il cui primo termine, del 12 giugno, è stato prorogato al 19 giugno. Alla scadenza del suddetto termine, sono finalmente pervenute diverse manifestazioni di interesse funzionali all'acquisizione.

In considerazione del fatto che la procedura è ancora in via di definizione, è necessario monitorare l'attività di cessione per risolvere in tempi celeri una condizione industriale e occupazionale problematica per un'impresa che è di vitale interesse per tutto il paese. Risulta fondamentale garantire la continuità produttiva degli stabilimenti Piaggio Aerospace e tutelare i livelli occupazionali dell'azienda.

Le chiediamo pertanto, signor Ministro, quale sia lo stato del dossier e quali siano le iniziative, per quanto di sua competenza, per garantire lo sviluppo industriale e occupazionale di Piaggio Aerospace.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Ringrazio l'Aula che, ovviamente, mi consente di chiarire e di evidenziare un aspetto importante, che riguarda la gestione delle amministrazioni straordinarie. Piaggio Aerospace, per l'intera scorsa legislatura, è rimasta in amministrazione straordinaria. Nel 2020 è stata fatta la prima gara, nel febbraio 2022 la seconda, tutte finite nel nulla, nessuna delle manifestazioni di interesse è stata ritenuta idonea. Per questo sono subito intervenuto, integrando con due vere figure professionali dotate di grande esperienza in politica industriale aerospaziale e in amministrazione straordinaria la gestione commissariale e dando disposizioni, affinché ci fosse la massima pubblicità e la massima trasparenza nello svolgimento della procedura per la terza gara. I risultati sono ovvi ed evidenti: il bando pubblicato, questa volta, a differenza delle gare precedenti, ha precluso la partecipazione alle persone fisiche e imposto quale requisito per la partecipazione della società la specifica esperienza nel settore. Questo ha portato a 18 manifestazioni di interesse, stavolta anche da parte delle più grandi realtà internazionali del settore, che dimostrano come la Piaggio Aerospace rappresenti un'eccellenza del nostro made in Italy e sia fortemente ambita dalle grandi multinazionali del settore; non merita di rimanere per anni in amministrazione straordinaria.

Credo che questo saremo in condizioni di farlo, considerato che, ovviamente, siamo appunto ancora nella fase dell'amministrazione straordinaria. Io auspico che entro metà settembre venga stabilito l'elenco degli ammessi alla fase della due diligence e venga fissata la scadenza per la presentazione delle offerte vincolanti, al fine di giungere, finalmente, all'aggiudicazione entro la fine di quest'anno. Abbiamo cambiato le procedure e gli effetti ora ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Ilaria Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta che ci ha fornito e per cui ci dichiariamo, in questo momento, soddisfatti. Ovviamente, continueremo a seguire l'evolversi di questa situazione di Piaggio Aerospace che, evidentemente, come lei ha sottolineato e come è all'evidenza, è mutata rispetto all'amministrazione straordinaria che abbiamo conosciuto negli anni precedenti e rispetto, ovviamente, a un bando di gara che ha avuto manifestazioni di interesse importanti.

Noi abbiamo avuto notizie di stampa in merito, abbiamo avuto notizie in X Commissione, dove più volte ho chiesto conto e ho avuto già un resoconto da parte del suo Ministero, però, chiaramente, le sue parole di oggi, in quest'Aula, sono parole chiare, per quello che lei ci ha riferito: Piaggio non merita di rimanere ancora in amministrazione straordinaria, rappresenta un'eccellenza del made in Italy e, soprattutto, le istanze che sono arrivate, da parte di chi ha risposto a questo bando - grazie anche all'integrazione che c'è stata rispetto ai commissari e all'impostazione di tale bando, molto più specifico e molto più settoriale – sono relative a grandi realtà, a livello internazionale e anche nazionale.

La risposta che ci ha dato ci dà una prospettiva chiara, sicuramente a livello temporale: per quanto riguarda la due diligence, metà settembre; e, per l'assegnazione, fine anno. Quindi, continueremo a seguire la vicenda; le sue parole ci fanno sperare, ovviamente, in un'assegnazione che possa dare - perché questo è l'obiettivo finale - solidità finanziaria, un piano industriale chiaro, che garantisca il futuro dei siti produttivi e la salvaguardia dei livelli produttivi e occupazionali.

Chiaramente, l'obiettivo finale che l'azienda, per l'eccellenza che rappresenta, si merita è l'obiettivo del Ministero e l'obiettivo di tutti noi. Continueremo a monitorarne l'evoluzione e aspetteremo l'esito della due diligence e ulteriori sviluppi. Grazie, Ministro, per la risposta (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Elementi e iniziative in merito al progetto di risanamento e di riconversione delle centrali a carbone di Cerano a Brindisi e di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia – n. 3-00512)

PRESIDENTE. Il deputato Battilocchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00512 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, sul finire della scorsa legislatura, assieme al collega D'Attis, in sinergia con il Governo, siamo riusciti a far inserire in una legge dello Stato il riconoscimento della specificità di Civitavecchia e Brindisi, che ospitano le due grandi centrali termoelettriche nel percorso di transizione post carbone, confermato entro il 2025.

Basilare è stata l'istituzione di un comitato di coordinamento ad hoc presso il suo Ministero che vede Governo, enti locali, tessuto produttivo e forze socio-economiche fianco a fianco nell'impostare e promuovere le dinamiche dello sviluppo dei due territori. Ministro, le chiediamo ulteriori elementi circa tempistiche e modalità di convocazione del comitato, facendoci interpreti delle istanze e delle speranze del tessuto produttivo e delle due comunità intere che davvero tanto hanno dato in questi decenni nell'interesse dell'Italia, in termini di contributo all'approvvigionamento energetico nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Ringrazio gli onorevoli interroganti per aver segnalato la mancata attuazione dell'articolo 24-bis del decreto-legge n. 50 del 2022, poi convertito il 15 luglio dello scorso anno, nella scorsa legislatura. Si tratta, infatti, di una norma che, approvata in quella sede, era rimasta inattuata; conseguentemente, ho dato disposizione immediata al direttore competente di procedere all'istituzione del citato comitato di coordinamento. Al contempo, ho attivato un intenso monitoraggio interno su eventuali casi simili, in cui le norme potrebbero essere rimaste inattuate. Per quello che riguarda nel merito la proposta di destinare alcuni fondi IPCEI relativi alla transizione energetica, al processo di riconversione post carbone delle aree industriali di Brindisi e Civitavecchia, rappresento che con decisioni di luglio e di settembre 2022, proprio in contemporanea con il decreto approvato, la Commissione europea ha autorizzato gli aiuti di Stato a sostegno della realizzazione di due importanti progetti di comune interesse europeo, IPCEI, sulle tecnologie e sulle innovazioni applicative per la creazione di una catena del valore europeo dell'idrogeno. Gli aiuti autorizzati a livello comunitario ammontano, rispettivamente, a 5,4 miliardi di euro e 5,2 miliardi di euro. Per quanto riguarda l'Italia, la Commissione europea ha ammesso alle agevolazioni sei imprese e due organismi di ricerca nell'ambito dell'IPCEI Idrogeno 1 e quattro imprese nell'ambito dell'IPCEI Idrogeno 2. Di conseguenza, le risorse che gli onorevoli interroganti vorrebbero assegnare all'investimento in questione sono già state interamente programmate per gli IPCEI idrogeno, microelettronica e cloud con il decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 27 giugno 2022, quindi, precedente alla norma relativa al citato comitato, entrata in vigore il 15 luglio del 2022 e, quindi, non sono utilizzabili. Peraltro, ulteriori interventi dovrebbero essere promossi nel quadro multilaterale che caratterizza gli IPCEI, rispetto al periodo di eleggibilità previsto dalla decisione di autorizzazione. Pertanto, appare necessario ricorrere ad altri strumenti maggiormente coerenti con le finalità di finanziare interventi per il rilancio delle attività imprenditoriali, dei livelli occupazionali, oppure per sostenere programmi di investimento e sviluppo a livello locale. Al fine di cogliere lo spunto fornito e di trovare una soluzione, a titolo esemplificativo, possiamo enumerare i regimi d'aiuto della legge n. 181, che stiamo ridefinendo nella loro attuazione, dedicati al finanziamento di interventi per il rilancio delle aree di crisi industriale. Sul territorio di Brindisi, peraltro, sono già attivi due accordi di programma, finalizzati al rilancio delle attività imprenditoriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale nei territori, rispettivamente, del comune di Brindisi e dei comuni della provincia di Brindisi.

PRESIDENTE. Il deputato D'Attis ha facoltà di replicare.

MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Grazie, Presidente, per avermi dato la parola. Ministro, che dire, in genere in Aula si dice: non siamo soddisfatti o siamo soddisfatti. Della sua risposta, signor Ministro, siamo super soddisfatti, perché finalmente c'è una disposizione immediata di convocazione di un comitato che attende di essere riunito dal Ministro delle Imprese e del made in Italy. Proprio oggi, il suo collega, il Ministro Pichetto Fratin, ha fatto riferimento alla disposizione, all'atto di indirizzo a Terna di ridurre l'attività con il carbone, un obiettivo sul quale tutti stiamo lavorando: via il carbone dalle nostre centrali. Però, signor Ministro, dobbiamo prendere atto, come onestamente ha fatto lei, che non possiamo pensare a Brindisi e a Civitavecchia, per l'accesso agli IPCEI, nei termini del Governo giallorosso guidato dal Presidente del Consiglio dei ministri, Conte. Fu proprio il già ex parlamentare europeo Caroppo, collega parlamentare qui a fianco, a segnalarlo. Avevano segnalato alla Commissione europea di tenere escluse Brindisi e Civitavecchia dal Just Transition Fund. Quindi, Brindisi e Civitavecchia, che sono le due città che maggiormente hanno dato e stanno dando ancora con il carbone, con le due centrali più grandi, continuano a rimanere escluse da dotazioni di fondi importanti. Signor Ministro, sono convinto che lei, convocando subito questo comitato e dando la possibilità di intervenire, quindi, ai sindaci di Brindisi e di Civitavecchia, agli operatori economici e sociali, insomma a tutte le parti interessate, anche ai suoi colleghi Ministri, che sono previsti nella norma, metterà in campo tutte le misure possibili alternative, così come quelle preannunciate in questa fase. Aggiungo il programma REPowerEU, che potrebbe essere una delle soluzioni possibili. Ministro, grazie per la risposta e soprattutto grazie per quello che insieme faremo per Brindisi e Civitavecchia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative di competenza in relazione al procedimento di liquidazione coatta amministrativa delle società cooperative, al fine di contrastare asseriti effetti distorsivi connessi alla durata dell'incarico e alle indennità dei commissari - n. 3-00513)

PRESIDENTE. Il deputato Maerna ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00513 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro. L'interrogazione è per sapere, premesso che al Ministero delle Imprese e del made in Italy è affidato, tra l'altro, il compito di vigilanza su tutte le forme di società cooperative in stato di insolvenza, nonché l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese, e quindi, per tale ragione, in passato il Ministero è stato identificato come il “Ministero delle crisi”, ciò nonostante non vi è mai stata trasparenza sui numeri, dal momento che non è stato possibile conoscere quanti tavoli di crisi fossero realmente istituiti presso il Ministero. Inoltre, in termini procedurali, il Ministero adotta il provvedimento con cui è disposta la liquidazione coatta amministrativa delle società cooperative, nominando contestualmente il commissario liquidatore tramite una determinata procedura. Nei casi di cooperativa iscritta all'associazione è proprio quest'ultima ad individuare un numero di soggetti tra cui scegliere il commissario.

PRESIDENTE. Concluda.

NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). In tale quadro, è vero che vi sono commissari con molteplici incarichi e che le confederazioni cooperative utilizzano spesso la tecnica di presentare una terna in cui solo uno abbia i requisiti necessari, e quindi anche i commissari liquidatori giudiziali nominati dai tribunali possono percepire milioni di euro all'anno.

PRESIDENTE. La ringrazio.

NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). Alla luce di quanto sopra…

PRESIDENTE. No, deve concludere.

NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). …si interroga il Ministro per sapere che cosa intende adottare per porre fine a questo sistema di nomine che è maturato nel corso degli anni.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie. Il quadro che abbiamo trovato è quello che ora vi presento. Per quanto riguarda le amministrazioni straordinarie, vi sono stati commissari straordinari che hanno percepito fino a 6 milioni di euro. Nel caso di amministratori giudiziari abbiamo avuto notizia di una liquidazione giudiziaria pari a 2,7 milioni di euro. Milioni di euro, milioni di euro! Poi, per quanto riguarda il cumulo degli incarichi, per esempio, per quanto riguarda i commissari liquidatori di enti cooperativi, sulla base delle procedure evidenziate, vi sono stati commissari che hanno ricevuto 76 incarichi. Era la norma, incarichi su incarichi, sempre agli stessi. Per quanto riguarda la durata degli incarichi, per esempio per quanto riguarda il comitato di sorveglianza, di fatto gli incarichi erano a vita, alcuni per qualche decennio. Per quanto riguarda la trasparenza, io stesso ho fatto interrogazioni in Parlamento nella scorsa legislatura e anche prima, non si aveva mai trasparenza su quanti fossero i tavoli di crisi. Abbiamo già fatto. Per quanto riguarda i compensi, nel decreto Ilva abbiamo approvato, avete approvato la décalage: più tardi chiudi un'amministrazione, meno percepisci. Basta alle amministrazioni a vita.

Per evitare situazioni inaccettabili di cumulo di incarichi, con la direttiva dello scorso 19 maggio abbiamo previsto un meccanismo di nomina basato sul principio della professionalità, della rotazione e della diligenza, in modo che si eviti questo cumulo eccessivo. Parlo di 70 o 80 incarichi allo stesso professionista. Per evitare meccanismi di nomine a vita, che duravano per decenni, abbiamo previsto - questo lo avete previsto e già convertito in legge nel decreto Ilva - che per tutti la durata sarà triennale, non decennale o ultradecennale. Ci sono incarichi che risalgono a qualche decennio fa.

Per quanto riguarda la maggiore trasparenza, abbiamo deciso, con la direttiva del 9 giugno, quindi già applicata - vi parlo di cose che sono già state deliberate e applicate, non che faremo ma che abbiamo fatto in pochi mesi, a fronte delle inadempienze che sono durate per decenni o delle connivenze - che ci sia una banca dati dei commissari liquidatori, il cui bando è stato pubblicato, e che tutti i tavoli di crisi siano nel sito del Ministero. Piena trasparenza, a differenza della confusione, della connivenza, delle inadempienze del passato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da questo potete sapere che esistono oggi 34 tavoli di crisi veri e propri nel sito del Ministero - alcuni li abbiamo chiusi nelle scorse settimane, positivamente - e 22 tavoli di monitoraggio. Questo è il Ministero delle Imprese, la casa di vetro delle imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Dondi ha facoltà di replicare.

DANIELA DONDI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Urso, a nome del mio gruppo, Fratelli d'Italia, possiamo ritenerci molto soddisfatti della sua esaustiva risposta, in quanto abbiamo preso atto della problematica relativa alla nomina dei commissari liquidatori e dei componenti dei comitati di sorveglianza, e avendo dato prova di conoscere il tema in maniera approfondita. Condividiamo la necessità di istituire un apposito albo che tenga conto delle specifiche competenze dei professionisti e che, in particolare, preveda un sistema in cui le nomine avvengano rispettando una rotazione di natura temporale e, come ha detto lei, tenendo conto dei compensi percepiti.

È necessario privilegiare un principio di trasparenza, peraltro già da lei applicato con l'istituzione all'interno del sito ufficiale del suo Ministero di una sezione dedicata ai tavoli di crisi in essere, al fine di verificare lo stato dell'arte. La trasparenza è e deve essere un pilastro fondamentale del nostro lavoro, anche quale esempio per i professionisti interessati che abbiamo appena citato per queste procedure e anche negli altri casi in cui lo Stato si avvalga di professionisti. Grazie, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 84, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, ed annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere i deputati Cristina Almici, Stefania Ascari, Maria Cristina Caretta, Maria Rosaria Carfagna, Rita Dalla Chiesa, Sara Ferrari, Antonella Forattini, Renate Gebhard ,Valentina Ghio, Elisabetta Christiana Lancellotta, Simona Loizzo, Daniela Morfino, Annarita Patriarca, Paolo Pulciani, Laura Ravetto, Martina Semenzato, Luana Zanella e Immacolata Zurzolo.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Renato Ancorotti, Michaela Biancofiore, Anna Bilotti, Susanna Donatella Campione, Giulia Cosenza, Ilaria Cucchi, Cecilia D'Elia, Anna Maria Fallucchi, Annamaria Furlan, Elena Leonardi, Alessandra Maiorino, Massimiliano Romeo, Daniela Sbrollini, Daniela Ternullo, Elena Testor, Paolo Tosato, Julia Unterberger e Valeria Valente.

Comunico inoltre che, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è convocata per mercoledì 12 luglio prossimo, alle ore 14, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Seguito della discussione della proposta di legge: De Luca e Bonafe': “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021” (A.C. 712​) e dell'abbinata proposta di legge: Marattin ed altri (A.C. 722​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 712: “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021” e dell'abbinata proposta di legge n. 722.

Ricordo che nella seduta del 30 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame di una questione sospensiva - A.C. 712​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione sospensiva Foti, Molinari, Barelli, Lupi e altri n. 1 (Vedi l'allegato A).

Avverto che i tempi per l'esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale. A tale proposito, avendo la componente politico Misto-+Europa esaurito i tempi a disposizione, per tale fase la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari a 2 minuti per lo svolgimento del relativo intervento.

A norma del comma 3 dell'articolo 40, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di 10 minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di 5 minuti.

Illustra la questione sospensiva Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1 il deputato Andrea Orsini, che l'ha sottoscritta in data odierna. Deputato Orsini? Mi pare che il deputato Orsini non sia presente in Aula.

Ha chiesto di parlare il deputato Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI-PPE). Signor Presidente, mi perdoni, il collega Orsini ha avuto un piccolo problema ma sta scendendo, è questione di un attimo. Chiedo la cortesia di aspettare qualche secondo, sta entrando. Ha avuto un problema, che non sto a raccontare, ma, credetemi, era giustificato.

PRESIDENTE. Mi pare non ci siano obiezioni. Il deputato Orsini nel frattempo è sopraggiunto, quindi, gli diamo la possibilità di raggiungere la propria postazione e, conseguentemente, di svolgere il suo intervento. Prego, a lei la parola, deputato Orsini.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie. Innanzitutto le mie scuse a tutti i colleghi e a lei, Presidente.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, in quest'Aula la parola Europa viene evocata molto spesso e, almeno in apparenza, sembra mettere d'accordo tutti, maggioranza e opposizione. Del resto sarebbe giusto così: la scelta europea, come quella atlantica, definisce il quadro valoriale di una democrazia occidentale come la nostra e questo va - o almeno dovrebbe andare - al di là degli schieramenti che si alternano alla guida del Paese.

In realtà, però, negli ultimi mesi ho l'impressione che i colleghi dell'opposizione frequentino e conoscano un'Europa diversa da quella che conosciamo e che frequentiamo noi, diversa da quella con la quale lavorano ogni giorno la Presidente Meloni, il Ministro Tajani e il Ministro Fitto, un'Europa, quella immaginata dall'opposizione, che ogni giorno si interroga con ansia su un tema fondamentale: l'Italia ratificherà il MES e quando lo farà? A Parigi, a Berlino, a Madrid come a Bruxelles, naturalmente, non si parla d'altro, almeno in questa visione immaginaria dell'Europa che l'opposizione ci propone.

Noi, al contrario, dialoghiamo con un'Europa che si interroga su ben altro: sul suo futuro, sulla grande sfida ai confini orientali, sulla tragedia dell'Ucraina e sulla difesa in quel Paese dei nostri valori e del nostro stile di vita, sull'allargamento nei Balcani, sul rapporto con la sponda Sud del Mediterraneo, sul dramma dei migranti e sui pericoli che ne derivano. Ma tutto questo passa in secondo piano, per i colleghi dell'opposizione, rispetto alla ratifica di uno strumento nato nel 2012 e che nessuno utilizza da molti anni.

È un dibattito a ben vedere davvero surreale. Il Governo dialoga con l'Europa sulla riforma del Patto di stabilità, sul completamento dell'Unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria, sulla politica finanziaria che deve essere messa al servizio dell'economia reale, grandi temi, questi sì, dai quali dipende il futuro del sogno europeo e rispetto ai quali la ratifica del MES è semmai complementare o piuttosto una conseguenza.

Nel corso di un'ordinata e organica definizione di queste materie, possiamo parlare anche del MES, che non è una priorità per nessuno, né in Italia né in Europa, se non per i nostri amici dell'opposizione. Del resto parliamo di uno strumento largamente imperfetto, sul quale fin dal principio abbiamo avanzato alcune serie riserve. Lo diciamo da europeisti convinti, perché noi lo siamo sul serio: il MES, così com'è, sarebbe un passo indietro e non un passo avanti sulla strada della costruzione di un'Europa politica, un'Europa davvero unita perché fondata sulla sovranità dei cittadini europei.

Come sapete, colleghi, la BCE gode di un'ampia autonomia rispetto alle istituzioni europee. Alcune sue scelte, come il continuo aumento dei tassi d'interesse, suscitano diffuse perplessità e accese contrarietà, ma la BCE è sovrana e può non tenere conto del parere, né degli Stati né delle istituzioni europee. Eppure, la stessa BCE è molto più controllata dalle istituzioni europee di quanto lo sarebbe il MES. Del resto l'autonomia delle banche centrali è un principio sacrosanto in ogni ordinamento liberale, ma nessun principio liberale, nessun principio economico né giuridico stabilisce invece che l'impiego di denaro come quello del MES, denaro messo a disposizione dagli Stati e, quindi, in ultima analisi, dai cittadini europei, non debba essere almeno verificato dai rappresentanti del popolo europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), del Parlamento europeo e della Commissione! Se crediamo davvero nell'Europa, crediamo che i poteri degli organi democratici dell'Unione europea non siano facoltativi e non siano puramente formali, ma siano l'essenza stessa della costruzione europea. Allora, perché tutta questa fretta, colleghi dell'opposizione, per approvare uno strumento obsoleto e largamente imperfetto? Perché volete farci credere che sia una priorità per gli italiani e che vi siano le folle fuori da questo palazzo che chiedono di approvare il MES? Dov'è questa Italia immaginaria?

In realtà, la ragione è molto semplice, e tutti la conoscono. Perché pensate, in questo modo, di mettere in difficoltà la maggioranza e il Governo, una maggioranza e un Governo che, invece, lavorano ogni giorno per far ripartire l'Italia, per tagliare le tasse, per creare lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), per assicurare pensioni dignitose agli anziani e una prospettiva ai giovani, per una giustizia rispettosa dei cittadini, per far crescere un'Europa forte, tutelando il nostro interesse nazionale. Poiché ci stiamo riuscendo - i risultati positivi del Governo sono sotto gli occhi di tutti -, poiché i numeri dei sondaggi e quelli degli indicatori economici ogni giorno ci danno ragione, allora, vi illudete di usare il MES come un grimaldello per metterci in difficoltà.

Naturalmente, l'opposizione ha tutto il diritto di scegliere le sue battaglie, ma, se mi è consentito un consiglio, non fatevi illusioni: non ci faremo certo spaventare da piccoli espedienti tattici. Non è così che tornerete - se mai ci tornerete - alla guida del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

Però, una considerazione non posso non farla: la politica estera dovrebbe essere un patrimonio comune della Nazione. La difesa dell'interesse nazionale in Europa e nel mondo dovrebbe venire prima delle tattiche quotidiane; dovrebbe venire prima di quello che il Presidente Berlusconi chiamava il teatrino della politica. Lo dico ai tanti colleghi dell'opposizione che stimo e con i quali spesso lavoriamo insieme proprio sui grandi temi internazionali: con questo atteggiamento non rendete un buon servizio né al Paese, né all'Europa e neppure a voi stessi. Quante volte, negli anni, i partiti dell'attuale maggioranza - tutti, nessuno escluso - hanno dimostrato senso dello Stato, senso delle istituzioni, spirito patriottico, sostenendo Governi lontanissimi dalle nostre idee, nelle grandi scelte internazionali. Quante volte abbiamo messo al primo posto non l'interesse di parte, ma l'interesse nazionale. Mi sarei aspettato, ci saremmo aspettati lo stesso da parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e il fatto che non accada è un male non per la maggioranza, è un male per la democrazia. Per questo abbiamo sottoscritto la questione sospensiva. Per questo chiediamo all'Aula di rinviare questo dibattito che, oggi, non avrebbe alcun senso, se non quello di indebolire l'Italia, in una complessa trattativa sul Patto di stabilità.

Chiediamo un rinvio di quattro mesi che non è una fuga dal problema, come volete far credere. Se questo fosse l'obiettivo, avremmo chiesto di rinviare sine die ma è un modo per affrontarlo nei tempi giusti, nei modi giusti e con le giuste condizioni.

L'interesse dell'Italia e la crescita dell'Europa, colleghi, sono le nostre priorità e vanno di pari passo. Il Governo e la maggioranza continueranno a lavorare in questo senso, senza farsi distrarre da queste strumentalizzazioni. La posta in gioco è troppo importante: è il nostro futuro, in un'Europa protagonista nel mondo, in un'Europa dei popoli e non dei tecnocrati, un'Europa cosciente dei suoi valori, delle sue radici giudaico-cristiane e dei suoi valori liberali, un'Europa protagonista attraverso una politica estera e di difesa comune. Di questo vorremmo discutere: non di uno strumento finanziario fuori tempo e fuori controllo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Questa questione sospensiva è semplicemente il segno della grave indecisione del Presidente Meloni, della sua incapacità di decidere. Non sa che pesci prendere. L'unica clausola politica di tale questione sospensiva è la richiesta di tempo, per ulteriori approfondimenti. Ora, si tratta solo di dire “sì” o “no”. Non c'è nulla da approfondire.

Il collega Orsini, abitualmente così puntuale, ha parlato di tutto, ma non ci ha spiegato perché fra quattro mesi si potrà fare e oggi no. La verità è che voi siete in questa impasse per due motivi: avete fatto del MES un totem negativo, con la propaganda anti euro, i MiniBot. Era quel clima lì. Oggi è diventato il tabù che non riuscite a infrangere. Voi avete fatto del MES un affare di Stato. Voi, semplicemente voi. Siete al Governo, oggi, e siete vittime della propaganda che vi ha portato lì.

Poi c'è un'altra ragione. Non siete d'accordo tra di voi: il Ministro dell'Economia e delle finanze Giorgetti dice una cosa, nelle Commissioni e in Aula si dice una cosa diversa. Il rinvio di quattro mesi, estate compresa, è una scelta insensata. A novembre saremo in piena sessione di bilancio e dovremmo tornare a discutere di una cosa che sarebbe dovuta andare de plano. Meloni cerca di coprire la sua incapacità a decidere, peraltro, non me ne voglia il collega Orsini, inventando una logica di negoziato a pacchetto che, mi dispiace, è solo nella testa sua e, forse, di qualche collega della maggioranza. È vero che a Berlino e a Parigi non si occupano del MES, perché lo hanno, giustamente, ratificato da tempo e vogliono che l'Italia lo faccia, per proseguire con l'Unione bancaria. È una cosa semplicissima: si tratta solo di dire “sì” o “no”. Non si tratta - chiudo, signor Presidente - di affrontare alcunché.

Voi, con il vostro sovranismo, superato persino da qualcuno di voi, state trascinando l'Italia a fare una bruttissima figura. Questo rinvio, né carne né pesce, di quattro mesi è forse nell'interesse di Meloni e del suo partito, ma è contro l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Emily Dickinson scriveva di bellezza e verità, signor Presidente. Qui bellezza, come dire, forse, ce n'è poca, ma sulla verità fatemi dire qualcosa.

Colleghi di maggioranza, voi lo sapete benissimo come stanno le cose. Non c'è uno tra di voi che non sappia quale sia la verità. Sapete benissimo che, in questa richiesta di sospensiva, sono scritte alcune fra le più grandi falsità che abbiano mai messo piede in un'istituzione repubblicana. Sapete benissimo che il MES non ha alcun tratto di gestione privatistica, perché un organismo internazionale, nel cui Consiglio dei governatori siedono i Ministri dell'Economia degli Stati membri, non ha niente di privatistico; eppure, l'avete scritto. Voi sapete benissimo che la principale novità della riforma del MES, ossia il fatto che serva da paracadute al Fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie, è un passo verso l'Unione bancaria, perché inizia a fare quella mutualizzazione dei rischi bancari che è la definizione di Unione bancaria, non è il contrario dell'Unione bancaria, come scrivete in questo documento. Voi sapete benissimo che il ratificare questa riforma non è nemmeno un lontano parente rispetto al fatto di avvicinarsi a usarlo. Lo sapete perfettamente. Semplicemente, fare quello che hanno fatto tutti gli altri Paesi europei, senza che si sia alzato nemmeno un blogger sovranista a dire le stesse scemenze che sono scritte qui sopra, non significa usare il MES; significa permettere l'entrata in vigore di alcune modifiche.

Voi sapete benissimo che non c'è alcuno stigma nell'usare il MES, perché - a proposito dei Paesi che sono stati costretti a usarlo - non si sceglie di usare il MES, si è costretti quando l'alternativa è fallire. Quando finisci in guai talmente seri che nessuno ti compra più i titoli del debito pubblico, non hai la scelta di arrivare al MES; è il MES che ti evita il fallimento. Sapete benissimo che i Paesi che hanno utilizzato, tristemente, questo strumento per evitare di fallire non hanno avuto alcun effetto stigma, perché, se guardate i rendimenti dei loro titoli di Stato, poi sono scesi. Adesso la Grecia, a dieci anni, si finanzia con un tasso inferiore al nostro. Capito che stigma?

Voi sapete benissimo, e lo sa anche lei, collega Orsini, che non ha senso fare il paragone fra BCE e MES. State dicendo: va bene, se si è nei guai, c'è la BCE che ci presta i soldi. Voi sapete benissimo che nessuna banca centrale al mondo presta i soldi sul mercato primario, cioè compra all'asta i titoli del debito pubblico; ciò non lo fa nessuno; può comprare solo i titoli sul mercato secondario, ma, quando tu hai bisogno di liquidità per pagare gli stipendi, non te ne fai nulla di uno che ti acquista i titoli sul mercato secondario; hai bisogno di attaccarti alla canna di qualcuno che ti dia liquidità, e la BCE non può fare questa cosa, non lo fa nessuna banca centrale del mondo, voi lo sapete benissimo. E voi sapete benissimo che la storiella della trattativa del pacchetto è una storiella, perché, in Europa, le trattative si fanno sulle cose su cui hai alleanze: regole fiscali in cambio della ripetizione del PNRR, regole fiscali in cambio di Unione bancaria, su cui costruire una tela di alleanze internazionali. Su questa cosa potete allearvi solo su qualche blogger in Italia, perché all'estero nemmeno i blogger vi seguono su quello che state scrivendo.

Voi sapete benissimo tutto questo. Vi siete ficcati in questa vicenda un po' per disciplina di partito - vi capiamo, la politica è fatta anche di disciplina di gruppo -, ma adesso questa sceneggiata ha superato ogni limite.

Aldo Moro, dal carcere delle Brigate Rosse, scrisse nel suo memoriale: datemi, da una parte, milioni di voti, e toglietemi, dall'altra, un grammo di verità, e sarò comunque perdente. Vi siete ficcati in questa storia perché per dieci anni avete avuto bisogno di raccontare il MES come il cattivo responsabile dei nostri problemi, perché non avete avuto il coraggio e non siete stati i soli in questo Paese a dire agli italiani che, se cerchiamo un colpevole dei nostri problemi, dobbiamo soltanto cercare uno specchio molto ben lucidato.

Avevate bisogno di trovare un cattivo e il MES in quegli anni era il cattivo per eccellenza: datemi milioni di voti e toglietemi un grammo di verità e sarò, comunque, perdente. Questa sceneggiata è durata fin troppo. Gli espedienti di cui lei ci accusa, onorevole Orsini, sono quelli che avete utilizzato oggi, qui, chiedendo di rinviare di quattro mesi una cosa che, comunque, dovrete fare tra quattro mesi. Abbiate un sussulto di dignità, dimostrate che la politica non è la gara a chi la spara più grossa, e in questa occasione cercate di ridare alla politica quella dignità che, per colpa di tanti, negli ultimi anni, sembra aver perso (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Qui si dice tutto e il contrario di tutto, e va bene tutto, ma ora sentire parlare Forza Italia di questo strumento da tecnocrati… l'ha fatto il Governo Berlusconi, l'ha portato in Italia il Governo Berlusconi, il MES (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Poi è stato ratificato dopo, ma era il Consiglio dei ministri del Governo Berlusconi! Ora, va bene tutto e si può dire tutto, ma, insomma, c'è anche un limite alla decenza.

La Meloni ha detto: non reputo utile per l'Italia alimentare una polemica interna sul MES. Può darsi che abbia anche ragione. Era utile farlo nell'aprile 2020, quando eravamo in lockdown e in piena pandemia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Accusare falsamente, lei e il suo compare Salvini, che l'Italia aveva avuto accesso già al MES: vi era utile? O forse era un'altra Meloni. Era un'altra Meloni quella che ha rinnovato il motto dei vostri avi, che dicevano - almeno loro sceglievano -: meglio un giorno da leone, che cento da pecora. Voi fate un giorno da leoni qua e poi cento da pecora in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Riuscite a conciliare questa cosa? Perché qua siete straordinari! La Meloni, l'altro giorno, qui, alla fine, parlava di democrazia, di libertà. Io pensavo dicesse ‘ora e sempre resistenza' a un certo punto, perché, davvero, in questo afflato democratico e libertario, parlando della guerra in Ucraina, noi difendiamo la democrazia e la libertà a est, mentre a sud si mettono tutte le fiches della nostra politica nella collaborazione con un autocrate che è il Presidente tunisino, che ha sospeso la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ha sospeso la democrazia, ha sciolto il Parlamento e il Consiglio superiore della magistratura: questo si sta facendo. Quindi, o si lotta per la democrazia e la libertà a tutte le latitudini e longitudini, oppure si devono dire le cose come stanno e non essere ipocriti.

Ma vediamo i grandi risultati del Governo Meloni, che doveva spezzare le reni a Strasburgo e, invece, ci si ritrova con un'immigrazione più che raddoppiata rispetto allo scorso anno. Ma se, su quei banchi del Governo, sedessero Conte o qualsiasi altro esponente di questa parte dell'emiciclo, avremmo le manifestazioni di Salvini e della Meloni sul fatto che stiamo regalando il Paese agli stranieri. E invece l'immigrazione più che raddoppiata è niente di niente, si dice.

Ma vediamo cosa riuscirete a ottenere, perché - sempre a proposito dei cento giorni da pecora - qui strillate alla BCE come se voi foste dei passanti. Io a un certo punto sento dei membri di questo Governo che sembrano dei passanti. Arriva Salvini e dice: no, secondo me, i soldi del MES vanno ripresi tutti, meglio il debito pubblico nelle mani degli italiani. Cos'è, un passante? È il Vicepremier! E nel frattempo, il Ministro dell'Economia Giorgetti dice che si attiverà il MES, perché voi attiverete il MES. E allora questa maggioranza di patrioti, che doveva con forza e vigore decidere finalmente le sorti dell'italico Paese, cosa fa di fronte alla prima decisione? Non si presenta neanche in Commissione (Commenti del deputato Foti)! Una roba di un'indecenza… Decidete di non decidere! Ma voi dovevate essere quelli coraggiosi, un po' spavaldi, dovevate mostrare un po' il petto, invece neanche in Commissione vi presentate! Siete davvero straordinari.

A proposito di quell'aprile 2020, quando una parte di maggioranza ci chiedeva di prendere il MES, quando tanta Europa ci diceva: ma cosa volete, va bene, avete il virus, siete stati i primi, prendete il MES, ecco, io lì ho sentito una risposta patriottica, davvero, nel senso nobile del termine, che è stata quella dell'allora Presidente Conte, che ha detto: se questa è la vostra solidarietà, il MES tenetevelo voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e ha di fatto inventato uno strumento nuovo, cambiando davvero l'Europa con i fatti, senza grossi proclami, ma lavorando seriamente. E oggi tutti noi ne beneficiamo. Aspettiamo quattro mesi prima di rivedere l'ennesima giravolta che farete alle spalle degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo in quest'Aula in una situazione piuttosto singolare. Siamo qui a decidere su un provvedimento che sarebbe stata cura del Governo approvare al più presto e su cui, magari, sarebbe stato compito dell'opposizione rilevare contraddizioni e lacune. Invece, nel mondo al contrario che ha travolto la politica da settembre scorso, oggi è l'opposizione che chiede al Governo di ratificare un provvedimento così importante per l'economia e la stabilità del Paese. Oggi sarebbe stato o sarebbe dovuto essere il giorno risolutivo per le sorti del MES. Invece, siamo davanti all'ennesimo passaggio a vuoto. Voi volete rimandare di quattro mesi la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, in attesa di chiarimenti e riforme, e così l'Italia resta l'unico e l'ultimo Paese dell'Eurozona non avere ancora ratificato questo strumento. Non si sono mai visti una maggioranza e un Governo scappare da una discussione su una questione così rilevante di politica estera ed europea.

Nelle scorse settimane avete dato uno spettacolo imbarazzante. Avete lasciato le opposizioni a discutere da sole in Commissione e ancora oggi decidete di non decidere, perché questo è il senso di questo rinvio. Eppure sarebbe tutto molto, molto ovvio: ci chiedono di sottoscrivere un Trattato che modifica il vecchio MES, attribuendogli una funzione aggiuntiva, cioè quella di rete di sicurezza nella gestione di eventuali crack bancari. Naturalmente, se la scelta di attivarlo o meno dovesse essere presa, questo dipende dalla volontà - com'è giusto che sia - dei singoli Governi nazionali. Ma avere a disposizione questo strumento, lo sapete anche voi, aiuterebbe molto a difendere la stabilità del sistema finanziario e, quindi, soprattutto gli interessi dei risparmiatori europei e italiani. E invece, l'inerzia del vostro Governo di Roma ha attirato l'attenzione di tutti gli altri Paesi europei, perché la situazione italiana non si sbloccherà. Il Meccanismo è congelato e non può diventare operativo. L'unico risultato che sta producendo questo giochino è bloccare l'entrata in vigore di uno strumento potenzialmente utile anche per noi e, soprattutto, indebolire la credibilità dell'Italia di fronte al resto dell'Europa. Un doppio danno al nostro Paese.

La Premier Meloni, la settimana scorsa, in quest'Aula, ha insistito nel dire che discutere adesso di questo provvedimento non è nell'interesse nazionale e ha anche cercato di convincerci del perché e di quale sia il mancato interesse nazionale. La Premier, infatti, si illude di utilizzare la mancata ratifica del Trattato come merce di scambio, come arma di pressione verso i nostri partner europei su altri argomenti, dalla riforma del Patto di stabilità alla revisione del PNRR. Non è così, perché l'interesse nazionale, che voi dite di voler difendere, si misura esattamente nell'opposto: nella capacità di rendere il nostro Paese credibile e affidabile, sul MES oggi e sul PNRR, che, da quando siete al Governo, invece, rendete teatro e platea solo di confusione e ritardi sulla terza e quarta rata Questa è la fotografia del nostro Paese oggi. Il punto politico è che, in Europa e nelle istituzioni comunitarie, non funziona come vorrebbero Giorgia Meloni e Matteo Salvini. In questo c'è un grande dilettantismo di questo Governo. In Europa si progredisce e si curano gli interessi nazionali con sistemi di alleanze, con il dialogo, la mediazione e la relazione con gli altri Paesi.

Il ricatto - quello che state operando -, invece, danneggia gli interessi del Paese. In fondo, la maggioranza sta dimostrando di essere quella che è, capace solo di usare e agitare argomenti populisti, cari a una certa narrazione sovranista, da cui, drammaticamente, non riesce a liberarsi neanche ora, che è al Governo, cavalcando paure e diffidenze verso l'Europa, ben sapendo - lo dimostrano i fatti - che nessun Paese si salva da solo e che l'imporsi di nuove potenze non può che vedere un'Europa più forte per competere. Nessun Paese si salva da solo e - va detto - voi non siete in grado di ratificare il MEF, perché siete divisi, non solo nel Governo, ma anche all'interno dei vostri partiti. C'è chi pensa agli interessi elettorali, della propria bottega, piuttosto che a quelli del Paese, avvelenando persino la comunicazione pubblica e il dibattito con disinformazione e agitando paure sociali. La verità è che non ci sono rischi e basta leggere chiaramente la lettera firmata dal Capo di Gabinetto del Ministro Giorgetti. Il MES, da solo, non è il vostro problema, il fatto è che voi lo usate per continuare a illudere il vostro elettorato e, nel farlo, date lo spettacolo di partiti di Governo che continuano a fare l'opposizione al proprio Paese.

Allora, Presidente - e concludo -, una cosa è chiarissima, ancora più chiara in questi giorni: non avete alcuna intenzione e volontà di rafforzare l'Europa. Vi contrasteremo con ogni forza su questo punto, ma questa vicenda del MES, di cui discutiamo oggi, rende evidente che non vi interessano nemmeno gli interessi dell'Italia. Questo rinvio ne è la prova e saremo qui a ricordarvelo e a contrastare la vostra irresponsabilità in ogni occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di far cessare questo brusio di fondo, che dà fastidio, non solo e non tanto da un punto di vista estetico, ma impedisce il buon ascolto degli interventi degli oratori. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie Presidente. Il Governo ha il dovere di esprimere il modo in cui l'Italia partecipa alla vita europea. Comunque la si pensi attorno al MES, una cosa è certa: il Governo di Giorgia Meloni lo ha trasformato in una commedia all'italiana e questo è grave. Non siete capaci di risolvere le divisioni interne, anzi le anteponete alla credibilità italiana. Non avete il coraggio di dire la verità e prendete tempo. Com'è noto, il MES è stato istituito, mediante un trattato intergovernativo, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise decisioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri che, pur avendo un debito pubblico sostenibile, trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. È legittimo - e direi doveroso - porsi domande sulla sua efficacia, ma voi, già oggi, avreste dovuto trovare una sintesi e procedere con l'esame e il voto del provvedimento. Certo, ricordiamo tutti, in un passato non troppo remoto, le prese di posizione contro il MES vostre, di numerosi e autorevoli esponenti di Fratelli d'Italia e della Lega, anzi Fratelli d'Italia promosse perfino una raccolta di firme online per chiedere la rimozione di Christine Lagarde e lo stop al MES. E' quindi comprensibile che questi partiti oggi temano di fare marcia indietro e di perdere la faccia con il proprio elettorato, in assenza di una qualche presunta e improbabile contropartita.

Tuttavia, non solo non avete risolto i vostri problemi, ma li avete esportati, al punto che il Governo non ha partecipato al voto della Commissione esteri della Camera sul disegno di legge di autorizzazione alla ratifica proposto dalle opposizioni. Tutto questo in un contesto in cui la Commissione esteri aveva ricevuto un parere scritto del Ministero dell'Economia - da qualcuno derubricato come parere meramente tecnico - ampiamente favorevole alla ratifica.

Anche quest'ultima poco edificante vicenda parlamentare conferma che la questione della ratifica del MES continua ad essere oggetto di grande imbarazzo per questo Governo e per la maggioranza che lo sostiene. Da qui, le prese di posizione della stessa Presidente del Consiglio o di esponenti di Governo che, in varie occasioni, hanno tentato di collegare la ratifica italiana del MES al negoziato in corso sulla riforma del Patto di stabilità e a non meglio precisate concessioni che l'Italia potrebbe ottenere in quel contesto. Ma il Patto di stabilità e il MES sono questioni distinte e separate. Questa posizione del Governo mette anzi a rischio la trattativa stessa, quando e quanto più sarebbe necessario esplorare…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputata Zanella. I banchi del Governo devono essere liberi e i rappresentanti del Governo devono ascoltare il dibattito. Prego, prosegua.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie Presidente, così dovrebbe essere. Questa posizione del Governo mette a rischio la trattativa stessa, quando e quanto più sarebbe necessario esplorare convergenze sulla riforma del Patto di stabilità. Bloccare l'entrata in vigore del MES, avanzando l'ipotesi di una nuova riforma del MES, presuppone, come condizione minima, l'entrata in vigore della precedente riforma, negoziata lungo l'arco di due anni e, a suo tempo, sottoscritta da tutti i Paesi dell'eurozona, Italia compresa. La nostra posizione - com'è noto - è di primo piano: il MES ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati già versati. La capacità di prestito ammonta a 500 miliardi e l'Italia ha sottoscritto il capitale del MES per ben 125,3 miliardi e ne ha versati oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi Paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e, quindi, possono porre il loro veto anche rispetto alle decisioni urgenti. Un Governo, quindi, allo sbando su questioni cruciali espone il nostro Paese ad un giudizio negativo e questo è tutto a vostro carico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione sospensiva.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

L'esame della proposta di legge n. 712 e dell'abbinata proposta di legge n. 722 è pertanto sospeso, nei termini previsti dalla questione sospensiva testé approvata.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché, come l'Aula saprà, si è da poco conclusa al Senato l'informativa da parte della Ministra Santanchè. Ora la Camera dei deputati non può essere indifferente a quello che la ministra Santanchè, poco fa, ha riferito al Senato. Noi riteniamo, con massimo rispetto per quella carica istituzionale, quelle dichiarazioni un misto di arroganza e prepotenza, perché non solo non ha spiegato i rilievi e le contestazioni che le sono stati rivolti, ma ancora noi attendiamo di avere una risposta, perché questa Camera vuole confrontarsi con la Ministra. In particolar modo, a questo punto noi riteniamo che la Ministra, anche in relazione alle affermazioni che ha fatto al Senato, non può più continuare a fare la Ministra della Repubblica. A questo punto, chiediamo al Governo, e nella fattispecie al Ministro Giorgetti e alla Ministra Calderone, di sapere come intenderanno comportarsi riguardo alle società della Ministra Santanchè che si trovano in una fase di analisi puntuale da parte dei Ministri competenti, in particolare Giorgetti per quanto riguarda lo sconto fiscale e Calderone per quanto riguarda il tema della cassa integrazione.

Voglio ricordare che la Ministra Santanchè, non più tardi di due anni fa, durante il Governo Conte 2, ebbe modo di dire in televisione che lei aveva anticipato la cassa integrazione, cosa risultata non vera, da questo punto di vista.

Allora, vogliamo sapere - e chiedo che i Ministri possano venire in Aula a riferire - quale sarà il comportamento del Governo, se sarà un comportamento puntuale e celere, immediato e rigoroso, come si è avuto in altre occasioni, oppure sarà un comportamento totalmente differente, considerato che la Ministra Santanchè siede in Consiglio dei Ministri con i colleghi che prima ho citato.

Questa è la richiesta che formuliamo perché la Camera dei deputati ha il diritto di confrontarsi e di sapere al pari del Senato della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Abbiamo recepito il suo messaggio, il Governo è presente ed ha ascoltato con noi. Ha chiesto di parlare il deputato Foti, sempre sull'ordine dei lavori.

TOMMASO FOTI (FDI). Sì, signor Presidente, per dire che la richiesta reiterata di oggi, anche da parte, buon ultimo, dell'onorevole Bonelli, relativamente alla possibilità che il Ministro Santanchè venga a rendere comunicazioni in quest'Aula dovrebbe anche avere un surplus di indagine, perché vede, signor Presidente, io penso che ci sia un problema. Mentre vi sono gruppi di opposizione che chiedono alla Ministra Santanchè di venire a riferire in quest'Aula, leggendo i giornali, il Ministro Santanchè, ma anche noi, apprendiamo in modo scandaloso che sarebbe soggetta a un'indagine che è secretata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, quindi, in violazione di qualsiasi norma del codice di procedura penale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Allora, noi vogliamo sapere se la giustizia vale solo per alcuni o vale per tutti qui dentro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! Perché non è possibile che un parlamentare, chiunque egli sia, debba apprendere dai giornali di un indagine ai suoi danni e a suo carico, ma, attenzione, un'indagine che non ha le caratteristiche delle normali indagini, perché arriva l'avviso di garanzia e uno ha la possibilità di sapere la cosa: deve apprendere da due quotidiani, come è capitato oggi, che sarebbe indagata, ma in modo secretato. Ma se è in modo secretato, possiamo sapere, in quest'Aula, chi è che ha fatto uscire le notizie (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? E stranamente escono oggi, nei giorni in cui il Ministro deve andare a riferire al Parlamento! Questo è cannibalismo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Dai banchi dell'opposizione: “Donzelli! Donzelli!”)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie Presidente, ora io capisco l'agitazione del capogruppo Foti, però mi verrebbe (Commenti del deputato Foti)

PRESIDENTE. Collega Foti!

TONI RICCIARDI… mi verrebbe da dirgli, suo tramite Presidente, se escono atti segretati: chiedere al collega Donzelli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Chiedere al collega Donzelli o a Delmastro! Scelga lei, scelga lei!

Ora, noi abbiamo chiesto, perché abbiamo depositato come primo ramo del Parlamento, un'interrogazione per fare chiarezza sui fatti: semplicemente perché la Ministra Santanchè, come ogni Ministro, quando giura, giura di servire la Repubblica con disciplina e onore. Con disciplina e onore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Guardi, Presidente, c'è un sociologo, Codeluppi, che, qualche anno fa, ha pubblicato un libro che si chiama La vetrinizzazione sociale e tratta di quando nascono le vetrine. Dove nascono? Nella Francia del Settecento. Ora, se un Ministro o una Ministra, mi scusi Presidente, se una Ministra rappresenta la vetrina massima di questo Paese e rappresenta il Governo di questo Paese, quindi anche il nostro di Governo, come italiane e italiani quando giriamo per il mondo, e non solo per il mondo, si chiede la vetrinizzazione, la trasparenza: non ci deve essere macchia, non solo in autotutela per la Ministra, ma in autotutela per voi, per questo Governo, per questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). E, quindi, vi chiediamo, gentilmente, ove mai, di grazia, fosse possibile, che la Ministra venga qui a riferire (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

TOMMASO FOTI (FDI). Mozione di sfiducia!

Seguito della discussione delle mozioni Aiello ed altri n. 1-00052, Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri n. 1-00096, Scotto ed altri n. 1-00152, Mari ed altri n. 1-00153 e Gebhard ed altri n. 1-00157 concernenti iniziative a favore dell'adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all'importo delle pensioni minime (ore 16,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Aiello ed altri n. 1-00052 (Nuova formulazione), Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri n. 1-00096 (Nuova formulazione), Scotto ed altri n. 1-00152, Mari ed altri n. 1-00153 e Gebhard ed altri n. 1-00157 concernenti iniziative a favore dell'adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all'importo delle pensioni minime (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di giovedì 15 giugno 2023, sono state presentate la mozione Gebhard e altri n. 1-00157 e una nuova formulazione delle mozioni Aiello e altri n. 1-00052 e Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano e altri n. 1-00096, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Nella riformulazione della mozione Aiello, stralcio delle premesse e riformulazione.

PRESIDENTE. Può ripetere, cortesemente? Sulle premesse, il parere è contrario?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Esatto, parere contrario sulle premesse, parere favorevole con la seguente riformulazione al punto 1: “ad adottare iniziative volte a confermare l'innalzamento a 600 euro mensili dell'importo minimo delle pensioni per le persone ultrasessantacinquenni di cui all'articolo 1, comma 310, della legge n. 197 del 2022”. Sulla lettera b), sempre del punto 1, il parere è favorevole con riformulazione: “nell'ambito della delega per la riforma fiscale, a valutare la possibilità di finalizzare eventuali riduzioni del carico tributario prioritariamente ai redditi di pensione e di lavoro dipendente e assimilati, a partire da quelli bassi e medi”. Sulla lettera c) parere favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale delle fasce deboli, avendo riferimento in particolare alla condizione dei pensionati con trattamenti pensionistici minimi”. Sulla lettera d) parere favorevole con riformulazione: “ad individuare le risorse e le modalità per prevedere un incremento progressivo, da realizzarsi nell'arco della legislatura, dell'importo minimo delle pensioni, dando priorità all'individuazione della platea ai soggetti ritenuti più deboli, individuati sulla base di una valutazione che tenga conto dell'età e del reddito complessivo”.

Sulla lettera e) il parere è favorevole con riformulazione: “a promuovere, nell'ambito dell'attività dell'Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione dell'impatto della spesa previdenziale e l'analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico, ogni iniziativa utile volta alla separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale”.

Nel nuovo impegno, invece, della lettera f), il parere è contrario. Sulla mozione Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri n. 1-00096 (Nuova formulazione) il parere è favorevole. Per quanto riguarda la mozione Scotto ed altri n. 1-00152: stralcio anche qui delle premesse…

PRESIDENTE. Per stralcio si intende parere contrario.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Esatto. Invece, per quanto riguarda gli impegni, al punto 1), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale delle fasce deboli, avendo a riferimento, in particolare, la condizione dei pensionati con trattamenti pensionistici minimi”. Al punto 2), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire il confronto con le parti sociali, in vista della legge di bilancio del 2024, anche al fine di individuare le soluzioni più opportune per migliorare l'attuale normativa volta ad una razionalizzazione dei sistemi di accesso alla pensione che favoriscano l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.

Al punto 3), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere ogni iniziativa utile per incrementare i trattamenti pensionistici, con particolare riguardo agli ultra sessantaquattrenni”. Parere favorevole al punto 4) con la seguente riformulazione: “ad adottare, sin dal primo provvedimento utile, le opportune iniziative volte ad ampliare la platea delle beneficiarie della misura di “opzione donna”, fermo restando il reperimento delle risorse economiche necessarie”. Al punto 5) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere, nell'ambito delle attività dell'osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell'impatto della spesa previdenziale e l'analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico, ogni iniziativa utile volta alla separazione della spesa assistenziale e di quella previdenziale”. Al punto 6), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare opportune iniziative volte ad ampliare la platea dei beneficiari della rivalutazione automatica delle pensioni, fermi restando i vincoli di finanza pubblica”.

Al punto 7), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “nell'ambito della delega per la riforma del sistema fiscale, a valutare la possibilità di finalizzare eventuali riduzioni del carico tributario prioritariamente ai redditi di pensione e di lavoro dipendente e assimilati, a partire da quelli bassi e medi”.

Per quanto riguarda la mozione Mari ed altri n. 1-00153, il parere è sempre contrario sulle premesse. Invece, sugli impegni, al punto 1), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a prevedere, già a partire dal disegno di legge di bilancio per il 2024, l'incremento progressivo delle pensioni a favore dei pensionati più poveri”. Al punto 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a confermare l'innalzamento a 600 euro mensili dell'importo minimo delle pensioni per le persone ultrasessantacinquenni, di cui all'articolo 1, comma 310, della legge n. 197 del 2022”. Al punto 3), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare opportune iniziative volte ad ampliare la platea dei beneficiari della rivalutazione automatica delle pensioni, fermi restando i vincoli di finanza pubblica”.

Al punto 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire il confronto con le parti sociali, in vista della legge di bilancio per il 2024, anche al fine di individuare le soluzioni più opportune per migliorare l'attuale normativa volta a una razionalizzazione dei sistemi di accesso alla pensione che favoriscano l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”. Al punto 5) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “nell'ambito della delega per la riforma del sistema fiscale, a valutare la possibilità di finalizzare eventuali riduzioni del carico tributario prioritariamente ai redditi da pensione e da lavoro dipendente e assimilati, a partire da quelli bassi e medi”.

Per quanto riguarda la mozione Gebhard ed altri n. 1-00157, anche qui il parere è contrario sulle premesse. Invece, sugli impegni al Governo, sul punto 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad individuare le risorse e le modalità per prevedere un incremento progressivo, da realizzarsi nell'arco della legislatura, dell'importo minimo delle pensioni”. Sul punto 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale delle fasce deboli, avendo a riferimento in particolare la condizione dei pensionati con trattamenti pensionistici minimi”. Sul punto 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire il confronto con le parti sociali, in vista della legge di bilancio del 2024, anche al fine di individuare le soluzioni più opportune per migliorare l'attuale normativa, volta a una razionalizzazione dei sistemi di accesso alla pensione che favoriscano l'ingresso dei giovani”.

Sul punto 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare, sin dal primo provvedimento utile, opportune iniziative volte ad ampliare la platea dei beneficiari della misura “opzione donna”, fermo restando il reperimento delle risorse economiche necessarie”. Al punto 5) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare opportune iniziative, compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione, volte a razionalizzare i sistemi di accesso alle pensioni, con particolare riferimento alle lavoratrici madri”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, chiederei la cortesia di avere queste riformulazioni per iscritto, perché, nel caso, per esempio, della mozione di cui anch'io sono firmataria, c'è stato, chiaramente, un errore sul punto 4), dove prima si è detto favorevole, poi, si è proposta una riformulazione e perché rilevo, a orecchio, ma posso essermi sbagliata, delle incongruenze tra i pareri dati, fra l'una e l'altra mozione, su punti assolutamente identici.

PRESIDENTE. Mentre ascoltiamo le dichiarazioni di voto, se il Governo cortesemente le potesse fornire, noi le fotocopieremo e le distribuiremo ai delegati d'Aula.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. È notizia di queste ore che il consiglio regionale della Lombardia, presieduto da un esponente di Fratelli d'Italia, per ricordare il prefetto Cesare Mori, dall'account Twitter, usa le parole niente po' po' di meno che di Benito Mussolini. Ora, questa cosa non è mai accettabile, ma farlo nel giorno in cui, qui, poche ore fa, abbiamo ricordato e votato Giacomo Matteotti è di un'ipocrisia insopportabile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! Dovevate avere il coraggio e la dignità di votare contro la proposta di legge per ricordare Giacomo Matteotti! Sarebbe stato più degno, più dignitoso e più coerente. Non è accettabile, soprattutto in un giorno del genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Deputato Ricciardi, io l'ho fatta argomentare, però lei capisce bene che non ha niente a che vedere né con l'ordine dei lavori, né con le dichiarazioni di voto che avevamo incardinato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo, appunto, alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Depositiamo l'intervento, Presidente, grazie.

PRESIDENTE. È autorizzato. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Le opposizioni hanno presentato mozioni relative alla condizione dei pensionati al minimo in questo Paese, perché evidentemente c'è una condizione insopportabile da parte di questi cittadini; allo stesso tempo, c'è una narrazione, un racconto, ma forse è meglio usare un altro sinonimo, c'è una favola, tutta a cura della maggioranza, che dice sostanzialmente - la ascoltiamo ogni giorno -: tutto va bene, madama la marchesa, perché cresce il PIL, cresce l'occupazione e questo dovrebbe rincuorare queste cittadine e questi cittadini beneficiari - anche questa parola è forte - di una pensione al minimo. Di PIL e di occupazione ci occuperemo in un'altra occasione, ora, guardiamo, invece, a un altro dato che riguarda invece proprio la condizione dei pensionati e delle famiglie italiane. Viene divulgata anche la notizia della crescita del reddito disponibile, un aumento del reddito disponibile che sarebbe pari al 3,2 per cento.

Ma, a guardare bene i dati in profondità, invece, scopriamo che il potere d'acquisto delle famiglie, nel confronto con lo scorso anno, ha un andamento in realtà negativo, che è meno 0,3 per cento e che, anche qui un altro dato che viene sbandierato, la propensione al risparmio delle famiglie, che riguarda molto gli anziani, sarebbe in ripresa, perché sale dal 5,3 al 7,6 per cento. Qui dovremmo guardare ancora più nel dettaglio, ancora più tra le righe, perché questo dato generale ci dovrebbe invece provare a capire chi è che aumenta questa propensione al risparmio. In realtà scopriamo, però, che questa propensione al risparmio è la metà di quella registrata nel resto dell'Unione europea, che si attesta al 14,1 per cento.

Quindi scopriamo una cosa importante che riguarda questo Paese: noi non siamo più il Paese del risparmio delle famiglie, un dato importantissimo, che noi, fra l'altro, segnaliamo nelle premesse della nostra mozione, rispetto alle quali il Governo ha espresso un parere contrario. Ma andiamo a guardare ancora più nel dettaglio, ad approfondire i fattori della crescita del reddito disponibile, perché questi macrodati possono dire tutto o niente. Il reddito del lavoro dipendente, in realtà, in questo Paese è cresciuto solo dell'1,1 per cento.

Quindi altri redditi, perché parliamo in generale, evidentemente sono saliti, sono cresciuti molto di più. Un altro fattore che ci ha portato a questo aumento del reddito disponibile nell'ultimo trimestre è stata la distribuzione degli arretrati proprio relativi alle pensioni, ma sono appunto arretrati, non coprono la perdita di potere d'acquisto e determinano il balzo nel trimestre di cui stiamo parlando. Poi, invece, c'è il dato significativo, la crescita dei redditi da capitale e i maggiori rendimenti dovuti alla crescita dei tassi.

Quindi c'è in Italia una parte della società che guadagna due volte, determina la crescita dell'inflazione attraverso la crescita dei profitti, perché tutti sappiamo che la straordinaria inflazione che stiamo registrando è dovuta in gran parte alla crescita dei profitti e delle rendite. Crescita dei profitti, tra l'altro, realizzata in massima parte guadagnando dal fatto che, quando il costo delle materie prime cala, in particolare, sappiamo bene, quello dell'energia, in realtà poi non calano automaticamente i prezzi al consumo, e quindi abbiamo questa crescita esponenziale dei profitti.

E poi questa parte del Paese guadagna dalla crescita dell'inflazione perché mette a rendimento quei profitti, quindi una parte del Paese guadagna due volte. Poi c'è l'altra parte, parliamo sempre di disuguaglianze, quindi proviamo a vedere dove stanno queste disuguaglianze. C'è un'altra parte che subisce l'inflazione attraverso la crescita dei prezzi, che sono soprattutto relativi a beni al consumo e beni primari. Come diceva Einaudi, l'inflazione è una tassa sulla povertà. Poi, sembra un accanimento, si vede fermare l'adeguamento del proprio reddito sulla base dell'idea che i redditi non devono, guarda un po', inseguire l'inflazione.

Quindi queste lavoratrici e questi lavoratori non producono l'inflazione, ma se ne caricano tutto il peso nella società. Intanto la situazione reale del Paese, non quella della narrazione del Governo, ci parla di un miliardo di rate di mutuo non pagato. C'è una discussione in atto, ne apprendiamo sulla stampa, la soluzione dovrebbe essere quella di una dilazione delle rate. È evidente che non si può andare in questa direzione, perché questa inflazione, come stiamo provando a spiegare, ha un fortissimo contenuto sociale.

Quindi lo Stato deve intervenire come regolatore, non può spostare semplicemente la scadenza delle rate, e deve aiutare queste famiglie, che sono sotto una pressione spaventosa per le rate dei mutui, per i trasporti pubblici, per i pedaggi autostradali, per il costo dei carburanti, della telefonia, delle imposte locali non da ultimo. Perché parliamo di tutto questo a proposito delle pensioni minime? Credo sia semplicemente evidente: perché dobbiamo per forza inserire queste proposte e queste mozioni sulle pensioni minime nel contesto della vita reale del Paese.

Il contesto della vita reale di questo Paese è fatto essenzialmente di una crescente disuguaglianza, disuguaglianze che sono ormai insopportabili. Parlando delle famiglie, dobbiamo provare a farlo fuori dalla retorica della maggioranza e dalla retorica che caratterizza ormai, soprattutto in questi ultimi 8-9 mesi, anche il dibattito politico. Quindi proviamo a dire chi sono questi anziani.

Questi anziani sono i nonni, sono i pensionati che contribuiscono in gran parte alla vita delle loro famiglie, dei loro discendenti che non arrivano alla fine del mese, che fino a ieri, anche con i loro risparmi, sono stati capaci di sopperire a quelle difficoltà e ora davvero non ce la fanno più. Per questo non possiamo accettare le vostre riformulazioni. Sollecitiamo, invece, un rigoroso e deciso contrasto all'evasione contributiva, altro che inserire questo ragionamento in altri che davvero non hanno niente a che fare.

Pensiamo che, per andare incontro a queste famiglie, sia davvero ormai necessario aprire in questo Paese una discussione sull'introduzione di un'imposta ordinaria sostitutiva sui grandi patrimoni e così via. Quindi affrontare di petto la condizione dei pensionati al minimo, lo dice la parola, affrontare la condizione di queste donne e questi uomini, che spesso hanno lavorato tutta la vita e poi comunque si ritrovano con una pensione insufficiente, è il minimo, come è il minimo da fare approvare un salario minimo legale per legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Un salario minimo e pensioni minime che diano una vita dignitosa a queste famiglie è il minimo da fare per questo Governo e per questo Parlamento. Un Governo che, invece, sfugge sempre di più a questa responsabilità, la sposta in avanti, sta tentando di disinnescare la mina del salario minimo, e oggi sulle pensioni al minimo prova - diciamo - ad annacquare le mozioni dell'opposizione. Noi non siamo assolutamente d'accordo e andremo avanti sulla nostra strada (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. È un tema serio, molto serio, che impone una valutazione seria sotto tutti i profili. Ci sono delle difficoltà oggi nella società odierna, difficoltà che hanno pochi precedenti storici per la gravità e per il livello di allarme sociale che ne deriva, su questo credo che siamo tutti d'accordo. C'è un quadro economico che subisce evoluzioni continue, perché i fattori che lo influenzano sono molteplici, perché da qualche anno si sono incrementati, sono diventati veramente significativi.

Mi riferisco, in particolare, già al COVID, poi all'Ucraina e a tanti altri eventi che hanno allarmato, che allarmano il percorso della quotidianità di molte famiglie e della società intera. Le fasce deboli sono meritevoli di attenzioni, i pensionati, ma anche i giovani. Sappiamo benissimo che c'è una quotidianità che allarma, una quotidianità che pone in difficoltà enorme tantissime famiglie, bollette che aumentano e che diventano delle vere e proprie bombe che arrivano nelle famiglie, creando tensioni sociali, creando ovviamente momenti di depressione vera e propria di molte fasce della nostra società.

Il carrello della spesa è diventato davvero pesante, con prezzi che, a occhio nudo, nei singoli supermercati si vedono aumentare di settimana in settimana, con gli addetti che vanno a sostituire i prezzi quasi quotidianamente. È pur vero che questo tema, così importante e così serio, non merita un dibattito asfittico, non merita una calendarizzazione di semplici mozioni e non merita nemmeno impostazioni demagogiche e populistiche di richieste di impegni non realizzabili. Questo, secondo noi, non è serio.

Allora, d'accordo sulla necessità di garantire le fasce deboli, d'accordo sull'attenzione a ogni iniziativa utile per integrare e aumentare i trattamenti pensionistici, perché ovviamente il tema è condiviso, però non dobbiamo arrivare ai limiti con l'ipocrisia. Questo dibattito sulle mozioni diventa pesante anche agli occhi di chi lo ascolta, perché ci si rende conto che incide ben poco, domani mattina, sulle tasche dei pensionati e sulla loro quotidianità.

D'accordo anche sull'incremento progressivo, ma soprattutto è importante, a nostro avviso, che ci sia un momento di dibattito reale, un momento costruttivo, come si sta cercando di fare anche sui salari minimi, un confronto. Ogni Governo che vuole incidere davvero può andare avanti anche a decreti-legge e a colpi di fiducia, ma deve incontrare le parti e le opposizioni e concordare e avviare una politica di confronto. Un Governo serio si assume le responsabilità di quello che fa, ma non può eliminare a monte un confronto reale con chi ha altre idee, perché innanzitutto si garantisce la partecipazione e la democrazia, ma poi, tante volte, si migliorano anche le impostazioni del Governo stesso.

Il sistema welfare, negli ultimi anni, ha poggiato moltissimo sui pensionati, però occorrono soluzioni concrete e, soprattutto, equilibrate: pensioni sì, ma anche politiche attive del lavoro e l'investimento sulla natalità, una politica globale che contempli e che bilanci equilibri, pesi e contrappesi. Questo è quanto chiediamo. Ovviamente, le perequazioni sociali sono necessarie, ma siamo contro ogni misura tampone, mentre siamo a favore di misure e di valutazioni strutturali, che possano garantire un progetto futuro più sereno, solidale ed equilibrato alla nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la pensione minima o trattamento minimo INPS rappresenta una soglia limite di trattamento pensionistico, al di sotto della quale si ritiene non sia possibile raggiungere condizioni di vita dignitose. Il trattamento minimo può variare da un anno all'altro, dato che tutte le pensioni sono indicizzate al tasso di inflazione con un ritardo di un anno. Con la perdurante crisi economica degli ultimi anni, dovuta alla pandemia prima e alla crisi energetica dopo, è aumentato il disagio sociale e si è allargata la fascia della popolazione a rischio indigenza, nella quale, purtroppo, rientra una larga parte di pensionati. In Italia, le pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti, dichiarate dall'INPS, nel mese di ottobre 2022 sono 17,7 milioni e oltre il 30 per cento di queste pensioni erogate è di importo inferiore a 1.000 euro. Nelle aree rurali la situazione è ancora peggiore, dal momento che è in tali aree che si registra la massima concentrazione di pensioni minime.

La legge di bilancio per il 2023 ha previsto un incremento temporaneo per le pensioni minime, nel biennio 2023-2024, fino a 600 euro. A questa decisione ha fatto seguito la circolare INPS n. 35 del 2023, con la quale l'ente previdenziale ha fornito le indicazioni per l'applicazione della maggiorazione, a partire dal mese di luglio 2023. L'aumento è calcolato nella misura di 1,5 punti percentuali per il 2023, elevati a 6,4 per coloro che hanno un'età pari o superiore a 75 anni, e di 2,7 punti percentuali per il 2024. Dal 1° luglio, quindi, 1,3 milioni di pensionati che percepiscono la minima, oltre all'adeguamento dell'assegno, riceveranno gli arretrati dei mesi che vanno da gennaio a giugno 2023. Si tratta di un intervento di grande importanza, fortemente voluto da Forza Italia e dal presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che ha fatto dell'innalzamento delle pensioni minime uno dei principali obiettivi del proprio punto di programma. In tal senso, non solo ci auguriamo fortemente che la misura venga ulteriormente prorogata, ma faremo in modo di lavorare con l'obiettivo di innalzare tutti gli importi minimi a 1.000 euro entro la fine della legislatura. L'ultimo aumento delle pensioni minime - e qui occorre ricordarlo - risale alla legge finanziaria del 2002, per volontà sempre del Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che portò l'assegno a 516 euro, pari, all'epoca, a circa un milione delle vecchie lire.

Un Paese che voglia definirsi civile non può non prestare la massima attenzione agli anziani, approntando le necessarie misure volte alla cura della terza età. Oggi più che mai questa esigenza appare fondamentale. Negli ultimi anni, gli aumenti di acqua elettricità, gas, trasporti, nonché la lievitazione dei prezzi in tutti i settori hanno condotto una parte sempre più crescente dei nostri pensionati al di sotto della soglia della povertà, producendo sofferenze non solo individuali, ma anche familiari, che si sono aggiunte a quelle già causate dalla pandemia. La mozione in esame si pone alcuni importantissimi obiettivi, tra cui l'opportunità di prevedere, nell'arco della legislatura e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, un ulteriore adeguamento delle pensioni minime. Si cercherà di confermare come priorità del Governo la riforma del sistema pensionistico, proseguendo le attività dei tavoli tecnici istituiti presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, al fine di individuare obiettivi programmatici condivisi, tra i quali quelli, già segnalati, di quota 41 e Opzione donna, misure per adesso rivolte a platee molto ristrette; si cercherà di lavorare per aprire il ragionamento a platee più ampie, nel rispetto sempre dei vincoli di finanza pubblica. In proposito, mi preme fare un piccolo appunto rispetto alla condizione delle donne, che sono particolarmente svantaggiate, come sappiamo, perché si occupano della cura familiare, ma non solo: hanno più difficoltà nell'accesso al mondo del lavoro e hanno più difficoltà a mantenere carriere prolungate nel tempo. Il tema, quindi, della flessibilità del mercato del lavoro è di cruciale importanza. Occorre adeguare i livelli pensionistici e il mercato del lavoro a una società che invecchia velocemente ed è altamente soggetta ad eventi esogeni dirompenti. La crisi economica di fatto degli ultimi tempi ha avuto pesanti ripercussioni sulle fasce più deboli della popolazione e, quindi, sugli anziani. Occorre prestare la massima attenzione nel rispondere alle esigenze di questa fascia della popolazione in termini di welfare, servizi sanitari, sociali ed assistenziali. Gli anziani - dobbiamo sempre ricordarlo - sono una risorsa fondamentale per il nostro Paese, in quanto rappresentano un inestimabile capitale di esperienza, accumulata in decenni di impegno professionale e di crescita personale, mantengono viva la memoria storica della società e il ricordo di tradizioni e mestieri altrimenti in declino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), si occupano di nipoti e pronipoti, permettendo ai figli di dedicarsi al lavoro e svolgendo un ruolo fondamentale nell'educazione delle nuove generazioni; svolgono anche attività caritatevoli di volontariato, risultando spesso più impegnati in tali ambiti rispetto ad ogni altra fascia d'età; sono consumatori, spendono denari a richiedono servizi, creando posti di lavoro e alimentando l'economia. In poche parole, gli anziani non solo non rappresentano un peso, bensì costituiscono un immenso patrimonio sociale, di cui prendersi la massima cura. Se le statistiche ci insegnano qualcosa, è che qualunque sia la nostra età attuale la vecchiaia sarà una parte sempre più lunga e importante di tutte le nostre vite. Darle la dignità e il rispetto che merita non è solo un atto di altruismo: è un investimento per il nostro stesso futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

In conclusione, l'atto in discussione evidenzia l'attenzione da parte del Governo nell'individuare soluzioni e strade per garantire un sistema pensionistico efficiente, con un particolare riguardo ai soggetti maggiormente svantaggiati. Prima di concludere, mi preme sottolineare che ci sono voluti due Governi di centrodestra, quello del 2002, con la legge finanziaria varata dal Governo Berlusconi, e, oggi, il Governo Meloni, per porre l'attenzione finalmente alle fasce più deboli della popolazione e riuscire a riprogrammare un aumento delle pensioni minime, che è doveroso in una società che vuole definirsi civile e moderna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, nelle scorse settimane, intervenendo in Aula, ho esposto i contenuti della nostra mozione che riassumo brevemente a beneficio di tutti e anticipo che non accettiamo le riformulazioni da parte del Governo.

Con questa mozione il Movimento 5 Stelle chiede al Governo Meloni l'impegno di adottare tutte le iniziative volte a prevedere che il trattamento minimo del regime generale INPS sia pari ad almeno 1.000 euro netti al mese; di adottare - per attenuare l'impatto della tassazione attraverso la previsione di una detrazione dell'IRPEF da applicare in misura progressiva, fino a determinate soglie, ai redditi derivanti da pensione - le opportune iniziative di carattere normativo, volte a riorganizzare e armonizzare le detrazioni per le pensioni minime estendendo la misura, inserita nella legge di bilancio 2022; di adottare le opportune iniziative, anche a carattere normativo, volte alla definizione di un diverso indice per la rivalutazione delle pensioni, maggiormente rappresentativo della struttura dei consumi dei pensionati e volto a proteggere il potere di acquisto del trattamento previdenziale degli stessi, tenendo conto delle sostanziali differenze che li caratterizzano. Inoltre, vogliamo che il Governo si impegni a definire una revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni che garantisca le irrinunciabili esigenze minime di protezione delle persone; nonché a valutare l'opportunità di separazione contabile tra previdenza e assistenza, tra spesa per le pensioni maturate, a fronte di contributi versati, e spesa di pura assistenza, a tale scopo anche adottando le opportune iniziative di carattere normativo volte alla ricostituzione della commissione tecnica, incaricata dello studio sulla classificazione e comparazione, a livello europeo e internazionale, della spesa pubblica nazionale per finalità previdenziali e assistenziali, così come stabilito nella legge di bilancio 2020.

A questi obiettivi in corso d'opera se n'è aggiunto un altro, obbligatorio, visto ciò che è accaduto solo pochi giorni fa, quando l'INPS, nei cedolini di luglio, ha spacciato la quattordicesima come una gentile concessione di questo Governo.

Quindi, chiediamo anche di adottare, con solerzia e tempestività, ogni provvedimento opportuno affinché sia chiarito l'errore sui cedolini delle pensioni di luglio e sia esplicitato, in modo inequivocabile, che l'importo effettivo dell'aumento pensionistico 2023, previsto dal Governo Meloni, corrisponde a circa 8 euro per i pensionati sotto i 75 anni e a poco più di 30 euro per gli over 75, cui, ai più, sommiamo gli arretrati dei primi sei mesi dell'anno, liquidati nella pensione di luglio. Quindi, avete fatto un ulteriore disastro.

La nostra mozione affonda le proprie radici nell'immobilismo che finora ha contraddistinto il Governo relativamente al capitolo della previdenza. Tutti in quest'Aula ricordiamo i roboanti annunci fatti dai leader dei partiti di maggioranza in campagna elettorale, annunci a cui però finora non sono seguiti i fatti, annunci che avete portato avanti in campagna elettorale. Avete promesso mari e monti, ma qui in Aula non avete portato nulla di concreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anzi, in taluni casi la marcia indietro innestata ha provocato danni per intere categorie di persone. Penso, ad esempio, ad Opzione donna che, con l'ultima legge di bilancio, è stata, di fatto, cancellata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo dobbiamo dire perché è giusto che i cittadini sappiano cosa succede nelle aule parlamentari, ma ci arriveremo dopo.

Nel DEF, Documento di Economia e finanza 2023, non c'è traccia della riforma delle pensioni, alias abolizione della legge Fornero, e non c'è traccia nemmeno dell'innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro. Rispetto a quest'ultimo punto, sempre con la legge di bilancio 2023 è stato previsto un mini aumento a 600 euro per gli over 75 e 572 euro per gli altri pensionati, tutto ciò circoscritto soltanto al 2023.

Inoltre, è stato operato un intervento sulle rivalutazioni degli assegni pensionistici, che porterà a tagli per 6 miliardi di euro nel biennio 2023-2024, quindi meno risorse per i nostri pensionati. E' giusto che i cittadini italiani lo sappiano.

E' un intervento particolarmente odioso, perché, rispetto alle pensioni in età attiva, i pensionati ovviamente hanno meno possibilità di difendersi dall'inflazione e, pertanto, il mantenimento del loro potere d'acquisto è affidato quasi esclusivamente all'indicizzazione. Questo taglio, peraltro, sarà una stangata sul ceto medio, in quanto un pensionato, che percepisce 1.800 euro netti, perderà 437 euro nel 2023, oltre 13 mila euro in dieci anni.   

Questo è quello che state facendo. Eppure, ricordo che uno dei punti qualificanti del programma del centrodestra, in particolare, della Lega era “quota 41”. Finora il Governo si è limitato a varare l'ennesima quota, più nello specifico “quota 103”, una misura temporanea che costa mezzo miliardo di euro, di cui beneficeranno potenzialmente appena 42 mila persone, la maggior parte delle quali uomini. Una misura che, dulcis in fundo, comporterà una riduzione delle pensioni fino al 6 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, questo è quello che state facendo: ridurre le pensioni degli italiani.

Da quanto apprendiamo da notizie di stampa, lo stesso Governo appare intenzionato prorogare anche per il 2024 queste misure e, quindi, a questo punto, cari colleghi, mi viene da dire: errare è umano, ma perseverare è diabolico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non solo, Presidente, prima di intervenire oggi in quest'Aula, sono andato a rileggermi cosa ha scritto Fratelli d'Italia, partito che esprime la Presidente del Consiglio, nel programma con cui si è presentato alle elezioni politiche del 25 settembre scorso. Tra le altre cose, c'è la promessa di addivenire a un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni. Non solo nulla è stato fatto in tal senso, ma, addirittura, con interventi che alimentano la precarietà del lavoro - vedasi l'ultimo decreto Lavoro, che introduce i voucher, quindi introduce la precarietà di Stato - questa maggioranza e questo Governo stanno andando in direzione opposta, condannando milioni di giovani ad avere, un domani, una pensione sempre più povera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Torno al rinnovo di Opzione donna: come detto in apertura, è uno dei più grossi tradimenti che si siano consumati finora. Con l'ultima manovra tale misura è stata, di fatto, cancellata; la platea di potenziali beneficiari si è ristretta ad appena 2.900 donne; possono presentare domande le lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2022, abbiano maturato un'anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un'età anagrafica di almeno 60 anni, ridotta di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due. Ciò vuol dire che chi ha avuto l'opportunità economica e finanche biologica di fare figli viene premiato, a scapito di chi, invece, non ha avuta questa possibilità. Una norma iniqua, discriminatoria, che però fa capire bene quale sia la vostra linea d'azione: quella di creare discriminazioni e diseguaglianze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vi eravate impegnati anche a ricalcolare le pensioni d'oro. Pure in questo caso tanto rumore per nulla. Ricordiamo infatti che, durante il Governo “Conte 1”, nella legge di bilancio 2019, fu previsto, su input del Movimento 5 Stelle, proprio un taglio delle pensioni d'oro.

La riduzione fu del 15 per cento per la quota degli assegni che vanno da 100.000 a 130.000 euro fino ad arrivare al 40 per cento per la quota oltre i 500.000 euro.

Per tutti questi motivi, colleghi, oggi, votando a favore della nostra mozione, avete la possibilità di iniziare a invertire la rotta. Gli impegni che abbiamo inserito al suo interno sono volti a garantire un futuro più sicuro e dignitoso per i nostri pensionati. Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere il benessere di coloro che hanno contribuito al progresso del nostro Paese. Chiedo pertanto a ciascuno di voi di valutare attentamente l'importanza di questa mozione e di sostenere gli impegni che chiediamo al Governo. Il nostro compito è rappresentare e tutelare gli interessi dei cittadini italiani e questo è un passo essenziale per farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dario Giagoni. Ne ha facoltà.

DARIO GIAGONI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Gentili colleghe e colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, Sottosegretario Durigon, grazie per essere qui. Il tema riguardante le pensioni minime, che stiamo trattando oggi, è un argomento importante per la nostra società. Stiamo parlando di chi ha costruito l'Italia, di chi ha vissuto e lottato nei momenti più bui della nostra storia. Per questo, in Aula, sono state presentate due mozioni e su entrambe vorrei esporre alcune precisazioni e osservazioni: viene esaminata la situazione economica nazionale post- pandemica; si analizza l'aumento progressivo del tasso di inflazione e le ripercussioni che questo determina sul costo della vita, con particolare riferimento al dato più difficile per tutte le persone coinvolte: l'erosione del potere di acquisto delle pensioni, soprattutto per quelle minime.

A tale riguardo, considero necessaria la valutazione di ulteriori aggiornamenti riguardo l'inflazione citata nella mozione dei colleghi 5 Stelle. In effetti, i dati sull'inflazione di cui disponeva il presentatore della mozione sono fermi al gennaio 2023, si riportano solo ed esclusivamente i dati riguardanti il 2022.

Dall'inizio del 2023 la situazione è notevolmente migliorata: a gennaio si è registrato un più 0,1 per cento, a febbraio un più 0,2 per cento, a marzo un meno 0,4 per cento, ad aprile un più 0,4 per cento, a maggio un più 0,3 per cento. Possiamo ben dire che la mozione presentata dai 5 Stelle non ha tenuto conto di un fattore importante: qual è stata e qual è, attualmente, l'azione dell'attuale Governo, che, senza promettere miracoli, sta portando a casa risultati importanti, riconducendo questi dati verso la normalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quanto, invece, alle invocate iniziative, anche di carattere normativo, del trattamento pensionistico minimo, voglio ricordare che il Governo ha già assunto tali iniziative, dando risposte immediate all'esigenza di tutela del potere d'acquisto del trattamento previdenziale, con particolare attenzione proprio alla categoria dei pensionati più fragili, quali sono gli ultra settantacinquenni, che percepiscono il trattamento minimo INPS. Mi riferisco ai provvedimenti assunti nel bilancio di previsione per l'anno 2023, al fine di contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche registrate nel 2022 e attese per l'anno 2023.

Per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento INPS, ha previsto un incremento dell'1,5 per cento per l'anno 2023, elevato a 6,4 punti percentuali per i soggetti di età superiore ai 75 anni, e di 2,7 punti percentuali per l'anno 2024. Incrementi, questi, che si sommano alla rivalutazione delle pensioni per gli anni 2023 e 2024.

Quando parliamo di pensioni minime, parliamo di circa un terzo dei pensionati italiani. È fuori discussione che questa porzione di persone abbia bisogno di interventi mirati. Al giorno d'oggi non è pensabile vivere dignitosamente con importi così bassi. Basti pensare all'aumento del carrello della spesa che ogni cittadino deve sopportare quando si ritrova di fronte allo scaffale di un supermercato e che ha grosse difficoltà perché prima, con 20 euro, riusciva a fare la spesa per tutto il giorno, mentre ora non basta, ci vogliono più di 50 euro. Vivere una vita di sacrifici e rinunce, senza poter dare alla famiglia la stabilità che viene richiesta e che trova base nei dati preoccupanti dell'occupazione giovanile, sempre più spesso trova nelle possibilità dei più anziani un'ancora di salvezza.

Bisogna innalzare le soglie delle pensioni minime, ma farlo con manovre strutturali e omogenee, che diano una garanzia a lungo termine e che vedano il problema da un punto di vista più ampio, tenendo conto di molti fattori, che, nella mozione dell'opposizione, ho visto abbozzati e in parte non argomentati; indirizzi al Governo che sono sinonimo - passatemi il termine - di strafalcione economico.

E non si comprende come mai - ripeto, perché - questa attenzione non ci sia stata nella passata legislatura, visto che il tema delle pensioni minime è presente da decenni. Bisogna analizzare dove e come si trovano i fondi per fare determinate manovre, capire se nel lungo periodo questo possa solo portare un ulteriore aggravio cui sopperire. Queste manovre non possono essere spot elettorali o cartoline strappa consensi. Qui parliamo di argomenti molto seri, che devono vedere analisi profonde in ogni passaggio.

I giovani iniziano a lavorare sempre più tardi e i tassi di disoccupazione sono spaventosi. L'INPS ci comunica che un venticinquenne, in attività da 12 mesi, potrà andare in pensione a 70 anni e 6 mesi, il tutto con 46 anni e 4 mesi, rischiando, in alcuni casi, di arrivare a 74 anni e 10 mesi prima di arrivare alla pensione. Gli anziani, invece, si ritrovano ad aver vissuto con uno stile di vita e a doverne condurre un altro. Gli ultra settantacinquenni hanno versato i loro contributi con il vecchio conio, la lira, quando il costo della vita era totalmente diverso, versando denaro che, nella conversione in euro della loro pensione, non gli permette di mantenere lo stesso stile di vita.

Per questo gli italiani non dimenticheranno mai chi in Europa ci ha svenduto ai tedeschi, dichiarando che svalutare la lira in quel momento fosse opportuno per tutelare l'export (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Follie politiche che ancora oggi non sono comprensibili. E gli italiani tutt'oggi pagano questa scelta.

Le pensioni minime, come l'inflazione, sono questioni che riguardano tutti noi da vicino. Parliamo di cittadini più deboli, più fragili, i nostri nonni, le nostre nonne, la nostra storia, il nostro archivio storico. E sono sicuro che sia assoluta priorità del Governo continuare sulla linea già assunta e, in concomitanza con l'agenda di Governo, i Ministri competenti presenteranno iniziative in linea con ciò che in questi mesi è già stato fatto.

Non lasceremo indietro nessuno, ma dovremo farlo unendo le migliori forze, cercando soluzioni reali e non pezze colorate su problemi che continuerebbero a fare acqua da tutte le parti. Non possiamo permettere che questi interventi, calibrati nella sola ottica di oggi, senza uno sguardo attento al futuro e all'evoluzione economica e sociale di questo Paese, intacchino nel lungo periodo ulteriormente il benessere dei cittadini. Promettere aumenti non è sempre la risposta, piuttosto dobbiamo trovarla nell'attuare migliorie, con incrementi calibrati nell'interesse dell'Italia presente e dell'Italia futura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non promettiamo ciò che non possiamo dare, ma costruiamo insieme ciò che potremo promettere. Solo in un'ottica di lavoro condiviso e di meta comune, in sinergia con le migliori forze di Governo, troveremo la strada migliore e le risposte dovute.

Ci tengo a ricordare che l'ultimo aumento significativo agli importi delle pensioni fu conseguito da una persona che ora non c'è più, da un Governo che fu sotto la sua guida, la guida di Silvio Berlusconi, nel 2001 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per concludere, voglio ricordare l'impegno della coalizione di Governo verso il superamento - tanto atteso da milioni di italiani - dalla riforma Fornero: una riforma dove le vere lacrime sono state quelle degli italiani, lacrime di sangue (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il Governo, ora, ha una priorità: una priorità citata dalla prima ora, sostenuta e proseguita con i tavoli tecnici, per perseguire e proseguire l'obiettivo di Quota 41, tanto voluta dal nostro Ministro Salvini e rimarcata negli organi di stampa dal nostro Sottosegretario Durigon. Il superamento non sarà solo una vittoria politica, ma un traguardo per milioni di italiani.

Forte di queste premesse, annuncio pertanto il nostro voto favorevole sulla mozione di maggioranza, perché propone impegni fattibili e percorribili a lungo termine, che indubbiamente non ridicolizzano quest'Aula, il nostro onore e il nostro prestigio; mentre preannuncio, a nome del gruppo Lega, che voteremo contro la mozione dell'opposizione, dei 5 Stelle, perché è riempita di chiacchiere, spot elettorali, come forse fa un certo Cetto La Qualunque (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Cecilia Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono un attimo imbarazzata dall'alto livello della citazione appena sentita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Volevo, prima di tutto, elevare una protesta ferma, forte, vibrante, nei confronti del Governo, perché non è possibile trattare le mozioni in questo modo. Noi abbiamo avuto finalmente il testo scritto. Si vede chiaramente che le premesse delle mozioni sono state totalmente ignorate. Ed è assurdo dare un parere favorevole, anche con una riformulazione, a un impegno che è assolutamente coerente con la premessa, e bocciare le premesse. Bisogna leggersele (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non si fa fatica a leggere; poi magari si dice: quella la prendo e quella no. Questo è legittimo. Ma leggerle è una cosa che ci è dovuta!

Le mozioni sono un atto di indirizzo che il Parlamento deve poter esercitare e ci vuole serietà dall'altra parte; altrimenti finiamola, se è diventata una farsa.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, se la interrompo. Il Governo non ha ignorato le premesse. Ha dato - e non lo dico formalmente, perché penso che sia importante che l'Aula lo sappia - parere contrario. Prima ha detto “stralciare” poi ha corretto.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, io lo capisco, glielo garantisco, perché non può dare un parere, a meno che non sia dissociato (Commenti - Scambio di battute tra il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Durigon, e deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Non può dire che sulla premessa esprime parere contrario e sull'impegno, che dice esattamente la stessa cosa della premessa, esprime parere favorevole. Non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Questo è un elemento di razionalità. Detto questo, io non accetterò (Commenti del Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Durigon)

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Ma non può fare così, Sottosegretario Durigon!

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Non è possibile! (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra – Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma dove siamo? Non si permetta! Non sei al bar! Presidente lo richiami!

PRESIDENTE. Che succede? Deputato Fornaro! Possiamo proseguire, per favore?

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Allora, il Sottosegretario Durigon si asterrà dal fare gesti poco comprensibili e poco cortesi nei confronti di chi sta parlando.

PRESIDENTE. Io penso che ci sia semplicemente un equivoco (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)… Poi non so quanto questo equivoco…

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Non c'è nessun equivoco!

PRESIDENTE. Da questo punto d'ascolto e di osservazione, il Sottosegretario Durigon ha detto che è dissociata la premessa dagli impegni, non che è dissociato chi parla, quindi cerchiamo, cortesemente, di essere puntuali e di non strumentalizzare le dichiarazioni che vengono fatte dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti del deputato Grimaldi). C'è una “dissociazione”: questo può essere un termine più o meno idoneo - non sta a noi giudicarlo - tra le premesse e gli impegni. Il concetto è chiarissimo; si può non condividere, ma è chiarissimo. Prego, prosegua.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, il concetto non è affatto chiaro - come ho ribadito in precedenza - e gradirei che dal Governo non mi venissero rivolti gesti che possono essere erroneamente mal interpretati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Adesso entro nel merito della questione. Devo premettere che, ovviamente, non posso accettare un parere che considero appunto offensivo rispetto all'omogeneità, alla razionalità e alla coerenza della nostra mozione e vorrei dire che il tema che affrontiamo riguarda tre diversi aspetti. Il primo aspetto riguarda la situazione degli attuali pensionati con pensioni basse, che va sicuramente migliorata. Il secondo aspetto è volto a evitare che gli attuali lavoratori si trovino in futuro a vivere di assistenza, con una pensione del tutto insufficiente. Il terzo aspetto riguarda la necessità di favorire un'uscita flessibile dal mercato del lavoro, che non condanni alla povertà. Per quanto riguarda la situazione degli attuali pensionati, non citerò i dati che più volte, in questo dibattito, sono stati evocati. Ricordo solo che ci sono 8,6 milioni di pensionati con pensioni fra i 500 e 1.000 euro e 5 milioni, cioè il 21,7 per cento, con pensioni inferiori a 500 euro al mese e quindi il tema è sicuramente serio. Le pensioni, però, non sono state oggetto di favori, ma di attacchi da parte del Governo. Cito due elementi che considero importanti: da un lato, il Governo ha utilizzato le pensioni per alimentare altre scelte di finanza pubblica, ossia ha ridotto l'indicizzazione delle pensioni medio-alte, recuperando così 10 miliardi nel solo 2023-2025, con un taglio che arriverà a 35,8 miliardi alla fine del 2032. Il problema è che ha raccontato questa cosa al rovescio, con una narrazione distorta, che sembra contraddistinguere questa maggioranza, che si è vantata di avere indicizzato le pensioni - cosa che era stata fatta dal Governo precedente -, quando, invece, ha tagliato l'indicizzazione che già era stata introdotta, quindi è un problema molto serio. Il secondo punto di attacco riguarda la delega fiscale, cioè noi abbiamo chiesto con forza che ci fosse un punto di equità, che i pensionati - così come i lavoratori dipendenti - pagassero le imposte come gli altri e non di più, essendo rimasti praticamente i soli a sostenere la progressività nel nostro sistema e i soli a essere sottoposti alle addizionali Irpef regionali e comunali. Un pensionato con 20.000 euro, a Roma, tanto per intenderci, paga 601,5 euro in più di tutti quelli che hanno redditi che sono fuori dall'Irpef, ad esempio, nei regimi sostitutivi. Se poi il suo reddito, il reddito di questo pensionato, sale a 40.000 euro, la tassa che grava solo su di lui e sul lavoro dipendente, e non su quelli che se ne stanno bellamente fuori dall'Irpef, è di 1.447,5 euro. Nessuno finora è stato in grado di spiegarmi perché tolleriamo questa ingiustizia e, nella delega fiscale, gli emendamenti che abbiamo proposto per superare questa ingiustizia sono stati respinti. Ora, in una delle riformulazioni che ci ha letto il Sottosegretario Durigon, c'è un vago impegno a finalizzare a eventuali riduzioni del carico tributario prioritariamente per i redditi da lavoro dipendente e assimilati, a partire da quelli bassi e medi; peccato che questo dovrebbe avvenire, secondo la riformulazione che rifiutiamo, nell'ambito della delega fiscale, ma il nostro emendamento che andava in questa direzione è stato respinto. Poteva essere riformulato, lo riproporremo in Aula e preghiamo quindi il Governo di fare attenzione - se proprio vuole mantenere questo impegno - a considerare la possibilità di una riformulazione.

A sostegno dei pensionati con pensioni basse la nostra proposta è molto chiara, è di intervenire con un ampliamento stabile della quattordicesima, che è uno strumento strutturale a sostegno dei circa 5 milioni di pensionati con pensioni inferiori a 500 euro al mese e che è stata introdotta nel 2007 dal Governo di centrosinistra. Perché è molto importante usare proprio questo strumento? Perché non è un mero strumento assistenziale, ma tiene conto, nell'importo che viene corrisposto, degli anni di contribuzione, quindi fa capire che versare i contributi aiuta, non solo a determinare le pensioni nel momento della liquidazione, ma anche a determinare la misura del sostegno nel caso si sia maturata una pensione bassa. Con la nostra mozione chiediamo l'aumento degli importi e dalla platea di applicazione di questo strumento, della quattordicesima.

Ricordo la manipolazione comunicativa che è stata ricordata prima anche nell'intervento del rappresentante del MoVimento 5 Stelle, che è stata veramente poco decorosa quando, nei cedolini delle pensioni di luglio, l'erogazione della quattordicesima mensilità, che risale appunto al 2007, è stata battezzata come “aumento pensioni basse 2023”. Per fortuna la cosa, grazie all'intervento dello SPI CGIL, è stata poi corretta. Quindi mi meraviglio anche, Sottosegretario Durigon - mi rivolgo a lei, per il tramite del Presidente - che lei abbia espresso parere contrario sulla lettera f) degli impegni della mozione del MoVimento 5 Stelle, che chiedeva proprio di sistemare la comunicazione, per renderla corretta, di non far passare cioè un intervento temporaneo e molto ridotto, che è stato fatto in legge di bilancio, come un aumento significativo della quattordicesima, che è dovuta ad altro Governo ed è permanente e strutturale.

Il secondo punto di cui volevo parlare riguarda il fatto che bisogna evitare che gli attuali lavoratori si trovino, in futuro, a vivere di assistenza, con una pensione del tutto insufficiente. Questo destino è una condanna certa per più di 3 milioni di persone che lavorano con contratti a termine, per i milioni di donne condannate a carriere discontinue, per più di 3 milioni di lavoratori poveri del nostro Paese. Il Governo e la sua maggioranza preparano per tutti questi lavoratori e queste lavoratrici un destino di basse pensioni, aumentando la precarietà del lavoro, con l'ulteriore liberalizzazione dei contratti a termine, con l'ampliamento dei voucher e con l'ampliamento del ricorso al lavoro somministrato, estendendo a dismisura appalti e subappalti che creano lavori di serie B, sottopagati, opponendosi all'introduzione per legge di un salario minimo, cioè di una giusta retribuzione su cui si possa appoggiare una giusta contribuzione, non muovendo un dito per favorire e accantonare il rinnovo dei contratti scaduti del settore privato, che tiene milioni di lavoratori in condizioni di bassa retribuzione, specie nei servizi, pure a fronte di un'inflazione che morde - morde eccome - e non dando segnali sul necessario rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Come sappiamo, il DEF su questo tema di responsabilità diretta del Governo, è assolutamente silente.

Bisogna poi introdurre una pensione di garanzia, che è stata invece rifiutata nella riformulazione proposta per la nostra mozione, una pensione cioè che tenga conto in modo adeguato, con forme anche di contribuzione figurativa, dei periodi di formazione, dei periodi di ricerca attiva di lavoro, dei periodi dedicati al lavoro di cura, favorendo quindi comportamenti attivi da parte delle persone, sconfiggendo la deriva, altrimenti inevitabile - come ho detto più volte - di una pensione solo assistenziale.

Il terzo e ultimo aspetto, con cui mi avvio a concludere, è che bisogna adottare politiche per favorire un'uscita flessibile dal mercato del lavoro, che non condanni però alla povertà. Non lo si fa eliminando Opzione donna – come, di fatto, ha fatto il Governo -, lasciando più di 20.000 donne senza alcuna prospettiva, ma semmai migliorando la penalizzazione che, invece, Opzione donna imponeva a queste donne. Anche a questo proposito, è blandissimo l'impegno che ci viene proposto - a parte che si dice “ampliare la platea dei beneficiari”, al maschile, mentre Opzione donna riguarda appunto le donne -: comunque si impegna il Governo a valutare la possibilità, dopo che invece c'era stato un impegno almeno verbale da parte della Ministra Calderone. Un'uscita flessibile dal lavoro non si realizza prevedendo quote o quotine per gruppi limitati di contribuenti; non lo si fa promettendo, da anni inutilmente, l'eliminazione della riforma Fornero, ma affrontando nodi di fondo del sistema previdenziale, come, ad esempio, l'obbligo, per chi nel contributivo non ha maturato una pensione almeno pari a 1,5 volte l'assegno sociale, a procrastinare i tempi per l'andata in pensione fino a 71 anni.

L'età di 71 anni potrà ulteriormente aumentare, in quanto soggetta all'incremento della speranza di vita. Quindi, come si direbbe, cornuto e mazziato, cioè prima ti faccio lavorare per anni, anni e anni con lavori precari, sottopagati, non voglio il salario minimo e non voglio tutele, poi, quando arrivi a 67 anni che non ne puoi più, non hai maturato una pensione sufficiente e devi stare altri 4 anni sul lavoro, fino a 71 anni.

Penso che di motivazioni per dire “no” alle riformulazioni che ci sono state proposte ce ne siano abbastanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marta Schifone. Ne ha facoltà.

MARTA SCHIFONE (FDI). Presidente, Governo, onorevoli colleghi, siamo qui, oggi, in Aula, per esprimere il nostro voto su una mozione di maggioranza su un tema strategico per la nostra nazione, su una priorità per questo Governo: il sistema previdenziale. Negli anni abbiamo assistito a vari interventi normativi su questo argomento, si sono susseguite una serie di riforme che però, come è del tutto evidente, non hanno centrato l'obiettivo, non hanno impresso quel cambiamento necessario a migliorare, da un lato, la sostenibilità, e dall'altro, la stabilità del sistema pensionistico, a dare cioè proiezione e anche prospettiva per un welfare che sia in grado di reggere, certo, hic et nunc, ma, come sappiamo bene, non basta solo l'immediato, servono proiezioni e prospettive atte ad assicurare quel patto generazionale che, dalla tenuta di questo sistema, dipende.

Il sistema previdenziale è un asse centrale e incide direttamente sulla platea destinataria, ma anche su tutte le altre categorie di lavoratori, in particolare, sui giovani e sulle future generazioni. È un sistema che investe tutta la nostra società e di questo spesso non si ha un'esatta percezione. È un sistema, come dicevo, che si basa su diversi parametri; il primo è sicuramente l'equilibrio fragile, delicato, a volte anche molto stressato, tra il continuo invecchiamento della popolazione, con un'aspettativa di vita che ha un trend sempre in crescita ed il tasso di occupazione, il rapporto, quindi, tra lavoratori attivi e pensionati.

A questo equilibrio, poi, sottendono altri due parametri variabili, che sono, se vogliamo, i due convitati di pietra: il calo, oserei dire, la glaciazione demografica e la partecipazione al lavoro e i tassi occupazionali.

Quindi, denatalità, occupazione e previdenza sono strettamente correlati tra loro e sono le tre direttrici interconnesse capaci di influenzare la tenuta del sistema. Questo il nostro Esecutivo lo ha ben chiaro; in questi mesi, infatti, ha lavorato in quest'ottica e ha incentrato su questi temi la propria azione. Il sostegno alla natalità è da sempre il nostro obiettivo primario. Proprio il Presidente del Consiglio, alla presenza del Santo Padre, agli Stati Generali della Natalità, ha parlato dell'importanza della natalità, della famiglia, come la nostra più importante sfida, affermando come lo Stato sia chiamato a creare le condizioni favorevoli a far sì che la famiglia e la genitorialità tornino ad essere considerate un valore fondante, caricandole di speranza e di ottimismo. Sono molte le misure messe già in campo, penso all'aumento dei fondi dell'assegno unico, penso al rafforzamento del congedo parentale, penso all'assegno di inclusione.

Altro tema fondamentale è l'aumento dell'occupazione e la partecipazione al lavoro. In un sistema come il nostro, a ripartizione, sono gli attuali occupati a pagare le pensioni. Diventa quindi fondamentale aumentare i tassi di occupazione e vanno proprio in questa direzione le misure approvate dal Governo, penso all'imponente provvedimento sul taglio del cuneo fiscale e, naturalmente, alla legge delega di riforma del fisco: meno tasse sul lavoro per rilanciare l'occupazione.

Così, arriviamo alla previdenza che è una priorità dell'Esecutivo, come detto, e che già in questi pochi mesi ha visto il Governo intervenire con misure concrete e necessarie, penso alle norme inserite nell'ultima legge di bilancio che hanno avuto due princìpi cardine: da un lato, quello di disinnescare il ritorno della legge Fornero e, dall'altro, la misura della manovra è la norma in materia di rivalutazione delle pensioni, con l'INPS che pochi giorni fa ha confermato gli aumenti a partire dal 1° luglio e il riconoscimento degli arretrati a partire da gennaio.

Si tratta dei primi tasselli di una riforma organica e complessiva del sistema previdenziale, che porteremo a termine come maggioranza.

Del resto, abbiamo dalla nostra parte il fattore tempo e la stabilità di Governo per raggiungere questi obiettivi di legislatura.

Un aspetto che necessita di particolare centralità e anche di responsabilità e che non ci deve sfuggire è quello del monitoraggio delle norme e dei conti. Abbiamo intenzione di riordinare la materia, ma lo si deve fare tenendo conto anche di valutazioni attuariali che non impattino sulle finanze, che siano contemperate con le disponibilità di bilancio. Non sfuggirà, come dicevo, che sull'intervento del cuneo fiscale il Governo ha cubato per la misura 3 o 4 miliardi. Ma la riforma complessiva del sistema passerà anche per altri punti fondamentali, come gli interventi sul pensionamento anticipato, tra cui rientra anche la proroga di “opzione donna”, con una nuova impostazione che superi le problematiche del passato e che permetta di valorizzare al meglio questo strumento. Sono sicura che è sfuggito ad alcuni colleghi dell'opposizione, ma ricordo che un punto, un impegno della nostra mozione di maggioranza è stato proprio l'inserimento dell'obiettivo di “opzione donna”; sono certa che rileggeranno meglio questo nostro impegno e che quindi voteranno a favore di questo nostro impegno e di questa nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Mi avvio alla conclusione. Questi sono argomenti che rappresentano elementi permanenti dell'orizzonte operativo del Governo e della maggioranza. I risultati fin qui ottenuti sostanziano le basi per quelli che arriveranno. Tutto ciò ci conferma che siamo sulla buona strada, nonostante le difficoltà; le difficoltà di una nazione che ci è stata consegnata insieme ad un'eredità pesante, di una nazione che vedeva la quasi totalità della spesa pubblica indirizzata verso sussidi e orientata all'assistenzialismo.

Noi abbiamo una visione chiara, lavoreremo con serietà e responsabilità a una revisione del mercato del lavoro, della previdenza e dei loro modelli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Aiello ed altri n. 1-0052 (Nuova formulazione) non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Aiello ed altri n. 1-0052 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione della mozione Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri 1-00096 (Nuova formulazione).

Avverto che il gruppo Alleanza, Verdi e Sinistra ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima distintamente ciascun capoverso del dispositivo e, infine, ove il dispositivo venga in tutto in parte approvato la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri 1-00096 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri n. 1-00096 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo,

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).   

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri n. 1-00096 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo,

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).   

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri n. 1-00096 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo,

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).   

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Cattaneo, Rizzetto, Giaccone, Romano ed altri n. 1-00096 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo,

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).   

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione della mozione Scotto ed altri n. 1-00152.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scotto ed altri n. 1-00152, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione della mozione Mari ed altri n. 1-00153.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Avverto, inoltre, che i presentatori ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Mari ed altri n. 1-00153, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Mari ed altri n. 1-00153, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Mari ed altri n. 1-00153, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Mari ed altri n. 1-00153, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Mari ed altri n. 1-00153, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della relativa premessa. Passiamo alla votazione della mozione Gebhard ed altri n. 1-00157.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al dispositivo, che ha dunque il parere favorevole del Governo.

Procederemo quindi separatamente alla votazione della premessa, su cui il parere è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Gebhard ed altri n. 1-00157, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).  

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Gebhard ed altri n. 1-00157, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Solo ieri, come lei sa, abbiamo chiesto un'informativa urgente alla Ministra del Lavoro per le gravi vicende che hanno riguardato un comparto, che è quello della logistica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Oggi non so se lei, Presidente, abbia visto le immagini di lavoratori che erano stesi per terra davanti al loro luogo di lavoro, pacificamente, alzavano le mani. Semplicemente, quei lavoratori di Scalenghe, davanti al salumificio Raspini, uno dei salumifici più famosi d'Italia, erano lì per manifestare la loro indignazione contro una società, la Adecco, che ha un contratto per fornire operai esternalizzati all'azienda.

Questo tema dell'esternalizzazione continua a essere centrale, e non è un caso che noi continuiamo qui a denunciare ormai una strategia di fondo di tantissimi imprenditori italiani. Che cosa chiedono quei lavoratori? Chiedono semplicemente l'assunzione diretta da parte di Raspini, l'aumento dei salari, il ritiro dei licenziamenti fatti proprio ai sindacalisti che hanno iniziato la protesta. Già in passato la Raspini ha sempre risposto a queste proteste specificando che i lavoratori sono assunti da altri, come se non ci fosse una responsabilità sociale di quell'impresa, come se non ci fosse una responsabilità morale di quell'impresa, come se non ci fosse una responsabilità sostanziale di quell'impresa.

Ieri sera sono intervenuti una ventina di Carabinieri del Primo Reggimento Piemonte e sono arrivati pure i militari da Pinerolo. Sono venuti in tenuta antisommossa per 20 operai seduti davanti al loro posto di lavoro, perché il posto di lavoro non è all'Adecco, è lì dentro alla Raspini e ci entrano ogni giorno. Noi continuiamo a chiedere una posizione del Governo, perché l'uso sproporzionato della forza contro gli operai di questo Paese è sempre inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), soprattutto se quegli operai alzano le mani, e alzano le mani in senso di pace, non per provocare scontri!

Per questo chiediamo in fretta che la Ministra venga qui in Aula a riferire (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Molinari ed altri; Bignami ed altri; Faraone ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 (A.C. 384​-446​-459-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 384-446-459-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario)

Ricordo che, nella seduta del 23 maggio, sono state respinte la questione pregiudiziale di costituzionalità Quartini ed altri n. 1 e la questione pregiudiziale di merito Furfaro ed altri n. 1.

Ricordo, inoltre, che, nella seduta del 22 maggio, si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 384-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori della seduta, l'emendamento Stumpo 1.3 è stato ritirato dal presentatore.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, i gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 384-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 segnalati per la votazione.

ALICE BUONGUERRIERI , Relatrice. Parere contrario sugli emendamenti 1.4 Zanella e 1.5 Sportiello.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.3 Stumpo, come abbiamo detto, è stato ritirato.

ALICE BUONGUERRIERI , Relatrice. Parere contrario sugli emendamenti 1.151 Sportiello, 1.8 Furfaro e 1.10 Girelli.

PRESIDENTE. Il parere del Governo? Prego, Sottosegretario Gemmato.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazioni dell'emendamento 1.4, prima firmataria Zanella, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Credo sia uno degli emendamenti più semplici, ma che saranno centrali in tutta la discussione. Si tratta di sostituire, al comma 1, le parole: “nel territorio nazionale” con le seguenti: “a livello nazionale e regionale”. Ognuno di noi credo possa testimoniare lo stato della lotta contro il COVID e quanto successo nelle tante regioni italiane nella prima e nella seconda ondata. Ognuno di noi ha ben presente quali sono stati i limiti e avremo tutto il tempo per discutere. Parlo della protezione di chi doveva difenderci, parlo, soprattutto, degli infermieri, di tanti lavoratori e lavoratrici dei comparti essenziali, ma soprattutto tantissimi medici, che non avevano nemmeno chiaro qual era il piano pandemico, perché magari non era stato aggiornato o perché, magari, molte di quelle mascherine non erano neanche state refertate dentro un foglio di calcolo Excel. Molte ASL italiane, di moltissime regioni, si trovavano ancora nella difficoltà di non sapere nemmeno quanti fossero i dispositivi di emergenza. Ci sarebbe tanto da dire e lo diremo nelle prossime ore, a partire dalle USCA e da quelle realtà territoriali che dovevano essere il nostro presidio. Parlo della vicenda tamponi e di quei tanti governatori presidenti di regioni italiane che passavano il tempo a maledire i runner.

PRESIDENTE. La interrompo un attimo, deputato Grimaldi. Cerchiamo di evitare questi colloqui. Prego, prosegua pure.

MARCO GRIMALDI (AVS). Parlo di presidenti di regione che passavano il tempo a maledire i runner, quando, in realtà, bisognava mettere in fretta in campo un lavoro di regia, per far sì che quei dispositivi arrivassero in tutti i territori delle loro regioni e non arrivassero nelle RSA malati che hanno fatto da detonatore a una strage vera in moltissimi luoghi sensibili.

Non si capisce come mai gli stessi soggetti, che qui, oggi, chiedono più autonomia differenziata, hanno paura di vedere come è stato gestito un potere ordinario delle regioni. Non si capisce come mai si vuole arrivare a una Commissione d'inchiesta e le regioni sono totalmente escluse da questo disegno.

Ci faccia dire che, da questo primo emendamento, l'emendamento 1.4 Zanella, capirete il nostro atteggiamento delle prossime ore. Se ci sarà un parere favorevole, noi non solo voteremo a favore del provvedimento, ma troveremo anche le ragioni per velocizzare questa discussione. Se, come abbiamo compreso dalla discussione di questi mesi, l'intento è semplicemente di utilizzare come una clava questa Commissione contro i Governi precedenti - e parla chi non è stato presente in tutte le fasi degli ultimi due Governi -, se questo è il vostro tentativo, sappiate che, prima o poi, a fare l'opposizione dell'opposizione anche il Paese capirà che è tutto un bluff (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Dori. Ne ha facoltà. Può parlare un minuto soltanto, a titolo personale.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Il parere contrario del Governo lascia davvero basiti perché, se si vuole davvero raggiungere la verità o, quantomeno, avvicinarsi ad essa, bisogna indagarla a 360 gradi. Quindi, lascia basiti questa volontà del Governo e della maggioranza di guardare solo a una faccia della medaglia. Ciò chiaramente è irrispettoso nei confronti di coloro che hanno perso familiari, ma anche di chi era in prima linea in quel periodo per lottare contro il COVID. Pertanto, chiedo la possibilità che almeno la maggioranza e i deputati di maggioranza possano prendere una posizione ed esprimere una votazione differente rispetto a quanto attualmente manifestato dal Governo e dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Suggerisco ai deputati di non muoversi troppo dalla propria postazione, perché comunque abbiamo diverse votazioni in programma, così evitiamo anche di perdere troppo tempo.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Sportiello, su cui vi è il parere contrario da parte del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Come già abbiamo detto in Commissione, anche a questo proposito torniamo a ribadire la necessità di estendere il perimetro di indagine all'operato delle regioni e delle province autonome. Infatti, comunque dobbiamo ricordare che la tutela della salute è una materia di legislazione concorrente, quindi, non si può limitare il perimetro di indagine soltanto a livello nazionale. Come già detto anche in Commissione, anche qui torno a ribadire che, se ne limitiamo il lavoro in questo modo, la Commissione d'inchiesta alla fine dei lavori risulterà totalmente inutile, se l'obiettivo è quello di andare a capire cosa non ha funzionato e cosa fare per poter essere pronti a intervenire, quando poi - spero mai - potrebbe tornare un'altra volta una pandemia. Prendiamo molto seriamente questa occasione per poter porre una pezza a questo testo che, al momento, è irricevibile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Sportiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Sportiello, con parere contrario del Governo. Dichiaro aperta la votazione. Revoco l'indizione della votazione. Aveva chiesto di parlare la deputata Di Lauro. Ne ha facoltà.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Veramente faccio fatica a comprendere il parere del Governo rispetto a questo emendamento dove semplicemente stiamo chiedendo che venga valutata la resilienza del Servizio sanitario nazionale. Io credo che questa sia una cosa quanto mai oggi utile e doverosa. Qual è lo stato della sanità nazionale attualmente? Purtroppo lo sappiamo, purtroppo lo viviamo sulla nostra pelle perché noi siamo cittadini al pari di chiunque altro. A qualcuno di voi sarà capitato? Spero di no, ma può sempre capitare di dover accedere a un pronto soccorso. Il pronto soccorso è quella parte degli ospedali che oggi è al collasso. Quando entrano in un pronto soccorso, purtroppo, molte persone aspettano ore, purtroppo i familiari poi cominciano - a volte anche in maniera comprensibile - ad arrabbiarsi e se la prendono con gli operatori sanitari. Poi, ci sono le aggressioni. Qual è lo stato della sanità nazionale oggi? È terribile. Si dovrebbe valutare forse la resilienza, si dovrebbe un momento porre l'accento e l'attenzione su questo fattore? Secondo noi, sì. Quindi, faccio veramente fatica a comprendere questo parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.151 Sportiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'emendamento 1.8 Furfaro.

Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei presentare questo emendamento perché ci terrei a fare una riflessione sulla durata della Commissione. Nella proposta del testo base, la Commissione deve concludere i propri lavori entro la fine della XIX legislatura. Quindi, ci prendiamo tutto il tempo di una legislatura per affrontare questa Commissione. Già da come è stata presentata in Commissione dalla relatrice, è risultato molto evidente come questa Commissione di inchiesta voglia essere comunque strumentale - lo dico senza mezzi termini - per verificare l'operato di chi era al Governo precedentemente, senza farsi carico di studiare, invece, insieme gli strumenti per prevenire o essere pronti - speriamo mai - a situazioni pandemiche. Non ci spieghiamo, in realtà, la durata così lunga di questa Commissione perché avremmo preferito una Commissione - come abbiamo proposto - di 18 mesi o anche di 24 mesi, come, tra l'altro, per altre Commissioni d'inchiesta già approvate o alla Camera o al Senato, per fare in modo che questo stesso Parlamento possa magari individuare strumenti ulteriori per migliorare anche la legislazione vigente. Così non è stato. Mi sembra evidente che questo sia un tentativo di verificare comunque l'operato del Governo precedente, un po' una clava, in questo caso, verso il le opposizioni. Tra l'altro, è una durata che sembra abbastanza sospetta. È evidente che, se una Commissione d'inchiesta dura quanto un mandato, è evidente che arriveremo sotto le prossime elezioni con risultati che possono essere ben utilizzati contro la controparte politica. Quindi, è una Commissione, devo dire, la cui durata è sicuramente esagerata e questo si aggiunge ai dubbi che abbiamo avuto fin dall'inizio e che la relatrice ci ha confermati: è un atto sicuramente ostile verso chi governava, non certamente guidato dalla volontà di analizzare quanto è successo, per essere pronti con strumenti più efficaci, ma proprio come un giudizio politico vergognoso da parte di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Evidentemente, ciò che diceva la collega Malavasi ha svelato diciamo la vera intenzione di queste proposte di legge, per arrivare a fine legislatura e utilizzarle poi per la prossima campagna elettorale. È evidente a tutti che di questa Commissione non si sentiva assolutamente il bisogno.

Si vuole utilizzare in modo strumentale questa Commissione per additare le responsabilità dei precedenti Governi, in un momento, peraltro, di emergenza in cui era necessario prendere determinate decisioni. L'Italia è stata una delle Nazioni in Europa che ha dato l'esempio rispetto alla capacità di prendere decisioni importanti e urgenti, in un momento di grande bisogno. Dunque, a me pare evidente che qui si voglia arrivare a fine legislatura per dare, ogni tanto, ogni mese, ogni tot, notizie di campagna elettorale per arrivare alla fine della legislatura. Francamente, è inaccettabile e per questo chiedo di votare questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Furfaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'emendamento 1.10 Girelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento ci dà l'occasione di chiarire fin da subito un aspetto. Non è certo il gruppo Partito Democratico che teme o non vuole una Commissione riguardo alla vicenda del COVID. Certo, ci sarebbe magari da discutere se la Commissione d'inchiesta sia lo strumento più adatto. Probabilmente no, perché già la magistratura sta facendo e ha fatto in gran parte il suo lavoro, mettendo chiarezza riguardo a determinate posizioni. Magari, si poteva pensare a uno strumento che ci permettesse di individuare quali sono le vere criticità che abbiamo dovuto affrontare, per impedire che questo avvenga in futuro. Ecco allora che con questo emendamento ci eravamo prefissati di proporre un'asciugatura dell'articolo 3, che, di fatto, contiene l'elenco del lavoro che si prefigge la Commissione stessa, togliendo fin da subito alcune letture che, secondo noi, sono del tutto impropria. La prima consiste nel solo pensare che non si debba prevedere un esame di quanto è avvenuto sui territori partendo dalle regioni, quasi che in un sistema frammentato in 21 modelli, come quello che caratterizza il sistema italiano per quanto riguarda la gestione della sanità, si possa affrontare un tema complesso come la vicenda COVID non tenendone conto. Ritenevamo importante entrare, invece, nella comprensione di cosa abbia funzionato nella catena di comando e nel rapporto interistituzionale e cosa non abbia funzionato. Crediamo che sia particolarmente utile anche come contributo al dibattito sul regionalismo differenziato, laddove da ogni parte ci viene chiesta una maggior capacità di regia nazionale e il dibattito politico, invece, va in senso diametralmente opposto.

Sarebbe inoltre utile verificare il tema dei piani di contrasto alla pandemia, perché, di fatto, dal livello nazionale ai livelli regionali ci si è accorti che non c'erano, e verificare il fatto che abbiamo avuto una grandissima difficoltà nel reperire i dispositivi di protezione.

Lo stesso vale riguardo alla vicenda dei reagenti per i tamponi, in cui si è mostrata non solo un'incapacità organizzativa ma anche una differenza di gestione tra regioni contigue che davano risposte, in termini di tempi, molto ma molto diverse.

Lo stesso vale anche per la struttura organizzativa dei modelli sanitari di prossimità. È evidente che, dopo il COVID, tutti parlano di territorio ma c'è da capire se, dopo averne parlato, si riescano ad attuare le vicende PNRR come le case della comunità e gli ospedali di comunità. Tutti sappiamo le difficoltà con cui vengono portati avanti. Ancora di più c'è da capire il fatto di non aver messo in cantiere la possibilità di studiare e prevenire alcuni fenomeni sanitari che possono far prevedere ulteriori momenti di grande crisi e difficoltà. Sullo sfondo, anche un sistema che faccia nascere una maggior solidarietà. Pensiamo alla vicenda dei posti in terapia intensiva. Citando il caso della mia regione, lombardi e lombarde sono stati ricoverati in Germania mentre nel vicino Veneto c'erano posti a disposizione tenuti liberi per eventuali problemi di quel territorio, quasi che i confini geografici e amministrativi possano permettere cose di questo di questo genere.

Con questo emendamento chiediamo di liberarci di ogni lettura ideologica, di una volontà già scritta di aver già determinato la relazione finale, e di concentrarci davvero su un impegno che dovremmo prenderci nei confronti, soprattutto, dei cittadini per fare di tutto per non fare vivere più loro quanto hanno dovuto vivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice Buonguerrieri.

ALICE BUONGUERRIERI, Relatrice. Grazie, Presidente, solo un chiarimento. Stiamo ponendo in votazione l'emendamento 1.10 Girelli, giusto?

PRESIDENTE. Sì.

ALICE BUONGUERRIERI, Relatrice. Effettivamente, dall'intervento del collega mi è parso che sia saltato forse al primo emendamento presentato all'articolo 3. E' solo un chiarimento su questo, nient'altro.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Girelli.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Effettivamente, la collega relatrice ha ragione. Ho posto attenzione alla Commissione e ciò mi ha portato ad andare al nocciolo e al cuore della vicenda: mi scuso con l'Aula di aver compiuto questo errore…

PRESIDENTE. Non è successo niente di grave, trànseat.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Rimane il fatto…

PRESIDENTE. Comunque, nonostante il suo intervento su un altro emendamento, voteremo ugualmente e testardamente l'1.10 Girelli. Ringraziando la relatrice per la precisazione, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Girelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 384-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

(Esame dell'articolo 3 - Testo unificato - A.C. 384-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ALICE BUONGUERRIERI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sulle seguenti proposte emendative: 3.2 Girelli, 3.162 Faraone, 3.150 Di Lauro, 3.3 Zanella, 3.164 Faraone, 3.5 Di Lauro, 3.6 Stumpo, 3.7 Malavasi, 3.8 Quartini, 3.9 Zanella, 3.10 Zanella, 3.11 Ciani, 3.151 Quartini, 3.152 Marianna Ricciardi, 3.12 Sportiello; esprime parere favorevole sull'emendamento 3.13. Marianna Ricciardi, così come riformulato (lo leggo Presidente, se ritiene): al comma 1, lettera c), sostituire le parole: piano pandemico nazionale con le seguenti: Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (cosiddetto piano pandemico).

Conseguentemente, ovunque ricorrano nel testo, sostituire le parole: piano pandemico nazionale con le seguenti: Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (cosiddetto piano pandemico).

PRESIDENTE. Tanto per essere precisi: in realtà, lei ha riletto tutto l'emendamento.

ALICE BUONGUERRIERI, Relatrice. Sì.

PRESIDENTE. Ma, in realtà, la modifica è soltanto relativa alla parentesi …

ALICE BUONGUERRIERI, Relatrice. Sì, tra parentesi, (il cosiddetto piano pandemico).

PRESIDENTE. Perfetto

ALICE BUONGUERRIERI, Relatrice. Il parere è contrario sulle proposte emendative: 3.14 Girelli, 3.16 Quartini, 3.18 Stumpo, 3.153 Quartini, 3.19 Marianna Ricciardi, 3.20. Furfaro, nonché sugli identici emendamenti 3.21. Di Lauro e 3.22. Malavasi.

Il parere è, altresì, contrario sulle seguenti proposte emendative: 3.23 Stumpo, 3.154 Sportiello, 3.28 e 3.155 Di Lauro, 3.156 Marianna Ricciardi, 3.32 Furfaro, 3.157 Quartini, 3.35 Girelli, 3.37 Sportiello, 3.38 Stumpo, 3.40 Marianna Ricciardi, 3.41 Malavasi, 3.42 Zanella, 3.158 Sportiello, 3.44 Ciani e 3.45 Girelli. Esprime parere favorevole sull'emendamento 3.46 Sportiello, mentre il parere è contrario sulle seguenti proposte emendative: 3.49 e 3.50 Quartini, 3.51 Marianna Ricciardi, 3.52 Di Lauro, 3.53 Stumpo, 3.55 Sportiello, 3.54 Girelli, 3.56 Sportiello, nonché sugli identici emendamenti 3.58 Malavasi e 3.165 Faraone. E' altresì contrario sulle seguenti proposte emendative: 3.159 e 3.59 Quartini, 3.60 Di Lauro, 3.61 Stumpo, nonché sugli identici emendamenti 3.64 Ciani e 3.166 Faraone. E' è altresì contrario sulle seguenti proposte emendative: 3.65 Quartini nonché sugli identici emendamenti 3.67 Quartini, 3.68 Stumpo e 3.167 Faraone. Il parere è contrario sulle seguenti proposte emendative: 3.70 Ciani, 3.168 Faraone, 3.71, Stumpo, 3.73 Quartini, 3.74 Marianna Ricciardi, 3.75 Girelli, 3.160 Marianna Ricciardi, 3.76 Zanella, 3.78 Malavasi, 3.79 Ciani, 3.83 Stumpo, nonché sugli identici emendamenti 3.85 Malavasi e 3.169 Faraone. E', altresì, contrario sulle seguenti proposte emendative: 3.170 Faraone, 3.161 Furfaro …

PRESIDENTE. C'è il parere contrario della V Commissione.

ALICE BUONGUERRIERI, Relatrice. …3.163 Faraone, 3.88 e 3.89 Zanella e 3.90 Girelli.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il Governo esprime parere conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Ci apprestiamo a questa lunga serie di votazioni. Partiamo da pagina 3.

Passiamo all'emendamento 3.2 Girelli. Il parere della Commissione e del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Il collega Girelli ha già illustrato nel precedente emendamento le linee generali di questo che è il cuore del ragionamento che vorrei che l'Aula ascoltasse e che dimostra che non è vero - lo ripeto, non è vero - che ci sia da parte nostra l'indisponibilità all'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle problematiche legate al COVID.

Questo emendamento dimostra, infatti, che si poteva, o meglio, spero si possa ancora fare, visto che siamo in una situazione di bicameralismo paritario, nel passaggio al Senato, correggere; c'era la possibilità di arrivare a una soluzione condivisa che passava attraverso le linee descritte da questo articolo, ossia fare una cosa seria, una cosa che non apparisse - in realtà lo è - semplicemente uno strumento in mano alla maggioranza per colpire chi prima aveva governato.

È evidente che durante quei mesi drammatici - di cui qualcuno ha perso memoria, purtroppo - possano essere stati commessi anche errori, che ci siano stati limiti umani, tenuto conto che si affrontava una pandemia che, in quelle dimensioni e con quelle caratteristiche, non aveva riscontri a memoria d'uomo. Il problema, quindi, era ed è ancora quello di fare una Commissione che aiuti a individuare i limiti, per evitare di ripetere errori qualora, malauguratamente, ci dovessimo ritrovare in una situazione analoga.

Continuiamo ad essere disponibili a queste condizioni, che sono le condizioni per le quali - lo sottolineo - in Costituzione e nei nostri Regolamenti sono previste le Commissioni parlamentari d'inchiesta. Le Commissioni parlamentari d'inchiesta sono uno strumento molto delicato, uno strumento che può dare risultati oppure alimentare gogne mediatiche e azioni contro una parte politica. Io credo che, se questa Commissione si trasformerà in quest'ultima fattispecie, è evidente che non si farà l'interesse del Paese e che, progressivamente, questa Commissione perderà anche di significato.

Quindi vi invitiamo, invito il Governo e la relatrice a ripensarci. Questo emendamento è la base costruttiva per arrivare a una Commissione parlamentare d'inchiesta che serva realmente, che serva al Paese in chiave di lettura del passato recente, ma soprattutto in chiave futura, per attrezzare meglio il nostro sistema sanitario nazionale e il nostro sistema Paese, qualora si dovessero ripresentare queste condizioni. Davvero è un invito sincero a ripensare questo parere e a votare favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Girelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.162 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… La votazione è revocata… Magari se riusciamo a farci vedere prima. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Io chiedo di sottoscrivere l'emendamento 3.62 del collega, onorevole Faraone, perché mi sembra che sia un emendamento decisamente qualificante rispetto a questa proposta di legge di istituzione della Commissione d'inchiesta.

Vorrei sottolineare, però, un aspetto fondamentale. Non sapevo quale dizione usare, però direi che quella che calza più di ogni altra cosa è che, bocciando questo emendamento, la maggioranza e il Governo dimostrano un'assoluta malafede. Perché dico questo? Lo dico in virtù del fatto che il re è nudo, fondamentalmente. C'è l'obiettivo, con questa proposta di legge, di aggredire e di annientare una parte politica. È fuori discussione. Infatti, se noi davvero fossimo in buona fede e volessimo lavorare in termini di resilienza e di miglioramento di un Servizio sanitario nazionale che si è trovato impreparato di fronte alla pandemia, lo indagheremmo a 360 gradi. In questo emendamento è stato proposto di fare semplicemente questo: andiamo a declinare su tutti i livelli istituzionali il lavoro di indagine che la Commissione d'inchiesta dovrebbe fare: quindi a livello regionale, a livello di ASL, a livello di comuni, a livello di RSA.

È una questione vitale per il Servizio sanitario nazionale, se noi vogliamo davvero difenderlo, riuscire a declinare e approfittare di questa occasione per fare delle correzioni laddove non ha funzionato. Vi faccio un semplice esempio: se noi enucleassimo oggi la Lombardia, in termini di COVID, dal territorio nazionale, noi avremmo avuto un primato diverso in termini anche solo di mortalità; avremmo avuto un'Italia che si sarebbe collocata oltre il quarantesimo posto, e invece è ai primi posti. L'obiettivo non è, quando dico questo, fare delle considerazioni ostili nei confronti del Governo lombardo. Non è questo il punto. Il punto è che noi dovremmo capire perché è successo che la Lombardia, che ha il 16 per cento della popolazione, abbia avuto il 25 per cento della mortalità in Italia: su 190.000 morti, 46.000 sono stati in Lombardia. Dobbiamo chiedercelo. Perché c'è un'età troppo alta? Perché ci sono più malati cronici? Perché c'è l'inquinamento? Perché c'è un trasporto pubblico molto intenso? Perché c'è una sanità territoriale che ha funzionato male? Perché ci sono state delle resistenze alle chiusure? Perché ci sono state delle resistenze ad aprire ulteriori posti di terapia intensiva? Questo dovrebbe essere il significato vero di una capacità e volontà del sistema di migliorare il Servizio sanitario nazionale. E invece no, voi dite no anche a questo.

Sottoscrivendo questo emendamento, vi diamo anche una dimostrazione chiara che noi non temiamo una Commissione d'inchiesta, anzi, noi ci mettiamo la faccia, ce la mettiamo eccome; ce l'abbiamo messa tutti i giorni e vogliamo continuare a mettercela. Allora io vi dico: approvate l'emendamento del collega Faraone, perché è un emendamento di buonsenso, che può aiutare a capire meglio dove migliorare il Servizio sanitario nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Io penso che la maggioranza sia ancora in tempo a dare un nuovo corso a questa proposta di legge, a questa Commissione d'inchiesta, approvando l'emendamento Faraone - di cui in questo momento stiamo discutendo - per l'estensione del giudizio dell'indagine rispetto anche alle responsabilità, non solo statali, ma quelle regionali e degli organismi locali, per trasformare questa proposta di legge da spot, qual è attualmente, a una vera e propria indagine seria, che voglia davvero arrivare al cuore del problema.

Perché non si vuole indagare sulle responsabilità, non solo quelle statali, ma anche quelle regionali, ad esempio? Oltretutto, sappiamo benissimo che ci sono regioni, amministrate dal centrodestra, che hanno reagito in modo molto diverso rispetto alla situazione e alla pandemia. Noi dobbiamo fare tutto questo lavoro non soltanto guardando al passato per guardare il passato, ma per ricostruire il futuro ed evitare errori in prospettiva futura. E questo lo dobbiamo a tutti. Pertanto, io davvero spero che si possa approvare questo emendamento e guardare anche l'altra faccia della medaglia, che non sia quella limitante, attualmente prevista, delle responsabilità soltanto statali, ma che si possa davvero guardare, con coraggio e trasparenza, a tutta la situazione che ha portato alla pandemia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, forse anche per dare e immaginare una risposta - che non arriva dal relatore e dal Governo - rispetto alla domanda: perché non compaiono le regioni?

Ci sarebbe anche la regione in questo emendamento. Ebbene, immagino che la risposta possa essere questa, riferita alla mia regione, il Veneto. Ebbene, non vogliono che ci sia una discussione sulle regioni perché non si deve sapere che la regione Veneto ha contrastato quasi ogni iniziativa posta in essere dal Governo per arginare l'epidemia; non si deve sapere che la regione Veneto ha gonfiato i posti della terapia intensiva, ricomprendendovi anche le sale chirurgiche, per evitare di essere considerata zona rossa; non si deve sapere che l'utilizzo improprio dei tamponi rapidi ha alimentato il boom dei contagi in regione, con il 30 per cento di falsi positivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); non si deve sapere che la regione non ha previsto l'adozione di strutture alternative per isolare temporaneamente i contagiati, disponendo il loro isolamento in casa, aumentando drammaticamente i contagi intrafamiliari. Tutto questo i cittadini non devono saperlo, per questo motivo non volete che la Commissione si occupi delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Credo che sia davvero utile chiarire cosa ci sta dividendo oggi. Io credo che siano davvero legittime le posizioni di chi dice che, davanti a uno tsunami come quello che abbiamo appena affrontato, non tutte le imbarcazioni della sanità nazionale erano in condizione di reggere quell'urto. Quell'urto è stato devastante soprattutto perché moltissimi di quei medici non avevano chiaro, quando è iniziata la pandemia, quanto avrebbero dovuto stringere i denti in quei corridoi che diventavano spesso dei COVID hospital; non potevano sapere che le mascherine, soprattutto all'inizio, avrebbero fatto la differenza in tutta questa situazione e non sapevano…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, arrivo al punto…

PRESIDENTE. No, deve concludere, perché ha esaurito il suo tempo.

MARCO GRIMALDI (AVS). Allora, scampanelli prima la prossima volta. Dicevo…

PRESIDENTE. Lei aveva solo un minuto, non posso scampanellare prima. Quando si tratta di un intervento strutturato, a un minuto dal termine, avviso; quando si tratta di un intervento a titolo personale, dovrebbe usarmi la cortesia di concludere al termine del minuto.

MARCO GRIMALDI (AVS). Ho concluso. Dicevo che spesso le regioni non avevano le scialuppe necessarie, spesso molte di queste regioni non avevano nemmeno i piani pandemici aggiornati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per dire all'Aula che ero incerto su questo emendamento, ma ho maturato la convinzione del voto a favore ascoltando il silenzio dei colleghi della maggioranza. Presidente, vorrei che lei ricordasse al Governo e ai relatori che siamo in un contesto non ostruzionistico da parte delle opposizioni, quindi argomentare all'Aula le ragioni di contrarietà a un emendamento delle opposizioni che pone una questione assolutamente ragionevole sarebbe buona norma della politica. Allora, delle due l'una: o nessuno è abilitato a spiegare perché non si può affrontare anche il tema delle regioni, oppure non se ne vuole parlare perché c'è qualcosa che preoccupa. Allora, Presidente, vorrei dire che ho maturato la mia opinione di voto in questo senso e penso che la maggioranza dovrebbe riflettere sul fatto che, alle obiezioni, anche troppo garbate, che provengono dalle minoranze, sarebbe bene dare una risposta politica, non una frettolosa volontà di accelerare lavori che stanno andando molto rapidamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.162 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.150 Di Lauro.

Ha chiesto di parlare la deputata Di Lauro. Ne ha facoltà.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Allora, con questo emendamento, noi parliamo dei diversi…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Dovrebbe cambiare microfono, perché mi pare che quello sia difettoso. Glielo presta il deputato Quartini.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. In questo emendamento noi parliamo dei diversi livelli istituzionali. È vero che le regioni hanno avuto un ruolo da protagonista - ne abbiamo parlato e ne parleremo ancora -, però uno di quei livelli istituzionali che qui è stato completamente dimenticato è quello comunale: anche i sindaci hanno svolto un ruolo importantissimo durante la gestione pandemica. Voglio ricordare anche l'articolo 50 del TUEL, che afferma che, in caso di emergenze sanitarie, le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale e responsabile anche della salute dei propri cittadini. Considerato che si parla tanto dell'aiutare i sindaci, dell'essere presenti per i territori, se è vero che questa proposta di legge doveva servire a imparare dagli errori, allora perché aver trascurato completamente il livello comunale, che è quello più vicino al cittadino e i sindaci, che hanno vissuto probabilmente, anche loro, dei momenti assolutamente difficili e complicati? Era, questa, un'occasione per poter capire anche in quel livello istituzionale cosa non ha funzionato e cosa si poteva migliorare. Invece, no: siamo rimasti focalizzati soltanto sull'azione del Governo e sappiamo benissimo il motivo. In realtà, questa proposta non vuole davvero portare una miglioria, non vuole davvero migliorare un'eventuale risposta a una situazione del genere, ma è una vera e propria clava politica, come che abbiamo detto fin dal primo momento e continueremo a dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.150 Di Lauro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.164 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.5 Di Lauro.

Ha chiesto di parlare la deputata Di Lauro. Ne ha facoltà.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Allora, con questo emendamento, chiediamo ancora una volta, che venga coinvolto il livello regionale nell'ambito dell'esame di questa Commissione. Voglio ricordare qui qualche dato che ha coinvolto le regioni durante la gestione pandemica. Parliamo delle ordinanze regionali: abbiamo avuto, soltanto in Abruzzo, 57 ordinanze e 20 in Basilicata, con una media di 40 ordinanze per regione. Le regioni hanno svolto - come diremo continuamente - un ruolo importante, un ruolo fondamentale. Alcuni presidenti di regione, tra i quali il presidente della mia regione, sono diventati vere e proprie star a causa della pandemia e della gestione pandemica e le decisioni più importanti il Governo le ha sempre prese insieme ai governatori di regione. C'erano cabine di regia e lì si decideva insieme. Erano le regioni che inviavano i dati al Ministero della Salute e, in base a quei dati, poi si decideva come si doveva agire sui territori. Quindi, escludere davvero il livello regionale da questa proposta di legge è un danno, perché non restituiamo la verità ai cittadini. È stato detto che bisogna fare luce su quello che è successo, ma come possiamo farlo se andiamo a estromettere i protagonisti della gestione pandemica, cioè i governatori delle regioni e le regioni? È una cosa totalmente assurda e inutile.

Io stessa ricordo bene di aver presentato diverse interrogazioni al Ministero della Salute durante la gestione pandemica, perché alcune decisioni regionali della mia regione stavano compromettendo la risposta degli ospedali. C'erano operatori sanitari che venivano spostati da un ospedale all'altro, c'erano ospedali in cui scoppiavano focolai. Nell'ospedale della mia città, lo ricordo benissimo, è scoppiato un focolaio con oltre 30 operatori sanitari contagiati. Stiamo parlando dei primi mesi, quando davvero nessuno sapeva ancora bene come muoversi e cosa fare.

Ecco, in quest'ottica, ci doveva essere collaborazione, ci doveva essere aiuto reciproco e, invece, abbiamo ricevuto attacchi continui e questa proposta di legge è l'ennesimo attacco che si sta perpetrando ai danni di persone che - ne sono convinta e sicura - hanno tentato di fare del loro meglio, a partire dal Governo, passando per le regioni e arrivando ai sindaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Presidente, colleghe e colleghi, il parere contrario su questo emendamento, come su quelli che lo hanno preceduto, come sulla stragrande maggioranza degli emendamenti presentati dalle forze di opposizione, rende - purtroppo, dico io - chiara l'intenzione che muove chi ha presentato questa proposta di legge. Infatti, dopo il COVID, dopo la pandemia, dopo i lutti che questa ha provocato nel nostro Paese, dopo le ferite che ha scoperchiato, avremmo avuto bisogno, sì, di una Commissione d'inchiesta sul nostro sistema sanitario nazionale, pubblico e non pubblico; avremmo avuto bisogno di una Commissione d'inchiesta in grado di dirci quali fossero le fragilità di quel sistema, quali fossero i ritardi accumulati in troppi anni di “disgoverno”, di definanziamento, quali fossero le criticità emerse durante gli anni che hanno caratterizzato il lento, ma inesorabile processo di smantellamento della sanità del territorio, della medicina preventiva, durante i quali è stato implementato il processo di privatizzazione del nostro sistema nazionale pubblico.

Avremmo avuto bisogno di una Commissione d'inchiesta in grado di dirci perché, oggi, oltre il 90 per cento dei macchinari diagnostici, in questo Paese, è in stato di obsolescenza, perché ci mancano infermieri e medici. Di questo avremmo avuto bisogno. Il Paese avrebbe avuto bisogno di discutere collettivamente, a partire dal dibattito delle sue istituzioni pubbliche, di quale sia lo stato del nostro sistema nazionale sanitario pubblico e di cosa avremmo bisogno per renderlo più efficace, per restituire un diritto che da troppo tempo è negato alla maggioranza dei cittadini e delle cittadine: il diritto alla salute, prima ancora che il diritto alla cura.

In un Paese come il nostro, nel quale, volenti o nolenti - e potremmo discutere di questo, se sia giusto o non giusto, io per esempio ho molti dubbi in proposito - gran parte delle funzioni sono assegnate alle regioni e ad altri livelli istituzionali, continuare a voler escludere dai compiti di una Commissione d'inchiesta la possibilità di accertare, non tanto, le responsabilità di questo o quello, ma le funzioni, i meccanismi di funzionamento, ciò che ha funzionato o non ha funzionato ad ogni livello istituzionale, significa inevitabilmente soltanto una cosa: che voi volete questa Commissione d'inchiesta solo come una mazza contro i Governi precedenti. E questa cosa, oltre che un po' ignobile - di fronte alla tragedia che il COVID ha rappresentato nella storia di questo Paese, per chi ha perso cari, per chi ha avuto paura di morire, per chi si è sentito solo, per chi ha perso giorni, per chi ha perso futuro, per i bambini chiusi in casa - lo ripeto, oltre che ignobile, è anche drammaticamente ingiusta.

È l'ennesima perdita di tempo, è l'ennesima occasione in cui questo Parlamento con le sue funzioni, a cominciare da quella fondamentale rappresentata dalle Commissioni di inchiesta, viene umiliato.

Per questo è giusto votare questo emendamento, per questo è insopportabile il rifiuto che opponete sistematicamente ad ogni proposta che ha l'intenzione non di bocciare la Commissione d'inchiesta, ma di farne uno strumento utile per il Parlamento e per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà, a titolo personale, per un minuto.

DEVIS DORI (AVS). Presidente, escludere il livello regionale dall'oggetto di indagine di questa Commissione d'inchiesta è come coprirsi un occhio. Certo che anche solo con un occhio qualcosa si vede, però, in questo modo, si perde la profondità, la tridimensionalità della visione.

È quello che, in realtà, evidentemente, la maggioranza vuole fare: non vedere in profondità. Si vuole usare solo un occhio per coprire l'altro occhio; per noi ciò è inaccettabile e per questo motivo voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciadi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Presidente, intervengo per ribadire un po' quello che hanno detto le colleghe e i colleghi. Ricordiamo tutti quando osservavamo i diversi colori, le diverse sfumature, regione per regione, e, quindi, in un posto si apriva e in un posto si semiapriva o si semichiudeva.

Ma, soprattutto, mi sia consentito, Presidente, invito veramente il Governo a riflettere; è quasi tautologico. Noi dal 2001 siamo in un sistema sanitario pressoché regionalizzato. Quello che è accaduto nella gestione della pandemia ha visto, sì, delle decisioni centrali, ma aveva soprattutto delle applicazioni territoriali; ciò, essendo stata la disciplina della sanità materia confliggente in certi momenti delle vicende che abbiamo vissuto, mi sembra del tutto evidente, e sa perché, Presidente? Io mi rendo conto che i colleghi sono molto interessati alle argomentazioni che stiamo adducendo, però, sa perché le dico questo, Presidente? Perché tu puoi anche non prevedere l'approfondimento regionale, puoi anche non accedere direttamente ai documenti, alle procedure, alle gare d'appalto, alle decisioni assunte, a dove hai preso i tamponi, a come hai preso i tamponi, a come hai preso le mascherine, ma inevitabilmente, nel momento in cui vai ad analizzare la cabina di comando e le cinghie di trasmissione, ci arrivi.

Allora, non capisco; facciamo e faccio veramente fatica a capire come non si possa anche distendere la discussione, perché, colleghi e colleghe, lo dico soprattutto ai rappresentanti del Governo, questo è il punto nodale: se vogliamo affrontare la discussione, se vogliamo conoscere in profondità quanto è accaduto, non vi stiamo chiedendo di fermarvi al primo capitolo, vi stiamo chiedendo di arrivare all'indice finale, all'indice dei nomi che generalmente si pubblica alla fine di un testo.

Allora, io veramente vi chiedo di ripensarci, visto che è patrimonio comune di tutte le opposizioni, nessuna esclusa. E per questa ragione, chiedendovi di ripensarci o eventualmente di accantonare l'emendamento - ove mai ella, Presidente, lo riterrà opportuno, chiedendo al Governo - vi invitiamo ad esprimere un parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo ci ha ascoltato, non mi pare che ci siano segnali diversi, rispetto a quelli che conosciamo. Io proseguirei.

Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà, a titolo personale, per un minuto.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, da ex consigliere regionale e da persona che ha fatto parte della commissione sanità del consiglio regionale della Campania, mi rivolgo soprattutto ai colleghi che hanno avuto, come me, l'esperienza di essere presenti in consiglio regionale e di seguire quello che è successo. In particolare, inviterei a un supplemento di riflessione tutti quanti e per un motivo molto semplice: perché ritengo che quella vicenda, per chi l'ha vissuta - come l'ha vissuta in particolare chi operava nelle regioni e, quindi, anche a stretto contatto con le ASL, con gli ospedali - sia una situazione unica nel suo genere e credo che affrontarla in un clima come quello in cui la stiamo affrontando, e cioè nel modo in cui si sta mettendo in piedi questa Commissione, che sembra una cosa di una parte contro un'altra, secondo me, sia un gravissimo errore. Al di là del merito metodologico, le Commissioni d'inchiesta dovrebbero essere unitarie e non così divisive.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà, a titolo personale, per un minuto.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, intervengo per sottolineare anch'io quanto sia non incredibile, ma assurdo, l'atteggiamento della maggioranza rispetto all'istituzione di questa Commissione d'inchiesta. Lo abbiamo già visto durante i lavori nella Commissione competente la non volontà di intervenire anche su quanto fatto dalle regioni. Quindi, non è incredibile, perché è evidente che l'intendimento è quello di istituire un Tribunale dell'inquisizione sul Governo precedente, senza verificare cosa hanno fatto i vostri amici governatori, che hanno disatteso i piani pandemici o hanno abusato dell'emergenza per fare appalti fuori dalla norma. Nei prossimi interventi, magari, mi riserverò di raccontarvi cosa è accaduto in Sardegna, dove appunto non governa o mal governa un vostro amico sardo leghista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi, sempre per un minuto. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Basterebbe guardare la rassegna stampa dei primi 2 mesi di pandemia per vedere che c'erano almeno 4 regioni italiane in cui l'ordine dei medici e soprattutto tantissimi operatori delle ASL spiegavano che la gran parte dei dispositivi di protezione personale non solo non venivano distribuiti, ma era difficilissimo fare i tamponi ai sanitari. Vengo da una regione in cui un migliaio di operatori che dovevano proteggerci, che erano lì in prima fila per fare i doppi turni, lavorare di notte, continuavano a denunciare la malattia, il fatto che non riuscivano nemmeno ad avere la sicurezza se fossero infetti o no.

Quel tipo di indagine è finita su Report e l'unica cosa che ha fatto la regione Piemonte è minacciare la querela. A noi non importano le indagini giornalistiche e non importano neanche le querele. La nostra volontà è di capire come erano messe le regioni all'inizio della pandemia, che cosa hanno fatto e cosa si potrebbe fare per evitare che questo succeda ancora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà, per un minuto.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ritengo questo emendamento assolutamente ragionevole. La maggioranza dimostri che non c'è un intento accusatorio nei confronti dei Governi precedenti. La pandemia ha riguardato tutte le istituzioni repubblicane, voglio ricordarlo, non solo il Governo e le regioni, e ci sono responsabilità evidenti in capo ad alcune regioni, che non vorrei rimuovere per dovere di verità. Penso alla regione Lombardia, che saltò definitivamente per l'incapacità di distribuire gli antinfluenzali in un momento particolarmente delicato.

Dunque, a me pare assolutamente importante che, anziché usare solo la parola “Governo” nei compiti della Commissione, ci sia proprio l'estensione delle responsabilità che in qualche modo devono riguardare tutti gli attori protagonisti di questa vicenda, a partire proprio dalle regioni e dalle province autonome. Dunque, mi pare assolutamente ragionevole approvare un emendamento di questo tipo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Di Lauro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'emendamento 3.6 Stumpo.

Ha chiesto di parlare il deputato Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è il primo di una serie di emendamenti che prova a far sì che l'istituzione di questa Commissione parlamentare tenga conto della realtà ampia e vera di ciò che è accaduto.

Mi faccia fare una piccola premessa: questa Commissione va a toccare una realtà, quella della pandemia, drammatica per il nostro Paese, ma per il mondo intero.

Un periodo inatteso, che nessuno poteva immaginare. Una realtà drammatica, che è stata soprattutto una realtà che è pesata in termini di morte, in termini di dolore, che ha cambiato profondamente la vita di tutti i cittadini italiani e del mondo intero. E provare ad affrontare un tempo così inimmaginabile, drammatico, con un provvedimento di parte, ci appare qualcosa di incomprensibile. In quegli anni, in quel periodo, abbiamo tutti vissuto momenti di grande preoccupazione e tensione, tanti momenti drammatici.

Uno degli interventi più belli, Presidente, che ho sentito in quest'Aula in questi mesi è stato quello di un collega della maggioranza, uno dei più giovani, forse, di questo Parlamento, del collega di Forza Italia, Benigni, quando ha raccontato il dramma della pandemia nella sua città, Bergamo. In questi anni trascorsi, ci siamo uniti, anche come cittadini, come popolo, di fronte a un dramma che ci ha travolti tutti. E, allora, perché oggi fare una cosa di parte, perché oggi fare una cosa faziosa, perché oggi escludere da un provvedimento, che prevede un'inchiesta sull'emergenza sanitaria, le regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

Ma la Costituzione la conosciamo tutti! La tutela della salute è materia di legislazione concorrente! Come facciamo a fare una Commissione d'inchiesta che escluda le regioni e gli enti locali? Molti di noi erano consiglieri regionali, sono stati eletti negli enti locali. Conosciamo bene le responsabilità delle regioni e degli enti locali nella tutela della salute e delle persone. Perché, oggi, fare questo? Perché? Abbiamo ripetuto, anzi, abbiamo ascoltato, ringraziando il cielo, persone ben più autorevoli dire che in questi mesi siamo tutti sulla stessa barca, ci si salva solo insieme.

Perché, oggi, voler fare un provvedimento che va in un'altra direzione? Chiediamo una cosa semplice, di inserire le articolazioni territoriali, le regioni, le articolazioni di supporto, gli enti locali.

Colleghi della maggioranza, non renderete giustizia a chi è morto e a chi ha sofferto con l'istituzione di uno strumento politico. Dobbiamo fare una cosa vera, che tenga conto del dramma che abbiamo vissuto, e deve essere una cosa unitaria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Stumpo, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'emendamento 3.7 Malavasi, su cui il parere della Commissione e del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per presentare questo emendamento relativo al primo comma dell'articolo 3, che è il cuore di tutta la proposta di legge. In questo comma 1, lettera a), la Commissione ha il compito di svolgere indagini e di valutare l'efficacia, la tempestività e i risultati delle misure adottate dal Governo e dalle sue strutture di supporto. Sappiamo bene come la materia della sanità sia una competenza concorrente, come detto dalla Costituzione italiana e modificato dalla riforma del Titolo V.

Questo significa che spetta alle regioni legiferare in materia di sanità e allo Stato dettare i principi generali. Quindi, la nostra proposta è quella di aggiungere a questo articolato anche le articolazioni, gli uffici territoriali, le strutture di supporto operative nei territori, le regioni, le rispettive articolazioni operative di supporto, nonché quelle degli enti locali e delle relative strutture di supporto.

Questo perché sappiamo e ricordiamo bene quanto successo nel periodo pandemico e quanto le azioni messe in campo dal Governo, dalle regioni e dai comuni abbiano comunque avuto un ruolo importante in questo coordinamento, senza il quale non sarebbe stato possibile gestire una situazione così anomala e così nuova.

Ci stupisce che, nonostante si tratti di una competenza concorrente delle regioni, in questa Commissione d'inchiesta, nel testo che ci è stato proposto, non c'è nessun riferimento alle regioni e non ne capiamo sinceramente il motivo. Le regioni sono totalmente escluse dal campo di indagine di questa Commissione d'inchiesta. Ciò significa che l'obiettivo di questa Commissione non è certamente indagare su cosa non abbia funzionato, per fare in modo che non possa accadere - sperando ovviamente di non averne bisogno - ma è come se si volesse una Commissione che abbia già il risultato finale scritto, quindi, una maggioranza che con la sua forza, la sua prepotenza e l'arroganza dei numeri che possiede, vuole istituire una Commissione d'inchiesta con un risultato ovviamente già scritto. La cosa assurda è che, in tutti gli emendamenti che le opposizioni hanno chiesto di approvare, il tema delle regioni è sempre stato centrale. In realtà, non siamo riusciti a condividere nessuna apertura da parte della Commissione e dei relatori, visto che la Commissione è rimasta incentrata esclusivamente sull'operato e sulla gestione della pandemia da parte del Governo. La cosa assurda è che con questa Commissione d'indagine possiamo fare approfondimenti praticamente anche sul livello internazionale, ma non possiamo sapere cos'è accaduto in Lombardia, in Veneto, in Piemonte o nelle altre regioni.

Suo tramite, chiederemmo al Sottosegretario Gemmato se ci può aiutare a capire il perché non possiamo coinvolgere le regioni e perché non potremo audire i presidenti delle regioni, visto il ruolo che hanno avuto. Crediamo, infatti, che sia gravissima questa esclusione. Evidente come il motivo di questa Commissione d'indagine non sia quello di indagare al fine di individuare gli interventi necessari per prevenire criticità, a livello centrale come a livello locale, ma solamente quello di dare un giudizio politico del Governo allora in carica. È una cosa grave proprio per il ruolo che hanno le regioni sulla materia sanitaria e, quindi, chiederemmo, suo tramite, un'espressione al Sottosegretario Gemmato, per capire il perché di questa esclusione e di una Commissione che va a senso unico e che non ci permette di fare un lavoro serio, come quello che vorremmo fare, su un tema così rilevante, che ha toccato il nostro Paese e che in realtà ha causato, secondo le stime dell'OMS, circa 20 milioni di decessi e numerose altre criticità e problematiche. Qui non interessa tanto capire realmente cosa è successo, ma semplicemente dare un giudizio politico, senza approfondire veramente le ragioni delle dinamiche che si sono successe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Ghio. Ne ha facoltà, per un minuto.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Condivido molto questo emendamento. Credo che la gestione della pandemia sia stata una fase oltremodo drammatica, inedita e abbiamo tutti negli occhi ancora le immagini drammatiche di quanto successo. Quindi, è lecito richiedere e confrontarci sulla conoscenza di quanto accaduto nel periodo, soprattutto per comprendere come migliorare e dove potenziare la sanità pubblica, come renderla davvero più vicina al cittadino e pronta a gestire qualunque emergenza. Dobbiamo però farlo in modo serio e responsabile, affinché non sembri un fatto strumentale, volto soltanto a colpire una parte politica che ha gestito il periodo precedente. Lo dobbiamo fare nel rispetto anche delle competenze costituzionali. Quindi, è davvero inspiegabile.

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Se si vuole conoscere a fondo, se si vuole conoscere per migliorare, davvero occorre includere chi più di tutti ha gestito questo periodo ovvero le regioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento… Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, avevo alzato la mano prima, Presidente. Voglio aggiungere che stiamo andando, secondo me, nella direzione sbagliata.

Io insisterò che stiamo trasformando questa Commissione di inchiesta in una sorta di braccio di ferro tra la maggioranza e l'opposizione e, secondo me, stiamo facendo un gravissimo errore, sia nella direzione in cui stiamo andando, sia nell'idea che ci possa essere una parte che vuole fare una Commissione d'inchiesta di un tipo e un'altra parte che ne vuole fare un'altra. Infatti, quanto sta emergendo ed emergerà all'esterno è che la maggioranza attuale vuole soprattutto fare l'indagine sul precedente Governo, la minoranza e l'opposizione invece vogliono farla soprattutto sulle regioni. Ci rendiamo conto tutti quanti che non sarà positivo rispetto all'unico obiettivo che dovremmo avere, cioè la verità, perché, quando si fanno le Commissioni d'inchiesta, non si fanno contro o a favore di una parte politica, ma per sapere la verità e per dare delle giuste risposte ai cittadini.

Quanto sta emergendo forse non era nelle intenzioni di chi ha voluto mettere in piedi questa proposta. Onestamente io non sono mai stato contrario alle commissioni d'inchiesta, perché servono a creare maggiore trasparenza, però, anche nella storia del consiglio regionale, le commissioni d'inchiesta erano proposte dalla minoranza e supportate dalla maggioranza. Qua ci troviamo in una situazione opposta: viene proposta dalla maggioranza e non supportata, almeno nel merito, da parte della minoranza. Il risultato, a differenza delle altre volte che abbiamo votato a unanimità o a stragrande maggioranza, è che questa Commissione diventerà immediatamente terreno di battaglia politico e non terreno di ricerca della verità su quelli che sono stati potenzialmente gli errori. Qui voglio aggiungere una cosa. Le pandemie nella storia dell'umanità sono state sempre complicate e hanno generato sempre errori. Se qualcuno immagina di poter ipotizzare che nella gestione del COVID, in Italia come in Europa, come negli Stati Uniti e nel mondo, non ci siano stati degli errori o, peggio ancora, non ci siano stati grandi errori o sottovalutazioni o sprechi di denaro, si sbaglia. Anche nell'immagine: noi avevamo i nostri medici, che sono diventati da eroi che salvavano la patria - si diceva: “andrà tutto bene” - a persone che molto spesso vengono picchiate nei pronto soccorso. Rispetto a tutto ciò, senza un clima di reciproco rispetto e di lavoro comune, il risultato sarà soltanto uno scontro e io temo che da questo scontro non uscirà nulla di positivo, soprattutto per chi, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, vorrebbe andare fino in fondo e verificare se ci sono stati effettivamente degli errori, per non farli per il futuro. Una Commissione del genere dovrebbe immaginare anche quali misure positive e quali errori ci sono nella filiera del comando e della gestione di queste situazioni. Noi abbiamo avuto degli errori, perché a un certo punto i presidenti di regione hanno gestito come meglio ritenevano l'emergenza; in qualche caso gli è andata bene, è stato bravo e fortunato, in altri casi è stato sfortunato o ha gestito male. Vi rendete conto che in una situazione del genere una Commissione dovrebbe preparare eventualmente al futuro - che spero il più lontano e che non avvenga mai - di come gestire, in un'ipotesi futura, un piano di emergenza in caso di pandemia? Invece, sembra uno scontro con chi vuole fare l'indagine sul precedente Governo. Tra l'altro, io non ne ho fatto parte, quindi, a me potrebbe assolutamente non interessare, ma ne hanno fatto parte vari soggetti politici, sia di maggioranza sia di minoranza, che attualmente siedono in Parlamento. Io credo che si stia facendo un grande errore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, per sottoscrivere l'emendamento della collega Malavasi, però mi faccia dire una cosa semplice. Mi rivolgo, tramite lei ovviamente, al Governo. Io vorrei chiedere al Governo per quale ragione non si può inserire la discussione anche delle regioni, ovvero mi permetto di rovesciare il ragionamento.

È infatti impensabile, davanti al fatto che c'è stata una pandemia e che la gestione della pandemia è stata condotta attraverso una cabina di regia che riguarda sostanzialmente lo Stato e le regioni. Ma tutti sanno che le regioni - lo dico anch'io, avendo fatto il presidente della commissione sanità della regione - in quella vicenda pandemica avevano un peso. Allora, chiederei al Governo, proprio per evitare che ci sia una condizione di rottura, se potesse spiegare le ragioni per le quali non possono essere coinvolte le regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per associarmi alle richieste dei colleghi per avere motivazioni. Chiedo che il rappresentante del Governo o la relatrice dicano all'Aula perché non si vuole estendere il perimetro di indagine alle regioni. Sarebbe carino, non soltanto per i presenti qui in Aula che, magari, non hanno ascoltato il dibattito in Commissione ma soprattutto per i cittadini che ci ascoltano da fuori, capire perché questo astio, questo non voler estendere il perimetro per avere una Commissione che possa essere realmente funzionale e realmente efficace al fine di capire come prevenire pandemie future (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cuperlo, a titolo personale. Ne ha facoltà.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quarantasei anni fa, in una delle giornate più drammatiche della Prima Repubblica, dentro quest'Aula si alzò in piedi il presidente della Democrazia Cristiana e, a proposito di uno scandalo che riguardava quella stagione, pronunciò le seguenti parole, passate dalla cronaca alla storia: non ci faremo processare nelle piazze. Si rifiutava l'idea di un potere non giudiziario che potesse allora processare il Governo del Paese.

Che cosa c'è di peggio rispetto a questo in una democrazia? Di peggio c'è l'idea di un Governo che pensi di processare le opposizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Misto). Noi, signor Presidente, non ci faremo processare da voi e non perché i numeri dentro quest'Aula ce lo consentano, ma perché la verità sull'ipocrisia e la strumentalità dell'operazione che state conducendo, senza troppo pudore, alla fine sarà più forte di voi nel Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori, a titolo personale, per un minuto. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Quando si è convinti della bontà delle proprie posizioni non si dovrebbe avere alcun problema a spiegarne le motivazioni. Invece qui la cosa fastidiosa è che siamo sostanzialmente costretti dal silenzio della maggioranza e del Governo a pensar male. Invece, se venissero portate qui le motivazioni, magari riusciremo anche a discuterne e a condividerle.

Penso che questo silenzio faccia male non solo a noi ma anche alla maggioranza stessa, a meno che questo non sia un ordine di scuderia che è arrivato dall'alto. Però, davvero, io penso che adesso si possa anche aprire un dibattito e si possano sentire le vere motivazioni da parte della maggioranza e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari, a titolo personale. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Presidente, grazie. Questa maggioranza e questo Governo dicono a più riprese di essere un Governo politico. In parte è vero: è comunque il primo Governo assolutamente politico da un po' di tempo a questa parte. I provvedimenti di questo Governo e le sue scelte, rispetto agli impegni presi in campagna elettorale, li riassumerei al momento in due blocchi. Il primo è quello degli impegni elettorali farlocchi che non si possono mantenere e, per questo, vengono archiviati. Non vi faccio neanche l'elenco, sono i blocchi di qua e i blocchi di là, gli aumenti di 1000 euro qui e di 1000 euro di là. Poi, ci sono gli impegni elettorali fuori scala.

PRESIDENTE. La ringrazio.

FRANCESCO MARI (AVS). Sono assolutamente inopportuni e a costo zero, però vengono mantenuti nonostante tutto. Vi consiglio di passare al terzo blocco, quello delle cose necessarie per il Paese, delle quali non vi state occupando (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini, a titolo personale, per un minuto. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, ho la sensazione, vista la faziosità e la tendenziosità che dimostrano la malafede della maggioranza, che quest'ultima sappia fare solo l'opposizione all'opposizione, invece di governare (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È un po' questa la sensazione.

Presidente, da medico e da ex consigliere regionale le posso assicurare che son proprio gli operatori sanitari che hanno ben chiaro quanto le ASL e le regioni possano contare nella gestione della sanità, piuttosto che il Governo nazionale.

Allora, i 381 medici morti - che abbiamo chiamato eroi durante la fase pandemica - oggi, facendo questa operazione, voi li prendete a schiaffi per l'ennesima volta. Vi dico che c'è un grande di grido di dolore da parte degli operatori sanitari rispetto al fatto che non state facendo niente per migliorare le performance del Servizio sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferrari, a titolo personale, per un minuto. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale perché, a parti invertite, nella mia regione, come capogruppo in consiglio regionale, presentai, nel gennaio 2021 un'analoga richiesta, quella di una commissione di indagine sul COVID nella provincia autonoma di Trento. Tuttavia, il presidente, che appartiene all'area della maggioranza di questo Parlamento, me la negò. Sto parlando della provincia autonoma di Trento che, dopo Madrid, Lombardia e Castiglia, è stata il quarto territorio europeo per eccesso di morti COVID.

Faccio appello, tramite lei, all'onestà intellettuale di tutti noi. Qui non ci è dato sapere e capire perché non si può indagare anche sulle scelte fatte nelle regioni, dove la potestà concorrente ha consentito scelte in buona fede, magari sbagliate ma anche prassi positive. Però, se oggi vogliamo approfondire, capire e valutare, per non trovarci impreparati, dobbiamo assolutamente analizzare anche quanto è stato scelto e deciso nelle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Malavasi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.8 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.9 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'emendamento 3.10 Zanella, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Era per esprimere un sostanziale fastidio nei confronti di questa ulteriore proliferazione delle Commissioni d'inchiesta parlamentare che, nella maggior parte dei casi, sono istituzionalmente ambigue perché mettono in discussione il rapporto con la magistratura e sono politicamente strumentali. Abbiamo una lunga esperienza su questa materia.

In più, sul caso del COVID e della sanità non ha alcun senso di serietà, essendo impostata come è stata impostata, da quel che si comprende da questo dibattito. Escludere le regioni, che sono costituzionalmente titolari della piena competenza sanitaria, al punto che tre quarti della spesa dei bilanci regionali è per la sanità, vuol dire che si hanno in testa altre cose.

Allora, quello che ha detto in precedenza il collega Cuperlo è molto serio. Se questa maggioranza pensa di organizzare un processo di questa natura, non credo che gli porterà molto bene. Certamente, non fa il bene del nostro equilibrio istituzionale, perché crea un enorme confusione. Quindi, il mio disagio è anche un'estrema contrarietà a questa iniziativa, che è sbagliata da ogni punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Nel corso del dibattito in Aula, ma anche del confronto svoltosi in Commissione è del tutto evidente che quanto osservato, in maniera molto sintetica, dal collega Tabacci corrisponda a una grande verità, ossia che questa proposta di legge, che istituisce questo tipo di Commissione, soffre di ambiguità e di strumentalità politica.

In effetti, abbiamo presentato numerosi emendamenti in Commissione (io stessa li ho presentai), relativi alla necessità di andare oltre il livello di Governo, per l'analisi di quanto avvenuto negli anni della pandemia, quindi per indagare, su tutta la filiera della sanità, dal livello locale a quello regionale, a quello delle RSA, a quello della sanità privata e convenzionata, e così via, ma vi è stato il rifiuto della maggioranza di accettarli; emendamenti che mi sembravano ovvi, se lo scopo era effettivamente cercare di capire cosa è avvenuto, quindi, come diceva precedentemente il collega Borrelli, con una finalità alta, di verità. Sono, pertanto, rimasta, allora e anche oggi - scusate l'ingenuità -, sconcertata, spiazzata da questo tipo di rifiuto.

Qual è il grande insegnamento, l'eredità assoluta di questa pandemia? Non occorre nemmeno fare tante indagini conoscitive. Il nostro sistema sanitario si è trovato a non avere né le risorse né le competenze sufficienti per prevenire, affrontare e contrastare un'epidemia. Ne è uscito, alla fine, e credo che il sistema politico avrebbe dovuto apprendere questo grande insegnamento circa la necessità, ovvero la ricchezza unica che un sistema sanitario nazionale pubblico, degno di questo nome, può rappresentare per la salute di tutti. Invece, alla prima risposta del Governo, ci troviamo con un sistema sanitario pubblico sottofinanziato, una salute pubblica che non è garantita a livello regionale, perché mancano medici e infermieri. Ci troviamo di fronte allo scandalo di medici e del personale infermieristico a gettone. Ecco, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Rispetto alla necessità di intervenire a questo livello, sarebbe stato più che sufficiente modificare la percentuale di PIL dedicata al Servizio sanitario nazionale, al servizio sanitario, in generale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Recuperiamo i gli interventi a titolo personale. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà, per un minuto.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente ho un minuto e quindi faccio solamente una domanda, che è inerente a questa vicenda delle regioni, perché basta frequentare un po' il web per trovare tante notizie di blitz di consiglieri regionali, con esponenti locali di Fratelli d'Italia che hanno inseguito tanti governatori, denunciando enormi sprechi: penso all'ospedale COVID sito all'ex Creaf di Prato, oppure penso alle denunce del consigliere regionale Perrini, in Puglia, contro Michele Emiliano, sempre sulla gestione degli ospedali COVID e poi io aggiungo la mia, penso all'assurdità della nave ospedale di Toti. Ecco, la domanda è semplice: che tipo di scissione mentale e scissione cognitiva ha Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che gira tutta l'Italia denunciando gli sprechi dei governatori e, poi, non vuole che la Commissione d'inchiesta indaghi esattamente su quegli sprechi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Dori. Ne ha facoltà, per un minuto.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. La maggioranza è ancora in tempo per rimediare a quello che si sta sempre più palesando come un grave errore; si sta andando nella direzione sbagliata, quella dell'escludere le responsabilità anche delle regioni, ma c'è ancora la possibilità di cambiare direzione. La verità, del resto, dovrebbe essere interesse di tutti; probabilmente, non è con una Commissione d'inchiesta soltanto che si può raggiungere la verità, lo sappiamo, ma almeno qualche strumento in più, utile in prospettiva futura, lo potremmo ottenere.

Quindi, io auspico davvero una votazione a favore di questo emendamento, in modo da poter svoltare finalmente in una nuova direzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Io volevo domandare una cosa: qual è la coerenza nel chiedere una commissione d'inchiesta sul COVID e poi definanziare la sanità e la spesa della sanità pubblica, perché non riesco a comprenderlo. A questo punto, vorrei chiedere a tutti, per onestà intellettuale, di cambiare il trend che sta portando avanti questo Governo, che, rispetto ai precedenti, ha ridotto la spesa sanitaria pubblica. Scusatemi, come possiamo parlare di COVID e di azione comune quando viene definanziata la Sanità pubblica, che è la prima risorsa sulla quale dovremmo investire e sulla quale ogni Governo dovrebbe fare di più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre a titolo personale, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, ma in un minuto forse non riuscirò neanche a dire le dichiarazioni che le sto per leggere. “Sono stato destituito da uno che, per fortuna, ha più competenze di me in campo sanitario, credo faccia il geologo”. Così il capo dell'unità di crisi del Piemonte, Mario Raviolo, davanti alle Commissioni sanità, proprio in mezzo alla pandemia, lo stesso che ha dichiarato che fino a metà marzo non sapeva dell'emergenza nelle RSA, e che fino al 10 aprile, la regione Piemonte non se ne era occupata, aveva pubblicato una delibera e poi non l'aveva resa attuativa, non l'aveva pubblicata sul sito, non era nel BUR, era sparita e, nel frattempo, i direttori delle ASL facevano tutt'altro. Ecco, io credo che siamo ancora in tempo per dirci che questi casi probabilmente andrebbero circoscritti, analizzati e messi in una Commissione d'indagine conoscitiva che conosca esattamente la responsabilità di tutti: del Governo, delle regioni ma, soprattutto, lo stato della sanità pubblica nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Mi sono sentito convocato dagli interventi dei colleghi, consapevole che ho recitato più parti in commedia, avendo avuto responsabilità istituzionali a ogni livello. L'ordinamento produce: legislazione, regolazione, giurisdizione e amministrazione. Nella materia sanitaria è concorrente la legislazione. Per l'amministrazione c'è una prevalenza che tocca il 90 per cento di competenza delle regioni.

La Commissione d'inchiesta ha una densità di pretesa conoscitiva, che, per conoscere con i poteri magistratuali della conoscenza, non si potrà fermare davanti alla grande questione territoriale degli atti amministrativi e normativi delle regioni.

Se, allora, l'esigenza è quella di catturare l'intero del patrimonio conoscitivo, non si può escludere ciò che si è determinato nelle regioni. E non lo dico, perché l'ho sentito dire. Lo dico perché l'ho vissuto quotidianamente con atti amministrativi e normativi. Il Patto della salute si declina ad opera delle regioni: 105 miliardi di euro…

PRESIDENTE. Concluda. Le abbiamo lasciato decine di secondi in più per errore. Prego, concluda.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Allora, le mie parole sono argomenti per facilitare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'emendamento 3.11 del deputato Ciani, che, immagino, parlerà su questo emendamento, però vorrei responsabilizzare l'Aula perché alle 20 dobbiamo chiudere. Poiché con la chiusura ci sarà la convocazione immediata della Capigruppo per capire come proseguiranno i lavori subito dopo, se riusciamo a contenere gli interventi su questo emendamento, sarebbe cosa utile a tutti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accolgo la sua richiesta di cortesia e, per suo tramite, rivolgo altrettanta richiesta di cortesia, perché con questo emendamento chiediamo di aggiungere, al comma 1, dopo la lettera b), le parole: “nonché quelli elaborati o sottoposti all'attenzione delle regioni e degli enti locali”.

Ecco, per suo tramite, chiederei ai relatori, a qualcuno della maggioranza, ai rappresentanti del Governo, se, per un minuto, anche domattina, magari, avessero la cortesia di rispondere ai colleghi che, fino ad ora, hanno provato ad argomentare e a chiedere ragione del fatto che regioni ed enti locali non siano compresi in questa Commissione d'inchiesta.

Per suo tramite, chiederei, dunque, altrettanta cortesia, ai colleghi della maggioranza e del Governo, di provare a darci una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.11 Ciani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Essendo giunti in prossimità delle ore 20, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani.

Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per la lettura del relativo esito e dell'ordine del giorno della seduta di domani.

La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 21,10.

Articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 10 luglio-4 agosto 2023 e sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata convenuta la seguente articolazione dei lavori per il periodo 10 luglio-4 agosto 2023:

Lunedì 10 luglio (ore 10 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 75 e disegno di legge n. 1038 - Delega al Governo per la riforma fiscale (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 536-891-910 – Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 418 - Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale.

Martedì 11 luglio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 11 (ore 12-14,30 e 15,30-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 12 (ore 9,30-13,30 e 16-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 13 luglio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 14 luglio)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 75 e disegno di legge n. 1038 - Delega al Governo per la riforma fiscale (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Seguito dell'esame delle mozioni Braga ed altri n. 1-3 e Santillo ed altri n. 1-161 in materia di emergenza abitativa.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 887 e abbinate - Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1134 - Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (approvato dal Senato – deliberata l'urgenza).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 107 - Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 536-891-910 – Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 418 - Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale.

Mercoledì 12 luglio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 14 luglio (ore 9)

Esame del disegno di legge n. 1183 - Conversione in legge del decreto-legge 29 maggio 2023, n. 57, recante misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico (da inviare al Senato – scadenza: 28 luglio 2023) (per l'eventuale posizione della questione di fiducia al termine della discussione generale)

Discussione congiunta del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2022 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023. (Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 13 di venerdì 14 luglio).

Lunedì 17 luglio (ore 11) per le dichiarazioni di voto sull'eventuale questione di fiducia , (ore 12,30) per la votazione per appello nominale sull'eventuale questione di fiducia , (ore 14-21) per l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale entro le ore 21

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1183 - Conversione in legge del decreto-legge 29 maggio 2023, n. 57, recante misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico (da inviare al Senato – scadenza: 28 luglio 2023)

Martedì 18 luglio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Martedì 18 luglio (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Mercoledì 19 (ore 16, con votazioni non prima delle ore 19, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 20 luglio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 21 luglio)

Esame del disegno di legge n. 1194 - Conversione in legge del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (da inviare al Senato – scadenza: 31 luglio 2023).

Nella seduta di giovedì 20 luglio avrà luogo il seguito dell'esame del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2022 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 (Doc. VIII, n. 1 e n. 2).

Mercoledì 19 luglio (ore 15).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 21 luglio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 24 luglio (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1194 - Conversione in legge del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (da inviare al Senato – scadenza: 31 luglio 2023).

Martedì 25 luglio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 25 luglio (ore 12-14 e 16-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Mercoledì 26 (ore 9,30-13,30, con votazioni non prima delle ore 16, con prosecuzione notturna), giovedì 27 (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e venerdì 28 luglio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Esame del disegno di legge n. 1239 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025 (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2023).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle giornate di lunedì 24 e martedì 25 luglio e non conclusi.

Mercoledì 26 luglio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 28 luglio (ore 9,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 249-413-690-744-885-959-1013-1066-1182-1200 - Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1135 - Modifiche al decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, concernenti i poteri del procuratore della Repubblica nei casi di violazione dell'articolo 362, comma 1-ter, del codice di procedura penale, in materia di assunzione di informazioni dalle vittime di violenza domestica e di genere (approvata dal Senato).

Discussione sulle linee generali della mozione Semenzato ed altri n. 1-132 concernente iniziative volte alla prevenzione e alla cura dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 141, 210, 306, 1053 e abbinate - Disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo.

Discussione sulle linee generali della mozione De Maria ed altri n. 1-144 concernente iniziative di competenza in relazione alla strage di Bologna, con particolare riferimento al processo di desecretazione degli atti.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 336 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità 'II Forteto' (deliberata l'urgenza).

Lunedì 31 luglio (ore 10 e pomeridiana, con votazioni non prima delle ore 14, con prosecuzione notturna), martedì 1° (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 2 (ore 9,30-13,30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 3 agosto (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 4 agosto)

Esame del disegno di legge S. 755 - Conversione in legge del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 12 agosto 2023).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 249-413-690-744-885-959-1013-1066-1182-1200 - Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1135 - Modifiche al decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, concernenti i poteri del procuratore della Repubblica nei casi di violazione dell'articolo 362, comma 1-ter, del codice di procedura penale, in materia di assunzione di informazioni dalle vittime di violenza domestica e di genere (approvata dal Senato).

Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 141, 210, 306, 1053 e abbinate - Disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo.

Seguito dell'esame della mozione De Maria ed altri n. 1-144 concernente iniziative di competenza in relazione alla strage di Bologna, con particolare riferimento al processo di desecretazione degli atti.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 336 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità 'II Forteto' (deliberata l'urgenza).

Mercoledì 2 agosto (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

È stato altresì convenuto che la seduta di giovedì 6 luglio avrà inizio alle ore 9 e che, nella medesima giornata a partire dalle ore 12,30, le dichiarazioni di voto sulla proposta di legge n. 384-446-459, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, avranno luogo con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Al termine, avrà luogo la commemorazione dell'onorevole Guido Bodrato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 6 luglio 2023 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (con ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto a partire dalle ore 12.30):

MOLINARI ed altri; BIGNAMI ed altri; FARAONE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2. (C. 384​-446​-459-A​)

Relatrice: BUONGUERRIERI.

La seduta termina alle 21,20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO COLUCCI (MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE A FAVORE DELL'ADEGUATEZZA DEI TRATTAMENTI PREVIDENZIALI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'IMPORTO DELLE PENSIONI MINIME)

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti iniziative a favore dell'adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all'importo delle pensioni minime). Signor presidente, Onorevoli colleghi, Signori del Governo, se si potesse fare una scala delle emergenze che caratterizzano il nostro Paese allo stato attuale, ce n'è una che occupa, purtroppo, uno dei posti più importanti: mi riferisco alla crisi demografica. Lo abbiamo ribadito più volte come Gruppo Noi Moderati, in quest'aula e non solo, e continueremo ad insistere: questa è la vera “emergenza delle emergenze”. Un Paese che fa sempre meno figli è un Paese che mette a rischio il proprio futuro.

Il problema della denatalità, infatti, coinvolge direttamente diversi settori del nostro sistema di welfare: avere meno figli significa, in prospettiva, avere meno contribuenti, con un conseguente allargamento a dismisura della platea previdenziale e della platea di coloro che hanno bisogno di assistenza sanitaria e domiciliare. Meno nati significa, dunque, più anziani. Stando ai dati forniti dall'ISTAT, per ogni bambino oggi si contano 5,4 anziani.

Il rapporto era un bambino su 3,8 anziani nel 2011, contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951.

Tale situazione, oltre ad imporre il varo di politiche familiari urgenti al fine di provare ad invertire o perlomeno ad arrestare il trend negativo delle nascite, richiede necessariamente una riforma del sistema pensionistico, capace, al contempo, di salvaguardare la tenuta del sistema di finanza pubblica, duramente messo alla prova dal trend demografico negativo. In passato, quasi ogni governo ha varato riforme o ritocchi al sistema delle pensioni, molte volte generando situazioni caotiche e confusionarie e, per giunta, con scarsi risultati.

L'intervento sulle pensioni è il classico esempio di riforma che più che essere varata “in tempi brevi” come si dice in gergo, richiede di essere fatta bene, in modo scientifico, studiando le situazioni in essere ed elaborando soluzioni che rispondano ad esigenze reali e che non si riducano a meri spot propagandistici. Su questo campo, di spot e di proclami sono stati fatti tanti. Ora è necessario tornare e far parlare la concretezza delle azioni, la concretezza dei fatti!

La mozione che ci aggiungiamo a votare va esattamente in questa direzione, prevedendo un significativo passo in avanti verso la garanzia di una pensione minima dignitosa e rispettosa della persona e delle sue esigenze.

Un importante passo di un percorso già avviato dalla legge di Bilancio 2023 e che ha come obiettivo quello di mettere in sicurezza le fasce più deboli e fragili, non solo economicamente ma anche dal punto di vista anagrafico e sociale. I pensionati al minimo risultano essere circa 3.674.259, dei quali più di 1 milione e mezzo percepiscono un valore pari o inferiore a 500 euro al mese, mentre il restante milione percepisce tra i 500 e i 1.000 euro al mese. Ciò significa che quasi 4 milioni di pensionati oggi vivono al di sotto della soglia di povertà.

Una situazione che non può essere ignorata!

Quando si parla di ritocchi o aumenti alle pensioni si deve sempre tenere un occhio vigile e attento alle coperture finanziarie. E su questo mi preme sottolineare un aspetto: il testo della mozione evidenzia come l'abrogazione a decorrere dall'anno 2024 del reddito di cittadinanza liberi in bilancio circa 7 miliardi di euro a regime e che parte di queste risorse potrebbero essere utilizzate per finanziare in maniera strutturale l'aumento dell'attuale importo minimo delle pensioni.

Una soluzione, questa, che consente di non sconvolgere le finanze dello Stato e che, al contempo, acquisisce un significato politico e sociale molto importante. Trasferire parte delle risorse destinate al reddito di cittadinanza all'aumento delle pensioni minime significa, di fatto, cambiare paradigma: basta con la “paghetta di Stato”, con la “scusa di Stato” per non cercare lavoro e iniziare ad aiutare concretamente chi si trova in condizioni sociali e anagrafiche tali da richiedere necessariamente ed inderogabilmente l'intervento dello Stato.

Questa è una vera “lotta alla povertà”. O meglio, l'inizio di un percorso al quale come Gruppo Noi Moderati teniamo particolarmente e lavoreremo con spirito propositivo affinché le garanzie economiche di base per chi fa più fatica a provvedere a sé e alla propria realtà familiare non restino parola morta, ma diventino azione concreta e, soprattutto, quotidiana da parte delle istituzioni.

Alla luce di quanto detto, annuncio il voto favorevole del Gruppo Noi Moderati alla mozione in votazione. Grazie!

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Candiani ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 1 il deputato Furfaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 il deputato Castiglione ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 8 il deputato Nevi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 12 e 15 il deputato Bellomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 27 le deputate Grippo e Morgante hanno segnalato che sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 32 la deputata Auriemma ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 36 i deputati Rosso e Della Vedova hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 38 e 46 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 42 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 67 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 68 il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale T.U. 596-A - EM. 9.1, 9.2 253 240 13 121 83 157 66 Resp.
2 Nominale EM. 9.100 250 236 14 119 80 156 66 Resp.
3 Nominale EM. 9.101 259 218 41 110 217 1 65 Appr.
4 Nominale ARTICOLO 9 264 192 72 97 163 29 65 Appr.
5 Nominale EM. 10.100 267 234 33 118 165 69 65 Appr.
6 Nominale EM. 10.1 274 259 15 130 61 198 65 Resp.
7 Nominale ARTICOLO 10 269 254 15 128 253 1 65 Appr.
8 Nominale EM. 11.102 277 262 15 132 231 31 64 Appr.
9 Nominale EM. 11.100 280 203 77 102 36 167 64 Resp.
10 Nominale EM. 11.4 279 261 18 131 33 228 64 Resp.
11 Nominale EM. 11.103 281 231 50 116 166 65 64 Appr.
12 Nominale EM. 11.7 283 199 84 100 35 164 63 Resp.
13 Nominale EM. 11.101 284 270 14 136 101 169 63 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM. 11.13 285 268 17 135 98 170 63 Resp.
15 Nominale EM. 11.14 276 259 17 130 95 164 63 Resp.
16 Nominale EM. 11.15 282 265 17 133 96 169 63 Resp.
17 Nominale EM. 11.16 287 270 17 136 98 172 63 Resp.
18 Nominale EM. 11.17, 11.18 288 238 50 120 64 174 62 Resp.
19 Nominale EM. 11.10 RIF. 271 267 4 134 267 0 62 Appr.
20 Nominale ARTICOLO 11 272 234 38 118 234 0 62 Appr.
21 Nominale ART. AGG. 11.0100 273 262 11 132 262 0 62 Appr.
22 Nominale ART. AGG. 11.0300 281 215 66 108 215 0 62 Appr.
23 Nominale ODG 9/596-A/1 278 268 10 135 102 166 62 Resp.
24 Nominale ODG 9/596-A/3 RIF. 284 280 4 141 279 1 62 Appr.
25 Nominale ODG 9/596-A/4 RIF. 284 280 4 141 279 1 62 Appr.
26 Nominale ODG 9/596-A/5 RIF. 279 275 4 138 274 1 62 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/596-A/6 RIF. 284 270 14 136 269 1 62 Appr.
28 Nominale T.U. 596-A - VOTO FINALE 268 255 13 128 255 0 62 Appr.
29 Nominale PDL 1178 - ARTICOLO 1 268 268 0 135 268 0 61 Appr.
30 Nominale ARTICOLO 2 265 264 1 133 264 0 61 Appr.
31 Nominale ARTICOLO 3 271 271 0 136 271 0 61 Appr.
32 Nominale ARTICOLO 4 259 257 2 129 257 0 61 Appr.
33 Nominale ARTICOLO 5 265 264 1 133 264 0 61 Appr.
34 Nominale ARTICOLO 6 270 270 0 136 270 0 61 Appr.
35 Nominale ARTICOLO 7 272 272 0 137 272 0 61 Appr.
36 Nominale PDL 1178 - VOTO FINALE 269 269 0 135 269 0 60 Appr.
37 Nominale PDL 712 E ABB. - QUEST. SOSP. N. 1 312 312 0 157 195 117 48 Appr.
38 Nominale MOZ. 1-52 N.F. 293 289 4 145 95 194 48 Resp.
39 Nominale MOZ. 1-96 N.F. DISP. 1 294 189 105 95 181 8 48 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale MOZ. 1-96 N.F. DISP. 2 292 195 97 98 195 0 48 Appr.
41 Nominale MOZ. 1-96 N.F. DISP. 3 295 241 54 121 182 59 48 Appr.
42 Nominale MOZ. 1-96 N.F. DISP. 4 289 178 111 90 177 1 48 Appr.
43 Nominale MOZ. 1-96 N.F. PREMESSA 291 223 68 112 178 45 48 Appr.
44 Nominale MOZ. 1-152 294 291 3 146 110 181 48 Resp.
45 Nominale MOZ. 1-153 DISP. 1 295 295 0 148 114 181 48 Resp.
46 Nominale MOZ. 1-153 DISP. 2 296 294 2 148 114 180 48 Resp.
47 Nominale MOZ. 1-153 DISP. 3 294 278 16 140 98 180 48 Resp.
48 Nominale MOZ. 1-153 DISP. 4 295 295 0 148 113 182 48 Resp.
49 Nominale MOZ. 1-153 DISP. 5 293 291 2 146 98 193 48 Resp.
50 Nominale MOZ. 1-157 DISP. RIF. 295 234 61 118 234 0 48 Appr.
51 Nominale MOZ. 1-157 PREMESSA 295 184 111 93 5 179 48 Resp.
52 Nominale T.U. PDL 384 E ABB.-A - EM. 1.4 272 270 2 136 100 170 48 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM. 1.5 275 275 0 138 102 173 48 Resp.
54 Nominale EM. 1.151 275 260 15 131 88 172 48 Resp.
55 Nominale EM. 1.8 275 271 4 136 89 182 47 Resp.
56 Nominale EM. 1.10 277 276 1 139 100 176 47 Resp.
57 Nominale ARTICOLO 1 277 271 6 136 186 85 47 Appr.
58 Nominale ARTICOLO 2 279 274 5 138 189 85 47 Appr.
59 Nominale EM. 3.2 274 261 13 131 91 170 47 Resp.
60 Nominale EM. 3.162 271 271 0 136 104 167 47 Resp.
61 Nominale EM. 3.150 273 271 2 136 91 180 47 Resp.
62 Nominale EM. 3.3 269 269 0 135 99 170 47 Resp.
63 Nominale EM. 3.164 269 269 0 135 99 170 47 Resp.
64 Nominale EM. 3.5 279 279 0 140 106 173 47 Resp.
65 Nominale EM. 3.6 274 274 0 138 94 180 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 70)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale EM. 3.7 265 263 2 132 100 163 47 Resp.
67 Nominale EM. 3.8 264 263 1 132 99 164 47 Resp.
68 Nominale EM. 3.9 264 263 1 132 92 171 47 Resp.
69 Nominale EM. 3.10 267 267 0 134 98 169 47 Resp.
70 Nominale EM. 3.11 259 259 0 130 91 168 47 Resp.