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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 19 luglio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 9 agosto 2020 in Bielorussia si sono svolte elezioni presidenziali gravemente manipolate con diffusi brogli che hanno confermato Alexander Lukashenko, al potere dal 1994;

    subito è scattata una mobilitazione popolare per protestare contro la truffa elettorale e rivendicare la vittoria di Sviatlana Tsikhanouskaya, candidata unica dell'opposizione democratica;

    Lukashenko ha reagito scatenando una feroce repressione contro i manifestanti, i rappresentanti della società civile, i difensori dei diritti umani, i giornalisti e tutti coloro che esprimevano critiche nei confronti del regime;

    il Centro per i diritti umani Viasna ha documentato che a marzo del 2023 il numero dei prigionieri politici aveva raggiunto la cifra di 1450, che le persone condannate con cause penali per motivi politici erano 2900, 215 gli organi di stampa chiusi e 1000 le Ong liquidate;

    il 6 marzo 2023 il Tribunale di Minsk ha condannato in contumacia a 15 anni di carcere con l'accusa di «cospirazione per prendere il potere in modo incostituzionale» Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell'opposizione democratica e Presidente del Gabinetto di transizione unito, e analoghe condanne sono state inflitte agli altri componenti del Consiglio di Coordinamento ed è stata prorogata di 18 mesi la pena detentiva di 18 anni inflitta al marito di Tsikhanouskaya, l'attivista Sergei Tikhanovsky;

    l'Unione europea non riconosce Alexander Lukashenko come legittimo Presidente della Bielorussia e ha emanato sanzioni nei confronti dei responsabili della repressione;

    Lukashenko sostiene attivamente la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina mettendo a disposizione delle forze armate russe il territorio bielorusso per operazioni logistiche, attacchi militari e perfino per ospitare armi nucleari;

    è molto grave in questo contesto la decisione di Vladimir Putin di trasferire in Bielorussia testate nucleari ed è la prima volta dalla fine della guerra fredda che testate nucleari vengono collocate in un Paese neutrale che ne era sprovvisto;

    la Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo ha approvato il 18 luglio 2023 una risoluzione nella quale si chiede alla Corte Penale Internazionale di emettere un mandato di arresto per Alexander Lukashenko,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative in tutte le sedi europee ed internazionali per isolare sempre di più il regime di Lukashenko ed ottenere la liberazione di tutti i prigionieri politici;

   a dare pieno sostegno ai movimenti dell'opposizione democratica e ai numerosi dissidenti bielorussi che sono stati costretti a lasciare il loro Paese;

   ad esprimere la più ferma condanna verso la decisione di Vladimir Putin di trasferire testate nucleari nel territorio delle Bielorussia.
(7-00125) «Boldrini, Provenzano, Quartapelle Procopio, Amendola, Porta».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    nel 2024 ricorrono 80 anni dalla nascita della Democrazia Cristiana databile al Congresso fondativo, svoltosi a Napoli il 29 e 30 luglio 1944, e 50 anni dalla sua fine (1994);

    si rende quanto mai opportuno nell'interesse della cultura nazionale, promuovere un rigoroso approfondimento storico, sul ruolo svolto dalla DC in quel lungo arco di tempo, partendo da una puntuale ricognizione di storia della storiografia fin qui sviluppatasi su di essa, anche per cogliere i condizionamenti che da quella storia giungono al nostro presente, nella consapevolezza che – per dirla con Fernand Braudel, – per essere, bisogna essere stati;

    i nuovi itinerari di ricerca e divulgazione storica dovranno avvalersi oltre che degli strumenti tradizionali (seminari, convegni, mostre, edizioni di fonti, libri), anche delle nuove opportunità offerte dalla rete e dai sistemi di comunicazione multimediale;

    per il perseguimento dei fini di cui innanzi è stato costituito un Comitato Nazionale per le Celebrazioni degli 80 anni dalla nascita della Democrazia Cristiana, che ha sede presso l'Università Lumsa di Roma (il cui ufficio di presidenza è composto da Ortensio Zecchino, presidente, Vincenzo Scotti e Francesco Bonini, Rettore dell'Università Lumsa, vicepresidenti);

    il suddetto Comitato ha nominato un Comitato Scientifico, per la definizione del programma, composto da: Acocella Giuseppe, Ballini Pierluigi, Cofrancesco Dino, Colarizi Simona, Corbino Alessandro, Craveri Piero, Di Donato Francesco, Farese Giovanni, Follini Marco, Franchini Lorenzo, Galli della Loggia Ernesto, Giovagnoli Agostino, Giunti Patrizia, Manzella Andrea, Mazzei Federico, Ornaghi Lorenzo, Orsina Giovanni, Paganetto Luigi, Pertici Roberto, Preda Daniela, Pezzimenti Rocco, Schiavone Aldo, Segni Mario, Varsori Antonio;

    per la realizzazione delle finalità di cui innanzi dai suddetti organi è stato approvato il programma triennale di attività,

impegna il Governo

ad assicurare adeguato sostegno alle iniziative programmate.
(7-00126) «Mollicone».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il sistema fortificatorio di Treviso è costituito da elementi di significativo interesse sia storico che architettonico che ambientale, rappresentando ancora allo stato attuale una cornice di rilevante contesto ambientale che contorna e definisce il nucleo urbano della città;

    vista la particolare importanza degli elementi di unicità che contraddistinguono in maniera esclusiva la cerchia muraria rinascimentale della città di Treviso, congiuntamente al grande valore di questo monumento dal punto di vista storico, architettonico e ambientale, risulta particolarmente lacunosa l'assenza di un vincolo diretto su tutto il Sistema Bastionato, la quale, unita alla mancanza di una mentalità conservativa da parte delle istituzioni locali che si sono succedute, ha finora contribuito in maniera decisiva al degrado dei luoghi, attualmente caratterizzati da diverse criticità;

    considerato inoltre il reale pericolo di realizzazione di parcheggi sotterranei che andrebbero a impattare notevolmente sulla tenuta delle Mura e sulla Treviso sotterranea, un mondo ipogeo che si articola nel cuore del centro storico della città e che storicamente univa Porte e torri per via sotterranea, collegandole alle sedi delle guarnigioni e ai palazzi dei nobili;

    al fine di tutelare il Sistema Bastionato di Treviso dalla realizzazione di opere che compromettano in modo irreversibile e definitivo l'integrità dei vari elementi che meglio lo caratterizzano, in supporto all'importate attività di salvaguardia messa in campo dalle Associazioni che compongono «l'alleanza per il sistema bastionato», si ravvisa la necessità di intervento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo circa l'avvio del procedimento per la verifica di interesse culturale, ai sensi dell'articolo 12 della parte seconda del decreto legislativo n. 42 del 2004 delle proprietà pubbliche e di avvio del procedimento di dichiarazione dell'interesse culturale ai sensi dell'articolo 13 della parte seconda del decreto legislativo n. 42 del 2004 per le proprietà private che insistono sull'area del sistema Bastionato, costituito da terrapieno, mura, fossato e muro di controscarpa, a oggi sottoposte a sola tutela ipso iure ai sensi del combinato disposto dell'articolo 10, comma 1, e dell'articolo 12 del sopracitato decreto legislativo,

impegna il Governo

a istituire un vincolo di carattere monumentale con lo scopo di tutelare al massimo le Antiche Mura di Treviso e di limitare al massimo gli interventi di edilizia urbana, che con un impatto negativo e irreversibile rischierebbero di soffocare la bellezza artistica e armonica delle mura, come già accaduto dal dopoguerra a oggi.
(7-00127) «Mollicone».

ATTI DI CONTROLLO

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta orale:


   GATTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il documento unico di regolarità contributiva (Durc) è un certificato che attesta la regolarità di un'impresa negli adempimenti previdenziali;

   il decreto-legge n. 203 del 2005 ha subordinato l'accesso a sovvenzioni e benefici comunitari, da parte delle imprese di tutti i settori, al possesso della regolarità contributiva;

   in questi ultimi 24 mesi molte imprese del settore della pesca hanno dovuto affrontare notevoli difficoltà finanziarie e non sono infrequenti i casi di irregolarità contributive, con il rischio dell'inammissibilità delle istanze di accesso ai fondi UE da parte di esse imprese con Durc irregolare;

   ai sensi del regolamento (UE) n. 1303/2013 sui fondi europei di sviluppo, la Commissione europea ha più volte ribadito l'incompatibilità eurounionale dello strumento di sostituzione d'imposta, in base al quale, in caso di Durc che segnali un'inadempienza del soggetto beneficiario, l'importo corrispondente all'inadempienza viene trasferito direttamente agli enti previdenziali e assicurativi;

   tuttavia la stessa Commissione europea, in esito ad un audit tematico, ha aperto alla possibilità di compensazione del debito presso gli enti creditori, a condizione che: il beneficiario formuli l'espressa richiesta di compensazione del debito, che tale compensazione sia prevista dal diritto nazionale e che il progetto oggetto di finanziamento sia stato completato;

   l'atto unilaterale d'obbligo con il quale il beneficiario autorizza l'istituzione pubblica a operare come sostituto d'imposta ha di per sé natura accessoria, e la procedura rientra appieno nella potestà e autonomia negoziale delle pubbliche amministrazioni. Il Consiglio di Stato, nella sentenza n. 579 del 2021, ha infatti affermato che l'articolo 11 legge n. 241 del 1990 sugli accordi integrativi del provvedimento ha positivizzato nell'ordinamento «la capacità negoziale delle amministrazioni pubbliche»;

   l'Agea ha già adottato apposita circolare e perfezionato anche la procedura informatizzata necessaria a trattare tali somme ai fini del riconoscimento e del rimborso a favore dello Stato membro;

   nel rispondere all'interrogazione 5-01095 a firma dell'interrogante, il Masaf ha reso noto che è intenzionato a sottoporre specifico quesito interpretativo ai Servizi della Commissione europea, al fine di chiarire in via definitiva la possibilità, anche nell'ambito delle politiche comunitarie di finanziamento al settore della pesca e dell'acquacoltura, di avvalersi dello strumento di sostituzione –:

   se non ritenga opportuno, nelle more dei chiarimenti in corso, adottare iniziative, volte a fornire indirizzi che consentano alle imprese del settore della pesca, destinatarie di aiuti UE ma con Durc irregolare, di avanzare le istanze di compensazione citate in premessa, al fine di accedere ai finanziamenti UE avvalendosi dell'intervento sostitutivo previsto dall'articolo 31 del decreto-legge n. 69 del 2013 e dall'articolo 45 del decreto-legge n. 152 del 2021.
(3-00547)

Interrogazione a risposta scritta:


   CANTONE e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del disciplinare di produzione I.G.P. «uva da tavola di Mazzarrone» l'indicazione geografica protetta è riservata alle produzioni che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal Regolamento (CE) n. 2081/92;

   la zona di produzione protetta comprende il territorio idoneo della Sicilia Orientale per la coltivazione dell'uva da tavola, specificatamente indicato nella città metropolitana di Catania, nei comuni di Caltagirone, Licodia Eubea e Mazzarrone e nel Libero consorzio comunale di Ragusa, nei comuni di Acate, Chiaramonte Gulfi e Comiso;

   con deliberazione n. 161 del 18 aprile 2023, la Giunta regionale siciliana ha dichiarato lo stato di crisi eccezionale per settore uva da tavola di Canicattì e Mazzarrone, a causa dell'aumento dei costi energetici, degli elevati tassi di interesse bancari e della marcata concorrenza internazionale;

   le aziende agricole e gli agricoltori del territorio interessato sono, da anni, oggetto di fenomeni criminali che sistematicamente vengono perpetrati ai loro danni, come il furto della loro intera produzione;

   in data 22 giugno 2023, si è tenuta una seduta del Consiglio comunale di Mazzarrone interamente dedicata a tale fenomeno criminale, alla quale hanno preso parte anche i rappresentanti dei comuni ricadenti nella zona di produzione;

   la coltivazione dell'uva da tavola ha un'incidenza economica rilevante per quei territori poiché rappresenta la principale fonte di reddito e di occupazione per la popolazione residente; l'uva da tavola di Mazzarrone ha una notorietà sui mercati nazionali ed internazionali per le sue caratteristiche qualitative che la rendono unica e sostenibile a livello ambientale;

   negli ultimi anni, la produzione dell'uva da tavola di Mazzarrone è stata oggetto di fenomeni ambientali imprevisti che ne hanno messo a rischio la produzione, quali il cracking o le improvvise precipitazioni;

   i furti della produzione dell'uva da tavola I.G.P. creano ingenti danni economici e non economici alle aziende e agli agricoltori che, uniti ai fenomeni contingenti internazionali, rischiano di mettere a rischio un intero settore produttivo; la situazione è divenuta insostenibile ed incresciosa al punto da richiedere una risposta efficace ed urgente da parte di tutte le istituzioni, sia regionali che nazionali, nel tutelare gli agricoltori e reprimere i fenomeni criminali –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda mettere in atto, per quanto di competenza, al fine di contrastare tale fenomeno criminoso;

   se non si ritenga di adottare iniziative di competenza, tra gli strumenti di politica agricola comune, volte a includere la tutela e la salvaguardia degli agricoltori dal fenomeno dei furti della produzione.
(4-01368)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale del 14 luglio 2023, n. 37, è stata decretata la chiusura, a decorrere dal 17 luglio, dell'Archivio di Stato di Roma, in via Galla Placidia;

   come si apprende dalla stampa, e dal comunicato ufficiale dell'Archivio, l'imminente chiusura sarebbe stata causata dal mancato rinnovo del contratto di locazione tra la Direzione generale e la proprietà – la quale non ha accolto l'adeguamento previsto dalla legge che la Direzione stessa era obbligata a richiedere ed era condizione di legittimità del rinnovo – ha automaticamente determinato la sospensione sine die del progetto di adeguamento del sistema antincendio della sede da parte della Direzione generale archivi, che a sua volta ha avviato la procedura per tutelare la sicurezza delle persone secondo le norme cogenti del decreto legislativo n. 81 del 2008;

   sembrerebbe in atto da parte della Direzione generale Archivi l'impegno a organizzare un servizio in outsourcing per la conservazione e la consultazione della documentazione e un progetto di adeguamento dell'edificio demaniale di via dei Papareschi per una sede succursale dell'Archivio di Stato di Roma dedicata alla documentazione novecentesca;

   trovare spazi e edifici idonei per i dirigenti archivisti è un tema strutturale da decenni: molti degli Archivi di Stato italiani sono in affitto negli stessi luoghi da tempo;

   decretare la chiusura dell'archivio, prima di avere un sistema di consultazione in outsourcing perfettamente funzionante, fa emergere il problema noto della carenza di personale negli Archivi di Stato;

   l'Archivio di Stato di Roma, istituito con il decreto del 30 dicembre 1871, n. 605, ha il compito di conservare le carte degli organi centrali dello Stato Pontificio, ai quali si aggiungono anche gli atti degli archivi giudiziari e notarili;

   a differenza degli altri Archivi di Stato italiani, l'istituto, garantendone la più ampia fruizione al pubblico, rappresenta una grande testimonianza del patrimonio storico dello Stato Pontificio, custodendo le carte dell'amministrazione centrale dello Stato Pontificio, oltre a quelle degli uffici statali con sede nella provincia di Roma;

   il nucleo principale del suo patrimonio è rappresentato dalle carte prodotte dalle magistrature pontificie (camera apostolica, congregazioni, ministeri, tribunali e altro) per i secoli XV-XIX;

   tutelare e garantire l'accesso a tali documenti storici ha consentito negli anni e consente ancora oggi di preservare la memoria amministrativa, giuridica, e storico-culturale, di un'istituzione centrale nella vita sociale ed economica dello Stato Pontificio tra il Medio Evo e l'Età moderna;

   la conseguenza di tale chiusura della sede in via Galla Placidia rischia di snaturare il ruolo strategico che la legge assegna agli Istituti riconosciuti quali centri di studio, ricerca, approfondimento e promozione della cultura –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire la fruizione di un patrimonio documentale – custodito nella sede dell'archivio di Stato di Roma di via Galla Placidia – che ha consentito negli anni di preservare la memoria amministrativa, giuridica, e storico-culturale, di un'istituzione centrale nella vita sociale ed economica dello Stato Pontificio tra il Medio Evo e l'Età moderna; altresì, se non intenda avviare una verifica su tutto il territorio nazionale delle sedi in affitto e, opportunamente, risolvere le situazioni temporanee a rischio chiusura.
(5-01154)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMATO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 giugno 2023 il Tribunale amministrativo regionale della Campania, relativamente ad un ricorso proposto dal Ministero dell'economia e delle finanze, dall'Agenzia del demanio, dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Parco archeologico di Pompei avverso la società campana Eav e il Consorzio ferroviario San Giorgio-Volla Due, ha pronunciato una sentenza avente ad oggetto un decreto di occupazione d'urgenza emesso da Eav in data 12 novembre 2019;

   in particolare, Eav aveva effettuato un'occupazione d'urgenza di alcuni siti per l'esecuzione dei lavori di completamento del raddoppio della linea ferroviaria Torre Annunziata-Castellammare e del raddoppio della tratta Via Cosenza-Castellammare Centro;

   tuttavia, atteso che negli anni sia lo Stato che il Parco archeologico di Pompei hanno acquisito coattivamente numerosi terreni ubicati sulla collina di Varano al fine di eseguire indagini archeologiche volte a valorizzare l'intera area, Eav ha espropriato alcune aree demaniali in uso al Parco e al Ministero della cultura, senza che queste siano state previamente oggetto di un provvedimento di sdemanializzazione;

   si puntualizza che ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 i beni del demanio culturale non possono essere alienati né formare oggetto di diritti a favore di terzi e che ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 i beni appartenenti al demanio pubblico non possono essere espropriati fino a quando non ne viene pronunciata la sdemanializzazione;

   pertanto, il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso dei proponenti, avverso Eav e il suddetto consorzio (concessionario dell'indicata opera pubblica) col conseguente annullamento degli atti impugnati, limitatamente alle particelle non oggetto del provvedimento di annullamento in autotutela del decreto di occupazione;

   più specificamente, il Tribunale amministrativo regionale ha dedotto vizi di violazione di legge ed eccesso di potere sotto il profilo della carenza di motivazione, dell'irragionevolezza e dell'ingiustizia manifesta per violazione degli articoli 7 di cui alla legge n. 241 del 1990, 16 di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 e dell'articolo 11 di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, in quanto ai ricorrenti non e stato comunicato alcun avvio del procedimento d'occupazione d'urgenza, né di quello espropriativo, in chiara violazione delle regole di partecipazione procedimentale;

   in data 28 giugno 2023, Eav con un comunicato stampa ha dichiarato che «la sentenza del TAR ha annullato, limitatamente alle particelle in oggetto, i provvedimenti impugnati. La sentenza non ha alcun impatto sulle altre aree oggetto dei citati provvedimenti e i lavori possono legittimamente proseguire senza alcuna interruzione» –:

   se, al fine di tutelare e valorizzare le aree interessate dai lavori di Eav, il Ministro interrogato condivida l'opportunità di adottare iniziative di competenza al fine di chiedere il sequestro cautelativo del cantiere, e di acquisire le ulteriori particelle non demanializzate, rendendole così non espropriabili;

   se, atteso che il Ministero della cultura avrebbe potuto perseguire un lavoro di valorizzazione del patrimonio storico-culturale delle aree interessate dall'esproprio illegittimo, condivida l'opportunità di adottare iniziative volte a rivalersi contro Eav per danno emergente e lucro cessante.
(4-01367)


   ZANELLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la città di Forlì, come le altre della Romagna, è stata duramente colpita dagli eventi alluvionali del maggio 2023;

   lutti, abitazioni distrutte, attività economiche compromesse, beni culturali soffocati dal fango, questa la conseguenza di ben due eventi che hanno ripetuto in un arco di tempo ravvicinatissimo, 15 giorni soli, fenomeni mai verificatisi in precedenza tanto da rendere, per dichiarazione dei competenti organismi che si occupano della materia, obsolete le pianificazioni di bacino e soprattutto i Pai, piani di assetto idrogeologico che hanno rivelato la loro inadeguatezza;

   intere zone della città, considerate finora prive di rischi idraulici, sono finite sott'acqua e fango;

   in particolare a Forlì sono risultati alluvionati sia gli archivi comunali, contenenti anche altri importanti beni culturali lì depositati, sia l'antica biblioteca del Seminario vescovile, contenente incunaboli, cinquecentine e altro. Questi accadimenti hanno avuto ampio risalto sui mezzi di comunicazione nazionali;

   per oltre due mesi, carabinieri del nucleo beni culturali, vigili del fuoco, funzionari del Mic, protezione civile e centinaia di volontari si sono ininterrottamente cimentati con l'improbo lavoro di tentare di salvare dal fango ciò che era stato sommerso. I costi di queste operazioni sono rilevantissimi;

   ciò nonostante il comune, nell'ambito di un progetto assai discutibile di smantellamento di musei e trasferimento di collezioni e biblioteche, ha pensato bene di collocare negli interrati dell'ex Santarelli, un edificio posto solo ad alcune decine di metri dal limite delle zone alluvionate, ben 100 mila volumi provenienti dalla biblioteca comunale, mentre altri 25 mila saranno collocati negli interrati del Palazzo Romagnoli, attuale museo che verrà smantellato, posto anch'esso a distanza trascurabile dal limite delle zone alluvionate;

   gran parte della città è stata sommersa dalle acque e nelle zone non direttamente interessate dall'acqua proveniente dai fiumi, interrati e piani terra di abitazioni e aziende hanno subito danni consistenti per l'acqua fuoriuscita dal sistema fognante che, invece di raccogliere le acque, le ha distribuite in zone fino a quel momento rimaste indenni;

   sorprendentemente sarebbe intervenuta nel procedimento la Soprintendenza speciale per il Pnrr, che ha autorizzato l'intervento, nonostante esso non abbia nulla a che fare con il Pnrr medesimo, con la motivazione che sarebbe interconnesso funzionalmente sia per complessità, che per molteplicità e interdisciplinarità delle tematiche trattate con gli altri stralci finanziati con fondi Pnrr;

   a parere dell'interrogante, collocare una biblioteca al posto di un museo e mettere libri negli scantinati non è multidisciplinarietà;

   quanto è accaduto avrebbe dovuto insegnare al comune di Forlì, alla Soprintendenza, alla Soprintendenza speciale per il Pnrr che è profondamente sbagliato collocare libri negli scantinati degli edifici di una città che ha mostrato la sua fragilità di fronte agli eventi alluvionali del maggio 2023 –:

   se il Ministro interrogato, che pure ha potuto visitare i luoghi delle biblioteche e degli archivi allagati, non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a evitare che la conservazione del patrimonio bibliotecario e archivistico possa avvenire in scantinati allagabili;

   per quale motivo, attese le assai discutibili giustificazioni addotte per il rilascio dell'autorizzazione da parte della Soprintendenza speciale per il Pnrr, quest'ultima si sia occupata di questioni che paiono estranee al perimetro delle sue competenze;

   se non ritenga che tale autorizzazione, che ad avviso dell'interrogante deriva da un atteggiamento eccessivamente permissivo teso a favorire comunque progetti finanziati nell'ambito del Pnrr, contrasti con i precedenti pareri resi dalle altre Soprintendenze competenti, e se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza volte a favorire una rivalutazione dell'autorizzazione alla luce degli obblighi di tutela che devono tendere a escludere zone inidonee alla collocazione di biblioteche e archivi.
(4-01370)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, negli spazi della caserma Predieri di Firenze, nel quartiere Rovezzano, sorgerà il quartier generale Multinational Division-South, un comando inserito nella Nato Force Structure, che avrà autorità sulle forze terrestri assegnate dall'Alleanza nell'area di responsabilità; la struttura potrà contare su una componente specifica a connotazione multinazionale, con la partecipazione nello staff della divisione di militari provenienti da altri Paesi dell'alleanza atlantica; la scelta di creare una base Nato nel quartiere di Rovezzano ha suscitato tanti dubbi e perplessità ai residenti sia per le ripercussioni che si avranno sulla viabilità e le attività presenti in zona sia sullo svolgimento di attività in centri di aggregazione che sorgono nelle immediate vicinanze della futura base;

   alcune realtà associative del territorio, insieme agli abitanti del quartiere, lamentano di non essere mai stati coinvolti, né informati e consultati sulla decisione di collocare un quartier generale della Nato nel cuore della città nonostante il progetto di realizzazione della suddetta base risalga ad alcuni anni fa;

   l'insediamento del comando Nato inevitabilmente comporterà degli stravolgimenti che peseranno sulla vita degli abitanti e trasformerà il tessuto sociale, sarà prevista una fascia di protezione che renderà inagibile parte del verde circostante e in particolare del parco fluviale, la mobilità verrà riorganizzata, creando disagi dato che la zona rappresenta una delle principali direttrici per l'ingresso e l'uscita dalla città di Firenze;

   a preoccupare i residenti sono anche le questioni legate alla sicurezza dal momento che una struttura di questo tipo rappresenta comunque un obiettivo sensibile e, per questo, a parere dell'interrogante, non dovrebbe essere collocato all'interno di un centro abitato come Firenze –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare la volontà di proseguire nel progetto di realizzazione del quartier generale Nato Multinational Division-South negli spazi della caserma di Rovezzano a Firenze e se non ritenga invece opportuno individuare aree alternative distanti dal centro abitato;

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire quale sarà l'impatto che il Multinational Division-South avrà sul territorio e sugli abitanti del quartiere, se sia prevista una ulteriore militarizzazione della zona e quali saranno le ripercussioni dirette ed eventuali rischi per la sicurezza sulla popolazione che vive vicino alla caserma;

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire i motivi per cui non si è ritenuto opportuno avviare un percorso che vedesse il coinvolgimento della cittadinanza o, quantomeno, un momento di approfondimento ed informazione;

   quali siano gli oneri aggiornati, tenuto conto della consistente lievitazione dei costi intervenuti dallo stanziamento ad oggi per la realizzazione del quartier generale Nato di cui in premessa.
(4-01364)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GUSMEROLI, CECCHETTI e CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto disposto dall'articolo 3, comma 3, lettere a) e b), decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998, il visto di conformità può essere rilasciato dai soggetti titolati alla trasmissione dichiarativa che devono trasmettere apposita comunicazione preventiva annuale;

   nello specifico, il predetto visto attesta, in base alla documentazione prodotta dal contribuente, la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta; si tratta, quindi, di un'attività di controllo formale di tipo documentale, che non entra nello specifico dei contenuti tecnici;

   la comunicazione preventiva, quindi, può essere consegnata a mano, ovvero inviata mediante raccomandata con ricevuta di ritorno, oppure inviata tramite Pec, dai soli soggetti titolati all'opposizione del visto, che ne sono quindi responsabili;

   tuttavia, talvolta capita che, pur in presenza dei requisiti, ma in assenza della comunicazione preventiva, i contribuenti, per i quali si è proceduto all'apposizione del visto, ricevano comunicazione di nullità e contestuale irrogazione di sanzioni ed interessi per l'utilizzo indebito dei crediti vistati senza autorizzazione;

   le violazioni, di carattere meramente formale, sono quindi contestate, con le relative sanzioni, dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente al contribuente, nonché al professionista che era titolato all'adempimento della pratica;

   ne consegue, inoltre, che secondo quanto disposto anche dall'articolo 13 del decreto legislativo del 18 dicembre 1997, n. 471, nel caso in cui sia avvenuto l'utilizzo di un'eccedenza o di un credito d'imposta esistenti in misura superiore a quella spettante o in violazione delle modalità di utilizzo previste dalle leggi vigenti, si commina salva l'applicazione di disposizioni speciali, la sanzione pari al trenta per cento del credito utilizzato;

   non da ultimo, l'Agenzia delle entrate, con provvedimento del 30 gennaio 2023, prot. n. 0027629, ha chiarito che possono essere regolarizzate, per ciascun periodo d'imposta, le irregolarità, le infrazioni e le inosservanze di obblighi o adempimenti di natura formale –:

   se non ritenga che quanto esposto in premessa, con specifico riguardo alla comunicazione preventiva e agli errori formali per le violazioni collegate al visto di conformità, ovvero del visto omesso o irregolare, possa rientrare nella regolarizzazione delle violazioni formali.
(5-01153)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROMANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 28 della Costituzione italiana dispone che: «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.»;

   l'articolo 2043 del codice civile basato sul principio del neminem laedere, ovvero non causare danno ingiusto a terzi, dispone che: «Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.»;

   dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 5984 del 2023 emerge che è compito dell'Agenzia delle entrate territorialmente competente emettere l'autocontrollo ed altresì dover rimborsare i danni conseguenti all'atto illegittimo, oltre alla condanna alle spese eventualmente decisa dal giudice; con l'avvento delle nuove tecnologie ed in particolare con l'utilizzo dei software di compilazione automatica, implementati anche grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'Agenzia delle entrate emette dei controlli periodici ed a campione automatizzati, in cui va a verificare nel dettaglio una precisa situazione di rischio della posizione del contribuente;

   questi software, per vizio di programmazione o mancata attenzione, spesso non tengono conto di eventuali proroghe o modifiche in corso d'opera, come accaduto con i cosiddetti «Decreti Agosto e Ristoro» con cui si stabiliva lo slittamento al 30 aprile 2021 della seconda o unica rata dell'acconto delle imposte sui ricavi Irap per il periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019, date non prese in considerazione dal sistema;

   la conseguenza diretta, come riportato dal quotidiano Italia Oggi del 14 luglio 2023, è l'invio di «Avvisi fiscali con troppi errori.»;

   si legge infatti, sia all'intero dell'articolo di Italia Oggi sia dalla relazione della Corte dei conti al rendiconto dello Stato 2022, come nel 2022 si sia registrata un'impennata di falsi positivi con 450 mila comunicazioni annullate in autotutela corrispondente ad oltre il 6 per cento degli invii;

   nello specifico alcune di queste comunicazioni vengono corrette o annullate in autotutela su iniziativa del contribuente, altre invece continuano il loro corso andando spesso ad alimentare il contenzioso o il magazzino della riscossione e provocando un danno al contribuente;

   molto spesso si tratta di richieste per somme di modesta entità che difficilmente vengono recuperate;

   la Magistratura contabile ribadisce l'esigenza di un'approfondita riflessione sulle cause del fenomeno al fine di poterlo arginare;

   l'intelligenza artificiale, se da un lato deve essere funzionale a snellire il lavoro e sburocratizzare il sistema, dall'altro non deve essere penalizzante per i cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questo fenomeno e quali iniziative di competenza intenda adottare per porre fine all'avvio automatico degli avvisi bonari falsi.
(4-01365)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI e D'ALESSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con bando pubblicato il 17 novembre 2020 il Ministero della giustizia ha indetto un concorso pubblico su base distrettuale per il reclutamento di 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore;

   alla pagina 21 del piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) il Ministero della giustizia afferma: «stante la sussistenza di graduatorie vigenti formatesi al termine di concorsi specifici banditi dal Ministero della giustizia, nella qualifica di direttori e cancellieri esperti, si chiede di portare a compimento, per l'anno in corso e fino ad esaurimento del budget in parola, l'assunzione di 340 unità di direttori, area III, F3, mediante scorrimento ad esaurimento della graduatoria citata, a completa copertura del fabbisogno»;

   in risposta all'interrogazione a risposta orale 3-02870 dell'interrogante, il 14 giugno 2022 il Ministero della giustizia rispondeva che: «con nota formale inoltrata al Dipartimento della funzione pubblica... si è provveduto a richiedere di procedere, per l'anno in corso, alla assunzione di tutti gli idonei non vincitori presenti ancora nelle dette graduatorie, 345 idonei quanto a direttori e 686 idonei quanto ai cancellieri esperti»;

   ad oggi è stato disposto un unico scorrimento per soli 34 direttori in data 21 settembre 2022 per i distretti di Corte d'appello di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Trieste e Venezia;

   la scopertura dei posti per il profilo di direttore, sulla scorta delle attuali e inadeguate piante organiche, non solo è di gran lunga superiore agli idonei collocati nella vigente graduatoria, ma è resa ancor più critica dall'elevato numero di pensionamenti che non ha trovato di contro un'immissione di personale in numero adeguato e proporzionale;

   il 12 luglio 2023, il sottosegretario Delmastro Delle Vedove in Commissione Giustizia in risposta all'interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-01104 ha affermato che «in relazione al profilo professionale di Direttore si rappresenta che si è provveduto a scorrere di 3 unità esclusivamente la graduatoria relativa al Distretto di Corte di appello di Venezia» e che «attualmente, il totale degli idonei residui nei vari Distretti di Corte di appello (ad esclusione di quelli di Brescia, Genova, Milano, Torino e Trieste, in cui le graduatorie sono esaurite) è pari a 304 unità»;

   ha inoltre concluso che «la dotazione organica dell'area funzionale terza, allo stato attuale, è inferiore rispetto al numero delle unità in servizio» e poi «non vi è la possibilità di provvedere a scorrere le graduatorie dei Distretti di Corte di appello ancora capienti se non a seguito dell'ampliamento della predetta dotazione organica»;

   nonostante le imponenti scoperture di organico, nonostante oltre 300 idonei direttori nelle varie graduatorie distrettuali, nonostante il PIAO del Ministero della giustizia e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri Assunzioni 2023, prevedano l'assunzione per scorrimento di tutti gli idonei entro il 2023, il Ministero pare aver manifestato una mancanza di volontà all'assunzione dei nuovi direttori –:

   se il Governo non intenda rivedere la posizione espressa in Commissione Giustizia il 12 luglio 2023 procedendo, come previsto dal Piano integrato di attività e organizzazione (PIAO), allo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei del concorso del 2020 per 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore.
(3-00546)

Interrogazione a risposta scritta:


   LA PORTA e DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 gennaio 2023 è stata depositata l'interrogazione a risposta scritta n. 3-00099 per porre all'attenzione del Ministro della giustizia i numerosi rinvii subiti dal procedimento denominato «China Truck» presso il Tribunale di Prato;

   il procedimento, infatti, riveste un'importanza cruciale nel sistema giudiziario italiano per via dei capi di imputazione a carico degli imputati di nazionalità cinese accusati, per la prima volta in Italia, del reato associativo di stampo mafioso di cui all'articolo 416-bis del codice penale nonché di estorsione, usura e sfruttamento della prostituzione;

   i fatti, come noto, risalgono all'anno 2011 quando all'interno della comunità cinese in Toscana si verificarono numerosi casi di cronaca tra la periferia nord di Firenze e la città di Prato; in quei territori, dove insiste la più grande comunità cinese d'Italia, si susseguirono numerosi casi di omicidio, estorsione e usura, nonché di traffico di stupefacenti e di esseri umani riferibili direttamente e indirettamente alla comunità cinese. A seguito di un duplice omicidio eseguito barbaramente a colpi di machete, la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze avviò le indagini che portarono, nel 2018, all'inchiesta «China Truck»;

   come già integrato nel precedente atto di sindacato ispettivo la prima udienza, a causa della sparizione dei 56 fascicoli del settembre 2022 ed errori di traduzioni, è stata calendarizzata soltanto a novembre dello stesso anno, rinviata poi al 10 marzo 2023;

   in data 7 marzo 2023 veniva resa la risposta all'interrogazione nella quale si affermava come i fatti di cui in premessa fossero da considerarsi «casi isolati», che la mole di lavoro del Tribunale di Prato impedisse una calendarizzazione serrata di udienze e che, comunque, il procedimento si trovasse in monitoraggio istruttorio da parte dell'Ispettorato;

   durante l'udienza del marzo 2023 si rendeva necessario un ulteriore slittamento giustificato, come si apprende da fonti di stampa, da un difetto di notifica attribuibile alle Questure di Prato e Milano che non avrebbero correttamente notiziato gli imputati dell'udienza;

   tale gravissimo inconveniente imponeva che la celebrazione della prima udienza con relative eccezioni preliminari avvenisse solo il 26 maggio 2023, andando così a procrastinare la celebrazione di un dibattimento che affonda le radici nell'anno 2011 e con l'ipotesi concreta dell'estinzione del reato per prescrizione;

   l'udienza del 26 maggio 2023, anch'essa rinviata, precedeva quella celebratasi in data 17 luglio nella quale era previsto il conferimento incarico finalizzato alla trascrizione delle centinaia di intercettazioni telefoniche in lingua cinese, fulcro dell'impianto probatorio. Tale attività istruttoria, si apprende da fonti, non è stata portata a termine perché l'elenco delle telefonate intercettate non era presente nel fascicolo di udienza, con obbligato rinvio al 16 ottobre 2023 e mancata apertura dibattimentale;

   i ritardi accumulati rischiano di portare al clamoroso fallimento della giustizia italiana e all'inaccettabile mortificazione delle esigenze di giustizia dei cittadini pratesi, flagellati dalle attività criminali condotte dalla mafia cinese e dall'illegalità diffusa in cui operano le aziende che fanno capo alla locale comunità asiatica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti riferibili all'udienza del 17 luglio 2023;

   se il Ministro interrogato intenda valutare se, alla luce dell'ennesimo rinvio di udienza, nell'ambito del monitoraggio dell'Ispettorato richiamato in premessa, sussistano ora i presupposti per adottare ulteriori e più incisive iniziative ispettive in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-01369)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO, MARINO, IACONO, PORTA, PROVENZANO, MORASSUT, CASU, GHIO e BAKKALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 16 luglio 2023 è divampato un incendio nell'aeroporto di Catania che ha determinato una notte di panico nel terminal invaso dal fumo e, a seguito del quale, i voli sono stati prima sospesi e poi riattivati, garantendo due arrivi l'ora; dalle prime ricostruzioni sembra che l'incendio si sia sviluppato nella base inferiore dell'aerostazione;

   le normative Icao impongono che un aeroporto sia certificato con standard di sicurezza e funzionalità elevati. Il regolamento CEE 2320 del 16 dicembre 2022, impone norme di sicurezza comuni che determinano, di conseguenza, la presenza in aeroporto di servizi di prim'ordine, pronti a far fronte a ogni possibile evento;

   in particolare la sicurezza antincendio aeroportuale prevede che il gestore aeroportuale sia il responsabile dell'attuazione delle normative antincendio seguendo le normative di riferimento, come previsto peraltro dall'ultima versione del manuale antincendio dell'aeroporto di Catania gestito dalla Società Aeroporto di Catania (SAC);

   in particolare il soggetto responsabile assicura la valutazione del rischio incendio all'interno del proprio Dvr aziendale e che i lavoratori incaricati della lotta antincendio e gestione della emergenze abbiano una formazione classificato con il livello di rischio elevato. Nonostante il progetto dell'ultimo adeguamento dell'aeroporto di Catania alle disposizioni di prevenzioni incendi di cui al decreto ministeriale del 17 luglio 2014 risalga al 2020, per un importo di oltre 1 miliardo di euro, nell'incidente in commento c'è stata una mancata attivazione del piano antincendio;

   in particolare è sotto osservazione l'impianto antincendio; infatti risulta che non sono entrati in funzione né gli impianti di spegnimento né quelli antifumo; non si sono attivate le sirene antincendio e nemmeno i sensori antipioggia;

   in una dichiarazione rilasciata al quotidiano La Sicilia del 18 luglio 2023, un dipendente conferma che la SAC era sotto esame dell'Ecac (l'Ente europeo del traffico aereo) proprio per l'inadeguatezza dell'impianto antincendio che risulta in corso di completamento proprio con i lavori di isolamento ignifugo del tetto, l'attivazione dei sensori per il fumo e l'installazione di vie di fuga, ossia tutto quello che non ha funzionato;

   inoltre sono in molti a chiedersi cosa abbia scatenato tutto quel fumo e un'aria irrespirabile derivante dalle plastiche sciolte, quando in un aeroporto dovrebbe essere usato solo materiale autoestinguente;

   assai carente anche il piano di evacuazione per i passeggeri ed il personale dipendente, che hanno dovuto trovare una via di fuga autonoma nel fumo e con le fiamme incombenti, in assenza di qualsiasi comunicazione per gestire l'evacuazione;

   cosa ancor più grave, i dipendenti sottolineano la mancanza di corsi di formazione per la gestione dell'emergenza e su come gestire la criticità di situazioni simili; formazione che è prevista dalle normative e dal manuale in uso alla SAC;

   la procura della Repubblica di Catania ha aperto un'inchiesta sul suddetto incendio ed anche l'Enac ha istituito una commissione «per far luce sulle cause dell'incendio e per garantire in tempi brevi la ripresa a pieno regime» –:

   di quali elementi dispongono i Ministri interrogati in ordine alle anomalie descritte in premessa, con particolare riferimento alla formazione del personale addetto alla gestione delle emergenze, al corretto svolgimento delle esercitazioni antincendio obbligatorie, al numero di quelle effettivamente eseguite, e all'efficienza delle apparecchiature antincendio all'interno dell'aeroporto di Catania, al fine di contribuire e fare chiarezza su quanto accaduto.
(5-01157)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARAMIELLO, CANTONE e IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente autonomo Volturno (Eav) è stato istituito con legge 8 luglio 1904 n. 351. Il DGR n. 225 del 2005 l'ha istituito quale soggetto in house della regione Campania per il coordinamento dell'esercizio di trasporto e degli investimenti;

   successivamente, la regione Campania ha affidato ad Eav il compito di ridurre i costi gestionali e, successivamente, le tre aziende ferroviarie, tra cui Circumvesuviana, sono state incorporate per fusione nel 2012;

   la rete della ferrovia Circumvesuviana si estende per oltre 140 chilometri distribuiti su 6 linee e 97 stazioni, una ogni chilometro e mezzo circa. In particolare, il servizio ferroviario serve un bacino di utenza di oltre 2 milioni di cittadini distribuiti in 47 comuni e trasporta oltre 100.000 viaggiatori quotidianamente, per circa 30 milioni di passeggeri annui;

   le stazioni terminali sono Acerra, Baiano, Napoli Porta Nolana, Sarno e Sorrento, a fronte delle stazioni bivio di Barra, Botteghelle, Napoli Garibaldi, Poggiomarino, Pomigliano d'Arco, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata Oplonti e Volla;

   ciò premesso, la Circumvesuviana rappresenta il punto di riferimento logistico per milioni di cittadini campani che, tuttavia, utilizzano un servizio non sempre all'altezza delle aspettative, tra ritardi, treni affollati, soppressioni ed un clima di insicurezza che ha offerto anche tristi episodi di cronaca. Più specificamente, Eav è stata oggetto di numerose controversie sulla manutenzione dei treni e sulle condizioni delle stazioni ferroviarie, che hanno portato a disagi per i passeggeri;

   pertanto, la linea ferroviaria necessita di un serio ammodernamento tecnologico, necessario ai fini di una messa in sicurezza che possa salvaguardare l'incolumità di milioni di pendolari;

   da ultimo, in data 17 luglio 2023, un video diffuso sul web ritrae decine di persone, tra cui donne, bambini e anziani, camminare in fila indiana, affaticati e sotto un sole cocente, sui binari delle campagne tra Pompei e Castellammare di Stabia, registrandosi addirittura il malore di un passeggero. Quanto in oggetto è dipeso da un guasto del convoglio;

   immagini come queste vengono spesso diffuse, per dovere di cronaca e con un taglio ironico, anche da seguitissime pagine social come «Circumvesuviana, guida alle soppressioni e ai misteri risolti»;

   nelle ultime settimane, Eav ha deciso di tagliare la tratta Napoli-Pomigliano, di sopprimere la Napoli-Torre del Greco, di chiudere la linea Madonnelle-San Giorgio e di aumentare la frequenza dei treni da un intervallo di uno ogni 24 minuti a uno ogni 36 lungo linea Sarno-Sorrento. Questa decisione è stata parzialmente rivista solo a seguito della forte pressione dei pendolari, registrandosi tuttavia ancora pesanti carenze nei servizi all'utenza, già oggetto di un'accorata manifestazione di protesta organizzata dal Movimento 5 Stelle;

   è parere dell'interrogante che questi disservizi ledano il diritto alla mobilità e all'effettiva libertà di trasporto degli utenti del servizio –:

   se il Ministro interrogato condivida l'opportunità di adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di assicurare ai cittadini campani e ai numerosi turisti la tutela del diritto alla mobilità e all'effettiva libertà di circolazione alla luce delle normative europee e nazionali.
(4-01371)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, un peschereccio italiano della marineria di Siracusa, il motopesca Orizzonte, mentre si trovava in navigazione a sud della Sicilia, in acque internazionali a più di novanta miglia dalle coste libiche è stato bersagliato da numerosi colpi di arma da fuoco sparati da una motovedetta libica che l'ha raggiunto e intercettato, esplodendo verso il peschereccio e il suo equipaggio numerosi colpi di mitra;

   dalle prime ricostruzioni del Presidente Armatori Sicilia, avvertiti gli spari provenienti dalla motovedetta della guardia costiera libica, l'equipaggio e il comandante del peschereccio sono stati miracolosamente in grado di mettersi al riparo dai colpi di arma da fuoco ma l'imbarcazione sarebbe stata pesantemente danneggiata, costretta a fermarsi e abbordata;

   i libici avrebbero anche sequestrato le schede dei telefonini dei marinai i quali però sono comunque riusciti a lanciare l'allarme così da permettere l'arrivo sul posto di una nave e di un elicottero della marina militare italiana che hanno individuato il peschereccio;

   a quanto risulta, la motovedetta libica che ha ingiustificatamente attaccato in acque internazionali il peschereccio siciliano farebbe parte di quelle donate dall'Italia alla Libia;

   non è la prima volta che le motovedette libiche che si rendono responsabili di attacchi armati e violenti contro pescherecci, navi delle ong impegnate nei soccorsi dei migranti e per catturare e a riportare i naufraghi nei lager libici;

   la sera del 1° settembre 2020 due pescherecci della marineria di Mazara del Vallo, l'Antartide e il Medinea e i loro equipaggi sono stati sequestrati dalle autorità libiche a circa 35 miglia a nord di Bengasi, mentre altri due pescherecci, che navigavano nelle vicinanze, sono riusciti a sfuggire alla cattura;

   anche nel 2018 due pescherecci di Mazara del Vallo, il Matteo Mazzarino e il motopesca Afrodite Pesca sono stati sequestrati da motovedette libiche che anche in quell'occasione hanno sparato contro i natanti che navigavano in acque che illegittimamente ed unilateralmente la Libia considera proprie;

   a parere dell'interrogante occorre una risposta immediata da parte delle istituzioni italiane e internazionali nei confronti della autorità libiche per riaffermare così la dignità e la credibilità del nostro Paese nel Mediterraneo;

   la guardia costiera libica è stata più volte accusata, anche dall'Onu e dalla Corte penale internazionale, di infiltrazioni da parte della stessa criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani tra l'Africa e l'Europa ed è inammissibile che, anche attraverso l'utilizzo di mezzi forniti dal nostro Paese, compia azioni violente ed illegali contro i pescherecci italiani –:

   quali iniziative urgenti siano state adottate per garantire la sicurezza dei pescatori vittime di un deliberato quanto ingiustificato attacco da parte della guardia costiera libica avvenuto in acque internazionali nonché il recupero del peschereccio gravemente danneggiato;

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano assumere per garantire maggiore sicurezza ai pescherecci che operano nel Mar Mediterraneo;

   quali urgenti iniziative, di competenza intendano adottare, anche nelle competenti sedi dell'Unione europea, affinché vengano assunti i necessari e opportuni provvedimenti nei confronti delle autorità libiche in relazione agli attaccai subiti dai pescherecci italiani, compresa la valutazione di una sospensione di ogni sostegno alla Libia.
(4-01362)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA, SCOTTO e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la signora J. che lavorava presso una famiglia nella città di Milano, con contratto di badante a tempo indeterminato, nell'estate 2022 è andata in maternità anticipata e ha partorito all'inizio di ottobre;

   non avendo la possibilità di riprendere la sua attività lavorativa al termine del periodo di maternità, ha deciso di dimettersi, anche per consentire al suo datore di lavoro di poter assicurare l'assistenza richiesta per la sua familiare;

   prima di procedere alla formalizzazione delle dimissioni, la signora si è rivolta all'ispettorato del lavoro di Como per sapere come procedere e se avesse avuto diritto alla Naspi;

   ricevendo risposta affermativa, la signora J., prima della scadenza dei tre mesi di maternità obbligatoria, si è dimessa nella sede dell'ispettorato e poi ha presentato richiesta di Naspi attraverso un patronato, che le ha confermato il suo diritto ad accedere alla indennità di disoccupazione;

   dopo qualche giorno l'Inps ha rigettato la domanda, così come, successivamente, anche il ricorso proposto dal patronato cui si era rivolta;

   le ragioni che hanno indotto l'Inps a non accogliere la richiesta per l'indennità di disoccupazione sono riconducibili alla inapplicabilità, per i lavoratori domestici e l'assistenza familiare, delle tutele disposte dagli articoli 54 e 55, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 51;

   in particolare, l'Inps ha esplicitato, richiamando la sentenza della Corte di Cassazione n. 17433 del 2015, come la disciplina di riferimento sia esclusivamente quella indicata dal successivo articolo 62, del medesimo decreto legislativo, rubricato «Lavoro domestico», nel quale si enumerano tassativamente le tutele che vengono riconosciute alle lavoratrici e ai lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari in caso di maternità e di paternità, ovvero: le prestazioni specialistiche per la tutela della maternità (articolo 6, comma 3), il divieto di adibire al lavoro le donne (articolo 16), i casi di estensione di detto divieto (articolo 17), infine, con riferimento al trattamento economico e normativo, il computo del periodo di maternità nell'anzianità di servizio a tutti gli effetti e la possibilità di usufruire separatamente ferie e altre assenze spettanti, rispetto al congedo di maternità (articolo 22, commi 3 e 6);

   a parere dell'interrogante, da detto quadro normativo sembra emergere una palese incongruenza sostanziale che finisce per penalizzare una particolare categoria di lavoratrici che, proprio per la peculiare condizione di esercizio della propria prestazione lavorativa meriterebbe, invece, almeno pari tutele rispetto alla generalità delle lavoratrici nella delicata fase della maternità;

   in particolare, non appare ragionevole l'esclusione della tutela disposta dall'articolo 55, comma 1, consistente nel diritto alle indennità previste da disposizioni di legge e contrattuali per il caso di licenziamento, anche in caso di dimissioni volontarie presentate durante il godimento dei congedi di maternità e paternità –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine scongiurare che, in situazioni analoghe, possano essere date, dalle strutture territoriali, indicazioni fuorvianti rispetto al godimento di importanti tutele come quelle riportate sommariamente in premessa;

   se non ritenga di dover adottare iniziative di carattere normativo, al fine di superare il vuoto normativo di cui all'articolo 62, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 51, che non riconosce anche alle lavoratrici e ai lavoratori domestici e per l'assistenza familiare il diritto all'indennità per la disoccupazione, anche in caso di dimissioni volontarie durante il periodo di godimento dei congedi di maternità e paternità.
(5-01158)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO, FURFARO, STEFANAZZI, LACARRA, MALAVASI, STUMPO, GIRELLI e CIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è una malattia neurodegenerativa che porta a una degenerazione dei motoneuroni e causa una paralisi totale, per cui allo stato attuale non esiste cura. L'incidenza è di circa 1-3 casi ogni 100.000 abitanti all'anno e in Italia si stimano almeno 3.500 malati e 1.000 nuovi casi ogni anno;

   dopo l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata rilasciata dal Canada nel giugno 2022, lo scorso ottobre la Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha approvato il farmaco AMX0035 per persone adulte affette da Sla, immesso in commercio con il marchio Relyvrio;

   il farmaco rappresenta una delle più interessanti prospettive di trattamento della Sla, in quanto sembra promettere ottimi progressi in termini di rallentamento dei sintomi della malattia, come dimostrato dai risultati raggiunti nello studio clinico di Fase II Centaur, che ha evidenziato sia un beneficio statisticamente significativo nella funzione, sia un beneficio osservato sulla sopravvivenza in un'analisi a più lungo termine;

   inaspettatamente, il parere, del comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema) sull'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata di AMX0035, che precede l'autorizzazione definitiva della Commissione europea, è stato negativo;

   occorre sottolineare che, a oggi, non esiste ancora una cura per la Sla e che l'unico farmaco attualmente a disposizione è il Riluzolo, che ha un effetto limitato sul rallentamento dei devastanti sintomi della malattia;

   da quando, più di vent'anni, questo medicinale è stato approvato dall'Ema, la comunità di persone che in Europa vive con la Sla è rimasta in attesa di ulteriori terapie per combattere la perdita della mobilità, del linguaggio e della possibilità di deglutire, mangiare e respirare che questa patologia comporta;

   secondo quanto si apprende da organi di stampa, la Amylyx Pharmaceuticals Inc., produttrice del farmaco, ha già fatto intendere di voler richiedere una procedura formale di riesame;

   tale procedura, però, potrebbe durare diversi mesi, cioè fino a quando lo studio di, Fase III PHOENIX, attualmente in corso, non sarà completato e suoi dati potranno essere a disposizione degli esperti del Chmp –:

   se, per quanto di competenza, intenda intraprendere iniziative al fine di rendere disponibile quanto prima il farmaco AMX0035;

   se intenda assumere le opportune iniziative, per quanto di competenza, volte ad autorizzare l'uso compassionevole del farmaco nelle more dell'autorizzazione all'immissione in commercio.
(5-01155)


   D'ALFONSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio di Stato, con sentenza della Sezione IV n. 2357 del 2004, ha preso atto che i medici ex condotti sono divenuti a tutti gli effetti dipendenti delle Usl in possesso di uno status non diverso da quello di tutti gli altri medici dipendenti delle unità sanitarie locali, fatta eccezione per le peculiarità previste per le loro prestazioni di lavoro, e pertanto non è giustificata la previsione di trattamenti economici differenziati rispetto a quello previsto per il restante personale medico;

   l'articolo 1, comma 456, della legge n. 205 del 2017, nel prevedere la copertura finanziaria della maggiore spesa derivante dall'applicazione della menzionata sentenza, ha di fatto riconosciuto in capo ai medici ex condotti il diritto all'equiparazione del loro trattamento economico a quello degli altri dirigenti medici, ed ha previsto l'adozione di un decreto ministeriale per la individuazione dei criteri di ripartizione delle somme stanziate;

   con decreto del 27 aprile 2023 (Gazzetta Ufficiale n. 142 del 20 giugno 2023), sono stati definiti i criteri di riparto delle risorse di cui all'articolo 1, commi 752-753, della legge n. 234 del 2021 a favore dei medici ex condotti che hanno optato per il trattamento economico omnicomprensivo ai sensi dell'articolo 110 del decreto del Presidente della Repubblica n. 270 del 1987;

   tali risorse sono ripartite tra i medici ex condotti interessati, previa domanda, in proporzione agli anni di servizio di ciascuno, tenendo conto degli emolumenti a vario titolo già percepiti. In ogni caso le risorse attribuite a ciascun medico ex condotto non potranno essere superiori complessivamente ad euro 50.000,00 per l'intero quinquennio 2023-2027, al netto degli oneri contributivi, assicurativi e fiscali;

   i criteri fissati appaiono in contrasto con quelle che erano le finalità del decreto in quanto non costituiscono una ricostruzione proporzionata alla retribuzione, ma pongono solo un livellamento degli arretrati percepiti, tanto che le pensioni e gli stipendi rimarranno invariati e quelli più bassi si continueranno a registrare ovviamente nelle regioni del sud;

   la finalità del decreto doveva essere quella di garantire, nei limiti delle risorse disponibili, gli interventi perequativi necessari a rimuovere le residue situazioni di disparità di trattamento economico riguardante i medici ex condotti;

   inoltre, la dazione di una somma generica, non imputabile a nessuna voce retributiva, risulta illegittima, in quanto ogni compenso erogato ai pubblici dipendenti va imputato a voci retributive contrattualmente previste, in ossequio al principio di onnicomprensività della retribuzione, che trova fondamento nell'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001;

   è innegabile che continuare ad aggravare il divario tra regioni del nord e del sud con l'adozione di normative particolarmente penalizzanti per queste ultime, non solo crea un danno a queste, ma non giova nemmeno alle regioni del nord, in quanto il ritardo economico del Mezzogiorno è uno dei maggiori freni alla crescita complessiva del paese –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare perché si attui:

    1) una equa e corretta liquidazione delle somme già stanziate di cui trattasi, anche valutando, allo scopo di evitare i ben maggiori costi che deriverebbero per l'erario in caso di contenzioso, se opportuno anche in sede di contrattazione collettiva nazionale di lavoro del comparto sanità o, magari, attraverso indicazioni, da dare direttamente alle Asl, circa la imputazione delle somme dovute a specifiche voci retributive;

    2) una rivalutazione delle voci retributive tale da consentire a tutti i medici dipendenti del Servizio sanitario locale di percepire pensioni e stipendi che costituiscano il giusto riconoscimento delle loro responsabilità senza discriminazioni di sorta.
(5-01156)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   una eccezionale ondata di caldo, anche se i cambiamenti climatici stanno producendo una continuità di questi eventi, sta attraversando il Paese, nelle ultime settimane;

   le ondate di caldo creano gravi ricadute sui lavoratori, che svolgono attività non proteggibili dal sole, sia all'aperto che sui mezzi di trasporto aziendali;

   particolare attenzione va rivolta anche a tutte quelle attività che sono annoverate tra i servizi pubblici essenziali e che pertanto, non potendo essere sospese, necessitano di un rafforzamento delle iniziative di prevenzione, che senza una precisa indicazione dei ministeri di riferimento, difficilmente verrebbero messe in atto dalle aziende che erogano suddetti servizi;

   tra i principali danni alla salute, causate dalle alte temperature dovute alle ondate di caldo, ricordiamo: spasmi dolorosi alle gambe e all'addome, eccessiva sudorazione, astenia, cute pallida e fredda, polso debole o rapido, stato confusionale, convulsioni; effetti provocati da temperature-umidità elevate associate a condizioni di lavoro critiche (indumenti pesanti, ritmi di lavoro intensi, pause di recupero insufficienti, scarso consumo di liquidi);

   questi danni alla salute possono provocare più frequentemente le seguenti tipologie d'infortuni: incidenti di trasporto, scivolamenti e cadute, contatto con oggetti e attrezzature, ferite, lacerazioni, amputazioni e altro. Sulla base di queste considerazioni e delle circolari sopra richiamate;

   il perdurare di una situazione di stress termico, come specificato nelle linee guida del Ministero della salute e da altri enti competenti (circolari dell'Ispettorato nazionale del lavoro n. 4639 del 2 luglio 2021 e n. 3783 del 22 giugno 2022, nota Inps-Inail del 26 luglio 2022), può provocare sia gravi danni alla salute che una riduzione del livello d'attenzione del lavoratore e, di conseguenza, un aumento delle probabilità degli infortuni;

   è necessario pertanto un intervento immediato, al fine di disporre l'apertura della CIGO per tutte quelle attività non proteggibili dal sole, effettuate all'aperto e su mezzi di trasporto aziendali, come previsto dall'INPS (messaggio n. 1856 del 3 maggio 2017) –:

   se non ritengano necessario ed urgente adottare iniziative per disporre l'emanazione di indicazioni-disposizioni precise per i datori di lavoro, da portare a conoscenza anche degli enti regionali e comunali affinché attivino le opportune verifiche, in cui si richiede l'adozione di misure strutturali ed organizzative adeguate per la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori rispetto al rischio da stress termico, nonché la sospensione delle attività nei settori che non erogano servizi essenziali, nelle ore centrali della giornata;

   se non ritengano necessario adottare iniziative per definire le modalità attraverso le quali si accerti che da parte dei datori di lavoro siano attuate le misure organizzative per ridurre lo stress termico, fermo restando l'obbligo di attuare misure strutturali (impianti di climatizzazione adeguati dei locali e dei mezzi di trasporto), ed in particolare quelle previste dal documento tecnico Worklimate (Inail 2022).
(4-01363)


   GIRELLI e MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi notizie di stampa e dichiarazioni di importanti associazioni del settore, hanno evidenziato la grave mancanza di posti letto nei reparti di neuropsichiatria infantile nel nostro Paese;

   si tratta di una situazione, purtroppo, non nuova. Nell'ottobre 2022, infatti, in occasione della Giornata mondiale per la salute mentale, la Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia), ha fornito dei dati allarmanti al riguardo, in particolare sostenendo che in tutta Italia i posti letto per il ricovero in ambiente neuropsichiatrico infantile dei bambini e dei ragazzi da 0-18 anni sarebbero solo 395;

   inoltre, ben otto regioni sarebbero completamente sprovviste di posti letto e solo un terzo dei ricoveri ordinari riesce ad avvenire in reparto di neuropsichiatria infantile, mentre gli altri avvengono in reparti non adatti, compresi quelli psichiatrici per adulti;

   questa situazione diviene ancora più grave e inaccettabile, a parere dell'interrogante, se si considera che, in particolare dopo la lunga emergenza dovuta al Covid-19, è proprio tra i bambini e gli adolescenti che si stanno sempre più evidenziando situazioni patologiche che richiederebbero l'aiuto che solo strutture adeguate all'età dei giovanissimi possono offrire;

   invece, recenti «Rapporti di monitoraggio sull'attuazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nel nostro Paese» tra l'altro sottolineano le gravi carenze di strutture adatte ad affrontare le patologie psichiche che colpiscono molti minori;

   viene evidenziato, in particolare, che meno di 1 bambino/adolescente su 4 riesce ad accedere alle cure e alla riabilitazione di cui ha necessità nell'ambito dei servizi pubblici di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, mentre si stima che non siano più di 600.000 gli utenti che accedono alle strutture sopra ricordate, a fronte di una popolazione complessiva sofferente di circa 3,6 milioni unità –:

   se il Ministro interrogato possa confermare o smentire quanto sopra esposto e se sia in grado, per quanto di competenza, di fornire dati certi e aggiornati per tutte le regioni del nostro Paese relativi alla situazione dei posti letto per il ricovero in strutture neuropsichiatriche per minori;

   quali iniziative, sempre per quanto di competenza, il Ministro interrogato abbia intenzione di intraprendere per affrontare in concreto una questione come quella sopra esposta, che è certamente molto grave, che non può essere trattata solo come una burocratica questione di competenze tra Stato e regioni, ma richiede interventi pronti a tutela dei minori, ancor più di quelli più fragili e che necessitano di cure adeguate alla loro età.
(4-01366)

Modifica dell'ordine dei firmatari ad una mozione.

  Mozione Orlando ed altri n. 1-00169, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2021, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Orlando, Braga, Cuperlo, Ghio, Provenzano, Sarracino, Speranza, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Casu, Ciani, Curti, D'Alfonso, De Luca, De Maria, Di Biase, Fassino, Ferrari, Forattini, Fornaro, Fossi, Gianassi, Girelli, Graziano, Lacarra, Lai, Laus, Malavasi, Manzi, Marino, Orfini, Ubaldo Pagano, Peluffo, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Scotto, Serracchiani, Simiani, Stefanazzi, Stumpo, Vaccari, Zingaretti».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Zaratti n. 4-01035 del 22 maggio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Urzì n. 4-01130 del 7 giugno 2023;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Gusmeroli n. 5-01056 del 4 luglio 2023.

 
 
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