XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 144 di venerdì 21 luglio 2023
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9,35.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 luglio 2023.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 73, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Chiarimenti in ordine all'attività estrattiva di gas naturale, con particolare riferimento alle criticità relative a possibili trivellazioni davanti al Delta del Po - n. 2-00194)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bonelli e Zanella n. 2-00194 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Bonelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. In recenti dichiarazioni, sia il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, sia i consiglieri regionali di maggioranza, come Laura Cestari, hanno dichiarato che le estrazioni davanti al Delta del Po non si faranno più perché il fabbisogno dell'Italia è completamente soddisfatto e coperto dalla chiusura delle importazioni dalla Russia, con svariati contratti di approvvigionamento del combustibile fossile stipulati con diversi Paesi africani e asiatici. Da tempo, mettiamo in discussione la ripresa, da parte di questo Governo, delle estrazioni nel sottosuolo nazionale.
Tra l'altro, proprio in questi giorni, a inizio luglio 2023, il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica avrebbe dato alla società australiana Po Valley, la stessa che vorrebbe installare la piattaforma Teodorico di fronte al Delta del Po, l'autorizzazione per la riapertura di un pozzo estrattivo chiuso 40 anni fa da Eni, a Selva Malvezzi, vicino a Budrio, in provincia di Bologna.
La riapertura del pozzo estrattivo sarebbe stata autorizzata a poco tempo dal verificarsi di fenomeni idrogeologici importanti nella zona e a una decina di anni da un terremoto devastante che ha colpito la zona.
All'interpellante, al sottoscritto, non risulta siano state modificate, a livello governativo, le recenti norme, introdotte dal cosiddetto decreto Aiuti-quater e poi “ratificate” in legge di bilancio.
Tali norme riducono la distanza dalla costa per le trivellazioni e alzano al 45° parallelo il confine tra il Delta del Po e la Laguna di Venezia per nuove concessioni estrattive.
Pertanto, in relazione a quanto le ho esposto, chiedo se, da parte del Governo, vi siano state modifiche normative in tal senso - modifiche legate al decreto Aiuti-quater e poi ratificate in legge di bilancio per quanto riguarda la possibilità di estrarre al 45° parallelo e al confine tra il Delta del Po e laguna di Venezia -, se il Governo e il Ministro siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se confermino che non saranno autorizzate trivellazioni davanti al Delta del Po, in che data e con quale atto sia stato istituito il tavolo di confronto tecnico inerente alla problematica delle estrazioni, quali siano i tecnici e gli esperti super partes nominati che partecipano al suddetto tavolo, se e in quali date si sia riunito il tavolo e se non ritenga di dover rendere pubbliche le risultanze e i verbali delle riunioni svolte sino ad oggi.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica, Claudio Barbaro, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. La ringrazio, Presidente. L'articolo 4 del decreto-legge n. 176 del 2022, Aiuti-quater, consente la coltivazione di idrocarburi in aree dell'Alto Adriatico poste nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e quello passante per la foce del Po di Goro, ad una distanza dalla costa superiore alle 9 miglia e con un potenziale minerario di gas superiore a 500 milioni di metri cubi, previa presentazione di analisi tecnico-scientifiche e programmi dettagliati di monitoraggio, volti alla verifica dell'assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa.
L'articolo 4 del citato decreto-legge consente, inoltre, il rilascio di nuove concessioni per la produzione di gas tra le 9 e le 12 miglia, anche in questo caso solo nei siti caratterizzati da elevato potenziale minerario, con una riserva certa superiore a 500 milioni di metri cubi. Tra le 9 e le 12 miglia non è ad oggi in istruttoria presso il MASE alcuna istanza di concessione, mentre vi sono 5 permessi di ricerca. Al riguardo, con nota del Ministro dell'Ambiente 27 gennaio 2023, n. 2018, è stato costituito il tavolo di confronto sulla sicurezza e la sostenibilità delle operazioni di ispezione e coltivazione di idrocarburi in mare, legate, in particolare, alle misure di incremento della produzione di gas naturale previste dal decreto-legge Aiuti-quater.
Il tavolo tecnico è volto a definire gli aspetti ambientali da indagare, oltre che i requisiti tecnici e il cronoprogramma delle attività di studio. Dette attività sono comunque preliminari, pre-procedimentali e, anzi, prodromiche rispetto alle necessarie procedure di valutazione di impatto ambientale nell'ambito delle quali dovrà essere accertata la compatibilità degli interventi con l'ambiente marino e costiero.
Ad oggi si sono tenuti 2 incontri, il 13 febbraio e l'11 aprile 2023, alla presenza di rappresentanti delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna, di ISPRA e del MASE. È stato altresì individuato un gruppo di lavoro composto da rappresentanti del mondo accademico e della ricerca delle Università di Padova, Venezia, dello IUAV e del CNR, per un'analisi approfondita dei temi oggetto di indagine, nonché per accertare, con comprovata evidenza scientifica, che gli interventi proposti non generino effetti negativi sulle coste, rischi ambientali per l'ecosistema e danni socioeconomici alle attività presenti nel territorio del delta polesano.
Con riguardo, infine, alla concessione di coltivazione Selva Malvezzi, citata dall'onorevole interpellante, di cui è titolare la società Po Valley Operations e che ricade nel territorio della provincia di Bologna, si specifica che la stessa è stata conferita con decreto ministeriale MASE del 27 luglio 2022, pubblicato nel Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse. Il conferimento è avvenuto previa acquisizione del parere favorevole della commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie, del decreto di positiva valutazione di compatibilità ambientale del progetto, della valutazione positiva in merito ai requisiti di capacità economica, tecnica e organizzativa della società, della determinazione conclusiva positiva della conferenza di servizi, acquisiti gli atti di assenso, e di intesa con la regione Emilia-Romagna.
Il progetto prevede la messa in produzione di un pozzo, con la realizzazione di un impianto di produzione/trattamento di gas e un sistema di convogliamento mediante metanodotto di allacciamento, e ha ricevuto le prescritte autorizzazioni dal competente Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse.
Inoltre, secondo quanto previsto dal decreto ministeriale MASE del 27 luglio 2022, già citato, la società concessionaria è tenuta ad attenersi all'applicazione delle disposizioni contenute nel documento “Indirizzi e linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell'ambito delle attività antropiche”, pubblicato dal Ministero dello Sviluppo economico il 24 novembre 2014.
Tali disposizioni sono individuate quali specifiche tecniche avanzate, e come richiesto nelle prescrizioni di cui al parere della commissione VIA/VAS n. 3226 del 2019, attraverso le modalità definite da un apposito accordo quadro.
Tale accordo quadro, in vigore, è stato stipulato tra la competente Direzione generale del MASE, d'intesa con la regione Emilia-Romagna e le altre amministrazioni interessate, la designata struttura preposta al monitoraggio, e firmato per accettazione dal concessionario.
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Soddisfatto della risposta, diciamo insoddisfatto sul fatto che il Governo prosegua con questa strategia energetica di trivellazioni che nulla hanno a che fare, ovviamente, tra l'altro, con gli obiettivi climatici e anche con quelli di riduzione del costo della bolletta energetica nel nostro Paese.
Come sappiamo, nonostante il costo del gas a livello internazionale sia drasticamente diminuito, si è passati dai 320 euro a megawattora di agosto 2022 ai 27 euro che ieri si registravano sul mercato di Amsterdam, nonostante ciò, il prezzo delle bollette energetiche delle famiglie e delle piccole e medie imprese ancora oggi è elevatissimo, ai prezzi di mesi e mesi fa. Una speculazione inaccettabile.
La ringrazio della risposta, Sottosegretario Barbaro, perché la risposta del Ministero chiarisce che ad oggi non vi sono decisioni assunte dal Governo per fermare le eventuali trivellazioni che, con la norma del decreto Aiuti-quater, sono state decise, e mi riferisco alla possibilità di trivellare in prossimità del Delta del Po, al 45° parallelo. Sappiamo che è un'area a forte subsidenza, però, da questo punto di vista, non c'è una determinazione ufficiale e formale e, pertanto, alcune dichiarazioni rese dalla presidenza della regione possono essere contestualizzate all'interno di politiche molto propagandistiche, non supportate da fatti o da atti del Governo.
Questo è un elemento di chiarezza, perché non si possono usare i ruoli istituzionali per diffondere notizie che, ancora oggi, anche con riferimento alla sua risposta all'interpellanza dell'onorevole Zanella e del sottoscritto, intendevano porre. Quindi, sono soddisfatto del fatto che lei ci abbia dato una risposta che consente di fare chiarezza rispetto ad alcune affermazioni rese dagli esponenti di governo della regione Veneto attraverso il massimo esponente, come il presidente della regione Veneto Luca Zaia, che aveva di dichiarato che nel Delta del Po non si sarebbero fatte estrazioni. Lei oggi ci conferma che questa non è una decisione che è stata assunta, noi auspichiamo che venga invece assunta.
Da questo punto di vista chiediamo che i verbali di queste riunioni possano essere consegnati al gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra. Chiedo, quindi, Sottosegretario, di attivarsi affinché i verbali che abbiamo chiesto ci possano essere consegnati.
(Iniziative di competenza volte a definire criteri stringenti per l'ampliamento di impianti di incenerimento di rifiuti, anche al fine di salvaguardare la salute pubblica e il conseguimento degli obiettivi di neutralità climatica assunti in sede europea - n. 2-00195)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Auriemma ed altri n. 2-00195 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Auriemma se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Sì, grazie, Presidente. L'interpellanza chiama in causa i poteri di supervisione del Ministero dell'Ambiente ai sensi dell'articolo 206-bis del testo unico ambiente in materia di gestione dei rifiuti, al fine proprio di garantire la tutela ambientale e la salute pubblica.
In particolare, sappiamo che, con il Piano nazionale dei rifiuti, il Ministero pone macro-obiettivi da perseguire, sia per le regioni sia per le province autonome nella pianificazione dei rifiuti. Tali macro-obiettivi si pongono su un orizzonte temporale di quasi 6 anni e sono volti a incentivare politiche pubbliche e iniziative private per lo sviluppo di un'economia sostenibile e circolare, a beneficio, ovviamente, della società e della qualità dell'aria. Il Piano nazionale per la gestione dei rifiuti si pone come un pilastro strategico per l'attuazione dell'economia circolare, insieme, ovviamente, al Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti. Quindi, la Strategia nazionale per l'economia, adottata il 24 giugno 2022, è un fondamentale documento programmatico a cui tutte le regioni devono guardare e, insieme alla Strategia nazionale per l'economia circolare, SEC, anch'essa adottata il 24 giugno 2022, si guarda alla gestione dei rifiuti in modo europeo, appunto per traghettare il nostro Paese in una vera transizione dell'economia. Dunque, questi due documenti sono i nostri presupposti.
Adesso parliamo, invece, di ciò che accade nella regione Campania con la gestione dei rifiuti. Abbiamo una produzione di rifiuti urbani, nella regione Campania, di 2.600.000 tonnellate circa e un incremento dei rifiuti - quindi, a differenza degli obiettivi europei - dal 2020, pari al 3,7 per cento e una media di raccolta differenziata, che ormai è stabile dal 2016, che oscilla tra il 53 e il 55 per cento. Abbiamo un unico impianto di incenerimento rifiuti, che attualmente brucia 730.000 tonnellate, quindi quasi il 30 per cento dei rifiuti urbani. Il report di monitoraggio della regione Campania testimonia che il 60 per cento dei rifiuti che entrano nell'inceneritore di Acerra in realtà potrebbero essere recuperati, perché sono prevalentemente composti da plastica, carta e tessile, quindi materiali che potrebbero appunto essere recuperati. Davanti a questi dati, estremamente preoccupanti, della gestione, lo scorso 14 luglio 2023, il consiglio regionale ha approvato, nell'assestamento e variazione della legge di bilancio, lo stanziamento di circa 27 milioni di euro in un Fondo vincolato per la realizzazione della quarta linea. L'inceneritore di Acerra ha 3 linee e, quindi, questo finanziamento vuole ampliare l'impianto con una quarta linea.
È evidente, quindi, che riteniamo che l'attuale gestione dei rifiuti sia lontana sia degli obiettivi del Programma nazionale di gestione dei rifiuti sia dagli obiettivi europei e, quindi, per questo motivo interpelliamo il Ministro.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica, Claudio Barbaro, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Con riferimento alla questione posta dall'interpellante, si rappresenta quanto segue. Il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti (PNGR), approvato con decreto ministeriale 24 giugno 2022, n. 257, costituisce uno strumento strategico di indirizzo per le regioni e le province autonome nella pianificazione della gestione dei rifiuti. In coerenza con le direttive comunitarie di settore, il PNGR prevede il rispetto della gerarchia dei rifiuti. Pertanto, l'ordine di priorità di gestione ha come obiettivo primario la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia, nonché altri tipi di recupero, come quello energetico. Il PNGR prevede, inoltre, che la gestione integrata dei rifiuti debba essere effettuata nel rispetto, oltre che dei criteri di priorità, anche dei principi di autosufficienza e di prossimità.
Nel Programma si sottolinea l'importanza di realizzare una rete integrata e adeguata di impianti, che tengano conto delle migliori tecniche disponibili e del rapporto tra costi e benefici complessivi, inclusi quelli ambientali e sanitari. Inoltre, ogni regione deve garantire la piena autonomia per la gestione dei rifiuti urbani non differenziati e per la frazione di rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani destinati a smaltimento.
Ai sensi del testo unico ambientale, i predetti indirizzi contenuti nel Programma nazionale devono essere alla base del processo di redazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti urbani. Questi ultimi sono approvati o adeguati dalla regione entro 18 mesi dalla pubblicazione del Programma nazionale, a meno che non siano già conformi nei contenuti o in grado di garantire comunque il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla normativa europea.
La regione Campania ha avviato il percorso di aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti urbani con deliberazione della giunta regionale n. 223 del 10 maggio 2022. Lo stesso dovrà pertanto essere coerente con gli indirizzi comunitari e nazionali previsti dalle normative di settore e dal PNGR. Ne deriva che, nella programmazione della gestione dei rifiuti, si dovrà principalmente massimizzare il recupero di materia e il riciclaggio, riducendo il conferimento dei rifiuti urbani in discarica entro il limite massimo del 10 per cento, al 2035. In tale contesto, al fine di raggiungere detti obiettivi, l'aggiornamento del Piano della regione Campania dovrà determinare il fabbisogno impiantistico.
Secondo quanto rappresentato dalla regione Campania, l'aggiornamento assicurerà il mantenimento della strategia già definita anche nella versione di Piano attualmente in vigore e in coerenza con il Programma nazionale. È altresì recepito il conseguimento degli obiettivi indicati, senza la previsione di ulteriori termovalorizzatori, oltre a quello già in esercizio nel comune di Acerra. Per l'impianto in questione verrà confermata l'attuale potenzialità massima di trattamento indicata nel Piano regionale vigente, pari a 750.000 tonnellate per anno, quantità ritenuta idonea a soddisfare il fabbisogno di trattamento termico della regione. Tale idoneità è stata condivisa anche dai competenti servizi della Commissione europea, che, conseguentemente, hanno deciso il taglio della multa per la quota legata ai termovalorizzatori. Il riferimento è alla sentenza di condanna della Corte di giustizia europea del 16 luglio 2015 per l'emergenza rifiuti in Campania del 2008.
Tuttavia, a distanza di 15 anni dall'entrata in funzione dell'impianto, con le fisiologiche problematiche di usura delle attrezzature impiantistiche, le indispensabili attività di manutenzione ordinaria e straordinaria iniziano ad avere una frequenza maggiore. Si intende, infatti, mantenere i requisiti di qualità dell'impianto, per garantire continuità nella gestione dei rifiuti, senza lunghi periodi di fermo totale, con effetti potenzialmente negativi sul ciclo nel suo complesso, e con i conseguenti problemi igienico-sanitari per l'accumulo di rifiuti.
Nel recente atto consiliare di assestamento del bilancio in corso di esercizio, citato dall'onorevole interrogante, è stata prevista la costituzione di un apposito Fondo a destinazione vincolata. In chiave meramente prospettica, è stato previsto che in futuro tale Fondo possa essere utilizzato anche per la realizzazione di una quarta linea. Tuttavia, l'attuale dotazione, pari a 27 milioni di euro, è del tutto inadeguata allo scopo, attesa la ben maggiore occorrenza finanziaria necessaria. Ne consegue che la somma non può che essere destinata esclusivamente a interventi di ammodernamento e rifunzionalizzazione dell'installazione oggi esistente. La regione Campania ha riferito, inoltre, che una futura ipotesi di una quarta linea non potrebbe comportare alcun incremento dei quantitativi di rifiuti trattati. Difatti, l'autorizzazione integrata ambientale vigente e di prossima scadenza, con procedimento di riesame e rinnovo tuttora in corso, non introduce tale aumento per chiara volontà dell'amministrazione regionale, in coerenza con il Piano regionale vigente, nonché con gli indirizzi definiti a monte per il suo aggiornamento.
Pertanto, sulla base di tali presupposti, un'eventuale e futura quarta linea, al momento peraltro priva di copertura finanziaria, sarebbe esclusivamente destinata a una funzione di mera supplenza in caso di avaria o fermo manutentivo delle linee esistenti, escludendo categoricamente incrementi dei quantitativi dei rifiuti trattati. Si precisa, a ogni buon conto, che il Ministero sarà chiamato a esaminare il nuovo Piano di gestione della regione Campania nell'ambito della procedura di valutazione ambientale strategica. In tale contesto, potrà verificare la rispondenza del Piano regionale sia con il Programma nazionale sia con le direttive unionali recepite nel testo unico ambientale.
PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Io ringrazio il Sottosegretario, ma è evidente che la regione Campania fornisce informazioni inesatte e copre, in realtà, tante altre. Le spiego il perché. La contraddizione, diciamo, è già nelle carte. L'inceneritore di Acerra attualmente, come confermato dalla regione Campania (i documenti sono pubblici), brucia 730.000 tonnellate.
Il piano regionale, che è attualmente in vigore, in vista di quello nuovo, prevede un incenerimento di 750.000 tonnellate. Già adesso, abbiamo il 30 per cento, fuori dai limiti imposti dall'Unione europea e dal Piano nazionale. È evidente che, se nella risposta della regione Campania si dice già che 750.000 tonnellate sono sufficienti, vuol dire che noi vogliamo mantenere questo parametro così alto e, quindi, già siamo fuori dagli obiettivi europei e fuori dal Piano nazionale di adozione del Ministero.
La seconda bugia che dice la regione Campania - perché, a questo punto, voglio solo pensare che sia malafede - è la seguente: i 27 milioni di euro accantonati riguardano gli extraprofitti dovuti alla vendita di energia elettrica che sono stati prodotti per l'anno 2021. Quindi, noi già parliamo di accantonamento di risorse che, se ripetute anche per il 2022 e per il 2023, arrivano ampiamente alla cifra che lo stesso governatore De Luca ha detto essere necessaria, cioè 80 milioni di euro per la realizzazione della quarta linea. Quindi, è evidente che ci sono 27 milioni di euro, ma la fonte sono gli extraprofitti, che sono progressivi negli anni e, quindi, destinati ad aumentare.
Poi, mi permetta di dire che l'appostamento di risorse non può mai essere previsto per la manutenzione ma per investimenti. È evidente che questi impianti, come anche ribadito dal Sottosegretario, hanno un ciclo di vita per cui, dopo un determinato periodo, hanno necessità di maggiore manutenzione. È vero ma, proprio per questo, è necessario prevedere gradualmente una diminuzione per giungere alla dismissione dell'impianto perché, dopo un determinato periodo, gli interventi di manutenzione sono pregnanti. Il punto è che la regione Campania con soldi pubblici - perché l'impianto è della regione Campania e, quindi, gli extraprofitti entrano nelle casse della regione Campania - finanzia investimenti in fonti fossili, perché di questo stiamo parlando, stiamo parlando di un ampliamento.
Tantomeno ci possono rassicurare le parole del Sottosegretario con riguardo alla gestione della quarta linea. Faccio presente che, attualmente, sono presenti tre linee e già la terza linea era stata istituita per la manutenzione delle altre due linee. Voglio portare l'esempio di San Vittore, dell'inceneritore di San Vittore: anche in quel caso, la quarta linea fu autorizzata, inizialmente, per questioni di manutenzione e adesso, invece, si sta autorizzando la possibilità di bruciare fanghi. Quindi, è evidente che questa rassicurazione non ci soddisfa.
L'esempio della regione Campania - non è una questione ideologica, mi permetto di dire, Sottosegretario - è la proiezione plastica di quanto un inceneritore di queste dimensioni - parliamo di 750.000 tonnellate - vada ad affossare la raccolta differenziata e non la vada a incentivare. Con riguardo alla programmazione della regione Campania, lei mi conferma che questo dato, cioè le 750.000 tonnellate, resterà in vigore. È evidente che una volontà di riduzione del rifiuto, di riduzione dell'incenerimento non c'è e, per questo, è evidente che la regione Campania già ora è lontana dagli obiettivi del Piano nazionale per la gestione dei rifiuti. Io mi aspetto che questo Governo intervenga, non aspettando, però, il nuovo piano regionale per i rifiuti, perché già è stato confermato in questa relazione che la riduzione dell'incenerimento non ci sarà.
Faccio anche un'altra riflessione. L'attuale autorizzazione dell'impianto non è calibrata sul limite massimo, cioè su una soglia al di là della quale non si può andare, ma è calibrata sulla potenza termica dell'impianto. Che cosa significa? Che il gestore, qualora bruciasse un rifiuto più umido e, quindi, abbassasse la potenza termica, può arrivare a bruciare di più. Si parla di 750.000 tonnellate ma questo limite non è riportato nell'autorizzazione integrata ambientale. È evidente che con un rifiuto più umido - attualmente, nell'impianto viene bruciato anche l'umido - è possibile arrivare a un più alto quantitativo da bruciare.
Sottosegretario, io la ringrazio per la risposta ma è evidente che la regione Campania ha deciso di camminare lontano dagli obiettivi dell'Unione europea, lontano dagli obiettivi del Piano nazionale per la gestione dei rifiuti. Questo è paradossale. Lei, neanche qualche settimana fa, è venuto a rispondere a un'altra mia interrogazione che riguarda la qualità dell'aria di quella zona, della zona a nord di Napoli, di Acerra e dei paesi confinanti. Lì c'è un dato devastante di sforamento relativamente alle polveri sottili, c'è un dato impressionante che impatta sulla salute dei cittadini campani e, paradossalmente, la regione Campania, invece di preoccuparsi, invece di spendere questi 27 milioni di euro per la qualità dell'ambiente, per la qualità dell'aria, li spende per una fonte fossile.
Concludo, riportando le parole, di qualche giorno fa, del premio Nobel per l'Economia, Stiglitz, per il quale è necessaria una visione mondiale, in accordo tra i Governi, per il clima. È evidente che la regione Campania, così come l'Italia, deve necessariamente intervenire e fare investimenti in questo senso. È assurdo che, nel 2023, si vadano a stanziare, in un fondo vincolato, 27 milioni di euro per ampliare e per fare la quarta linea di un inceneritore che è già il più grande d'Europa.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 24 luglio 2023 - Ore 12:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023. (C. 1194-A/R)
Relatore: FOTI.
La seduta termina alle 10,10.