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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 27 luglio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e XIV,

   premesso che:

    i Balcani occidentali sono storicamente parte dell'Europa intesa come continente geografico e regione politica, per affinità culturali e per le forti connessioni storiche che legano questi Paesi con quelli membri dell'Unione europea;

    da sempre in quest'area l'Italia svolge un ruolo protagonista e in questi anni è stata fautrice di importanti progressi nelle relazioni tra l'Unione europea e tutti i Paesi balcanici che hanno portato all'ingresso di Slovenia e Croazia nell'Unione europea e successivamente anche nell'area Schengen e nella zona euro;

    l'Italia partecipa attivamente alle numerose iniziative di cooperazione bilaterale, quali l'Iniziativa centro europea (InCE) che ha sede a Trieste, l'Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI) che ha sede ad Ancona, ed è coinvolta dalla Strategia dell'Unione europea per la regione Adriatico-Ionica (EUSAIR), una delle quattro strategie macro-regionali promosso dalle istituzioni comunitarie;

    l'Italia, inoltre, è il maggior contribuente della missione Nato Kfor, di cui ha attualmente il comando, con l'obiettivo di assicurare un ambiente sicuro in tutto il Kosovo, e partecipa alla missione Eufor Althea, tesa a consolidare i progressi della Bosnia verso l'integrazione europea;

    già nel vertice di Salonicco del 2003, le istituzioni dell'Unione europea hanno affermato che il futuro dei Balcani occidentali è all'interno dell'Unione, conclusione ribadita recentemente nel giugno 2022 e confermata dalle diverse missioni compiute in questi mesi e che hanno visto coinvolti il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, la quale al Global Security Forum di Bratislava del 31 maggio 2023 si è detta disponibile «a sostenere i Balcani occidentali con maggiori finanziamenti di preadesione»;

    va ricordato, che proprio il processo di integrazione europea e la prospettiva di una futura adesione all'Unione hanno consentito in pochi anni ai Paesi dei Balcani occidentali di promuovere una politica interna di riforme istituzionali, economiche e sociali;

    tale allargamento diventa una priorità strategica nell'attuale contesto internazionale successivo all'aggressione russa all'Ucraina, anche in ragione della precedente influenza esercitata dalla Federazione Russa in quest'area;

    dopo le adesioni della Slovenia avvenuta nel 2004 e della Croazia avvenuta nel 2013, il Montenegro, la Serbia, la Repubblica di Macedonia del Nord e l'Albania risultano ad oggi essere Paesi candidati ufficiali; mentre la Bosnia-Erzegovina ha ottenuto lo status di Paese candidato nel dicembre 2022 e il Kosovo è stato riconosciuto dalla Commissione europea come Stato potenzialmente candidato nel dicembre 2022;

    con l'iniziativa del processo di Berlino, l'Unione europea ha rilanciato, a partire dal 2015, la centralità della cooperazione intergovernativa sul tema delle infrastrutture e degli investimenti economici in tutta la regione Balcani arrivando alla costituzione della Comunità dei trasporti dell'Europa sudorientale, stabilita dal trattato firmato il 9 ottobre 2017, a Trieste;

    i Balcani occidentali, infatti, anche se non direttamente coinvolti sono strategici anche per lo sviluppo delle reti transeuropee dei trasporti, ed in particolare del corridoio Orientale/Mediterraneo orientale;

    va ricordato inoltre che lo scorso 24 gennaio 2023 si è tenuta a Trieste, su iniziativa del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, un summit dedicato al partenariato economico tra Italia e Balcani occidentali, al ruolo del sistema imprenditoriale e produttivo italiano e agli strumenti di supporto e internazionalizzazione economica disponibili a livello nazionale e multilaterale;

    quanto all'Albania e alla Macedonia del Nord, i negoziati di adesione – trattati congiuntamente in virtù di una raccomandazione positiva condivisa della Commissione – sono stati formalmente avviati nel luglio 2022 in seguito al superamento dei disaccordi tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria riguardo all'identità, alla lingua e alla storia. L'Albania – che è stata anche eletta membro del Consiglio di sicurezza Onu per il biennio 2022 e 2023 – ha ricevuto un giudizio molto positivo dalla Commissione europea, così come positivo risulta il rapporto della Commissione per la Macedonia del Nord per i progressi ottenuti nell'ultimo anno e perché ha raggiunto un totale allineamento in materia di sanzioni conseguenti alla aggressione russa dell'Ucraina;

    quanto al Montenegro, i negoziati di adesione sono stati avviati nel giugno 2012, conformemente al nuovo approccio dell'Unione europea al processo di adesione, e ad oggi sono stati aperti tutti i 33 capitoli di negoziato vagliati, ma solo tre di essi sono stati provvisoriamente chiusi. Stando al rapporto della Commissione europea, il Montenegro, inoltre, ha attuato le misure restrittive promosse dall'Unione europea verso la Russia e la Bielorussia nonché fornito assistenza all'Ucraina;

    quanto alla Serbia, i negoziati di adesione sono stati formalmente avviati il 21 gennaio 2014, ma la futura integrazione della Serbia nell'Unione, così come quella del Kosovo, rimane legata agli esiti del dialogo con il Kosovo che dovrebbe portare a un accordo esaustivo e giuridicamente vincolante sulla normalizzazione delle loro relazioni. Il tasso di adeguamento della Serbia alle posizioni dell'Unione europea calcolato dalla Commissione è recentemente sceso al 45 per cento, complice anche i distinguo manifestati in politica estera, anche in occasione dell'aggressione russa all'Ucraina quando si è rifiutata di adottare qualsiasi sanzione contro la Federazione Russa e ha mantenuto salde le relazioni politiche con Mosca;

    quanto alla Bosnia-Erzegovina, lo status di Paese candidato è stato riconosciuto nel dicembre 2022, a condizione che il Paese adotti le misure raccomandate per rafforzare lo stato di diritto, la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, la gestione dei migranti e i diritti fondamentali. Come affermato dal rapporto della Commissione europea, il processo risente della fase di grande instabilità interna e dei ritardi nell'adesione ad una serie di regimi internazionali, tuttavia il tasso di allineamento alle posizioni dell'Unione europea – anche in materia di politica estera – è in costante crescita;

    quanto al Kosovo, ha presentato la sua richiesta di adesione all'Unione europea nel dicembre 2022, dopo essere stato ufficialmente riconosciuto come Stato potenziale candidato, ma la sua futura integrazione, così come quella della Serbia, rimane legata agli esiti del dialogo con la Serbia che dovrebbe portare a un accordo esaustivo e giuridicamente vincolante sulla normalizzazione delle loro relazioni. Il Parlamento europeo con una risoluzione del 18 gennaio 2023 ha confermato che l'indipendenza della Repubblica del Kosovo è irreversibile e ha ribadito l'invito ai cinque Stati membri che non l'hanno ancora riconosciuta a farlo con effetto immediato;

    se da un lato è necessario che i Paesi attuino gli adeguamenti richiesti dalla Commissione europea ai fini della loro adesione, è fondamentale che l'Unione europea manifesti chiaramente la volontà di concludere quanto prima possibile il processo di integrazione europea nella consapevolezza che qualsiasi incertezza avrebbe come conseguenza il rallentamento del processo di riforma e un raffreddamento delle iniziative di allineamento di quei Paesi alle posizioni dell'Unione europea, anche in materia di politica estera;

    il Parlamento europeo, peraltro, al fine di rendere più rapido il processo di integrazione, nella raccomandazione approvata il 23 novembre 2022 ha promosso l'introduzione del voto a maggioranza qualificata in settori legati al processo di adesione, e di abolire, in particolare, il requisito dell'unanimità per decidere l'avvio del processo di negoziazione, nonché l'apertura e la chiusura dei singoli capitoli e gruppi di capitoli di negoziato;

    l'adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea rappresenta un obiettivo fondamentale della politica estera italiana, perché ciò rafforzerebbe il ruolo del nostro Paese nell'Unione e ricollocherebbe a nostro favore anche il baricentro geografico dell'Europa, assicurando anche una maggiore centralità alle politiche per il Mediterraneo;

    preoccupano le recenti tensioni tra la Serbia e il Kosovo, che non sono d'aiuto nel dialogo avviato con l'aiuto dell'Unione europea tra i due Paesi per normalizzare le loro relazioni diplomatiche; un fattore critico che non solo danneggia i progressi fin qui ottenuti da entrambi gli Stati verso l'adeguamento agli standard richiesti dall'Unione europea ai fini della loro integrazione, ma che rischia di avere percussioni sulla stabilità e sullo sviluppo dell'intera regione balcanica;

    vanno colti con favore gli impegni assunti recentemente a favore di una de-escalation sui quali è necessario un attento monitoraggio sulla loro attuazione da entrambe le parti,

impegnano il Governo:

   a riaffermare, in tutte le sedi europee ed internazionali, il pieno sostegno dell'Italia al processo di integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali, ribadendo la priorità strategia che questa integrazione avrebbe non solo per il nostro Paese, soprattutto nel contesto internazionale conseguente alla aggressione russa all'Ucraina;

   a sostenere, nelle sedi europee, una rapida e positiva conclusione del processo di adesione per quei Paesi che, secondo il rapporto della Commissione europea, hanno raggiunto soddisfacenti risultati in termini di allineamento alle posizioni dell'Unione europea, in particolare in materia di politica estera;

   a sostenere, nelle sedi europee, l'attuazione della raccomandazione del 23 novembre 2022 del Parlamento europeo volta a superare il principio di unanimità in favore di un sistema di voto a maggioranza qualificata in settori legati al processo di adesione di nuovi Stati membri;

   a promuovere, anche mediante accordi bilaterali, una maggiore cooperazione e più solide relazioni diplomatiche con i Paesi dei Balcani occidentali, anche al fine di sostenere le riforme necessarie alla loro adesione all'Unione europea, valorizzando altresì il ruolo che, in tal senso, svolgono le piattaforme di cooperazione regionale quali l'Iniziativa centro europea (InCE) e l'Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI);

   ad attivarsi, mediante i canali diplomatici, per sostenere le posizioni dell'Unione europea in materia di politica estera e di sicurezza e promuovere un maggior allineamento a tali posizioni da tutti i Paesi dei Balcani occidentali;

   ad attivarsi, nelle sedi europee, al fine di sostenere il dialogo tra la Serbia e il Kosovo, al fine di raggiungere la necessaria normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, e al fine di assicurare il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo da parte di tutti gli Stati membri dell'Unione europea.
(7-00130) «Rosato, De Monte, Gruppioni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI, BERRUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lombardia da venerdì 21 luglio 2023 e nel corso dei giorni successivi è stata interessata da intensi fenomeni atmosferici, tempeste di vento, grandinate, violenti temporali che hanno colpito in particolare i territori del milanese, della Brianza, di Bergamo, Cremona, Mantova provocando ingenti danni al patrimonio pubblico, a quello privato, alle infrastrutture e alle attività economiche a partire dal settore agricolo;

   già in precedenza tra l'11 e il 12 luglio 2023 una ondata di maltempo molto intensa ha colpito Como, comuni limitrofi e il Canturino, facendo registrare allagamenti, tetti scoperchiati, alberi caduti, auto danneggiate, allagamenti con numerosi interventi da parte dei vigili del Fuoco;

   pioggia e vento hanno causato la caduta di alberi e rami che in molti casi hanno bloccato le strade a Como, in particolare il Viadotto dei lavatoi, Grandate, Montano Lucino e Villa Guardia ed anche sulla tratta ferroviaria tra Fino Mornasco e Camerlata;

   a partire dal 1° maggio 2023, un'area estremamente vasta, che ricomprende 7 province dell'Emilia-Romagna, per un totale di 1.600 chilometri quadrati, è stata colpita da due eventi alluvionali, entrambi straordinari;

   a seguito di tali eventi, anche le regioni Marche e Toscana sono state colpite con danni ad infrastrutture, frane, esondazioni di fiumi e allagamenti diffusi che hanno danneggiato immobili privati e imprese;

   si tratta di eventi senza precedenti nelle serie storiche dell'Emilia-Romagna che hanno portato all'esondazione contemporanea di 23 corsi d'acqua che, rompendo gli argini, hanno allagato i campi e le città prevalentemente della Romagna;

   in questi giorni il Sud Italia è colpito da un'ondata di calore senza precedenti che sta provocando numerosi incendi: alte temperature e siccità, infatti, sono condizioni che favoriscono il propagarsi degli incendi boschivi;

   l'Italia e stata il Paese con il maggior numero di decessi dovuti al caldo eccezionale nel 2022 (oltre 18.000 delle 61.000 vittime totali in Europa);

   l'Italia è un Paese esposto a molti rischi naturali derivanti dalla crisi climatica ma l'esposizione individuale a ciascuno di essi può essere sensibilmente ridotta attraverso la conoscenza del problema, la consapevolezza delle possibili conseguenze e l'adozione di alcuni semplici accorgimenti;

   la Protezione Civile ha realizzato una campagna di comunicazione nazionale «Io non rischio» sulle buone pratiche per affrontare i rischi naturali: ognuno di essi, dalle alluvioni ai terremoti, viene illustrato e raccontato ai cittadini insieme alle buone prassi per minimizzarne l'impatto su persone e cose;

   un'iniziativa importante per la diffusione di una consapevolezza che può contribuire a farci stare più sicuri: il sistema più efficace per difendersi da un rischio è conoscerlo. Questo tipo di conoscenza, per essere realmente utile, di solito comporta un livello di approfondimento che difficilmente può essere comunicato con un semplice spot radiofonico o televisivo;

   da questi presupposti è nata l'idea originaria di «Io non rischio»: formare i volontari di protezione civile sulla conoscenza e la comunicazione del rischio per poi farli andare in piazza, nella loro città, a incontrare i cittadini e informarli;

   un'idea concepita e proposta nel 2011 da Anpas-Associazione nazionale delle pubbliche assistenze e subito sposata dal Dipartimento della protezione civile, Ingv-lstituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ReLUIS-Consorzio interuniversitario dei laboratori di Ingegneria sismica e da Fondazione CIMA, con il contributo della Conferenza delle regioni e delle province autonome e dell'Anci-Associazione nazionale comuni italiani;

   i disastri naturali e altre emergenze possono verificarsi in qualsiasi momento e, quando si verificano a scuola, tutti dovrebbero essere preparati a gestirli in modo sicuro ed efficace. Dirigenti scolastici, insegnanti, personale, genitori e studenti possono collaborare per promuovere e mantenere la sicurezza in tutta la scuola e ridurre al minimo gli effetti delle emergenze e di altre situazioni pericolose;

   alcuni disastri naturali possono essere previsti, dando alle scuole un avvertimento sufficiente per evacuare o prendere altre precauzioni di sicurezza, ma altri possono verificarsi inaspettatamente o subire rapidi cambiamenti che mettono improvvisamente in pericolo una scuola –:

   se non si intenda favorire – con le modalità che riterrà più opportune – la promozione nelle scuole di ogni ordine e grado della campagna della Protezione Civile «Io non rischio» al fine di sostenere buone prassi che consentano agli studenti e al personale scolastico di gestire e affrontare con più consapevolezza i rischi derivanti dai disastri naturali.
(5-01191)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANASSI, SERRACCHIANI, ZAN, DI BIASE e LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che la Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta avrebbe scoperto, nell'ambito di un'inchiesta scaturita dalle intercettazioni effettuate nei confronti dell'avvocato Stefano Menicacci e di Domenico Romeo, nel corso di alcuni accertamenti in merito a presunti interessi dell'eversione nera nella realizzazione della strage di Capaci, un piano segreto volto ad ostacolare l'attività della magistratura e, più nello specifico, quella di alcuni magistrati particolarmente sgraditi;

   emergerebbe, dunque, dalla ricostruzione, la costituzione di un vero e proprio «osservatorio» di ispirazione fascista, per stessa definizione dei soggetti coinvolti, volto ad «operare una sorta di dossieraggio con finalità di intimidazione dei magistrati “scomodi”, secondo un'ottica fascista»;

   il piano eversivo, come si legge nel comunicato della procura, prevederebbe inoltre, al fine di fornire una «cornice istituzionale» alle proprie azioni, anche la richiesta di supporto e il coinvolgimento «di altissimi livelli del potere Esecutivo», oltre che l'ottenimento di altre garanzie «che gli associati affermano, nei loro colloqui, di avere già ottenuto»; i nomi emergerebbero dagli atti dell'inchiesta della procura di Caltanissetta;

   la Dia avrebbe inoltre eseguito anche la perquisizione delle abitazioni di altri soggetti coinvolti nel progetto e la procura di Caltanissetta, e avrebbe emesso decreti di perquisizione per reati di associazione a delinquere e di violazione della cosiddetta legge Anselmi sulle associazioni segrete;

   il piano sarebbe ancora attivo, sempre secondo gli interlocutori intercettati, accusati tra l'altro di false informazioni a pubblico ministero aggravate dall'aver mentito in un procedimento per strage –:

   se il Governo non ritenga di dovere con urgenza adottare ogni iniziativa di competenza affinché sia fatta chiarezza su questa vicenda, che assume contorni inquietanti in termini di equilibrio tra poteri dello Stato e della medesima tenuta delle istituzioni del nostro Paese, e che disvela un vero e proprio quadro eversivo del sistema democratico.
(4-01410)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   SCERRA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   lo sviluppo urbano rappresenta una delle dimensioni paradigmatiche per gli investimenti europei e le politiche pubbliche a cui vengono dedicati diversi strumenti e programmi, tra cui l'agenda urbana;

   l'agenda urbana europea, istituita dal Patto di Amsterdam, individua le priorità a sostegno delle città, in particolare incentrate sul contrasto alla povertà, segregazione spaziale e sociale, cambiamento demografico e utilizzo delle energie rinnovabili. La Commissione europea invita ciascun Paese membro a dotarsi di una «ambiziosa Agenda Urbana», che coinvolge direttamente le città nelle strategie di sviluppo e a cui le agende urbane regionali concorrono;

   per quanto riguarda il finanziamento di questo strumento si sottolinea che nel budget totale delle risorse della politica di coesione 2014-2020, almeno il 5 per cento del Fesr va investito nelle aree urbane con azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile. Nell'Accordo di partenariato per la programmazione 2014-2020, l'Italia aveva individuato tre driver di sviluppo dell'Agenda urbana nazionale quali, il ridisegno e la modernizzazione delle funzioni e dei servizi urbani; la progettazione e le pratiche di inclusione sociale per la popolazione più fragile, le aree ed i quartieri disagiati; l'attrazione ed il sostegno a segmenti di filiere produttive globali, favorendo la crescita di servizi avanzati;

   tra le altre fonti di sostegno economico all'Agenda urbana, si evidenzia anche il programma operativo nazionale dedicato alle città metropolitane, Pon Metro 2014-2020;

   l'Agenda urbana regionale costituisce la declinazione della strategia nazionale, alla luce delle scelte caratterizzanti l'ambito regionale, individuando un quarto driver di sviluppo orientato alla valorizzazione del patrimonio naturale/culturale ed alla competitività turistica;

   per quanto riguarda la Sicilia, secondo le indicazioni del Po Fesr Sicilia 2014-2020, la selezione degli investimenti territoriali integrati e le autorità urbane attuatrici è stata effettuata sulla base di specifici criteri, tra cui la scelta di eleggere Autorità urbana attuatrice le amministrazioni comunali con più 100.000 abitanti, quali Palermo, Catania, Messina, Siracusa;

   nell'ambito dell'Agenda urbana regionale, la Regione Siciliana ha approvato le strategie di sviluppo urbano sostenibile, tra cui «Gela/Vittoria», «Siracusa», «Ragusa/Modica», a cui sono stati assegnati rispettivamente 31 milioni, 21 milioni e 37 milioni di euro;

   gli obiettivi delle strategie di sviluppo urbano sostenibile vanno dalla riduzione dei consumi per l'illuminazione stradale e gli edifici pubblici, al potenziamento del trasporto pubblico locale, alla realizzazione di piste ciclabili, al contrasto all'erosione di coste e spiagge, a servizi all'infanzia e inclusione sociale, tra gli altri;

   rispetto all'attuazione dell'Agenda urbana siciliana, si può registrare una certa frammentarietà dei dati sia sul sito di Open Coesione, sia sul sito della Regione Siciliana, il cui ultimo aggiornamento risale al 2019 e segnala importanti ritardi negli impegni di spesa e nei pagamenti;

   gli interventi del Pon metro 2014-2020 avranno una continuità strategiche di investimenti nel nuovo Pon metro plus e città medie Sud 2021-2027, cofinanziato da Fesr e Fse con 3.002.500.000 euro, comprensivi del cofinanziamento nazionale;

   dal momento che l'Italia si è impegnata a realizzare gli interventi dell'agenda urbana nazionale e delle agende urbane regionali, è fondamentale conoscere l'effettivo impiego delle risorse 2014-2020, sia a livello nazionale che a livello regionale siciliano, giacché i ritardi o la mancata spesa si traducono in occasioni perdute di sviluppo e crescita della Regione Siciliana e di tutto il Mezzogiorno –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, visto il ruolo di coordinamento nazionale e le quote di cofinanziamento nazionale all'Agenda urbana, di assumere iniziative affinché siano resi noti in maniera trasparente ed aggiornata i dati afferenti al suo stato di avanzamento, sollecitando altresì le amministrazioni regionali e comunali non solo a pubblicare le informazioni correlate, ma alla materiale attuazione degli interventi rispetto alle ingenti risorse ad esse assegnate.
(3-00567)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro della salute – per sapere – premesso che:

   il 4 agosto 2022, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la legge n. 127, «Legge di delegazione europea 2021 per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea»;

   l'articolo 18, comma 2, della suddetta legge, impone al Governo princìpi e criteri direttivi per la stesura dei decreti legislativi: «Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 il Governo osserva, oltre ai princìpi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, anche i seguenti princìpi e criteri direttivi specifici: prevedere specifiche e progressive misure finalizzate ad introdurre, entro il 31 dicembre 2026, il divieto di abbattimento selettivo dei pulcini di linea maschile delle galline della specie Gallus gallus domesticus provenienti da linee di allevamento orientate alla produzione di uova non destinate alla cova»;

   l'articolo continua rammentando il seguente criterio direttivo: «favorire l'introduzione e lo sviluppo e promuovere la conoscenza di tecnologie e strumenti per il sessaggio degli embrioni in ovo in grado di identificare il sesso del pulcino ancora prima della schiusa, al fine di scartare le uova che contengano pulcini maschi, o di altre tecnologie innovative che offrano una valida alternativa alla pratica dell'abbattimento dei pulcini»; infine, nell'esercizio della delega il Governo deve «adottare i provvedimenti necessari affinché le autorità sanitarie territorialmente competenti procedano ad ispezioni negli stabilimenti di allevamento di galline ovaiole per la verifica del rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo»;

   tale risultato arriva dopo anni di impegno da parte delle associazioni animaliste guidate da Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione degli animali, la cui mission principale riguarda proprio il benessere e la tutela degli animali allevati, e uccisi, a scopo alimentare; l'associazione si è impegnata su più fronti, costruendo un percorso esaustivo: ha cercato le tecnologie utili a superare la pratica dell'abbattimento selettivo dei pulcini maschi; ha lanciato diverse petizioni che sono state sottoscritte da centinaia di migliaia di cittadini; è riuscita a mettere insieme le varie parti in causa, coinvolgendo anche Assoavi, l'associazione di categoria che rappresenta i maggiori produttori di uova nel nostro Paese – parimenti impegnata per l'introduzione del sessaggio dell'embrione in Italia – e cercando un dialogo costante con i Ministeri competenti; quella di cui parliamo è una delle pratiche più brutali e inaccettabili, un orrore legittimato unicamente dal tornaconto economico, a discapito del sentimento di empatia – ormai diffuso nella nostra società – verso gli animali;

   le femmine di Gallus gallus domesticus sono destinate ad una vita misera, in allevamento, sfruttate per la produzione di uova; destino forse peggiore è riservato ai maschi, comunemente considerati scarto di produzione: poco redditizi da allevare, quindi inutili costi da sostenere. Nell'ottica del profitto ci si dimentica che sono esseri senzienti, che non hanno chiesto di nascere e vorrebbero solo vivere;

   il pulcino maschio, riconosciuto dal piumaggio dell'ala, a 24 ore dalla schiusa dell'uovo, o massimo 72, viene soffocato o gettato vivo all'interno di un tritacarne. Senza alcuno stordimento. Si stima che solo in Italia tale sorte sia riservata a 30/40 milioni di pulcini l'anno;

   una pratica che oggi può essere archiviata, anche grazie all'introduzione di nuove tecnologie che permettono già di decidere di far schiudere solo uova contenenti embrioni femminili;

   la legge di Delegazione europea 2022, prevede un periodo di transizione della durata di 5 anni, ed entro un anno dall'entrata in vigore, è prevista l'emanazione degli annessi decreti –:

   se intendano adottare iniziative volte a introdurre nella normativa nazionale il divieto, in ogni caso, di abbattimento dei pulcini maschi, dando piena esecuzione ai dettami della norma;

   se intendano fornire dati aggiornati sulle tecnologie di sessaggio embrionale e quale sia attualmente il sistema individuato come il più indicato per il sessaggio e se in tale contesto siano stati presi in considerazione i nuovi sistemi capaci di individuare il sesso del pulcino entro pochi giorni dalla fecondazione, così da non cagionare alcuna forma di sofferenza all'embrione;

   quali siano le iniziative finora individuate per il superamento di tale pratica entro il 2026 e se siano previsti finanziamenti per gli incubatoi affinché possano adeguare le proprie attività, come indicato nella lettera d), comma 2, dell'articolo 18, della legge 127 del 2022, ove si stabilisce che il Governo esercita la delega promuovendo «la conoscenza e appropriate politiche di incentivazione, promozione e sostegno delle tecnologie e degli strumenti per il sessaggio degli embrioni in ovo»;

   se siano in grado di indicare a quanto ammontano i «congrui tempi di adeguamento alla normativa per l'aggiornamento delle procedure di lavoro e dello stato tecnologico delle imprese» di cui alla lettera b), comma 2, dello stesso articolo 18 della legge succitata;

   se siano in grado di fornire una tempistica precisa circa l'emanazione dei decreti che possa garantire sin da ora il rispetto del termine di 12 mesi indicati nella legge di delegazione europea, che scadranno il prossimo settembre 2023.
(2-00206) «Sergio Costa, Caramiello, Sportiello, Di Lauro, Marianna Ricciardi».

Interrogazione a risposta orale:


   CARAMIELLO e SERGIO COSTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la continua crescita dell'inflazione ha portato ad aumenti dei prezzi dei generi alimentari che sfiorano il 10,5 per cento secondo le rilevazioni dell'Istat, ed è innegabile che tale situazione stia ricadendo negativamente sulle famiglie italiane;

   la necessità di intervenire a sostegno dei cittadini potrebbe comportare, per prodotti alimentari di più largo consumo tra cui pasta, latte, olio, ma anche carne, pesce e farina, un intervento centrale per l'abbassamento dei prezzi sul mercato;

   alcuni settori del comparto agricolo ed agroalimentare nazionale stanno affrontando difficoltà da diversi anni, sia determinate da alcune criticità strutturali dei singoli comparti, sia dai sempre più evidenti effetti del cambiamento climatico, sia, genericamente, dall'aumento dei prezzi delle materie prime e dalla conseguente difficoltà produttiva;

   basti pensare, ad esempio, alla zootecnia ed in particolare al settore suinicolo, in cui l'aumento dei costi delle materie prime, tocca quasi il +10 per cento su alcuni particolari tagli, con prospettive di ulteriori aumenti, anche generati dal problema della Psa, ancora lontano dall'essere risolto;

   oppure al settore della pasta, il cui prezzo continua a salire a fronte di una diminuzione sempre più forte del prezzo della materia prima, causando uno squilibrio nel settore che potrebbe compromettere il prossimo anno di semine;

   oppure all'olio – settore peraltro già ampiamente coinvolto in storiche campagne di «sottocosto» e usato spesso come prodotto civetta dalla grande distribuzione a scapito della filiera e del prodotto stesso –, che ha affrontato una campagna di raccolta molto difficile quest'anno con prospettive future tutt'altro che rosee;

   a fronte di tale, ancorché parziale, fotografia, il sostegno apprezzabile e doveroso ai cittadini dovrebbe essere accompagnato da azioni a sostegno delle filiere produttive finalizzate a scongiurare un corto circuito di prezzi e produzioni che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di interi comparti ed eccellenze nazionali –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda porre in essere al fine di salvaguardare le filiere agroalimentari così da non penalizzare settori già in evidente difficoltà, in cui l'abbassamento del prezzo di vendita al pubblico, ancorché possa salvaguardare il potere di acquisto del consumatore, potrebbe comportare, nei fatti, un fallimento del mercato stesso del prodotto con conseguenti pesanti ripercussioni sulle filiere produttive agroalimentari, rischiando di comprometterne la tenuta e la qualità delle produzioni.
(3-00564)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   c'è molta preoccupazione tra i viticoltori del Vulture in Basilicata per la presenza aggressiva del fungo denominato «Peronospora» che sta interessando i vigneti del famoso «Aglianico»;

   secondo la Cia risulta essere compromessa parte rilevante della raccolta della prossima vendemmia con rilevantissimi danni economici per l'intero comparto;

   la richiesta del mondo agricolo interessato dal fenomeno è quella di usare tutti gli strumenti previsti al fine di sostenere i viticoltori del Vulture –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere con la massima urgenza al fine di contrastare la diffusione della Peronospora e contestualmente di sostenere il comparto in considerazione anche della rilevanza e della qualità della produzione di Aglianico del Vulture.
(5-01193)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, PAVANELLI, L'ABBATE, APPENDINO, CAPPELLETTI, MORFINO, SANTILLO e TODDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di calore estremo che, nelle ultime settimane, ha investito il nostro Paese ha causato continue interruzioni di corrente elettrica, anche per diverse ore o per giornate intere, in molte città italiane con conseguenti ed innumerevoli disagi alla cittadinanza e gravi danni alle attività commerciali;

   nella città di Napoli il distributore dell'energia elettrica ha predisposto un piano d'emergenza, con il coinvolgimento di squadre di tecnici e operai provenienti anche da altre regioni e l'utilizzo di generatori alternativi di corrente da collegare alla rete di distribuzione in attesa della riparazione dei guasti;

   la mancanza di energia sembra imputabile alle temperature raggiunte dall'asfalto che determinano, anche in profondità, condizioni incompatibili con la tenuta degli impianti di distribuzione dell'energia elettrica, non consentendo la corretta dissipazione del calore e provocando il conseguente danneggiamento dei cavi interrati;

   quanto sopra risulta ancor più allarmante se si consideri che, a fronte del persistere di tali fenomeni che impattano su intere aree del sistema elettrico nazionale, determinando disservizi e guasti, non sussistono rimedi tecnici che ne consentano la riparazione in tempi brevi;

   come emerso dai fatti accaduti in Campania, dove il distributore di energia di zona ha impegnato ben 450 unità di personale per la ricerca dei guasti e per l'installazione di generatori di corrente, per il ripristino dell'erogazione della fornitura occorre avvalersi di un numero ingente di operatori e tecnici;

   considerato che, a fronte dei cambiamenti climatici in atto, le descritte situazioni emergenziali potrebbero diventare di ordinaria amministrazione e richiedere un considerevole dispendio di risorse per garantire la continuità del servizio nonché la resilienza della rete infrastrutturale che, allo stato attuale, appare inadeguata rispetto al nuovo contesto ambientale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, nel breve e lungo periodo, al fine di prevenire interruzioni nella fornitura di energia elettrica associate a periodi di calore estremo indotti dai cambiamenti climatici in atto e scongiurare il verificarsi di conseguenti gravi disagi per la popolazione.
(3-00565)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IAIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   da anni il territorio dell'intera provincia di Taranto è interessato dall'insediamento di diversi siti industriali e da molteplici impianti di raccolta dei rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali;

   in particolare, nel versante orientale della provincia, nel territorio di Manduria (TA), in località La Chianca, sorge una «Discarica di R.S.U.», gestita dalla Società Manduriambiente s.p.a.;

   il 14 luglio 2023, il sindaco del comune di Manduria ha emesso un'ordinanza (la n. 233 del 2023) avente ad oggetto: «Ordinanza contingibile ed urgente per motivi igienico-sanitari per interdizione utilizzo acque di falda dei pozzi»;

   il sopra menzionato atto sindacale ordina ai proprietari, ai conduttori ed agli operatori a qualsiasi titolo di suoli ricadenti nel perimetro di 1.500 metri dalla «Discarica di R.S.U.» gestita da Manduriambiente s.p.a., l'interdizione delle seguenti attività suoi suoli medesimi:

    a) emungimento ed utilizzo per uso umano, irriguo e di abbeveraggio per animali delle acque di falda dei pozzi siti in tale area il cui eventuale utilizzo è subordinato ad autorizzazione sanitaria ASL previo accertamento analitico presso laboratorio accreditato, con oneri a carico del portatore di interesse;

    b) produzione primaria di alimenti e mangimi di qualsiasi natura se non subordinata alla garanzia di salubrità attestata con controllo con oneri a carico del portatore di interesse, nella fattispecie Operatore del Settore Alimentare (OSA), Operatore del Settore dei Mangimi (OSM);

   si ricorda che già nel 2021 il comune di Manduria, con ordinanza n. 84 – preso atto delle criticità ambientali – prescriveva ai proprietari dei medesimi terreni i medesimi obblighi ora rinnovati con l'ordinanza n. 233 del 2023 –:

   se, per quanto di competenza, risultino effettuati monitoraggi sui corpi idrici e sulla salubrità dei terreni attigui al sopra citato insediamento e, nell'eventualità positiva, quali siano stati i risultati degli stessi, nonché se si ritenga, per quanto di competenza, che sussistano le condizioni sufficienti e necessarie per adottare iniziative finalizzate a ristorare i portatori di interesse dei suddetti terreni, anche per garantire loro un indispensabile sostegno necessario per affrontare le spese connesse all'effettuazione della verifica sulla salubrità delle acque.
(5-01195)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA e BORRELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 18 aprile 2023 presso l'amministrazione della provincia di Pesaro e Urbino è stato avviato un procedimento autorizzativo per un impianto polifunzionale complesso di discarica per rifiuti speciali non pericolosi, in località Riceci, nel comune di Petriano (Pesaro e Urbino) su istanza della società Aurora s.r.l.;

   la suddetta società Aurora s.r.l. è una neo costituita società di scopo per la realizzazione della discarica, con capitale sociale per il 60 per cento depositato da Ecoservizi s.r.l., società con sede nella Repubblica di San Marino rappresentata da una signora di 90 anni, e per il 40 per cento depositato da Marche multiservizi S.p.a., multi utility a partecipazione e controllo pubblico, dove i soci pubblici (quasi la totalità dei comuni della provincia di Pesaro e Urbino e l'amministrazione provinciale) detengono la maggioranza del capitale sociale;

   il progetto prevedrebbe il conferimento di cinque milioni di metri cubi di rifiuti speciali da depositare in una delle vallate più belle della regione Marche, su un'area di intervento complessiva di 268 mila metri quadri, ricadente a ridosso del sito di importanza comunitaria IT5310012 e della zona a protezione speciale IT5310025 della Rete europea Natura 2000, al centro dell'area di produzione del latte della casciotta Dop di Urbino e al confine con la città di Urbino;

   nel corso della ventiduesima sessione del Comitato per il patrimonio mondiale, tenutasi a Kyoto dal 30 novembre al 5 dicembre 1998, il centro storico di Urbino è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale Unesco;

   la tutela del paesaggio che sostiene l'immagine del centro storico di Urbino avviene attraverso vincoli di tutela integrale imposti dal piano regolatore generale vigente della città sull'intero scenario di colli visibili dal circuito delle mura, che coincide con la zona tampone. Al suo interno è possibile realizzare solo interventi di riqualificazione del patrimonio botanico vegetazionale e di quello storico culturale, assieme a limitati e ben calibrati interventi volti alla realizzazione di alcuni parcheggi interrati necessari a facilitare l'accessibilità all'area storica e consentirne una definitiva pedonalizzazione, subordinati ad una autorizzazione comunale e ad uno specifico parere della Soprintendenza regionale per i beni architettonici e paesaggistici –:

   se il Ministro risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga necessario valutare la sussistenza dei presupposti per intraprendere iniziative volte a sottoporre le aree intorno alla città di Urbino alla dichiarazione d'interesse pubblico ai sensi degli articoli 136-142 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e s.m.i. a tutela del paesaggio e dell'integrità della città di Urbino, affinché non ne venga danneggiato il paesaggio circostante, la prospettiva o ne siano alterate le condizioni di ambiente o di decoro, nonché al fine di assicurare un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell'umanità, così detta «buffer zone», come previsto dalle linee guida operative per l'applicazione della Convenzione sul patrimonio mondiale del 1977.
(3-00566)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro della cultura, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 24 luglio 2023 all'interno del piazzale dell'Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli si è compiuto quello che appare come uno scempio compiuto ai danni dei resti del basolato di età romana che insisteva sul piazzale in pochissime ore l'antico basolato sarebbe stato distrutto e i resti sarebbero stati occultati tramite interramento in loco;

   quello che ad avviso dell'interrogante è uno sciagurato e irresponsabile intervento sarebbe stato effettuato per lasciare spazio alla nuova pavimentazione in bitume del piazzale stesso;

   dell'antico basolato, rinvenuto nel 1844 e che rappresentava i resti di una strada di età romana che collegava l'anfiteatro di Bleso con la via Tiburtina Valeria, non resterebbe più nulla;

   la gravità di quanto avvenuto non è data soltanto dalla distruzione di un pezzo di patrimonio archeologico ma anche dal fatto che tutto ciò sarebbe stato perpetrato da una azienda pubblica: la Asl Roma 5 –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente dell'accaduto e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per capire come sia stato possibile perpetrare un simile deturpamento del bene archeologico in questione e per assicurarne quanto prima il ripristino e la salvaguardia.
(4-01411)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI e BERRUTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   molti docenti che hanno svolto supplenze, soprattutto brevi e saltuarie, stanno denunciando di non avere ancora ricevuto lo stipendio dei mesi di aprile, maggio e giugno 2023;

   è inaccettabile che molti insegnanti siano senza stipendio da più di tre mesi, a maggior ragione in un momento così difficile dal punto di vista economico e sociale, e che si trovino, spesso, costretti a chiedere assistenza legale per ricorrere al giudice tramite la presentazione di un ricorso per decreto ingiuntivo;

   il sistema prevede una modalità di pagamento degli stipendi mediante l'immissione dei dati contrattuali da parte delle singole scuole nel sistema informatico centralizzato, lasciando che sia direttamente il Ministero dell'economia e delle finanze a pagare quelli relativi ai rispettivi supplenti d'istituto;

   si tratta di un sistema, dunque, che non garantisce la regolarità della corresponsione delle liquidazioni mensili a causa dei farraginosi iter autorizzativi e di controllo da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, del costante ritardo nel trasferire le risorse sui capitoli di bilancio delle scuole e della mancata e stringente interlocuzione con «NoiPA»;

   appare evidente, ad avviso degli interroganti, come il ritardo nei pagamenti sia da addebitare interamente all'amministrazione centrale;

   sono numerose le denunce, le segnalazioni e i solleciti al Ministero competente volti a risolvere questa grave situazione di insolvenza da parte dell'amministrazione centrale nei confronti dei lavoratori precari della scuola e a garantire la regolarità nel pagamento degli stipendi;

   a ciò si aggiungano le gravose incombenze che devono affrontare le segreterie delle scuole, che sono sempre più in affanno nella gestione di molti importanti capitoli di spesa, anche in ragione delle esigenze connesse all'attuazione del PNRR –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano intraprendere per pagare gli stipendi dovuti al personale supplente delle scuole che attende la remunerazione talora anche da molti mesi;

   se non ritengano di intervenire, anche con iniziative di carattere normativo, per cambiare un sistema che non garantisce la regolarità della corresponsione delle liquidazioni mensili e se il Ministro dell'istruzione e del merito non intenda adottare iniziative di competenza per potenziare il personale delle segreterie scolastiche.
(5-01194)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROTONDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   le aziende italiane che operano nell'ambito della fornitura per il mercato automobilistico internazionale formano una catena di valore fondamentale per l'economia nazionale, e sono chiamate, oggi, a misurarsi con le esigenze di un mercato sempre più orientato alle motorizzazioni green;

   nell'ottica di questa «rivoluzione» epocale che si annuncia, la filiera produttiva è chiamata ad adeguarsi, adottando sistemi ecosostenibili per le proprie esigenze energetiche;

   l'obiettivo ineludibile richiesto dalle maggiori case automobilistiche ai propri fornitori è quello di raggiungere, in tempi rapidi, lo status «carbon free», per mantenere le attuali commesse e garantirsi la continuità di collaborazione, intercettando le opportunità di sviluppo e di crescita del business;

   a tale scopo il Gruppo Sira Industrie S.p.A., che ha dato vita ad un vero e proprio polo dell'automotive in Irpinia attraverso le controllate Sirpress srl e Sira Automotive Italia srl, si è recentemente disposto all'acquisto di terreni per oltre 13 ettari nel territorio di Nusco (AV), allo scopo di realizzare un parco fotovoltaico di complessivi 11 megawatt;

   la messa in atto di tale operazione renderebbe le proprie unità produttive confacenti agli obblighi imposti dalle case automobilistiche e assicurerebbe la continuità aziendale, con prospettive di ulteriore sviluppo degli investimenti e di impiego di risorse umane in un'area del Paese storicamente depressa sotto l'aspetto socio-economico;

   a tal fine, a quanto risulta all'interrogante Sirpress srl, attraverso la propria mandataria Le Rinnovabili srl, avrebbe richiesto nel mese di marzo 2023 ad Enel Distribuzione s.p.a. l'allaccio alla rete di un primo nucleo del realizzando parco della potenza di 4,5 megawatt sentendosi rispondere, a distanza di un paio di giorni dalla richiesta, che nel 2018 è stata da essa commissionata a TERNA la costruzione di una sottostazione AT atta a soddisfare richieste di questo tipo, con approntamento previsto entro il 2026; tale previsione sarebbe stata poi confermata dalla risposta ufficiale ricevuta dalla stessa Enel Distribuzione a luglio 2023, con la previsione di allaccio a 600 giorni lavorativi, pari a circa 2,5 anni solari, dalla comunicazione stessa;

   è di tutta evidenza come una siffatta risposta, alla luce delle tempistiche prospettate, mal si concili con le impellenti necessità dell'azienda Sirpress e, in generale, con le esigenze dell'economia nazionale del settore –:

   quali linee guida il Governo intenda impartire alle proprie partecipate (Enel, Enel Distribuzione), per promuovere e supportare l'uso dell'energia da fonti rinnovabili in ambito industriale, e nello specifico, quali iniziative di competenza si intenda adottare per pervenire all'implementazione da parte di Terna di una o più sottostazioni di alta tensione a servizio delle aree industriali dell'Alta Irpinia, entro tempi assolutamente più confacenti alle esigenze dell'economia e degli investitori locali e nazionali.
(4-01408)


   LOMUTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 23, comma 2-bis, del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2023, n. 74 «Rafforzamento delle capacità amministrative delle amministrazioni pubbliche» si attua, ad avviso dell'interrogante, uno stravolgimento radicale del dettato del comma 11 dell'articolo 21 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, che assegnava alla regione Basilicata un ruolo di primo piano nella nuova società che avrebbe sostituito il soppresso Eipli (Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania) nel 2024;

   la legge n. 214 del 2011, infatti, sopprimeva l'Eipli alla data del 31 dicembre 2023 e attribuiva alle regioni Basilicata, Puglia e Campania un potere di rappresentanza nella costituenda spa, in virtù del contributo idrico apportato e della presenza, sul territorio, di strutture di captazione e di grande adduzione;

   le suddette condizioni avrebbero garantito alla Basilicata una importante percentuale di partecipazione all'interno della nuova spa, dal momento che è all'interno delle dighe lucane che è contenuta la maggior parte dell'acqua attualmente gestita da Eipli;

   con l'articolo 23, comma 2-bis, del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, convertito, con modificazioni dalla legge 21 giugno 2023, n. 74, il Governo Meloni, tramite i Ministri Giorgetti e Zangrillo, senza alcun opportuno coinvolgimento delle regioni Basilicata, Puglia e Campania, ha di fatto costituito la nuova società denominata «Acque del Sud spa»;

   la sopracitata società prevederà un capitale sociale di 5 milioni di euro, le cui azioni saranno detenute interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze, che, a sua volta, come si legge, potrà trasferirle «nel limite del 5 per cento a soggetti pubblici e nel limite del 30 per cento a soggetti privati individuati come soci operativi»;

   la legge n. 214 del 2011 sanciva il «divieto di cessione di quote di capitale, a qualunque titolo, a società di cui al Titolo V, libro V, del codice civile e ad altri soggetti di diritto privato comunque denominati», al fine, evidentemente, di scongiurare il rischio di privatizzare un bene comune;

   le modifiche introdotte segnano un pericoloso tracciato verso la privatizzazione della gestione di una risorsa pubblica e comune, nonché uno smacco nei confronti delle tre regioni e, in particolare, della Basilicata, che possiede più infrastrutture e più acqua rispetto a Puglia e Campania;

   nel nuovo testo pubblicato si legge che «Tutti i contratti di fornitura idrica del soppresso ente sono trasferiti alla società “Acque del Sud SpA” e sono rinnovati nei successivi 120 giorni con l'inserimento di una clausola di garanzia a prima richiesta a carico dell'utente» –:

   se i Ministri interrogati siano consapevoli di quanto descritto e riportato;

   per quali motivi le regioni non siano state coinvolte nell'iter che ha condotto alla decisione normativa descritta;

   quali conseguenze siano previste nell'ipotesi in cui Acquedotto lucano e Consorzio di bonifica (che risultano già in difficoltà economiche), non riuscissero a trovare un istituto di credito per rilasciare la fideiussione richiesta, ossia non riuscissero a garantire l'immediato pagamento della fornitura idrica, così come stabilito, e in particolare se, in tal caso, sia prevedibile il rischio concreto di una interruzione dell'erogazione dell'acqua;

   infine se siano state ponderate le conseguenze del citato intervento legislativo per l'agricoltura e per tutti i cittadini che fruiscono dell'acqua potabile derivante dalle risorse idriche lucane.
(4-01414)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dall'esame della documentazione acquisita sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è emerso che con decreto n. 251 del 15 giugno 2020, è stato conferito al dottor Donato Liguori, l'incarico dirigenziale di livello non generale presso la «Struttura tecnica di Missione per l'indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l'Alta sorveglianza» dal 15 giugno 2020, per la durata di tre anni; con decreto 11 marzo 2021 n. 48 il dottor Liguori è stato confermato nell'incarico;

   secondo quanto consta all'interrogante dalla consultazione di siti istituzionali, al dottor Liguori sarebbero stati conferiti nel corso del 2021 da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti quattro incarichi aggiuntivi di componente del collegio sindacale, per un compenso complessivo di euro 241.808,35: Autostrade per l'Italia Spa, dal 30 aprile 2021 al 30 aprile 2024 (105 mila euro); Autovie Venete Spa dal 30 aprile 2021 al 30 aprile 2024 (60 mila euro); Gestione aeroporti Sardi Spa dal 10 giugno 2021 al 30 aprile 2024, con un compenso di euro 23.333,35; Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale dal 28 ottobre 2021 al 15 novembre 2025 (53.475 euro);

   dal sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è emerso che al dottor Liguori è stato conferito l'incarico di direttore generale dell'Ente di navigazione Laghi Maggiore, di Garda e di Como, con un trattamento economico annuo lordo di euro 82.600,00;

   nell'area «Amministrazione trasparente» del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non risultano pubblicati i dati obbligatori previsti dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 33 del 2013 e dalle circolari Anac relativi alla retribuzione corrisposta, al curriculum vitae ed alle dichiarazioni di incompatibilità relativi al dottor Liguori;

   con circolare n. 20929 dell'8 maggio 2017 il Ministero ha disciplinato i criteri e le modalità di conferimento di incarichi aggiuntivi ai propri dipendenti in attuazione dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001; in particolare la suddetta circolare ha previsto che ad uno stesso dipendente non possono essere conferiti, designati ovvero autorizzati, in uno stesso anno, incarichi che cumulativamente gli assicurano, per competenza dell'anno, un provento lordo complessivo superiore alla retribuzione annua lorda e che è possibile conferire, designare o autorizzare al massimo tre nuovi incarichi annui e solo fino al limite complessivo di capienza del plafond economico di riferimento proprio del dipendente interessato –:

   se corrispondano al vero le informazioni relative agli incarichi aggiuntivi conferiti al dottor Liguori;

   quali siano le valutazioni della Direzione generale del personale in merito alla violazione del limite dei tre incarichi verificatosi nel corso del 2021 per effetto dei quattro incarichi autorizzati al dottor Liguori;

   se, oltre gli incarichi riportati in premessa, sussistano ulteriori incarichi aggiuntivi conferiti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al dottor Liguori relativi al ruolo di commissario straordinario ai sensi dell'articolo 4, del decreto-legge n. 32 del 2019, ed alla partecipazione a commissioni di collaudo tecnico-amministrativo o a commissioni di gara aggiudicatrici, non riportati sui siti istituzionali del dipartimento della funzione pubblica e del Ministero;

   se in occasione del conferimento di ogni singolo incarico aggiuntivo sia stato verificato dalla Direzione generale del personale il rispetto del plafond economico previsto dalla citata circolare;

   se risultino eventuali provvedimenti disciplinari adottati dalla Direzione generale del personale nei confronti del dottor Liguori per la mancata pubblicazione delle informazioni obbligatorie previste dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 33 del 2013 e dalle circolari Anac relative alle retribuzioni percepite, alle dichiarazioni di assenza di incompatibilità e al curriculum vitae;

   quale sia l'attuale collocazione lavorativa del dottor Liguori nel Ministero con relativa attribuzione dei compiti e attestazione delle mansioni effettivamente svolte;

   se corrisponda al vero l'imminente promozione a Direttore generale del dottor Liguori nell'ambito del processo di riorganizzazione del Ministero;

   tenuto conto dei molteplici incarichi espletati che assorbono la quasi totalità dell'orario di ufficio istituzionale, al fine di valutare eventuali profili di danno erariale, se intenda richiedere una relazione del coordinatore della «Struttura tecnica di Missione per l'indirizzo strategico lo sviluppo delle infrastrutture e l'Alta sorveglianza» in merito alle effettive attività svolte dal 2020 alla data odierna dal dottor Liguori nell'espletamento dell'incarico conferitogli con relativa certificazione del raggiungimento degli obiettivi strategici.
(5-01196)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 giugno 2023 il Governo ha inserito nel nuovo decreto Giubileo il progetto di Royal Caribbean per la realizzazione, su aree demaniali ma fuori dalla giurisdizione del port authority, un nuovo terminal crociere a Fiumicino (Isola Sacra);

   l'allegato al decreto, che contiene le schede degli interventi beneficiari di quelle che ad avviso dell'interrogante sono scorciatoie autorizzative oggetto stesso del provvedimento normativo, usa toni assai critici con riguardo al Sistema portuale laziale, che «sconta un ritardo quantitativo di offerta rispetto ai concorrenti del Mediterraneo occidentale», aggiungendo che con il progetto di Royal Caribbean, «il porto di Fiumicino rappresenterà un nuovo e straordinario ingresso, attraverso la via marittima: la terza porta verso Roma Capitale, il suo entroterra e il Lazio tutto» e «durante il Giubileo 2025, il Porto e le sue strutture di standard di livello internazionale (es. gli spazi pubblici, l'hotel, il terminal), potranno quindi essere messi a disposizione della Struttura Commissariale e del Tavolo di lavoro per eventi o altre iniziative. Non solo: le navi da crociera sono state spesso usate quali "città galleggianti", utili quando è necessario integrare l'offerta ricettiva»;

   sembrerebbe acquisita la concessione all'utilizzo dell'area e la Fiumicino Waterfront (la società controllata da Royal Carribaen) ha avviato i lavori di messa in sicurezza dell'area e del Vecchio Faro e ad ottobre 2022 ha completato l'aggiornamento dello studio di fattibilità, producendo l'elaborazione della variante al progetto definitivo, che verrà sottoposta alle procedure di via e alla conferenza dei servizi entro l'anno 2023 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'esistenza di un progetto per circa 500 milioni di euro, attivo da oltre dieci anni e per cui sarebbero stati affidati i lavori nelle scorse settimane, per la realizzazione di un nuovo porto commerciale e crocieristico gestito dall'Autorità portuale e quindi da un ente pubblico, a meno di due chilometri da quello proposto dalla società privata Royal Caribbean e di quali elementi disponga in ordine alla regolarità delle concessioni fin qui acquisite dal vettore privato;

   se risulti che le aree interessate dalla costruzione del porto crocieristico privato, per effetto del decreto legislativo n. 169 del 2016, rientrino nella competenza dell'autorità portuale di sistema e che quindi non possano ricadere nella competenza, quand'anche straordinaria, del Commissario per il Giubileo;

   se non si ritenga opportuno promuovere studi e valutazioni in relazione all'impatto dell'opera dal punto di vista ambientale e della mobilità nella zona, già problematica per la presenza dell'aeroporto Leonardo Da Vinci.
(4-01413)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   IACONO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il presente atto di sindacato ispettivo riguarda la vicenda di Simona V. vicepresidente della fondazione Mondoaltro, braccio operativo della Caritas Diocesana di Agrigento;

   circa otto anni fa Caritas accoglieva S.R., un problematico ragazzo di circa vent'anni, con divieto di dimora nella città di residenza (Mussomeli, provincia di Caltanissetta), per aver adottato comportamenti violenti nei confronti di alcuni suoi familiari ed è qui che entra in contatto con Simona V., che a quel tempo gestiva la mensa;

   a seguito di una serie di episodi, tra cui anche il danneggiamento di strutture e atti violenti verso operatori Caritas, il ragazzo è stato allontanato ed ha ritenuto che la decisione del suo allontanamento fosse riconducibile proprio a Simona V.;

   da quel momento il soggetto in questione ha avviato attività persecutorie nei confronti della donna, sfociate in un vero e proprio stalking, divenuto poi oggetto di procedimento penale;

   il G.I.P. del tribunale di Agrigento applicava immediatamente la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con obbligo di utilizzo del cosiddetto braccialetto elettronico, misura poi aggravata con la custodia cautelare in carcere;

   in data 5 luglio 2023 il tribunale di Agrigento emetteva dunque sentenza con cui assolveva l'imputato, stante la sua acclarata inimputabilità, ma, considerata la sua pericolosità sociale, sostituiva la misura della custodia cautelare in carcere con la misura della libertà vigilata per un anno presso una comunità alloggio da individuarsi a cura dell'Asp di Agrigento, con divieto di allontanarsi dalla struttura senza autorizzazione del giudice ed obbligo di regime terapeutico;

   purtroppo si è registrata la totale assenza di disponibilità di una struttura idonea ad accoglierlo e sottoporlo alle necessarie cure ed è stato ospitato in una comunità alloggio, da cui il ragazzo si allontanava e proseguiva nella sua attività di stalking;

   questo ha portato ad un'ordinanza integrativa di applicazione provvisoria di misura di sicurezza che prescriveva a suo carico: l'obbligo di fissare il proprio domicilio presso altra comunità, di non entrare nel territorio di Agrigento e comunque di mantenere una distanza di 500 metri dalla parte offesa, di non avere contatti telefonici con Simona e di seguire uno specifico programma terapeutico di riabilitazione;

   con ricorso al tribunale del riesame di Palermo il ragazzo ha ottenuto la revoca dell'ordinanza integrativa;

   il soggetto ha incrementato la sua attività di stalking ed è arrivato a creare profili falsi sui social ed a contattare amici di Simona utilizzando fotografie della stessa, rubate dai suoi profili social;

   questo ha indotto la procura di Agrigento ad un nuovo tempestivo provvedimento restrittivo;

   da ultimo, ricevuta la notifica del detto provvedimento in data 23 luglio 2023, il soggetto accedeva agli ambienti esterni di un locale pubblico, del quale Simona è titolare, provocando danni, anche alla macchina;

   un nuovo immediato intervento della procura di Agrigento consentiva la sua carcerazione anche se non è dato sapere per quanto tempo, e comunque rimane, una volta scarcerato, il problema di sicurezza per la donna che ad oggi è molto provata –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di scongiurare rischi per l'incolumità della donna, nonché al fine di individuare strutture idonee a conciliare l'esigenza di un'esatta esecuzione di qualsivoglia provvedimento giudiziario con la necessità di assicurare un adeguato trattamento terapeutico nei confronti del ragazzo, poiché fino ad ora la mancanza di questa tipologia di struttura ha aggravato la situazione.
(3-00568)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del 25 luglio 2023, in provincia di Vicenza, sono state organizzate dall'Anpi una serie di «pastasciutte antifasciste», iniziative che si svolgono da anni e che si sono svolte regolarmente in tutta Italia anche quest'anno in centinaia di località, recuperando l'idea che ebbero i fratelli Cervi, che proprio il 25 luglio 1943, giorno della caduta del fascismo, organizzarono a Campegine, in provincia di Reggio Emilia, la prima «pastasciutta antifascista», per festeggiare quella storica giornata che segnò la fine della dittatura in Italia;

   la sindaca di Rosà, in provincia di Vicenza, non ha autorizzato lo svolgimento dell'iniziativa «pastasciutta antifascista» con la motivazione che «il nome dell'iniziativa può essere richiamo di disordini, problemi di sicurezza e ordine pubblico»;

   a distanza di 80 anni impressiona che rappresentanti delle istituzioni, adducendo motivi di ordine pubblico, possano vietare di festeggiare la caduta del fascismo, che ha rappresentato il primo passo verso la democrazia e la nascita della Repubblica italiana;

   la sindaca, nella lettera in cui comunicava il diniego all'utilizzo degli spazi per lo svolgimento della suddetta iniziativa, sostiene di aver sentito il commissariato della Polizia di Stato di Bassano, il quale avrebbe comunicato all'amministrazione comunale che, nel caso in cui l'iniziativa avesse avuto luogo, lo stesso avrebbe dovuto allertare il proprio personale e le altre forze dell'ordine;

   a parere dell'interrogante è grave che una sindaca vieti l'utilizzo di un luogo pubblico per una manifestazione che omaggia la memoria dei caduti della Resistenza e celebra la fine del regime fascista;

   peraltro l'iniziativa «pastasciutta antifascista» si è svolta regolarmente e senza alcun tipo di problema a Vicenza e in altri comuni della zona: Dueville, Marano Vicentino, San Vito di Leguzzano, Sovizzo, Torrebelvicino, Valdagno;

   si tratta di un atto di censura nei confronti di chi vuole giustamente coltivare il ricordo del 25 luglio 1943, che si pone in violazione di ogni principio democratico –:

   se risulti al Ministro interrogato che il locale commissariato di polizia abbia sollevato criticità tali, diverse dalle normali misure adottate per eventi di carattere politico o sociale, da indurre la sindaca a non concedere all'Anpi lo spazio per svolgere l'iniziativa «pastasciutta antifascista» per motivi di ordine pubblico e, nel caso, se la prefettura e la questura di Vicenza fossero a conoscenza di tali presunte criticità;

   quali iniziative di competenza intenda assumere a garanzia del pieno esercizio di diritti costituzionali, quali il diritto di riunione e di libertà di espressione, evitando che gli stessi possano risultare violati o compressi da iniziative come quella esposta in premessa.
(4-01409)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   secondo i dati Istat nell'anno 2019 sono stati registrati poco più di 500 milioni di buoni pasto (Bp), per un ammontare di 3,2 miliardi di euro di valore di mercato. Di essi beneficiano ogni giorno circa 1,8 milioni di occupati del settore privato e poco meno di un milione nel settore pubblico, per un totale di più di 2,7 milioni di lavoratori;

   nel febbraio 2016 la «Qui!Group SpA», gruppo italiano leader nel settore del welfare aziendale (buoni pasto, voucher, premi aziendali) si aggiudica due dei 7 lotti del bando Consip per la fornitura di buoni pasto alla pubblica amministrazione, del valore di un miliardo di euro;

   nel luglio 2017 un altro bando Consip assegna altri due lotti a Qui!Group, sulla base dell'offerta economicamente più vantaggiosa, per un valore di circa 100 milioni di euro, nonostante la società sia già fortemente esposta verso il sistema bancario e abbia in corso operazioni finanziare per veicolare a società terze il debito;

   nel settembre 2017 la Qui!Group inizia a dilatare i tempi di rimborso dei buoni pasto, ben oltre il limite dei 60 giorni contrattualmente previsti. A fine gennaio 2018 la Consip richiama formalmente il fornitore al pieno rispetto degli obblighi contrattuali ed invita le amministrazioni a segnalare i disservizi;

   il 27 marzo 2018, la Consip dirama un comunicato invitando gli esercenti convenzionati a segnalare il mancato rispetto da parte del fornitore degli adempimenti previsti in convenzione (termini di pagamento verso gli esercenti, percentuale massima di commissione da applicare agli esercenti);

   la Qui!Group addossa la responsabilità ai ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, ma non fa mai ricorso alla possibilità di interrompere la fornitura di buoni pasto nel caso di inadempienza della pubblica amministrazione. Nessuna delle altre aziende aggiudicatrici della gara Consip (tra le maggiori Edenred, Day Ristoservice e Sodexo) lamenta lungaggini nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione;

   il 13 luglio 2018 la Consip decide la risoluzione della convenzione stipulata con Qui!Group, per «reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali»;

   il 6 settembre 2018 il tribunale di Genova deposita il fallimento della Qui!Group. Dei 325 milioni di euro di debiti, 200 sono dovuti a ben 25.000 esercenti convenzionati;

   l'articolo 5 della legge n. 56 del 2019 stanzia 3 milioni di euro per i lavoratori che non hanno potuto usufruire dei buoni pasto Qui!Group annullati, mentre per gli esercizi convenzionati non sono introdotte disposizioni risarcitorie. Nel corso del dibattito parlamentare sull'adozione della predetta legge vengono evidenziate le responsabilità Consip per i ritardi nell'adozione di provvedimenti verso la Qui!Group, con la conseguenza che è rimasto in capo agli esercizi convenzionati l'obbligo previsto dalle clausole contrattuali di continuare ad accettare i buoni;

   nel corso dell'esame della citata legge n. 56, gli emendamenti tendenti a introdurre misure risarcitorie per tali esercizi, anche sotto forma di credito d'imposta, non sono accolti. Si modifica il codice appalti allora vigente, prevedendo l'introduzione di una garanzia fideiussoria, che le società emittenti sono tenute a consegnare agli esercizi convenzionati;

   l'articolo 131 del nuovo codice appalti (decreto legislativo n. 36 del 2023) prevede che i servizi sostitutivi di mensa siano affidati col criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo e introduce sia un limite del 5 per cento del valore nominale del buono pasto quale sconto applicato agli esercenti, sia un obbligo sui termini di pagamento agli esercizi convenzionati. Non è ripresa la disposizione del precedente codice sulla prestazione di una garanzia fideiussoria –:

   se non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza volte a verificare che non siano ravvisabili comportamenti di «omesso controllo» da parte di Consip, alla luce di quanto verificatosi con il fallimento della Qui!Group;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza volte a risarcire gli esercizi convenzionati con la Qui!Group, che in qualità di debitori chirografari, non hanno modo di accedere a risarcimenti significativi, eventualmente prevedendo, per gli esercizi convenzionati danneggiati da tale vicenda dei crediti d'imposta per una parte dei debiti accertati o intervenendo sul regime delle perdite su crediti ai sensi dell'articolo 101 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte a reintrodurre nel nuovo codice appalti la prestazione di una garanzia fideiussoria per gli esercizi convenzionati, precedentemente prevista dal comma 5 dell'articolo 144 del decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50.
(2-00205) «Battilocchio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI BIASE e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   CBRE GWS è una società internazionale leader del settore dei servizi immobiliari. La sua divisione GWS si occupa in particolare di facility management e collabora con alcune tra le principali società a livello internazionale per la gestione delle loro sedi;

   l'azienda ha deciso di rinnovare parte di una delle proprie sedi – campus Anagnina – ed è partita la gara il cui committente diretto è Banca Popolare di Milano, ma si segnala che nel campus risiede con i propri uffici anche la regione Lazio;

   la procedura di gara ha ripercussioni su undici lavoratori operanti all'interno del campus Anagnina, che rischiano di ritrovarsi senza alcuna garanzia occupazionale e lavorativa, per la mancata previsione di qualsiasi clausola sociale e salariale;

   a parere degli interroganti, appare grave che un grande gruppo internazionale possa indire un bando di gara senza preoccuparsi degli effetti che potrebbero determinarsi sulle lavoratrici e i lavoratori coinvolti, nonché sul territorio di riferimento;

   ad aggravare tale scelta è il fatto che l'utente finale che beneficerà di tali servizi sia la regione Lazio, che da più di due anni risiede nel campus di via Anagnina e che a tuttora non ha manifestato alcuna intenzione di intervenire al riguardo;

   la regione Lazio dal 2007 ha previsto e approvato una legge in merito alla tenuta occupazionale e salariale, che nasce proprio con l'intento di tutelare le garanzie occupazionali e le clausole sociali (legge regionale n. 16 del 2007);

   a fronte dei fatti esposti le Rsu e le organizzazioni sindacali hanno subito proclamato lo stato di agitazione del personale e convocato uno sciopero nella giornata del 27 luglio 2023;

   lo stato di agitazione è determinata anche all'assorbimento degli aumenti contrattuali da parte della CBRE. Come noto, nel 2023 il Ccnl dei metalmeccanici ha previsto una clausola di garanzia che riconosce a tutti i lavoratori e le lavoratrici il recupero di una parte dell'inflazione, pari al 6,6 per cento dell'indice Ipca e che restituisca gli stessi un aumento contrattuale mediamente di 120,00 euro sui minimi tabellari previsti dal Ccnl –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano mettere in campo affinché con riguardo a detta vertenza si pervenga alla corretta applicazione del principio della clausola sociale e salariale, aprendo una interlocuzione anche con la regione Lazio e le organizzazioni sindacali per una risoluzione della vertenza che garantisca le necessarie garanzie occupazionali.
(5-01192)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato da «Il manifesto» il 22 luglio 2023 si apprende che il vaccino italiano sviluppato dall'istituto Spallanzani di Roma e dall'azienda Reithera funzionava. La notizia arriva ad emergenza finita e le dosi non servono più;

   la rivista Cell Reports Medicine ha pubblicato uno studio il 20 giugno 2023 firmato dai ricercatori Reithera e dai medici che hanno seguito la sperimentazione in 24 ospedali italiani, la risposta immunitaria generata dal vaccino italiano è «con buona approssimazione ai livelli riportati dai vaccini Johnson & Johnson e AstraZeneca» dei quali l'Unione europea ha acquistato milioni di dosi;

   questo riapre l'attenzione intorno a una vicenda mai chiarita, quella del vaccino italiano, uno dei tanti misteri che ha accompagnato l'ascesa di Francesco Vaia, nuovo Direttore generale della prevenzione al Ministero della salute scelto dal Ministro Orazio Schillaci, dopo un passato burrascoso contraddistinto, sembrerebbe, da tangenti e inchieste giudiziarie nelle Asl di mezza Italia;

   la vicenda del vaccino Reithera-Spallanzani ha inizio nella seconda metà del 2020. Le prime fasi della sperimentazione sono convincenti: il vaccino appare sicuro e all'altezza dei concorrenti. All'inizio del 2021 si pensa che l'Italia possa dotarsi di una piattaforma vaccinale a partecipazione pubblica per svincolarsi dalla dipendenza dalle multinazionali farmaceutiche, anche per eventuali future crisi sanitarie;

   un vaccino italiano al quale avevano creduto: la regione Lazio, che su Reithera e Spallanzani aveva stanziato 8 milioni di euro; il Ministro della salute pro tempore Roberto Speranza e il capo di Invitalia Domenico Arcuri, che stanziano quasi 50 milioni per proseguire i test;

   la «fase 2» della sperimentazione viene autorizzata dall'Aifa a febbraio 2021. Sarà il ricercatore Simone Lanini dello «Spallanzani» a coordinare i 25 centri che recluteranno i volontari per valutare il vaccino italiano. Allo Spallanzani la parte più avanzata della sperimentazione: quella sulle cellule T che garantiscono la difesa immunitaria di lungo periodo;

   Francesco Vaia, nei primi mesi del 2021 DG dello Spallanzani non firma il via libera ai test, nonostante avesse promesso 100 milioni di dosi di vaccino Reithera per settembre. A marzo negli ospedali italiani si reclutano 900 volontari interessati al vaccino, allo Spallanzani si ferma tutto, a Roma nessun volontario viene arruolato. Gli altri centri completano il reclutamento il 9 aprile 2021 ma le analisi sulle cellule T vengono spostate dallo «Spallanzani» al Centro ricerche cliniche di Verona, senza alcuna spiegazione;

   i ricercatori Reithera raccolgono dati sui vaccinati, anche se per ottenere l'autorizzazione al commercio ne servirebbero altri su larga scala, i risultati sono positivi. Per Cell Reports Medicine, la strada era quella giusta. Ma senza l'investimento pubblico e sostegno dello «Spallanzani», è impossibile andare più in là di un esperimento riuscito;

   mentre di fatto si abbandona la strada del vaccino italiano, il dottor Vaia e i suoi collaboratori puntano su un altro vaccino dello stesso tipo, sviluppato a Mosca e denominato «Sputnik V». Ventiquattr'ore prima del 9 aprile 2021, giorno in cui prende il via la sperimentazione Reithera senza lo Spallanzani, la regione Lazio e l'istituto stipulano un accordo di collaborazione con l'istituto Gamaleya di Mosca per sperimentare in Italia il vaccino Sputnik;

   l'accordo viene firmato il 13 aprile 2021 e sull'intesa, oltre la firma del dottor Vaia, figura quello dell'assessore regionale alla salute D'Amato, questi aveva già chiesto all'Europa di autorizzare il vaccino Sputnik, dichiarandosi pronto a produrlo nel Lazio;

   contestualmente Matteo Salvini, dichiarava, secondo «Il manifesto», «meglio mezzo Putin di due Mattarella» e l'attuale Presidente Meloni affermava: «Se lo Sputnik V è vaccino sicuro ed efficace non c'è guerra commerciale che tenga: va valutato e messo in commercio subito»;

   la collaborazione Roma-Mosca va avanti nonostante l'Europa non ottenga dati affidabili dal Gamaleya per approvare lo Sputnik e prosegue anche quando su l'Ucraina viene invasa e le sanzioni interrompono i rapporti con la Russia, infatti una ricerca congiunta Spallanzani-Gamaleya maggio 2022 è firmata (dal dottor Vaia) tre mesi dopo l'inizio dell'invasione;

   a maggio 2021, la Corte dei conti blocca a sorpresa l'investimento di Invitalia su Reithera, fermando il progetto industriale per un vizio di forma;

   nessuno al Governo pensa a salvare la piattaforma vaccinale italiana. Il Governo Draghi preferisce ripartire da zero con un investimento ben più ingente (340 milioni di euro con fondi PNRR) al «biotecnopolo» di Siena;

   nessuno ha mai dato una spiegazione del perché il principale centro di ricerca nazionale sulle malattie infettive nel giro di pochi giorni abbia deciso di affossare il vaccino italiano e puntare sullo Sputnik V –:

   sulla base di quali elementi, documenti e informazioni in possesso del Ministro interrogato si possano spiegare le motivazioni alla base della decisione di sostituire il vaccino nazionale Reithera con il russo Sputnik;

   se e quanto sia costata all'erario la decisione di abbandonare Reithera;

   se la recente nomina, alla Direzione generale di prevenzione del Ministero della salute, di Francesco Vaia sia legata a quella scelta allora decisa proprio dal menzionato dottor Francesco Vaia.
(2-00204) «Zanella».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2023 su ilfattoquotidiano.it è stato pubblicato l'articolo, a firma di Giuseppe Pietrobelli, dal titolo «Pfas, chi ha bloccato lo studio sui tumori? Le domande aperte sull'intervento politico dopo la denuncia del medico Iss al processo»;

   l'articolo approfondisce il dibattimento del processo in corso presso la corte d'assise di Vicenza per disastro ambientale a carico di 15 manager succedutisi nella gestione della Miteni, l'azienda di Trissino (VI) accusata del disastro ambientale causato dalla produzione di Pfas, sostanze perfluoroalchiliche sversate per decenni nel terreno e nelle acque, che sarebbero all'origine dell'inquinamento della falda sotterranea, che interessa tre province del Veneto: oltre a Vicenza, anche Verona e Padova;

   dal processo emerge che il dottor Pietro Comba, ex responsabile del dipartimento di epidemiologia ambientale dell'Iss (Istituto superiore di sanità), nonché consulente dei pubblici ministeri vicentini, sentito in aula come testimone, rispondendo alle domande del pubblico Ministero Hans Roderich Blattner e dell'avvocato di parte civile Matteo Ceruti, ha informato «che i medici e i tecnici erano pronti ad avviare l'indagine per cercare correlazioni tra i Pfas e gravi patologie, a cominciare dai tumori. Ma quando tutto era pronto per la firma di un accordo tra regione Veneto e Iss, era arrivato uno stop dalla politica.»;

   quanto esposto da Comba dimostra anche con alcuni dettagli, come il fatto che i tecnici avessero lavorato per oltre un anno, preparando lo studio epidemiologico nei particolari e promuovendo addirittura un convegno internazionale. Il testimone ha consegnato ai giudici anche la copia di un «Accordo di collaborazione», su carta intestata della regione Veneto, rimasto nel cassetto;

   secondo il responsabile del dipartimento di epidemiologia dell'Iss lo studio «Prevedeva, per l'epidemiologia, una prima parte di analisi geografica, per tutti i comuni, sia quelli dichiaratamente contaminati, sia quelli coinvolti come entità non contaminata, per un'analisi comparativa degli indicatori epidemiologici principali: mortalità, ospedalizzazioni, incidenza dei tumori come rilevata dai registri, per avere una specie di foto aerea di tutto il territorio. Poi c'era uno studio di coorte...». Il documento per il quale si prevedeva anche un cronoprogramma, sarebbe stato finanziato della regione per 289.200 euro in tre anni e cofinanziato dall'Iss per 252.000 euro –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e, per quanto di competenza, quali iniziative ritenga opportuno sostenere affinché sia ultimato lo studio epidemiologico e vengano accertate eventuali responsabilità che hanno comportato l'impedimento della sua conclusione.
(5-01197)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCARPA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 9, legge 4 novembre 2005, n. 230, stabilisce che «le università possono procedere alla copertura di posti di professore ordinario, di professore associato e di ricercatore mediante chiamata diretta di studiosi stabilmente impegnati all'estero o presso istituti universitari o di ricerca esteri, anche se ubicati nel territorio italiano, in attività di ricerca o insegnamento a livello universitario, che ricoprono da almeno un triennio presso istituzioni universitarie o di ricerca estere una posizioni accademica equipollente sulla base di tabelle di corrispondenza definite e aggiornate ogni tre anni dal Ministro dell'università e della ricerca, sentito il Consiglio universitario nazionale....»;

   la ratio della norma è quella di consentire alle Università italiane di erogare la migliore offerta didattica, anche attraverso la chiamata diretta di docenti impegnati all'estero e ritenuti in possesso di un'elevata qualificazione in ambito accademico;

   il Ministero ha dato seguito a tale disposizione di legge approvando, con decreto 1° settembre 2016, n. 662, la «tabella di corrispondenza tra posizioni accademiche italiane ed estere»;

   all'interno di detta tabella, con riferimento al Paese «Francia», risulta evidenziato che la posizione di «Maître de Conférences», può equipararsi, in Italia, tanto a quella di «Professore Associato» (cioè Professore di II Fascia), quanto a quella di «Ricercatore». A questo riguardo, la medesima tabella ha cura di precisare che l'equivalenza ad una piuttosto che all'altra posizione va valutata «in relazione al curriculum vitae ed all'istituzione di appartenenza»;

   risulta, tuttavia, che il Consiglio universitario nazionale, con riguardo alla predetta posizione «Maître de Conférences», esprima ripetutamente pareri che, in aperto contrasto con la normativa suddetta, non prendono minimamente in considerazione il «curriculum vitae e l'istituzione di appartenenza», ma si risolvono, piuttosto, in giudizi che appaiono come apodittici, arbitrari, gravemente lesivi della fama del docente;

   per queste ragioni i suddetti pareri del Consiglio universitario nazionale sono stati ritenuti sistematicamente illegittimi e, dunque, sono stati puntualmente annullati dal TAR Lazio con svariate sentenze (TAR Lazio, Roma, Sez. III ter, 8 luglio 2023, n. 11443; TAR Lazio, Roma, Sez. III, 16 aprile 2018, n. 4160; TAR Lazio, Roma, Sez. III, 23 giugno 2017);

   nel caso più recente, deciso con la predetta sentenza del TAR Lazio, Roma, Sez. III. ter, 8 luglio 2023, n. 11443, il giudice amministrativo ha ravvisato la grave illegittimità del parere espresso dal Consiglio universitario nazionale per difetto di motivazione, difetto di istruttoria e violazione di legge e di decreto ministeriale, essendosi limitato il parere del Consiglio universitario nazionale, a fronte della proposta di chiamata diretta per il ruolo di Professore associato espressa dall'Università degli Studi di Padova, a dichiarare il profilo del docente interessato, che riveste la qualifica di «Maître de Conférences» dal 1° settembre 2016 a tutt'oggi, presso l'Université Paris Nanterre (Francia), non superiore a quello di ricercatore, senza condurre un esame sufficientemente dettagliato sul curriculum vitae e sulla sede di provenienza dell'interessato, tale da giustificare l'equivalenza rilevata;

   nel caso in questione il docente interessato è uno studioso di caratura internazionale, il quale, dopo essersi formato presso autorevoli Istituzioni universitarie italiane ed estere (l'Università di Padova, l'Università di Torino, l'Università del Piemonte Orientale, la Waseda University in Tokyo, la Cornell University in Ithaca, USA), ha sviluppato elevate competenze accademiche, didattiche e scientifiche, puntualmente attestate dal curriculum vitae, ed è pure in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia recentemente rilasciata in Italia dal Ministero dell'università e della ricerca;

   la stessa sentenza del TAR Lazio, Roma, Sez. III ter, 8 luglio 2023, n. 11443, ha dunque imposto al Ministero dell'università e della ricerca di riesaminare la proposta di chiamata diretta, con acquisizione di nuovo parere del Consiglio nazionale universitario riguardante anche il curriculum vitae, ivi compresa l'abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia da questi posseduta, e l'istituzione di provenienza Università Paris Nanterre, onde pervenire a motivato ed esplicito giudizio di equivalenza con un titolo italiano, tenendo conto del periodo coperto nella posizione accademica estera e della possibilità di sentire, ove necessario, gli addetti culturali delle Ambasciate italiane o delle Ambasciate estere in Italia;

   ad oggi, tuttavia, non si conoscono le nuove determinazioni del Ministero e, in particolare, se lo stesso intenda porre rimedio alla grave situazione di illegittimità perpetrata, accertata dalla sentenza del TAR Lazio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda porre in essere perché siano adottate determinazioni rispettose della legge e dei regolamenti sopra citati, tali da escludere ingiusti pregiudizi alle legittime aspettative dell'Università degli Studi di Padova ad acquisire le prestazioni di docenza qualificata.
(5-01198)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARATTIN. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della legge n. 240 del 2010, gli statuti delle università statali in materia di organizzazione e di organi di governo dell'ateneo sono stati modificati nel rispetto dei principi ai autonomia di cui all'articolo 33 della Costituzione e dell'articolo 6 della legge n. 168 del 1989, nonché con l'osservanza dei principi e criteri direttivi di cui all'articolo 2, comma 1, della legge n. 240 del 2010, tra i quali, alla lettera d), è fissata «la durata della carica di rettore per un unico mandato di sei anni, non rinnovabile»;

   sono i singoli statuti che devono normare in modo puntuale le procedure e le modalità per l'elezione dei rettori e non possono ovviamente prevedere deroghe a una norma primaria;

   desta pertanto preoccupazione quanto si apprende da un articolo della Gazzetta del Sud del 14 luglio 2023 («Corsa al Rettorato, potrebbe esserci anche Giovanna Spatari») nel quale si legge che non v'è certezza sulla data delle elezioni (in quel caso, per l'Università di Messina) in quanto «Prima di tutto c'è da sciogliere un nodo, quello relativo a una eventuale proroga legata alla possibilità di chiudere da parte degli attuali rettori i progetti legati al PNRR»;

   gli investimenti del PNRR scadono nel 2026 e quindi una eventuale proroga così giustificata non potrebbe essere di «pochi mesi», ma dovrebbe protrarsi per non meno di ulteriori due o tre anni;

   non si ravviserebbe peraltro per quale ragione una eventuale necessità di proroga per gli atenei non dovrebbe riguardare anche altre istituzioni interessate in modo molto più significativo dal Piano (comuni, città metropolitane, regioni, o perfino istituzioni governative);

   in diversi atenei sono state tenute nel mese di giugno 2023 le elezioni per il rinnovo dei rettori e in altri sono state già indette o in corso di svolgimento, e questi rettori entreranno in carica nel prossimo autunno, rendendo ancor più incongruente la proroga dei soli rettori in scadenza nel 2024 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di richieste da parte di uno o più atenei di prorogare il mandato del proprio rettore oltre la durata di sei anni stabilita dalla norma e dagli statuti e se intenda prendere in considerazione tale eventualità ovvero, qualora fosse – come si spera – una notizia infondata, se il Ministro non ritenga opportuno e doveroso adottare iniziative di competenza per smentire qualsiasi iniziativa indirizzata a prolungare il mandato dei rettori in carica anche non collegata al PNRR.
(4-01412)

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Semenzato n. 1-00132, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 94 del 28 aprile 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dna), più comunemente conosciuti come disturbi del comportamento alimentare (Dca), rappresentano un problema di sanità pubblica di crescente importanza per la loro progressiva diffusione, per l'esordio sempre più precoce tra i giovani e per l'eziologia multifattoriale complessa;

    sono disturbi psichiatrici caratterizzati da un rapporto patologico con il cibo e con il proprio corpo, che risultano invalidanti e compromettono notevolmente il funzionamento personale e sociale di un individuo e impattano il suo sistema familiare e che possono portare alla compromissione della salute fisica e del funzionamento sociale e che possono comportare conseguenze anche mortali;

    in Italia si stima che i DNA coinvolgano circa quattro milioni di persone diagnosticate, di cui oltre il 90 per cento sono donne, oltre 2 milioni gli adolescenti. Negli ultimi decenni c'è stato un progressivo abbassamento dell'età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti le diagnosi in età preadolescenziale e nell'infanzia: il 59 per cento dei casi ha tra i 13 e 25 anni di età, il 6 per cento ha meno di 12 anni. Un esordio così precoce in un soggetto in piena fase di sviluppo psichico e corporeo può comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico dei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale;

    il Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali – V edizione (DSM-5), suddivide i DNA in sei categorie, più due residue, alcune delle quali riconducibili anche a insufficienze mentali o a disturbi psicotici;

    le diagnosi più frequenti sono quelle legate all'anoressia nervosa presente nel 46 per cento dei casi, la bulimia nervosa nel 28 per cento e il disturbo da alimentazione incontrollata (Bed) nel 15 per cento; rispetto a quest'ultimo disturbo l'anoressia nervosa e la bulimia hanno un tasso di mortalità più elevato del 20 per cento;

    tali disturbi durante la pandemia sono vistosamente aumentati: dai dati raccolti emerge un incremento di nuovi casi del 30 per cento e una crescita del 50 per cento di richieste di prima visita per i Dna; in particolare le chiamate al numero SOS sono aumentate più del doppio rispetto all'anno scorso; nove persone al giorno in Italia muoiono a causa della mancanza di cure;

    i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DNA) sono patologie severe con rischio di gravi compromissioni cliniche e psichiatriche e sono altresì patologie di lunga durata che possono avere esiti diversi. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, tali disturbi possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico e altro) e, nei casi gravi, portare alla morte;

    i percorsi terapeutici di tali disturbi danno oggi risultati molto confortanti ma la prognosi dipende da alcuni importanti fattori come la tempestività della diagnosi e del trattamento, la continuità delle cure che non dovrebbero avere una durata inferiore ai due anni e da un approccio multidisciplinare alla malattia;

    molte persone oggi non arrivano alle cure e, in questo caso, il rischio di un aggravamento della patologia o un esito infausto è molto alto. La prima ragione di questa difficoltà è legata al fatto che i Dna sono disturbi egosintonici. La seconda ragione discende dal fatto che non vi è continuità assistenziale sull'intero territorio nazionale e le strutture di cura sono diffuse in modo disomogeneo. Questo determina spesso un ritardo nella prognosi e soprattutto nell'intervento terapeutico. Un'altra ragione è la difficoltà del primo livello di intervento (medici di base e pediatri) a riconoscere e indirizzare i pazienti e le loro famiglie verso le strutture specializzate;

    i Dna sono disturbi insidiosi, in costante aumento e mutamento. Colpiscono ragazze sempre più giovani e quindi cambiano forma e modalità di espressione. Si manifestano sempre più frequentemente anche nei ragazzi e al centro delle proprie ossessioni c'è – per tutti – il corpo, un'eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell'immagine corporea. Molteplici sono le cause e i fattori di rischio: individuali, familiari, socioculturali. I fattori socioculturali sono i più dinamici e necessitano di una riflessione più approfondita, in quanto la diffusione di canoni estetici culturali che vengono presi come modello dalla società e soprattutto dai giovani è molto difficile da contrastare;

    la difficoltà di accettare sé stessi e il proprio fisico, influenzati spesso da modelli sociali che trasmettono immagini di bellezza quasi sempre legate alla magrezza e alla forma fisica, nonché altre ragioni legate alla alta richiesta di prestazioni nella scuola, nel lavoro, nello sport e in altre attività legate a performance figurative, unite all'essere potenziale bersaglio di comportamenti offensivi che denigrano il corpo, possono causare nel soggetto che li subisce stati depressivi e di ansia e sono spesso alla base dei disturbi del comportamento alimentare; dall'attività dei centri di prevenzione specializzati si è notato infatti che dietro all'esordio dei disturbi alimentari c'è spesso un'esperienza di body shaming;

    la ricerca indica che la maggior parte dei pazienti affetti da Dna non è propensa a chiedere aiuto e che uno degli aspetti più ardui del lavoro con tali pazienti consiste nel superare la loro scarsa disponibilità al trattamento. Fattori diversi incidono su questa riluttanza: non preoccupare le persone care, lo stigma sociale, atteggiamenti negativi associati alla richiesta d'aiuto e alla successiva attivazione di un percorso terapeutico, la scarsa conoscenza dei percorsi di cura, la mancanza di modalità efficaci di incoraggiamento; incidono, inoltre, anche metodi diagnostici arretrati che ancora permettono l'accesso alle cure solo ai pazienti che rientrano nei parametri del BMI (body mass index);

    nel 2018 è stato elaborato dal Ministero della salute un documento che delinea un vero e proprio «Percorso Lilla» specifico per i pazienti che soffrono di Dna e si presentano in pronto soccorso. Il documento offre indicazioni operative, per un approccio multidisciplinare, in considerazione dei bisogni e tenuto conto del fatto che l'accesso in pronto soccorso può rappresentare una preziosa occasione per intercettare un soggetto con Dna e per l'avvio di un percorso terapeutico specialistico integrato;

    nel trattamento dei pazienti affetti da Dna è fondamentale adottare un approccio multidisciplinare integrato e un lavoro «in rete» che coinvolga diverse figure professionali. È infatti previsto che le cure vengano erogate all'interno di un percorso che prevede livelli di cura successivi: ambulatoriale non specialistico, ambulatoriale specialistico, day-service/diurno/semiresidenziale, residenziale, ospedaliero;

    l'offerta assistenziale nazionale per il trattamento dei pazienti affetti da Dna presenta alcune criticità. Dall'attuale mappatura nazionale dei servizi emerge una disomogeneità nella distribuzione dei servizi sul territorio italiano, con una carenza in alcune regioni soprattutto dei livelli di cura intensivi e di emergenza. Solo in 9 regioni (Veneto, Lombardia, Lazio, Umbria, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Sicilia e Valle d'Aosta) vi è una rete completa nei suoi 5 livelli di assistenza, con la mancanza totale di servizi nella regione Molise. Appare quindi evidente la necessità di un adeguamento delle reti assistenziali dedicate ai Dna complete in tutti i livelli di assistenza e distribuite in maniera omogenea su tutto il territorio italiano, al fine di non inficiare la continuità assistenziale;

    nonostante le complicanze mediche dei disturbi dell'alimentazione possano interessare tutti gli organi e apparati, i Dna sono inseriti nei livelli essenziali di assistenza (LEA) per il percorso che riguarda l'area psichiatrica/psicologica, comportando l'esclusione di varie prestazioni mediche che sarebbe necessario integrare per una completa prosecuzione del percorso diagnostico;

    per il sistema di cura sarebbe particolarmente importante disporre di dati attendibili di incidenza e prevalenza dei Dna, così come di evidenze sull'efficacia dei trattamenti e sull'appropriatezza dei percorsi di cura. Difatti, le stime di prevalenza e incidenza sono frequentemente limitate a realtà regionali e a tutt'oggi non è possibile ricostruire un quadro complessivo dell'organizzazione, delle prestazioni e degli esiti dei trattamenti, perché le fonti informative di solito forniscono dati parziali, prevalentemente ospedalieri, riferiti a frammenti del percorso assistenziale. Disporre di maggiori dati epidemiologici raccolti su ampi campioni relativi ai Dna nel nostro Paese permetterebbe di adeguare l'offerta assistenziale dedicata, migliorando anche l'impatto socio-economico che tali patologie hanno a breve e a lungo termine;

    è in questa complessità che si inscrive il lavoro del numero verde 800 180 969 «SOS Disturbi Alimentari» operativo dal novembre 2011. Si tratta di un servizio gratuito di counseling telefonico svolto da professionisti, che, nel rispetto dell'anonimato dell'utente, si propone come spazio di ascolto e orientamento per chi soffre di queste problematiche e per le persone a loro vicine. Tale strumento oltre a rendere più agevole l'accesso all'offerta sanitaria e fare da tramite tra la prima domanda di aiuto e i servizi specializzati, incoraggia nella domanda di aiuto, riduce le aspettative negative legate ai percorsi terapeutici fornendo informazioni adeguate sugli stessi e offre all'utente la possibilità di dialogare con un operatore, nell'anonimato, nel momento in cui si sente più bisognoso o disponibile a farlo;

    il numero verde 800 180 969 «SOS Disturbi Alimentari» attivo dalle ore 9:00 alle 21:00 potrebbe essere potenziato con due ulteriori servizi volti a sostenere ulteriormente l'utente in un momento di solitudine e sconforto: nella fascia notturna mediante l'introduzione di un servizio di segreteria telefonica al quale l'utente può lasciare un messaggio e chiedere di essere richiamato, mentre nella fascia diurna tramite l'attivazione di messaggio di attesa nel caso in cui il numero verde sia occupato, in modo che il chiamante non senta il telefono squillare senza ricevere risposta;

    oltre ai soggetti direttamente colpiti dal disturbo del comportamento alimentare, non si può non tener conto del coinvolgimento delle loro famiglie che, ove non sorrette da una adeguata rete territoriale e in assenza di una corretta conoscenza del fenomeno, si trovano in completa solitudine ad affrontare una situazione che proprio per la specificità della patologia, si presenta in tutto e per tutto più grande di loro e di difficile gestione e chiederebbe un supporto adeguato;

    i disturbi alimentari, che colpiscono soprattutto le fasce giovanili, possono coinvolgere profondamente le abilità di apprendimento, determinare una diminuzione della concentrazione e dell'attenzione e una difficoltà nell'ascoltare e nell'elaborare le informazioni. Chi soffre di Dna tende infatti a focalizzarsi sui dettagli, faticando a raccogliere informazioni in modo ampio e articolato, con esigenze didattiche particolari;

    per quanto numerosi studi in materia abbiano dimostrato che comprendere le cause dell'insorgenza dei disturbi alimentari non sia semplice, in quanto spesso sono molti i fattori che concorrono a determinare il disturbo, l'attività di prevenzione e di sensibilizzazione è fondamentale non solo per contrastare i fattori di rischio ma soprattutto per consolidare i fattori protettivi. Si presenta, pertanto, necessario informare e formare chi è a contatto con persone potenzialmente a rischio – operatori sanitari, genitori e, in generale, i soggetti adulti che entrano in contatto con gli adolescenti – affinché sappia riconoscere tempestivamente i segnali di un disturbo e si possa quindi intervenire precocemente sull'insorgenza, contrastare il suo evolversi od osteggiare eventuali ricadute. Ne consegue che la prevenzione, per essere efficace, deve muoversi contemporaneamente su più piani;

    i programmi di prevenzione che hanno ottenuto i migliori risultati sono quelli scolastici attuati in ragazzi di età maggiore di 15 anni, con incontri organizzati in piccoli gruppi, condotti da professionisti focalizzati sull'accettazione del proprio corpo, su una corretta alimentazione e attività fisica, nonché sulla capacità di sviluppare maggiore senso critico nei confronti dei messaggi provenienti dai media e dai social e di non provare vergogna a chiedere aiuto in caso di bisogno e di difficoltà;

    l'educazione alimentare, seppure non direttamente connessa con i Dna, se inserita come argomento trasversale nella programmazione scolastica al fine di promuovere una corretta educazione alimentare e abitudini alimentari volte a definire un sano rapporto con il cibo, può contribuire a sviluppare, nei giovani, la consapevolezza critica verso messaggi mediatici sbagliati che associano bellezza e magrezza, e li accompagnerebbe verso un equilibrato sviluppo e benessere psico-fisico. Mirati progetti nelle scuole e campagne di sensibilizzazione, servirebbero a prevenire anche queste patologie sempre più diffuse oltre a contribuire a ridurre lo spreco alimentare, in un'ottica di circolarità da cui può beneficiare anche la sovranità alimentare nazionale. Inoltre, questo tipo di approfondimento scolastico potrebbe contribuire a promuovere una cultura alimentare positiva, in cui gli studenti imparano a conoscere il valore delle tradizioni culinarie locali e della gastronomia italiana, delle pratiche culturali ad esse legate e del ruolo imprescindibile che hanno assunto e assumono per lo sviluppo delle identità territoriali e dell'identità nazionale;

    lo sport aiuta il benessere psico-fisico e a prevenire le patologie, aumenta l'autostima e migliora il nostro aspetto fisico. Per i più giovani è anche un importante strumento educativo. Purtroppo non sempre svolge una funzione positiva come dovrebbe. Per gli atleti di alcune discipline c'è una forte pressione affinché si raggiunga un determinato peso, una dimensione corporea stereotipata o un determinato rapporto muscoli/grasso;

    non si può, inoltre, non considerare il ruolo che i social media possono ricoprire nella diffusione di messaggi errati rispetto al proprio corpo, alla propria autostima, considerato l'intenso uso delle immagini che viene fatto su queste piattaforme, che si accompagna con la ricerca di accettazione sociale e di corrispondenza ai canoni maggiormente esibiti e considerati socialmente accettati, tenendo conto del tempo che proprio gli adolescenti trascorrono connessi ogni giorno, in una fase della loro vita in cui sono più vulnerabili e in fase di definizione della loro personalità, e che i social ormai costituiscono uno strumento della realizzazione della loro vita sociale,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, nel rispetto delle competenze regionali e nel rispetto dei vincoli di bilancio, per migliorare la precocità della presa in carico dei soggetti che presentano disturbi dell'alimentazione e per implementare l'offerta assistenziale al fine di adeguarla alla reale domanda di cura posta dalle persone che soffrono di Dna e dalle loro famiglie, garantendo una maggiore equità delle cure alle persone affette da tali gravi patologie in tutto il territorio nazionale;

2) considerata l'estrema eterogeneità delle espressioni sintomatiche dei disturbi alimentari che rende complessa l'identificazione, a promuovere, nel rispetto delle competenze regionali e nel rispetto dei vincoli di bilancio, la formazione dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e del personale medico e infermieristico deputato alle emergenze al fine di facilitare una diagnosi precoce di questi disturbi, difficilmente riconoscibili;

3) considerata la difficoltà di individuazione dei disturbi del comportamento alimentare, a prevedere una specifica formazione in merito dei soggetti che svolgono professioni o mansioni che li mettono quotidianamente a stretto contatto con adolescenti quali docenti, formatori, allenatori sportivi, educatori, nonché genitori, prevedendo in tal senso, nei percorsi di formazione universitaria per l'accesso al ruolo di docente, uno specifico approfondimento in materia di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione;

4) a riconoscere i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione quali malattie sociali di natura psichiatrica;

5) a dare attuazione a quanto previsto al comma 687 dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021 individuando una specifica area per i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dna), le cui prestazioni sono ancora inserite nell'area della salute mentale;

6) ad aggiornare e integrare l'elenco delle prestazioni rientranti nei Lea per l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi da alimentazione incontrollata (Bed);

7) a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado programmi di formazione e prevenzione rivolti ad alunni e insegnanti e condotti da professionisti per promuovere l'autostima, un corretto stile alimentare, l'importanza di una sana attività fisica focalizzati sull'accettazione del proprio corpo;

8) a introdurre l'educazione alimentare nelle scuole attraverso l'inserimento trasversale della materia nella didattica ordinaria nei cicli di formazione primaria e secondaria, contribuendo attivamente al miglioramento della qualità della salute degli studenti, insegnando loro a fare corrette e sane scelte alimentari riducendo in tal modo il rischio di malattie come obesità, anoressia, bulimia o diabete, prevedendo a tal fine, uno specifico piano di formazione del personale docente;

9) ad adottare le opportune iniziative volte a informare le famiglie degli studenti circa la possibilità di chiedere, per il proprio figlio affetto da Dna, l'adozione di un piano didattico personalizzato (Pdp);

10) a promuovere lo sviluppo e la diffusione di app gratuite destinate alla divulgazione di informazioni concernenti la nutrizione e l'educazione a una sana e corretta alimentazione, anche legata a particolari condizioni;

11) ad avviare campagne di comunicazione istituzionale in tema di promozione di stili di vita salutari e focalizzate su una corretta alimentazione, attraverso il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale e i canali web e social istituzionali, allo scopo di prevenire le malattie legate all'alimentazione e promuovere il benessere psico-fisico;

12) ad avviare campagne di comunicazione volte alla promozione di stili di vita salutari e una corretta alimentazione in occasione delle maggiori competizioni sportive agonistiche nazionali e internazionali;

13) a promuovere, in maniera diffusa e capillare, campagne di comunicazione istituzionale utilizzando tutti i canali, anche web e social, finalizzate a una maggiore diffusione della conoscenza del numero verde «SOS disturbi alimentari» 800 180 969;

14) a potenziare il servizio reso dal numero verde «SOS disturbi alimentari» 800 180 969 inserendo un servizio di segreteria telefonica attivo dalle ore 21:00 alle 9:00, anche prevedendo l'attivazione del messaggio di attesa nel caso in cui il numero verde sia occupato;

15) a prevedere corsi di formazione affinché il personale specializzato che opera nel servizio «SOS disturbi alimentari» possa offrire aiuto alle persone che vengono istigate a ricorrere a condotte idonee a provocare o rafforzare i disturbi del comportamento alimentare;

16) a promuovere, nel rispetto delle competenze regionali e nel rispetto dei vincoli di bilancio, le iniziative necessarie atte a introdurre modelli per il monitoraggio sistemico e strutturato a livello nazionale con studi di prevalenza, incidenza e mortalità riguardanti i Dna in Italia su ampi campioni, al fine di migliorare la qualità e la quantità dei dati che contribuiscono a inquadrare i Dna dal punto di vista epidemiologico;

17) tenuto conto delle difficoltà e del coinvolgimento delle loro famiglie che si trovano a prendersi cura di un soggetto con disturbi dell'alimentazione, ed adottare iniziative volte a prevedere il potenziamento delle strutture territoriali al fine di definire una adeguata rete territoriale di supporto e di informazione.
(1-00132) (Nuova formulazione) «Semenzato, Vietri, Loizzo, Casasco, Lupi, Marchetto Aliprandi, Panizzut, Benigni, Bicchielli, Ciancitto, Lazzarini, Dalla Chiesa, Brambilla, Ciocchetti, Cappellacci, Cavo, Colosimo, Mulè, Cesa, La Porta, Patriarca, Alessandro Colucci, Lancellotta, Tassinari, Pisano, Maccari, Romano, Morgante, Tirelli, Roscani, Rosso, Schifone».

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Cafiero De Raho n. 4-01383, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 144 del 21 luglio 2023.

   CAFIERO DE RAHO e MORFINO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   si apprende da recenti fonti di stampa online e sindacali delle annose criticità legate alla carenza del personale di polizia presso i commissariati di Anzio, Ostia e Civitavecchia;

   si è appreso inoltre che, da ultimo, il personale di polizia in regime di aggregazione precedentemente destinato ai necessari rinforzi di detti commissariati delle principali mete turistiche del litorale romano, per affrontare le problematiche di sicurezza derivanti dal tradizionale incremento della popolazione durante l'estate, sarebbe stato improvvisamente dirottato ad altre funzioni verso altre sedi di servizio;

   tale variazione che, secondo le fonti, sarebbe stata disposta direttamente dal Ministero dell'interno, è ritenuta incomprensibile per la sua repentinità, mettendo anche in gravissima difficoltà le unità già precedentemente dirette alle destinazioni di Anzio, Ostia e Civitavecchia, territori, questi, che restano così indeboliti nelle esigenze di protezione, sicurezza e controllo;

   per questa successione di disposizioni l'indebolimento della presenza della Polizia di Stato nel litorale laziale determinerebbe la riduzione dei controlli della cosiddetta malamovida, in particolare ad Anzio e Nettuno, dove recentemente si sono svolte operazioni ad alto impatto e ad ampio raggio per contrastare la commissione di reati predatori, l'abuso di alcol ed il consumo di sostanze stupefacenti, in conformità alle indicazioni del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, secondo una pianificazione realizzata dalla questura di Roma, con l'obiettivo di incrementare la percezione di sicurezza aumentare la fiducia dei cittadini, proprio con la maggiore presenza e visibilità sul territorio delle forze dell'ordine;

   il commissariato di Anzio/Nettuno si trova senza personale aggregato e con una sola volante in servizio: una situazione mai verificatasi in estate;

   nonostante sia ben noto che il numero di abitanti del litorale romano arrivi addirittura a triplicare in questo periodo dell'anno, anziché potenziare l'organico, si assiste a una riduzione che peggiora ulteriormente le già gravi e ben note carenze di personale;

   va considerato che molte città del litorale romano, ed in particolare Anzio e Nettuno, sono realtà dove le organizzazioni mafiose sono fortemente radicate, come attestano numerose sentenze, anche definitive, che hanno statuito l'operatività di clan mafiosi sul territorio;

   si rileva, infine, che, il 22 novembre 2022 il Consiglio dei ministri ha sciolto per condizionamento mafioso i Consigli comunali delle città di Anzio e Nettuno e che, nonostante ciò, nei due territori continuano a verificarsi inquietanti atti intimidatori da parte della criminalità organizzata –:

   se il Ministro interrogato, certamente a conoscenza dei fatti esposti in premessa, intenda illustrare le ragioni strategiche che hanno determinato la decisione di dirottare il personale in regime di aggregazione già destinato per rinforzare i presìdi di Polizia estivi del litorale romano, tra cui il commissariato di Anzio/Nettuno;

   se e quali iniziative ritenga opportuno e urgente adottare per risolvere le criticità rappresentate in premessa, nel rispetto dei diritti e delle esigenze degli uomini della Polizia di Stato chiamati in prima persona a mettere in atto le scelte strategiche in materia di sicurezza e per ripristinare il maggiore livello di sicurezza di cui territori infiltrati e condizionati dalle presenze mafiose abbisognano.
(4-01383)

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Penza n. 4-01398, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 146 del 25 luglio 2023.

   PENZA, CARAMIELLO, BARZOTTI e FEDE. – Al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 46 del 28 aprile 2022 è stato riconosciuto il diritto di associazione sindacale anche per i militari;

   la stessa legge prevede una serie di decreti legislativi e ministeriali al fine di disciplinare l'applicazione della stessa;

   in tutto il pubblico impiego, così come per quel che riguarda gli appartenenti alle Forze di polizia ad ordinamento civile (al cui trattamento economico le Forze armate sono equiordinate), le spese per i distacchi e i permessi sindacali non sono rimborsate ai sensi del contratto di lavoro;

   la Direzione generale per il personale militare, in data 19 giugno 2023 ha emanato una circolare avente per oggetto: «Licenza straordinaria fino ad un massimo di 45 giorni annui per "gravi motivi"»;

   in suddetta circolare si contempla che tra i «gravi motivi» già previsti dai vari contratti di lavoro, è possibile ricomprendere il permesso sindacale per coloro che siano designati in rappresentanza delle associazioni sindacali iscritte all'albo ministeriale. Tale circolare inoltre puntualizza che: «l'istituto, con riguardo ad un massimo di 7 rappresentanti, appositamente designati dal Segretario generale (...) può essere fruito in aggiunta alle 10 ore di permesso per la partecipazione alle assemblee (...)»;

   tale tipo di licenza è materia di concertazione e gli stessi decreti applicativi, nonché circolari, sono frutto di un confronto;

   qualora un dirigente sindacale avesse già fruito di tutta la licenza straordinaria per motivi sindacali e si dovesse trovare nelle condizioni gravi previste dal contratto di lavoro, a parere dell'interrogante non risulterebbe tutelato;

   l'articolo 16 della legge n. 46 del 2022 al comma 4, determina il limite dei «distacchi e dei permessi»; e al comma 6 dello stesso articolo è specificato che: «dall'attuazione della delega di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»;

   a causa delle lungaggini burocratiche dovute al sistema stipendiale Nopa, al fine di procedere alle trattenute (vedasi il decreto del Ministro della difesa del 26 luglio 2022 e la lettera del Centro unico stipendiale interforze del 22 novembre 2022), si sono accumulati forti ritardi nello sviluppo dell'attività sindacale delle tre Forze armate e della Guardia di finanza, rispetto alle associazioni sindacali dell'Arma dei carabinieri che non hanno questo sistema stipendiale;

   l'interrogante ritiene che vi sia tutto l'interesse politico affinché ai militari venga riconosciuto in modo pieno ed operativo la possibilità di svolgere l'attività sindacale –:

  se, nel procedimento di adozione della circolare citata in premessa, sia stato consultato il consiglio centrale di rappresentanza (Co.ce.r) interforze e, qualora questo non fosse il caso, se non si ritenga opportuno sospendere l'efficacia della disciplina sulla licenza straordinaria nelle more di un'opportuna concertazione con i rappresentati dei lavoratori;

  se per favorire l'iscrizione ai sindacati, si voglia considerare, anche in via transitoria, ai fini del conteggio delle deleghe di cui all'articolo 13, comma 3, della legge n. 46 del 2022, di riferire il valore dello 0,5 per cento al solo parametro stipendiale e, più in generale, di conteggiare la percentuale di rappresentatività in base al numero dei tesserati anziché in base alla forza economica.
(4-01398)

ERRATA CORRIGE

  Mozione De Maria e altri n. 1-00144 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 109 del 26 maggio 2023. Alla pagina XVII, seconda colonna, alla riga ventitreesima, deve leggersi: «(P2) e Giuseppe Belmonte e il faccendiere», e non come stampato.