XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
Julian Assange, cittadino australiano, è al centro di un caso diplomatico e giuridico che dura ormai da troppi anni;
giornalista, attivista, cofondatore nel 2006 di WikiLeaks, organizzazione divulgativa internazionale e senza scopo di lucro, creata per consentire ai mass media e all'opinione pubblica l'accesso a documenti e informazioni importanti e sensibili pubblicati da whistleblower;
il sito, curato da giornalisti, attivisti e scienziati, attraverso la pubblicazione di documenti inerenti, fra l'altro, a guerre, affari commerciali ed episodi di corruzione ed evasione fiscale, ha suscitato un crescente interesse dell'opinione pubblica;
per tale attività d'informazione, Julian Assange ha ricevuto diversi riconoscimenti e onorificenze (tra cui il premio Sam Adams, conferito da un'associazione di ex funzionari della Cia, la Gold medal for Peace with Justice da Sydney Peace Foundation e il Martha Gellhorn Prize for Journalism);
nel 2010 Assange, tramite WikiLeaks, ha rilevato documenti classificati statunitensi riguardanti crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e in Afghanistan;
nello stesso anno è stato accusato, in Svezia, del reato di abusi sessuali, il cui procedimento è stato successivamente e definitivamente archiviato per assenza di prove;
nel 2012 Assange, per sfuggire all'arresto da parte della polizia britannica e alla successiva estradizione in Svezia, ha richiesto e ottenuto lo status di rifugiato politico presso l'ambasciata dell'Ecuador;
dal 2019 Assange è rinchiuso in un istituto penitenziario di massima sicurezza della Gran Bretagna con misure restrittive particolarmente severe. Sembrerebbe che Assange, attraverso WikiLeaks, diffondendo tali documenti, avrebbe messo a repentaglio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, rendendosi responsabile dei reati di cospirazione e spionaggio;
tale condizione detentiva e l'eventuale estradizione negli USA, dove rischia l'applicazione di una pena detentiva altissima, hanno suscitato forti proteste da parte dell'opinione pubblica, nonché di diverse organizzazioni a tutela dei diritti umani;
persino il relatore speciale ONU sulla tortura, Nils Melzer, ha richiesto l'immediata liberazione di Assange e il diniego della sua estradizione, accertando personalmente le critiche condizioni di salute in cui questi versa. La dichiarazione di liberazione immediata di Assange è stata fatta propria anche dal Consiglio d'Europa;
nel gennaio 2021 una giudice inglese aveva negato l'estradizione, sostenendo che, a causa delle sue precarie condizioni mentali, il giornalista sarebbe stato a rischio di suicidio se condannato e detenuto in una prigione di massima sicurezza. La pronuncia è stata però ribaltata dopo l'appello delle autorità statunitensi che hanno fornito assicurazioni, inclusa la promessa di trasferire Assange in Australia per fargli scontare qualsiasi pena a cui dovesse essere condannato;
nel giugno 2022 l'allora Ministra dell'interno britannica, Priti Patel, aveva dato il nullaosta alla consegna e lo scorso giugno 2023 l'Alta corte di Londra ha rigettato un nuovo ricorso del giornalista, avvicinando ancora di più il momento dell'estradizione;
da ultimo, lo scorso 30 giugno 2023, Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata la moglie di Julian Assange, Stella Moris, e i due figli della coppia, Gabriel e Max;
il diritto all'informazione in casi di tale gravità è di vitale importanza per la dialettica democratica;
preoccupa una possibile crescente e sempre più diffusa ostilità nei confronti dell'informazione e di chi fa informazione;
la persecuzione di Assange appare un chiaro intento di repressione della libertà di informazione e del principio di trasparenza e rappresenta un grave danno per i cittadini e per chiunque intenda divulgare documenti e notizie, perseguendo il diritto ad una informazione libera e indipendente;
non c'è democrazia senza libertà di stampa. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa;
autorizzare l'estradizione di Assange, esponendolo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate che non hanno pregiudicato la sicurezza nazionale, rappresenterebbe un pericoloso precedente;
è opportuno esercitare la massima pressione sul Regno Unito affinché garantisca la protezione di Julian Assange,
impegna il Governo
1) ad intraprendere, anche in aderenza alle convenzioni internazionali e specificatamente alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ogni utile iniziativa di competenza finalizzata a garantire la protezione e l'incolumità di Julian Assange da parte delle autorità britanniche e a scongiurarne l'estradizione.
(1-00172) «Ascari, Marianna Ricciardi, Lovecchio, Raffa, Donno, Di Lauro, Carotenuto, Pavanelli».
Risoluzioni in Commissione:
La III Commissione,
premesso che:
l'accordo che consente agli ucraini di esportare grano verso il Mar Nero, firmato tra Russia e Ucraina, con la mediazione della Turchia, è scaduto il 17 luglio 2023, e non è stato rinnovato;
difatti, la Russia ha deciso di interrompere, in maniera del tutto unilaterale, il patto, per la mancata attuazione delle condizioni richieste da Mosca: «Gli accordi del Mar Nero hanno cessato di essere validi oggi – ha detto Peskov il portavoce di Putin –. Purtroppo la parte riguardante la Russia di questi accordi del Mar Nero non è stata ancora attuata, quindi la sua validità è terminata. Non appena la parte russa degli accordi sarà soddisfatta, la parte russa tornerà immediatamente all'attuazione di questo accordo. Di fatto, questa è la situazione»;
la portavoce del Ministero degli esteri, Maria Zakharova, ha dichiarato che la decisione del Cremlino è già stata notificata alla Turchia, come parte mediatrice, e alle Nazioni Unite, garanti del rispetto dell'accordo, spiegando che è «definitiva» e ha accusato lo stesso Segretario generale dell'Onu, che sarebbe colpevole di non aver vigilato sulla violazione delle clausole dell'accordo;
la reazione della comunità internazionale è stata immediata: gli Stati Uniti, tramite l'ambasciatore alle Nazioni Unite, hanno definito lo stop russo all'export di grano «un atto di crudeltà». Il Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha messo in guardia sul fatto che la mossa della Russia «la pagheranno milioni di esseri umani». La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di una «mossa cinica da parte della Russia», sottolineando che Bruxelles sta lavorando «per garantire la sicurezza alimentare per le persone vulnerabili in tutto il mondo. I corridoi di solidarietà Ue continueranno a portare i prodotti agroalimentari dall'Ucraina ai mercati globali»;
anche i consumatori italiani rischiano di pagare a caro prezzo il rialzo delle quotazioni della materia prima sui mercati internazionali: secondo Assoutenti, un nucleo di 4 persone che spende in media in Italia 1.320 euro annui per pane e cereali (pasta, riso, gallette, crackers, e derivati vari), con un aumento dei prezzi al dettaglio del 10 per cento per i prodotti derivati dal grano, avrebbe una maggiore spesa da +132 euro annui a famiglia solo per costi diretti. Il prezzo della pasta, oggi attorno ai 2,09 euro al chilogrammo salirebbe ad una media nazionale di 2,29 euro. Il prezzo del pane, invece, che oggi è attorno ai 3,9 euro al chilogrammo, arriverebbe a una media di 4,3 euro al chilogrammo;
secondo i dati raccolti da Coldiretti, invece, tra i Paesi in via di sviluppo, più colpiti dall'interruzione dell'accordo Onu sul grano, ci sono il Bangladesh, con oltre un miliardo di chili di grano importato dall'Ucraina nel corso dell'anno di durata dell'intesa, l'Egitto, con 417 milioni di chili di grano – e le cui scorte saranno sufficienti solo per altri 5 mesi –, 998 milioni di chili di mais, 4,6 milioni di chili di olio e farina di girasole e 131 milioni di chili di semi di soia, e il Kenya con 385 milioni di chili di grano, 53 milioni di chili di mais;
tra i Paesi coinvolti anche l'Etiopia, con quasi 263 milioni di chili grano, lo Yemen, con 259 milioni di chili di grano, e la Tunisia, con oltre 222 milioni di chili di grano, 356 milioni di chili di mais, 108 milioni di chili di altri prodotti, secondo l'analisi della Coldiretti che evidenzia come ai Paesi poveri è stato destinato ben il 58 per cento dei prodotti agricoli transitati nei tre porti di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa;
lo stop all'accordo Onu sul grano copre quasi 19 miliardi di chili di frumento per il pane, mais, olio di girasole e altri prodotti, che nell'anno di durata dell'intesa sono stati destinati ai Paesi poveri dell'Africa e dell'Asia, con il rischio che fame, carestie e crisi economica spingano con maggiore forza i flussi migratori verso l'Italia e il resto dell'Unione europea con pesanti ripercussioni politiche e sociali;
con lo stop unilaterale dell'accordo sul grano, la Russia sta cercando di strangolare l'economia ucraina. L'Ucraina esporta più del 50 per cento della propria produzione di grano via nave. Si tratta della principale voce di esportazioni del Paese, che ha visto il proprio Pil ridursi del 30 per cento a causa dell'aggressione russa. Dalle esportazioni ucraine dipende la sicurezza alimentare di più di 400 milioni di persone nei Paesi più poveri dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia;
non si può permettere che la Russia ricatti l'Ucraina e affami le nazioni più fragili;
questa settimana si è tenuta a Roma la prima Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni, organizzata alla Farnesina su iniziativa della Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, con il proposito di «contrastare il traffico di esseri umani e di promuovere lo sviluppo di un nuovo modello di cooperazione tra Stati». Difatti, i partecipanti hanno ragionato sulle emergenze in corso riguardo all'immigrazione e della possibilità di «lanciare una strategia di sviluppo condivisa», come precisato dallo stesso Governo;
ha destato molto stupore il fatto che i Governi di Francia e Germania non siano stati invitati a prendere parte alla riunione internazionale, nonostante siano in testa ai Paesi europei di prima destinazione delle persone richiedenti asilo e rifugiate in arrivo dall'Africa. La Francia, in particolare, è uno dei Paesi di prima destinazione dei migranti che sbarcano in Italia, e già registra negli ultimi mesi nuovi record delle domande di asilo;
nelle stesse giornate l'Italia ha ospitato presso la FAO il secondo vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari sostenibili, dove la premier ha tenuto a ribadire la sua ricetta per l'Africa, basata su questo – ancora vacuo – «Piano Mattei», che difatti non è ancora approdato a nessuna policy concreta verso quei Paesi,
impegna il Governo
ad attivarsi immediatamente affinché l'Italia si faccia realmente promotrice di un'iniziativa internazionale che, sotto l'egida delle Nazioni Unite e coinvolgendo i Paesi G7 e i Paesi del Sud globale, metta a disposizione navi per scortare via mare i carichi di grano ucraini attraverso le acque territoriali della Bulgaria e Romania verso la Turchia.
(7-00132) «Quartapelle Procopio».
La Commissione VII,
premesso che:
l'Italia è uno dei Paesi al mondo con la giurisdizione più avanzata in materia di sostegno e promozione del diritto d'autore e dei diritti connessi;
tra il 2017 – introduzione della liberalizzazione del mercato della gestione dei diritti connessi al diritto d'autore con il decreto legislativo n. 35 del 2017 – e il 2021 – recepimento nell'ordinamento nazionale della cosiddetta direttiva Copyright attraverso il decreto legislativo n. 117 del 2021 – la legislazione nazionale ha subito numerosi e profondi cambiamenti nella gestione del diritto d'autore nel mercato in completa evoluzione;
suddetta evoluzione è stata indubbiamente provocata dallo sviluppo dello sfruttamento delle opere audiovisive su piattaforme digitali che hanno accresciuto le opportunità per gli artisti, interpreti ed esecutori (Aie) per aumentare le possibilità di lavorare in nuove produzioni e, soprattutto, vedere riconosciuto un compenso per lo sfruttamento delle loro opere e per le visualizzazioni sulle piattaforme di condivisione;
tali sviluppi del nuovo mercato audiovisivo sono sanciti dalle maggiori tutele per gli artisti, interpreti ed esecutori che sono previste dal decreto legislativo n. 177 del 2021, che ha ampliato tali garanzie modificando la legge n. 633 del 1941, legge sul diritto d'autore;
al contrario degli auspici, gran parte delle innovazioni riconosciute dal decreto legislativo n. 177 del 2021 sono rimaste disattese, in particolare le previsioni degli articoli in materia di audiovisivo: articolo 107 sul diritto di vedersi riconosciuta una parte dei ricavi derivanti dalle vendite o licenze dei diritti delle opere audiovisive; articolo 110-quinquies sul diritto di veder adeguati i contratti stipulati nel tempo, con l'introduzione di apposite clausole che prevedano la compartecipazione ai ricavi generati dal successo dell'opera; articolo 110-quater, sul diritto di ricevere informazioni utili per la determinazione dei ricavi generati dallo sfruttamento delle opere; articoli 18-bis, 46-bis, 80 e 84 sul diritto di percepire una remunerazione adeguata e proporzionata ai ricavi degli utilizzatori delle opere audiovisive; e, infine, articolo 46, sul diritto degli artisti e degli autori ad avere una parte del ricavato ottenuto al botteghino cinematografico;
alla luce di quanto sopra, sarebbe opportuno anche un intervento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) per dare piena attuazione a quanto previsto dalla recente normativa;
nel complesso, la stessa parcellizzazione delle società di gestione collettiva dei diritti connessi al diritto d'autore, a detta tanto degli operatori che degli stessi artisti, non ha portato i risultati auspicati, falsando un mercato che, per sua stessa natura, non avrebbe potuto reggere a una liberalizzazione non regolamentata;
impegna il Governo:
a intraprendere tutte le iniziative necessarie per implementare le previsioni normative del decreto legislativo n. 177 del 2021, in particolare con riferimento ai succitati articoli che prevedono maggiori garanzie per gli interpreti, artisti ed esecutori con il settore audiovisivo;
a convocare un tavolo di confronto con tutti gli operatori del settore della gestione dei diritti connessi al diritto d'autore presso il Ministero della cultura e con tutte le amministrazioni competenti per valutare le ricadute del decreto legislativo n. 35 del 2017 sul mercato nazionale.
(7-00133) «Amato, Caso, Caramiello».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
SCERRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
in questi giorni i territori dell'intera Sicilia sono stati interessati da devastanti incendi che hanno causato ingenti danni a molte aziende agricole, rischiando di mettere sul lastrico famiglie e imprese;
in particolare a Siracusa un vasto rogo ha distrutto la balza delle Mura Dionigiane di importanza storica e architettonica, tanto da rientrare tra le opere importanti menzionate dall'Unesco a Siracusa, divorando la vegetazione di uno dei polmoni verdi più importanti della città e causando enormi danni alle vigne e alle strutture di una vicina azienda agricola;
in altre zone della città le fiamme hanno danneggiato anche alcune abitazioni, e una struttura alberghiera, evacuata per precauzione, una concessionaria di auto usate e causato interruzioni nell'erogazione di energia elettrica;
una serie di incendi di proporzioni catastrofiche ha colpito anche Melilli, dove fortunatamente le fiamme non hanno raggiunto la zona industriale, Villasmundo, Marzamemi, San Lorenzo e Portopalo, causando qui l'interruzione della corrente elettrica nella parte Nord del paese e rendendo necessaria l'evacuazione di un centro anziani, Carlentini, dove sono andate distrutte case, campagne e vaste aree di vegetazione ed evacuate intere famiglie, il sindaco è rimasto intossicato e molte persone hanno rischiato la vita, una zona boschiva della riserva naturale di Pantalica, nella zona tra Sortino e Feria;
la Sicilia risulta essere la regione più danneggiata in Italia dai roghi: dal report «Italia in fumo» di Legambiente del 2021 emerge che le fiamme hanno distrutto nell'isola oltre 81 mila di ettari di bosco, più della metà di quelli andati in fumo in tutta Italia;
il lavoro encomiabile dei vigili del fuoco, gli interventi della protezione civile, delle forze dell'ordine, dei volontari e di tutte le persone che come hanno potuto si sono messe a disposizione di chi ha avuto più necessità, tuttavia, purtroppo, non sono bastati a domare le fiamme, che, alimentate dal forte vento, hanno distrutto vastissime zone della regione. Riguardo proprio alla presenza dei vigili del fuoco è necessario sottolineare che, nonostante la loro abnegazione nel gestire l'emergenza, il contingente in forza nella Regione Siciliana risulta esiguo rispetto alla situazione incendi che quasi ogni estate si trovano ad affrontare;
sotto il Governo Conte erano state programmate 12 mila assunzioni tra le forze dell'ordine, compreso nel Corpo dei vigili del fuoco –:
se il Governo non ritenga opportuno convocare un tavolo tecnico con regione, enti locali, e associazioni di categoria, coinvolgendo anche la protezione civile, qualora non avesse già provveduto in tal senso, al fine di quantificare i danni causati alle aziende e alle famiglie, pesantemente colpite dagli incendi che in questi giorni hanno distrutto innumerevoli territori della Regione Siciliana e, più in generale, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di fornire alle stesse aiuti adeguati alla situazione in cui sono venuti, loro malgrado, a trovarsi;
se il Ministro dell'interno, alla luce della drammatica situazione incendi che colpisce la Sicilia, non valuti di adottare iniziative volte a incrementare il numero di vigili del fuoco su questo territorio in modo da non sovraccaricare l'impegno del contingente in forza e di garantire un servizio di soccorso più efficiente.
(3-00572)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
IAIA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi, a causa del generale andamento climatico caratterizzato da condizioni di eccezionale caldo che ha interessato gran parte della Nazione, le temperature delle acque marine hanno subito aumenti inconsueti;
i picchi di temperatura che colpiscono sempre più spesso diverse regioni della penisola sono fenomeni dannosi per i mitili, che tendono a non riprodursi o nelle condizioni peggiori a morire perché privati delle condizioni idonee per sopravvivere;
in particolare si segnala il fatto che in Puglia si è determinato negli ultimi giorni un aumento anomalo delle temperature delle acque nel secondo seno del Mar Piccolo di Taranto;
la circostanza ha causato una eccezionale moria delle produzioni mitilicole in acqua che, ad una prima stima fatta dalle associazioni di categoria, risulta essere superiore al 50 per cento;
il danno economico è molto rilevante e potrebbe ulteriormente aggravarsi nei prossimi giorni. Se ciò accadesse, si metterebbe definitivamente in crisi irreversibile un settore che, da oltre dieci anni, è vittima di fatti che ne mettono in discussione l'esistenza;
il fenomeno della moria delle produzioni si è ripetuto più volte negli ultimi anni a causa del verificarsi di condizioni climatiche avverse. Condizioni che diventano devastanti per i produttori a causa della eccezionale concentrazione di mitili, imposta dalle ordinanze sanitarie vigenti, nel secondo seno del Mar Piccolo;
negli ultimi anni l'intero comparto produttivo, a causa delle bonifiche mai avviate e della interdizione, a causa dell'inquinamento, dell'allevamento nel primo seno del Mar Piccolo, ha dovuto adeguare la propria attività alle prescrizioni imposte pur di salvaguardare la fornitura di un prodotto di eccellenza e la tutela di posti di lavoro, di attività imprenditoriali e famiglie;
la situazione economica delle imprese mitilicole si prospetta davvero molto difficile tanto che sta avendo una forte risonanza mediatica; tenuto conto dello stato di crisi attuale, diverse associazioni sindacali hanno chiesto un incontro urgente al presidente della regione Puglia e all'assessore regionale con delega alla caccia ed alla pesca;
gli istanti richiedono alle istituzioni regionali degli interventi urgenti e concreti al fine di garantire il sostegno dell'attività produttiva ed evitare per questa via conseguenze irrimediabili sulla tenuta del settore e dei livelli occupazionali che, nonostante tutto, il settore ancora riesce a garantire –:
se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a riconoscere lo stato di calamità naturale per la zona interessata dal fenomeno descritto in premessa, anche al fine di adottare provvedimenti necessari a supportare le imprese mitilicole di Taranto per mitigare e contenere le perdite economiche subite dai produttori, prevedendo anche iniziative specifiche per i lavoratori, come la cassa integrazione emergenziale, e se intenda adottare iniziative volte a individuare soluzioni strutturali, necessarie e adeguate al fine di salvaguardare la coltivazione di un prodotto di eccellenza dal forte carattere identitario, considerata la reiterata manifestazione delle condizioni meteorologiche avverse, in attesa che si possa procedere alla bonifica del primo seno del Mar Piccolo al fine di renderlo nuovamente compatibile con la coltivazione delle cozze nere tarantine.
(5-01214)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta scritta:
CERRETO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
lo scoppio del conflitto bellico in Ucraina nel febbraio 2022 ha generato una serie di emergenze a livello energetico;
in questo contesto, durante l'iter di conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, veniva inserito l'articolo aggiuntivo 12-bis, che permette un allargamento dell'impiego, incentivato da risorse pubbliche, di sottoprodotti alimentari nei biodigestori per produrre biogas e biometano;
tale modifica sarebbe stata approvata senza effettuare un'analisi di impatto sulla filiera agroalimentare, dove da sempre i sottoprodotti alimentari sono impiegati per produrre mangimi destinati alle maggiori filiere agroalimentari: carne, latte, pesce, formaggi, uova, insaccati. Non solo, l'impiego di sottoprodotti alimentari nella produzione di mangimi è necessario per il rispetto della gerarchia food-feed-fuel per contrastare lo spreco alimentare;
l'Italia è da sempre costretta a importare notevoli quantità di materie prime per le produzioni alimentari e mangimistiche, fenomeno in continuo aumento negli ultimi anni. Pertanto distogliere dall'uso mangimistico (e alimentare) i sottoprodotti alimentari determinerebbe un ulteriore forte aggravio dell'autoapprovvigionamento nazionale, aggravando la già elevata dipendenza dell'Italia dall'estero e mettendo in pericolo non solo la già precaria sovranità alimentare ma tutto il settore della zootecnia, con particolare riguardo a quella destinata alle eccellenze del made in Italy alimentare e, in particolare, a quelle a marchio tutelato come le Dop nazionali;
allo stato attuale, l'impiego di sottoprodotti per la filiera mangimistica e le filiere collegate è svolto in un'ottica di circolarità strategica per diminuire la dipendenza dell'Italia da importazioni da Paesi terzi;
a parere dell'interrogante, incentivare con risorse pubbliche l'impiego di sottoprodotti nella filiera energetica determinerebbe una discriminazione a danno degli utilizzatori del settore alimentare e mangimistico che ne sarebbero invece privi e sarebbe, inoltre, in totale contrasto con la raccomandazione comunitaria di rispettare la gerarchia food-feed-fuel, con il concreto rischio che oltre il 30 per cento delle materie prime verrebbe sottratto alla produzione mangimistica e quindi alimentare;
oltre a ciò, si favorirebbe l'uso di risorse pubbliche per danneggiare la sicurezza alimentare nazionale, aumentando la dipendenza dall'estero, i costi per la filiera e i prezzi al consumatore finale, in contrasto con le linee programmatiche dei Ministeri interpellati e del Governo attualmente in carica in cui veniva evidenziato l'intento di rafforzare la sovranità alimentare;
le agroenergie sono particolarmente preziose per la nostra Nazione, ma devono essere prodotte in continuità con la filiera agroalimentare, e non in opposizione, per non mettere a rischio la tenuta del comparto e la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari e quindi la stessa tutela dei consumatori –:
accertata la veridicità dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito, per evitare pericolose conseguenze (come, per esempio, l'incremento di importazioni) a carico non solo del sistema mangimistico e zootecnico ma anche dei cittadini, che da un lato porterebbero a sovvenzionare un'energia rinnovabile fatta a scapito della catena alimentare e dall'altro comporterebbero un aumento dei costi alimentari, ristabilendola invece la gerarchia food-feed-fuel nei termini per cui l'impiego di sottoprodotti alimentari nella filiera energetica sia destinatario di incentivi pubblici solamente qualora i sottoprodotti alimentari stessi non siano idonei, dopo normale processo per l'utilizzo nella filiera agroalimentare;
se il Governo intenda adottare iniziative volte ad affermare il rispetto della gerarchia food-feed-fuel nella revisione del Piano integrato nazionale energia e clima (Pniec), per assicurare il più elevato livello di sovranità alimentare e quindi di sicurezza alimentare dell'Italia, evitando distorsioni tra la prioritaria attività di produzione alimentare e l'attività di produzione energetica, nonché evitando rischi di speculazioni e concorrenza sleale fra filiera alimentare e filiera energetica.
(4-01429)
CULTURA
Interrogazione a risposta in Commissione:
AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro della cultura, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
nel 1980, l'Antikenmuseum di Monaco di Baviera mostrava per la prima volta la copia romana della famosa statua del Doriforo scolpita nel 440 a.C. da Policleto; la statua, in marmo pentelico (lo stesso con il quale venne realizzato il Partenone di Atene), era stimata quale migliore copia dell'originale esistente al mondo; il Doriforo non era ancora acquistato dal museo in questione che, all'uopo, aveva aperto una sottoscrizione per comprarla al prezzo di sei milioni di marchi (3 miliardi del tempo). Il ritrovamento era avvenuto a marzo del 1976, a Castellammare di Stabia, da operai che stavano scavando le fondamenta di un edificio in uno dei due grossi cantieri presenti nella zona: il primo a Varano, in corrispondenza della Villa Romana denominata San Marco, dove insiste anche la villa del Buon Pastore, ancora interrata; il secondo a Parco Imperiale, un quartiere di Gragnano, città che confina con la Città delle Acque. In entrambi i cantieri furono rinvenuti e saccheggiati numerosissimi reperti archeologici. La statua non fu acquistata a causa di numerosi articoli di stampa, tra i quali uno del Messaggero, che ne collocava il ritrovamento appunto a Stabia, dove, invece di essere consegnata alla Soprintendenza archeologica, venne venduta, illecitamente, a un antiquario romano, e da questi spedita in Svizzera, nazione da sempre al centro del traffico internazionale di opere d'arte trafugate. Dopo la restituzione al mercante da parte dell'Antikenmuseum, la statua scomparve nel nulla, per poi riapparire nel 1986 in Usa, a Minneapolis, nel Minnesota Museum of Art, dove si trova tuttora, con una didascalia che ne indicava il rinvenimento negli anni Trenta, nei fondali marini oltre l'Italia, in acque internazionali. Nella XVIII legislatura, con atto di sindacato ispettivo n. 3-01961 del Senato della Repubblica, primo firmatario Senatore Corrado, nonché da analogo intervento alla Camera dei deputati, nell'ottobre del 2020 dell'Onorevole Di Lauro, si chiedeva di conoscere le ragioni per le quali la vicenda del Doriforo di Stabia (questa l'esatta denominazione della statua) era rimasta ai margini dell'attività della diplomazia culturale svolta dal Ministero, nonché i tempi e i modi con cui lo Stato italiano intendeva rivendicarne la legittima acquisizione. A seguito dell'atto di sindacato ispettivo n. 4-00042, presentato dall'interrogante nella presente legislatura, in data 7 novembre 2022, il Ministro avviò una serie di azioni per il recupero della statua, tra cui una missione presso il museo di Minneapolis a cui presero parte il procuratore capo della procura della Repubblica di Torre Annunziata e il direttore del Parco archeologico di Pompei;
malgrado ci sia una inchiesta in corso sulla legittimità della proprietà della statua, le richieste dei due incaricati italiani non hanno sortito alcuna risultanza positiva;
i musei italiani si sono spesso resi disponibili al prestito di opere del patrimonio nazionale a musei statunitensi –:
se non si reputi necessaria l'adozione di ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta a evitare qualsiasi ulteriore prestito di opere del patrimonio nazionale a musei americani, fino a quando la preziosa statua non faccia ritorno in patria.
(5-01215)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
DE PALMA, DEBORAH BERGAMINI e RUBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nell'ambito delle concessioni demaniali turistico-ricreative sono presenti anche attività di spettacolo viaggiante e luna park, installate in genere per pochi giorni e durante la stagione estiva. Tali attività, delle quali il legislatore ha riconosciuto la «funzione sociale» all'articolo 1 della legge n. 337 del 1968, contribuiscono all'offerta di servizi di intrattenimento di famiglie di cittadini e turisti;
le tariffe minime per le occupazioni demaniali sono state elevate dal 2020 del 700 per cento, raggiungendo i 2.500 euro e nel 2023 hanno raggiunto i 3.377,50 euro, praticamente decuplicate rispetto al 2019;
tale costo, sommandosi a quelli di energia e carburante, rischia di impedire la prosecuzione dell'attività a numerose imprese del settore, con un conseguente impoverimento dell'offerta turistica dei territori;
a titolo di esempio un semplice cavallino a moneta per bambini collocato su un lungomare è costretto a pagare oltre euro 3.377,50 anche per soli 7 giorni di occupazione. Si tratta di un importo pari al valore commerciale dell'attrazione e assolutamente non parametrato né alla superficie occupata, circa 1 metro quadro, e tanto meno alla sua redditività, inferiore di almeno 200 volte. Molti esercenti si spostano anche tre volte nell'estate in località marine, dovendo ogni volta versare l'importo minimo e pagando quindi fino a euro 15.000 per lavorare 40 giorni, quando le condizioni meteorologiche lo consentono –:
quali iniziative intenda assumere il Governo in merito all'aumento dei canoni demaniali per le imprese dello spettacolo viaggiante e se non sia applicabile anche a questo settore il comma 4 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 400 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, in materia di concessioni demaniali marittime, il quale dispone che «i canoni annui relativi alle concessioni demaniali marittime, anche pluriennali, devono essere rapportati alla effettiva utilizzazione del bene oggetto della concessione se l'utilizzazione è inferiore all'anno, purché non sussistano strutture che permangano oltre la durata della concessione stessa».
(5-01208)
MATERA, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
lo scorso 28 giugno 2023, la Corte dei conti ha presentato il «giudizio del rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 2022» fornendo alcuni dati, tra i quali quelli relativi al fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, le cui garanzie a fine anno, erano 320.075, per uno stock di circa 35,7 miliardi di euro importo finanziato e oltre 20,3 miliardi di euro importo garantito, a fronte dei quali si sono avute 299 escussioni con 15,6 milioni di euro di importi liquidati;
in assenza di ulteriori dati, emerge che rispetto all'anno precedente (2021) le garanzie erogate per l'acquisto della prima casa, attraverso il fondo cosiddetto prima casa, sono aumentate di circa il 50 per cento rispetto al passato;
gli interroganti rilevano come il suesposto fondo, istituito dalla legge di stabilità per il 2014 presso il Ministero interrogato, prevede la concessione di garanzie su mutui fino al massimo di 250 mila euro, per l'acquisto anche con interventi di ristrutturazione, di unità immobiliari da adibire ad abitazione principale del mutuatario e che successivamente il decreto ministeriale 31 luglio 2014, ha emanato le norme di attuazione, individuando Consap quale soggetto gestore del fondo;
lo stesso fondo concede garanzie su mutui ipotecari nella misura del 50 per cento della quota capitale, che può essere elevata all'80 per cento per i soggetti che rientrano nelle categorie aventi determinati requisiti: giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, conduttori di alloggi Iacp e giovani di età inferiore ai 36 anni, con un Isee non superiore a 40 mila euro annui;
gli interventi sono assistiti dalla garanzia dello Stato e lo stanziamento è allocato nello stato di previsione del Ministero interrogato, con una copertura finanziaria per il solo anno 2023 pari a 450 milioni di euro;
in relazione alle suesposte considerazioni risulta importante, a giudizio degli interroganti, conoscere quale sia lo stato attuale delle risorse attribuite al suesposto fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, in considerazione della valenza sociale ed economica che riveste tale strumento, nel quadro delle misure di sostegno delle classi meno abbienti del Paese –:
a quanto ammontino le risorse attualmente giacenti nelle disponibilità dei fondo, allocate nel capitolo 7077 del Ministero dell'economia e delle finanze e quale sia la quota parte delle garanzie fornite nei primi sei mesi del 2023, nei confronti dei soggetti rientranti nelle cosiddette «categorie prioritarie» per i due regimi di garanzia attualmente vigenti.
(5-01209)
CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi 126-147, della legge n. 197 del 2022, ha introdotto una disciplina organica in relazione al trattamento fiscale delle cripto-attività, colmando talune lacune normative riferite alle fattispecie di detenzione e cessione delle medesime;
tali disposizioni rappresentano un positivo elemento di novità e di certezza per gli operatori dei settore e, dunque, sarebbe opportuno – a parere degli interroganti – proseguire nel percorso di regolamentazione in materia di cripto-attività;
in primo luogo, occorrerebbe definire i criteri di collegamento idonei a integrare il requisito della territorialità con riferimento alla tassazione, in Italia o all'estero, dei redditi derivanti da cripto-attività: sul punto, con risposta a interpello n. 397 del 2022, l'amministrazione finanziaria ha ritenuto applicabile in via analogica alle valute virtuali il medesimo criterio adottato per gli strumenti finanziari, considerando rilevanti in Italia i redditi rivenienti da depositi presso intermediari italiani e, nel caso in cui le criptovalute siano detenute al di fuori del circuito degli intermediari, nel Paese in cui è localizzato il wallet;
al riguardo, si ritiene più adeguato prescindere dal luogo pro tempore in cui è localizzato il wallet sul quale il contribuente dispone delle valute virtuali, adottando invece il criterio del luogo di residenza fiscale del contribuente che può disporre delle stesse, come già individuato dall'amministrazione finanziaria spagnola, in sede d'interpello, ai fini dell'assoggettabilità Iva degli Nft (cfr. DGT V0486-22 del 10 marzo 2022);
non essendo stabiliti i cambi ufficiali delle criptovalute in Italia, come invece avviene in altri Paesi quali la Svizzera, appare opportuno, altresì, delimitarne la prova del costo d'acquisto;
parimenti, la raccolta di capitali ad esito dell'emissione di security token non sembrerebbe necessariamente dar luogo a base imponibile e, pertanto, potrebbe valutarsi se la possibilità di veicolarla – in assenza di controprestazione ed esclusivamente con riparto in sede liquidatoria – tramite enti non commerciali e di assimilare i capitali stessi alle somme versate dagli associati integri un'esclusione dalla base imponibile Ires dell'ente non commerciale emittente;
in ultimo, non risulterebbe sufficientemente specificato quale assetto giuridico possano assumere le Decentralized autonomous organizations (Dao), né se l'attività da esse svolta, di mera raccolta dei dati relativi alle interazioni finanziarie dei detentori di token, possa univocamente qualificarsi come non commerciale –:
se e quali iniziative, anche di carattere normativo, si intenda adottare al fine di definire il perimetro di operatività delle disposizioni sulle criptovalute per gli addetti del settore.
(5-01210)
FENU, LOVECCHIO, ALIFANO e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 2 del decreto-legge n. 5 del 2023 (decreto «carburanti») ha modificato il meccanismo di rideterminazione delle aliquote d'accisa sui carburanti (cosiddetta accisa mobile) mediante decreto ministeriale in corrispondenza di un maggior gettito Iva (disciplinato dalla legge n. 244 del 2007, commi 290 e 291);
a seguito delle modifiche, non è più prevista, quale condizione di emanazione del decreto, una specifica misura di aumento del prezzo del greggio (in precedenza: aumento pari o superiore a due punti percentuali rispetto esclusivamente al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nel Def);
in particolare, si prevede che il decreto possa essere adottato se il prezzo internazionale del petrolio greggio aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento indicato nell'ultimo documento di programmazione economica, considerando anche l'eventuale diminuzione nella media del quadrimestre precedente all'adozione del medesimo decreto;
nel Def 2023, il prezzo del petrolio (Brent, USD/Barile, futures) è stato stimato in 82,3 dollari per il 2023;
nei primi 7 mesi dell'anno il prezzo dei petrolio greggio ha registrato oscillazioni tra il prezzo massimo di 83,50 e il minimo di 63,74 con una media di 75,02 (74 nell'ultimo quadrimestre); nell'ultimo bimestre la media è stata di 73,10;
la media del brent negli ultimi 7 mesi è stata di 79,72 dollari (78 nell'ultimo quadrimestre) mentre nell'ultimo bimestre è scesa a 77,73;
i valori sono sempre stati inferiori al prezzo indicato nel Def non facendo mai scattare i presupposti di adozione del decreto;
di contro, nonostante la discesa del prezzo del greggio rispetto al picco del 2022, il valore dei prezzi al distributore non è diminuito;
in tutto il 2022, con una media del petrolio di 95 dollari/barile, la media nazionale per la benzina è stata di 1,656 euro/litro e 1,688 euro/litro per il gasolio;
secondo quanto riportato in una nota del Ministero delle imprese e del made in Italy, invece, la media nazionale dell'ultima settimana è di 1,89 euro/litro per la benzina e di 1,74 euro/litro per il gasolio con alcuni casi superiori a 2,5 euro/litro –:
se ritenga sussistenti a oggi i presupposti per l'adozione del decreto di riduzione dell'accisa e, in caso negativo, se non ritenga opportuno considerare l'introduzione di un diverso parametro di valutazione dell'aumento di prezzo del carburante, maggiormente rappresentativo delle oscillazioni di prezzo applicato al distributore.
(5-01211)
DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 38-ter, comma 1 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha riconosciuto un contributo alle società di cui all'articolo 1, commi 376 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015 n. 208, sotto forma di credito d'imposta nella misura del 50 per cento dei costi di costituzione o trasformazione in società benefit, sostenuti fino al 31 dicembre 2021;
l'articolo 52-bis del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, ha prorogato la misura anche per l'anno 2022, pur se limitatamente ad uno stanziamento pari ad 1 milione di euro, che ne costituisce limite di spesa;
in relazione alla prima applicazione della norma, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, adottato di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, è stata prevista la procedura telematica per la presentazione delle domande e le modalità di fruizione dei credito d'imposta;
successivamente, in data 27 luglio 2022 è stato pubblicato il decreto che approvava l'elenco dei soggetti ammessi alle agevolazioni per l'anno fiscale 2021 e, contestualmente, con risoluzione n. 42/E l'Agenzia delle entrate ha istituito il codice tributo «6976» – denominato «credito d'imposta per il rafforzamento del sistema delle società benefit – articolo 38-ter, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34», al fine di consentire l'utilizzo in compensazione del credito d'imposta tramite modello F24 da presentare attraverso i servizi telematici messi a disposizione dalla stessa Agenzia;
ad oggi, nonostante la citata norma primaria preveda l'estensione all'anno 2022 dell'agevolazione, nessun atto è stato posto in essere per consentire ai soggetti interessati la fruizione del credito d'imposta –:
quali iniziative di competenza urgenti intenda porre in essere al fine di garantire alle società benefit di nuova costituzione, ovvero alle società oggetto di trasformazione, la fruizione del credito d'imposta, previsto in norma primaria, in favore delle società benefit di cui all'articolo 1, commi 376 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, anche in considerazione del legittimo affidamento dei contribuenti interessati che il legislatore ha indotto con l'approvazione delle norme di cui all'articolo 52-bis del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito con modificazioni con legge 15 luglio 2022, n. 91.
(5-01212)
BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'evasione fiscale è un fenomeno grave che storicamente affligge il nostro Paese e che ha comportato nel solo anno 2019 un tax gap, ossia il divario tra imposte e contributi dovuti e quelli effettivamente pagati, pari a 99,2 miliardi di euro;
la riduzione del tax gap assumerà nei prossimi anni un ruolo di rilievo dovendo contribuire al rafforzamento di un percorso di crescita stabile e durevole degli Stati membri nella fase post-pandemica, anche alla luce dell'attuazione del programma Next Generation EU (Ngeu) che rappresenta per l'Italia un'opportunità unica per rilanciare, il potenziale di crescita e avviare la trasformazione del Paese;
in questo contesto si inserisce il Pnrr che, nell'ambito della riforma dell'amministrazione fiscale e del raggiungimento dell'obiettivo M1C1-121, prevede che la propensione all'evasione in tutte le imposte, escluse l'Imu e le accise, sia inferiore nel 2024 rispetto al 2019 del 15 per cento del valore di riferimento del 2019. Come step intermedio, l'obiettivo M1C1-116 prevede che la medesima propensione all'evasione sia inferiore nel 2023 rispetto al 2019 del 5 per cento del valore di riferimento del 2019;
tra le 10 modifiche su 27 obiettivi al Pnrr condivise con l'UE per aggiudicarsi il via libera alla quarta tranche dei pagamenti, il Governo chiede sostanzialmente (di rinunciare alla lotta all'evasione fiscale e al suddetto obiettivo di riduzione del tax gap passando dal 18,5 per cento del 2019 – tra le percentuali più alte in Ue – al 15,8 per cento alla fine del 2024, il che avrebbe comportato un recupero netto tra i 10 ed i 15 miliardi di euro;
tale cambio di marcia è sorprendente anche perché viene giustificato dal Governo con «ragioni oggettive», tra le quali il deterioramento della liquidità delle imprese italiane che avrebbe impedito loro di versare le imposte dovute;
contestualmente all'uscita dal Pnrr degli obiettivi della lotta all'evasione, ad avviso degli interroganti si registra, da parte del Governo e della sua maggioranza, nell'ambito dell'esame della cosiddetta delega fiscale un ulteriore ammorbidimento delle regole sulla riscossione e sugli accertamenti fiscali –:
quale sia, a fronte di quanto esposto in premessa, la chiara alternativa che il Governo intende mettere in campo per contrastare il cronicizzato e grave fenomeno dell'evasione fiscale nel nostro Paese.
(5-01213)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FENU, SERGIO COSTA, CAPPELLETTI, SANTILLO, RAFFA, ALIFANO e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nel corso dell'audizione informale del 2 marzo 2023, nell'ambito dell'esame del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, in materia di cessione dei crediti, il Direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha fornito i dati in merito al fenomeno della circolazione dei crediti da bonus edilizi;
le cessioni e sconti in fattura riferibili a bonus edilizi al 1° marzo 2023 erano in totale pari a 110,8 miliardi, di cui 61,9 miliardi riferibili al superbonus;
sul totale dei crediti, alla stessa data risultavano compensati 11,3 miliardi, con un residuo di circa 99,5 miliardi;
con riferimento ai titolari dei crediti, 20,4 miliardi risultavano in capo alle imprese del settore costruzioni con codice Ateco «F-costruzioni» (di cui 10,5 per superbonus), con un residuo da compensare di 18,791 miliardi;
51,3 miliardi erano invece in capo alle banche, con un residuo da compensare di 45 miliardi;
4,5 miliardi la quota detenuta dalle imprese di assicurazioni, con un residuo da compensare di 3,7 miliardi;
con riferimento alla capacità fiscale di banche e assicurazioni, l'Agenzia stimava in via prudenziale la sussistenza di capienza annua per gli anni dal 2024 al 2031, oltre i crediti già disponibili, pari a:
per le banche, 6,9 miliardi fino al 2026 e 15 miliardi fino al 2031;
per le assicurazioni, 10,2 miliardi fino al 2026 e 11,2 miliardi fino al 2031;
è necessario fare chiarezza e acquisire dati aggiornati, anche a seguito delle informazioni rese in successive audizioni –:
quale sia l'ammontare a oggi delle detrazioni e dei crediti di imposta relativi ai bonus edilizi distinguendo i dati per tipologia di bonus e con specificazione:
a) dell'ammontare delle detrazioni maturate per anno;
b) dell'ammontare delle detrazioni trasformate in crediti d'imposta a seguito di cessione o sconto in fattura, rispetto al totale delle detrazioni;
c) dell'attuale ammontare dei crediti del settore costruzioni, bancario, assicurativo, altri settori, e il valore delle compensazioni e del debito residuo per settore;
d) della stima prudenziale della capienza fiscale, anche con riferimento al settore delle costruzioni e ai titolari delle detrazioni in considerazione delle risultanze delle dichiarazioni dei redditi e dei versamenti tributari e previdenziali;
e) dell'ammontare dei crediti classificabili come «incagliati»;
f) dell'ammontare delle detrazioni per le quali è stata esercitata l'opzione di cui al comma 8-quinquies dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020.
(5-01205)
Interrogazione a risposta scritta:
DI SANZO, PORTA, TONI RICCIARDI e CARÈ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nella Repubblica Dominicana risiede un numero rilevante di cittadini italiani regolarmente iscritti all'Aire;
molti di questi connazionali sono pensionati e ricevono la loro pensione dall'Italia, e quindi pagano le tasse sulla pensione nel nostro non essendo in vigore alcun accordo per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione e l'elusione fiscale;
tali connazionali residenti all'estero perdono, secondo la normativa vigente, l'assistenza sanitaria di base, infatti, secondo il decreto ministeriale 1° febbraio 1996, un cittadino con lo stato di emigrato o un titolare di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani, che rientra temporaneamente in Italia senza avere una copertura assicurativa pubblica o privata, ha diritto, a titolo gratuito alle prestazioni ospedaliere urgenti per un periodo massimo di 90 giorni in un anno solare;
il fatto che questi connazionali, pur pagando le tasse in Italia, non possano usufruire dell'assistenza sanitaria rappresenta una ingiustizia e una disuguaglianza nel trattamento rispetto ai connazionali che, pagando le tasse sul reddito, hanno diritto ai servizi sanitari;
inoltre, questi connazionali pur non godendo del diritto all'assistenza sanitaria non hanno il diritto alla defiscalizzazione in Italia della pensione, come i connazionali iscritti all'Aire in altri Paesi in cui sono in vigore trattati sulla doppia imposizione sul reddito;
sarebbe auspicabile pervenire ad un accordo fra l'Italia e la Repubblica Dominicana che preveda il pagamento delle imposte direttamente nel Paese di iscrizione Aire oppure di consentire loro di continuare ad essere iscritti al Servizio sanitario nazionale –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano opportuno adottare iniziative che vengano incontro alle esigenze illustrate in premessa, valide anche per i pensionati italiani residenti in altri Paesi con i quali mancano accordi specifici, avviando negoziati appositi su relativi accordi bilaterali sulle doppie imposizioni oppure, in mancanza di questi, garantendo ai pensionati italiani residenti all'estero l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale.
(4-01428)
INTERNO
Interrogazione a risposta scritta:
GIRELLI e MAURI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
il 31 luglio 2023 il giornale «La Repubblica» anticipa i risultati dell'inchiesta realizzata dalla Ong Weworld e da Tempi Moderni, nella quale si evidenziano quelle che, a parere dell'interrogante, non possono che essere considerate condizioni di vero schiavismo alle quali sono sottoposti i lavoratori, per lo più immigrati, impiegati in aziende turistiche della Toscana;
le testimonianze dei lavoratori, lasciano, infatti, davvero pochi dubbi e gettano ombre sinistre su parte del nostro «food made in Italy», confermando il fatto che questo «marchio», venduto nel mondo come eccellenza italiana di cui essere orgogliosi, si basa, almeno in parte, su un cinico sfruttamento della manodopera;
infatti, i risultati dell'inchiesta evidenziano come si stia affermando un vero e proprio nuovo, tragico, modello di agricoltura dove la legalità è solo apparente. Infatti, le lavoratrici e i lavoratori firmano contratti formalmente regolari ma che registrano il minimo di ore e di giornate lavorative: la paga mensile sarebbe di 5 euro all'ora per 12 ore di lavoro, ma alla fine del mese i lavoratori ricevono solo 600 euro;
la Toscana è la seconda regione dopo la Puglia per lavoro appaltato a «società controterziste», aziende agricole senza terra che impiegano manodopera sottoposta a sfruttamento;
in particolare subiscono la situazione sopra esposta le donne che, sempre dai risultati dell'inchiesta, sono anche sottoposte a violenze e abusi sessuali, e che percepiscono un salario anche inferiore a quello, già basso, degli uomini;
le testimonianze riportate nell'indagine e riferite da «Repubblica», inoltre, evidenziano la brutalità dei guardiani che sorvegliano le lavoratrici con metodi che ricordano quelli dei «caporali» di altre zone del Paese, se non, addirittura, quelli di coloro che gestiscono i lager libici –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendono adottare urgentemente, per quanto di competenza, per impedire che questa situazione si prolunghi e che il nostro «made in Italy alimentare» si basi sul brutale sfruttamento di persone che, tra l'altro, hanno già subito violenze, ripristinando i diritti violati nel nostro Paese nei confronti di persone fragili e costrette ad accettare qualunque lavoro per sopravvivere.
(4-01431)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta in Commissione:
CASO, AMATO, CHERCHI e ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
dai dati diffusi dall'Istat nel dossier «Noi Italia 2023», emerge una selezione di oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese, fornendo un quadro d'insieme dei diversi aspetti ambientali, demografici, economici e sociali dell'Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo;
nel 2022, la percentuale di giovani d'età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell'11,5 per cento. Nel Mezzogiorno, l'incidenza raggiunge il 15,1 per cento. L'abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6 per cento) delle ragazze (9,1 per cento);
sempre nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0 per cento della popolazione d'età tra i 15 e i 29 anni. Nel Sud Italia, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord; in particolare, nella sezione dedicata all'istruzione vengono riportate le ulteriori seguenti informazioni relative all'anno 2022:
a) in Italia, la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 4,1 per cento del Pil, a fronte di una media Ue del 4,9 per cento;
b) la quota di adulti con, al più, la licenza media, è stimata al 37,4 per cento. La quota è maggiore nella componente maschile (40,1 per cento), rispetto a quella femminile (34,8 per cento);
c) in Italia, i giovani tra i 30 e i 34 anni con un titolo di studio terziario sono il 27,4 per cento; quelli tra i 25 e i 34 anni sono il 29,2 per cento. In entrambe le classi di età, il divario di genere è molto ampio e a favore delle donne;
d) la partecipazione degli adulti alle attività formative interessa il 9,6 per cento della popolazione d'età tra i 25 e i 64 anni;
il piano di dimensionamento della rete scolastica e l'autonomia differenziata contribuiranno a diminuire la qualità del servizio scolastico, soprattutto nelle situazioni di maggiore disagio sociale e lavorativo;
in una fase di accresciuta complessità dei compiti attribuiti alle scuole, a partire dall'attuazione delle riforme previste dal Pnrr, la scelta di accorpare gli istituti scolastici, aumentando il numero complessivo degli alunni per istituto senza diminuire il numero degli alunni per classe, oppure di attuare l'autonomia differenziata negando l'esercizio del diritto allo studio in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, non appaiono certamente la soluzione più indicata per dare centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione, ovvero il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, che il Ministro interrogato dichiara di voler conseguire;
la dispersione scolastica dice molto di più di altri fenomeni su quanto sia equa una società e quanto abbia a cuore valori come l'uguaglianza sostanziale; peraltro la mancanza di un titolo di studio condannerà i giovani che hanno abbandonato la scuola ad avere meno opportunità, perpetuando le disuguaglianze che hanno generato il fenomeno stesso –:
come il Ministro interrogato intenda affrontare e risolvere il problema della dispersione scolastica, che vede un giovane su 10 abbandonare precocemente gli studi e con percentuale maggiore al Sud, anche alla luce di provvedimenti come l'autonomia differenziata e il dimensionamento della rete scolastica che di fatto penalizzano oltremodo le regioni del Sud, in quanto si inseriscono in un contesto dove le diseguaglianze del sistema scolastico sono da tempo ampiamente registrate e aumenterebbero dunque solo le differenze che già esistono.
(5-01206)
Interrogazioni a risposta scritta:
AMATO, MORFINO, PAVANELLI, ASCARI, CHERCHI e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
attualmente, i docenti della scuola primaria per poter insegnare la lingua inglese devono possedere uno dei seguenti requisiti: superamento di un concorso per esami e titoli a posti d'insegnante della scuola primaria con il superamento della prova di lingua inglese, oppure superamento delle sessioni riservate per il conseguimento dell'idoneità nella scuola elementare con superamento della prova di lingua inglese; attestato di frequenza dei corsi di formazione linguistica metodologici in servizio autorizzati dal Ministero dell'istruzione e del merito; possesso di laurea in scienze della formazione primaria o di laurea in lingue straniere valida per l'insegnamento della specifica lingua straniera nella scuola secondaria (con abilitazione all'insegnamento nella scuola primaria); certificato rilasciato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale attestante un periodo di servizio di almeno 5 anni prestato all'estero con collocamento fuori ruolo relativamente all'area linguistica inglese della zona in cui è stato svolto il servizio all'estero;
fino alla cosiddetta riforma Gelmini (entrata in vigore dal 1° settembre 2009 per la scuola primaria), per poter insegnare la lingua inglese nella scuola primaria occorreva la laurea in lingue, il superamento di apposito concorso e l'inserimento in una graduatoria specifica di lingua inglese;
dall'anno scolastico 2021/2022 la graduatoria specifica è stata eliminata e gli insegnanti specialisti per l'insegnamento della lingua inglese sono transitati nella graduatoria di posto comune;
l'articolo 12 comma 3 del decreto ministeriale n. 60 del 2022 prevede che, per l'insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria, è predisposto un elenco, articolato in due fasce, in cui vengono inseriti, sulla base della fascia di appartenenza, del punteggio e delle altre situazioni personali conseguite in graduatoria ad esaurimento, i candidati in possesso della specifica idoneità all'insegnamento della lingua inglese;
in linea generale, l'insegnamento della lingua inglese è affidato ai docenti della classe, in possesso dei previsti requisiti, che insegnano nella medesima classe anche altre discipline. Soltanto nel caso in cui non sia possibile assegnare le ore di lingua attraverso l'equa distribuzione dei carichi orario, sono istituiti posti per docenti specialisti, ossia docenti che insegnano soltanto lingua inglese;
l'ordine da seguire anche per l'attribuzione della supplenza è quello della graduatoria (si tratta di un'unica graduatoria comprendente sia i docenti in possesso dei titoli per l'insegnamento dell'inglese sia i docenti che ne sono privi e non possono insegnarlo) relativamente ai docenti in possesso di uno dei sopra riportati titoli per l'insegnamento della lingua inglese (in sostanza, si scorre la graduatoria, saltando gli eventuali docenti privi del titolo richiesto);
per le immissioni in ruolo si attinge dalla graduatoria di posto comune, non essendoci più, nella piattaforma ministeriale, per la scelta della provincia\classe di concorso, un'opzione a sé stante relativa al posto di lingue;
tuttavia, la conseguenza della graduatoria unica è che gli specialisti ad oggi possono insegnare tutte le materie, oppure possono essere sostituiti da insegnanti specializzati, mortificando in tal modo quanti hanno investito anni e studio per la laurea, i master di specializzazione finalizzati unicamente all'insegnamento della lingua inglese, e a discapito, non solo del merito, ma anche dei principi fondamentali del diritto allo studio e alla continuità didattica –:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire affinché sia tutelata la posizione di chi, entrato con un concorso che assicurava un ruolo specifico, in una graduatoria apposita, non debba vedere mortificate le proprie legittime aspettative, anche in considerazione dell'importanza che ha l'apprendimento della lingua inglese già dalla scuola primaria.
(4-01427)
MAIORANO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
in Italia risultano migliaia i docenti che hanno conseguito l'abilitazione all'insegnamento o la specializzazione per il sostegno in un altro Paese dell'Unione europea, in conformità alla direttiva U.E. n. 36/2005 e, tra questi, molti esercitano già l'attività di insegnanti in Italia nel ruolo di supplenti;
i docenti che hanno conseguito l'abilitazione all'insegnamento all'estero e vogliono esercitare in Italia la professione di docente hanno facoltà di chiedere il riconoscimento del titolo professionale ai sensi della direttiva 2013/55/UE, recepita in Italia con il decreto legislativo del 28 gennaio 2016, n. 15;
il decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 206, recante «Attuazione della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, nonché della direttiva 2006/100/CE che adegua determinate direttive sulla libera circolazione delle persone a seguito dell'adesione di Bulgaria e Romania», stabilisce che il Ministero della pubblica istruzione è competente a ricevere ed evadere le domande per il riconoscimento dei titoli conseguiti dai docenti;
il medesimo decreto legislativo, inoltre, stabilisce che l'autorità competente ha 120 giorni dalla presentazione della domanda per provvedere al riconoscimento o al rigetto dell'istanza di riconoscimento del titolo con decreto motivato;
invero, risulta che il Ministero dell'istruzione non provvede a detti riconoscimenti entro i termini previsti dalla legge ormai da anni: si apprende, infatti, che sono circa 13.000 le domande di riconoscimento presentate da docenti ancora pendenti presso il Ministero;
detti insegnanti, in attesa del riconoscimento, vengono inseriti con riserva nelle graduatorie provinciali di supplenza, rimanendo inevitabilmente penalizzati, come, ad esempio, nel caso dell'ordinanza ministeriale n. 112 del 2022 del Ministro pro tempore Bianchi, la quale addirittura inibiva a questi docenti la facoltà di sottoscrivere un contratto;
parimenti, negli anni precedenti gli insegnanti pervenivano, alla chiamata e alla sottoscrizione del contratto solo a seguito di onerosi ricorsi cautelari presso il Tar del Lazio, in cui il Ministero risultava quasi sempre soccombente;
ad oggi risultano migliaia i ricorsi presentati al Tar e poi al Consiglio di Stato, molti dei quali già vinti dai ricorrenti, con conseguente danno economico anche per le casse dello Stato;
considerato, infine, che l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con sentenza n. 22 del 29 dicembre 2022, ha stabilito che «spetta al Ministero competente verificare se, e in quale misura, si debba ritenere che le conoscenze attestate dal diploma rilasciato da altro Stato o la qualifica attestata da questo, nonché l'esperienza ottenuta nello Stato membro in cui il candidato chiede di essere iscritto, soddisfino, anche parzialmente, le condizioni per accedere all'insegnamento in Italia, salva l'adozione di opportune e proporzionate misure compensative ai sensi dell'art. 14 della Direttiva 2005/36/CE», affermando, pertanto, che il Ministero non potrà rigettare "massivamente" le richieste di riconoscimento di titoli conseguiti in altri Paesi UE –:
se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di evadere le domande di riconoscimento delle abilitazioni all'insegnamento conseguite all'estero entro i termini previsti dalla legge, onde evitare un ulteriore aggravio della situazione di questi docenti e oneri aggiuntivi per le casse dello Stato.
(4-01430)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
GRIBAUDO, FOSSI, LAUS, SARRACINO e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in data 20 agosto 2020 la ditta AFS Service s.r.l., azienda specializzata in servizi alle imprese, con 3.500 dipendenti in tutta Italia, ha iniziato a gestire, in monocommittenza, un polo logistico a Orbassano (Torino) per conto di Amazon;
AFS ha svolto l'attività con propri dipendenti utilizzando un magazzino in locazione e investendo ingenti somme al fine di predisporre gli ambienti e formare il personale secondo gli standard ferrei richiesti da Amazon, per il quale ha fornito in esclusiva servizi di smistamento e cross-docking di merci;
Amazon ha comunicato a AFS la cessazione del contratto a partire dal 31 luglio 2023, provocando nei fatti il licenziamento di 137 dipendenti, di cui 87 con contratto a tempo indeterminato e 50 in somministrazione, che si trovano dinnanzi a un futuro incerto conseguente alla mancanza di reddito;
Amazon ha fatturato, solo in Italia, nell'anno 2021, 8,75 miliardi di euro, con un incremento del 21 per cento rispetto all'anno precedente e fatto investimenti per circa 4 miliardi di euro, con un incremento del 38 per cento rispetto all'anno precedente;
Amazon ha aperto, sempre a Orbassano, a circa 2 chilometri dal sito precedente, un nuovo polo logistico, investendo 50 milioni di euro, dove sarebbero previste circa 500 nuove assunzioni;
i sindacati hanno chiesto di ricollocare i 137 dipendenti AFS nella nuova struttura Amazon. A fronte del rifiuto sono iniziate agitazioni sindacali sfociate in data 21 luglio 2023 in un'assemblea pubblica con presidio organizzata da CGIL Torino a Orbassano di fronte alla sede del Comune;
le organizzazioni sindacali hanno cercato di coinvolgere l'amministrazione comunale di Orbassano per un'intermediazione che portasse a un confronto con la multinazionale, ma, a oggi, non c'è stata risposta da nessuna delle parti;
Amazon ha motivato la cessazione del contratto e il conseguente licenziamento dei lavoratori in base a mere considerazioni commerciali, senza tenere conto della necessità di preservare i livelli occupazionali e delle competenze acquisite dai lavoratori. I dipendenti AFS sarebbero, infatti, già formati e idonei a prestare la loro opera presso il polo logistico di nuova costruzione, per questo motivo a loro si potrebbe garantire il diritto di precedenza rispetto a nuove assunzioni –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra e se intenda istituire un tavolo presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali che coinvolga AFS e Amazon, oltre alle parti sociali, al fine di trovare una soluzione che soddisfi le esigenze di tutti.
(3-00571)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Anpal è un ente pubblico vigilato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
Anpal è l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Promuove il diritto al lavoro, alla formazione e alla crescita professionale delle persone, coordina la rete nazionale dei servizi per il lavoro, è responsabile del sistema informativo del mercato del lavoro;
il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante «Misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro», convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023 n. 85, ha introdotto all'articolo 30 una nuova tipologia di ammortizzatore sociale: la «Cassa integrazione guadagni in deroga per eccezionali cause di crisi aziendale e riorganizzazione»;
questo nuovo strumento di sostegno al reddito ha trovato immediata applicazione in Toscana: la Direzione generale degli ammortizzatori sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha riferito che la ex Gkn di Campi Bisenzio (in provincia di Firenze), oggi con denominazione sociale «Fiducia nel futuro della fabbrica a Firenze» ha ottenuto (con decreto direttoriale del 15 maggio 2023) un trattamento di cassa integrazione guadagni in deroga per eccezionali cause di crisi aziendale e riorganizzazione per i propri oltre 180 dipendenti per il periodo decorrente dal 10 ottobre 2022 al 31 dicembre 2023;
l'impatto sociale ed economico della vertenza Gkn, aperta ormai da anni, è notevole nell'area metropolitana di Firenze e per tutta la Toscana;
l'amministrazione regionale ha messo da subito in campo iniziative per garantire sostegno, tutele e opportunità ai lavoratori coinvolti, anche in termini di politiche attive del lavoro e di formazione;
in particolare, nel confronto con le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, è emersa, a fronte di concrete prospettive occupazionali, la necessità di mettere a disposizione di questi lavoratori percorsi formativi di aggiornamento e riqualificazione;
per questi motivi, anche nell'ottica di garantire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal programma Gol, la regione Toscana ha ventilato l'intenzione di programmare con la quota delle risorse attribuite all'intervento M5C1 «1.1 Politiche attive del lavoro e formazione» del PNRR, misure di formazione e riqualificazione rivolte anche a questo gruppo di lavoratori;
trattandosi di una tipologia di cassa integrazione guadagni di recentissima istituzione, l'utilizzo di tali risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbe non essere possibile, in quanto i lavoratori coinvolti in una situazione di crisi aziendale sono «ancora formalmente occupati, ma potenzialmente in transizione». La nuova Cassa, comunque, è qualificata fin dalla rubrica della norma come ricompresa nella causale della riorganizzazione, che prevede la realizzazione di processi di transizione;
per avere chiarimenti rispetto al corretto utilizzo del citato programma Gol nei confronti dei lavoratori della Gkn attualmente beneficiati della «Cassa integrazione guadagni in deroga per eccezionali cause di crisi aziendale e riorganizzazione», la regione Toscana (Direzione istruzione, formazione, ricerca e lavoro) ha inviato un apposito quesito al Commissario straordinario di Anpal Raffaele Tangorra in data 27 luglio 2023;
le criticità in cui versa la vertenza Gkn renderebbero urgenti e necessarie misure di formazione e riqualificazione per i lavoratori coinvolti –:
se i beneficiari della Cassa integrazione guadagni in deroga per eccezionali cause di crisi aziendale e riorganizzazione di cui all'articolo 30 del decreto-legge n. 48 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, possano partecipare alle misure del programma «Garanzia di occupabilità dei lavoratori-Gol» citato in premessa.
(5-01204)
SALUTE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
Cittadinanzattiva ha realizzato un'indagine sulla situazione relativa ai tempi d'attesa per sei diverse tipologie di visite specialistiche ed esami diagnostici: visita cardiologica, ginecologica, pneumologica, oncologica, ecografia addominale, mammografia; l'indagine ha riguardato in quattro regioni: Lazio, Emilia-Romagna, Liguria e Puglia;
dall'indagine emerge un quadro fortemente negativo per la Puglia poiché non sono rispettati tempi di attesa previsti dal Piano nazionale; ad esempio a Lecce nessuna visita pneumologica con priorità D è garantita entro i 30 giorni previsti; a Bari soltanto il 9,38 per cento delle visite ginecologiche e il 14,39 per cento delle ecografie complete all'addome sono garantite entro i 10 giorni previsti;
anche in Liguria, ad Imperia, per una visita cardiologica con priorità D (entro 30 giorni) si registrano tempi di attesa pari a 159 giorni; nell'AS Ligure 5 Spezzino, per una mammografia da svolgere entro 120 giorni si attendono 253 giorni; a Genova, per un'ecografia addominale completa entro 60 giorni si attendono 270 giorni, tempi quasi cinque volte superiori a quelli previsti dalla legge;
anche in Emilia-Romagna, seppure la situazione è complessivamente migliore, per talune visite specialistiche si registrano tempi di attesa che oltrepassano il limite di legge: a Reggio Emilia, per la visita pneumologica le tempistiche vengono rispettate solo nel 39 per cento dei casi; a Bologna, i tempi di attesa per la visita cardiologica sono rispettati nel 57 per cento dei casi e altro; parimenti nel Lazio, a Roma, per un'ecografia addominale completa da eseguire entro 10 giorni i tempi di attesa sono rispettati solo nel 18,2 per cento dei casi; a Viterbo, per una visita cardiologica entro 60 giorni si rispettano i tempi di attesa nel 47,2 per cento dei casi;
oltre alla predetta indagine, Cittadinanzattiva ha avviato anche un'istanza di accesso civico presso le regioni per conoscere i dati relativi alle prestazioni sanitarie erogate in regime pubblico e in intramoenia e verificare gli eventuali provvedimenti messi in atto dalle amministrazioni laddove sia stato superato il limite previsto dal Piano nazionale; da tale accesso è emersa come «particolarmente allargante la situazione della Campania, dove (...) il numero di prestazioni erogate nel canale pubblico è inferiore per tutti gli esami e le visite monitorate, a quelle erogate in intramoenia»;
più in particolare, Cittadinanzaattiva ha rappresentato alcuni dati del 2022 della regione Campania particolarmente negativi: «presso l'Ospedale Cardarelli di Napoli sono state somministrate 1255 visite ortopediche in intramoenia e nel pubblico 112; presso l'ospedale dei Colli sempre a Napoli, nessun eco addome è stato somministrato nel pubblico, ne sono stati fatti 111 in intramoenia; presso l'ospedale Moscati di Avellino, sono state somministrate 7 visite cardiologiche pubbliche e 979 in regime di intramoenia; al San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona a Salerno, effettuate 91 ecografie ostetriche nel canale pubblico e 329 in intramoenia»;
«in alcune situazioni l'intramoenia, insieme al pronto soccorso, è diventata per paradosso la principale porta di accesso dei cittadini al Servizio Sanitario nazionale, rallentato da tempi di attesa troppo lunghi. Siamo dunque di fronte ad un uso distorto di quella che dovrebbe essere una possibilità di scelta per il cittadino, e non una necessità. Mentre le liste d'attesa rimangono una emergenza che va contrastata urgentemente per riaffermare il diritto dei cittadini alla salute pubblica. Come? Attraverso un investimento sulle risorse umane e tecniche e un conseguente ampliamento degli orari di apertura al pubblico degli ambulatori, nonché attraverso la messa in rete nei Cup delle agende di prenotazione di tutte le strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate per favorire una migliore programmazione e trasparenza dei tempi di attesa, e non da ultimo bloccando, a livello regionale, le prestazioni in intramoenia laddove queste superino come numero quelle erogate nel canale pubblico, come previsto dallo stesso Piano Nazionale di Governo delle liste di attesa», afferma Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva;
da un recente report di Agenas sull'andamento dei ricavi da ticket degli anni 2018-2022 emerge che i ricavi nel 2022 ammontano a circa 1 miliardo di euro, con una notevole contrazione registrata nell'anno 2020 (-39 per cento rispetto all'anno precedente). Nel 2021 e 2022 si osserva una lenta ripresa, ma nel 2022 il valore complessivo è ancora molto inferiore rispetto al 2018 (-22 per cento), con punte di -36 per cento nel Lazio e -32 per cento nella Sicilia. Il Molise è l'unica regione in cui si rileva un trend opposto (+10 per cento); a riguardo, è forte il sospetto che tale contrazione sia conseguente proprio all'inaccessibilità alle prestazioni in tempi ragionevoli –:
se e come intenda superare la criticità esposta in premessa e far sì che il ricorso all'intramoenia sia una libera scelta del cittadino e non una necessità determinata da liste di attesa ben superiori al limite di legge e che di fatto impediscono a chi ha bisogno di curarsi di ricorrere al servizio sanitario pubblico universalistico e se ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per consentire l'intramoenia solo laddove siano rispettati i tempi di attesa del servizio pubblico.
(2-00208) «Sportiello, Caso».
Interrogazione a risposta in Commissione:
SIMIANI, MALAVASI, CASU, ZINGARETTI, BOLDRINI, GIRELLI, GIANASSI, FOSSI e BONAFÈ. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
lo scorso 18 luglio 2023 fonti stampa riportano notizie di cronaca sul caso di Elena Patrizia Improta, mamma di Mario Mazzarino, giovane uomo di 34 anni affetto da gravissima disabilità dalla nascita a causa di problemi verificatasi durante il parto presso una clinica privata di Roma, e presidente di Oltre lo sguardo Aps, attiva da 17 anni nei progetti per il «Durante e Dopo di noi» delle persone con disabilità;
in particolare lo scorso giugno 2023, dopo 27 anni di causa civile per risarcimento danni causati dal parto, la magistratura non avendo appurato la responsabilità della clinica privata e quindi il nesso disabilità-errore medico ha condannato Elena Patrizia Improta ed il figlio al pagamento delle spese di giudizio per un importo di 276.000 euro;
a seguito di tale sentenza Elena Patrizia Improta ha iniziato lo sciopero della fame (lo scorso 14 luglio), al fine di sensibilizzare le parti in causa ad una mediazione o a rinunciare alla riscossione delle spese di giudizio e per difendere il progetto La Casa di Mario, unica realtà socio abitativa per il durante e dopo di noi delle persone con disabilità del distretto Usl Colline dell'Albegna;
l'associazione «Oltre lo sguardo» Aps porta avanti dal 2020 il progetto «La Casa di Mario», un modello di «Dopo di noi» basato sul co-housing inteso come coabitazione tra persone «normodotate» e persone con disabilità, secondo i principi della legge numero 112 del 2016;
la filosofia progettuale de «La Casa di Mario» è quella di garantire alle persone con disabilità un contesto di vita il più possibile simile alle condizioni dell'ambiente familiare di provenienza, integrato nella comunità ed in rete con il territorio, evitando l'istituzionalizzazione o la permanenza in un contesto che non consentirebbe uno sviluppo armonico e finalizzato alla massima autonomia possibile;
nello specifico, Mario e la sua famiglia hanno messo a disposizione del progetto 2 appartamenti ad Orbetello, contigui fra di loro, nonché contigui ad un terzo appartamento dove essi vivono stabilmente;
apprendiamo sempre dai media che le assicurazioni coinvolte nel processo civile, Allianz, Axa e Generali, hanno rinunciato alla loro parte di risarcimento spese, mentre la clinica ha offerto soltanto una rateizzazione della cifra;
le condizioni fisiche di Elena Patrizia Improta a seguito del prolungato sciopero della fame, starebbero peggiorando –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano, per quanto di competenza, intraprendere iniziative utili, in relazione alle finalità ed ai contenuti della legge n. 112 del 2016, per mantenere la disponibilità degli appartamenti che accolgono «La Casa di Mario», affinché questo importante progetto del Dopo di noi possa continuare ad esistere, garantendo assistenza alle famiglie e permettendo così alle persone con disabilità di vivere in un contesto di vita il più possibile simile alle condizioni dell'ambiente familiare;
al fine di consentire il diritto di difendersi da parte di chi ritiene di aver subito un danno grave durante il parto, se non ritengano utile adottare iniziative volte a prevedere, stabilendone le condizioni di accesso, anche in relazione al modello Isee, in determinati casi nei quali viene contestata la responsabilità medica, a seguito del parto, per deficit neurologici o fisici gravi sul neonato, un fondo di garanzia, da parte dello Stato, per sostenere la famiglia, qualora questa sia la parte soccombente, oltre a continuare a fornire il patrocinio gratuito per chi ne ha diritto in base alle normative vigenti.
(5-01207)
Apposizione di una firma
ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta orale Sarracino e altri n. 3-00570, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Barbagallo, D'Alfonso, De Luca, Graziano, Iacono, Lacarra, Marino, Merola, Provenzano, Scotto, Speranza.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Simiani n. 4-01420, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 149 del 28 luglio 2023.
SIMIANI, MALAVASI, CASU, ZINGARETTI, BOLDRINI, GIRELLI, GIANASSI, FOSSI e BONAFÈ. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
lo scorso 18 luglio 2023 fonti stampa riportano notizie di cronaca sul caso di Elena Patrizia Improta, mamma di Mario Mazzarino, giovane uomo di 34 anni affetto da gravissima disabilità dalla nascita a causa di problemi verificatasi durante il parto presso una clinica privata di Roma, e Presidente di Oltre lo sguardo Aps, attiva da 17 anni nei progetti per il Durante e Dopo di noi delle persone con disabilità;
in particolare lo scorso giugno 2023, dopo 27 anni di causa civile per risarcimento danni causati dal parto, la Magistratura non avendo appurato la responsabilità della clinica privata e quindi il nesso disabilità-errore medico ha condannato Elena Patrizia Improta ed il figlio al pagamento delle spese di giudizio per un importo di 276.000 euro;
a seguito di tale sentenza Elena Patrizia Improta ha iniziato lo sciopero della fame (lo scorso 14 luglio), al fine di sensibilizzare le parti in causa ad una mediazione o a rinunciare alla riscossione delle spese di giudizio e per difendere il progetto La Casa di Mario, unica realtà socio abitativa per il durante e dopo di noi delle persone con disabilità del distretto Usl Colline dell'Albegna;
l'associazione, Oltre lo sguardo Aps porta avanti dal 2020 il progetto La Casa di Mario, un modello di Dopo di noi, basato sul co-housing inteso come coabitazione tra persone normodotate e persone con disabilità, secondo i principi della legge numero 112 del 2016;
la filosofia progettuale de La Casa di Mario, è quella di garantire alle persone con disabilità un contesto di vita il più possibile simile alle condizioni dell'ambiente familiare di provenienza, integrato nella comunità ed in rete con il territorio, evitando l'istituzionalizzazione o la permanenza in un contesto che non consentirebbe uno sviluppo armonico e finalizzato alla massima autonomia possibile;
nello specifico, Mario e la sua famiglia hanno messo a disposizione del progetto 2 appartamenti ad Orbetello, contigui fra di loro, nonché contigui ad un terzo appartamento dove essi vivono stabilmente;
apprendiamo sempre dai media che le assicurazioni coinvolte nel processo civile, Allianz, Axa e Generali, hanno rinunciato alla loro parte di risarcimento spese, mentre la clinica ha offerto soltanto una rateizzazione della cifra; le condizioni fisiche di Elena Patrizia Improta a seguito del prolungato sciopero della fame, starebbero peggiorando –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano, per quanto di competenza, intraprendere iniziative utili, in relazione alle finalità ed ai contenuti della legge n. 112 del 2016, per mantenere la disponibilità degli appartamenti che accolgono la Casa di Mario, affinché questo importante progetto del Dopo di noi possa continuare ad esistere, garantendo assistenza alle famiglie e permettendo così alle persone con disabilità di vivere in un contesto di vita il più possibile simile alle condizioni dell'ambiente familiare;
al fine di consentire il diritto di difendersi da parte di chi ritiene di aver subito un danno grave durante il parto, se non ritengano utile adottare iniziative volte a prevedere, stabilendone le condizioni di accesso, anche in relazione al modello Isee, in determinati casi nei quali viene contestata la responsabilità medica, a seguito del parto, per deficit neurologici o fisici gravi sul neonato, un fondo di garanzia, da parte dello Stato, per sostenere la famiglia, qualora questa sia la parte soccombente, oltre a continuare a fornire il patrocinio gratuito per chi ne ha diritto in base alle normative vigenti.
(4-01420)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione De Palma n. 5-00480 del 7 marzo 2023;
interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-00530 del 17 marzo 2023;
interrogazione a risposta scritta Matera n. 4-01297 del 7 luglio 2023;
interrogazione a risposta in Commissione Del Barba n. 5-01171 del 21 luglio 2023.
Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Simiani e altri n. 4-01420 del 28 luglio 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01207.