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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 4 agosto 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III e XI Commissione,

   premesso che:

    la presente risoluzione si prefigge l'obiettivo di esortare e impegnare il Governo a riprendere l'attività negoziale, sospesa da anni, per il rinnovo e la stipula delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale a fronte di una sensibile ripresa della mobilità internazionale delle persone sia in entrata (da Paesi terzi) che in uscita (verso Paesi terzi);

    il quadro migratorio è infatti negli ultimi anni nuovamente cambiato dopo un periodo di apparente stasi e si sta manifestando in rapida evoluzione con la cosiddetta «fuga» di giovani alla ricerca all'estero di una nuova vita e con l'arrivo di decine di migliaia di immigrati che invece cercano in Italia il loro futuro; lo stesso Presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha sottolineato più volte e per ultimo ad un recente Convegno della Migrantes sui fenomeni migratori come sia necessario e doveroso procedere con la stipula di nuove convenzioni bilaterali con i paesi extra UE così da dare certezze ai lavoratori i quali solo in presenza di convenzioni possono totalizzare i periodi contributivi, esportare le prestazioni, ottenere la parità di trattamento;

    sono quasi 800.000 le pensioni in convenzione internazionale erogate dall'Inps a nostri cittadini residenti all'estero e ad emigrati rientrati in Italia, e sono centinaia di migliaia i cittadini italiani residenti all'estero e in Italia i quali potrebbero maturare, nei prossimi anni, il diritto a una pensione italiana in pro-rata attraverso l'applicazione di una convenzione bilaterale o multilaterale di sicurezza sociale;

    per tutelare i diritti previdenziali dei nostri lavoratori emigrati nel corso degli anni l'Italia ha stipulato numerose convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con i paesi di maggiore emigrazione; tali convenzioni hanno garantito finora in materia di sicurezza sociale la parità di trattamento dei lavoratori che si spostavano da un Paese all'altro, l'esportabilità delle prestazioni previdenziali e soprattutto la totalizzazione dei contributi ai fini del perfezionamento dei requisiti contributivi minimi previsti dalle varie legislazioni per la maturazione di un diritto a prestazione;

    tali convenzioni sono state stipulate, tranne alcune eccezioni, negli anni settanta e ottanta, come ad esempio quella con l'Argentina che risale al 1984, quella con il Brasile al 1977, con l'Uruguay al 1985, con il Venezuela al 1991, con gli USA al 1978, con la ex Jugoslavia addirittura al 1961 – le più recenti, per modo di dire, sono quelle con la Croazia del 1999 ed il rinnovo con l'Australia del 2000 e con il Canada del 2015; sono evidentemente convenzioni obsolete nello spirito, nei contenuti e nella forma che non possono più tutelare adeguatamente diritti e interessi o doveri dei futuri pensionati perché non sono state adeguate alle evoluzioni e agli aggiornamenti, talvolta radicali, delle legislazioni e dei sistemi previdenziali dei Paesi contraenti;

    inoltre nessuna delle convenzioni bilaterali stipulate dall'Italia contempla, e quindi disciplina, nel suo campo di applicazione oggettivo il nuovo sistema contributivo introdotto in Italia a partire dal gennaio 2012 con il decreto-legge n. 201 del 2011 convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2011, 214; infatti in tutte le convenzioni, e nei relativi regolamenti applicativi, il calcolo della pensione teorica e del relativo pro-rata sono regolamentati esplicitamente con il metodo retributivo;

    nessuna delle convenzioni bilaterali contempla nel proprio campo di applicazione soggettivo i dipendenti pubblici italiani e i liberi professionisti i quali quando emigrano nei Paesi extracomunitari sono esclusi da ogni forma di tutela previdenziale (una intollerabile disparità di trattamento con i dipendenti privati – che è stata invece da tempo colmata dai regolamenti comunitari di sicurezza sociale);

    sono più di quindici anni che lo Stato italiano ha sospeso i negoziati con i Paesi di emigrazione italiana per la stipula e il rinnovo delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale; paradossale è l'esistenza di convenzioni già firmate dall'Italia e approvate dai Parlamenti degli altri Paesi contraenti – come quelle con il Cile (prima stipula) – ma mai ratificate dal nostro Parlamento; sono decine di migliaia i cittadini italiani residenti in Paesi dell'America Latina non ancora convenzionati con l'Italia – come Cile, Perù, Ecuador, Colombia e Messico – ai quali viene negato il diritto a pensione in regime internazionale nonostante la titolarità di una posizione assicurativa in Italia;

    sono numerose le convenzioni i cui negoziati sono iniziati da tempo (come quelle con le Filippine, il Marocco, l'Egitto, il Senegal) e finora non hanno avuto alcun seguito;

    in questo contesto non trova spiegazione l'eliminazione dell'Unità di consulenza per la sicurezza sociale del Ministero degli affari esteri, strumento di ricerca, consulenza e progettazione per l'avvio dei negoziati bilaterali, e il ridimensionamento da servizio ad area del settore convenzioni internazionali dell'Inps intorno ai quali ruotava l'intera attività dello Stato italiano al fine di promuovere e tutelare il sistema di protezione socio-previdenziale della nostra emigrazione;

    è bene essere consapevoli che le convenzioni bilaterali di sicurezza sociale non devono tutelare solo la vecchia emigrazione: sono oramai emerse, infatti, moderne figure di nuovi migranti italiani, come i liberi professionisti, i ricercatori, i piccoli imprenditori, gli artigiani, gli insegnanti, gli studenti, i lavoratori al seguito delle imprese, i tanti giovani che si recano a lavorare all'estero, anche per lunghi periodi, dove versano i contributi e pagano le tasse, e i quali rischiano poi, a causa dell'inesistenza di convenzioni o delle convenzioni oramai obsolete, di non essere adeguatamente tutelati negli ambiti previdenziale, fiscale e sanitario;

    nella strategia di internazionalizzazione del Paese, a causa del drastico ridimensionamento delle cosiddette politiche migratorie che da alcuni anni si è determinato, rischiano di offuscarsi le potenzialità legate alla presenza degli italiani nel mondo e tende a restringersi la rete di relazioni che essa ha assicurato nel tempo, con grave danno del Paese soprattutto in questo passaggio di gravi difficoltà economiche, sociali e sanitarie;

    oltre a limitare le prospettive di internazionalizzazione dell'Italia, la sensibile riduzione dell'intervento pubblico e il totale abbandono della gestione delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale non consente di esercitare una doverosa tutela dei diritti e un rigoroso controllo dei doveri socio-previdenziali di una parte non marginale delle nostre comunità, costituita da anziani che spesso vivono in realtà dove i sistemi di protezione sociale non assicurano livelli di tutela adeguati e dai nuovi soggetti migranti i quali sono protagonisti di una mobilità internazionale fonte di carriere lavorative ed assicurative frammentate che necessitano di nuovi e più adeguati strumenti di tutela previdenziale, fiscale e sanitaria;

    è quindi di primario interesse nazionale fare in modo che non si indeboliscano i rapporti con la diffusa e articolata presenza degli italiani nel mondo e che vengano a mancare in un momento di seria difficoltà gli apporti derivanti dalla nostra diffusa diaspora; nello stesso tempo, è ineludibile dovere etico riconoscere alla nostra emigrazione il contributo storico dato in momenti difficili al Paese e non ignorare i compiti di tutela e di solidarietà verso coloro che sono in seria difficoltà, a partire dalla tutela previdenziale e sanitaria, in un periodo caratterizzato da diffuse crisi economiche e dalle conseguenze della pandemia da Covid che ha colpito tantissimi Paesi,

impegnano il Governo

alla luce di una sensibile ripresa del fenomeno migratorio sia in entrata che in uscita dall'Italia, della oramai ventennale sospensione dell'attività negoziale per il rinnovo e la stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale da parte dell'Italia, delle importanti e sostanziali modifiche intervenute in questi ultimi anni nel nostro sistema previdenziale a monitorare lo stato delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale in essere e verificare la loro compatibilità con le modifiche intervenute nel nostro sistema previdenziale e a verificare inoltre, a fronte dell'aumentata mobilità internazionale di lavoratori e lavoratrici sia in uscita che in ingresso in Italia, la necessità di stipulare nuovi accordi bilaterali di sicurezza sociale – completando il quadro giuridico di salvaguardia dei diritti sociali – e soprattutto ad aggiornare quelli in vigore, a garanzia di una più adeguata ed efficace tutela previdenziale delle nostre collettività residenti all'estero.
(7-00142) «Porta, Scotto, Amendola, Boldrini, Quartapelle Procopio, Di Sanzo, Toni Ricciardi, Carè».


   Le Commissioni III e XIV,

   premesso che:

    la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e la decisione dell'Unione europea del giugno 2022 di concedere lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova rendono ancora più importante e più urgente il processo di integrazione nell'Unione europea dei Balcani occidentali (Montenegro, Serbia, Macedonia del Nord, Albania, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo);

    il tema risulta di estrema importanza anche dal punto di vista geopolitico e degli equilibri internazionali, in quanto sono numerosi gli attori che mirano ad estendere la loro influenza sulla regione, anche in relazione ad antichi rapporti storici: dalla Russia alla Turchia, sino alle monarchie della penisola arabica e alla Cina, particolarmente competitiva con il suo progetto di «Belt and Road Initiative». A ciò va aggiunta la crescente disillusione da parte dei cittadini dei Balcani occidentali sulla prospettiva europea della regione, un ulteriore campanello d'allarme che deve scuotere l'Unione europea e i suoi Stati membri;

    l'Unione europea è impegnata, fin dall'avvio del processo di stabilizzazione e di associazione (Psa) del 1999, a favore della prospettiva europea dei Balcani occidentali. Attraverso tale processo sono stati fissati obiettivi politici ed economici per la regione al fine di stabilizzarla e creare una zona di libero scambio;

    in occasione del vertice Unione europea-Balcani occidentali tenutosi a Salonicco nel 2003, l'Unione europea ha ribadito che il futuro dei Balcani occidentali è all'interno dell'Unione europea;

    1° luglio 2013 l'ingresso della Croazia nell'Unione europea ha rappresentato un importante incentivo per gli altri paesi della regione e ha consentito alla Commissione, sulla base dell'esperienza acquisita, di modificare, migliorandolo, l'approccio negoziale della «strategia di allargamento» 2011-2012. Tale approccio è stato ribadito e rafforzato nella comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2020, «Rafforzare il processo di adesione - Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali», che ha introdotto una metodologia rivista per l'allargamento;

    i negoziati di adesione con la Serbia sono stati formalmente avviati il 21 gennaio 2014 e, ad oggi, sono stati aperti 22 dei 35 capitoli di negoziato, due dei quali sono stati provvisoriamente chiusi. Per quanto attiene al Montenegro, i negoziati sono stati avviati nel giugno 2012 e dei 33 capitoli aperti solo tre risultano provvisoriamente chiusi. L'avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e con l'Albania risale al luglio 2022 e, nel dicembre dello stesso anno, la Bosnia-Erzegovina ha ottenuto lo status di paese candidato; il Kosovo è ufficialmente riconosciuto come Stato «potenzialmente candidato»;

    nel giugno 2022 i leader dell'Unione europea hanno espresso il loro impegno pieno e inequivocabile a favore della prospettiva di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali e hanno chiesto l'accelerazione del processo di adesione;

    il 6 dicembre 2022, a Tirana, si è tenuto il primo vertice tra i leader dell'Unione europea e dei Balcani occidentali organizzato nella regione, che ha rappresentato un'opportunità per ribadire l'importanza fondamentale del partenariato strategico tra l'Unione europea e i Balcani occidentali. Nella dichiarazione finale è stato riaffermato l'inequivocabile sostegno dell'Unione europea alla prospettiva europea dei Balcani occidentali, chiedendo l'accelerazione del processo di adesione, sulla base di riforme credibili da parte dei partner, di un'equa e rigorosa condizionalità e del principio meritocratico;

    la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervento al GlobSec 2023 Bratislava Forum, tenutosi a fine maggio 2023, ha annunciato una serie di iniziative dell'Unione verso la regione incentrate su un nuovo piano di crescita per i Balcani occidentali basato su quattro pilastri: avvicinamento al Mercato unico dell'Unione europea; approfondimento dell'integrazione economica regionale; accelerazione delle riforme fondamentali e aumento dei fondi di pre-adesione;

    il Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023, ricordando la dichiarazione del vertice Unione europea-Balcani occidentali di Salonicco del 21 giugno 2003, le successive dichiarazioni di Sofia, Zagabria, Brdo e Tirana e le sue precedenti conclusioni, in particolare quelle del 23 e 24 giugno 2022, ha ribadito il suo impegno pieno e inequivocabile a favore della prospettiva di adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea e il suo sostegno all'accelerazione del processo di adesione basato sul merito e delle riforme correlate. Contestualmente, condannando gli episodi di violenza avvenuti di recente nel nord del Kosovo, ha sollecitato un'immediata distensione della situazione, auspicando che Belgrado e Pristina creino le condizioni propizie per l'organizzazione di nuove elezioni anticipate in tutti e quattro i comuni del nord del Kosovo a maggioranza serba;

    è particolarmente delicata è la situazione in Bosnia ed Erzegovina (BiH), paralizzata da tempo dall'incapacità dell'élite politiche di trovare un accordo su una politica comune. Questo stallo consente al presidente della Republika Srpska (RS), Milorad Dodik di agitare continuamente lo spettro della secessione e mettere in atto azioni concrete che minano l'ordinamento statale della BiH. Lo scorso 27 giugno 2023 l'Assemblea nazionale della Republika Srpska ha approvato una legge sulla non applicabilità sul suo territorio delle decisioni della Corte costituzionale della BiH, che segue di una settimana l'adozione della legge che vieta la pubblicazione e l'esecuzione delle decisioni dell'Alto Rappresentante (figura istituita in seno agli accordi di Dayton del 1995). Nonostante l'annullamento dei due atti da parte dell'Alto Rappresentante, il Presidente Dodik ha controfirmato le leggi, e le due entità del paese vivono ora in realtà legali parallele;

    il 26 luglio 2023 il collegio allargato della Camera dei rappresentanti del Parlamento della Bosnia ed Erzegovina ha rigettato la proposta di includere all'ordine del giorno il voto su una risoluzione per la protezione dell'ordine costituzionale. Hanno espresso voto contrario i parlamentari di Unione democratica croata, di Alleanza democratica (Demos) e Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (Snsd), due partiti che rappresentano la componente serba;

    le tensioni interne in atto da diversi mesi tra il Presidente Dodik e il Governo di Sarajevo, tenendo elevato il livello di tensione nel Paese, rappresenta un potenziale ulteriore fronte di instabilità nei Balcani;

    sul versante dell'Unione europea, il 20 luglio 2023 sono stati prorogati fino al 31 agosto 2024, i mandati dei rappresentanti speciali dell'Unione europea (RSUE) in Bosnia-Erzegovina, Johann Sattler, e Kosovo, Tomáš Szuyog;

    l'Italia sta lavorando alla stabilizzazione dei Balcani occidentali, regione strategica per l'Italia sia dal punto di vista politico che economico e securitario; dalla stabilità della regione dipende, infatti, la stabilità del nostro Paese e dell'intera Europa;

    il 24 gennaio 2023 si è tenuta a Trieste la Conferenza nazionale «L'Italia e i Balcani Occidentali: crescita e integrazione» quale punto di partenza per rilanciare l'azione dell'Italia nei Balcani Occidentali – un obiettivo prioritario per il Governo – e che ha visto il lancio di una strategia nazionale volta a potenziare la presenza delle nostre imprese nella regione, ma anche a favorire una maggiore interconnessione economica dei Paesi dei Balcani Occidentali. L'attenzione del Governo per la regione, all'interno di una più vasta strategia di «diplomazia per la crescita», si è concretizzata anche attraverso l'inaugurazione a Belgrado, il 28 giugno 2023, di una sede di Simest, società del gruppo Cdp, in stretta sinergia col Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Si tratta di un aiuto concreto alle imprese che vogliono investire in una regione ricca di potenzialità per il tessuto produttivo italiano;

    il 3 aprile 2023 a Roma, si è svolta una riunione tra il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano, i Ministri degli esteri di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia, la Presidenza di turno svedese del Consiglio dell'Unione europea e il Commissario all'allargamento e la politica di vicinato, avente ad oggetto le modalità per rendere più concreto il processo di integrazione europea della regione. Da tale incontro emerge ancora una volta come questi Paesi non mirino ad ottenere sconti o deroghe sulle riforme loro richieste, ma chiedono certezze sul processo, sulla tempistica e soprattutto sul risultato finale;

    l'Italia ha tutte le carte in regola per essere protagonista di pace, costruttore di integrazione e prosperità, come testimonia la sincera riconoscenza per il contributo alla stabilità regionale che assicurano le nostre donne e i nostri uomini in divisa da anni impegnati in quel quadrante;

    attraverso specifici atti di indirizzo i due rami del Parlamento hanno approvato, per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, la prosecuzione delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui alla Deliberazione in merito alla partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali per l'anno 2023 (Doc. XXV, n. 1). In particolare è stata autorizzata la prosecuzione delle missioni NATO Joint Enterprise nei Balcani, European Union Rule of Law Mission in Kosovo — EULEX Kosovo ed EUFOR, ALTHEA in Bosnia Erzegovina;

    il 19 luglio 2023, intervenendo in audizione davanti alle commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato sugli esiti del vertice della Nato svoltosi a Vilnius l'11 e il 12 luglio, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale on. Antonio Tajani, ha ribadito che l'Italia continuerà a svolgere un ruolo da protagonista nella regione balcanica. Una nostra forte azione diplomatica può essere determinante, da un lato, affinché sia data piena attuazione a quanto concordato tra Serbia e Kosovo a Ohrid nel marzo 2023 e, dall'altro, per creare le condizioni per il rilancio delle riforme in Bosnia ed Erzegovina, indispensabili per una definitiva stabilizzazione dello Stato multietnico e multireligioso;

    al fine di rafforzare il collegamento tra mercato unico europeo e regione balcanica il 27 luglio 2023 a Brindisi si è tenuta la riunione ministeriale sul cosiddetto «Corridoio VIII» che ha visto partecipare, oltre all'Italia, Albania, Macedonia del Nord e Bulgaria per promuovere un'infrastruttura che collega il Mar Adriatico al Mar Nero. Al centro del meeting anche la crisi nel nord del Kosovo in cui l'Italia è impegnata per una concreta de-escalation,

impegnano il Governo:

   a continuare a svolgere un ruolo di primo piano in seno all'Unione europea per accelerare il processo di adesione dei Balcani occidentali, che ha subìto troppi ritardi e che non può essere ulteriormente posticipato;

   a sostenere, nelle sedi europee, il superamento del principio di unanimità in favore di un sistema di voto a maggioranza qualificata negli ambiti legati al processo di adesione di nuovi Stati membri;

   a promuovere occasioni di dialogo e confronto, anche in contesti informali, fra i Governi dei Balcani occidentali, le Istituzioni dell'Unione europea, gli Stati membri e i rappresentanti della società civile, per affrontare questioni fondamentali per il futuro della regione quali lo sviluppo economico, il controllo dei flussi migratori, la transizione green e digitale, una politica estera e di difesa comune;

   a consolidare la cooperazione e il partenariato con i Paesi della regione già parte dell'Unione europea e con quelli candidati della macro area balcanica e adriatica, con l'obiettivo di sviluppare nella regione una presenza solida e articolata dell'Italia, supportando, nell'alveo della diplomazia della crescita, la promozione dell'export e favorendo l'azione di accompagnamento da parte della rete diplomatica delle aziende italiane sui mercati della regione;

   a confermare il proprio impegno per la pace e la stabilità del Kosovo e di tutta l'area, favorendo la ripresa del dialogo tra Belgrado e Pristina e la rapida attuazione dell'accordo di Ohrid sul percorso di normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia nonché il relativo allegato di attuazione;

   a lavorare, negli opportuni consessi nazionali, europei e internazionali, affinché in Bosnia ed Erzegovina si raggiunga un nuovo accordo politico quale punto di partenza per riformare le istituzioni, garantire lo Stato di diritto e iniziare a costruire un effettivo rapporto di fiducia reciproca.
(7-00139) «Orsini, Rossello, Battilocchio, Cattaneo, Marrocco».


   Le Commissioni IX e XI,

   premesso che:

    un sistema portuale aperto, competitivo e regolato è un asset strategico per l'economia italiana e, per questo, è importante che la politica portuale sia intesa all'interno di una più generale politica dei trasporti per creare le necessarie sinergie di sistema e produrre valore aggiunto per il Paese;

    la portualità è un anello importante della filiera logistica moderna: sono oltre 200 miliardi di euro derivanti dall'import e dall'export che passano attraverso i porti italiani ed è il 25 per cento del valore del trasporto marittimo mondiale, in un Mediterraneo che, strategicamente, è tornato al centro dell'attenzione geoeconomica e dell'importanza dell'economia;

    il Mar Mediterraneo è, oggi, centrale nello scenario marittimo internazionale, rappresentando la principale connessione tra Occidente e Oriente. Anche tenendo conto degli effetti del cambiamento climatico sulla rotta artica, esperti del settore e analisti ritengono che il ruolo strategico del Mar Mediterraneo resterà confermato nel futuro, anche in funzione del previsto sviluppo, peraltro già in corso, del continente africano. Il nostro Paese, in virtù della sua straordinaria posizione geografica, potrebbe godere di opportunità irripetibili di crescita economica e rilevanza geopolitica proprio grazie allo sviluppo del sistema logistico e portuale nazionale, in termini di investimenti infrastrutturali sostenibili, digitalizzazione e innovazioni tecnologiche, governance, maggiore efficienza e semplificazione amministrativa;

    come riportato nel rapporto «Investimenti e riforme del PNRR per la portualità» del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ottobre 2022, l'attuale rete logistica portuale nazionale include 58 porti (e 24 interporti) dedicati al trasporto delle merci e dei passeggeri, riuniti in 16 autorità di sistema portuale (AdSP) e distribuiti su circa 7.456 chilometri;

    l'Italia è il secondo paese europeo, dopo i Paesi Bassi, per la movimentazione di merci via mare e seconda solo al Regno Unito per il trasporto marittimo a corto raggio (IT&IA, 2021). La rete logistica è uno dei fattori abilitanti per il successo del Paese nella sfida del commercio internazionale: nel 2019 la movimentazione di merci è stata pari a quasi 500 milioni di tonnellate, operata principalmente su navi che trasportano liquidi (37 per cento, in particolare petrolio e derivati), container (23 per cento) e traghetti (22 per cento) (IT&IA, 2021). I porti di Trieste, Genova, Ravenna, Taranto, Livorno e Gioia Tauro sono tra i primi cinque porti nel Mediterraneo per movimentazione merci in diverse categorie;

    l'Italia, secondo i dati disponibili, si situa al primo posto, in Europa e nel Mediterraneo, per quanto riguarda il movimento via mare di merci e passeggeri tra porti localizzati nell'Europa geografica o tra questi e i porti situati in paesi non europei con una linea costiera che si affaccia sui mari chiusi alle frontiere dell'Europa, cosiddetto Short Sea Shipping;

    la competitività portuale italiana nel Mar Mediterraneo dovrà essere in grado di misurarsi, da un lato, con la crescita dei porti della sponda non europea del Mediterraneo, con particolare riferimento al porto marocchino di Tanger Med, che vanta la più elevata capacità di movimentazione container del Mediterraneo (oltre 7 milioni di TEU), e al porto egiziano di Port Said che gode di un notevole vantaggio derivante dal raddoppio del Canale di Suez; e, dall'altro, con lo sviluppo dei porti della sponda orientale del Mediterraneo, Grecia e Turchia, in particolare;

    la principale sfida del sistema portuale e logistico nazionale è quella di farsi trovare pronto a rispondere alle evoluzioni tecnologiche, geopolitiche e climatiche che caratterizzeranno il commercio internazionali e il settore nei prossimi anni. Per questo, la risposta si è concretizzata in una strategia «sistemica» basata su tre pilastri: pianificazione, riforme e investimenti, a seguito dell'adozione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 agosto 2015, del Piano strategico nazionale della portualità e della logistica (Pnspl), in attuazione dell'articolo 29, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164;

    il suddetto Piano, suddiviso in 10 macro-obiettivi a cui corrispondono 10 azioni, è intervenuto sull'assetto della governance portuale, considerata uno dei fattori principali, allora ancora plasmata sulla dimensione «mono-scalo» degli organi di governo, come previsto dalla legge 28 gennaio 1994, n. 84, realizzando, in una logica di sistema, una razionalizzazione e un accorpamento delle autorità portuali esistenti, per favorire attraverso l'istituzione delle Autorità di sistema portuale una più efficace semplificazione delle procedure;

    coerentemente con quanto previsto dal Piano strategico della portualità e della logistica, è stato realizzato, con il decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169, un riordino del sistema portuale, improntato a migliorare gli aspetti legati alla efficienza amministrativa, alla razionalizzazione e semplificazione, con particolare riferimento al numero, all'individuazione di autorità di sistema, nonché alla governance;

    con il decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169, è stato realizzato un riordino del sistema portuale e la riforma ha previsto: a) la sostituzione delle vecchie autorità portuali con nuove Autorità di sistema portuale (AdSP) alle quali fanno capo più porti; b) la conseguente riduzione del numero delle autorità portuali che passano da 24 a 15 (attualmente 16, con l'istituzione, il 18 giugno 2021 dell'Autorità di sistema portuale dei mari Tirreno Meridionale e Ionio competente sui porti di Gioia Tauro, Crotone, Corigliano Calabro, Palmi e Vibo Valentia) con l'accorpamento 57 porti italiani; c) la riarticolazione della governance; d) la ridefinizione di ruoli, competenze e funzioni degli organi delle AdSP (Presidente, Comitato di Gestione; Organismo di partenariato della risorsa mare; Conferenza nazionale di coordinamento delle AdSP);

    da ultimo, la riforma relativa al nuovo processo di pianificazione strategica in ambito portuale, attuata con l'articolo 4, commi da 1-septies a 1-novies del decreto-legge n. 121 del 2021 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 156 del 2021), ha semplificato l'iter di approvazione degli strumenti di pianificazione portuale con l'obiettivo di rafforzare e favorire gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale dei porti, altrimenti fortemente limitati a causa della vetustà dei piani regolatori portuali e delle difficoltà incontrate negli anni nelle procedure di approvazione degli stessi piani;

    a conclusione del quadro bisogna aggiungere che il PNRR ha riservato alla questione dei Porti uno spazio rilevante. Gli investimenti previsti per lo sviluppo della portualità dal Piano nazionale di ripresa resilienza, dal Piano nazionale complementare e da risorse nazionali ammontano a 9,2 miliardi di euro, come descritto dal citato Rapporto «Investimenti e Riforme del PNRR per la Portualità». Complessivamente, sono previsti interventi in 47 porti localizzati in 14 regioni e di competenza di 16 Autorità di sistema portuale (AdSP). Il 46,9 per cento degli investimenti riguarda i porti del Mezzogiorno, il 37,7 per cento quelli dell'Italia settentrionale e il restante 15,4 per cento quelli dell'Italia centrale;

    i porti sono una parte fondamentale dell'idea e degli obiettivi della transizione energetica ed ecologica del nostro Paese, tema molto sfidante in quanto i porti sono un settore hard to abate. Quindi è centrale comprendere come possono diventare punti anche di innovazione e di accompagnamento di un sistema produttivo più ampio;

    è necessario, oggi, impostare una politica industriale della logistica che sfrutti ogni nuova possibilità di allargare i nostri mercati all'Europa (grazie ai nuovi corridoi ferroviari che saranno agibili nel 2026), regolando il disallineamento di rapporti di forza tra compagnie di navigazione e mondo della supply chain, aiutando la crescita di «campioni nazionali» logistici, ma anche sostenendo processi di produzione di manifattura e innovazione nei porti e nelle aree periportuali, nella logica che i traffici dovrebbero diventare una componente importante, ma non unica, della economia della portualità futura;

    in tale contesto è fondamentale realizzare una maggiore integrazione tra i sistemi portuali e i sistemi logistici, rafforzando la componente industriale e cantieristica tutelandola dal dumping salariale e ambientale di altri Paesi extra europei;

    su queste basi la politica portuale ha bisogno di essere attualizzata, anche se non stravolta, evitando una trasformazione dei soggetti gestori dei porti da pubblici a privati e ribadendo la necessità della definizione compiuta di una politica portuale nel Paese da parte delle istituzioni preposte, per evitare parcellizzazioni, frammentazione o nuovi processi di precarizzazione del lavoro;

    è, quindi, necessario rilanciare e migliorare alcuni principi base della legge n. 84 del 1994, riforma che nel tempo è stata parzialmente disattesa, per quel che riguarda la natura giuridica dei porti. Sono necessarie autonomia finanziaria e autonomia amministrativa, ribadendo la natura pubblicistica di ente non economico delle autorità di sistema portuale. In tale ottica la regolazione, la vigilanza e il controllo devono essere svolte da un unico ente ossia il ministero di riferimento, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, producendo, in tal modo, una profonda semplificazione;

    per il sistema portuale va guardato con attenzione il fatto che si mantenga un sistema pubblico, con un assetto di legge che governi anche il lavoro, sistema che va sicuramente efficientato rispetto ad alcune necessità di attualizzazione dell'impianto;

    infine, è necessario che il Governo e le regioni, laddove queste debbano ancora intervenire, faccia partire le zone logistiche speciali, le Zls, volte a favorire lo sviluppo di nuovi investimenti nelle aree portuali valutando l'allargamento delle competenze delle AdSP individuando in esse il motore di un'economia di area, distinguendo fra ruolo del porto e traffici;

    in relazione alle questioni del lavoro c'è la necessità di intervenire per sostenere con iniziative utili miglioramento delle condizioni e sicurezza del lavoro portuale, attivando il Fondo di accompagno all'esodo, incrementando la sicurezza del lavoro portuale, laddove oggi avvengono ancora troppi incidenti mortali e aprendo un confronto sul tema dei lavori usuranti;

    occorre dare piena attuazione alla norma sull'autoproduzione, mettendo al centro la figura del lavoro e di chi garantisce la continuità del servizio nei nostri territori e nei nostri porti;

    negli ultimi anni si sta assistendo al crescente fenomeno dell'integrazione verticale tra realtà armatoriali e operatori portuali, con le prime che stanno acquistando quote significative delle società che gestiscono i terminal situati nei porti nazionali. In particolare, in alcuni casi, le imprese armatoriali detengono il 100 per cento delle società, in altri casi detengono quote di maggioranza e in altri casi ancora detengono quote di minoranza; l'integrazione si è intanto ulteriormente estesa al segmento ferroviario del trasporto, quello stradale e da ultimo a quello aereo;

    i vettori nazionali e internazionali ai sensi della legge 28 gennaio 1994, n. 84, possono svolgere l'esercizio delle operazioni portuali in regime di autoproduzione con propri mezzi meccanici e proprio personale; le imprese armatoriali che operano in regime di autoproduzione, a differenza delle imprese italiane terze che esercitano attività ancillari, beneficiano di un regime di sgravio contributivo e fiscale di favore, come previsto dalla normativa del registro internazionale e del tonnage e da diverse notizie emerse in questi mesi, dal Governo è emerso l'orientamento di estendere i benefici riconosciuti dal registro internazionale e dal tonnage anche alle attività accessorie svolte dalle imprese armatoriali e tale situazione potrebbe comportare, anche in via potenziale, un vantaggio anticoncorrenziale, sotto forma di abuso di posizione dominante o di intesa restrittiva della concorrenza, da parte delle imprese armatoriali verso le imprese italiane terze prestatrici dei servizi ancillari;

    in relazione alle concessioni ci sono temi aperti su cui arrivare ad una definizione, a partire dalla questione legata all'uniformità delle concessioni e alla necessità di rivedere la disciplina delle concessioni portuali tenendo conto degli interessi strategici e geopolitici coinvolti, nella necessità di sviluppare un quadro chiaro di conoscenza attraverso una mappatura integrale di tutte le concessioni di aree demaniali e banchine comprese nell'ambito portuale, verificandone gli assetti proprietari, informandone tempestivamente le commissioni parlamentari competenti e vigilando sulle concentrazioni al fine di evitare abusi di posizione dominante,

impegnano il Governo:

   ad assumere ogni iniziativa normativa utile volta alla modifica della legge 28 gennaio 1994, n. 84, coinvolgendo pienamente e in tutte le sue prerogative il Parlamento nel percorso di realizzazione della riforma, al fine di:

    a) attualizzare e modernizzare le competenze delle Autorità di sistema portuale, mantenendo l'attuale articolazione nazionale che prevede sedici autorità di sistema portuale aventi natura di enti pubblici non economici, sottoposti ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

    b) rafforzare la governance a livello centrale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sia attraverso la ricomposizione in capo al Ministero delle funzioni oggi ripartite tra varie autorità indipendenti ed agenzie per mettere ordine nella duplicazione di funzioni e competenze, con particolare riferimento alle funzioni e competenze dell'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) ed alla conseguente diminuzione dei corrispondenti oneri di contribuzione, sia attraverso l'istituzione di un organismo nazionale, dotato di personalità giuridica, a cui attribuire la competenza per attuare la politica portuale del Governo, il coordinamento ed il controllo dell'efficacia del sistema portuale sulle questioni strategiche, nell'autonomia amministrativa e finanziaria delle AdSP;

    c) ad evitare l'introduzione nella materia portuale di forme di federalismo differenziato ex articolo 116, terzo comma, della Costituzione;

   ad assumere ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta alla tutela e valorizzazione del lavoro portuale che possa:

    a) mantenere e rafforzare la regolamentazione del mercato del lavoro, imperniato su tre componenti: operatori terminalisti, imprese autorizzate ad effettuare operazioni e servizi portuali, imprese fornitrici di lavoro temporaneo;

    b) dare mandato alle Autorità di sistema portuale affinché promuovano e sostengano processi di upgrade formativo dei lavoratori portuali, in linea con gli sviluppi tecnologici, anche al fine di implementare la sicurezza del lavoro;

    c) affrontare il tema della mancata armonizzazione del testo del decreto legislativo n. 279 del 1999 col successivo decreto legislativo n. 81 del 2008 arrivando così ad uno strumento normativo che disciplini la sicurezza sul lavoro negli ambiti portuali finalmente aggiornato ai principi che innervano l'ordinamento generale;

    d) mettere in atto tutte le procedure ancora necessarie, a partire dall'adozione del decreto ministeriale propedeutico, per dare operatività all'istituzione del fondo per l'incentivazione al pensionamento anticipato dei lavoratori istituito dall'articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2021 n. 228, convertito dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15;

    e) incrementare la sicurezza del lavoro nei porti, luoghi dove oggi avvengono ancora troppi incidenti mortali e aprire un confronto sull'inquadramento del lavoro portuale nei lavori usuranti;

   ad assumere ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, per il rafforzamento della rete logistica portuale, attraverso investimenti per:

    a) adottare una mappatura integrale dello stato di fatto di tutte le infrastrutture portuali, finanziando un piano di manutenzione e messa in sicurezza delle banchine, adeguandole al nuovo assetto delle navi e ai nuovi fenomeni climatici;

    b) favorire il massimo sviluppo del cold ironing, non confermando la modifica normativa volta a reintrodurre il pagamento degli oneri generali di sistema per queste forniture, come attualmente previsto dal disegno di legge sulla concorrenza presentato dal Governo, e chiarendo, nello spirito della massima semplificazione, il rapporto tra distributore dell'energia, gestore dell'impianto, terminalista e utilizzatori;

    c) sostenere i percorsi di intermodalità sia attraverso la messa a terra delle iniziative infrastrutturali progettate e finanziate, sia attraverso incentivi all'utilizzo delle infrastrutture portuali che prediligano il movimento ferroviario;

    d) ad indirizzare le autorità di sistema portuale verso l'introduzione delle adeguate capacità tecnologiche di prevenzione delle possibili minacce alla sicurezza dell'infrastruttura, soprattutto in materia cibernetica e nella protezione dello spazio aereo pertinente le aree portuali che stoccano prodotti esplodenti o esplosivi;

    e) promuovere la costituzione di comunità energetiche per la produzione ed il consumo di energia rinnovabile per rendere i porti sempre più green e sostenibili, semplificando la normativa per favorire la massima partecipazione dei soggetti economici alle comunità;

   ad assumere, inoltre, le necessarie iniziative di competenza per:

    a) adottare il decreto ministeriale per attuare la norma di legge sulla regolamentazione dell'autoproduzione dei servizi portuali da parte delle imprese armatoriali, in modo da evitare fenomeni di concorrenza sleale a danno delle imprese portuali;

    b) mantenere e rafforzare la disciplina dei servizi tecnico nautici di rimorchio, ormeggio e pilotaggio quali servizi di interesse generale;

    c) rivedere la disciplina delle concessioni portuali, tenendo primariamente conto degli interessi strategici e geopolitici coinvolti, nonché ad effettuare la mappatura integrale di tutte le concessioni di aree demaniali e banchine comprese nell'ambito portuale, verificandone gli assetti proprietari, informandone tempestivamente le commissioni parlamentari competenti e vigilando sulle concentrazioni al fine di evitare abusi di posizione dominante;

    d) attuare la legislazione nazionale sugli aiuti di Stato a favore delle imprese armatoriali evitando di estendere il trattamento fiscale di favore alle «attività accessorie» di manipolazione e movimentazione di container all'interno dell'area portuale e di trasporto terrestre immediatamente antecedente o successivo al trasporto marittimo, in modo da non creare effetti distorsivi della concorrenza a svantaggio degli operatori della catena logistica non verticalmente integrati in un'impresa di navigazione;

    e) promuovere una forte opera di semplificazione e sburocratizzazione per evitare fenomeni di abbandono della bandiera italiana a favore di altre bandiere europee;

    f) promuovere la formazione dei lavoratori marittimi, anche attraverso il ricorso agli istituti tecnici superiori, adeguando le procedure amministrative del lavoro marittimo alla disciplina prevista dagli altri Paesi europei;

    g) modificare l'allegato al decreto del Presidente della Repubblica n. 232 del 2006 che disciplina i requisiti di accesso ad alcune figure professionali che, pur non facendo parte dello Stato Maggiore, sono altamente specializzate e sulle 4 quali si registra una domanda da parte dell'armamento che l'attuale offerta di lavoratori marittimi italiani non è in grado di soddisfare, essendo in molti casi, i percorsi professionali previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 2006 non più esistenti e rispondenti all'evoluzione del sistema scolastico e risultando spesso i requisiti dallo stesso previsti economicamente onerosi, operando come forte ostacolo all'accesso dei giovani alle carriere del mare;

    h) prevedere la possibilità di essere considerati marittimi italiani a tutte quelle ragazze e quei ragazzi che, indipendentemente dalla nazionalità anagrafica, abbiano conseguito un diploma di scuola secondaria superiore e i titoli abilitanti in Italia;

    i) dare piena attuazione da parte del Governo con l'emanazione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri istitutivi, e delle regioni, laddove queste debbano ancora intervenire, all'avvio delle zone logistiche speciali Zls, volte a favorire lo sviluppo di nuovi investimenti nelle aree portuali, individuando in esse il motore di un'economia di area.
(7-00143) «Ghio, Barbagallo, Bakkali, Casu, Morassut, Braga, De Micheli, Orlando, Serracchiani, Simiani, Ubaldo Pagano, Forattini, Scotto».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    nel corso della crisi pandemica del COVID-19 sono state introdotte numerose disposizioni a sostegno del settore del trasporto pubblico locale e il periodo pandemico ha posto davanti a una nuova dimensione della mobilità, prevedendo una scelta diversa di utilizzo dei servizi di trasporto pubblico in funzione delle specifiche esigenze di spostamento, che si sono modificate sensibilmente e in modo irreversibile;

    emerge la necessità di stabilire un modello di pianificazione nazionale, in grado di fornire alle regioni e alle province autonome indirizzi per un servizio pubblico capace di cogliere la complessità e l'articolazione dei fenomeni negli ambiti urbani, sub ed extraurbani, attraverso anche forme di trasporto pubblico complementari a quelle tradizionali, improntate sulla logica della flessibilità nella scelta dei percorsi, nella sequenza delle fermate, nei tempi (orari e frequenze), nella dimensione della domanda di mobilità;

    l'accessibilità «sistematica» al servizio di Tpl automobilistico è profondamente modificata, così come l'accessibilità occasionale nelle zone rurali, nelle aree a minore domanda, in quelle periferiche e nei borghi antichi; quest'ultime, presentano, rispetto ai centri urbani, maggiori problematiche legate all'abbandono e all'isolamento e sono gravate da una eccessiva frammentazione amministrativa e produttiva;

    in tale ambito, il trasporto pubblico deve essere concepito per garantire condizioni accessibili per tutti, anche e soprattutto con riferimento alle persone a mobilità ridotta. A tal fine, l'Unione europea, con una proposta di direttiva per l'adozione dell'Atto europeo di accessibilità (AEA), ha ritenuto necessario inserire nella sua agenda, il tema e le problematiche legate all'accessibilità, termine che in questo caso è utilizzato con un'accezione molto ampia, che vuole comprendere prodotti, servizi, infrastrutture e tutto quanto serve, per semplificare gli accessi e gli usi da parte di persone con disabilità e non solo. In Italia, secondo una stima del Censis risultano oltre quattro milioni le persone con disabilità, trend stimato in crescita e pari a 6,5 milioni nel 2040, nei confronti delle quali deve essere garantito il diritto alla mobilità richiamato più volte nella Costituzione (articolo 1, primo comma, articoli 2, 3, 4, 16, 33 e 34);

    in tale contesto, si ravvisa come il turismo rappresenti un elemento centrale nello sviluppo di tutte le regioni d'Italia e il trasporto pubblico ricopre da sempre una posizione strategica nelle dinamiche economiche e turistiche, aspetti che costituiscono la struttura portante del «sistema Territorio-Turismo-Trasporti» per sostenere flussi di mobilità che oggi non possono più considerarsi esclusivamente di natura sistematica e abitudinale, ma che devono cogliere le potenzialità offerte dal territorio e dal turismo;

    la Commissione europea, con il Reg. 1370, individua i cosiddetti «servizi minimi» come quegli «obblighi di servizio pubblico intesi a garantire frequenza, qualità, regolarità per il trasporto sicuro a costi ragionevoli di elevata qualità», elementi fondanti della legge quadro sul Tpl (decreto legislativo n. 422 del 1997), considerata superata nelle finalità e nella gestione regolatoria e amministrativa;

    occorre introdurre, ad avviso dei firmatari del presente atto, un nuovo concetto di «servizio» inteso come «Livello Essenziale di Trasporto» (LET), le cui prestazioni da parte dell'amministrazione pubblica, dovranno fornire a tutti i cittadini il rispetto del diritto alla mobilità in precedenza richiamato;

    al riguardo, i «Livelli essenziali di trasporto» hanno una finalità ben precisa e sono focalizzati attraverso un approccio basato nel rendere il servizio accessibile per tutti, integrativo alla mobilità privata, anche con forme diverse dalle soluzioni tradizionali, caratterizzate da collegamenti con bus tradizionali che viaggiano mediamente con un fattore di carico che non supera il 50 per cento e autobus che circolano vuoti in determinate ore della giornata e in corrispondenza di specifici territori;

    in uno scenario in cui la velocità di sviluppo del Paese, rappresenta una funzione anche del proprio sistema di trasporto, assume una notevole importanza la definizione di una legge di riforma del Tpl con l'obiettivo di «disegnare» modelli d'intervento in grado di connettere i territori nei luoghi più disagiati, suggerendo soluzioni «intelligenti», attraverso un alto livello di tecnologia high-tech e IoT, incentivando al contempo, l'utilizzo di applicazioni per integrare le diverse forme di trasporto, che dovranno essere green e sostenibili, a partire dal soddisfacimento degli spostamenti delle persone con disabilità (PMR);

    la delega alle regioni in tema di Tpl negli anni recenti, ha prodotto ingenti sprechi di risorse (circa 15 miliardi di euro nel triennio 2020-2022), successivamente trasferite agli enti regionali sulla base di approcci «storici»; conseguentemente risulta necessario superare l'attuale modello che prevede lo stanziamento del fondo Tpl, la cui consistenza attuale risulta essere circa 5 miliardi di euro, distribuito annualmente alle regioni e province autonome;

    la scarsa perequazione dei trasferimenti si è di fatto, tradotta negli anni in una affannosa copertura delle spese correnti legate alla gestione dei contratti di servizio, a scapito degli investimenti, ossia a scapito del perseguimento di standard quantitativi e qualitativi del servizio di Tpl in linea con le esigenze della mobilità urbana e di chi utilizza il trasporto pubblico per studio, lavoro o tempo libero;

    al fine del riparto del nuovo Fondo Tpl, ad avviso dei firmatari del presente atto, si dovrà pertanto considerare l'applicazione del nuovo concetto dei «Livelli essenziali di trasporto», quale sintesi delle disposizioni del decreto-legge n. 36 del 2023 e del decreto legislativo n. 201 del 2022 e contestualmente una nuova ripartizione della spesa pubblica delle regioni e delle province autonome, che consideri specifici indicatori in tema di territorio, demografia, economia, mobilità, offerta di trasporto e, in minima parte, spesa storica,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative normative volte a definire una nuova disciplina di riforma del Tpl, di supporto agli indirizzi regionali, prevedendo una struttura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dedicata esclusivamente al trasporto pubblico locale, suddiviso nelle tre differenti aree di esercizio, automobilistico, ferroviario e marittimo (Dipartimento del Tpl);

   a programmare, per quanto di competenza, una serie di iniziative per la definizione di un nuovo strumento essenziale per «disegnare» modelli d'intervento a supporto delle regioni, delle città metropolitane e dei comuni con più di 15 mila abitanti sulla base di un sistema innovativo di pianificazione del sistema «Territorio-Trasporti-Turismo»;

   a promuovere uno studio di settore finalizzato alla definizione del concetto di «Livello essenziale di trasporto», ovvero prestazioni e servizi che l'amministrazione pubblica è tenuta a fornire a tutti i cittadini in ragione del rispetto di quel diritto alla mobilità richiamato più volte nella Costituzione italiana (articolo 1, primo comma, articoli 2, 3, 4, 16, 33 e 34), sulla base dei Livelli essenziali di prestazione;

   ad adottare iniziative di competenza volte a introdurre, al fine del riparto del nuovo Fondo Tpl il concetto innovativo dei «Livelli essenziali di trasporto», quale sintesi delle disposizioni del decreto-legge n. 36 del 2023 e del decreto legislativo n. 201 del 2022, come esposto in premessa, nonché un nuovo modello di ripartizione della spesa pubblica che consideri specifici indicatori in tema di territorio, demografia, economia, mobilità, offerta di trasporto e, in minima parte, spesa storica.
(7-00138) «Raimondo, Maccanti, Caroppo, Cesa, Amich, Baldelli, Cangiano, Frijia, Longi, Ruspandini, Gaetana Russo, Dara, Furgiuele, Marchetti, Pretto, Sorte, Tosi».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 44 del 2023, (convertito con modificazioni della legge 21 giugno 2023, n. 74) all'articolo 23, sono stati aggiunti i commi 2-bis, 2-ter, 2-quater, e prevedono la costituzione, a partire dal 1° gennaio 2024, di una nuova società denominata «Acque del Sud SPA», a totale controllo pubblico tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, con capitale sociale pari a 5 milioni di euro;

   alla suddetta società sono state trasferite le funzioni del soppresso ente E.I.P.L.I. (Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania) un ente molto importante per quel che riguarda la gestione della risorsa acqua in un vasto territorio interregionale;

   il provvedimento di cui in premessa reca inoltre una serie di disposizioni relative agli organi della costituenda Acque del Sud spa a partire dai criteri di nomina degli stessi (Presidente, Consiglio di amministrazione, e altro) con la previsione di uno statuto adottato con decreto del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, entro trenta giorni dalla costituzione della società;

   è stato poi disposto che a decorrere dalla data di costituzione della società sono trasferite ad Acque del Sud spa le funzioni del soppresso E.I.P.L.I. con le relative risorse umane e strumentali;

   come previsto dalla normativa vigente, la tariffa idrica da applicare agli utenti della società di nuova costituzione e determinata dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), in accordo con quanto stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 luglio 2012;

   in Basilicata tale misura ha avuto ampia eco mediatica ed è fonte di preoccupazione circa la non chiara mission della nuova istituenda società anche rispetto a possibili coinvolgimenti di soggetti privati che andrebbero in contrasto con la manifesta volontà popolare del referendum sull'acqua svoltosi nel 2012;

   organizzazioni di categoria, corpi intermedi, istituzioni locali hanno reso note posizioni molto critiche rispetto alla norma in oggetto;

   considerata la rilevanza dell'ente in questione, che tra l'altro gestisce una risorsa preziosissima come l'acqua, appare evidente un processo di centralizzazione che di fatto esautora i territori in particolare quelli su cui insistono le principali infrastrutture idriche e gli invasi di raccolta a partire dalla Basilicata,

impegna il Governo

ad istituire tempestivamente un apposito tavolo di confronto con il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali, economici e sociali della Basilicata, al fine di chiarire il senso e la portata della norma introdotta nonché per definire la mission della costituenda neo società Acque del Sud spa, adottando le iniziative di competenza volte ad assicurare, anche statutariamente, adeguato riconoscimento in termini decisionali al territorio considerata la sua strategicità per quel che riguarda l'acqua e le sue infrastrutture idriche preservando la stessa società da ogni forma, anche surrettizia, di privatizzazione.
(7-00140) «Vaccari, Amendola».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il granchio reale blu (Callinectes sapidus) è un crostaceo autoctono delle coste atlantiche del continente americano che negli ultimi anni è stato accidentalmente introdotto in numerose parti del mondo; in Italia è stata segnalata la sua presenza per la prima volta nel 2008 in Basilicata, sulla costa adriatica dell'Abruzzo e della Puglia, e dal 2007 nell'alto adriatico da Gora ai lidi ferraresi;

    fino a due o tre anni fa trovare un granchio blu nelle reti e nelle nasse era un evento insolito, per certi versi singolare, date le notevoli dimensioni del crostaceo, ma con il tempo la proliferazione di questo animale è diventata un grande problema anche perché sono complesse le operazioni di liberazione del granchio blu pescato accidentalmente;

    la presenza di questa specie nell'Adriatico è uno dei sintomi dei cambiamenti climatici che hanno portato all'aumento della temperatura dell'acqua marina che sta facilitando la migrazione di questa specie aliena facendola diventare una presenza stabile nei nostri mari, dove le acque calme e poco profonde sono l'habitat ideale per la sua riproduzione e crescita;

    il granchio blu è una delle 100 specie considerate più invasive del Mediterraneo e dell'Adriatico, si riproduce in modo incontrollato – la femmina depone tra 700 mila e 2.1 milioni di uova secondo le dimensioni della femmina – e senza un antagonista naturale ha già interferito con gli equilibri naturali delle popolazioni ittiche autoctone; è una specie onnivora che mangia di tutto ma predilige soprattutto pesci, molluschi e altri crostacei anche allevati;

    dal mese di maggio 2023 subito dopo la prima alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna, il granchio blu si sta moltiplicato a dismisura nella Sacca di Goro, tra le foci del Po di Volano e del Po di Goro (provincia di Ferrara), tra i comuni di Goro e Comacchio, dove vengono prodotte ogni anno circa 16 mila tonnellate di vongole veraci (Tapes Philippinarum), che corrispondono al 55 per cento della produzione italiana e al 40 per cento di quella europea e su cui si fonda l'economia della zona (valore di circa 100 milioni di euro);

    il fenomeno della proliferazione del granchio blu si sta diffondendo velocemente anche nella laguna di Venezia, nella Sacca di Toro di Chioggia e soprattutto nella Sacca di Scardovari di Porto Tolle (provincia di Rovigo);

    il granchio blu, oltre che nell'Adriatico, si sta diffondendo velocemente anche in Toscana ed in particolare nella Laguna di Orbetello, nella zona della foce dell'Arno, con segnalazioni in aumento anche a Vada, ma anche a Marina di Pisa e all'isola d'Elba; il rischio è che il fenomeno si ampli anche a tutto il mar Tirreno;

    segnalazioni di granchio blu si registrano, con numeri e aree differenti, praticamente in tutte le regioni costiere nazionali, Sicilia e Sardegna comprese;

    il fenomeno sta assumendo, quindi, le proporzioni di una vera e propria «calamità naturale» che minerà la sopravvivenza delle imprese del settore;

    si ipotizza che la proliferazione del granchio blu sia una conseguenza dell'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna, infatti fino all'arrivo della pioggia abbondante, la salinità dell'acqua si era mantenuta piuttosto alta, poi è scesa improvvisamente con la piena dei fiumi riversata nel mare. Il granchio blu è una specie eurialina, cioè che sopporta ampie escursioni del valore della salinità, e per questo motivo ha continuato a riprodursi in modo massiccio;

    le cause del fenomeno dovrebbero essere meglio analizzate, con ricerche mirate, da istituti di ricerca preposti a tale scopo nonché sulla base dell'esperienza pratica e vissuta dai produttori; la regione Veneto ha approvato un accordo di collaborazione con l'Università Ca’ Foscari e la fondazione per la Pesca di Chioggia, con l'obiettivo di arrivare ad un monitoraggio scientifico della specie;

    i danni all'ecosistema e all'economia della pesca causati dal granchio blu sono ancora incalcolabili;

    oltre ad essere molto aggressivo è anche molto veloce e questo lo spinge ad alimentarsi in continuazione, motivo per il quale devasta coltivazioni ittiche e banchi di pesce; le sue chele distruggono anche reti da pesca, (una rete costa dai 100 ai 200 euro) facendo perdere ai pescatori il loro pescato e danneggiando l'attrezzatura causando così gravi danni agli allevamenti ittici;

    nella sacca di Goro le concessioni per l'allevamento della vongola verace hanno un'estensione di circa 13.000.000 metri quadrati che impiega circa 1.300 addetti, su una popolazione comunale di 3.500 persone attive; l'economia ittica del Delta del Po si basa su circa 3.000 imprese familiari;

    gli allevamenti della zona della laguna di Orbetello stanno subendo gravissimi danni in quanto questa specie di granchio è voracissima di cozze, vongole, telline, orate, spigole e cefali, in particolare di avallotti, ovvero pesci appena nati. Anche la pesca delle anguille è già diminuita del 30 per cento perché recidono tutte le reti;

    nelle ultime settimane il comparto della molluschicoltura nazionale, principalmente quello delle vongole veraci, ma anche quello dell'allevamento dei mitili e delle ostriche, è stato pesantemente colpito dalla predazione da parte del granchio blu, in quanto sta distruggendo non solo il prodotto adulto pronto per l'attuale commercializzazione estiva, ma anche tutto il prodotto giovanile, detto «seme», che avrebbe dovuto rappresentare la produzione del prossimo anno;

    attualmente, da stime, la perdita di prodotto allevato della specie vongola verace oscilla tra il 40 per cento per le aree in concessione con prodotto di taglia commerciale, sino a perdite pari a circa il 100 per cento per alcune aree in concessione seminate da poco con prodotto giovanile a più facile predazione da parte del granchio blu;

    attualmente nella laguna del Canarin vi è una assenza totale di novellame e la predazione delle vongole veraci adulte risulta di oltre l'80 per cento; nella Sacca di Scardovari, zona sud-ovest, la semina è stata completamente distrutta, con un'altissima percentuale di predazione sulle vongole mature;

    il costo per lo smaltimento dei granchi blu catturati è a carico delle aziende, si pensi che per smaltirli, per mettere in salvo le produzioni, i costi ammontano a 100 mila euro al giorno (dai 25 centesimi a 1 euro al chilogrammo), cifre importanti se si pensa che in un'ora si riescono a catturare anche 3 quintali;

    infatti, il numero dei granchi raccolti per unità di superficie è impressionante e l'evoluzione della situazione, vista la stagione estiva, non potrà che peggiorare, compromettendo il futuro di tutta l'economia delle zone colpite dal fenomeno;

    il Masaf, con una nota del 18 luglio 2023, ha autorizzato, nella sacca di Goro, in via eccezionale la pesca del granchio blu all'interno degli impianti di molluschicoltura attraverso l'utilizzo di «nasse/cestelli e reti di posta fissa» per le imbarcazioni iscritte in categoria V, normalmente utilizzate negli impianti di acquacoltura, ma la possibilità andrebbe estesa a livello nazionale consentendo il prelievo del granchio e la sua commercializzazione per la tutela della biodiversità con la partecipazione diretta dei pescatori;

    la pesca e la commercializzazione del granchio blu non sono una soluzione definitiva al problema, è necessario individuare una strategia per capire cosa si possa fare sia nell'immediato che nel medio-lungo periodo;

    anche se il granchio blu sia un ottimo alimento per le sue qualità organolettiche, la sua commercializzazione non è così remunerativa per i pescatori e acquacoltori; i mercati ittici non riescono più a smaltire l'enorme offerta di granchi blu e il prezzo è crollato;

    un possibile utilizzo del granchio blu potrebbe essere anche quello della sua trasformazione in mangime per acquacoltura;

    inoltre, è fondamentale capire se la pesca del granchio blu possa diventare una risorsa economica e anche una misura efficace a contenere il numero di esemplari la cui proliferazione ha effetti negativi sull'ecosistema lagunare e marino e sul settore economico della pesca tradizionale;

    è necessario velocizzare le azioni volte a frenare l'avanzata del granchio blu che sta infestando le lagune e gli stagni italiani mettendo a repentaglio le produzioni ittiche made in Italy, elementi cardine della Dieta Mediterranea e l'intero ecosistema,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza necessarie a supportare le imprese della pesca e dell'acquacoltura e molluschicoltura per mitigare e contenere le perdite economiche subite dai produttori ed indennizzare chi ha perso le proprie produzioni a causa del granchio blu, nonché per riparare gli attrezzi da questi danneggiati;

   ad adottare iniziative volte a individuare soluzioni strutturali di medio-lungo periodo, anche a livello nazionale, valutando una serie di soluzioni di contrasto al crostaceo, a vantaggio degli acquacoltori e molluschicoltori, al fine di arginare l'aumento incontrollato del granchio blu che sta diventando un pericolo per la biodiversità degli habitat marini italiani;

   ad attivare una specifica attività di monitoraggio per la valutazione dell'impatto sulla filiera produttiva nazionale al fine di individuare le opportune strategie per contenere la diffusione e proliferazione del granchio blu;

   ad individuare misure di sostegno per indennizzare gli operatori del settore della pesca e acquacoltura per i costi di smaltimento del granchio blu, ad oggi a carico dei pescatori;

   a prevedere iniziative che siano di incentivo all'avvio di una filiera dedicata, magari attraverso la nascita di start up specifiche, dalla pesca, raccolta e sbarco del granchio blu, alla trasformazione, fino al consumo nelle tavole dei ristoranti, nonché a promuovere il consumo alimentare dello stesso;

   ad adottare iniziative volte a prevedere un incentivo economico per gli operatori del settore, che operano nelle zone interessate dal fenomeno, per permettere loro la trasformazione del granchio blu in mangime per acquacoltura, al fine di tenere sotto controllo la proliferazione di questa specie così invasiva;

   ad avviare specifici progetti di studio, con la destinazione di specifiche risorse, sia sulla biologia della specie per individuare le migliori strategie di «lotta biologica», sia sulla progettazione di attrezzi idonei alla cattura del granchio blu, che potrebbero risultare maggiormente efficaci e massimizzare i risultati;

   a adottare iniziative finalizzate a creare nuove opportunità di lavoro per gli addetti nel settore ittico nazionale, favorendone e sostenendo la nascita di una filiera di imprese specializzate nella pesca del granchio al fine della sua commercializzazione, compresi i prodotti da esso derivati come la polpa, in Italia e all'estero, favorendone l'internazionalizzazione quindi lo sviluppo economico commerciale, connettendole con le imprese delle nazioni nelle quali sono già presenti imprese che si occupano con successo della lavorazione e commercializzazione della polpa di granchio, agevolandone l'esportazione, in particolare negli USA, in ragione della grande domanda di prodotto da parte dei consumatori d'oltreoceano, che lo apprezzano particolarmente e ne consumano in grandi quantità in ragione del gusto delicato delle carni.
(7-00141) «Davide Bergamini, Caretta, Tosi, Andreuzza, Marchetto Aliprandi, Carloni, Cerreto, Nevi, Molinari, Ziello, Barabotti, Bruzzone, Nisini, Pierro, Almici, Ciaburro, La Porta, La Salandra, Malaguti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   UBALDO PAGANO, STEFANAZZI e LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato il 4 maggio 2023, su proposta del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, di concerto con il Ministro per lo sport e i giovani e con il Ministro dell'economia e delle finanze, il Signor Massimo Ferrarese è stato nominato Commissario straordinario di Governo conferito per la tempestiva realizzazione degli interventi necessari allo svolgimento dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026;

   ai sensi dell'articolo 33, comma 5-ter, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito con modificazioni dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, al Commissario sono state affidate sia funzioni di natura programmatoria che gestionale, per provvedere alla predisposizione della proposta di programma dettagliato delle opere infrastrutturali occorrenti, ivi comprese quelle per l'accessibilità, distinte in opere essenziali, connesse e di contesto con indicazione, per ciascuna opera, del codice unico di progetto, del soggetto attuatore, del costo complessivo, dell'entità del finanziamento concedibile, delle altre fonti di finanziamento disponibili e del crono-programma di realizzazione degli interventi, nonché all'attuazione degli interventi inseriti nella proposta di programma e alla predisposizione e aggiornamento, mediante i sistemi informativi del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, del crono-programma dei pagamenti degli interventi;

   ai sensi dell'articolo 2, comma 1 della legge 20 luglio 2004, n. 215, nonché dall'articolo 6 del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, il titolare di cariche di Governo, nello svolgimento del proprio incarico, non può ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate ovvero esercitare compiti di gestione in società aventi fini di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale;

   secondo quanto riportato da un articolo pubblicato in data 8 luglio 2023 sulla testata «Domani», il Commissario nominato risulterebbe essere, allo stato attuale, amministratore unico di varie società operanti nel territorio pugliese nei settori delle costruzioni, della fabbricazione di prodotti per l'edilizia e di consulenza tecnica;

   la sussistenza di profili di connessione fra i settori economici delle società di cui il Signor Ferrarese sarebbe, sempre secondo quando appreso, amministratore unico, e le funzioni e le competenze istituzionali dal medesimo espletate in qualità di Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari allo svolgimento dei Giochi del Mediterraneo (realizzazione e/o risanamento di opere infrastrutturali), nonché la contiguità dell'ambito territoriale in cui operano le predette società (provincia di Brindisi e Taranto) rispetto a quello oggetto dell'incarico governativo, sarebbero tali – se confermate – da integrare una situazione di conflitto di interessi che potrebbe pregiudicare l'esercizio indipendente, imparziale ed obiettivo della funzione pubblica conferitagli –:

   se intenda intraprendere iniziative volte a verificare la sussistenza di potenziali situazioni di incompatibilità o di conflitto di interessi in capo all'attuale Commissario straordinario, Signor Massimo Ferrarese.
(3-00596)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI e CARAMIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa che martedì 11 luglio 2023 si sono svolti nel comune di Petilia Policastro, nel crotonese, i funerali di Rosario Curcio, condannato all'ergastolo in via definitiva per l'omicidio di Lea Garofalo;

   Lea Garofalo è un simbolo della lotta alla mafia, che ha combattuto la 'ndrangheta ed è stata barbaramente uccisa e sciolta nell'acido da Curcio nel 2009;

   consta all'interrogante che il rientro del feretro sia stato accompagnato da diverse manifestazioni di affetto (palloncini, fiori, striscioni, applausi, messaggi di solidarietà), tra cui il manifesto funebre dell'amministrazione di Petilia Policastro : «Il sindaco Avv. Simone Saporito e l'Amministrazione Comunale partecipano al dolore che ha colpito la Famiglia Curcio per la perdita del caro Congiunto»;

   sembrerebbe che il sindaco Simone Saporito ne abbia anche giustificato l'iniziativa: «Da quando è scoppiata la pandemia, come Amministrazione comunale abbiamo fatto un accordo con le agenzie di pompe funebri per fare i manifesti di vicinanza per tutti i funerali che si celebrano in città. L'opportunità di fare il manifesto è in effetti opinabile, ma noi abbiamo fatto il manifesto a tutti. Perché a lui no? Davanti alla morte si è tutti uguali. Sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo»;

   è prassi – come previsto dagli articoli 25, 26 e 27 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza – che nel caso di decesso di esponenti della criminalità organizzata sia vietata la celebrazione di funerali in chiesa in forma pubblica, consentendo la partecipazione al rito funebre ai soli più stretti congiunti del defunto direttamente presso la cappella del cimitero in cui avviene la sepoltura ad un orario inconsueto, in genere all'alba;

   è inaccettabile che sia stato autorizzato e consentito lo svolgimento delle esequie di un condannato per mafia in maniera così pomposa e con la partecipazione delle istituzioni locali –:

   se la Presidenza del Consiglio dei ministri e i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative per quanto di propria competenza, intendano adottare per accertare le eventuali responsabilità delle istituzioni preposte in ordine alla celebrazione in forma pubblica del funerale di Curcio e se intendano adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a scongiurare il rischio che si ripetano simili fatti.
(4-01471)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza in tema di riforma del processo prevede tra gli obiettivi da raggiungere, limitatamente agli uffici di merito e al settore civile, la riduzione dell'arretrato, con il fine di migliorare nel suo complesso l'efficienza del sistema giustizia;

   per il tribunale sono considerati «arretrato» tutti i procedimenti pendenti da oltre tre anni al 31 dicembre 2019 di area Sicid, con l'esclusione della materia del giudice tutelare, dell'accertamento tecnico preventivo in materia previdenziale (Atp) e dell'attività di «ricevimento e verbalizzazione di dichiarazione giurata»; per la Corte d'appello sono considerate invece le cause pendenti da più di due anni al 31 dicembre 2019;

   in particolare, la riduzione dell'arretrato civile è stata fissata dall'obiettivo Pnrr al 65 per cento in tribunale e al 55 per cento in Corte di appello entro fine 2024; mentre il target diventa più ambizioso entro giugno 2026 prevedendo una riduzione del 90 per cento delle cause pendenti sia presso i tribunali che in appello;

   la Direzione generale di statistica e analisi organizzativa del Ministero della giustizia, in accordo con il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, ha elaborato un kit statistico per riportare, a livello distrettuale e nazionale, distintamente per ciascuna sede tribunale e di Corte di appello, l'andamento dei flussi, delle pendenze, del clearance rate (Cr), del disposition time e anche dell'arretrato civile;

   in merito all'andamento dell'arretrato in tribunale, la relazione sul monitoraggio statistico-giudiziario del Ministero della giustizia aggiornata a dicembre 2022 ha evidenziato come, «sebbene si registri una riduzione rispetto alla baseline sia nel 2021 che nel 2022 (rispettivamente, del -3,8 per cento e -9,3 per cento), il trend risulti contenuto in relazione al target da raggiungere, anche tenendo conto del fatto che il contributo derivante dal potenziamento degli Uffici del processo non ha ancora evidenziato tutte le effettive potenzialità. In Corte di appello, invece, la riduzione dell'arretrato civile è più marcata, con una variazione di -28,3 per cento rispetto al 2019 e -18,9 per cento rispetto al 2021»;

   a sottolineare le difficoltà di raggiungere i target in principio prefissati è stata la stessa relazione relativa alle proposte di revisione del Pnrr presentata recentemente dal Ministro Fitto alle Camere;

   nella relazione si evidenzia come «rispetto al triennio 2017/2019 in cui si era registrata una riduzione percentuale media del 9,2 per cento all'anno, sia nel 2021 che nel 2022 la riduzione media annuale dell'arretrato nei Tribunali è stata inferiore al 6 per cento»;

   più in particolare, 95 tribunali su 140, pari al 68 per cento del totale, nel periodo 2019-2022 hanno ridotto l'arretrato civile, con una riduzione media pari al 28 per cento, mentre le restanti «45 sedi viceversa hanno registrato un aumento dell'arretrato»,

   le cause della variazione di arretrato verrebbero ricondotte da un lato «all'onda dei ricorsi in materia di protezione internazionale del 2019», dall'altro al fatto che «una quota significativa del nuovo personale per l'Ufficio del processo non è rimasto in servizio»;

   in tale ottica il Governo ha proposto una riformulazione che potrebbe «prevedere, alternativamente, una rideterminazione quantitativa alla luce delle circostanze emerse nel primo periodo di attuazione, oppure la previsione di target differenziati, che tengano conto delle differenze oggettive tra Uffici giudiziari»;

   in risposta alle criticità emerse si è esposto anche Movimento Forense, che ha annunciato di voler inoltrare istanza di accesso agli atti per venire a conoscenza dei 45 tribunali in cui non sono stati raggiunti gli obiettivi di riduzione di arretrato civile –:

   se i Ministri interrogati intendano fornire con urgenza l'elenco completo dei 45 tribunali che hanno registrato un aumento dell'arretrato e i relativi dettagliati dati.
(3-00597)

Interrogazione a risposta scritta:


   L'ABBATE. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da numerose fonti di stampa, si apprende che la rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ipotizzata dal Governo potrebbe definanziare parte dei 600 milioni di euro che i comuni della Puglia hanno già impegnato per progetti di rigenerazione urbana;

   nello specifico, come si apprende dal comunicato dell'Ance, sarebbe a rischio il finanziamento di 49 progetti volti alla rigenerazione delle periferie della città metropolitana di Bari per 183,5 milioni di euro (previsti nei piani urbani integrati del Piano nazionale di ripresa e resilienza) e di 189 progetti (per 402,7 milioni di euro) per i progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale in altri comuni della Puglia;

   a questi tagli si potrebbero aggiungere quelli relativi ai fondi da impiegarsi per fronteggiare il dissesto idrogeologico che non si è in grado di quantificare con precisione, essendo queste risorse di competenza del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   i comuni e le imprese sono fortemente impegnati su tutti i territori nel portare avanti questi interventi urgenti e non più procrastinabili, considerando anche i continui eventi calamitosi;

   si tratta di progetti di alto valore sociale che riguardano riqualificazioni di strade, parchi e aree verdi, ma anche ristrutturazioni di storici immobili in disuso da convertire in poli culturali e scuole, e pertanto occorre continuare a sostenere l'attività degli enti, che hanno ampiamente potenziato la loro capacità di spesa, evitando continui cambiamenti nella programmazione;

   eventuali rimodulazioni, soprattutto di programmi di spesa già in essere e in corso di realizzazione, già adeguati alle condizioni e alle procedure del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rischiano di rallentarne la realizzazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta, con riguardo alla rimodulazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, originariamente destinati ai comuni del territorio di Bari, e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ovviare alle criticità evidenziate e di garantire la realizzazione dei progetti volti alla rigenerazione delle periferie della città metropolitana di Bari.
(4-01477)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro della salute, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   da gennaio 2022 è stata rinvenuta la presenza sul territorio nazionale continentale di un cinghiale infetto da peste suina africana nelle aree tra Liguria e Piemonte;

   a marzo 2022 è stato nominato un commissario straordinario presso il Ministero della salute con il compito di coordinare l'attività di contrasto ed eradicazione messa in atto dalle regioni e di attuare un piano di eradicazione alla Psa;

   al suddetto commissario straordinario è stata affidata una prima dotazione finanziaria pari a 25 milioni di euro per la realizzazione di alcune opere di contenimento della fauna selvatica al fine di favorirne un abbattimento selettivo rapido e tempestivo;

   sono stati posati all'incirca 130 chilometri di reti contenitive nei territori limitrofi alle zone di primi ritrovamenti, tuttavia, nel corso del 2022 e del 2023 sono emersi nuovi focolai tra i cinghiali selvatici con ritrovamenti in Lazio, Calabria, Campania e successivamente anche in Emilia-Romagna e Lombardia, in Oltrepò Pavese in particolare;

   il settore suinicolo nazionale sviluppa nella fase industriale un fatturato di circa 8,5 miliardi di euro, di cui 1,9 generati dall'export; nella fase di allevamento circa 2,5 miliardi di euro di fatturato; nella fase dell'industria di macellazione circa 5 miliardi di euro di fatturato;

   la filiera suinicola annovera oltre 3.500 aziende di allevamento – di cui 4,4, milioni di maiali sono allevati nella sola Lombardia – e circa 200 aziende industriali della lavorazione carni e salumi e occupa complessivamente nella fase industriale oltre 30.000 addetti;

   i prezzi della filiera suinicola stanno mostrando segnali di incessante crescita sia per l'andamento dei costi dei fattori di produzione sia per i timori collegati all'ulteriore diffusione della Psa sul territorio;

   il ritrovamento di un focolaio maggiormente prossimo a zone ad alta intensità di allevamento rischierebbe di decimare l'allevamento suinicolo nazionale con l'obbligo di abbattimento anche di milioni di capi sani istantaneamente;

   l'abbattimento dei capi suini nazionali incide principalmente sulla produzione di prodotti di alta qualità e certificati come Dop che non possono impiegare materia prima differente da quella nazionale;

   molti Paesi terzi con cui l'Italia ha un intenso interscambio commerciale e intrattiene un positivo export di carni suine e salumi hanno, ormai da oltre un anno (vedi il Giappone, primo Paese a chiudere questo canale nel febbraio 2022), chiuso all'importazione di carni suine e salumi nazionali proprio a causa della comparsa della Psa sul territorio nazionale continentale, disconoscendo il principio della cosiddetta «zonizzazione»;

   tale chiusura ha comportato da gennaio 2022 un mancato export per oltre 20 milioni di euro al mese con una perdita di quote di mercato incalcolabile e lasciando inevitabilmente spazio all'odioso fenomeno dell'italian sounding –:

   quali siano le iniziative che il Governo sta attuando per far fronte in maniera concreta a tale nuova situazione emergenziale causata dalla Peste suina africana e quali siano le reali tempistiche delle azioni da realizzare;

   se sia consapevole del rischio di non tenuta dell'intera filiera suinicola che, in caso di nuovi focolai, potrebbe trovarsi a non disporre più di materia prima nazionale;

   quali iniziative stia intraprendendo per evitare che il territorio italiano venga dichiarato a Psa endemica, cosa che impedirebbe qualsiasi tipo di scambio commerciale anche sul mercato interno dell'UE, azzerando interamente l'export di quasi 2 miliardi del settore;

   quali iniziative siano state messe in atto con i Paesi terzi al fine di riavviare percorsi di interscambio commerciale in questo settore;

   quali e quante risorse siano state messe a disposizione del Commissario per lo svolgimento dei propri compiti e quali ulteriori risorse si preveda di assegnare allo stesso, contemporaneamente alla precisa valutazione dei tempi di realizzazione delle attività di eradicazione e contenimento della fauna infetta;

   quali iniziative siano state intraprese per consentire agli allevamenti con animali sani di non abbattere i propri capi e di poterli conferire per la macellazione e l'utilizzo regolare nella produzione alimentare;

   quali iniziative siano state intraprese al fine di consentire agli stabilimenti di produzione dei salumi di continuare ad esportare previa dimostrazione di lavorazione di carne sana, nonché al fine di permettere agli stabilimenti di produzione di continuare a lavorare carni e salumi anche se abbiano lavorato carni da allevamenti in zone di restrizione;

   quali iniziative siano previste per sostenere economicamente il comparto a cui ancora devono essere indennizzati in giusta misura i danni per il mercato export 2022, solo in parte coperti dalle misure di aiuto erogate a fine 2022, avendo tali misure erogate in de minimis hanno permesso un'erogazione limitata a poche migliaia di euro a fronte dei milioni persi a causa della Psa;

   con quali risorse si intenda indennizzare gli operatori della filiera (allevatori, macellatori e industria di trasformazione) colpiti a vario titolo dalla comparsa della Psa nonché finanziare misure di ulteriore futuro indennizzo qualora la diffusione della Psa dovesse aumentare.
(2-00214) «Caramiello, Barzotti».

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI e BORRELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il parassita Toumeyella Parvicornus o Cocciniglia Tartaruga, descritto dal Comitato fitosanitario nazionale come molto aggressivo e con riproduzione esponenziale, dopo essere approdato nel 2014 dall'America in Campania, lasciando dietro di sé la devastazione del patrimonio arboreo, dal 2018 è arrivato nel Lazio ponendo a rischio oltre 1 milione di pini domestici cresciuti lungo il litorale laziale e nella città di Roma, la cui perdita determinerebbe un danno enorme dal punto di vista paesaggistico, ambientale ed economico;

   nel corso del 2020 l'infestazione si è estesa in modo considerevole interessando quasi tutti i quartieri di Roma, colpendo la pineta litoranea della Riserva statale del litorale Romano, sia di Roma che di Fiumicino, l'Appia Antica, Ostia, Ostia Antica, Castel Fusano, la zona dell'Eur, la Cristoforo Colombo, l'Area Archeologica Centrale, i pini presenti nei parchi pubblici storici, come Villa Borghese, Villa Pamphili, Villa Glori, Villa Ada oltre che vaste zone come, il Pineto, Saxa Rubra, il parco di Veio, l'Aventino e molti altri numerosi viali e consolari;

   per garantire la sopravvivenza dei pini ed impedire la progressiva perdita di un vasto e significativo capitale naturale e patrimonio pubblico, si rende necessarie un'immediata mappatura delle zone colpite e l'adozione di misure fitosanitarie urgenti per la prevenzione, cura, controllo e contrasto alla riproduzione del parassita;

   il 3 giugno 2021 viene pubblicato il decreto del Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali recante «Misure fitosanitarie di emergenza ai fini del contrasto dell'organismo nocivo Toumayella Parvicornus» in base al quale sono affidati ai servizi fitosanitari regionali, nei relativi territori di competenza, le attività di indagine per l'accertamento della presenza del parassita, l'istituzione di aree delimitate e la definizione delle relative misure di eradicazione obbligatorie e di contenimento da adottare;

   nonostante gli stessi servizi fitosanitari suggeriscano l'applicazione di trattamenti appropriati, anche con l'impiego di antagonisti naturali e metodo di endoterapia, considerando che la diffusione esponenziale del parassita in aree estese dell'ambiente urbano e nelle pinete litoranee pone l'impossibilità di agire con interventi chimici in chioma, sono continue le denunce da parte dalle associazioni ambientaliste circa l'abbattimento di centinaia di pini nella città di Roma;

   martedì 1° agosto 2023, cittadini e associazioni hanno manifestato al centro della Capitale, di fronte alla Basilica di San Marco a ridosso della centralissima piazza Venezia, per protestare contro recenti abbattimenti avvenuti proprio nel cuore storico di Roma, che non si arrestano neanche di fronte ad esemplari vincolati, di enorme valore ecologico e paesaggistico;

   le oltre 50 organizzazioni, tra associazioni e comitati, da mesi denunciano l'interruzione delle cure endoterapiche e fitosanitarie, obbligatorie in caso di infestazione, e le massicce potature, soprattutto effettuate fuori stagione, che danneggiano e indeboliscono gli esemplari arborei;

   la sopravvivenza dei pini e la tutela del vasto e significativo capitale naturale sono fondamentali per salvaguardare la funzione che il verde urbano esercita nel contrasto e adattamento al cambiamento climatico in termini di produzione di ossigeno e attenuazione delle temperature –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di intervenire con urgenza, con iniziative di propria competenza, per scongiurare tale disastro ambientale, anche mediante opportune risorse finanziarie, e richiamando le competenti strutture territoriali al dovere di far fronte con efficacia al controllo dei patogeni e dei parassiti delle piante e per la lotta alla loro diffusione, limitando il ricorso all'abbattimento indiscriminato delle piante al fine di tutelare il patrimonio arboreo e paesaggistico del nostro Paese.
(4-01478)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il comma 16 dell'articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha disposto l'applicazione del regime di aliquota Iva agevolata al 5 per cento per i costi dei servizi di teleriscaldamento per il periodo gennaio-marzo 2023;

   la disposizione, prorogata con successivi atti legislativi fino al 30 settembre 2023, è stata introdotta per contrastare il caro energia e ridurre le bollette e i costi finali per gli utenti del servizio di teleriscaldamento;

   l'applicazione dell'aliquota Iva agevolata al 5 per cento è divenuta operativa, con vigenza dal 1° gennaio 2023, a seguito del provvedimento adottato il 15 febbraio 2023 dal direttore dell'Agenzia delle entrate;

   per il mese di gennaio 2023, prima che divenisse operativa la riduzione dell'Iva, IREN Luce, Gas e Servizi s.p.a. ha pubblicato sul proprio sito la tabella dei costi €/kWh del servizio di teleriscaldamento di Parma, suddivisi per classi di potenza della fornitura ed ha emesso relative bollette sulla base dei corrispettivi riportati in tabella, applicando l'Iva al 10 per cento, per le utenze alimentate con calore proveniente da impianti di co-generazione ad altro rendimento (tipo 1) e l'Iva al 22 per cento per il calore prodotto da altre tipologie di impianti (tipo 2);

   successivamente al menzionato provvedimento dell'Agenzia delle entrate, IREN ha pubblicato sul proprio sito una nuova tabella per i costi unitari del servizio del mese di gennaio 2023, che sostituisce la precedente;

   sulla base dei costi «ricalcolati» IREN ha emesso nuove bollette per il mese di gennaio a rettifica di quelle precedentemente emesse che non riportavano ancora l'aliquota Iva ridotta al 5 per cento;

   dal confronto tra le due tabelle dei costi €/kWh per il mese di gennaio 2023 si può verificare come IREN nel ricalcolo abbia sistematicamente incrementato i prezzi per tutte le classi di potenza di un valore pari, con esattezza matematica, al differenziale tra le due diverse aliquote Iva in precedenza applicate;

   a seguito delle numerose segnalazioni ricevute da parte degli utenti del servizio di teleriscaldamento di Parma, il gruppo consiliare di Europa Verde nel Consiglio comunale di Parma, in data 2 maggio 2023, ha presentato un'interrogazione all'amministrazione comunale chiedendo ragioni di tale incremento;

   nella risposta scritta dell'assessore all'ambiente del comune di Parma del 1° giugno 2023 si riporta, sulla base delle informazioni fornite dalla stessa società IREN, che il prezzo di vendita del calore del servizio di teleriscaldamento per le reti di Parma, Piacenza e Reggio-Emilia viene determinato attraverso un algoritmo basato sulla logica del costo evitato, ovvero del costo che l'utente avrebbe con un sistema di riscaldamento alimentato da una caldaia convenzionale a gas metano, e che le rettifiche del costo finale conseguenti all'applicazione dell'Iva agevolata al 5 per cento sono da ricondurre al «coefficiente C di perequazione delle aliquote Iva»;

   nella medesima risposta si riporta che l'agevolazione dell'Iva al 5 per cento dal mese di gennaio 2023 ha determinato una modifica dei prezzi dovuta al ricalcolo del coefficiente di perequazione dell'Iva (C);

   tale non meglio giustificato «coefficiente di perequazione dell'Iva» parrebbe congegnato per fare in modo che qualsiasi riduzione dell'aliquota Iva sul servizio di teleriscaldamento non vada mai a beneficio dell'utente finale bensì dell'esercente, a prescindere dall'aliquota Iva applicata al prezzo del Gas;

   l'incremento automatico dei prezzi dovuto al «coefficiente C di perequazione dell'Iva», secondo il calcolo utilizzato da IREN, ha fatto sì che il costo finale al lordo dell'Iva rimanesse invariato per gli utenti, che di fatto non hanno potuto beneficiare della riduzione dei costi della bolletta che doveva derivare, nell'intento del legislatore, dalla riduzione al 5 per cento dell'aliquota Iva per i servizi di teleriscaldamento;

   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato con provvedimento n. 30646 pubblicato sul bollettino del 26 giugno 2023 ha avviato un'istruttoria nei confronti di IREN s.p.a. per abuso di posizione dominante e violazione delle norme per la tutela della concorrenza e del mercato (articolo 3, comma 1, lettera a), legge n. 287 del 1990) nella determinazione dei prezzi dei servizi di teleriscaldamento di Parma e di Piacenza –:

   di quali elementi dispongano, per quanto di competenza, circa l'uniforme applicazione del regime di aliquota Iva agevolata al 5 per cento nel mercato dei servizi di teleriscaldamento, e quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano adottare affinché questa misura sia implementata a beneficio degli utenti del servizio di teleriscaldamento e non si traduca in un extra-profitto per le multiutility.
(2-00213) «Bonelli».

Interrogazione a risposta orale:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in regione Liguria è stato approvato un emendamento che modifica la legge regionale 3 del 2011, aggiornato nel 2015 che prevedeva una fascia di inedificabilità assoluta pari a 10 metri dall'alveo dei corsi d'acqua, stabilita a livello nazionale da una legge del 2006. Nel testo dell'emendamento non si parla esplicitamente della metropolitana sopraelevata Skymetro, ma di fatto è una norma cucita su misura: «Sono ammissibili infrastrutture lineari strategiche di trasporto pubblico situate in grandi centri urbani e ... anche qualora ricadenti nelle fasce di tutela dei corsi d'acqua o interessanti aree del demanio idrico». Non solo: «Sono ammissibili i volumi tecnici funzionali alle infrastrutture indicate». Quindi la deroga introdotta serve per le stazioni della metropolitana sopraelevata che l'amministrazione genovese vuole costruire, finanziata con circa 400 milioni di euro dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In merito a tale opera si ricorda che è stata depositata l'interrogazione 5-00704 in cui vengono palesate tutte criticità sull'iter amministrativo che ha determinato il finanziamento dell'opera;

   il 29 giugno 2023 è stato approvato lo schema di regolamento recante «Disposizioni concernenti l'attuazione dei piani di bacino distrettuali...» che autorizza, l'edificazione in aree esondabili e anche in merito a tale questione è stata depositata l'interrogazione 3-00561, in cui si specificano tutte le perplessità in merito alle gravi conseguenze che questa norma pone in merito alla sicurezza e il contrasto ai fenomeni di dissesto idrogeologico;

   in base all'aggiornamento dei fondi del Pnrr, la Liguria si trova senza più i 26 milioni destinati a opere fondamentali per disinnescare due rivi «detonatori» del Bisagno, il rio Noci e il rio Rovare. E così pure spariscono dal Pnrr i 6 milioni per l'impianto idrovoro del Canal Grande nel comune di Ameglia, nello Spezzino;

   l'articolo 9 della Costituzione italiana, impone che lo Stato tuteli il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione;

   il decreto legislativo n. 152 del 2006 assegna al Ministero in funzione della tutela del suolo e del vincolo idrogeologico di definire e individuare i «metodi e i criteri anche tecnici» a difesa delle persone che vivono nei territori esposti al rischio alluvionale;

   nel 2015 l'Ispra poneva in evidenza come circa il 9 per cento del suolo in aree a pericolosità idraulica risulta consumato a scala nazionale, mentre a livello regionale spicca la Liguria (con il 30 per cento) per il consumo di aree sia a rischio idraulico; primati che espongono questa regione a un maggiore rischio di alluvioni;

   nel rapporto 2021 Ispra rileva che 6,8 milioni di abitanti risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, al lordo dei fabbricati abusivi non censiti; ad avviso dell'interrogante, la deroga regionale introdotta non è conforme alle norme di pianificazione dell'Autorità di Bacino distrettuale e rischia anzi di compromettere la sicurezza dei cittadini, delle infrastrutture e dell'ambiente in situazioni di pericolo connesse a fenomeni meteorologici estremi come le bombe d'acqua, sempre più frequenti ed intense –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e, alla luce dei poteri assegnati dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e dalla Costituzione, tenendo conto del contesto di fragilità del territorio ligure, non ritengano opportuno avviare iniziative che possano tutelare e realmente garantire la sicurezza della collettività e quella ambientale connessa al rischio di fenomeni di dissesto idrogeologico;

   se i Ministri interrogati, in considerazione delle criticità dell'opera Skymetro indicate in premessa e in considerazione del fatto che la stessa è finanziata con fondi statali, non reputino opportuno promuovere, per quanto di competenza, verifiche in ordine alla fattibilità tecnica dell'opera e reali condizioni di sicurezza.
(3-00599)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO e ORLANDO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Genova ha avviato la progettazione di un'opera di prolungamento sopraelevato della metropolitana per collegare le zone che vanno da Brignole a Molassana, prevedendo un percorso di oltre 6 chilometri per un totale di 8 stazioni. Ad oggi è stato completato lo studio di fattibilità, ottenuto dal Ministero un finanziamento di 398 milioni di euro dal fondo Trm (trasporto rapido di massa) per la realizzazione dell'opera, aggiudicata la gara per il completamento del progetto di fattibilità tecnico economica e la redazione del progetto definitivo;

   nei mesi passati da parte di consiglieri municipali, comunali e regionali e da rappresentati di comitati civici, coadiuvati da esperti, sono state sollevate diverse criticità e preoccupazioni non soltanto relativamente all'impatto visivo dell'opera (si tratta di una struttura sopraelevata che percorrerà per diversi chilometri tutta la Val Bisagno), ma soprattutto all'impatto su ambiente e sicurezza idrogeologica per la presenza di piloni sul fiume Bisagno, evidenziando peraltro l'assenza di uno studio tecnico approfondito sull'opera, i suoi impatti e benefici. In data 26 luglio 2023 la Giunta regionale della Liguria, a margine di una seduta fiume del Consiglio regionale, ha approvato un emendamento alla legge di bilancio regionale finalizzato a ridurre la distanza di dieci metri dagli alvei dei fiumi per realizzare le costruzioni, emendamento propedeutico alla realizzazione dello Skymetro della Valbisagno;

   la sicurezza dei cittadini è una priorità e i fenomeni meteorologici estremi di questi giorni lo dimostrano con evidenza e Genova ha già pagato prezzi altissimi a seguito di pesanti alluvioni che negli anni si sono abbattute sulla città, due delle quali nel 2011 e 2014 hanno riguardato proprio il Bisagno, che è esondato ben 8 volte da quando è stato coperto. Esperti interpellati a mezzo stampa hanno considerato con grande preoccupazione la decisione della regione di ridurre la distanza di costruzione dai fiumi, definendola «un eccesso di confidenza che potremmo pagare anche pesantemente». Al momento i lavori per lo Scolmatore del Bisagno risultano al 9 per cento di avanzamento, rispetto alla programmazione che ne prevede la realizzazione entro aprile 2025;

   a parere degli interroganti, la norma approvata da regione Liguria, che riduce le distanze di costruzione dai fiumi, non appare coerente con la necessità di maggior rigore nella definizione delle norme di sicurezza ambientale e potrebbe costituire un «precedente» anche per altre regioni e comuni per autorizzare costruzioni in deroga vicino a corsi d'acqua –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano opportuno – in un momento storico in cui le norme di tutela del territorio sono più che mai essenziali per la sicurezza dei cittadini nelle varie parti del nostro Paese attraversato da fenomeni estremi dovuti al cambiamento climatico, e in un contesto, come quello del torrente Bisagno, già contrassegnato da grande fragilità – adottare ogni iniziativa di competenza, in raccordo con gli enti territoriali, a salvaguardia dell'ambiente, della sicurezza idrogeologica e dei cittadini in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-01242)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVECCHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 giugno 2023 è stata denunciata la presenza di cataste di rifiuti stoccati destinati allo smaltimento presso l'ex stabilimento della Cooperativa «La Fenice», consistente in un'area privata sita in agro di Trinitapoli (provincia di Barletta-Andria-Trani), alla via Torraca;

   il sito è adiacente al tratto ferroviario ivi esistente ed è ubicato in posizione prospiciente alla stazione ferroviaria di Trinitapoli-San Ferdinando di Puglia;

   nell'area in questione, in cui è stata versato il più grande quantitativo di rifiuti, secondo quando appreso dall'interrogante, si ritiene che gli stessi siano provenienti dal napoletano, in quanto sono stati rinvenuti oggetti di imballaggio riportanti indirizzi stradali di Anagni, Napoli e Pomigliano D'Arco;

   anche altre zone dell'agro di Trinitapoli sono state interessate dalla suddetta pratica illecita: contrada da Posta Uccello, in via Tratturello e sulla SP 75 per Foggia avvenuto nel mese di settembre 2022 e in contrada Castello in pubblica via e a ridosso della zona protetta speciale delle Saline Margherita di Savoia in data 14 giugno 2023;

   in data 19 luglio 2023 il sito dell'ex cooperativa La Fenice, già sottoposto a sequestro, sarebbe stato interessato da ulteriori sversamenti e la temperatura soffocante del periodo causa l'immissione in aria di odore acre che raggiunge centro abitato;

   in data 21 luglio 2023 il sito di contrada da Posta Uccello è stato incendiato e si assiste inermi alla devastazione di un territorio, che per buona parte è immerso in una vasta zona umida delle Saline di Margherita di Savoia, protetta dalla Convenzione internazionale di Ramsar;

   il territorio del basso ofantino è già fortemente compromesso, vista la gestione straordinaria a seguito dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose del comune di Trinitapoli;

   con riferimento al sito ex cooperativa La Fenice si evidenzia un pericolo contingente di incendio con danni alla salute dei cittadini, nonché danni alla viabilità ferroviaria;

   l'area agricola circostante il sito in questione è ad alta intensità produttiva e la mancata rimozione dei rifiuti presenti presso l'ex cooperativa La Fenice può causare ingenti danni alle coltivazioni per la produzione di liquami, gas, sostanze tossiche con inquinamento dei terreni circostanti e riversamento del percolato, ricco di materiali pesanti, nelle falde acquifere che alimentano i pozzi artesiani ivi presenti, nonché dispersione nell'aria di vapori tossici e nocivi per la salute nonché danni alla flora e alla fauna del tutto inimmaginabili;

  preoccupa anche il peggiorare delle condizioni igieniche dell'area e pertanto;

  con riferimento al sito dell'ex cooperativa La Fenice possono esseri ravvisati profili di danno o minaccia ambientale ai sensi della parte VI del decreto legislativo n. 152 del 2006, e quindi ad avviso dell'interrogante, sussistono le condizioni per l'intervento da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica – Divisione IX Danno ambientale;

   in tale ambito, l'interrogante ravvisa che il territorio di Trinitapoli, Margherita e San Ferdinando di Puglia è da anni interessato da una criminalità di stampo mafioso;

   i fatti degli ultimi mesi sopra evidenziati, che a parere dell'interrogante configurano veri e propri reati ambientali, hanno ulteriormente sfregiato un territorio già segnato pesantemente dalle gravi influenze criminali, il quale senza un effettivo intervento dello Stato rischia di sprofondare definitivamente nello sconforto e nella fiducia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica intenda adottare con riferimento a quanto esposto in premessa, al fine di porre in essere, i necessari interventi in precedenza richiamati, considerato che altre incertezze temporali rischiano di determinare un grave danno ambientale;

   quali orientamenti il Ministro dell'interno intenda esprimere con riferimento alla possibilità di istituire un commissariato di Polizia nel territorio ofantino considerato che si rende necessario prevedere un ampliamento degli organici di polizia per garantire maggiore sicurezza e controllo di un'area fortemente compromessa dalla criminalità da oltre 10 anni.
(4-01479)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   GRIBAUDO, BRAGA, FURFARO, BERRUTO e FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come riportato anche da alcuni organi di informazione risulta essere stato nominato quale componente del consiglio di amministrazione Sogesid Massimiliano Panero, giornalista piemontese;

   la Sogesid è la società di ingegneria «in house providing» del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il cui capitale sociale è interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   il neo componente del consiglio di amministrazione di Sogesid risulta noto non tanto per le competenze tecniche afferenti a tale società, ma, soprattutto, per il suo gravitare nell'orbita dell'estrema destra e per la sua militanza in Casapound, per la cui lista risulta essersi candidato in occasione delle elezioni europee del 2019 nella circoscrizione Nordovest;

   è stato altresì immortalato con esponenti del partito Russia Unita, il partito del Presidente russo Vladimir Putin, assumendo posizione filo russe, sempre come riportato dalla stampa, nell'ambito del conflitto con l'Ucraina;

   il Panero si è, altresì, distinto per posizioni fortemente negazioniste e no vax durante la pandemia, così come per quel che riguarda i mutamenti climatici, fattore francamente discutibile per una nomina nell'ambito di una società del Ministero dell'ambiente e sicurezza energetica;

   è evidente a parere degli interroganti che il curriculum e il portato del neo consigliere ha poco a che vedere con il profilo della Sogesid Spa –:

   quali siano le ragioni che hanno portato il Governo a nominare Massimiliano Panero all'interno del consiglio di amministrazione di Sogesid Spa e se, alla luce di quanto riportato in premessa, non si intenda rivedere tale decisione, revocando la suddetta nomina per palese inopportunità e mancanza di competenze per la mission stessa della società.
(3-00598)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la recente disciplina fiscale applicabile alle cripto-attività, prevista dalla legge di bilancio 2023 (articolo 1, commi 126-147, legge n. 197 del 2022), ha reso la normativa tributaria coerente con l'evoluzione delle diverse tipologie di cripto-attività presenti nel sistema italiano;

   nel merito, le cripto-attività sono state incluse in modo esplicito nell'ambito del quadro impositivo sui redditi delle persone fisiche, per tali intendendosi rappresentazioni digitali di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia del registro distribuito o una tecnologia analoga;

   la legge sopramenzionata ha, altresì, modificato gli articoli 5, 6 e 7 del decreto legislativo n. 461 del 1997, che introducono la disciplina dell'imposta sostitutiva sulle plusvalenze e sugli altri redditi, configurando i diversi regimi della dichiarazione, del risparmio amministrato e del risparmio gestito;

   in primo luogo, rispetto all'operatività delle sopracitate disposizioni in sede di risposta al precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-01210, sono state fornite alcune definizioni relative ai criteri di collegamento idonei ad integrare il requisito della territorialità con riferimento alla tassazione, in Italia o all'estero, dei redditi derivanti da cripto-attività e alla delimitazione della prova del costo d'acquisto delle cripto-valute: nello specifico, è stato rappresentato che «nei confronti dei soggetti a residenti nel territorio dello Stato, il principio di tassazione è costituito dal “worldwide taxation”, pertanto, indipendentemente dal luogo in cui siano detenute le cripto-attività, i redditi derivanti dalle stesse sono soggetti a tassazione in Italia»; è stato rilevato, inoltre, che «il costo o valore di acquisto è documentato con elementi certi e precisi a cura del contribuente [...] ad esempio, avvalendosi della documentazione rilevabile sul sito attraverso il quale è avvenuto l'acquisto o lo scambio delle cripto-valute, alla data in cui lo stesso è concluso, ovvero di altra documentazione bancaria o extra-bancaria attestante l'acquisto»;

   sempre nell'ambito della tassazione dei redditi derivanti da operazioni mediante cripto-attività, sarebbe utile e auspicabile proseguire, dunque, il già intrapreso percorso normativo riferito alla disciplina fiscale in argomento: in particolare, a parere dell'interrogante, si ritiene opportuno valutare anche la possibilità di compensare le minusvalenze derivanti da cripto-attività con le plusvalenze derivanti da altre attività finanziarie detenute dal medesimo contribuente, al fine di favorire in tal modo la continuità degli investimenti da parte dei soggetti che operano nel settore delle cripto-attività e, in generale, della finanza alternativa –:

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-01239)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Rfi con una nota ufficiale ha reso noto che la circolazione ferroviaria sospesa dal 2 giugno 2023 e che sarebbe dovuta riprendere dalla metà di luglio, a conclusione di lavori di manutenzione e messa in sicurezza già avviati da Rete ferroviaria italiana, purtroppo a causa complessità dei lavori unitamente alle difficoltà riscontrate dai mezzi impiegati per accedere all'area di cantiere, hanno determinato una revisione, in corso d'opera, dei tempi di riattivazione della linea che non arriverà prima del mese di novembre;

   nel corso dell'esecuzione dei lavori le squadre tecniche di Rfi hanno riscontrato danni importanti. In particolare, nella tratta Grassano-Salandra, si è verificato il cedimento della massicciata verso valle, mentre fra Vaglio e Trivigno una frana ha comportato lo scivolamento verso valle di 150 metri di binario, con il crollo parziale di un ponticello ad arco in muratura;

   si tratta di una notizia preoccupante che allunga il tempo di isolamento della regione, come testimoniato anche da importanti reportage giornalistici nazionali;

   in data 14 e 15 luglio 2023 il Ministro delle infrastrutture si è recato in visita in Basilicata con una serie di annunci roboanti che si scontrano con la realtà dei fatti;

   la chiusura della richiamata tratta ferroviaria e la contemporanea interruzione della tratta Potenza-Melfi in uno dei periodi più intensi sotto il profilo della mobilità delle persone determinano una oggettiva difficoltà di raggiungibilità della regione;

   viene così a determinarsi una situazione di vera e propria emergenza che si protrarrà fino all'autunno e questo, ad avviso dell'interrogante, non è accettabile nel 2023 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda attivarsi, per quanto di propria competenza, al fine di velocizzare gli interventi di ripristino infrastrutturale e di fare in modo che, attraverso un tavolo istituzionale ufficiale, la Basilicata venga risarcita per il disagio che sta subendo con questa paralisi del traffico ferroviario con la previsione di nuovi collegamenti e con investimenti di riqualificazione delle principali stazioni ferroviarie lungo le proprie tratte.
(5-01240)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel Consiglio dei ministri del 6 luglio 2023 è stato approvato in esame preliminare il decreto flussi 2023/25 con la «Programmazione dei flussi d'ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-2025», successivamente trasmesso alla conferenza unificata Stato-regione ai fini dell'acquisizione dell'intesa;

   con riferimento al triennio 2023-2025 il Governo prevede complessivamente, per motivi di lavoro stagionale e non stagionale, oltre che di lavoro autonomo, l'ingresso di 452 mila cittadini stranieri residenti all'estero, di cui 136 mila per il 2023, 151 mila per il 2024 e 165 mila per l'anno 2025;

   nel prossimo triennio gli uffici periferici delle questure sono chiamati a dover esaminare migliaia di richieste di ingresso, dovendo verificare la sussistenza o meno di motivi ostativi all'ingresso e al soggiorno del lavoratore extracomunitario nel territorio italiano e alla concessione del nulla osta all'assunzione;

   come denunciato dal quotidiano «Avvenire», con un'inchiesta pubblicata il 3 agosto 2023 a firma di Vincenzo Spagnolo, a distanza di tre anni dalla regolarizzazione dei lavoratori stranieri agricoli, colf e badanti avviata nel 2020, risultano ancora pendenti 22.680 istanze su un totale di 207.873 presentate;

   nella stessa inchiesta vengono riportate le posizioni delle organizzazioni sindacali della federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche, che denunciano come molte prefetture risultino sotto organico di personale e come nelle questure, per sostituire il personale civile posto in quiescenza, si sia fatto ricorso al massiccio dislocamento del personale della polizia di Stato adibito impropriamente a mansioni amministrative;

   nel prossimo triennio sono previste ulteriori 6 mila pensionamenti per raggiunti limiti di età di dipendenti dell'amministrazione civile del Ministero dell'interno, che ha annunciato l'assunzione di meno di 2 mila unità, comprese le 800 persone già assunte tra il 2022 e il 2023;

   sempre secondo le organizzazioni sindacali, per gestire il decreto flussi il Ministero dell'interno ha optato per l'impiego di 1.120 lavoratori in affitto, somministrato dalle agenzie per il lavoro interinale, ritenute largamente insufficienti per far fronte alle decine di migliaia di istanze che verranno presentate nel prossimo triennio;

   il 12 luglio 2023 la Silp-Cgil ha promosso una mobilitazione davanti alle questure italiane per denunciare la diffusa situazione di crisi del comparto, con carenza di personale, condizioni di lavoro estenuanti con doppi e tripli turni lavorativi e stipendi fermi per mancanza di rinnovo del contratto dell'intero comparto scaduto nel 2021;

   tale situazione insostenibile rischia di avere un diretto riverbero sui servizi e le risposte ai cittadini, dalle attese per il rilascio di passaporti o permessi di soggiorno, fino alla denuncia di possibili reati e più in generale sul funzionamento del sistema di sicurezza –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere prontamente per provvedere al recupero e al potenziamento degli organici dell'amministrazione civile del Ministero dell'interno in modo da poter garantire adeguato personale a tutte le questure italiane chiamate nel prossimo triennio a sostenere importanti carichi di lavoro connessi alle procedure applicative del decreto flussi.
(3-00594)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONAFÈ, SIMIANI, FOSSI, BOLDRINI, GIANASSI, DI SANZO, SCOTTO e FURFARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'elenco dei comuni teatro di stragi nazifasciste vi è Guardistallo in provincia di Pisa, dove nell'estate del 1944 due episodi di violenza messi in atto dalle truppe tedesche causarono la morte di cinquantasei persone;

   il primo episodio si ebbe il 19 giugno 1944 e portò, nel corso di un rastrellamento operato dell'esercito tedesco, all'uccisione di un civile;

   successivamente, nella notte fra il 28 e il 29 giugno 1944, mentre il distaccamento partigiano «Otello Gattoli» stava effettuando un'operazione di trasferimento dalla base, fra Montescudaio e Riparbella, verso Casale Marittimo dove contava di occupare il paese prima dell'arrivo delle truppe americane, che stavano avanzando nella zona. Il distaccamento, in fase di attraversamento della strada che porta da Guardistallo a Cecina, in località Brucia, alle 6 di mattina, si imbatté in una colonna motorizzata tedesca. Nel corso del combattimento ingaggiato con le truppe tedesche due partigiani vennero uccisi e altri presi prigionieri;

   i soldati tedeschi, pochi minuti dopo l'inizio del combattimento, irruppero nelle case coloniche più vicine, uccidendo gli occupanti con raffiche di mitra e lancio di bombe a mano; operarono quindi una perlustrazione nei poderi adiacenti, raccogliendo i cittadini presenti e giustiziandoli. I primi a essere fucilati furono i partigiani presi prigionieri. Complessivamente furono uccisi nove partigiani e 46 civili (in gran parte anziani, donne e bambini, abitanti di Guardistallo, tra cui il sindaco Sisto Longa), un giovane di 23 anni morì quattro anni dopo a seguito delle ferite riportate quella mattina;

   con documentazione inviata il 13 gennaio 1989 al Ministero della difesa, il sindaco di Guardistallo ha avanzato istanza di riconoscimento della medaglia d'oro al valor militare al Gonfalone del proprio comune;

   il comune di Guardistallo ha ottenuto il conferimento delle medaglie di bronzo al valor militare e al valor civile nel 1996 e nel 1997, come centro della Resistenza e come teatro di violente rappresaglie naziste e rastrellamenti;

   nel 2014, l'amministrazione comunale ha successivamente avviato la procedura per l'assegnazione della medaglia d'oro al valor civile in relazione alla rappresaglia nazista del giugno 1944;

   grazie agli sforzi congiunti messi in atto da parte sia dell'amministrazione comunale, sia dei familiari delle vittime dell'eccidio del 19 e 29 giugno 1944, nel 2016 si è costituito il Comitato dei martiri dell'eccidio di Guardistallo, avente per finalità quella di conservare viva la memoria del tragico evento;

   appare evidente come il gravissimo eccidio di Guardistallo, utilizzato anche come capo d'accusa al processo di Norimberga, merita di essere celebrato con il conferimento della Medaglia D'oro al valor civile;

   la pratica per il conferimento della medaglia d'oro al valor civile del comune di Guardistallo ha ottenuto tutte le certificazioni tecniche degli Istituti storici della resistenza Toscana, con parere positivo, e il rilascio di opportuna relazione con medesima valutazione positiva dalla prefettura di Pisa, competente per territorio;

   in data 26 giugno 2023 il sindaco di Guardistallo ha inviato una lettera alla «Commissione consuntiva per la concessione di ricompense al valore e al merito presso il Ministero dell'interno», chiedendo «di attivare procedura con iter velocizzato per il rilascio della Medaglia d'oro al valor civile entro marzo 2024; questo, per poter celebrare dignitosamente l'80° anniversario della strage in memoria dei nostri martiri» –:

   quale sia lo stato dell'istruttoria relativa al rilascio della medaglia d'oro al valor civile per il comune di Guardistallo e se verrà attivato l'iter velocizzato al fine di ottenere tale riconoscimento entro il mese di marzo del 2024.
(5-01241)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETRI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a inizi marzo 2023 erano 189 i presìdi di polizia già attivi o di imminente attivazione nelle strutture ospedaliere, a seguito delle indicazioni impartite dal Ministro Piantedosi, con un incremento del 50 per cento rispetto ai 126 presìdi preesistenti;

   in particolare, come si legge sul sito internet del Viminale, da febbraio 2023 sono stati aperti o riattivati 51 presìdi di polizia ed altri 12 saranno a breve operativi. Il numero di operatori della polizia di Stato complessivamente impiegati ogni giorno passa da 228 a 411 unità, con un aumento di 183 unità, pari all'80 per cento. Questo rafforzamento del personale impiegato ha riguardato non solo i presìdi di nuova attivazione ma anche quelli già attivi, che sono stati potenziati sulla base delle nuove esigenze di tutela della sicurezza;

   tali dati confermano la strategia del Governo volte a garantire la presenza degli operatori di polizia, con funzioni di prevenzione e controllo, in tutti quei luoghi a maggiore frequentazione e per contrastare sempre più efficacemente i fenomeni di criminalità e degrado, incidendo positivamente sul versante della sicurezza, reale e percepita e che ha portato all'approvazione di un emendamento riferito al decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, che ha previsto, appunto, che «in considerazione del bacino di utenza e del livello di rischio della struttura, con ordinanza del questore possono essere costituiti posti fissi della Polizia di Stato»;

   come sottolineato dallo stesso Ministro, «l'apertura di nuovi presidi della Polizia e il rafforzamento di quelli preesistenti è un atto di doverosa attenzione e vicinanza verso tutto il personale sanitario che svolge un servizio essenziale per le nostre comunità e che deve essere protetto da violenze e minacce, soprattutto quando lavora in poli ospedalieri e in fasce orarie dove il rischio è maggiore. L'attento monitoraggio già in atto sulle condizioni di sicurezza che caratterizzano i presìdi ospedalieri proseguirà per dare sempre risposte tempestive e concrete a chi lavora con sacrificio e abnegazione per la salute dei cittadini»;

   il Cardarelli, assieme all'ospedale Sant'Andrea di Roma, sono in Italia i due nosocomi più insicuri per il personale che vi lavora: in ognuna di queste due strutture ospedaliere ogni anno si verificano, a danno degli operatori sanitari, oltre cinquanta aggressioni, da parte dei pazienti o dei loro familiari;

   la denuncia arriva dal sindacato nazionale degli infermieri «Nursing up», che fa riferimento ai soli casi ufficiali, ovvero dove esiste un referto medico della violenza subita o una denuncia, ma il fenomeno è largamente sottostimato;

   per quanto consta all'interrogante, il Cardarelli di Napoli, uno dei più grandi ospedali del Sud Italia e con un bacino di utenza enorme, sarebbe ad oggi privo di un presidio permanente di pubblica sicurezza, motivo per cui, in particolare, i turni notturni sono divenuti motivo di preoccupazione non solo per il personale medico ed infermieristico ma anche per gli stessi pazienti –:

   accertata la veridicità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di garantire un presidio permanente di pubblica sicurezza all'ospedale Cardarelli di Napoli, con funzioni di prevenzione e controllo.
(4-01473)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il grave episodio avvenuto nella notte del 29 luglio 2023 ad Erba (Como) registra l'ennesimo fatto di violenza nell'area adiacente la stazione ferroviaria di Piazza Padania;

   in particolare, davanti al «Baba kebab & pizza», locale coinvolto nella vicenda, è avvenuto un violento pestaggio con l'uso di oggetti contundenti riconducibili a bastoni o manganelli;

   come documentato anche dagli organi di informazione locali (confronta La Provincia del 30 luglio 2023), l'interrogante ha assistito personalmente alla vicenda, rivolgendosi immediatamente al numero unico d'emergenza 112 e chiedendo l'intervento dei carabinieri, intervenuti sul posto insieme ai soccorsi sanitari del Lariosoccorso di Erba e di Areu;

   l'area interessata, corrispondente alla zona della stazione di Erba, è stata già esposta ad altri gravi episodi per cui si è reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine e degli operatori del soccorso;

   si evidenzia, in proposito, che l'amministrazione comunale di Erba, anche al fine di promuovere la sicurezza urbana, ha già messo in atto un programma di pattuglie quotidiane durante gli orari di servizio della polizia locale, inaugurando, recentemente, anche un posto fisso di polizia locale presso la stessa stazione ferroviaria che ospita, tra l'altro, la sezione erbese dell'Associazione nazionale carabinieri in congedo;

   nondimeno, la medesima amministrazione ha potenziato il sistema di videosorveglianza e messo in campo ulteriori iniziative, tra cui i controlli con unità cinofile anti-droga, oltre alla recente ordinanza del sindaco Mauro Caprani che vieta la somministrazione, il consumo e la vendita di bevande alcooliche nell'area interessata dalle 19.30 alle 6.00 del mattino –:

   quali iniziative abbia adottato e intenda ulteriormente adottare, in ordine alle attività finalizzate alla prevenzione, alla sicurezza e al mantenimento dell'ordine pubblico nella zona dell'erbese anche attraverso il rafforzamento dell'organico, delle strumentazioni e dei mezzi della locale stazione dell'Arma dei carabinieri di Erba e dei presìdi delle forze dell'ordine della provincia di Como, valutando altresì eventuali provvedimenti di competenza nei confronti degli esercizi commerciali direttamente coinvolti nelle sopra citate fattispecie e la promozione dell'impiego dei militari dell'Esercito italiano dell'operazione strade sicure.
(4-01476)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il diritto allo studio degli studenti con disabilità si realizza, secondo la normativa vigente, attraverso l'inclusione scolastica, che prevede l'obbligo dello Stato di predisporre adeguate misure di sostegno, alle quali concorrono a livello territoriale, con proprie competenze, anche gli enti locali e le regioni;

   l'ultimo focus del Ministero dell'istruzione sugli alunni con disabilità certifica come, a fronte di un calo degli iscritti a scuola, cresca inesorabilmente il numero di alunni con disabilità che ha raggiunto il numero di 290 mila frequentanti;

   allo stesso tempo, però, si riducono le cattedre stabili di sostegno, che non seguono lo stesso trend delle iscrizioni, e si moltiplicano le nomine in «deroga»;

   i dati ufficiali emessi dicono che in Italia abbiamo un altissimo numero di cattedre di sostegno assegnate ai supplenti e moltissimi non sono nemmeno specializzati. Considerando la precarizzazione di queste cattedre, il numero dei docenti non specializzati è praticamente raddoppiato. In questa situazione, è difficile garantire la continuità didattica e migliorare i livelli di formazione;

   a ciò si aggiungano le cattedre e le ore che continuano a non essere assegnate, pur in presenza di programmazioni educative che le impongono;

   sulla base della normativa vigente è competenza degli enti locali la gestione e il finanziamento dei servizi ausiliari all'istruzione che comprendono, oltre all'assistenza agli alunni con disabilità e il trasporto scolastico, anche le spese per il dopo scuola, l'integrazione degli alunni stranieri e le altre attività connesse;

   le regioni hanno la competenza principale ad approvare le linee guida finalizzate ad assicurare in tutto il territorio regionale un livello di servizio omogeneo, che le province, città metropolitane e comuni devono fornire agli studenti e alle famiglie;

   le regioni finanziano annualmente un apposito fondo destinato a contribuire alle risorse stanziate dagli enti locali, sulla base dei fabbisogni, come individuati nel relativo Piano educativo individualizzato per gli studenti con disabilità certificata, ai sensi della legge n. 104 del 1992;

   negli ultimi anni la presenza di alunni con disabilità nelle scuole è aumentata dal 2 per cento al 4 per cento: le scuole in provincia di Reggio Emilia, per esempio, hanno visto nell'ultimo decennio una crescita continua. Nell'anno scolastico 2022/2023 gli alunni con disabilità certificati regolarmente frequentanti la scuola statale sono 2.785, il 4,4 per cento sul totale degli alunni, un dato superiore rispetto alla media regionale (+0,6 per cento) e nazionale (+0,4 per cento);

   si ribadisce come a fronte della crescita degli alunni con disabilità, non vi è stato nessun aumento dei docenti di ruolo specializzati e nessun incremento nei fondi specifici destinati agli enti locali e alle regioni per attuare politiche di inclusione;

   in una recente intervista rilasciata al quotidiano Italia Oggi, il Ministro Valditara ha dichiarato che l'elevato numero di precariato dovrà essere sempre più ridotto nei prossimi anni e ha riconosciuto come l'alto tasso di precarietà dei docenti «è dovuto soprattutto all'elevato numero dei posti di sostegno “in deroga” che non possono essere coperti con personale di ruolo, ma solo mediante supplenze. Si tratta di un numero elevato che supera le 100.000 unità.»;

   l'inclusione scolastica rappresenta l'attuazione dei principi sanciti negli articoli 2 e 3 della Carta costituzionale;

   tali principi, come affermato dalla giurisprudenza costituzionale in tema di garanzia di diritti all'istruzione degli studenti disabili, rappresentano un «nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati», che dovrebbe essere assicurato «al di là di ogni esigenza di bilancio»;

   come denunciato dalle famiglie di alunni con disabilità, spesso, vi sono carenze o ritardi nell'erogazione dei servizi che generano la mancata frequenza della scuola da parte degli studenti interessati;

   gli enti locali lamentano, a fronte di un aumento della platea di destinatari, una scarsità di risorse stanziate dallo Stato –:

   quali iniziative di competenza intendano attuare per aumentare il numero degli insegnanti di ruolo di sostegno specializzati, garantendo cattedre stabili e le risorse destinate a regioni ed enti locali per le spese per i servizi di assistenza agli alunni e studenti con disabilità, assicurando il diritto all'istruzione costituzionalmente garantito.
(4-01474)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   un influente maître à penser della destra di Governo ha chiarito che un povero non dovrebbe possedere un cellulare, quindi, se ha ricevuto l'sms dell'Inps, vuol dire che non è povero e non merita il reddito di cittadinanza;

   evidentemente, anche sulla base di tale inconfutabile evidenza scientifica, l'Inps ha provveduto, con leggerezza, a comunicare la sospensione del reddito di cittadinanza per 169.000 famiglie;

   che si sia trattato di leggerezza e superficialità lo attesta la stessa commissaria straordinaria dell'ente che, in un comunicato, ha dichiarato «Nell'ambito di un rapporto di trasparenza e lealtà con i cittadini, in ossequio al principio di proattività adottato dall'Inps, che è teso a fornire al cittadino tutte le informazioni relative alle prestazioni che lo riguardano e alle opportunità che potrebbe cogliere, Inps ha inviato un sms/email, che avrebbe dovuto essere più accurato nei contenuti e nella forma»;

   nella medesima nota, si assicura che «La tecnostruttura sta lavorando strenuamente da mesi, di concerto con il ministero del lavoro e delle politiche sociali, per la messa a punto della piattaforma Siisl a partire dal 1° settembre per dare attuazione al Supporto per Formazione e il Lavoro. Il nostro impegno ovviamente proseguirà per tutto agosto e per i mesi successivi al fine di consentire al cittadino occupabile di essere inserito nel mondo del lavoro, attraverso l'inserimento in appositi programmi di formazione e lavoro (tra cui anche corsi di orientamento, corsi di formazione specifica o progetti utili per la collettività)»;

   il fatto che la conseguenza di questa comunicazione fosse lo sconforto e la preoccupazione per il proprio futuro per circa 300.000 poveri, soprattutto del Mezzogiorno, è stato considerato un dettaglio trascurabile;

   un errore che si è prodotto con riferimento a una delle bandiere ideologiche che hanno caratterizzato, sin dai primi passaggi della Legislatura, l'azione di Governo e maggioranza;

   già in precedenza, pochi giorni dopo la nomina della Commissaria, l'Inps è incappata in un altro grossolano errore di comunicazione quando, in occasione dell'invio dei cedolini dei trattamenti pensionistici del mese di luglio, sotto la medesima dicitura: «aumento delle pensioni basse 2023» furono indicati anche gli importi della quattordicesima. Anche in quel caso, dopo le molteplici critiche delle organizzazioni sindacali, l'ente dovette rettificare le comunicazioni e chiarire la reale entità degli incrementi riconosciuti;

   il commissariamento del principale ente pubblico del Paese, secondo solo allo Stato, è stato fortemente voluto dalla Ministra interpellata che, in virtù dell'articolo 1, del decreto-legge n. 51 del 2023, ha provveduto a nominare a commissaria la dottoressa Gelera;

   per il nostro ordinamento il commissariamento è espressione del potere di controllo sugli organi e risponde alla logica del buon andamento e dell'imparzialità della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione, cui si provvede laddove l'ente sia stato previamente diffidato e siano emerse dalla pregressa istruttoria amministrativa gravi e persistenti violazioni di legge e carenze funzionali e amministrative;

   al momento dell'insediamento della commissaria, la Ministra ha avuto modo di dichiarare «Per me è importante aver indicato come Commissario straordinario dell'Inps una professionista di valore, una donna preparata»;

   la rilevanza sociale delle funzioni svolte dall'Inps che, solo per quanto riguarda le prestazioni pensionistiche, gestisce circa 23 milioni trattamenti, per un ammontare complessivo annuo di 313 miliardi di euro, non può essere affrontata, nel migliore dei casi, con leggerezza e approssimazione –:

   quale sia la valutazione della Ministra interpellata con riferimento alle circostanze sommariamente indicate in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di scongiurare ulteriori casi di gravi leggerezze comunicative da parte dell'Inps su trattamenti che interessano milioni di lavoratori e cittadini, anche in vista del superamento della fase commissariale.
(2-00215) «Scotto, Gribaudo, Fossi, Laus, Sarracino».

Interrogazione a risposta scritta:


   GEBHARD. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale di Lodi, con la sentenza del 30 maggio 2023, R.G.N. n. 149 del 2023, ha stabilito che nel lavoro domestico, in caso di cessazione del rapporto per dimissioni volontarie della lavoratrice durante il periodo di gravidanza e fino al compimento di un anno di età del bambino, ossia il periodo per il quale è previsto il divieto di licenziamento ai sensi dell'articolo 54 del decreto legislativo n. 151 del 2001 (Testo Unico sulla maternità), la lavoratrice ha diritto all'indennità di disoccupazione Naspi;

   inizialmente l'INPS aveva respinto la domanda dell'interessata, in quanto le lavoratrici domestiche non rientrerebbero nell'ambito di applicazione delle disposizioni in materia di divieto di licenziamento e dimissioni di cui agli articoli 54 e 55 del predetto Testo unico e, pertanto, si applicherebbero le norme generali che escludono il diritto alla Naspi in caso di dimissioni volontarie; gli articoli 54 e 55 del decreto legislativo n. 151 del 2001, che riconoscono alla lavoratrice il diritto alle indennità previste da disposizioni di legge e contrattuali durante il suddetto periodo di protezione, anche in caso di dimissioni volontarie, non sono infatti espressamente richiamate dal successivo articolo 62 che disciplina nello specifico le tutele per i lavoratori domestici;

   il tribunale di Lodi ha rilevato, tuttavia, che in base al generale divieto di discriminazione posto dall'articolo 3 del Testo unico, e tenuto conto della ratio complessiva sottesa alla normativa in questione, ovvero quella di apprestare misure di tutela e sostegno delle lavoratrici madri in costanza del periodo di gravidanza e maternità, tale tutela «sarebbe sconfessata se alla lavoratrice domestica dimissionaria prima della chiusura del periodo di maternità fosse negato l'accesso al beneficio, a differenza delle altre lavoratrici madri che, invece, al beneficio accedono laddove rassegnino le dimissioni volontarie»;

   quella che per ora sembra essere una pronuncia isolata, ha tutto il potenziale per dar luogo ad un nuovo orientamento giurisprudenziale in materia, in quanto la disparità di trattamento tra le lavoratrici domestiche e le lavoratrici madri occupate in altri settori appare conclamata e difficilmente giustificabile –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti nelle premesse e se, alla luce della sentenza ivi citata, intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, per garantire una tutela adeguata alle lavoratrici domestiche e la certezza del diritto in materia.
(4-01475)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4, comma 5, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, prevede che il Dipartimento della funzione pubblica, «al fine di individuare quantitativamente i vincitori e gli idonei collocati in graduatorie concorsuali vigenti per assunzioni a tempo indeterminato [...] avvia, entro il 30 settembre 2013, apposito monitoraggio telematico con obbligo, per le pubbliche amministrazioni, che intendono avvalersi delle procedure [...] di fornire le informazioni richieste»;

   ai sensi del citato articolo 4, tutte le amministrazioni pubbliche sono tenute a comunicare le proprie graduatorie e aggiornare costantemente, ove necessario, i precedenti dati inseriti;

   in particolare, devono partecipare al monitoraggio tutte le amministrazioni dello Stato, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale;

   in ottemperanza a quanto previsto dal citato articolo 4, comma 5, del decreto-legge n. 101 del 2013, i dati ottenuti a seguito del monitoraggio telematico devono esser «resi accessibili in un'apposita sezione del sito internet del Dipartimento della funzione pubblica» che, a partire dal 3 agosto 2018, è rappresentata dal «Portale Lavoro Pubblico» (www.lavoropubblico.gov.it);

   secondo quanto stabilito dalla guida del Portale, sono oggetto di monitoraggio le graduatorie relative alle procedure selettive esterne per l'assunzione di personale a tempo indeterminato mentre risultano escluse le graduatorie inerenti procedure selettive interne, le graduatorie di personale delle categorie protette del Centro dell'impiego e le graduatorie inerenti procedure per contratti a tempo determinato o contratti di collaborazione;

   la piattaforma di riferimento, dunque, assume un duplice vantaggio: consente alle amministrazioni di comunicare i dati delle proprie, di ricercare informazioni nella banca dati del Portale per verificare l'eventuale esistenza di profili professionali di interesse tra i vincitori o gli idonei delle graduatorie vigenti di altre amministrazioni; ai portatori di interesse consente dall'altro di effettuare ricerche e consultazioni delle informazioni sulle graduatorie concorsuali ancora vigenti;

   secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento, le amministrazioni devono infatti registrarsi e aggiornare le graduatorie precedentemente inserite con i dati e le informazioni mancanti o inserire le eventuali nuove graduatorie concorsuali nel frattempo approvate, permettendo a tutti i portatori di interesse una verifica in tempo reale;

   dalla consultazione del predetto Portale pare che il Ministero della giustizia non inserisca nel portale i dati e le informazioni richiesti dalle norme, penalizzando così tutti i soggetti inseriti nelle graduatorie concorsuali di competenza del Ministero della giustizia –:

   se il Governo non intenda fornire maggiori chiarimenti sull'effettivo utilizzo del «Portale Lavoro Pubblico» e sulla relativa frequenza dell'aggiornamento dei dati per il monitoraggio delle graduatorie concorsuali, in ottemperanza all'obbligo in capo alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 4, comma 5, del decreto-legge 31 agosto 2013 n. 101, convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, con particolare riferimento all'utilizzo del predetto Portale da parte del Ministero della giustizia.
(3-00595)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   Kaïs Saïed, presidente della Repubblica di Tunisia dal 2019, è stato insignito nel 2021 del dottorato honoris Causa in diritto romano, teoria degli ordinamenti e diritto privato del mercato dall'Università «Sapienza» di Roma;

   si è registrata tra il 2011 e il 2021 (anno del colpo di stato operato dal Presidente Saïed che, attraverso l'articolo 80 della Costituzione, ha esautorato il Primo Ministro e sospeso i lavori del Parlamento) una forte involuzione democratica nel paese nordafricano che fa temere che Tunisi si sia avviata verso un autoritarismo di fatto, dimostrato anche dalle denunce delle organizzazioni non governative, quali «Amnesty International» che ha sottolineato come, dal 2021 si siano registrate diverse e numerose violazioni dei diritti civili, politici e finanche umani;

   l'inasprimento della repressione, ottenuta anche attraverso arresti arbitrari di oppositori, la violazione dell'indipendenza della magistratura e il progressivo smantellamento delle garanzie istituzionali si sono accompagnate, negli ultimi mesi, a dei veri e propri attacchi alle persone migranti che transitano dal territorio tunisino;

   negli ultimi mesi la Tunisia è diventata il principale porto di partenza di migranti e rifugiati che cercano di raggiungere l'Europa attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. Sono state rese note all'opinione pubblica italiana ed europea le gravissime condizioni imposte a queste persone dalle autorità tunisine: centinaia di migranti africani sono stati espulsi dal Paese, accompagnati alla frontiera algerina e libica e lasciati nel deserto privi di cibo e acqua condannati a perire in condizioni inumane;

   questa situazione può essere addebitata alla politica di Saïed che, nel febbraio 2023, ha deciso di soffiare sul fuoco della xenofobia e del razzismo, con la chiara finalità di distrarre l'opinione pubblica del paese dai gravi problemi che affliggono l'economia tunisina: durante una riunione del Consiglio di sicurezza Nazionale ha denunciato «un'azione criminale» che sarebbe in opera da inizio secolo e diretta a cambiare la composizione demografica della Tunisia offuscando il suo carattere «arabo-musulmano»;

   questa situazione è stata sanzionata dalle Nazioni Unite stesse che, il 18 luglio 2023, hanno espresso la loro preoccupazione per la violazione dei diritti delle persone migranti e hanno invitato il governo tunisino a rispettare la dignità umana di quanti, migranti, risiedono anche temporaneamente sul suo territorio;

   si è quindi di fronte a delle gravissime violazioni dei diritti umani che fanno venire meno le stesse condizioni per il conferimento del titolo onorifico di dottore di ricerca honoris causa dell'Ateneo della Capitale sopracitato, il quale nel suo regolamento in materia, all'articolo 2, statuisce che esso debba essere conferito «a personalità, di norma già laureate, i cui meriti scientifici, umanitari o sociali siano di indubbio rilievo, siano chiaramente riconosciuti a livello pubblico e che abbiano contribuito in maniera significativa alle discipline pertinenti il dottorato che viene conferito»;

   va anche tenuto in considerazione come il Presidente Saïed si sia fatto negli anni sostenitore di teorie in materia di democrazia, economia e società che in generale potrebbero far venire meno la stessa precondizione di contribuire «in maniera significativa alle discipline pertinenti il dottorato» conferito;

   a luglio, come riportato dal quotidiano online Huffington Post, la progressiva escalation di violenza e di violazione dei diritti dei migranti ha portato più di 130 accademici di vari paesi a scrivere alla rettrice Antonella Polimeni chiedendo urgentemente la revoca del dottorato honoris causa a Saïed –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga opportuno adottare iniziative affinché si pervenga alla revoca del titolo onorifico attribuito al Presidente tunisino e se non valuti altresì opportuno adottare iniziative di carattere normativo volte a modificare la disciplina in materia di attribuzione di questi titoli, alla luce del caso segnalato in premessa.
(4-01472)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Barzotti e altri n. 1-00175, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 agosto 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Conte, Alifano, Amato, Appendino, Ascari, Bruno, Cafiero de Raho, Cantone, Caramiello, Carmina, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Sergio Costa, Dell'Olio, Di Lauro, Donno, D'Orso, Fede, Ilaria Fontana, Giuliano, Gubitosa, Iaria, L'Abbate, Lomuti, Lovecchio, Morfino, Onori, Orrico, Pavanelli, Pellegrini, Penza, Quartini, Raffa, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Scerra, Scutellà, Sportiello, Todde, Torto, Traversi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Ascari n. 4-01312, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 137 dell'11 luglio 2023.

   ASCARI, CARAMIELLO, MORFINO e AMATO. — Al Ministro della difesa — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa di talune gravi dichiarazioni del Sottufficiale di Corpo del 232° Reggimento trasmissioni di Avellino, ad avviso dell'interrogante intrise di sessismo e discriminazione nei confronti delle militari;

   in particolare, il Sottufficiale avrebbe ripreso una soldatessa per la sua non corretta forma di indossare la divisa;

   sebbene sia normativamente sancito all'articolo 720 comma 3 del T.U.O.M. il divieto per il militare di modificare o alterare l'uniforme, le parole utilizzate dal Sottufficiale di Corpo rivelano, a parere dell'interrogante, una mentalità retrograda, nonché la totale mancanza di rispetto per le donne che servono nella sua unità;

   con la legge n. 380 del 20 ottobre del 1999, che ha finalmente permesso l'arruolamento femminile nella difesa militare dello Stato, allineando il nostro Paese agli altri Stati della Nato, è stato compiuto un importante passo verso la parità di genere;

   tuttavia episodi come quello denunciato unitamente alle percentuali di presenze femminili nel Corpo ancora basse, che non rispecchiano la composizione della società, dimostrano come molta strada sia ancora da fare, in termini di inclusione e parità di genere;

   un ruolo determinante in tal senso rivestirebbero le attuali modalità di reclutamento, connotate da ampia discrezionalità e profili di potenziale discriminazione nei confronti delle candidate ai ruoli di ufficiale dell'esercito italiano;

   in particolare, negli ultimi due concorsi svoltisi, sembrerebbe che con riferimento alla prova di efficienza fisica siano stati sì previsti dei parametri inferiori per le donne rispetto agli uomini ma non proporzionati al principio stabilito del 55 per cento della forza muscolare, come scientificamente provato, con l'inevitabile conseguenza dell'esclusione delle candidate dalla procedura concorsuale;

   senza considerare, ad avviso dell'interrogante, l'assoluto grado di discrezionalità nella valutazione di tali prove fisiche da parte delle commissioni esaminatrici; ad oggi una tale situazione non è accettabile;

   si ha ora il dato certo del concorso per 101 Allievi ufficiali in ferma prefissata, indetto con decreto del Ministero della difesa del 12 luglio 2021;

   secondo quanto consta all'interrogante, le domande sono state più di 1.000, hanno superato la prova scritta di cultura generale e sono stati convocati per le prove di efficienza fisica 185 candidati di cui 110 maschi, ovvero il 59,45 per cento, e 75 femmine, ovvero il 40,54 per cento;

   all'esito delle prove di efficienza fisica, degli accertamenti sanitari e dell'accertamento attitudinale, sono stati dichiarati vincitori del concorso 49 candidati di cui 41 uomini pari all'83,67 per cento e solamente 8 donne, pari al 16 per cento;

   l'esito finale del concorso, dimostra come la selezione effettuata tramite gli esercizi di efficienza fisica e gli accertamenti sanitari e attitudinali, che consento un margine di discrezionalità decisionale all'amministrazione sostanzialmente arbitrario, abbiano estromesso la gran parte delle candidate donne quasi a significare, ad avviso dell'interrogante, che, per l'Esercito italiano, la donna non ha quei requisiti fisici e psicologici per essere un buon Ufficiale militare, nemmeno in campo sanitario, giuridico o ingegneristico;

   è doveroso un intervento atto a rimuovere ogni forma di discriminazione e ostacolo nei confronti delle militari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare, anche di carattere normativo, al fine di rimuovere ogni ostacolo nelle procedure di reclutamento delle militari e prevenire forme di discriminazione nei confronti delle stesse.
(4-01312)

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ASCARI, CARMINA, CAFIERO DE RAHO, PAVANELLI, MARIANNA RICCIARDI, DI LAURO, QUARTINI, GUBITOSA, AIELLO, PELLEGRINI, MORFINO, APPENDINO, CARAMIELLO, AMATO, CHERCHI, D'ORSO, GIULIANO, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, RAFFA, ALIFANO, DONNO, TORTO, AURIEMMA, CANTONE, RICCARDO RICCIARDI, BRUNO, SCUTELLÀ e TUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa della recente nomina a commissario delegato per lo stato di emergenza per i migranti di Valerio Valenti;

   Valerio Valenti, chiamato a gennaio dal Ministro dell'interno Piantedosi a dirigere il Dipartimento libertà civili e immigrazione, è stato capo della segreteria politica dell'ex sottosegretario all'interno, Antonio D'Alì, condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa;

   pur non essendo coinvolto in alcun procedimento penale, si apprende che il nome di Valerio Valenti sia stato inserito all'interno degli atti di indagine a carico di Antonio D'Alì;

   nello specifico, nel provvedimento di applicazione della misura di prevenzione disposta dal Tribunale di Trapani nei confronti dell'ex sottosegretario all'interno nel 2018, si legge che quest'ultimo esercitasse «indebite interferenze tramite il dottor Valenti»;

   fermo restando il caposaldo del principio costituzionalmente sancito della presunzioni di non colpevolezza, tale designazione appare agli interroganti certamente non condivisibile e censurabile per ovvie ragioni di opportunità politica, alla luce degli stretti rapporti intercorrenti tra il Valenti e soggetti condannati in via definitiva per concorso esterno alla mafia –:

   se e quali criteri siano stati utilizzati nella nomina a commissario delegato per lo stato di emergenza per i migranti di Valerio Valenti;

   per quali ragioni si sia preferita la sua nomina piuttosto che un'altra anche e soprattutto viste le ragioni di inopportunità politica esposte in premessa;

   se e quali iniziative di competenza il Governo ritenga opportuno adottare in relazione ai fatti esposti in premessa.
(4-00969)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-00969, gli interroganti, nel fare riferimento alla nomina a commissario delegato per lo stato di emergenza per i migranti del dottor Valerio Valenti, capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, chiedono di sapere se e quali criteri siano stati utilizzati nella relativa nomina, per quali ragioni si sia preferita la sua nomina piuttosto che un'altra, nonché quali iniziative di competenza il Governo ritenga opportuno adottare.
  Sulla scorta degli elementi forniti dagli uffici competenti, si rappresenta quanto segue.
  In data 11 aprile 2023, con delibera del Consiglio dei ministri, è stato dichiarato sull'intero territorio nazionale lo stato di emergenza in conseguenza dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie dei Mediterraneo, per consentire l'adozione di provvedimenti di carattere straordinario finalizzati al superamento del contesto di criticità mediante il potenziamento della capacità operativa propria del Ministero dell'interno in materia di immigrazione.
  Conseguentemente, ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, è stata adottata, a seguito dell'acquisizione delle intese regionali, l'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile del 16 aprile 2023, n. 984, recante «Prime disposizioni urgenti per fronteggiare, sul territorio delle Regioni Piemonte, Liguria Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, lo stato di emergenza in conseguenza dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo», cui sono seguiti ulteriori provvedimenti (ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile nn. 990, 993 e 994). All'articolo 1 è stata prevista la nomina di un commissario delegato per l'emergenza.
  Nel caso di specie, la gestione emergenziale risultava volta a potenziare la capacità operativa per la gestione dell'accoglienza delle persone migranti in ingresso sul territorio nazionale, di regola attribuita al Ministero dell'interno, nonché prevedeva l'avvalimento a tali fini del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno e, in qualità di soggetti attuatori, dei prefetti titolari del prefetture – uffici territoriali del Governo di cui all'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 984 del 2023 citata. Conseguentemente, è stato nominato per l'incarico di commissario delegato il soggetto a tal fine istituzionalmente deputato in ragione della funzione attribuita, ovvero il capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
  Il dipartimento della protezione civile, in conformità alla prassi introdotta in occasione di precedenti contesti emergenziali passibili di avere un impatto generalizzato sull'intero territorio nazionale, ha trasmesso al Ministero dell'interno prima, e, successivamente, al Presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome lo schema dell'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile per il rilascio della prescritta intesa, con la proposta di nomina a commissario delegato del capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. La stessa è stata tempestivamente e positivamente riscontrata.
  Si tratta di una decisione conforme alla prassi affermatasi negli anni.
  Quali esempi recenti, basti pensare:

   all'emergenza Covid, in relazione alla quale al capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione sono state attribuite – con decreto del capo del dipartimento della protezione civile n. 1287 del 12 aprile 2020 e successive modificazioni e integrazioni, in qualità di soggetto attuatore in costanza dello stato di emergenza e con ordinanza di protezione civile n. 887 del 15 aprile 2022 come soggetto responsabile a seguito del rientro in ordinario – le attività di assistenza e la sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare ovvero giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi;

   all'emergenza volta ad assicurare sul territorio nazionale l'accoglienza, il soccorso e l'assistenza alla popolazione in conseguenza degli accadimenti in atto in Ucraina, con cui parimenti il citato capo dipartimento del Ministero dell'interno è stato individuato con ordinanze n. 876 del 13 marzo 2022 e n. 960 del 23 gennaio 2023 quale Commissario delegato per il coordinamento delle misure e delle procedure finalizzate alle attività di assistenza nei confronti dei minori non accompagnati provenienti da tale Paese a seguito del conflitto in atto.
   Quanto rappresentato evidenzia come la nomina del Commissario delegato per lo stato di emergenza per i migranti sia avvenuta in disparte da valutazioni di carattere politico, essendo stato individuato, in coerenza alla prassi affermatasi in materia e per esigenze di buon andamento amministrativo, il soggetto istituzionalmente preposto al dipartimento ministeriale avente la competenza primaria in materia di immigrazione.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da organi di stampa della triste vicenda che ha coinvolto una minore e i suoi genitori;

   in particolare, a seguito della denuncia sporta dai genitori per gli abusi sessuali commessi sulla loro figlia di soli 10 anni da parte del nonno, il padre è stato indagato per favoreggiamento e definitivamente assolto dalla Corte di appello di Milano e la minore, dal giugno del 2021, è stata allontanata da casa e collocata presso una struttura;

   nonostante l'evidenza – come emerso anche da fonti di stampa – dell'errore giudiziario subito dal padre della minore, il tribunale per i minorenni adito ha rigettato la richiesta avanzata dai genitori di far tornare a casa la stessa;

   la minore, oltre a essere vittima degli accertati abusi sessuali, dell'allontanamento coatto dagli affetti, sembrerebbe subire una seconda «vittimizzazione» da parte delle Istituzioni, con gravi conseguenze sul piano psicologico;

   pervengono all'interrogante sempre più segnalazioni circa episodi di vittimizzazione secondaria determinata da decisioni dell'autorità giudiziaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare o intraprendere con la necessaria urgenza per garantire il pieno rispetto dei diritti dei minori, onde scongiurare il rischio che l'adozione di provvedimenti giudiziari, analogamente al caso di specie, arrechi grave pregiudizio ai minori, già vittime di reato, influenzando e compromettendo irrimediabilmente il pieno sviluppo psicofisico del minore stesso.
(4-01207)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che – come emerge dalla nota estesa in data 6 luglio 2023 dal tribunale per i minorenni di Milano – la Procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Milano rimarcava con il ricorso introduttivo depositato in data 17 giugno 2021 del procedimento a tutela dei diritti soggetti della minore C. M. M. che la bambina era stata lasciata alla custodia del nonno paterno C. U. benché la coppia genitoriale e i familiari nutrissero da tempo sospetti sul comportamento abusante tenuto dal medesimo ascendente.
  Il tribunale per i minorenni di Milano con il primo provvedimento assunto in via provvisoria in data 21 giugno 2021 riteneva di accogliere la richiesta di ratifica del collocamento protetto, con la nomina di un curatore speciale/difensore della minore C. M. M., l'attivazione di un sostegno psicologico alla minore stessa, la regolamentazione dei rapporti di costei con i genitori, che potevano proseguire solo se non fossero risultati pregiudizievoli.
  Rilevava il tribunale per i minorenni di Milano che – anche se il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano non aveva ravvisato la sussistenza degli elementi costitutivi del reato previsto e punito dall'articolo 371-
bis del codice penale nei confronti del padre della C. M. M., la cui condotta veniva ricondotta al dramma vissuto dopo la scoperta delle condotte di natura sessuale perpetrate dal proprio genitore in pregiudizio della nipote – da parte del giudice minorile non potesse non valutarsi l'incidenza del clima familiare nella sfera della responsabilità genitoriale, così come consentito dal dettato normativo di cui agli articoli 330-333 del codice civile.
  Riservava il tribunale per i minorenni di Milano al prosieguo dell'istruttoria ogni ulteriore determinazione sulla restante domanda di merito formulata dalla parte pubblica ricorrente, ossia la dichiarazione di decadenza dalla responsabilità genitoriale di entrambi i genitori della minore C. M. M.
  Il procedimento si articolava, poi, in un'attenta attività di indagine, sviluppata nel contraddittorio delle parti e con la presenza del curatore speciale/difensore nominato, senza periodi di inattività, con la finalità di sostenere le risorse eventualmente riscontrabili nel nucleo familiare e di favorire il progetto di riavvicinamento della minore C. M. M. in un contesto tutelante e riparativo.
  È nota la totale autonomia di cognizione e valutazione del giudice civile rispetto a quello penale, essendo diverso l'oggetto dell'intervento del tribunale per i minorenni per la tutela civile del minore e quello dell'autorità giudiziaria nell'ambito di un procedimento penale.
  Il procedimento civile mira alla tutela del minore, per la quale l'accertamento di eventuali fatti di reato costituisce uno, ma non l'unico, strumento conoscitivo e di intervento in quanto si tratta di valutare una più ampia situazione relazionale tra tutti i soggetti e tutte le implicazioni e gli elementi di pregiudizio che possono pesare, anche se non integrano illecito penale.
  Lo scopo del giudice minorile è quello di realizzare la miglior tutela di un minore attraverso un progetto ampio e articolato di recupero indipendentemente dalla riconducibilità o meno delle condotte degli adulti ad una fattispecie di reato e pertanto diversa è la rilevanza dei dati e degli elementi raccolti nelle rispettive sedi: il comportamento delle figure genitoriali, a prescindere dal fatto che il giudice penale abbia o meno ritenuto di ravvisare un fatto di reato, può in sede minorile essere ritenuto rivelatore di una incapacità a salvaguardare i bisogni del figlio minore, a comprenderne sentimenti e vissuti e a fare fronte alle sue condizioni psicologiche, che risultassero compromesse, indipendentemente dalla causa di tale compromissione.
  La protezione del minore, nell'ambito della giurisdizione minorile, non si basa esclusivamente sulla correlazione tra fatto, responsabilità e sanzione, non presuppone necessariamente l'illecito penale (potendo il danno cagionato al minore essere incolpevole), non è diretta a perseguire reità.
  Il pregiudizio del minore in ambito familiare, del resto, si realizza in ogni caso in cui la sua permanenza nel nucleo familiare gli arrechi grave sofferenza e pregiudichi il formarsi di una personalità armonica a prescindere dalla ricerca di riscontri obiettivi di gravi indizi di colpevolezza a carico del familiare convivente, per contro indispensabili per l'affermazione nella fase cautelare della responsabilità del familiare medesimo. Possono del resto verificarsi situazioni in cui, malgrado l'accertata responsabilità penale del genitore per fatti di reato commessi in danno del figlio, la situazione familiare non impedisca una permanenza del minore nel nucleo (ad esempio, laddove sia subentrata una chiarificazione con modifica delle dinamiche familiari), laddove è evidente che anche situazioni penalmente non rilevanti o addirittura denunce poi risultate infondate siano sintomatiche di una situazione familiare disfunzionale talmente grave da rendere altamente pregiudizievole per il minore la permanenza in famiglia.
  Dalla nota estesa in data 6 luglio 2023 dal tribunale per minorenni di Milano emerge altresì la massima attenzione prestata, in ambito processuale, al percorso di graduale rientro della minore C. M. M. nel nucleo familiare, nel rispetto dei tempi e dei bisogni della minore medesima (vedi il decreto provvisorio emesso in data 27 marzo 2023). L'autorità giudiziaria risulta altresì investita anche delle tematiche di vittimizzazione secondaria che sono motivo dell'atto di sindacato ispettivo (si legge nella nota estesa in data 6 luglio 2023 dal tribunale per i minorenni di Milano che il «...24 marzo 2023 l'avvocato... ha fatto pervenire memoria non autorizzata lamentando che C. M. M. e i genitori sono oggetto di vittimizzazione secondaria da parte di questo Tribunale con richiesta di rivisitazione critica dei provvedimenti emessi; l'errore giudiziario è stato riportato agli organi di stampa e, come riferito dai Servizi nella relazione di aggiornamento pervenuta il 4 luglio 2023 ma trasmessa nei termini assegnati – 29 giugno 2023 –, è stato sollecitato altresì l'intervento del Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza;... gli ulteriori elementi più significativi emersi nel corso della presa in carico e delle attività svolte da tutti gli operatori in rete anche con la terapeuta che dal mese di aprile ha in carico la coppia genitoriale, come riportati nella relazione del giugno 2023, confermano l'atteggiamento dei genitori per un verso incalzante rispetto alla modifica della situazione in essere e per altro verso di dichiarata disponibilità a comprendere la necessità dei tempi e della gradualità nel progetto; gli operatori riferiscono che al fine di bilanciare i tempi di elaborazione di C. M. M. e le accelerazioni richieste dalla famiglia hanno ritenuto di promuovere modifiche sostenibili, anche con la programmazione di incontri disgiunti tra C. M. M. e ciascun genitore, al fine di favorire confronti su aspetti meno formali e stimolare la relazione integrando anche le emozioni più complesse solitamente inibite, accelerate come risulta sia dal funzionamento di C. M. M. sia dal funzionamento del sistema familiare con l'obiettivo di sensibilizzare e attrezzare i genitori – in vista del ricongiungimento familiare – con gli aspetti critici e oppositivi inevitabilmente connessi con il prossimo periodo evolutivo di C. M. M. la cui mancanza di consapevolezza da parte dei genitori potrebbe determinare, anche alla luce dell'esperienza traumatica dell'abuso vissuto e delle difese psichiche di C. M. M. ancora piuttosto consistenti, un corto circuito relazionale; è stata altresì confermata la presenza nei genitori di un mondo interiore molto complesso e denso di nuclei non ancora facilmente affrontabili, perché causa di forte malessere e sofferenza; la terapeuta dei genitori concorda con i passi progettuali improntati a una gradualità sostenibile per C. M. M. e all'esigenza di un lavoro che rafforzi le competenze genitoriali e la visione dei modelli familiari della coppia, sempre nel rispetto dei tempi elaborativi necessari e tollerabili anche dai genitori che presentano tendenze difensive per contenere il dolore e il senso di colpa...»).
  Tutto quanto sinora esposto, con peculiare riguardo al coordinamento e alla integrazione tra le norme di natura penale e quelle di diritto civile volte alla salvaguardia dei minori, rende infine evidente la superfluità dell'adozione di iniziative legislative volte a «...garantire il pieno rispetto dei diritti dei minori...».

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa della pronuncia della Corte di assise di Appello di Venezia che ha riformato la sentenza di condanna all'ergastolo emessa nei confronti di un uomo imputato di omicidio ai danni della moglie;

   il drammatico episodio si è verificato nell'aprile 2021 a Pove del Grappa, dove D.A., è stata barbaramente uccisa a martellate dal marito nella stessa casa in cui i figli minori della coppia, spaventati dalle forti urla, si erano per paura nascosti sotto il letto della loro camera;

   nel procedimento di primo grado, nei confronti dell'imputato, condannato all'ergastolo, era stata disposta la decadenza della responsabilità genitoriale;

   nel giudizio di secondo grado, la Corte di assise di appello di Venezia ha riformato la sentenza di primo grado disponendo, oltre alla riduzione della condanna alla pena di 24 anni di reclusione, la revoca della misura della decadenza della responsabilità genitoriale;

   la decisione relativa alla revoca della decadenza della responsabilità genitoriale nei confronti dell'imputato appare all'interrogante grave e incomprensibile, oltre che lesiva della Convenzione di Istanbul, ratificata con legge n. 77 del 2013, e dei principi giuridici posti a tutela delle vittime, anche indirette, della violenza domestica una volta che questa sia accertata, come nel caso di specie;

   la ratio dell'istituto risiede nell'esigenza di tutelare l'incolumità dei minori, messa a rischio dai comportamenti pregiudizievoli del genitore e nell'esigenza di garantirne una corretta crescita, nonché un corretto sviluppo fisico e psicologico; il provvedimento di decadenza ha carattere sanzionatorio ma anche preventivo, in quanto mira a evitare il ripetersi di situazioni lesive già verificatesi e a evitarne la protrazione degli effetti;

   anche la giurisprudenza di legittimità e di merito più volte si è espressa nel ritenere che in presenza di abusi di potere e di comportamenti ripetutamente violenti e aggressivi da parte di un genitore nei confronti dei minore o anche solo del partner, in ragione delle negative ripercussioni dal punto di vista dell'equilibrio psicologico del bambino, l'unica misura efficace sia la decadenza volta a reprimere e a evitare la ripetizione dei danni provocati da tali gravi atti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative intenda adottare per verificare l'esistenza di presupposti per l'eventuale esercizio dell'azione disciplinare nei confronti delle autorità coinvolte nella vicenda;

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo, ritenga opportuno adottare al fine di garantire la corretta applicazione della Convenzione di Istanbul, nonché il rispetto di principi posti a tutela delle vittime, anche indirette, della violenza domestica, al fine di scongiurare il rischio che, pur in presenza di comportamenti gravemente pregiudizievoli verso i minori, venga riconosciuto l'esercizio della potestà genitoriale.
(4-01291)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che – come emerge dalla nota estesa in data 12 luglio 2023 dal Presidente vicario della Corte di appello di Venezia – il 13 giugno 2023 la Corte di assise di appello di Venezia, in parziale riforma della sentenza emessa in data 22 dicembre 2022 dalla Corte di assise di Vicenza, concedeva ad Alla Gezim (condannato all'ergastolo dal giudice di prime cure per l'omicidio doloso della propria consorte) le circostanze attenuanti generiche di cui all'articolo 62-bis del codice penale ritenute equivalenti alla circostanza aggravante dell'avere agito in danno del coniuge e rideterminava la pena irrogata all'imputato in anni 24 di reclusione, con la revoca della dichiarazione di decadenza dalla responsabilità genitoriale.
  Al riguardo, si osserva che la decadenza dalla responsabilità genitoriale è prevista dall'articolo 19 comma 1 n. 6 del codice penale quale pena accessoria.
  Ai sensi dell'articolo 20 del codice penale «...le pene principali sono quelle inflitte dal giudice con sentenza di condanna; quelle accessorie conseguono di diritto alla condanna, come effetti penali di essa...».
  L'articolo 32 comma 2 del codice penale stabilisce che «...la condanna all'ergastolo importa anche la decadenza dalla responsabilità genitoriale...», mentre il successivo comma 3 dispone che «...il condannato alla reclusione per un tempo non inferiore a cinque anni è, durante la pena, in stato d'interdizione legale; la condanna produce altresì, durante la pena, la sospensione dall'esercizio della responsabilità genitoriale, salvo che il giudice disponga altrimenti...».
  Nel caso di specie, pertanto, la revoca della pena accessoria della decadenza dalla responsabilità genitoriale è conseguita di diritto alla riforma della sentenza di primo grado, in punto di trattamento sanzionatorio, dal momento che, essendo venuta meno la condanna all'ergastolo dell'imputato in forza della concessione delle circostanze attenuanti generiche di cui all'articolo 62-
bis del codice penale ritenute equivalenti alla circostanza aggravante contestata, è parimenti venuto meno il presupposto che fondava l'irrogazione della suddetta pena accessoria.
  In ogni caso resta ferma la legittimazione del pubblico ministero, dei parenti del minore e del curatore speciale se nominato (articolo 336 del codice civile, in presenza di situazioni di pericolo o di effettivo pregiudizio per il benessere fisiopsichico del minore stesso, di investire il giudice civile (attualmente il tribunale per i minorenni, poi il tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie a partire dal 24 dicembre 2024) affinché adotti tutti i provvedimenti
de potestate ritenuti opportuni e/o necessari nel caso concreto, ivi incluso quello di decadenza dalla responsabilità genitoriale (articolo 330 del codice civile).
  Non si ravvisano, pertanto, profili di rilievo disciplinare nell'operato dei magistrati della Corte di assise di appello di Venezia che hanno emesso in data 13 giugno 2023 la sentenza nei confronti di Alla Gezim, posto che la riduzione della pena inflitta in seguito alla concessione delle circostanze attenuanti generiche di cui all'articolo 62-
bis del codice penale costituisce una questione di merito, basata su valutazioni di fatto, come tali insuscettibili di sindacato disciplinare ai sensi dell'articolo 2 comma 2 del decreto legislativo n. 109 del 2006.
  Tutto quanto sinora esposto, con peculiare riguardo al coordinamento e alla integrazione tra le norme di natura penale e quelle di diritto civile volte alla salvaguardia dei minori, rende evidente la superfluità dell'adozione di iniziative legislative a tutela delle vittime, anche indirette, della violenza domestica «...al fine di scongiurare il rischio che, pur in presenza di comportamenti gravemente pregiudizievoli verso i minori, venga riconosciuto l'esercizio della potestà genitoriale...».

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   BONELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2022, Europol ha avvertito che la proliferazione delle armi da fuoco in Ucraina potrebbe portare a un aumento del numero di armi contrabbandate nell'Ue attraverso rotte di contrabbando consolidate o piattaforme internet;

   gli esperti avvertono che i rischi legati al contrabbando sono inevitabili, soprattutto per le armi leggere. «Nei conflitti armati, questo è un fenomeno concomitante frequente e difficile da eliminare, e lo abbiamo visto, ad esempio, nei conflitti nell'ex Jugoslavia», ha descritto Richard Stojar del Centro per la sicurezza e gli studi strategico-militari dell'Università della difesa di Brno;

   i Paesi occidentali che hanno inviato in Ucraina oltre 10 miliardi di euro in aiuti militari, evidenziano la necessità di garantire un sistema di tracciamento delle attrezzature, rivela il Financial Times, o quantomeno di fornire un inventario delle armi arrivate sul campo di battaglia: il timore è che gruppi criminali possano portarle fuori dall'Ucraina e venderle di contrabbando sul mercato nero europeo;

   anche l'Europol, che coordina la lotta internazionale alle organizzazioni criminali, ha confermato la minaccia. «L'aggressione russa ha portato alla proliferazione di armi ed esplosivi in Ucraina», ha spiegato l'agenzia di polizia europea in una nota ai Governi. «All'inizio i funzionari ucraini mantenevano un registro delle armi fornite ai civili, ma questa pratica è stata abbandonata e, con il proseguo della guerra, sono state distribuite senza mantenere un archivio» –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, anche attivandosi in sede europea, per garantire un efficace monitoraggio e tracciamento delle armi di cui in premessa, al fine di evitare i gravi rischi legati al contrabbando delle medesime armi e scongiurare che vadano ad alimentare la criminalità internazionale e le varie forme di terrorismo.
(4-00811)

  Risposta. — La cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina, deliberata dal Parlamento in risposta all'appello del Presidente Zelensky e autorizzata, da ultimo, con il decreto 2 dicembre 2022 n. 185 convertito in legge 27 gennaio 2023 n. 8, è stata, ed è tuttora, caratterizzata dalla dovuta riservatezza in considerazione dei profili di sicurezza che il tema riveste.
  Ciò premesso, mi preme evidenziare come le operazioni di cessione siano state autorizzate nel rispetto di tutte le procedure, sia tecniche che parlamentari; quanto alle specifiche modalità esecutive, esse sono richiamate nei decreti autorizzativi, i cui contenuti ho condiviso con il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
  Sul piano tecnico, al fine di contrastare nella maniera più efficace possibile ogni rischio di contrabbando di materiale d'armamento – fenomeno che sempre più caratterizza i conflitti armati odierni – già a partire dalla seconda metà dello scorso anno, tramite lo
Ukraine Defence Contact Group, meglio noto come «Gruppo di Ramstein», iniziativa statunitense che raggruppa gli oltre 50 Paesi donatori, è stato chiesto alle autorità ucraine di garantire la tracciabilità degli aiuti militari ricevuti attraverso l'utilizzo di un applicativo informatico per la logistica, il LOGFAS, sviluppato dalla società statunitense NEXUS e impiegato anche dalla NATO, dall'Australia e dalla Nuova Zelanda.
  Tra le sue diverse funzioni, tale sistema consente la creazione di un
database in cui viene realizzata una scheda per ciascun equipaggiamento militare ricevuto, nella quale è indicata l'unità ucraina a cui esso è assegnato e in cui vengono riportati tutti i successivi aggiornamenti.
  L'implementazione di questo applicativo informatico costituisce un valido sistema di tracciamento del materiale ceduto, che attesta la comune volontà di evitare che esso possa pervenire a destinatari diversi da quelli indicati dal Parlamento.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   IEZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che, lo scorso 23 aprile 2023, la seconda sezione penale della Corte d'appello di Milano ha assolto l'ex comandante della Polizia locale di Milano Antonio Barbato, dopo una condanna in primo grado a 3 anni e 9 mesi nell'aprile del 2022;

   assolto «perché il fatto non sussiste» dalle accuse di falso ideologico e frode in pubbliche forniture nella prima campagna nazionale sulla sicurezza stradale della Polizia locale di Milano del 2015;

   la vicenda, che ha avuto notevole risalto mediatico, aveva preso avvio nel marzo 2019, quando tra Antonio Barbato (ex Comandante della Polizia locale di Milano), il dottor Marco Ciacci (attuale comandante della Polizia locale di Milano) e il sindaco di Milano Giuseppe Sala era già in corso da due anni un procedimento giudiziario, del quale si era più volte interessata anche la trasmissione «Le Iene»;

   nel marzo del 2019 venne dunque recapitata al direttore del personale del comune di Milano una «lettera anonima» che adombrava gravi irregolarità su un appalto del comune di Milano risalente ad anni prima, ossia al 2015, per una campagna sulla sicurezza stradale gestita dall'allora comandante della Polizia locale di Milano, Antonio Barbato;

   secondo quanto riportato alla stampa dal dottor Barbato, la vicenda sarebbe stata gestita in modo anomalo tanto che la lettera anonima, anziché essere trasmessa alla Procura, sarebbe invece stata consegnata al dottor Marco Ciacci, pur essendo noto il contenzioso giudiziario tra quest'ultimo e lo stesso Barbato;

   sempre secondo le dichiarazioni rilasciate alla stampa, nel corso delle successive indagini la Procura di Milano avrebbe autorizzato nel 2020 anche delle intercettazioni telefoniche nei confronti del dottor Barbato, incomprensibilmente poiché a distanza di ben cinque anni dai fatti contestati e per reati di natura documentale;

   a parere dell'interrogante, risulta oltremodo inopportuno l'uso delle intercettazioni telefoniche trascritte, che nulla avevano a che fare con il procedimento penale in corso –:

   se, considerato quanto esposto nelle premesse, nelle quali, a parere dell'interrogante, si ravvisano i connotati dell'utilizzo personalistico e anomalo della conduzione delle indagini, il Ministro ritenga opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere un'iniziativa ispettiva in relazione all'operato degli uffici giudiziari di Milano che si sono occupati del caso.
(4-01244)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere rilevato che, sulla scorta del contenuto della nota estesa in data 11 luglio 2023 dalla Procura generale della Repubblica presso la Corte di appello di Milano, la vicenda in esame può essere ricostruita nei seguenti termini.
  Il procedimento penale nei confronti del B.A., già vicecomandante e poi comandante facente funzione della polizia locale del comune di Milano, traeva origine da una lettera anonima, giunta alla direzione organizzazione e risorse umane del comune meneghino, nella quale si segnalavano irregolarità nella esecuzione dell'appalto aggiudicato alla srl Giffoni Media Service all'esito della gara contrassegnata dal n. 7140/2015 cig. 63308617C3 indetta dalla Direzione centrale sicurezza urbana e coesione sociale della polizia locale del comune di Milano.
  Trattandosi di una segnalazione in relazione alla quale appariva necessario acquisire copia di atti e documenti nella disponibilità dell'amministrazione comunale di Milano e della polizia locale del capoluogo lombardo, la delega per lo svolgimento dell'attività di indagine – come di regola avviene in siffatti casi – veniva rilasciata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano alla polizia locale e in particolare all'unità specialistica investigazioni e prevenzione.
  Questa modalità operativa consente infatti di acquisire in modo rapido ed efficiente gli elementi utili alle indagini evitando la
discovery anticipata che sarebbe invece inevitabile qualora gli accertamenti fossero delegati ad una forza di polizia diversa da quella cui appartengono i soggetti sottoposti alle investigazioni.
  A partire dalla succitata segnalazione anonima, veniva quindi delegata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano un'approfondita attività di indagine (sempre eseguita dall'unità specialistica investigazioni e prevenzione della polizia locale del comune di Milano), dalla quale emergeva che la gara di appalto contrassegnata dal n. 7140/2015 cig. 63308617C3 si inseriva in un progetto pluriennale più complesso, denominato Progetto Insieme, che vedeva coinvolte due direzioni centrali del comune di Milano: la direzione centrale mobilità e la direzione centrale sicurezza urbana e coesione sociale (il cui referente era il B. A., all'epoca dei fatti vicecomandante e poi comandante facente funzione della polizia locale del comune di Milano).
  Il Progetto Insieme si componeva di diverse azioni unificate da una finalità comune, quella della sensibilizzazione alla sicurezza stradale attraverso interventi strutturali sulla mobilità, di competenza della direzione centrale mobilità, e progetti di educazione stradale e comunicazione sociale, di competenza della direzione centrale sicurezza urbana e coesione sociale della polizia locale del comune di Milano, nel cui ambito si collocava anche la gara di appalto oggetto della segnalazione anonima.
  Dall'analisi della documentazione acquisita emergeva che in data 7 agosto 2015 la direzione centrale sicurezza urbana e coesione sociale della polizia locale del comune di Milano bandiva una gara pubblica, nella forma della procedura negoziata (invitando 6 imprese) con l'applicazione del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, per «...l'affidamento del servizio di regia, sceneggiatura e montaggio di n. 3 filmati divulgativi sulla sicurezza stradale destinati ad un pubblico giovanile e dell'attività di supporto per l'uso di nuovi linguaggi destinato ai formatori della polizia locale di Milano nell'ambito del Progetto Insieme, cofinanziato dalla regione Lombardia...». L'importo della gara pubblica era, a base d'asta, di euro 64.000,00 comprensivi di Iva, come da determina dirigenziale n. 641 del 2015 della direzione centrale sicurezza urbana e coesione sociale della polizia locale del comune di Milano, a firma del B.A., all'epoca vicecomandante e poi comandante facente funzione della polizia locale del comune di Milano.
  La gara di appalto in esame era quindi diretta alla esecuzione di due distinte prestazioni: la prima consistente nella realizzazione di filmati divulgativi; la seconda consistente in una proposta formativa rivolta a 50 istruttori della polizia locale del comune di Milano da realizzarsi attraverso un percorso della durata complessiva di 200 ore, di cui una parte in aula (della durata di 60 ore) e una parte sul campo (della durata di 140 ore).
  Alla luce dell'acquisizione della determina di liquidazione n. 461 dell'11 maggio 2016 in favore della aggiudicataria srl Giffoni Media Service firmata dal B.A., nella quale si attestava la regolarità della prestazione eseguita dalla citata società («...considerato che il servizio è stato effettuato entro i termini, nella qualità e con le caratteristiche richieste nell'ordine...»), e del relativo mandato di pagamento n. 11816 del 14 giugno 2016 per la somma di euro 53.120,00 comprensivi di Iva, l'attività investigativa si concentrava sulla verifica della effettiva esecuzione, da parte della società aggiudicataria, della prestazione da lei dovuta; consistente nella realizzazione di filmati, nella fornitura di DVD e nella effettuazione dei corsi di formazione.
  Ciò consentiva di verificare l'effettiva realizzazione dei filmati e della fornitura di DVD, mentre nulla si rinveniva con riferimento ai corsi di formazione destinati alla polizia locale del comune di Milano.
  Al riguardo si procedeva a cercare la traccia documentale di tali corsi mediante la richiesta della relativa documentazione alla Scuola del corpo di polizia locale del comune di Milano nonché a verificarne l'esistenza attraverso l'escussione a sommarie informazioni testimoniali di alcuni soggetti interni alla polizia locale.
  Per quanto attiene al primo punto (documentazione), nulla si rinveniva né nella Scuola del corpo di polizia locale del comune di Milano né nell'ufficio cassa del comando di polizia locale.
  Si procedeva quindi ad escutere vari soggetti interni alla polizia locale del comune di Milano, non rinvenendo, neanche attraverso questa attività di indagine, conferma in merito alla reale effettuazione dei corsi di formazione.
  Al fine di cercare una conferma definitiva in merito allo svolgimento dei corsi di formazione la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano emetteva un decreto di perquisizione personale e locale nei confronti degli indagati e nella sede della srl Giffoni Media Service, eseguito in data 29 luglio 2020.
  Contestualmente alla esecuzione del decreto di perquisizione personale e locale venivano poste in essere, previa autorizzazione del competente organo giurisdizionale, intercettazioni telefoniche sulle utenze nella disponibilità degli indagati allo scopo di «...acquisire ulteriori elementi che consentano di corroborare le accuse nei confronti degli indagati, soprattutto al fine di determinare la natura degli accordi, anche economici, intercorsi tra gli stessi; in particolare, appaiono necessarie all'attività investigativa in corso, la quale consisterà nell'effettuare una perquisizione locale negli uffici della srl Giffoni Media Service e nel sentire a sit altre persone informate sui fatti, attività che potrebbero consentire contestualmente di ascoltare, sulle utenze indicate, conversazioni e commenti essenziali per acquisire elementi di prova utili a dimostrare la responsabilità dei soggetti coinvolti...».
  L'attività di captazione elettronica veniva posta in essere nel rispetto di tutte le norme di legge e per un lasso di tempo estremamente limitato. Invero la stessa veniva effettuata dal 23 luglio all'8 agosto 2020 e dunque immediatamente prima, durante e dopo l'esecuzione del decreto di perquisizione locale e personale emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, allo specifico fine di captare commenti sull'attività investigativa in corso da cui potessero desumersi elementi di prova a carico degli indagati.
  Le conversazioni oggetto di sorveglianza elettronica non risultavano utili per la prova dei fatti in contestazione e pertanto le stesse non venivano indicate tra le fonti di prova nella richiesta di rinvio a giudizio, non venivano utilizzate come prova nel dibattimento e non venivano trascritte nelle forme della perizia.
  Dall'esame del materiale acquisito in forza dell'esecuzione del decreto di perquisizione personale e locale emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano emergeva, alla stregua della prospettazione accusatoria, il mancato adempimento anche di una ulteriore prestazione da parte della srl Giffoni Media Service; si tratta di un'offerta complementare di servizi ad integrazione di quanto indicato nella gara di appalto contrassegnata dal n. 7140/2015 avanzata dalla srl Giffoni Media Service in data 3 febbraio 2016 avente ad oggetto «...l'offerta integrativa ai servizi di supporto teorico e pratico ad istruttori formatori di educazione stradale della polizia locale di Milano...» accolta con determina dirigenziale contrassegnata dal n. 348 del 4 aprile 2016 della direzione centrale sicurezza urbana e coesione sociale della polizia locale del comune di Milano, a firma del B.A., all'epoca, vicecomandante e poi comandante facente funzione della polizia locale del comune di Milano.
  Le prestazioni relative a questa offerta integrativa, dettagliate nella relazione tecnica alla stessa allegata, erano di due tipi: l'esecuzione di
workshop laboratoriali (rivolti ai ragazzi) dedicati al mondo dei videogame e dei new game per mobile device da realizzarsi in data 7 e 8 aprile 2016 nell'ambito dell'evento Ciak si guida; la realizzazione di «...incontri multipli in modalità workshop, destinati allo staff dei formatori della polizia locale di Milano per avvicinare ai temi dell'innovazione sia gli attuali che i futuri operatori...».
  In relazione alla descritta offerta integrativa – ritenuta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano non effettivamente eseguita nella parte relativa ai «...servizi di supporto teorico e pratico ad istruttori formatori di educazione stradale della polizia locale di Milano...» – il B.A. sottoscriveva, quale responsabile unico del procedimento e comandante facente funzione della polizia locale del comune di Milano, una determina di liquidazione (11.610 datata 17 luglio 2016) per un importo di euro 9.760,00 comprensivi di Iva, attestandone il regolare e completo adempimento. All'esito delle indagini preliminari, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano richiedeva il rinvio a giudizio nei confronti del B.A. e del R.P., richiesta in seguito alla quale, il Gup emetteva il decreto che dispone il giudizio.
  Al termine del dibattimento, con la sentenza n. 5025 emessa in data 28 aprile 2022, il Tribunale di Milano condannava il B.A. alla pena di anni 3 e mesi 9 di reclusione e il R.P. alla pena di anni 2 di reclusione ed euro 3000 di multa in relazione ai reati loro rispettivamente ascritti.
  La Corte di appello di Milano, con la sentenza n. 3129 emessa in data 12 aprile 2023 (al momento ancora non definitiva), assolveva invece entrambi gli imputati dai reati loro rispettivamente ascritti perché il fatto non sussiste.
  Con riferimento alla vicenda innanzi descritta, il B.A. elevava una segnalazione disciplinare a carico della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano alla Procura generale della Repubblica presso la Corte di cassazione. Al riguardo si rappresenta che siffatta segnalazione veniva archiviata dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di cassazione in quanto «...appare evidente come le accertate circostanze...e la...sequenza processuale valgano ad escludere qualsivoglia ipotesi di illecito disciplinare in relazione alla condotta tenuta dal magistrato che si è occupato nella fase delle indagini della vicenda in esame...», cui «...non è addebitabile alcuna condotta riprovevole, apparendo anzi evidente che il suo operato ha costituito esercizio legittimo di attività giurisdizionale esente da violazioni di legge. E, del resto, non è superfluo in relazione al caso in esame ricordare che la sede disciplinare non ha la funzione di prevenire e/o punire gli eventuali errori dei magistrati che trovano nel processo la loro fisiologica soluzione ma quella, diversa, di garantire che la giurisdizione sia esercitata nell'osservanza dei doveri fondamentali che incombono sul magistrato. L'intervento disciplinare, invero, non ha, né può avere, ad oggetto il risultato dell'attività giurisdizionale, ma concerne piuttosto il comportamento deontologicamente deviante posto in essere dal magistrato nell'esercizio della sua funzione (Cass. S. U. n. 11069 del 2012); conseguentemente, esso richiede la verifica non della correttezza in sé del provvedimento, ma della condotta del magistrato che lo ha adottato (Cass. S. U. n. 20159 del 2010). Per la configurabilità degli illeciti disciplinari, dunque, non è sufficiente la violazione (anche sotto forma di falsa applicazione o disapplicazione) di una norma di legge che il giudice sarebbe stato tenuto ad osservare, occorrendo, invece, accertare non solo e non tanto se il comportamento censurato sussista, ma soprattutto, ed essenzialmente, se lo stesso sia espressivo di un atteggiamento idoneo a compromettere la credibilità del magistrato e il prestigio dell'ordine giudiziario. Nulla di tutto ciò è ravvisabile nel caso in esame, tenuto conto delle considerazioni sopra esposte che danno conto e ragione dell'assenza...di qualsivoglia anomalia o irragionevolezza e di qualsivoglia elemento che possa indurre a ritenere, sia pure in via di mera ipotesi, che l'attività di indagine...svolta e censurata dall'esponente sia stata adottata con l'intento di danneggiare l'esponente...».
  Da tutti gli elementi sinora passati analiticamente in rassegna emerge un quadro di assoluta linearità e legittimità del comportamento tenuto dai magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, che procedevano ad acquisire atti e documenti in ragione del contenuto di una missiva anonima e solo all'esito del vaglio della stessa, attesa la configurabilità di una
notitia criminis, avviavano le indagini di rito, tra cui anche quelle tecniche.
  Di talché non è ravvisabile alcuna anomalia nella gestione dell'attività investigativa iniziata, si ribadisce, all'esito del vaglio della documentazione acquisita foriera di una notizia di reato, dovendosi al riguardo rimarcare che se è vero che a norma dell'articolo 240, comma 1, del codice di procedura penale «...i documenti che contengono dichiarazioni anonime non possono essere acquisiti né in alcun modo utilizzati, salvo che costituiscano corpo del reato o provengano comunque dall'imputato...» e che l'articolo 333, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce che «...delle denunce anonime non può essere fatto alcun uso, salvo quanto disposto dall'art. 240...», ciò non significa che, in seguito ad un esposto anonimo, l'autorità giudiziaria non possa compiere delle attività preprocedimentali finalizzate a verificare la fondatezza dei contenuti del medesimo anonimo.
  Inoltre, va chiarito che nessun atto investigativo veniva direttamente eseguito nel caso di specie dal C.M., attuale comandante della polizia locale del comune di Milano. Infatti, tutta l'attività operativa (acquisizione di atti e documenti, assunzione di sommarie informazioni testimoniali, attività di intercettazione di conversazioni telefoniche, perquisizioni e sequestri) era effettuata, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, dall'unità specialistica investigazioni e prevenzione della polizia locale del comune di Milano.
  Quanto poi allo svolgimento dell'attività di intercettazione telefonica, è necessario sottolineare che la stessa veniva eseguita non solo nel pieno rispetto della normativa vigente ma anche in virtù di incontestabili necessità investigative compiutamente poste in evidenza dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano.
  In ogni caso, va ricordato che le conversazioni oggetto di intercettazione telefonica, in ragione della loro inconsistenza ai fini probatori, non erano trascritte nelle forme della perizia.
  In via conclusiva deve sottolinearsi che appare del tutto evidente l'insussistenza di elementi idonei a giustificare l'avvio di «...un'iniziativa ispettiva in relazione all'operato degli Uffici Giudiziari di Milano che si sono occupati...» della vicenda tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo ovvero di iniziative e/o censure di carattere disciplinare a carico dei magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano che sono stati impegnati nella vicenda stessa, non ravvisandosi alcuna anomalia nel loro agire.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   LOMUTI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 30 novembre 2022, in località Castrocucco, nel comune di Maratea (PZ), si è verificata una disastrosa frana che ha interessato il costone sovrastante la strada statale 18, devastandone il tracciato per circa un centinaio di metri;

   il distacco di una parte consistente della montagna è visibilmente testimoniato da detriti e massi che hanno raggiunto la spiaggia sottostante;

   la gravità dell'evento è da considerarsi elevata sotto diversi aspetti;

   in primis perché la chiusura della suddetta strada statale comporta grandi disagi per i pendolari dei comuni limitrofi, costretti a percorrere strade alternative secondarie, aumentando notevolmente tragitto e tempi;

   in secondo luogo, Maratea e i suddetti comuni, concentrano nel settore turismo la parte preponderante delle proprie attività economiche, sia per la ricettività che per le attività commerciali;

   i gravi effetti riconducibili agli eventi alluvionali del mese di ottobre, evidenziano, inoltre, l'estrema fragilità dell'intera area in relazione al pericolo di dissesto idrogeologico;

   a 2 mesi dall'evento, non è stato ancora dichiarato lo stato di emergenza;

   l'evento calamitoso, compromettendo il sistema viario, ha già provocato la paralisi logistica di traffico e collegamenti, determinando pesanti ripercussioni economiche su tutto il territorio, compresa l'area confinante con la regione Calabria;

   il danno alle strutture ricettive e alle altre attività economiche locali è già evidente;

   già dal giorno dell'Immacolata e durante il corrente periodo delle festività natalizie, numerosi alberghi e quasi tutti i b&b sono rimasti chiusi;

   in caso di interruzione prolungata della strada statale, il nocumento alle predette attività aumenterà in maniera significativa;

   occorre, evitare che la stagione turistica 2023 sia pregiudicata dalla lentezza degli interventi. Cittadini e associazioni chiedono l'immediata dichiarazione dello stato di emergenza e la nomina di un commissario straordinario –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative si intendano mettere in campo;

   se si intenda proclamare lo stato di emergenza e procedere alla nomina di un commissario straordinario;

   se e quali risorse aggiuntive siano state previste al fine di affrontare le rilevanti criticità di messa in sicurezza delle aree interessate da movimenti franosi;

   se e quando si intenda attivare un tavolo istituzionale con la regione Basilicata, gli enti locali e tutte le amministrazioni competenti, per affrontare nel complesso le principali emergenze legate al dissesto su tutto il territorio della Basilicata.
(4-00205)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante ha chiesto al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di sapere «se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto; quali iniziative si intendano mettere in campo; se si intenda proclamare lo stato di emergenza e procedere alla nomina di un commissario straordinario; se e quali risorse aggiuntive siano state previste al fine di affrontare le rilevanti criticità di messa in sicurezza delle aree interessate da movimenti franosi; se e quando si intenda attivare un tavolo istituzionale con la regione Basilicata, gli enti locali e tutte le amministrazioni competenti, per affrontare nel complesso le principali emergenze legate al dissesto su tutto il territorio della Basilicata».
  In particolare, l'atto di sindacato ispettivo riguarda la frana del 30 novembre 2022, in località Castrocucco, nel comune di Maratea (Potenza), che ha interessato il costone sovrastante la strada statale 18, nonché i gravi effetti riconducibili agli eventi alluvionali occorsi nel medesimo territorio nel mese di ottobre.
  Al riguardo, sulla scorta delle informazioni fornite dagli uffici, si rappresenta quanto segue.
  Il sindaco del comune di Maratea (Potenza), con nota del 30 novembre 2022, n. 19148, ha segnalato al dipartimento della protezione civile una condizione di rischio connessa ad un fenomeno gravitativo di versante nella frazione di Castrocucco sita nel predetto territorio comunale.
  L'amministrazione comunale, in particolare, ha evidenziato l'estensione del movimento franoso fino alla strada statale 18, segnalando che il medesimo pareva essere in una fase evolutiva con possibile aggravarsi in occasione di eventi meteorici intensi.
  Il Sindaco, pertanto, ha chiesto, anche al dipartimento della protezione civile, che fosse effettuato un sopralluogo tecnico al fine di monitorare il dissesto in parola e per valutare gli eventuali interventi di messa in sicurezza dell'area in argomento.
  Conseguentemente, anche alla luce delle «Raccomandazioni operative per prevedere, prevenire e fronteggiare le eventuali situazioni di emergenza connesse ai fenomeni di frana e alluvione durante le stagioni autunnale e invernale» trasmesse con nota protocollo 48266 del 24 ottobre 2022, detto dipartimento ha invitato gli enti e le Amministrazioni territorialmente competenti, nel pieno rispetto delle prerogative comunali di governo del territorio così come delle preminenti esigenze di protezione civile, a voler valutare le condizioni di rischio residuo nell'area in rassegna e a programmare e attuare, anche a mezzo delle opportune forme di intesa, raccordo e cooperazione, gli interventi – strutturali e non – finalizzati alla mitigazione delle condizioni di pericolosità nonché alla salvaguardia della pubblica e privata incolumità.
  All'esito della frana del 30 novembre 2022 sono stati avviati i primi rilievi e verifiche anche da parte del personale tecnico della società Anas s.p.a., i quali hanno permesso di constatare l'estesa del movimento franoso ed una prima sommaria valutazione circa l'entità dei danni. Sono stati effettuati anche voli con i droni per una visualizzazione generale delle aree interessate dall'evento.
  Con particolare riguardo alle attività di prevenzione proprie della protezione civile, si osserva, inoltre, che il sindaco del comune di Maratea è stato invitato a garantire un efficace funzionamento dell'azione di protezione civile a livello locale, così come disposto dall'articolo 12 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, recante «Codice della protezione civile», ossia a vigilare le aree in rassegna, in particolare in occasione di eventi meteorologici intensi, a provvedere all'impiego del volontariato di protezione civile a livello comunale, a porre in essere e/o a mantenere le necessarie misure non strutturali a protezione della pubblica e privata incolumità, a coordinare le attività di assistenza alla popolazione colpita dal movimento franoso nel proprio territorio, a predisporre o ad aggiornare, ove non già effettuato, il piano comunale di protezione civile (che, ancorché in forma speditiva, sulla base dei messaggi emessi nell'ambito del sistema di allertamento nazionale, deve stabilire le azioni da porre in essere per fronteggiare efficacemente gli eventi, previsti o in atto, attraverso le attività di presidio territoriale e l'attivazione di misure di salvaguardia e di informazione alla popolazione).
  In data 20 dicembre 2022, per gli eventi meteorologici in rassegna, il presidente della regione Basilicata ha avanzato richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza ai sensi del combinato disposto degli articoli 7, comma 1, lettera
c) e 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, nonché ha trasmesso una relazione tecnica per ogni comune indicando lo scenario del danno, la descrizione dell'evento e dei principali effetti al suolo, provvedendo ad assegnare somme provenienti dal bilancio regionale per interventi immediati e urgenti diretti alla tutela della incolumità pubblica e privata per l'ammontare complessivo di euro 315.280 (di cui euro 80.000 destinati al comune di Maratea ed euro 235.280 destinati al comune di Castronuovo di S. Andrea). Per il comune di Maratea la regione ha allegato un prospetto riassuntivo, ma non esaustivo, della quantificazione economica suddiviso per le misure e le tipologie di interventi secondo le previsioni di cui all'articolo 25, comma 2, lettere a), b), d) ed e), del citato decreto legislativo n. 1 del 2018 (poi integrato con una relazione trasmessa in data 30 gennaio 2023).
  Al fine di raccogliere gli elementi necessari per l'istruttoria tecnica propedeutica alla valutazione speditiva e al fine di constatare l'effettivo impatto al suolo degli indicati eventi meteorologici, è stata concordata una campagna di sopralluoghi con la regione Basilicata.
  All'esito di tali sopralluoghi, la frana occorsa il giorno 30 novembre 2022 sulla strada statale 18, al chilometro 241+600 in località Castrocucco nel comune di Maratea, è stata ritenuta riconducibile, per intensità e impatto, alla fattispecie di cui all'articolo 7, comma 1, lettera
c), del decreto legislativo n. 1 del 2018. Conseguentemente, in relazione a tale evento, il Consiglio dei ministri ha deliberato, in data 23 febbraio 2023, la dichiarazione dello stato di emergenza, con un primo stanziamento di euro 1.030.000 per l'attuazione delle prime misure urgenti di cui all'articolo 25, comma 2, lettere a) e b) del medesimo decreto legislativo.
  In data 23 marzo 2023 è stata quindi emanata l'ordinanza di protezione civile n. 977 recante «Primi interventi urgenti di protezione civile in conseguenza dell'evento franoso verificatosi il giorno 30 novembre 2022 in località Castrocucco, nel Comune di Maratea», con la quale:

   a) all'articolo 1, comma 1, è stata disposta, per fronteggiare l'emergenza in rassegna, la nomina del sindaco del comune di Maratea quale commissario delegato, prevedendosi, al comma 2, che quest'ultimo possa avvalersi delle strutture e degli uffici regionali, provinciali e comunali, oltre che delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e di soggetti attuatori, ivi comprese società in house o partecipate dagli enti territoriali interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ulteriormente, il comma 3 del medesimo articolo ha affidato al commissario delegato la predisposizione, nei limiti delle risorse disponibili, entro trenta giorni dalla pubblicazione dell'ordinanza in Gazzetta Ufficiale, di un piano degli interventi urgenti, da sottoporre all'approvazione del capo del dipartimento della protezione civile, volti:

    i) al soccorso e all'assistenza alla popolazione interessata dagli eventi oltre alla rimozione delle situazioni di pericolo per la pubblica e privata incolumità;

    ii) al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alle attività di gestione dei rifiuti, delle macerie, del materiale vegetale, alluvionale delle terre e rocce da scavo prodotti dagli eventi;

   b) all'articolo 2, è stata prevista la facoltà di derogare, sulla base di apposita motivazione, ad una serie di disposizioni normative per la realizzazione degli interventi emergenziali;

   c) all'articolo 3, è stata prevista l'individuazione, a cura del commissario, delle ulteriori misure di cui alle lettere a) e b), dell'articolo 25, comma 2, del decreto legislativo n. 1 del 2018, necessarie per il superamento dell'emergenza, nonché degli interventi più urgenti di cui al comma 2, lettera d), del medesimo articolo 25, da comunicare al dipartimento della protezione civile, ai fini della valutazione dell'impatto effettivo degli eventi calamitosi di cui in premessa, rilevante per la conseguente predisposizione di un'eventuale delibera, da sottoporre al Consiglio dei ministri, di stanziamento di ulteriori risorse finanziarie ai sensi e per gli effetti dell'articolo 24, comma 2;

   d) all'articolo 4, sono state disciplinare le attività per la rimozione di materiali litoidi e vegetali;

   e) all'articolo 5, sono state introdotte procedure semplificate per l'approvazione dei progetti;

   f) all'articolo 6, è stata autorizzata l'apertura di apposita contabilità speciale intestata al commissario delegato, prevedendo la possibilità che la regione possa trasferire sulla predetta contabilità speciale eventuali risorse economiche aggiuntive finalizzate al superamento del contesto emergenziale in rassegna.

  Con riguardo al tema delle risorse finanziarie, si segnala che, con l'articolo 1, comma 731, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025), è stata autorizzata la spesa di un milione di euro per l'anno 2023 e di due milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 per gli interventi di messa in sicurezza del territorio e ristoro delle attività economiche in relazione agli eventi calamitosi che hanno colpito il comune di Maratea nei mesi di ottobre e novembre 2022.
  Quanto al ripristino della viabilità stradale, è stato istituito un tavolo tecnico permanente presso la regione Basilicata, in qualità di ente istituzionalmente preposto alla tutela e conservazione del versante dissestato.
  Nell'ambito di tale tavolo tecnico, Anas s.p.a. ha garantito la massima cooperazione mediante i propri tecnici e le imprese già disponibili, anche per intervenire lungo le pendici adiacenti alla strada statale.
  La stessa società, nel rispetto del principio di cooperazione, ha conferito incarico di consulenza geotecnica all'università di Napoli Federico II e a progettisti individuati, con lo scopo di stabilire le modalità più idonee per gli interventi.
  In esito alle risultanze degli studi delle indagini e della progettazione, sono state avviate lo scorso 27 febbraio 2023 le attività di prima fase (tramite impresa specializzata già contrattualizzata in accordo quadro), consistenti nel disgaggio di materiale instabile in parete, che proseguiranno nel mese di maggio con l'installazione di sensori e barriere paramassi.
  In parallelo, sono state esaminate due ipotesi per garantire la viabilità provvisoria con l'obiettivo di consentire una possibile riapertura durante la finestra temporale estiva:

   1) ipotesi A, data dalla realizzazione di una pista provvisoria sotto la pendice rocciosa instabile, ripristinando, ove possibile, il corpo stradale danneggiato dalla frana. L'ipotesi in argomento potrà concretizzarsi solo dopo il completamento dei lavori di prima fase con la possibilità di pervenire ad una viabilità provvisoria (regolata da semaforo a senso unico alternato) con carattere di temporaneità e con eventuale riapertura prevista durante la stagione estiva. Tale riapertura temporanea sarebbe effettuata anche grazie al monitoraggio della parete rocciosa mediante sensori, con attivazione di un protocollo di gestione condiviso tra gli enti interessati (ANAS, protezione civile, regione Basilicata, comune di Maratea);

   2) ipotesi B, data dall'utilizzo di una viabilità vicinale esistente lungo il versante posteriore del monte Serra, in aggiramento della frana, previa esecuzione di lavori di sistemazione del tracciato esistente che risponde al fine di garantire la transitabilità durante tutto il periodo necessario per la realizzazione degli interventi definitivi di ripristino della strada statale 18 (nuove gallerie artificiali o galleria naturale) previo ottenimento delle autorizzazioni paesistiche ed ambientali.

  Per quanto attiene, invece, agli interventi definitivi si stanno valutando, a livello progettuale, due scenari:

   1) realizzazione di tre gallerie artificiali (o unica se le distanze tra le tre gallerie saranno esigue);

   2) costruzione di una galleria naturale, quale by-pass definitivo della frana.

  L'investimento necessario per realizzare il secondo scenario ammonta a circa 25 milioni di euro con tempi di realizzazione stimati in 12-15 mesi. Gli interventi risultano, allo stato, privi di finanziamento.
  In ultimo, si rammenta che in relazione al quadro generale degli interventi in materia di dissesto idrogeologico e delle correlate possibili misure di semplificazione normativa e amministrativa necessarie, in data 2 dicembre 2022 è stato istituto presso gli uffici di diretta collaborazione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare un gruppo di lavoro specificatamente dedicato alla tematica in rassegna, presieduto dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare e costituito da rappresentanti ministeriali (Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica; Ministero dell'economia e delle finanze; Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; Ministero dell'interno; Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Piano nazionale di ripresa e resilienza), della conferenza delle regioni e delle province autonome, dell'Unione delle province d'Italia, dell'associazione nazionale comuni italiani e dell'associazione nazionale comuni isole minori, nonché dai capi dei dipartimenti della protezione civile e Casa Italia.
  Il gruppo di lavoro è chiamato:
a) a definire il quadro generale degli interventi in essere in materia di dissesto idrogeologico, dello stato di avanzamento degli stessi, delle risorse complessivamente stanziate e dell'eventuale fabbisogno residuo; nonché b) a proporre al Governo misure urgenti di semplificazione normativa e amministrativa necessarie a velocizzare l'iter programmatorio, progettuale, autorizzativo e di realizzazione degli interventi finalizzati alla prevenzione e mitigazione del rischio di dissesto idrogeologico.
Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   ONORI, CHERCHI, BARZOTTI, PAVANELLI, AMATO e MORFINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in ragione dell'esito del referendum del 23 giugno 2016, sulla permanenza nell'Unione europea, il Primo ministro May ha avviato le prescritte procedure, notificando l'intenzione di recesso del Regno Unito con lettera del 29 marzo 2017 in accordo con quanto previsto ai sensi dell'articolo 50 del (Tue);

   il 14 novembre 2018, il Governo del Regno Unito e il negoziatore dell'Unione europea Barnier hanno concluso l'Accordo di recesso, accompagnato da una Dichiarazione politica sulle future relazioni;

   il 1° febbraio 2020, con l'entrata in vigore l'Accordo di recesso, il Regno Unito ha formalmente lasciato l'Unione europea divenendo Paese terzo, fatto che ha segnato l'inizio del previsto periodo transitorio;

   tuttavia ad oggi, restano aperte e ancora da disciplinare compiutamente svariate questioni dal concreto impatto sulla vita di numerosi cittadini;

   la popolazione residente in Italia proveniente dal Regno Unito risulta essere composta da circa 30.000 persone;

   fintanto che il Regno Unito è stato membro dell'Ue i suoi cittadini potevano guidare negli altri Paesi dell'Unione europea con la patente conseguita in patria;

   per quanto concerne l'Italia, in seguito ai menzionati eventi connessi al recesso del Regno Unito, non è più possibile convertire automaticamente le patenti di guida conseguite in Gran Bretagna: vanno sostenuti di nuovo gli esami di guida, fatto salvo il caso in cui la patente sia stata conseguita in Italia e poi convertita;

   attraverso la circolare del Ministero dell'interno del 27 dicembre 2021 è stata prorogata di un anno la validità delle patenti britanniche possedute da persone residenti in Italia ossia sino al 31 dicembre 2022;

   in assenza di tempestive misure, dunque, le patenti di guida dei cittadini britannici residenti in Italia dal 31 dicembre 2022 non saranno più valide –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare nell'immediato per evitare che dal 31 dicembre 2022 numerosi cittadini britannici residenti in Italia si trovino nell'impossibilità di poter guidare, con il rischio per molti di perdere anche il lavoro;

   se non si ritenga opportuno negoziare con urgenza un accordo bilaterale di conversione delle patenti con il Regno Unito al fine di definire in maniera compiuta e nel lungo termine la vicenda in oggetto.
(4-00120)

  Risposta. — Il 23 dicembre 2022 a Roma è stato firmato, presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l'accordo tra Italia e Regno Unito per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida ai fini della conversione.
  L'accordo, siglato dall'ambasciatore d'Italia a Londra e dall'ambasciatore del Regno Unito a Roma, ha portato a compimento un lungo e intenso negoziato tecnico, a tratti molto complesso, e condotto dai rispettivi Ministeri per i trasporti con la facilitazione dei due Ministeri degli esteri.
  La sottoscrizione di questa intesa si era resa necessaria a seguito della Brexit, un evento che ha comportato la perdita di status comunitario delle patenti britanniche e, in primo luogo, un grave pregiudizio per le esigenze e gli interessi della collettività di cittadini britannici residenti in Italia.
  Completate le rispettive procedure di adeguamento sul piano interno, successive alla firma, l'accordo è formalmente entrato in vigore il 30 marzo 2023, ovvero 30 giorni dopo l'avvenuto scambio per vie diplomatiche degli strumenti di ratifica.
  Da allora, le competenti strutture dei Ministeri dei trasporti italiano e britannico stanno dando piena e tempestiva attuazione alle disposizioni previste dall'accordo, a beneficio dei molti cittadini britannici residenti in Italia e, allo stesso tempo, degli ancor più numerosi cittadini italiani residenti nel Regno Unito, le cui patenti italiane – secondo la normativa britannica – saranno comunque valide fino a naturale scadenza. Entrambe le collettività potranno ora soddisfare positivamente il proprio interesse o necessità di convertire la patente di guida personale in uno dei modelli di licenza di guida riconosciuto dalla normativa del Paese ospitante.
  La conclusione e l'entrata in vigore di questo accordo segna dunque un importantissimo risultato nel quadro della collaborazione bilaterale tra Italia e Regno e, ancor più, individua una soluzione strutturale, concreta e di lungo periodo a vantaggio degli interessi e delle istanze delle collettività di connazionali residenti all'estero nel rispettivo Paese.
  L'accordo infatti permetterà di favorirne ancor di più la piena integrazione nel tessuto socio-economico italiano e britannico, a sostegno e ulteriore conferma del tradizionale spirito di amicizia e proficua collaborazione che permea i rapporti tra i due Stati e tra i loro popoli.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo il rapporto annuale 2022-2023 di Amnesty International, per quanto concerne la Turchia si profila uno scenario preoccupante in termini di libertà fondamentali, diritti civili e politici. In generale, infatti, sono proseguiti, anche se in assenza di basi legali, indagini, procedimenti giudiziari e condanne di difensori dei diritti umani, giornalisti, politici dell'opposizione. Il Parlamento ha introdotto modifiche alle leggi esistenti, che hanno ulteriormente limitato la libertà d'espressione online. La polizia ha fatto uso illegale della forza in diverse province, per arrestare centinaia di partecipanti a sfilate del Pride vietate e il diritto di riunione pacifica è rimasto gravemente limitato;

   secondo dati resi noti, a dicembre 2022, dal Committee to Protect Journalist (CPJ), il numero di giornalisti incarcerati in Turchia è più che raddoppiato nell'ultimo anno. I dati parlano di 40 giornalisti in stato di detenzione in Turchia in ragione del loro lavoro: un aumento vertiginoso rispetto ai 18 nel 2021. Quanto rilevato, in termini di numero di giornalisti in prigione a causa della propria attività professionale, pone la Turchia al quarto posto a livello globale, dopo Iran, Cina e Myanmar;

   il 12 maggio 2023, la giornalista Emanuela Irace è stata fermata al suo arrivo in Turchia e trattenuta in una camera di sicurezza in aeroporto per circa cinque ore. Senza che fosse resa nota alcuna motivazione, la giornalista è stata poi espulsa, imbarcata su un volo per l'Italia;

   la giornalista era partita alla volta della Turchia nell'intento di seguire l'appuntamento elettorale del 14 maggio 2023 nel sud-est del Paese, nel contesto di una delegazione composta da giuristi, sindacalisti, osservatori elettorali e membri della rete «No Bavaglio»;

   in un secondo momento, sembra sia emerso che la Irace sarebbe stata inserita, sin dall'11 luglio 2018, nell'elenco delle persone non desiderate con fine del divieto di entrata previsto dopo cinque anni, ossia l'11 luglio 2023. In regione della mancata comunicazione di tale decisione da parte delle autorità turche si è venuta a creare la menzionata situazione di respingimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come valuti lo stato delle relazioni tra Italia e Turchia;

   se non si ritenga opportuno convocare l'attuale ambasciatore turco in Italia al fine di sollecitare chiarimenti in merito a quanto avvenuto;

   quali azioni, nell'ambito delle sue competenze, intenda intraprendere per fare pressione sulle istituzioni turche affinché analoghi fatti non possano ripetersi.
(4-01066)

  Risposta. — La giornalista Emanuela Irace, al suo arrivo all'aeroporto di Istanbul il 12 maggio 2023, intorno alle 15:00 è stata trattenuta dalle autorità di frontiera.
  La giornalista è stata raggiunta telefonicamente dal Consolato generale d'Italia a Istanbul intorno alle 19:00, a seguito della segnalazione dell'avvocato Simonetta Crisci che informava del possibile fermo della giornalista, che non risultava essere giunta a destinazione con il gruppo con cui viaggiava.
  La connazionale ha riferito di stare bene e di essere in attesa di ripartire per la destinazione di partenza, Roma, con il volo delle 21:45, a seguito di un provvedimento di respingimento.
  Quanto alle relazioni con la Turchia, essa è un Paese alleato all'interno della NATO, un Paese candidato all'adesione all'Unione europea, un importante
partner economico-commerciale per l'Italia e un interlocutore di rilievo in molti contesti che hanno un impatto diretto sulla sicurezza nazionale e la stabilità della regione del mediterraneo orientale.
  In linea con quanto fatto dagli altri
partner dell'Unione europea, l'Italia ha in ogni occasione ricordato alla Turchia l'importanza di assicurare pieno rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, in linea con gli obblighi assunti quale Stato membro del Consiglio d'Europa e Stato candidato all'Unione europea.
  Anche in relazione al caso della giornalista Emanuela Irace, è stata rappresentata formalmente alle Autorità turche la necessità che la libertà di stampa sia sempre assicurata, e ancor più in occasione di grandi eventi politici come le elezioni presidenziali e parlamentari.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   PAVANELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 marzo 2023 è stato registrato uno sciame sismico con epicentro nella zona di Umbertide con due forti scosse nel giro di poche ore. Secondo i dati riferiti dall'istituto nazionale di geofisica, le due scosse più rilevanti si sono verificate alle ore 16:05 e alle ore 20:08 rispettivamente con magnitudo di 4.4 di 4.5. A tali scosse ne hanno fatto seguito ulteriori di magnitudo 2.1, 3.9 e 2.6 della scala Richter;

   nel comune di Umbertide, si registrava un significativo numero di sfollati, la chiusura di due istituti scolastici e l'inagibilità della stazione ferroviaria di Pierantonio;

   a seguito di un sopralluogo effettuato nella giornata del 6 maggio 2023, si è appreso che presso la palestra di Pierantonio da oltre due mesi sono alloggiate oltre trenta persone sfollate in seguito agli eventi sismici sopra descritti;

   tali cittadini, tra i quali dei bambini, sono tuttora costretti a vivere in condizioni igieniche precarie, dormendo in brandine adiacenti, in totale assenza di privacy, senza armadietti, lavatrici e utilizzando bagni sprovvisti di bidet;

   a fronte di tale calamità, il Consiglio dei ministri, in data 6 aprile 2023, ha dichiarato lo stato di emergenza stanziando 3.750.000 euro. Tali risorse, tuttavia, si sono mostrate del tutto insufficienti a ripristinare le condizioni esistenti pre-sisma, tanto che a distanza di due mesi risultano irrisolte le sopradescritte criticità –:

   se sia a conoscenza di quanto in premessa;

   se non intenda stanziare un supplemento di risorse destinate a risolvere le condizioni di persistente disagio degli sfollati a distanza di due mesi ancora ospitati presso la palestra di Pierantonio.
(4-00972)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-00972, l'interrogante, nel riferirsi alle conseguenze prodotte dallo sciame sismico del 9 marzo 2023 con epicentro nella zona di Umbertide, ha chiesto al Presidente del Consiglio dei ministri di sapere «se sia a conoscenza di quanto in premessa; se non intenda stanziare un supplemento di risorse destinate a risolvere le condizioni di persistente disagio degli sfollati a distanza di due mesi ancora ospitati presso la palestra di Pierantonio».
  Sulla scorta degli elementi forniti dagli uffici, si rappresenta quanto segue.
  L'atto di sindacato ispettivo riguarda lo sciame sismico che il 9 marzo 2023 ha interessato la regione Umbria, con particolare riferimento ai territori nella zona di Umbertide.
  In data 9 marzo 2023 si sono verificati nei territori in parola due eventi sismici: il primo è avvenuto alle ore 16.05 con magnitudo pari a 4.4 ML, profondità di circa 10 chilometri e collocazione a circa 5 chilometri a est di Umbertide; il secondo è avvenuto 4 ore dopo a poca distanza dal precedente con una magnitudo pari a 4.6 ML e profondità di circa 8 chilometri.
  Tali eventi hanno avuto quale epicentro il comune di Umbertide e hanno interessato, in particolare, le frazioni di Pierantonio e di Pian d'Assino del comune di Umbertide e la frazione di Sant'Orfeto del comune di Perugia, provocando il danneggiamento di infrastrutture e di edifici pubblici e privati nonché l'evacuazione di numerosi nuclei familiari dalle loro abitazioni.
  Il Consiglio dei ministri ha deliberato, in data 6 aprile 2023, la dichiarazione dello stato di emergenza per gli eventi sismici in rassegna, con un primo stanziamento di euro 3.750.000,00 a valere sul fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44 del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, per l'attuazione delle prime misure urgenti di cui all'articolo 25, comma 2, lettere
a) (soccorso e assistenza alla popolazione) e b) (ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche), del medesimo decreto legislativo.
  In data 20 aprile 2023 è stata pertanto emanata l'ordinanza del capo del dipartimento della Protezione civile n. 987 con cui è stata disposta la nomina del Presidente della regione Umbria quale commissario delegato per fronteggiare l'emergenza. Quest'ultimo, che opera a titolo gratuito, può avvalersi delle strutture e degli uffici regionali, provinciali e comunali, oltre che delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, nonché individuare soggetti attuatori, ivi comprese società
in house o partecipate dagli enti territoriali interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, per lo svolgimento delle attività commissariali.
  Con particolare riguardo alla necessità di individuare soluzioni alloggiative e abitative alternative e di risolvere le condizioni di disagio degli sfollati, preme segnalare come l'articolo 2 della predetta ordinanza n. 987 sia specificamente finalizzato a venire incontro alle esigenze di assistenza alla popolazione, disciplinando il contributo di autonoma sistemazione.
  Invero, proprio tale misura ha costituito un utile strumento per fronteggiare le difficoltà delle persone che sono state ospitate presso la palestra comunale richiamata nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto. Con decreto del 7 giugno 2023 il Commissario delegato ha individuato il 30 giugno 2023 quale termine ultimo per l'assistenza alla popolazione in tale struttura, ritenendo tale periodo sufficiente per l'individuazione di altre idonee dimore. La sala operativa del dipartimento della Protezione civile ha, quindi, costantemente monitorato la situazione, interfacciandosi con la regione: progressivamente le persone collocate presso la citata struttura sono state accolte in alberghi o hanno trovato, con l'ausilio delle autorità territoriali, un'autonoma sistemazione. Da ultimo, a seguito delle interlocuzioni intercorse con la sala operativa della regione Umbria in data 6 luglio 2023, risulta presente all'interno della palestra comunale di Pierantonio un unico nucleo, che ha comunicato alla struttura regionale l'esigenza di prolungare per pochi giorni la propria permanenza, nelle more di avere l'effettiva disponibilità dell'alloggio alternativo (già individuato) destinato ad accoglierli.
  Relativamente alle risorse stanziate in relazione allo stato di emergenza, occorre rappresentare che la delibera del Consiglio dei ministri con cui è dichiarato lo stato d'emergenza di rilievo nazionale individua le prime risorse finanziarie da destinare all'avvio delle attività di soccorso e assistenza alla popolazione e degli interventi più urgenti di cui all'articolo 25, comma 2, lettere
a) e b), nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi fabbisogni.
  Conseguentemente, è possibile che, a seguito della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento calamitoso, effettuata congiuntamente dal dipartimento della protezione civile e dalle regioni e province autonome interessate, sulla base di una relazione del capo del dipartimento della protezione civile, il Consiglio dei ministri individui, con una o più delibere, le ulteriori risorse finanziarie necessarie per il completamento delle attività di cui all'articolo 25, comma 2, lettere
a), b) e c) (prime misure economiche di immediato sostegno) e per l'avvio degli interventi più urgenti di cui alla lettera d) (interventi per la riduzione del rischio residuo) del medesimo comma 2, autorizzando la spesa nell'ambito del fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44.
  Infine, per completezza si segnala che a seguito della richiesta avanzata dalla regione Umbria e del conseguente espletamento delle attività istruttorie di competenza del dipartimento della Protezione civile, il Consiglio dei ministri, con delibera del 31 maggio 2023, ha esteso gli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza al territorio dell'intero comune di Umbertide in provincia di Perugia, della parte centro-nord del comune di Perugia e della parte ovest del comune di Gubbio colpito dagli eventi sismici verificatisi il giorno 9 marzo 2023, al fine di comprendere, in particolare nell'ambito di applicazione delle misure di assistenza abitativa, ulteriori edifici parzialmente o totalmente inagibili.
  Le delibere dello stato di emergenza nazionale, lo stanziamento di rilevanti risorse economiche e la nomina di un commissario delegato con ampi poteri di deroga necessari per il superamento dell'emergenza dimostrano la grande attenzione che il Governo sta prestando alle esigenze manifestare dalle comunità territoriale colpite dallo sciame sismico in parola.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   PENZA, AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della difesa con propri decreti ha nominato diversi consiglieri per varie tematiche che, per quanto si ha notizia, sono già trattate da uffici del Gabinetto e Sottosegretario delegato –:

   quanti siano i consiglieri nominati;

   se abbiano militari e/o civili alle loro dipendenze;

   quale sia la posizione amministrativa in cui si trovano;

   se siano militari in servizio, in quiescenza o in aspettativa, nonché quale sia il tipo di trattamento economico loro riservato (comprese indennità accessorie);

   quali siano i costi complessivi per il funzionamento dei loro uffici con spesa globale;

   quanto tempo durerà la carica di consigliere di ognuno e se non ritenga viceversa di avvalersi del personale destinato presso il proprio Gabinetto.
(4-01094)

  Risposta. — A premessa della risposta desidero richiamare brevemente la normativa in materia di funzioni di indirizzo politico-amministrativo.
  Ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001, gli organi di Governo esercitano le funzioni di indirizzo politico-amministrativo, definendo gli obiettivi ed i programmi da attuare ed adottando gli altri atti rientranti nello svolgimento di tali funzioni, e verificano la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa e della gestione agli indirizzi impartiti.
  Per l'esercizio di tali funzioni, ai sensi del successivo articolo 14, comma 2, del medesimo decreto legislativo, il Ministro si avvale di uffici di diretta collaborazione, aventi esclusive competenze di supporto e di raccordo con l'amministrazione.
  A tali uffici sono assegnati dipendenti pubblici anche in posizione di aspettativa, fuori ruolo o comando; collaboratori assunti con contratti a tempo determinato disciplinati dalle norme di diritto privato; esperti e consulenti per particolari professionalità e specializzazioni con incarichi di collaborazione coordinata e continuativa.
  All'atto del giuramento del Ministro, tutte le assegnazioni di personale, ivi compresi gli incarichi anche di livello dirigenziale e le consulenze e i contratti, anche a termine, conferiti nell'ambito degli uffici di cui al presente comma, decadono automaticamente ove non confermati entro trenta giorni dal giuramento del nuovo Ministro.
  Tale premessa, utile a definire meglio il contesto normativo di riferimento, mi consente di affrontare nel merito i quesiti posti, specificando che, con distinti decreti ministeriali, sono stati nominati n. 7 consiglieri per l'assolvimento delle funzioni di indirizzo politico amministrativo previsti dalla vigente normativa; di questi, tre sono militari in servizio attivo, uno è un ufficiale in quiescenza e per gli altri tre casi si tratta di personale estraneo alla pubblica amministrazione.
  In particolare, ho nominato un consigliere:

   per lo studio e l'analisi del fenomeno del terrorismo e delle attività ad esso correlate;

   per le iniziative, anche a livello internazionale, volte a valorizzare, in ambito sportivo, il personale militare affetto da disabilità conseguente a incidenti subiti nell'adempimento del dovere o in servizio;

   per le tematiche correlate alla comunicazione istituzionale e le strategie per valorizzare la cultura della difesa;

   per le tematiche correlate ai rapporti con le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari e le rappresentanze militari;

   per l'analisi strategica dell'impatto dei mercati delle materie prime e dei materiali rari sulla Supply chain e sul comparto industriale della Difesa;

   per le problematiche connesse allo sviluppo delle carriere iniziali del personale militare;

   per i rapporti con il Parlamento.

  Tengo a precisare che i consiglieri nominati hanno una valenza strategica e svolgono mansioni del tutto peculiari per lo sviluppo delle tematiche indicate, non sovrapponibili a quelle correnti/routinarie svolte dagli uffici di gabinetto.
  Si tratta di incarichi svolti a titolo gratuito che non comportano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.
  Infine, rappresento che il numero complessivo dei consiglieri è ben inferiore a quello di alcuni miei predecessori e, a mero titolo esemplificativo, cito gli 11 consiglieri nominati dal Ministro Trenta, di cui ben 7 militari in servizio attivo, sottratti alle ordinarie funzioni istituzionali, destinati a ricoprire incarichi ricadenti in seno agli uffici di gabinetto.
  Allo stato, a supporto dei consiglieri da me nominati è stato assegnato personale per complessive due unità.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   PICCOLOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 17 aprile 2023 l'interrogante si è recata a Pierantonio, frazione del comune di Umbertide, in provincia di Perugia, tra le più colpite dal terremoto del 9 marzo 2023;

   nella palestra comunale sono ancora alloggiate circa quaranta persone, rimaste senza casa dal giorno del terremoto;

   le condizioni in cui vivono queste quaranta persone, tra cui anche alcuni bambini, a più di un mese di distanza dall'evento sismico, non sono più tollerabili;

   nonostante gli sforzi e l'incessante lavoro degli operatori locali, nella palestra manca quasi tutto e i problemi organizzativi pesano soprattutto sulle spalle dei più fragili;

   la palestra è poco riscaldata e fa freddo, la promiscuità è totale, le docce non hanno tende e i bagni privi di alcuni servizi essenziali, risulta assente qualsiasi forma di privacy e agli sfollati non è stato consentito l'utilizzo della cucina presente in una struttura vicina per le più elementari necessità;

   in particolare, una delle bambine ospitate in palestra è diabetica e nella struttura non è presente alcun frigorifero dove poter conservare i farmaci di cui necessita;

   le persone rimaste nella struttura in grandissima parte sono di origine straniera mentre gli altri, oltre 600, hanno trovato sistemazioni autonome presso parenti, amici o prendendo in affitto altre case;

   nonostante il contributo erogato dopo la concessione dello stato di emergenza sia insufficiente e la sua erogazione è prevista soltanto per un anno, chi ha potuto affrontare la spesa, almeno oggi vive all'interno di un'abitazione;

   il timore per il futuro è comune a tutti gli sfollati, alcuni di loro hanno paura di rimanere senza contributo tra un anno e per di più con mutui ventennali a carico per delle case oggi inagibili, ma il prezzo più alto, come sempre, lo pagano i più poveri che sono i più preoccupati;

   a parere dell'interrogante il Governo dovrebbe innanzitutto fornire maggiori rassicurazioni anche per gli anni a venire e adoperarsi per individuare soluzioni alloggiative e abitative alternative così da fornire a tutti e tutte sistemazioni più confortevoli, come la realizzazione di casette in legno o l'individuazione di stanze in alberghi in zone limitrofe –:

   quali iniziative urgenti si intenda assumere affinché venga individuata una sistemazione dignitosa per le persone ancora alloggiate presso la palestra comunale del comune di Umbertide;

   quali iniziative si intenda assumere affinché sia garantito il massimo sostegno alla popolazione colpita dal terremoto del 9 marzo 2023 durante l'intero periodo della ricostruzione.
(4-00852)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-00852, l'interrogante, nel riferirsi alle conseguenze prodotte dal sisma del 9 marzo 2023 che ha colpito, tra l'altro, Pierantonio, frazione del comune di Umbertide, ha chiesto al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare e al Ministro dell'interno di sapere «quali iniziative argenti si intenda assumere affinché venga individuata una sistemazione dignitosa per le persone ancora alloggiate presso la palestra comunale del comune di Umbertide; quali iniziative si intenda assumere affinché sia garantito il massimo sostegno alla popolazione colpita dal terremoto del 9 marzo 2023 durante l'intero periodo della ricostruzione».
  Sulla scorta degli elementi forniti dagli uffici, si rappresenta quanto segue.
  L'atto di sindacato ispettivo riguarda lo sciame sismico che il 9 marzo 2023 ha interessato la regione Umbria, con particolare riferimento ai territori nella zona di Umbertide.
  In data 9 marzo 2023 si sono verificati nei territori in parola due eventi sismici: il primo è avvenuto alle ore 16.05 con magnitudo pari a 4.4 ML, profondità di circa 10 chilometri e collocazione a circa 5 chilometri a est di Umbertide; il secondo è avvenuto 4 ore dopo a poca distanza dal precedente con una magnitudo pari a 4.6 ML e profondità di circa 8 chilometri.
  Tali eventi hanno avuto quale epicentro il comune di Umbertide e hanno interessato, in particolare, le frazioni di Pierantonio e di Pian d'Assino del comune di Umbertide e la frazione di Sant'Orfeto del comune di Perugia, provocando il danneggiamento di infrastrutture e di edifici pubblici e privati nonché l'evacuazione di numerosi nuclei familiari dalle loro abitazioni.
  Il Consiglio dei ministri ha deliberato, in data 6 aprile 2023, la dichiarazione dello stato di emergenza per gli eventi sismici in rassegna, con un primo stanziamento di euro 3.750.000,00 a valere sul fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44 del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, per l'attuazione delle prime misure urgenti di cui all'articolo 25, comma 2, lettere
a) (soccorso e assistenza alla popolazione) e b) (ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche), del medesimo decreto legislativo.
  In data 20 aprile 2023 è stata emanata l'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 987 con cui è stata disposta la nomina del Presidente della regione Umbria quale commissario delegato per fronteggiare l'emergenza. Quest'ultimo, che opera a titolo gratuito, può avvalersi delle strutture e degli uffici regionali, provinciali e comunali, oltre che delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, nonché individuare soggetti attuatori, ivi comprese società
in house o partecipate dagli enti territoriali interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, per lo svolgimento delle attività commissariali.
  Con particolare riguardo alla necessità di individuare soluzioni alloggiative e abitative alternative e di risolvere le condizioni di disagio degli sfollati, preme segnalare come l'articolo 2 della predetta ordinanza n. 987 sia specificamente finalizzato a venire incontro alle esigenze di assistenza alla popolazione, disciplinando il contributo di autonoma sistemazione.
  Invero, proprio tale misura ha costituito un utile strumento per fronteggiare le difficoltà delle persone che sono state ospitate presso la palestra comunale richiamata nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto. Con decreto del 7 giugno 2023 il commissario delegato ha individuato il 30 giugno 2023 quale termine ultimo per l'assistenza alla popolazione in tale struttura, ritenendo tale periodo sufficiente per l'individuazione di altre idonee dimore. La sala operativa del dipartimento della protezione civile ha, quindi, costantemente monitorato la situazione, interfacciandosi con la regione: progressivamente le persone collocate presso la citata struttura sono state accolte in alberghi o hanno trovato, con l'ausilio delle autorità territoriali, un'autonoma sistemazione. Da ultimo, a seguito delle interlocuzioni intercorse con la sala operativa della regione Umbria in data 6 luglio 2023, risulta presente all'interno della palestra comunale di Pierantonio un unico nucleo, che ha comunicato alla struttura regionale l'esigenza di prolungare per pochi giorni la propria permanenza, nelle more di avere l'effettiva disponibilità dell'alloggio alternativo (già individuato) destinato ad accoglierli.
  Relativamente alle risorse stanziate in relazione allo stato di emergenza, occorre rappresentare che la delibera del Consiglio dei ministri con cui è stato dichiarato lo stato d'emergenza di rilievo nazionale individua le prime risorse finanziarie da destinare all'avvio delle attività di soccorso e assistenza alla popolazione e degli interventi più urgenti di cui all'articolo 25, comma 2, lettere
a) e b), nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi fabbisogni.
  Conseguentemente, è possibile che, a seguito della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento calamitoso, effettuata congiuntamente dal dipartimento della protezione civile e dalle regioni e province autonome interessate, sulla base di una relazione del capo del dipartimento della protezione civile, il Consiglio dei ministri individui, con una o più delibere, le ulteriori risorse finanziarie necessarie per il completamento delle attività di cui all'articolo 25, comma 2, lettere
a), b) e c) (prime misure economiche di immediato sostegno) e per l'avvio degli interventi più urgenti di cui alla lettera d) (interventi per la riduzione del rischio residuo) del medesimo comma 2, autorizzando la spesa nell'ambito del Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44.
  Con riferimento al tema dei mutui, si sottolinea che l'articolo 5 della sopra indicata ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 987 del 2023, qualificando – in ragione del grave disagio socio-economico derivato – gli eventi sismici in rassegna come costituenti causa di forza maggiore
ex articolo 1218 del codice civile, riconosce ai soggetti titolari di mutui relativi agli edifici sgomberati o alla gestione di attività di natura commerciale ed economica, svolte nei medesimi edifici, il diritto di chiedere – previa presentazione di autocertificazione del danno subìto – agli istituti di credito e bancari, fino all'agibilità o all'abitabilità del predetto immobile e comunque non oltre la data di cessazione dello stato di emergenza, una sospensione delle rate dei medesimi mutui, optando tra la sospensione dell'intera rata e quella della sola quota capitale.
  Infine, per completezza si segnala che a seguito della richiesta avanzata dalla regione Umbria e del conseguente espletamento delle attività istruttorie di competenza del dipartimento della protezione civile, il Consiglio dei ministri, con delibera del 31 maggio 2023, ha esteso gli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza al territorio dell'intero comune di Umbertide in provincia di Perugia, della parte centro-nord del comune di Perugia e della parte ovest del comune di Gubbio colpito dagli eventi sismici verificatisi il giorno 9 marzo 2023, al fine di comprendere, in particolare nell'ambito di applicazione delle misure di assistenza abitativa, ulteriori edifici parzialmente o totalmente inagibili.
  Le delibere dello stato di emergenza nazionale, lo stanziamento di rilevanti risorse economiche e la nomina di un Commissario delegato con ampi poteri di deroga necessari per il superamento dell'emergenza dimostrano la grande attenzione che il Governo sta prestando alle esigenze manifestate dalle comunità territoriali colpite dallo sciame sismico in parola.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   PULCIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che nell'estate del 2020 la struttura del commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, a suo tempo guidata dal dottor Domenico Arcuri, annullò una ingente commessa per la fornitura di mascherine da parte della società JC Electronics, a causa di una «svista», vale a dire una mail mai letta che certificava la conformità dei dispositivi oggetto della commessa;

   la società JC Electronics srl, infatti, in forza di un contratto stipulato nel marzo del 2020, aveva poi eseguito con la continuità e l'urgenza richiesta, nel rispetto della normativa tecnica di certificazione dei prodotti importati, sino a luglio dello stesso anno, allorquando il commissario Arcuri ha risolto il rapporto senza preavviso e ha bloccato il pagamento del materiale già consegnato;

   il commissario, subito dopo aver risolto il contratto con JC, commissionò l'importazione di circa ottocento milioni di mascherine, provenienti da un unico affidatario, un affidamento in merito al quale il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza nell'informativa finale afferma: «La scrupolosità seguita dalla struttura commissariale per le mascherine della Jc non sembrerebbe essersi registrata con gli acquisti in Cina delle mascherine fatte dalla stessa struttura con la mediazione del giornalista Rai Mario Benotti. In particolare, le mascherine importate da Benotti presentavano delle criticità sia in fase di sdoganamento che in relazione all'autenticità delle certificazioni»;

   l'indagine della procura di Roma a carico di Arcuri, scaturita dai citati rilievi, si è conclusa con la richiesta di archiviazione per mancanza di «dolo intenzionale», ma la società JC Electronics, a oggi ancora in attesa del saldo delle fatture, ha avviato un'azione giudiziaria in sede civile chiedendo un risarcimento di mezzo miliardo di euro –:

   considerati gli ingenti danni di natura patrimoniale che potrebbero derivare allo Stato dalla vicenda esposta in premessa, se non si intendano adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, con particolare riferimento a quanto accaduto nel periodo descritto, volte a far luce sulla correttezza delle procedure amministrative seguite.
(4-00880)

  Risposta. — Con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-00880, l'interrogante, nel riferirsi alla risoluzione del contratto stipulato con la società JC Electronic (avente ad oggetto la fornitura di mascherine per il contratto dell'emergenza epidemiologica COVID-19), ha chiesto al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della salute di sapere «considerati gli ingenti danni di natura patrimoniale che potrebbero derivare allo Stato dalla vicenda esposta in premessa, se non si intendano adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, con particolare riferimento a quanto accaduto nel periodo descritto, volte a far luce sulla correttezza delle procedure amministrative seguite».
  Sulla scorta degli elementi forniti dagli Uffici competenti, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento ad attività successive alla dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologia da SARS-CoV-2 deliberata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 31 gennaio 2020 e, nella specie, alla vicenda giudiziaria che interessa la società JC Electronics Italia S.r.l. e il Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19.
  Sul tema si rappresenta che il dipartimento della Protezione civile, nell'ambito degli interventi volti a fronteggiare la suddetta emergenza (in applicazione dell'articolo 34 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, recante «Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19»), ha provveduto, con lettera di commessa del 18 marzo 2020, firmata per accettazione in data 23 marzo 2020, all'affidamento alla Società JC Electronics Italia s.r.l. della fornitura di dispositivi di protezione individuale e con decreto del 20 aprile 2020 ha provveduto all'approvazione della lettera di commessa in parola.
  Ciò posto, preme segnalare che l'articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto decreto «Cura Italia» – convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 –, ha disposto la nomina del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, con l'attribuzione delle funzioni dirette ad organizzare, acquisire e sostenere la produzione di ogni genere di bene strumentale utile a contrastare l'emergenza stessa e di procedere all'acquisizione ed alla distribuzione di farmaci, delle apparecchiature e dei dispositivi medici e di protezione individuale.
  Conseguentemente, in attuazione di tale articolo 122, il dipartimento della Protezione civile:

   con nota del 26 marzo 2020, ha proceduto a fornire al nominato Commissario straordinario un quadro informativo in relazione all'emergenza in corso, anche riportando il dettaglio dei singoli contratti già sottoscritti dal Dipartimento (tra cui quello relativo alla JC Electronics Italia S.r.l.);

   con nota del 10 aprile 2020, ha comunicato al dipartimento della ragioneria generale dello Stato presso il Ministero dell'economia e delle finanze di ritenere condivisibile, d'intesa con il commissario straordinario, la cessione al medesimo commissario dei rapporti negoziali ancora in essere relativi alla fornitura di beni e apparecchiature medicali, al fine di consentire la prosecuzione degli interventi necessari al superamento dell'emergenza nel rispetto del nuovo quadro organizzativo previsto dal citato decreto-legge n. 18 del 2020;

   con nota del 14 aprile 2020, il dipartimento della Protezione civile ha comunicato al commissario straordinario il trasferimento allo stesso commissario dei contratti stipulati dal medesimo dipartimento e per i quali le consegne non erano ancora terminate.

  Tanto premesso, si evidenzia che, con specifico riferimento al rapporto negoziale oggetto dell'interrogazione, con nota del 15 aprile 2020 indirizzata alla società ceduta, il dipartimento ha comunicato la cessione del contratto al commissario straordinario, come, peraltro, confermato dal medesimo commissario con nota del 25 aprile 2020, indirizzata anch'essa direttamente alla società JC Electronics Italia S.r.l.
  Occorre evidenziare, altresì, che alla cessazione, in data 31 marzo 2022, delle funzioni del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, il decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24 – convertito con modificazioni dalla legge 19 maggio 2022, n. 52 – ha previsto, con l'articolo 2, l'istituzione, dal 1° aprile 2022, della Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto della pandemia; unità che, operante fino al 30 giugno 2023, è subentrata in tutti i rapporti attivi e passivi facenti capo al cessato Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica SARS-CoV-2.
  Il medesimo articolo 2 dispone, inoltre, al comma 2, che «a decorrere dal 1° luglio 2023, l'unità di cui al comma 1 è soppressa e il Ministero della salute subentra nelle funzioni e in tutti i rapporti attivi e passivi facenti capo alla stessa».
  Infine, con riferimento al contenzioso incardinato presso il Tribunale civile di Roma dalla società JC Electronics Italia S.r.l. nei confronti, solidalmente, della Presidenza del Consiglio dei ministri, del commissario straordinario all'emergenza da SARS-CoV-2 e del dipartimento della Protezione civile, si rappresenta che lo stesso è ancora pendente con prossima udienza fissata per il giorno 16 novembre 2023.
  Il Governo segue con attenzione l'evoluzione degli eventi, anche in ordine allo svolgimento del contenzioso pendente in sede giurisdizionale.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   SCOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto Farmaceutico Militare (IFM) di Firenze è una struttura storica che ha avuto ed ha una funzione fondamentale nella produzione pubblica di farmaci a costi bassi, capace di dare risposte ad emergenze sanitarie civili e di supportare le esigenze delle Forze Armate;

   il 26 giugno 2023 l'IFM compirà 170 anni e il 19 giugno si terrà una celebrazione militare alla presenza del Presidente della Repubblica, già predisposta dalla sinergia tra Forze Armate, Agenzia Industrie Difesa, comune di Firenze;

   l'IFM si qualifica per la produzione dei cosiddetti farmaci orfani, poco redditizi per le case farmaceutiche ma indispensabili per i pazienti affetti da malattie rare. È una struttura capace di soddisfare le esigenze del sistema sanitario pubblico di reperimento di farmaci in situazioni di emergenza. La struttura, che si sviluppa in un'area di 5,5 ettari ha importanti capacità di stoccaggio utili per la protezione civile;

   l'istituto è molto versatile e in grado di produrre farmaci cosiddetti generici, la cannabis terapeutica e altro;

   risulta sia in corso un investimento di circa 17 milioni di euro per adeguare due fabbricati da destinare a nuove produzioni di anticorpi monoclonali e si parla anche di un possibile avvio di produzione di autoiniettori contro i gas nervini, utili ai militari in teatro operativo, ma potenzialmente utili anche in situazioni di emergenza da protezione civile;

   malgrado le celebrazioni annunciate non sembrano mancare rilevanti problematiche: la struttura è ormai fatiscente, mancano le professionalità adeguate per farlo andare avanti, il personale è ai minimi termini;

   ad oggi la produzione di farmaci fondamentali, come quelli cosiddetti «orfani» per le malattie rare, risulta ferma a causa di problematiche di natura tecnologico-impiantistica e infrastrutturale. Non è chiaro se l'intervento su due fabbricati risolverà il problema, o in quale misura e per quali obiettivi strategici;

   da rilevare che dal 2001 l'istituto militare è alle dipendenze dell'Agenzia Industrie Difesa. Come spesso accade questo ha significato che l'attività fosse subordinata ai risultati di bilancio. Il personale, che nella linea produttiva prima era composto da dipendenti civili, ormai è metà militare e metà civile;

   mancano, attualmente, alcune figure apicali peculiari di un'officina di produzione farmaci. Finora, tante assunzioni di figure intermedie (generalmente assistenti) arrivavano tramite agenzie interinali. Ad oggi, a fronte di alcuni ingressi provenienti da concorsi, si registrano numerosi prossimi pensionamenti per cui non è chiaro con quali forze sarà sviluppata l'attività;

   due anni fa è stato siglato un accordo tra Difesa servizi spa e Agenzia Industrie Difesa per la «valorizzazione» del marchio SCFM cedendo, di fatto, l'attività produttiva di cosmetica e liquoreria (essendo stato l'Elisir di China il fiore all'occhiello dell'istituto) a partner privati;

   si esprime preoccupazione per la situazione occupazionale e per la funzione strategica dell'Istituto farmaceutico militare –:

   quali iniziative – per quanto di competenza – si intenda intraprendere per implementare e dare piena funzionalità all'istituto, se non si ritenga di dover intraprendere iniziative volte al potenziamento della pianta organica dell'istituto e se non si consideri vantaggioso ed opportuno – vista la sua evidente utilità per la sanità, per la difesa e per la protezione civile – che l'istituto venga collocato sotto l'egida della Presidenza del Consiglio.
(4-00924)

  Risposta. — Con l'atto in esame l'interrogante esprime preoccupazione per la situazione occupazionale e per la funzione strategica dello Stabilimento chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze, gestito dall'Agenzia industrie per la difesa (Aid).
  Nel merito delle questioni poste, si evidenzia che, con il finanziamento di 17 milioni di euro previsto dal cosiddetto decreto «Semplificazioni
bis» è in fase avanzata la realizzazione di un impianto per l'infialamento di farmaci, vaccini e autoiniettori per la difesa Cbrn (Chimico batteriologico, radiologico e nucleare) che consentirà alla difesa di rendersi indipendente dalle importazioni da Paesi stranieri.
  Si evidenzia, tra l'altro, che questo progetto, mediante l'assegnazione delle risorse dedicate agli ammodernamenti infrastrutturali, si sta concludendo in tempi estremamente brevi, meno di 24 mesi, considerando l'importanza e la complessità dell'impresa.
  Inoltre, l'acquisizione di questa rilevante capacità produttiva consente allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze di essere inserito in due importantissime iniziative:

   Panhub Antipandemico «Hub Interdisciplinare è Interregionale di ricerca e sperimentazione clinica per il contrasto alla pandemie ed all'antibiotico resistenza» progetto di durata quadriennale di prossimo avvio che colloca lo Stabilimento al centro di una rete composta da 26 enti ed istituti di cura e ricerca quali Università di Siena, Università di Firenze, Policlinico Umberto I, azienda ospedaliero universitaria Meyer, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Roma «La Sapienza», Irccs Fondazione Don Carlo Gnocchi, Università di Pisa, Enea e Toscana Life Science;

   Progetto «Dante-Dispositivi autoiniettori per la difesa CBRNE» (Chimico, batteriologico, radiologico, nucleare ed esplosivi): progetto in corso con l'Università degli studi Sant'Anna di Pisa, che ha lo scopo di sviluppare un prototipo funzionante destinato alle forze armate ed eventualmente al contrasto delle emergenze di sanità pubblica.

  Lo Scfm, inoltre, è impegnato nella produzione di farmaci orfani e carenti (tiopronina, ioduro di potassio, mexiletina, colestiramina, e niaprazina) a beneficio del Servizio sanitario nazionale e dei pazienti affetti da malattie rare, in stretta collaborazione con l'Agenzia italiana del farmaco.
  In particolare, attualmente la produzione si concentra su tiopronina e ioduro di potassio.
  Considerata l'importanza strategica e sociale di tale attività, l'Agenzia sta investendo notevoli risorse per l'ammodernamento/adeguamento degli impianti, anche in linea con le prescrizioni dell'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), e ciò consentirà di aumentare ed efficentare la produzione dei farmaci.
  All'attività produttiva si affianca comunque il servizio svolto, sempre a favore dei pazienti affetti da malattie rare, di importazione e distribuzione alle strutture sanitarie richiedenti di medicinali difficilmente reperibili quali il Metalcaptase, per il morbo di Wilson e il Megamilbedoce, per acidemia metilmalonica con omocistinuria.
  Riguardo alle altre attività in corso da parte dell'Istituto, si segnala che dal 21 ottobre 2021 è in vigore un accordo tra Agenzia industrie e difesa e difesa servizi S.p.a. che prevede la cessione su licenza alla società «Fonderia del cacao» della produzione e distribuzione di prodotti a marchio «Stabilimento chimico farmaceutico militare», tra cui rientrano, ad esempio, l'elisir di China, l'Enocordial e i Boli al Mentolo con promettenti ritorni d'investimento.
  Ciò consente inoltre di concentrare le risorse umane dello stabilimento sulle produzioni farmaceutiche strategicamente più importanti per il comparto Difesa.
  Per quanto riguarda, invece, la situazione occupazionale, si precisa che a seguito di accordi con il Ministero della funzione pubblica l'Aid, nel 2022, ha bandito un concorso pubblico per svariati profili che ha determinato, per l'Istituto in argomento, l'assunzione di 14 assistenti tecnici e 2 funzionari tecnici.
  Ad oggi, la pianta organica dell'ente prevede 56 lavoratori civili, di cui 9 interinali e 7 comandati/distaccati da altre amministrazioni, a fronte di una forza organica di 78 unità tra funzionari, assistenti ed operatori e 26 militari, a fronte di una forza organica prevista di 18 unità divisi tra ufficiali, sottufficiali e graduati.
  In totale pertanto il personale impiegato è di 82 unità a fronte delle 96 previste.
  Considerando, inoltre, i militari in
extra-tabella, i dipendenti civili in comando e i lavoratori interinali, la consistenza organica per l'unità produttiva è superiore all'85 per cento di quella prevista.
  Il pensionamento/aspettativa per riduzione quadri di alcune figure in possesso di professionalità particolari per il settore farmaceutico sta imponendo percorsi di riqualificazione del personale finalizzati a privilegiare il personale civile neo assunto, costituito sia da assistenti che da funzionari tecnici, ricorrendo nell'
interim a figure professionali esterne per il supporto e l'addestramento.
  Con gli ulteriori concorsi previsti nei prossimi anni, si incrementerà ulteriormente l'apporto di nuove risorse di personale per l'ente in argomento.
  Alla luce di quanto evidenziato, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze si può considerare un'azienda farmaceutica di Stato che storicamente, ed ancor oggi, opera in sinergia con la sanità pubblica, e nei quadri emergenziali, con la protezione civile.
  Il rilancio dell'Istituto è coinciso con l'affidamento in gestione all'agenzia industrie difesa, che è stata infatti in grado, e continua a perseguire, le esigenze della collettività tutta, tanto della difesa quanto quelle della società civile, riuscendo ad assicurare, da un lato, la stabilità finanziaria imposta dalla vigente normativa e, dall'altro, la crescita economica e la maggiore competitività sui mercati dell'unità produttiva.
  L'attuale configurazione dello Stabilimento consente pertanto di poter svolgere i compiti e perseguire efficacemente le finalità che l'ordinamento gli assegna, nell'interesse del sistema Paese e nel rispetto dei princìpi di trasparenza, efficienza ed economicità.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   SERRACCHIANI e GIANASSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Procura europea (EPPO) è un'istituzione indipendente dell'Unione europea, operativa dal 1° giugno 2021 secondo le disposizioni del Trattato di Lisbona, con competenza a indagare e perseguire reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione europea;

   prima che l'EPPO diventasse operativa, tale competenza era attribuita alle sole autorità nazionali, le quali agivano con strumenti delimitati dagli stretti confini territoriali: l'istituzione di una Procura europea ha contribuito ad ovviare a tali carenze prevedendo una procedura di «cooperazione rafforzata» che vede coinvolti tutti i 22 Paesi aderenti;

   il Ministero della giustizia italiano è stato promotore dell'adozione, il 12 ottobre del 2017, nel corso della presidenza italiana dell'Unione europea, del Regolamento istitutivo della nuova Procura europea con competenza sulle frodi ai danni del bilancio dell'Unione, entrato in vigore il 20 novembre 2017;

   nel corso dei negoziati il Ministero della giustizia italiano aveva proposto di estendere le sue competenze anche ai reati di criminalità organizzata e di terrorismo transnazionale;

   nel 2019 Laura Codruta Kövesi è stata nominata primo Procuratore Capo europeo; i procuratori hanno un mandato di sei anni, sono scelti nell'organico delle magistrature nazionali tra i magistrati con maggiore esperienza in indagini finanziarie e cooperazione giudiziaria internazionale; requisito fondamentale dell'EPPO è la sua indipendenza;

   si avvicina la scadenza che prevede la nomina del nuovo procuratore italiano all'interno di EPPO, e, da una lettera indirizzata a Laura Codruta Kövesi, in qualità di loro capo, firmata da 14 magistrati italiani appartenenti alla Procura europea, si apprende che per il posto che adesso è di Danilo Ceccarelli, che ricopre anche l'incarico di vice di Kövesi, il Governo italiano avrebbe indicato l'ultimo in graduatoria dei tre candidati;

   la procedura prevede che sia un organismo tecnico indipendente, nominato dal Consiglio su proposta della Commissione europea, a valutare le candidature, per poi stilare una graduatoria di merito, sentiti i candidati, fondata sull'esame delle loro qualifiche e competenze, in base alla quale il Governo dovrebbe scegliere, ovviamente, il primo indicato;

   nella lettera si esprime preoccupazione per avere appreso che, nelle riunioni formali preliminari che precedono la decisione del Consiglio sulle nomine, il rappresentante del Consiglio italiano avrebbe proposto di affidare il ruolo all'ultimo dei candidati in graduatoria, che dall'organismo tecnico aveva dunque ottenuto il punteggio minore –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover fornire chiarimenti in merito alle motivazioni che starebbero conducendo il Governo italiano a non rispettare la graduatoria indicata, provocando il rischio di minare sia l'indipendenza e l'autonomia del procuratore europeo espresso dall'Italia, sia la credibilità dell'intera Procura europea.
(4-01149)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere in primo luogo posto in risalto che, come previsto dall'articolo 16 paragrafo 2 del Regolamento (UE) 2017/1939 del Consiglio del 12 ottobre 2017 – relativo all'attuazione di una cooperazione rafforzata sull'istituzione della Procura europea (EPPO) –, il Consiglio seleziona e nomina un Procuratore europeo per ciascuno degli Stati membri che partecipino alla cooperazione rafforzata.
  Il Consiglio procede dopo avere ricevuto un parere motivato e un ordine di preferenza espresso da un comitato di selezione – cosiddetto
Selection Panel. L'ordine di preferenza espresso dal cosiddetto Selection Panel rispetto ai candidati ammissibili non è vincolante per il Consiglio ai sensi del predetto articolo 16 del Regolamento (UE) 2017/1939 del Consiglio del 12 ottobre 2017 e il Consiglio può discostarsene con decisione motivata. Già in occasione della prima nomina dei Procuratori europei avvenuta nell'anno 2020 il Consiglio si è discostato dalla graduatoria del cosiddetto Selection Panel riguardo ai Procuratori europei del Belgio, del Portogallo e della Bulgaria, su conforme richiesta dei predetti Stati membri. Peraltro la Corte di giustizia dell'Unione europea, compulsata dai candidati esclusi, ha ritenuto pienamente legittima la facoltà degli Stati membri di indicare un differente ordine della graduatoria formulata dal cosiddetto Selection Panel e di richiedere, quindi, la nomina di un diverso candidato rispetto a quello indicato come primo dal comitato di selezione.
  Quanto al caso di specie, scadendo il 28 luglio 2023 i mandati di otto Procuratori europei (di Austria, Cipro, Grecia, Spagna, Italia, Lituania, Paesi Bassi e Portogallo), il Consiglio dell'Unione europea ha attivato il procedimento di nomina per i posti che si sarebbero resi vacanti.
  Il 28 aprile 2023 il comitato di selezione ha formulato i pareri motivati relativi ai candidati designati da Austria, Cipro, Grecia, Italia e Lituania. Nelle riunioni Copen del 25 maggio e del 6 giugno 2023 l'Italia, come già avvenuto in passato per altri Stati membri, ha presentato e illustrato una serie di motivazioni volte a sostenere che un candidato diverso da quello indicato come primo dal cosiddetto
Selection Panel nell'ordine di preferenza fosse il più meritevole per il posto di Procuratore europeo.
  In particolare, le articolate motivazioni predisposte dall'Italia sono state inviate con missiva del 31 maggio 2023, recante in allegato rilevanti documenti.
  È importante evidenziare che le motivazioni italiane sono state strutturate, sviluppandole, esclusivamente sulla base degli elementi contenuti nel parere espresso dal Consiglio Superiore della Magistratura del 21 luglio 2022 sui candidati prescelti, ivi indicati senza alcun ordine di graduatoria ma meramente in ordine alfabetico; parere che veniva anche tradotto in inglese per un più agevole esame da parte delle delegazioni.
  Infatti, secondo le regole interne relative alla procedura di selezione, la richiesta dell'Italia di discostarsi dall'ordine di preferenza proposto dal cosiddetto
Selection Panel ha attivato un ulteriore passaggio procedurale di analisi delle candidature da parte del Gruppo Antici (Gruppo di lavoro di livello più alto e di preparazione del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti).
  In sede di Gruppo Antici, tenutosi in data 13 giugno 2023, nessuna delegazione si è opposta alla motivata richiesta italiana. Anche in sede di Coreper la richiesta italiana è stata confermata, ancora una volta senza opposizioni da parte di nessuno Stato membro. Da ultimo la decisione di nomina dei 5 Procuratori europei, incluso quello italiano come indicato dalla nostra Nazione, è stata sottoposta per la definitiva formalizzazione nel Consiglio Affari Generali del 27 giugno 2023 come punto I/A, quindi senza discussione, proprio in ragione della insussistenza di posizioni contrarie.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.