XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La XII Commissione,
premesso che:
i benefìci dell'allattamento esclusivo sul corretto sviluppo del bambino e sulla prevenzione di numerose malattie per madre e neonato sono da tempo riconosciuti dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che considera l'allattamento uno degli obiettivi prioritari di salute pubblica a livello mondiale;
l'OMS raccomanda l'allattamento in maniera esclusiva fino al compimento del sesto mese di vita e successivamente, anche oltre i due anni di vita del bambino, se la mamma ed il bambino lo desiderano, come alimento complementare poiché rafforza e consolida il legame del neonato con la mamma (bonding), fornisce al neonato un'alimentazione completa (benefìci nutrizionali), protegge il neonato dalle infezioni e porta comprovati benefìci alla salute della mamma;
anche l'Unicef, l'agenzia delle Nazioni Unite per la protezione dell'infanzia, nella sua Strategia Globale, ha da sempre sottolineato l'importanza dell'allattamento al seno, anche perché potrebbe evitare ogni anno nel mondo la morte di 1,4 milioni di bambini;
il latte materno è sicuramente uno straordinario investimento nella salute del neonato e della mamma poiché favorisce il corretto sviluppo del bambino proteggendolo da molte malattie e un più efficace decorso del post partum per la mamma riducendo il rischio di contrarre anche per lei numerose malattie;
al fine di sostenere, favorire e incoraggiare l'allattamento al seno sono state emanate diverse linee guida o d'indirizzo sia in ambito nazionale sia in ambito internazionale;
in ambito internazionale sono numerosi i documenti d'indirizzo e, tra di essi, senz'altro rivestono un ruolo centrale le azioni congiunte OMS/UNICEF:
dichiarazione congiunta OMS/UNICEF «L'allattamento al seno: protezione, incoraggiamento e sostegno. L'importanza del ruolo dei servizi per la maternità» (Ginevra, 1989) che elenca le azioni necessarie a proteggere, promuovere e sostenere l'allattamento all'interno di ogni punto nascita e di assistenza al neonato;
«dichiarazione degli Innocenti sulla protezione, promozione e sostegno dell'allattamento al seno» (OMS-UNICEF, Firenze, 1990) e la versione aggiornata «Dichiarazione degli Innocenti 2005», con i quali i Governi si impegnano a sviluppare politiche nazionali volte a proteggere, promuovere e sostenere l'allattamento in ogni contesto (sanitario, lavorativo e nella comunità);
«codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno» (OMS-UNICEF, 1981) che impegna i Governi ad adottare i provvedimenti necessari alla protezione e promozione dell'allattamento, assicurando l'uso appropriato e sicuro dei sostituti del latte materno, se necessari, sulla base di informazioni adeguate e attraverso forme idonee di commercializzazione e distribuzione;
«strategia globale per l'alimentazione dei bambini» (OMS, 2003);
«alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni: raccomandazioni standard per l'Unione europea» (CE, 2006) che reca le raccomandazioni standard sulle pratiche ottimali di alimentazione del lattante e del bambino fino a tre anni, messe a punto nell'ambito di Eunutnet (European network for public health nutrition: networking, monitoring), un progetto finanziato dalla Commissione europea;
il quadro normativo nazionale in tema di allattamento recepisce buona parte degli indirizzi internazionali espressi dai succitati documenti; più in particolare si rileva:
le «Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell'allattamento al seno», aggiornate a marzo 2008 – Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano – seduta del 20 dicembre 2007, che forniscono una serie di raccomandazioni volte a favorire e sostenere l'allattamento;
il decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 II «Testo unico delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità» che disciplina i congedi, i riposi, i permessi e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori connessi alla maternità e paternità di figli naturali, adottivi e in affidamento, nonché il sostegno economico alla maternità e alla paternità;
il decreto ministeriale 82/2009 recante il «Regolamento concernente l'attuazione della direttiva 2006/141/CE per la parte riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento destinati alla Comunità e all'esportazione presso Paesi terzi» che fornisce le prescrizioni relative alla produzione, alla composizione, all'etichettatura, alla pubblicità e alla commercializzazione degli alimenti per lattanti e degli alimenti di proseguimento destinati a essere somministrati a soggetti nella prima infanzia in buona salute, nonché degli stessi alimenti destinati all'esportazione verso Paesi terzi;
il decreto legislativo n. 84 del 2011 recante la «Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali 9 aprile 2009, n. 82, recante attuazione della direttiva 2006/141/CE per la parte riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento destinati alla Comunità europea ed all'esportazione presso Paesi terzi»;
i Livelli essenziali di assistenza (LEA) – decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017) – che includono la «Promozione, protezione e sostegno dell'allattamento al seno e di una corretta alimentazione complementare» nell'ambito della prevenzione collettiva e sanità pubblica, Area F, «Sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi organizzati di screening; sorveglianza e prevenzione nutrizionale»;
il documento d'indirizzo «Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi 1000 giorni di vita», prodotto nel 2018 dal «Tavolo tecnico in materia di tutela e promozione della salute nei primi 1000 giorni di vita: dal concepimento ai due anni di età» – Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano – seduta del 20 febbraio 2020 del ministero della Salute – recante le indicazioni per genitori, personale sanitario e decisori politici, per la protezione e promozione della salute dei bambini e delle generazioni future;
nell'ambito del delineato quadro normativo, il nostro Paese ha formalmente riconosciuto che l'allattamento costituisce il modo di alimentazione naturale poiché fornisce tutti i nutrienti di cui il lattante ha bisogno nei primi sei mesi di vita e costituisce un beneficio per la salute della donna e per tali motivazioni la protezione, promozione e sostegno dell'allattamento costituisce uno degli interventi di salute pubblica più rilevanti in termini di efficacia e di rapporto costo-beneficio; sulla base di tali presupposti per la promozione dell'allattamento si raccomanda:
attività di formazione delle mamme specialmente durante gli incontri di accompagnamento alla nascita e le visite ginecologiche;
aggiornamento professionale del personale socio-sanitario;
sensibilizzazione nelle scuole;
assistenza alla coppia e alle mamme allo scopo di favorire l'allattamento proponendo il contatto pelle a pelle per tutto il tempo necessario, quando mamma e neonato sono pronti, senza interferire;
supportare le madri nell'avvio all'allattamento (attacco, posizioni, riconoscimento dei segnali di fame e sazietà) ed informare insegnare le strategie per mantenere la lattazione nel caso di separazione momentanea dal bambino;
evitare la somministrazione di altri alimenti o bevande al di fuori del latte materno, salvo indicazione medica ovvero se la madre lo desidera;
disincentivare l'uso di tettarelle artificiali, biberon o succhiotti;
incoraggiare una più ampia diffusione dell'iniziativa Ospedali amici delle bambine e dei bambini, favorire la pratica del rooming-in e incoraggiare l'allattamento a richiesta;
fornire sostegno alle mamme e ai loro bambini, dopo le dimissioni ospedaliere, tramite visite domiciliari del personale sanitario dei consultori familiari, visite di altre mamme con esperienza e idonea formazione sull'allattamento, partecipazione a gruppi di sostegno, ecc.;
verificare periodicamente la prevalenza dell'allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi e continuato fino ai due anni di età, ed i fattori che incidono su di esso;
verificare l'applicazione del Codice per la commercializzazione dei sostituti del latte materno e delle successive risoluzioni pertinenti dell'Assemblea Mondiale della Sanità;
Inoltre, agli operatori sanitari è raccomandato di:
promuovere con il maggior impegno possibile l'allattamento al seno esclusivo;
assicurare alla donna la migliore informazione possibile, già in epoca prenatale, in modo che possa decidere in maniera libera e consapevole riguardo all'alimentazione del proprio bambino;
dare appoggio e consigli pratici alle donne che allattano e attivarsi per acquisire le necessarie conoscenze, competenze e abilità di counselling;
fare in modo che i servizi in cui lavorano, ospedale compreso, siano organizzati per favorire i l'allattamento al seno;
sostenere l'iniziativa Ospedali amici delle bambine e dei bambini;
fare in modo di rimuovere gli ostacoli che possono rendere difficoltoso l'allattamento materno esclusivo;
evitare pratiche che possano scoraggiare l'allattamento al seno favorendo le cure amiche delle madri durante il parto;
promuovere l'allattamento al seno come una attività normale della vita di tutti i giorni, incoraggiando anche il supporto sociale e familiare;
favorire la creazione di gruppi di supporto ai quali indirizzare le famiglie;
presso il Ministero della salute è stato istituito nel 2012 il Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell'allattamento al seno (TAS), da ultimo rinnovato con il decreto del 27 ottobre 2021, con lo scopo di favorire la protezione, promozione e sostegno dell'allattamento e a diffondere presso la popolazione, la consapevolezza dell'importanza dell'allattamento materno come norma naturale, di valore culturale e sociale, in accordo con le linee di indirizzo nazionali e internazionali; per il periodo 2019-2022 il Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell'allattamento al seno (TAS), ha declinato un'Agenda 2019-2022 recante i punti che si intendono affrontare nel corso del mandato del TAS; in particolare: monitorare i tassi di allattamento; dare enfasi e peso a livello nazionale e regionale alle attività di promozione dell'allattamento nell'ambito del Percorso Nascita mediante: a) Inserimento di un rappresentante del TAS nel Comitato Percorso Nascita (CPN) nazionale; b) Inserimento a livello delle singole regioni del referente regionale per l'allattamento nei comitati regionali del Percorso Nascita; Individuare a livello degli Assessorati V regionali specifici obiettivi sull'allattamento per i policy makers, in particolare i direttori generali delle Aziende Sanitarie; promuovere un'educazione scolastica, che includa la lattazione umana; promuovere la formazione universitaria sull'allattamento (in particolare nelle facoltà di medicina, psicologia e scienza dell'educazione); ottimizzare le risorse pubbliche per la formazione continua e permanente degli operatori sanitari; riconoscere a livello istituzionale lo status di Ospedale Amico delle bambine e dei bambini (UNICEF); informare la popolazione sull'allattamento attraverso i mass media con modalità prive di ambiguità, di retorica e di conflitti di interesse e dall'esperienza personale, incoraggianti l'allattamento nei luoghi; pubblici (pubblici esercizi, musei, ecc...) l'allattamento di lunga durata (negli asili nido, ecc...); aumentare la protezione dell'allattamento in ambito sociale ed economico, contrastando informazioni, atteggiamenti e pratiche che possano scoraggiarlo e/o contrastarlo;
nell'ambito del Sistema Nazionale di Sorveglianza Bambini 0-2 anni sono state intervistate, tra dicembre 2018 e aprile 2019, complessivamente 29.492 mamme nelle 11 regioni che a oggi hanno aderito alla Sorveglianza: Piemonte, Valle d'Aosta, Provincia Autonoma (PA) di Trento, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna e da tale indagine è emerso che i bambini allattati in maniera esclusiva a 4-5 mesi di età compiuta sono meno di un quarto (23,6 per cento e la prevalenza di bambini che assume latte materno a 12-15 mesi d'età compiuta risulta pari al 31,3 per cento) emerge addirittura che non risultano essere mai stati allattati l'11,7 per cento dei bambini nella fascia d'età coperta dalla Sorveglianza;
dalla predetta indagine emerge che la percentuale di bambini allattati in maniera esclusiva nella fascia d'età 4-5 mesi, varia tra il Campania e il 44,7 per cento nella PA di Trento; prevalenze più basse si rilevano nelle regioni del Sud. Le prevalenze di bambini che assumono latte materno nella fascia d'età 12-15 mesi variano tra il 22,4 per cento in Campania e il 40,8 per cento in Piemonte, con valori che tendono a decrescere dalle regioni del Nord a quelle del Centro e del Sud; i bambini che risultano non essere mai stati allattati variano tra il 5 per cento nelle Marche e il 18,4 per cento in Sicilia, quote alte rispetto all'atteso e tendenzialmente più elevate nelle regioni del Sud. Alcune Regioni hanno attivato da tempo i propri sistemi di rilevazione. Ne sono esempi le Regioni Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e l'Emilia-Romagna;
anche i risultati dello «Studio Nascita» del 2021, coordinato dal Mario Negri in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri, ha fornito dati sconfortanti: alla dimissione dopo il parto il 71 per cento dei neonati è allattato al seno in modo esclusivo, quota che scende a 65 per cento al momento della prima visita pediatrica (primo mese di vita) e al 59 per cento nella seconda (compimento del secondo mese). Solo il 30 per cento dei neonati è allattato esclusivamente al seno almeno fino al sesto mese. Lo svezzamento avviene in media a 5,3 mesi e il 64 per cento dei bambini viene ancora svezzato in modo tradizionale mentre il 36 per cento è stato svezzato con alimentazione complementare a richiesta;
manca in Italia, come anche in Europa, un sistema di indicatori, definizioni e metodi standardizzati condivisi per stimare i tassi di avvio, esclusività e durata dell'allattamento, e questo rende difficile la comparabilità dei dati;
il programma d'azione europeo Promotion of Breastfeeding in Europa sollecita la messa a punto di criteri standardizzati per il monitoraggio e la valutazione non solo della prevalenza dell'allattamento, ma anche per le pratiche dei servizi sanitari e sociali, la messa in atto di politiche, leggi e codici e la copertura ed efficacia delle attività di informazione, educazione e comunicazione e di formazione;
senz'altro negli ultimi vent'anni sono stati fatti notevoli passi avanti nella promozione dell'allattamento al seno, tuttavia c'è da rilevare che ancora oggi diversi ostacoli geografici, economici, linguistici e culturali contribuiscono a determinare una compressione del diritto della donna a poter allattare al seno, soprattutto nella popolazione più vulnerabile e per quelle donne con bisogni speciali come primipare, immigrate, adolescenti, madri single, madri con storia di difficoltà o insuccesso dell'allattamento, donne con gravidanze multiple;
il COVID-19 e la pandemia hanno fatto emergere i problemi conseguenti e correlati alla salute mentale, e proprio sull'allattamento il Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell'allattamento al seno (TAS), ha definito un position statement – «Allattamento e promozione della salute materno-infantile: focus sulla salute mentale», elaborato con UNICEF Italia e con il contributo di tutte le società scientifiche del settore, destinato alle professioniste e ai professionisti della salute mentale, e centrato sul delicato periodo della transizione alla genitorialità che rappresenta un momento trasformativo sensibile all'interno del ciclo di vita individuale e famigliare;
non sempre gli operatori della sanità conoscono e danno piena attuazione al «Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituiti del latte materno» dell'Oms-Unicef e alle successive risoluzioni dell'Assemblea Mondiale della Sanità per colmare la disinformazione sull'alimentazione dei neonati;
è di questi giorni la notizia di come l'OMS Europa abbia avviato una forte campagna di promozione e protezione della salute dei bambini e delle bambine attraverso un nuovo strumento di intelligenza artificiale (IA), che consente a tutti i consumatori e le consumatrici a contrastare le strategie di marketing, condividendo screenshot e immagini di pubblicità online o offline che abbiano un impatto negativo sui comportamenti alimentari dei bambini o interferiscano con la promozione, protezione e sostegno dell'allattamento;
in occasione della Settimana mondiale dell'allattamento (SAM), che si è tenuta dal 1° al 7 agosto 2023, è stato pubblicato sul sito dell'OMS Europa un contributo sulle politiche di promozione e sostegno all'allattamento attive in Norvegia che ha sviluppato un quadro strutturato e in costante ottimizzazione in tema di congedo parentale e sostegno all'allattamento, prevedendo per i genitori dodici mesi di congedo retribuito suddivisi in una quota destinata alla mamma, una al padre o all'altra mamma e in un periodo che può essere liberamente condiviso tra i genitori; ciascuna quota genitoriale è composta da un minimo di quindici settimane con retribuzione al 100 per cento a un massimo di diciannove settimane con retribuzione all'80 per cento; la politica norvegese sulla suddivisione in tre quote del congedo parentale è stata progettata per evitare che un lungo congedo materno ostacoli la carriera professionale e la crescita salariale delle donne, promuovere la condivisione genitoriale della cura del figlio e della figlia e dei lavori domestici e favorire l'attaccamento tra padre e bambino e bambina; in Norvegia, è in corso un dibattito sulla necessità di estendere il congedo di maternità ad almeno trentasei settimane dopo il parto con retribuzione al 100 per cento. Questa scelta potrebbe consentire a più madri di allattare oltre i sei mesi previsti di allattamento esclusivo, come raccomandato dall'OMS;
facilitare e sostenere l'allattamento implica l'applicazione di soluzioni organizzative in ospedale (per esempio il rooming-in), di buone pratiche ostetriche e neonatologiche, che non interferiscano con l'allattamento, di conoscenze corrette sulla lattazione umana e di competenze da parte dell'ostetrica per sostenere la prosecuzione dell'allattamento;
la promozione dell'allattamento al seno e la tutela del diritto ad allattare comporta altresì che la donna debba essere messa in condizioni di allattare ovunque la stessa lo desideri, in pubblico come nei luoghi di lavoro o di socialità; a riguardo le politiche nazionali se da un lato non proibiscono l'allattamento in alcun luogo pubblico, dall'altro non creano le condizioni ottimali perché il diritto della donna e del bambino possa essere sempre esercitato;
al lavoro o in pubblico, ad esempio, l'allattamento non è sempre esercitabile e, al riguardo, la direttiva n. 1/2017 del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione «in materia di comportamenti e atti delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 ostativi all'allattamento» appare tuttavia un timido tentativo nella misura in cui si limita «a richiamare» l'attenzione delle pubbliche amministrazioni e dei singoli dipendenti nella propria attività di erogazione dei servizi alla collettività, sulla necessità di assumere azioni positive, comportamenti collaborativi o comunque di non adottare atti che ostacolino le esigenze di allattamento;
il 15 novembre 2022 la Giunta per il regolamento della Camera dei deputati, dando seguito a un ordine del giorno presentato dalla deputata Sportiello (M5S), accolto in occasione della discussione del bilancio interno nella seduta del 27 luglio 2022, ha approvato un parere alla luce del quale le deputate madri potranno allattare i propri figli e le proprie figlie, entro il primo anno d'età, nel corso delle sedute; il parere si inserisce in un percorso teso al progressivo riconoscimento dei diritti delle deputate madri, che tuttavia risulta avviato solo negli ultimi anni;
il 12 ottobre 2021 si è tenuta la Terza Conferenza nazionale sull'allattamento focalizzata su talune specifiche tematiche; la formazione sull'allattamento del personale sanitario, la tutela dell'allattamento in occasione di eventuali momenti di ospedalizzazione della madre e del figlio e il tema dell'allattamento nelle scuole;
appare senz'altro fondamentale, come peraltro evincibile dai proposti anche del predetto TAS, «promuovere, nella scuola primaria e secondaria di primo grado, un'educazione scolastica che includa la lattazione umana sensibilizzando sulla consapevolezza del significato dell'allattamento come obiettivo di salute pubblica e come elemento essenziale che contribuisce all'adeguato sviluppo e al benessere del bambino e della famiglia»,
impegna il Governo:
ad adottare le iniziative di competenza volte ad assegnare adeguate risorse umane e finanziarie per la protezione, la promozione e il sostegno dell'allattamento al seno;
a garantire una formazione e conoscenza adeguata sull'allattamento al seno a tutti i genitori, prevedendo che gli incontri di accompagnamento alla nascita includano obbligatoriamente sessioni specifiche sull'allattamento al seno e offrendo ai nuovi genitori ed a coppie in attesa counselling individuale faccia a faccia da parte di operatori adeguatamente formati, peer counsellors e gruppi di sostegno mamma a mamma;
a introdurre nei corsi di specializzazione in pediatria una formazione specifica teorico-pratica sul modello del corso 40 ore UNICEF effettuata da formatori esperti anche esterni al mondo accademico (formazione pre office) e aggiornare periodicamente pediatri ospedalieri e di libera scelta (formazione post office);
ad assicurare che durante il percorso nascita e subito dopo il parto vi sia il personale dedicato, soprattutto l'ostetrica, e adeguatamente formato per assistere la donna e la famiglia nell'iniziazione all'allattamento, per dimostrare e insegnare quali siano le modalità corrette di allattamento;
nella formazione di base, a sviluppare o aggiornare uno standard minimo di competenze teoriche e pratiche sull'allattamento al seno e la gestione dello stesso per i curricula pre e post laurea degli operatori sanitari interessati, inclusi i farmacisti, e a prevedere che la formazione continua e permanente degli operatori sanitari coinvolti nel percorso nascita includa sempre anche l'allattamento al seno;
a integrare le politiche nazionali sull'allattamento con iniziative specifiche rivolte ai gruppi più svantaggiati e bambini in circostanze particolarmente difficili, per ridurre le ineguaglianze, identificando i bisogni speciali di informazione e di competenza di donne che vivono in condizioni di fragilità e abbiano minori probabilità di allattare, comprese le madri che hanno avuto precedenti esperienze negative o difficili;
a garantire che madri con particolari difficoltà nell'allattamento al seno, incluse quelle che hanno difficoltà nell'alimentare i loro bambini con il latte artificiale, ricevano sostegno specializzato e individualizzato da personale competente, in primis da parte dell'ostetrica, formato per questo servizio e per formare altro personale nella gestione efficace dei problemi di allattamento;
a garantire che tutte le madri che ne hanno bisogno abbiano accesso diretto, nel momento in cui sorgano problemi, ai servizi di sostegno per l'allattamento al seno, compresa l'assistenza fornita dalle ostetriche e dai consulenti in allattamento adeguatamente qualificati o da altro personale con le competenze necessarie;
a offrire il sostegno necessario alle madri di neonati ammalati o prematuri per garantire che siano in grado di mantenere la produzione di latte e possano spremere latte a sufficienza per i bisogni dei loro bambini, sostegno che sia inclusivo della copertura di spese di viaggio e/o alloggio affinché possano stare con o vicino ai loro bambini il più possibile o mettere a loro disposizione latte materno donato;
a introdurre le strategie più opportune affinché nei punti nascita siano evitate o disincentivate, se non nei casi strettamente necessari e salvo indicazione medica, la somministrazione di altri alimenti o bevande al di fuori del latte materno o l'uso di tettarelle artificiali, biberon o succhiotti;
ad attivarsi affinché tutti i punti nascita dell'intero territorio nazionale garantiscano per la donna che lo desideri la pratica del rooming-in e incoraggino l'allattamento a richiesta;
a potenziare il personale dei consultori, in particolar modo con la figura professionale dell'ostetrica, affinché dopo le dimissioni ospedaliere, sia garantito il sostegno alle mamme e ai loro bambini, anche tramite visite domiciliari del personale sanitario dei consultori familiari, visite di altre mamme con esperienza e idonea formazione sull'allattamento, partecipazione a gruppi di sostegno, e altro;
a stilare protocolli e promuovere procedure per la valutazione regolare delle pratiche ospedaliere e nei servizi per la salute primaria, basate su criteri derivati dai migliori standard basati sull'evidenza come quelli sviluppati da OMS/UNICEF;
a incentivare l'allattamento al seno, individuando specifici obiettivi per i direttori generali o sanitari delle strutture sanitarie e dei consultori, al raggiungimento dei quali vi sia una premialità significativa per la struttura in cui lavorano;
a creare una collaborazione sistematica tra gli ospedali, le altre istituzioni sanitarie e sociali e i gruppi di sostegno, in modo da assicurare un adeguato sostegno e counselling per l'allattamento al seno in particolare nelle settimane che seguono il parto;
a definire un programma di monitoraggio permanente che sia in grado di verificare periodicamente la prevalenza dell'allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi e continuato fino ai due anni di età, ed i fattori che incidono su di esso, un monitoraggio basato su metodi e standard universalmente riconosciuti e che consenta di rilevare oltre che i dati sui tassi di allattamento al seno, anche le informazioni su età materna, scolarità e livelli socio-economici che aiutino ad individuare la dimensione e le caratteristiche delle ineguaglianze nella prevalenza dell'allattamento al seno;
ad adottare le iniziative di competenza volte a monitorare con più efficacia e rigore la corretta applicazione del Codice per la commercializzazione dei sostituti del latte materno, anche creando un sistema che consenta a tutti i consumatori e le consumatrici di contrastare le strategie di marketing che si pongano in violazione del Codice internazionale sull'allattamento materno, consentendo di segnalare quelle pratiche che abbiano un impatto negativo sui comportamenti alimentari dei bambini o interferiscano con la promozione, protezione e sostegno dell'allattamento;
a garantire che lo sviluppo di politiche, pianificazione, esecuzione, monitoraggio e valutazione delle attività siano indipendenti dai finanziamenti di produttori e distributori di prodotti nel campo di applicazione del Codice Internazionale;
ad adottare iniziative di competenza al fine dell'adozione di codici etici di condotta con criteri per la sponsorizzazione individuale ed istituzionale di corsi, materiali didattici, ricerca, congressi ed altre attività ed eventi, per evitare conflitti d'interesse che potrebbero influenzare negativamente l'allattamento al seno, prevedendo rigorose procedure per il rispetto e sanzionandone adeguatamente le violazioni;
a promuovere l'informazione presso la popolazione sull'allattamento al seno attraverso i mass media, con modalità prive di ambiguità e di conflitti di interesse, contrastando informazioni, atteggiamenti e pratiche che possano scoraggiarlo e/o contrastarlo;
ad adottare iniziative normative per estendere e rafforzare le leggi nazionali sulla protezione della genitorialità affinché siano di sostegno ai genitori nel raggiungere gli standard di migliore pratica raccomandati per l'allattamento, garantendo che vi sia un sostegno legislativo sufficiente a permettere ai genitori che lavorano di allattare i loro figli per sei mesi e di continuare ad allattarli anche dopo, in linea con le raccomandazioni nazionali;
ad adottare iniziative di competenza volte ad estendere i provvedimenti per la protezione della maternità alle lavoratrici che attualmente non ne godono, per esempio: donne con contratti brevi, lavoratrici occasionali o a part-time, studentesse lavoratrici, immigrate;
a fare in modo che in tutti i luoghi in cui lavorano, ai genitori sia sempre consentito di allattare i propri figli, favorendo ove possibile l'allattamento al seno e rimuovendo gli ostacoli che possano rendere difficoltoso l'allattamento materno esclusivo, ovvero nel caso non sia possibile l'allattamento anche sul luogo di lavoro ad aumentare il tempo da dedicare all'allattamento al di fuori dei luoghi di lavoro;
a promuovere in tutti gli ambienti dell'istruzione, scolastica e universitaria, un'educazione e una informazione adeguata sull'allattamento, sensibilizzando sulla consapevolezza del significato dell'allattamento come obiettivo di salute pubblica e come elemento essenziale che contribuisce all'adeguato sviluppo e al benessere del bambino e della famiglia;
a consentire a tutti i genitori che lo richiedano di poter allattare con il latte materno i figli che si trovino nei nidi o nelle strutture dell'infanzia e in tutte le strutture sanitarie o sociosanitarie;
(7-00152) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
nel novembre del 1995, con la Conferenza di Barcellona e la successiva Dichiarazione di Barcellona, fu stabilita una partnership euromediterranea (Pem) fra i 27 Ministri degli esteri dei paesi dell'UE, del Nord-Africa e del Medio Oriente;
la Dichiarazione di Barcellona ha, inoltre, sancito la responsabilità collettiva dei Paesi del Mediterraneo al fine di garantire, da parte di tutti i Paesi membri, il «rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali» e «l'effettivo e legittimo esercizio di tali diritti e libertà, compreso la libertà di espressione, di associazione per scopi pacifici, e la libertà di pensiero, coscienza e religione, sia individualmente sia con altri membri dello stesso gruppo, senza alcuna discriminazione basata sulla razza, la nazionalità, la lingua, la religione o il sesso»;
nonostante queste positive intenzioni e le dichiarazioni di principio sottoscritte, i Paesi della Pem devono ancora oggi concordare un concreto programma di lavoro sui diritti umani;
ciò nondimeno, a partire dalla Conferenza di Barcellona, numerose sono state le richieste e le raccomandazioni pervenute da più parti all'Unione europea per chiedere che sia stabilita un'agenda dei diritti umani all'interno degli accordi di partnership;
ora questi principi si scontrano nel nostro Paese con due casi concreti: la morte di Giulio Regeni e l'arresto di Devrim Akcadag;
con comunicato della Corte costituzionale del 27 settembre 2023, la Corte, riunita in camera di consiglio, ha esaminato la questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma in relazione alla celebrazione del processo per il sequestro e l'omicidio di Regeni. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall'articolo 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell'imputato, è impossibile avere la prova che quest'ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell'imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa;
il Gip del tribunale di Roma aveva sollevato questione di legittimità costituzionale dell'articolo 420-bis del codice di procedura penale – in riferimento agli articoli 2, 3, 24, 111, 112, 117 della Costituzione – nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza dell'imputato anche quando ritiene altrimenti provato che l'assenza dall'udienza sia dovuta alla mancata assistenza giudiziaria o al rifiuto di cooperazione da parte dello Stato di appartenenza o di residenza dell'imputato, nonché dell'articolo 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza dell'imputato anche fuori dei casi di cui ai commi 1 e 2, quando ritiene provato che la mancata conoscenza della pendenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria o dal rifiuto di cooperazione da parte dello Stato di appartenenza o di residenza dell'imputato;
il processo nei confronti del generale Sabir Tariq, dei colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmi Uhsam, il maggiore Magdi Ibrahim Sharif, quest'ultimo accusato anche delle torture e morte di Giulio, da allora è fermo perché le autorità della Repubblica d'Egitto non hanno mai voluto fornire i recapiti a cui indirizzare gli atti;
l'altro caso è quello di Drevim Akcadag, cittadino tedesco di origine curda, giornalista e traduttore presso l'Università di Berlino;
alle 9.30 del 1° agosto 2023 tre funzionari della Digos prelevano Akcadag e la figlia di 11 anni dall'Hotel Red Sun Village, senza nessuna spiegazione e attenzione per la minore, terrorizzata e in costume da bagno, e li portano alla stazione di polizia; poi la figlia verrà rilasciata e portata in un centro d'accoglienza, mentre Akcadag viene condotto, in isolamento, nel carcere Bancali (Sassari);
successivamente gli vengono concessi gli arresti domiciliari presso l'Asce (Associazione Sarda contro l'emarginazione) di Selargius;
il caso non è chiuso e la richiesta di estradizione della Turchia è ancora pendente: Erdogan considera Akcadag un terrorista affiliato al Pkk, e rischia fino a 15 anni di galera;
l'accusa mossa dalla Turchia è «partecipazione ad associazione terroristica», ex articoli 314/2, 53, 58/9 del codice penale. Trattasi di una Red Notice: un avviso diffuso dall'Interpol su richiesta di una forza di polizia di uno Stato per individuare ed arrestare una persona ricercata da un determinato paese e metterla a disposizione dell'autorità giudiziaria in attesa della richiesta d'estradizione;
in Germania le indagini per terrorismo richieste da Ankara sono state archiviate per ben tre volte, perché è stato accertato che Akcadag non ha nessun legame con il Pkk;
ad avviso degli interpellanti è incredibile che l'Italia non riconosca l'Interpol Abuse, cioè la strumentalizzazione della cooperazione di polizia, continuando ad eseguire Red Notices emesse in stati autoritari in automatico senza alcun vaglio politico;
la Turchia da tempo non dà alcun affidamento circa il rispetto dei diritti fondamentali come sottolineato dalla Corte di cassazione con sentenze nn. 54467 del 2016, 31588 del 2023. La Corte si riferisce alle sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo turco anche attraverso lo strumento della persecuzione politica degli oppositori attuata dall'emissione di Red Notice Interpol;
in casi di questo tipo, secondo il codice di procedura penale, il Ministro della giustizia ha il potere di rifiutare l'estradizione, «tenendo conto della gravità del fatto, della rilevanza degli interessi lesi dal reato e delle condizioni personali dell'interessato»;
la qualificazione del Pkk come organizzazione terroristica è talmente fuorviante e talmente strumentale che le magistrature dei Paesi Ue la ignorano di fatto (come Francia e Germania) o addirittura la contraddicono in diritto (come il Belgio) –:
se il Governo non ritenga, per il caso Regeni, di adottare ogni iniziativa di competenza per costituirsi parte civile nel processo già avviato dal tribunale di Roma;
quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, per negare immediatamente l'estradizione di Akcadag, così come, peraltro, fatto da altri paesi dell'Unione europea.
(2-00234) «Bonelli, Zanella».
Interrogazioni a risposta orale:
SARRACINO, SIMIANI e SCOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
sul sito dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia osservatorio vesuviano si legge che: «I Campi Flegrei sono un'area vulcanica attiva situata ad ovest di Napoli, che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli. Il nome Campi Flegrei, dal greco letteralmente “campi ardenti”, denota la natura vulcanica dell'area e la presenza di numerose fumarole e acque termali, ben note e sfruttate nell'antichità. A differenza del più noto Vesuvio, i Campi Flegrei non sono caratterizzati da un unico edificio vulcanico principale, ma sono piuttosto un campo vulcanico attivo da più di 80.000 anni, con diversi centri vulcanici situati all'interno e in prossimità di un'area depressa chiamata caldera. (...) La caldera dei Campi Flegrei è soggetta a lenta deformazione del suolo nota con il nome locale di bradisismo. Nei periodi 1970-72 e 1982-84 l'area flegrea è stata interessata da crisi bradisismiche in cui il suolo, nell'abitato di Pozzuoli in particolare, ha subito un sollevamento totale massimo di circa 3.5 m. La prima crisi causò l'abbandono forzato dell'area fatiscente di Rione Terra; la seconda crisi in particolare fu caratterizzata da intensa sismicità con gravi danni agli edifici. Dopo le crisi si è avuto un periodo di generale subsidenza, interrotta a partire dal 2005 da un'inversione del fenomeno che ha portato ad un costante sollevamento del suolo, al momento ancora in atto»;
dal medesimo sito si apprende che, allo stato attuale, il livello di allerta dei Campi Flegrei è «giallo», come stabilito dal Dipartimento della protezione civile, sulla base dei risultati del monitoraggio e delle valutazioni espresse dalla Commissione grandi rischi. Tale livello, a differenza del livello di allerta «verde», che corrisponde all'attività ordinaria del vulcano, è indice della variazione di alcuni dei parametri monitorati dall'Ingv;
durante il mese di agosto 2023 nell'area dei Campi Flegrei sono stati registrati 1.118 terremoti e, nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2023, si è registrata la scossa più forte in assoluto di magnitudo 4.2;
gli esperti fino ad oggi hanno affermato che si tratta di una normale attività di sollevamento del terreno che non desterebbe motivi di allarme dal punto di vista scientifico, visto che nessun dato suggerisce la presenza di magma vicino alla superficie, che è la condizione necessaria perché avvenga un'eruzione;
nonostante l'attività di monitoraggio dell'osservatorio vesuviano e di tutte le strutture tecniche e le rassicurazioni riportate, per la popolazione locale cresce il senso di inquietudine legato a questa intensa attività sismica;
la densità di abitanti e la particolare conformazione urbanistica dei centri interessati necessita di adeguata attenzione per la verifica statica degli immobili e anche rispetto ai piani di evacuazione;
con la legge regionale della Campania la n. 21 del 2003 sono state predisposte nuove misure urbanistiche proprio nell'area vesuviana finalizzate a fermare la speculazione edilizia e alleggerire il carico demografico con la previsione di infrastrutture e vie di fuga per le popolazioni;
è importante, in questi casi, informare correttamente e costantemente la popolazione e le istituzioni locali proprio come azione attiva di mitigazione del rischio vulcanico –:
quali iniziative di competenza il Governo abbia già predisposto o intenda predisporre al fine di informare adeguatamente le istituzioni locali e la popolazione residente sul fenomeno sismico in atto;
se siano stati adottati e aggiornati tutti i piani di protezione civile da attivare in caso di emergenza.
(3-00693)
MEROLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 25 settembre 2023 i vertici aziendali dell'agenzia di stampa Dire hanno annunciato l'avvio della procedura di licenziamento collettivo di 28 risorse (15 giornalisti e 13 grafici);
suddetta decisione arriva dopo quasi due anni di contratto di solidarietà in cui i giornalisti hanno sacrificato una cospicua parte del loro stipendio per la salvaguardia dei livelli occupazionali e con pagamenti degli stipendi ritardati di mesi;
l'Assemblea dei redattori dell'agenzia Dire ha ritenuto, come si legge in un comunicato stampa, «inaccettabili e illegittimi questi licenziamenti, oltre che lacunosa e scarsamente motivata» la stessa procedura avviata dall'azienda e ha indetto un calendario di proteste che hanno preso il via con lo sciopero del 27 settembre 2023;
tra l'altro suddetta procedura non solo arriva alla fine del contratto di solidarietà ma di fatto in prossimità dell'avvio delle nuove procedure normative che interessano il settore dell'informazione primaria dopo le modifiche introdotte;
la protesta ha suscitato grande solidarietà nei confronti dei lavoratori interessati, come testimoniano i comunicati di organizzazioni sindacali, rappresentanti delle istituzioni e consigli di redazione di numerosissime testate nazionali e locali a riprova della grande professionalità dei lavoratori –:
in considerazione della rilevanza della protesta che investe una delle più importanti agenzie di stampa del Paese, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, il Governo, al fine di scongiurare i licenziamenti annunciati con il ritiro del provvedimento aziendale e di riaprire un tavolo di confronto con i lavoratori per individuare soluzioni che salvaguardino i livelli occupazionali.
(3-00694)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
PAVANELLI, FEDE e CARAMIELLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
alla data odierna, sono 4.512 gli orfani ucraini tra i 4 e i 17 anni giunti in Italia a seguito del deflagrare del conflitto russo-ucraino;
la maggior parte dei minori si trova attualmente ospitata presso strutture pubbliche o appartenenti, ad enti religiosi o del terzo settore. In taluni casi gli orfani sono stati collocati presso alcune famiglie italiane su disposizione dei tribunali per i minorenni competenti ai sensi degli articoli 2-5 della legge 4 maggio 1983, n. 184;
a seguito del loro arrivo in Italia, i minori sono stati affidati ai tutori italiani appositamente nominati dai tribunali per i minorenni in virtù del loro status di minori stranieri non accompagnati;
detto status – tuttavia – è stato contestato dal Console generale dell'Ucraina a Napoli, che ha inteso nominare una nuova tutrice incaricata di riportare i minori in Ucraina, nomina ritenuta legittima anche dalla Corte di cassazione italiana (Cass. Civ. I sez. sent. n. 17626 del 2023);
tale orientamento, però, appare in contrasto con la posizione del Governo ucraino che, con apposito provvedimento del 1° giugno 2023 (reperibile all'indirizzo https://zakon.rada.gov.ua/laws), ha disposto il «trasferimento temporaneo (evacuazione) dei minori e delle persone residenti». Più nel dettaglio, nel citato provvedimento sono state disposte le modalità di rientro in patria dei minori ucraini evacuati, previsto espressamente «dopo la cancellazione della legge marziale». Vieppiù, la decisione del tutore dovrebbe scaturire «dall'amministrazione militare della città-stato di Kiev». Inoltre, il rientro sarebbe consentito in caso di «procedura di adozione» in corso in patria, ovvero su «domanda del bambino che esprime il desiderio di ritornare», ovvero ancora, se maggiore di 16 anni, per «motivi di studio». Nel caso in cui la decisione riguardi «gruppi di bambini e persone (...) in via eccezionale» può avvenire «dopo aver preso tutte le misure globali per prolungare il soggiorno dei bambini e delle persone negli istituti in cui sono stati trasferiti (evacuati) dall'amministrazione militare regionale della città di Kiev nel luogo di ubicazione permanente dell'istituto (...)»;
come appreso da notizie pubblicate da diversi giornali online (tra gli altri, si veda https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/09/18), nei confronti della tutrice nominata dal Console ucraino, risulta in corso un'inchiesta della procura di Catania per violenza e minacce ai danni di alcuni minori;
secondo quanto noto all'interrogante, stante il perdurare del conflitto armato, la volontà sarebbe quella di collocare temporaneamente i minori ucraini in istituti non meglio identificati in Polonia. Come reso noto da Unicef e Unchr, tuttavia, non tutti i bambini ucraini attualmente rifugiati in Polonia risultano iscritti al sistema scolastico nazionale. Il ruolo della scuola – soprattutto in tempi di guerra – va oltre il mero apprendimento e rappresenta un contesto unico in cui i bambini, già vittime di gravi perdite o violenze, acquisiscono una propria routine, costruiscono amicizie, si integrano nelle comunità ospitanti e trovano sostegno per la loro salute psicofisica;
inoltre un eventuale distacco dei minori dalla loro nuova vita in Italia, nella quale si sono perfettamente integrati, al riparo dai pericoli della guerra e circondati dall'affetto della gente, rappresenterebbe un nuovo insostenibile trauma psicologico, che farebbe seguito a quelli già subiti dell'abbandono e della guerra –:
quali iniziative di competenza si intenda intraprendere a tutela degli orfani ucraini attualmente ospitati nel territorio italiano.
(4-01667)
AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR
Interrogazioni a risposta orale:
PROVENZANO, IACONO, BARBAGALLO, MARINO e PORTA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nell'ambito della revisione dei progetti PNRR posta in essere dal Governo Meloni si registrano tagli per ben 62 milioni a discapito dei progetti che interessavano i comuni della provincia di Caltanissetta;
nel dettaglio 18 milioni sono stati tagliati per i progetti che riguardavano l'efficienza energetica dei comuni, 30 i progetti di rigenerazione urbana, 10 milioni per le case di comunità, 3 per la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia;
colpiscono in particolare i 32 milioni di euro tagliati ai progetti che interessano la città di Caltanissetta che su un totale di 32,83 milioni di euro se ne vede definanziati 24,71 ovvero il 75 per cento, mentre a Gela sono stati cancellati 6,52 milioni di euro, di cui 5,4 per progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale in un contesto assai complesso;
si tratta di una decurtazione che mortifica i comuni che rischiano di perdere una grande opportunità di ammodernamento e di infrastrutturazione sociale e di rafforzamento del welfare;
dal punto di vista infrastrutturale molto preoccupante è il definanziamento del tratto ferroviario che va da Lercara a Enna, passando per la stazione di Caltanissetta Xirbi, che rischia di generare un acceso contenzioso amministrativo e un grave rallentamento nella realizzazione dell'opera, in quanto riguarda un tratto già appaltato per un valore di circa 1,2 miliardi di euro, di cui una parte fondi PNRR;
la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dei lavori del lotto funzionale Caltanissetta Xirbi-Enna, parte integrante del collegamento ferroviario PA-Ct-ME, è infatti stata aggiudicata e gli interventi prevedono non solo la realizzazione di un nuovo tracciato ma anche il rinnovo della stazione di Caltanissetta Xirbi e la realizzazione del posto di movimento di Villarosa;
le affermazioni del Governo, secondo cui a fronte di questi tagli saranno reperite nuove coperture finanziarie a valere sul fondo di sviluppo e coesione, preoccupa perché rischia di andare a discapito di altre opere a loro volta già previste penalizzando fortemente il territorio siciliano;
accanto a tutto questo si aggiungono i ritardi nella definizione del Cis di Gela che prevedeva un rilancio dell'intera provincia nissena attraverso misure a sostegno degli investimenti, per la logistica e le infrastrutture, per la formazione professionale, per l'ambientalizzazione del sito –:
quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di ripristinare con urgenza le risorse destinate ai progetti di cui in premessa per i comuni della provincia di Caltanissetta, particolarmente colpita dalla crisi economica e sociale, nonché quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere per accelerare l'avvio del Cis di Gela con l'obiettivo di rilanciare anche il tessuto produttivo dell'area.
(3-00691)
BALDINO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nel comune di Corigliano Rossano, in località Cutura, è ubicata una centrale termoelettrica insistente su una superficie di circa 387.900 metri quadrati di proprietà di Enel/Terna;
l'impianto alimentato a olio combustibile è entrato in servizio negli anni 1976-77 con quattro sezioni a vapore da 320 megawatt ciascuna cui si sono aggiunte negli anni 1996-97 inizialmente 4 unità turbogas da 460 megawatt complessivi, successivamente ridotti a 2 unità da 230 megawatt complessivi;
l'impianto è dotato di un deposito di oli minerali costituito da sei serbatoi da 53.700 m3 ciascuno e di un impianto di trattamento acque reflue;
la centrale ha cessato di operare nel 2014 per le mutate condizioni di mercato e per l'entrata in servizio di nuovi cicli combinati, soprattutto di impianti Fer nelle vicinanze della centrale;
resterebbero ancora in esercizio i due gruppi a ciclo aperto, con un limitato numero di ore di funzionamento su chiamata da parte del gestore della rete nazionale (Terna);
i due gruppi a ciclo aperto si sono aggiudicati le aste per il capacity market per gli anni 2022 e 2023 e nell'ambito delle opportunità offerte è stato avviato un progetto per la sostituzione dei due gruppi a ciclo aperto da 230 megawatt con due gruppi di nuova generazione da 150 megawatt ciascuno;
a marzo 2016 è stato indetto con insuccesso un «concorso di progetti», nell'ambito del programma Futur-e e, a partire dal 2017, è stato avviato un progressivo programma di demolizione dell'impianto per le parti non funzionali all'esercizio del turbogas;
secondo quanto risulta all'interrogante, stante l'insuccesso del programma Futur-e, il piano di investimenti di Enel per Corigliano Rossano prevedeva un «piano di sostenibilità» volto a promuovere iniziative nel territorio orientate alla creazione di valore condiviso per aumentare l'integrazione del nuovo polo energetico innovativo con il contesto su cui insiste la centrale e scaturente dall'ascolto degli stakeholder locali per individuare progettualità legate allo sviluppo sostenibile;
Enel, d'accordo con il comune di Corigliano Rossano, ha deciso di partecipare all'avviso pubblico n. 73 del 5 gennaio 2023 indetto dalla regione Calabria «finalizzato alla selezione di proposte progettuali volte alla realizzazione di impianti di produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse, da finanziare nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), missione 2 “rivoluzione verde e transizione ecologica”, componente 2 “energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile”, investimento 3.1 “produzione in aree industriali dismesse”, finanziato dall'Unione europea – next generation eu»;
con decreto dirigenziale n. 4621 del 30 marzo 2023 la regione Calabria ha comunicato «Approvazione graduatoria di valutazione delle proposte progettuali pervenute» per cui la proposta di Enel Produzione s.p.a. dal titolo «Rossano Green Hydrogen» conseguendo un punteggio di 90/100 è stata ammessa al finanziamento di euro 14.763.528,59;
l'11 agosto 2023 era atteso l'atto di assegnazione da parte della regione Calabria delle risorse su indicate, ma il nuovo amministratore delegato di Enel ha fatto comunicare il 10 agosto, per come acquisito per le vie brevi, al comune di Corigliano Rossano, alla regione Calabria e agli stakeholder la rinuncia al progetto, paventando una sconvenienza economica;
la modalità e la tempistica con cui è stata trasmessa la rinuncia, trattandosi di risorse PNRR, rappresentano un danno grave per la Calabria, che sta investendo sulla domanda di idrogeno, e il comune di Corigliano Rossano –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con le amministrazioni locali interessate, intendano adottare per il rilancio dell'area ricadente nell'ex Centrale termoelettrica di Corigliano Rossano, salvaguardando occupazione e ambiente.
(3-00692)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta orale:
DI LAURO e AMATO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 15 giugno 2021, l'associazione «Animal equality» ha presentato presso la Commissione europea una denuncia al fine di segnalare con forza gli abusi a danno dei polli da carne a rapido accrescimento, detti «polli broiler»;
precedentemente, l'associazione aveva presentato una petizione con la quale chiedeva di porre fine all'allevamento dei «polli broiler». Essi sono frutto di una selezione genetica, crescono troppo in fretta e sviluppano eccessivamente petto e cosce, le parti destinate al mercato. Il loro organismo, dunque, non è in grado di sorreggere il peso innaturale raggiunto, con conseguenti problemi ai muscoli, agli arti, alle vie respiratorie e al cuore;
questi animali, a causa del fisico artificialmente modificato, mostrano non solo problemi cardiocircolatori, ma anche ascite, dermatiti, oltre a serie difficoltà a raggiungere acqua e cibo in autonomia;
l'obiettivo di questa selezione è ottimizzare la produzione industriale di uno degli animali più allevati, sfruttati e macellati al mondo. Sono infatti oltre 60 miliardi i polli uccisi ogni anno per l'alimentazione umana, ben 8 volte la popolazione mondiale;
per avere un'idea del fenomeno, è sufficiente confrontare i dati del passato con quelli odierni. Fino agli anni '50, in 112 giorni i polli raggiungevano il peso di 1,2 chili, ora, invece, in soli 35-45 giorni raggiungono il peso di 2,5 chili;
tali pratiche di allevamento appaiono palesemente in contrasto con quanto disposto dall'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che riconosce gli animali quali «esseri senzienti» e con la direttiva 98/58/CE del Consiglio del 20 luglio 1998, riguardante la protezione degli animali negli allevamenti, che prescrive, in particolare, che agli animali non vengano provocati dolori, sofferenze o lesioni inutili –:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se intendano promuovere efficaci strategie di tutela dei polli destinati all'alimentazione umana, anche in aderenza alla disciplina dell'Unione europea, al fine di evitare future procedure di infrazione;
quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere al fine di garantire agli animali, in particolare alle specie avicole destinate all'alimentazione umana, un trattamento teso ad evitare inutili dolori e sofferenze;
se intendano adottare iniziative tese a prevenire problematiche che possano avere ricadute nella sfera della tutela della salute pubblica, nell'ambito del trattamento delle specie avicole destinate all'alimentazione umana.
(3-00705)
Interrogazione a risposta scritta:
BONELLI, BORRELLI, DORI, ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
il 18 aprile del 2023 presso l'amministrazione della provincia di Pesaro/Urbino è stato avviato un procedimento autorizzativo per l'impianto complesso polifunzionale di discarica per rifiuti speciali non pericolosi, localizzato a Ponte Armellina nel comune di Petriano (Pesaro/Urbino) dalla società Aurora s.r.l.;
Aurora s.r.l., è una società di scopo neocostituita ad hoc per realizzare la discarica, con capitale sociale depositato da Ecoservizi S.r.l., per il 60 per cento, risultante di proprietà di soggetti non identificabili dalla visura camerale, domiciliata nella Repubblica di San Marino, e per il 40 per cento con capitale sociale depositato da Marche multiservizi S.p.a., multiutility a partecipazione e controllo pubblico, dove i soci pubblici (quasi la totalità dei comuni della provincia di Pesaro/Urbino e l'amministrazione provinciale) detengono la maggioranza del capitale sociale;
il progetto della discarica di Riceci (Ponte Armellina) è un progetto, ad avviso degli interroganti, abnorme: 5 milioni di metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi da depositare in una delle vallate più belle delle Marche, impegnando una superficie di 115.790 metri quadrati, con una superficie di intervento complessiva di 268.000 metri quadrati e che movimenterà conferimenti per 200.000 tonnellate annui per 25 anni, con un ingombro totale di 44 ettari. I quali ricadono a ridosso di una zona Sito di interesse comunitario Rete Natura 2000, a meno di due chilometri del centro abitato, al centro della zona di produzione del latte della più grande Dop casearia delle Marche, la «Casciotta di Urbino», nel perimetro del distretto biologico più grande d'Italia, a confine e visibile da Urbino città patrimonio dell'umanità Unesco;
l'amministratore delegato di Marche multiservizi, intraprendendo quella che ad avviso degli interroganti è una lite temeraria, ha esposto una querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di un esponente politico della direzione nazionale di EuropaVerde, il quale aveva esclusivamente sollevato critiche politiche sulla stampa in merito alla vicenda in oggetto. Atto, secondo gli interroganti, intimidatorio volto a reprimere il dissenso politico attraverso un'azione legale di coercizione;
questo progetto può compromettere il futuro di tutta la provincia, può far perdere tutti i primati conquistati con migliaia di anni di storia, cultura e tradizioni, raggiunti grazie al valore inestimabile di questo straordinario paesaggio ricco di biodiversità;
tale progetto può arrecare danni alla salute della popolazione residente, mette a rischio la permanenza del riconoscimento della «Dop Casciotta di Urbino» e la permanenza del riconoscimento del distretto biologico –:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di scongiurare il reale rischio di danni all'ambiente, alla salute pubblica, al paesaggio e alle produzioni agricole di eccellenza;
quali iniziative il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica intenda adottare per indirizzare in maniera decisa le politiche del proprio dicastero al principio cardine dell'economia circolare così ai sensi delle direttive dell'Unione europea sulla gestione dei rifiuti, scongiurando in questo caso un vero e proprio «ecocidio»;
di quali elementi dispongono in ordine al possibile recesso delle amministrazioni coinvolte dalla compagine societaria descritta in premessa;
se il Ministro della cultura non ritenga di dover avviare con la Sovrintendenza competente l'iter per l'apposizione del vincolo paesaggistico, anche al fine di salvaguardare la permanenza nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco della città di Urbino;
quali iniziative di competenza il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste intenda adottare per la tutela del «Dop Casciotta di Urbino» e per la permanenza del riconoscimento del suddetto distretto biologico;
se non ritengano, con riguardo alla società Marche multiservizi, di adottare iniziative anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, in particolare ai sensi dell'articolo 15 comma 5 del decreto legislativo n. 175 del 2016, al fine di verificare se siano stati rispettati i principi di trasparenza, imparzialità, economicità ed efficacia nel selezionare e finanziare il partner economico per avviare il progetto della discarica.
(4-01668)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
DI LAURO e AMATO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste — Per sapere – premesso che:
il nostro Paese vanta il triste primato di essere tra i principali Paesi soggetti a procedure di infrazione da parte dell'Unione europea: ci troviamo infatti al sesto posto per numero di infrazioni complessive e gode del primato assoluto per ricorsi pendenti presso la Corte di giustizia dell'Unione europea, pari a 22, che possono portare anche al pagamento di sanzioni pecuniarie;
tra le procedure complessivamente in corso che coinvolgono il nostro Paese, la maggior parte (17) riguarda tematiche ambientali, seguito dal tema di stabilità finanziaria, servizi finanziari e unione dei mercati dei capitali (12);
alcune procedure risalgono addirittura a circa 20 anni fa, come quella del 2003 in tema di discariche abusive (INFR(2003)2077), quella del 2004 in tema di smaltimento delle acque reflue (INFR(2004) 2034) e quella del 2007 relativa alla gestione dei rifiuti (INFR(2007)2195);
secondo i dati della Commissione europea gli importi complessivamente versati a causa di condanne ai danni del nostro Paese ammontano a circa 829 milioni di euro tra il 2012 e il 2021;
a questa lunga serie di violazioni da parte del nostro Paese se ne aggiunge un'altra: «L'Italia torna sotto la lente dell'Europa per la pessima gestione della caccia», hanno recentemente dichiarato in un comunicato congiunto le associazioni Cabs, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia, commentando l'apertura di una procedura EU Pilot (n. 2023/10542) nei confronti dell'Italia per violazione delle norme europee in materia di caccia, in particolare per mancato rispetto della cosiddetta direttiva uccelli (2009/147 CEE) e del regolamento europeo 2021/57;
la predetta EU Pilot riporta quattro motivi generali di contestazione:
a) la circolare congiunta dei Ministeri dell'ambiente e dell'agricoltura, emanata con l'intento di fornire un'interpretazione al nuovo regolamento europeo che vieta l'utilizzo e la detenzione di munizioni al piombo nelle zone umide, entra invece in contraddizione col regolamento stesso, escludendone l'applicazione per moltissime aree;
b) la mancata attuazione del Piano di azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici: datato 2017, è essenzialmente rimasto inapplicato mentre il bracconaggio continua ad essere una vera e propria emergenza nazionale, le polizie provinciali sono state depotenziate e vi è mancanza di informazioni sul fenomeno;
c) la caccia su specie di uccelli durante la migrazione e su specie in cattivo stato di conservazione: la Commissione ha evidenziato il mancato rispetto delle date di migrazione prenuziale indicate nel Key Concept da parte della maggior parte delle regioni ed ha stigmatizzato il fatto che vi siano 21 specie cacciate che versano in cattivo stato di conservazione, che per 17 di queste non vi sia un piano di gestione e che per 4 specie i piani formalmente approvati siano ampiamente disattesi;
d) pratica di utilizzare gli elicotteri in Piemonte per il recupero dei cervi abbattuti, senza che sia svolta una valutazione dell'incidenza negativa di questa attività sui siti della rete Natura 2000;
le contestazioni, ad avviso degli interroganti, sono ben fondate e il nostro Paese rischia di pagare un conto salatissimo per non voler rispettare il diritto comunitario e per non voler salvaguardare la propria preziosissima fauna selvatica, a maggior ragione che le infrazioni in campo ambientale sono reiterate da molto tempo, in evidente violazione di norme e regole comunitarie e nazionali;
entro il 18 settembre 2023 doveva essere fornita una risposta alla Commissione;
è quindi fondamentale che Governo e regioni si adeguino immediatamente alle richieste dall'UE, ripristinando la legalità in campo di tutela della biodiversità e dell'avifauna –:
quali iniziative di competenza si intenda intraprendere al fine di verificare e sanare le contestazioni contenute nell'EU Pilot n. 2023/10542.
(3-00704)
CULTURA
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCARPA e FASSINO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 30 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) stabilisce che lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro, appartenenza e, al comma 4, statuisce che i medesimi soggetti hanno l'obbligo di conservare i propri archivi nella loro organicità e di ordinarli. I soggetti medesimi hanno altresì l'obbligo di inventariare i propri archivi storici, costituiti dai documenti relativi agli affari esauriti da oltre quaranta anni ed istituiti in sezioni separate;
l'articolo 41, comma 1, primo capoverso, del predetto decreto legislativo, stabilisce che gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato versano all'archivio centrale dello Stato e agli archivi di Stato i documenti relativi agli affari esauriti da oltre quarant'anni, unitamente agli strumenti che ne garantiscono la consultazione;
nel contesto normativo sopra delineato si inserisce l'intervenuto spostamento dall'archivio di Stato dell'Aquila a quello di Belluno del fondo archivio processuale del Vajont, deposito temporaneo avvenuto nel 2009 in conseguenza del terremoto che colpì il capoluogo abruzzese;
il predetto fondo è nella titolarità dell'archivio di Stato dell'Aquila, territorialmente competente in virtù dell'avvenuta celebrazione del processo di secondo grado presso la Corte di appello dell'Aquila;
allo stato attuale, il deposito temporaneo nell'archivio di Stato di Belluno non è stato formalmente rinnovato, mentre la Direzione dell'archivio di Stato dell'Aquila ha già attivato la procedura per la restituzione del fondo Vajont in base al principio della titolarità;
da alcuni anni è in corso il progetto di riproduzione digitale di tutto il fascicolo processuale del Vajont e ciò sulla scorta della convenzione stipulata nel dicembre 2009 tra la Direzione generale per gli archivi, la fondazione Vajont, gli archivi di Stato di Belluno e L'Aquila, i comuni di Longarone e di Castellavazzo e dovrebbe concludersi, attraverso nuovi finanziamenti ministeriali, con l'immissione in rete dei documenti, lavoro per il quale saranno tuttavia necessari continui riscontri sulla documentazione cartacea: è dunque del tutto evidente che l'ipotesi di un trasferimento della documentazione in itinere non può che risolversi con effetti a detrimento dei lavori necessari alla conclusione del progetto;
è stata avviata la procedura per candidare l'archivio processuale del disastro della diga del Vajont all'iscrizione nel registro della memoria dell'UNESCO, conclusasi proprio quest'anno con il suo inserimento;
si ritiene che il mantenimento del fondo archivio processuale Vajont presso l'attuale sede dell'archivio di Stato di Belluno costituirebbe altresì una sorta di riconoscimento etico per le popolazioni colpite direttamente dalla tragedia –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative di competenza volte a rendere definitivo il trasferimento del suddetto fondo di archivio processuale presso la sede dell'archivio di Stato di Belluno.
(5-01415)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE BERTOLDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
negli ultimi tempi è stato registrato un aumento dei controlli fiscali da parte dell'Agenzia delle entrate, mirati alla verifica della corretta fruizione del credito d'imposta R&S, che con valutazioni spesso discutibili, hanno disconosciuto il beneficio alle imprese;
a tal fine, gli effetti derivanti dai suesposti accertamenti fiscali, tramite processo verbale di constatazione (PVC) con conseguenti sanzioni amministrative, oltre che penali, rischiano di vanificare gli sforzi delle aziende (molte di esse situate nel Nord-Est e nel Trentino Alto-Adige) che investono nell'innovazione e la competitività;
le imprese interessate al riguardo, evidenziano che le notifiche da parte dell'Agenzia delle entrate, si basano principalmente sull'utilizzo del suesposto credito d'imposta, in merito alle attività svolte in R&S, senza che tuttavia avessero acquisito il necessario parere tecnico del Ministero delle imprese e del made in Italy;
recenti sentenze della Corte di giustizia tributaria di primo e di secondo grado, rispettivamente della sezione di Palermo e del Veneto, hanno tuttavia accolto i ricorsi delle imprese ricorrenti, stabilendo sostanzialmente l'annullamento delle richieste da parte dell'Agenzia delle entrate e confermando al contempo, la necessaria acquisizione del parere del Ministero delle imprese e del made in Italy, per disconoscere la spettanza del credito d'imposta R&S, come previsto dalle circolari 5/E/2016 e 13/E/2017;
in attesa della pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri proposto dal Ministro delle imprese e del made in Italy, che attesti la certificazione della qualificazione degli investimenti R&S effettuati o da effettuare, ai fini della loro classificazione nell'ambito delle attività di ricerca e sviluppo e di innovazione tecnologica, le aziende interessate dalle verifiche da parte dell'Agenzia delle entrate evidenziano la necessità di una sospensione dei controlli, al fine di addivenire ad un'assonanza tra le parti, ed evitare ulteriori traumi ad esse causate dai controlli sui crediti R&S maturati nel 2017-2018-2019 –:
se il Ministro interrogato condivida le criticità esposte in premessa e in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda assumere nei riguardi dell'Agenzia delle entrate, al fine di pervenire ad una rapida soluzione sulle verifiche delle attività di ricerca e sviluppo che stanno continuando a generare un elevato numero di contenziosi, sebbene l'orientamento giurisprudenziale fino ad ora consolidatosi risulti favorevole alle imprese, per le ragioni in premessa citate.
(5-01414)
GIUSTIZIA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
presso la casa Circondariale di Corigliano Rossano si registrano ripetute aggressioni ai danni della polizia penitenziaria. Solo nell'ultima settimana si sono avute tre aggressioni, di cui due nel giro di appena 48 ore;
in data 7 giugno 2023 organi di stampa hanno pubblicato articoli dal titolo «Carcere Rossano – Detenuti in rivolta occupano una sezione»;
come riportato negli articoli «un gruppo di detenuti, tutti assegnati nell'istituto rossanese, in quanto resisi protagonisti di rivolte in altri istituti, si sono impossessati della sezione ove erano ubicati», per cui «solo grazie alla professionalità del personale in servizio è stato scongiurato il peggio, poiché gli agenti sono riusciti a riportare i detenuti nelle rispettive camere detentive, ripristinando la sicurezza all'interno della sezione detentiva»;
riportano ancora gli articoli; «nel carcere di Rossano, negli ultimi tre mesi, sono stati destinati numerosi detenuti che negli istituti di provenienza pare si siano resi promotori di eventi simili. Si tratta di soggetti di difficile gestione. Infatti, negli ultimi mesi, più volte sono stati posti in essere atti di violenza contro il personale di polizia penitenziaria», aggiungendo poi che «altro grave problema del carcere rossanese è dato dalla presenza dei detenuti affetti da problemi psichiatrici, molti dei quali considerati abbastanza gravi, nonostante non sia presente un'articolazione territoriale di salute mentale per la gestione degli stessi»;
inoltre, come riporta la Gazzetta del Sud del 31 marzo 2023, «un detenuto, già sottoposto a regime del 14-bis ha aggredito nella mattina del 30 marzo c.a. un agente addetto alla vigilanza della sezione, cercando d'impossessarsi delle chiavi, al fine di liberare tutti gli altri detenuti», evento scongiurato dalla pronta reazione degli agenti riportanti il detenuto alla calma, ma che ha visto l'agente aggredito refertato presso il locale pronto soccorso;
il carcere di Rossano in ossequio al decreto ministeriale 2 ottobre 2017 ha visto assegnarsi per mezzo di provvedimento del Capo Dipartimento relativo alle dotazioni organiche territoriali del personale del Corpo di polizia penitenziaria, prot. 0389223, 3 funzionari, 16 ispettori, 26 sovrintendenti, 108 agenti/assistenti per un totale di 153 unità;
tuttavia al giorno 14 aprile 2023 come accertato dall'interpellante nel corso di una visita ispettiva, il «personale impiegabile» quotidianamente era di sole 79 unità ovvero 1 funzionario, 4 ispettori, 1 sovrintendente, 68 agenti/assistenti;
come riporta l'articolo succitato il «personale impiegabile» sarebbe addirittura di 57 unità;
ad oggi la pianta organica in questa struttura risulta sottodimensionata, solo 66 unità di personale su una previsione di 120, mentre risulta in numero maggiore la comunità di detenuti, 310 persone su una capienza massima di 260. Attualmente, però continua ad esserci un facente funzioni, presente in struttura solo una volta a settimana. Così come resta il problema del potenziamento dell'organico. Ed infatti, al momento, a parte nuove leve, che in nessun caso possono essere collocate nel reparto di massima sicurezza, dove la situazione è molto delicata, o possono gestire detenuti con problemi psichici, non un solo agente esperto è stato impiegato in questa struttura che presenta tali problematiche;
i livelli di sicurezza pertanto risulterebbero quotidianamente minati, in particolare nel turno notturno ove spesso vengono impiegati 6 agenti a fronte degli 11 previsti, ricorrendo all'accorpamento di più posti di servizio;
al 14 aprile 2023 risultavano reclusi nel carcere di Rossano 84 detenuti in media sicurezza, 10 in alta sicurezza A.S.2, 219 in alta sicurezza A.S.3 per un totale di 313 detenuti a fronte di una capienza di 263;
le aggressioni al personale non sarebbero seguite da un necessario trasferimento del detenuto violento esponendo l'incolumità degli agenti e la sicurezza a pericoli –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per garantire il rimpinguamento dell'esiguo personale penitenziario in forza al carcere di Corigliano Rossano e per ridurre la pressione della comunità carceraria, assicurando condizioni di lavoro dignitose e sicure ai dipendenti di questa casa circondariale, nonché condizioni di vita dignitose ai detenuti.
(2-00235) «Baldino, D'Orso, Auriemma».
Interrogazione a risposta immediata:
DELLA VEDOVA e MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 29 settembre 2023 il giudice del tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore della provincia di Ragusa il giorno 28 settembre 2023 nei confronti di tre migranti;
la decisione del giudice del tribunale di Catania si fonda sul principio, più volte sottolineato dalla Corte costituzionale, secondo il quale il giudice nazionale ha il dovere di disapplicare la normativa interna qualora sia in conflitto con la sovraordinata normativa europea direttamente applicabile;
il giudice del tribunale di Catania ha rilevato che il decreto-legge n. 20 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 50 del 2023, sulla quale si fondava il provvedimento di trattenimento disposto dal questore di Ragusa, confligge con le direttiva europea secondo le quali il richiedente asilo non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda e il trattenimento deve considerarsi misura eccezionale, applicabile solo quando non ci siano altre misure idonee alternative, e che, anche nel caso in cui il richiedente provenga da un Paese di origine designato come sicuro, si deve comunque accertare caso per caso la sussistenza dei requisiti per la concessione della protezione internazionale, essendo esclusa la possibilità degli automatismi previsti invece dalla nuova normativa nazionale (cosiddetto «decreto Cutro»);
il Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, non convinto della fondatezza della decisione del giudice di Catania, ha annunciato l'intenzione di impugnarla, secondo la corretta prassi dello Stato di diritto;
invece la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, attraverso un post su Facebook, ha sostenuto che la decisione del giudice di Catania sia un attacco «contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto», lasciando esplicitamente intendere, a giudizio degli interroganti, che le decisioni dei giudici debbano uniformarsi ai provvedimenti dell'Esecutivo, anche in presenza di evidenti indizi di illegittimità rispetto alla normativa nazionale ed europea;
per le stesse ragioni il Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, in un tweet a commento della decisione del tribunale di Catania, ha auspicato una «profonda riforma della giustizia» –:
se ritenga che quelli espressi dalla Presidente del Consiglio dei ministri e dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri – in sostanza, ad avviso degli interroganti, inversione della gerarchia delle fonti del diritto tra normative nazionali ed europee e subordinazione della magistratura all'Esecutivo – siano i principi politici ispiratori della riforma della giustizia del Governo o, al contrario, se convenga invece con gli interroganti che sia opportuno, a tutela della reputazione del nostro Paese, ribadire con chiarezza il principio fondamentale dell'indipendenza della magistratura.
(3-00695)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta immediata:
BENZONI, RICHETTI, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Marelli Holdings, principale realtà di componentistica per auto in Italia, chiuderà lo stabilimento di Crevalcore dal 2024, coinvolgendo sia i 229 dipendenti che molte imprese dell'indotto, apparentemente per lo spostamento del mercato verso l'elettrico e la penalizzazione di uno stabilimento orientato all'endotermico;
Marelli Holdings nasce dalla fusione di Magneti Marelli, ceduta nel 2019 al fondo statunitense Kkr da Fca, e Calsonic Kansei, anch'essa controllata Kkr;
l'ultimo piano industriale di Marchionne prevedeva la separazione di Magneti Marelli da Fca entro la fine del 2018, ma non la sua vendita. È stato il suo successore, Manley, a cederla per finanziare il piano industriale Fca;
ai tempi della cessione Magneti Marelli contava 43 mila dipendenti, di cui 10 mila in Italia; oggi Magneti Holding ha 50 mila dipendenti, di cui 7 mila in Italia distribuiti su 10 stabilimenti;
nello stesso periodo si è verificato anche un netto ridimensionamento della produzione e dell'occupazione di Fca e, in seguito, di Stellantis in Italia: la prima è scesa dal milione e oltre del 2017 ai 685 mila veicoli del 2022, mentre i dipendenti sono diminuiti da 30 mila a 23 mila;
il rapporto del Governo con Fca dopo la morte di Marchionne, ad avviso degli interroganti, non ha riflettuto alcuna logica di reale salvaguardia della presenza del gruppo in Italia; nel 2020 la Corte dei conti ha dato il via libera al prestito da 6,3 miliardi di euro con garanzia Sace e l'anno successivo Fca ha confermato un maxi-dividendo da circa 5,5 miliardi di euro legato alla fusione con Psa-Peugeot;
anche le strategie di investimento e occupazionali di Marelli in Italia hanno scontato una colpevole disattenzione delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e degli organi di informazione, al punto che la notizia della chiusura di Crevalcore è arrivata a decisione già assunta, né risultano iniziative volte a garantire l'utilizzo del potenziale produttivo italiano di Marelli per salvaguardare gli stabilimenti e i livelli occupazionali in Italia –:
se, nell'ambito della cessione di Magneti Marelli a Kkr, sia stata concordata una strategia di salvaguardia delle realtà produttive e dei livelli occupazionali del nuovo gruppo in Italia – visto il mancato utilizzo della golden power – e quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere per affrontare la problematica della chiusura dello stabilimento di Crevalcore, l'ennesimo passaggio del grave processo di deindustrializzazione del settore automotive in Italia.
(3-00700)
D'ATTIS, BATTILOCCHIO, BARELLI, CAROPPO, DALLA CHIESA, DE PALMA, GATTA e MARROCCO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
come annunciato nella seduta della Camera del 5 luglio 2023, dando risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 3-00512 a firma degli interroganti, il Ministro interrogato ha dato attuazione all'articolo 24-bis del decreto-legge n. 50 del 2022, convocando il comitato di coordinamento finalizzato a individuare le soluzioni per il rilancio delle attività imprenditoriali, la salvaguardia dei livelli occupazionali e il sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale delle aree industriali di Brindisi e Civitavecchia, che si è riunito il 26 luglio 2023;
nella risposta sopra citata il Ministro interrogato ha comunicato, inoltre, che, non essendo più disponibili i fondi Ipcei di cui all'articolo 1, comma 232, della legge di bilancio per il 2020, per la riconversione delle centrali a carbone di Cerano di Brindisi e di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia sarebbe stato necessario ricorrere ad altri strumenti maggiormente coerenti con le finalità di finanziare interventi per il rilancio delle attività imprenditoriali e dei livelli occupazionali oppure per sostenere programmi di investimento e sviluppo a livello locale –:
quali saranno i passi successivi alla riunione del 26 luglio 2023 per perseguire il rilancio sopra citato e se siano stati individuati gli strumenti per finanziarne la riconversione.
(3-00701)
GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Qf, società in liquidazione proprietaria della ex-Gkn di Campi Bisenzio, ha comunicato recentemente l'intenzione di cessare definitivamente qualsiasi attività produttiva, lasciando intendere di voler riaprire la procedura di licenziamento collettivo per i circa 180 dipendenti rimasti dopo oltre due anni di vertenza, iniziata nel luglio 2021 dopo il licenziamento collettivo per 422 persone, operato via mail, dal fondo americano Melrose, proprietario della Gkn e la delocalizzazione delle attività;
nel dicembre 2021 l'imprenditore Francesco Borgomeo ha rilevato l'azienda, dando vita a Qf e assicurando l'imminente ingresso di un nuovo proprietario per avviare la produzione di macchinari per l'industria farmaceutica o inverter per il motore elettrico;
non avendo individuato nessun acquirente, a febbraio 2023, Borgomeo ha messo l'azienda in liquidazione volontaria e nominato un liquidatore, lasciando per mesi i lavoratori senza retribuzione fino all'arrivo della cassa integrazione e non garantendo neanche il tempestivo pagamento dei trattamenti di fine rapporto ai lavoratori costretti a dimettersi perché lasciati senza stipendio;
i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno incessantemente lavorato per restituire allo stabilimento ex-Gkn una nuova prospettiva industriale;
gli incontri al Ministero delle imprese e del made in Italy si sono svolti con l'azienda già in liquidazione e da marzo 2023 il tavolo nazionale non viene convocato;
a parere degli interroganti ciò evidenzia l'inerzia del Governo nei confronti di questa vertenza nazionale, il quale, eccetto la concessione, a maggio 2023, della cassa integrazione con scadenza 31 dicembre 2023, erogata a una azienda in liquidazione, poco e nulla ha fatto per garantire un futuro alla ex-Gkn;
l'unico strumento per scongiurare i licenziamenti e garantire la continuità occupazionale e produttiva della ex-Gkn è quello di supportare adeguatamente l'unico progetto di reindustrializzazione al momento in campo, realizzato dalla Gff, cooperativa dei lavoratori, che consiste nella produzione di pannelli fotovoltaici di ultima generazione, batterie e cargo bike a ridotto impatto ecologico;
la vicenda della Qf rivela la totale assenza di politiche industriali del Governo e di strumenti efficaci per contrastare sia le delocalizzazioni, come fatto dal fondo Melrose, che operazioni speculative, come appare quella dell'imprenditore Borgomeo che non ha mai avanzato progetti credibili, né investito capitali;
la regione Toscana ha avviato un processo di scouting per individuare soggetti interessati all'acquisizione, ma senza il necessario supporto da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy il rischio di disperdere un'eccellenza del territorio è concreto –:
quali misure e strumenti di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto per accompagnare il processo di reindustrializzazione della ex-Gkn, evitando ogni atto unilaterale dell'azienda volto a ostacolarlo, riconvocando il tavolo nazionale di crisi che risulta sospeso da mesi.
(3-00702)
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA, SCHIANO DI VISCONTI e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il tessuto produttivo italiano è costituito da una rilevante presenza di micro, piccole e medie imprese: poco più di 4 milioni, che danno lavoro a circa 17 milioni di persone; in base all'ultimo rapporto di Confindustria e Cerved, aggiornato al 2021, si contano circa 163.551 piccole e medie imprese così distribuite: 97.100 piccole e medie imprese in Nord Italia; 33.012 piccole e medie imprese al Centro; 33.440 piccole e medie imprese nel Sud del Paese;
in particolare, le piccole e medie imprese contribuiscono in modo rilevante all'occupazione e al fatturato totale della filiera del made in Italy, con un contributo del 40 per cento all'agroalimentare, del 43 per cento alla moda e del 41 per cento all'arredo e al design, settori il cui fatturato complessivo ammonta, rispettivamente, a 576 miliardi, 180 miliardi e 110 miliardi di euro;
è necessario sostenere le micro, piccole e medie imprese attraverso misure ad hoc per valorizzare il loro ruolo nel percorso di superamento della crisi innescata dalla pandemia da COVID-19 e dal conflitto in Ucraina;
in primo luogo, occorre dare loro una maggiore certezza, introducendo norme di immediata applicazione che rimuovano gli ostacoli allo sviluppo delle piccole e medie imprese e riducano gli oneri burocratici che le stesse sono tenute a fronteggiare;
inoltre, vi è la necessità di rimuovere gli ostacoli al pieno dispiegamento di efficacia dell'intervento pubblico a sostegno del tessuto produttivo, mediante la razionalizzazione delle politiche di incentivazione, nonché di rafforzare le capacità di sostegno alla crescita negli ambiti strategici delle politiche industriali nazionali ed europee;
per restare competitive sul mercato, le imprese italiane necessitano di politiche incentivanti ben definite e strutturali, che forniscano direttive certe e siano incentrate sullo sviluppo nei comparti strategici prioritari, quali l'innovazione e la sostenibilità ambientale;
nel settembre 2023 è stato pubblicato l'«Outlook Abi-Cerved sui crediti deteriorati delle imprese», che evidenzia come, nell'attuale fase economica, le imprese si trovino a fronteggiare gli effetti negativi dei diversi shock che hanno colpito in sequenza il tessuto produttivo italiano;
in particolare, l'alta inflazione e il forte rialzo dei tassi di interesse stanno generando un progressivo deterioramento dei fondamentali finanziari delle imprese e provocando una riacutizzazione dei rischi;
in base alle stime di Abi e Cerved, nel 2023 il tasso di deterioramento del credito alle imprese toccherà il 3,1 per cento (dal 2,2 per cento del 2022) e nel 2024 si prevede un ulteriore aumento che porterà l'indice a raggiungere un picco del 3,8 per cento, il valore più alto dal 2016 –:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di risolvere le problematiche citate in premessa con riferimento alle piccole e medie imprese italiane.
(3-00703)
Interrogazione a risposta in Commissione:
GRAZIANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nel febbraio 2023 si è svolto un incontro al Ministero delle imprese e del made in Italy avente ad oggetto il gruppo Softlab durante il quale è stato chiesto all'azienda di presentare il piano industriale adottato per il superamento dello stato di crisi, anche in considerazione dell'avvenuta erogazione del finanziamento di Invitalia attraverso il fondo Gid;
in risposta Softlab ha indicato alcuni obiettivi e le relative tempistiche per il quinquennio 2023/2027;
Softlab Tech fa parte del gruppo Softlab composto da 19 aziende, con un totale di 955 dipendenti al 28 febbraio 2023 e 65 milioni di euro di valore della produzione (preconsuntivo 2022); le attività di Softlab Tech legate all'area IT occupano 348 risorse, distribuite su 6 diverse services nelle sedi di Roma, Milano, Caserta e Maddaloni, in gran parte impegnate in attività di Service operations (217 risorse in help desk & service desk e 107 risorse in IT Operations) mentre le attività di Softlab Tech legate all'area industrial service occupano un totale di 113 risorse, distribuite su 4 diverse practice nelle sedi di Caserta e Maddaloni;
gli investimenti necessari al corretto avvio delle attività dell'area Industrial Services di Softlab Tech sono stati interrotti nel corso del 2022 a causa della scarsa disponibilità di risorse finanziarie e, sempre in quest'area, è previsto sia il maggiore uso di ammortizzatori sociali, sia lo spostamento di dipendenti tra attività per arrivare alla piena saturazione dell'organico entro fine 2023;
Softlab Tech è stata autorizzata a ricorrere alla Cigs per il periodo da gennaio a dicembre 2023. Le risorse interessate all'ammortizzatore sociale sono 197, con la previsione di arrivare in Campania al 25 per cento di Cigs entro la metà del 2023 fino a zero entro la fine del 2023;
complessivamente, secondo l'azienda, nel quinquennio 2023/2027 sarebbe prevista una progressiva crescita del numero totale dei dipendenti dell'area Industrial Services, passando dagli attuali oltre 580 a circa 690 nel 2027, anche grazie allo sviluppo della commercializzazione dei due sistemi EnD-e «quadro» e «universale» della smart factory, a cui potranno aggiungersi gli esiti della prototipazione rapida in atto di altri prodotti, quali smart changer, smart mirrar e sistemi di energy storage fotovoltaici;
le organizzazioni sindacali hanno però considerato insufficienti le indicazioni ricevute dall'azienda sul piano di risanamento, lamentando incongruenze e l'assenza di risposte reali e verificabili, evidenziando l'importanza di come vengano affrontati gli oneri per la restituzione del finanziamento a Invitalia, esprimendo perplessità sulla capacità della società di riuscire a sostenere le marginalità molto ridotte del settore dei subappalti, chiedendo di avere certezze sul pagamento degli stipendi anche in relazione alle spettanze arretrate ed esprimendo perplessità sul raggiungimento del pieno utilizzo degli addetti senza ricorso alla Cigs entro dicembre 2023;
purtroppo le perplessità delle organizzazioni sindacali si sono rivelate fondate, e nonostante i ripetuti incontri che si sono svolti al Ministero delle imprese e del made in Italy e in regione Campania, ancora non ci sono risposte sulla drammaticità delle vertenze che vedono coinvolti centinaia di lavoratori della Softlab, da tre mesi senza stipendio, a cui aggiungiamo quelli di Orefice generators, entrambi accomunati da una reindustrializzazione dell'azienda ex-Jjabil, a cui era stato promesso e garantito uno scenario diverso per convincerli a ricollocarsi in Softlab;
è evidente che vada trovata una soluzione sia in termini di ammortizzatori sociali che di prospettive industriali ed occupazionali, nell'ottica di evitare su questo territorio la perdita ulteriore di capacità industriale e produttiva –:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali preservando il tessuto industriale e professionale della provincia di Caserta.
(5-01413)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata:
GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, MORASSUT, FORNARO e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il grande ritardo con cui è stato adottato il decreto interministeriale di attuazione della proroga, per il 2023, del cosiddetto «bonus trasporti» ha fatto perdere a studenti e lavoratori la possibilità di utilizzarlo in maniera integrale, con un impatto negativo diretto sulla loro vita lavorativa e scolastica e sui bilanci delle famiglie;
il bonus, da 60 euro, è riconosciuto a favore delle persone fisiche che nell'anno 2022 hanno conseguito un reddito complessivo non superiore a 20.000 euro, in diminuzione rispetto ai 35.000 euro di reddito previsti precedentemente;
oltretutto, questo decreto attuativo si è reso necessario per l'indecisione del Governo che, non avendo prorogato la misura esistente, ha reintrodotto il «bonus trasporti» dopo le proteste degli oltre 3 milioni di utenti dei servizi di trasporto pubblico locale, che contavano su un aiuto concreto contro l'inflazione;
tuttavia, sono state pressoché dimezzati sia gli stanziamenti (nel 2022 erano stati stanziato 190 milioni di euro, mentre per il 2023 sono stati stanziati 100 milioni di euro), sia il limite reddituale per poter richiedere il bonus (da 35.000 a 20.000 euro);
per far fronte alle inevitabili esigenze emerse in corso d'anno, l'articolo 2 del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131, ha finalmente incrementato il fondo del «bonus trasporti». Tuttavia, l'incremento previsto è stato pari a soli 12 milioni di euro, una dotazione che è andata esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento;
lo shift modale dal trasporto privato a quello pubblico è strettamente connesso ad un servizio efficace e di qualità del trasporto pubblico locale, che si configura come driver di sostenibilità;
in tale contesto, il «bonus trasporti» si configura come un importantissimo strumento di incentivo allo shift modale e di garanzia per l'esercizio del diritto allo studio. Paesi, come la Germania, da tempo sostengono la sperimentazione del biglietto climatico a 9 euro ed anche le principali città italiane stanno decidendo di adottare misure simili per incentivare il passaggio al trasporto pubblico locale;
un trasporto pubblico locale efficiente e accessibile è una scelta importante per realizzare una «giusta» transizione ecologica, migliorando la qualità della vita nelle città e nelle grandi aree metropolitane attraverso la realizzazione di una vera mobilità sostenibile –:
in che modo il Governo intenda attivarsi con la massima urgenza per potenziare lo strumento del «bonus trasporti», affinché sia pienamente utilizzabile da tutti i cittadini e dalle famiglie italiane, con l'obiettivo di favorire il più possibile uno shift modale verso modalità di trasporto sostenibili ed alternative.
(3-00696)
IARIA, RICCARDO RICCIARDI, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con riferimento al collegamento stabile sullo Stretto di Messina, recenti dichiarazioni da parte degli esponenti di maggioranza mostrano, a parere degli interroganti, una preoccupante palese contraddizione, con particolare riguardo ai costi presunti ma non ancora accertati dell'opera, alle fonti di finanziamento previste, specie nella quota parte relativa alle due regioni interessate, Calabria e Sicilia, nonché sul cronoprogramma dell'opera;
in particolare, secondo il Ministro interrogato la posa della prima pietra avverrà entro l'estate 2024;
secondo il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani sarebbero ancora al vaglio «i tempi» e «gli investimenti che si possono fare in questa manovra»;
per il capogruppo di Fratelli d'Italia, onorevole Foti, con riferimento alla manovra, per il finanziamento dell'opera potrebbe esserci una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale, ma sulla tempistica dubita che il prossimo anno possano partire gli appalti;
in una recente interrogazione a risposta immediata presso la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni delle Camera dei deputati, con riferimento ai profili citati e con particolare riguardo a quanto esplicitato nel documento di economia e finanza 2023, circa i Fondi per lo sviluppo e la coesione, vi è stata da parte del Governo una medesima preoccupante approssimazione. Nella stessa occasione riguardo i presunti finanziamenti privati contratti sul mercato nazionale e internazionale e l'accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe facility-Cef, non è stata fornita alcuna informazione;
a oggi l'unica misura certa, ossia nell'immediata disponibilità del Governo, è rappresentata dall'ancora indefinita quota parte relativa alla legge di bilancio per il 2024 che, sempre secondo le dichiarazioni della maggioranza di Governo, sarà caratterizzata da un atteggiamento prudenziale sulla spesa;
è già un anno che sono stati impegnati 50 milioni di euro con la legge di bilancio per il 2023, destinati a riesumare la società in liquidazione Stretto di Messina spa;
è stato approvato lo sforamento del tetto previsto per i dipendenti di società pubbliche;
sono stati disposti finanziamenti per 7 milioni di euro volti all'adozione di un «Piano di comunicazione per la realizzazione del Ponte sullo Stretto»;
recentemente i presidenti di regione hanno scritto all'Esecutivo lamentando che risultano numerosi i progetti espunti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza poiché non hanno ricevuto adeguata copertura e, pertanto, a oggi risultano bloccati –:
se il Ministro interrogato intenda fornire la dettagliata analisi pluriennale dei costi e il cronoprogramma dell'opera, al fine di chiarire puntualmente quali misure intenderà definanziare per fornire congrua copertura economico-finanziaria all'investimento relativo al Ponte sullo Stretto.
(3-00697)
DI MATTINA, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto la realizzazione di circa 62 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture entro il 2026, di cui quasi 25 miliardi di euro dedicati a infrastrutture per l'alta velocità e alta capacità ferroviaria;
gli investimenti in infrastrutture citati rappresentano anche un'opportunità di grande rilievo per il rilancio del Mezzogiorno, dove si concentrano circa 34,7 miliardi di euro sul totale di 62 miliardi di euro contenuti all'interno delle missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
la missione 3, dal titolo «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», del Piano nazionale di ripresa e resilienza indica «l'obiettivo di rafforzare ed estendere l'alta velocità ferroviaria nazionale», in particolare di potenziare l'alta velocità al Sud attraverso vari interventi, tra i quali è prevista la conclusione della direttrice Napoli-Bari;
il progetto prevede il potenziamento e la velocizzazione dell'itinerario Napoli-Bari che consentirà di integrare l'infrastruttura ferroviaria del Sud del Paese con il core corridor «Scandinavia-Mediterraneo». L'obiettivo principale è la velocizzazione del collegamento attuale e il miglioramento dell'accessibilità al servizio nelle aree attraversate, sia per servizi nazionali di lunga percorrenza, sia per il servizio regionale e merci;
tale tracciato rappresenta un elemento fondamentale per il turismo e lo sviluppo economico delle comunità interessate e per tanti pendolari;
il 10 luglio 2023 è stato inaugurato il primo viaggio diretto sulla tratta in questione, che era stato soppresso alla fine degli anni '90 –:
se intenda fornire maggiori dettagli relativi all'utilizzo del servizio ferroviario sulla tratta in questione da parte degli utenti, nonché ulteriori informazioni circa lo stato di avanzamento dell'opera citata in premessa.
(3-00698)
LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il servizio di trasporto pubblico locale effettuato dai taxi rappresenta una delle più importanti modalità di trasporto passeggeri nelle principali città italiane, soprattutto nelle aree urbane a forte vocazione turistica;
il numero di licenze per il servizio di trasporto taxi nelle città di Roma, Milano e Napoli corrisponde rispettivamente a 7.838, 4.855 e 2.364. In diverse città d'Italia, il numero di licenze per il servizio di trasporto pubblico locale effettuato dai taxi è rimasto inalterato per lunghi anni: a Roma l'ultimo aumento risale al 2005, a Milano al 2004 e a Napoli addirittura al 1997, favorendo fenomeni di trasporto passeggeri abusivo con possibili problemi di sicurezza per gli utenti, soprattutto per i turisti;
nei mesi di luglio e agosto 2023 il nucleo speciale antitrust della Guardia di finanza ha avviato, per conto dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, un'attività di verifica nel settore dei taxi sulla base delle criticità che si riscontrano soprattutto a Roma, a Milano e a Napoli e che creano pesanti disservizi per l'utenza. Le verifiche vertono soprattutto sulla funzionalità dei pos, sui tempi d'attesa e sull'uso del tassametro;
al fine di rispondere ai disagi profondi provocati dalla carenza del servizio di trasporto taxi, dovuta anche alla ripresa del traffico aereo a seguito dell'allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia di COVID-19, il Governo ha introdotto alcune misure urgenti all'interno del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104;
l'articolo 3 del decreto-legge citato stabilisce che tutti i comuni possono rilasciare, solo a soggetti già titolari di licenze per trasporto taxi, nuove licenze della durata di massimo 12 mesi, da affidare a terzi o da gestire in proprio. Il medesimo articolo prevede anche, per i comuni capoluogo di regione, sede di città metropolitana o di aeroporto, un incremento del numero delle licenze non più del 20 per cento del totale;
la misura della cosiddetta «doppia guida», introdotta sempre dall'articolo 3 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, ha ricevuto una bassa adesione nelle principali città italiane: a Milano solo 420 titolari di licenze su 4.855, mentre a Roma hanno aderito circa 60 titolari di licenze su un totale di 7.838 –:
quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per risolvere i profondi disagi provocati dalla carenza del trasporto taxi nelle principali città italiane, al fine di tutelare i diritti dei cittadini e la reputazione dell'Italia quale meta turistica d'eccellenza nel mondo.
(3-00699)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BRAGA, CASU, ROGGIANI e TONI RICCIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la linea ferroviaria che unisce Monza a Chiasso, in Svizzera, ha un ruolo strategico determinante nel rafforzamento dei collegamenti tra il Nord Italia e l'Europa attraverso le Alpi;
al riguardo, notizie di stampa informano che non risultano essere stati previsti investimenti volti a rafforzare quella che è con tutta evidenza una direttrice fondamentale per lo spostamento delle merci via rotaia, scelta già intrapresa dalla Svizzera da almeno trent'anni;
inoltre, di recente la Svizzera ha aperto tra il 2016 ed il 2020 il tunnel di base del San Gottardo e quello sotto il Monte Ceneri, per un investimento complessivo che sempre fonti di stampa riferiscono essere di oltre 26 miliardi di euro, con un traffico su rotaie che oggi è pari al 72 per cento per quel che riguarda i flussi che attraversano il territorio svizzero;
invece, in Italia la legge di bilancio 2023 ha fornito solo i fondi per la progettazione degli interventi di potenziamento della ferrovia tra Monza e Chiasso, mentre nulla è stato previsto per interventi concreti;
anche la situazione per l'altra direttrice strategica del trasporto merci attraverso la Svizzera, quella del Sempione, appare preoccupante, ossia la ferrovia che da Genova attraverso la nuova linea di valico arriva a Novara per poi attraversare le Alpi risalendo verso Rotterdam;
in Italia i treni sono costretti a rallentare sino a 35 chilometri orari per percorrere la galleria del Varzo, che risale al XIX secolo, mentre in Svizzera, attraverso il nuovo tunnel di base del San Gottardo la velocità raggiunta è di 160 chilometri orari. Si tratta di un dato che da solo conferma le grandi difficoltà nelle quali si trova il trasporto ferroviario in quella linea;
dati relativi alla estate appena trascorsa evidenziano una forte riduzione del traffico ferroviario merci verso direttrici fondamentali per l'import-export italiano, e con la ripresa dei traffici dopo la pausa estiva è immaginabile che i danni già registrati potrebbero peggiorare;
secondo quanto si apprende da notizie di stampa, nel periodo 10 agosto-6 settembre 2023, ad esempio, a causa delle limitazioni alla capacità di transito del tunnel del Gottardo si è registrata la cancellazione di 794 treni in 28 giorni, pari a 19 treni/giorno. In più, si stima che le interruzioni sulla linea ferroviaria Chiasso-Luino si registreranno cancellazioni di circa 20 treni/giorno. Infine, l'interruzione del traffico ferroviario sulla linea da Culoz a St. Michelle-Valloire e Modane, la cui durata è valutata in circa due mesi, fa stimare una perdita di 15 treni/giorno (900 treni soppressi in due mesi);
si deve tenere presente che circa il 60 per cento dei trasporti internazionali di merce dall'Italia avviene su gomma e rotaia e che, quindi, riduzioni di traffico e strozzature danneggiano in maniera pesantissima le aziende del nostro Paese, che subiscono, quindi, ulteriori danni, oltre a quelli dovuti ai mancati finanziamenti per interventi necessari sulle linee italiane;
dunque, più che assicurazioni a parole come quelle pronunciate dal Ministro Salvini in Aula alla Camera dei deputati il 20 settembre 2023, sono necessari interventi concreti ed immediati per evitare che il Paese soffra ulteriormente per le situazioni sopra esposte –:
quali iniziative intenda intraprendere, anche in previsione del disegno di legge di bilancio per il 2024, il Ministro interrogato per mettere in campo in tempi rapidi un progetto complessivo indispensabile per identificare il quadro degli interventi che si intendono realizzare, garantendo nel contempo investimenti adeguati e in tempi certi, in modo da creare opportunità importanti per le imprese del nostro Paese.
(5-01416)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOLDRINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nel 2011, a Bologna, la trentaquattrenne Camilla Auciello, originaria della provincia di Bari, viene uccisa in maniera orribile dall'ex compagno violento, un appuntato dei carabinieri che prima le infligge 46 martellate al volto e poi la finisce a colpi di forbici davanti alla propria figlia, venendo condannato a 16 anni di carcere senza che gli fosse riconosciuta l'aggravante della crudeltà;
il 27 giugno 2016, la sorella di Camilla Auciello, Emanuela Petruzzelli, anche lei vittima di reiterate violenze domestiche, nel timore di subire la stessa sorte di Camilla, decide di sporgere denuncia contro il proprio marito per violenza sessuale aggravata, avvenuta anche in presenza della figlia minorenne, istigazione al suicidio, minacce di morte e truffa;
nei vent'anni precedenti, infatti, in svariate occasioni Emanuela Petruzzelli era stata costretta a richiedere l'intervento dei carabinieri di Acquaviva delle Fonti, la cittadina pugliese in cui viveva, a seguito delle numerose violenze sessuali e maltrattamenti inferti dal marito, il quale perdipiù non esitava a minacciarla continuamente di sfregiarla con l'acido o di ucciderla. Emanuela Petruzzelli ha dichiarato che, malgrado ciò, le forze dell'ordine non le hanno mai fornito adeguata protezione, esortandola al contrario a rimanere con il marito e a ricomporre i dissidi familiari, giustificando le violenze di lui come «frutto di un amore malato»;
poiché anche la figlia minorenne Ivana aveva confermato le minacce e le violenze che lei e la madre erano costrette a subire, dopo la denuncia del 2016 Emanuela Petruzzelli viene messa in protezione e affidata ai Centri antiviolenza, ma dovrà aspettare ben 4 anni prima di essere ascoltata da un giudice. Come se non bastasse, nel 2018 le viene revocata la protezione, e a tutt'oggi vive nel terrore che il marito, che non ha subito restrizioni di alcun tipo nonostante le accertate violenze di cui è stato autore, possa trovarla e portare a compimento le proprie minacce di morte;
dal 2021 si è in attesa che venga fissata l'udienza del processo che dovrebbe sancire la condanna del marito di Emanuela Petruzzelli per le violenze e gli abusi commessi. Ma la data è ancora ben lontana dall'essere stabilita;
il 5 maggio 2022 Emanuela Petruzzelli si è incatenata davanti a Palazzo Chigi, lamentando che dal 2016, pur essendo rientrata nell'ambito della tutela prevista per le vittime di violenza domestica, oggi è senza protezione, senza indennizzo, senza reddito e senza lavoro. Non avendo ricevuto risposte di alcun tipo, si è nuovamente incatenata davanti a Palazzo Montecitorio l'8 settembre 2023, chiedendo che lo Stato si faccia carico della situazione di pericolo in cui lei e molte altre donne sono costrette a vivere, affermando: «Noi non vogliamo le strade o le scuole intestate, non vogliamo le fiaccolate alla memoria. Noi vogliamo aiuto quando siamo vive, non quando siamo morte»;
dopo ben sette anni, l'iter giudiziario contro il marito di Emanuela Petruzzelli non ha ancora avuto un esito;
quando una donna trova il coraggio di denunciare le violenze subite, è fondamentale che lo Stato intervenga tempestivamente per proteggerle e prevenire ulteriori, tragiche conseguenze –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti succitati;
quali iniziative di competenza intendano intraprendere Ministri interrogati per garantire un'immediata e completa protezione a Emanuela Petruzzelli e a tutte le donne che subiscono violenze e hanno la forza di denunciare, prima che quelle violenze si trasformino in altri femminicidi.
(5-01417)
Interrogazione a risposta scritta:
CESA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
il 24 febbraio 2019 un tratto del lungomare San Francesco da Paola, nel comune di Bovalino (Reggio Calabria) è franato a seguito di una mareggiata che ha causato ingenti danni strutturali stimati per 1,5 milioni di euro;
con decreto interministeriale del 23 febbraio 2021 emanato dal Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, il comune di Bovalino (Reggio Calabria) è risultato beneficiario di un finanziamento pari a 2 milioni di euro proprio per la ricostruzione del lungomare medesimo;
in data 16 novembre 2022 gli enti preposti sono addivenuti all'approvazione del progetto definitivo dei lavori per un importo pari a 2 milioni di euro, di cui 1.530.000,00 euro per lavori, 30.000,00 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso e 440.000,00 per somme a disposizione dell'amministrazione;
con determinazione dell'U.O.A. stazione unica appaltante della Città metropolitana di Reggio Calabria n. 13 del 24 gennaio 2023 si è provveduto all'aggiudicazione efficace ad una società, Colgema Group s.r.l., per i lavori di ripristino della strada Lungomare San Francesco di Bovalino (Reggio Calabria) con interventi di protezione da erosione costiera, il tutto finanziato con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che i fondi previsti saranno effettivamente corrisposti agli enti preposti e con quale cronoprogramma, nonché quali iniziative di competenza intendano adottare i rispettivi dicasteri al fine di monitorare la gestione dei predetti fondi.
(4-01670)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
DI LAURO e AMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
sabato 16 settembre 2023 si è tenuta una seduta del Consiglio comunale del comune di Sant'Agnello dedicata all'ospedale unico della penisola sorrentina, durante la quale il civico consesso si è espresso a maggioranza per rigettare il progetto, accogliendo i rilievi di associazioni ambientaliste, tra le quali anche WWF e Italia Nostra, e un privato cittadino;
il progetto, che prevedeva sostanzialmente la trasformazione dell'esistente distretto sanitario in un nuovo ospedale unico per tutti i comuni della penisola, è stato rigettato in quanto la sua realizzazione è stata ritenuta incompatibile con la situazione urbanistica e ambientale del territorio;
come ben noto nello studio di fattibilità del progetto redatto nel giugno 2018 non erano stati presi in considerazione alcuni fattori di rischio, quali: l'incremento del traffico e del transito veicolare, tenuto conto che l'ospedale sarebbe sorto in pieno centro cittadino tramite l'unica strada di collegamento, già di per sé caotica; la chiusura dei due presidi ospedalieri di Vico Equense e Sorrento e le conseguenti difficoltà che avrebbero avuto i mezzi di soccorso e i pazienti che necessitino di urgenti misure emergenziali; l'enorme cambiamento urbanistico del comune di Sant'Agnello, e al ripensamento da luogo turistico a comune Ospedaliero; l'immane impatto ambientale su un luogo già di per sé fragile, giacché l'edificazione sarebbe avvenuta su suolo di roccia tufacea friabile dalle ampie cavità sotterranee, oltre che in demolizione dell'esistente, con l'ampliamento del corpo cementizio e relativa distruzione di giardini;
particolarmente grave è il rischio di dissesto idrogeologico della zona: infatti, come si può desumere dalle tavole illustrative relative alla pericolosità frane e al rischio idraulico dell'Autorità di bacino del Sarno, sull'area insistono pericolosità medie se non elevate;
dal punto di vista sanitario, il nuovo ospedale unico non avrebbe risolto la necessità di abbreviare i tempi per le visite specialistiche e la diagnostica «pubblica», in quanto, contestualmente, verrebbero chiusi gli altri due presidi ospedalieri, senza contare che l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha dimostrato i limiti di un sistema centralizzato dei presidi ospedalieri;
fortunatamente l'intervento del civico consesso del comune di Sant'Agnello ha rigettato questo progetto che avrebbe portato alla chiusura dei presidi ospedalieri già esistenti, con gravissime ripercussioni per tutta la popolazione dell'area, e notevoli danni all'ambiente;
le risorse destinate a questo progetto erano state quantificate in circa 113 milioni di euro, tra risorse statali e risorse regionali; tali risorse sono di vitale importanza per migliorare il sistema sanitario locale, che da anni soffre una cronica carenza di finanziamenti necessari per migliorare le infrastrutture esistenti e garantire una migliore e più capillare assistenza sociosanitaria alla popolazione;
non si comprende dunque per quali ragioni, stante la bocciatura del progetto da parte del comune di Sant'Agnello, questi finanziamenti non possano essere reinvestiti sul territorio –:
di quali informazioni si disponga in merito al rigetto del progetto dell'ospedale unico della penisola sorrentina;
se si disponga di un computo più dettagliato e preciso delle risorse che erano state destinate a tale progetto;
se si intenda adottare iniziative di competenza, in raccordo con le amministrazioni locali interessate, volte a rimodulare l'impegno finanziario da parte dello Stato, originariamente destinato al progetto, per migliorare l'assistenza socio-sanitaria della penisola sorrentina.
(3-00706)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta scritta:
FARAONE. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
i medici specializzandi da tempo segnalano le molteplici problematiche relative a generazioni di giovani medici e chiedono interventi in grado di garantire una più adeguata formazione specialistica, con maggiori tutele e diritti anche sul piano della retribuzione;
rispetto all'effettivo impiego nei reparti dei medici specializzandi, si pone in particolare il problema di un adeguamento retributivo, mai indicizzato, e della modifica del regime attuale delle incompatibilità per gli specializzandi al di fuori degli orari di formazione;
da quanto si apprende sarebbe stato insediato presso il Ministero dell'università e della ricerca un gruppo di lavoro per elaborare una proposta di riforma delle specializzazioni mediche, senza il coinvolgimento attivo e continuativo dei rappresentanti delle maggiori realtà rappresentative dei medici specializzandi;
la situazione determinatasi è assai grave e necessita di essere affrontata con la massima urgenza, senza aspettare i tempi indefiniti di una seppur auspicabile riforma –:
quali iniziative di competenza si ritenga di promuovere al fine di affrontare le problematiche esposte e le altre da tempo evidenziate dalle associazioni di cui in premessa e con quali modalità si intenda avviare un confronto quanto meno con quelle maggiormente rappresentative dei medici specializzandi.
(4-01669)
CANNATA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il decreto del Ministero dell'università e della ricerca n. 1107 del 24 settembre 2022, all'articolo 1, comma 1, prevede che per gli anni accademici 2023/2024 e seguenti «l'ammissione dei candidati (...) ai corsi laurea magistrale a ciclo unico di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria in lingua italiana di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 2 agosto 1999, n. 264, avviene a seguito di superamento di apposita prova d'esame c.d. “TOLC” (Test OnLine CISIA) disciplinata dal presente decreto e la partecipazione al procedimento di formazione delle graduatorie di accesso ai corsi a numero programmato nazionale, di cui al presente decreto, tramite l'utilizzo dei punteggi ottenuti ai TOLC»;
il medesimo decreto, all'articolo 2, comma 2, prevede che «Per l'anno 2023 le sessioni, propedeutiche per l'ammissione ai corsi di laurea di cui all'articolo 1, comma 1, del presente decreto, sono fissate nel mese di aprile e nel mese di luglio»;
in data 30 novembre 2022, con decreto del Segretario generale della Direzione generale degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio del Ministero, sono stati fissati i periodi delle sessioni di svolgimento dei TOLC-MED e TOLC-VET, rispettivamente dal 13 al 22 aprile 2023 e dal 15 al 25 luglio 2023;
i TOLC, test online, gestiti dal Consorzio interuniversitario per conto della Conferenza dei rettori delle università italiane, sono stati impiegati per la prima volta nel 2012 per la facoltà di ingegneria, sono stati, poi, confermati per altri ambiti disciplinari, garantendo sempre, pur in presenza di test differenziati, lo stesso livello di difficoltà; la scelta di avvalersi di questa nuova modalità di test anche per gli aspiranti medici, odontoiatri e veterinari risale al precedente Governo nella XVIII legislatura;
sebbene in data 20 settembre 2023, nel corso di un'interrogazione parlamentare, il Ministro dell'università e della ricerca abbia riportato che il Consorzio avrebbe assicurato il Mur sulla regolarità e validità dei test, come si apprende da un comunicato dell'agenzia ANSA del 4 settembre 2023, è stato presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio per presunte violazioni del bando e dei quiz nella prima edizione dei TOLC –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per assicurarsi della correttezza della procedura di selezione cui sono stati sottoposti i giovani aspiranti medici e veterinari.
(4-01671)
Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Cappelletti e altri n. 7-00150, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ilaria Fontana.
Apposizione di firme ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta scritta Francesco Silvestri n. 4-01635, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 settembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Caramiello, Barzotti, Sergio Costa, Aiello, Carotenuto.