Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 5 ottobre 2023

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 5 ottobre 2023.

  Albano, Amato, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Cappellacci, Carloni, Cavandoli, Cavo, Cecchetti, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Fitto, Formentini, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Pastorella, Peluffo, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Rotelli, Scerra, Schullian, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Squeri, Tabacci, Tajani, Trancassini, Traversi, Tremonti, Zaratti, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 4 ottobre 2023 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   MASCHIO ed altri: «Modifiche alla legge 7 aprile 2014, n. 56, e altre disposizioni concernenti l'istituzione della città metropolitana di Verona» (1453);

   BONELLI ed altri: «Istituzione del Parco nazionale dello Stretto e della Costa Viola» (1454);

   CIOCCHETTI ed altri: «Disposizioni per la riorganizzazione del sistema nazionale di emergenza-urgenza sanitaria» (1455);

   CIOCCHETTI: «Istituzione della professione di operatore shiatsu» (1456).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge DE MARIA ed altri: «Modifiche agli articoli 604-bis del codice penale e 2 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, nonché introduzione dell'articolo 25-terdecies.1 del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in materia di repressione della propaganda fondata sull'esaltazione dei metodi eversivi dell'ordinamento democratico propri dell'ideologia fascista o nazifascista» (395) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Marino.

  La proposta di legge DE MARIA ed altri: «Introduzione dell'articolo 4-bis della legge 23 giugno 1927, n. 1188, in materia di divieto di intitolare strade, piazze e altri luoghi o edifici pubblici a esponenti del partito o dell'ideologia fascista» (396) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Marino.

Adesione di deputati a proposte
di inchiesta parlamentare.

  La proposta di inchiesta parlamentare SIMIANI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause e sulle responsabilità dell'incidente avvenuto presso Freginals, in Spagna, il 20 marzo 2016, nel quale morirono sette studentesse italiane» (Doc. XXII, n. 18) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Graziano.

Trasmissione dal Senato.

  In data 4 ottobre 2023 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:

   S. 317-533-548. – Senatori ROMEO ed altri; MENIA ed altri; GASPARRI: «Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni» (approvata, in un testo unificato, dal Senato) (1457).

  Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  «Abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo 1871-1890 e ulteriori abrogazioni di norme relative al periodo 1861-1870» (1318) Parere della Commissione V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  «Abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo 1891-1920» (1371) Parere della Commissione V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   II Commissione (Giustizia):

  GIORGIANNI ed altri: «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di diritto del minore ad una famiglia» (1361) Parere delle Commissioni I, V, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 4 ottobre 2023, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla prima revisione preliminare dell'attuazione del regolamento (UE) 2019/1150 che promuove equità e trasparenza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione online (COM(2023) 525 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Comitato misto SEE in merito a una modifica dell'allegato II (Regolamentazioni tecniche, norme, prove e certificazioni) dell'accordo SEE (Regolamento sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti) (COM(2023) 565 final), corredata dal relativo allegato (COM(2023) 565 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  La Corte dei conti europea, in data 5 ottobre 2023, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, ha comunicato la pubblicazione delle relazioni annuali della Corte sull'esercizio finanziario 2022, corredate dalle risposte delle istituzioni.

  Questo documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato A ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2023, a pagina 4, seconda colonna, trentunesima riga, dopo la parola: «V,» deve intendersi inserita la seguente: «X,».

DISEGNO DI LEGGE: S. 854 – CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 10 AGOSTO 2023, N. 104, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI A TUTELA DEGLI UTENTI, IN MATERIA DI ATTIVITÀ ECONOMICHE E FINANZIARIE E INVESTIMENTI STRATEGICI (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 1436)

A.C. 1436 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 3 reca nuove norme con riguardo alle licenze per i taxi. Anzitutto, quanto al numero, distingue i comuni in generale e i comuni capoluogo di regione, sede di città metropolitana o di aeroporto;

    ai sensi del medesimo articolo, è consentito ai comuni rilasciare in via sperimentale licenze aggiuntive a carattere temporaneo per l'esercizio del servizio taxi in favore di chi sia già titolare di licenza. Per i comuni capoluogo di regione, sede di città metropolitana o di aeroporto, invece, è consentito incrementare il numero delle licenze non più del 20 per cento rispetto alle licenze già rilasciate, per fronteggiare lo strutturale incremento della domanda;

    inoltre, è stabilito che le nuove licenze siano soggette a un contributo, determinato sulla base della ricognizione del valore locale di mercato delle licenze in essere. Per quanti risultino vincitori del concorso per le nuove licenze è, altresì, riconosciuto un incentivo finalizzato all'acquisto di veicoli a basso livello di emissioni; l'incentivo è altresì esteso ad altri destinatari;

    con riferimento al parco veicolare i commi 5 e 6 concernono l'incentivo per il solo acquisto di veicoli a basse emissioni. Il comma 5 lo estende – solo fino al 31 dicembre 2024 (termine prorogabile però di due anni) – agli attuali titolari di licenza taxi e agli NCC che sostituiscano il proprio autoveicolo adibito al servizio. Il comma 6 specifica che tutti gli incentivi (anche quello del comma 4) sono riconosciuti rispettando la normativa europea in riferimento agli aiuti «de minimis»,

impegna il Governo

a estendere, anche con futuri provvedimenti normativi, l'applicazione degli incentivi di cui in premessa, a tutte le forme giuridiche che il tassista ha, in base alla normativa vigente, per l'acquisizione in disponibilità delle autovetture.
9/1436/9. Dell'Olio, Iaria, Cantone, Fede, Traversi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 26, modificato nel corso dell'esame al Senato, istituisce un'imposta straordinaria, per l'anno 2023, sui margini di interesse (cosiddetto extraprofitti) delle banche operanti nel territorio dello Stato;

    in particolare, per effetto delle modifiche apportate in Commissione, ferma restando l'applicazione di un'aliquota del 40 per cento, la base imponibile viene configurata confrontando il margine degli interessi dell'esercizio 2021 con il margine di interesse del solo 2023;

    con riferimento al tetto massimo dell'imposta, il limite passa dallo 0,1 dell'attivo patrimoniale allo 0,26 per cento dell'importo complessivo delle attività ponderate per il rischio;

    in luogo dell'effettuazione del versamento, le banche possono destinare le risorse a una riserva non distribuibile evitando l'imposizione straordinaria;

    si prevede la possibilità di utilizzare la riserva per la distribuzione di utili con il versamento dell'imposta maggiorata degli interessi;

    si dispone per legge l'applicazione della disciplina antielusiva contenuta nell'articolo 10-bis dello Statuto del contribuente;

   considerato che:

    il nuovo criterio di determinazione dell'imponibile, non accompagnato dalla riduzione del limite minimo di eccedenza per far scattare l'imposizione (che resta al 10 per cento), rischia di ridurre significativamente la platea dei soggetti da tassare, con conseguente riduzione delle maggiori entrate conseguibili dall'intervento;

    la modifica al parametro di riferimento per il calcolo del tetto massimo dell'imposta è più favorevole rispetto a precedente, riducendo ulteriormente le entrate conseguibili;

    l'introduzione della possibilità per gli istituti di credito di destinare le risorse, in luogo dell'effettuazione del versamento dell'imposta, al rafforzamento patrimoniale, neutralizza del tutto il prelievo, superando la finalità originaria dell'intervento di sostenere le famiglie e le imprese in difficoltà nel pagamento delle rate dei finanziamenti in essere attraverso la redistribuzione delle maggiori entrate derivanti dal prelievo straordinario;

    quanto alla destinazione delle maggiori risorsi conseguibili dall'intervento (a questo punto solo eventuali), permane la destinazione a finalità generali di politica fiscale;

   ritenuto che:

    i mutui a tasso variabile hanno registrato incrementi delle rate di circa il 70 per cento rispetto all'inizio del 2022;

    ad agosto 2023 i tassi sui mutui si sono attestati in media al 4,29 per cento, in aumento dello 0,1 per cento rispetto a luglio; il tasso medio era pari a 1,45 per cento ad agosto 2022 e a 1,07 per cento ad agosto 2021;

    secondo le stime, un punto percentuale degli stipendi delle famiglie italiane viene «mangiato» dai tassi d'interesse su mutui, prestiti e credito al consumo;

    è aumentato il rischio di sovraindebitamento per famiglie e imprese come attesta l'incremento del flusso di prestiti che presentano ritardi nei pagamenti,

impegna il Governo

a valutare gli effetti delle disposizioni in premessa al fine di assicurare l'acquisizione di maggiori entrate dall'imposizione straordinaria a carico delle banche operanti nel territorio dello Stato e destinare le risorse a specifiche ed esclusive finalità di contenimento degli effetti dell'aumento dei tassi di interesse.
9/1436/10. Francesco Silvestri, Fenu, Alifano, Raffa, Lovecchio, Dell'Olio, Donno, Torto, Carmina, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    a) l'acquacoltura è un'attività di produzione primaria, inquadrata quale attività agricola;

    b) nella legge n. 145 del 30 dicembre 2018 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021) non era prevista espressamente la proroga al 2033 per tale tipologia di concessioni;

    c) l'Avvocatura dello Stato, nel proprio parere (CS 28701/19) di risposta a quesito del MIPAAFT che recava «Richiesta di parere urgente su proroga delle concessioni demaniali marittime ai sensi della legge 30 dicembre 2018 n. 145», affermò che, pur trattandosi di concessioni diverse da quelle ad uso turistico ricreativo, era corretto che anche tali concessioni avessero durata sino al 31 dicembre 2033;

    d) molte regioni, che hanno per delega le funzioni amministrative, in ragione di tale parere, hanno prorogato la durata delle concessioni demaniali marittime per acquacoltura al 31 dicembre 2033, con Leggi regionali o semplici provvedimenti;

    e) gli imprenditori del settore, in ragione di tali disposizioni, hanno effettuato a far data 2019, investimenti di valore molto consistente, per milioni di euro;

    f) la legge n. 118 del 5 agosto 2022 che reca «Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021» ha espressamente escluso dalla delega per l'organizzazione delle selezioni per l'assegnazione delle concessioni demaniali marittime tali concessioni (unitamente alla cantieristica), proprio perché escluse dal campo di applicazione della direttiva 123/2006/CE (oltre al fatto che non esiste alcuna scarsità della risorsa ai sensi dell'articolo 12 della direttiva stessa, essendo vigenti in Italia circa 25 concessioni a mare per acquacoltura);

    g) la Commissione europea ha emanato gli Orientamenti strategici per un'acquacoltura dell'Unione europea più sostenibile e competitiva per il periodo 2021-2030 (COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Orientamenti strategici per un'acquacoltura dell'Unione europea più sostenibile e competitiva per il periodo 2021-2030), nei quali ha sottolineato (2.1.2.) la necessità di una lunga durata delle concessioni demaniali per acquacoltura che consenta di completare i cicli di allevamento e gli investimenti;

    h) la recente esclusione dalla delega in materia di riforma delle concessioni demaniali marittime, operata dalla legge n. 118 del 5 agosto 2022, insieme alle altre attività produttive insistenti sul demanio marittimo (cantieristica e mitilicoltura), risponde al principio di sussidiarietà e al fatto che non vi è una regolazione europea cogente, limitandosi l'Unione, ad oggi, ad un'azione di coordinamento,

impegna il Governo

a porre chiarimenti in merito alla proroga delle concessioni demaniali marittime per acquacoltura sino al 31 dicembre 2033, atteso che al momento non vi è scarsità della risorsa né alcuna norma di conflitto europea.
9/1436/33. Barabotti, Pierro.


   La Camera,

   premesso che:

    a) l'acquacoltura è un'attività di produzione primaria, inquadrata quale attività agricola;

    b) nella legge n. 145 del 30 dicembre 2018 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021) non era prevista espressamente la proroga al 2033 per tale tipologia di concessioni;

    c) l'Avvocatura dello Stato, nel proprio parere (CS 28701/19) di risposta a quesito del MIPAAFT che recava «Richiesta di parere urgente su proroga delle concessioni demaniali marittime ai sensi della legge 30 dicembre 2018 n. 145», affermò che, pur trattandosi di concessioni diverse da quelle ad uso turistico ricreativo, era corretto che anche tali concessioni avessero durata sino al 31 dicembre 2033;

    d) molte regioni, che hanno per delega le funzioni amministrative, in ragione di tale parere, hanno prorogato la durata delle concessioni demaniali marittime per acquacoltura al 31 dicembre 2033, con Leggi regionali o semplici provvedimenti;

    e) gli imprenditori del settore, in ragione di tali disposizioni, hanno effettuato a far data 2019, investimenti di valore molto consistente, per milioni di euro;

    f) la legge n. 118 del 5 agosto 2022 che reca «Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021» ha espressamente escluso dalla delega per l'organizzazione delle selezioni per l'assegnazione delle concessioni demaniali marittime tali concessioni (unitamente alla cantieristica), proprio perché escluse dal campo di applicazione della direttiva 123/2006/CE (oltre al fatto che non esiste alcuna scarsità della risorsa ai sensi dell'articolo 12 della direttiva stessa, essendo vigenti in Italia circa 25 concessioni a mare per acquacoltura);

    g) la Commissione europea ha emanato gli Orientamenti strategici per un'acquacoltura dell'Unione europea più sostenibile e competitiva per il periodo 2021-2030 (COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Orientamenti strategici per un'acquacoltura dell'Unione europea più sostenibile e competitiva per il periodo 2021-2030), nei quali ha sottolineato (2.1.2.) la necessità di una lunga durata delle concessioni demaniali per acquacoltura che consenta di completare i cicli di allevamento e gli investimenti;

    h) la recente esclusione dalla delega in materia di riforma delle concessioni demaniali marittime, operata dalla legge n. 118 del 5 agosto 2022, insieme alle altre attività produttive insistenti sul demanio marittimo (cantieristica e mitilicoltura), risponde al principio di sussidiarietà e al fatto che non vi è una regolazione europea cogente, limitandosi l'Unione, ad oggi, ad un'azione di coordinamento,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di fornire chiarimenti in merito alla proroga delle concessioni demaniali marittime per acquacoltura sino al 31 dicembre 2033.
9/1436/33. (Testo modificato nel corso della seduta)Barabotti, Pierro.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 3 del presente decreto-legge reca misure urgenti per far fronte alle carenze del sistema di trasporto taxi su gomma;

    ormai da tempo le diverse associazioni degli autoservizi pubblici non di linea chiedono che vengano riaperti i tavoli di discussione con il Governo per arrivare all'emanazione dei tre decreti attuativi previsti dall'articolo 10-bis del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 così come convertito dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12;

    la norma prevede, in particolare, l'adozione di uno specifico DPCM che disciplini le piattaforme di intermediazione tecnologica, di un decreto ministeriale istitutivo del Registro Elettronico Nazionale di Taxi e NCC e di un decreto ministeriale istitutivo del foglio di servizio elettronico per le vetture di noleggio da rimessa;

    il Governo ha più volte manifestato l'intenzione di riaprire i cosiddetto tavoli di lavoro sui decreti citati, in linea con le richieste delle categorie,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di considerare, nell'ambito dei tavoli di cui in premessa, le specificità dei comuni costieri a forte vocazione turistica.
9/1436/34. Giagoni, Pierro.


   La Camera,

   premesso che:

    ormai da tempo le diverse associazioni degli autoservizi pubblici non di linea chiedono che vengano riaperti i tavoli di discussione con il Governo per arrivare all'emanazione dei tre decreti attuativi previsti dall'articolo 10-bis del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 così come convertito dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12;

    la norma prevede, in particolare, l'adozione di uno specifico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che disciplini le piattaforme di intermediazione tecnologica, di un decreto ministeriale istitutivo del Registro Elettronico Nazionale di Taxi e NCC e di un decreto ministeriale istitutivo del foglio di servizio elettronico per le vetture di noleggio da rimessa;

    l'articolo 3 del presente decreto-legge reca misure urgenti per far fronte alle carenze del sistema di trasporto taxi su gomma;

    la disposizione di cui al comma 9, lettera a), dell'articolo in questione consente ai titolari di licenze per l'esercizio del servizio taxi di avvalersi di sostituti alla guida come seconde guide in turnazioni orarie aggiuntive diverse da quelle svolte dai titolari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere che la facoltà di avvalersi dei sostituti alla guida sia consentita in base ad autorizzazioni temporanee e fino al raggiungimento dei contingenti programmati.
9/1436/35. Iezzi, Pierro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame prevede all'articolo 12-ter una serie di disposizioni per la promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili e all'articolo 18-bis misure per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili;

    l'articolo 6 del decreto-legge n. 50 del 2022 (convertito in legge n. 91 del 15 luglio 2022) è intervenuto sulla geotermia, prevedendo per i titolari di concessioni di impianti di fonti energetiche geotermiche di corrispondere annualmente 0,05 centesimi di euro per ogni chilowattora di energia elettrica prodotta dal campo geotermico della coltivazione a favore dello sviluppo sociale, economico e produttivo dei comuni sui cui territori insistono le concessioni;

    al tal fine il comma 2-quinquies del medesimo provvedimento prevede che «con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della transizione ecologica, d'intesa con i presidenti delle regioni interessate e sentiti i comuni coinvolti, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità di erogazione, ripartizione e utilizzo delle risorse di cui al comma 2-quater»;

    ad oggi, a più di un anno dalla pubblicazione della legge n. 91 del 2022, il decreto interministeriale non è stato ancora emanato;

    tali ritardi sulla corretta erogazione di risorse già stanziate stanno penalizzando i territori interessati, privandoli di risorse utili per promuovere la crescita sociale, economica ed occupazionale di zone spesso marginali;

    si tratta di risorse peraltro di natura privata che non ricadono sulla finanza pubblica;

    già in data 29 agosto 2022 il Presidente dell'Anci Antonio Decaro sollecitava l'emanazione, in una lettera ai Ministri interessati, del decreto disposto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 50 del 2022 proponendo, per individuare i criteri di riparto ed erogazione, «un percorso coerente e più semplice che può fondarsi su un riparto di risorse basato sui criteri del decreto legislativo n. 22 del 2010, articolo 16 ovvero ai Comuni in cui è compreso il campo geotermico coltivato, proporzionalmente all'area delimitata dal titolo o dall'insieme dei titoli di coltivazione, assicurando comunque ai Comuni, sede di impianti, una quota non inferiore al 60 per cento»,

impegna il Governo

ad adottare entro la fine dell'anno 2023 il decreto attuativo dell'articolo 6 del decreto-legge n. 50 del 2022 finalizzato a definire le modalità di erogazione, ripartizione e utilizzo delle risorse previste dal decreto citato.
9/1436/36. Scarpa.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame, all'articolo 16, comma 1, reca una disposizione che riguarda i progetti esecutivi relativi agli interventi autostradali di preminente interesse nazionale indicati nell'Allegato IV-bis del decreto-legge n. 77 del 2021;

    in particolare si prevede che, qualora per tali progetti sia già stata effettuata la trasmissione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e siano scaduti i termini per l'approvazione previsti dal piano economico finanziario, il previsto parere del Comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici non sia più richiesto;

    si ricorda che l'allegato IV-bis del decreto-legge n. 77 del 2021 elenca i seguenti interventi del Terzo atto aggiuntivo alla Convenzione Autostrade per l'Italia: A1 – Riqualifica BarberinoCalenzano; A11 – Firenze-Pistoia (Lotti 1 e 2); A14 – Bologna-dir. Ravenna; A1 – IncisaValdarno (Lotti 1 e 2); A1 – Milano Sud-Lodi; Gronda di Genova; A14 – Passante di Bologna; A13 – Bologna-Ferrara; A13 – Monselice-Padova; A1 – Tangenziale di Modena; A14 – Opere compensative di Pesaro – altre bretelle; A1 – Prevam Toscana (A2, A1+A3) e che, per tali interventi l'articolo 44-bis del decreto-legge n. 77 del 2021 prevede semplificazioni delle procedure realizzative;

    in particolare il comma 1 dell'articolo 44-bis dispone che, prima dell'approvazione, il progetto definitivo o esecutivo è trasmesso, rispettivamente a cura della stazione appaltante o del concedente, al MIT e al Comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Il progetto è trasmesso unitamente a una relazione sul quadro conoscitivo posto a base del progetto, sulla coerenza delle scelte progettuali con le norme vigenti e sulla presenza dei requisiti per garantire la cantierizzazione e la manutenibilità delle opere. Il citato Comitato speciale, entro i successivi quarantacinque giorni dalla data di ricezione del progetto esprime un parere esclusivamente sugli aspetti progettuali di cui alla relazione trasmessa;

    l'articolo 44-bis del citato decreto-legge n. 77 del 2021 ha introdotto, quindi, una peculiare funzione consultiva del Consiglio superiore dei lavori pubblici che consente di rilevare, prima della fase di affidamento dei lavori, e limitatamente al dominio di competenza introdotto dalla norma, eventuali aspetti tecnici di progetto che potrebbero produrre potenziali criticità in fase realizzativa. I soggetti responsabili coinvolti nelle successive fasi di progettazione e realizzazione dovranno, pertanto, tenere in debita considerazione tali eventuali criticità, promuovendo e affrontando ognuno nell'ambito del proprio ruolo – i necessari approfondimenti conoscitivi o adattamenti progettuali ed esecutivi lesi a garantire i necessari requisiti di sicurezza e funzionalità sia in fase di esecuzione che di esercizio;

    si rammenta che il parere ex articolo 44-bis del decreto-legge n. 77 del 2021 ha natura obbligatoria ma non vincolante,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa al fine di garantire che i necessari requisiti di sicurezza e funzionalità, sia in fase di esecuzione sia di esercizio, dei progetti indicati in premessa siano puntualmente verificati, anche valutando il ripristino di tale valutazione da parte del Consiglio Superiore dei lavori pubblici.
9/1436/37. Fornaro, D'Alfonso, Serracchiani, Lacarra, Marino, Graziano.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame prevede, tra le altre cose, misure per favorire la competitività delle imprese e la tutela ambientale;

    il comitato per l'Ecolabel e l'Ecoaudit è l'organismo competente per il rilascio dell'Ecolabel europeo (reg. (ce) 66/2010) e per la registrazione EMAS (reg. (ce) 1221/2009);

    l'Ecolabel è un sistema volontario di etichettatura ecologica dei prodotti, che ha lo scopo di promuovere la progettazione, la produzione, la commercializzazione e l'uso di prodotti con minore impatto ambientale durante l'intero ciclo di vita dei prodotti, sulla base di criteri di valutazione dell'impatto ambientale che riguardano aspetti come il consumo di energia, l'inquinamento (idrico, atmosferico, acustico, del suolo) prodotti, la gestione dei rifiuti;

    si tratta di un marchio di eccellenza ambientale, nel senso che facilita i consumatori a riconoscere i prodotti o i servizi che hanno un minore impatto ambientale a parità di prestazioni e qualità rispetto agli altri. L'Ecolabel non è l'unico marchio ecologico esistente, ma ha i suoi punti di forza nell'essere diffuso in tutta l'unione europea e nel fatto che il rispetto dei criteri ecologici viene attestato da organismi pubblici indipendenti;

    un'azienda che si dota dell'etichettatura Ecolabel costruisce la competitività ambientale dei suoi prodotti;

    il comitato per il marchio comunitario di qualità ecologica dei prodotti e per il sistema comunitario di ecogestione e audit (comitato Ecolabel – Ecoaudit) opera ai sensi del decreto del ministro dell'ambiente 2 agosto 1995, n. 413, avvalendosi del supporto tecnico dell'Ispra. Il medesimo decreto prevede che i membri del comitato, che è composto da rappresentanti dei ministeri dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy, della salute e dell'economia e delle finanze, restino in carica tre anni e che l'incarico possa essere rinnovato solo una ulteriore volta;

    il comitato attuale è scaduto e si è in attesa di nomina del nuovo comitato. Risulta quindi impossibile per le imprese che hanno richiesto la certificazione conoscere l'esatta tempistica del rilascio delle stesse,

impegna il Governo

a provvedere tempestivamente all'emanazione del nuovo decreto ministeriale relativo alla nomina del nuovo comitato Ecolabel-Ecoaudit, in considerazione anche dello stato di incertezza in cui versano le imprese che hanno intrapreso il percorso di certificazione Ecolabel.
9/1436/38. Ferrari, Simiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame prevede, tra le altre cose, misure per favorire la competitività delle imprese e la tutela ambientale;

    il comitato per l'Ecolabel e l'Ecoaudit è l'organismo competente per il rilascio dell'Ecolabel europeo (reg. (ce) 66/2010) e per la registrazione EMAS (reg. (ce) 1221/2009);

    l'Ecolabel è un sistema volontario di etichettatura ecologica dei prodotti, che ha lo scopo di promuovere la progettazione, la produzione, la commercializzazione e l'uso di prodotti con minore impatto ambientale durante l'intero ciclo di vita dei prodotti, sulla base di criteri di valutazione dell'impatto ambientale che riguardano aspetti come il consumo di energia, l'inquinamento (idrico, atmosferico, acustico, del suolo) prodotti, la gestione dei rifiuti;

    si tratta di un marchio di eccellenza ambientale, nel senso che facilita i consumatori a riconoscere i prodotti o i servizi che hanno un minore impatto ambientale a parità di prestazioni e qualità rispetto agli altri. L'Ecolabel non è l'unico marchio ecologico esistente, ma ha i suoi punti di forza nell'essere diffuso in tutta l'unione europea e nel fatto che il rispetto dei criteri ecologici viene attestato da organismi pubblici indipendenti;

    un'azienda che si dota dell'etichettatura Ecolabel costruisce la competitività ambientale dei suoi prodotti;

    il comitato per il marchio comunitario di qualità ecologica dei prodotti e per il sistema comunitario di ecogestione e audit (comitato Ecolabel – Ecoaudit) opera ai sensi del decreto del ministro dell'ambiente 2 agosto 1995, n. 413, avvalendosi del supporto tecnico dell'Ispra. Il medesimo decreto prevede che i membri del comitato, che è composto da rappresentanti dei ministeri dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy, della salute e dell'economia e delle finanze, restino in carica tre anni e che l'incarico possa essere rinnovato solo una ulteriore volta;

    il comitato attuale è scaduto e si è in attesa di nomina del nuovo comitato. Risulta quindi impossibile per le imprese che hanno richiesto la certificazione conoscere l'esatta tempistica del rilascio delle stesse,

impegna il Governo

a provvedere all'emanazione del nuovo decreto ministeriale relativo alla nomina del nuovo comitato Ecolabel-Ecoaudit, in considerazione anche dello stato di incertezza in cui versano le imprese che hanno intrapreso il percorso di certificazione Ecolabel.
9/1436/38. (Testo modificato nel corso della seduta)Ferrari, Simiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti e in materia di attività economiche e investimenti strategici;

    tra le altre, il testo, così come modificato in corso d'esame presso il Senato della Repubblica in prima lettura, reca un novello articolo 19-bis, con disposizioni per istituire il Commissario straordinario per l'esecuzione della variante di Demonte;

    la regione Piemonte e la provincia di Cuneo, in virtù della vicinanza territoriale con la Repubblica francese e data l'enorme forza del tessuto economico locale rappresentano un'area altamente strategica per lo sviluppo del Paese;

    sul punto, la Strada Statale 21 della Maddalena (di seguito SS21) è un'importante arteria viaria per il Piemonte, in quanto secondo collegamento internazionale con la Francia dopo il traforo del Fréjus, passando per il Colle della Maddalena, andando a legare il Comune di Cuneo con quello francese di Gap (situato in Provenza), attraversando i comuni di Aisone, Demonte, Gaiola e Vinadio;

    tra le varie infrastrutture facenti parte della SS21 figura anche il Ponte dell'Olla, unico passaggio per l'ingresso e l'uscita della Valle Stura, concepito, progettato e realizzato in un'epoca storica in cui vi era prevalentemente un transito di carri e piccole autovetture, sostituito dall'attuale traffico di oltre un migliaio di pesanti autoarticolati al giorno, che ha messo in grave difficoltà la tenuta dell'opera;

    come naturale conseguenza di un tale livello di carico sopportato dall'infrastruttura, sono ormai evidenti da anni segnali di peggioramento statico delle condizioni strutturali del ponte, aggravati da numerose segnalazioni di cedimenti e crolli legati alla struttura, tali per cui l'intervento manutentivo pianificato da ANAS, di risanamento conservativo, appare chiaramente insufficiente a rispondere alle criticità dell'infrastruttura e del nuovo carico a cui questa si trova sottoposta;

    considerando la fragile tenuta e le potenziali ricadute economiche, sociali ed ambientali sul territorio nel caso di eventuali danni alla viabilità offerta dalla SS21, ANAS ha approvato nel 2008 il progetto per una variante, organizzato in tre lotti differenti di cui il primo, la cosiddetta Variante di Demonte, era inserito nel contratto di programma ANAS 2007-2011, con previsione di appaltabilità nel 2009;

    l'opera ha visto successive riconferme sia nel contratto di programma MIT-ANAS 2016-2020, sia con il parere favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, col parere n. 39 del 21 giugno 2018, a cui è seguito l'avvio della valutazione d'impatto ambientale (VIA) con relativo avviso pubblico;

    nonostante le varie riconferme all'opera, l'intero progetto è ancora fermo in quanto, in data 27 settembre 2019, ha ricevuto parere tecnico istruttorio negativo da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (oggi Ministero della cultura), con riferimento a possibili interferenze tra la realizzazione di una galleria di esodo sotto la «Collina del Podio» e la conservazione dei presunti resti del «Forte della Consolata», mettendo in stallo l'intera opera;

    il 25 novembre 2019, ANAS ha richiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri di dirimere la controversia tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'allora Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, in modo da poter finalmente avviare il progetto;

    sul punto, l'attuale Presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ed il relativo Assessore regionale ai trasporti, Marco Gabusi, hanno incontrato le autorità di ANAS, la quale ha confermato di essere pronta a dare inizio ai lavori di costruzione della variante, la quale è peraltro già finanziata;

    considerata anche la chiusura totale del traforo del Monte Bianco per 9 settimane consecutive per regolari interventi manutentivi, la cui programmazione è stata per lungo tempo nota, l'intensità del traffico legata alla SS21 è destinato ad aumentare, così come lo stress sulle opere esistenti, sulle Comunità ed i Comuni, con ripercussioni sulla qualità della rete logistica e di come questa collimi con le esigenze del territorio;

    occorre inoltre ricordare come Colle della Maddalena sia sottoposto a frequenti interventi di chiusura a causa del maltempo, in quanto poche nevicate per portare alla chiusura della circolazione per via dei vari rischi in termini di sicurezza;

    in tal senso, uno degli episodi più gravi di chiusura risale al 2014, dove la chiusura del transito per 50 giorni ha portato sull'orlo del collasso economico l'intera Provincia di Cuneo;

    l'interruzione della viabilità della SS21 nel Colle della Maddalena, infatti, avviene proprio per i numerosi rischi di valanghe riscontrati sul territorio, rischi per i quali è necessario ed improcrastinabile un intervento di installazione di paravalanghe su tutta l'infrastruttura;

    intervenendo contro questi profili di rischio ANAS ha realizzato un progetto preliminare per l'installazione di paravalanghe, per una spesa totale di 20 milioni di euro, ma tale progetto non è mai stato recuperato dall'ente ed è ad oggi totalmente sospeso, necessitando una quanta più sollecita ripresa,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di:

    adottare ulteriori iniziative normative volte ad estendere le competenze e l'operatività del Commissario straordinario per l'esecuzione della Variante di Demonte non solo alla singola opera, ma anche a tutto il tragitto del percorso Aisone-Vinadio, per il quale vi sono già progettualità approvate in attesa di essere eseguite;

    prevedere nel primo provvedimento utile, in modo da completare l'infrastrutturazione strategica nell'area della Valle Stura di Demonte ed in tutto il territorio così come già indicato in premessa, lo stanziamento delle risorse utili per consentire con sollecitudine l'avvio dei lavori di installazione di paravalanghe sul tracciato della SS21;

    contestualmente alle attività di sviluppo ed infrastrutturazione della SS21 di cui alla presente premessa, prevedere il quanto più tempestivo avvio di lavori per l'opera di raddoppio del Ponte dell'Olla, con – se necessario – la messa a disposizione delle risorse necessarie, nel rispetto delle disponibilità della finanza pubblica.
9/1436/39. Ciaburro, Caretta, Iaria.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti e in materia di attività economiche e investimenti strategici;

    tra le altre, il testo, così come modificato in corso d'esame presso il Senato della Repubblica in prima lettura, reca un novello articolo 19-bis, con disposizioni per istituire il Commissario straordinario per l'esecuzione della variante di Demonte;

    la regione Piemonte e la provincia di Cuneo, in virtù della vicinanza territoriale con la Repubblica francese e data l'enorme forza del tessuto economico locale rappresentano un'area altamente strategica per lo sviluppo del Paese;

    sul punto, la Strada Statale 21 della Maddalena (di seguito SS21) è un'importante arteria viaria per il Piemonte, in quanto secondo collegamento internazionale con la Francia dopo il traforo del Fréjus, passando per il Colle della Maddalena, andando a legare il Comune di Cuneo con quello francese di Gap (situato in Provenza), attraversando i comuni di Aisone, Demonte, Gaiola e Vinadio;

    tra le varie infrastrutture facenti parte della SS21 figura anche il Ponte dell'Olla, unico passaggio per l'ingresso e l'uscita della Valle Stura, concepito, progettato e realizzato in un'epoca storica in cui vi era prevalentemente un transito di carri e piccole autovetture, sostituito dall'attuale traffico di oltre un migliaio di pesanti autoarticolati al giorno, che ha messo in grave difficoltà la tenuta dell'opera;

    come naturale conseguenza di un tale livello di carico sopportato dall'infrastruttura, sono ormai evidenti da anni segnali di peggioramento statico delle condizioni strutturali del ponte, aggravati da numerose segnalazioni di cedimenti e crolli legati alla struttura, tali per cui l'intervento manutentivo pianificato da ANAS, di risanamento conservativo, appare chiaramente insufficiente a rispondere alle criticità dell'infrastruttura e del nuovo carico a cui questa si trova sottoposta;

    considerando la fragile tenuta e le potenziali ricadute economiche, sociali ed ambientali sul territorio nel caso di eventuali danni alla viabilità offerta dalla SS21, ANAS ha approvato nel 2008 il progetto per una variante, organizzato in tre lotti differenti di cui il primo, la cosiddetta Variante di Demonte, era inserito nel contratto di programma ANAS 2007-2011, con previsione di appaltabilità nel 2009;

    l'opera ha visto successive riconferme sia nel contratto di programma MIT-ANAS 2016-2020, sia con il parere favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, col parere n. 39 del 21 giugno 2018, a cui è seguito l'avvio della valutazione d'impatto ambientale (VIA) con relativo avviso pubblico;

    nonostante le varie riconferme all'opera, l'intero progetto è ancora fermo in quanto, in data 27 settembre 2019, ha ricevuto parere tecnico istruttorio negativo da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (oggi Ministero della cultura), con riferimento a possibili interferenze tra la realizzazione di una galleria di esodo sotto la «Collina del Podio» e la conservazione dei presunti resti del «Forte della Consolata», mettendo in stallo l'intera opera;

    il 25 novembre 2019, ANAS ha richiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri di dirimere la controversia tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'allora Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, in modo da poter finalmente avviare il progetto;

    sul punto, l'attuale Presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ed il relativo Assessore regionale ai trasporti, Marco Gabusi, hanno incontrato le autorità di ANAS, la quale ha confermato di essere pronta a dare inizio ai lavori di costruzione della variante, la quale è peraltro già finanziata;

    considerata anche la chiusura totale del traforo del Monte Bianco per 9 settimane consecutive per regolari interventi manutentivi, la cui programmazione è stata per lungo tempo nota, l'intensità del traffico legata alla SS21 è destinato ad aumentare, così come lo stress sulle opere esistenti, sulle Comunità ed i Comuni, con ripercussioni sulla qualità della rete logistica e di come questa collimi con le esigenze del territorio;

    occorre inoltre ricordare come Colle della Maddalena sia sottoposto a frequenti interventi di chiusura a causa del maltempo, in quanto poche nevicate per portare alla chiusura della circolazione per via dei vari rischi in termini di sicurezza;

    in tal senso, uno degli episodi più gravi di chiusura risale al 2014, dove la chiusura del transito per 50 giorni ha portato sull'orlo del collasso economico l'intera Provincia di Cuneo;

    l'interruzione della viabilità della SS21 nel Colle della Maddalena, infatti, avviene proprio per i numerosi rischi di valanghe riscontrati sul territorio, rischi per i quali è necessario ed improcrastinabile un intervento di installazione di paravalanghe su tutta l'infrastruttura;

    intervenendo contro questi profili di rischio ANAS ha realizzato un progetto preliminare per l'installazione di paravalanghe, per una spesa totale di 20 milioni di euro, ma tale progetto non è mai stato recuperato dall'ente ed è ad oggi totalmente sospeso, necessitando una quanta più sollecita ripresa,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di:

    assumere iniziative finalizzate a completare l'infrastrutturazione strategica nell'area della Valle Stura di Demonte ed in tutto il territorio così come già indicato in premessa, lo stanziamento delle risorse utili per consentire l'avvio dei lavori di installazione di paravalanghe sul tracciato della SS21, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica;

    contestualmente alle attività di sviluppo ed infrastrutturazione della SS21 di cui alla presente premessa, promuovere iniziative finalizzate a consentire l'avvio di lavori per l'opera di raddoppio del Ponte dell'Olla, nel rispetto delle disponibilità della finanza pubblica.
9/1436/39. (Testo modificato nel corso della seduta)Ciaburro, Caretta, Iaria.


   La Camera,

   premesso che:

    il Capo I del decreto-legge prevede misure a tutela degli utenti e dei viaggiatori;

    il Regolamento (CE) 261/2004 tutela i diritti dei passeggeri in caso di disagio motivato, prevedendo una compensazione pecuniaria immediata e il rimborso entro sette giorni da parte dei vettori aerei;

    al fine di snellire le procedure di rimborso e abbattere i costi del contenzioso, la legge 5 agosto 2022, n. 118 ha introdotto l'obbligatorietà dei tentativi di conciliazione per le controversie tra operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e utenti o consumatori davanti all'Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) e agli organismi da essa accreditati, prima del ricorso in sede giurisdizionale, includendovi anche la fattispecie di cui al Regolamento summenzionato;

    la natura complessa del sistema conciliativo istituito presso l'articolo rischia di escludere molti utenti dal pieno godimento del diritto al rimborso e, per il basso numero di organismi ADR accreditati, comporterebbe comunque un aumento del contenzioso;

   considerato che:

    la deflazione del contenzioso e il rafforzamento dell'applicazione degli istituti di risoluzione alternativa delle controversie sono due target previsti dal PNRR (M1C1-R1.4);

    al momento gli istituti di risoluzione alternativa delle controversie di cui decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132 convertito, con modificazioni, dalla legge 10 novembre 2014 e sue successive modificazioni, n. 162, dal decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28 e sue successive modificazioni e dal decreto legislativo 2 febbraio 2006, n. 40 non sono previsti per la risoluzione delle controversie tra operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e utenti o consumatori;

    il diritto alla difesa ex articolo 24 della Costituzione rischia di essere compromesso, viste le difficoltà tecniche per il procedimento conciliativo e le elevate spese legali a carico dell'utente o consumatore,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a individuare le opportune modalità per facilitare la composizione delle controversie di cui in premessa, contemperando il diritto alla difesa dell'utente con l'esigenza di diminuire il contenzioso.
9/1436/40. Iacono.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento, all'articolo 4 istituisce un fondo, a favore dei viaggiatori e degli operatori del settore turistico e ricettivo che hanno subito danni economici a causa degli eventi eccezionali, determinati dai roghi e dagli incendi che, nel periodo tra il 17 luglio 2023 e il 7 agosto 2023, hanno colpito la Sicilia e la Sardegna;

    tali eventi hanno determinato la chiusura degli aeroporti delle città di Catania e Palermo e comportato, in molti casi, l'impossibilità di raggiungere le destinazioni turistiche e conseguentemente di fruire dei servizi turistici connessi;

    inoltre hanno reso evidente la particolare drammaticità dello stato in cui versa il sistema aeroportuale della Sicilia, e l'aeroporto di Catania in particolare, a cui, si è cercato di fare fronte con specifiche proposte emendative volte ad inquadrare la questione nell'ambito delineato dagli articoli 1 e 2 del decreto-legge ma che non hanno avuto accoglienza da parte dell'Esecutivo e della sua maggioranza;

    in particolare l'istituzione del fondo, che risulta dotato di soli 15 milioni di euro per l'anno 2023, non appare aver centrato le reali problematiche delle due regioni che si trovano nella impossibilità di gestire fenomeni di emergenza connessi agli incendi perché privi di risorse, mezzi strumentali e personale specializzato da impiegare;

    inoltre l'articolo in commento non chiarisce le modalità di assegnazione delle risorse e di accesso al rimborso da parte dei viaggiatori,

impegna il Governo:

   a monitorare l'utilizzo delle risorse stanziate al fine di prevederne l'incremento laddove non risultassero sufficienti a garantire i ristori previsti;

   ad affrontare il tema degli incendi nella Regione Siciliana e Sardegna anche dal punto di vista delle risorse materiali, assicurando un parco mezzi e attrezzature adeguate per la prevenzione degli incendi;

   per quanto di competenza, a sollecitare la Regione Siciliana affinché si doti del personale necessario per fronteggiare le emergenze derivanti dagli incendi;

   ad assegnare le risorse previste all'articolo 4 sulla base del volume di affari dell'azienda;

   a chiarire le modalità di fruizione dell'indennizzo per i viaggiatori aventi diritto.
9/1436/41. Barbagallo, Iacono, Marino, Porta, Provenzano, Carmina.


   La Camera,

   premesso che:

    l'A.C. 1436, «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici», all'articolo 3 prevede «Misure urgenti per far fronte alle carenze del sistema di trasporto taxi su gomma», intervenendo in particolare sulla disciplina delle licenze dei taxi;

    in particolare, il comma 2 prevede che per far fronte «al consistente e strutturale» aumento della domanda del servizio di trasporto pubblico locale non di linea, i comuni capoluogo di regione, i comuni capoluogo sede di città metropolitane e i comuni sede di aeroporto possono incrementare il numero delle licenze, in misura non superiore al 20 per cento delle licenze già rilasciate, tramite un concorso straordinario per il rilascio, a titolo oneroso, di nuove licenze da assegnare ai soggetti in possesso dei requisiti stabiliti dall'articolo 6 della legge n. 21 del 1992. Il concorso straordinario di cui al primo periodo prevede, quale condizione obbligatoria per il rilascio della licenza, l'utilizzo di veicoli a basso livello di emissioni ricompresi nelle fasce 0-20, 21-60 e 61-135 g/km di CO2. Il comma 4 stabilisce l'entità dell'incentivo per l'acquisto di nuovi veicoli «a basso livello di emissioni»;

    il tema della decarbonizzazione e della transizione ecologica è cruciale e a livello europeo la UE ha predisposto un quadro normativo per conseguire l'obiettivo fissato per il 2030 della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 per cento, concordato dal Consiglio europeo nel 2014, prima dell'entrata in vigore dell'accordo di Parigi del 12 dicembre 2015;

    il nuovo Regolamento UE 2023/851 del 19 aprile 2023, entrato in vigore il 15 maggio 2023, modifica il regolamento (UE) 2019/631 al fine di rafforzare i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, per poter rispettare gli obiettivi in materia di clima posti dalla strategia europea «Fit for 55», di riduzione di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Il regolamento (UE) n. 2019/631, entrato in vigore il 1° gennaio 2020, ha imposto normativamente limiti sempre più rigidi per le emissioni delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, fornendo un percorso chiaro per la riduzione delle emissioni di CO2 generate dal settore dei trasporti;

    è, quindi, necessario cogliere ogni occasione utile per accelerare il processo di decarbonizzazione, che non può non avere particolare importanza per quel che riguarda il Trasporto Pubblico Locale non di linea;

    per dare una vera accelerazione alla transizione ecologica sarebbe necessario un cambiamento di paradigma culturale, al quale logicamente seguirebbero interventi legislativi adeguati;

    al contrario, il decreto in via di conversione non la che confermare, pure nell'aumento degli imponi degli incentivi per determinate categorie, un'impostazione che appare ormai superata, proprio nell'ottica di un necessario sforzo per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione 2030 e 2050;

    oggi, infatti, gli incentivi per la conversione ecologica delle auto vengono dati a seconda della fascia di emissione (gr/Km CO2), divisi in tre categorie con diversi contributi, che comprendono anche i mezzi ibridi ed endotermici tradizionali;

    non è stata, invece, prevista una qualche forma di differenziazione per la concessione dei contributi legata all'uso del veicolo e alla sua permanenza giornaliera in strada;

    andrebbe, infatti, considerata la prevalenza del «principio del maggior chilometraggio», ossia della concessione di maggiori incentivi a coloro che svolgono proprio Trasporto Pubblico Locale non di linea, che svolgono un servizio pubblico e che per la natura del loro lavoro percorrono molti più chilometri di un privato cittadino;

    quanto sopra esposto è solo uno dei temi che il decreto non affronta compiutamente. Ad esempio, se è vero che i mezzi elettrici oggi esistenti sono già adatti allo svolgimento del servizio, vi è l'ostacolo dell'aumento dei costi dell'energia, oltre che dei costi delle stesse auto ad emissioni zero;

    un'ulteriore difficoltà che rallenta il passaggio all'utilizzo di veicoli ad emissione zero, consiste anche nel reperire punti di ricarica idonei, situazione che ha obbligato molti soggetti che svolgono il servizio taxi non di linea di dotarsi di una stazione di ricarica a casa propria, investendo personalmente con costi non facilmente sopportabili da tutti;

    al riguardo, il comma 8 del citato articolo 3 prevede che, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge, sia stipulata un'intesa in sede di Conferenza unificata che tra l'altro deve prevedere la realizzazione di aree di sosta con colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Viene precisato che le risorse finanziarie previste per questo ed altri interventi devono essere realizzati senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;

    si tratta di una disposizione che lo stesso Servizio Studi del Senato ha sottoposto ad un'osservazione tecnica che non sembra poter essere trascurata: «Si valuti l'opportunità di chiarire a chi spetti l'iniziativa della stipula dell'intesa e della predisposizione del relativo schema, se al Ministro degli affari regionali (in quanto presidente della Conferenza unificata) o se al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti o al presidente della Conferenza delle regioni o, ancora, indifferentemente a ciascuna di queste autorità»;

    una disposizione, quindi, che non appare idonea ad affrontare e risolvere in tempi rapidi un problema ineludibile se si intende davvero favorire uno svolgimento ecologico del Trasporto Pubblico Locale non di linea, essenziale per la concreta realizzazione della transizione ecologica;

    la mancanza, o la scarsità, di punti di ricarica, infatti, non può che rendere estremamente difficile la transizione ecologica con l'uso di veicoli ad emissioni zero, in particolare per chi svolge il servizio di Trasporto Pubblico Locale non di linea che necessita, evidentemente, di procedere con facilità, e con risparmio di spesa rispetto ai carburanti tradizionali, alle operazioni di ricarica del veicolo;

    appare, dunque, necessario intervenire in maniera più incisiva per incentivare la transizione ecologica, in particolare nel Servizio Pubblico non di linea, modificando la modalità di concessione degli incentivi e superando gli ostacoli che oggi rallentano il passaggio ai veicoli a zero emissioni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire nel prossimo provvedimento utile per aumentare ulteriormente, in considerazione dell'effettivo utilizzo nettamente superiore rispetto a quello privato, gli incentivi per l'acquisto di mezzi a zero emissioni per il Trasporto Pubblico Locale non di linea, prolungando oltre il termine previsto del 31 dicembre 2024 quanto attualmente previsto, rafforzando e diversificando le modalità di incentivazioni al fine di favorire la scelta ecologica per tutti i soggetti interessati allo svolgimento del servizio di Trasporto Pubblico Locale non di linea.
9/1436/42. Casu, Riccardo Ricciardi, Bonelli, Auriemma, Fornaro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame, nato ad agosto con grandi aspirazioni ed annunci di sostegni per famiglie ed imprese, al rientro dal periodo estivo si è trasformato in decreto-legge omnibus, in cui si fa marcia indietro sui capitoli più importanti, azzerando di fatto qualsiasi elemento che faceva parte della comunicazione precedente;

    il decreto contiene quindi disposizioni molto eterogenee alcune delle quali con numerosi profili di criticità che hanno obbligato il Governo ad emendare e depotenziare alcune disposizioni annunciate con grande evidenza e molto attese dai cittadini;

    per quanto attiene al settore dei trasporti, spicca la retro marcia sull'intervento volto a tutelare gli abitanti delle isole maggiori (Sicilia e Sardegna) dai rincari dei biglietti aerei con il divieto della fissazione dinamica delle tariffe aeree, sulle rotte nazionali di collegamento con le isole quando – nei periodi caratterizzati da picchi della domanda legati alla stagionalità o a situazioni di emergenza – essa poteva condurre all'applicazione di prezzi di vendita dei biglietti aerei o dei servizi accessori superiori del 200 per cento alla tariffa media del volo;

    sempre in relazione al settore dei trasporti, emerge anche la particolare drammaticità dello stato in cui versa il sistema aeroportuale della Sicilia, e l'aeroporto di Catania in particolare, a cui, si è cercato di fare fronte con specifiche proposte emendative volte ad inquadrare la questione nell'ambito delineato dagli articoli 1 e 2 del decreto-legge ma che non hanno avuto accoglienza da parte dell'Esecutivo e della sua maggioranza;

    è ancora vivo il ricordo dell'incendio divampato nell'aeroporto di Catania lo scorso luglio e del caos che ne è seguito che ha reso evidente la grave fragilità dell'attuale sistema dei trasporti della Regione Siciliana ed, in particolare, l'insufficienza delle infrastrutture aeroportuali, ivi comprese le attrezzature e il parco mezzi;

    in particolare necessitano di essere finanziati i sistemi di sicurezza antincendio aeroportuale che, a Catania, sono risultati inadeguati a fronteggiare l'emergenza, quando non sono entrati in funzione né gli impianti di spegnimento né quelli antifumo; non si sono attivate le sirene antincendio e nemmeno i sensori antipioggia; questo anche se le normative ICAO impongono che un aeroporto sia certificato a standard di sicurezza e funzionalità elevati ed il Regolamento CEE 2320 del 16 dicembre 2022, impone norme di sicurezza comuni che determinano la presenza in aeroporto di servizi di prim'ordine, pronti a far fronte a ogni possibile evento,

impegna il Governo

ad adottare con la massima urgenza un «Piano di gestione delle emergenze del sistema di trasporto aereo siciliano» in considerazione della grave fragilità dell'attuale sistema e dell'insufficienza delle infrastrutture aeroportuali.
9/1436/43. Marino.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame prevede all'articolo 24 la proroga del termine per avvalersi della detrazione al 110 per cento al 31 dicembre 2023 per gli interventi realizzati sugli edifici unifamiliari;

    lo stratificarsi di previsioni normative ha creato incertezza nel quadro regolatorio ed è ora necessario un riordino volto a razionalizzare gli incentivi esistenti secondo una visione di lungo periodo, dando stabilità e certezza ai tempi di programmazione, effettuando una selezione degli interventi e dei soggetti da agevolare, in modo da contemperare le esigenze di equità, i vincoli di finanza pubblica, la transizione energetica e tecnologica, anche alla luce della proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia presentata dalla Commissione europea, che ha come obiettivo le emissioni zero entro il 2030 per tutti gli edifici nuovi ed entro il 2050 per quelli esistenti, per conseguire il quale gli Stati membri potranno prevedere incentivi finanziari di varia natura anche a valere sulle risorse disponibili stabilite a livello dell'unione europea. Non dimenticando l'impulso allo sviluppo economico dato al settore edilizio e più in generale al PIL nazionale;

    l'VIII Commissione Ambiente della Camera sta svolgendo un'indagine conoscitiva sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia. Il termine per la conclusione dell'indagine è stato prorogato al 15 novembre 2023 e terminerà con una relazione;

    occorre quindi favorire un'uscita «ordinata dal Superbonus», definire cosa è stato positivo e negativo nell'impiego di tutti i bonus edilizi, e non solo del 110 per cento, e poi definire un codice unico degli incentivi su cui improntare un provvedimento strutturale per 10-15 anni che possa definire incentivi sostenibili in base alle diverse classi di reddito;

    tale gestione ordinata purtroppo non sta avvenendo: ad oggi, i crediti di imposta «incagliati» nell'ambito dei bonus immobiliari potrebbero ammontare, secondo le stime peggiori, a circa 40 miliardi di euro; una cifra che necessita di un intervento urgente per dare risposta a tutte quelle realtà imprenditoriali in crisi di liquidità che rischiano il fallimento, lasciando migliaia di lavoratori del settore edile senza occupazione: invece, il decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11 è intervenuto in modo estemporaneo e non selettivo per bloccare la possibilità di cessione dei crediti e di utilizzare lo sconto in fattura per tutti i nuovi interventi, di fatto penalizzando tutti coloro che non hanno sufficienti mezzi finanziari per sostenere le spese;

    ci sono quindi centinaia di migliaia di cittadini privati, imprese edili e professionisti, che si possono definire gli «esodati del superbonus» che stanno vivendo una gravissima, drammatica e insostenibile situazione legata al blocco, da oltre un anno, del mercato della cessione del credito fiscale generato dai Bonus Edilizi;

    le imprese hanno i cassetti fiscali pieni e i conti correnti vuoti; le famiglie sono sfollate, hanno le case sventrate con i cantieri bloccati e non hanno alcuna possibilità di poter pagare i lavori da ultimare,

impegna il Governo:

   ad adottare le opportune iniziative volte al riordino e alla razionalizzazione degli incentivi, prorogando i termini oggi vigenti per i condomini già in possesso dei requisiti di legge, stante le note difficoltà ed incertezze ingenerate dalla stessa normativa e dal blocco della cessione dei crediti, dando una stabilità alle misure per un periodo congruo a consentire una programmazione degli interventi, anche in un'ottica di gestione ordinata degli effetti delle misure in corso di approvazione in sede europea con la direttiva «case green», prevedendo che tali strumenti siano commisurati a criteri di efficacia e di equità, tenendo conto dell'utilità per la collettività dell'intervento, come nel caso del sismabonus, dell'efficientamento energetico degli immobili con più basse prestazioni, dell'abbattimento delle barriere architettoniche e delle caratteristiche del beneficiario, a partire dagli edifici adibiti ad edilizia residenziale pubblica, che spesso coincidono con quelli abitati da famiglie in condizioni di povertà, dai redditi più bassi, dal terzo settore;

   ad adottare iniziative urgenti finalizzate a risolvere con tempestività la gravissima situazione dei cosiddetti «esodati del superbonus» e a consentire la conclusione dei lavori avviati e non conclusi a causa del blocco della cessione del credito.
9/1436/44. Simiani, Ubaldo Pagano, Dell'Olio.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame, nato ad agosto con grandi aspirazioni ed annunci di sostegni per famiglie ed imprese, al rientro dal periodo estivo si è trasformato in decreto-legge omnibus, in cui si fa marcia indietro sui capitoli più importanti, azzerando di fatto qualsiasi elemento che faceva parte della comunicazione precedente;

    il decreto giunge all'esame della Camera dei deputati ad una settimana dalla scadenza dei 60 giorni previsti per la conversione in legge e, pertanto, non è stato possibile svolgere un esame sostanziale, ma solo un'approvazione formale;

    il decreto contiene quindi disposizioni molto eterogenee alcune delle quali con numerosi profili di criticità che hanno obbligato il Governo ad emendare e depotenziare alcune disposizioni annunciate in pompa magna e molto attese dai cittadini;

    per quanto attiene al settore dei trasporti, spicca l'intervento volto a tutelare gli abitanti delle isole maggiori (Sicilia e Sardegna) contro i rincari dei biglietti aerei per cui si prevedeva il divieto della fissazione dinamica delle tariffe aeree, ovvero l'impiego di sistemi automatizzati di revenue management, sulle rotte nazionali di collegamento con le isole quando – nei periodi caratterizzati da picchi della domanda legati alla stagionalità o a situazioni di emergenza – essa poteva condurre all'applicazione di prezzi di vendita dei biglietti aerei o dei servizi accessori superiori del 200 per cento alla tariffa media del volo;

    la disposizione in commento è stata immediatamente contestata dalle compagnie aeree, che si sono rivolte alla Commissione europea, ravvisandovi una illegittima compressione della libertà di fissazione delle tariffe, garantita dall'articolo 22 del Regolamento CE 1008/2008;

    anche se l'Antitrust, in audizione sul provvedimento, ha chiarito che la norma tutela i consumatori vulnerabili e non sussistono limitazioni alla determinazione delle politiche delle tariffe, il Governo ha comunque deciso di modificare e depotenziare la disposizione, contraddicendo dichiarazioni del Ministro delle imprese e del Made in Italy sul fatto che «L'Italia è un Paese sovrano e non si fa ricattare da alcuno.»;

    urge comunque sottolineare come nonostante la disposizione attualmente in vigore sia ancora quella approvata dal Consiglio dei Ministri entrata in vigore il 10 agosto, l'effetto sui voli non si è visto, poiché le tariffe sono rimaste molto alte e vessatorie arrivando a costare anche 410 per un volo Olbia-Roma;

    quindi il divieto di fissazione dinamica delle tariffe non è stato mai applicato dalle compagnie aeree dopo l'entrata in vigore del decreto-legge e non sono state adottate le sanzioni previste in caso di inottemperanza ivi compresi i risarcimenti per i passeggeri;

    è urgente e necessaria una politica di regolamentazione del settore delle low cost che protegga il mercato ma che al contempo non crei le condizioni per un difetto di offerta, che possa anche dare spazio alla possibilità di creazione di cartelli tra le compagnie che è uno dei fattori alla base dell'alto costo – ormai strutturale e non episodico – dei collegamenti con le isole,

impegna il Governo

a tutelare i consumatori e i passeggeri in relazione all'innalzamento delle tariffe di alcune compagnie aeree low cost realizzate in vigenza del decreto-legge in commento, individuando opportune misure di compensazione per i passeggeri e di sanzione per le compagnie che non hanno garantito la stabilità delle tariffe mediante applicazione della normativa applicabile nel mese di agosto e settembre.
9/1436/45. Bakkali.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca la «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici»;

    il capo II del suddetto provvedimento dispone misure urgenti in materia di attività economiche e il capo III reca disposizioni in materia di investimenti;

    in particolare l'articolo 12-quater reca disposizioni volte a riconoscere la cassa integrazione straordinaria nei casi di attuazione dei processi di transizione, riqualificazione e riconversione produttive di imprese industriali operanti in aree rientranti nei piani di sviluppo strategico;

    l'articolo 13 reca disposizioni per la realizzazione di programmi di investimento esteri di interesse strategico nazionale e l'articolo 13-bis disposizioni in materia di finanziamento di operazioni attinenti a società di rilievo strategico;

    gli stabilimenti siderurgici di Taranto della Società ILVA S.p.A. sono riconosciuti, ai sensi della vigente legge, quali impianti di interesse strategico nazionale;

    a distanza di cinque anni dall'accordo del 6 settembre 2018 tra Governo, ArcelorMittal e sindacati sul futuro dell'ex ILVA, la maggior parte degli impegni sottoscritti in quella sede sono stati finora disattesi;

    allo stato attuale non vi è alcuna certezza rispetto al futuro occupazionale, né relativamente al piano industriale che dovrebbe segnare il percorso di rilancio degli stabilimenti in chiave sostenibile;

    secondo alcune stime, nel 2023 l'impianto di Taranto segnerà un nuovo record negativo dalla nascita del sito in termini di produzione, scendendo al di sotto della soglia critica di 3 milioni di tonnellate di acciaio;

    in spregio al citato accordo, vi sono ancora 1.700 lavoratori collocati in cassa integrazione straordinaria presso l'amministrazione straordinaria dell'ex Ilva, cui si aggiungono altri 3.200-3.500 lavoratori dipendenti di Acciaierie d'Italia su un totale di 10.600;

    le politiche aziendali che avrebbero dovuto favorire l'esodo incentivato dei lavoratori sono risultate inefficaci e residuano ancora fondi all'uopo stanziati,

impegna il Governo:

   a riconoscere i lavoratori operanti nel settore siderurgico tra le categorie dei lavori cosiddetti usuranti, ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67;

   a riconfermare in favore dei dipendenti impiegati presso gli stabilimenti produttivi del gruppo ILVA, anche per l'anno 2024, l'integrazione salariale di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18;

   a intraprendere ogni iniziativa utile all'attivazione di nuove procedure di incentivazione all'esodo volontario in favore dei lavoratori dell'amministrazione straordinaria di Ilva, sostenuto da forme rafforzate di sostegno al reddito, riqualificazione professionale e reinserimento lavorativo per coloro che intendono beneficiarne.
9/1436/46. Ubaldo Pagano, Lacarra, Stefanazzi, Bonelli, Fornaro, Ghio, Dell'Olio, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca la «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici»;

    il capo II del suddetto provvedimento dispone misure urgenti in materia di attività economiche e il capo III reca disposizioni in materia di investimenti;

    in particolare l'articolo 12-quater reca disposizioni volte a riconoscere la cassa integrazione straordinaria nei casi di attuazione dei processi di transizione, riqualificazione e riconversione produttive di imprese industriali operanti in aree rientranti nei piani di sviluppo strategico;

    l'articolo 13 reca disposizioni per la realizzazione di programmi di investimento esteri di interesse strategico nazionale e l'articolo 13-bis disposizioni in materia di finanziamento di operazioni attinenti a società di rilievo strategico;

    gli stabilimenti siderurgici di Taranto della Società ILVA S.p.A. sono riconosciuti, ai sensi della vigente legge, quali impianti di interesse strategico nazionale;

    a distanza di cinque anni dall'accordo del 6 settembre 2018 tra Governo, ArcelorMittal e sindacati sul futuro dell'ex ILVA, la maggior parte degli impegni sottoscritti in quella sede sono stati finora disattesi;

    allo stato attuale non vi è alcuna certezza rispetto al futuro occupazionale, né relativamente al piano industriale che dovrebbe segnare il percorso di rilancio degli stabilimenti in chiave sostenibile;

    secondo alcune stime, nel 2023 l'impianto di Taranto segnerà un nuovo record negativo dalla nascita del sito in termini di produzione, scendendo al di sotto della soglia critica di 3 milioni di tonnellate di acciaio;

    in spregio al citato accordo, vi sono ancora 1.700 lavoratori collocati in cassa integrazione straordinaria presso l'amministrazione straordinaria dell'ex Ilva, cui si aggiungono altri 3.200-3.500 lavoratori dipendenti di Acciaierie d'Italia su un totale di 10.600;

    le politiche aziendali che avrebbero dovuto favorire l'esodo incentivato dei lavoratori sono risultate inefficaci e residuano ancora fondi all'uopo stanziati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di un approfondimento in ordine alle categorie di lavori usuranti e di adottare ogni misura utile in favore dei lavoratori del gruppo Ilva.
9/1436/46. (Testo modificato nel corso della seduta)Ubaldo Pagano, Lacarra, Stefanazzi, Bonelli, Fornaro, Ghio, Dell'Olio, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame dell'Assemblea, contiene significativi interventi, finalizzati a sostenere l'economia nazionale, le attività finanziarie e gli investimenti strategici del Paese, al fine di dare risposte rapide a problematiche emergenziali ed urgenti in favore dei cittadini e delle imprese;

    al riguardo, l'articolo 3 del decreto-legge, reca un consistente intervento sulla disciplina delle licenze per i taxi;

    al fine di definire in maniera puntuale il quadro regolatorio della materia, risulta urgente e indifferibile accelerare l'iter normativo finalizzato all'emanazione dei decreti attuativi previsti dal decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, che contengono indispensabili misure quali: il foglio di servizio elettronico per le vetture di noleggio da rimessa, l'istituzione del registro elettronico nazionale dei taxi e delle autovetture adibite al servizio di noleggio con conducente nonché la regolamentazione delle piattaforme di intermediazione tecnologica;

    tali interventi potranno garantire le auspicate certezze nei confronti degli operatori del settore, contrastare il fenomeno dell'abusivismo e realizzare condizioni di mercato equilibrate e corrette,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere in tempi rapidi l'emanazione dei decreti attuativi esposti in premessa, al fine di concludere il processo di riordino del trasporto pubblico non di linea, in maniera disciplinata e moderna.
9/1436/47. Raimondo, Mascaretti, Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame prevede, tra le altre cose, disposizioni urgenti per l'attività di ricostruzione dei territori colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023;

    in particolare, l'articolo 23 prevede modifiche di carattere integrativo alle disposizioni del decreto-legge n. 61 del 2023 (cosiddetto decreto alluvioni);

    in data 28 agosto è stato dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 22 al 27 luglio 2023 nel territorio delle Province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì Cesena;

    per l'attuazione dei primi interventi sono stati stanziati 4.500.000,00 di euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali, anche se una prima stima dei danni si attesta su cifre molto più elevate;

    tali stime parlano infatti di circa 29 milioni di euro di danni ad infrastrutture e beni pubblici, cui si sommano quelli agli edifici privati (oltre 126 milioni di euro) e alle attività produttive (73 milioni). Stime che saranno aggiornate nelle prossime settimane;

    sulla base delle segnalazioni dei Comuni, risultano danneggiate 7mila abitazioni ad uso residenziale e 400 imprese;

    questi nuovi eventi meteorologici estremi hanno colpito molti dei medesimi territori già devastati dall'alluvione di maggio 2023 e già ricompresi nell'allegato 1 del cosiddetto Decreto Alluvioni (decreto-legge n. 61 del 2023);

    si ritiene pertanto essenziale che gli aiuti arrivino il più rapidamente possibile,

impegna il Governo

ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte a prevedere la possibilità che il Commissario straordinario alla ricostruzione, nominato ai sensi del decreto-legge n. 61 del 2023, avvalendosi della medesima struttura di supporto, possa provvedere anche alla gestione dell'emergenza legata agli eventi alluvionali verificatisi nei giorni dal 22 al 27 luglio, in considerazione del fatto che si tratta in larga parte delle medesime province e comuni già colpiti dall'alluvione di maggio 2023.
9/1436/48. Curti, Bakkali, Gruppioni, Malavasi, Vaccari.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame prevede, tra le altre cose, disposizioni urgenti per l'attività di ricostruzione dei territori colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023;

    in particolare, l'articolo 23 prevede modifiche di carattere integrativo alle disposizioni del decreto-legge n. 61 del 2023 (cosiddetto decreto alluvioni);

    in data 28 agosto è stato dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 22 al 27 luglio 2023 nel territorio delle Province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì Cesena;

    per l'attuazione dei primi interventi sono stati stanziati 4.500.000,00 di euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali, anche se una prima stima dei danni si attesta su cifre molto più elevate;

    tali stime parlano infatti di circa 29 milioni di euro di danni ad infrastrutture e beni pubblici, cui si sommano quelli agli edifici privati (oltre 126 milioni di euro) e alle attività produttive (73 milioni). Stime che saranno aggiornate nelle prossime settimane;

    sulla base delle segnalazioni dei Comuni, risultano danneggiate 7mila abitazioni ad uso residenziale e 400 imprese;

    questi nuovi eventi meteorologici estremi hanno colpito molti dei medesimi territori già devastati dall'alluvione di maggio 2023 e già ricompresi nell'allegato 1 del cosiddetto Decreto Alluvioni (decreto-legge n. 61 del 2023);

    si ritiene pertanto essenziale che gli aiuti arrivino il più rapidamente possibile,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le necessarie iniziative di competenza volte a prevedere la possibilità che il Commissario straordinario alla ricostruzione, nominato ai sensi del decreto-legge n. 61 del 2023, avvalendosi della medesima struttura di supporto, possa provvedere anche alla gestione dell'emergenza legata agli eventi alluvionali verificatisi nei giorni dal 22 al 27 luglio, in considerazione del fatto che si tratta in larga parte delle medesime province e comuni già colpiti dall'alluvione di maggio 2023.
9/1436/48. (Testo modificato nel corso della seduta)Curti, Bakkali, Gruppioni, Malavasi, Vaccari.


   La Camera,

   premesso che:

    il porto ha un proprio mercato regolato dalla legge speciale 84/1994, strumentale a soddisfare sia gli interessi pubblici che quelli degli operatori privati. La specialità dell'ordinamento del lavoro nei porti risiede, inoltre, nella necessità di garantire costantemente una efficiente e qualificata offerta di lavoro a fronte di una domanda non sempre costante. Una specialità declinata, in primo luogo, attraverso il «mercato» regolato del lavoro che viene attuato attraverso tre componenti:

     1) gli operatori terminalisti (ex articolo 18 legge 00 84 del 1994);

     2) le imprese autorizzate ad effettuare operazioni e servizi portuali (ex articolo 16 legge n. 84 del 1994);

     3) l'avviamento temporaneo di manodopera portuale (ex articolo 17 legge n. 84 del 1994);

    la forza lavoro presente nei porti oggi necessita di una maggiore e continua qualificazione, anche a seguito dell'evoluzione infrastrutturale intervenuta negli scali ed alle innovazioni tecnologiche introdotte nelle operazioni portuali;

    l'organizzazione del lavoro nei porti ha vissuto infatti negli ultimi 30 anni cambiamenti significativi, fra cui l'utilizzo sempre crescente della tecnologia per una migliore performance dei rendimenti;

    tutto ciò ha trasformato non poco le esigenze del mercato del lavoro portuale che, seppur regolato per legge, nello svolgimento delle operazioni si trova a dover far fronte ad una richiesta di maggiore rendimento. In questo quadro mutato, nonostante le significative attività formative promosse e realizzate a sostegno dei lavoratori, la realtà dei fatti dimostra come, se da un lato si sono ridotti gli infortuni di lieve entità, dall'altro sono aumentati gli infortuni gravi e purtroppo anche quelli mortali;

    quello degli infortuni e dei decessi sul lavoro è un tema dolorosissimo, ma reale che ci consegna un dato che, se da un lato si presta ad una lettura crudele, dall'altro necessita di interventi legislativi rapidi;

    oggi costituisce una irrinunciabile necessità il concreto avvio del fondo che consenta l'accompagno all'esodo per i lavoratori portuali per un comparto che, come noto, svolge un ruolo strategico per il Paese. Al riguardo, nell'ambito dell'ultimo rinnovo, le parti stipulanti il Ceni dei porti hanno trovato un'intesa proponendo l'istituzione di un fondo compartecipato dai lavoratori, dalle società ex articoli 16/17/18 della legge n. 84 del 1994 e aziende e lavoratori stanno già pagando la compartecipazione accantonando risorse che i ministri devono sbloccare al più presto;

    nonostante siano passati quasi tre anni dall'intesa, nessuna soluzione è stata attuata in termini gestionali, operativi e di fornitura di servizi, a causa di alcune obiezioni, arrivate spesso dal Ministero dell'Economia e Finanze (MEF), che sostengono che nel nostro ordinamento sono già presenti diverse opzioni di uscite anticipate dal mondo del lavoro senza tener conto del fatto che il settore portuale è regolato da una «legislazione speciale», sia nel modello organizzativo, autorizzativo, di promozione e di controllo, sia sul piano della sicurezza (ex decreto legislativo n. 272 del 1999); sicurezza che vale la pena ricordare è – dopo molti anni – ancora in attesa di un adeguamento normativo;

    oggi è necessario intervenire per sostenere il miglioramento delle condizioni e sicurezza del lavoro portuale, attivando il Fondo di accompagno all'esodo, incrementando la sicurezza del lavoro portuale, laddove oggi avvengono ancora troppi incidenti mortali e aprendo un confronto sul tema dei lavori usuranti in ambito portuale,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, per implementare la sicurezza del lavoro portuale attraverso processi di upgrade formativo dei lavoratori e di armonizzazione della disciplina sulla sicurezza portuale ai principi che innervano l'ordinamento generale nonché per dare rapida operatività all'avvio del fondo per l'incentivazione al pensionamento anticipato dei lavoratori istituito dall'articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2021 n. 228, convertito dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15.
9/1436/49. Ghio, Simiani, Serracchiani, Bakkali.


   La Camera,

   premesso che:

    il porto ha un proprio mercato regolato dalla legge speciale 84/1994, strumentale a soddisfare sia gli interessi pubblici che quelli degli operatori privati. La specialità dell'ordinamento del lavoro nei porti risiede, inoltre, nella necessità di garantire costantemente una efficiente e qualificata offerta di lavoro a fronte di una domanda non sempre costante. Una specialità declinata, in primo luogo, attraverso il «mercato» regolato del lavoro che viene attuato attraverso tre componenti:

     1) gli operatori terminalisti (ex articolo 18 legge 00 84 del 1994);

     2) le imprese autorizzate ad effettuare operazioni e servizi portuali (ex articolo 16 legge n. 84 del 1994);

     3) l'avviamento temporaneo di manodopera portuale (ex articolo 17 legge n. 84 del 1994);

    la forza lavoro presente nei porti oggi necessita di una maggiore e continua qualificazione, anche a seguito dell'evoluzione infrastrutturale intervenuta negli scali ed alle innovazioni tecnologiche introdotte nelle operazioni portuali;

    l'organizzazione del lavoro nei porti ha vissuto infatti negli ultimi 30 anni cambiamenti significativi, fra cui l'utilizzo sempre crescente della tecnologia per una migliore performance dei rendimenti;

    tutto ciò ha trasformato non poco le esigenze del mercato del lavoro portuale che, seppur regolato per legge, nello svolgimento delle operazioni si trova a dover far fronte ad una richiesta di maggiore rendimento. In questo quadro mutato, nonostante le significative attività formative promosse e realizzate a sostegno dei lavoratori, la realtà dei fatti dimostra come, se da un lato si sono ridotti gli infortuni di lieve entità, dall'altro sono aumentati gli infortuni gravi e purtroppo anche quelli mortali;

    quello degli infortuni e dei decessi sul lavoro è un tema dolorosissimo, ma reale che ci consegna un dato che, se da un lato si presta ad una lettura crudele, dall'altro necessita di interventi legislativi rapidi;

    oggi costituisce una irrinunciabile necessità il concreto avvio del fondo che consenta l'accompagno all'esodo per i lavoratori portuali per un comparto che, come noto, svolge un ruolo strategico per il Paese. Al riguardo, nell'ambito dell'ultimo rinnovo, le parti stipulanti il Ceni dei porti hanno trovato un'intesa proponendo l'istituzione di un fondo compartecipato dai lavoratori, dalle società ex articoli 16/17/18 della legge n. 84 del 1994 e aziende e lavoratori stanno già pagando la compartecipazione accantonando risorse che i ministri devono sbloccare al più presto;

    oggi è necessario intervenire per sostenere il miglioramento delle condizioni e sicurezza del lavoro portuale, attivando il Fondo di accompagno all'esodo, incrementando la sicurezza del lavoro portuale, laddove oggi avvengono ancora troppi incidenti mortali e aprendo un confronto sul tema dei lavori usuranti in ambito portuale,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, per implementare la sicurezza del lavoro portuale attraverso processi di upgrade formativo dei lavoratori e di armonizzazione della disciplina sulla sicurezza portuale ai principi che innervano l'ordinamento generale nonché per dare rapida operatività all'avvio del fondo per l'incentivazione al pensionamento anticipato dei lavoratori istituito dall'articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2021 n. 228, convertito dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15.
9/1436/49. (Testo modificato nel corso della seduta)Ghio, Simiani, Serracchiani, Bakkali.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 26 del provvedimento istituisce, in dipendenza dell'andamento dei tassi di interesse e del costo del credito, per l'anno 2023, una imposta straordinaria a carico delle banche ovvero delle imprese autorizzate all'esercizio dell'attività bancaria, con aliquota del 40 per cento la cui base imponibile viene configurata confrontando il margine degli interessi dell'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022 e quello del solo periodo d'imposta antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024;

    nelle originarie previsioni del governo la disposizione prevedeva che le maggiori entrate derivanti dalla stessa affluissero in un apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato, per essere destinate, anche mediante riassegnazione in un apposito fondo da istituire nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per essere assegnate al finanziamento delle misure di cui all'articolo 1, comma 48, lettera c) della legge 27 dicembre 2013, n. 147, e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese;

    nel corso dell'esame parlamentare la disposizione ha subito rilevanti modifiche che ne hanno radicalmente mutato la funzione e attenuato gli effetti. È stato introdotto il divieto di traslare gli oneri derivanti dalla tassa sugli extraprofitti sui costi dei servizi erogati nei confronti di imprese e clienti finali, divieto sulla cui osservanza è chiamata a vigilare l'AGCM mediante accertamenti a campione e ad apposita relazione annuale al Parlamento;

    il tetto massimo dell'imposta straordinaria sugli extra profitti delle banche è fissato allo 0,26 per cento dell'importo complessivo dell'esposizione al rischio su base individuale ovvero delle attività ponderate per il rischio (precisazione che quindi esclude i titoli di Stato);

    è stata, inoltre, introdotta una alternativa al previsto versamento fiscale: in luogo dell'effettuazione del versamento, le banche possono destinare un determinato importo, non inferiore a due volte e mezzo l'imposta – calcolata ex lege – a una riserva non distribuibile che verrà inclusa tra gli elementi del capitale primario di classe 1, contribuendo così a rafforzare il patrimonio delle banche;

    il settore bancario, che durante la pandemia ha potuto contare su una forte crescita della liquidità pari a +256 miliardi di euro tra il 2020 e il 2021 solo in termini di depositi sui conti correnti, sta registrando, grazie al miglioramento del margine di interesse, un aumento della redditività (pari a circa 6 miliardi di euro di utili netti nel solo periodo gennaio-marzo 2023) anche per effetto di un rapido adeguamento alle decisioni di politica monetaria della Bce degli interessi sul credito erogato alla clientela, che non sta trovando un altrettanto solerte adeguamento degli interessi riconosciuti sulla raccolta alla clientela costretta a sopportare l'onere sotto forma di minori interessi sui depositi e/o di maggiori costi sui rapporti bancari;

    dopo lo scoppio della guerra in Ucraina si è assistiti ad uno scenario simile che ha riguardato il business realizzato dai market players del settore energetico. Dal giugno del 2021, infatti, le compagnie energetiche hanno iniziato ad approfittare del rialzo di petrolio e gas, successivamente, nel febbraio 2022, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e le sanzioni scattate a causa dell'offensiva hanno fatto schizzare la domanda di idrocarburi facendo impennare il prezzo del gas da 94 euro/MWh a 349 euro/MWh (agosto 2022) e conseguire alle compagnie energetiche extraprofitti stimabili in 43,6 miliardi di euro. Per questo il precedente governo ha provveduto a tassare i relativi extraprofitti con un contributo straordinario solidaristico ad hoc;

    anche l'industria bellica ha conseguito utili da record grazie all'intervenuta crisi ucraina. L'invasione russa ha, infatti, da subito scatenato una corsa alle armi in tutta l'Unione europea, che porterà la spesa militare complessiva dei Paesi membri ad aumentare di 200 miliardi di euro in pochi anni;

    ancora una volta l'onda lunga della crisi economica che ha portato, come si è visto, ad una eccezionale instabilità del sistema economico statale, in particolar modo a causa delle fluttuazioni del mercato energetico nazionale derivante dall'impennata del costo del gas e dei prodotti energetici, per effetto della guerra in Ucraina e delle sanzioni economiche internazionali disposte nei confronti della federazione Russa, viene fronteggiata dal Governo con una misura redistributiva, quella di cui all'articolo 26 del provvedimento, tiepida ed inadeguata;

    il prelievo degli extraprofitti guadagnati nell'attuale contesto di crisi, dalle grandi aziende di particolari settori, come quello bancario, farmaceutico, energetico e bellico, a discapito dei piccoli consumatori, normato attraverso versamenti fiscali e attingendo anche solo in parte al totale delle somme accumulate negli ultimi anni e dei consistenti aumenti di redditività legati a circostanze a volte di congiuntura politica a volte di congiuntura economica, come nel caso dell'impennata della quotazione dell'energia avvenuta a prescindere dai costi di produzione della stessa, e come tali andrebbero tassati distintamente, attraverso meccanismo di equa ridistribuzione, contribuirebbe ad alleviare gli effetti della crisi sulla fasce di popolazione più sofferenti e condurrebbe il Paese a positivi effetti di crescita nel medio periodo,

impegna il Governo

a introdurre a regime misure di prelievo fiscale sugli extraprofitti realizzati nei settori bancario, energetico, farmaceutico e bellico al fine di una più equa distribuzione delle risorse in funzione di una auspicabile riduzione delle disuguaglianze e della povertà.
9/1436/50. Grimaldi, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni argenti a tutela degli utenti e in materia di attività economiche e investimenti strategici;

    tra le altre, il testo in esame reca modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, che dispone il quadro normativo nazionale in materia di attività venatoria;

    le predette modifiche sono state individuate nei nuovi articoli 11-bis e 11-ter del testo in esame, così come modificato in fase di conversione;

    l'articolo 11-bis modifica l'articolo 18 della citata legge n. 157 del 1992, introducendo alcune semplificazioni normative relative alle impugnazioni dei calendari venatori, ma anche altre disposizioni, quali il vincolo di adozione dei predetti calendari al parere del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale e di ISPRA;

    d'altra parte, nonostante il citato dispositivo preveda la possibilità per le Regioni di discostarsi dal parere di ISPRA, fornendo adeguata motivazione, nella prassi questa facoltà non è mai stata esercitata concretamente e con successo dalle amministrazioni regionali, in quanto queste non dispongono degli stessi organi e strumenti di consultazione tecnico-scientifica il cui parere possa essere tecnicamente elaborato quanto quello di ISPRA;

    contestualmente a questo fenomeno, i calendari venatori sono spesso oggetto di impugnazione presso i TAR proprio per l'incapacità delle amministrazioni regionali di elaborare motivazioni a supporto del loro discostamento dal parere di ISPRA tecnicamente elaborate quanto quelle dell'istituto, anche a fronte di motivazioni che trovano riscontro nei fatti, quali ad esempio una differente consistenza faunistica in un territorio rispetto ad un altro;

    come noto, la composizione e consistenza faunistica varia in base ai territori regionali, dando luogo ad un quadro frammentato di territorio in territorio, eppure solo le Regioni a statuto speciale dispongono della facoltà di istituire propri Istituti regionali per la fauna selvatica, tali da fornire supporto tecnico-scientifico per l'elaborazione dei calendari venatori alle amministrazioni regionali medesime, in coordinamento con ISPRA;

    il mutato scenario climatico, faunistico ed ambientale ha portato ad un contesto estremamente frastagliato e differenziato tra Regioni, tale per cui è opportuno, anche per finalità di contenimento di eccessi della fauna selvatica e per l'esercizio di funzioni di bioregolazione, che le amministrazioni regionali dispongano di strumenti di consultazione tecnico-scientifica misurati alle esigenze e peculiarità del territorio di riferimento,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a consentire alle Regioni di poter istituire propri Istituti regionali per la fauna selvatica (IRFS), che svolgano, tra le altre, l'attività di consulenza tecnico-scientifica a supporto dell'amministrazione regionale in merito all'autorizzazione di interventi di cattura della fauna selvatica regionale, nonché alla predisposizione di piani di prelievo, o controllo, della fauna selvatica regionale ritenuta dannosa, aliena, o invasiva.
9/1436/51. Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni argenti a tutela degli utenti e in materia di attività economiche e investimenti strategici;

    tra le altre, il testo in esame reca modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, che dispone il quadro normativo nazionale in materia di attività venatoria;

    le predette modifiche sono state individuate nei nuovi articoli 11-bis e 11-ter del testo in esame, così come modificato in fase di conversione;

    l'articolo 11-bis modifica l'articolo 18 della citata legge n. 157 del 1992, introducendo alcune semplificazioni normative relative alle impugnazioni dei calendari venatori, ma anche altre disposizioni, quali il vincolo di adozione dei predetti calendari al parere del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale e di ISPRA;

    d'altra parte, nonostante il citato dispositivo preveda la possibilità per le Regioni di discostarsi dal parere di ISPRA, fornendo adeguata motivazione, nella prassi questa facoltà non è mai stata esercitata concretamente e con successo dalle amministrazioni regionali, in quanto queste non dispongono degli stessi organi e strumenti di consultazione tecnico-scientifica il cui parere possa essere tecnicamente elaborato quanto quello di ISPRA;

    contestualmente a questo fenomeno, i calendari venatori sono spesso oggetto di impugnazione presso i TAR proprio per l'incapacità delle amministrazioni regionali di elaborare motivazioni a supporto del loro discostamento dal parere di ISPRA tecnicamente elaborate quanto quelle dell'istituto, anche a fronte di motivazioni che trovano riscontro nei fatti, quali ad esempio una differente consistenza faunistica in un territorio rispetto ad un altro;

    come noto, la composizione e consistenza faunistica varia in base ai territori regionali, dando luogo ad un quadro frammentato di territorio in territorio, eppure solo le Regioni a statuto speciale dispongono della facoltà di istituire propri Istituti regionali per la fauna selvatica, tali da fornire supporto tecnico-scientifico per l'elaborazione dei calendari venatori alle amministrazioni regionali medesime, in coordinamento con ISPRA;

    il mutato scenario climatico, faunistico ed ambientale ha portato ad un contesto estremamente frastagliato e differenziato tra Regioni, tale per cui è opportuno, anche per finalità di contenimento di eccessi della fauna selvatica e per l'esercizio di funzioni di bioregolazione, che le amministrazioni regionali dispongano di strumenti di consultazione tecnico-scientifica misurati alle esigenze e peculiarità del territorio di riferimento,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a consentire alle Regioni di poter istituire propri Istituti regionali per la fauna selvatica (IRFS), coordinati dall'ISPRA, che svolgano, tra le altre, l'attività di consulenza tecnico-scientifica a supporto dell'amministrazione regionale in merito all'autorizzazione di interventi di cattura della fauna selvatica regionale, nonché alla predisposizione di piani di prelievo, o controllo, della fauna selvatica regionale ritenuta dannosa, aliena, o invasiva.
9/1436/51. (Testo modificato nel corso della seduta)Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto in esame prevede all'articolo 12-ter una serie di disposizioni per la promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili e all'articolo 18-bis misure per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili;

    lo sviluppo delle energie rinnovabili è uno dei principali obiettivi a cui deve tendere il Paese, per contribuire al raggiungimento dei target europei di produzione di energia da Fer, di decarbonizzazione, di riduzione della dipendenza energetica da fonti fossili, in particolare di provenienza estera, e per contribuire al contenimento dei costi energetici che gravano pesantemente su famiglie e imprese;

    l'articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, entrato in vigore il 15 dicembre 2021, in attuazione della direttiva (UE) 2018 del 2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili prevede che; «con uno o più decreti del Ministro della transizione ecologica di concerto con il Ministro della cultura, e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabiliti principi e criteri omogenei per l'individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili aventi una potenza complessiva almeno pari a quella individuata come necessaria dai PNIEC per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili»;

    dalle bozze di decreto ministeriale sulle aree idonee trapelano, ad avviso dei sottoscritti, delle gravi criticità in merito all'idoneità a garantire, in assenza di modifiche, una reale efficacia nel ridurre di un terzo le tempistiche autorizzative per le rinnovabili nel promuovere lo sviluppo di impianti da tali fonti;

    in un appello rivolto al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Elettricità futura ha infatti evidenziato alcuni criteri troppo restrittivi, o delle vere e proprie limitazioni alla realizzazione degli impianti;

    sono state evidenziate, in particolare, criticità per lo sviluppo del fotovoltaico e l'agrivoltaico: laddove l'attuale bozza definisce come idonea un'area, solo il 10 per cento di quell'area può ospitare un impianto fotovoltaico tradizionale o agrivoltaico interfilare. In base a questi principi, gli operatori dovrebbero acquisire diritti su aree 5 o 10 volte più ampie rispetto alle aree che effettivamente servono per gli impianti;

    anche per quanto riguarda l'eolico emergono problemi: secondo l'attuale bozza di DM, sono idonee ad ospitare impianti eolici solo le aree che hanno una ventosità tale da garantire un determinato numero di ore di producibilità, senza tenere in considerazione le possibili evoluzioni tecnologiche;

    un altro punto critico riguarda la non individuazione automatica delle aree industriali come idonee,

impegna il Governo

ad adottare il decreto per l'individuazione delle aree idonee con i correttivi necessari, rispetto alla bozza resa pubblica, affinché non si verifichi il paventato blocco delle rinnovabili in Italia con conseguenti mancati investimenti per centinaia di miliardi di euro e con correttivi che siano coerenti con la legislazione vigente, o in corso di definizione, come ad esempio il decreto-legge n. 13 del 2023 «semplificazioni» e l'emanando decreto FER X.
9/1436/52. Bonafè, Pavanelli, Cappelletti, Dell'Olio, Vaccari.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici;

    in particolare, l'articolo 15, al comma 1-bis, prevede disposizioni in materia di canoni per le concessioni di aree e pertinenze demaniali marittime;

    lo scorso 29 agosto il Consiglio di Stato ha accolto le istanze degli operatori della portualità turistica avverso il Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 30 dicembre 2022, che ha determinato un aumento del 25 per cento dei canoni demaniali per il 2023, rilevando che l'adeguamento del canone è stato effettuato sulla base «di un indice statistico non previsto a livello normativo»;

    i porti turistici sono elemento fondante per lo sviluppo economico territoriale e necessitano, quindi, di adeguato supporto e sostegno,

impegna il Governo

ad adottare ogni utile iniziativa al fine di rivedere le disposizioni del citato decreto ministeriale relative agli aumenti Istat dei canoni delle concessioni demaniali marittime della portualità turistica, anche alla luce della recente pronuncia del Consiglio di Stato.
9/1436/53. Cangiano.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici;

    in particolare, l'articolo 15, al comma 1-bis, prevede disposizioni in materia di canoni per le concessioni di aree e pertinenze demaniali marittime;

    lo scorso 29 agosto il Consiglio di Stato ha accolto le istanze degli operatori della portualità turistica avverso il Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 30 dicembre 2022, che ha determinato un aumento del 25 per cento dei canoni demaniali per il 2023, rilevando che l'adeguamento del canone è stato effettuato sulla base «di un indice statistico non previsto a livello normativo»;

    i porti turistici sono elemento fondante per lo sviluppo economico territoriale e necessitano, quindi, di adeguato supporto e sostegno,

impegna il Governo

all'esito della pronuncia definitiva di merito, a valutare la possibilità di rivedere le disposizioni del citato decreto ministeriale relative agli aumenti Istat dei canoni delle concessioni demaniali marittime della portualità turistica.
9/1436/53. (Testo modificato nel corso della seduta)Cangiano.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici, intervenendo, altresì, su specifiche attività economicamente rilevanti;

    in particolare, l'articolo 10 autorizza la spesa di 2,9 milioni di euro per l'anno 2023 in favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura al fine di contenere il fenomeno della diffusione della specie del granchio blu (Callinectes sapidus). Si istituisce, inoltre, nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, un Fondo con dotazione di 500 mila euro per il 2023, da assegnare alle imprese e ai consorzi che praticano attività di acquacoltura per il riconoscimento di contributi per un esonero parziale, nel limite del cinquanta per cento, del pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti dalle suddette imprese anche per i loro dipendenti;

    da tempo, i muscoli spezzini, un'eccellenza territoriale, e non solo, è quotidianamente messa alle strette dal perdurare di periodi di siccità che, da maggio 2022, si alternano a violenti episodi temporaleschi e conseguenti mareggiate in tutta la regione, come in gran parte dell'Italia;

    nonostante le difficoltà vissute nel corso degli anni dal comparto della mitilicoltura spezzina, è la situazione attuale che preoccupa maggiormente il settore, duramente colpito dal surriscaldamento del mare;

    l'allarme è stato lanciato dai pescatori e confermato dal presidente dei Pensionati Coldiretti della Spezia e presidente onorario dei mitilicoltori spezzini: «La molluschicoltura spezzina rappresenta un comparto fondamentale per l'agroalimentare ligure e oggi più che mai è messa a rischio su diversi fronti. Con l'aumento della temperatura delle acque cresce anche in maniera esponenziale il metabolismo delle orate, che di conseguenza incrementano la propria alimentazione a discapito dei pescatori. Non è sempre stato tutto rose e fiori, soprattutto perché il settore è fortemente legato alla volubilità del meteo. Ma oggi la situazione si sta facendo davvero preoccupante: non di rado la gente non riesce neppure a portare a casa uno stipendio»;

    in particolare, il surriscaldamento delle acque ha aumentato il metabolismo dei pesci, che stanno facendo strage di circa il 70 per cento della produzione di mitili, distruggendo il lavoro e i profitti di un intero comparto produttivo;

    tale situazione, analogamente all'emergenza determinata dalla diffusione nel Mar Mediterraneo del granchio blu, sta portando molti mitilicoltori a ritirarsi dall'attività, con conseguente grave danno economico e sociale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di consentire l'accesso ai finanziamenti di cui all'articolo 10 del decreto-legge in esame anche al comparto della mitilicoltura.
9/1436/54. Frijia, Cerreto, Caretta, Ciaburro, Almici.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 3 del provvedimento in esame reca norme che mirano, nel rispetto delle competenze concorrenti e delle prerogative degli enti locali, ad affrontare il tema del servizio di trasporto pubblico locale non di linea;

    in particolare, in relazione al servizio taxi, questo deve essere soggetto ad obblighi connessi allo stato di servizio pubblico, i quali comportano doverosità di prestazione, obbligatorietà del servizio e offerta diffusa e indifferenziata a chiunque ne faccia richiesta, oltre alla capillarità territoriale e sociale della fornitura e l'accessibilità per l'utenza del servizio sotto il profilo dei costi;

    negli ultimi anni, il settore del servizio taxi ha registrato forti deficit di offerta che stanno interessando, in particolare, le grandi città metropolitane, con particolare riferimento a quelle servite da aeroporti internazionali, soprattutto in ragione della forte ripresa dell'afflusso turistico dal termine della pandemia;

    nei prossimi anni, anche a seguito di alcuni grandi eventi in programma di sicuro richiamo internazionale, come il Giubileo 2025, le Olimpiadi di Milano-Cortina e il Giubileo 2033, le prospettive di traffico aereo lasciano presupporre un significativo ulteriore incremento del trend di afflusso turistico, che impone interventi nel settore del trasporto pubblico non di linea e, in particolare in quello dei taxi, tesi ad evitare criticità peggiori di quelle, già gravi, che si sono registrate;

    nel dettaglio i commi 2 e 3 del citato articolo 3, tra le altre disposizioni, autorizzano i comuni capoluogo di regione, i comuni capoluogo sede di città metropolitana e i comuni sede di aeroporto internazionale a bandire un concorso straordinario per il rilascio di licenze aggiuntive in misura non superiore al 20 per cento di quelle esistenti, prevedendo altresì, per le nuove licenze assegnate, l'obbligo di utilizzo di veicoli a basso livello di emissioni;

    la disposizione prevede anche che i proventi derivanti dal rilascio delle licenze aggiuntive confluiscano in un Fondo costituito presso ogni singolo comune e siano destinati integralmente a compensare i soggetti titolari di licenza al momento della pubblicazione del bando,

impegna il Governo:

   a monitorare costantemente l'operato dei comuni interessati dalle disposizioni citate in premessa, intervenendo tempestivamente con rapidità ed efficacia, in caso gli enti locali interessati non provvedano ad esercitare la facoltà loro concessa, ponendo a bando le licenze incrementali, al fine di garantire, se necessario attraverso ulteriori provvedimenti anche di natura legislativa, nell'imminenza di eventi di portata e importanza nazionale e internazionale, la capacità di far fronte all'esigenza di gestire l'aumento della domanda in seguito all'incremento importante di flussi turistici nazionali e internazionali;

   a porre in essere, per quanto di competenza, anche attraverso opportune norme primarie, misure di trasparenza, concorrenza e flessibilità del prezzo, che semplifichino il regime tariffario del servizio taxi, al fine di rendere più competitivo il servizio stesso, da un lato prevedendo – seppur inizialmente a livello sperimentale –, un regime di tariffazione che consenta, in ragione della tipologia di corsa, una tariffa flessibile con maggiorazione o riduzione della tariffa chilometrica e dall'altro, disponendo, per i comuni, la possibilità di prevedere modalità innovative di condivisione del servizio taxi tra gli utenti, che preveda tariffe differenziate e prestabilite.
9/1436/55. De Monte.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici;

    con un emendamento governativo è stato aggiunto l'articolo 13-bis che raccoglie il contenuto dell'intero decreto-legge 31 agosto 2023, n. 118 titolato «Misure urgenti in materia di finanziamento di investimenti di interesse strategico», attraverso il quale si acconsente di destinare parte delle risorse in conto residui di cui all'articolo 27 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ad operazioni di acquisizione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di partecipazioni azionarie in società operanti in ambiti di rilievo strategico;

    nel dettaglio, si tratta quindi di acconsentire all'acquisizione o la riacquisizione di partecipazioni azionarie definite con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri ai sensi degli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, e a tal fine viene autorizzata la spesa nel limite massimo di euro 2.525 milioni di euro per l'anno 2023;

    si tratta con tutta evidenza delle risorse necessarie per acquistare azioni della compagnia TIM S.p.A. e per consentire l'ingresso del Ministero dell'economia e delle finanze nella compagine societaria e partecipare quindi tramite il Mef alla cordata guidata da KKR che entro il 30 settembre dovrebbe presentare a Tim l'offerta per la rete;

    al Mef in conseguenza dell'operazione suddetta, andrebbe fino al 20 per cento della società della rete fissa NetCo, per un impegno economico massimo di 2,2 miliardi di euro, al fondo Usa Kkr andrebbe invece il 65 per cento della società; oltre alla quota del 20 per cento che sarebbe in capo al Ministero dell'economia e delle finanze, un altro 15 per cento potrebbe essere suddiviso tra F2i, gestore italiano di fondi infrastrutturali, e Cassa depositi e prestiti: al primo andrebbe il 10 per cento mentre Cdp avrebbe un ulteriore 5 per cento; Cdp, partecipata dal Tesoro all'83 per cento, possiede già, oltre al 10 per cento di Tim il 60 per cento del gestore infrastrutturale concorrente, Open Fiber;

    la complessa operazione finanziaria condurrà ad un ridimensionamento di TIM Spa, con lo scorporo di rami di azienda che verrebbero acquisiti da altre società;

    chiaramente, questa vicenda comporterà importanti conseguenze sul piano occupazionale e le questioni attinenti alle garanzie occupazionali per il personale attualmente in forza alla Società TIM avrà un peso rilevante nell'ambito delle trattative;

    secondo numerose indiscrezioni di stampa, la società Vivendi punterebbe infatti ad acquisire un massimo di 8 mila dipendenti in ServiceCo e a tal proposito gli analisti di Intermonte fanno notare che il paventato tetto degli 8 mila dipendenti in ServiceCo comporterebbe un radicale riassetto occupazionale, posto che il piano di ristrutturazione di Tim prevede che sulla ServiceCo domestica restino circa 19 mila dipendenti destinati a scendere a circa 17 mila nel 2025-26, quindi più del doppio degli 8 mila chiesti da Vivendi;

    a rischio vi sarebbero quindi oltre 10 mila posti di lavoro;

    considerato che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che la direzione intrapresa dal Governo sarebbe quella di «assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro»,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa di competenza al fine di salvaguardare il mantenimento dei livelli occupazionali e della continuità di rapporto di lavoro del personale in forza alle suddette compagini societarie.
9/1436/56. Mari.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici;

    con un emendamento governativo è stato aggiunto l'articolo 13-bis che raccoglie il contenuto dell'intero decreto-legge 31 agosto 2023, n. 118 titolato «Misure urgenti in materia di finanziamento di investimenti di interesse strategico», attraverso il quale si acconsente di destinare parte delle risorse in conto residui di cui all'articolo 27 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ad operazioni di acquisizione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di partecipazioni azionarie in società operanti in ambiti di rilievo strategico;

    nel dettaglio, si tratta quindi di acconsentire all'acquisizione o la riacquisizione di partecipazioni azionarie definite con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri ai sensi degli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, e a tal fine viene autorizzata la spesa nel limite massimo di euro 2.525 milioni di euro per l'anno 2023;

    si tratta con tutta evidenza delle risorse necessarie per acquistare azioni della compagnia TIM S.p.A. e per consentire l'ingresso del Ministero dell'economia e delle finanze nella compagine societaria e partecipare quindi tramite il Mef alla cordata guidata da KKR che entro il 30 settembre dovrebbe presentare a Tim l'offerta per la rete;

    al Mef in conseguenza dell'operazione suddetta, andrebbe fino al 20 per cento della società della rete fissa NetCo, per un impegno economico massimo di 2,2 miliardi di euro, al fondo Usa Kkr andrebbe invece il 65 per cento della società; oltre alla quota del 20 per cento che sarebbe in capo al Ministero dell'economia e delle finanze, un altro 15 per cento potrebbe essere suddiviso tra F2i, gestore italiano di fondi infrastrutturali, e Cassa depositi e prestiti: al primo andrebbe il 10 per cento mentre Cdp avrebbe un ulteriore 5 per cento; Cdp, partecipata dal Tesoro all'83 per cento, possiede già, oltre al 10 per cento di Tim il 60 per cento del gestore infrastrutturale concorrente, Open Fiber;

    considerato che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che la direzione intrapresa dal Governo sarebbe quella di «assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro»,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa di competenza al fine di salvaguardare il mantenimento dei livelli occupazionali e della continuità di rapporto di lavoro del personale in forza alle suddette compagini societarie.
9/1436/56. (Testo modificato nel corso della seduta)Mari.


MOZIONI MANZI ED ALTRI N. 1-00177, CASO ED ALTRI N. 1-00185, GRIPPO ED ALTRI N. 1-00186, SASSO, AMORESE, DALLA CHIESA, LUPI ED ALTRI N. 1-00187 E PICCOLOTTI ED ALTRI N. 1-00188 CONCERNENTI INIZIATIVE A FAVORE DEL COMPARTO DELLA SCUOLA E DEL DIRITTO ALLO STUDIO

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico il settore è fortemente colpito dalla gravità degli effetti prodotti dalle cosiddette riforme realizzate con i primi provvedimenti governativi sulla scuola;

    2) tra i primi interventi, l'Esecutivo, con l'approvazione della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha operato importanti tagli, che hanno impattato negativamente sul settore dell'istruzione: è risultata una riduzione di 5 milioni di euro per il 2023, di 13,4 milioni di euro per il 2024 e di 20,2 milioni di euro per il 2025 del Fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione, prefigurando altresì – a partire dal 2026 – un taglio permanente del medesimo Fondo pari a 18,2 milioni di euro annui;

    3) tale Fondo, istituito dall'articolo 12 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, è destinato in particolare, tra l'altro, al finanziamento e al sostegno delle azioni relative ai servizi educativi per l'infanzia (nella fascia 0-6 anni): l'offerta di servizi educativi per l'infanzia occupa una posizione strategica e centrale nell'ambito più generale del sistema educativo poiché la disponibilità di servizi educativi di qualità per l'infanzia rappresenta una leva significativa ed importante per la prevenzione della povertà educativa e per lo sviluppo delle giovani generazioni sin dai primi anni di vita;

    4) ancora, il Governo, introducendo, nel disegno di legge di bilancio 2023, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, ha approvato un piano di riduzione del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi che passeranno dai 6.490 del 2024-2025, ovvero il primo anno in cui entreranno in vigore le norme della manovra 2023, fino ai 3.144 del 2031-2032, con il rischio di un'ulteriore riduzione delle sedi, che rischieranno inevitabilmente di essere accorpate andando ad impattare negativamente su territori già in difficoltà come le aree interne ed il Mezzogiorno;

    5) i sindacati di categoria prevedono che questo nuovo anno scolastico inizierà con almeno 200 mila precari, e non verranno coperti tutti i posti vacanti e disponibili. Mancherebbero all'appello oltre 50 mila posti, a cui si aggiungono, tra docenti e Ata, circa 150 mila posti in organico di fatto di cui almeno 117 mila sono per il sostegno agli alunni con disabilità. E le circa 11 mila assunzioni autorizzate per il nuovo anno per il personale Ata, sempre secondo i sindacati, non risolveranno il problema del precariato: le nomine autorizzate, infatti, coprono a malapena il 30 per cento dei posti vacanti;

    6) tali dati non rappresentano solo l'avvilente incertezza per il futuro professionale dei lavoratori coinvolti, ma denunciano anche la mancata continuità didattica che viene negata a migliaia di studenti;

    7) ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, tali politiche avranno, già da questo anno scolastico, effetti molto gravi sulla quantità dell'offerta e sulla qualità del funzionamento delle scuole di ogni ordine e grado;

    8) il 2 agosto 2023 – con grande ritardo rispetto ai tempi previsti – è stato firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – previsto dal decreto-legge n. 36 del 30 aprile 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79 – che definisce i nuovi percorsi di formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria di I e II grado;

    9) tale decreto, che non è stato ancora pubblicato, prevederebbe l'aumento fino al 50 per cento della possibilità di erogare la formazione in modalità on-line contro la previsione originaria del 20 per cento, e prevederebbe oneri particolarmente gravosi a carico dei futuri docenti che prendono parte ai percorsi universitari di formazione iniziale, essendo state respinte misure dirette a garantire l'applicazione della cosiddetta no tax area anche a tale ambito, così da contenerne i costi;

    10) la formazione, soprattutto se effettuata in modo prevalente in presenza, costituisce una leva strategica fondamentale per lo sviluppo professionale del personale, per il necessario sostegno agli obiettivi di cambiamento, per un'efficace politica di sviluppo delle risorse umane;

    11) il ritardo nella pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – atteso per il 31 luglio 2022 – rischia di compromettere il corretto e puntuale avvio dei nuovi percorsi di formazione iniziale a cui si collega l'obiettivo – previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – relativo all'assunzione di 70.000 nuovi docenti;

    12) a fronte della chiusura e definizione del contratto scuola 2019/2021 nel luglio 2023, al momento non sono ancora definite dal Governo le risorse a disposizione per il nuovo contratto 2022/2024, che dovrebbero già essere inserite nella prossima legge di bilancio;

    13) a fianco dei problemi che riguardano il regolare avvio dell'anno scolastico, molti genitori stanno affrontando le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario, in un contesto di forti aumenti generalizzati;

    14) a pochi giorni dall'inizio delle scuole, le famiglie italiane spenderanno 1,45 miliardi di euro per l'acquisto dei libri scolastici per i 4.313.300 studenti iscritti alle scuole secondarie superiori di primo e secondo grado;

    15) per ogni studente l'incremento va moltiplicato per il numero dei libri di testo, a cui occorre sommare i costi dei prodotti di cancelleria e dei trasporti, in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori;

    16) i dati diffusi da Asso-Utenti riportano le prime stime sul «caro scuola», che costerà tra l'8 e il 10 per cento in più a studente, ma secondo il Sindacato italiano librai e cartolibrai il rialzo medio potrebbe toccare punte del 12 per cento. I prodotti di cartoleria registrano un incremento medio del 9,2 per cento su base annua, a causa dei rincari delle materie prime e dei maggiori costi di produzione;

    17) le famiglie che dovranno acquistare da zero il corredo (zaino, diario, astuccio, penne, matite, quaderni e altro) dovranno spendere circa 50 euro in più rispetto al 2022. La spesa per i libri scolastici rappresenta un carico che grava in misura rilevante sulle famiglie italiane e che, nel mese di settembre, arriva ad assorbire circa un terzo della retribuzione di un lavoratore medio. In particolare, per l'acquisto dei libri del primo anno, la spesa per un figlio è di 322 euro per le scuole medie e di 501 euro per le scuole superiori di secondo grado. È quanto emerge da un'indagine realizzata da Adoc ed Eures in tre grandi aree metropolitane del Nord, del Centro e del Sud: Milano, Roma e Napoli;

    18) considerando una «famiglia media» con due figli (che frequentano i due differenti cicli scolastici di secondo grado), la spesa che dovrebbe sostenere per l'acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico si attesterebbe a circa 800 euro, mentre sarebbe pari a 442 euro per un figlio che frequenti la prima media e a 621 euro per un figlio iscritto al primo anno di una scuola superiore di secondo grado: in quest'ultimo caso la spesa per i libri e per il materiale corredo scolastico di due figli a inizio ciclo andrebbe ad attestarsi a 1.060 euro, senza considerare i costi aggiuntivi;

    19) complessivamente, quindi, le famiglie sosterranno in media una spesa pari a circa 2.300 euro per l'intero ciclo scolastico, spendendo 601 euro per i libri di testo nei 3 anni delle scuole medie e circa 1700 euro nei 5 anni delle scuole secondarie superiori;

    20) le parole di Eshter Lynch, segretaria generale della Ces (Confederazione europea dei sindacati) evidenziano bene tale dato: «L'inizio del nuovo anno scolastico è sempre impegnativo per le famiglie, ma quest'anno è particolarmente duro a causa dell'inflazione. I tagli ai budget scolastici hanno già imposto un ulteriore onere ai genitori e ora l'aumento del costo del materiale scolastico di base significherà che a un numero maggiore di bambini mancheranno gli elementi essenziali per l'apprendimento. Le persone hanno un disperato bisogno di un aumento salariale per far fronte al costo della vita e tutti i dati mostrano che l'inflazione è guidata da profitti in eccesso e non dai salari. Oltre al sostegno mirato per assistere i genitori, i governi devono anche agire per sostenere il diritto alla contrattazione collettiva in modo che i lavoratori ricevano una giusta quota dei profitti che creano»;

    21) l'aumento del costo dei libri scolastici – come riportato dall'analisi dei dati Eurostat da parte della Confederazione europea dei sindacati Ces – oltre a gravare in modo significativo sui bilanci delle famiglie italiane, rischia di avere degli effetti particolarmente gravi nel contesto della crescente povertà infantile europea: in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori ed il numero di minori di 18 anni che vivono a rischio di povertà è aumentato dal 23 per cento al 25 per cento; tra il 2019 e il 2022, il costo per l'istruzione è aumentato due volte più velocemente dei salari di tutta Europa e il prezzo del materiale utile agli studenti come penne, matite, carta, gomme, temperamatite e forbici è salito del 13 per cento tra gennaio e maggio 2023. Un aumento che segue quello dello scorso anno pari all'8 per cento. Nel 2019 era stato dell'1,7 per cento;

    22) nel 2022, il Ministro pro tempore Bianchi convocò un tavolo sull'editoria scolastica per esaminare gli elementi critici della filiera e offrire risposte concrete ai tanti problemi e disservizi sull'utenza finale osservati negli ultimi anni. Le proposte ufficializzate in quella sede, che richiamano la necessità di vedere riconosciuto a librerie e cartolibrerie un ruolo di partnership con il Ministero per la distribuzione dei libri di testo, offrono una piattaforma importante su cui proseguire un'interlocuzione con il settore;

    23) nel luglio 2023 – a più di un anno di distanza – il Ministero ha finalmente riconvocato il tavolo relativo all'editoria scolastica che ha visto la partecipazione delle associazioni rappresentative del settore, nel corso del quale sono state annunciate possibili misure di sostegno al settore editoriale e alle famiglie, senza, però, specificare nel dettaglio gli interventi e le risorse che verranno messe a disposizione, mentre dalle prime indiscrezioni apparse nei maggiori organi di stampa riguardo alla prossima manovra si accenna, ancora, a generali misure di spending review;

    24) ai sensi dell'articolo 27 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, le regioni disciplinano le modalità di ripartizione ai comuni delle risorse per la fornitura dei libri di testo; sono quindi gli enti locali a garantire la gratuità, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono all'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti nonché alla fornitura dei libri di testo da dare anche in comodato alle studentesse e agli studenti della scuola secondaria superiore in possesso dei requisiti richiesti;

    25) politiche di welfare in tal senso risultano avviate da alcune amministrazioni che hanno introdotto misure a sostegno delle famiglie. Le regioni Emilia-Romagna e Toscana, ad esempio, hanno previsto buoni libro per l'anno scolastico 2023/24. La regione Toscana, in particolare, ha introdotto un «Pacchetto scuola», misura economica individuale di sostegno di studentesse e studenti delle scuole secondarie provenienti da famiglie a basso reddito per affrontare le spese necessarie alla frequenza, all'acquisto di libri scolastici, materiale didattico di vario tipo ed altri servizi scolastici, finanziato con risorse statali e risorse proprie della regione;

    26) analoghe misure di sostegno a favore degli studenti e delle loro famiglie sono state adottate anche riguardo al trasporto pubblico per venire incontro ai costi da essi sostenuti per recarsi presso il proprio istituto scolastico; si fa riferimento, ad esempio, al progetto «Salta su», promosso dalla regione Emilia-Romagna, diretto a garantire l'abbonamento gratuito agli studenti delle scuole elementari, medie, superiori e degli istituti di formazione professionale, residenti in regione che scelgono di andare a scuola utilizzando bus e treni regionali con un risparmio per le famiglie compreso tra i 300 e i 600 euro a figlio in base all'abbonamento;

    27) queste misure di welfare scolastico riescono concretamente a venire incontro a situazioni legate al caro libri e al caro trasporti e all'incremento dei costi a carico delle famiglie che, spesso, rischiano di produrre degli effetti particolarmente penalizzanti, in particolare, per i nuclei familiari che vivono condizioni di maggiore disagio e permettono di affrontare la più generale emergenza educativa che caratterizza il nostro Paese, come testimoniano anche i drammatici dati relativi alla povertà educativa, all'abbandono e alla dispersione scolastica;

    28) in Italia la dispersione scolastica registra una delle incidenze più elevate d'Europa (12,7 per cento), dopo la Romania (15,3 per cento) e la Spagna (13,3 per cento). Nonostante i progressi registrati si è ancora lontani dall'obiettivo del 9 per cento entro il 2030 stabilito dall'Unione europea;

    29) secondo il rapporto Save the children del 2022 sulla povertà educativa in Italia, il 67,6 per cento dei minori di 17 anni non è mai andato a teatro, il 62,8 per cento non ha mai visitato un sito archeologico e il 49,9 per cento non è mai entrato in un museo. Il 22 per cento non ha praticato sport e attività fisica e solo il 13,5 per cento dei bambini e delle bambine sotto i tre anni ha frequentato un asilo nido;

    30) un'emergenza educativa che si accompagna quest'anno all'avvio di un anno scolastico su cui pesano i terribili fatti di cronaca delle ultime settimane, che ci impongono l'impegno di avviare interventi strutturali mirati che diffondano l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti, i genitori e che accompagnino la costruzione e il rafforzamento su tutto il territorio nazionale della comunità educante, anche attraverso il potenziamento dei patti educativi di comunità con la costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali;

    31) «non lasciare nessuno indietro» – «Leaving no one behind», è il motto dell'Agenda Onu 2030 e richiama un approccio integrato al problema della povertà educativa affermando che ciascuno può essere agente concreto di cambiamento. Questo è possibile se si costruisce una nuova idea di sviluppo sociale e culturale che veda un continuo scambio tra famiglia, territorio e agenzie educative e formative attraverso un processo di collaborazione. Spesso la scuola fa fatica nel coinvolgere in modo continuativo le famiglie appartenenti ai ceti sociali più svantaggiati. Bisogna promuovere l'allargamento di responsabilità pedagogica all'intera comunità territoriale, nei confronti di quei soggetti che vi appartengono e a vario titolo svolgono compiti educativi. La scuola deve essere non solo il luogo di insegnamento e ricerca ma, in prospettiva pedagogica, assumere la promozione di opportunità sociali e culturali inclusive per il proprio territorio attraverso il dialogo con giovani e famiglie;

    32) l'abbandono scolastico è un fenomeno sociale che provoca danni sul lungo periodo: un'ipoteca sul futuro di un Paese che ha bisogno di giovani che ricevano una formazione umana e culturale di qualità per far fronte alle crescenti complessità. Investire su giovani e scuola significa porre basi solide per il futuro delle nostre comunità e dell'intero Paese. Supportare le famiglie perché possano consentire ai figli di crescere umanamente e istruirsi è una questione di giustizia sociale, ma anche di investimento per la crescita e lo sviluppo;

    33) il Partito democratico ha depositato, sia alla Camera dei deputati che al Senato della Repubblica, proposte di legge dirette a contrastare il caro libri ed il caro trasporti e a valorizzare interventi a sostegno della comunità educante e dell'educazione all'affettività;

    34) l'insieme dei dati sopra riferiti richiede, quindi, l'avvio di azioni strutturali e non episodiche a sostegno del settore dell'istruzione, delle studentesse e degli studenti italiani e delle loro famiglie per sostenere i costi connessi all'inizio del prossimo anno scolastico e per affrontare l'emergenza educativa che caratterizza settori significativi dell'istruzione,

impegna il Governo:

1) a adottare iniziative volte a reperire, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, risorse adeguate e permanenti a sostegno dell'istruzione, al fine di tutelare il diritto allo studio e valorizzare la professionalità del personale scolastico;

2) a rivedere, attraverso ulteriori iniziative normative, le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 557, di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) relative al dimensionamento scolastico, al fine di sostenere la rete e i servizi scolastici ed evitare la conseguente riduzione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, rivedendo i criteri di cui alla medesima disposizione così da evitare le penalizzazioni che riguarderanno aree interne e Mezzogiorno;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, risorse economiche dirette al rinnovo del contratto collettivo nazionale 2022/2024 del comparto «Istruzione e ricerca» per il quale non sono, al momento, previsti stanziamenti specifici;

4) a favorire, nell'ambito del lavoro del tavolo sull'editoria scolastica costituito presso il Ministero dell'istruzione e del merito, un lavoro complessivo diretto a monitorare e garantire l'avvio di un accordo di filiera finalizzato a valorizzare il ruolo di tutti gli operatori del settore (librerie, cartolibrerie, rappresentanti e promotori) che consenta di affrontare e superare le criticità che attengono al settore;

5) ad intervenire con misure per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti;

6) ad intervenire con iniziative di competenza dirette a garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità delle studentesse e degli studenti del sistema nazionale di istruzione nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico diretto a coprire i costi da essi sostenuti sia per il trasporto scolastico erogato dagli enti locali sia per il trasporto pubblico locale;

7) ad adottare iniziative di competenza volte a favorire un'applicazione costante ed omogenea delle disposizioni contenute nell'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015, nel Piano contro la violenza e le discriminazioni per l'educazione al rispetto, nelle Linee guida nazionali, promuovendo azioni dirette alla diffusione di un'educazione all'affettività ed avviando interventi strutturali mirati a diffondere l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti, i genitori;

8) ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate e permanenti, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, finalizzate a garantire un maggior numero di insegnanti, presìdi territoriali e l'istituzionalizzazione della comunità educante e dei patti educativi di comunità diretti alla costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali.
(1-00177) «Manzi, Braga, Orfini, Zingaretti, Berruto, Casu, Vaccari, Amendola, Ghio, Carè, Simiani, Curti, Andrea Rossi, Toni Ricciardi, Di Sanzo, Malavasi, Girelli, Fornaro, Serracchiani, Sarracino, Scarpa, Lacarra, Ubaldo Pagano, Stefanazzi, Bakkali, Ascani, Marino».


   La Camera,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate ad assicurare il diritto all'istruzione alle studentesse e agli studenti di tutto il territorio nazionale, al fine di colmare i divari territoriali e garantire il successo formativo di tutte e di ciascuno, con particolare attenzione per gli alunni con disabilità, nonché a potenziare il processo di valorizzazione economica e professionale di tutto il personale scolastico;

2) ad avviare un confronto che coinvolga tutta la filiera – rappresentanti di autori, editori, distributori, librai, dirigenti, docenti e famiglie – perché siano individuate le innovazioni, anche legislative, necessarie per raggiungere l'obbiettivo di ridurre sia il peso dei libri quotidianamente portato da casa a scuola e viceversa sia i costi a carico delle famiglie.
(1-00177)(Testo modificato nel corso della seduta) «Manzi, Braga, Orfini, Zingaretti, Berruto, Casu, Vaccari, Amendola, Ghio, Carè, Simiani, Curti, Andrea Rossi, Toni Ricciardi, Di Sanzo, Malavasi, Girelli, Fornaro, Serracchiani, Sarracino, Scarpa, Lacarra, Ubaldo Pagano, Stefanazzi, Bakkali, Ascani, Marino».


   La Camera,

   premesso che:

    1) lo studio è un diritto, e come tale, dev'essere garantito universalmente a tutte le bambine e i bambini, ragazze e ragazzi in età scolastica. Un'istruzione adeguata e completa rappresenta uno degli strumenti più importanti per rendere finalmente concreta l'uguaglianza sostanziale tra cittadini, principio fondamentale garantito dalla nostra carta costituzionale all'articolo 3, comma 2, perché permette di compiere scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa;

    2) i settori della conoscenza rappresentano il volano per il progresso di una società e, di conseguenza, investire sulla scuola dovrebbe essere la priorità di ogni governo. Tuttavia, in Italia ciò non accade, così come mostrano i dati Istat, che certificano una spesa pubblica per istruzione di circa il 4,1 per cento del PIL, a fronte di una media europea del 4,9 per cento, con le percentuali più alte registrate rispettivamente per Svezia (6,7 per cento), Belgio (6,3 per cento) e Danimarca (6 per cento). Solo la Romania e l'Irlanda spendono di meno (3,2 per cento e 3 per cento rispettivamente). Il ritardo rispetto al resto dell'Unione europea è evidente anche esaminando altri indicatori: come certificato da Eurostat, a fronte di una media UE del 20,7 per cento, la percentuale di adulti poco istruiti è del 37,3 per cento e la percentuale di giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi è del 12,7 per cento, superiore a quella europea che si attesta al 9,7 per cento. Su entrambi gli indicatori, l'Italia si trova al terzultimo posto nella graduatoria dei Paesi UE;

    3) i dati ci mostrano come l'Italia non sconti soltanto forti ritardi rispetto agli altri stati europei, ma anche internamente tra le diverse aree geografiche del Paese. Secondo l'Istat, infatti, per quanto riguarda gli abbandoni scolastici, vi è una distanza di 5,7 punti percentuali tra Centro-Nord e Mezzogiorno, dove l'incidenza raggiunge il 15,1 per cento. Tra le regioni, la percentuale più alta di giovani che abbandonano gli studi senza aver conseguito un titolo secondario superiore si registra in Sicilia (18,8 per cento) e in Campania (16 per cento);

    4) la dispersione scolastica è uno strumento in grado di misurare il grado di uguaglianza ed equità presente in una determinata società. I giovani lasciano la scuola o la frequentano in maniera irregolare, per mancanza di stimoli o per motivi socioeconomici, quali l'originario stato di povertà della famiglia, il territorio di provenienza, le differenze culturali e di genere, nonché le incertezze delle prospettive occupazionali. La dispersione scolastica comporta un costo per lo Stato in termini di misure di protezione sociale e criminalità, oltre ad una minore ricchezza nazionale poiché l'investimento realizzato dallo Stato nei confronti delle ragazze e dei ragazzi che poi non terminano gli studi si traduce in minore risorsa lavoro e, di conseguenza, minore sviluppo economico e crescita del sistema Paese;

    5) i dati in questo senso sono allarmanti: nel 2022, la quota di giovani che non lavorano e non studiano (i cosiddetti Neet) sulla popolazione di età tra i 15 ed i 29 anni è stimata al 19 per cento, ed è più elevata tra le femmine (20,5 per cento) che tra i maschi (17,7 per cento), rischiando di aumentare ulteriormente quel gap generazionale, culturale e salariale ancora troppo diffuso in Italia;

    6) inoltre, le già ampie divergenze registrate rischiano di aumentare nel corso dei prossimi anni a causa di alcuni fenomeni non direttamente legati al settore dell'istruzione ma che incidono su di esso, come la denatalità, l'inflazione e la crisi economica;

    7) il Governo Conte II aveva cercato di invertire la rotta, stanziando quasi 10 miliardi di euro per il solo comparto istruzione, il più grande investimento nella scuola degli ultimi trent'anni. Agli investimenti bisogna affiancare interventi mirati a combattere tali fenomeni non solo riportando l'istruzione al centro delle priorità della spesa pubblica, ma accompagnando la stessa con politiche pubbliche dirette a garantire realmente e universalmente il diritto allo studio;

    8) è necessario più che mai venire incontro alle famiglie che dovranno sostenere economicamente i propri figli durante il percorso scolastico, pertanto l'istituzione di una dote educativa rappresenta una misura fondamentale finalizzata a contrastare l'abbandono e della dispersione scolastica;

    9) inoltre, per garantire il successo formativo dei frequentanti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, è necessario implementare il tempo prolungato pomeridiano ed il conseguente servizio mensa.

    10) ad oggi a livello nazionale solo il 39 per cento delle scuole primarie è dotato di questo servizio ed esiste, ancora una volta, una profonda disuguaglianza territoriale: per il Sud e le Isole, la cui media è 21,6 per cento, nessuna regione è sopra la media nazionale, mentre nel Nord, che detiene una media del 50,1 per cento, solo il Friuli-Venezia Giulia è sotto la media. Alla luce di questi dati, occorre sanare queste disuguaglianze affiancando maggiori risorse pubbliche a quelle già allocate dal PNRR, al fine di garantire alle alunne e agli alunni della scuola primaria, nonché alle studentesse e agli studenti della scuola secondaria di primo grado, non contemplati dal PNRR, il diritto a godere del tempo pieno in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale;

    11) occorre rimettere al centro delle priorità di investimento la scuola quale comunità educante, soprattutto al fine di combattere la povertà educativa che, a causa della pandemia da Covid-19, si è largamente acuita nel nostro Paese. Le comunità educanti possono e devono diventare una misura strutturale di contrasto all'abbandono scolastico e alla povertà culturale, dove le studentesse e gli studenti possono vivere esperienze dirette di scoperta della comunità di riferimento, quali discipline sportive, competenze artistico-creative, educazione civica e professionale;

    12) in un momento storico in cui sono sempre più diffusi nei bambini e negli adolescenti problemi individuali legati a depressione, violenza, carenza di un clima adatto alla crescita e all'apprendimento, è necessario più che mai mettere a disposizione risorse per il territorio affinché vengano avviati progetti locali destinati a prevenire e a recuperare i fenomeni di vulnerabilità sociale;

    13) la dispersione scolastica dice molto di più di altri fenomeni su quanto sia equa una società e quanto abbia a cuore valori come l'uguaglianza sostanziale; peraltro la mancanza di un titolo di studio condannerà i giovani che hanno abbandonato la scuola ad avere meno opportunità, perpetuando le disuguaglianze che hanno generato il fenomeno stesso;

    14) i terribili fatti di cronaca di Caivano e Palermo, che vede gruppi di ragazzini minorenni rendersi protagonisti di atti di violenza sessuale a danno di coetanee, non sono purtroppo casi isolati e se per il primo fatto teatro è la periferia degradata di una grande città, per il secondo rileva l'assenza totale di valori;

    15) occorre restituire ai giovani i valori su vari aspetti della sessualità e dell'affettività che sembrano perduti, e la scuola, attraverso l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, può diventare il luogo dove, ognuno possa imparare a conoscersi e a conoscere l'altro, diverso da sé, ad avere rispetto di sé e dell'altro, ad avere la capacità di sentire le proprie emozioni e di gestirle;

    16) i provvedimenti normativi dell'attuale Governo sulla scuola non sembrano tener conto delle evidenti problematiche da affrontare, anzi cominciano a produrre, già da questo anno scolastico, effetti negativi sulla qualità del funzionamento della scuola;

    17) la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), all'articolo 1, comma 557, ha introdotto – a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025 – una nuova disciplina relativa al dimensionamento della rete scolastica e alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA);

    18) un dimensionamento così perseguito – attraverso la diminuzione di figure centrali quali quella del dirigente scolastico e del direttore dei servizi generali e amministrativi e per il tramite di numerosi «accorpamenti», basato su finalità restrittive e su un'economia di risparmio – rischia di essere fortemente divisivo e comporta inevitabilmente una sensibile riduzione delle istituzioni scolastiche, con gravi conseguenze sulla vita di studenti e studentesse;

    19) l'accorpamento degli istituti si configura, pertanto, come un vero e proprio «taglio» che (ancora una volta) andrà a colpire le regioni e i territori più deboli, incentivando lo spopolamento dei piccoli centri e finendo per incrementare i divari territoriali. Si tratta di una scelta politica precisa, in continuità con quanto già realizzato in passato, un accanimento dettato da una visione «deformata» ed «economicistica» della Scuola;

    20) tra i primi obiettivi dell'attuale Governo rientra quello di approvare il disegno di legge quadro sull'autonomia differenziata, all'esame al Senato; con l'autonomia differenziata singole regioni potranno chiedere allo Stato il trasferimento delle funzioni e competenze definite dagli articoli 116 e 117 della Costituzione; dunque le regioni possono essere destinatarie di ulteriori condizioni e forme particolari di autonomia in diversi ambiti, compresa la scuola;

    21) l'attribuzione di funzioni è subordinata alla determinazione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni), ma in ambito scolastico, per la specificità del sistema di istruzione, risulta difficile ragionare di Lep, in quanto la scuola, non produce beni materiali o prestazioni facilmente misurabili e i bisogni variano da un contesto territoriale all'altro;

    22) lo scenario che si presenta è: un organico regionale del personale scolastico, bandi di concorsi regionali, regionalizzazione della Dirigenza scolastica, contratti regionali, differenziazione degli stipendi su base territoriale, conseguenze sulla mobilità;

    23) sarebbe inoltre negato l'esercizio del diritto allo studio in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e si realizzerebbe un doppio regime, nazionale e regionale; le scuole si differenzierebbero più radicalmente, il divario Sud-Nord non potrebbe che aumentare, la diffusione uniforme di scuole dell'infanzia e tempo pieno sarebbe definitivamente negata, il valore legale del titolo di studio sarebbe compromesso e le regioni potrebbero decidere autonomamente su programmi, strumenti e risorse;

    24) per il sistema istruzione, più che di livelli essenziali, si dovrebbe parlare di livelli uniformi delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, al fine di sottolineare l'unità del sistema di istruzione e non una variazione regionale dei valori minimi dei Lep;

    25) tra l'altro la regionalizzazione si inserirebbe in un contesto dove le diseguaglianze del sistema scolastico sono da tempo ampiamente registrate e aumenterebbe solo le differenze che già esistono, ad esempio in riferimento alla dispersione scolastica, ai Neet;

    26) in sintesi, l'autonomia scolastica differenziata e il dimensionamento immaginato dalla nuova «riforma», presupposto o conseguenza l'uno dell'altro, porteranno all'eliminazione di centinaia di posti, di cattedre, di personale. E comunque, laddove non si proceda alla chiusura dei plessi, se ne modificano le «dimensioni», eliminando di fatto quelle «sedi sottodimensionate» in favore di sedi scolastiche più grandi, ma con personale ridotto;

    27) il piano di dimensionamento della rete scolastica e l'autonomia differenziata contribuiranno a diminuire la qualità del servizio scolastico, soprattutto nelle situazioni di maggiore disagio sociale e lavorativo;

    28) in una fase di accresciuta complessità dei compiti attribuiti alle scuole, a partire dall'attuazione delle riforme previste dal PNRR, la scelta di accorpare gli istituti scolastici, aumentando il numero complessivo degli alunni per istituto senza diminuire il numero degli alunni per classe, oppure attuare l'autonomia differenziate negando l'esercizio del diritto allo studio in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, non appaiono certamente la soluzione più indicata per dare centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione, ovvero il raggiungimento degli obiettivi del PNRR;

    29) investire nella Scuola e nel sistema d'istruzione significa investire in «futuro» e proprio il decremento demografico – invocato come causa-prima e ragione strutturale nelle esigenze di dimensionamento – poteva e doveva viceversa costituire l'occasione per sdoppiare le classi, affrontare finalmente il problema delle classi sovraffollate (c.d. «classi pollaio», riducendo il numero degli alunni per singola classe), e aumentare l'organico docente e Ata;

    30) inoltre, critico appare, nel quadro disegnato dalla riforma della governance economica europea, il mantenimento dei parametri quantitativi massimi di riferimento del 3 per cento per il disavanzo – che resterebbe come è adesso e che sarebbe vincolante per tutti i Paesi – e dell'obiettivo del 60 per cento per il rapporto debito su prodotto interno lordo, nonché l'assenza della previsione di una golden rule per escludere determinati investimenti dalle norme fiscali dell'Unione europea, in modo particolare quelli destinati a sostenere l'istruzione;

    31) l'avvio nel nuovo anno scolastico purtroppo si caratterizza per la permanenza di problemi atavici e carenze che nell'ultimo anno non hanno fatto registrare alcun miglioramento, anzi per le politiche attuate sono addirittura aumentati, come il fenomeno del sovraffollamento delle classi, all'interno di edifici fatiscenti e spesso privi delle necessarie certificazioni di agibilità;

    32) con l'inizio del nuovo anno scolastico, molti genitori stanno affrontando le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario; quest'anno, in un contesto di forti aumenti generalizzati rientrano anche i materiali tipicamente dedicati alla scuola;

    33) dal monitoraggio effettuato dall'O.N.F. – Osservatorio nazionale federconsumatori, i costi del materiale scolastico e dei libri registrano rispettivamente un aumento medio del +6,2 per cento e del +4 per cento rispetto al 2022; complessivamente la spesa per il corredo scolastico ammonterà quest'anno a circa 606,80 euro per ciascun alunno e, per ogni studente, in media si spenderanno 502,10 euro per l'acquisto dei libri, con variazioni a seconda del grado scolastico;

    34) rispetto all'anno scorso, si registra un incremento del 2 per cento per le scuole superiori e addirittura del 10 per cento per le scuole medie. In generale, per l'anno scolastico 2023/2024, si stima per gli studenti delle superiori, l'acquisto dei libri di testo più quattro dizionari, al netto di zaini e altro materiale, costerà ben 695 euro; che diventano 1.300 euro aggiungendo tutto il resto. Un po' meno per chi va alle medie: 488 euro circa, o 1.095 euro se aggiungiamo l'intero corredo per l'anno scolastico;

    35) importi che risultano proibitivi per molte famiglie, a cui si aggiungono i costi ancor più onerosi da sostenere per l'acquisto di un pc, dei programmi e dei dispositivi necessari per un utilizzo didattico di tale strumento, divenuto ormai indispensabile;

    36) dallo studio effettuato dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori emerge, infatti, che tra computer, webcam, microfono, antivirus, programmi base una famiglia, dovendosi dotare di tali dispositivi, arriva a spendere da 393,88 euro a 3.844,90 euro, con un rincaro del +2,3 per cento rispetto al 2022;

    37) costi così elevati incidono significativamente sul diritto allo studio dei ragazzi e non tutti gli istituti sono in grado di sopperire a tali carenze; inoltre, le misure esistenti per aiutare le famiglie ad affrontare tali spese, a livello comunale e regionale (buoni, agevolazioni o gratuità dei testi scolastici per le famiglie con basso reddito), non sono sufficienti a dare un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà;

    38) basti pensare al fondo ministeriale per l'erogazione di borse di studio destinate agli studenti a basso reddito della scuola secondaria di secondo grado, per contrastare la dispersione scolastica, istituito con il decreto legislativo n. 63 del 2017, articolo 9; ad oggi, come si evince dal sito dedicato «Io studio», non risulta ancora effettuata l'erogazione delle borse relative all'anno scolastico 2021/2022, pur essendo stati comunicati, ormai da molti mesi, gli elenchi degli aventi diritto da parte delle regioni. Pertanto gli studenti beneficiari non hanno potuto riscuotere la borsa relativa all'anno scolastico trascorso; inoltre, l'importo di tali borse risulta in molti casi non adeguato a sostenere le spese che le famiglie si trovano ad affrontare;

    39) riguardo lo stato degli edifici scolastici, secondo un censimento di Cittadinanzattiva, sono 61 gli episodi di crollo o distacchi di intonaco avvenuti nelle scuole fra settembre 2022 e agosto 2023, un numero mai raggiunto in questi ultimi sei anni. Del totale, 24 sono avvenuti al Sud e nelle Isole (39 per cento), 23 nel Nord (38 per cento), 14 nelle regioni del Centro (23 per cento) ed hanno provocato il ferimento di sei studenti, un insegnante e una collaboratrice scolastica, oltre che danni e interruzione della didattica;

    40) in riferimento al personale scolastico, il problema del precariato non accenna ad essere risolto: oltre 200 mila docenti saranno i supplenti annuali anche quest'anno, 30 mila sono invece i precari tra il personale Ata, oltre mille istituti sono senza dirigente scolastico e le procedure concorsuali volte al reclutamento di 30.216 docenti, di cui 21.101 su posto comune e 9.115 su posto di sostegno sono in evidente ritardo;

    41) il personale scolastico tutto lavora dunque tra mille difficoltà e con stipendi tra i più bassi in Europa; un dato su tutti registra che gli stipendi degli insegnanti delle medie di tutti i Paesi dell'Ocse, tranne sei, sono aumentati l'1 per cento all'anno dal 2015; in Italia sono addirittura diminuiti del 4 per cento;

    42) il Gruppo M5S ha denunciato con numerosi atti di sindacato ispettivo, con atti di indirizzo, con emendamenti, tutti i rischi delle politiche dell'attuale Governo e ha depositato proposte di legge che mettono al centro il diritto allo studio, come l'istituzione della dote educativa, l'implementazione del tempo pieno, sostegno e sviluppo della comunità educante, sulla riduzione del numero degli alunni per classi, sull'organizzazione della rete scolastica, sull'importanza dell'insegnamento all'educazione sessuale ed affettiva, avvertendo l'esigenza di intervenire con urgenza per offrire una scuola inclusiva e un'istruzione di qualità per tutti,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte a reperire adeguate risorse da destinare alla scuola pubblica e portare gli investimenti in istruzione, educazione e formazione al 5 per cento del PIL come il resto d'Europa, al fine di restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola debba rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese, garantendo il diritto allo studio e la garanzia di accesso per tutti e a tutti i livelli di istruzione;

2) ad intraprendere ogni iniziativa utile, in sede europea, al fine di pervenire allo scorporo degli investimenti destinati all'istruzione dal calcolo del deficit;

3) ad intervenire con politiche di sostegno per affrontare e risolvere il problema della dispersione scolastica, che vede un giovane su 10 abbandonare precocemente gli studi e con percentuale maggiore al Sud, anche alla luce di provvedimenti come l'autonomia differenziata e il dimensionamento della rete scolastica che di fatto penalizzano oltremodo le regioni del Sud, in quanto si inseriscono in un contesto dove le diseguaglianze del sistema scolastico sono da tempo ampiamente registrate e aumenterebbero dunque solo le differenze che già esistono;

4) ad intervenire, con iniziative forti e immediate, per sostenere le famiglie, in estrema difficoltà per questo anno scolastico, nell'acquisto dei libri scolastici e garantire il diritto allo studio in modo uniforme su tutto il territorio nazionale;

5) alla luce degli enormi ritardi nella distribuzione delle borse di studio per secondarie superiori, che mettono ulteriormente in difficoltà studenti ma anche librerie, ad adottare iniziative di competenza affinché le borse di studio, di cui al decreto legislativo n. 63 del 2017, articolo 9, siano erogate tempestivamente prima dell'inizio dell'anno scolastico, siano aumentati adeguatamente gli importi e sia aumentata la platea degli aventi diritto;

6) al fine di sostenere economicamente le famiglie durante tutto il percorso educativo dei figli e contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, anche per prevenire e contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica, ad adottare iniziative volte a istituire il beneficio della dote educativa da destinare a tutte le alunne e alunni, studentesse e studenti del primo e secondo ciclo di istruzione;

7) ad adottare iniziative normative volte a rivedere la riforma approvata inerente al dimensionamento scolastico, in particolare al fine di abrogare la disciplina introdotta, anche alla luce dei rischi e delle criticità che potrebbero derivare dalla controversa riforma dell'autonomia differenziata da riconsiderare integralmente, con particolare riguardo al sistema di istruzione, che deve mantenere i caratteri di uniformità ed eguaglianza su tutto il territorio nazionale;

8) a procedere a contrastare l'eccessivo affollamento delle classi e la povertà educativa, diminuendo il numero degli alunni per classe e garantendo la formazione delle classi nei territori disagiati, montani, nelle piccole isole, nelle aree interne;

9) ad adottare iniziative a sostegno e sviluppo della comunità educante, anche al fine di fronteggiare la dispersione scolastica, l'abbandono e la rinuncia agli studi, a incentivare lo sviluppo di una coscienza civica ispirata a princìpi di cittadinanza attiva e solidale attraverso la consapevolezza dei diritti e dei doveri;

10) ad adottare iniziative volte a valorizzare economicamente tutto il personale scolastico, mediante iniziative volte a reperire risorse adeguate e ad innalzare le retribuzioni, portandole al livello europeo, e a definire una progressione di carriera del personale scolastico;

11) ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate a garantire il diritto all'istruzione per tutte le bambine e i bambini, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud ed assicurare la costruzione di una scuola realmente inclusiva, che coinvolga tutti gli alunni con particolare attenzione agli alunni in situazioni di disagio socio-economico ovvero ai bambini con disabilità, introducendo strumenti di supporto indirizzati alle famiglie quali la garanzia del tempo pieno, l'implementazione dei servizi di mensa scolastica, la gratuità dei libri di testo e dei servizi di trasporto;

12) a sfruttare compiutamente e ottimizzare le risorse messe a disposizione dal PNRR per la creazione e la trasformazione delle istituzioni scolastiche in ambienti d'apprendimento innovativi, anche dal punto di vista dell'edilizia scolastica, della metodologia d'insegnamento e dei linguaggi, fornendo direttive e linee guida chiare ed efficaci e supportando gli enti locali e le istituzioni scolastiche nel processo di attuazione del Piano;

13) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, finalizzato alla crescita e alla maturazione psico-affettiva e socio relazionale degli studenti improntata alla conoscenza e al rispetto di sé e dell'altro, alla responsabilità sociale e alla valorizzazione della diversità di genere.
(1-00185) «Caso, Orrico, Amato, Cherchi, Ascari, Auriemma».


   La Camera,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a reperire ulteriori risorse adeguate ad assicurare il diritto all'istruzione alle studentesse e agli studenti di tutto il territorio nazionale, al fine di colmare i divari territoriali e garantire il successo formativo di tutti e di ciascuno, con particolare attenzione per gli alunni con disabilità;

2) a potenziare l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal PNRR per creare ambienti d'apprendimento innovativi, con particolare riferimento alle metodologie di insegnamento e ai linguaggi, fornendo direttive e linee guida chiare ed efficaci.
(1-00185)(Testo modificato nel corso della seduta) «Caso, Orrico, Amato, Cherchi, Ascari, Auriemma».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'ultimo rapporto Education at a glance di Ocse, pubblicato il 12 settembre 2023, ha ribadito che «la partecipazione a un'educazione della prima infanzia di alta qualità influisce positivamente sul benessere, sull'apprendimento e sullo sviluppo dei bambini nei primi anni di vita» e che in Italia solo il 13 per cento dei bambini di due anni è iscritto a programmi di educazione della prima infanzia, a fronte di una media nei Paesi Ocse pari al 43 per cento, con punte del 90 per cento in Islanda, Corea, Norvegia e Svezia;

    2) il rapporto Invalsi 2023 ha posto in evidenza che il sistema nazionale di istruzione, tradizionalmente con esiti uniformi almeno nei primi anni di scolarizzazione, ha iniziato a evidenziare i primi segnali di una divaricazione precoce del successo formativo tra i territori più ricchi e quelli caratterizzati da indicatori socio-economici e culturali più deboli;

    3) nonostante i progressi registrati in questi ultimi anni, il tasso di dispersione scolastica in Italia nel 2022, con il 12,7 per cento, è tra i più alti in Europa, con picchi in Sicilia (21,1 per cento), Puglia (17,6 per cento), Campania (16,4 per cento) e Calabria (14 per cento);

    4) i dati più preoccupanti riguardano le differenze rilevate tra le scuole del Nord e quelle del Sud, sia a livello di dispersione esplicita che implicita, come pure di emersione delle eccellenze, dati che ci interrogano drammaticamente sull'efficacia e sul livello di equità del nostro sistema di istruzione, che negli ultimi 15 anni ha visto consolidarsi una diffusa, inerziale accettazione di fallimenti educativi, sia per quanto riguarda le competenze culturali, che per quelle socio-relazionali e di cittadinanza, proprio nelle aree del Paese dove il disagio socio-economico delle famiglie richiederebbe una forte presenza dello Stato e delle regioni, negli ambiti di rispettiva competenza;

    5) il Piano nazionale di ripresa e resilienza non a caso ha posto tra i suoi obiettivi più importanti quello del contrasto ai divari territoriali, prevedendo ingenti investimenti su misure di contrasto alla dispersione, di profonda revisione dell'orientamento scolastico e lavorativo e sulla realizzazione di nuovi posti per gli asili nido, con particolare riguardo alle regioni del Mezzogiorno che ne sono particolarmente sguarnite;

    6) si colloca correttamente in questo contesto l'azione governativa volta per esempio a istituire – in attuazione della riforma 1.4 della missione 4, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza – le figure del docente tutor e del docente orientatore e la revisione delle linee guida sull'orientamento pubblicate nel dicembre 2022, misure che però al momento risultano finanziate solo per il triennio della secondaria di secondo grado e solo per un anno;

    7) soprattutto nel primo ciclo di istruzione ma non solo, sia per venire incontro alle esigenze delle famiglie, sia per rafforzare il ruolo della scuola come presidio di legalità e come luogo di aggregazione, nonché per contrastare il disagio giovanile, appare fondamentale incentivare momenti di educazione anche non formale nelle scuole in orario extracurricolare, in collaborazione con gli enti locali e gli enti del terzo settore;

    8) l'opportunità dell'apertura delle scuole anche nelle ore pomeridiane, nonché nei periodi di sospensione della didattica, rappresenterebbe altresì l'occasione per dare vita a iniziative di potenziamento e di recupero, in particolare nelle discipline fondamentali, quali matematica, scienze, informatica, italiano e inglese, contribuendo in questo modo a ridurre i divari territoriali non solo tra regioni, ma anche tra realtà diverse della stessa regione e della stessa città;

    9) i dati sull'inflazione, che destano preoccupazione in ogni ambito della vita quotidiana delle famiglie italiane, dimostrano la necessità di un'attenzione speciale da parte del Governo, in particolare per quel che riguarda l'istruzione, al fine di evitare il rischio di espellere dal sistema formativo (o comunque renderne più difficoltosa la partecipazione) di un sempre maggior numero di studentesse e studenti a causa dell'impossibilità da parte delle famiglie di far fronte alle spese connesse, quali, in particolare, i libri di testo, i trasporti, il materiale didattico in genere e la mensa;

    10) in questo contesto, risulta quanto mai urgente completare celermente l'attuazione alla legge 7 aprile 2022 , n. 32 (cosiddetto «Family act»), con particolare riferimento all'articolo 2, recante deleghe per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno all'educazione dei figli;

    11) l'attuale normativa sui libri di testo (legge n. 719 del 1964) prevede la gratuità per i cinque anni della primaria, malgrado l'obbligo di istruzione sia stato innalzato più di quindici anni fa ai primi due anni dell'istruzione secondaria di secondo grado, che rappresenta peraltro proprio il livello di istruzione nel quale i costi sono maggiori: secondo il monitoraggio effettuato nel 2022 dall'Osservatorio nazionale Federconsumatori, per esempio, le spese per gli alunni delle classi prime della secondaria di primo e secondo grado ammontano rispettivamente a più di 1.000 euro e a circa 1.250 euro, calcolando il costo dei libri, dei dizionari, del corredo scolastico (cartella, diario, astuccio ed altro) e dei ricambi durante l'intero anno;

    12) i rimborsi previsti dalla normativa sono largamente insufficienti e vengono erogati spesso con anni di ritardo, mettendo in difficoltà alternativamente i comuni, in particolare quelli più piccoli, o le famiglie; nei casi in cui le regioni aggiungono risorse si registrano, inoltre, disparità territoriali significative;

    13) il tetto di spesa imposto alle scuole viene spesso aggirato, ricorrendo alla surrettizia – e spesso incongrua – distinzione tra libri adottati e libri consigliati, portando a situazioni paradossali e ad inutili attriti tra la scuola e le famiglie;

    14) l'Associazione nazionale dei comuni italiani ha più volte denunciato come il finanziamento, pari per l'anno scolastico 2023/2024 a 133 milioni di euro, del fondo destinato alla gratuità dei libri e al sostegno al diritto allo studio sia ampiamente insufficiente a coprire le spese delle regioni e dei comuni sui libri di testo e che, per coprire quanto meno i costi delle famiglie che secondo le tabelle Istat sono in difficoltà economica, servirebbero circa 300 milioni di euro annui,

impegna il Governo:

1) a dare piena e celere attuazione alla legge 7 aprile 2022, n. 32 (cosiddetto «Family act»), con particolare riferimento all'articolo 2, recante delega al Governo per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno all'educazione dei figli;

2) ad adottare le iniziative di competenza volte a incrementare le risorse destinate al finanziamento del sistema integrato da 0 a 6 anni di cui al decreto legislativo n. 65 del 2017, con particolare attenzione alle cosiddette sezioni primavera, rivolte ai bambini tra i 24 e i 36 mesi, il cui potenziamento necessita di minori risorse in quanto aggregate alle scuole dell'infanzia o ai nidi;

3) a potenziare gli investimenti per tutte le misure avviate in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di contrastare la dispersione scolastica e i divari territoriali e garantire il successo formativo di tutti e di ciascuno;

4) a dare piena attuazione alle linee guida per l'orientamento, rafforzando un sistema di orientamento diffuso, a tutti i livelli scolastici a partire dalla scuola primaria e, in particolare, per la scelta della scuola secondaria di secondo grado e dell'istruzione terziaria, per dare vita a percorsi di orientamento strutturati che tengano conto delle aspirazioni professionali dei giovani, ma anche delle nuove competenze per i settori emergenti del lavoro, delle filiere formative e delle esigenze specifiche delle imprese e dei territori;

5) a valorizzare in tutti gli ordini di scuola il docente tutor e il docente orientatore, investendo nella formazione iniziale e continua prevista dal recente decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, e dai decreti attuativi, introducendo, attraverso la Scuola di alta formazione di recente istituzione, percorsi di sviluppi di carriera per favorire la creazione di una nuova generazione di docenti qualificati e con differenziazioni di funzioni per rompere l'uniformità delle prestazioni e della retribuzione degli insegnanti, così come avviene da tempo a livello europeo;

6) a garantire su tutto il territorio nazionale l'apertura delle scuole sia al pomeriggio che nei mesi estivi, affiancando a quelle obbligatorie già previste anche attività opzionali e facoltative, con particolare riguardo ai seguenti obiettivi:

  a) il prolungamento del tempo scuola in tutto il primo ciclo di istruzione, ove non previsto dall'offerta formativa attuale;

  b) l'implementazione in modo uniforme sul territorio nazionale di iniziative finalizzate al recupero e al potenziamento delle competenze chiave di cittadinanza, quali italiano, matematica, inglese e informatica;

  c) la promozione di attività culturali e sportive extracurricolari in collaborazione con gli enti del terzo settore e le altre realtà associative presenti sui territori, anche valorizzando le esperienze di educazione non formale;

  d) la creazione, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale, di campus per realizzare filiere orizzontali e verticali dove studenti di età diversa scelgono di apprendere in luoghi predisposti per le attività disciplinari, ma anche di recupero e sviluppo per valorizzare i talenti e non lasciare indietro nessuno;

7) a rafforzare l'offerta dell'istruzione e della formazione professionale sul piano nazionale per garantire ai giovani di avere accesso nel proprio territorio a percorsi professionalizzanti per conseguire livelli di qualificazione professionale con importanti momenti di formazione on the job, perseguendo l'obiettivo che nessun giovane possa abbandonare i percorsi formativi senza aver almeno raggiunto una qualifica professionale di primo livello;

8) a potenziare lo studio delle Stem e l'innalzamento delle competenze digitali;

9) ad adottare iniziative normative per aggiornare la disciplina sui libri di testo e, per quanto di competenza, avviare un confronto con le regioni, al fine di venire incontro alle esigenze delle famiglie colpite dall'aumento dell'inflazione, in particolare adottando le iniziative di competenza volte a perseguire i seguenti obiettivi:

  a) incrementare già nel prossimo disegno di legge di bilancio le risorse destinate alla fornitura dei libri di testo in favore delle famiglie in difficoltà socio-economica degli alunni che adempiono all'obbligo scolastico e a quelli della scuola secondaria di secondo grado, portandole ad almeno 300 milioni di euro annui;

  b) rendere i libri gratuiti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado per le famiglie in situazione di svantaggio socio-economico e prevedere contributi proporzionali al reddito familiare per le altre;

  c) prevedere la detraibilità fiscale del costo dei libri, degli altri materiali scolastici e di ogni altra spesa sostenuta dalle famiglie con figli in età scolare, quale quelle per i trasporti o per la mensa;

  d) stabilire che il previsto adeguamento periodico dei tetti di spesa non possa mai essere superiore all'inflazione programmata e che gli eventuali aggiornamenti delle edizioni di ciascun titolo possa avvenire solo dopo un congruo numero di anni dall'edizione precedente;

  e) prevedere, se necessario con uno specifico strumento normativo e un accordo in Conferenza Stato-regioni, che il sostegno al diritto allo studio abbia finanziamenti e meccanismi di erogazione omogenei su tutto il territorio nazionale, superando le disparità di cui in premessa;

  f) avviare un confronto che coinvolga tutta la filiera (rappresentanti di autori, editori, distributori, librai, dirigenti, docenti e famiglie) perché siano individuate le innovazioni anche legislative necessarie per raggiungere l'obiettivo di ridurre sensibilmente sia il peso dei libri quotidianamente portato da casa a scuola e viceversa, sia i costi a carico delle famiglie.
(1-00186) «Grippo, Giachetti, Boschi, Bonetti, Richetti, Castiglione, Rosato, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'ultimo rapporto Education at a glance di Ocse, pubblicato il 12 settembre 2023, ha ribadito che «la partecipazione a un'educazione della prima infanzia di alta qualità influisce positivamente sul benessere, sull'apprendimento e sullo sviluppo dei bambini nei primi anni di vita» e che in Italia solo il 13 per cento dei bambini di due anni è iscritto a programmi di educazione della prima infanzia, a fronte di una media nei Paesi Ocse pari al 43 per cento, con punte del 90 per cento in Islanda, Corea, Norvegia e Svezia;

    2) il rapporto Invalsi 2023 ha posto in evidenza che il sistema nazionale di istruzione, tradizionalmente con esiti uniformi almeno nei primi anni di scolarizzazione, ha iniziato a evidenziare i primi segnali di una divaricazione precoce del successo formativo tra i territori più ricchi e quelli caratterizzati da indicatori socio-economici e culturali più deboli;

    3) nonostante i progressi registrati in questi ultimi anni, il tasso di dispersione scolastica in Italia nel 2022, con il 12,7 per cento, è tra i più alti in Europa, con picchi in Sicilia (21,1 per cento), Puglia (17,6 per cento), Campania (16,4 per cento) e Calabria (14 per cento);

    4) i dati più preoccupanti riguardano le differenze rilevate tra le scuole del Nord e quelle del Sud, sia a livello di dispersione esplicita che implicita, come pure di emersione delle eccellenze, dati che ci interrogano drammaticamente sull'efficacia e sul livello di equità del nostro sistema di istruzione, che negli ultimi 15 anni ha visto consolidarsi una diffusa, inerziale accettazione di fallimenti educativi, sia per quanto riguarda le competenze culturali, che per quelle socio-relazionali e di cittadinanza, proprio nelle aree del Paese dove il disagio socio-economico delle famiglie richiederebbe una forte presenza dello Stato e delle regioni, negli ambiti di rispettiva competenza;

    5) il Piano nazionale di ripresa e resilienza non a caso ha posto tra i suoi obiettivi più importanti quello del contrasto ai divari territoriali, prevedendo ingenti investimenti su misure di contrasto alla dispersione, di profonda revisione dell'orientamento scolastico e lavorativo e sulla realizzazione di nuovi posti per gli asili nido, con particolare riguardo alle regioni del Mezzogiorno che ne sono particolarmente sguarnite;

    6) si colloca correttamente in questo contesto l'azione governativa volta per esempio a istituire – in attuazione della riforma 1.4 della missione 4, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza – le figure del docente tutor e del docente orientatore e la revisione delle linee guida sull'orientamento pubblicate nel dicembre 2022, misure che però al momento risultano finanziate solo per il triennio della secondaria di secondo grado e solo per un anno;

    7) soprattutto nel primo ciclo di istruzione ma non solo, sia per venire incontro alle esigenze delle famiglie, sia per rafforzare il ruolo della scuola come presidio di legalità e come luogo di aggregazione, nonché per contrastare il disagio giovanile, appare fondamentale incentivare momenti di educazione anche non formale nelle scuole in orario extracurricolare, in collaborazione con gli enti locali e gli enti del terzo settore;

    8) l'opportunità dell'apertura delle scuole anche nelle ore pomeridiane, nonché nei periodi di sospensione della didattica, rappresenterebbe altresì l'occasione per dare vita a iniziative di potenziamento e di recupero, in particolare nelle discipline fondamentali, quali matematica, scienze, informatica, italiano e inglese, contribuendo in questo modo a ridurre i divari territoriali non solo tra regioni, ma anche tra realtà diverse della stessa regione e della stessa città;

    9) i dati sull'inflazione, che destano preoccupazione in ogni ambito della vita quotidiana delle famiglie italiane, dimostrano la necessità di un'attenzione speciale da parte del Governo, in particolare per quel che riguarda l'istruzione, al fine di evitare il rischio di espellere dal sistema formativo (o comunque renderne più difficoltosa la partecipazione) di un sempre maggior numero di studentesse e studenti a causa dell'impossibilità da parte delle famiglie di far fronte alle spese connesse, quali, in particolare, i libri di testo, i trasporti, il materiale didattico in genere e la mensa;

    10) in questo contesto, risulta quanto mai urgente completare celermente l'attuazione alla legge 7 aprile 2022 , n. 32 (cosiddetto «Family act»), con particolare riferimento all'articolo 2, recante deleghe per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno all'educazione dei figli;

    11) l'attuale normativa sui libri di testo (legge n. 719 del 1964) prevede la gratuità per i cinque anni della primaria, malgrado l'obbligo di istruzione sia stato innalzato più di quindici anni fa ai primi due anni dell'istruzione secondaria di secondo grado, che rappresenta peraltro proprio il livello di istruzione nel quale i costi sono maggiori: secondo il monitoraggio effettuato nel 2022 dall'Osservatorio nazionale Federconsumatori, per esempio, le spese per gli alunni delle classi prime della secondaria di primo e secondo grado ammontano rispettivamente a più di 1.000 euro e a circa 1.250 euro, calcolando il costo dei libri, dei dizionari, del corredo scolastico (cartella, diario, astuccio ed altro) e dei ricambi durante l'intero anno;

    12) i rimborsi previsti dalla normativa sono largamente insufficienti e vengono erogati spesso con anni di ritardo, mettendo in difficoltà alternativamente i comuni, in particolare quelli più piccoli, o le famiglie; nei casi in cui le regioni aggiungono risorse si registrano, inoltre, disparità territoriali significative;

    13) il tetto di spesa imposto alle scuole viene spesso aggirato, ricorrendo alla surrettizia – e spesso incongrua – distinzione tra libri adottati e libri consigliati, portando a situazioni paradossali e ad inutili attriti tra la scuola e le famiglie;

    14) l'Associazione nazionale dei comuni italiani ha più volte denunciato come il finanziamento, pari per l'anno scolastico 2023/2024 a 133 milioni di euro, del fondo destinato alla gratuità dei libri e al sostegno al diritto allo studio sia ampiamente insufficiente a coprire le spese delle regioni e dei comuni sui libri di testo e che, per coprire quanto meno i costi delle famiglie che secondo le tabelle Istat sono in difficoltà economica, servirebbero circa 300 milioni di euro annui,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi al fine di rafforzare le misure di sostegno all'educazione dei figli;

2) ad adottare iniziative volte a reperire risorse per consentire la piena realizzazione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni, con particolare attenzione alle cosiddette sezioni primavera rivolte ai bambini tra i 24 e i 36 mesi;

3) a potenziare l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal PNRR per creare ambienti di apprendimento innovativi, con particolare riferimento alle metodologie di insegnamento e ai linguaggi, fornendo direttive e linee guida chiare ed efficaci;

4) a dare piena attuazione alle linee guida per l'orientamento, rafforzando un sistema di orientamento diffuso, a tutti i livelli scolastici a partire dalla scuola primaria e, in particolare, per la scelta della scuola secondaria di secondo grado e dell'istruzione terziaria, per dare vita a percorsi di orientamento strutturati che tengano conto delle aspirazioni professionali dei giovani, ma anche delle nuove competenze per i settori emergenti del lavoro, delle filiere formative e delle esigenze specifiche delle imprese e dei territori;

5) a valorizzare in tutti gli ordini di scuola il docente tutor e il docente orientatore, promuovendo la formazione iniziale e continua prevista dalla recente legge n. 79 del 29 giugno 2022 e decreti attuativi, introdurre, attraverso la Scuola di alta formazione di recente istituzione, percorsi di sviluppi di carriera per favorire la creazione di una nuova generazione di docenti qualificati e con differenziazioni di funzioni per rompere l'uniformità delle prestazioni e della retribuzione degli insegnanti, così come avviene da tempo a livello europeo;

6) a promuovere su tutto il territorio nazionale l'apertura delle scuole sia al pomeriggio che nei mesi estivi, affiancando a quelle obbligatorie già previste anche attività opzionali e facoltative, con particolare riguardo ai seguenti obiettivi:

  a) il prolungamento del tempo scuola in tutto il primo ciclo di istruzione, ove non previsto dall'offerta formativa attuale;

  b) l'implementazione in modo uniforme sul territorio nazionale di iniziative finalizzate al recupero e al potenziamento delle competenze chiave di cittadinanza, quali italiano, matematica, inglese e informatica;

  c) la promozione di attività culturali e sportive extracurricolari in collaborazione con gli enti del terzo settore e le altre realtà associative presenti sui territori, anche valorizzando le esperienze di educazione non formale;

  d) la creazione, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale, di campus per realizzare filiere orizzontali e verticali dove studenti di età diversa scelgono di apprendere in luoghi predisposti per le attività disciplinari, ma anche di recupero e sviluppo per valorizzare i talenti e non lasciare indietro nessuno;

7) a rafforzare l'offerta dell'istruzione e della formazione professionale sul piano nazionale per garantire ai giovani di avere accesso nel proprio territorio a percorsi professionalizzanti per conseguire livelli di qualificazione professionale con importanti momenti di formazione on the job, perseguendo l'obiettivo che nessun giovane possa abbandonare i percorsi formativi senza aver almeno raggiunto una qualifica professionale di primo livello;

8) a potenziare lo studio delle Stem e l'innalzamento delle competenze digitali;

9) ad individuare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, misure a sostegno delle famiglie per rafforzare il loro potere di acquisto in tema di libri di testo nonché misure volte a intervenire sul tema delle detrazioni delle medesime spese, sull'incremento dell'attuale stanziamento del contributo dello Stato per l'acquisto dei libri di testo e sull'adeguamento dei tetti di spesa e ad avviare un confronto che coinvolga tutta la filiera perché siano individuate le innovazioni, anche legislative, necessarie per raggiungere l'obiettivo di ridurre sensibilmente sia il peso dei libri quotidianamente portato da casa a scuola e viceversa sia i costi a carico delle famiglie.
(1-00186)(Testo modificato nel corso della seduta) «Grippo, Giachetti, Boschi, Bonetti, Richetti, Castiglione, Rosato, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'attuale Esecutivo, sin dal primo giorno del suo insediamento, ha lavorato con grande determinazione per gestire in maniera sinergica ed efficiente le risorse messe a disposizione dall'Unione europea e ottimizzare nel miglior modo possibile tutte le opportunità di sviluppo offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    2) grazie all'attuale Governo con la legge di bilancio per il 2023 le risorse per l'istruzione sono state incrementate in maniera significativa, grazie a finanziamenti pari a 623 milioni di euro per il 2023, 632 milioni di euro per il 2024 e 598 milioni di euro per il 2025, per assicurare alle nostre studentesse e ai nostri studenti un innalzamento della qualità dell'offerta formativa, senza dimenticare l'esigenza di garantire la continuità didattica, oltre che il più alto numero possibile di docenti di ruolo altamente qualificati, in modo da ridurre progressivamente il fenomeno del precariato;

    3) con l'obiettivo di garantire al personale del mondo della scuola il giusto riconoscimento per la dignità del lavoro svolto quotidianamente, il Ministro dell'istruzione e del merito, appena insediato, ha rinnovato, in poche settimane, il contratto nazionale dei docenti, a condizioni migliorative, introducendo gli incrementi da parecchio tempo attesi da oltre 1 milione e 200 mila lavoratori. È, questo, un primo incontrovertibile dato di fatto che testimonia l'attenzione del Governo circa l'esigenza di valorizzare le straordinarie professionalità del mondo della scuola;

    4) la modesta riduzione del Fondo nazionale per il sistema integrato 0-6, operata con la legge di bilancio per il 2023 e dovuta alla necessità di adempiere ad altra misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza in tema di revisione della spesa, è stata ampiamente compensata dalle risorse indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, investimento 1.1 della missione 4 – componente 1;

    5) con il proficuo contributo delle forze politiche della maggioranza è stata introdotta la nuova disciplina sul dimensionamento scolastico che, a differenza di quanto inizialmente prospettato, consente di generare risparmi di spesa, certificabili anno per anno, da far confluire in un fondo, costituito nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione e del merito, da reinvestire in modo strutturale a favore del sistema scolastico;

    6) in particolare, la norma non prevede chiusure di plessi scolastici, né riduce l'offerta formativa, ma accresce il potere programmatorio delle regioni e la loro capacità di risposta alle specificità dei territori, riducendo le reggenze che incidono in modo negativo sulla qualità del servizio erogato dalle istituzioni scolastiche;

    7) nell'ambito della riforma del reclutamento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – non concluso in tempo dal precedente Governo – che definisce i nuovi percorsi di formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria di I e II grado. I nuovi percorsi, in linea con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, garantiscono una formazione disciplinare e pedagogica di alto livello, la cui omogeneità su tutto il territorio nazionale è assicurata da un rigoroso sistema di accreditamento e di monitoraggio affidato all'Anvur;

    8) accanto al nuovo modello di reclutamento dei docenti previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, si è intervenuti con una pluralità di misure normative finalizzate a valorizzare l'esperienza professionale maturata dal personale docente nell'ambito dei precedenti rapporti di lavoro a tempo determinato. In particolare, si è inteso favorire l'accesso ai nuovi percorsi di abilitazione ai precari, sia della scuola pubblica che delle paritarie, attraverso la previsione per loro di percorsi specifici, ridotti a soli 30 crediti formativi universitari e accademici (cfu/cfa), e accessibili attraverso una significativa quota di riserva;

    9) con specifiche disposizioni di legge, inoltre, si è provveduto a dare una risposta ad una platea molto numerosa, risultata idonea ai concorsi ordinari banditi prima della riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, trasformando le graduatorie dei concorsi ordinari in graduatorie ad esaurimento;

    10) le scuole paritarie sono parte integrante del sistema nazionale di istruzione e, al fine di riconoscere loro pari dignità rispetto alle scuole statali, anche in merito alla partecipazione ai programmi comunitari, il Ministro dell'istruzione e del merito ha annunciato la possibilità per le medesime scuole di accedere ai fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Programma operativo nazionale (Pon);

    11) nell'ambito del decreto-legge cosiddetto «PA-bis» il Governo ha varato importanti misure volte all'accelerazione delle procedure concorsuali per il reclutamento del personale docente volte al raggiungimento delle 70.000 assunzioni (target PNRR M4C1-14), salvaguardando il rigore delle procedure stesse;

    12) al fine di dare una tempestiva risposta alle esigenze degli studenti con disabilità, garantendo maggiore continuità didattica, si è appena conclusa la procedura per le immissioni in ruolo, per l'anno scolastico 2023/2024, dei docenti inseriti nella I fascia da graduatorie provinciali per le supplenze su posto di sostegno, prevista dal decreto-legge «assunzioni». Gli ulteriori posti di sostegno vacanti e disponibili sono stati coperti mediante la procedura a chiamata diretta per le immissioni in ruolo (cosiddetta call veloce);

    13) in tema di immissioni in ruolo, da un raffronto con l'anno scolastico 2022/2023 si evidenziano i seguenti dati:

     a) 2.656 nomine in ruolo in più effettuate (40.462 a fronte di 37.806 nell'anno scolastico 2022/2023), di cui 587 nomine in ruolo in più effettuate su sostegno (13.354 a fronte di 12.767 nell'anno scolastico 2022/2023);

     b) 15.763 posti vacanti in meno al termine delle operazioni (40.561 a fronte di 56.324 nell'anno scolastico 2022/2023), di cui 3.798 posti vacanti in meno su sostegno (13.784 a fronte di 17.582 nell'anno scolastico 2022/2023);

     c) 79,6 per cento di copertura dei posti del contingente rispetto al 47,4 per cento di copertura nell'anno scolastico 2022/2023;

    14) per contrastare la dispersione scolastica e l'abbandono, il Ministero dell'istruzione e del merito ha adottato, con il decreto n. 328 del 22 dicembre 2022, le linee guida per l'orientamento, con lo scopo di aiutare docenti, studenti e famiglie a contribuire alla costruzione di una scuola capace di affrontare la crisi educativa del Paese e di costruire un percorso virtuoso, volto anche al superamento delle difficoltà frutto di diseguaglianze di natura sociale e territoriale;

    15) con le medesime linee guida sono state istituite due nuove figure professionali: il docente tutor e il docente orientatore alle quali il Governo ha dedicato misure di valorizzazione sia economica, con uno stanziamento di 150 milioni di euro previsto dalla legge di bilancio per il 2023 e ripartito con decreto ministeriale 5 aprile 2023, n. 63, sia professionale, con il riconoscimento di un punteggio aggiuntivo ai fini della mobilità, oltre che di un'adeguata remunerazione economica. La misura ha avuto ampio successo, visto che sono state raccolte circa 60 mila candidature a fronte delle 40 mila previste;

    16) ancora, nella consapevolezza della necessità di rafforzare le segreterie scolastiche in questa fase nella quale le scuole sono chiamate ad attuare la parte più consistente delle azioni previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, si è previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro per il 2023, così che, già a partire da settembre 2023, le scuole potessero dotarsi di personale amministrativo aggiuntivo, ivi compreso quello ausiliario;

    17) in aggiunta, il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede già importanti investimenti destinati alle regioni del Mezzogiorno; tuttavia, l'attuale Governo attraverso il Piano Agenda Sud intende introdurre una visione nuova per superare i divari negli apprendimenti, caratterizzata da percorsi di crescita e di accompagnamento mirato delle scuole. L'obiettivo è combattere la dispersione scolastica fin dalla scuola primaria, con interventi dedicati agli istituti del Mezzogiorno. Il piano avrà durata biennale e verrà applicato, con interventi più significativi, in 245 scuole insistenti in contesti particolarmente disagiati del Sud individuate dall'Invalsi e, con altri livelli di intervento, in ulteriori 2.000 scuole del Mezzogiorno;

    18) ad integrazione degli interventi previsti nell'ambito di Agenda Sud, il Governo, con il decreto-legge recante «Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale», ha individuato risorse aggiuntive in modo da realizzare ulteriori azioni e iniziative di contrasto alla fragilità educativa, finalizzate a contrastare la dispersione scolastica e a ridurre i divari territoriali e negli apprendimenti nelle istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo di istruzione, non finanziabili dal suddetto piano;

    19) un primo intervento permette di attivare, nelle scuole del Mezzogiorno, incarichi temporanei di personale amministrativo, tecnico e ausiliario fino al 31 dicembre 2023. A tal fine sono stanziati 12 milioni di euro per l'anno 2023;

    20) una seconda azione è finalizzata a potenziare l'organico dei docenti impegnati nella realizzazione dei progetti pilota contro la dispersione e i divari territoriali e negli apprendimenti delle istituzioni scolastiche site in contesti caratterizzati da maggiore disagio educativo;

    21) un terzo intervento è volto a supportare le istituzioni scolastiche statali, anche per progetti di rete, nella realizzazione di azioni finalizzate a realizzare le condizioni per definire un contesto educativo favorevole all'apprendimento per tutti e, in particolare, per le studentesse e gli studenti con fragilità nel processo di apprendimento;

    22) un quarto intervento vuole rafforzare l'offerta educativa nelle scuole del Meridione caratterizzate da alta dispersione scolastica, attraverso il potenziamento dell'organico dei docenti delle istituzioni scolastiche statali con maggiore disagio educativo. Al fine di valorizzare i docenti che permangono nella stessa istituzione scolastica che insistono nelle zone più disagiate, garantendo la continuità didattica, si è previsto un incentivo economico attraverso l'incremento del Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa e l'attribuzione di un punteggio aggiuntivo di 10 punti, a conclusione del triennio effettivamente svolto, e ulteriori 2 punti per ogni anno di permanenza dopo il triennio, ai fini della mobilità;

    23) l'opportunità dell'apertura delle scuole anche nelle ore pomeridiane, nonché nei periodi di sospensione della didattica, rappresenterebbe l'occasione per dare vita a iniziative di potenziamento e di recupero, in particolare nelle discipline fondamentali, quali matematica, scienze, informatica, italiano e inglese, contribuendo in questo modo a ridurre i divari territoriali non solo tra regioni, ma anche tra realtà diverse della stessa regione e della stessa città;

    24) l'obiettivo dell'attuale Governo è quello di fornire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo competitività al sistema produttivo italiano, anche attraverso la costituzione di una vera e propria filiera formativa tecnologico-professionale;

    25) in coerenza con tali obiettivi, sono state avviate numerose altre iniziative, quale il compimento della riforma dell'insegnamento delle materie Stem, tramite l'adozione di specifiche linee guida, l'avvio di un consistente piano di semplificazioni a beneficio della funzionalità delle istituzioni scolastiche, la proposta di una ambiziosa riforma della formazione tecnica e professionale, attraverso l'istituzione della filiera tecnologico-professionale;

    26) la previsione di misure omogenee per l'accesso alla gratuità dei libri di testo è un obiettivo pienamente condivisibile per sostenere il diritto allo studio e superare, così, i divari e le disuguaglianze degli studenti;

    27) il Ministero impegna annualmente ingenti risorse per garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti e, in particolare, per assicurare la gratuità parziale o totale dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono l'obbligo di istruzione, nonché la fornitura dei libri di testo da dare in comodato agli studenti della scuola superiore, al fine di sostenere concretamente anche le famiglie degli alunni e degli studenti meno abbienti,

impegna il Governo:

1) a potenziare l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per creare ambienti d'apprendimento innovativi, con particolare riferimento alle metodologie di insegnamento e dei linguaggi, fornendo direttive e linee guida chiare ed efficaci;

2) ad adottare iniziative di competenza volte a reperire risorse per consentire la piena realizzazione di un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni, con particolare attenzione alle cosiddette sezioni primavera, rivolte ai bambini tra i 24 e 36 mesi;

3) a bandire quanto prima il concorso riservato al personale precario della scuola statale, in vista dell'avvio della stagione di nuovi concorsi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, volti al raggiungimento delle 70.000 assunzioni;

4) ad avviare i percorsi universitari di formazione iniziale, già in questo anno accademico, per una nuova generazione di docenti fortemente strutturati, con alle spalle un importante percorso di formazione disciplinare e pedagogica e meccanismi di valutazione che garantiranno l'efficacia didattica, nell'ottica della qualità dell'insegnamento e della costruzione di una scuola che sia davvero punto di riferimento per le famiglie e per gli studenti;

5) a potenziare il processo di valorizzazione economica e professionale di tutto il personale scolastico;

6) ad adottare iniziative di competenza volte a reperire risorse adeguate ad assicurare il diritto all'istruzione alle studentesse e agli studenti di tutto il territorio nazionale, al fine di colmare i divari territoriali e garantire il successo formativo di tutti e di ciascuno, con particolare attenzione per gli alunni con disabilità;

7) a promuovere su tutto il territorio nazionale l'apertura delle scuole sia al pomeriggio che nei mesi estivi, affiancando a quelle obbligatorie già previste anche attività opzionali e facoltative, con particolare riguardo ai seguenti obiettivi:

  a) il prolungamento del tempo scuola in tutto il primo ciclo di istruzione, ove non previsto dall'offerta formativa attuale;

  b) l'implementazione in modo uniforme sul territorio nazionale di iniziative finalizzate al recupero e al potenziamento delle competenze chiave di cittadinanza, quali italiano, matematica, inglese e informatica;

  c) la promozione di attività culturali e sportive extracurricolari in collaborazione con gli enti del terzo settore e le altre realtà associative presenti sui territori, anche valorizzando le esperienze di educazione non formale;

  d) la creazione, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale, di campus per realizzare filiere orizzontali e verticali dove studenti di età diversa scelgono di apprendere in luoghi predisposti per le attività disciplinari, ma anche di recupero e sviluppo per valorizzare i talenti e non lasciare indietro nessuno;

8) a dare piena attuazione alle linee guida per l'orientamento, rafforzando un sistema di orientamento diffuso, a tutti i livelli scolastici a partire dalla scuola primaria e, in particolare, per la scelta della scuola secondaria di secondo grado e dell'istruzione terziaria, per dare vita a percorsi di orientamento strutturati che tengano conto delle aspirazioni professionali dei giovani, ma anche delle nuove competenze per i settori emergenti del lavoro, delle filiere formative e delle esigenze specifiche delle imprese e dei territori;

9) a valorizzare in tutti gli ordini di scuola il docente tutor e il docente orientatore, promuovendo la formazione iniziale e continua prevista dal recente decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, e dai decreti attuativi, introducendo, attraverso la Scuola di alta formazione di recente istituzione, percorsi di sviluppi di carriera per favorire la creazione di una nuova generazione di docenti qualificati e con differenziazioni di funzioni per rompere l'uniformità delle prestazioni e della retribuzione degli insegnanti, così come avviene da tempo a livello europeo;

10) a rafforzare l'offerta dell'istruzione e della formazione professionale sul piano nazionale per garantire ai giovani di avere accesso nel proprio territorio a percorsi professionalizzanti per conseguire livelli di qualificazione professionale con importanti momenti di formazione on the job, perseguendo l'obiettivo che nessun giovane possa abbandonare i percorsi formativi senza aver almeno raggiunto una qualifica professionale di primo livello;

11) a potenziare lo studio delle Stem e l'innalzamento delle competenze digitali;

12) a individuare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, misure a sostegno delle famiglie per rafforzare il loro potere di acquisto in tema di libri di testo, nonché misure volte ad intervenire sul tema delle detrazioni delle medesime spese, sull'incremento dell'attuale stanziamento del contributo dello Stato per l'acquisto dei libri di testo e sull'adeguamento dei tetti di spesa;

13) ad avviare un confronto che coinvolga tutta la filiera (rappresentanti di autori, editori, distributori, librai, dirigenti, docenti e famiglie) perché siano individuate le innovazioni anche legislative necessarie per raggiungere l'obiettivo di ridurre sia il peso dei libri quotidianamente portato da casa a scuola e viceversa, sia i costi a carico delle famiglie;

14) a valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche normative, affinché, soprattutto nelle realtà territoriali più disagiate e ad alto tasso di dispersione scolastica, si possa ridurre il tradizionale numero di alunni per classe;

15) a favorire iniziative volte ad agevolare le donazioni dei privati, al fine di mobilitare nuove risorse in favore delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, da parte di persone fisiche, enti non commerciali e soggetti titolari di reddito d'impresa.
(1-00187) «Sasso, Amorese, Dalla Chiesa, Lupi, Latini, Mollicone, Mulè, Cavo, Loizzo, Cangiano, Tassinari, Miele, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Roscani».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'Italia è fra i Paesi europei in cui è più grave il fenomeno della dispersione scolastica: al 9,7 per cento è la dispersione implicita al termine della scuola superiore. Le disuguaglianze territoriali si manifestano sotto forma di povertà educativa nelle regioni meridionali e le percentuali dei dispersi sono più elevate, con una punta del 19,8 per cento in Campania;

    2) in Campania, Calabria e Sicilia, più del 60 per cento degli studenti non raggiunge il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70 per cento degli studenti, proprio in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Significa che queste persone non saranno in grado di gestirsi un progetto di vita autonoma, soventi vittime del lavoro in nero e sottopagato, quando non intercettate dalla stessa malavita organizzata, e non saranno in grado di partecipare appieno alla vita democratica del nostro Paese;

    3) la percentuale dei Neet in Italia è del 23,1 per cento, ma in regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, i quindici-ventinovenni che non studiano e non lavorano hanno superato quelli che lavorano: 3 giovani Neet ogni 2 giovani occupati;

    4) l'assillo della politica e del Governo dovrebbe essere quello di garantire un'educazione di qualità, a partire dalla prima infanzia, per contrastare la dispersione scolastica. E per farlo dovrebbe darsi delle priorità precise: innanzitutto, rendere obbligatorio il ciclo di istruzione, a partire dalla scuola dell'infanzia sino al compimento dei 18 anni di età; ridurre il numero degli alunni in classe per garantire qualità della didattica, maggiore coinvolgimento e apprendimento da parte degli studenti, nonché piena integrazione dei ragazzi, soprattutto quelli con più disabilità; estendere il tempo pieno nelle scuole primarie, ma anche il tempo prolungato negli istituti di istruzione secondaria di primo e secondo grado; garantire l'accesso all'asilo nido e alla scuola dell'infanzia a tutte le bambine e a tutti i bambini all'interno del territorio nazionale, superando ogni forma di discriminazione sociale e territoriale; istituire delle zone di educazione prioritaria e solidale, dedicate alle aree più svantaggiate;

    5) vivere in aree svantaggiate, come quartieri di periferia, città satellite, aree interne, pregiudica le aspirazioni e la crescita dei minori oltre che delle comunità. Con il paradosso che proprio nelle aree dove si concentra la povertà minorile, la rete dei servizi socio-educativi, che dovrebbe essere più solida, è estremamente debole, accentuando i divari di partenza;

    6) negli anni il sistema dell'istruzione e della formazione è stato oggetto di un processo di snaturamento, rispetto alle finalità di liberazione ed emancipazione che la Costituzione gli assegna. Impoverito, precarizzato, burocratizzato e piegato alle logiche del mercato. Non si tratta di una questione settoriale, ma di uno snodo decisivo per il futuro delle giovani generazioni e della stessa democrazia; perché il modello di formazione è una pietra angolare del modello di società che si intende costruire, nelle relazioni sociali e intellettuali, nelle forme del lavoro e della vita, persino visto l'impatto che, fin dall'infanzia, le tecnologie virtuali e digitali hanno sui processi di conoscenza e sull'universo emotivo – sul tipo di umanità che abiterà la Terra dai prossimi decenni; a determinare il successo scolastico concorrono da un lato le capacità dello studente, dall'altro una serie di componenti su cui è possibile agire. Per citarne solo alcune, il contesto famigliare, la qualità degli insegnanti, i metodi di insegnamento, i fattori ambientali;

    7) serve la volontà politica di dare alla scuola una rinnovata dignità sociale, di stanziare risorse per procedere a una ristrutturazione dell'intero sistema scolastico e dei suoi metodi, recuperandone la missione costituzionale di promozione della persona e di emancipazione dei futuri cittadini attraverso l'istruzione;

    8) gli istituti scolastici vanno intesi come un presidio culturale e civico del proprio territorio, non come una spesa da tagliare. Invece, come previsto dalla legge di bilancio 2023, a partire dall'anno scolastico 2024/25, rispetto alle 8.089 istituzioni scolastiche funzionanti nell'anno scolastico 2023/24, si prevede per il prossimo triennio un taglio di ben 780 istituzioni scolastiche di cui 628 solo nel prossimo anno, con ricadute pesantissime soprattutto sulle regioni del Sud che subiranno un vero e proprio stravolgimento della rete scolastica (per il prossimo anno scolastico -128 scuole in Campania, -79 in Calabria, -58 in Puglia, -42 in Sardegna, -92 in Sicilia) e, di conseguenza, tagli agli organici sia sulle due figure uniche della scuola che sul resto del personale docente, educativo ed Ata;

    9) uno studio della società di investimento Moneyfarm, pubblicato ad ottobre 2022, ha cercato di quantificare a quanto ammontino le spese legate all'istruzione che le famiglie italiane debbono sostenere per un figlio dal nido fino all'università, considerando anche la necessità di dare ai ragazzi una formazione che comprenda quelle soft skill sempre più ricercate nel mercato del lavoro; da questo studio emerge come per un percorso di studio «standard», presso gli enti di pubblica istruzione della città in cui si è residenti, sia necessario un investimento di circa 53.000 euro, considerate rette, costo dei libri e dei materiali didattici, l'acquisto di device informatici e alcune attività extrascolastiche come lezioni di inglese e attività sportive; tali costi possono arrivare fino a 700.000 euro nel caso di frequenza presso strutture private e università straniere. È quindi evidente la necessità di garantire la completa gratuità del percorso di istruzione presso le strutture pubbliche, al fine di garantire l'esigibilità reale del diritto allo studio e di contrastare la crescita sempre più veloce delle diseguaglianze sociali;

    10) secondo Assoutenti, quest'anno affrontare l'anno scolastico costerà una media tra il +8 per cento e il +10 per cento a studente. I prodotti di cartoleria registrano un incremento medio del 9,2 per cento su base annua, a causa dei rincari delle materie prime e dei maggiori costi di produzione. Per i libri di testo la spesa è variabile e sale in base dal grado di istruzione: si passa dai circa 300 euro a studente della prima media ai 600 euro del liceo, compresi i dizionari, ma si può arrivare anche a 700 euro in alcune classi, un business che supera quota 1 miliardo di euro all'anno. Sul fronte dei testi scolastici i rincari sono nell'ordine del +8/+10 per cento rispetto allo scorso anno e la spesa media solo per i libri salirà in media di circa 45 euro a studente, con un aggravio totale di +95 euro;

    11) poiché si ritiene necessario superare i divari e le disuguaglianze tra studenti, appare fondamentale adottare misure omogenee per l'accesso alla gratuità dei libri di testo e per garantire a tutti i giovani il diritto allo studio. Per questo il gruppo Alleanza verdi e sinistra ha depositato alla Camera dei deputati una proposta di legge per prevedere l'estensione della gratuità dei libri di testo per tutti gli studenti che frequentano fino all'ultimo anno di obbligo scolastico e appartenenti a nuclei familiari con Isee fino a 35.000 euro;

    12) recentemente molti dirigenti scolastici e alcuni sindacati studenteschi hanno anche segnalato il problema dell'accesso ai viaggi di istruzione: questi viaggi spesso non sono per tutti e tutte, soprattutto a causa dei loro costi aumentati a causa dell'inflazione. Alcuni istituti hanno messo in atto strategie per cercare di aggirare questi ostacoli che in alcuni casi impediscono la partecipazione anche del 50 per cento degli studenti e studentesse, proponendo viaggi di istruzione che prevedano destinazioni in Italia, generalmente più economiche – anche se si parla comunque di una spesa di 400 euro per una gita – o mettendo a disposizione delle famiglie un «fondo di solidarietà». Lasciare ai singoli istituti l'onere di stabilire come gestire questo problema però non garantisce pienamente il diritto allo studio dei ragazzi e incrementa le differenze;

    13) gli ultimi fatti di violenza avvenuti a Palermo e a Caivano, e le giovani età dei loro protagonisti, evidenziano quanto sia radicata l'educazione sessista nel nostro Paese. Un'educazione che rimanda un modello di donna oggetto, con stereotipi di genere radicati, che legittimano le violenze negando che siano tali, biasimando la vittima e i suoi comportamenti e non gli stupratori. C'è un cambiamento culturale da promuovere. Per concretizzarlo non servono solo leggi penali, ma serve soprattutto un investimento economico serio, che investa nell'autonomia della donna, nell'educazione al rispetto e nell'abbattimento degli stereotipi. Un ruolo fondamentale è sicuramente quello delle scuole, dove però i progetti di educazione all'affettività, educazione di genere ed educazione alla sessualità sono troppo spesso sporadici e non strutturali, legati alla buona volontà dei dirigenti o degli insegnanti o alla disponibilità di risorse spot,

impegna il Governo:

1) al fine di migliorare la qualità didattica e il processo di formazione delle alunne e degli alunni, contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica, garantire il successo formativo, oltre che evitare un affollamento nelle aule, sia per ragioni sanitarie sia per ragioni didattiche, a fissare, con un opportuno intervento normativo, a 18 il numero massimo di alunni per ogni classe di ogni ciclo della scuola italiana;

2) a prevedere l'introduzione del tempo pieno in tutti gli istituti scolastici della scuola primaria dello Stato e a garantire, in ciascuna di queste scuole, una percentuale aggiuntiva dell'organico docente e Ata non inferiore al 20 per cento dell'organico attuale;

3) a prevedere l'introduzione del tempo prolungato pomeridiano nei cicli scolastici della scuola secondaria di I e II grado, basato sull'istituzione di cattedre orario comprensive delle ore di insegnamento e del tempo mensa, per almeno tre giorni a settimana;

4) ad adottare iniziative normative volte ad elevare progressivamente l'obbligo scolastico fino all'età di diciotto anni e, conseguentemente, ad elevare progressivamente l'età per l'accesso al lavoro con qualsiasi forma di contratto individuale;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere la totale gratuità della formazione scolastica, dall'asilo nido fino all'assolvimento dell'obbligo scolastico, al fine di assicurare il diritto allo studio, prevedendo anche la gratuità dei libri di testo fino all'ultimo anno di obbligo scolastico;

6) ad adottare iniziative volte a prevedere l'istituzione di un fondo di solidarietà per i viaggi di istruzione presso il Ministero dell'istruzione e del merito da ripartire, sulla base dell'indice di disagio sociale, tra i diversi istituti di scuola secondaria di primo e secondo grado, e a prevedere l'estensione dell'utilizzo della Carta della cultura giovani per i viaggi di istruzione;

7) ad adottare iniziative volte a prevedere, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, risorse economiche dirette al rinnovo del contratto collettivo nazionale 2022/2024 del comparto «Istruzione e ricerca»;

8) ad adottare iniziative normative volte a rivedere i criteri per la definizione del «dimensionamento scolastico» contenuti nella legge di bilancio 2023 (legge 29 dicembre 2022, n. 197) nei prossimi provvedimenti utili al fine di scongiurare l'accorpamento delle sedi e il dimezzamento del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi;

9) ad adottare iniziative volte ad istituire nelle aree del Paese con maggiori percentuali di abbandono scolastico, con maggiori difficoltà di natura sociale o geografica o, in generale, con minore disponibilità di servizi o facilità di accesso ad essi, tenendo conto sia dell'indice di abbandono scolastico, sia dell'indice di disagio sociale (ids), le «Zone di educazione prioritaria e solidale», e a garantire in dette zone l'aumento dell'organico scolastico e del tempo scuola.
(1-00188) «Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zaratti».