XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
l'espressione «governance economica europea» fa riferimento al sistema di istituzioni e procedure posto in essere al fine di conseguire gli obiettivi dell'Unione in ambito economico, ossia il coordinamento delle politiche economiche volto a promuovere il progresso economico e sociale dell'Unione europea a vantaggio dei suoi cittadini;
la crisi finanziaria, economica e di bilancio iniziata nel 2008 ha evidenziato la necessità, per l'Unione europea, di disporre di un modello di governance economica più efficace del coordinamento economico e di bilancio cui si era fatto ricorso sino a quel momento;
fino al 2011, infatti, il quadro della politica di bilancio era definito nel patto di stabilità e crescita (Psc), mentre il coordinamento delle politiche economiche era basato principalmente sul consenso, senza norme giuridicamente vincolanti e, in tale vasto ambito di applicazione era possibile attuare varie forme di cooperazione, in funzione del carattere più o meno vincolante dell'accordo di cooperazione stesso;
con le crisi economico-finanziarie succedutesi a partire dal 2008 si è ritenuto necessario un maggiore coordinamento delle politiche economiche all'interno dell'Unione europea e, a tal fine, il sistema di organismi e procedure di coordinamento economico è stato rivisto e rafforzato e dal 2011 sono stati adottati diversi atti legislativi e create nuove istituzioni;
nello specifico, si è proceduto al rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio e al relativo coordinamento nel quadro del Semestre europeo, al risanamento del settore finanziario, attraverso la realizzazione dell'Unione bancaria, con nuove norme e nuove istituzioni, compresi il meccanismo di vigilanza unico, il meccanismo di risoluzione unico e le autorità europee di vigilanza (Aev) e, infine, all'istituzione di vari meccanismi di stabilizzazione e stabilità finanziaria, tra cui il Mes, la cui riforma del 2019, per inciso, è stata ratificata da tutti i Paesi dell'Unione monetaria tranne l'Italia;
nel dettaglio, il Patto di stabilità e crescita (Psc), contiene una «clausola di salvaguardia generale», la quale consente a tutti gli Stati membri di discostarsi temporaneamente dai normali obblighi del Patto nel caso di un evento inconsueto al di fuori del controllo dello Stato membro interessato, che abbia un impatto rilevante sulla situazione finanziaria, o in periodi di grave recessione economica nella zona euro o nell'intera Unione europea;
nel marzo 2020 l'Unione europea ha attivato la clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita nel contesto della pandemia e della conseguente perturbazione economica; a causa dell'altissimo livello di incertezza economica causato dalla guerra di aggressione russa, la clausola continuerà ad applicarsi fino al 31 dicembre 2023;
il 9 novembre 2022, la Commissione europea ha adottato una comunicazione, in cui ha delineato gli orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell'Unione europea, con l'obiettivo di rafforzare la sostenibilità del debito e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva attraverso investimenti e riforme;
su tale linea, il 26 aprile 2023, la Commissione europea ha elaborato tre proposte legislative, volte rispettivamente a sostituire il regolamento (CE) n. 1466/97 relativo al rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche, a modificare il regolamento (CE) n. 1467/97 concernente l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi e ad emendare la direttiva 2011/85/UE sui requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri;
in relazione all'imminente scadenza della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita e della necessità, rappresentata anche dalla Banca centrale europea nel proprio parere sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, pubblicato il 18 agosto 2023, di raggiungere un «rapido accordo [e] una rapida istituzione di un quadro di bilancio credibile», il negoziato sulla definizione del nuovo Patto di stabilità e crescita è entrata nel vivo, suscitando un acceso dibattito in seno e tra i Paesi membri;
stando ai dati contenuti nella Nadef, a legislazione vigente, la spesa sanitaria sarà pari a 133 miliardi di euro nel 2024, a 136,7 miliardi di euro nel 2025, e a poco meno di 139 miliardi di euro nel 2026, contro i 134,7 miliardi di euro del 2023;
il Governo ha perso l'occasione di attivare la linea pandemica del Meccanismo europeo di stabilità (cosiddetto «Mes sanitario»), facendo sfumare la possibilità di ottenere risorse una tantum pari al 2 per cento del prodotto interno lordo nazionale, che avrebbero costituito un'importante occasione per modernizzare il nostro sistema sanitario e la cui unica condizionalità sarebbe stata l'utilizzo di tali risorse esclusivamente per sostenere il finanziamento, diretto e indiretto, di tale settore in relazione alla sopravvenuta emergenza pandemica;
riguardo poi al vero e proprio Meccanismo europeo di stabilità, di cui sopra si è accennato, vale ricordare che esso ha avuto la funzione fondamentale di concedere assistenza finanziaria a Paesi membri con difficoltà di accesso ai mercati finanziari e che, a parte il controverso caso della Grecia, ha fornito questa assistenza anche a Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro, tutti Paesi che sono usciti dalla crisi grazie all'assistenza del Mes;
nel 2021, la limitata riforma dello strumento ha previsto la possibilità per il Meccanismo di fornire una rete di sicurezza finanziaria (un backstop) al Fondo di risoluzione comune per le banche e si sono parzialmente modificate le condizioni di accesso alla assistenza finanziaria e introdotta una nuova linea di credito, cosiddetta, precauzionale;
tale accordo di riforma, sottoscritto allora anche dal Governo italiano, è stato già ratificato, non solo da tutti gli altri diciotto firmatari, ma anche dalla Croazia, la quale, nel frattempo, ha aderito all'euro e soltanto la mancanza della ratifica da parte dell'Italia ne impedisce l'applicazione, privando l'Europa e tutti gli Stati membri interessati di uno strumento particolarmente utile in una fase in cui si torna a paventare il rischio di crisi bancarie, ciò a prescindere dall'effettiva attivazione da parte dell'Italia,
impegna il Governo:
1) a farsi parte attiva nelle prossime settimane per una rapida conclusione del negoziato in seno all'Unione Europea sulla definizione del nuovo Patto di stabilità e crescita, in particolare:
a) abbandonando ogni tentativo di inserire permanenti scorpori di determinate categorie di spesa pubblica dagli aggregati fiscali oggetto dei futuri vincoli, in quanto tale opzione – oltre a non rispecchiare in modo autentico la posizione fiscale degli Stati membri – darebbe vita a infiniti contenziosi e ambiguità in un ambito che, invece, ora necessita di semplicità e trasparenza;
b) proponendo, per il solo esercizio finanziario 2024, l'applicazione di un'opportuna disciplina temporanea che eviti il ripristino sic et simpliciter del sistema di regole fiscali precedenti la sua sospensione;
c) facendosi promotore nel consesso europeo di un possibile grande accordo politico che, da un lato, definisca regole fiscali giustamente cogenti per la politica fiscale nazionale degli Stati membri, ma, dall'altro, inizi fattivamente il percorso per cui la fornitura di beni pubblici europei e il sostegno alle grandi transizioni produttive necessarie siano finanziate dall'Unione europea attraverso un maggior grado di condivisione del rischio fiscale e l'emissione di passività finanziari comuni;
2) a favorire la sollecita ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità e ad attivarsi in sede di Unione europea per una nuova riproposizione della linea di credito specificatamente dedicata ad interventi nel settore sanitario.
(1-00190) «Marattin, De Monte, Richetti, Del Barba, Enrico Costa, Gadda, Grippo, Sottanelli».
La Camera,
premesso che:
l'articolo 32 della nostra Costituzione definisce espressamente la «salute» come un diritto fondamentale dell'individuo che deve essere garantito a tutti indipendentemente dall'essere cittadini italiani o meno, dal possedere un reddito o dall'essere indigenti;
sulla base di tale principio 45 anni fa la legge 23 dicembre 1978, n. 833, ha istituito il Servizio sanitario nazionale (Ssn) con l'obbiettivo di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione sociale, economica o territoriale, configurandosi come uno strumento di giustizia e di coesione sociale, secondo i principi di universalità ed eguaglianza;
come recita l'articolo 1 della legge n. 833 del 1978: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana» mentre l'articolo 2, avendo ben presente le difformità territoriali presenti nell'accesso alle cure ed alla prevenzione incarica il Servizio sanitario nazionale nell'ambito delle sue competenze a perseguire il superamento degli squilibri territoriali;
universalità, uguaglianza ed equità sono stati, quindi, una tappa fondamentale per lo sviluppo della sanità pubblica italiana, che ancora oggi, nonostante la crisi che sta passando negli ultimi decenni, tende ad assicurare il diritto alla salute per tutti a prescindere da censo o provenienza geografica. Ogni persona ha il diritto a essere curata e ogni malato deve essere considerato un legittimo utente di un pubblico servizio, di cui ha pieno e incondizionato diritto;
nonostante tali principi, tuttavia, un insieme di fattori politici, finanziari e organizzativi, a cui si è aggiunta infine la pandemia da Covid-19, hanno determinato l'aggravarsi di significative disparità sociali e difformità territoriali. Oggi ci si trova di fronte a poche realtà che sono in grado di assicurare servizi e prestazioni all'avanguardia e di eccellenza a cui se ne affiancano altre ove è difficoltoso, se non impossibile, garantire anche solo i livelli essenziali di assistenza, con la conseguenza che pochi riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono;
rispetto al 2019 nel triennio 2020-2022, a fronte dell'emergenza pandemica, sono stati stanziati 18 miliardi di euro aggiuntivi e il livello della spesa sanitaria ha superato il 7 per cento del prodotto interno lordo, mentre attualmente le stesse stime della Nadef 2023, con un rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo in costante e rapida decrescita, spingono la sanità pubblica verso il collasso;
al finanziamento ordinario del Servizio sanitario nazionale vanno aggiunte poi le risorse previste per la sanità dalla Missione 6 del Pnrr pari a 15,63 miliardi di euro (l'8,16 per cento di 191,5 miliardi di euro previsti dal Piano), divisi in due obiettivi principali: M6C1: reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale sanitaria (7 miliardi euro), allo scopo di riformare gli standard strutturali, organizzativi e tecnologici per l'assistenza entro il 2021 con l'approvazione di uno specifico decreto ministeriale e definire un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in linea con l'approccio «One-Health», mediante un apposito disegno di legge entro la metà del 2022; M6C2: innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale (8,63 miliardi di euro);
la Missione 6 ha come obiettivo il diffondere di nuovi modelli per la tutela della salute attraverso lo sviluppo di diverse innovazioni organizzative tra cui l'istituzione e il potenziamento delle case della comunità, delle centrali operative e degli ospedali di comunità;
in particolare, nel documento originario della Missione 6 si prevedeva la costituzione di 1350 case della comunità, 600 centrali operative territoriali e 400 ospedali di comunità, con un totale di personale pari a circa 18.350 infermieri, 10.250 unità di personale di supporto, 2.000 operatori sociosanitari e 1.350 assistenti sociali e degli ospedali; lo sviluppo di reti di prossimità, della telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale; una più efficace integrazione tra tutti i servizi sociosanitari; la promozione dell'innovazione, della ricerca e delle digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;
tutto questo è stato messo in discussione dall'attuale Governo che più volte ha ribadito la difficoltà di istituire le case e gli ospedali di comunità e nella sua bozza di riforma della Missione 6 uscita a fine luglio 2023 specifica che «il contesto attuale comporta difficoltà di attuazione non solo per le strutture sanitarie (Casa della Comunità, Ospedali della Comunità, Ospedali sicuri e sostenibili) ma anche per i progetti di transizione digitale (quali telemedicina, sostituzione delle grandi apparecchiature, digitalizzazione dei Dea di I e II livello) nella misura in cui richiedono lavori edili per la preparazione dei locali. Ulteriori criticità sono riconducibili a criticità nelle catene di nell'approvvigionamento delle materie prime, nella fornitura di attrezzature e nella logistica, riconducibili in parte alla mancanza di flessibilità degli strumenti contrattuali utilizzabili dai soggetti attuatori e in parte a strozzature dal lato dell'offerta (legate ad esempio alla concentrazione in capo a pochi operatori economici specializzati in ambito sanitario)»;
in particolare, nella bozza del piano di revisione del Governo il target per le case della comunità scende da 1.350 a 936, gli ospedali di comunità passano da 400 a 304. Le centrali operative territoriali (Cot) scendono da 600 a 524; il fascicolo sanitario elettronico dovrebbe essere integrato solo con l'inserimento dei documenti dei nativi digitali, escludendo dal perimetro dell'intervento la migrazione/trasposizione ad hoc di documenti cartacei attuali o vecchi; i progetti di telemedicina sono posticipati;
sempre nella bozza di revisione della Missione 6 si legge che allo stesso tempo il piano del Governo individua nuove «azioni tese ad affiancare e rafforzare le linee d'intervento preesistenti affinché si possano conseguire risultati sostenibili anche dal punto di vista organizzativo e gestionale. Per gli interventi parzialmente espunti dal Piano si propone, inoltre, la piena realizzazione attraverso risorse nazionali e secondo tempistiche che potranno essere successive a giugno 2026. Nel complesso, le modifiche proposte mirano a preservare l'ambizione della missione Salute e a realizzare appieno quanto previsto dal DM n. 77/22, rendendo le strutture territoriali pienamente funzionanti ed operative anche attraverso l'integrazione di figure professionali quali gli specialisti ambulatoriali interni e la dotazione di attrezzature e tecnologie innovative e sostenibili dal punto di vista energetico»;
in merito al documento di modifica della Missione 6 del Pnrr, le regioni hanno lamentato un loro mancato coinvolgimento, nonostante ogni presidente di regione avesse sottoscritto il Cis (contratto istituzionale di servizio) insieme al Ministro della salute, nonché la preoccupazione che la sostituzione delle risorse dell'Unione europea con quelle del bilancio nazionale (utilizzazione delle risorse per l'edilizia sanitaria ex articolo 20) potrebbe rappresentare un'incognita con il rischio di bloccare i cantieri;
il precedente Governo, nell'ambito delle riforme connesse al Pnrr, aveva adottato il decreto ministeriale n. 77 del 2022 «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» definendo così i nuovi modelli e i nuovi standard per l'assistenza territoriale, in un'ottica di avvicinamento della sanità al domicilio dei cittadini con l'obiettivo di introdurre un modello organizzativo per la rete di assistenza primaria che comprendesse standard strutturali, tecnologici e organizzati che garantissero ai cittadini e operatori del Servizio sanitario nazionale il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea);
il decreto n. 77 del 2022 mira, infatti, ad individuare le priorità d'intervento in un'ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche e alla continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità anche attraverso l'integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario;
in tale ottica le case della comunità, le centrali operative territoriali, l'infermiere di famiglia e di comunità, le unità di continuità assistenziale, l'assistenza domiciliare, gli ospedali di comunità sono tutti elementi fondamentali per la buona riuscita del modello delineato dal Pnrr e dal decreto n. 77 del 2022;
è pur vero che la riorganizzazione della medicina territoriale si scontra con la carenza di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta;
secondo l'ultimo rapporto Agenas sui medici di medicina generale emerge innanzitutto una progressiva diminuzione di quelli in attività: nel 2021 erano 40.250, ovvero 2.178 in meno rispetto al 2019 (-5,4 per cento) con notevoli variabilità regionali. A ciò si deve poi aggiungere il preoccupante quadro anagrafico che vede nel 2021 il 75,3 per cento dei medici di medicina generale in attività avere oltre 27 anni di anzianità di laurea, con quasi tutte le regioni del Centro-Sud sopra la media nazionale;
secondo le rilevazioni della Struttura interregionale sanitari convenzionati (Sisac) al 1° gennaio 2022 c'erano 51,3 milioni di assistiti per 39.270 medici di medicina generale, con una media nazionale di 1.307 assistiti per medici di medicina generale. In realtà si va dai 1.073 della Sicilia ai 1.461 del Veneto, ai 1.466 della Lombardia, fino ai 1.545 della provincia autonoma di Bolzano. Tali numeri, al di là dei dati medi, fanno sì che per diverse migliaia di cittadini venga meno la possibilità di avere il medico di medicina generale, o di poterlo scegliere liberamente, non solo nelle zone con bassa densità abitativa, con condizioni geografiche disagiate o rurali ma anche nelle periferie delle grandi città;
una risposta concreta, seppur non sufficiente a colmare tale carenza, sono state le 900 borse aggiuntive annuali fino al 2025 finanziate con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che si aggiungono alle 1.879 finanziate con fondi ordinari, per un totale di 2.779 borse;
l'incremento di borse di studio di medicina generale è parte di un aumento complessivo di 30.800 nuove borse di studio che negli ultimi due anni è andato nella direzione di un superamento dello storico problema dell'imbuto formativo che limita l'accesso alle scuole di specializzazione dei neolaureati in medicina;
le difficoltà della medicina generale non scaturiscono solo dal numero insufficiente di medici di medicina generale, ma anche e soprattutto dalla debolezza di una rete che in tanti territori è costituita solo dallo studio del medico e dalla farmacia;
la riforma della medicina generale attesa da anni diviene, quindi, ancora più urgente per connettere l'attività della medicina di base alle nuove strutture e servizi previsti dalla Missione 6 del Pnrr;
nella riforma dell'assistenza territoriale è necessario prevedere la possibilità anche per le 96.000 persone senza dimora (secondo i dati Istat pubblicati a dicembre 2022), di cui il 62 per cento di nazionalità italiana di potersi iscriversi negli elenchi degli assistiti delle aziende sanitarie locali territoriali di riferimento allo scopo di effettuare la scelta del medico di medicina generale e accedere alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza garantiti ai cittadini residenti in Italia;
la riorganizzazione della rete territoriale incide anche sull'annosa questione degli accessi impropri al pronto soccorso e del recupero delle liste di attesa andatasi ad ingrossare durante il periodo pandemico nonostante gli interventi del legislatore e del Governo;
i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie costituiscono una delle principali criticità del Servizio sanitario nazionale con cui cittadini e pazienti si scontrano quotidianamente subendo gravi disagi (necessità di ricorrere alle strutture private, migrazione sanitaria, aumento della spesa out-of-pocket, impoverimento), sino alla rinuncia alle cure con pesanti conseguenze sulla salute;
la riduzione in volume delle prestazioni sanitarie durante gli anni della pandemia è stata generalizzata in tutte le regioni italiane e non sono bastati gli interventi emergenziali, l'immissione di personale in tutte le forme contrattuali possibili e, come sottolineato dalla Corte dei conti nel 2022, nessuna regione ha raggiunto in tutte le aree obiettivo (ricoveri, screening e prestazioni ambulatoriali) le quote di recupero previste nei piani operativi;
nell'ambito dell'organizzazione, a livello regionale, dell'offerta sanitaria, la gestione delle liste di attesa costituisce indubbiamente uno degli aspetti più critici di un sistema sanitario, quale quello italiano organizzato su base universalistica e istituzionalmente deputato a rispondere alla domanda di prestazioni mediche da parte dei cittadini in condizioni di parità di accesso e in tempi compatibili con le esigenze di cura richieste dalle specifiche condizioni di salute di ognuno di essi;
oltre al grave problema delle liste di attesa permane il fatto che nonostante i Livelli essenziali di assistenza siano stati modificati nel 2017 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017), ad oggi non sono ancora totalmente operativi, poiché pur essendo stato approvato il cosiddetto decreto tariffe (decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell'economia e della finanza, del 23 giugno 2023), con il consenso delle regioni, avendo avuto queste la promessa dal Governo che i maggiori costi stimati in 400 milioni di euro sarebbero stati assicurati mediante l'incremento del Fondo sanitario nazionale, questo entrerà in vigore il 1° gennaio 2024 per le tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e il 1° aprile 2024 per le tariffe dell'assistenza protesica, sempre che non subentrino ulteriori problemi di copertura e di gestione;
in un quadro già segnato da notevoli divari territoriali in materia di salute è irricevibile la proposta di autonomia differenziata che cancellerebbe il nostro il Servizio sanitario nazionale (Ssn), tradendone i principi di universalità, equità e solidarietà, per cui tutti i cittadini, indipendentemente da origini, residenza e censo devono essere curati allo stesso modo con oneri a carico dello Stato, mediante prelievo fiscale su base proporzionale come del resto affermato in occasione del discorso di fine anno 2022 dal Presidente della Repubblica Mattarella: «operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive»;
la pandemia da Covid-19 ha evidenziato la gravissima carenza di personale sanitario nel nostro Sistema con un crescendo di difficoltà a reperire sul mercato del lavoro personale dirigente medico ed infermieristico a seguito non solo del blocco del turn-over ma anche delle misure di contenimento delle assunzioni facendo sì che negli ultimi anni il personale a tempo indeterminato del Sistema sanitario nazionale sia fortemente diminuito;
secondo l'ultimo rapporto Agenas del novembre 2022 la criticità vera ed immediata riguarda il personale infermieristico poiché l'Italia ha un numero di infermieri inferiore rispetto a quello della media europea a cui segue una carenza di medici e di personale tecnico;
secondo i dati Oecd del 2020 nel sistema sanitario italiano operano 6,2 infermieri ogni 1.000 abitanti, rispetto a una media europea di 8,8 e a punte di 18 per la Svizzera e la Norvegia, 13 per la Germania, 11 per la Francia e 8,2 per il Regno Unito;
secondo il diciottesimo rapporto sanità del Centro per la ricerca economica applicata in sanità (Crea) dell'Università di Roma Tor Vergata, la spesa sanitaria privata è arrivata a oltre 1.700 euro a famiglia, tanto che il 5,2 per cento dei nuclei familiari versa in disagio economico per le spese sanitarie; 378.627 nuclei (l'1,5 per cento) si impoveriscono per le spese sanitarie e 610.048 (il 2,3 per cento) sostengono spese sanitarie cosiddette «catastrofiche»;
sempre più cittadini rinunciano a prestazioni sanitarie nel pubblico a favore di strutture private che sono in grado di offrire prestazioni a tariffe concorrenziali (a volte anche inferiori) e soprattutto in tempi più rapidi rispetto alle lunghe liste di attesa della sanità pubblica; ma la «sanità privata accreditata» non ha l'obbligo dei Lea, può selezionare i pazienti, non si occupa di prevenzione, non deve svolgere attività di emergenza e urgenza;
secondo l'ultimo rapporto dell'Agenas l'intramoenia passa dall'8 per cento per le visite oncologiche e fisiatriche al 42 per cento per ecografie ginecologiche. In particolare, in 13 regioni su 20 il rapporto tra attività in Alpi (attività libero-professionale intramuraria) e in regime istituzionale risulta superiore al 100 per cento per alcune prestazioni, soprattutto in ambito ginecologico ed è ormai praticamente azzerata l'intramoenia «fuori le mura» poiché il 99 per cento dell'attività si svolge all'interno dell'azienda o in strutture in rete con prenotazioni centralizzate nella maggior parte delle regioni;
in questi anni di emergenza pandemica si è rafforzata nel Paese la consapevolezza che una rete integrata di servizi territoriali di base è indispensabile per assicurare capillarmente la presa in carico delle persone e delle comunità, garantendo l'accessibilità e la continuità delle cure anche alle fasce di popolazione socialmente più svantaggiate e più difficili da raggiungere;
la potenziale previsione di una popolazione ultra-65enne pari al 35 per cento del totale nel 2050 (23,5 per cento nel 2021), impone già oggi due azioni contemporanee: aumentare il più possibile gli anni di vita in salute e approntare prima possibile un sistema di cure di lungo periodo in grado di reggere in modo appropriato e consistente quel tipo di carico assistenziale;
dal punto di vista specifico dell'organizzazione dei sistemi di cura, i bisogni portati dalla condizione di non autosufficienza costringono a pensare l'assistenza primariamente in modo estensivo e di lungo termine, mentre al momento i nostri sistemi sono costruiti per lavorare soprattutto su bisogni acuti e intensivi;
da questo punto di vista, quindi, la riforma della non autosufficienza recata dalla Missione M5C2 del Pnrr deve essere direttamente collegata al decreto ministeriale n. 77 del 2022: «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» che a sua volta è collegato alla Missione M6C1 del Pnrr; questo perché, se da un lato viene affermata la specificità della materia e del suo «statuto assistenziale», dall'altro lato deve essere chiaro come lo sviluppo dei servizi dedicati alla non autosufficienza debbano essere inseriti nella più ampia trasformazione dei sistemi territoriali sanitari e sociali;
inoltre, è importante ridare slancio ai consultori istituti con la legge n. 405 del 1975 quali servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie e delle famiglie inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal Pnrr e dagli atti attuativi;
un sistema sanitario vicino a tutte le donne deve garantire, in tutte le regioni, il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 405 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti;
tra le tante conseguenze negative della pandemia Covid-19 c'è stato anche un notevole aumento del disagio psicologico nelle persone più fragili e tra i giovani, un problema urgente di cui solo un Sistema sanitario nazionale rafforzato con risorse e professionalità adeguate può farsi adeguatamente carico;
il benessere psicologico deve diventare un obiettivo fondamentale per il nostro Sistema sanitario nazionale, perché è un requisito fondamentale per la qualità della vita individuale, sociale e per la salute; a questo scopo vanno adottati programmi centrati sulla scuola come luogo dello sviluppo della persona e sui servizi sociali come strumenti di un welfare inclusivo;
i cittadini italiani, sia minorenni sia adulti, in base ai Livelli essenziali di assistenza vigenti hanno diritto al sostegno psicologico e alla psicoterapia e per garantire tale diritto occorre dotare il Paese di una rete di prevenzione e promozione psicologica pubblica, inserendo la figura dello psicologo di base all'interno del sistema sanitario territoriale come primo e più immediato presidio per le azioni di prevenzione e promozione della salute e per quelle di cura e assistenza;
l'obiettivo della psicologia delle cure primarie deve essere quello di garantire il benessere psicologico di qualità nella medicina di base, sul territorio, vicino alla realtà di vita dei pazienti, delle loro famiglie e delle loro comunità;
l'attenzione alla componente psicologica della salute è fondamentale e non si tratta solo di offrire cure al disturbo psicologico o di trattare il problema individuale ma si tratta di occuparsi del benessere e della salute psicofisica dei cittadini di un territorio, dei membri di una comunità, in modo equo e accessibile;
in tema di prevenzione l'istituzione della rete denominata Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (Snps) sottolinea l'urgente necessità di un approccio «one health» nella tutela della salute pubblica;
tenendo conto di tale approccio nel settembre 2018 il Parlamento europeo ha adottato un piano d'azione europeo «one health» contro la resistenza antimicrobica (2017/2254 (INI)), rilevando che l'abuso di antibiotici compromette la loro efficacia, determina la diffusione di microbi estremamente resistenti, che mostrano una particolare resistenza agli antibiotici di ultima linea;
per dare seguito a tale piano è necessario sviluppare e consolidare la fondamentale collaborazione a livello dell'Unione europea in tema di antimicrobico-resistenza nonché mantenere aggiornato costantemente il prontuario farmaceutico nazionale, con particolare riguardo alle indicazioni d'uso degli antimicrobici a tutela dell'appropriatezza prescrittiva e a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria;
sul piano strategico è assolutamente necessario un incremento del Fondo sanitario nazionale di almeno 4 miliardi l'anno per il prossimo quinquennio e il superamento del tetto di spesa per il personale,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a definire adeguate misure per ridurre le disparità territoriali in materia di sanità, rispettando i principi di universalità, uguaglianza e solidarietà che ispirano la legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, rinunciando al progetto di autonomia differenziata;
2) a dare piena e completa attuazione al decreto ministeriale n. 77 del 2022, anche attraverso l'utilizzo di tutte le risorse previste dalla Missione 6 del Pnrr volte a realizzare, in ogni distretto sanitario, le centrali operative territoriali, le case della comunità dove i cittadini possano trovare assistenza ventiquattr'ore su ventiquattro ogni giorno della settimana e gli ospedali di comunità per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c'è bisogno di una particolare assistenza vicino al domicilio del paziente;
3) a potenziare, sempre in relazione all'attuazione del decreto ministeriale n. 77 del 2022, il lavoro dei medici di medicina generale rendendoli pienamente protagonisti e connessi con la nuova rete territoriale, promuovendone la gestione associata ed accordi per la loro presenza all'interno delle case della comunità e prevedendo iniziative volte a incentivare i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e il personale infermieristico a svolgere la propria attività professionale in ambiti territoriali disagiati, al fine di assicurare anche in queste zone un'adeguata assistenza primaria;
4) a promuovere una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera liberando così gli ospedali, e in particolare i pronto soccorso, dagli accessi impropri;
5) ad adottare un approccio preventivo e multidimensionale che non lasci indietro nessuno con una forte integrazione tra ospedale e territorio, tra cura ed assistenza che porti ad una reale integrazione dei servizi sociosanitari al fine di presidiare efficacemente le situazioni legate ad aree di fragilità sempre più complesse come la famiglia, i minori, l'età evolutiva, la salute mentale, la disabilità, la non autosufficienza, le dipendenze patologiche e le cure palliative anche attraverso équipe multidisciplinari e multiprofessionali che permettano una presa in carico della cronicità e delle diverse condizioni di fragilità in modo globale. Sempre in ottica di integrazione dei servizi sociosanitari ad introdurre lo strumento del budget di salute volto a contrastare e a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l'isolamento e lo stigma delle persone fragili, nonché favorire il loro inserimento socio-lavorativo;
6) a potenziare i servizi per la salute mentale destinando ad essi il 5 per cento del Fondo sanitario nazionale, dando anche seguito all'intesa Stato-regioni del 21 dicembre 2022 sulla «nuova metodologia per il calcolo dei fabbisogni di personale del SSN» nonché ad aggiornare, anche al fine di garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale secondo i principi della «recovery» e sulla base di un processo partecipato;
7) ad istituire, al fine di assicurare il benessere e la salute psicofisica delle persone promuovendo consapevolezza, promozione di salute e adozione di comportamenti positivi, la figura dello psicologo delle cure primarie, quale primo livello di servizi di cure psicologiche di qualità, accessibile, efficace, cost effective ed integrato con gli altri servizi sanitari per una presa in carico rapida del paziente ed a servizio di tutti e non solo per una particolare categoria di persone;
8) ad operare attivamente, al fine di evitare e ridurre i rischi e i danni alla salute correlati all'uso ed abuso di sostanze stupefacenti, sia promuovendo interventi di prevenzione con piani di azione integrati tra i dipartimenti e le varie realtà presenti sul territorio compreso il terzo settore e le associazioni di volontariato, sia rilanciando una rete di servizi mirati alla «riduzione del danno», una strategia che, distinguendo tra uso, abuso e dipendenza, introduca modelli di contrasto aderenti alla situazione in atto garantendo modelli di presa in carico differenziati con programmi terapeutici individualizzati e integrati con interventi di natura sociale per i minori;
9) a dare piena attuazione alla legge 23 marzo 2023 n. 33, in materia di non autosufficienza, adottando quanto prima i decreti legislativi sulla base di un confronto con il mondo associativo, le regioni e i comuni e prevedendo risorse economiche adeguate volte a rafforzare la prevenzione, la cura a domicilio e la riqualificazione delle strutture residenziali e semi residenziali al fine di assicurare cure e prestazioni più estese e di qualità;
10) ad adottare iniziative per sviluppare e potenziare la rete dei consultori familiari (Cf) quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, delle coppie e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute, punto di raccordo tra le varie professionalità che aiutano le donne e le loro le famiglie anche alla luce delle nuove problematiche e dei nuovi scenari quali aumento della povertà e delle diseguaglianze, fenomeni di violenza e abuso, soprattutto di genere, solitudine, fragilità e disagi emotivi, precarietà, immigrazione, nuove forme familiari, con aumento di quelle mononucleari, senza legami stabili;
11) ad istituire la figura dell'ostetrica di comunità quale soggetto fondamentale anche al fine di accompagnare e sostenere al domicilio le mamme ed entrambi i genitori nella fase post-parto, valorizzando tutte le professionalità sanitarie e sociali già esistenti piuttosto che istituendo una non meglio definita nuova figura di «assistente materna»;
12) ad attribuire ad Agenas, quale ente del Servizio sanitario nazione di supporto tecnico scientifico del Ministero della Salute, nell'ambito del Piano nazionale di governo delle liste di attesa, le funzioni di monitoraggio, verifica e controllo dei tempi medi di accesso alle prestazioni sanitarie ambulatoriali ed ospedaliere delle regioni, anche attraverso l'accesso diretto alle banche dati contenenti i flussi sanitari e l'invio di una relazione semestrale al Ministro della salute che a sua volta riferisce alle Camere;
13) a promuovere un approccio «one health» del Servizio sanitario nazionale mirante a riconoscere che la salute dell'uomo, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell'ambiente in generale sono strettamente collegati e interdipendenti, riconoscendo che vi è la necessità comune di acqua pulita, energia e aria, alimenti sicuri e nutrienti nonché la necessità di contrastare il cambiamento climatico in quanto la qualità ambientale e il benessere animale sono elementi fondamentali nella tutela della salute pubblica;
14) a mettere in atto azioni per contrastare l'attuale ridimensionamento dei dipartimenti di prevenzione collettiva e salute pubblica verificando la piena operatività in tutte le sette aree previste dai Lea, implementando le risorse umane, strumentali e finanziarie anche a garanzia della promozione dei corretti stili di vita, l'esecuzione dei programmi di screening, oltre alla sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche e della tutela e sicurezza sui luoghi di lavoro;
15) a dare seguito alla promessa rilasciata in sede di approvazione del «decreto tariffe» prevedendo, fin dal primo provvedimento utile, lo stanziamento di ulteriori 400 milioni di euro volti a coprire i maggiori costi derivanti dal decreto stesso.
(1-00191) «Braga, Furfaro, Ciani, Girelli, Malavasi, Stumpo, Bonafè, Casu, De Luca, De Maria, Ferrari, Fornaro, Ghio, Morassut, Toni Ricciardi, Roggiani».
La Camera,
premesso che:
la Programmazione strategica del ciclo 2021-2027 per le politiche di coesione economica, sociale e territoriale della UE ha formalizzato il «declassamento» delle Marche da regione «più sviluppata» a regione «in transizione». Un risultato negativo giustificato dall'impoverimento del «Pil pro capite», oggi attestantesi tra il 75 per cento ed il 100 per cento della media europea;
il «Pil pro capite», pur rappresentando un parametro oggettivo su cui si basa la collocazione di una regione rispetto alle categorie di classificazione individuate, non è tuttavia esaustivo della complessa serie di fattori che è alla base del regresso economico regionale;
le Marche, infatti, hanno visto erodere 24 punti percentuali di Pil pro capite in 20 anni segnando un -16 per cento di perdita di valore aggiunto dell'economia regionale;
dal Rapporto ISTAO «La Strategia di Specializzazione Intelligente 2021-2027» si evince che le Marche sono state fortemente colpite, come l'Italia in generale, dalla crisi finanziaria iniziata nel 2008, in termini di calo del PIL e di competitività internazionale. La reazione allo shock e l'adeguamento della struttura produttiva ai nuovi scenari sono risultati, però, lenti e affannosi rispetto a quelli osservati in altre regioni italiane. Le Marche hanno visto peggiorare la loro posizione e soprattutto la propria capacità di generare crescita e occupazione in modo stabile e continuativo;
la crisi di due dei settori portanti dell'economia regionale, gli elettrodomestici e il sistema moda (principalmente le calzature), ha portato ad una perdita rilevante di quote di mercato sull'export nazionale del sistema produttivo marchigiano. I livelli di esportazione precedenti alla crisi del 2008 e 2009 non sono stati più raggiunti e, a fronte della ripresa delle altre regioni italiane, il peso delle Marche è sceso dal 3,4 per cento a circa il 2,4 per cento. Queste due crisi industriali hanno determinato, peraltro, altrettante situazioni di crisi territoriali a livello sociale e occupazionale nelle rispettive aree geografiche;
l'Ufficio studi della CGIA di Mestre, nel mese di marzo 2023, ha poi tracciato un quadro estremamente allarmante in relazione al comparto artigiano. Le Marche, infatti, hanno subito la cessazione di 13.426 attività in un decennio, con un decremento del 18,6 per cento che rappresenta il terzo peggior dato nazionale dopo Abruzzo e Piemonte;
il Centro Studi Economia Reale (CSER) in collaborazione con l'ISTAO e l'Università Politecnica, il 15 Giugno 2023, ha presentato un previsionale basato sull'autorevole «modello Oxford Economics». I risultati di tale analisi delineano, per le Marche, una tendenza ulteriormente preoccupante in termini di Pil pro capite. Nel 2019, come già accennato, il livello regionale dell'indicatore era pari a 27.100 euro per abitante, inferiore di 1.900 euro alla media italiana: una forbice che, secondo le previsioni, è destinata ad accentuarsi entro il 2027, portandosi a 2.700 euro;
il medesimo Studio avverte che l'economia marchigiana è preda di «un fenomeno di lento bradisismo che fa perdere qualche punto all'anno alla Regione nel confronto con il resto del Paese. Come noto però il bradisismo non viene percepito pienamente nel breve periodo perché il terreno economico si abbassa di pochi centimetri all'anno». Tale dinamica si ripercuote anche sul piano sociale della distribuzione del reddito, con un progressivo e generalizzato impoverimento. Pertanto, avverte il CSER, occorre porre rimedi immediati in quanto il margine di manovra si riduce in maniera proporzionale al trascorrere del tempo;
l'indagine trimestrale congiunturale, a cura di Confindustria Marche, sottolinea come l'industria manifatturiera regionale chiuda il secondo trimestre 2023 con attività produttiva e commerciale in calo rispetto ai livelli rilevati nello stesso periodo del 2022. La produzione industriale ha infatti registrato una flessione del 2,7 per cento su base tendenziale il dato medio riflette dinamiche simili tra i diversi settori dell'economia, che hanno fronteggiato un quadro congiunturale in progressivo deterioramento. In questo scenario, resta ancora evidente il ruolo di freno del costo dei fattori, inclusa l'energia, associato alla dinamica sottotono dei prezzi generata dal rallentamento della domanda;
da un'elaborazione dei dati Inps a cura dell'Ires Cgil Marche, nel periodo gennaio-giugno 2023, sono state richieste e autorizzate complessivamente 6,8 milioni di ore di Cassa integrazione, Fis e altri fondi di solidarietà. Non è presente la causalità COVID-19, rimasta in vigore fino al 31 marzo 2022 (ultimo dato disponibile). In linea con gli anni precedenti, è l'industria che assorbe la maggior parte delle ore autorizzate (6.038.540). Le ore registrate nel terziario sono 148 mila. Desta preoccupazione il dato dell'edilizia: sono quasi 385 mila le ore autorizzate, unico ramo ad aver osservato un incremento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+61,9 per cento pari a +147 mila ore) per effetto del blocco dei bonus e dei crediti incagliati che hanno generato timori diffusi. Si osservano incrementi significativi nella carta, stampa ed editoria (+683,6 per cento), nel legno (+166,2 per cento) e nella chimica-gomma-plastica (+146,7 per cento);
tutte le stime relative all'economia italiana, inoltre, non autorizzano previsioni ottimistiche in termini di ripresa nel breve e medio periodo. In particolare, l'Istat conferma «la flessione nel secondo trimestre dell'anno», risultata pari allo 0,4 per cento, «lievemente più accentuata rispetto alla stima preliminare», che aveva fornito una riduzione dello 0,3 per cento. In sostanza la crescita tendenziale del secondo trimestre si attesta allo 0,4 per cento, in flessione rispetto ai trimestri precedenti, con «una revisione anche in questo caso al ribasso rispetto alla stima preliminare, che aveva registrato una crescita dello 0,6 per cento»;
il sisma del 2016 ha causato la chiusura e la delocalizzazione di molte aziende del territorio marchigiano, già martoriato in precedenza dalla crisi del 2008, generando la perdita di una importante quota di posti di lavoro;
la pandemia da Coronavirus del 2020 ha provocato una gravissima emergenza sanitaria mondiale e ha determinato una profonda crisi economica anche nelle Marche, interessando sostanzialmente tutti i settori, peraltro in occasione di una congiuntura già estremamente complessa e caratterizzata da gravi criticità;
l'alluvione del 2022, che ha colpito il Nord della regione, ha provocato ulteriori ingenti danni ed ha aggravato la dinamica in essere;
il decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, e successive modificazioni ha previsto e disciplinato la possibilità di istituzione delle Zone economiche speciali (Zes);
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2018 è stato adottato il regolamento recante l'istituzione di Zone economiche speciali (Zes);
le Zone economiche speciali (Zes) hanno come obiettivo l'attrazione degli investimenti, lo sviluppo delle infrastrutture, la creazione di nuovi posti di lavoro e la promozione della crescita delle esportazioni e delle attività industriali;
in particolare le misure di sostegno all'economia si sostanziano in crediti di imposta, detassazioni, riduzioni/esenzioni/differimenti dei dazi doganali, esenzioni Iva su alcune categorie di esportazioni, riduzioni dell'imposta sui redditi, aiuti per ricerca e sviluppo, aiuti per la formazione dei dipendenti, incentivi all'occupazione, procedure semplificate individuate mediante amministrazioni locali e statali, eccetera;
la regione Marche è in possesso dei requisiti richiesti per la creazione di una Zona economica speciale (Zes),
impegna il Governo
1) ad avviare con urgenza ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, utile alla costituzione di una nuova Zes per l'intero territorio della regione Marche, al fine di sostenerne il rilancio economico, tutelare i livelli occupazionali e contrastare le minacce attuali ed emergenti.
(1-00192) «Curti, Manzi, Simiani, Di Sanzo, Ferrari, Carè, Berruto».
Risoluzione in Commissione:
Le Commissioni III e VII,
premesso che:
il conflitto tra Armenia e Azerbaijan, in atto da oltre 30 anni, ha avuto un impatto negativo anche sul patrimonio culturale, in particolare quello presente nei territori contesi, incluso il Karabakh;
nelle zone di conflitto si è assistito alla distruzione e al saccheggio quasi totale di alcune città, di numerosi monumenti storici, musei e mostre, biblioteche, siti archeologici e fortezze e mura;
preoccupa che dietro al saccheggio e alla distruzione del patrimonio storico-artistico possa celarsi una politica mirata a cancellare qualsiasi eredità ed identità culturale;
in particolare nei primi anni '90, si è assistito ad un deliberato cambiamento dell'aspetto di importanti città e insediamenti del Karabakh, con la distruzione di monumenti e la profonda modifica delle caratteristiche architettoniche che l'Armenia potrebbe aver perseguito al fine di rimuovere qualsiasi presenza che testimoniasse le origini azere di quel territorio;
risulta infatti che subito dopo le operazioni militari di quegli anni, alcuni monumenti architettonici, comprese le moschee di Yukhary e Ashaghy Govharagha, sono stati danneggiati, saccheggiati o perfino distrutti;
ulteriori atti volti a deturpare l'immagine culturale azera dei territori occupati hanno riguardato la chiusura di scuole, biblioteche e centri di socialità, la modifica di alcuni dettagli architettonici, la sostituzione di alcuni elementi azero-musulmani dei monumenti con elementi estranei, compresa la sovrapposizione di nuove insegne alle incisioni storiche in carattere arabo alterando quindi l'originaria autenticità;
negli ultimi anni, il conflitto nel Karabakh ha colpito anche il patrimonio culturale armeno, in particolare alcune chiese e cimiteri;
il danneggiamento e la distruzione del patrimonio artistico e culturale costituiscono una grave violazione degli obblighi, ai sensi del diritto internazionale, al rispetto e alla protezione del patrimonio culturale ed in particolare dell'articolo 4 della Convenzione dell'Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali e dell'articolo 53 del Protocollo aggiuntivo I del 1977;
a tal proposito, il gruppo di Minsk dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), riunito a Parigi l'11 novembre 2021, ha riaffermato la necessità e l'importanza di proteggere i siti storici e culturali armeni e azeri, mentre l'Unione europea, anche nelle conclusioni del Consiglio del giugno 2021, ha ribadito il ruolo del patrimonio culturale quale importante veicolo di pace, democrazia e sviluppo sostenibile che promuove la tolleranza, la comprensione reciproca, la riconciliazione e il dialogo interculturale e interreligioso, nonché attenua le tensioni sociali e previene una nuova escalation verso conflitti violenti;
anche il vertice dei Ministri della cultura del G20 di Roma, tenutosi nel 2021, ha confermato l'importanza di adottare una politica internazionale di protezione e preservazione del patrimonio culturale danneggiato o messo in pericolo dai conflitti;
il Governo italiano ha istituito, nel 2022, una task force denominata «Caschi Blu della Cultura», al fine di intervenire nelle aree interessate da conflitti o da eventi calamitosi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale,
impegnano il Governo:
ad attivarsi, nelle opportune sedi internazionali, per garantire la tutela, l'integrità e la protezione del patrimonio culturale azero e di quello armeno, al fine di affermare il ruolo fondamentale della cultura come strumento di dialogo e convivenza pacifica;
ad invitare il Governo armeno e il Governo azero a restaurare i monumenti rimasti danneggiati o distrutti a seguito del conflitto;
a valutare l'opportunità di partecipare, attraverso forme di collaborazione e mediante la task force dei Caschi blu della cultura istituita dal Ministero della cultura, al restauro dei monumenti rimasti danneggiati.
(7-00155) «Di Giuseppe, Mollicone, Rosato».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
MAGI, PASTORELLA, GRAZIANO, ZARATTI, DELLA VEDOVA, ORRICO e CAROTENUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nelle giornate di domenica 22 e lunedì 23 ottobre 2023 avrà luogo l'elezione suppletiva del senatore del collegio uninominale di Monza e Brianza, n. 6 della regione Lombardia;
la legge 22 febbraio 2000, n. 28, recante disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica stabilisce che le emittenti radiofoniche e televisive pubbliche sono tenute a trasmettere messaggi politici autogestiti gratuiti;
l'articolo 4 della predetta legge, in particolare, al primo comma stabilisce che dalla data di convocazione dei comizi elettorali la comunicazione politica radio-televisiva si svolga in forma di tribune politiche, dibattiti, tavole rotonde, presentazione in contraddittorio di candidati e di programmi politici, interviste, e ogni altra forma che consenta il confronto tra le posizioni politiche e i candidati in competizione;
quanto ai messaggi autogestiti, il quarto comma specifica, inoltre, che, dalla data di presentazione delle candidature, la trasmissione degli stessi è obbligatoria per la concessionaria pubblica, che provvede a mettere a disposizione dei richiedenti le strutture tecniche necessarie per la realizzazione dei predetti messaggi;
da fonti di stampa si apprende che il candidato Marco Cappato, avendo richiesto di poter usufruire dei consueti messaggi autogestiti, avrebbe appreso che i fondi pubblici a disposizione sarebbero del tutto esauriti per l'anno in corso;
la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, con provvedimento 4 febbraio 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 31 del 7 febbraio 2020, in occasione delle elezioni suppletive del Senato della Repubblica nei collegi uninominali 07 della regione Campania e 02 della regione Umbria, nonché per l'elezione suppletiva della Camera nel collegio uninominale 01 della circoscrizione Lazio 1, ha disposto nei confronti della Rai che le disposizioni di legge citate nei precedenti paragrafi sono da intendersi riferite anche alle elezioni suppletive;
nel medesimo provvedimento la Commissione ha chiarito che nelle trasmissioni di comunicazione politica debba essere garantito l'accesso ai candidati nel collegio oggetto di consultazione con tempi ripartiti con criterio paritario tra tutti i concorrenti, che nelle regioni interessate, nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, la RAI debba assicurare l'informazione televisiva e radiofonica sulle principali caratteristiche delle consultazioni in oggetto, con particolare riferimento all'estensione territoriale del collegio in oggetto di elezione suppletiva, ai sistemi elettorali e alle modalità di espressione del voto, che la RAI trasmetta, nelle ultime due settimane precedenti il voto, una serie di conferenze-stampa riservate ai candidati nei collegi uninominali oggetto di elezioni suppletive, nonché, nell'ultima settimana precedente il voto, confronti tra i candidati in condizioni di parità di tempo, di parola e di trattamento –:
per quanto di competenza, e in particolare con riguardo all'aspetto finanziario segnalato in premessa, come il Governo ritenga che il servizio pubblico stia adempiendo agli obblighi di legge in materia di accesso ai mezzi di informazione durante la campagna elettorale, in vista dell'imminente elezione appena citata, e quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda adottare affinché tutti gli elettori godano di un'adeguata conoscenza delle scadenze elettorali, delle candidature e dei relativi programmi.
(4-01682)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta orale:
IACONO, BARBAGALLO, PROVENZANO, MARINO e PORTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
in ambito nazionale la Sicilia rappresenta la quarta regione nel settore vitivinicolo e rappresenta la regione italiana con la maggiore superficie vitata a bio seguita dalla Puglia e dalla Toscana;
nel panorama produttivo siciliano un ruolo particolare rivestono le cantine sociali, molte delle quali costituite sotto forma di cooperative di conferimento, che garantiscono i propri soci produttori contribuendo alla produzione di un vino di qualità apprezzato e riconosciuto anche sui mercati internazionali;
purtroppo gli effetti del cambiamento climatico con eventi atmosferici estremi e stanno incidendo anche sul settore causando ingenti danni ad interi territori in cui l'enologia e la viticoltura rappresentano una voce molto importante per l'economia locale;
particolare incidenza sta avendo la peronospora, malattia fungina determinata dalle frequenti e violente piogge che verificatesi in un particolare periodo della maturazione ha messo a rischio le produzioni in Sicilia e nel Sud;
le misure di supporto e gli aiuti richiesti e ottenuti dalla regione risultano però non più sufficienti a scongiurare una crisi di comparto che avrebbe conseguenze devastanti sul piano della produzione, della qualità stessa della produzione e sulla intera filiera che rappresenta uno dei settori più dinamici e produttivi dall'isola in campo agroalimentare;
rispetto alla vendemmia precedente si registra un calo di produzione del 30 per cento e questo dato evidenzia come la Sicilia sia la regione italiana che più di altre sta subendo una crisi di settore;
associazioni di categoria, operatori, istituzioni hanno lanciato un grido di allarme sollecitando il Governo nazionale per ulteriori interventi a sostegno del comparto –:
se il Governo sia a conoscenza di questa drammatica situazione e quali iniziative intenda assumere con la massima urgenza, anche in vista dell'imminente presentazione del disegno di legge di bilancio, al fine di prevedere misure ad hoc a sostegno del comparto vitivinicolo siciliano, al fine di tutelare una filiera strategica dell'agroalimentare nazionale e territoriale.
(3-00711)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARINO, PROVENZANO, BARBAGALLO e IACONO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il lago di Pergusa è una Riserva naturale speciale, istituita con legge regionale n. 71 del 1995 al fine di «salvaguardare il bacino pergusino e le relative presenze floro-faunistiche, entro i confini previsti dal Piano regionale dei Parchi e delle Riserve» ed affidata alla ex provincia regionale di Enna;
la Riserva è individuata come Zona di protezione speciale (ZPS) e Sito d'importanza comunitaria (SIC: ITA060002), oggi Zona speciale di conservazione (ZSC). Il lago e la sua riserva fanno parte integrante del «Rocca di Cerere UNESCO Global Geopark», inoltre per le sue peculiarità di estrema rilevanza naturalistica è inserito nella «carta dei biotipi d'Italia» (redatta dal Cnr nel 1971);
i livelli e la qualità delle acque del lago di Pergusa, alle porte di Enna, preoccupano le associazioni ambientaliste che da mesi denunciano lo stato di incuria in cui versa l'intera riserva e generano una diffusa preoccupazione circa lo stato di incuria in cui versa l'intera riserva;
la Commissione consiliare permanente del comune di Enna, riunitasi recentemente per trattare la tematica «Riserva naturale speciale di Pergusa», ha messo in rilievo una situazione del lago di Pergusa estremamente critica, e in particolare, ha evidenziato alcune criticità come la desertificazione del lago; il mancato controllo del tenore di salinità e le condizioni chimico-fisiche generali delle acque lacustri; il mancato controllo dei pozzi presenti intorno al bacino; la sparizione di molte delle specie di anatidi e ralliformi normalmente presenti e l'arrivo di nuove specie aviarie; il mancato monitoraggio ambientale da parte dell'ente gestore;
al fine di ovviare a tali significative criticità risultano non più rinviabili iniziative tese a garantire l'efficienza dei canali di adduzione delle acque pluviali al lago; a realizzare una separazione del sistema fognario e di raccolta delle acque di dilavamento superficiale del villaggio; a creare sistemi di decantazione nei due maggiori canaloni (piano dei Mondelli e Vallone Amaradio) per evitare l'accumulo di detriti solidi nelle parti sub-orizzontali in galleria; ad effettuare interventi di Polizia Idraulica per il controllo dei pozzi presenti attorno al bacino; a programmare la rimozione delle specie arboree aliene –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda attivare, stante la condizione emergenziale esistente del lago di Pergusa e della sua Riserva naturale speciale, al fine di migliorare, d'intesa con le istituzioni locali competenti, le condizioni ambientali attuali e future della riserva naturale interessata.
(5-01438)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
FOTI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
a seguito della morte dell'artista Antonio Ligabue, avvenuta il 27 maggio 1965 a Gualtieri (Reggio Emilia), il provvedimento dell'allora Pretore di Guastalla del 2 aprile 1982, stabilì che l'eredità del summenzionato artista, i cui beni ereditari erano costituiti dai diritti d'autore per l'eventuale riproduzione delle opere e per l'uso del nome dello stesso utilizzato a fini commerciali, fosse devoluta allo Stato italiano, ai sensi dell'articolo 586 del codice civile;
nel tempo si sono registrate numerose manifestazioni di interesse da parte di privati per l'acquisto dei diritti di sfruttamento economico di opere di artisti deceduti, tra i quali il Ligabue, le cui eredità erano state devolute allo Stato;
appare utile che i Ministri interessati condividano il metodo di quantificazione dei proventi spettanti allo Stato per lo sfruttamento di opere d'arte in considerazione del fatto che lo Stato avrebbe dichiarato il difetto di attribuzione, anche contattando esperti nell'ambito della proprietà intellettuale;
ai vari livelli consultati risulta confermata la titolarità in capo allo Stato dell'eredità, ma anche l'assenza di un elenco completo dei beni del Ligabue, non risultando eseguita l'attività di verifica e di catalogazione, né tantomeno risultava svolta alcuna attività di riscossione/tutela dei relativi diritti;
nel 1996, infatti, l'allora Ufficio centrale per beni archeologici, architettonici, artistici e storici del Ministero per i beni culturali e ambientali, chiedeva, con circolare protocollo 3302VF2 del 6 maggio 1996, di trasmettere al Ministero dell'economia e delle finanze gli elenchi delle opere del Ligabue corredati dai decreti di riconoscimento per la gestione dei diritti ereditari dello Stato in base alla normativa sul diritto d'autore. Due mesi dopo, con nota protocollo 5636 del 16 luglio, il Mibac fornì un elenco dettagliato delle opere attribuite al Ligabue e partecipanti alla mostra «Antonio Ligabue» tenutasi a Gualtieri nello stesso anno con l'individuazione della proprietà e della collocazione di ogni singola opera e fece presente la necessità di una commissione di esperti per l'esecuzione delle verifiche circa la datazione nonché l'autenticità delle stesse –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto segnalato in premessa, e quali iniziative di competenza intenda assumere ai fini di dirimere la relativa questione.
(4-01685)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
FOTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante ha appreso che il 13 maggio 2000, il militare della Marina P.G., in qualità di ufficiale d'ispezione presso il poligono militare di Foce del Reno (RA), provvedeva a dare comunicazione ai commilitoni della «mensa serale pronta» mediante l'accensione di un artifizio (il Thunderflash Friction), che scoppiava nella mano dello stesso prima del lancio, causandogli una lesione permanente alla mano destra;
a seguito dell'evento e della conferma che l'incidente fosse avvenuto durante il servizio e la dipendenza dello stesso da causa di servizio, con sentenza del 7 febbraio 2013, n. 129 del tribunale di Ravenna si accertava la responsabilità della casa produttrice dell'artifizio in quanto, dall'istruttoria condotta, lo stesso era stato considerato non sicuro sotto il profilo dell'impiego, in quanto, sia per il progetto, sia per il tipo di materiale che li costituisce, tali artifizi possono esplodere immediatamente dopo la loro accensione, senza rispettare il tempo di ritardo indicato dalla fabbrica;
in data 25 ottobre 2021, il P.G. procedeva ad inoltrare alla propria amministrazione la domanda avente ad oggetto il riconoscimento dello status di vittima del dovere, quale soggetto equiparato ex legge n. 266 del 2005: il Ministero, però, respingeva l'istanza eccependo che la richiesta di riconoscimento di tale qualità, da parte dell'interessato, fosse stata avanzata oltre dieci anni dopo non solo i fatti che lo riguardano ma anche l'entrata in vigore del succitato complesso normativo (legge n. 266 del 2005);
l'eccezione del Ministero, ad avviso dell'interrogante, risulta caducata alla luce degli ultimi insegnamenti della suprema Corte (v. Cass. 30 maggio 2022, n. 17440, in motivazione p.8): la Corte di cassazione, adottando una nozione più ampia di status, ha riconosciuto, inoltre, che la condizione di vittima del dovere costituisce uno status e come tale non è soggetta a prescrizione, potendosi, dunque, avanzare istanza di riconoscimento senza limiti di tempo. L'unico limite è rappresentato dai ratei antecedenti i dieci anni calcolati dal mese successivo a quello della data di presentazione della domanda amministrativa, i quali devono essere dichiarati prescritti;
sulla scorta di tali motivazioni il P.G., secondo quanto consta all'interrogante, in data 5 ottobre 2022, presentava ricorso avverso il Ministero della difesa dinnanzi al tribunale della Spezia, che rispondeva positivamente alla sua richiesta di accertamento e dichiarazione dello status di vittima del dovere e conseguente riconoscimento dei benefici connessi allo stesso; dichiarava la controparte tenuta alla corresponsione al ricorrente dell'assegno vitalizio e dello speciale assegno vitalizio di cui alla legge n. 206 del 2004 e succ. modd., oltre agli arretrati, nei limiti del decennio a ritroso dalla data della domanda amministrativa di riconoscimento degli odierni benefici; rigettava i capi di domanda volti al riconoscimento del diritto alla corresponsione della speciale elargizione; compensava per 1/3 le spese di lite e condannava la parte soccombente al pagamento del resto delle spese –:
se e quali iniziative di competenza intenda assumere alla luce del nuovo orientamento giurisprudenziale fornito dalla Corte di cassazione e dei nuovi sviluppi processuali relativi al caso di specie.
(4-01684)
DISABILITÀ
Interrogazione a risposta scritta:
LAI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in armonia alla legge n. 162 del 1998 ai comuni vengono erogati dalla regione Sardegna finanziamenti destinati, tra i vari servizi previsti dalla norma, a rimborsare le spese (o parte di esse) per garantire diritto all'assistenza a domicilio alle persone con grave disabilità, al fine di alleviare il carico familiare al caregiver che nella vita quotidiana assiste un proprio congiunto;
in relazione alla legge n. 162 del 1998 annualmente la regione Sardegna rileva il fabbisogno delle famiglie coinvolte attraverso gli enti comunali di tutta l'isola, mirato all'assegnazione delle risorse necessarie;
appreso dagli articoli su Quotidiano Sanità che:
i numeri del fabbisogno dei comuni quest'anno sono stati raccolti dalla direzione generale delle politiche sociali nel mese di giugno 2023;
i comuni dell'isola hanno ricevuto dalla regione i finanziamenti previsti dalla legge n. 162 del 1998 in misura largamente insufficienti rispetto ai fabbisogni rilevati, e le famiglie con persone affette da grave disabilità, come con polipatologie gravi che hanno necessità di assistenza continua H24, si trovano a vivere il dramma di aver ricevuto a partire dal mese di maggio 2023 un importo, significativamente inferiore della quota mensile ad esse spettanti;
ci sono nuclei familiari a basso reddito che hanno segnalato al proprio comune il taglio mensile della loro quota di circa 400 euro al mese. Da maggio ad oggi, ottobre 2023, si parla di 2.400 euro in meno;
le famiglie con persone con disabilità gravi, tali da aver bisogno di assistenza continua H24, hanno l'esigenza di poter assumere almeno delle professionalità di badanti per avere coperte delle ore ed avere un supporto minimo, tenuto conto peraltro che già da mesi sono stati autorizzati gli aumenti fiscali sulle retribuzioni, contributi eccetera previsti per chi ha assunto e assume queste figure;
proprio perché i rimborsi assegnati dalla regione Sardegna si può dire siano parziali, ci sono famiglie che non possono permettersi la stipula di un contratto per un operatore socio sanitario e, ancora, per coloro che vivono con bassi redditi la badante non rappresenta l'unica spesa che essi sono costretti ad affrontare perché, pur di fronte ad un'invalidità grave del proprio congiunto, non tutte le visite e le cure sono gratuite;
le famiglie penalizzate da questi ritardi burocratici della regione Sardegna, a tutt'oggi dalla ripresa dei lavori della Giunta e dell'assemblea legislativa, non hanno ricevuto notizie alcune sui propri rimborsi interi spettanti, comprese le notizie riferite alle quote arretrate venute meno dal mese di maggio;
ad oggi ancora non esiste una legge in Italia che riconosce un proprio stipendio mensile ai familiari (caregiver) che si prendono cura dei parenti con disabilità –:
come si intenda intervenire, per quanto di competenza e sentita la regione Sardegna, affinché si provveda secondo le previsioni della legge n. 162 del 1998 e della legge n. 39 del 1992, in tempi immediati, all'aggiornamento delle risorse finanziarie ai comuni dell'isola volte a rispondere alle domande relative sia agli arretrati delle quote sottratte questi mesi, per ritardi burocratici, alle famiglie con persone affette da grave disabilità che hanno necessità di assistenza continua H24, sia ai rimborsi per «intero» che vanno a chiudere i mesi restanti del 2023;
se non si ritenga necessario mettere l'argomento dei caregiver al centro di un'iniziativa normativa urgente che vada finalmente a riconoscere un adeguato stipendio ai caregiver, come già avviene in altri Paesi europei, con diritti e tutele dedicate a queste persone che si prestano con dedizione all'assistenza di un proprio parente o persone con disabilità in modo continuativo e costante.
(4-01686)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
STEFANAZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
Enav è una società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze sottoposta alla vigilanza dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che opera come fornitore in esclusiva di servizi alla navigazione aerea civile nello spazio aereo di competenza italiana;
tale spazio aereo è gestito in tre Regioni informazioni volo (Fir) che fanno capo a tre Centri controllo d'area (Acc): Brindisi, Milano e Roma, cui si aggiunge l'Acc Padova – località di Abano Terme, competente per la parte Est della Fir di Milano;
l'Acc di Brindisi ha giurisdizione sul territorio e nello spazio aereo del Sud-Est Italia, fornendo i servizi di assistenza volo e controllo al traffico aereo anche per gli aeroporti civili di Pescara, Foggia, Bari, Brindisi, Grottaglie, Crotone, e militari di Amendola, Gioia del Colle e Lecce-Galatina;
il suddetto Acc ha un organico complessivo di circa 160 dipendenti di alta professionalità cui si aggiunge il personale militare AM (circa 70) per i compiti istituzionali di coordinamento stabiliti dalla legge ai fini della difesa aerea (SCCAM);
il piano industriale 2018-2022 prevedeva il consolidamento e la gestione di tutto il traffico aereo unicamente dagli Acc Roma e Milano, la creazione di strutture di gestione denominate Hub Torri/Remote a Brindisi ed a Padova, in sostituzione degli attuali Acc oggetto di soppressione; tale piano comporterebbe il trasferimento collettivo di circa 700 dipendenti operativi da tutta l'Italia verso Roma e Milano;
peraltro, le decisioni previste nel Piano risultano assunte sulla base di considerazioni finanziarie e di previsione di crescita dei dividendi della società, giacché nessuna direttiva europea, come invece lascia intuire il medesimo Piano, ha mai imposto la chiusura ovvero l'accorpamento di Acc;
difatti, Francia e Spagna conservano i loro 5 Acc e la Germania li ha ridotti da 6 a 5, pur gestendo uno spazio aereo pari a poco più della metà di quello italiano;
occorre specificare che l'Acc di Brindisi continua ad avere la più alta produttività fra i quattro Acc italiani, anche in presenza di percentuali di incremento di traffico gestito (2019 e 2022-2023) pari a più del doppio rispetto agli altri centri e malgrado una vistosa carenza di organico;
l'accorpamento di cui sopra si pone in evidente contrasto con i decisivi obiettivi di sviluppo del Mezzogiorno, per il conseguimento dei quali il nostro Paese è fortemente impegnato attraverso molteplici canali di investimento e potenziamento del tessuto industriale;
per di più, malgrado l'esplosione della pandemia da COVID-19 e tutti i cambiamenti che ha reso necessari, il Piano è rimasto immutato;
infine, i recenti fenomeni di avarie e blackout che hanno interessato le strutture di Roma Acc e Londra Acc invitano alla prudenza e a mantenere inalterato, se non a rafforzare, tutti i presidi operanti ai fini della sicurezza e della regolarità del traffico aereo –:
se i Ministri interrogati intendano:
a) intraprendere iniziative di competenza volte alla revisione del Piano industriale Enav 2018-2022 nel senso di mantenere l'Acc di Brindisi in tutte le sue funzioni, e potenziarlo in termini di competenze e professionalità,
b) adottare iniziative di competenza volte a garantire l'implementazione dell'impianto di Brindisi investendo sulla realizzazione dell'Hub delle Remote TWR;
c) adottare iniziative di competenza volte ad assegnare con urgenza nuovi Cta all'Acc Brindisi per colmare l'attuale carenza di organico, con trasferimenti, nuove selezioni e professionalizzazioni, anche per eliminare o quantomeno ridurre l'alto livello di lavoro straordinario richiesto dall'aumento dei traffici aerei.
(4-01683)
GIUSTIZIA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
l'eutanasia indica l'atto di procurare intenzionalmente e in modo indolore la morte di una persona cosciente e in grado di capire le conseguenze delle proprie azioni e ne fa esplicita richiesta;
in Italia l'eutanasia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall'articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall'articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale;
al contrario, il suicidio medicalmente assistito in determinati casi e la sospensione delle cure – intesa come «eutanasia passiva» – costituisce un diritto inviolabile in base alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale e alla legge n. 219 del 2017;
grazie alla sentenza n. 242 del 2019 della Corte, in Italia è possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l'aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Questo perché nonostante l'ampio dibattito, manca ancora in Italia una legge. Nella scorsa legislatura, dopo 4 anni di discussione in Commissione Affari sociali era stato approvato un testo, ma non ha fatto in tempo a ricevere il via libera del Senato;
la sentenza della Corte permette il suicidio assistito se vengono soddisfatte almeno 4 condizioni quando: il malato sia affetto da malattia irreversibile; questa patologia sia fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche; il paziente sia capace di prendere decisioni libere e consapevoli. La quarta condizione, la più problematica, è che il paziente sia dipendente da un trattamento di sostegno vitale: finora si intendeva con questo termine solo alimentazione, respirazione e idratazione. Quest'anno nel caso di Gloria, per la prima volta, viene riconosciuta anche la chemioterapia. Nonostante ciò, molti italiani restano «discriminati» in quanto non dipendenti da trattamenti considerati sostegno vitale;
in assenza di una legge, lo Stato non si fa carico delle spese mediche necessarie, pertanto il paziente e la sua famiglia devono sostenere le spese di circa cinquemila euro, per l'acquisto del farmaco e delle apparecchiature per l'iniezione letale;
queste regole assurde fanno sì che quest'anno i casi di suicidio assistito siano solo 2, tanti si recano in Svizzera, tanti lo fanno illegalmente: è il caso di una donna di Roma affetta da un male incurabile come un tumore maligno al colon. Una diagnosi che nel suo caso non lasciava nessuno spazio alle speranze;
al suo fianco, anche negli ultimi tragici momenti, il marito, a cui la donna aveva confessato di desiderare una morte dignitosa con l'iniezione letale di cloruro di potassio;
è in questo clima di disperazione che la notte del 13 gennaio 2019 il marito avvicina un medico di guardia, 32enne, supplicandolo di porre fine alle sofferenze della moglie. Una supplica che il dottore esaudisce, con l'iniezione letale;
il tutto avviene in una delle stanze dell'Idi (Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma) dove la donna era ricoverata. Ora marito e medico sono accusati di omicidio volontario;
la procura di Roma contesta ai due imputati, mai destinatari di alcuna misura cautelare, anche tre circostanze aggravanti: si sarebbero approfittati delle condizioni della donna, impossibilitata a difendersi perché in stato di incoscienza; avrebbero abusato dei poteri derivanti dall'impiego del medico in una struttura pubblica; infine, avrebbero commesso un omicidio ai danni di una paziente ricoverata in ospedale mediante uso di sostanze con «effetto venefico»;
quel gesto di umanità verso una persona che stava soffrendo in modo indicibile e che comunque aveva il destino segnato dall'esito della malattia fu presa in un frangente terribile, e coinvolse il medico da un punto di vista umano e professionale;
dopo quattro anni di indagini è stata fissata al 10 novembre 2023 l'udienza preliminare nella quale il Gup deciderà sulla richiesta avanzata dalla procura. Un tempo che chiarisce quanto sia stato travagliato il percorso istruttorio, segnato da decine di interrogatori, di questa drammatica storia. Emersa dopo che lo stesso medico di guardia aveva scritto nella cartella clinica della donna di aver somministrato per via endovenosa la soluzione di cloruro di potassio diluito;
non si è trattato di una svista da parte del medico, ma di una ammissione di colpa dovuta in un momento di grave crisi di coscienza, un atto di pietà di fronte alla richiesta accorata del marito. Un atto di coscienza morale che gli ha permesso di distinguere il bene e il male e di agire di conseguenza –:
se i Ministri interrogati, anche alla luce di quanto in premessa, non ritengano di adottare le iniziative normative conseguenti, sia per il caso specifico sia per i numerosi malati terminali che chiedono un fine vita dignitoso;
se non ritengano, in attesa che il Parlamento legiferi su un tema così delicato, adottare tutte le iniziative normative necessarie per ottemperare alla sentenza della Corte costituzionale;
se il Ministro della della salute non ritenga di fornire al Parlamento tutti gli elementi utili in ordine agli effetti nelle diverse regioni della sentenza della Corte costituzionale in merito alla richiesta di accesso alle procedure per il fine vita.
(2-00236) «Zanella».
Interrogazione a risposta orale:
BISA, CARRÀ, CAVANDOLI, GIACCONE, RAVETTO, MATONE e SUDANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
lo scandalo della magistratura emerso dopo le intercettazioni di Luca Palamara, ex presidente dell'Anm, ha scoperchiato un sistema fatto di stretti legami tra giustizia e politica, con nomine pilotate e spartizione per correnti;
lo stesso Palamara affermò che «All'interno della magistratura ci sono diverse sensibilità culturali. Su questo tema subentra un substrato ideologico»: praticamente un'invasione di campo della politica da parte della giustizia;
da notizie di stampa si apprende come il tribunale di Catania, con sentenza emessa in tempi record il 29 settembre 2023, abbia liberato dei migranti sbarcati a Lampedusa il 20 settembre 2023 e tradotti nel nuovo centro di permanenza per il rimpatrio di Pozzallo (Siracusa), istituito per i migranti che provengono da Paesi detti sicuri;
il magistrato del tribunale di Catania che ha emesso la sentenza in favore dei migranti aveva già manifestato pubblicamente le sue idee politiche e il suo schieramento a favore dell'operato di organizzazioni non governative;
tra le motivazioni della decisione del tribunale di Catania, relativamente a due dei provvedimenti di mancata convalida del trattenimento, si forniscono i dettagli delle ragioni che avrebbero spinto i migranti a partire: «perseguitato per caratteristiche fisiche dei cercatori d'oro del suo paese» e «dissidi con i familiari della sua compagna che volevano ucciderlo ritenendolo responsabile del decesso di quest'ultima». In più si tratta di due cittadini tunisini destinatari di provvedimenti di espulsione già eseguiti e, ciò nonostante, rientrati nel territorio italiano;
da ulteriori notizie di stampa si è appreso anche che lo stesso magistrato del tribunale di Catania pare abbia partecipato attivamente nell'agosto 2018 a manifestazioni di protesta per consentire lo sbarco di migranti sul suolo italiano, manifestazioni in cui si insultavano le forze di polizia e i membri del Governo;
il giudice deve essere terzo, imparziale e rispettoso della normativa che deve applicare, non prendere decisioni in base a una visione politica; il giudice, come anche il pubblico ministero, non solo deve essere imparziale, ma deve anche apparire imparziale, e per apparire tale occorre che sia privo di legami politici, economici, sociali, personali o anche solo ideologici che possano farlo ritenere condizionato o condizionabile;
la democrazia di un Paese si misura sulla capacità di mantenere separati il potere legislativo, esecutivo e giudiziario. È per questo che l'immagine di una magistratura non al di sopra delle parti può mettere in cattiva luce anche l'operato del Governo nel contesto internazionale, indebolendo le azioni dell'Esecutivo finalizzate al raggiungimento del bene comune;
la grande importanza del giudice deriva dal fatto che questi è l'ultima istanza: di fronte a un giudice corrotto, come anche di fronte a un giudice non imparziale, non indipendente, o anche soltanto pavido, si è indifesi; ecco perché un giudice deve ispirare fiducia, e il solo sospetto della sua non-imparzialità basta a far venire meno la fiducia –:
si chiede di sapere quali iniziative di carattere normativo il Ministro intenda adottare per declinare le modalità per garantire che il giudice possa essere percepito dalla società civile imparziale e al di sopra di qualsiasi tipo di interesse personale, economico, di categoria o finanche ideologico.
(3-00712)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta scritta:
DE PALMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
diverse imprese autorizzate alla revisione degli autoveicoli operanti nella città e nella provincia di Taranto hanno segnalato all'interrogante gravi disservizi che si stanno ripetendo a causa dell'annullamento da parte della locale motorizzazione civile di diverse sedute di revisione di autoveicoli;
la citata problematica interessa anche imprese che svolgono servizi essenziali quali il trasporto scolastico che, laddove la questione non fosse immediatamente risolta, sarebbero costrette a limitare o annullare corse, con potenziali disagi per l'utenza interessata e aggravio di costi per le famiglie che si vedrebbero costrette a ricercare soluzioni alternative;
criticità, legate alla carenza di personale della sezione di Taranto, vengono segnalate all'interrogante anche dai titolari delle scuole guida del territorio che lamentano le disagiate condizioni nelle quali si trovano a dover svolgere il proprio lavoro;
numerose sono, inoltre, le lamentele dovute ai lunghi tempi di attesa per effettuare gli esami della patente A con la conseguenza che molti candidati vedono scadere il proprio foglio rosa e sono costretti a ripresentare tutta la modulistica ed a riversare le somme di denaro previste, con un evidente ingiustificato aggravio di spese;
più in generale, viene sottolineata all'interrogante la grave mancanza di addetti negli uffici – dal centralino agli sportelli – con evidenti disagi per i cittadini, per le imprese e per gli operatori delle scuole guida impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. In particolare, nonostante la fine dello stato pandemico, si registra ancora un'inaccettabile lentezza nell'evasione delle richieste di informazione e nelle risposte a comunicazioni inoltrate attraverso posta elettronica; inoltre – cosa più grave – gli uffici e gli sportelli continuano a limitare il numero degli accessi alla struttura e con molte difficoltà è possibile prenotare appuntamenti con gli impiegati preposti alle pratiche relative patenti o sinistri stradali;
la sezione di Taranto della motorizzazione civile non prevede un responsabile in quanto dipende dalla Direzione generale trasporti Sud, ufficio 4, con sede a Lecce che svolge attività di coordinamento anche sulla sezione di Brindisi. Tale situazione organizzativa priva la sezione di Taranto di una figura dirigenziale con la quale le imprese e le associazioni di categoria possano interloquire al fine di risolvere la criticità o, comunque, collaborare proficuamente per pianificare tempestivamente tutte le attività necessarie allo svolgimento degli adempimenti e delle attività previste dalla normativa vigente –:
se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per porre fine alle problematiche esposte, nell'interesse delle imprese coinvolte, delle scuole guida e dei cittadini ai quali i servizi sono destinati, anche attraverso una ristrutturazione del management della sede della motorizzazione civile di Taranto;
se non si ritenga di dover adottare le iniziative di competenza volte a dotare la sede di Taranto di un numero di personale congruo all'espletamento delle attività di competenza.
(4-01681)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
RAMPELLI, ALMICI, FOTI, LUCASELLI, CARAMANNA, MOLLICONE e MILANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
destano sconcerto le notizie circa i messaggi scambiati all'interno di un gruppo WhatsApp, in particolare, tra l'assessore alle politiche abitative del comune di Roma, Luca Tobia Zevi, il consigliere comunale e presidente della commissione Casa, Yuri Trombetti, e rappresentanti di sindacati e associazioni tra cui il pluripregiudicato Luca Fagiano, leader del movimento per le occupazioni abusive con precedenti penali quali minacce, violenza, occupazione abusiva, invasione di edifici, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale;
le comunicazioni tra i tre, riportate in un'incredibile inchiesta della trasmissione Fuori dal Coro dall'eloquente titolo «Il Campidoglio prende ordini dagli abusivi», sono ad avviso degli interpellanti di una durezza impressionante, con toni che sfiorano il ricatto e confermerebbero il mix di connivenza e protezione che coinvolge la giunta capitolina su un tema di straordinaria rilevanza sociale, se è vero che il piano casa sarebbe stato spedito in anteprima agli occupanti per ottenerne l'assenso;
in un primo messaggio, infatti, l'assessore Zevi ha allegato un documento, accompagnato dalla specifica: «Ecco la nuova versione del piano casa», a cui il leader degli abusivi Fagiano avrebbe risposto risentito: «il Piano è lontano anni luce da quello che ci aspettavamo. Così non va proprio», tanto da essere rassicurato dal presidente Trombetti, preoccupato di rovinare il rapporto con il leader degli abusivi, sul fatto che sarebbero state apportate le necessarie modifiche, a cui Fagiano, non contento, avrebbe risposto in modo perentorio: «Deve essere modificato, altrimenti la relazione con la giunta si incrina»;
il tenore dei messaggi non lascerebbe spazio a dubbi: il piano casa verrebbe sottoposto all'approvazione preventiva del leader degli abusivi, proprio a chi non rispetta le leggi, il quale non condividendolo nei contenuti, chiede che venga modificato poiché ne va del buon rapporto con la giunta;
le citate interlocuzioni proverebbero, di fatto, una trattativa tra l'assessore alla casa di Roma Capitale e il leader degli occupanti per redigere concordemente il Piano casa della città prima della sua approvazione;
il racket delle occupazioni abusive è da sempre un affare che «cuba» centinaia di milioni di euro all'anno, che vanno in tasca a personaggi del calibro di Fagiano che lucrano sulle spalle della povera gente occupando abusivamente spazi privati;
non è un mistero, peraltro, che il tema delle occupazioni abusive di immobili, soprattutto nella Capitale, sia un annoso problema al quale nessuno finora ha posto rimedio;
a rendere tale vicenda ancora più vergognosa sono proprio i dati: nell'ultimo anno e mezzo il comune di Roma avrebbe assegnato solo 127 case popolari con la graduatoria, mentre ne sarebbero state date circa 300 senza attese a chi occupava abusivamente gli immobili, come nel caso di un ex hotel in via Prenestina, occupato da tanti anni e che fa parte di una delle tante occupazioni organizzate dai movimenti di «Lotta per la casa»;
tale alloggio è, peraltro, al centro della chat quando Fagiano invia un articolo di stampa che si riferisce a un imminente sgombero, commentando «non ci siamo proprio», a cui seguono nuovamente quelle che appaiono agli interpellanti le premurose rassicurazioni di Zevi: «Non c'è nessuno sgombero in vista»;
quanto sta emergendo sul piano casa di Roma Capitale – che sarebbe stato redatto tenendo in massima considerazione gli ordini del leader delle organizzazioni degli occupanti abusivi e dimostrerebbe che la giunta capitolina è sotto schiaffo da chi vive nell'illegalità a scapito di chi, invece, alla legalità ancora crede e la persegue ogni giorno – è una vicenda dai contorni gravissimi, sulla quale è necessario fare piena e immediata chiarezza;
a Roma migliaia di famiglie in difficoltà, anche con bambini, attendono l'assegnazione di una casa nel rispetto della legalità, vedendosi sorpassare da chi invade gli alloggi pubblici e privati con la violenza e contro ogni legge e a cui paradossalmente viene infine consegnato il «premio» della regolare assegnazione da parte delle istituzioni –:
accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa, quali urgenti iniziative di competenza, anche per i profili di ordine pubblico, il Governo intenda assumere a riguardo, al fine di riportare la legalità nella gestione dell'assegnazione delle case popolari nel comune di Roma, anche attraverso lo sgombero immediato degli immobili occupati abusivamente, in primis l'ex hotel in via Prenestina oggetto dell'inchiesta realizzata dalla giornalista di Fuori dal Coro.
(4-01680)
PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra il 27 e il 28 settembre 2023 alcuni studenti dell'Unione degli universitari (Udu) sono stati aggrediti e minacciati di morte da un gruppo di neofascisti armati di coltelli, inneggianti al duce;
da qualche giorno l'Udu ha intrapreso a Torino un'azione dimostrativa con tende posizionate nel giardino a fianco del campus universitario Einaudi per denunciare la condizione abitativa di molti studenti e protestare contro il caro affitti;
i costi dell'università, insieme a quelli necessari a garantire un'abitazione adeguata, rischiano di determinare una selezione nel perseguimento di obiettivi universitari, fortemente condizionata dalle possibilità economiche della famiglia di provenienza;
secondo le ricostruzioni dei testimoni dell'aggressione, poco dopo le tre di notte, tre individui erano intenti a rimuovere uno degli striscioni appesi per rivendicare il diritto allo studio, mentre inneggiavano al duce e facevano il saluto romano;
a quel punto, quando alcuni studenti presenti nel campus si sono avvicinati, uno degli aggressori avrebbe estratto un taglierino e li avrebbe minacciati di morte;
alla fine, i tre individui, dopo aver strappato due bandiere dell'Udu, si sono allontanati a bordo di un'autovettura;
quanto accaduto a Torino, a parere dell'interrogante rappresenta un fatto grave e preoccupante perché non è ammissibile che una legittima protesta studentesca subisca un'intimidazione così pesante e i cui partecipanti vengono addirittura minacciati di morte;
dai primi accertamenti disposti dalla procura, sembrerebbe che gli autori dell'aggressione e delle minacce facciano parte dell'ex sodalizio Aliud e del collettivo FUAN che, da quanto emerge anche da un articolo pubblicato su Fanpage, risultano legati all'associazione studentesca Azione universitaria, legata a sua volta a Gioventù nazionale, organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia;
nel corso di quattro perquisizioni domiciliari effettuate dalla Digos è stato sequestrato diverso materiale con simbologie fasciste e naziste. In particolare sono stati sequestrati riviste sul Ventennio, un coltello, spille e vessilli con simbologie fasciste e naziste, bandiere con la svastica e con immagini della marcia su Roma;
da tempo gli studenti torinesi denunciano l'uso di pratiche violente da parte dei gruppi giovanili di estrema destra in città e in università –:
quali iniziative di competenza si intenda assumere per tutelare gli studenti che manifestano democraticamente da aggressioni, in particolare di carattere neofascista, e quali iniziative si intenda assumere, anche di carattere normativo, per contrastare le organizzazioni d'ispirazione neofascista, ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.
(4-01687)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
lo screening neonatale è uno strumento importante per la diagnosi precoce di malattie che, altrimenti, potrebbero portare a un esito infausto o a gravi disabilità;
l'Italia è il Paese con la politica di screening neonatale più avanzata a livello europeo e la seconda a livello mondiale (dopo gli Stati Uniti), come definito ai sensi della legge n. 167 del 2016 e ai successivi aggiornamenti e decreti attuativi; la legge n. 167 ha stabilito l'inserimento dello screening neonatale esteso (Sne) per le malattie metaboliche rare nei nuovi livelli essenziali di assistenza così da garantire lo screening a tutti i nuovi nati; lo screening neonatale esteso, attualmente, comprende 49 malattie metaboliche ereditarie e la legge di bilancio per il 2019 (articolo 1, comma 544), che ha modificato la legge n. 167 del 2016, ha esteso lo screening neonatale alle malattie neuromuscolari genetiche, alle immunodeficienze congenite severe, alle malattie da accumulo lisosomiale e ha stabilito l'aggiornamento periodico dell'elenco delle malattie da sottoporre a screening; ha stabilito, inoltre, la revisione periodica, almeno biennale, della lista delle malattie da ricercare attraverso lo screening neonatale;
in assenza di un decreto di aggiornamento del panel nazionale, tante regioni, consapevoli del valore di questa misura, si sono mosse in maniera autonoma aggiungendo altre patologie al proprio panel, generando così importanti differenze regionali;
tra le patologie, non ancora presenti nel panel nazionale ma che alcune regioni già ricercano autonomamente, c'è anche l'atrofia muscolare spinale (Sma), una malattia genetica rara che colpisce un neonato ogni 10.000; si stima che in Italia nascano circa 40/50 bambini affetti da Sma ogni anno;
fino al 2017 non esistevano terapie per l'atrofia muscolare spinale ma oggi, grazie al progresso della scienza, si hanno diverse opzioni, tra cui quella genica, che interviene direttamente sul difetto genetico con un'unica somministrazione;
l'efficacia della terapia genica, come delle altre, dipende soprattutto dalla tempestività: quanto prima si interviene, tanto migliore è la risposta del farmaco;
con il decreto del Viceministro della salute 17 settembre 2020 è stato istituito, presso la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, il gruppo di lavoro Sne che ha espresso parere positivo circa l'introduzione dell'atrofia muscolare spinale nel panel dello screening neonatale; ma, ad oggi, manca ancora il decreto per rendere questo diritto effettivo per tutti i nuovi nati del nostro Paese ed è al momento garantito solo in sette regioni che, riconoscendo l'importanza di questo strumento di diagnosi, hanno ritenuto di darvi attuazione attraverso atti normativi propri –:
entro quando il Ministro interrogato intenda, con proprio decreto, inserire la Sma tra le patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale esteso (Sne), garantendo l'uniformità di tale diritto su tutto il territorio nazionale;
quale sia lo stato di avanzamento delle attività e gli eventuali esiti del gruppo di lavoro screening neonatale esteso in merito alle altre patologie previste dalla legge ai fini dell'inserimento nel panel.
(5-01439)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
ZARATTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
è di pubblico dominio la notizia di una pesante contestazione nei confronti del professor Cuzzocrea, Rettore dell'Università di Messina, che potrebbe provocare un danno di immagine non indifferente al sistema universitario italiano anche per la carica di presidente della CRUI da questi ricoperta;
da una attenta osservazione del sito web dell'Ateneo e, più specificatamente, della pagina relativa al Rettore, seppure previsto dalla normativa sulla trasparenza, non sembrerebbero risultare pubblicate le spese di viaggio e i rimborsi riconosciuti dall'Università per l'incarico ricoperto;
nella pagina relativa ai pagamenti e andando a ritroso nel tempo, si riscontrano una quantità non indifferente di rimborsi milionari effettuati a favore del professor Cuzzocrea che, a giudizio dell'interrogante, meritano approfondimenti a tutela del principio di trasparenza che regola le procedure in una pubblica amministrazione;
l'8 settembre 2023, il dottor Paolo Todaro, nella sua qualità di componente del Senato accademico dell'ateneo di Messina, ha inoltrato una nota al Collegio dei revisori dei conti dell'ateneo, al Direttore generale e al Ministro interrogato, nonché al Ministro dell'economia e delle finanze; nella nota i revisori venivano invitati a produrre una dettagliata relazione nel merito informandone anche il Senato accademico anche in relazione al fatto che, nel corso della seduta del Senato accademico del 27 aprile 2023, era stata deliberata a maggioranza la proposta di bilancio unico di Ateneo relativo all'esercizio 2022, nonostante mancasse il parere del Collegio dei revisori dei conti, che sarebbe stato reso la stessa mattina della riunione del Senato accademico;
il professor Cuzzocrea avrebbe dichiarato agli organi di informazione come sia del tutto regolare anticipare somme consistenti di denaro a titolo personale per poi chiederne il rimborso, pratica che potrebbe non rientrare nella corretta procedura di acquisti di beni e servizi nella pubblica amministrazione, considerato che i fondi di ricerca, indipendente dalla loro provenienza, una volta iscritti a bilancio sono soggetti alle leggi dello Stato ed ai regolamenti contabili di Ateneo;
peraltro i pagamenti eseguiti direttamente dal professor Cuzzocrea, rimborsati successivamente, ove confermati, eluderebbero alcune procedure di contabilità pubblica, come ad esempio la verifica della regolarità contributiva (Durc) prima del pagamento;
inoltre precluderebbero la possibilità di compensare l'Iva debito con quella a credito, generando indirettamente un danno economico all'ateneo che verserebbe più di quanto dovuto all'erario e, nel caso di fatture estere generando un danno erariale per il mancato versamento dell'IVA a favore dello Stato;
in particolare per quanto riguarda le spese sostenute per «attività di ricerca» si potrebbe dubitare del fatto che, come dichiarato dal professor Cuzzocrea, il numero significativo di 262 pubblicazioni, non possa da solo giustificare rimborsi spese, che, da quanto si apprende dagli organi di stampa ammonterebbero addirittura a una media di 40.000 euro al mese;
infine, da qualche quotidiano nazionale si è appreso che risulterebbero rimborsi effettuati come trasferte istituzionali in concomitanza di eventi ippici in cui il professor Cuzzocrea ha partecipato come fantino –:
quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda assumere per promuovere una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica circa la sussistenza di profili inconciliabili con i criteri di contabilità pubblica in riferimento a tali spese che sembrerebbero ammontare ad oltre due milioni di euro, a tutela dei principi di trasparenza, efficienza e legittimità dell'azione amministrativa, ma soprattutto per ristabilire al più presto una immagine priva di ombre di uno degli Atenei più importanti d'Italia.
(4-01688)
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Rampelli n. 2-00118 del 3 aprile 2023.