XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 184 di mercoledì 25 ottobre 2023
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARIA CAROLINA VARCHI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Inversione dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Visti l'importanza e i tempi ormai ristretti per l'approvazione della delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese e vista anche l'importanza dell'ulteriore provvedimento recante disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne, che potrebbe avere dei tempi limitati considerato lo scadere della delega al Governo in materia di revisione degli incentivi, chiedo l'inversione dell'ordine del giorno e, quindi, l'anticipazione della delega al Governo.
PRESIDENTE. Colleghi, il deputato Vinci chiede l'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto 2 dell'ordine del giorno, che reca il seguito della discussione del disegno di legge di delega in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese.
A fronte di questa richiesta potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, un deputato contro ed uno a favore, per non più di 5 minuti ciascuno.
Se nessuno chiede di intervenire né a favore, né contro, passiamo direttamente alla discussione del punto 2, visto che non vi sono obiezioni da parte dell'Assemblea e la richiesta si intende, quindi, accolta.
Per dare corso ai 20 minuti di preavviso previsti dal Regolamento, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.
La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,55.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 571 - Delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese e disposizioni di semplificazione delle relative procedure nonché in materia di termini di delega per la semplificazione dei controlli sulle attività economiche (Approvato dal Senato) (A.C. 1406).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1406: Delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese e disposizioni di semplificazione delle relative procedure nonché in materia di termini di delega per la semplificazione dei controlli sulle attività economiche.
Ricordo che nella seduta del 23 ottobre si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
Avverto che, con lettera trasmessa in data 24 ottobre 2023, il presidente della Commissione attività produttive ha comunicato che il relatore Maurizio Casasco ha rinunciato al mandato e che le funzioni di relatrice saranno svolte dalla deputata Catia Polidori.
(Esame degli articoli - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: 2.12 e 4.2 Peluffo, 2.14, 3.6 e 5.1 Cappelletti, 6.5 e 6.6 Todde e 6.9 Appendino. Poi, colleghi, ve lo ricorderò nel corso della seduta.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.
CATIA POLIDORI , Relatrice. Grazie Presidente. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.
PRESIDENTE. Il Governo?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Passiamo all'emendamento 1.2 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo che questo provvedimento meriti tutta la nostra attenzione. È collegato alla legge di bilancio, trae origine dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e, come delega per il riordino degli incentivi alle imprese, andrà ad incidere, Presidente, sulla capacità competitiva del nostro tessuto economico e produttivo, sull'attrattività del sistema delle imprese e sull'indirizzo delle scelte di politica industriale che verranno compiute nei prossimi anni.
Il sistema degli incentivi fornisce, infatti, il principale strumento per le scelte a sostegno dell'innovazione, della crescita delle imprese e quindi della creazione di occupazione nuova e di qualità. Il tema della revisione del sistema degli incentivi è da parecchio tempo al centro dell'attenzione delle istituzioni ed è un'esigenza condivisa anche con le parti sociali. Del resto, la necessità di questo riordino è data dalla situazione nella quale si muovono le imprese, con la frammentarietà delle informazioni, la complessità delle procedure burocratiche e l'incertezza delle erogazioni che, a volte, raggiunge tempi lunghissimi e insostenibili. Lo afferma anche il dossier predisposto dall'Ufficio studi della Camera che ci ricorda che degli oltre 25 miliardi di euro di incentivi concessi nel 2021 soltanto il 23 per cento è stato erogato.
Il testo di cui ci stiamo occupando, Presidente, è in seconda lettura e noi vogliamo dare atto che al Senato, in Commissione, si è svolta un'attività di confronto tra le opposizioni, il Governo ed il relatore, che ha consentito di modificare in maniera significativa il testo originario. Sono state apportate modifiche importanti, sono stati accolti emendamenti dell'opposizione, del Partito Democratico, tant'è che ci siamo espressi con un voto di astensione. Ma, detto questo, credo che, proprio in ragione del fatto che si è svolto un buon lavoro, si possa fare di più senza aver paura di utilizzare anche questo ramo del Parlamento per intervenire su quelle criticità che permangono, una delle quali è la scelta dell'inserimento in questo testo da parte del Governo di agevolazioni di natura fiscale che rendono più complicato l'esercizio della delega e i decreti attuativi.
Per questo, l'emendamento 1.2 in oggetto, Presidente, propone esattamente di escludere gli incentivi aventi natura fiscale e includere, invece, gli interventi volti a favorire l'innovazione, la competitività e la sostenibilità economica delle imprese nel processo di transizione energetica e digitale, quindi dare chiaramente un indirizzo, indicando come questi incentivi debbano avere la caratteristica di essere uno strumento di politica industriale.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'emendamento 1.4 Evi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Questo emendamento è molto semplice e non fa altro che fare riferimento a un regolamento europeo fondamentale per stabilire quali sono gli investimenti verdi e, quindi, quali sono le attività economiche da sostenere per avviare e per proseguire speditamente sulla transizione ecologica ed energetica. Quindi, è un riferimento chiaro e semplice a quella che è la normativa, al quadro legislativo europeo sulla tassonomia. Con questo emendamento, noi vogliamo cercare di dare un'impronta chiara a questo provvedimento, che, altrimenti, rischia di essere troppo blando e, forse, anche confuso nel chiarire quali sono, in materia di incentivi alle imprese, le azioni prioritarie da mettere in campo. Quindi, è un emendamento sul quale invito i colleghi di maggioranza a cambiare idea e avere così un riferimento chiaro della normativa europea, che dobbiamo e dovremmo seguire, come Paese, per stabilire un quadro di incentivi che sia il più possibile coerente con le importantissime sfide che abbiamo di fronte, in materia climatica in particolar modo, e portare avanti così la transizione energetica ed ecologica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 5).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
CATIA POLIDORI , Relatrice. Parere contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento 2.1 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Io mi limito a illustrare questo emendamento, rimandando le valutazioni su questo provvedimento alla discussione generale che c'è già stata e, poi, alla dichiarazione di voto finale.
L'articolo 2 in discussione definisce i principi generali per le politiche pubbliche di incentivazione. Noi proponiamo, con questo emendamento, di introdurre tre ulteriori principi. Quali sono? Sono i seguenti. Il primo è un nuovo criterio che riteniamo fondamentale, ossia la continuità temporale degli incentivi. Dobbiamo tendere a dare uno stop agli interventi cosiddetti spot, che servono a poco o nulla. Quindi, la direzione dovrebbe essere quella e credo sia unanime la condivisione, da questo punto di vista. Le aziende hanno bisogno di incentivi, sì, ma con una prospettiva per poter recepire favorevolmente gli incentivi stessi.
Come secondo punto, si propone di inserire tra le attività di valutazione anche la valutazione ex ante l'incentivo che viene erogato, perché, se io non so quale è la situazione precedente, ho difficoltà, anzi, mi è impossibile definire quale è la situazione in itinere, cioè durante la concessione dell'incentivo, e fare un consuntivo sull'efficacia e sull'efficienza di erogazione di questo incentivo. Mi sembra un criterio di buonsenso.
Come terzo e ultimo punto, si introduce un principio che, dal nostro punto di vista, è fondamentale, ossia il rispetto della tutela dell'ambiente e della sostenibilità, ma anche il principio della valorizzazione del contributo all'innovazione delle startup, in particolar modo delle piccole e medie aziende.
È chiaro che un parere favorevole rispetto a questo emendamento è un parere favorevole a quello che ho testé elencato; un parere contrario e un voto contrario sono un voto favorevole a continuare a fare incentivi spot, che non sono efficaci dal punto di vista dei loro obiettivi; è un parere contrario a fare una verifica ex ante della situazione, il che vuol dire che non vogliamo verificare e rendere pubblici i dati sull'efficacia delle attività e degli incentivi che vengono erogati, perché non si va a verificare quella che è la situazione precedente; infine, un parere contrario significa essere contrari a che ci siano incentivi finalizzati alla tutela dell'ambiente, alla sostenibilità e all'innovazione, il che è una cosa veramente inaudita.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'esame dell'emendamento 2.2 Cappelletti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per collegarmi a quanto diceva il collega Cappelletti; è stato anche già detto e discusso sia in Commissione che in discussione generale e, cioè, questo emendamento interviene in modo assolutamente non ideologico, infatti mi stupisce molto il parere contrario, su quello che è il cuore di questo provvedimento e, cioè, com'è stato già detto, i criteri con cui vengono definiti, sostanzialmente, gli incentivi alle imprese. Cosa chiediamo noi, con questo emendamento? Chiediamo, sostanzialmente, due cose. In primo luogo, chiediamo che venga rafforzato, anzi, introdotto il principio per cui viene valutato l'impatto sulla riduzione delle disuguaglianze territoriali di genere. Francamente, mi sembra che un voto contrario rispetto a un principio che vuole andare a favorire la riduzione delle disuguaglianze sia veramente poco di buonsenso. Anzi, vorrei capire le ragioni di questo Governo. Lo abbiamo già visto con il reddito di cittadinanza, lo abbiamo già visto con una serie di cose fatte in questi mesi, però, almeno nel momento in cui si utilizzano incentivi per le imprese, valorizzare il concetto di riduzione delle disuguaglianze territoriali e di genere, ripeto, mi sembra non solo di buonsenso, ma il minimo punto di partenza.
Il secondo elemento che introduce questo emendamento riguarda le dimensioni specifiche delle imprese.
Quindi, noi cerchiamo di rafforzare il principio per cui le micro e piccole imprese devono essere sostenute, introducendo uno strumento che, ormai, negli ultimi anni, è diventato uno degli strumenti più importanti - lo abbiamo visto anche durante la pandemia di COVID - da parte delle imprese per affrontare i momenti difficili e/o per poter capitalizzare le risorse che, magari, lo Stato mette a disposizione, cioè valorizzare le reti di impresa. Anche qui il parere contrario del Governo non si capisce, se non per un approccio ideologico, una volontà - e lo stiamo vedendo anche con la manovra - di non voler assolutamente permettere a questa opposizione di contribuire nel merito al testo. Allora, il problema sa qual è, Presidente? Lo dico a lei e, suo tramite, all'Aula: che a rimetterci non sono gli esponenti dell'opposizione, che presentano gli emendamenti; a rimetterci sono gli italiani, per scelte che francamente sono, dal mio punto di vista, controproducenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo all'emendamento 2.3 Appendino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Rubo veramente due secondi o poco più all'Aula. Anche qui voglio che rimanga agli atti il fatto che stiamo ribadendo il concetto di misure per la riduzione di disuguaglianze territoriali di genere e io continuo a non comprendere come sia possibile che un Governo sia contrario all'introduzione di un principio di questo tipo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo all'emendamento 2.6 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 2 indica i principi e i criteri direttivi generali per l'esercizio della delega e, quindi, è un articolo di particolare importanza per quanto riguarda il lavoro parlamentare, visto che siamo chiamati a intervenire per dare indicazioni al Governo sull'esercizio della delega.
Per quanto riguarda questo emendamento, esso interviene sulla lettera b) che indica il principio della misurabilità dell'impatto degli incentivi. Noi proponiamo che nella valutazione dell'impatto degli incentivi, che vengono erogati, si presti particolare attenzione all'effetto leva prodotto da questi incentivi, che è uno degli aspetti fondamentali per misurare l'efficacia degli incentivi erogati.
Questo lo indichiamo in maniera precisa, perché il rischio, con questa delega, è che vengano indicati dei principi di carattere eccessivamente generale, mentre invece, come dicevamo all'inizio, per essere uno strumento efficace, in termini di politiche industriali per il nostro tessuto economico e produttivo, è fondamentale indicare gli obiettivi. Noi questo lo facciamo, facendo riferimento non solo alla crescita del prodotto interno lordo e alla creazione di nuovi posti di lavoro, ma facendo riferimento anche a obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Da questo punto di vista, indicare un obiettivo di questo tipo ci mette quantomeno alla pari con le scelte che si stanno facendo già nel mondo del privato, scelte che si stanno facendo in termini anche di indicazione degli obiettivi di finanza con gli obiettivi ESG. Quindi, indicare in maniera precisa gli obiettivi rende più forte ed efficace l'esercizio della delega.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo all'emendamento 2.8 Cappelletti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento vorrebbe rispondere a questa domanda precisa: in base a quali parametri si misura l'efficacia delle misure agevolative o, meglio, come rendere questi parametri più efficaci per misurare, appunto, l'efficacia delle misure agevolative? Allora, si propongono 4 indicatori aggiuntivi, in relazione ai quali misurare questa efficacia. Quali sono questi 4 indicatori? Sono il numero delle imprese insediate a seguito dell'introduzione dell'incentivo; l'occupazione che è stata creata; il volume d'affari prima, durante e dopo; infine, l'entità dei benefici che sono fruiti.
A me sembra un emendamento di buonsenso, perché è chiaro che l'assenza di adeguati indicatori per la misura dell'efficacia degli incentivi potrà semplicemente portare a perpetrare gli stessi errori che sono stati fatti fino adesso, ossia allocare le risorse nel modo sbagliato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Passiamo all'emendamento 2.10 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene rispetto alla lettera c), quella che afferma il principio della programmazione. Su questo principio abbiamo discusso in Commissione soffermandoci a lungo, così come fatto al Senato. La questione è quella del pieno coinvolgimento delle micro, piccole e medie imprese, delle filiere produttive e delle reti di imprese, argomento che è stato oggetto anche di altri emendamenti.
Noi vi dobbiamo prestare particolare attenzione perché, nel momento in cui mettiamo mano al riordino del sistema degli incentivi, uno degli effetti che dobbiamo evitare è che ci sia una sorta di polarizzazione, per cui poi gli incentivi rischiano di andare essenzialmente a un numero ristretto di imprese, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, le più capaci di affrontare i lunghi tempi di attesa del responso della domanda di incentivi.
È fondamentale che venga inserito, nei principi della delega, il coinvolgimento delle piccole e medie imprese, che venga indicato chiaramente come obiettivo il loro coinvolgimento e che non ci sia una disparità di destinazione degli incentivi a livello di imprese, in modo che gli incentivi possano arrivare anche alle micro, piccole e medie imprese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Passiamo all'emendamento 2.11 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento attiene fondamentalmente alla necessità di provare a dare una risposta a una domanda: il sistema degli incentivi, così com'è stato pensato nel corso degli anni, funziona efficacemente? Arrivano gli incentivi alle imprese? Il disegno di legge delega del sistema degli incentivi non è, come potrebbe apparire, tema che attiene a una dimensione tecnica e settoriale, per cui dobbiamo approvarlo, ma poi magari non ne verifichiamo fino in fondo l'efficacia. Il sistema degli incentivi è un tema che attiene al sorreggere un sistema di leve per lo sviluppo e la crescita del Paese e fornisce allo stesso sistema Paese leve che sorreggono politiche industriali: pensiamo, ad esempio, alla dimensione dell'innovazione e della ricerca e, in ultima istanza, quindi, all'occupazione di qualità.
Nel corso dell'esame di questo provvedimento abbiamo, ancora una volta, ascoltato imprese, piccole e medie imprese, imprenditori, regioni, le abbiamo ascoltate e vediamo tutti i giorni come il sistema delle imprese, con particolare riferimento a quelle piccole e medie, segnali problemi e spesso si blocchi rispetto agli incentivi nella diffusione frammentata delle informazioni, nella complessità delle procedure burocratiche, nell'incertezza sui tempi di erogazione. Pensate al problema che hanno le imprese tra la cassa e la competenza. Ciò che si verifica spesso nei fatti è una distribuzione inefficace delle risorse, una sorta di mercato delle agevolazioni in cui buona parte delle stesse risorse si disperde nella trafila burocratica.
Con questo emendamento, Presidente, noi chiediamo che si affermi il principio dell'armonizzazione e della continuità procedurale, al fine di garantire uniformità delle modalità di accesso alle misure di incentivazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo con il minuto che mi è consentito per sottolineare - mi sia permesso ad alta voce - il valore dell'emendamento e fare, in esso, alcune ulteriori sottolineature. Il portale consente facilità, immediatezza, memoria remota e poi di mettere in agenda che anche i contratti dei dirigenti di prossimo rinnovo e dei funzionari apicali della PA, predisposti ad amministrare gli incentivi, contemplino questi principi ispiratori. Perché se è soltanto sulla norma che costruisce la procedura per ottenere gli incentivi quanto noi disponiamo come princìpi ispiratori e non c'è, invece, nel suo controcanto contrattuale, dei dirigenti e dei funzionari, non si realizza quell'armonizzazione che genera la virtù della procedura. Immediatezza, istantaneità, memoria remota, facilità documentale, evitando il ripetersi, tante volte, della presentazione degli stessi documenti. Pertanto, questo emendamento non solo andrebbe approvato, ma davvero andrebbe condiviso con la luce di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Nessun altro chiede d'intervenire, passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Avverto che l'emendamento 2.12 Peluffo è inammissibile.
Passiamo quindi all'emendamento 2.13 Todde.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per illustrare questo emendamento, che contiene un principio che dovrebbe essere condiviso anche dalla maggioranza e dal Governo, visto che pare stia per presentarci un decreto che attiene proprio gli insediamenti nelle aree montane. Qui si chiede di prestare maggiore attenzione e di adeguare le misure d'incentivazione nei confronti delle imprese che intendono insediare le proprie sedi, anche produttive, nei comuni delle aree interne con meno di 5.000 abitanti.
Si chiede anche di prestare maggiore attenzione a quell'incentivazione per attrarre le imprese estere che vogliono insediare nuove sedi produttive o nuove iniziative imprenditoriali nelle aree interne. È importante presidiare i territori, per una questione sia di sicurezza sia di contrasto alla desertificazione che poi può comportare, come succede in tante regioni, tra cui la mia, colonizzazioni di vario genere da parte anche di multinazionali estere. Ed è importante presidiarla anche nel tempo, perché la tecnologia sicuramente, nei prossimi anni, ci consentirà anche di abbattere, con minori costi, distanze spesso incolmabili.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo d'intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.13 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Avverto che l'emendamento 2.14 Todde è inammissibile.
Passiamo all'emendamento 2.15 Appendino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Qui torno su un tema che ho già introdotto nell'intervento precedente, dove chiediamo, nuovamente, di porre l'attenzione alle microimprese. Tra l'altro, questo è un tema che non hanno posto solo il MoVimento 5 Stelle e i colleghi di opposizione, ma la stessa Confartigianato in audizione ha chiesto attenzione. Con questo emendamento noi chiediamo di inserire un criterio che preveda la valorizzazione delle reti di impresa, per due motivi, principalmente.
Il primo è che la rete d'impresa, come sappiamo, è uno strumento che permette a microimprese e imprese meno strutturate di poter accedere a finanziamenti ai quali, sostanzialmente, senza la rete, non potrebbero accedere, ma io dico di più e faccio un passo in avanti. Io penso che, come dicevo precedentemente, alla luce di quello che stiamo vivendo e delle difficoltà che le nostre microimprese stanno vivendo, anche a fronte delle grandi transizioni, quella ecologica e quella digitale, un Governo serio dovrebbe puntare sulle microimprese. Infatti, è ormai evidenza che le microimprese e - dico meglio - le reti territoriali e, quindi, queste reti di imprese che si vanno a costituire, sono strumenti che permettono di aumentare la produttività e la competitività e aumentano la capacità di innovazione di microimprese che, da sole, non riescono ad affrontare - perché non hanno la capacità di accesso al credito, non hanno le strutture e non hanno le competenze -, a sfruttare e cavalcare l'onda del cambiamento, dell'innovazione. Le reti di impresa sono strumenti che permettono di razionalizzare i costi di gestione.
Se davvero vogliamo credere nelle reti di impresa e vogliamo credere nelle microimprese, francamente, non riesco a capire come sia possibile non introdurre, in linea generale, il principio in questo intervento, in quanto stiamo votando oggi, come sia possibile essere contrari all'introduzione della valorizzazione del principio generico delle reti d'impresa. Io lo trovo surreale e, ripeto, mi dispiace, perché sulle reti si è investito negli anni ed è uno strumento ormai che esiste e su cui anche le microimprese, con fatica - perché non è semplice, dobbiamo dircelo - hanno iniziato a investire e quindi sarebbe stato il minimo dare loro continuità e anche speranza con l'introduzione di questo criterio (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.16 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.17 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Passiamo all'emendamento 2.18 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Richiamo l'attenzione dei colleghi della maggioranza, della relatrice e del rappresentante del Governo, perché la lettera f) recita: “il principio della digitalizzazione e della semplicità e uniformità delle procedure (…), al fine di ridurre, nella misura più ampia possibile, gli oneri burocratici a carico degli imprenditori e delle imprenditrici e assicurare alle imprese l'accessibilità ai contenuti e la trasparenza delle procedure”. Credo sia un principio assolutamente condiviso da tutti, a cui poi è necessario dare seguito.
Allora, l'emendamento in oggetto recita di inserire, qui, in questa lettera f), il principio della non duplicazione degli adempimenti a carico delle imprese durante la gestione delle pratiche legate alla richiesta e alla concessione degli incentivi stessi, qualora la pubblica amministrazione sia già in possesso di queste informazioni, della documentazione necessaria. Come diceva prima, intervenendo, l'onorevole D'Alfonso, credo che un aspetto fondamentale della fatica e della difficoltà delle imprese, non soltanto delle micro e delle piccole imprese, sia quello di districarsi e, quindi, di cercare di trovare il prima possibile le informazioni. Mi dispiace che sia stato giudicato non ammissibile l'emendamento 2.12 a mia prima firma, che avevamo presentato in Commissione e che inseriva il portale unico, quello che dovrebbe raccogliere tutti gli incentivi proposti da tutte le amministrazioni dello Stato, quindi, il modo migliore per semplificare, però, credo che su questo, sul principio della non duplicazione nella richiesta degli atti della pubblica amministrazione, non solo, ci dovremmo tutti trovare d'accordo, ma dovremmo anche considerarlo un aspetto fondamentale di questo intervento di riordino degli incentivi.
Capisco che siamo in seconda lettura e, quindi, l'approccio della maggioranza e del Governo è: non c'è più tempo e non c'è più modo, ma intanto segnalo che continuiamo ad essere in un sistema di bicameralismo paritario, per cui è un approccio profondamente sbagliato. Casomai, il problema è il modo di gestire i tempi dell'Assemblea da parte del Governo e della maggioranza, visto che - la presidente Braga lo ricordava anche oggi - siamo arrivati a una media di 4 decreti al mese, a fronte di una pratica pur sbagliata che prevedeva, prima, un massimo di 2 decreti al mese, che poi vengono discussi in fretta e furia con la posizione della fiducia.
Su questo provvedimento, lo spazio di un ulteriore intervento c'è; l'atteggiamento delle opposizioni, sia al Senato sia alla Camera, è stato di massima collaborazione, di fattiva collaborazione per migliorare il testo. Considerate le criticità, riconosciute anche dalla maggioranza, questo è il modo per intervenire e modificare. Diversi emendamenti sono stati da voi bocciati, ma c'è ancora spazio per intervenire; credo che su questo emendamento, così come su altri simili, che riguarda il principio della non duplicabilità della richiesta delle pubbliche amministrazioni, credo ci si possa e ci si debba trovare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Bitonci. Ne ha facoltà.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Non sono intervenuto prima ma, come ho già detto durante la discussione sulle linee generali, grazie al lavoro fatto dai vostri colleghi al Senato, molti di questi emendamenti sono già stati recepiti. Per esempio - per rispondere, e lo farò solo in quest'occasione, all'onorevole Peluffo - all'articolo 6, sui principi direttivi della delega, è stato accolto un emendamento al Senato che recita: “riduzione e semplificazione gli oneri amministrativi a carico delle imprese beneficiarie, con riferimento all'intero iter procedurale, nel corso del quale, in ogni caso, non possono essere richiesti documenti e informazioni già in possesso della pubblica amministrazione”. È stato un emendamento sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari. Poi: “contenimento e rispetto, da parte dei soggetti competenti, dei tempi delle attività istruttorie e definizione di una disciplina del soccorso istruttorio dedicata (…)”.
Questo, per dimostrarvi l'importante lavoro che è stato fatto al Senato, dove c'è stato il parere favorevole da parte della maggioranza, ma anche da parte del MoVimento 5 Stelle e l'astensione del PD, perché molte proposte emendative hanno migliorato in maniera sostanziale il testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Prendiamo atto della sottolineatura del Sottosegretario, così come diamo atto del fatto che in questo provvedimento siano stati introdotti principi - anche a seguito del confronto di merito al Senato - corretti e significativi. Ricordo, ad esempio, quelli che afferiscono al tema della stabilità delle misure: noi dobbiamo costruire un meccanismo stabile, leggibile, in relazione alla dimensione della misurabilità dell'impatto economico. Si afferma più volte il principio della semplificazione e, come lei ha detto, in qualche modo, sono state accolte delle proposte. Però, tutti noi sappiamo in quest'Aula, e nei territori con i quali poi ci rapportiamo, che il problema maggiore per quanto riguarda il sistema degli incentivi è la razionalizzazione sia del sistema dell'offerta sia del sistema della domanda e, in particolare, per quanto riguarda quest'ultimo, delle procedure della domanda. Su questo, evidentemente, c'è un lavoro da fare. Ha ragione il collega, l'onorevole Peluffo, quando rileva che ormai, a volte, siamo confinati in una dimensione di intervento retorico, con questo meccanismo bicamerale, che soprattutto è bruciato dalla decretazione d'urgenza, però, evidentemente, se torniamo su questo punto è perché vogliamo raccogliere la voce del sistema produttivo italiano, in particolare delle piccole e medie imprese. Perché, all'affermazione dei principi, poi, molto spesso, non corrisponde l'applicazione di sistemi che coinvolgono il tessuto locale imprenditoriale, quello delle regioni e quello dei comuni, ad esempio, nella costituzione del sistema delle procedure stesse. Conosciamo benissimo, ad esempio, il tema dei progetti di sviluppo aziendale delle imprese, che riguarda l'incrocio tra la pianificazione urbanistica, che consente alle imprese di svilupparsi e, ad esempio, la possibilità di accedere al sistema degli incentivi. Da questo punto di vista, il tema dell'inserimento nel portale unico del principio della non duplicazione degli adempimenti a carico delle imprese è uno di quei meccanismi fondamentali perché il sistema stesso degli incentivi possa funzionare. È un aspetto strategico, bisogna esserne consapevoli, pena, appunto, l'inefficacia delle intere misure di sostegno. Per questo insistiamo su tutti i punti che riguardano la sburocratizzazione e lo snellimento delle procedure e chiediamo al Governo di accogliere, non solo, le sottolineature, ma anche emendamenti puntuali come questo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.18 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.19 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)…
Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (A-IV-RE). Presidente, intervengo semplicemente perché sono due o tre volte che non mi funziona la postazione di votazione. Lo segnalo; adesso, si è ripristinata, ma…
PRESIDENTE. Due o tre le abbiamo perse, ma tanto ne abbiamo un'ottantina, non si preoccupi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.21 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.22 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo all'emendamento 2.23 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei ricordare al Governo che l'articolo 2 definisce i principi e i criteri direttivi generali per l'esercizio della delega. All'interno di questo articolo ci sono diversi punti. Da nessuna parte c'è scritta la parola ambiente, e lo trovo abbastanza anomalo, anche perché in questi giorni il MoVimento 5 Stelle ha voluto ricordare numerose volte quanto sia importante la parola ambiente, in maniera trasversale. Per quanto riguarda, invece, le imprese, credo che, se le nostre imprese non faranno transizione energetica ed ecologica, rimarranno indietro.
Allora, tra i criteri per gli incentivi chiediamo di mettere questa parola. In questo emendamento si chiede al Governo di tenere in considerazione il principio di rispetto e di tutela dell'ambiente, non in astratto, ma mediante il concreto coordinamento tra le nuove misure di incentivazione, il catalogo dei sussidi ambientalmente favorevoli, e mediante il superamento dei sussidi ambientalmente dannosi. Credo che, se vogliamo raggiungere la neutralità climatica, se vogliamo arrivare a certi parametri, importantissimi per il nostro Paese, per la nostra industria, co-partecipare a questa transizione che dovrebbe fare tutta Europa, che devono fare tutti i Paesi che hanno sottoscritto anche gli Accordi di Parigi, ed essere coerenti anche con le direttive europee, all'interno dei princìpi per questi incentivi ci debbano essere l'ambiente e la tutela ambientale.
Mi stupisce e mi rammarica che ancora una volta ci ritroviamo ad avere imprenditori e imprese che hanno voglia di fare transizione ecologica ed energetica, e purtroppo si ritrovano una politica, nella fattispecie un Governo di destra, che continua a mettere paletti. Invece di incentivare chi fa bene, chi vuole fare bene, si preferisce ignorarlo, e ignorare anche, ovviamente, gli appelli dei giovani che, giorno dopo giorno, ci chiedono di rispondere a una semplice domanda, dare un futuro ai giovani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale perché questo è un emendamento particolarmente importante, anzi è centrale rispetto alla critica del MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento, che contiene anche aspetti che noi condividiamo, e andremo anche a citarli, in dichiarazione di voto. Il punto centrale è questo: l'emendamento prevede il superamento dei sussidi ambientalmente dannosi, perché ci troviamo in una situazione paradossale. Noi conviviamo con una situazione di emergenza climatica che è a tutti ben nota e che costa tantissimo anche in termini economici. Nonostante questo, i sussidi ambientalmente dannosi sono in crescita. Attenzione, stiamo parlando di decine e decine di miliardi di euro. Ora capisco che invertire questa tendenza sia difficile, capisco che ci siano clientele, ci siano finanziatori delle attività di partito, ci siano situazioni che, nell'arco dei decenni, si sono veramente irrigidite, però la situazione è folle. Non possiamo continuare ad aumentare gli incentivi ambientalmente dannosi.
C'è poco da aggiungere: o si vuole superare il modello di sviluppo basato su questi incentivi ambientalmente dannosi oppure lo si vuole mantenere. Noi voteremo convintamente per uno stop, voi abbiate il coraggio, davanti al Paese, di fare il contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.23 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.24 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Passiamo all'emendamento 2.25 Evi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo perché, anche io come i colleghi che sono precedentemente intervenuti, rispetto a quest'articolo, l'articolo 2, ritengo che sia davvero incomprensibile e anche piuttosto sconvolgente che tra i principi e i criteri direttivi generali per l'esercizio della delega non ci sia un chiaro, chiarissimo riferimento a un principio di rispetto e di tutela ambientale degli ecosistemi, e, in particolar modo, nell'emendamento 2.25, anche un principio di responsabilità estesa del produttore che sia finalizzato a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, perché è tutto qui il tema. Rimettere mano al grande calderone degli incentivi è fondamentale, ma è ancora più fondamentale farlo avendo ben chiaro quali siano le azioni prioritarie da mettere in campo; e non si può pensare di non avere una linea guida, e quindi principi generali che abbiano a che fare profondamente con un cambio, una trasformazione profonda della nostra società e del nostro modo di fare impresa ed economia, in particolar modo andando a orientare il mercato verso modelli di consumo che siano davvero sostenibili. Di tutto questo noi abbiamo profondamente bisogno per abbandonare quei modelli che sono oggi così pesantemente impattanti sul nostro ambiente, sul clima, sulla biodiversità, e invece favorire tutti quei modelli che sono virtuosi, che sono leggeri per l'ambiente e che anche, tra l'altro, sono oggi fonte di enorme innovazione e anche di opportunità di sviluppo per le nostre imprese. Questo dovrebbe essere il criterio generale su cui basare un riordino di tutta la materia degli incentivi, e - anche qui sono molto d'accordo con quanto detto dai colleghi precedentemente - non può non esserci un riferimento chiaro a un lavoro serio di abbandono rapido dei sussidi ambientalmente dannosi in favore, invece, di sussidi e di incentivi verso produzioni sostenibili.
Su questo noi chiediamo, quindi, un ravvedimento e chiediamo anche al Sottosegretario di poter cambiare idea sul parere rispetto a questi emendamenti e consentire di avere un articolo 2 che guidi l'opera del Governo nel mettere mano a questo importante capitolo sul riordino degli incentivi, e che abbia pertanto una finalità il più possibile chiara e che metta la tutela dell'ambiente e la sostenibilità davvero al centro delle sue azioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.25 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.
CATIA POLIDORI , Relatrice. Parere contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento ritorna su quanto si è appena finito di discutere, con una parte degli emendamenti all'articolo 2 presentati da tutti i gruppi di opposizione, e propone di inserire, tra le finalità, i princìpi e i criteri direttivi della delega, visto che stiamo parlando della definizione di un sistema organico per l'attivazione del sostegno pubblico mediante gli incentivi, l'obiettivo del superamento dei sussidi ambientalmente dannosi in favore di quelli ambientalmente favorevoli. Su questo, evidentemente, c'è una differenza marcata tra maggioranza e opposizione. Pensiamo che sia un approccio, da parte vostra, non solo di carattere eccessivamente ideologico, ma soprattutto sbagliato e che non guarda a quello che deve essere il futuro, non solo ambientalmente compatibile per ciascuno di noi, ma soprattutto dal punto di vista industriale. Questo è il segmento su cui competono le economie maggiormente mature. Questo è il segmento su cui il nostro Paese deve essere protagonista.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo all'emendamento 3.4 Appendino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per mettere a verbale l'oggetto di questo emendamento, che interviene sull'articolo 3 e, in realtà, è un emendamento particolarmente rilevante, perché sostanzialmente incide per evitare l'esclusione, di parte di alcune categorie di soggetti beneficiari, dal testo di cui stiamo discutendo. Quindi, qual è l'obiettivo? L'obiettivo è garantire che il Governo individui, tenuto conto delle differenze dei soggetti beneficiari, un insieme ben definito, limitato e ordinato di modelli di agevolazione. Credo che questo dovremmo condividerlo tutti, perché, come il Governo ben sa, a seconda delle necessità dei fabbisogni e dei territori di riferimento, e quindi delle particolarità dei soggetti beneficiari, emergono esigenze differenti. Allora se, come noi cerchiamo di fare con questo emendamento, si riesce a far sì che i modelli di agevolazione tengano conto di queste differenze e peculiarità, che poi sono anche un valore aggiunto del nostro territorio, allora, probabilmente, riusciremmo a evitare esclusioni. Quindi - e chiudo, Presidente - questo emendamento interviene perché vuol far sì che le misure di agevolazione tengano conto, in qualche modo, delle peculiarità e possano, di conseguenza, evitare delle esclusioni. Francamente, ci fa molto strano che il Governo, anche su questo emendamento, probabilmente senza averlo letto e senza essere entrato nel merito, abbia espresso parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, salutiamo e ringraziamo, per essere oggi con noi, gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Perri Pitagora, che arrivano da Lamezia Terme. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Passiamo all'emendamento 3.5 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, nell'esercizio della delega, si ritiene importante vincolare il Governo a prevedere misure di incentivazione che siano mirate a implementare il versante della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione tecnologica, al fine di colmare il gap di produttività che connota le imprese italiane. Spesso parliamo di innovazione, tecnologia e brevetti poi, però, non si fa granché per incentivare le imprese a investire in questo campo. Con questo emendamento si cerca di rendere omogenea questa misura per quanto più possibile e di far sì che tutte le imprese e tutti i settori possano avere pari opportunità per quanto riguarda gli incentivi alle nuove tecnologie e alla ricerca, e si chiede di rendere omogeneo questo procedimento. Mi dispiace che, ancora una volta, il Governo sia contrario forse solo per partito preso, perché è una proposta dell'opposizione che cerca di essere propositiva e di rendere migliore un decreto, perché, lo sappiamo bene, nessuno mai scrive decreti perfetti. Si chiede di fare un lavoro concreto per le nostre imprese, per quel famoso made in Italy del quale ci si riempie, a volte, un pochino troppo la bocca e poi, dopo, quando servono i fatti, si boccia un semplice emendamento dell'opposizione, senza una reale necessità concreta, ma solo per partito preso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Esattamente come la collega ha appena detto, noi, in Italia, abbiamo imprese veramente innovative, perché sono comunque sempre in dialogo con una ricerca italiana applicata. Ma molto spesso capita - e anche loro ce lo dicono - che tutti gli sforzi che vengono fatti sull'innovazione a livello italiano poi, alla fine, non vengono premiati. Infatti, dobbiamo dire che gli italiani sono sempre molto innovativi e un passo avanti, e dispiace che, molto spesso, non ci siano incentivi, o non ci siano normative, o non ci sia chiarezza per far sì che vengano supportati. Di buone pratiche, noi, in Italia, ne abbiamo molte. A volte li ascoltiamo tutti i giorni, anch'io spesso mi trovo in eventi in cui, grazie a Dio, riesco ad avere questo tipo di dialogo con chi realmente sta facendo l'economia reale. E l'economia reale è quella delle nostre piccole e medie imprese italiane. Quindi, perché non dare supporto? Questo emendamento dice solo questo. Dobbiamo essere attenti, perché è la rete di imprese che fa la transizione ecologica, è la rete di imprese che sta creando un nuovo modello di economia, ma noi dobbiamo supportare queste imprese dal punto di vista sia economico, con gli incentivi, sia anche dettagliando chiaramente le caratteristiche per capire quali siano i loro fabbisogni. Questo, purtroppo, non accade. Non lo diciamo noi, da questo lato. Se noi ci permettiamo di presentare un emendamento di questo tipo è perché ci è stato detto chiaramente, tutte le volte che andiamo a parlare con gli imprenditori italiani, che hanno necessità di essere supportati, altrimenti non saranno competitivi a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole L'Abbate, siamo fuori con i tempi.
PATTY L'ABBATE (M5S). Presidente, è questo che cerco di spiegare. Quindi, cortesemente, cercate di non bocciare gli emendamenti che vengono dalle imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Quanto tempo ho?
PRESIDENTE. Un minuto.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Volevo solo intervenire perché in questo emendamento si parla di innovazione tecnologica. Dopo essere stato partecipe della discussione di ieri sul DL Aria, ho capito che per il Governo l'innovazione tecnologica sono le aree camper attrezzate - vi ricordate che ieri c'era un intero articolo sulle aree camper attrezzate? quella è l'innovazione tecnologica -; secondo me l'avete fatto per me, perché anch'io sono un camperista, ma l'innovazione tecnologica non è questa. L'innovazione tecnologica, tra l'altro, viaggia per conto suo: voi dovete soltanto cavalcarla, quindi non dovete nemmeno pensarci. Ma se avete questa idea, ancora retrograda, del progresso, se avete sempre la necessità di non scontentare fasce del vostro elettorato, senza magari spiegare loro perché bisogna andare verso l'innovazione tecnologica, non andremo da nessuna parte.
Purtroppo, voi siete veramente un Governo vecchio, un Governo che affronta tematiche importantissime in questo periodo cruciale, in questo momento storico, con modalità veramente da anni Sessanta, anzi forse no perché, negli anni Sessanta, c'era una grande voglia di ripartire, una grande voglia di innovazione e una grande voglia di creare il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo semplicemente per chiedere di sottoscrivere questo emendamento perché - come hanno già illustrato i miei colleghi, in maniera eccelsa - ha un'importanza rilevante per il nostro Paese. Quindi, noi certamente gradiremmo un parere favorevole su questo emendamento, però per il momento il mio intervento è limitato alla sottoscrizione dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Prima di andare avanti, salutiamo i docenti e gli studenti del liceo Pirandello, di Lampedusa, che sono qui con noi e fanno parte di un progetto di scambio con il Liceo Galilei di Civitavecchia. Grazie per essere con noi (Applausi).
Ha chiesto di parlare, sempre sull'emendamento 3.5 Pavanelli, l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Spiace che vadano via i ragazzi proprio mentre si parla di innovazione…
PRESIDENTE. Ma ce ne sono altri, non si preoccupi.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). …tecnologica. Infatti, devono vedere quanti emendamenti vengono bocciati, quindi quante proposte di modifica che dovrebbero aiutare l'innovazione tecnologica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche se noi non ci sorprendiamo più dopo che questo Governo - lo dovete sapere, cari ragazzi che ci ascoltate - ha affidato la Commissione algoritmi sull'intelligenza artificiale a un ottantacinquenne che, per quanto possa essere bravo, è già anziano per pensare al futuro dei nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Meditate, maggioranza. Meditate, Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. La settimana scorsa è stato inaugurato nella mia città, a Nuoro, il primo hub sostenuto anche da Invitalia, fortemente voluto dall'allora Vice Ministra Alessandra Todde e dall'ex Ministra del MoVimento 5 Stelle, per sostenere le nuove idee e le nuove iniziative imprenditoriali dei giovani, quelle soprattutto a forte carattere innovativo. E abbiamo sentito le storie di questi ragazzi, storie di gravi difficoltà, di ricerca anche di finanziatori, ma veramente bellissime, quindi non si capisce perché non si voglia accettare un emendamento che chiede proprio di incentivare modelli virtuosi di sviluppo e di innovazione tecnologica. Tra questi ragazzi ci sono tantissimi cosiddetti nativi digitali, che hanno tutte le caratteristiche, fuorché quelle che ha il neo-nominato Amato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per associarmi a quanto hanno già detto i colleghi e le colleghe. Io non so se è chiaro - a noi è chiaro - al Governo qual è la sfida enorme che questo Paese dovrà affrontare per quanto concerne il tema dell'innovazione tecnologica. Io capisco - l'abbiamo visto con l'auto elettrica e l'abbiamo visto sui temi ambientali - che questo Governo cerchi in qualche modo di frenare quello che purtroppo è un cambiamento - piaccia o non piaccia - inevitabile e cerchi di costruire muri, ma quest'onda arriverà e, se voi non avete il coraggio di preparare questo Paese a far sì che quest'onda non venga subita ma cavalcata, è inutile che andiate nei salotti televisivi a dire che è colpa dell'auto elettrica se non ci sono i posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È inutile che andiate in televisione a dire che è colpa dell'intelligenza artificiale - e chiudo -: la vera colpa è vostra, che non state costruendo le condizioni affinché ci siano nuovi posti di lavoro in queste filiere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Presidente, volevo semplicemente sottoscrivere questo emendamento, a nome del gruppo, rispetto anche a tutte le tematiche che sono già state presentate dal gruppo del MoVimento 5 Stelle negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, che mettono al centro un principio, un valore, in virtù del quale, dietro all'elemento tecnologico, ci sono posti di lavoro. Allora, non dobbiamo parlare sempre di sostenibilità, come se questa fosse un elemento di salotto e non capire che, dietro all'evoluzione tecnologica e alla programmazione tecnologica legate alla transizione ecologica, si nascondono tante opportunità che questo Paese non ha saputo cogliere in passato e di cui vediamo gli effetti sotto il piano industriale. Oggi non dobbiamo commettere gli stessi errori di mentalità rispetto alle politiche degli scorsi anni e dobbiamo guardare al futuro ovviamente con un altro tipo di obiettivo e indirizzo, che è quello della ricerca dei posti di lavoro, rispetto a un Paese che ha questo tipo di problemi e che non capisce che intercettare questo tipo di processi vuol dire migliorare le condizioni di vita di questo Paese e dei suoi cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI (AVS). Grazie. Ci tengo a intervenire anch'io su questo emendamento perché condivido quanto hanno detto i colleghi. Questo è un emendamento che, di fatto, chiede qualcosa di molto semplice, ovvero l'incentivazione di modelli virtuosi di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica. Di questo il nostro Paese ha profondamente bisogno, non di fare la guerra - come si sta facendo e come questo Governo sta facendo, in particolar modo anche a livello europeo - sulle auto elettriche, ma anche sulle direttive sull'efficientamento energetico degli edifici e sulle cosiddette case green. C'è un preconcetto, un pregiudizio, una posizione puramente ideologica, che va a demonizzare quelle che sono, invece, vere e proprie innovazioni che, guidando in questo modo la transizione energetica ed ecologica, ci consentono di portare il nostro Paese a quelle condizioni che oggi, troppo spesso, vengono dipinte come, invece, nefaste. È proprio guidando la transizione energetica ed ecologica che creiamo sviluppo, opportunità occupazionali e un tessuto produttivo nel nostro Paese, non con queste prese di posizione ideologiche, che guardano al passato e tentano in tutti i modi di mantenere in vita un modello, un sistema, basato tutto sui combustibili fossili, anziché abbracciare quindi questa trasformazione e questa conversione della nostra economia e delle nostre imprese.
Invito, quindi, a cambiare il parere rispetto a questo emendamento, a far sì che l'innovazione tecnologica possa guidare la materia del riordino degli incentivi e a mettere dunque al centro questo importante cambio di mentalità per stare al fianco delle nostre imprese e del sistema produttivo italiano, che non può perdere l'ennesima, importantissima occasione.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione) (Il Presidente del Consiglio dei ministri fa ingresso in Aula – Applausi dei deputati de l grupp o Fratelli d'Italia , che si levano in piedi)
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Colleghi, sospendiamo brevemente l'esame del provvedimento.
Consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023.
Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. La ringrazio, Presidente. Lo ha già detto lei, vengo qui per consegnare il testo delle dichiarazioni che ho reso al Senato in vista del Consiglio europeo previsto per domani e dopodomani. Consegno il testo e ci vediamo più tardi per il dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE – I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).
PRESIDENTE. Grazie, signor Presidente del Consiglio dei ministri.
Prendo atto della consegna del testo delle comunicazioni, che saranno pubblicate integralmente in calce al resoconto della seduta odierna.
Ricordo che la discussione sulle comunicazioni avrà luogo nella parte pomeridiana della seduta odierna, a partire dalle ore 16.
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1406.
(Ripresa esame articolo 3 - A. C. 1406)
PRESIDENTE. Ricordo che è stato testé respinto l'emendamento 3.5 Pavanelli.
L'emendamento 3.6 Cappelletti è inammissibile.
Passiamo all'emendamento 3.7 Ilaria Fontana.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.
ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento scopre un po' le carte sulla vera direzione che questa maggioranza e questo Governo vogliono dare al nostro Paese, perché si vuole incentivare il percorso di transizione ecologica oppure, anche su questo tema, volete lasciare l'Italia al palo? Questo emendamento, tra l'altro, prevede il superamento - come dice proprio l'emendamento - dei modelli di agevolazioni basati su incentivi ambientalmente dannosi.
Noi sappiamo che i SAD, i sussidi ambientalmente dannosi, nel nostro Paese ammontano a circa 22 miliardi. Siamo in attesa che il Ministro Pichetto Fratin possa pubblicare il nuovo catalogo, perché è rimasto a quello del 2021, abbiamo anche visto che, però, sono aumentati dal 2019 al 2021, anziché essere diminuiti. Cosa dobbiamo fare? Tutti lo abbiamo come obiettivo, si spera che sussidi ambientalmente dannosi siano riconvertiti in risorse a favore di un modello vero di sviluppo sostenibile e, quindi, della lotta al cambiamento climatico. Sappiamo anche che i sussidi ambientalmente dannosi contravvengono al principio sacrosanto del “chi inquina paga” e che, comunque, rappresentano per la nostra società un doppio costo, che, poi, viene pagato, purtroppo, in termini ambientali e sanitari e, quindi, viene pagato dalla collettività.
È vero che la transizione ecologica va accompagnata, perché è un percorso che ti porta da un punto A a un punto B e in questo percorso, comunque, ci deve essere una serie di incentivi, di agevolazioni per il nostro mondo produttivo, per le imprese, affinché queste possano percorrere, anche nel modo meno doloroso possibile, questo percorso di cambiamento, perché la transizione ecologica è un cambiamento proprio del modello di sviluppo.
Questo emendamento rappresentava un quid volto a dare una parte in più a questo cambio di passo, con la trasformazione - che è il passo successivo che bisogna fare - dei sussidi ambientalmente dannosi in SAF, cioè sussidi ambientalmente favorevoli. Sono sigle, però, in realtà, cosa significano? Significano passare da risorse che, purtroppo, noi sappiamo già essere dannose per l'ambiente a risorse che sappiamo essere favorevoli, quindi a un modello di sviluppo sostenibile. Già così ne gioverebbero l'ambiente, la salute e anche il nostro sistema produttivo.
I nostri giovani, quando vanno nelle nostre piazze, ci chiedono alcuni obiettivi, tra i quali, tra le cose concrete che ci chiedono, c'è proprio la trasformazione di queste risorse in SAF, ci chiedono a gran voce di discuterne, di iniziare a lavorarci. Noi, con il Ministro Costa, avevamo fatto un percorso virtuoso, avevamo iniziato proprio a lavorare sulla trasformazione in sussidi ambientalmente favorevoli. Poi, deve esserci la volontà di percorrere insieme questo percorso, di non abbandonare le imprese che vogliono, tra l'altro, cambiare, vogliono mettercela tutta per dare il proprio contributo anche alla lotta al cambiamento climatico, però, come Stato, non possiamo permetterci di lasciarle sole, è un nostro dovere accompagnarle.
Concludo, Presidente. Non capisco la contrarietà a questo emendamento, perché va nella direzione dell'ambiente, al fianco delle imprese. Quindi, il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. In questo emendamento, quello che è importante dire riguarda il tema fondamentale della transizione ecologica, un tema che anche in Europa abbiamo affrontato con le case green, un tema che è molto a cuore del nostro gruppo parlamentare, ma che dovrebbe essere a cuore un po' di tutti quanti. Quando si parla - come faceva in precedenza la collega - di cambiamento climatico, anche quelli che sono un pochino più scettici su questa tematica si sono resi conto, hanno potuto constatare che, effettivamente, è una problematica che sussiste, che c'è. Allora il nostro lavoro, il lavoro del legislatore dovrebbe essere proprio quello di indirizzare verso soluzioni, verso proposte che possano migliorare il nostro Paese, ed è proprio questo il lavoro che noi facciamo come gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle: presentare emendamenti che possano dare soluzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento e anche per evidenziare che questo emendamento ha profondamente senso e mi riferisco a un settore in particolare, cioè all'incentivazione del passaggio dal motore endotermico al motore elettrico. Se non cerchiamo veramente di favorire il cambiamento, anche attraverso gli incentivi per il passaggio da motore endotermico a motore elettrico, non andremo molto lontano e, tra l'altro, bloccheremo un intero settore industriale che, in Italia, sta iniziando ad essere abbastanza importante. Il tema fondamentale è come si usano questi incentivi. Adesso non si può far sì che incentivi per la transizione ecologica abbiano lo stesso valore di altri incentivi in cui ancora si persevera con riferimento al discorso di avere elementi ancora ambientalmente dannosi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere l'emendamento e approfittare dell'emendamento stesso per contestare la pervicacia con cui questa maggioranza e questo Governo continuano a perseverare nella difficoltà, direi, nella modalità da Medioevo e retrograda rispetto alle innovazioni. La transizione ecologica, la transizione energetica vanno in quella direzione, vanno anche nella direzione della tutela e della protezione della salute, che, evidentemente, continua a non essere nelle priorità di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Visto che c'è una scolaresca in Aula, mi fa piacere spiegare in parole più semplici di cosa stiamo parlando. Cosa significa SAD, cioè sussidi ambientalmente dannosi? Significa che lo Stato sta pagando delle attività, anche imprenditoriali, attività in genere, che, comunque, utilizzano i combustibili fossili, cioè incentiva l'uso di combustibili fossili.
È giusto dirlo in modo così semplice per far capire come andiamo chiaramente dalla parte opposta, quando, invece, a livello europeo, ci siamo detti che per la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico noi dobbiamo diminuire - anzi, magari eliminare - il carbone, il petrolio e il gas, che è l'ultimo, che utilizziamo ancora per la transizione ma che dovrebbero pian pianino essere eliminati. Voglio ricordare solo due numeri, Presidente, e chiudo. Anche il report di Legambiente ci parla di 41,8 miliardi utilizzati dallo Stato per incentivare le fonti fossili e 7,2 miliardi in più sono stati messi quest'anno. Questo non va bene e, quindi, cerchiamo di capire che dobbiamo andare, invece, assolutamente dalla parte opposta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 118 del Regolamento. Come è noto, l'articolo 118 disciplina la presentazione delle risoluzioni in occasione di dibattiti. Ora, signor Presidente, è già la seconda volta - quindi, per i miei gusti è anche troppo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) - che si deve fare una corsa per la presentazione delle risoluzioni, quando non si è mai verificato in quest'Aula di dover fare la corsa per la presentazione delle risoluzioni, considerato che la procedura prevede che si debba almeno aspettare che inizi il dibattito. Ma se, per essere primi, bisogna occupare i banchi della Presidenza, anche dietro la Presidenza, lei capisce che se tutti i gruppi fanno questo non penso che sia un atteggiamento positivo o, comunque, consono all'Aula. Ad ogni buon conto e per chiuderla subito, io chiedo formalmente la convocazione della Giunta per il Regolamento e che ne siano notiziati sia il Presidente della Camera sia il Segretario generale, perché è evidente - e voi lo sapete benissimo - che è stata introdotta anche la possibilità della presentazione dei documenti in formato elettronico, allora vogliamo creare la condizione perché si abbia una definizione delle procedure, che per me sono chiarissime, checché ne possano dire altri, perché non si è mai verificata l'occupazione dei banchi della Presidenza per la presentazione né di una mozione, né di una risoluzione, né di un'interrogazione, né di un ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io ho qui la risoluzione dalle 9 del mattino. Ho atteso disciplinatamente che entrasse il Presidente del Consiglio. Dobbiamo metterla su questo piano: signori, se veniamo in 100 lì su non so cosa capita. Lo rassegno all'intelligenza e non alla supponenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Presidente Foti, io prendo atto della lettura dell'articolo 118. Nella mia brevissima esperienza parlamentare devo dire che non è la prima volta che io vedo l'assembramento dietro, però la questione che lei segnala merita certamente di essere ricondotta al Presidente della Camera, affinché eventualmente si valuti, come lei chiede, una definizione più puntuale delle definizioni che riguardano l'articolo 118 sulle modalità di presentazione delle mozioni. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo perché non mi piacciono le allusioni. Ammetto, visto che vi piace tanto il dossieraggio, rivolgendomi al collega Donzelli, che non c'è…
PRESIDENTE. No, no. Se lei interviene per un richiamo al Regolamento va bene…
MARCO GRIMALDI (AVS). È un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Donzelli, per quanto sia onnipotente, sul Regolamento ancora …
MARCO GRIMALDI (AVS). È un richiamo al Regolamento. Dicevo che in altri tempi della mia vita…
PRESIDENTE. …e soprattutto non parliamo ai colleghi direttamente.
MARCO GRIMALDI (AVS). … ho occupato pacificamente dei luoghi…
PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, sta parlando il Presidente. Lei si attenga al Regolamento, all'articolo del Regolamento sul quale intende riferire, però non tiri in ballo colleghi che nulla c'entrano. Prego.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Per suo tramite, se può dire all'onorevole Foti, che ho occupato pacificamente in altri momenti della mia vita - magari per sospendere una guerra - anche luoghi pubblici. Non l'ho fatto di sicuro negli ultimi 10 minuti. Ho rispettato le regole e, anzi, ho chiesto a lei, all'Ufficio di Presidenza e ai nostri gentili funzionari e dirigenti se era questa la pratica in uso. Non ho nessuna voglia di stare lì anche per 10-15 minuti in attesa, appunto, dell'arrivo del Presidente. Quindi, per intenderci - per suo tramite - può dire a Foti che siamo disponibilissimi a discutere del Regolamento, di qual è la prassi e anche di evitare assembramenti dietro di lei - lo ripeto -, però non abbiamo commesso nessun reato, di sicuro non quello di occupazione di luogo pubblico, e soprattutto credo che abbiamo fatto tutto nel rispetto suo, della Presidenza, dei nostri uffici e anche delle pratiche in uso in questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. La questione, come ho detto, sarà ricondotta al Presidente della Camera. Per quanto riguarda mi riguarda, siete tutti primi al traguardo del mio cuore (Applausi).
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1406.
(Ripresa esame dell'articolo 3 - A. C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.8 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Passiamo all'emendamento 3.9 Cappelletti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento potremmo definirlo una clausola di garanzia per il Parlamento, ed è pensata forse più per la maggioranza che non per l'opposizione o quantomeno chiaramente per maggioranza e opposizione. Che cosa prevede? Prevede un ulteriore passaggio parlamentare nelle Commissioni competenti qualora il Governo, nell'esercizio della delega, non si sia conformato ai pareri parlamentari sugli schemi dei decreti legislativi. Qual è la ratio di questa norma e perché l'abbiamo inserita? L'abbiamo inserita perché in questa delega si attribuisce al Governo un margine di intervento molto ampio. Credo che il Parlamento dovrebbe riflettere su questo, ossia sull'opportunità di avere un peso maggiore in fase di valutazione dei decreti legislativi che deriveranno naturalmente da una legge delega così ampia. Io evidentemente do per scontato il parere contrario del Governo, perché questo emendamento interviene a scalfire quelle che sono le prerogative del Governo, ma è il Parlamento che qui dovrebbe far sentire la propria voce di dissenso, sottolineando che la propria funzione principale è, appunto, la funzione legislativa, che tra decreti-legge - abbiamo superato probabilmente il record nella storia della Repubblica italiana - e leggi delega stiamo perdendo e non ricordiamo neanche più che cosa sia in questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento e ringraziare i colleghi che lo hanno presentato, perché lo ritengo un emendamento che oggi, più che mai, non solo è utile ma anche opportuno e necessario. Qual è il principio? Il principio è un maggiore coinvolgimento del Parlamento, rivendicando la sua centralità nel processo legislativo in tutte le sue fasi.
Vede, Presidente, in questo momento si impone con forza dirompente e con evidenza questo principio perché ricordo a me stessa che in questo momento abbiamo all'esame del Parlamento 9 decreti-legge e 19 disegni di legge di matrice governativa. Ditemi voi se si può continuare così. Per me imbarazzante e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.9 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 38).
Colleghi, per un fatto di equità, salutiamo la seconda tranche degli studenti dell'Istituto Comprensivo Perri Pitagora, di Lamezia Terme, sempre in provincia di Catanzaro. Benvenuti anche a voi alla Camera dei deputati (Applausi).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
CATIA POLIDORI , Relatrice. Signor Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).
Avverto che l'emendamento 4.2 Peluffo è inammissibile.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
Passiamo all'emendamento 4.4 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Signor Presidente, con questo emendamento noi proponiamo solo di aggiungere alla parola “ricognizione” la parola “coordinamento”. Il sistema degli incentivi deve essere valutato in ordine a una ricognizione con incentivi regionali, bene, ma una volta fatta la ricognizione sul sistema degli incentivi cosa succede se emergono complessità, sovrapposizioni e addirittura contrapposizioni tra gli obiettivi indicati? Una volta che è stata fatta una ricognizione, cosa succede se non coordiniamo le azioni, se non definiamo bene e allineiamo le procedure?
Ci rivolgiamo al Governo e al Sottosegretario Bitonci che, nel percorso fin qui svolto, tra l'altro, ha lavorato per ascoltare e accogliere alcune proposte emendative, per proporre, con questo emendamento, di fatto, una sola parola, però, puntuale, utile e indispensabile. Facciamo qui ciò che serve al Paese e al suo tessuto produttivo, alle imprese e, quindi, al mondo del lavoro. Non mi addentro, colleghi, nel dibattito sull'architettura istituzionale del Paese e mi si consenta solo un pizzico di sottolineatura politica, perché qui, tra evocate autonomie differenziate e praticate modalità di centralismo con decretazione d'urgenza è, di fatto, annullato qualsiasi tipo di cooperazione tra i livelli dello Stato, lo Stato centrale, le regioni e i comuni. È ormai scomparso dall'orizzonte delle azioni del Governo il tema della cooperazione istituzionale.
Allora, qui abbiamo, senza parlare di riforme istituzionali, la possibilità di introdurre, con una sola parola, modalità, azioni amministrative che favoriscano le imprese. Bisogna coordinare il sistema degli incentivi: ce lo dicono le imprese; ce lo dice il tessuto delle piccole e medie imprese e ce lo dicono gli imprenditori che abbiamo ascoltato.
Con il coordinamento del sistema degli incentivi si otterrebbero alcuni significativi risultati, lo dicevamo in precedenza e lo abbiamo detto nel corso del dibattito anche oggi, l'allineamento degli obiettivi. Pensiamo, ad esempio, alla dimensione dei sussidi ambientalmente dannosi e quelli ambientalmente favorevoli. Sappiamo che alcune regioni stanno spingendo sugli obiettivi dell'Agenda ONU e delle neutralità climatiche indicati dalla Comunità europea. Si otterrebbe integrazione - e finisco - con il sistema delle risorse che le regioni già sostengono e già attivano: pensiamo alle diverse linee del PNRR - e alla sua rimodulazione, per quanto nebulosa -, alle risorse del FESR o ancora alla semplificazione reale e realistica.
Per questo proponiamo e insistiamo su questo emendamento perché l'introduzione del coordinamento del sistema degli incentivi comporterebbe un effetto moltiplicatore dello stesso sistema degli incentivi e non il rischio, come spesso è stato, che questo produca distorsioni e dispersione delle risorse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che proprio al Senato è stato approvato un emendamento della Lega e del PD che dispone le modalità di coordinamento con gli incentivi regionali. In particolare, prevede l'utilizzo sinergico delle complessive risorse disponibili anche nell'ottica di prevenire la sovrapposizione degli interventi, anche tramite l'istituzione di tavoli di confronto inter-istituzionali, affinché la programmazione regionale possa tener conto di quella nazionale.
Quindi, molti emendamenti sono assolutamente corretti e il tema è che in questo caso è stato richiamato nell'articolo 5 di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.6 Peluffo e 4.7 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.9 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 Appendino, con il parere contrario … Colleghi, revoco la votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti, Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Signor Presidente, intervengo su questo emendamento per illustrarlo brevemente e per sottolinearne l'importanza, anche per il verbale di questa Assemblea.
Questo emendamento interviene sull'articolo 4, che definisce i criteri per la razionalizzazione dell'offerta degli incentivi e, in particolare, chiede di tenere in considerazione anche gli effetti degli incentivi sulla riduzione delle disuguaglianze di genere e di gap salariale. Quindi, si chiede di utilizzare lo strumento degli incentivi per ridurre le disuguaglianze in particolare quelle di genere. Ora capisco che intervenire per ridurre le disuguaglianze di genere possa non essere una priorità per questa maggioranza, però per noi lo è, per cui voteremo convintamente a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).
Passiamo all'emendamento 4.11 Appendino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Sì, Presidente, sarò velocissima, solo per mettere a verbale che, così come abbiamo fatto nel precedente articolo, l'articolo 2, anche qui, con un emendamento, cerchiamo di introdurre il tema della riduzione delle disuguaglianze territoriali.
Quindi, avremmo francamente apprezzato un indirizzo positivo da parte del Governo - lo ripeto - non nell'interesse della mia forza politica, bensì nell'interesse di risolvere quelle disuguaglianze che, purtroppo, e anche colpevolmente, da parte di questo Governo, stanno continuando a crescere. Vorrei che rimanesse agli atti, visto che sono certa che il Governo non cambierà parere su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.11 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.12 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).
Passiamo all'emendamento 4.13 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene rispetto a come utilizziamo l'occasione del riordino del sistema degli incentivi per poter tutelare e sostenere, il più possibile, il tessuto delle micro e delle piccole imprese nel nostro Paese. Avevamo presentato una serie di emendamenti all'articolo 2, quello che riguardava i principi e i criteri direttivi generali del provvedimento, mentre l'articolo 4 indica i principi e i criteri direttivi specifici e, quindi, l'emendamento interviene in questa parte del provvedimento, indicando che, per quanto riguarda la ricognizione e la sistematizzazione degli incentivi, si deve prevedere il bilanciamento, questo è il concetto su cui insistiamo, delle componenti dell'intervento e delle tipologie di aiuto, nonché dell'intensità dell'aiuto, applicando percentuali differenziate per dimensioni d'impresa. Si tratta di un meccanismo, come dicevamo anche sull'articolo 2, che possa consentire di evitare il rischio che è stato indicato da tutti: che poi la maggior parte degli incentivi finisca a un numero ristretto di imprese e, soprattutto, a quelle di maggiori dimensioni.
Io insisto su questo emendamento, anche perché nell'interlocuzione con il Sottosegretario Bitonci che c'è stata in Commissione e, su alcuni emendamenti, anche qui, in Aula, il Sottosegretario ha fatto riferimento al fatto che alcuni temi sollevati dagli emendamenti sono stati ripresi anche in altri emendamenti, in termini, però, di carattere più ampio, generale. Trattandosi di un disegno di legge delega, non è indifferente in quale parte del provvedimento e con quale indicazione precisa e puntuale ci sia l'inserimento nel testo, anche perché quello che sta facendo il Parlamento è conferire una delega, indicando principi, indicando criteri generali, anche di carattere specifico, e, poi, tutta la parte della decretazione attuativa è in capo al Governo.
Quindi, io penso che, da questo punto di vista, tutto ciò riguardi non solo i colleghi dell'opposizione, ma anche i colleghi della maggioranza, che non hanno ruoli di Governo, per esercitare fino in fondo la loro funzione nel momento in cui viene conferita una delega al Governo. Dunque, siccome questo è un intervento di carattere puntuale, che ha come obiettivo la tutela delle piccole e medie imprese, chiedo che su questo ci sia, se lo ritengono, un supplemento di riflessione e che ci sia un voto a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.13 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).
Passiamo all'emendamento 4.14 Peluffo, a pagina 13 del fascicolo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. A volte con la numerazione diversa che è stata fatta…
PRESIDENTE. Nel nostro fascicolo è a pagina 13. Era l'emendamento 4.17 in Commissione, onorevole Peluffo, l'ex 4.17 che per partenogenesi del Parlamento è diventato 4.14.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Mi scusi, Presidente, in riferimento alla diversa numerazione, ogni tanto, salta qualche emendamento. Questo interviene su un aspetto che ho richiamato nel primissimo intervento che ho fatto ed è uno dei motivi per cui abbiamo messo, mi sembra, ciascuno per la sua parte, il massimo dell'attenzione a questo provvedimento, ossia per la necessità di intervenire con un riordino del sistema degli incentivi che abbia le caratteristiche di indicare princìpi di carattere generale, obiettivi anche di politica industriale e, soprattutto, per intervenire, Presidente, su quello che è l'aspetto dei tempi, perché qui ci sono due versanti, quello dell'incertezza, che un po' è stata la caratteristica di tantissime richieste fatte dalle imprese, per cui non si sapeva in che termini sarebbe arrivato, e - ed è l'oggetto dell'emendamento - in termini di tempi troppo lunghi, drammaticamente lunghi, che è l'aspetto su cui si deve intervenire, indicandolo come obiettivo e indicandolo, anche, con una serie di interventi puntuali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.14 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.15 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.16 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.17 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).
Passiamo all'emendamento 4.18 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Velocemente, questo emendamento in realtà nasce da un'esigenza che ha manifestato Confindustria Nautica e, in realtà, nasce anche da un po' di buonsenso. Infatti, noi, con questo emendamento, chiediamo di inserire, ed evidenziamo, la necessità di consultazione delle associazioni di categoria dei singoli settori produttivi a cui, in qualche modo, si fa riferimento. Ci sembra - lo ripeto - buonsenso, anche alla luce di un provvedimento che sicuramente andrà a incidere sul nostro settore produttivo, sulle nostre imprese, e ci sembra corretto che quando si fanno interventi di questo tipo i soggetti coinvolti possano essere ascoltati, nell'interesse delle imprese, ma, mi sento di dire, soprattutto, nell'interesse del Governo, che così potrà sicuramente formulare meglio e rispondere meglio ai loro bisogni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.18 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.19 Todde, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).
Passiamo all'emendamento 4.20 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto velocemente, sappiamo tutti quanto innovazione, creatività e capacità di resilienza siano da sempre i tratti migliori della migliore impresa italiana, anche di fronte a scenari competitivi internazionali complessi, e quanto queste siano caratteristiche del tessuto delle piccole e medie imprese italiane. Sono qualità decisive, che hanno consentito al Paese di reggere molto spesso, nella sua travagliata storia, l'urto delle crisi. In passato, le nostre imprese sono state forti protagoniste, negli anni della ricostruzione e, poi, nei decenni successivi.
Oggi, siamo all'interno di scenari geopolitici complicati, di scenari di guerra e di crisi economica. Allora, diventa fondamentale, ancora una volta, per la tenuta di questo Paese, il dinamismo del tessuto delle nostre imprese, delle piccole e medie imprese italiane che sono decisive. Dobbiamo essere puntuali nell'individuazione delle leve a sostegno di questo nostro tessuto. Bisogna individuare bene - con questo emendamento noi lo proponiamo - la platea delle imprese, dei soggetti beneficiari. È una delle richieste forti che è venuta anche nel corso delle audizioni e del dibattito dalle organizzazioni di impresa.
Con questo emendamento noi chiediamo di verificare con esattezza la coerenza delle risorse da stanziare con quella platea dei soggetti beneficiari, come il tessuto delle piccole e medie imprese, che possono dare davvero una mano al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.20 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).
Passiamo all'emendamento 4.21 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede una cosa molto semplice che, tra l'altro, è richiesta da molte categorie di imprese. Si chiede al Governo di prevedere uno studio di efficacia della misura di incentivazione nell'ottica della programmazione e dell'efficacia dell'azione amministrativa. Credo che sia abbastanza ragionevole prevedere che di anno in anno si vada a vedere se l'incentivo dato a una categoria di imprese abbia funzionato, se sia stata utile, quali siano stati i lati positivi e negativi. Magari sono stati dati troppi soldi, o troppo pochi, magari si è riusciti ad aiutare le imprese a svilupparsi in un certo modo piuttosto che in un altro. Trovo abbastanza anomalo che questo emendamento non sia stato accolto perché penso che sia di buonsenso e, ripeto, è stato richiesto proprio dalle imprese. Non c'è sempre bisogno di inventare delle cose dal punto di vista politico, a volte anche approvare un emendamento delle opposizioni può fare del bene al Paese, e questo sicuramente può essere uno di quelli.
Se penso ad incentivi dati in passato, alcuni penso che siano stati molto positivi, soprattutto se poi si va a parlare con le imprese di quella categoria. In questo momento, per esempio, molte imprese stanno aspettando i decreti attuativi di decreti-legge approvati in passato, dai precedenti Governi, che non sono stati portati avanti da questo Governo. Eppure queste imprese, che magari avevano anche fatto una programmazione sperando di riuscire ad avere questi incentivi, purtroppo non li hanno avuti. Penso, ad esempio, al settore nautico, che ancora attende i decreti attuativi per il retrofit delle imbarcazioni, o a quello delle automobili. Questi fondi oggi ci domandiamo anche dove siano andati a finire. Queste imprese, in questo caso, non avendo visto arrivare gli incentivi sono state penalizzate. È importante capire questo, è importante anche capire quando invece gli incentivi sono stati positivi per quella industria oppure negativi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.21 Pavanelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 58).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative ammissibili.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 59).
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.
CATIA POLIDORI , Relatrice. Parere contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.1 L'Abbate e 6.2 Evi, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 Pavanelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).
Ricordo che gli emendamenti 6.5 e 6.6 Todde sono inammissibili.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.7 Appendino e 6.8 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).
Ricordo che l'emendamento 6.9 Appendino è inammissibile.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.10 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.11 Cappelletti, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).
Passiamo all'emendamento 6.12 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 6 riguarda il codice degli incentivi, su cui siamo d'accordo. È uno degli articoli su cui si è lavorato al Senato e su cui è stata raccolta una serie di modifiche. Noi siamo convinti che lo si possa rendere, in questo passaggio, più efficace.
L'emendamento, Presidente, riguarda la lettera h), che recita “previsioni di premialità nell'ambito delle valutazioni di ammissione agli incentivi per le imprese che valorizzano la quantità e la qualità del lavoro giovanile e del lavoro femminile, nonché il sostegno della natalità”. A proposito di quello che dicevamo in precedenza - e lo facevo in riferimento all'emendamento sulle piccole e medie imprese, ma non solo - sulla necessità di riuscire a rendere più efficace questo disegno di legge delega, questo emendamento propone di inserire qui, alla lettera h), una cosa molto semplice, ossia inserire come requisito premiante la certificazione della parità di genere. Quindi, non è solo un riferimento di carattere generale, ma è l'individuazione di uno strumento che può dare efficacia rispetto agli obiettivi che ci stiamo dando. Peraltro, come il Sottosegretario e i colleghi della Commissione sanno, questo emendamento arriva da diverse associazioni di categoria, nasce da un confronto e nasce esattamente con l'obiettivo di far corrispondere ai princìpi e agli obiettivi indicati, poi, una loro efficacia. Quindi, anche su questo, Presidente, mi permetto di chiedere l'attenzione dei colleghi della maggioranza, un supplemento di valutazione e l'appello a un voto favorevole su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Presidente, potrebbe persino apparire ridondante intervenire dalla nostra parte, quella del Partito Democratico, con due interventi su questo punto, perché in effetti possiamo liquidare con una certa insofferenza il tema del gender gap, della parità di genere, come a volte è uso fare anche da parte della politica. D'altra parte, quante volte abbiamo sentito e sentiamo sentenze banali, come quelle che affermano anche per le imprese le quote rosa? Poi, però, se qualcuno si prende, per così dire, la briga di guardare i dati, di guardarli nella loro analisi, emerge con evidenza ed è acclarato, ad esempio, il divario esistente tra opportunità lavorative di uomini e donne, è acclarato il divario retributivo, così come è acclarata la differenza del contributo, pensate un po', al valore aggiunto economico di quelle imprese che hanno una certificata parità di genere e di quelle che non la hanno, quindi anche dal punto di vista della contribuzione, se vogliamo avere un parametro di riferimento legato alla produzione anche dal punto di vista produttivo. Per questo noi chiediamo che nel codice degli incentivi non venga evocata la parità di genere, ma sia certificata la parità di genere come condizione di premialità per gli incentivi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.12 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.13 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).
Passiamo all'emendamento 6.14 Todde.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Io leggo questo emendamento e mi stupisco, tra l'altro, del parere contrario espresso dal Governo, perché con questo emendamento si chiede la previsione di specifiche soluzioni volte a favorire nuovi insediamenti produttivi nelle aree economicamente depresse del territorio nazionale, nei comuni in cui vi è un tasso di disoccupazione al di sopra del 20 per cento, oppure nei territori riconosciuti come aree di crisi industriale.
Ora, noi, dopodomani, dovremmo procedere alla discussione generale del decreto Sud. Tra le altre misure previste dal cosiddetto decreto Sud, vi è anche la previsione di una ZES unica Sud, con riferimento alla quale, peraltro, io dubito che vi siano coperture. Quindi, io mi chiedo: questo Governo quale direzione vuole prendere? Vuole prendere la direzione di occuparsi delle aree più fragili del Paese oppure vuole continuare a ignorarle? La bocciatura di questo emendamento, alla fine, dà la risposta al secondo dei due interrogativi che mi sono posta, ossia vuole assolutamente disinteressarsi delle aree economicamente più arretrate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.14 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).
Passiamo all'emendamento 6.15 Todde, sul quale chiede di intervenire l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Sarò molto breve, perché l'emendamento è estremamente succinto. Esso propone, sostanzialmente, di introdurre un ulteriore criterio di delega e individua, in questo criterio di delega, la necessità di favorire nuovi insediamenti produttivi, però dove? Nelle aree del territorio nazionale economicamente più depresse, nei comuni in cui si registra un tasso di disoccupazione superiore, ad esempio, al 20 per cento, oppure nei territori riconosciuti come aree di crisi industriale complessa. Se non utilizziamo questi strumenti di incentivi alle imprese, proprio per andare a sostenere lo sviluppo delle aree che ne hanno maggiormente bisogno, io non so a quali strumenti dovremo mettere mano per creare i presupposti per lo sviluppo di queste aree depresse.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.15 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.16 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.17 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.18 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).
Passiamo all'emendamento 6.19 dell'onorevole Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento vuole introdurre un nuovo criterio di delega, che tenga conto della necessità di prevedere specifici interventi dedicati a quei territori che, a causa di gravi eventi calamitosi, hanno subìto pesanti ripercussioni sul tessuto produttivo. Nonostante i danni causati da eventi calamitosi, quali alluvioni, terremoti, continuino ad essere affrontati con misure di carattere eccezionale ed emergenziale, si ritiene che sia arrivato il momento di prendere coscienza del fatto che tali eventi, purtroppo, ricorrono con regolarità. Basti pensare che, circa ogni 5 anni, il nostro Paese subisce un terremoto e che, invece, le alluvioni e altri eventi calamitosi per i cambiamenti climatici sono, ormai, quasi mensili. Se andiamo a vedere, tutti gli eventi solo di quest'ultimo anno sono stati veramente numerosi.
Forse è il caso di iniziare a prevedere che questi eventi, purtroppo, facciano parte della nostra quotidianità e dobbiamo assolutamente mettere in condizione tutti gli imprenditori di riprendere le loro attività produttive, dedicando modelli di agevolazioni immediate, altrimenti ci ritroviamo con la condizione in cui versa oggi ancora l'Emilia-Romagna, dopo numerosi mesi in cui ancora purtroppo i cittadini non stanno vedendo arrivare i fondi - né i cittadini, né tanto meno gli imprenditori - e sappiamo bene come questa regione e tante altre regioni abbiano un impatto dal punto di vista imprenditoriale e un tessuto imprenditoriale molto importanti. Non possiamo lasciarli indietro, ecco perché credo che questo emendamento vada nella direzione dell'utilità verso le imprese, verso i cittadini e ovviamente anche verso i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.19 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.20 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).
Passiamo all'emendamento 6.21 Ilaria Fontana.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie Presidente. L'emendamento introduce un nuovo criterio per la definizione di un codice degli incentivi, al fine di favorire l'utilizzo da parte delle imprese del miglior livello tecnologico disponibile, anche mediante la previsione di specifiche premialità a favore di quelle imprese che possano garantire un miglioramento tecnologico misurabile in termini di riduzione dei costi dell'investimento e dell'impatto ambientale.
L'evoluzione e l'innovazione tecnologica avvengono a ritmi talmente rapidi rispetto alla durata media delle misure d'incentivazione, soprattutto quando queste ultime sono legate ai costi operativi. Ebbene, vorrei veramente far capire al Governo l'importanza di questo emendamento: le imprese - ve l'ho detto già prima, durante la discussione di altri emendamenti - sono avanti; le imprese vogliono fare conversione energetica e ambientale, perché questa transizione deve essere fatta. Oggi, dobbiamo aiutare le imprese in questo percorso, dobbiamo far sì che chi fa un percorso virtuoso per migliorare la situazione ambientale del nostro Paese venga premiato, invece di premiare chi ancora inquina con fonti fossili e altre fonti che vanno ad inquinare il nostro Paese, i nostri mari, il nostro territorio e la nostra aria.
Nel nostro territorio ci sono tante imprese virtuose: giusto ieri parlavo con alcuni imprenditori di un settore strategico del nostro Paese, il settore Horeca, che sta iniziando ad intraprendere questo percorso; e chi lo sta facendo sta avendo sul mercato italiano, ma sicuramente anche sul mercato estero, vantaggi, perché può avere un bilancio di sostenibilità, diventare azienda benefit, dimostrare di consumare meno CO2 e dare un ambiente migliore ai propri lavoratori e fare in modo che anche sui territori è possibile fare un lavoro virtuoso, inquinare meno, produrre meno CO2 e far parte di questa transizione energetica ed ecologica, come ci viene chiesto dall'Europa, dai giovani e dagli accordi di Parigi.
Ed è impensabile che le nostre imprese e i nostri imprenditori vengano lasciati soli su queste tematiche, invece di essere premiati e portati come modello virtuoso da questo Governo che continua a finanziare chi inquina, invece di finanziare e aiutare chi è virtuoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.21 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.22 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.23 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.24 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 79).
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 80).
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
CATIA POLIDORI , Relatrice. Parere contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.2 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.3 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).
Passiamo agli identici emendamenti 8.4 L'Abbate e 8.5 Evi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei illustrare perché questo emendamento è veramente molto, molto tranquillo e in linea con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, come è stato portato avanti. Si chiede semplicemente di dare contributi e incentivi, seguendo le regole del Do no significant harm, contribuendo quindi agli obiettivi di mitigazione e adattamento del cambiamento climatico e agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'agenda 2030. Quindi, in parole semplici, chiede semplicemente di indirizzare queste scelte verso quello che ci chiede il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ossia verso quello che dovrebbe fare appunto la finanza sostenibile.
Infatti, se dobbiamo portare avanti investimenti anche dal punto di vista privato e incentivare le imprese che vanno nella giusta direzione della transizione ecologica è giusto che la finanza sappia dove andare a investire, cosa che, chiaramente, si sta facendo anche a livello internazionale, con regole specifiche, con la tassonomia. Chiedevamo solo questo e ci dispiace che questo emendamento, anche dal Governo, abbia avuto parere negativo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.4 L'Abbate e 8.5 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 85).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 86).
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 87).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Alcuni ordini del giorno sono appena arrivati e, quindi, ho bisogno di un quarto d'ora per valutarli.
PRESIDENTE. Colleghi, se siete d'accordo, visto che ci sono due richieste di intervento sull'ordine dei lavori, una della maggioranza e una dell'opposizione, potremmo intanto ascoltare tali interventi mentre il rappresentante del Governo valuta gli ordini del giorno. Peraltro, per quanto ho capito, sono richieste alla Presidenza della Camera, quindi, considerato che cominceremo l'esame degli ordini del giorno alle 12,40, potremmo occupare questo tempo ascoltando, intanto, gli interventi sull'ordine dei lavori. Se non c'è contrarietà, darei la parola ai colleghi.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Questo intervento è per chiedere un'informativa urgente del Ministro Sangiuliano. Chiediamo che il Ministro venga a riferire in Aula in merito a quanto abbiamo potuto leggere sui vari articoli di giornali, organi di stampa, in questi giorni, relativamente al suo Sottosegretario Vittorio Sgarbi. Non parlo della notizia odierna, quella secondo cui il Sottosegretario Sgarbi sarebbe indagato perché deve, se non ricordo male, oltre 700.000 euro al fisco, non di questo, ma parlo della notizia riportata ieri, in cui si accusa il Sottosegretario Sgarbi di un notevole conflitto di interessi, è di questo che stiamo parlando. Si accusa il Sottosegretario Sgarbi - e cito - di portare avanti sistematicamente una vera e propria industria fondata sull'arte di procacciare attività varie, che si svolgono alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano all'ombra. Parliamo di inaugurazioni, mostre, eventi, mancano solo compleanni e matrimoni, ma il prezzario è un po' alto, lo sconsiglio.
Il problema, sia chiaro, è che tutto questo il Sottosegretario lo fa in barba alla legge che, da 20 anni, impone ai titolari di incarichi politici, come lo è il Sottosegretario Sgarbi, di dedicarsi esclusivamente alla cura degli interessi pubblici, vietando, quindi, di fatto, attività professionali in materie connesse alla carica che si ha nel Governo.
Il Sottosegretario Sgarbi subito si è preoccupato di annunciare querele varie un po' in giro tramite il suo avvocato, però la prima persona che, a questo punto, dovrebbe querelare è proprio il suo Ministro Sangiuliano, Ministro che oggi dichiara, e anche qui vado a leggere testualmente: “Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni mostre e via dicendo, ma non sapevo che lo facesse facendosi pagare”. Dice, sempre il Ministro, che ha avvertito chi di dovere. Ebbene, caro Ministro, venisse anche in quest'Aula a dirlo qui, a noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), venisse a riferire su questo presunto conflitto di interessi del suo Sottosegretario Vittorio Sgarbi, con cui - a quanto dice sempre lo stesso Ministro - vuole avere a che fare il meno possibile; un Sottosegretario di cui - dice sempre il Ministro - è costretto ad arginare i guai e le promesse che fa in giro. Insomma, abbiamo un Ministro che, ogni giorno, è costretto ad andare nei posti dove è andato Sgarbi il giorno prima per smentire tutto quello che ha fatto e ha promesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un Ministero che corre costantemente a smentire se stesso, è questo che abbiamo davanti.
E, allora, dopo le accuse di bancarotta fraudolenta alla Ministra Santanche', indagata per il disastro del gruppo Visibilia, dopo gli scandali della famiglia La Russa, oggi è il turno di Sgarbi e del distratto suo Ministro Sangiuliano. Allora, Presidente, qui siamo davanti a un problema politico, perché ogni giorno appare sempre più evidente che questo Governo sia figlio solo di spartizioni di potere e di poltrone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), spesso fatte in famiglia, di veti incrociati, di battaglie tra le varie bande che si stanno creando. Un Governo, ricordiamocelo, dei pronti, ma ci continuiamo a chiedere dei pronti a cosa? È chiaro, ormai, pronti a superare tutti questi costanti imbarazzi, facendo finta di nulla, mentre, poi, intanto, il Paese sprofonda.
Arrivo a conclusione, Presidente. Noi vi veniamo in soccorso, vi facilitiamo il lavoro e, infatti, abbiamo presentato, come MoVimento 5 Stelle, una mozione di revoca del Sottosegretario Sgarbi, a cui potete dare seguito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e non vi chiederemo neanche di ringraziarci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Per associarmi, a nome del Partito Democratico, alla richiesta di informativa in Aula del Ministro Sangiuliano. Devo dire che questa mattina siamo un po' tutti saltati sulla sedia leggendo le dichiarazioni del Ministro, che ha sostanzialmente scaricato sulle spalle della Presidente del Consiglio la soluzione dell'affaire Sgarbi. Al di là dei tecnicismi sui conflitti di interesse in essere in base alla normativa, quello che vogliamo evidenziare è una situazione di gravissima inopportunità rispetto al ruolo di un rappresentante delle istituzioni. Devo dire che l'avevamo ricordato al Ministro Sangiuliano anche qualche mese fa, dopo lo spettacolo indecoroso a cui avevamo assistito al MAXXI, con le improvvide dichiarazioni del Sottosegretario Sgarbi. Si è fatto finta di nulla allora, oggi la questione si ripropone in modo ancora più grave e merita risposte e una presa di responsabilità soprattutto, non solo richiamando le responsabilità della Presidente del Consiglio, che è in qualche modo coinvolta nella nomina di un Sottosegretario, ma le responsabilità politiche che a queste si associano.
Quindi, richiediamo anche noi un intervento e chiarimenti del Ministro in Aula e una sua chiara presa di posizione rispetto, oltre alle cronache, oltre alle interviste che leggiamo a mezzo stampa, sulle vicende riportate in questi giorni dalle cronache (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Per associarci alle richieste dei gruppi PD e 5 Stelle, come Alleanza Verdi e Sinistra. Già nei mesi passati, abbiamo assistito a vicende che hanno riguardato il Sottosegretario, poco degne del ruolo che ricopre. Quanto apprendiamo anche in questi giorni dagli organi di stampa, certamente, dà la necessità che il Ministro venga a riferire qui su quanto sta accadendo.
Per quanto si sia già dissociato più volte da quanto il suo Sottosegretario va a fare in giro per l'Italia, è necessario che questa Camera venga informata sulle sue intenzioni, perché credo che non sia degno di ricoprire questo ruolo chi va in giro ad avere atteggiamenti quali quelli di Sgarbi negli ultimi tempi, e non solo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ho preso atto delle vostre richieste che, ovviamente, saranno girate al Ministro per i Rapporti con il Parlamento, affinché valuti la vostra richiesta di informativa urgente.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, su un altro argomento, la deputata Barbara Polo. Ne ha facoltà.
BARBARA POLO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, porto all'attenzione dell'Aula la tragica fatalità che nella giornata di ieri, sulla strada di Pristina, in Kosovo, ha coinvolto un militare italiano di origine sarda, effettivo al centro militare veterinario di Grosseto e impiegato nell'ambito della Forza militare internazionale. È deceduto nello scontro tra un veicolo su cui viaggiava e un'auto che procedeva in senso contrario. Lui era Claudio Cadeddu e lascia una moglie e una figlia piccola.
Tutto il gruppo di Fratelli d'Italia e tutti i membri della Commissione parlamentare difesa esprimono sentito cordoglio per questa drammatica perdita. Ribadiamo il nostro sostegno a tutti i nostri militari impiegati nelle missioni internazionali (Applausi).
PRESIDENTE. Ovviamente, il cordoglio è di tutta l'Assemblea nei confronti del graduato che ha perso la vita e nei confronti di tutta la famiglia dell'Esercito italiano e delle Forze armate in Italia e all'estero, impegnata in tutti i teatri internazionali (Applausi).
Colleghi, facciamo una breve sospensione. Alle ore 12,45 riprenderemo i nostri lavori, con l'esame degli ordini del giorno.
La seduta, sospesa alle 12,37, è ripresa alle 12,46.
Si riprende l'esame del disegno di legge n. 1406.
(Ripresa esame del ordini del giorno - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Colleghi, la seduta è ripresa.
Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Signor Presidente, una premessa. Per tutti gli ordini del giorno presentati la riformulazione è: “a valutare l'opportunità di” e secondo i vincoli di finanza pubblica. Quindi, al di là del testo e della riformulazione che farò, per tutti c'è questo inciso.
PRESIDENTE. Quindi, tutti e quindici gli ordini del giorno presentati sono riformulati …
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sono riformulati con “valutare l'opportunità di” e secondo i vincoli di finanza pubblica.
PRESIDENTE. E a parte questo ci saranno ulteriori integrazioni che adesso andiamo a vedere. Prego, Sottosegretario.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1406/1 Barabotti il parere è favorevole, con riferimento all'impegno, in particolare sulle lettere a), b) e d), mentre è contrario sulla lettera c).
PRESIDENTE. Quindi, è favorevole con riformulazione.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, favorevole sulle premesse e sull'impegno come citato.
PRESIDENTE. Perfetto.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/1406/2 Squeri l'impegno è riformulato integralmente nel modo seguente: “a prevedere che le soluzioni tecniche prospettate dalle tecnologie basate sull'intelligenza artificiale siano suscettibili, ove necessario e opportuno, di verifica da parte del decisore politico”. Se accettata questa riformulazione, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/3 Mazzetti il parere è favorevole con le premesse di prima, ossia “a valutare l'opportunità di” e via seguitando.
PRESIDENTE. Compatibilmente con …
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/1406/4 Polidori si propone di riformularne l'impegno nel senso di espungere le parole: “in sede di attuazione del presente provvedimento”, quindi diventa “impegna il Governo a valutare l'opportunità (…) di valorizzare, anche in collaborazione con le regioni, le filiere (…)”. In questo caso, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/5 Gusmeroli, il parere è favorevole con le premesse sopracitate.
PRESIDENTE. Quindi, con la riformulazione che abbiamo detto.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/6 Del Barba?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/6 Del Barba il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/7 Evi vi è una riformulazione dell'impegno in tal senso: “a valutare l'opportunità di potenziare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica” - come avevo già detto nelle premesse - “gli strumenti correlati alla fiscalità ambientale, al fine di favorire gli investimenti delle imprese verso tecnologie e interventi a basso impatto ambientale”.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/1406/8 Schullian le premesse vanno bene e vi è la seguente riformulazione dell'impegno: “a prevedere, in sede di attuazione della delega ai sensi delle disposizioni di cui all'articolo 10, il rispetto delle competenze delle province autonome di Trento e Bolzano, nonché le rispettive politiche di sostegno dell'economia”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/9 Casu il parere è contrario e spiego anche perché. Perché è già previsto nel DL Asset.
PRESIDENTE. Chiedo scusa?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Il parere è contrario perché è già previsto nel DL Asset.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1406/10 Di Sanzo?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Quest'ordine del giorno l'ho riformulato nel senso che vanno bene le premesse, mentre nell'impegno viene espunta la parte iniziale, “a includere”, e diventa: “potenziare gli interventi volti a favorire l'innovazione e la competitività” eccetera. In altre parole, si propone di inserire la parola “potenziare” al posto di “includere”.
PRESIDENTE. Quindi “potenziare” al posto di “includere”, con le ulteriori riformulazioni che ha già detto in sede di premessa.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1406/11 De Micheli il parere è contrario.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/1406/12 Gnassi ne viene riformulato l'impegno nel senso di espungere le parole “a istituire un” e sostituirle con le parole: “a potenziare ulteriormente il portale”, perché il portale c'è già. Pertanto, “potenziare ulteriormente (…)”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/13 Peluffo le premesse vanno bene, mentre per quanto riguarda l'impegno viene espunta la parola “prevedere”, e si aggiunge “a confermare, come già previsto in delega, il principio di non duplicazione (…)”. Questo perché qui si dicono cose che in realtà sono già previste e quindi viene riformulato così.
PRESIDENTE. È chiara la riformulazione penso per tutti, casomai la rivediamo successivamente. Sull'ordine del giorno n. 9/1406/14 Orlando?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. L'ordine del giorno n. 9/1406/14 Orlando viene accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Pertanto, viene accolto come raccomandazione, con le modifiche iniziali, però, sempre a “valutare l'opportunità”, compatibilmente (…)?
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sempre…
PRESIDENTE. Quindi una raccomandazione riformulata.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Per tutti le stesse premesse di finanza pubblica (Commenti del deputato Giachetti)…
PRESIDENTE. Sì, perfetto…Certo, ci sono i contrari.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, a parte i contrari…
PRESIDENTE. Sottosegretario Bitonci, ci sono dei pareri contrari che, evidentemente, non tengono conto di quelle riformulazioni perché il parere è contrario.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Ma l'esperienza da deputato…
PRESIDENTE. Non è l'esperienza. Lui è una guida, è una luce per noi.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. È sempre utile. Non siamo ancora arrivati a quelli contrari …
PRESIDENTE. Lui c'era già prima che ci fosse lui... Lei non lo sa questo.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Però è utile il suggerimento.
L'ordine del giorno n. 9/1406/15 Lampis è accolto come raccomandazione integralmente, sempre con le premesse di prima.
PRESIDENTE. Prendo atto che la proposta di riformulazione degli ordini del giorno n. 9/1406/1 Barabotti, n. 9/1406/2 Squeri, n. 9/1406/3 Mazzetti, n. 9/1406/4 Polidori, e n. 9/1406/5 Gusmeroli viene accolta dai presentatori.
Sull'ordine del giorno n. 9/1406/6 Del Barba il parere del Governo è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1406/6 Del Barba, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).
Prendo atto che la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1406/7 è accolta dai presentatori.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/8 Schullian su cui c'è la proposta di riformulazione.
MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, stiamo parlando del rispetto delle competenze delle autonomie e la premessa “a valutare l'opportunità di” mi sembra assolutamente non accettabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Signor Presidente, riformulo quest'ordine del giorno con: “a prevedere in sede di attuazione della delega” senza “a valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Pertanto, va via “a valutare” ed entra “a prevedere”.
SARA FERRARI (PD-IDP). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/1406/8 Schullian.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/9 Casu. Chiedo al presentatore se accetta la proposta di riformulazione.
ANDREA CASU (PD-IDP). Signor Presidente, accolgo positivamente il fatto che ci sia stata fornita una motivazione relativamente all'ordine del giorno, però segnalo al Governo - e invito tutti noi magari ad approfondire qualche minuto questo aspetto - che l'ordine del giorno coglie, sì, un tema che viene previsto dal decreto Asset, quindi qui c'è una condivisione anche da parte del Governo, ma lo amplia rispetto all'applicazione introdotta all'articolo 17 del decreto Asset. Andiamo a affrontare il tema. Il tema è di garantire maggiori incentivi a chi utilizza di più i mezzi elettrici e i mezzi poco inquinanti.
Il decreto Asset lo prevede, sì, per le nuove licenze di taxi e NCC, ma il nostro obiettivo deve essere quello di intervenire per il comparto nella sua interezza del trasporto pubblico non di linea, ma anche per il trasporto merci. L'ordine del giorno dice: così come noi stiamo prevedendo, nell'ambito delle nuove licenze del trasporto non di linea nel decreto Asset, che ci sia un riconoscimento del maggior chilometraggio, cerchiamo di mettere le condizioni affinché anche il trasporto merci, cioè il grande tema dell'autotrasporto nell'ultimo chilometro, nell'ultimo miglio, possa avvenire con mezzi elettrici, da questo punto di vista.
C'è un secondo punto. Si parla anche di intervenire per superare gli ostacoli che oggi rallentano. Il decreto Asset prevede quest'aspetto, il tema delle colonnine delle ricariche elettriche, per mettersi nelle condizioni di fare sì che, chi poi fa la scelta del mezzo sostenibile, possa averne gli strumenti, però, non dota di fondi. Quindi, sì, lo prevede, ma stiamo chiedendo l'aumento degli incentivi, cioè un'incentivazione reale, sia per il superamento degli ostacoli, sia per il comparto del trasporto merci, sia per l'idea che - secondo il nostro avviso -, almeno, si dovrebbe valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di bilancio, di rendere più semplice e non più difficile la scelta del mezzo elettrico, del mezzo ecologico, del mezzo a zero emissioni.
Essere contrari a un ordine del giorno con questa “valutazione di opportunità” e “compatibilmente con i vincoli di bilancio” significa, non solo, andare contro la proposta dell'opposizione, ma, anche, contraddire un ampliamento di una ratio che è stata condivisa anche dal Governo nel decreto Asset.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1406/9 Casu, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/10 Di Sanzo, con il parere favorevole, come riformulato. Accetta la riformulazione, onorevole Di Sanzo? Sì, bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/11 De Micheli, con il parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo al Sottosegretario di rivedere il suo parere negativo. In quest'Aula, spesso ci siamo confrontati sulle questioni relative alla parità di genere come un obiettivo da perseguire anche il più possibile insieme. Anche nelle prossime ore ragioneremo su questi temi per garantire la libertà alle donne e niente le rende più libere della possibilità di avere un lavoro. Noi, con quest'ordine del giorno, chiediamo che nei decreti attuativi derivanti dall'articolo 6, venga considerata la certificazione della parità di genere come requisito premiante per l'erogazione degli incentivi.
Ora, Presidente, credo che questo sia un invito al Governo - poiché si tratta di un ordine del giorno e non più di emendamenti - che potrebbe aprire una discussione nel momento in cui si andranno a scrivere i decreti attuativi, per rendersi conto di quanto la misurazione dell'efficacia di questi strumenti sia stata positiva in questi anni. Ne cito uno per tutti, ricordando il risultato che ha ottenuto il PD proprio in sede di Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove abbiamo introdotto esattamente questo requisito sulle gare del Piano, affinché il requisito della certificazione di genere fosse premiante. Ecco, chiedo al Sottosegretario di rivedere il parere, perché mi sembra una questione troppo importante e troppo di attualità per sottovalutarla così.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario non dà cenno di voler intervenire o rivedere il parere, dunque, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1406/11 De Micheli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/12 Gnassi, con il parere favorevole, se riformulato. Onorevole Gnassi accetta la riformulazione? Sì, bene.
Salutiamo gli studenti e i professori dell'Istituto professionale alberghiero “De Filippi” di Varese, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/13 Peluffo: parere favorevole, se riformulato. Onorevole Peluffo accetta la riformulazione? Sì, bene. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Presidente, chiedo di votare l'ordine del giorno, così come riformulato.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni da parte dell'Assemblea, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1406/12 Gnassi, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 91).
Anche l'onorevole Peluffo chiede di votare il suo ordine del giorno, così come riformulato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1406/13 Peluffo, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 92).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/14 Orlando, che il Governo intende accogliere come raccomandazione, con una riformulazione. Onorevole Orlando, accetta? Sì, grazie. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1406/15 Lampis, accolto dal Governo come raccomandazione, se riformulato. Onorevole Lampis, accetta? Sì, grazie.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Colleghi, passiamo ora al voto finale, con una precisazione. I lavori dovrebbero finire, come sapete, alle 13,30. L'impegno dei gruppi è di fare in modo di essere prossimi, il più possibile, a quest'orario, vi prego di tenerne conto nelle dichiarazioni di voto finale. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo è già stata rinviata alle 13,45.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, ferma restando la legittimità, il diritto di ogni gruppo di comportarsi come ritiene, credo che stiamo introducendo una prassi poco rispettosa di quest'Aula. Non è possibile. Stiamo discutendo un disegno di legge delega importante, su un tema estremamente importante e questa cosa per cui bisogna per forza tagliare i tempi, ridurre, io credo che sia poco rispettosa del…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fornaro, non c'è nessuna forza…
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Rimanga agli atti che noi non abbiamo dato l'assenso rispetto a questo e chiedo anche alla maggioranza di avere più rispetto di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Benissimo. Non c'è nessuna forza e nessuna forzatura. La Conferenza dei presidenti di gruppo, col consenso del suo capogruppo, è stata spostata alle 13,45. Voi parlerete tutto il tempo che vorrete parlare e nessun altro ha forzato nulla. La ringrazio.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tirelli. Ne ha facoltà.
FRANCO TIRELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, il nostro Paese, per le sue risorse e la sua posizione strategica, potrebbe essere un territorio florido per raccogliere investimenti.…
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, per un richiamo al Regolamento!
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, la richiamo all'ordine… Ho udito la sua richiesta e un collega sta intervenendo… Prego, onorevole Tirelli.
FRANCO TIRELLI (NM(N-C-U-I)-M). Il testo che ci apprestiamo a votare, oggi, impone un'importante riflessione sulle motivazioni che spingono i capitali esteri a non investire nel nostro Paese. Le motivazioni riguardano soprattutto la burocrazia, i tempi della giustizia, l'efficacia dell'azione politica e di Governo. Ne deduciamo, quindi, che ci sia un forte interesse per il nostro territorio, ma che sia messo da parte, proprio per queste difficoltà giuridico-istituzionali.
Mi preme, però, ricordare come siano stati fatti degli importanti passi in avanti negli ultimi anni. L'Italia è stata tra i primi dieci Paesi europei per capacità di investimenti diretti esteri, la crescita del numero dei progetti su base annuale è del 17 per cento, dato superiore rispetto a quello relativo alle tre maggiori economie europee.
Nonostante queste importanti considerazioni, che devono essere un vanto per il nostro Paese, gli investitori esteri continuano a essere restii a investire nel nostro Paese, prevalentemente per i vincoli burocratici.
I vincoli burocratici e le difficoltà giuridiche, infatti, creano una forte incertezza che disincentiva gli investimenti e questa incertezza si ripercuote direttamente sulle nostre imprese, che sperano in un flusso di incentivi che vorrebbero mettere in campo.
Un ulteriore problema che si ripercuote direttamente sulle nostre imprese è l'attuale quadro normativo che risulta frammentato in quasi 2.000 incentivi nazionali e regionali, nell'ambito dei quali si registrano incoerenze e sovrapposizioni fra regolamenti e bandi.
Molte volte nemmeno le imprese sono consapevoli degli incentivi di cui possono usufruire a causa di una opportuna pubblicità degli stessi, che spesso è carente o confusionaria. Per un'azienda, soprattutto per le piccole e medie imprese, che non sono dotate di uffici specializzati, accedere agli incentivi molto spesso risulta complesso, anche a causa della numerosa, onerosa e spesso di dispersiva documentazione da produrre. Spesso, infatti, le aziende si ritrovano a dover esternalizzare il servizio di intercettazione dei finanziamenti, sostenendo un costo e senza la certezza di poter ricevere il finanziamento. È molto importante che il testo oggi in votazione intenda agire proprio su questo fronte con una delega al Governo che si muove su due obiettivi generali: razionalizzare l'offerta di incentivi, individuando un insieme definito, limitato e ordinato di modelli di agevolazione e armonizzare la disciplina di carattere generale in materia di incentivi alle imprese, coordinandola in un testo normativo principale, denominato codice degli incentivi. Quindi, finalmente, le parole chiave diventano armonizzazione e semplificazione. In particolare voglio ricordare come, quando si parla di semplificazione, si voglia fare riferimento anche a una semplificazione degli oneri amministrativi a carico delle imprese beneficiarie, come, ad esempio, l'inutilità di trasmettere documenti e informazioni già in possesso della pubblica amministrazione, e il contenimento e il rispetto da parte dei soggetti competenti dei tempi delle attività istruttorie.
Noi Moderati e questa maggioranza muoviamo la nostra azione politica al fianco delle imprese, soprattutto delle piccole e medie imprese, che sono il motore della nostra economia e che, in un momento storico ed economico così difficile, non possono essere lasciate sole, ma necessitano di aiuti tempestivi e concreti.
Per questo non possiamo che accogliere favorevolmente questo provvedimento, annunciando il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Articolo 8, comma 1. Presidente, rispetto il suo ruolo, e quindi anche la sua autonomia. Faccio presente che decine di volte, in situazioni come questa, si è preso atto delle circostanze, cioè che si era arrivati a un orario che impediva di proseguire nelle dichiarazioni di voto, perché le dichiarazioni di voto - mi correggano gli uffici, se sbaglio - sono attorno a un'ora e 10 minuti. Mancava mezz'ora, e quindi la decisione, di fatto, in accordo con alcuni gruppi, di comprimere, a mio giudizio va contro il buon andamento di quest'Aula. È un'opinione, rispetto la sua posizione. Vorrei che rimanga agli atti e, per quel che mi riguarda e che ci riguarda, sia la prima e l'ultima volta, perché o c'è un'intesa di tutti i gruppi perché ci sono le condizioni, eccetera, eccetera, oppure, per rispetto a quest'Aula, per rispetto al lavoro delle Commissioni, per rispetto del lavoro del Governo, per rispetto dell'importanza di un provvedimento come questo, non si costringe, tra l'altro, in qualche modo, anche i gruppi di maggioranza a comprimere. Non c'era ragione. Mi è stato spiegato che oggi, a differenza di tante altre volte, non c'era una chiusura d'Aula, e quindi, finito il provvedimento successivo, ci sarebbero state le dichiarazioni di voto e il voto finale. Questa accelerazione francamente non la comprendo e, a mio giudizio, va a nocumento del buon andamento dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sul Regolamento, l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Semplicemente per dire che siamo in un ambito di dibattito parlamentare e il collega Fornaro, secondo me ha già espresso la questione. Credo che questo intervento sia anche successivo un po' alla giornata di ieri, che ha visto, a mio personale avviso, un momento un po' di imbarazzo parlamentare nel vedere sbrigarsi ad andare a cena. Veniva chiamata, ieri sera, economia dei lavori d'Aula; non è economia dei lavori d'Aula, è sbrigarsi a consegnare, per andare via. Quindi, almeno su questo, un po' di autenticità sarebbe gradita. Abbiamo visto un'Aula che su un tema importante come quello di ieri consegnava gli interventi per non prendere il tempo a livello parlamentare, e questa procedura veniva anche mortificata con applausi del gruppo, quasi contenti di risparmiare 10 minuti, togliendoli al dibattito parlamentare. Siamo già in una situazione dove ratifichiamo gli elementi del Governo. Se prendiamo anche l'abitudine di consegnare i nostri discorsi, con tanto di applauso, capisce che la questione è mortificante, dal punto di vista della maggioranza e dal punto di vista dell'opposizione, perché siamo tutti Parlamento, in questo senso. Allora il richiamo del collega Fornaro prende una sostanza a 360 gradi rispetto a quello che sta avvenendo. Nulla assolutamente contro il suo auspicio, se ne capisce assolutamente l'intenzione, però credo che sia un qualcosa di più complessivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Dunque, la questione di oggi è semplice: siccome mancavano 40 minuti alle 13,30, ho fatto un giro e ho chiesto, come sempre si fa in questi casi, se ci fosse stato, se non un accordo, l'intenzione di chiudere, anche perché questa sera sono convocate le Commissioni sul decreto Sud, e quindi, per consentire anche a queste Commissioni, come alcuni gruppi, anche di opposizione, mi avevano chiesto, di lavorare con più serenità, ho chiesto se ci fosse la volontà. Nessun capogruppo ha detto che non ci fosse la volontà, alcuni hanno detto: sì, va bene, noi comunque vogliamo parlare il tempo che vogliamo.
Quindi sgombriamo il campo dal punto di vista della compressione. Nessuno ha voluto comprimere nulla, ci mancherebbe altro, ma, per andare incontro a esigenze rappresentate sia nei lavori antimeridiani che, soprattutto, per le Commissioni che devono esaminare il decreto Sud, ho detto: va bene, proviamo. Dopodiché tutti parleranno ovviamente il tempo che vogliono. Vi ringrazio.
Si riprende l'esame del disegno di legge n. 1406.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Il disegno di legge che quest'Aula si appresta a votare è un collegato alla legge di bilancio e prevede una delega al Governo con l'ambizione di rivedere e riscrivere il sistema degli incentivi alle imprese, prevedendo la semplificazione delle relative procedure. È un tema importante, che avrebbe meritato una ben maggiore disponibilità da parte del Governo e della maggioranza a valutare le proposte di miglioramento e di modifica chieste dai gruppi di opposizione. In realtà, si è deciso, per l'ennesima volta, di blindare letteralmente il testo approvato al Senato, nonostante un atteggiamento assolutamente costruttivo da parte delle opposizioni.
Siamo di fronte, ancora una volta, a una preoccupante e oramai inaccettabile prassi, che si è ormai consolidata in questi 12 mesi di legislatura e di Governo di destra-centro, che fa registrare una pericolosa deriva, di fatto, del nostro ordinamento in senso monocamerale, in aperta violazione dell'articolo 70 della nostra Costituzione. I princìpi e i criteri direttivi contenuti in questa delega sono in gran parte eccessivamente generici, con il risultato di lasciare ampio spazio di azione al Governo nel predisporre i relativi decreti attuativi.
Ci sarebbe stato bisogno di un maggiore coordinamento con la delega fiscale approvata recentemente dal Parlamento, e inoltre c'è un tema rimasto purtroppo in ombra, mentre avrebbe dovuto avere un ruolo centrale nel progetto di riforma complessiva del sistema degli incentivi alle imprese previsto da questa delega. Si sarebbe dovuto indicare una direzione di marcia ben precisa, come quella degli incentivi alle attività produttive per favorire e accelerare la riconversione produttiva in chiave ambientale e digitale. Sotto questo aspetto, nel testo che stiamo per votare rimane una eccessiva genericità di criteri e di princìpi direttivi. Vengono sostanzialmente trascurati gli obiettivi volti a favorire la virtuosità delle imprese e del nostro mondo produttivo, incentivando scelte produttive orientate alla sostenibilità ambientale. Si sarebbe dovuto dare maggiore centralità, ad esempio, all'obiettivo di rafforzare la leva fiscale e le misure di vantaggio quali strumenti decisivi per favorire gli investimenti verdi. La previsione di un utilizzo attento della tassazione e della fiscalità di vantaggio per favorire gli investimenti green delle imprese, in coerenza con gli impegni internazionali in materia, permetterebbe, ad esempio, di indirizzare le risorse in maniera ambientalmente ed economicamente più efficiente. Qui faccio brevemente un riferimento a quello che è stato un molto utile e importante documento ricevuto dalla Banca d'Italia, che, nell'analisi e nel fornire il suo parere rispetto a questo provvedimento, ci ricorda come altri Paesi europei - e, in particolar modo, voglio citare la Germania - sul tema dei sussidi e degli incentivi ai settori economici abbiano da tempo messo in campo un indirizzo molto preciso e molto chiaro volto a favorire alcuni settori, in particolare quello della protezione ambientale e del risparmio energetico.
La Banca d'Italia stessa ci dice nel suo rapporto che, questo lo sappiamo ed è anche il motivo per cui ci vogliamo giustamente impegnare nel riordino e nella riprogrammazione degli incentivi alle imprese, in Italia abbiamo un elevato grado di frammentazione in termini di obiettivi e di strumenti utilizzati, mentre altri Paesi, come la Germania, hanno dedicato una parte molto rilevante per gli aiuti alla tutela dell'ambiente, che ammontano al 73,3 per cento degli aiuti tedeschi. Questo cosa ci dice? Ci dice che in quel Paese si è deciso di orientare in maniera molto chiara gli aiuti alle imprese verso questo settore, comprendendo quanto sia oggi strategico e profondamente lungimirante riuscire a investire in materia ambientale, di efficienza energetica e di transizione ecologica.
La dimensione ambientale, quindi, dev'essere la prerogativa, non “una delle”, ma “la” prerogativa che deve caratterizzare l'erogazione e la concessione di sovvenzioni, contributi sussidi e, in generale, l'attribuzione di vantaggi economici a imprese ed enti pubblici e privati. Sotto questo aspetto, mi sento di sottolineare come questa legge-delega sia un'occasione mancata, mentre avrebbe potuto rappresentare l'occasione per nuove riforme di fiscalità ambientale, come dicevo prima, e anche e soprattutto una revisione più incisiva del sistema degli incentivi, che dovrebbero essere orientati ancora con maggiore coraggio verso le sfide ambientali, anche in raccordo con gli obiettivi europei e gli accordi internazionali.
Infine, un ultimo accenno riguardo l'annoso ma mai affrontato tema dei sussidi ambientalmente dannosi: anche su questo aspetto, avevamo presentato alcuni emendamenti in Commissione per mettere finalmente in pratica la graduale, ma anche fondamentale e non più evitabile e rimandabile eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, così come definiti nel catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli. Ricordo, peraltro, che il nostro Paese, nei vari forum internazionali, si è impegnato per una graduale fuoriuscita dai sussidi ai combustibili fossili. Quindi, questa legge delega sarebbe potuta essere l'occasione per programmare una revisione fiscale volta a superare finalmente questo macigno che ancora grava sulle tasche degli italiani e, soprattutto, sul futuro degli italiani delle prossime generazioni. Per questi motivi, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti del liceo scientifico “Sacro Cuore di Maria”, di Caserta, che assistono ai nostri lavori (Applausi). Siamo nella fase delle dichiarazioni di voto finale e ha chiesto di intervenire l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Per noi questa legge delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi è un primo passo molto importante, che ci vede condividere la ratio e gli obiettivi di questo provvedimento odierno. Una delega al Governo di 24 mesi, che speriamo la eserciti più velocemente, ed un lavoro fatto al Senato, anche grazie al Sottosegretario Bitonci, di condivisione con le opposizioni di alcuni princìpi che voglio riassumere velocemente, perché qui arriva la nostra condivisione. Revisione degli incentivi vuol dire razionalizzazione, vuol dire il coordinamento fra gli enti, vuol dire facilitazione nell'accesso, vuol dire tutte le operazioni di semplificazione, vuol dire dare certezza e stabilità nel tempo agli incentivi, vuol dire ragionare sull'adeguatezza di quelle misure e di quegli incentivi, vuol dire finalmente pari opportunità fra professionisti e imprese, cosa che fino ad oggi non abbiamo visto, vuol dire facilità di accesso agli incentivi.
Il principio è semplice: la razionalizzazione è dovuta. Oggi abbiamo oltre 2.000 tipologie di incentivi, l'82 per cento passa dalle regioni, il resto dallo Stato, 150 miliardi in un caos normativo che questo provvedimento si impegna a razionalizzare. Provvedimenti che il COVID, il decreto Energia e la guerra in Ucraina hanno solo che peggiorato nella continua immissione di nuovi incentivi che hanno creato confusione. E poi c'è il tema del coordinamento tra enti. Spesso, c'è una sovrapposizione fra gli incentivi dello Stato e quelli delle singole regioni, nell'applicazione anche dei fondi strutturali e di investimento europeo. La facilità di accesso è, poi, un principio fondamentale, la comunicazione, il portale unico: le aziende ci chiedono maggiore facilità per accedere agli incentivi, ci chiedono semplificazione nelle domande, ci chiedono semplificazione nella rendicontazione, ci chiedono la non duplicazione dei dati. E poi, la spendibilità: un altro principio fondamentale. Tante volte gli incentivi non riescono ad essere spesi da chi vince bandi, da chi vince occasioni di incentivo. E poi c'è la certezza, che è una cosa fondamentale: è ciò che le imprese ci chiedono per avere davanti un obiettivo chiaro del futuro, sia nei tempi, sia nell'efficacia di questi incentivi, e nella stabilità del tempo, con incentivi che non possono cambiare ogni tre mesi il loro arco temporale, con l'eliminazione del click day, che è uno strumento non amato dal nostro Paese e che finalmente speriamo di vedere nel passato e senza alcun principio di retroattività, come spesso accade. E poi le pari opportunità: i professionisti rappresentano gran parte del nostro sistema economico e finalmente potranno accedere allo stesso modo, come le imprese, a queste incentivi.
Dunque, condividiamo questa ratio e questi obiettivi e quindi il nostro voto, come al Senato, sarà favorevole. Ma ci permettiamo, concludendo, di dire che per noi non è una delega in bianco. Speriamo che quella condivisione che il Sottosegretario ha mostrato al Senato possa esserci anche nei futuri provvedimenti che da questa delega nascono, perché sull'applicazione di questa delega tanto potrà cambiare per la politica industriale del nostro Paese. Lo si farà perché, in base a come si decide di intervenire su questi incentivi, cambierà la visione che si ha di un Paese. L'ultima visione industriale è Industria 4.0, noi la conosciamo bene, la difendiamo, ma oggi serve un passo in avanti. Serve guardare Industria 4.0 anche nella transizione ecologica e nella transizione digitale. Serve favorire lo sviluppo economico tecnologico, quindi guardare alle start up, guardare all'incentivazione della ricerca e sviluppo per l'azienda. Serve - e in questa delega c'è, ma dipende dalla vostra applicazione - il principio cardine di favorire le aziende che guardano con attenzione all'occupazione femminile, all'occupazione giovanile, all'integrazione delle persone con disabilità, al sostegno alla natalità e, non per ultimo, all'abbattimento del divario fra Nord e Sud. Per noi la ratio resta condivisibile ed è il motivo per cui annuncio il voto favorevole di Azione-Italia Viva-Renew Europe (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.
CATIA POLIDORI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà convintamente e favorevolmente su questo provvedimento di fondamentale importanza per il nostro Paese. Si tratta di una riforma che l'ha visto protagonista, nella fase di discussione parlamentare, con i due relatori Paroli al Senato e Polidori alla Camera, e con numerosi emendamenti approvati. Ancor di più, Forza Italia farà sentire la sua voce in sede di redazione dei decreti delegati, che rivestiranno una fondamentale importanza per il futuro del sistema di incentivazione alle imprese, il quale presenta al momento aspetti di grande frammentazione, ritardi nell'erogazione delle misure, rilevanti sperequazioni sia nella distribuzione territoriale degli incentivi, sia con riferimento alle tipologie per le quali vengono erogati.
Ci sono contenuti qualificanti, quali la valorizzazione del contributo all'imprenditoria femminile, la piena equiparazione tra professionisti e imprese, al fine di accedere ad agevolazioni e incentivi, o come l'attenzione rivolta al sistema delle start up o all'industria del turismo, che avrà anch'esso accesso alle agevolazioni in materia di investimenti di ricerca, sviluppo e innovazione, cosa finora di fatto preclusa. Molti sono gli emendamenti proposti da Forza Italia e approvati, di cui lascio memoria scritta e consegno il discorso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e gentili colleghi, vorrei innanzitutto dire che l'obiettivo di riordinare la materia degli incentivi alle imprese è un'esigenza condivisa e molto sentita dalla nostra forza politica, ma anche dalle imprese del nostro Paese. Parliamo, com'è stato detto, di quasi 2.000 diversi interventi da parte di ben 643 soggetti concedenti, per un ammontare, alla data del 2021, di ben 146 miliardi.
È di tutta evidenza l'esigenza di metterci mano per aumentare l'efficacia e l'efficienza di questi interventi. È, quindi, un'esigenza che condividiamo in pieno. Insomma, questo è un provvedimento che va nella giusta direzione ed in effetti il MoVimento 5 Stelle al Senato lo ha valutato complessivamente in modo positivo. Il Governo, anche stamattina, ha riconosciuto che le modifiche introdotte al Senato, anche da parte del MoVimento 5 Stelle, hanno contribuito a migliorare questo testo. Abbiamo condiviso alcune misure, come nel caso dell'equiparazione dei professionisti alle piccole imprese nell'accesso agli incentivi, ma anche il rinnovo del DURC, misura richiesta da anni dalle associazioni di categoria. Tuttavia, rimangono numerose criticità. Su molti punti, avremmo preferito una maggiore attenzione da parte del Governo, ad esempio sul click day, sulla perequazione strutturale nelle aree depresse e sulla differenziazione di genere nell'accesso agli incentivi.
Persino Banca d'Italia ha segnalato che il sistema di aiuti alle imprese evidenzia inefficienze nell'allocazione delle risorse pubbliche, inefficienze maggiori rispetto agli altri Paesi europei, e ha sottolineato l'importanza della stabilità e della certezza delle normative sulle incentivazioni. Pensiamo al settore energetico: sappiamo che dobbiamo affrontare il tema del superamento delle fonti fossili per arrivare alle fonti rinnovabili e che il settore, per quanto possibile, va sostenuto.
Il provvedimento in esame va in questa direzione, ma rischia di essere completamente vanificato da altri provvedimenti del Governo che vanno nella direzione opposta e contraria. Si pensi, ad esempio, al decreto Aree idonee, di qualche giorno fa, in ragione del quale realizzare impianti di pannelli solari nel nostro Paese diventerà ancora più complicato di quanto non lo sia già adesso. Doveva essere un decreto del Governo per la semplificazione della realizzazione degli impianti. Insomma, la legge delega in questo settore rischia di mancare i suoi obiettivi prima ancora di essere approvata. Cosa incentiviamo, se non ci sono aree idonee per realizzare questi impianti?
Una riflessione sulla coerenza delle proposte legislative avanzate dal Governo va fatta, altrimenti facciamo come con la norma sugli extraprofitti bancari: viene prima annunciata, viene scritta, viene promulgata con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, viene presentata ed enfatizzata dal Premier e dal Vice Premier in tutte le televisioni, ma poi, a distanza di qualche settimana, viene svuotata e resa inefficace. Sappiamo il perché: per accontentare Marina Berlusconi e il partito che viene tenuto in vita dai suoi finanziamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); questo lo sappiamo, Presidente, me lo conceda.
Ma la criticità più importante è un'altra: il Governo e la maggioranza, con questa legge delega, hanno dimostrato poco coraggio; questa legge verrà probabilmente ricordata come una perdita di opportunità per il nostro Paese, con particolare riferimento alla transizione energetica. Tutti gli emendamenti presentati per chiedere l'eliminazione dei cosiddetti SAD, i sussidi ambientalmente dannosi, sono stati respinti. È bene ricordare che in Italia purtroppo i sussidi ambientalmente dannosi continuano ad aumentare, nonostante la grave emergenza climatica in atto. Se continuiamo a seguire questa strada sul fronte delle misure poste in essere per contrastare il fenomeno del riscaldamento globale, non avremo più giustificazioni davanti al dramma degli effetti del riscaldamento globale e soprattutto davanti alle generazioni future.
Questo provvedimento attribuisce una delega a quello che probabilmente, a giudicare dai risultati numerici quantificabili soprattutto sul piano delle politiche economiche industriali, è probabilmente il peggior Governo che l'Italia abbia mai avuto negli ultimi 30 anni. Non può non emergere perciò la preoccupazione rispetto ai non pochi danni che potranno essere fatti alle imprese in fase di stesura dei decreti legislativi. Questa preoccupazione è più che fondata, se si pensa che gli interventi di incentivazione più efficaci realizzati negli ultimi anni - penso ad esempio a transizione 4.0 - sono stati smantellati proprio dall'attuale maggioranza e dall'attuale Governo che, quanto a incentivi - mi par di capire -, ha dimostrato di non capirci nulla. Tant'è che si sta affrontando in Commissione attività produttive proprio la discussione sulle modalità per reintrodurre quelle stesse misure di incentivazione che - guardate un po' - il Governo ha cancellato. L'unico incentivo che è stato concesso in maniera forte e chiara, da veri decisionisti, è stato quello agli evasori fiscali, ai quali avete garantito ben 14 tra condoni e sanatorie, in meno di 12 mesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un altro record di questo Governo: più di una sanatoria al mese da quando siete arrivati al Governo del Paese. Certo, anche questo è un incentivo, sì, ma un incentivo all'evasione fiscale, insomma, al contrasto di quello che è stato definito dalla Presidente Meloni pizzo di Stato. Certo, sappiamo che, non da oggi, gli evasori fiscali sono probabilmente i sostenitori più affezionati di questo Governo; ora sicuramente sono anche i più incentivati grazie ai 14 condoni.
In conclusione, Presidente, il MoVimento 5 Stelle si riserva di esprimere un giudizio su questo provvedimento. Il nostro giudizio finale dipenderà quindi dal modo in cui il Governo intenderà esercitare questa delega, che offre al Governo un ampio, perfino eccessivo, margine discrezionale. Certamente - come ho avuto modo di ribadire - abbiamo condiviso obiettivi e opportunità di questa norma, per cui il nostro voto non sarà contrario, ma prendiamo anche atto che, ancora una volta, ci troviamo davanti a un'occasione mancata, una rinuncia nel far fare all'Italia un deciso balzo in avanti nel processo di decarbonizzazione e nella transizione energetica. Per questo motivo, annuncio il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andreuzza. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Presidente e onorevoli colleghi, questo disegno di legge ha l'obiettivo di mettere a terra un'organica revisione del sistema degli incentivi delle imprese, nell'ottica di migliorarne l'organizzazione e di favorire la semplificazione delle procedure, la pianificazione e l'attuazione delle politiche di incentivazione.
Ringrazio il Sottosegretario Bitonci e anche tutti i colleghi del Senato, che hanno fatto un grandissimo lavoro apportando delle modifiche sostanziali soprattutto con il contributo di tutti i partiti, tant'è vero che vi è stata una condivisione trasversale nell'approvazione al Senato, che mi auspico avvenga anche oggi.
Si tratta di misure messe in atto dal Governo per dare un forte impulso alle imprese, alle partite IVA ed ai professionisti, che oggi diventa ancora più importante se lo abbiniamo, per esempio, alle prime misure messe in atto dalla delega fiscale: mi riferisco allo slittamento dell'acconto IVA, voluto fortemente dalla Lega, che è sempre stato per 50 anni un macigno per le imprese. Pensate ora che sospiro possono fare le nostre partite IVA, se abbiniamo anche il provvedimento di oggi.
Serve scrivere una nuova fase sul rapporto tra Stato e imprese, cosa che questo Governo ha già iniziato a fare da subito, rimuovendo tutti gli ostacoli che non danno piena efficacia all'intervento pubblico degli incentivi e al sostegno necessario al tessuto produttivo. Finalmente, però, siamo a un cambio di passo: agevolare il mondo degli incentivi significa affermare che il Governo vuole concretamente sostenere i nostri imprenditori; significa dare un messaggio positivo e di coraggio alle nuove generazioni, quando purtroppo, spesso, il sistema non è stato assolutamente incoraggiante. Voglio ricordare, in particolare, un emendamento che è caro alla Lega, che è stato approvato su nostra proposta e che appunto riguarda i professionisti che ora potranno usufruire di specifiche misure di incentivi perché vengono equiparati alle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Mi dispiace aver sentito in Commissione e anche oggi dai colleghi delle opposizioni delle forti critiche sul tema della sostenibilità, sulla parità di genere e molto altro, perché voglio ricordare - e chi ha letto il provvedimento lo può assolutamente vedere - che molte di queste proposte sono già perfettamente inserite nel testo, e mi riferisco proprio a emendamenti che sono stati approvati al Senato.
Concludo, Presidente. Il provvedimento nasce dalla necessità di far uscire gli imprenditori e i professionisti da una sorta di giungla degli incentivi, un labirinto. Oggi le nostre imprese necessitano, più che mai, di essere competitive e lo Stato ha bisogno anche, più che mai, di spendere al meglio le proprie risorse, avendo la certezza che generino un volano per l'intero Paese.
La Lega è certa che la legge delega Incentivi, assieme - ricordo - alla delega fiscale consentirà alle nuove generazioni di investire nel nostro Paese, contribuirà a disincentivare la delocalizzazione e la fuga dei cervelli, anzi favorirà sicuramente chi vuole rientrare nel nostro Paese.
La Lega ha messo il lavoro tra i punti centrali del nostro programma di mandato e il lavoro è fatto da chi fa impresa (professionisti e partite IVA), ma anche da persone che danno lavoro e pertanto da lavoratori.
Nel chiudere il mio intervento, voglio rinnovare il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito, in particolare al Ministro Urso, ma anche al Sottosegretario Bitonci con delega specifica, a seguire il provvedimento. Sono convinta che questo provvedimento, assieme ad altre misure che stiamo mettendo in campo, contribuirà alla crescita del nostro Paese. Pertanto, a nome del gruppo della Lega, esprimo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anticipo il voto di astensione del Partito Democratico, così come già avvenuto peraltro al Senato e in Commissione. Questo è un provvedimento molto importante, nonostante la gestione parlamentare e la superficiale discussione di alcuni passaggi in Commissione non l'abbiano sottolineato.
È importante perché è una riforma abilitante del Piano nazionale di ripresa e resilienza e spero che, nella realizzazione dei decreti attuativi, non si arrivi ad un esercizio esclusivamente burocratico, non si sottovaluti la portata di una riforma di questo tipo che noi abbiamo voluto tra le riforme abilitanti del PNRR. Ci asterremo perché, al Senato, il Governo ha accolto molte delle nostre modifiche, ma non possiamo andare oltre, perché riteniamo questo provvedimento tecnicamente interessante, ma politicamente insufficiente e temo - spero di essere smentita, Sottosegretario - deludente.
Riorganizzare gli incentivi sulla base dei criteri previsti è sicuramente urgente; è urgente inoltre garantire trasparenza, chiarezza, semplicità, nonché la parità di genere come obiettivo (l'avremmo voluta anche come criterio preminente), introdurre, finalmente, il processo di verifica degli incentivi, se tali incentivi hanno davvero raggiunto gli obiettivi, ciò è molto importante, così come introdurre il codice degli incentivi per noi è assolutamente strategico.
Sempre sotto il profilo tecnico, non va bene la confusione che nell'articolo 1 si ingenera con la revisione delle agevolazioni fiscali. Aspettiamo fiduciosi l'annunciata riforma - durante la discussione generale - del fondo di garanzia che è il vero convitato di pietra sui temi legati alle imprese, perché il problema delle imprese, oggi, in tempi di tassi alti e di inflazione, è sicuramente legato alla cassa; e tutti noi sappiamo quanto per le imprese siano importanti la cassa, i flussi di cassa.
Manca la certezza dei tempi di erogazione dell'incentivo e questo si collega con quanto detto prima: se noi corriamo il rischio di avere incentivi erogati nell'arco di 2 anni, le aziende ci rimangono sotto prima. Noi non abbiamo apprezzato il fatto che anche alla Camera non siano stati accolti gli emendamenti su questi temi, ma non è per questioni tecniche che ci asteniamo: questa delega manca di una visione di politica industriale, mancano gli obiettivi. Questo era il luogo dove discutere e decidere - magari anche insieme o, magari, anche no, visto che governate voi - quali sono gli obiettivi di politica industriale che questo Governo ha in testa. A cosa serviranno questi incentivi? Se nelle modalità possiamo aver trovato qualche accomodamento, non si sa per cosa utilizzerete questi incentivi.
Le verifiche, che sono state giustamente introdotte, si faranno per il raggiungimento di quali obiettivi? Solo quelli tecnici, numerici, il PIL, il numero degli occupati o si faranno sul raggiungimento di obiettivi di politica industriale, di transizione, di modernizzazione delle nostre imprese? Qual è il ruolo dello Stato che avete in mente rispetto alle imprese e, quindi, all'utilizzo delle risorse pubbliche con gli incentivi?
Manca la definizione di una prospettiva del nostro sistema industriale; manca l'anima, manca la tensione alla trasformazione, verso cosa, in quali tempi. Chi definisce le politiche industriali, se non il Parlamento, se non attraverso norme di legge? Noi diciamo che gli obiettivi degli incentivi devono essere finalizzati alla transizione. Senza interventi pubblici, le piccole e medie imprese come potranno mai affrontare le politiche di transizione? Noi diciamo digitalizzazione, noi chiediamo obiettivi finalizzati ad un utilizzo intelligente ed eticamente compatibile dell'intelligenza artificiale. Noi chiediamo obiettivi finalizzati alla transizione delle imprese sulle seconde generazioni. Il Governo si deve render conto che è in corso uno shopping di medie imprese in Italia da parte di gruppi internazionali che corrono, poi, il rischio di non continuare ad investire qui. Insomma, non c'è la visione perché non avete la visione o perché non siete d'accordo su quali sono gli obiettivi di politica industriale? Il dubbio nasce perché su alcuni dossier, come TIM, come Ilva, come ITA, la dimostrazione dell'atteggiamento del Governo è di una grande confusione proprio sugli obiettivi di politica industriale. Il rischio è che, se non ci sono obiettivi chiari, definiti e condivisi, le decisioni siano figlie solo di operazioni di forza, di aspirazioni dei singoli Ministri. La politica industriale non può dipendere dalla legittima attività delle lobby o esclusivamente dalle emergenze. Le vere e grandi trasformazioni sono lente, devono avere obiettivi chiari, devono garantire continuità. Per questo è un vulnus in questa delega non aver attivato questa discussione tra di noi, ma anche tra di voi.
Gli incentivi premieranno il ruolo delle imprese per lo sviluppo sociale e umano? Garantiranno l'equilibrio tra solidarietà sociale e profitto? Garantiranno il lavoro dignitoso? Questi obiettivi li avete o questo è esclusivamente uno straordinario esercizio burocratico per rispondere a un'esigenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza?
Noi chiediamo che vengano previsti obiettivi su una transizione anche verso nuovi modelli organizzativi, nuovi modelli di produzione, nuovi modelli di sviluppo. Non rispondete, non avete risposto a queste domande, vi fermate prima e questo a noi non basta, non basta al Partito Democratico, non basta alle imprese, non basta ai lavoratori. Nell'attuazione della delega vi incalzeremo a chiarire da che parte state, perché in questa delega non avete voluto affrontare questa discussione. Noi siamo e saremo dalla parte della modernità, della modernizzazione delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramanna. Ne ha facoltà.
GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Sottosegretario, colleghi, secondo l'ultimo censimento disponibile risalente alle norme in vigore a fine 2021 - quindi, con esclusione delle misure relative al caro bollette del 2022 e di quest'anno -, sono ben 1.982 le agevolazioni esistenti, di cui 229 erogate dal Governo centrale e 1.753 dalle regioni e dal sistema delle autonomie locali, con ben 643 soggetti concedenti. Nel 2021 l'ammontare di questi incentivi è stato di circa 146 miliardi, addirittura, il 483 per cento in più rispetto al 2019 a causa del COVID. Gli interventi sono esplosi, basti pensare agli oltre 200 miliardi di garanzia concessi fino a metà 2022 alle imprese attraverso il Fondo di garanzia PMI, con oltre 2 milioni di beneficiari.
Come ha ben notato Oscar Giannino, questi dati fanno capire sinteticamente una cosa: la somma delle misure e dei concedenti è un problema per la finanza pubblica, poiché molte si sovrappongono senza alcun controllo sulla migliore allocazione delle risorse e la loro Babele comporta maggiori oneri amministrativi e di compliance per accedervi da parte delle imprese, oltre a non secondari rischi di incorrere in contestazioni ex post da parte dell'Agenzia delle entrate. È, dunque, per questa ragione che il Governo ha ritenuto di intervenire, laddove, in passato, tanti altri Governi avevano annunciato riforme e razionalizzazioni, ma nessuno le ha mai portate a compimento.
Il provvedimento che ci accingiamo oggi a votare, già approvato in prima lettura al Senato, delega il Governo a rivedere il sistema degli incentivi alle imprese e introduce disposizioni di semplificazione delle relative procedure e dei controlli sulle attività economiche. Nasce dalla necessità di predisporre una riforma organica per disboscare la giungla degli incentivi. L'obiettivo è semplificare e omogeneizzare questi aiuti alle imprese, perché le sfide globali di oggi hanno bisogno di risposte mirate e coerenti con un sistema di incentivi compiuto e coordinato che possa rappresentare un corpus organico di regole che sia di riferimento tanto per i decisori pubblici che per le imprese.
La revisione degli incentivi costituisce, infatti, un passaggio necessario anche per la promozione della politica industriale italiana che richiede sul piano nazionale un maggiore efficientamento degli interventi per le imprese, nonché di un orientamento verso le sfide globali, come la doppia transizione, green e digitale.
Disboscando la giungla delle agevolazioni, semplifichiamo la vita non solo delle imprese, ma, da oggi, anche dei professionisti. È stato, infatti, finalmente affermato il principio di parità in materia di incentivi che i professionisti, giustamente, chiedevano da tempo.
Grazie alle modifiche apportate durante i lavori in Commissione, dapprima in Senato, nella IX Commissione, poi, alla Camera, nella X Commissione, è stata prevista l'equiparazione dei professionisti alle imprese per poter accedere alle misure incentivanti ove ne ricorrano i presupposti.
Nel testo sono ben delineati i principi e i criteri generali della delega al Governo, che dovrà riformare il sistema degli incentivi alle imprese. Si tratta, quindi, di un tema assolutamente centrale per tutto il sistema produttivo nazionale e, a nostro avviso, in particolare per il settore turistico.
È cosa nota, infatti, che l'intera industria turistica stia ripartendo ora con numeri molto incoraggianti, dopo due anni di stop pressoché assoluto delle attività a causa della pandemia.
Lo schema di disegno di legge delega presentato dal Governo, quindi, trova fondamento nell'esigenza di una revisione organica della normativa degli incentivi alle imprese per la razionalizzazione, la semplificazione e l'efficientamento degli stessi, in ragione di una situazione nazionale notevolmente frammentata. Il provvedimento si prefigge, quindi, di accrescere l'efficacia dell'intervento pubblico a sostegno del tessuto produttivo, attuato mediante politiche di incentivazione e perseguendo anche un obiettivo di piena coesione sociale, economica e territoriale. Si prefigge, altresì, di identificare e indicare i princìpi e i criteri direttivi generali per la definizione di un sistema organico degli incentivi alle imprese.
In conclusione, Presidente, ci accingiamo a votare un testo ambizioso a lungo atteso, che mira a semplificare la vita alle imprese e a razionalizzare l'uso delle risorse pubbliche. Il Parlamento potrà lavorare sui decreti attuativi in sede di esercizio della delega. A ciò si accompagnerà il più ampio progetto della riforma fiscale, che dovrà rappresentare il coronamento di un fisco finalmente amico delle imprese e dei cittadini. Per tutti questi motivi, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, dichiaro il nostro voto favorevole su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1406)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1406: S. 571 - "Delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese e disposizioni di semplificazione delle relative procedure nonché in materia di termini di delega per la semplificazione dei controlli sulle attività economiche" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 93) (Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le Disabilità, il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative volte a ripristinare in tempi brevi le risorse previste dalla legge delega sulla disabilità - n. 3-00753)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Furfaro ed altri n. 3-00753 (Vedi l'allegato A).
La deputata Malavasi ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmataria.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministra, torniamo su un argomento molto dibattuto in questi giorni ma su cui siamo già intervenuti anche nei mesi precedenti, proprio per incalzare il Governo a fare presto rispetto all'attuazione della legge delega sulla disabilità, ben consapevoli, tanto quanto lei, di come sia urgente accelerare sui tempi per dare risposte concrete alle persone con disabilità e alle loro famiglie; risposte che vanno dalla scuola, alla salute, allo sport, al lavoro, alla necessità di avere una vita emotiva ed affettiva, alla formazione e alla vita sociale per costruire progetti di vita autonomi e garantire pieni diritti uguali per tutti.
Invece, cosa succede? Nonostante la sollecitazione propositiva che abbiamo fatto in questi mesi, ci vediamo sottratti, nella nuova legge di bilancio, 350 milioni per interventi straordinari a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie, utilizzati per coprire il superbonus. Si tratta di un'operazione che ci lascia molto perplessi, perché crediamo che penalizzi moltissimo i diritti delle persone con disabilità, che non possono certamente aspettare…
PRESIDENTE. Concluda.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). …e ci lascia ancora più perplessi il fatto che lei abbia anticipato che solo nel 2025 le risorse verranno forse restituite. I bisogni non possono aspettare, i bisogni delle famiglie e quelli dei cittadini disabili hanno necessità di risposte urgenti e concrete subito.
PRESIDENTE. Il Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente e grazie agli onorevoli interroganti. Le domande che mi vengono rivolte mi danno la possibilità di far chiarezza in merito a eventuali notizie che, se riportate in modo parziale e non corretto, possono anche creare fraintendimenti, soprattutto alle persone con disabilità e alle famiglie.
Come tutti sanno, le risorse destinate alla copertura economica delle leggi sono quantificate e stanziate di norma nel momento in cui le leggi stesse vengono approvate. Così è accaduto alla legge delega n. 227, che è stata approvata dal Parlamento a fine dicembre 2021, individuando da subito le risorse finalizzate alla sua attuazione, in particolare per la riforma della valutazione di base del progetto di vita. Lo stanziamento rideterminato da norme successive era di 350 milioni di euro fino al 2026 e poi di 300 milioni dal 2027. Nel 2022 sono state istituite le due commissioni che hanno lavorato all'elaborazione dei primi decreti e appena mi sono insediata ho provveduto a concludere il loro iter, portando così i decreti al concerto con tutti gli altri Ministeri competenti. Due di questi schemi, com'è noto e come ho già ribadito sia in quest'Aula che in Commissione, sono stati deliberati in via preliminare dal Consiglio dei Ministri e il loro iter di adozione, che comprende il passaggio per le competenti Commissioni parlamentari, è in dirittura d'arrivo.
Contemporaneamente, ho istituito due tavoli per la stesura dei testi più importanti, che, come li ho definiti molte volte, sono rivoluzionari, in quanto diretti alla valutazione di base, quindi alla riforma dell'invalidità civile, e all'inserimento del progetto di vita. Questi decreti sono così importanti perché disciplinano e riformeranno la definizione stessa di disabilità, il sistema di valutazione dell'invalidità civile e la realizzazione del progetto di vita, introducendo anche la valutazione funzionale della persona, in armonia con i principi sanciti proprio dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. I due decreti sono stati coordinati in un unico schema, che attualmente è al concerto degli altri Ministeri competenti, in modo che possa essere portato in Consiglio dei Ministri il prima possibile (posso dire a giorni o a settimane). Nello schema è disciplinata una fase preliminare di sperimentazione, che partirà dal 1° gennaio 2025 in alcuni contesti territoriali, così come, peraltro, richiesto dai criteri vincolanti della legge delega, che fa riferimento alla progressività degli interventi di riforma.
La piena attuazione della legge legata al PNRR, come sapete, e i 350 milioni del 2023 non potevano essere utilizzati e, quindi, semplicemente abbiamo chiesto al MEF di poterli spostare sugli anni successivi per completare e aumentare i fondi della legge delega che servono a completare la parte di copertura economica proprio per garantire la copertura totale nel momento in cui la legge sarà davvero a pieno regime.
Ci tengo a dire - veramente con il cuore - che di queste cose parliamo da tanti mesi, che gli iter burocratici anche a me stanno stretti, ma spesso ci costringono a rivedere alcuni provvedimenti, ma in questo specifico caso noi otteniamo ancora più risorse sulla legge delega nel momento in cui entrerà nella piena applicazione. In altre parole, con la sperimentazione del 2025 le risorse ci bastano, a partire dal 2026 ce ne servono di più e il MEF fortunatamente le ha fatte slittare e ce le garantisce.
Spero che tutti insieme potremo portare all'attenzione la portata straordinaria di queste due riforme importantissime per le persone con disabilità e per le loro famiglie, ma lo dobbiamo fare insieme perché è un salto culturale e di qualità che dobbiamo fare tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Furfaro, che è anche primo firmatario dell'interrogazione. A lei la parola.
MARCO FURFARO (PD-IDP). Signor Presidente, Ministra è un'altra promessa non mantenuta e questa volta sulla pelle delle persone che hanno bisogno, perché i soldi servivano, qui ed ora, non nel 2025. Ci pare di capire che non era il tempo per le persone con disabilità; però, cara Ministra, in questi mesi il tempo per premiare gli evasori fiscali, di fare sanatorie e condoni per oltre un miliardo di euro lo avete trovato. Avete trovato il tempo per i rave, per la farina di insetti, per la carne coltivata, ma non per chi ha una disabilità.
Eppure, cara Ministra, proprio da questi banchi la Giorgia Meloni d'opposizione accusava a squarciagola: i monopattini sono più importanti dei disabili; sono talmente importanti che gli avete tolto 350 milioni. Che ipocrisia! Urlate “io sono donna” ma eliminate “opzione donna”, vi travestite da lavoratori e dite “no” al salario minimo, urlavate “prima gli italiani”, ma evidentemente non vale se quegli italiani sono persone con disabilità.
Eppure, proprio pochi giorni fa la Presidente del Consiglio ha chiesto compassione perché anche lei è un essere umano (Commenti). Non sono esseri umani le persone con disabilità a cui avete tolto quei soldi? Non lo sono i poveri ai quali negate l'unica fonte di reddito? Non lo sono i lavoratori con stipendi da fame a cui dite “no” al salario minimo? Dio, patria e famiglia: quanto abuso di queste parole così nobili e sacre. Tagliate 350 milioni di euro per la disabilità e altrettanti all'assegno unico. Questo significa che le uniche famiglie che vi interessa difendere sono le vostre.
Vi riempite la bocca della parola “patria”, ma la tradite tutti i giorni, quella patria fatta anche da quelle persone che aspettavano un supporto che gli è stato ancora una volta negato. La vostra vera patria è quella degli interessi di parte. Quella difendete e non quella di chi si riconosce nella Costituzione, il cui compito - vorrei ricordarvi - è quello di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini e impediscono lo sviluppo della persona umana e la loro partecipazione alla vita del Paese.
Concludo. Questo è il punto perché la disabilità è una responsabilità collettiva che non esiste di per sé; è la società che la crea nel momento in cui non garantisce i giusti strumenti per permettere a una persona disabilitata e non disabile di potersi autodeterminare. Ecco perché togliere altri fondi che già sono insufficienti per una piena autonomia significa essere responsabili di ulteriore disabilità e la responsabilità di questa deriva, mi spiace dirlo, è tutta vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Vergognati!
MANLIO MESSINA (FDI). Vergognati!
MARCO FURFARO (PD-IDP). Vergognati tu e non permetterti!
(Iniziative per rifinanziare il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, nonché per rivedere le procedure dei relativi bandi nell'ottica della semplificazione e della riduzione dei tempi di erogazione - n. 3-00756)
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Gadda e altri n. 3-00756 (Vedi l'allegato A). Colleghi, vorrei ricordare che siamo in diretta televisiva e quindi vi chiedo di rispettare i vostri ruoli. Chi ha la parola, parla; chi non ce l'ha, ascolta. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione. A lei la parola.
MARIA CHIARA GADDA (A-IV-RE). Signor Presidente, signor Ministro, la povertà alimentare è una realtà nel nostro Paese e deve essere rifinanziato il Fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti. In queste settimane si stanno distribuendo gli oltre 60 milioni stanziati nel triennio 2021-2023 e si deve fare l'ultimo bando legato ai 300 milioni di euro stanziati dall'allora Ministra Bellanova.
La domanda è molto semplice: se nella prossima legge di bilancio sono previste risorse per questo Fondo che è fondamentale per consentire l'operatività di decine, anzi, di migliaia di enti del Terzo settore che ogni giorno, grazie alla loro azione, rispondono ai bisogni sociali di tante famiglie e, soprattutto, se il suo Ministero intende mettere in atto ulteriori misure per semplificare l'iter burocratico. Infatti, questi bandi devono essere rifinanziati, appunto, come chiediamo, ma soprattutto devono essere semplificati nel loro iter, perché le risorse, soprattutto i generi alimentari, arrivano poi al Terzo settore, quindi alle persone in difficoltà, in tempi troppo lunghi.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, Presidente. Colleghi, onorevole Gadda, la ringrazio di avermi posto questo quesito che mi permette di approfondire un tema caro a tutti noi, a prescindere dalle appartenenze politiche, e conosco la sua sensibilità al riguardo.
Il Fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti prima del 2019 era di 3 milioni di euro, come lei ben sa. Durante il periodo dell'emergenza COVID - considerate anche le più ampie possibilità garantite dagli scostamenti di bilancio, che all'epoca misero a disposizione del Parlamento e del Governo cifre molto più ingenti di quella di cui disponiamo - è stato previsto un impegno una tantum per complessivi 300 milioni, utile ad intervenire sulle situazioni di disagio.
A fronte di quell'importante stanziamento, sono emerse significative criticità delle quali ho avuto conoscenza al momento del mio insediamento: la prima è costituita dai forti ritardi nell'erogazione delle somme che anche lei constatava nel suo quesito; la seconda dalle gravi inadempienze riscontrate dai nostri Carabinieri della tutela agroalimentare sui parametri nutrizionali di alcuni prodotti acquistati attraverso quei bandi.
Abbiamo tempestivamente affrontato entrambe. Quanto alla prima, abbiamo accelerato le procedure in sintonia con il tavolo della lotta agli sprechi e l'assistenza alimentare, incardinato, come sa, presso il Ministero, quale momento di concertazione tra le amministrazioni coinvolte e le associazioni del Terzo settore, per mettere a disposizione attraverso il mondo del volontariato - che colgo l'occasione di ringraziare per l'eccezionale lavoro che svolge - non solo prodotti in quantità, ma di qualità. Tutti i prodotti che saranno acquistati - e qui intendo trattare della seconda criticità emersa - hanno e avranno come caratteristica quella di provenire da filiere nazionali, sostenendo in questo modo il diritto dei cittadini meno abbienti a ricevere buon cibo e, contestualmente, favorendo la crescita economica delle imprese, implementandone il fatturato e l'occupazione.
Nonostante le gravi difficoltà in cui versa il bilancio dello Stato e le stringenti disposizioni di derivazione europea tornate in vigore al termine dell'emergenza COVID, garantiamo il rifinanziamento del Fondo con una cifra pari a 15 milioni di euro per il 2024 che sarà di gran lunga maggiore della dotazione degli anni precedenti alla pandemia.
Il rifinanziamento del Fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti non è, però, l'unico intervento messo in campo dal Governo ed in particolare dal Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste. Infatti, voglio ricordare l'istituzione della carta “Dedicata a te” per la quale sono stanziati complessivamente 600 milioni di euro dal Governo e grazie alla quale è stato avviato un virtuoso coinvolgimento della filiera economica, come mai accaduto prima, che ha garantito un ulteriore intervento di circa 70 milioni di euro a beneficio delle persone in difficoltà. I dati in nostro possesso ci confermano l'ottimo risultato della misura. Il 99,6 per cento delle carte ritirate è stato attivato entro il 15 settembre e al 19 settembre (quindi, quasi un mese fa) era stato speso l'85 per cento delle risorse della carta.
Colgo l'occasione per dire che, su richiesta dell'ANCI, abbiamo prorogato la possibilità di ritirare le carte andando incontro ai comuni che non sono stati in grado di organizzarsi adeguatamente per la distribuzione, ma soprattutto ai beneficiari dell'intervento.
In ultimo, il Governo Meloni attraverso il Ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste ha messo a disposizione per interventi in favore degli indigenti per quest'anno circa 700 milioni di euro e per il prossimo anno contiamo di arrivare almeno alla stessa cifra. Quindi, su un biennio riusciamo a mettere a disposizione, in diversi ambiti, un miliardo e 400 milioni di interventi che vanno anche a metterci in condizione di sanare alcune criticità dovute ai residui importanti di un intervento posto in essere per l'emergenza COVID e che, però, per gran parte non è stato speso nel periodo di emergenza.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.
MARIA CHIARA GADDA (A-IV-RE). Grazie, signor Ministro. Bene ha fatto il suo Ministero a monitorare l'efficacia e la qualità dei generi alimentari distribuiti perché ovviamente ai poveri e alle persone in difficoltà non possono essere dati materiali di scarto che non possono essere utilizzati. Però, mi consenta di dirle che le cifre che lei ha ricordato non corrispondono in realtà al vero, nel senso che in pre-pandemia non erano soltanto 3 i milioni di euro stanziati per gli aiuti alimentari. Questo è il passato, però.
Sul presente è necessario integrare quel Fondo da 15 milioni. Glielo dico davvero con grande spirito collaborativo: proviamo a rimodulare la misura insieme alla carta “Dedicata a te” perché si rivolgono a platee differenti. Il Fondo aiuti alimentari agli indigenti si unisce alla legge anti-spreco, che premia le donazioni aziendali, e ai fondi europei. Ad oggi, queste ultime due cose sono l'unica certezza, i 70 milioni di euro annuali dei fondi comunitari e le donazioni aziendali. Quindi, è necessario integrare il Fondo nazionale sugli aiuti alimentari perché altrimenti, proprio per le lungaggini dei bandi, nel prossimo triennio rischiamo di avere i magazzini del Banco alimentare, della Caritas e di tante associazioni che distribuiscono i generi alimentari vuoti.
Questo è un punto, perché gli aiuti alimentari sono profondamente diversi dalla carta “Dedicata a te”, che va direttamente alla persona indigente. Gli aiuti alimentari e il Fondo indigenti sono una misura di sussidiarietà. Il Terzo settore risponde a dei bisogni sociali che non sono soltanto materiali. È una misura di tipo generativo quella degli aiuti alimentari e della distribuzione agli indigenti perché, distribuendo il cibo, il Terzo settore incontra le altre povertà delle famiglie. Quindi, le chiedo davvero: proviamo a rimodulare queste due misure poiché 600 milioni di euro da un lato e 15 milioni di euro dall'altro sono una sproporzione un po' grande.
Nella prossima legge di bilancio proviamo a costruire insieme una misura che dia soddisfazione al Terzo settore e alle iniziative da porre in essere con i comuni; allo stesso modo, lavoriamo insieme perché le procedure burocratiche siano migliorate. Infatti, non è colpa degli enti del Terzo settore se questi beni non vengono distribuiti, ma è proprio perché i bandi sono onerosi e lunghi da mettere in campo.
(Iniziative di competenza volte a scongiurare l'apertura di una procedura di infrazione europea in relazione al disegno di legge in materia di divieto di produzione e commercializzazione della cosiddetta carne coltivata – n. 3-00757)
PRESIDENTE. La deputata Scutella' ha facoltà di illustrare l'interrogazione Caramiello ed altri n. 3-00757 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, oggi con questa interrogazione le chiediamo semplicemente di fare chiarezza su tutto questo caos che avete generato in merito al disegno di legge sulla carne coltivata. Infatti, cosa succede? L'Italia prima invia la notifica Tris alla Commissione; poi, però, a meno di un mese dalla scadenza del periodo di non adottabilità della legge, ritira la già inviata notifica. Nulla di nuovo, dovremmo essere abituati alle vostre retromarce, ai vostri ripensamenti, alle vostre inversioni, ma purtroppo noi non ci rassegniamo e non ci abituiamo.
Questo dietrofront, tra l'altro, sarebbe giustificato alla luce della discussione parlamentare in corso e delle modifiche che il testo potrebbe subire; modifiche, però, tutte sonoramente bocciate.
Da ultimo, Ministro, lei ha dichiarato la volontà di procedere velocemente all'adozione del testo. È chiaro che queste incongruenze non possono che comportare notevoli svantaggi per l'Italia, che rischia seriamente una nuova infrazione europea.
Dunque, Ministro, molto semplicemente, noi le chiediamo quali urgenti iniziative intenda intraprendere al fine di scongiurare l'eventuale apertura di una procedura di infrazione conseguente ad una illegittima limitazione del mercato interno, e quindi evitare la violazione del diritto eurounitario. La pregherei, Ministro, però, di rispondermi non facendo riferimento a chi c'era prima di lei, ma al suo operato.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie all'onorevole Caramiello perché oggi mi ha dato la possibilità di descrivere quello che potrà essere il lavoro che ci porterà all'approvazione - lo spero, è il Parlamento che decide - di una legge che ritengo fondamentale; poi, ringrazierò gli altri colleghi che hanno voluto porre question time analoghi, che mi permettono di approfondire ancora meglio il tema.
Come sapete, noi crediamo che la sovranità nazionale sia un valore portante e che il diritto del popolo italiano di autodeterminarsi sia un elemento cardine del buon governo.
Il disegno di legge che vieta la produzione, la commercializzazione, l'importazione e l'esportazione del cibo sintetico, coltivato, finto, come preferite chiamarlo, nasce da una petizione popolare, firmata anche da autorevolissimi esponenti dell'opposizione, tra i quali l'autorevolissimo mio collega, onorevole De Castro, che ringrazio per il lavoro comune che svolgiamo in Europa a difesa dei prodotti italiani, e anche, per esempio, tra le fila del suo movimento, il MoVimento 5 Stelle, dall'attuale capogruppo in Senato, collega Patuanelli, altra persona che stimo molto, che, insieme agli altri, ha firmato la petizione di Coldiretti, partendo dalla certificazione - era scritto nella petizione firmata - che è dannoso per l'ambiente, perché consuma più energia e inquina di più, che è rischioso per la salute umana, limita la libertà dei consumatori, omologa le scelte sul cibo, favorisce gli interessi di pochi che vogliono monopolizzare l'offerta di cibo nel mondo, spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura, e, quindi, va vietato. Questo era il testo sottoscritto da tanti miei colleghi in tutta Italia. Tutte preoccupazioni condivise dal Governo italiano, che è stato determinato da un voto popolare il 25 settembre scorso e che ha deciso di fare quello che ha garantito ai propri elettori; e, quando sottoscrive qualcosa, poi, nell'ambito del Parlamento, mette in pratica quello in cui crede.
Come sapete, tutte le regioni italiane e migliaia di comuni hanno chiesto la stessa cosa con ordini del giorno quasi sempre approvati all'unanimità, compreso da tanti vostri esponenti, che chiedevano di vietare la commercializzazione, l'importazione e l'esportazione del cibo sintetico, esattamente definito così. Poi lo possiamo chiamare coltivato, finto, per ognuno c'è la libertà di scegliere come chiamarlo.
Allora, spero che la Conferenza dei presidenti di gruppo, fin da oggi, calendarizzi per il prossimo mese l'approvazione definitiva del disegno di legge sulla carne coltivata, che già la Commissione parlamentare agricoltura e le altre competenti hanno approvato, e che il Senato della Repubblica ha già approvato qualche mese fa, dandoci la possibilità di avere garanzia rispetto alla volontà del popolo che passa attraverso gli eletti, secondo i dettami della nostra Costituzione.
Quindi, e lo citerò poi in maniera ancora più dettagliata, citando i casi di revoca delle notifiche, tra le quali molte che coinvolgono molti esponenti di questo Parlamento quando erano al Governo, questo certifica, in maniera puntuale, la nostra volontà di garantire la salute, l'ambiente, l'economia e la cultura del nostro popolo.
Siamo consapevoli e convinti che, in Europa, si stia radicando questo modello, tanto da immaginare un'Europa tanto libera dagli OGM, e questa è stata una grande vittoria, quanto libera da prodotti che cancellano il nostro modello di civiltà, come il cibo sintetico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Caramiello ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. No, Ministro, la sua risposta non ci soddisfa minimamente, e le spiego il perché.
Con la sua politica inconcludente, oggi, rischia di mandare l'Italia in infrazione, sanzionabile quindi dall'Europa, con l'altissimo rischio di generare un ritardo irrecuperabile rispetto a un mercato globale che corre veloce e che, di certo, non aspetta un'Italia che arranca a causa della vostra arroganza politica ed incapacità di giudizio, figlia soltanto di una continua propaganda a reti unificate. Le uniche voci rimaste libere, come la trasmissione Report, sono continuamente sotto attacco.
La verità, Ministro, è che con le sue scelte sta bloccando l'innovazione, la sostenibilità, la tutela e il benessere animale, e soprattutto lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica tutelata dall'articolo 9 della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo Governo è inadeguato, ma soprattutto lei, Ministro, dove vuole portarci? Come vede il futuro dell'Italia? In merito alla carne, lei, Ministro, è a conoscenza che siamo autosufficienti con il mercato interno solo con la produzione del pollo? Lo sa che importiamo, per il 35-40 per cento, i suini e che i bovini che mangiamo per la stragrande maggioranza sono francesi? Ma lei di quale sovranità alimentare e di quale made in Italy sta parlando, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ministro, anch'io amo mangiare una bistecca fiorentina e bere un buon vino italiano, per me, del Sud Italia, ma in merito alla carne coltivata, se l'EFSA, che è l'Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma, dovesse affermare che la carne coltivata è sicura e commercializzabile anche in Europa, in nome di chi oggi lei, Ministro, bloccherebbe quelle imprese italiane che vogliono investire in un comparto che potrebbe creare indotto e posti di lavoro nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Deve concludere, grazie.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Sì. In nome di quale potere autoritario lei toglierebbe la libertà a un cittadino di scegliere in autonomia cosa mangiare? Vado a concludere. Dopo che avete abolito il reddito di cittadinanza, dopo che avete affossato il salario minimo, continuate con lo sfascio di una società, che, a causa vostra, è sempre più in difficoltà.
PRESIDENTE. La ringrazio.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Altri 10 secondi, Presidente.
PRESIDENTE. No, guardi, ha sforato di 40. Deve chiudere.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Ministro, faccia pace con i suoi pensieri, si fermi e non si faccia condizionare da interessi corporativi, che, con queste scelte, ci faranno diventare, purtroppo, ultimi in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Elementi e iniziative di competenza in relazione al ritiro della notifica Tris riguardante il disegno di legge sulla cosiddetta carne coltivata - n. 3-00758)
PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00758 (Vedi l'allegato A).
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Sempre su questo tema, sull'articolo 2 del disegno di legge di cui si è parlato, che introduce il divieto di produzione, promozione e commercializzazione, e quindi anche di importazione, di alimenti o prodotti da colture cellulari, carne derivata da colture cellulari, carne coltivata.
Signor Ministro, trovo fuori luogo che lei chiami questo “finto”; è un modo di essere antiscientifici e reazionari, e la inviterei ad un maggiore rispetto, perché lei non sta leggendo un volantino della Coldiretti, è il Ministro dell'Agricoltura della Repubblica italiana.
Questa iniziativa legislativa ha portato alla segnalazione, come si diceva, alla procedura di notifica all'Unione europea, che, ci dice la stampa, è stata ritirata. Ecco, vorrei capire perché sia stata ritirata, visto che, com'è stato detto dal collega precedentemente, sta all'Autorità europea per la sicurezza valutare la sicurezza alimentare e non a questo Parlamento, per il momento, ancora; e se non ritiene che questo porterà inevitabilmente, se voi andate in fondo al vostro progetto legislativo, a nuove infrazioni rispetto al diritto comunitario, che verranno pagate con i soldi dei contribuenti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, collega Della Vedova. La ringrazio per permettermi di completare gli argomenti che ho appena avuto modo di segnalare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che mi chiedevano: a nome di chi normate? Teoricamente, del popolo italiano che ci ha votato, dei comuni, ma anche degli esponenti del MoVimento 5 Stelle che ci hanno chiesto di farlo.
Rispondo a lei, ringraziandola, perché mi consente di fare chiarezza anche su questo passaggio della notifica. È vero che il Governo italiano ha ritirato la notifica del disegno di legge avente ad oggetto il divieto di commercializzazione e di produzione di cibo sintetico. L'utilizzo del termine “finto” troverà argomenti nel vocabolario per sottolineare quello che noi consideriamo artificioso e simulatorio, e quindi ritengo che abbia poco a che fare con il connotato di un cibo che, ancora, per fortuna, in Europa è vietato, anche per le ragioni legate alla produzione ed alla tipicità del prodotto, che deriva dai meccanismi artificiosi con cui viene realizzato.
Dalla Commissione europea non abbiamo avuto alcun tipo di considerazione rispetto alla nostra notifica per molto tempo e abbiamo ritenuto che il Governo italiano potesse attendere, per effettuare una nuova notifica, il parere del Parlamento, cioè il voto definitivo di questo progetto di legge. Non esiste alcun parere di Stato, non esiste alcun parere della Commissione sull'argomento. Il ritiro della notifica è stato effettuato motu proprio dal nostro Governo per ragioni formali, ossia per consentire al Parlamento di concludere il proprio iter e di modificare il testo in piena autonomia. Il disegno di legge, infatti, è stato presentato dal Governo, ma la decisione di approvarlo è tutta del Parlamento, come lei ben sa.
Onorevole collega, lei vuole sapere se questa sia una procedura anomala e se, dunque, questa scelta esporrà all'Italia una procedura di infrazione. No, non lo è affatto. Mi permetta di citare alcuni dati che possono essere ricavati dal Rapporto del Consiglio europeo al Parlamento dell'Unione europea sul sistema di notifica. Nel periodo 2016-2020, gli Stati membri hanno ritirato 217 volte le loro proposte, vale a dire procedimenti di varia natura, per la maggior parte di carattere normativo, e solamente in 30 casi questo è avvenuto in seguito all'adozione di un parere circostanziato da parte della Commissione. Ne risulta, insomma, che, nella grande maggioranza dei casi, il ritiro della notifica è avvenuto quando ancora la Commissione non aveva adottato alcun parere, proprio come nel nostro caso.
Posso richiamare vari esempi, come quello della Germania sulla legge che prevedeva l'indicazione geografica sulle etichette delle produzioni di allevamento di animali, o quello del Portogallo. Avremo altre occasioni per citarli. L'ultimo esempio riguarda la Francia, è di questa estate e riguarda proprio il meat sounding, quindi un provvedimento di natura simile a quello che abbiamo in discussione qui alla Camera. Solo nel 2023, il ritiro delle notifiche da parte degli Stati europei è avvenuto in 32 casi. Il ritiro della notifica non è una procedura sconosciuta neppure all'Italia. Nel 2020, lo stesso Ministero delle Politiche agricole ritirò infatti la notifica effettuata in materia di utilizzo di fertilizzanti in agricoltura e, nel 2021, il Ministero della Salute per un provvedimento in materia di igiene e di imballaggi.
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Chiudo, Presidente.
Il Ministro Martina - lei ricorderà bene quel periodo, perché era un autorevole esponente del Ministero degli Affari esteri - dispose la revoca della notifica del decreto relativo all'indicazione in etichetta del luogo di provenienza della pasta, del riso e dei prodotti utilizzati per produrli. Le procedure di infrazione non sono arrivate per quello e noi auspichiamo che non arrivino nemmeno per una determinazione libera del Parlamento italiano che garantisce, in termini di uso e di precauzione, i nostri cittadini, dai rischi per la salute, che il mio collega Schillaci ha ben definito, ma anche dai rischi per l'economia, per la cultura e per la tradizione della nostra Nazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Della Vedova.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Sarà generoso anche con me con i tempi.
Signor Ministro, il processo di notifica prevede che si notifichi prima che la legge venga approvata, perché altrimenti non è una notifica e allora tutte le leggi vengono approvate. Questo implica che le osservazioni sulla contrarietà del provvedimento in itinere rispetto al diritto comunitario vengano comunicate prima, per evitare che successivamente all'approvazione della legge - che è quello che succederà o succederebbe al 100 per cento in questo caso - scatti il meccanismo di infrazione, con un danno per i contribuenti italiani.
Lei non ha ritirato la notifica per ritirare il provvedimento. Ci ha spiegato che ha ritirato la notifica ma che vorrà rilanciare sul provvedimento. Quindi, l'infrazione sarà certa, perché voi non potete vietare la libera circolazione di alcun prodotto alimentare, quando venisse approvato dall'Agenzia, come è stato richiamato. Non lo può fare, signor Ministro, perché lei non è il Ministro della Coldiretti, è il Ministro della Repubblica e risponde a questo Parlamento. Lei ci ha spiegato gli argomenti con il volantino della Coldiretti, che è pieno di falsità sulla pericolosità e sui danni all'ambiente. Ma voglio dire una cosa in conclusione, e chiudo. Signor Ministro della Sovranità alimentare, la sovranità alimentare non è ridurre ai prodotti dell'orto. Lo sa benissimo, i colleghi l'hanno detto. I pastai italiani esportano pasta in tutto il mondo comprando il grano migliore che c'è nel mondo. Allora cosa facciamo, glielo vietiamo?
PRESIDENTE. Deve concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Chiudo, signor Presidente. In Olanda ormai sono a un passo dal fare la richiesta e sono pronti a partire con la produzione. In Israele è già una realtà. Perché vogliamo vietare all'Italia di stare sulla frontiera della produzione alimentare? Non ci sarà alcun obbligo per nessuno di mangiare la carne coltivata, anche se evita la macellazione, anche se riduce l'impatto ambientale della produzione di proteine. Non ci sarà alcun obbligo. Lei vuole vietare all'Italia di stare sulla frontiera della produzione alimentare, frontiera sulla quale siamo. Lei vuole rinunciare a questo e si illude di poter vietare agli italiani di mangiare, quando sarà assicurata e certificata la salubrità di questi prodotti alimentari.
PRESIDENTE. La ringrazio.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Farà solo l'interesse delle aziende straniere, altro che sovranità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa)!
(Iniziative volte a tutelare la competitività della produzione ortofrutticola italiana, in relazione agli eventi calamitosi che hanno colpito il comparto - n. 3-00759)
PRESIDENTE. La deputata Almici ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00759 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
CRISTINA ALMICI (FDI). Grazie, Presidente. La produzione ortofrutticola italiana è un comparto fondamentale nel settore agroalimentare e rappresenta un quarto della produzione agricola nazionale. Nel 2022 il valore della produzione raggiunto è stato di 15 miliardi e, se guardiamo alle esportazioni, rappresenta il 16 per cento delle esportazioni di tutto il comparto agroalimentare. Le alluvioni, la siccità e le gelate hanno messo a dura prova questo settore, tra l'altro erodendo le quote di mercato. Basti pensare, ad esempio, alle pere, che sono andate a vantaggio delle produzioni spagnole, piuttosto che al kiwi, a favore della Grecia. Presso il Ministero è stato istituito il tavolo dedicato al settore ortofrutticolo per un confronto con i produttori per valutare le problematiche e anche le opportunità ma è evidente che pensare a 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura piuttosto che a 300.000 aziende coinvolte in questo settore pone una serie di valutazioni da parte del Ministero. Siamo certi che il Ministro e il Ministero siano attenti a questa operazione. Chiediamo, quindi, quali azioni il Ministero stia ponendo in atto al fine di garantire la competitività delle aziende ortofrutticole del settore e del comparto italiano.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ringrazio il gruppo Fratelli d'Italia, il collega Foti, primo firmatario, e la collega Almici che ha appena illustrato il quadro del settore ortofrutticolo che rappresenta il primo comparto dell'agroalimentare italiano, con 14,2 miliardi di euro di valore della produzione, pari al 22 per cento dell'intera produzione agricola italiana.
L'industria di trasformazione ortofrutticola si colloca al primo posto in Europa per fatturato, con una quota del 17 per cento, le esportazioni di prodotti freschi e trasformati valgono 10,6 miliardi di euro, pari al 17 per cento di tutte le esportazioni agroalimentari italiane. Sono numeri importanti che ne fanno, per noi, un asset strategico.
Lo scenario futuro, però, desta preoccupazioni e il calo dei volumi su singoli prodotti, già registrato nell'ultimo rapporto Ismea, che si riferisce all'annualità 2022, dimostra la difficoltà in cui versa il comparto ortofrutticolo. Vari fattori concorrono a tale situazione di crisi. Ne cito tre: i problemi strutturali mai affrontati, i cambiamenti climatici, che incidono sempre più spesso sulla quantità e sulla qualità delle produzioni - ai quali si aggiunge il problema congiunturale dell'aumento dei costi di produzione dovuto all'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime che, a sua volta, porta criticità al carrello e dati inflazionistici - e, non ultima, l'assenza in Italia di uno sviluppo strategico della ricerca. Tutto questo determina un significativo aumento dei prezzi al consumo, come ho appena ricordato.
È necessario intervenire con idee innovative, al fine di realizzare prodotti qualitativamente e anche, speriamo, quantitativamente migliori che vadano in parallelo ad un aumento della richiesta dei mercati. In primo luogo, è necessario favorire l'accesso al credito da parte delle imprese agricole. Al riguardo, nella prossima legge di bilancio, abbiamo stanziato 20 milioni per i crediti cambiari, che daranno liquidità fresca alle imprese dell'ortofrutta. Le imprese avranno in questo modo a disposizione liquidità da impiegare immediatamente. Occorre, poi, sviluppare nuove varietà di cultivar maggiormente resistenti ai cambiamenti. Voglio ricordare un emendamento del collega De Carlo al Senato che ha aperto alla sperimentazione in campo alcune tecniche di innesto genomiche che nulla c'entrano con gli OGM ma che sono in grado, con metodi naturali, di garantire varietà più adatte a resistere al nuovo scenario climatico. Ulteriori indirizzi di ricerca saranno rivolti al CREA e a tutti i nostri istituti scientifici italiani, per quanto di nostra competenza. Realizzeremo inoltre un'ampia campagna di comunicazione finalizzata alla valorizzazione del benessere indotto dal consumo di ortofrutta nell'ambito di una equilibrata dieta mediterranea, di cui facciamo vanto.
Il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha garantito alle imprese agricole massimo sostegno. Solo quest'anno, sono stati stanziati 181 milioni per gli eventi derivanti da alluvioni, 7 milioni per la peronospora e 9,5 milioni per il mal secco degli agrumi, insieme al Fondo per la sovranità alimentare che aiuta le filiere deboli per 100 milioni. Quanto al settore delle pere, che lei ricordava, particolarmente importante, a seguito del tavolo dell'ortofrutta, che ha visto noi confrontarci con le associazioni, come facciamo abitualmente, sono stati stanziati 10 milioni e 2 milioni per il settore del kiwi. Vedremo in legge di bilancio se si potranno aumentare questi interventi con ulteriori azioni per le emergenze ma, soprattutto, linee strategiche che permettano all'Italia di restare competitiva.
PRESIDENTE. Il deputato Mattia ha facoltà di replicare.
ALDO MATTIA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, che dà una risposta ampiamente soddisfacente, perché, considerato il momento climatico che ha attraversato l'agricoltura quest'anno, in particolar modo il settore dell'ortofrutta e, in maniera particolare, la regione principe della produzione ortofrutticola, cioè l'Emilia-Romagna, questo intervento immediato di aiuti diretti di 10 milioni per le pere e di 2 milioni per i kiwi è importantissimo, ma è determinante l'intervento che verrà messo in atto a breve di 20 milioni per la proroga delle cambiali agrarie. Infatti, signor Ministro, attraverso questo strumento, possiamo dare la possibilità di rivitalizzare un'impresa agricola che si è trovata in difficoltà.
Ma ancora più importante è aver impostato un metodo di lavoro che affronti i problemi strutturali della filiera. Mi riferisco all'azione promozionale dentro le scuole, ma, in particolar modo, anche al tema affrontato della manodopera. I flussi legati per avere una maggiore manodopera, così come impostati, porteranno sicuramente, nel giro di un triennio, da 14.000 a 95.000 unità. Un tema importantissimo per combattere i costi di gestione e, di conseguenza, del mercato europeo e mondiale. Grazie, buon lavoro, continui così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative volte a velocizzare i tempi di erogazione dei contributi pubblici a favore degli agricoltori per il costo delle polizze assicurative contro i rischi derivanti da avversità naturali – n. 3-00760)
PRESIDENTE. Il deputato Davide Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00760 (Vedi l'allegato A).
DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno, signor Ministro, noi, oggi, siamo qui a chiederle un quesito in base ai pagamenti dei contributi assicurativi che avvengono in agricoltura. Come tutti sappiamo, la gestione del rischio in agricoltura prevede un contributo da parte dello Stato sulle polizze contro le avversità naturali. Gli agricoltori, ogni anno, ricevono un contributo che viene versato, poi, da Agea su una quota a loro carico. Questa contribuzione, negli ultimi anni, è corrisposta sempre intorno al 70 per cento. Risulta agli interroganti e al sottoscritto, che, per l'anno 2022, per un problema, probabilmente, legato ai fondi, sia corrisposto solo un 40 per cento, anziché il 70 e, quindi, restino ancora circa 240 milioni da erogare agli agricoltori attraverso i consorzi di difesa. I consorzi si trovano in un momento di difficoltà perché, ovviamente, dovrebbero rientrare il debito 2022. Quindi, chiediamo a lei, signor Ministro, quali siano le tempistiche e come si intenda procedere per riuscire a velocizzare un po' i tempi per far fronte a un contributo da erogare ai consorzi.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie al gruppo della Lega, al collega Bergamini. La sua interrogazione mi permette di affrontare una questione che desta preoccupazione, come lei rileva, e per la quale, seppure le responsabilità siano strutturalmente ascrivibili a scelte effettuate nel passato, noi vogliamo rispondere e cercare di arrivare a tutti i meccanismi che permettano di non danneggiare il mondo dell'agricoltura, a cui teniamo.
Mi riferisco all'attuale stato dei consorzi di difesa, che erano stati immaginati come perno del sistema assicurativo in agricoltura e che, per varie ragioni, tali non sono stati o almeno non sono stati in grado di svolgere pienamente questo ruolo.
Come lei ha ricordato, si tratta di organismi previsti dall'articolo 10 del decreto legislativo n. 102 del 2004, che possono far ricorso a forme assicurative mediante contratti stipulati anche in nome e per conto degli agricoltori soci qualora questi non vi abbiano provveduto direttamente mediante società di assicurazione. In passato, si era ipotizzato che, attraverso tali organismi, si potesse incentivare il ricorso delle imprese agricole agli strumenti di assicurazione. È accaduto però che, negli ultimi 8 anni, corrispondenti al periodo di programmazione 2015-2022, la superficie assicurata è cresciuta solo del 4 per cento e, nello stesso periodo, i valori assicurati sono cresciuti del 39 per cento, mentre il fabbisogno finanziario è aumentato del 114 per cento. Aggiungo che si registrano importanti disparità nel numero delle imprese assicurate tra le varie regioni italiane, è sufficiente citare alcuni dati per rendersene conto: a fronte di 13.241 imprese agricole assicurate con polizze agevolate stipulate nella regione Veneto, per esempio, per un valore di un miliardo e mezzo, e di 9.600 in Emilia-Romagna, si registrano, nel 2022, 386 imprese assicurate in Calabria e 345 in Sardegna.
La carenza di risorse finanziarie che lei ha segnalato è stata causata da scelte che sono state effettuate in Europa in periodi precedenti all'insediamento del Governo Meloni. Il regolamento comunitario 2015-2021 e i relativi piani strategici non consentono più, infatti, di utilizzare i fondi della PAC, della nuova programmazione, per far fronte ai maggiori costi delle campagne assicurative degli anni precedenti, com'era uso consuetudinario fare. Per tali ragioni, al momento è stato possibile assicurare una copertura del 40 per cento circa dei costi di polizza a carico degli agricoltori, a fronte del contributo medio annualmente riconosciuto, variabile dal 60 al 65 per cento.
Quanto ai consorzi di difesa che hanno anticipato, a novembre 2022, in nome e per conto degli agricoltori il totale dei premi assicurativi, sottoscrivendo finanziamenti bancari, abbiamo comunque immaginato di lavorare per cercare di compensare al massimo quello che è un vero e proprio buco critico di risorse, come lei ha citato, che non corrisponde però alle nostre dotazioni di bilancio, che ci permettono di pagarlo per intero.
Devo dire, però, che questo nostro sforzo deve corrispondere a una riforma del sistema delle assicurazioni. Non è pensabile che questa disparità carichi sullo Stato i rischi e tenga, invece, il sistema assicurativo patrimonio di coloro che, nel modo più corretto, salvaguardano il mondo dell'agricoltura, proteggendolo e proteggendo anche i loro investimenti con un'assicurazione che li metta in garanzia e alla quale contribuiamo volentieri, ma in termini economici, com'è oggetto di discussione, l'operazione di incentivare, attraverso i consorzi di difesa, il sistema assicurativo orizzontale sul piano nazionale, dai dati che emergono, non ha funzionato.
PRESIDENTE. Il deputato Davide Bergamini ha facoltà di replicare.
DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, signor Ministro, per la risposta. Abbiamo fatto chiarezza su sull'argomento e voglio auspicare che vi sia poi la disponibilità di riuscire a distribuire maggiori risorse possibili alle nostre imprese agricole che, come tutti sappiamo, si trovano in un momento di grande difficoltà. Sicuramente, il sistema assicurativo, come ha sottolineato lei, avrà bisogno di essere rivisto, perché, comunque, sono aumentati i danni all'interno del comparto agricolo, ci sono probabilmente poche aziende assicurate e questo va poi a mettere a repentaglio il monte fondi da andare a redistribuire.
Ancora una volta, però, siamo di fronte a dover pagare, con la nostra agricoltura, scelte dell'Europa, e questo ovviamente va a discapito delle nostre aziende agricole, degli imprenditori che comunque hanno sempre supportato e sostenuto il nostro Paese. Quindi voglio immaginare che ci sarà sicuramente la possibilità, in futuro, di dimostrare ai nostri agricoltori di essere sicuramente ancora un grande esempio virtuoso per il nostro Paese e che ci sia la volontà - che credo che questo Governo comunque abbia già dimostrato - di imprimere anche all'interno dell'Europa un peso ponderale maggiore per riuscire a far fronte anche a questo tipo di discorso che abbiamo appena affrontato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Misure a favore del comparto agricolo e della pesca, con particolare riguardo all'emergenza relativa al cosiddetto granchio blu – n. 3-00761)
PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00761 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il comparto agricolo, negli ultimi anni, è stato colpito da numerosi episodi di natura emergenziale improvvisa e di difficile previsione, tra cui siccità, alluvioni e diffusione di fitopatie, con la diffusione di specie invasive come il granchio blu.
In Italia, è stata segnalata la presenza del granchio blu per la prima volta nel 2007 e, sempre relativamente al granchio blu, la diffusione della specie ha rappresentato un danno economico all'acquacoltura nazionale; in particolare, il comparto della molluschicoltura e soprattutto quello delle vongole veraci è stato pesantemente colpito dalla predazione da parte del granchio blu. Con il decreto-legge n. 104 di quest'anno, il Governo ha previsto lo stanziamento di 3 milioni di euro per sostenere l'attività di cattura e smaltimento del granchio blu. Il citato decreto, inoltre, ha visto ulteriori modifiche, con un ulteriore stanziamento di 500.000 euro. Inoltre, gli eventi alluvionali che hanno colpito l'Emilia-Romagna lo scorso maggio hanno anche comportato forti difficoltà di natura emergenziale in altri comparti, come quello agricolo e hanno anche agevolato la diffusione del granchio blu in Emilia-Romagna, in Veneto e in altre regioni italiane.
PRESIDENTE. Concluda.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). A questa emergenza e ad assommarsi al danno che ha portato, nel corso del 2023, si sono susseguiti alternativamente episodi di siccità e gravi precipitazioni. Signor Ministro, le chiediamo pertanto quali misure intenda adottare per contrastare l'emergenza di cui in premessa, anche in riferimento al granchio blu.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie al deputato Bicchielli e al primo firmatario, onorevole Maurizio Lupi, di questa interrogazione, che mi permette di parlare di un argomento rilevante. Mi permetto una piccola correzione: il granchio blu è presente nel Mar Mediterraneo da oltre quarant'anni, tanto che, nel rapporto CEE/FAO del 1987, viene indicata come specie non più aliena.
Nel Mar Mediterraneo non esistono, purtroppo, predatori naturali sufficienti a depopolare il granchio blu, proveniente dall'Atlantico, attraverso la Turchia e l'Albania, che poi è arrivato anche nei nostri mari e, quest'anno, attraverso la cosiddetta fluttuazione di abbondanza, ha avuto una crescita esponenziale.
A metà luglio di quest'anno sono arrivate le prime lettere nelle quali i nostri pescatori - cui va tutta la nostra solidarietà - denunciavano l'aggressione, da parte del granchio blu, dei loro allevamenti di vongole, cozze e altri mitili, una vera e propria invasione.
Il 6 agosto ho visitato i consorzi delle imprese di acquacoltura e della pesca di Porto Viro e Porto Tolle promettendo, anzi garantendo, per la verità, un immediato intervento, tant'è vero che alcuni giorni dopo, già il 10 agosto, nel decreto - come lei ricordava - venivano stanziati i primi 2.900.000 euro, che servivano a smaltire il granchio blu, cosa che paradossalmente era a carico dei pescatori; tali risorse, dopo tutte le idonee procedure, in queste ore stanno arrivando ai pescatori.
Il 24 agosto ho incontrato i pescatori di Goro, una città straordinaria dell'Emilia-Romagna in cui l'economia delle famiglie è totalmente - totalmente - insistente sul settore della pesca. Credo che gli interventi cui dobbiamo mirare siano proprio per questo urgenti e debbano mettere questi pescatori in condizione di sopravvivere: questo è l'elemento sul quale ci stiamo impegnando. A seguito di quell'incontro, abbiamo stanziato altri 10 milioni, finalizzati alla ristorazione delle imprese e alla protezione dall'invasione del granchio blu. Il provvedimento è stato trasmesso alla Conferenza Stato-regioni e attendiamo l'approvazione da parte delle regioni.
Fin dal primo momento, però, abbiamo sottolineato che se, da una parte, il granchio blu è un grande problema, dall'altra, può essere un'opportunità, come accade in Nazioni in cui il consumo è alto, ad esempio negli Stati Uniti. La Tunisia, in pochi anni, ha portato la pesca del prodotto granchio blu al 20 per cento della sua esportazione verso mercati ricchi.
Voglio ringraziare i nostri cuochi, i nostri ristoratori, i nostri mass media, tutti quelli che si sono impegnati a farlo diventare un prodotto di ampio consumo grazie alle sue proprietà nutrizionali, ma anche grazie alle indicazioni sul modo di utilizzarlo e cucinarlo; questo ha attivato filiere che porteranno lavoro e nuove economie.
Da una parte, agiamo per risolvere problemi emergenziali, dall'altra, immaginiamo come sviluppare azioni che creino ricchezza e possibilità di lavoro in questa nostra Nazione anche - anche - utilizzando quelle che vengono lette da altri solo come emergenze e spesso tendenti alla cronicizzazione degli investimenti riparatori e non alla programmazione di una crescita economica che permetta, invece, di sviluppare il nostro modello economico.
PRESIDENTE. La deputata Semenzato ha facoltà di replicare.
MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro, per la soddisfacente risposta. È innegabile che fenomeni come siccità, alluvioni, gelate, diffusione del granchio blu abbiano influenzato negativamente l'agricoltura, l'acquacoltura e la pesca nazionale. In Veneto lo sappiamo bene, e lo sanno bene i nostri imprenditori ittici e, in generale, i pescatori dell'Adriatico che si sono trovati le reti piene di granchi blu e hanno subito gravi danni.
Ministro, è incoraggiante notare come il Governo abbia già adottato misure significative, come lo stanziamento di 2,9 milioni di euro per sostenere l'attività di cattura e smaltimento del granchio blu. Inoltre, l'ulteriore stanziamento di 500.000 euro per l'esonero parziale dai contributi previdenziali e assistenziali per le imprese dell'acquacoltura è un passo importante per alleviare il loro onere finanziario.
Nel frattempo, Ministro, da noi in Veneto, come ha detto il nostro sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il granchio blu finisce in tecia, ossia in pentola, come anche lei ha suggerito, ma se anche i nostri imprenditori hanno fatto di necessità virtù, immettendo sul mercato, da inizio anno, 150 tonnellate di granchi blu, il problema permane e richiede soluzioni di lungo periodo.
Occorre limitare l'iper-proliferazione incontrollata di questa specie e riportare l'equilibrio della fauna ittica. È fondamentale che il Ministero continui a collaborare con gli agricoltori e gli esperti del settore per sviluppare strategie a lungo termine che proteggano la produzione di cozze, vongole veraci e altri molluschi: penso ai nostri pescatori di Pellestrina, di Chioggia, di Porto Tolle. Concludo, ringraziando il Ministero che sta approntando misure concrete, multidisciplinari e sostenibili per affrontare il problema del granchio blu.
Il settore ittico e dell'acquacoltura sono vitali per il nostro Veneto e per l'Italia e dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere e promuovere la crescita, nel rispetto dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
(Iniziative a tutela degli operatori umanitari presenti nella Striscia di Gaza – n. 3-00754)
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00754 (Vedi l'allegato A).
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro degli Affari esteri, a Gaza, in queste ore, è in corso una catastrofe umanitaria di proporzioni impressionanti. I numeri delle vittime, uomini, donne, bambini e anziani, e delle case distrutte sono in continua crescita: non li sto a citare qui, perché purtroppo quelli che abbiamo scritto in questa interrogazione, depositata qualche ora fa, sono stati già ampiamente superati da una realtà terribile.
Gli aiuti sono largamente insufficienti, poche gocce d'acqua salata in un mare di disperazione, che cresce ogni ora di più.
In questo quadro, oltre alla popolazione civile palestinese, nella Striscia di Gaza, come lei sa bene e ha già dichiarato in più occasioni, sono presenti diversi nostri connazionali: 19, secondo i dati che il Governo ha fornito (anche la Premier, oggi, ha dato nuovamente questi dati), tra cooperanti e familiari.
Siamo dunque, qui, a chiedere al Governo quali iniziative urgenti intenda assumere, oltre alla questione più generale della crisi di Gaza, perché ai nostri cittadini sia consentito di uscire da Gaza, arrivare in sicurezza a Il Cairo e perché siano ricostruite, nella Striscia, zone sicure dove gli stessi cooperanti che vogliono fare questo, perché è la loro vita, la loro passione, possano tornare in sicurezza ad operare per loro e per le vittime civili di questa guerra terribile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Come abbiamo più volte ribadito la protezione dei cittadini italiani a Gaza è una nostra priorità. Nella Striscia sono presenti 14 connazionali, di cui 7 con passaporto italiano e 7 con doppio passaporto, italiano e palestinese. Con loro ci sono anche cinque familiari palestinesi che fanno parte del gruppo per il quale stiamo lavorando.
Tra gli italiani ci sono anche cooperanti che lavorano per le Nazioni Unite: siamo in costante contatto con loro attraverso l'Unità di crisi e il consolato generale a Gerusalemme. Sono stati ascoltati tutti gli italiani che sono lì e soltanto una ha chiesto di rimanere, perché è un'operatrice della Croce Rossa. Lavoriamo per farli uscire da Gaza, certamente, non appena se ne presenterà la possibilità. La nostra ambasciata a Il Cairo sarà pronta ad accoglierli dall'altra parte del valico di Rafah. La creazione di passaggi sicuri per l'evacuazione degli espatriati è al centro della nostra azione diplomatica a tutto campo.
Come sapete, i tre italiani inizialmente dispersi sono, purtroppo, rimasti vittime, in Israele, della barbarie di Hamas. Alle loro famiglie desidero rinnovare in quest'Aula, con tutti voi, le più sentite condoglianze.
La situazione umanitaria di Gaza rimane molto complicata. Fin dall'inizio, il nostro obiettivo è stato l'accesso regolare degli aiuti umanitari, indispensabili per evitare ulteriori sofferenze alla popolazione civile, ma anche esodi di massa, che contribuirebbero a destabilizzare la regione.
Sabato scorso, sono giunti nella striscia 20 convogli, attraverso Rafah. Domenica, ne sono transitati altri 14 e, tra ieri e l'altro ieri, il valico è stato riaperto per permettere l'ingresso di ulteriori 28 camion.
Noi siamo favorevoli a che la porta rimanga aperta e possano continuare ad arrivare camion, primo risultato dell'azione condotta dal Governo italiano con i partner europei del G7 e della regione. È importante dare continuità all'ingresso degli aiuti, naturalmente vigilando, perché questi arrivino ai più bisognosi e non nelle mani di Hamas. Tutelare gli inermi significa dimostrare in concreto che distinguiamo tra il popolo palestinese e i terroristi che di quel popolo si fanno scudo.
Occorre anche contrastare la propaganda ed evitare che false notizie infiammino le piazze. Allontanare ancora di più la prospettiva di un dialogo è esattamente l'obiettivo di Hamas.
Per quanto riguarda le notizie, abbiamo fatto tutti i riscontri, anche attraverso le intelligence, e il razzo che è caduto sul parcheggio dell'ospedale di Gaza non era israeliano. Per questo, con il Presidente del Consiglio, unico leader del G7 ad aver partecipato al vertice de Il Cairo, siamo in continuo contatto, fin dallo scoppio della crisi, con tutti i principali attori regionali…
PRESIDENTE. Concluda.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Mi scusi, Presidente, ma l'argomento è un po' delicato. Abbiamo chiesto ad Algeria, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Qatar, Turchia e ad altri Paesi dell'area di svolgere un ruolo di stabilizzazione e mediazione.
A noi interessa che tutti lavorino per la pace, per scongiurare un allargamento del conflitto, mitigare le emergenze umanitarie e assicurare la liberazione degli ostaggi. Sono queste le condizioni per non pregiudicare la prospettiva di una pace sensibile, basata sulla soluzione, che l'Italia condivide e persegue, due popoli, due Stati.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Ministro, la ringrazio della risposta. Non è mia intenzione, in nessun modo, di fronte a quello che sta accadendo e al tema di cui stiamo discutendo avere alcun tono polemico. Non lo avrò perché non è questo l'obiettivo, non servirebbe a nulla, non servirebbe a proteggere con efficacia i civili che, in questo momento, lo ripeto, sono vittime di una catastrofe umanitaria e di crimini di guerra che si ripetono ora dopo ora e non avrebbe alcun senso neanche per accelerare la liberazione o, meglio, la possibilità di uscita in sicurezza dei nostri cooperanti e dei nostri connazionali.
Ci tengo, però, a sottolineare una cosa, lo ripeto, fuori da ogni polemica. Lei ha detto, qui, parole che io apprezzo, come in generale considero equilibrata la posizione del Governo italiano. C'è un punto, però: bisogna fare i conti con la realtà, con quello che sta accadendo. Continuiamo a ripetere che noi pensiamo che la risposta di Israele non debba oltrepassare i limiti del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, continuiamo a dire che è necessario proteggere i civili e che vogliamo che gli aiuti arrivino con continuità, continuiamo a dire che vogliamo dei corridoi umanitari. Lo facciamo noi e lo fa buona parte della comunità internazionale, io ve lo riconosco. Tuttavia, la cosa che le chiedo o che, meglio, vorrei restasse agli atti di questa discussione è: oggi, siamo o no consapevoli che tutti questi auspici sono drammaticamente traditi da una realtà diversa? Non siamo entro i limiti del diritto internazionale, tanto meno di quello umanitario, siamo di fronte a crimini di guerra, a una catastrofe umanitaria, gli aiuti non passano in nessun modo in maniera continuativa e sono del tutto insufficienti.
A cose normali, a Gaza entravano oltre 100 TIR al giorno di aiuti umanitari, perché quella popolazione senza quei TIR non sarebbe potuta sopravvivere. In tre giorni - lei lo ha ricordato, ma quei numeri stavano anche nella mia e nella nostra interrogazione - sono entrati quasi 40 TIR, cioè in tre giorni meno della metà del flusso che ogni giorno entrava prima dell'attacco israeliano a Gaza. I nostri cooperanti sono in una condizione difficilissima, vogliono poter arrivare in sicurezza a Il Cairo ma sono bloccati, come anche altri civili, vogliono poter tornare a svolgere le loro funzioni. Tutto questo è impedito, oggi, dalle scelte di Israele. Io credo che il nostro Governo - lo ripeto, lo dico con rispetto per il lavoro complicato che sul piano internazionale voi state svolgendo - debba alzare la voce in modo più forte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini), insieme alla comunità internazionale, perché ogni ora che passa gli auspici, che io condivido, sono traditi da una realtà che per tutte e tutti noi è unanimemente terribile, come unanimemente tutte e tutti noi abbiamo condannato senza appello e senza ambiguità l'attacco terroristico di Hamas contro i civili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).
(Misure a sostegno delle sedi diplomatiche nell'attività di gestione dei flussi migratori - n. 3-00755)
PRESIDENTE. Il deputato Nazario Pagano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00755 (Vedi l'allegato A).
NAZARIO PAGANO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Gentile Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, nell'attuale contesto di crescenti tensioni geopolitiche, instabilità sociale e cambiamenti climatici, la tratta e il traffico di esseri umani rappresentano una fonte di lucro sempre più significativa per il crimine organizzato. Il Governo sta svolgendo un'azione a tutto campo, in via bilaterale, sia in ambito europeo sia in seno alle Nazioni Unite, per cercare soluzioni durature e sostenibili alla sfida migratoria e per contrastare le reti di trafficanti di esseri umani. Nel solco di quest'azione, la rete diplomatico-consolare all'estero, attraverso l'esame delle domande di visto di ingresso per l'Italia, rappresenta uno snodo fondamentale nella più ampia attività di gestione ordinata dei flussi migratori e può contribuire al contrasto dei crimini legati all'immigrazione illegale. Parlo di contraffazione, di tratta degli esseri umani, di traffico e di corruzione. Proprio in virtù di questo ruolo, ambasciate e consolati italiani sono esposti a crescenti rischi e pressioni.
PRESIDENTE. Concluda.
NAZARIO PAGANO (FI-PPE). Mi avvio a concludere. Ciò soprattutto in contesti particolarmente complessi come le nostre sedi africane, asiatiche o in America Latina.
Alla luce di quanto sopra si chiede, quindi, di sapere quali iniziative…
PRESIDENTE. Deve chiudere.
NAZARIO PAGANO (FI-PPE). …stia mettendo - sto concludendo - in atto, lei Ministro, per rafforzare i controlli nelle sedi più esposte e per far sì che esse possano svolgere con maggiore efficacia il ruolo di barriere all'ingresso per il contrasto all'immigrazione irregolare.
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Il Governo ha come obiettivo prioritario il contrasto a ogni forma di ingresso irregolare in Italia. È, quindi, cruciale rafforzare la capacità delle nostre sedi diplomatiche o consolari di intercettare le richieste fraudolente di visto e prevenire fenomeni corruttivi. Ho dato disposizioni severe in tal senso, anche al fine di verificare le irregolarità e perseguirle con la massima severità. Ad agosto ho disposto l'invio di missioni ispettive straordinarie in Pakistan, Sri Lanka e Bangladesh. Nei giorni scorsi una simile missione ha ispezionato le ambasciate a Kinshasa e a Brazzaville. Ulteriori ispezioni sono previste anche in altre regioni, quali l'America Latina. Sono contesti ambientali molto difficili, anche a causa dell'alto numero di documenti falsi presentati per ottenere l'ingresso in Europa. Alle ispezioni hanno partecipato non solo funzionari del Ministero degli Affari esteri ma anche esperti di Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza. I risultati sono a disposizioni delle competenti autorità, compresa quella giudiziaria, e ho dato istruzioni perché siano la base per una profonda revisione delle procedure di rilascio dei visti.
Tra le prime misure disciplinari che ho voluto adottare, ho deciso l'immediato rientro di alcuni funzionari e la sospensione temporanea del servizio visti nazionali a Kinshasa. Altre misure seguiranno. Tolleranza zero, quindi, nei confronti dei responsabili degli illeciti e sostegno convinto a tutti quelli che lavorano con scrupolo sotto forte pressione. Ambasciate e consolati offrono un significativo contributo alla lotta contro le reti di malaffare ai danni del nostro Paese. Lo dimostrano le regolari segnalazioni di frodi, tentate spesso con la complicità di organizzazioni criminali attive in Italia. Bisogna, però, continuare a dotare i nostri uffici, veri avamposti all'estero, di tutte le risorse di cui hanno bisogno. Si tratta del percorso di incremento degli organici che abbiamo avviato, anche con il sostegno del Parlamento, e che andrà perseguito.
Concludo, signor Presidente. Nel decreto-legge sull'immigrazione, ora in prima lettura qui alla Camera, abbiamo previsto di rafforzare immediatamente, con personale della Polizia di Stato, l'organico delle sedi più esposte, alle quali destineremo ulteriore nostro personale. I visti servono anche a favorire commercio e investimenti, formazione e scambi culturali e flussi turistici di qualità. Vogliamo rafforzare i canali legali e sicuri di immigrazione dei lavoratori stranieri a vantaggio delle nostre imprese. In generale, abbiamo largamente potenziato il decreto flussi. La linea del Governo è chiara: vogliamo scegliere noi chi entra e non lasciare la scelta a trafficanti di esseri umani e a reti criminali. Dunque, più fermezza contro il malaffare, servizi consolari più efficienti e controlli più stringenti, quote quasi raddoppiate per gli ingressi legali e programmazione pluriennale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il deputato Nazario Pagano ha facoltà di replicare.
NAZARIO PAGANO (FI-PPE). Ministro Tajani, la ringrazio. Soprattutto le sue ultime parole mi fanno senz'altro dire che la sua risposta soddisfa pienamente tutti noi firmatari di questa interrogazione. Apprezziamo, innanzitutto, la serietà e il rigore che animano le iniziative di vigilanza che lei ci ha descritto, Ministro, contro i funzionari pubblici che commettono illeciti. È riguardo a questi che bisogna praticare certamente la tolleranza zero, di cui lei ci ha parlato. Queste persone diventano complici di vere e proprie organizzazioni criminali che lucrano sui migranti. Bene, quindi, ha fatto il Ministero a disporre prime ispezioni nelle sedi più critiche per sradicare il fenomeno, fare piena luce e modificare profondamente le procedure per ottenere i visti d'ingresso.
Allo stesso tempo, sosteniamo pienamente la necessità di incrementare quantità e capacità del personale - lei lo ha appena detto - presso le nostre sedi più esposte, quelle più a rischio. Confidiamo nella sua capacità di correggere eventuali storture, se saranno accertate, ma anche di rafforzare i canali regolari di mobilità, perché è giusto, come lei accennava, che gli scambi commerciali e i flussi turistici vengano avvantaggiati. Le misure che ha illustrato sono quelle giuste, a nostro parere, per raggiungere questi scopi.
Più in generale, la sua azione politico-diplomatica - vogliamo ricordarlo - è anche volta a promuovere il consolidamento delle istituzioni e a fornire sostegno alle comunità locali nei Paesi di origine e di transito.
Siamo convinti, per concludere, signor Ministro e Vicepresidente del Consiglio Tajani, che questa sia la strada maestra per fermare le migrazioni incontrollate e minare alla base il potere delle organizzazioni criminali internazionali che gestiscono i traffici di esseri umani.
È proprio questo il tema che a noi sta più a cuore ed è per questo che noi le diciamo grazie per l'attività che sta svolgendo, caro Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.
La seduta, sospesa alle 16,10 è ripresa alle 16,15.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta il Presidente del Consiglio dei ministri ha consegnato il testo delle comunicazioni.
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. È iscritto a parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, onorevoli colleghi, sono molto contento che, a rappresentare il nostro Paese, in questo momento storico particolare, ci sia Giorgia Meloni. Sono molto contento, perché ho letto puntualmente il suo intervento depositato, che non è soltanto il racconto di chi deve affrontare un Consiglio tra i più difficili, ma è vissuto sulla sua pelle, perché abbiamo avuto modo di apprezzare come in questi mesi, così complicati e difficili, si sia mossa sullo scacchiere internazionale in Europa e anche nel nostro Paese.
Questo Consiglio fa seguito al Consiglio straordinario il 17 ottobre e avviene in un momento storico molto complicato, soprattutto per le evoluzioni geopolitiche molto vicino a noi. Infatti, se, da un lato, sembra essere abbandonato, ma solo mediaticamente, il conflitto russo-ucraino, dall'altro, stiamo affrontando, con incessante preoccupazione, l'evolversi del quadro bellico mediorientale: parlo di quadro bellico e mi riferisco ad un quadro che potrebbe purtroppo allargarsi e non soltanto a ciò che è venuto dal 7 ottobre in poi in quell'area del mondo. Senza, poi, dimenticare le tensioni che, ancora oggi, ci sono in Kosovo e in Armenia. Conflitti molto vicini a noi, che hanno delle ripercussioni dirette soprattutto sull'assetto economico dell'Unione e sull'assetto del nostro Paese.
L'ordine del giorno di questo Consiglio porta a tematiche importanti che segneranno l'agenda politica dell'Unione europea per i prossimi anni ed è importante che all'ordine del giorno di questo Consiglio ci sia un riferimento diretto all'Ucraina, non solo perché l'Unione deve confermare il suo sostegno incondizionato al popolo ucraino, ma anche perché non possiamo spegnere i riflettori su un conflitto che si sta perpetrando da troppo tempo. Del resto, questa è la strategia di Putin e avevamo visto bene. Putin non soltanto approfitta di questo conflitto mediorientale per sostenere i terroristi di Hamas, ma fa di tutto per spegnere i riflettori su ciò che sta ancora combinando contro l'Ucraina. Al popolo ucraino, infatti, non dobbiamo soltanto il nostro sostegno economico, ma dobbiamo comprendere a fondo fino a che punto sia arrivato il conflitto armato, al fine di ragionare sul rafforzamento delle attività diplomatiche per una risoluzione rapida e giusta e lo stesso dobbiamo fare con Israele.
Vede, signor Presidente, ho provato angoscia nel vedere lei all'impiedi con il Primo Ministro Netanyahu quando portava a sostegno e solidarietà un uomo che, in quel momento, era, allo stesso tempo, in assetto di guerra, impaurito, preoccupato, ma molto arrabbiato.
Questa è la condizione di quel Paese e quando, chiaramente, stiamo facendo sforzi per evitare che la reazione difensiva di quel Paese nei confronti dei terroristi si trasformi in una vendetta, dobbiamo comprendere la difficoltà in cui questo Governo si sta muovendo per far sì che possa dire parole giuste e con prudenza possa utilizzare ogni strumento diplomatico affinché questo conflitto non mieta ancora vittime tra le popolazioni civili.
Tutti noi abbiamo a cuore la pace nel mondo e tutti noi abbiamo visto le immagini di bambini, di anziani e di donne che sono stati massacrati prima dalla furia terroristica e che purtroppo muoiono sotto le bombe. Chi non vorrebbe salvare quelle vite umane? Però per farlo, purtroppo, c'è una strada irta di difficoltà e che non possiamo che affidare al nostro Presidente del Consiglio che con grande maturità ha dimostrato di essere presente nella zona del conflitto quando ancora altri leader internazionali e mondiali se ne stavano a casa (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Allora è importante che in questo Consiglio si parli anche di un effetto che è dirompente e intimamente legato e cioè l'immigrazione, perché l'immigrazione è indotta ed è autonoma, ma quando è indotta ha diverse strade. Un'induzione che viene dalla fuga dalle guerre è un'induzione di coloro i quali vogliono destabilizzare il quadro geopolitico europeo, per evitare che l'Europa cessi di dimostrare quello che è stato fino adesso. Se da questa pandemia, dalla crisi dell'Ucraina, da quest'ulteriore guerra possiamo dire che abbiamo una speranza è perché questa Europa, anche grazie al nostro determinante contributo, si sta dimostrando con la schiena dritta, con la testa alta e sta affrontando ogni dossier, come noi auspichiamo, in maniera seria, ragionevole e con tanto buonsenso. È per questo che il successo avuto dall'aver ottenuto che il tema immigrazione diventi centrale, non solo perché la von der Leyen è venuta a rendersi conto a Lampedusa di quel tema, ma perché sono sicuro che in questo Consiglio si prenderanno provvedimenti che non siano soltanto parole, così come sono state in passato.
Però, lo dico da siciliano Presidente: se da una parte nel Consiglio del Friuli-Venezia Giulia è possibile sospendere Schengen e intensificare i controlli alle frontiere, in Sicilia non abbiamo altra strada che convivere con la questione migratoria e convivere nel migliore dei modi. Dobbiamo superare l'effetto lager che tutti ci fanno notare e che per noi è un colpo al cuore; e l'intervento voluto dal Governo, mettendo ben 45 milioni di euro, deve andare in quella direzione, perché la prima cosa da fare è trattare da esseri umani coloro che approdano nelle nostre spiagge. Stabiliremo, un momento dopo, chi merita di restare e chi no, ma non possiamo più vedere quelle immagini di bambini dietro le sbarre di un lager che va assolutamente chiuso e alla città di Lampedusa vanno date strutture anche a tutela dei suoi cittadini e delle loro attività produttive.
Infine, ho notato che lei ha dedicato soltanto poco all'aspetto economico, soltanto l'ultima pagina e c'è una ragione. Infatti, l'aspetto economico per la prima volta in questo Consiglio europeo non è una scelta, è una conseguenza delle scelte, perché se ci siamo determinati a sostenere l'Ucraina, ci siamo determinati a intervenire affinché cessi il conflitto mediorientale, ci sarà bisogno di risorse e queste non si trovano per strada. E l'Unione europea deve avere il coraggio di mettere queste risorse sul piatto, anche attraverso iniziative che ci svincolino da legacci, che ci impediscono di aiutare dall'altro lato i nostri cittadini e le nostre imprese che ne hanno bisogno.
Concludo, Presidente. Oggi c'è una notizia. La Lagarde, forse, non aumenterà i tassi di interesse. Una preghiera, Presidente, su questo tema sia risoluto. Se c'è una politica che la BCE ha sbagliato in questi mesi è stata quella dell'aumento repentino dei tassi di interesse che in Italia, anziché fermare la spirale inflazionistica, l'ha alimentata (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Infatti, noi siamo un Paese fondato su un'economia fatta da piccole e medie imprese e da famiglie che hanno proprietà immobiliari, cioè la propria unica casa, e non possono vedersi penalizzati da una scelta che non tiene conto della nostra realtà economica. Vada su questa strada, noi ci saremo, Presidente, siamo con lei fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, membri del Governo e onorevoli colleghi, l'appuntamento del prossimo Consiglio europeo è come sempre un appuntamento molto importante, ma direi che in questo momento è davvero strategico. Non toccherò magari tutti i punti, perché sappiamo bene quali sono i temi di attualità. Quanto avvenuto in Israele per effetto dell'attacco di Hamas rappresenta non soltanto un atto di violenza inaudita di matrice terroristica ma anche, purtroppo, un fatto che può aprire un'escalation con esiti che potrebbero essere davvero drammatici.
Vorrei prima di tutto, però, affrontare un tema tutto interno all'Unione europea, in quanto ancora una volta assistiamo a una difficoltà di raggiungere un'intesa su punti che dovrebbero invece essere condivisi sotto ogni aspetto. Non mi riferisco al Consiglio europeo perché, sappiamo bene, si è tenuto recentemente, come anche il Consiglio affari esteri. È stato assolutamente opportuno perché era davvero urgente. Però, sappiamo bene che non è l'unica istituzione, in quanto tutte certamente hanno un ruolo centrale, in primo luogo il Consiglio europeo ma anche la Commissione europea e anche il suo Alto rappresentante, nonché il Parlamento europeo.
Lo dico perché abbiamo assistito a un cortocircuito. Sappiamo bene, anche da quanto è avvenuto ieri, Presidente, all'ONU, che anche delle parole possono creare davvero divisioni piuttosto importanti. Quanto avvenuto in sede di Unione europea non è stato proprio incoraggiante, dato che abbiamo assistito ad una diversità di visioni tra la Presidente della Commissione europea e il suo Alto rappresentante, e questo è emerso non soltanto nel dibattito pubblico, che è stato riportato anche dalla stampa, ma anche in occasione della discussione che si è tenuta nella plenaria di Strasburgo e che ha avuto a oggetto la risoluzione di condanna su quanto avvenuto in Israele.
Quanto detto dalla Presidente della Commissione europea è che certamente vi è un posizionamento in favore di Israele, ma a sua volta il Vicepresidente Borrell ha affermato, sì, che ci deve essere un'azione dura nei confronti di Hamas, ma al tempo stesso ha dichiarato che pur essendoci certamente un soggetto offeso, che è Israele, non ci deve essere però da parte sua, di quest'ultimo, un'azione che violi le regole del diritto internazionale. Vorrei poi andare sul fatto più recente che è quello dell'altra istituzione europea, cioè il Parlamento europeo. Giovedì 19, il Parlamento europeo si è espresso con una risoluzione, devo dire con un'amplissima maggioranza. Questo non è che accada spesso, soprattutto per questioni di carattere internazionale. Questa risoluzione ha avuto 500 voti a favore e solamente poche decine di voti contrari oppure di astenuti. Questa risoluzione ha affermato questi concetti, cioè che l'organizzazione terroristica Hamas deve essere eliminata, che Tel Aviv ha diritto all'autodifesa ma che la sua azione militare deve rientrare nei paletti del diritto internazionale. Per gli eurodeputati attaccare i civili e le infrastrutture civili, compresi gli operatori delle Nazioni Unite, gli operatori sanitari e i giornalisti, è una grave violazione del diritto internazionale. Poi, ancora un punto fondamentale, cioè distinguere tra il popolo palestinese e le sue aspirazioni legittime e l'organizzazione terroristica Hamas e i suoi atti terroristici. Come ben sa, Presidente, tutte le forze politiche rappresentate in quest'Aula hanno votato a favore di questa risoluzione nell'ambito parlamentare europeo. Questa omogeneità, purtroppo, come dicevo, non l'abbiamo trovata però in maniera proprio forte anche nell'ambito della Commissione europea. È per questa ragione che l'azione in ambito di Consiglio europeo sarà così importante.
È anche bene ricordare che il Parlamento europeo si è sempre espresso in favore dei due popoli e due Stati, posizione del resto più volte ribadita anche dal Ministro Tajani. Sappiamo perfettamente che il solo affermarlo oggi può sembrare un'utopia ma anche che solamente attraverso un'azione diplomatica e solamente puntando a ciò che è sempre stato prioritario sarà possibile aprire uno spiraglio ad una risoluzione di questa grave aggressione, davvero di straordinaria violenza. L'obiettivo, nel breve termine, deve essere quello quantomeno di aprire ad una pausa umanitaria per portare gli aiuti essenziali. Dico che è davvero straziante apprendere queste notizie secondo cui c'è un'incubatrice con un bambino appena nato che non ha nemmeno l'energia per poter funzionare.
Tuttavia, quanto accade in Medio Oriente, seppur gravissimo, non deve distogliere comunque l'attenzione dal conflitto che è stato causato dall'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina. Perciò, è necessario ribadire il sostegno europeo all'Ucraina, che deve essere un sostegno fatto di aiuti umanitari e anche militari. D'altro canto, bisogna continuare nell'obiettivo di indebolire l'azione della Russia con ulteriori sanzioni e con il contrasto all'elusione delle sanzioni stesse attuata da alcuni Stati.
Senz'altro ci sarà un passaggio, come sa, Presidente, anche sul quadro pluriennale finanziario e anche su una sua revisione. Sarebbe opportuno - lo dico in questa sede - anche un recepimento del Meccanismo europeo di stabilità, proprio per la stabilita degli Stati membri e della loro finanza pubblica.
Ancora, Presidente, non dobbiamo assolutamente dimenticare la situazione dei Balcani occidentali, soprattutto per stare alla difficile situazione tra Serbia e Kosovo, in quanto sta venendo meno, come è noto, anche l'azione di normalizzazione nelle relazioni tra i due Stati. Va ricordato in questa sede che il Presidente Charles Michel, in occasione del Bled Strategic Forum tenutosi lo scorso agosto, ha posto l'obiettivo dell'ingresso dei Balcani occidentali nel 2030. L'obiettivo era anche condivisibile, cioè stabilire un termine finalmente chiaro, anche se lungo. Però, altrettanto schiettamente, Presidente, dobbiamo dirci che questo orizzonte temporale è davvero molto lungo e rischia di far venir meno la fiducia che questi Paesi hanno nei confronti dell'Unione europea. Recentemente, il Comitato economico e sociale dell'Unione europea ha aperto alla partecipazione di 3 rappresentanti per ciascuno dei Paesi candidati. È un piccolo passo in avanti, però sappiamo bene che è anche molto poco rispetto all'orizzonte temporale ambizioso che va posto in termini decisamente più concreti.
Vorrei concludere, Presidente, con un ragionamento che racchiude questi temi, tra di loro molto collegati, cioè l'interruzione dello spazio Schengen con la Slovenia. Vengo dal Friuli-Venezia Giulia e posso dire che i rapporti di amicizia con questi Stati, con l'Austria e la Slovenia, sono sempre stati forti anche prima dell'ingresso di questi ultimi nell'Unione europea. Posso dire che, quando ci sono ragioni di sicurezza, ha senso anche parlare della sospensione di Schengen. Quindi, ritengo questo anche giustificabile. Però, quanto espresso recentemente dal Governo è che questa interruzione possa durare più di 10 giorni, che possa durare tutto l'inverno. Quello che chiedo è che ci sia chiarezza perché le relazioni vanno tutelate e anche le economie devono essere salvaguardate. In sostanza, voglio dire che qualsiasi misura deve essere comunque proporzionata, deve avere una durata ragionevole e non deve assolutamente pregiudicare le relazioni che faticosamente negli anni si sono costruite. Abbiamo abbattuto muri, abbiamo abbattuto confini e non vogliamo che queste barriere, che consideriamo parte del passato, possano rappresentare il presente e il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
PRESIDENTE. Saluto, a nome di tutta l'Assemblea, la delegazione del Parlamento albanese che è in visita presso la Camera e che assiste ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti.
È iscritto a parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, Primo Ministro. Quello che lei e tutto il Governo avete davanti nei prossimi giorni è di sicuro uno dei Consigli europei più difficili. Questo, ovviamente, per il momento storico, per la situazione internazionale, per la guerra in Israele e in Palestina, per la guerra in Ucraina, per la situazione che questi due conflitti stanno creando anche nel nostro Paese e stanno creando in tutta Europa.
Iniziamo - mi sembra giusto e lecito da quest'Aula - nel dare la nostra più piena solidarietà al popolo di Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE): solidarietà alle tante ragazze e ai tanti ragazzi che sono stati richiamati alle armi, solidarietà anche ai nostri concittadini italo-israeliani che hanno dovuto lasciare i loro lavori, le loro professioni, i loro mestieri, la loro famiglia, i loro figli, i loro mariti, le loro mogli, per andare a combattere o, perlomeno, per andare a cercare di dare sicurezza al popolo israeliano.
Siamo con voi e vicino a voi. Massima solidarietà e massima vicinanza anche a questi nostri connazionali italo-israeliani. Chi attacca Israele, attacca l'Occidente tutto. Israele è un elemento di democrazia in mezzo a un'area geografica fatta di altri sistemi di Stati, di dittature o di democrazie parziali. Israele è un pezzo di noi, un pezzo del nostro mondo, un pezzo dei nostri valori, un pezzo del nostro modo di vivere in quell'area geografica. E quindi, chi attacca Israele, attacca l'Occidente tutto. E questo lo diciamo in senso ideale, valoriale e fattuale: gli attacchi terroristici in Europa delle ultime settimane ne sono la dimostrazione.
Dobbiamo reagire al terrore ancora una volta, dobbiamo reagire all'oscurantismo di certi regimi, regimi che tengono i loro popoli soggetti e che tengono nell'ignoranza, al di fuori delle regole democratiche, nell'oscurantismo, delle fake news e della propaganda di Stato, prima di tutto, quelli che dovrebbero essere i loro cittadini. E dico “dovrebbero” perché cittadini si è in delle democrazie compiute. E, quindi, chi attacca Israele sta attaccando anche l'Europa. Chi attacca Israele e una parte anche dell'agorà politica fa una distinzione fra antisemitismo e antisionismo. Non esiste distinzione fra antisionismo e antisemitismo. Chi è antisionista è anche antisemita. Quindi, controllare tutte quelle manifestazioni di antisemitismo e di antisionismo che avvengono anche nel nostro Paese.
Evidentemente, Presidente Meloni e onorevoli colleghi, la situazione politica in Medio Oriente è legata direttamente, come abbiamo già detto, a quello che è successo in Europa nelle ultime settimane. Ed è, quindi, evidente che dobbiamo fare sinergia e dobbiamo fare più unione possibile. Dobbiamo, come Europa e come Paesi del vicinato, muoverci come una sola entità nel combattere il terrore e l'oscurantismo. Quindi, più interconnessioni fra le nostre Intelligence, più interconnessioni tra le Forze di polizia dell'Unione europea e dei Paesi del vicinato. Alzare l'attenzione sulla cyber sicurezza. Abbiamo visto oggi due attacchi, da parte di gruppi terroristici legati al fondamentalismo islamico, al sistema degli aeroporti italiani. Quindi, alzare l'attenzione anche sulla cyber sicurezza, perché nel mondo di oggi le guerre possono essere combattute anche in modo ibrido e anche digitalmente si può fare molto male a un Paese. Quindi, alzare anche la sicurezza da quel punto di vista e creare un'Europa che sia uno spazio sicuro dal punto di vista digitale e fisico. In questa fase, noi, come Italia, abbiamo dovuto abolire Schengen verso la Slovenia.
Siamo stati costretti noi a fare quello che i francesi hanno fatto con noi. E i croati sono stati costretti a fare quello che noi abbiamo fatto con la Slovenia. Bene come misura precauzionale, bene nel breve periodo, ma che questa misura, questa sospensione di Schengen, duri, ovviamente, il meno possibile, perché Schengen è una parte importante del rapporto fra gli Stati e del concetto di Unione europea. E, quindi, tornare ad avere un'Unione che sia sicura, sconfiggendo il male e chi vuole portare il terrore a casa nostra, attraverso un'Unione ancora più forte, come dicevo, dal punto di vista dell'Intelligence e attraverso azioni mirate, come quelle che stanno facendo la nostra Polizia e le nostre Forze armate, che noi ringraziamo giorno dopo giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Così come ringraziamo i nostri militari in Libano, al confine con Israele, per quello che stanno facendo e per quello che rappresentano.
E quindi, come la situazione in Medioriente è legata a quello che sta succedendo sul nostro continente e sul territorio continentale, è palese che questi attacchi al cuore dell'Europa sono evidentemente legati all'immigrazione clandestina, ai flussi incontrollati di immigrazione clandestina che arrivano sul nostro continente.
Noi apprezziamo gli sforzi che sta cercando di fare il Governo, attraverso lei, Primo Ministro, e attraverso il Ministro Piantedosi, per cercare di arginare questi flussi, che, come vediamo, giorno dopo giorno, sono sempre più massicci. Vediamo, come Parlamento, quello che state facendo e vediamo e apprezziamo, come Parlamento, gli sforzi e i movimenti che ci sono. E non è un caso l'arrivo di tutte queste persone proprio in questo momento, non è un caso. Ed è chiaro che oggi - questo l'abbiamo detto mille volte dai banchi di quest'Aula - chi favorisce l'immigrazione clandestina, onorevoli colleghi, ha le mani sporche di sangue, del sangue dei migranti che muoiono nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un dato e questo l'abbiamo detto mille volte. Oggi diciamo anche che chi favorisce l'immigrazione clandestina, evidentemente deve farsi un esame di coscienza, perché queste persone, che hanno compiuto atti di terrore sul continente europeo e sul territorio unionale, sono entrate illegalmente proprio attraverso il nostro Paese. E quindi, controlli, controlli, controlli. Avanti con le azioni bilaterali in Africa. Avanti con i controlli, anche attraverso le rotte orientali. Avanti con il sistema dei rimpatri. Non dobbiamo guardare dall'altra parte e non dobbiamo nascondere la testa sotto la sabbia. È chiaro che, se c'è un problema di immigrazione, come quello che c'è in questa fase storica, bisogna passare anche a rimpatri massicci, però, puntuali e nel rispetto dei diritti umani. I tre argomenti sono legati. Chi dice che non sono legati, sta guardando dall'altra parte e sta giocando con le vite degli europei. Situazione in Medio Oriente, terrorismo sul nostro territorio e immigrazione clandestina: c'è un filo rosso di sangue che unisce questi tre argomenti. Prendiamo questi tre argomenti come se fossero un unico grande e importantissimo tema, ne va della vita anche degli europei e anche degli italiani sul nostro territorio e nel nostro Paese.
Ancora solidarietà al popolo ucraino, nella speranza di arrivare il più presto possibile a una pace, che sia una pace giusta, ma che sia anche una pace veloce, perché, lo vediamo tutti i giorni, oramai sui giornali le notizie che arrivano dall'Ucraina ci raccontano, di fatto, di una situazione di impasse fra le due forze in campo.
L'auspicio è che l'Europa, oltre a continuare a dare questa mole enorme, importantissima di aiuti all'Ucraina, si faccia partecipe, anzi, sia la prima istituzione a provare a far sedere le due parti al tavolo delle trattative, perché questo lo dobbiamo, evidentemente, al popolo ucraino, che abbiamo aiutato tanto in questi 600 e più giorni, perché il popolo ucraino non ce la fa veramente più. Queste sono le notizie che noi tutti parlamentari che ci occupiamo di politica estera abbiamo, ma sono le notizie che, oramai, sono su tutti i giornali.
Un breve passaggio sulla transizione verde. Lo abbiamo già detto diverse volte, ma è giusto ribadirlo; oggi c'è un dibattito, in Europa, sopra tutti gli altri dibattiti: il dibattito sulla transizione verde. Da un lato, c'è chi chiede una transizione verde senza se e senza ma - tendenzialmente, i Paesi del Nord Europa - e, dall'altro, c'è una parte - tendenzialmente i Paesi del Mediterraneo e i Paesi dell'Est Europa - che chiede una transizione verde che sia anche socialmente sostenibile e che guardi anche all'autonomia strategica dell'Unione europea.
Noi abbiamo visto, sul caso “case green”, ma anche sul caso dell'Euro 5 in Piemonte, che dove c'è la volontà politica degli enti locali, dove c'è la volontà politica dei governi, queste eurofollie di Bruxelles vengono bloccate e vengono, sostanzialmente, posticipate. Questo posticipare ci dà il tempo di fare altre riflessioni, ci dà il tempo di studiare altre strategie per poter bloccare del tutto questi turbo-ambientalisti eurofolli.
Con una delegazione del Parlamento albanese in Aula, signor Presidente, non possiamo che sottolineare come i Balcani occidentali siano qualcosa di importante per l'Unione europea, e l'abbiamo detto anche nella riunione che abbiamo avuto oggi con la presidente della Commissione per l'integrazione europea del Parlamento albanese, Tabaku, e con la delegazione di parlamentari dell'Albania.
È importante occupare quello spazio politico per l'Europa; è importante che quello spazio politico venga mantenuto sotto l'area dell'Unione europea; è importante che quei Paesi dei Balcani occidentali continuino a guardare verso Ovest e non guardino verso Oriente. Quindi, l'Unione europea deve aumentare il focus, deve continuare a guardare quei Paesi, deve continuare a guardare i processi di adesione all'Unione europea di quei Paesi con un'attenzione particolare, soprattutto in questo periodo storico. Quindi, grazie alla delegazione del Parlamento albanese, che è qui presente ad assistere ai nostri lavori.
Presidente, direi che posso concludere qui il mio intervento. Vi ringrazio, onorevoli colleghi, dell'attenzione e auguro al Primo Ministro e al Governo un buon Vertice europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.
VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Deputate e deputati, Presidente del Consiglio, membri del Governo, io non lo nascondo, di fronte alla solennità di quest'Aula e di fronte a questo tornante della storia, in vista di un Consiglio europeo storico, io userei le parole anche con rispetto. Mi trema la voce, perché tutto quello che si dice in queste fasi è un qualcosa che riguarda la nostra storia e riguarda la solennità che quest'Aula ha provato dopo il 7 ottobre, tutti insieme contro l'orrore, l'abisso, ed è lo stesso orrore e abisso quando si parla di guerra, perché la guerra è ordine delle cose, tutto viene dopo. E noi sappiamo benissimo che, di fronte a questo tornante della storia, l'utilizzo delle parole e restare umani di fronte alle sofferenze dei civili oggi a Gaza, come in tutte le guerre, è un qualcosa che non chiama le bandiere, non chiama i tweet, chiama quella che è la solennità che la Presidente del Consiglio, domani, affronterà nel Consiglio europeo.
Il 10 e 11 marzo ci fu il Consiglio europeo a Versailles, Presidenza francese, era appena scoppiata la sciagurata invasione criminale di Putin in Ucraina. I 27 si trovarono dinanzi a un tornante della storia che non avevano previsto e fecero una risoluzione, scrivendo tre cose semplici: 1) serve una capacità di difesa comune, dobbiamo stare insieme; 2) serve lavorare sulla nostra capacità energetica; 3) dobbiamo costruire una base solida economica, per noi, per il nostro continente. Tre parole che in tutti i vertici non sono mai state usate.
E, allora, io dico che domani questo Vertice ha quella stessa gravità della storia, perché il tornante, l'incidente o, meglio, quello che è un processo storico che porta alla guerra chiama alla responsabilità. Presidente, c'è l'articolo 1 della Costituzione morale dell'Unione europea, lo scrisse Jean Monnet: l'Europa si farà dalle crisi e sarà la soluzione che noi troveremo alle crisi, perché non c'è nessun articolo di trattato, non c'è nessuna grande convenzione, piccolo o grande foglio, che ti dice come affrontare i tornanti imprevisti della storia. La domanda per noi è sempre stata quella. Abbiamo costruito l'Europa per chiudere anni di guerra fratricida, ma la domanda che avevamo e che abbiamo oggi, che avevamo dopo l'invasione dell'Ucraina, con la guerra in Terra Santa è: quale è il ruolo dell'Europa nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Altro che la guerra dei tweet tra il presidente della Commissione e quello del Consiglio europeo, altro che un Presidente ungherese che va ad abbracciare Putin, mentre noi, da un anno e sei mesi, stiamo discutendo di come uscire da quel conflitto.
È questa la grande domanda: qual è il ruolo nostro di fronte alla storia, perché la guerra è ordine delle cose e perché pensavamo che le espressioni “logica di potenza”, “deterrenza militare”, “sfere di influenza” fossero un tema per i geopolitici, per gli esperti. No, è la realtà e noi sappiamo - me lo consentite - che, oggi come mai, quando si parla di flussi migratori, si parla di politica estera e di proiezione esterna; quando si parla di energia, si parla di politica estera e di proiezione esterna, commercio, il rapporto con le grandi potenze dell'oggi: è tutto politica estera. E, se qualcuno in giro per l'Europa pensa che noi siamo ancora la fortezza dove tutto è fuori da noi e nessuno entra da noi, ebbene, la storia ci sta chiamando ad una responsabilità e quella responsabilità deve far tremare la voce, perché, quando si parla di guerra, io voglio sfidare chiunque a usare parole gravi, risolute o a usare equilibrismi che non portano a niente.
Serve chiarezza e serve guardare alla nostra carta di identità, perché, se tutto questo è politica estera, noi, in questo mondo, questa Europa ce la dobbiamo riportare e le dobbiamo dare la forza della sua identità, che è nel diritto internazionale, perché è quello che abbiamo usato, dicendo articolo 31 della Carta delle Nazioni Unite, quando la Russia ha invaso l'Ucraina. E la sovranità non si discute, non c'è nessun calcolo geopolitico, quando tu non hai un'identità. È la nostra carta di identità in questo mondo, in cui tutti contano. Era un'illusione di fine anni Novanta che ci fosse un modello unificante e convergente. Non è così. Ci sono potenze regionali che non ascoltano nemmeno gli appelli del Quartetto, ci sono grandi potenze mondiali che decidono e ci siamo noi, minoranza, che abbiamo un modello, ma questo modello, in questa storia che stiamo vivendo non è qualcosa che ci dobbiamo raccontare, deve essere azione politica, e l'azione politica si basa sul diritto internazionale. In Ucraina è stato quello che noi abbiamo detto e dobbiamo continuare a dire.
Ma, permettetemelo, dinanzi a tutto ciò - e qui sta la storicità del Consiglio europeo di domani, come a Versailles -, noi non possiamo ritornare adesso a sederci, a dividerci, a una politica estera che ha ancora i veti. È una cosa insopportabile di fronte al mondo che c'è adesso, con uno che si alza e ti blocca qualsiasi decisione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo e Alleanza Verdi e Sinistra).
Noi dobbiamo chiedere di più. Presidente del Consiglio, ascoltiamo le parole di equilibrio, sue e del Ministro degli Esteri, perché siamo consapevoli della gravità del tornante che stiamo vivendo, però quello che chiediamo è che questa Europa sia attrice di un'idea di politica, perché siamo tutti qui, solidali, di fronte all'abisso e all'orrore del 7 ottobre, qualcosa che non dimenticheremo mai, è la promessa che ci facciamo, ma sappiamo benissimo che qualsiasi cosa decideremo e deciderete, che questo Parlamento discuterà è politica, perché c'è il dopo, c'è l'oggi e se si dice “no” all'escalation militare significa muoversi, agire, cercare di capire, cercare quello che si è detto anche ieri al Consiglio di sicurezza, l'incrocio non tra una giustizia e una vendetta, ma tra un'idea di politica che mettiamo in campo, perché il fondamento della nostra Europa è il diritto internazionale e nel diritto internazionale non c'è un “sì, ma”, non c'è giustificazionismo. “Sì” al diritto di Israele a difendersi, nel senso che è uno Stato che ha diritto alla sicurezza, ma noi sappiamo bene che quel “sì” è dentro al diritto internazionale, ha limiti e che non si agisce fuori da quei limiti, perché se per noi vale la politica e vale il diritto, vale sempre un'azione che rispetti i civili. Non si bombardano le scuole (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), non si bombardano i civili in fuga e, permettetemelo, non si bombardano le organizzazioni umanitarie che stanno aiutando i civili in fuga! Ma non perché sia un giustificazionismo! Mai! Non perché c'è un pacifismo imbelle, mai! Ma perché se la forza nostra è il diritto internazionale, per dire “mai più crimini come quelli”, così come non abbiamo mai accettato gli attacchi suicidi, così come non abbiamo mai accettato forze politiche che negavano l'esistenza di Israele, allo stesso tempo noi, in questo momento, dobbiamo agire politicamente, dobbiamo portare i 27 a essere lì, così come lo stanno facendo altri attori, sapendo anche che il linguaggio è importante, Presidente del Consiglio, glielo dico con il massimo rispetto. Non vogliamo un'escalation, non accetteremo mai, per il senso d'identità europea, nessun rigurgito antisemita, ma non possiamo accettare, mentre stiamo cercando di portare Gaza fuori da una carneficina, di nuovo, questo ritorno della guerra contro l'Islam (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! Presidente, glielo dica al suo Vicepremier: io capisco che è facile passare dalle magliette con Putin alle crociate per l'Occidente, ma è nel nostro interesse nazionale ed europeo evitare questo scontro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! Perché saremo più forti nel produrre una soluzione politica, se costruiamo questo ponte, come ha detto lei. L'Italia è questo. Il più grande realista tra gli utopisti, Giorgio la Pira, diceva che, se non si risolve quel conflitto, non ne usciremo mai e anche tutto il processo fatto dal 2000 in poi, dopo il fallimento della seconda Intifada, dopo la catastrofe della guerra in Iraq, dopo il massacro siriano e dopo gli Accordi di Abramo, tutto ciò ci ricorda sempre che, se noi non risolviamo la pace in Terra Santa, non ce la faremo. E chi lo deve fare, se non l'Europa? L'Europa che deve riscoprire la politica estera a Versailles, come domani a Bruxelles, l'Europa del diritto internazionale che non significa “sì, ma”, ma significa che i civili sono sempre civili (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e non possono essere vittime di disastri creati da altri e che per noi è la forza anche di ritrovare un ruolo nel mare, nel nostro mare, dove la politica serve, la politica è forte.
Mi permetta, la giustificazione di quello che diciamo non è tanto nel divagare tra le parole, è la forza del diritto internazionale umanitario, è la forza di restare umani di fronte a vittime civili, è la forza anche di chi, Europa, è sempre stata l'idea, la carta d'identità unica che avevamo nel mondo, e ce la siamo dimenticata, nel rispetto delle differenze! Noi siamo questo, siamo la risoluzione dei conflitti, perché so bene che lei, come noi, quando ha visto Yasser Arafat e Yitzhak Rabin stringersi la mano, ha detto: cavolo, si può fare la pace, è un fatto umano, si può fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
E, noi, in questo conflitto, quando diciamo di evitare l'allargamento del conflitto - l'escalation -, di proteggere i civili, dobbiamo essere quelli che dicono: si può fare, si può uscire da questo orrore, si può isolare Hamas nel mondo arabo, ma se si conquista il mondo arabo a una soluzione politica, se si conquista anche la nostra pubblica opinione a un credo non di paura, non di confronto, non di chiusura.
La seconda bussola è quella dell'ossessione per i civili. Lo dico: il Parlamento europeo ha votato, all'unanimità, una mozione per liberare gli ostaggi. Serve una pausa umanitaria per liberare gli ostaggi, che è una nostra ossessione, per proteggere civili innocenti che non hanno niente da chiedere all'umanità, se non perché sono nati in quella zona del mondo e non se lo sanno spiegare e noi non possiamo regalarli alla narrativa di chi vuole costruire conflitti.
Mi permette, Presidente? Voi discuterete anche di economia e sembra un tema che non c'entra, ma la riforma del Patto di stabilità è anche politica estera, perché significa noi nel mondo che cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere. Vogliamo essere “i 27 dei codicilli e dello zero virgola” o vogliamo costruire la politica industriale ecosostenibile per il XXI secolo? Essere forti, non aver paura di quelle che sono le transizioni ecologiche e le transizioni digitali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Ma essere noi, quello che siamo stati nel secolo scorso: una grande potenza manifatturiera, una grande potenza industriale, che guarda al mondo e che dà messaggi. Lei parla di Piano Mattei, noi parliamo di Green Deal con l'Africa: 600 milioni di persone in Africa hanno bisogno di tecnologia, di partnership, di costruire un nuovo tessuto di relazioni, perché lei sa bene che le faglie delle difficoltà, le faglie dell'insicurezza si estendono tutto intorno a noi e anche sui flussi migratori, su cui non trova il nostro consenso nel discorso che ha fatto, c'è una grande proiezione di politica estera su cui dobbiamo lavorare. Quindi evitiamo di bombardare la Commissione e un Commissario, non lo dico per spirito di parte, ma fare la riforma del Patto di stabilità e crescita, oggi, è decisivo non per un interesse nazionale, per il nostro debito, ma per un interesse collettivo, di costruire strumenti di crescita economica, strumenti di crescita ecosostenibile, è possibile farlo.
Mi permetta, Presidente, tutto questo significa avere consapevolezza della storia che viviamo. Io, se le devo fare un appunto, essere un po' irriverente, dico che delle sue comunicazioni, così, mi ha un po' sbalordito il finale: l'Italia è finalmente consapevole di tutto ciò. Io ho sempre pensato che chi fa politica è sempre un nano sulle spalle dei giganti - io più di tutti quanti qui - e che, se siamo arrivati a un incontro storico e con uno strumento storico come l'Unione europea e come il Consiglio a cui domani parteciperà, è perché c'è chi ha lavorato consapevolmente per tutto ciò, c'è chi l'ha pensato nel confino fascista che dovevamo costruire l'Unione europea, c'è chi c'è morto, c'è chi ha costruito l'idea di transatlantismo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra); grandi personaggi, da De Gasperi a Moro, da Napolitano a Sassoli sono l'Italia consapevole che tutto quello che domani voi avrete è uno strumento fondamentale per la pace, per la risoluzione dei conflitti, per la giustizia .
Chiudo, Presidente. È per questo, per tutte queste ragioni che il Partito Democratico, dinanzi a tutto quello che sta avvenendo, è consapevole del senso della storia, e noi siamo al servizio non di una discussione, ma delle scelte che dovremo fare nei prossimi giorni - drammatiche - e, soprattutto, siamo al servizio della nostra comunità di destino, che è l'Italia e che è l'Unione europea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Presidente del Consiglio, stiamo vivendo un momento storico che richiede profonde riflessioni, doverosi dibattimenti, giuste analisi, ma soprattutto risposte tanto chiare quanto determinate. Il conflitto in corso tra Hamas - si badi bene, non dico Palestina - ed Israele costituisce un nuovo, tragico gradino nella spirale crescente di violenza e insicurezza che circonda l'Italia, l'Europa e il mondo intero.
I fatti sono chiari a tutti noi, Presidente, in Aula, e ne abbiamo già doverosamente parlato. Abbiamo discusso in merito a quanto avvenuto lo scorso 7 ottobre quando il gruppo terroristico di Hamas, insieme al jihad islamico-palestinese, ha lanciato un'operazione senza precedenti contro lo Stato di Israele. È chiaro a tutti noi che quello che è avvenuto poche settimane fa è stato il più grave attacco che Israele abbia affrontato in più di una generazione. Tuttavia, colleghi, alla vigilia di un fondamentale Consiglio europeo che si svolgerà nelle prossime ore, credo sia necessario andare oltre le cause immediate del conflitto, come la restrizione all'accesso all'area sacra della moschea, alle difficoltà interne all'apparato di sicurezza israeliano, all'appuntamento del cinquantenario della guerra del Kippur. Credo sia fondamentale, oggi, inquadrare l'attuale guerra asimmetrica, prima, nel contesto regionale e, poi, nelle più ampie dinamiche internazionali, perché solo in tal modo possiamo realmente comprendere la natura e gli obiettivi dell'attacco, nonché i rischi per l'Occidente e, nel suo complesso, per tutto ciò che rappresenta.
Il primo obiettivo di Hamas, con i crimini dei giorni scorsi e di queste ore, non è la rivendicazione del popolo palestinese, cui nessuno oggi nega un proprio spazio e un proprio riconoscimento politico. Il vero obiettivo era quello di ostacolare lo storico accordo tra Israele e Arabia Saudita e la normalizzazione regionale che ne sarebbe seguita. Lo spietato attacco, infatti, è da considerare un tentativo di far saltare il tavolo dei negoziati che, grazie agli sforzi di molteplici attori, stava portando alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Tel Aviv e Rihad e alla creazione di un fronte unito tra Israele e Paesi arabi moderati, che devono diventare strategici alleati per cercare e costruire un equilibrio geopolitico che da troppi decenni manca.
È un obiettivo, questo di Hamas, che sembra in parte essere stato raggiunto, se si ascoltano le dichiarazioni di alcuni leader di Paesi che condividono o dovrebbero condividere con noi valori e principi. Basti pensare, non solo, che i negoziati sono, per ora, congelati e che l'opinione pubblica di molti Paesi arabi sembra essersi riscoperta oggi filopalestinese, ma anche che l'emittente Al Jazeera non parla più di morti palestinesi, ma di martiri della resistenza.
È un ulteriore campanello d'allarme che tutti noi in Europa, un'Europa che domani siederà a Bruxelles, non possiamo più sottovalutare, ma a questo bisogna aggiungere che, in un conflitto asimmetrico come quello in corso, è improbabile che Hamas abbia agito senza il sostegno di attori esterni ed è normale concentrarsi, come già detto più volte, su Teheran.
L'attacco per il regime iraniano ha una duplice valenza: sul piano interno, di dimostrare la forza e la capacità di una popolazione schiacciata dalla tirannia e, sul piano regionale, di bloccare i già citati accordi, che avrebbero aiutato la crescita di quel fronte moderato a cui tutti noi dobbiamo guardare.
Tutto ciò premesso, sarebbe riduttivo interpretare l'attuale conflitto solo nelle dinamiche mediorientali. È impossibile, se non controproducente, pensare che ciò che sta accadendo tra Hamas e Israele non sia collegato alla guerra russo-ucraina che, dal 24 febbraio dello scorso anno, ha riportato la guerra in Europa.
Vorrei dunque sottolineare tale collegamento. L'attacco terroristico di Hamas, come l'invasione dell'Ucraina, non può che essere visto come un conflitto di civiltà. È un tentativo di creare una rottura tra due mondi che porterebbe a tensioni inimmaginabili in ogni parte del globo e che necessita, per forza di cose, di uno sforzo unanime. Le democrazie occidentali sono pertanto chiamate a rispondere in modo chiaro e concreto alla sfida più pericolosa avanzata contro i nostri valori, dal crollo del muro di Berlino in poi. Non posso, a questo punto, non concordare con le parole espresse dal nostro Presidente del Consiglio Meloni in occasione del Forum dell'Egitto per la pace, che ha detto testualmente: il bersaglio degli attacchi terroristici siamo tutti noi e non dobbiamo cadere nella trappola di Hamas. Trappola da cui, però, e qui c'è un dato molto preoccupante, sembra non sia stata in grado di sottrarsi una parte, certamente minima, ma spesso rumorosa, dell'opinione pubblica occidentale, se oggi vediamo nelle nostre piazze chi inneggia ad Hamas, per nascondere il disprezzo verso Israele ed i valori democratici che esso rappresenta.
È una trappola a cui non sembra sia in grado di sfuggire neanche parte della nostra comunicazione, quando, credendo senza indugi ai terroristi, è riuscita a rendere israeliano il massacro dell'ospedale di Gaza o, più recentemente, si è avventurata nel descrivere Hamas come capace di compiere gesti umani e benevolenti, commentando il rilascio delle due signore anziane alla Croce Rossa.
Hamas, colleghi, non è quella che rilascia ostaggi. Hamas è quella che ordina ai propri uomini di decapitare donne e bambini davanti alle telecamere per mostrare la propria forza e per mettere paura a tutti noi, ma noi non abbiamo paura.
Bene ha fatto, in questo quadro drammatico, il Presidente del Consiglio a chiarire, sin da subito, la posizione italiana, che anche domani a Bruxelles sarà granitica e che si muove lungo i due binari principali concordati con gli storici alleati: in primo luogo, il fermo sostegno a Israele e un'inequivocabile condanna degli spaventosi atti criminali di Hamas, che hanno causato un terribile numero di vittime innocenti, inclusi bambini, donne e anziani, e, in secondo luogo, la tutela della vita degli ostaggi, a partire dai bambini; è una priorità assoluta e su di essa si concentreranno e si devono concentrare tutti gli sforzi europei e non solo.
Dobbiamo tenere chiaro in mente che la reazione di uno Stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta e Israele ha finora dimostrato di agire in tal senso, sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la forza e tutelando la popolazione civile. A dimostrazione di questo non può che essere accolta con favore l'istituzione di una zona umanitaria nella Striscia di Gaza, così come la decisione della Commissione europea di triplicare gli aiuti umanitari europei all'interno della Striscia, portandoli a oltre 75 milioni di euro, dei quali sarà premura italiana ed europea evitare che anche un solo euro possa arrivare nelle mani del gruppo terroristico di Hamas.
L'Italia deve mantenere un approccio di sostegno a Israele e, al contempo, agire in maniera concertata con gli alleati e i partner, per portare gli attori in guerra a una de-escalation e per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà, che avrebbe conseguenze, come detto, inimmaginabili.
Domani, a Bruxelles, Presidente Meloni, l'aspetterà una sfida non facile, dovrà rimarcare il ruolo che storicamente l'Italia ha come ponte tra Europa e Mediterraneo e che dovrà svolgere con determinazione, affinché non si cada in uno scontro tra civiltà…
PRESIDENTE. Concluda.
GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). In tal senso, e concludo, fondamentale è l'impegno, la necessità di costruire un fronte solido e coeso, tra tutti quelli che sono dalla parte giusta della storia, lavorando insieme, per evitare l'escalation del conflitto e il rischio del coinvolgimento di nuovi attori, che non disdegnerebbero di vedere dissolte le attenzioni dell'Occidente dagli altri scenari critici.
L'Europa, pertanto, deve avere il coraggio di assumere una posizione chiara, continuando con ogni sforzo per restare al fianco di Israele e dell'Ucraina, una posizione forte che faccia capire a chi vuole un mondo meno sicuro e meno giusto per ciascuno di noi che non c'è e non ci sarà spazio. L'Italia, l'Europa e l'Occidente non possono permettersi errori. Siamo fortemente convinti che ciò, in futuro, non avverrà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente, abbiamo letto le sue comunicazioni e, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre non può trovare alcuna giustificazione. È stato un crimine contro l'umanità e va condannato con fermezza. Per costruire però quel necessario e urgente percorso di pace, bisogna analizzare le ragioni di due popoli, quello palestinese e quello israeliano, e anche i fatti storici. Noi siamo convinti che le azioni di Hamas e del fondamentalismo islamico siano nemiche della causa e dei diritti del popolo palestinese e i continui attacchi a Israele allontanano la pace e la prospettiva di pace.
Non voglio, però, tornare indietro negli anni, a tanti anni fa, ma ai mesi scorsi, per ricordare quello che è accaduto, cioè la colpevole dimenticanza di una comunità internazionale, che nulla diceva, quando le scuole dei palestinesi venivano distrutte dai bulldozer (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quando i presidi pubblici venivano distrutti dai bulldozer, quando le famiglie palestinesi e le loro abitazioni venivano assaltate dai coloni a suon di mitra, quei mitra che Ben-Gvir, Ministro della Sicurezza nazionale israeliana, dava loro liberamente, affermando, senza alcun problema, che i palestinesi non hanno alcun diritto. A Gaza i funzionari ONU non possono entrare.
Signora Presidente, lei ha detto che l'Italia svolge storicamente un ruolo di dialogo in Medioriente per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili. Siamo d'accordo con lei, signora Presidente, ma lei, queste cose, le dovrebbe dire al suo Vicepremier Salvini che, il 4 novembre, ha convocato una manifestazione per difendere i valori dell'Occidente contro l'Islam, una posizione quanto mai irresponsabile e inopportuna, dovrebbe dirglielo.
Signora Presidente, lei ha detto che uno Stato fonda la reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza e tutelando le popolazioni civili.
Ma la domanda che le faccio è questa: dal 7 ottobre, a Gaza, sono morti - almeno, perché sono numeri in continuo aumento - 5.800 civili, di cui la maggior parte sono bambini; quand'è che si raggiunge questo punto ragionevole di dire basta di bombardare? Quando saranno 10.000, 20.000 o 30.000 le vittime (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Quando la comunità internazionale dirà basta? Io trovo incredibile che, ieri, il Segretario generale dell'ONU, Guterres, che ha fatto un'affermazione di grande equilibrio, sia stato attaccato così duramente, perché la storia non si può dimenticare. Vede, signora Presidente, noi non ci arrendiamo alla pornografia dell'orrore di questi giorni, perché pensiamo che perseguire la pace - questa parola che, purtroppo, è diventata una bestemmia - sia assolutamente una necessità e un'urgenza.
Signora Presidente, lei ha fatto oggi, nella sua comunicazione, una sgradevole equiparazione: “immigrazione illegale uguale terrorismo”. A me, francamente, ricorda l'affermazione di chi faceva l'equiparazione “italiani uguale mafiosi”. Lei, signora Presidente, dall'opposizione, da leader dell'opposizione, chiedeva costantemente le dimissioni della Ministra Lamorgese e attaccava questa Ministra perché non faceva nulla per gli sbarchi, però lei oggi difende un Ministro dell'Interno, il Ministro Piantedosi, che ha consentito sbarchi illegali che sono più del doppio di quelli avvenuti quando c'era la Ministra Lamorgese. Questo investe, riveste e fa vedere quanto la vostra politica sia dettata dalla propaganda e dalla volontà di condizionare e di gestire la disperazione umana di chi fugge da guerre e carestie in ignobile propaganda (lo sottolineo: in ignobile propaganda).
Anche oggi lei ci ha parlato, signora Presidente, del piano Mattei, un piano che nessuno conosce. Lei, che lo ha presentato e declamato in questa Aula non più tardi di 6-7 mesi fa, ancora non lo ha portato in Parlamento. Ma noi abbiamo capito di che cosa si tratta, signora Presidente, e lo abbiamo anche capito due giorni fa, quando l'ENI ha chiuso un contratto con il Qatar per 1,5 miliardi di metri cubi di gas e per portare questo contratto fino a dopo il 2050, violando gli accordi internazionali. Ebbene, il Qatar è il Paese che finanzia Hamas. Allora, vorrei capire se è pecunia non olet o se c'è una capacità di direzionare in maniera chiara anche la politica estera sulla politica energetica, ma non lo fate.
Signora Presidente, lei continua a parlare della transizione ecologica parlando di pragmatismo contro l'ideologia. Ma chi sono gli ideologi? Gli scienziati del clima? Gli scienziati dell'ONU? Di che cosa parliamo? Lei parla del fatto che la transizione ecologica debba essere socialmente sostenibile. Guardi, le do una notizia: è la crisi climatica che è socialmente insostenibile! Sono i fatti che parlano di questo. È la crisi climatica che è socialmente insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Vede, se dovessi fare un esempio del suo pragmatismo e di quello della sua maggioranza questo starebbe nella norma che avete presentato nella legge di bilancio, che è la deresponsabilizzazione di questo Governo verso la crisi climatica: obbligare tutte le imprese italiane, anche i bar e i ristoranti, a contrarre un'obbligazione assicurativa obbligatoria, a pena di una sanzione pecuniaria di 1 milione. In più, date 15 miliardi di euro alle società assicurative. Perché? Perché non vi volete assumere la responsabilità di affrontare la crisi climatica con quello che si dovrebbe fare, perché difendete lo status quo, difendete uno status quo che ha determinato una rapina sociale con l'aumento delle bollette a carico delle famiglie italiane che le pagano.
C'è - e concludo - una questione che riguarda la dimensione etica della politica, signora Presidente, perché questo continuo riferimento al tema della crisi climatica pone un problema molto serio che riguarda la vostra maggioranza, che è quello che non guardate il futuro, ovvero non date una dimensione etica alla politica e ragionate semplicemente con l'egoismo del presente. È questo che fa la differenza: un leader politico è tale quando riesce a guardare al futuro e a dare una dimensione etica al futuro del nostro Paese e non a ragionare, invece, in maniera così propagandistica quando si parla di clima, di una crisi climatica - lo ribadisco - che oggi è già socialmente insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, membri del Governo, il Consiglio europeo si tiene a poche settimane dagli eventi ignobili e disumani che abbiamo visto in Medio Oriente. Questo tema avrà indubbiamente la priorità nel dibattito. Nulla giustifica, infatti, quello che è accaduto il 7 ottobre. Presidente, mi consenta, a nome di Forza Italia, di esprimere, anche in questa sede, la nostra vicinanza a chi è stato ferito, a chi vive ore di angoscia per la sorte di un proprio congiunto nelle mani dei terroristi di Hamas e a chi ha subito la perdita atroce di un proprio familiare, tanti, troppi: giovani, bambini, donne, anziani, famiglie intere che non sono sopravvissuti all'odio e alla ferocia di questi essere vili. Che la terra gli sia lieve.
Forza Italia, la maggioranza e il Governo non hanno dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere, a difendersi, in linea con il diritto umanitario internazionale, garantendo la protezione a tutti i civili. È giusto sradicare la minaccia del terrorismo fondamentalista, ma non coinvolgendo in modo indiscriminato l'intera popolazione palestinese, anch'essa vittima di Hamas, che la usa come scudo umano. Siamo preoccupati delle conseguenze di questo conflitto. Va sicuramente evitata l'escalation affinché la situazione non degeneri con un'estensione anche nei Paesi limitrofi. Va esercitata la massima pressione diplomatica, affinché la situazione non degeneri ulteriormente e i terroristi di Hamas rilascino immediatamente tutti gli ostaggi senza alcuna condizione.
Esattamente questa è la posizione del Governo italiano espressa in ogni sede, a partire da lei, Presidente, e dal Ministro degli Affari esteri Antonio Tajani. Le sue comunicazioni di oggi sono in linea con quanto avete e abbiamo sempre ribadito su tutti i punti che si affronteranno e per questo ha il nostro pieno sostegno e la nostra fiducia. Valutiamo positivamente la decisione del Governo di sospendere temporaneamente Schengen al confine tra Italia e Slovenia, proprio perché sappiamo che, nell'area dei Balcani, i trafficanti di esseri umani sono gli stessi che trafficano in armi. Maggiori controlli significano, quindi, minori ingressi di immigrati clandestini, ma anche maggiore deterrenza verso i trafficanti d'armi. L'Italia non è la sola che ha intrapreso questa strada. Infatti, sono 10 gli Stati membri dell'Unione europea che hanno deciso di rafforzare i propri confini. Si tratta di misure straordinarie e temporanee che speriamo possano essere rimosse nel più breve tempo possibile.
Finalmente, verrebbe da dire, anche l'Unione europea, quanto l'Italia, ha compreso - ad opera sua, Presidente, perché la sta portando avanti in tutti i Consigli europei - la necessità di accelerare le espulsioni di chi non possiede i requisiti per rimanere nei nostri Paesi. Lo ha ribadito la Presidente von der Leyen e proprio lunedì il Ministro dell'Interno tedesco, una socialdemocratica, ha portato in Consiglio dei Ministri una norma che rende più severe le pratiche di espulsione, accelerando l'allontanamento dal territorio tedesco dei richiedenti asilo respinti. Un pacchetto di misure per rimpatri più numerosi e più rapidi: “Chi non ha il diritto di rimanere in Germania deve lasciare il nostro Paese”, ha dichiarato alla stampa la Ministra. Ebbene, il centrodestra lo dice da sempre.
Presidente, sta facendo un ottimo lavoro per la nostra Nazione e, grazie alla sua competenza, autorevolezza e impegno, oggi l'Italia, seppure in un momento molto difficile, può sedere a quei tavoli a testa alta. Io non mi dilungherò troppo, anche perché abbiamo le dichiarazioni di voto e nel merito entrerà la mia collega. Ci tengo a dire che lei e il Governo avete un punto chiave e chiaro: dare il massimo per agevolare il nostro Paese, soprattutto negli scenari che stiamo vivendo, che non sono solo quelli bellici, non dimenticando anche il conflitto tra Ucraina e Russia, ma anche le grandi sfide in campo economico, sulla stabilità finanziaria e sulle politiche di bilancio, tallonate da una preoccupante inflazione, così come sui salari e sul mercato del lavoro, individuando azioni volte a rilanciare la competitività delle nostre economie. È un contesto che riguarda anche gli altri Stati membri. Per questo deve continuare a confrontarsi sulle prospettive e sui rischi globali.
Presidente, ancora una volta l'Unione è chiamata ad affrontare grandi sfide politiche ed economiche che vanno oltre gli interessi dei singoli Stati membri. Siamo chiamati a raccogliere il guanto di queste nuove sfide anteponendo la nostra credibilità internazionale e un nostro futuro ruolo fra i playmaker globali al breve calcolo del tornaconto elettorale.
Siamo sicuri che lei farà ciò che deve con responsabilità, continuando a dimostrare sempre l'impegno e la capacità che la contraddistinguono. Buon lavoro, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, ministri, colleghi e colleghe, nel prossimo Consiglio europeo si parlerà di questioni importanti, di questioni economiche, di politiche di bilancio e di politica internazionale. Sinceramente siamo molto preoccupati, perché chi rappresenta l'Italia non crede in un'Europa di solidarietà e infatti non ha votato neanche il Next Generation EU.
Siamo molto preoccupati perché chi dovrebbe battere i pugni sul tavolo ha un atteggiamento e si pone in maniera china dinanzi ai falchi dell'austerità. Del resto, basta vedere la manovra che avete messo in atto, una manovra recessiva, una manovra dove ci sono tagli e non ci sono investimenti per le famiglie, non ci sono investimenti per le fasce deboli e non ci sono investimenti per la sanità, ma tagli. Una manovra recessiva, una manovra prociclica. Cosa significa? Spieghiamolo ai cittadini.
Immaginate di essere alla guida di un'auto e di trovare dinanzi a voi una discesa e poi un precipizio. Qualsiasi persona di buon senso tirerebbe il freno a mano e farebbe un'inversione per girare la macchina. Invece, questo Governo preme sull'acceleratore e va dritto verso il precipizio, portando con sé tutta la nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io voglio ricordare che la prima manovra del Governo Conte era di 47 miliardi e quando, durante la fase pandemica, abbiamo messo in atto misure dirompenti e coraggiose - ricordo i ristori e il blocco dei licenziamenti -, era lei, Presidente Meloni, me lo ricordo benissimo, lì, a quel banco, i banchi dell'opposizione, a urlare, a sbraitare e dare dal criminale al presidente Conte. Ebbene, oggi non vedo una manovra migliore e sono sicura che lei, durante quel periodo pandemico, non avrebbe fatto meglio e sicuramente non avrebbe fatto meglio del presidente Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Vivete di continui slogan: blocco navale! Blocco navale! Blocco navale! E poi, ironia della sorte, karma, incapacità governativa, qui l'immigrazione triplicata. E sapete qual è la cosa triste? È che ci prendono in giro, perché il Presidente tunisino, quando restituisce quei milioni non fa un torto all'Europa, perché sapete benissimo che chi ha architettato tutta questa cosa è stata la Premier Meloni che si è vantata di questa soluzione che non è mai arrivata.
Allora, Presidente Meloni, per risolvere il problema dell'immigrazione ci vuole il superamento del regolamento di Dublino e ci vuole una ridistribuzione dei migranti con quote obbligatorie. Ci vuole questo! Le frontiere non devono essere marittime, ma europee (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E poi, ancora, sulla manovra, non so come fate a effettuare tagli alla sanità. Noi stiamo chiedendo nella nostra risoluzione che temi come sanità, istruzione e green - che sono temi importanti, dove non ci devono essere tagli in un Paese degno di essere definito tale: non si fanno i tagli sulla sanità e non si fanno i tagli sull'istruzione - non vengano sottoposti a politiche di bilancio! Chiediamo questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
E poi, Presidente, mi lasci dire una cosa. Lo dico con sincerità. Sono una donna per le donne e nel momento in cui si è insediata la prima donna premier ero molto contenta. Adesso, mi permetta di non parlarle da deputato a premier, ma da mamma a mamma. Come si fa ad aumentare l'IVA sugli assorbenti e sui prodotti per l'infanzia e a parlare poi di famiglia e di natalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Come si fa?
Allora, chiediamo che siano messe in campo misure vere: Next Generatione EU, come misura permanente, ridisegnare l'architettura europea!
Concludo con una cosa, Presidente. Ho visto che la settimana scorsa il suo partito festeggiava e mi sembra di aver capito che stavate festeggiando un anno di Governo. Io vi dico una cosa, la prossima volta, magari, fate un video e dite ai cittadini che ve ne andate a casa. Allora, sì, festeggeremo magari tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signor Primo Ministro, due minuti, qualche telegramma. Siamo con lei sulla prima parte della sua relazione e le parole sull'Ucraina sono parole importanti che vanno nella direzione giusta e la continuità su questo punto della politica estera, europea e italiana è in linea con quella del Governo che l'ha preceduta. Anche su Israele ha usato parole importanti. Hamas non serve la causa palestinese, Hamas si serve della causa palestinese per la sua guerra, drammatica e corrotta, contro lo Stato di Israele. Ha detto bene anche sull'evitare la trappola della guerra di civiltà, ma su questo - come hanno detto i colleghi Amendola e Bonelli -, però, dovete fare sintesi dentro la maggioranza. Certamente, è un caso che non ci siano ministri della Lega oggi con lei, almeno qui, ma è inutile avere parole precise che sono poi contraddette dalla propaganda del suo stesso Governo e dal suo stesso Vice.
Sui migranti non sono e non siamo invece come +Europa d'accordo con lei. L'accordo politico, non commerciale, con Saied non è un modello e Saied porterà la Tunisia alla destabilizzazione. Non scommettete sul fatto che sia un fattore di stabilizzazione, oltre la questione dei diritti umani, i respingimenti dei migranti nel deserto libico. Non funzionerà, benché stia succedendo, come lei ha detto, in questo mese di ottobre. Più in generale, va bene che i confini esterni diventino confini europei, ma non cadiamo nella trappola che vogliono alcuni dei nostri partner di disinteressarsi dei movimenti secondari del regolamento di Dublino. Noi dobbiamo continuare a occuparci di questo, signor Primo Ministro, altrimenti i migranti arriveranno e gli altri saranno titolati dalle sue parole a dirci di no.
Chiudo, signor Presidente, sulla questione economica. Ha citato il patto di crescita e di stabilità e non sono le parole, però, era un po' un “ma anche”. La solita questione che l'Italia pone, giusta o sbagliata, di scomputare gli investimenti, ma anche ridurre il debito. Io avrei voluto capire - e spero che me lo dica in replica - su cosa intenda intervenire l'Italia sul debito pubblico, sulle riduzioni automatiche oppure no. E poi il MES, su cui lei ha dichiarato, uscendo dal Senato, che non ne parla e, invece, ne dovrà parlare. Giustamente, lei ha detto che, dopo il Consiglio europeo, ci sarà il vertice euro, l'euro summit, e lei sa benissimo che il presidente dell'Eurogruppo ha scritto al Presidente del consiglio Michel, perché si ritorni sul tema della ratifica del MES, facendo esplicito riferimento all'Italia. Lei non potrà fischiettare, signor Primo Ministro, durante l'euro summit. Quindi, dovrebbe dirci - noi abbiamo preparato una mozione in quel senso - se la posizione dell'Italia resta quella, indifendibile e autolesionista, del continuare a procrastinare la ratifica della riforma del MES, oppure se, come chiediamo in una mozione - finisco, signor Presidente -, il Governo farà tutto quanto nella propria capacità per accelerare la ratifica del MES e sarà più forte anche nel negoziato sul patto di stabilità. Se ne faccia una ragione: il negoziato a pacchetto non c'è, se non nelle sue parole e danneggia l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Ho letto con attenzione e ho anche ascoltato stamattina l'intervento della Presidente in vista del prossimo Consiglio europeo. Presidente, per il suo tramite, vorrei rivolgermi alla Presidente Meloni, parafrasando Aimé Césaire che, nel suo discorso sul colonialismo, disse proprio queste parole: una civiltà che si dimostra incapace di risolvere i problemi causati dal proprio funzionamento è una civiltà in decadenza. E lei bene ha fatto stamattina a sottolineare che non siamo all'interno di uno scontro tra civiltà, ma questa sua presa di posizione è un modo anche che va a smentire quello che è stato sostenuto da alcuni membri della sua stessa maggioranza, che hanno messo in evidenza che il conflitto attualmente tra Israele e la Palestina è un conflitto che riguarda uno scontro di civiltà.
Penso che l'unico scontro di civiltà che oggi abbiamo nel mondo è uno scontro che riguarda un abbandono di quei valori di civiltà che ci uniscono. E concludo, andando ad affrontare un altro tema che sarà all'ordine del giorno del Consiglio europeo, ed è il tema dell'immigrazione. Come si fa a immaginare una proposta europea sul tema dell'immigrazione che non tenga conto dei valori di rispetto della dignità umana, come quegli accordi firmati con il Presidente tunisino? Come si fa a immaginare un piano europeo, se abbiamo ancora il Regolamento di Dublino in vigore?
E come si fa, e concludo, Presidente, a parlare di una visione, un orientamento, una prospettiva europea in tal senso, se ancora stiamo cercando il famoso e mitico piano Mattei? Concludo proprio citando Enrico Mattei: non si può combattere e lottare contro il colonialismo con un'altra mentalità di deriva colonialista. Penso che il nostro Paese, l'Italia, ha oggi una possibilità davanti, attraverso accordi con gli Stati africani, e questo lo potremo sicuramente mettere in campo attraverso un linguaggio che non sia quel linguaggio che diventa benzina sul fuoco dell'islamofobia e dell'arabofobia.
Per questo motivo, lottare contro l'antisemitismo vuol dire lottare anche contro l'islamofobia, perché questa è la prospettiva vera. Concludo: basta guardare attualmente la cartina e elevarci dal punto di vista di una visione di politica alta per rendersi conto che i destini sono davvero interconnessi, compresi i nostri.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Filini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FILINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, desidero innanzitutto ringraziare il Presidente del Consiglio per la relazione che ha reso al Parlamento sul prossimo Consiglio europeo. Sarà un Consiglio europeo particolarmente importante e sarà inevitabilmente segnato dagli eventi che, dallo scorso 7 ottobre, a causa della criminale e barbara aggressione dei terroristi di Hamas, stanno incendiando il Medio Oriente. Prima la pandemia, poi l'aggressione russa all'Ucraina, oggi l'attacco allo Stato israeliano con il pericoloso ritorno del delirio jihadista.
I fanatici del fondamentalismo islamista, da veri invasati, uccidono, tagliano gole, sgozzano, si dichiarano pronti al martirio e non si fanno problemi a rendere martiri anche i bambini, alimentando una spirale d'odio che sembra non conoscere mai fine. Questi eventi, dicevo, hanno messo e continuano a mettere a dura prova l'Unione europea, mettendone a nudo tutta la sua fragilità e tutte le sue contraddizioni, ma si sa che gli ostacoli sono sempre occasioni di crescita e di miglioramento. In questo senso il contributo che l'Italia sta portando al dibattito europeo è di straordinaria importanza. I detrattori di questo Governo, le opposizioni, la stampa militante in servizio effettivo e permanente, hanno sempre voluto raccontare di un'Italia a guida centrodestra, isolata nel contesto europeo e internazionale. Un vero e proprio cavallo di battaglia della sinistra, quello dell'isolamento internazionale del Governo Meloni. Presidente Meloni, in un solo anno di Governo lei ha compiuto circa 250 tra missioni internazionali e ricevimenti di leader esteri a Palazzo Chigi.
Non ricordo altri Presidenti del Consiglio capaci di girare letteralmente il mondo in così poco tempo per restituire credibilità all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ha incontrato tutti i grandi leader, dovunque è andata è stata ricevuta e accolta con rispetto e amicizia, lo stesso rispetto che si deve a una grande Nazione come l'Italia. Altro che isolamento internazionale!
Con il suo Governo, Presidente, la nostra Nazione sta conoscendo una nuova stagione di protagonismo in Europa, nel Mediterraneo e nelle più complesse dinamiche geopolitiche. E non sono pochi i successi diplomatici che si possono ascrivere all'azione del suo Governo. In pochi lo ricordano, ma esattamente un anno fa, nello stesso periodo, stavamo affrontando l'apice di una crisi energetica senza precedenti, con la speculazione sul mercato energetico di Amsterdam a cui nessuno era riuscito a porre un freno. Grazie all'azione diplomatica di questo Esecutivo si riuscì a ottenere un tetto europeo al prezzo del gas, con immediato crollo dei prezzi e progressivo riequilibrio di un mercato drogato dalla speculazione.
Grazie all'autorevolezza di questo Governo si è riusciti a riportare a casa, direi anche in quattro e quattr'otto, quello studente egiziano che oggi gode di libertà di pensiero e di parola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), anche spesso straparlando di Israele e Palestina, dimenticando che questa libertà in molti Paesi in cui vige la legge islamica non viene affatto garantita. È grazie a lei, Presidente, se oggi l'Europa ha finalmente compreso che il problema dell'immigrazione non è un problema esclusivo dell'Italia, ma un problema comune a tutti, che va gestito insieme, e che le politiche delle porte aperte, tanto care alla sinistra, rappresentano ormai un fallimento conclamato.
Perché nelle sfide del futuro l'Europa continuerà ad esistere se prenderà coscienza di se stessa; se, oltre a rappresentare un enorme mercato economico, potrà diventare un soggetto politico in grado di competere e di far sentire tutto il suo peso nelle dinamiche internazionali più complesse. Come dicevo all'inizio dell'intervento, le grandi crisi internazionali che stiamo attraversando devono essere una grande opportunità di crescita per il nostro continente, che deve sapere fare ammenda degli errori del passato e delle visioni ideologiche che rischiano di minarne il futuro.
Non possiamo immaginare un Green Deal senza una strategia comune per emancipare l'Europa dalla dipendenza tecnologica ed energetica, così come non possiamo immaginare di non ricostruire un sano e proficuo rapporto con il continente africano, dove le Nazioni europee investano in infrastrutture e in progetti di cooperazione e sviluppo per reciproca convenienza, ponendosi come alternativa solida e credibile all'esproprio di terre da parte delle potenze asiatiche.
Ma non possiamo immaginare che, per cieca visione ideologica, si torni a pensare di introdurre stringenti paletti fiscali ed economici del passato. Anche qui dobbiamo solo fare tesoro degli errori degli anni passati. L'austerità ha prodotto solo danni. In nome dell'austerità, i Governi tecnici e quelli con dentro tutto e il contrario di tutto, che abbiamo tristemente conosciuto nello scorso decennio, sono stati capaci di aumentare il debito, aggravare le criticità strutturali italiane e svendere interi segmenti industriali.
Oggi, l'Italia può contare sulla stabilità che le è stata data dagli italiani, scegliendo una maggioranza con un programma chiaro, da portare a termine nei prossimi 5 anni.
Le politiche di sperpero del passato oggi sono solo un triste ricordo, anche se sui bilanci pesano ancora e continueranno a pesare, anche nei prossimi anni, le campagne elettorali fatte sulle spalle degli italiani da “mister gratuitamente”. Oggi, l'Italia è più credibile, ha bisogno di investire e di crescere, e, insieme a lei, anche l'Europa ha bisogno di crescere. Così come abbiamo dimostrato che l'unica via per uscire dalla povertà è il lavoro e non il divano, così dimostreremo che, per diventare grande, l'Europa ha bisogno di crescere, non di tagliarsi le gambe da sola.
Grazie, Presidente, per tutto quello che fa. Fratelli d'Italia è con lei, il centrodestra è con lei, gli italiani sono con lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.
FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e colleghi, nel prossimo Consiglio europeo il Presidente Meloni andrà a rappresentare il nostro Paese a un anno dall'inizio della sua esperienza governativa. Ma quando lei andrà a sedersi accanto ai suoi colleghi europei, Presidente, tutta la narrazione del miracolo meloniano, che continuate a propinare quotidianamente in Italia, è destinata a lasciare spazio alla cruda realtà che, purtroppo, oltre confine conoscono benissimo.
Siamo passati da ‘la pacchia è finita' per l'Europa a un'Italia che mai come adesso ha goduto di una così scarsa autorevolezza internazionale. Dopo una crescita del 12 per cento del PIL nel biennio 2021-2022, abbiamo una stima, per il 2023, dello 0,8 per cento e una stima, forse sovrastimata, a quanto ci dicono molti tecnici, dell'1,2 per cento relativa al 2024. Avete conseguito l'incredibile risultato - dico incredibile, perché a farlo apposta forse non ci si riesce - di farci passare, in un anno, dall'essere locomotiva d'Europa, fino ad essere fanalino di coda per ritmi di crescita in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è il risultato! Cresceremo meno di tutti grazie alle sue politiche, che lei definisce serie e responsabili ma che, nella realtà, sono politiche dello zero virgola, dell'austerità e dei tagli. Siamo passati dal miracolo meloniano a quello che definirei più un incubo italiano, quello che state creando in Europa. Il Presidente Meloni andrà a rappresentare uno dei pochi Paesi in cui non c'è un salario minimo legale. Nei giorni scorsi, l'Istat ci ha detto che l'inflazione ha eroso il 15 per cento del potere d'acquisto degli italiani. Ovviamente, a pagare maggiormente questa tassa occulta, che è l'inflazione, che è una tassa regressiva, sono i ceti meno abbienti, sono coloro che non hanno un salario minimo. Non fare nulla per un Paese civile come l'Italia è gravissimo. Il salario minimo è anche un'indicazione di politica industriale, questa sconosciuta, che voi non avete e che non conoscete. I lavoratori a salari bassi, Presidente Meloni, hanno una propensione marginale al consumo pari al 100 per cento, e la differenza che c'è fra il salario minimo e quel salario teorico di 9 euro l'ora vale 8 miliardi di euro. Ciò significa che, se fosse approvata la proposta di legge dell'opposizione, a prima firma Giuseppe Conte, che introduce il salario minimo, avremmo 8 miliardi di euro immessi direttamente nell'economia e avremmo anche 3 miliardi di euro di gettito fiscale in più. I conti, a lei tanto cari, ne avrebbero giovamento. Quindi, anche dal punto di vista macroeconomico, questa è una manovra importante, che voi vi rifiutate di attuare. Quindi, le consiglio: ci sono 22 Stati europei che hanno un salario minimo, parli con i suoi colleghi e forse si renderà conto che tutte le scuse che accampate per dire di “no” alla nostra proposta sono scuse fasulle. Noi le diciamo, Presidente, che continueremo a stare vicino a quei 4 milioni di lavoratori ai quali voi non volete dare questa paga minima. Continueremo a farlo nelle sedi istituzionali e continueremo a farlo nelle piazze, ogni settimana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), fino a quando, questa battaglia, non la vinceremo, perché per noi è molto importante!
Sul PNRR, Presidente Meloni, sappiamo bene che in gioco c'è il futuro del Paese. Se falliamo, daremo ragione a tutti quei Paesi, i frugali in primis, che non volevano una vera integrazione europea. Daremo ragione a chi non crede in una vera comunità europea. Possibilmente, ce n'è qualcuno nel suo Governo, Presidente Meloni. Lei si presenta a Bruxelles come capo di un partito che non ha mai votato il Recovery Fund, come Presidente di un Governo che ha definanziato 16 miliardi di euro di investimenti e che, nei primi cinque mesi del 2023, è riuscito a spendere solo 2 miliardi di euro dei 33 previsti. State rischiando di far fallire un'opportunità.
Nel 2020, Giuseppe Conte, sostenuto da 60 milioni di italiani, aveva creato un'opportunità enorme per il Paese. Noi non vi permetteremo di farla fallire, Presidente, nonostante le sue risatine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Nonostante le sue risatine, Presidente.
Ma devo dire - lo devo ammettere e lo dico pure ai colleghi della maggioranza - che, mentre su tanti dati siamo fanalino di coda in Europa, c'è un dato sul quale incredibilmente primeggiamo. Questo lo dobbiamo dire e glielo devo riconoscere, Presidente Meloni, c'è un dato sul quale abbiamo addirittura raddoppiato i numeri rispetto al 2022: stiamo parlando di un numero che è pari a 141.043. Sa che cos'è questo numero?
MARCO OSNATO (FDI). Il 110 per cento hai fatto!
FILIPPO SCERRA (M5S). Sono gli sbarchi di immigrati nei primi mesi del 2023! In questo avete fatto il record (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non siete secondi a nessuno! E ancora, chi l'ha votata aspetta, ovviamente, che facciate il blocco navale. L'aspettiamo tutti, vediamo un po' (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Sul Patto di stabilità, lei dice di cambiargli nome e chiamarlo Patto di crescita e stabilità: ma lei veramente pensa che con questo giochetto, invertendo le due parole, lei sarà più incisiva nella trattativa per riformare in meglio il Patto di stabilità e crescita? Noi siamo stufi di questi giochetti, Presidente Meloni. Dovete avere la capacità di incidere e trasformare il Patto di stabilità e crescita in regole fiscali che possano permettere a un Paese come l'Italia di crescere. La crescita, questa sconosciuta, non la state creando! Questa è la realtà del suo Governo, Presidente Meloni.
Abbiamo proposto di incrementare gli investimenti in sanità, è una delle proposte. Gliela ribadiamo in questa risoluzione, come anche in una mozione che abbiamo portato in Parlamento due settimane fa. Qual è la risposta del suo Governo? La NADEF prevede di portare a un misero 6,1 per cento gli investimenti in spese sanitarie entro il 2026. Questo prevede la NADEF, relegandoci ancora nelle retrovie tra i Paesi europei. Questo è uno schiaffo, Presidente Meloni, al sacrificio di tanti medici, di tanti sanitari, di tanti cittadini italiani. La proposta che le stiamo facendo è chiara: vada in Europa e proponga di scorporare le spese sanitarie dal Patto di stabilità e crescita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! La risposta, lei ce l'ha data oggi al Senato. Lei al Senato dice: scorporiamo le spese in armamenti, piuttosto che quelle in sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, io le dico: prendetevi le responsabilità. Siete il Governo del “sì” alle armi e del “no” ai soldi per la sanità: questo siete! Siamo molto preoccupati, e chiudo, Presidente Meloni (Commenti)… non si agiti, sto esprimendo semplicemente un parere politico. Siamo molto preoccupati (Commenti)… ma no, allora scorporate e fate questo tipo di proposta che vi stiamo proponendo, Presidente…
PRESIDENTE. Onorevole Scerra, deve concludere.
FILIPPO SCERRA (M5S). Concludo, Presidente. Siamo molto preoccupati per il ruolo dell'Italia nel contesto internazionale. Ci sono tanti dossier aperti. Il nostro auspicio è che questo Governo, dopo un anno, finalmente inizi a governare. Fatelo, iniziate a governare prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Kelany. Ne ha facoltà.
SARA KELANY (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, signora Presidente del Consiglio, innanzitutto la ringrazio per questa sua più che esaustiva informativa che ha fornito a questo Parlamento la linea chiarissima, ferma, che l'Italia intenderà assumere in seno al prossimo complicato, com'è stato già detto, Consiglio europeo.
Ebbene, oggi, innanzitutto, occorre fare una premessa di ordine generale. Diversamente dal passato, finalmente abbiamo una visione chiara rispetto alla direzione in cui questa Nazione sta andando, una visione chiara e un atteggiamento sempre coerente, frutto di una visione politica che viene da lontano e che sa guardare con responsabilità al futuro. E devo dire, Presidente, che avere lei al timone dell'Italia e poter contare su una maggioranza coesa che rivolge lo sguardo dalla medesima parte del mondo, in un momento congiunturale così difficile, giova non solo alla nostra Nazione, ma giova all'Europa e, mi si consenta di allargare la visuale, giova oggi all'Occidente tutto.
Per venire, più specificamente, alla questione migratoria, come lei ha sottolineato, l'Italia e tutta l'Europa, nell'ultimo anno, sono state sottoposte ad una pressione migratoria particolarmente poderosa. Il conflitto russo-ucraino, le instabilità della fascia saheliana, ma anche l'instabilità tunisina alla quale si sta cercando di interporsi, l'annosa questione libica, mi viene in mente la crisi del Sudan, sono fattori che, tutti insieme, hanno fatto esplodere la migrazione di massa.
A questo si aggiunge la gravissima situazione in Israele. Dopo il 7 ottobre scorso, i processi di stabilizzazione e pacificazione dell'area mediorientale hanno subìto un arresto brusco, una cesura violenta, una cesura traumatica. L'attacco di Hamas, la sua ferocia, la sua violenza oggi non possono lasciare spazio né “se” né ai “ma” né ai distinguo rispetto all'unica strada che può essere quella di una condanna ferma. Pur nella complessità della situazione dell'area, di cui si parla, e della situazione geopolitica di quell'area di cui siamo tutti estremamente consapevoli, non si può galleggiare mai in un ondivago giustificazionismo - questo non ce lo possiamo permettere - oppure indulgere in posizioni scientemente antisioniste, ma mascherate da una dinamica che, troppo spesso, nasconde uno strisciante antisemitismo, né, tanto meno, intendiamo cadere nella trappola dello scontro di civiltà, lungi da noi. Ma, a questo proposito, vorrei rammentare, a chi forse lo dimentica, che non siamo noi ad avere innescato alcun tipo di scontro di civiltà, perché non ci giova, ma è all'Islam politico che giova questo scontro di civiltà ed è l'Islam politico che lo innesca.
Anche noi, Presidente - lo dico a nome del gruppo di Fratelli d'Italia -, cogliamo questa occasione per stringerci attorno ai familiari delle vittime e speriamo che, anche per il tramite dell'intensa e lungimirante attività sua e del suo Governo - attività diplomatica intendo -, si possa arrivare alla liberazione degli ostaggi, ad una de-escalation del conflitto, alla stabilizzazione dell'area, avendo, come obiettivo, l'aiuto ai civili, la cessazione delle ostilità e la ripresa del percorso già instradato con i Patti di Abramo.
Questa doverosa parentesi per dire che anche questo conflitto impatta sul fenomeno migratorio, anche e, soprattutto, sotto il profilo della sicurezza, della possibilità che si risveglino cellule dormienti di organizzazioni terroristiche presenti in Europa o che terroristi possano giungere sul nostro territorio per mare, per terra, come ci insegna, purtroppo, la storia sia passata che recente. Per pragmatismo, per onestà intellettuale, occorre dire che il rapporto tra immigrazione irregolare e terrorismo esiste e non può essere negato: se lo neghiamo, non riusciamo ad affrontarne le cause.
Sin dal suo insediamento - è stato ricordato anche precedentemente -, lei ha percorso la difficile strada del dialogo con i Paesi africani e anche con i Paesi del Mediterraneo allargato, per arrivare a una soluzione strutturale del fenomeno migratorio, per arrivare all'attuazione di quel Piano Mattei, che vuole una cooperazione non predatoria - questo lo dico a vantaggio di chi ritiene che sia un Piano fumoso, ma è stato chiarissimo nelle varie spiegazioni che ne sono state fornite - con i Paesi africani, che fornisca all'Africa formazione e infrastrutture e, a noi, collaborazione sotto il profilo energetico e sotto il profilo della lotta all'immigrazione irregolare.
Contestualmente, va dato atto del fatto che lei ha saputo cambiare il paradigma in Europa: da un dibattito ormai stanco, infruttuoso, che per anni aveva avuto come obiettivo le ridistribuzioni e che, oggi, solo la nostra sinistra particolarmente miope e solitaria continua a evocare, oggi, grazie a lei, l'Europa guarda alla dimensione esterna, alla protezione delle frontiere, guarda sempre sulla nostra linea, alla lotta senza quartiere al traffico degli esseri umani.
Sotto il profilo più squisitamente interno, poi, occorre proseguire nella direzione già intrapresa: controllo dell'immigrazione irregolare, espulsioni più rapide e assicurare che gli immigrati irregolari, se, poi, anche pericolosi, non siano lasciati liberi di delinquere, di volatilizzarsi e finire nelle maglie della criminalità, e vigilare attentamente, affinché neanche un euro dei finanziamenti destinati alla cooperazione finisca nelle mani di Hamas.
Dunque, con la nostra risoluzione le chiediamo di continuare sulla stessa strada, Presidente. Fratelli d'Italia è con lei, ma, in realtà, è con lei chiunque abbia a cuore le sorti di questa Nazione, chiunque non sia accecato da un ideologico furore immigrazionista, che vorrebbe far diventare questo nostro vecchio mondo un mondo senza confini e senza identità.
Continui a rappresentare la nostra Nazione, Presidente, come ha fatto sinora: con la postura di un leader che sa dove vuole arrivare, che fa ogni sforzo possibile - e, conoscendola, Presidente, anche ogni sforzo impossibile - per arrivarci.
Fratelli d'Italia, la sua maggioranza è orgogliosa del lavoro che sta facendo per la nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
(Annunzio di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Zanella ed altri n. 6-00059, Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 6-00060, Scutella' ed altri n. 6-00061, De Luca ed altri n. 6-00062, Del Barba ed altri n. 6-00063, Della Vedova e Magi n. 6-00064, Richetti ed altri n. 6-00065. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Replica e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. La ringrazio, Presidente e ringrazio i colleghi che sono intervenuti nel dibattito. Io, come sempre, anche per non dilungarmi troppo, risponderò ad alcune sollecitazioni che ho avuto, particolarmente dagli esponenti dell'opposizione, tornando su alcune valutazioni sulle quali, forse, vale la pena di offrire qualche elemento in più o su alcune cose che ovviamente non ho condiviso. Chiaramente, potrei saltare da un tema all'altro e poi tornarci, mi perdonerete, ma ho preso appunti mentre parlavate.
Voglio dire all'onorevole De Monte che sono d'accordo, parlando della crisi mediorientale, sul riferimento che lei faceva circa il fatto che le divisioni interne, che sono state, diciamo, palesi, nei primi giorni della crisi, tra i vertici delle istituzioni europee, non hanno giovato al ruolo dell'Europa in questa fase. Lo dico perché mi sono permessa di segnalare questo punto nel Consiglio europeo che noi abbiamo già avuto in video-collegamento la settimana scorsa e intendo tornare su questo punto.
Sono d'accordo, chiaramente, con i tanti riferimenti che sono stati fatti al ruolo centrale che un'Europa politica, un'Europa che abbia una seria posizione visibile di politica estera possa giocare in questa fase molto delicata della crisi internazionale, che, devo dire, in questo dibattito, è stata colta da molti - non da tutti, ma è stata colta da molti la gravità del momento nel quale ci troviamo - ; come ho ampiamente detto, nella mia relazione di questa mattina, credo che l'Italia, l'Italia particolarmente, sicuramente per il ruolo di ponte che storicamente svolge tra Europa e Medio Oriente, ma soprattutto l'Europa abbia un ruolo fondamentale in una situazione che, oggettivamente, è molto complessa.
Io voglio dire al collega Amendola che ho condiviso molte cose di quelle che lui ha detto; ho condiviso l'aver colto la gravità di quello che sta accadendo e la gravità che ciascuno di noi sente sulle proprie spalle, ogni singola parola che dice, ogni singolo gesto che compie, ogni singola telefonata che fa, perché non ci possiamo nascondere che questa realtà, che è la realtà - io l'ho detto ampiamente stamattina - di quello che sta accadendo in questi giorni in Medio Oriente, può diventare una slavina, può allargarsi e arrivare a disegnare scenari che, oggi, sono per noi inimmaginabili e il confine che ci separa da uno scontro di civiltà, il confine che ci separa da un conflitto che rischia di essere molto ampio non è quello delle nostre piccole beghe interne, ma è cercare di capire davvero che cosa sia accaduto, che cosa stia accadendo. Nessuno ha la pretesa di avere tutte le risposte in tasca.
La prima domanda che io mi sono fatta quando ho visto quelle scene, lo scorso 7 ottobre, è: che bisogno avevano i miliziani di Hamas di mettere una telecamera sulla loro fronte per andare a riprendere scene così impensabili, come la decapitazione di bambini, gente che balla sui cadaveri di ragazze prelevate durante una manifestazione musicale? Perché? Perché? Anche nel mondo islamico, anche nel mondo arabo ci sono delle madri, no? E, probabilmente, quelle madri, quando vedono quelle immagini, non si sentono fiere. Quindi, perché? La risposta che io ho dato a questa domanda è che la causa palestinese non c'entrava assolutamente nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e che quello che Hamas stava facendo e voleva fare con quelle immagini era esattamente garantire, produrre, provocare, spingere Israele a una risposta tale da compromettere qualsiasi possibilità di normalizzazione dello scenario mediorientale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e del deputato Gallo). Perché? Perché - l'ho detto stamattina e lo ribadisco a voi, perché non l'ho fatto in quest'Aula - la strategia che hanno i fondamentalisti è una strategia di lungo periodo; quella strategia è rendere Israele una terra inospitale, fare in modo che la gente scappi, che non ci si possa crescere i propri figli, che non ci si possa vivere in pace.
E qual è il più grande nemico di questa strategia? Gli accordi di normalizzazione che alcuni Paesi arabi, particolarmente alcuni Paesi del Golfo, stavano portando avanti con Israele. Erano il più grande nemico di questa strategia e, quindi, il target di quello che è accaduto, non è solo Israele, ma sono anche i Paesi arabi, che hanno tentato di normalizzare i loro rapporti con Israele.
Questa è la realtà di quello che sta accadendo. E, chiaramente, è molto difficile - come posso dire - lavorare per evitare questa escalation ed è la ragione per la quale io ho voluto partecipare personalmente alla conferenza de Il Cairo. L'Italia è stata l'unica Nazione del G7 a partecipare a livello di leader, perché io credo che la priorità adesso sia continuare a mantenere il dialogo con i Paesi arabi che non vogliono cadere in questa trappola (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e del deputato Gallo).
E questo mi pare che sia stato colto. Dopodiché, sono d'accordo - collega Amendola, e mi rivolgo anche agli altri che lo hanno detto - sul fatto che la cosa più seria in assoluto che noi possiamo fare in questo momento sia lavorare per mettere in campo un'azione concreta e che abbia una tempistica definita per la soluzione della crisi israelo-palestinese, perché questo è l'unico modo che abbiamo, non solo - dalle crisi può sempre nascere anche un'occasione -, per risolvere un conflitto che ci trasciniamo, come sappiamo, da decenni, ma anche per svelare il bluff di Hamas, che si copre dietro la causa palestinese, per fare una cosa che con la causa palestinese non c'entra nulla e della quale i civili palestinesi e perfino le istituzioni palestinesi sono vittime, esattamente come tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e del deputato Gallo).
Ora, però, dov'è che la questione diventa complessa? Ho sentito in diversi interventi, per esempio del collega Bonelli … c'è un detto che dice: “la verità viene sempre dopo il ma”, perché, certo, condanniamo tutti Hamas, “ma”. E, qui, credo che bisogna fare un supplemento di riflessione, collega Bonelli, e, anche qui, beato chi ha tutte le risposte in tasca. Chiaramente, io ho ribadito questa mattina che i civili sono civili di qualsiasi nazionalità siano, in qualunque terra vivano e che la differenza tra quello che fa un'organizzazione come Hamas e quello che deve fare uno Stato è che uno Stato non basa la propria risposta su una vendetta, su un sentimento di vendetta, ma deve commisurare la sua forza, deve stare nel diritto internazionale; sono d'accordo su quello che si diceva sul diritto internazionale, però, questo è purtroppo un tema molto spinoso, perché la Striscia di Gaza è un lembo di terra dove vivono circa 2 milioni di persone e dove i miliziani di Hamas si nascondono sotto terra. Quindi, questa è la ragione per cui Israele ha chiesto nei giorni scorsi di evacuare i civili, perché obiettivamente è difficile riuscire a rispondere “targhettizzando” quella risposta sul terrorismo senza che ci siano danni collaterali. È per questo che è molto difficile quello che sta accadendo. Perché? Perché, di contro, signori, quando si dice cessate il fuoco - e chiaramente tutti quanti vorremmo che il conflitto non vedesse un'escalation -, si dice anche che Hamas rimane lì, si dice anche che domani può accadere di nuovo, si dice anche che potrebbero esserci altri civili innocenti che muoiono; significa, in qualche modo, dire anche che, in fondo, Israele non ha poi così tanto il diritto di difendersi. Quindi, noi cerchiamo di costruire ogni giorno questo equilibrio per impedire che da una parte e dall'altra i civili muoiano, per garantire che ci sia una soluzione a questo conflitto, per garantire che Israele possa anch'essa difendere la sua sicurezza e i suoi cittadini.
Che cos'è che non mi torna in alcuni degli interventi che ho sentito? Che c'è una differenza, perché mi è sembrato che, in alcuni casi, si mettessero sullo stesso piano le due cose. C'è una differenza, colleghi, tra entrare in casa di qualcuno, guardare un neonato, tagliargli la testa e chiedere alle persone di evacuare, perché non si vogliono coinvolgere i civili. Vi prego, non ditemi che le due cose sono uguali. Non ditemi che le due cose sono uguali (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE – Commenti di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Ma questo non vuol dire che non sia uguale il valore dei civili ed è esattamente questo ciò su cui ci stiamo spendendo: capire come si faccia a garantire una risposta necessaria verso i terroristi senza coinvolgere la popolazione civile. Quello che sto cercando di spiegare è che, purtroppo, c'è qualcuno che si fa volutamente scudo della popolazione civile e questo rende le cose, purtroppo, molto complesse in questa fase. È la ragione per la quale ogni giorno, passo dopo passo, parola dopo parola, cerchiamo di trovare questo difficile equilibrio.
Dopodiché, cambio tema (non so se c'era altro che volevo dire sulla crisi, ma mi pare che questo argomento sia stato esaurito). È stato citato da diverse parti il tema della migrazione. Voglio dire al collega Soumahoro che non sono affatto d'accordo, quando parla di non difesa della dignità umana negli accordi con la Tunisia e non so a che cosa faccia riferimento (Commenti). Io continuo a ritenere che, se non si vuole difendere la dignità umana, il modo migliore è quello di favorire i trafficanti di esseri umani e non è ciò che sto cercando di fare. Io penso proprio che, per difendere la dignità umana delle persone, si debba approcciare la questione migratoria in maniera completamente diversa: lo si deve fare offrendo ai Paesi di origine e di transito una cooperazione allo sviluppo, che non è predatoria. La prego, non mi parli di neocolonialismo, perché io sto cercando proprio di dire che l'approccio dev'essere completamente diverso da quello che si è visto, non solo nel periodo coloniale, ma anche più di recente verso i Paesi africani. L'Africa non è un continente povero - l'ho detto tante volte -, ma è un continente estremamente ricco. È un continente che, con i giusti investimenti, con la giusta attenzione e con il giusto rispetto - con il giusto rispetto -, può vivere un futuro decisamente migliore di quello che vive nel presente, dove, purtroppo, l'atteggiamento dei Paesi esteri è spesso stato, invece, un atteggiamento predatorio. È esattamente la ragione di quello che muove l'accordo con la Tunisia ed è anche la ragione di quello che ha mosso i problemi dell'accordo con la Tunisia, perché, guardi, l'ho detto questa mattina al Senato e lo ripeto anche a lei: quello che io sto cercando di fare con un Paese che è in difficoltà è una partnership strategica, cioè un accordo che preveda, per una Nazione in difficoltà, investimenti, posti di lavoro, risposte, e, quindi, una cooperazione che riguarda anche i flussi migratori.
Diverso è stato l'approccio di chi ha tentato di dire al Presidente Saied e alla Tunisia: ti diamo dei soldi, accettiamo che ti vengano dati dei soldi per fermare a casa tua i migranti illegali che entrano a casa tua, ma sia chiaro che ti consideriamo un impresentabile. Questo non funziona, non funziona nelle relazioni tra Paesi, funziona avere rispetto per i propri interlocutori, funziona costruire e provare a costruire un futuro per i propri interlocutori ed è quello che tentiamo di fare ogni giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Dopodiché, ovviamente, quando si fanno accordi di cooperazione, si lavora anche per ampliare e favorire la migrazione legale, il cui presupposto però è fermare la migrazione illegale, perché noi lo sappiamo che le due cose sono incompatibili, purtroppo. Lo sappiamo e lo sa benissimo il centrosinistra che ha governato per diversi anni: è stato costretto ad annullare le quote di immigrazione legale, perché tutte le quote di immigrazione erano coperte da chi entrava illegalmente. E io non credo che questo sia giusto, l'ho detto cento volte e lo ripeterò all'infinito, anche perché tu non puoi dare una vita dignitosa alle persone che entrano in Italia se non sai neanche chi sono, da dove arrivano e che cosa sanno fare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Lo si può fare quando si è governato un processo. Lo si può fare quando si è governato un processo e non facciamo finta di non sapere qual è stato il destino che è toccato a tantissimi migranti irregolari, dei quali avevamo raccontato che ci saremmo occupati. E questo mi porta anche al tema del rapporto tra, diciamo così, la migrazione illegale e i rischi anche per la sicurezza legati agli attentati che abbiamo visto in questi giorni.
Guardate, io non penso che sia irragionevole o che sia ideologico, come pure è stato detto, dire che può esserci un nesso tra centinaia, migliaia di persone che entrano mediate dai trafficanti di esseri umani e il rischio che vi siano anche infiltrazioni fondamentaliste o jihadiste. Io penso che sia piuttosto irragionevole e ideologico negare che quel nesso possa esistere (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), a maggior ragione quando ne abbiamo avuto prova, a maggiore ragione quando siamo consapevoli che in passato è accaduto. E guardate, non si risolve, ovvero non si rende la questione più digeribile dicendo: ma in buona parte dei casi chi si è reso responsabile di un attentato in Europa era qui da diversi anni. E' vero! E' vero e mi porta esattamente a quello che stavo dicendo prima e cioè che se alle persone non puoi garantire una vita dignitosa, se pensi che sia solidale farle entrare e poi lasciarle ai margini della società a vendere droga e a doversi prostituire, a non avere niente, matureranno anche, certo, a volte, un odio nei tuoi confronti perché sono state ingannate e sono state ingannate dai trafficanti di esseri umani, sono state ingannate da una politica che ha promesso cose che non poteva dare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e del deputato Gallo)!
Per questo l'approccio deve mutare e per questo bisogna cercare di mutare l'approccio. Dopodiché, Schengen. Ho detto stamattina - anche qui lo ripeto - che abbiamo avuto evidenze sui rischi che si corrono in questo particolare frangente e abbiamo deciso di sospendere Schengen, ossia la libera circolazione con la Slovenia. Ne abbiamo parlato - mi pare lo dicesse sempre l'onorevole De Monte - ovviamente con i nostri omologhi sloveni con i quali da sempre intratteniamo ottimi rapporti e con i quali, anzi, la collaborazione su questa materia è stata sempre molto fitta. Segnalo che ci sono almeno altri 11 Paesi che hanno avviato iniziative di questo genere e dicevo e ribadisco che diversi esponenti europei in questi giorni hanno, come dire, paventato l'ipotesi che, andando avanti di questo passo, Schengen possa, di fatto, essere messa in discussione e che con essa possa essere messo in discussione uno dei pilastri dell'unità europea che è la libera circolazione delle persone. È vero che è un rischio che si corre, è una preoccupazione che io condivido, ma proprio per questo ritengo che, anche qui - l'ho detto stamattina e lo ripeto -, l'unica sfida possibile che risolve questi problemi è fermare l'immigrazione illegale di massa (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se vogliamo aiutare i movimenti secondari, dobbiamo fermare i movimenti primari (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). No, io non lo devo dire a nessuno, vi sto dicendo qual è la strategia che il Governo porta avanti e che piano piano (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Per cortesia, facciamo finire il Presidente del Consiglio.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Vi vedo nervosi (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Per cortesia, non è un dibattito!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Vi vedo nervosi, non capisco perché siate nervosi. Vi sto dicendo qual è la strategia che il Governo porta avanti, dopodiché è un anno che governo, ne farò altri quattro e alla fine di questi cinque anni chiederò agli italiani che cosa ne pensano (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Facciamo così! È un anno che governo, ne faccio altri quattro e tra cinque anni chiediamo agli italiani cosa ne pensano, perché la democrazia funziona così! So che ad alcuni non piace, ma la democrazia funziona così (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, che si levano in piedi)!
Quello che stavo cercando di dire è che il tema dei rischi che Schengen corre rafforza la nostra posizione sul problema dei movimenti primari. Questo stavo cercando di spiegare: rafforza la nostra posizione sul tema dei movimenti primari. E mi ha colpito che, quando ci sono state alcune Nazioni che nei giorni scorsi si sono autoconvocate, particolarmente colpite dal tema dei movimenti secondari, per parlare di questo tema delle sospensioni di Schengen, ho visto un approccio molto diverso da quello che avevo visto in passato, perché in passato si tendeva a scaricare tutta la responsabilità sulle Nazioni di primo approdo, segnatamente l'Italia. Oggi questo non è avvenuto perché tutti capiscono qualcosa che l'Italia spiega, mi dispiace solo da un anno, perché consentitemi di dire anche che, sul tema di difendere i confini esterni, fermare l'immigrazione illegale di massa, affrontare il problema nei Paesi di partenza e di transito, eccetera, eccetera, eccetera, e tutta la strategia che io sto cercando di portare avanti, mi sono tragicamente resa conto, quando sono arrivata al Consiglio europeo, che l'Italia questo tema non lo aveva banalmente mai posto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Ma cosa dici!
ALFONSO COLUCCI (M5S). Non è vero!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. L'Italia si era limitata a porre il problema di redistribuire (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Si era limitata a porre il problema di redistribuire, perché poi, alla prova dei fatti, diciamo così, su proposte di buonsenso a trovare una convergenza non ci è voluto tantissimo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
L'allargamento ai Balcani occidentali: è stato posto da qualcuno dei colleghi. Voglio ribadire l'impegno totale dell'Italia su quello che a me non piace chiamare allargamento, l'ho detto stamattina e lo ripeto. La considero piuttosto una riunificazione, nel senso che non sono mai stata convinta, a differenza di altri, che l'Unione europea sia un club nel quale qualcuno decide chi è europeo e chi no. Penso che chi è europeo e chi no lo abbiano già deciso la storia, la civiltà, la geografia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Si tratta semplicemente di capire come facciamo a gestire una riunificazione che chiaramente richiede anche di modificare le proprie priorità, richiede forse per l'Europa di occuparsi di meno cose e di farlo meglio, di occuparsi meglio delle questioni delle quali i singoli Stati nazionali non si possono occupare da soli e meno di ingerire questioni che possono essere tranquillamente gestite dagli Stati nazionali.
Quello che voglio dire sui Balcani occidentali è che io penso non si debba fare l'errore di immaginare delle corsie preferenziali. Lo dico anche rispetto al dibattito dell'ingresso dell'Ucraina e della Moldova. Non possiamo dare il segnale alle Nazioni dei Balcani, ai Paesi dei Balcani occidentali, che da molto tempo hanno avviato le loro procedure, che qualcun altro ha la priorità. Penso che ogni Nazione debba seguire, sulla base di quello che è lo stato delle cose, lo stato delle sue trattative e lo stato, ovviamente, dei parametri di cui dispone, ma che non si debba fare l'errore di lasciare indietro i Paesi dei Balcani occidentali.
Sono per l'Italia una regione strategica, una regione nella quale noi abbiamo sempre giocato un ruolo da protagonisti. Siamo molto apprezzati e molto benvoluti e credo che sarebbe, soprattutto in questa fase storica e geopolitica, molto, molto importante accelerare il più possibile questa riunificazione.
Dopodiché, alcune cose molto veloci. Sulla transizione ecologica, si diceva: non bisogna avere paura della transizione ecologica. Non abbiamo paura della transizione ecologica (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nessuno ha paura della transizione ecologica. Quello di cui abbiamo paura è una transizione ideologica, che è una cosa completamente diversa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!
Cioè, abbiamo paura di qualcosa che, imponendo a tappe forzate risposte quando non si sono costruiti i presupposti - che vuol dire, per esempio, autonomia strategica, che vuol dire conversione, che vuol dire mettere i fondi, che vuol dire neutralità tecnologica, che vuol dire una serie di cose che stiamo portando -, ci porta dritti a una desertificazione industriale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E io non penso che sarebbe una grande risposta. Quindi, il tema rimane: transizione ecologica è una cosa importantissima, che va mediata insieme alla sostenibilità sociale e alla sostenibilità economica. Non vuol dire avere paura di qualcosa che non siano le lenti distorte di certa impostazione ideologica.
Dopodiché, colleghi del MoVimento 5 Stelle, ci sono diverse cose da dire, per la verità, nessuna attinente al Consiglio europeo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma do volentieri qualche risposta.
Sanità: si dice che abbiamo tagliato i fondi alla sanità (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); voglio darvi un dato: 2020, COVID, Fondo sanitario 122 miliardi, Governo Conte; 2024, Governo Meloni, 136 miliardi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Voglio spiegare agli italiani, già che ci sto, come fanno i partiti dell'opposizione a sostenere la tesi che noi abbiamo tagliato i fondi alla sanità (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
LEONARDO DONNO (M5S). Te lo spieghiamo!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. …quando, invece, il Fondo sanitario è aumentato di anno in anno. Lo fanno con questo simpatico éscamotage del rapporto con il prodotto interno lordo, cioè, in buona sostanza, siccome, cari italiani, durante gli anni in cui governava la sinistra il PIL crollava, i soldi che mettevano nel Fondo sanitario, anche se erano di meno di quelli che mettiamo noi, davano una percentuale più alta in rapporto al PIL. Invece, siccome noi il PIL lo stiamo facendo crescere, anche se quei soldi aumentano, la percentuale diminuisce. Spero che sia chiaro quello che sta accadendo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e del deputato Gallo - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! Avete aumentato l'IVA sui prodotti per la prima infanzia… Colleghi, vi vedo nervosi…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, facciamo finire il Presidente del Consiglio…
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Non capisco perché siete nervosi. Non dovete essere nervosi, perché il Governo, colleghi, sta andando male e quindi sta per arrivare il vostro momento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)…
PRESIDENTE. Colleghi, non è un dibattito, facciamo concludere il Presidente del Consiglio…
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Non siate nervosi, sta per arrivare il vostro momento!
Allora, il Governo ha aumentato l'IVA sui prodotti per la prima infanzia: le cose non sono andate esattamente così. Cioè, il Governo aveva tagliato, lo scorso anno, l'IVA sui prodotti per la prima infanzia. Abbiamo deciso di non rinnovare quella misura per un fatto banale, che vi spiego (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, facciamo finire, poi ogni gruppo potrà parlare.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Noi non abbiamo rinnovato questa misura per un fatto semplice: non ha funzionato. Non ha funzionato perché, io devo dire la verità, ho controllato e monitorato lungo quest'anno l'andamento dei prezzi sui prodotti per la prima infanzia e, purtroppo, il taglio non ha prodotto quello che speravamo. E vi dico una cosa di come vedo io la politica: quando le cose non funzionano, non si rinnovano. È esattamente quello che avreste dovuto fare voi sul superbonus (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), invece di scaricare sugli italiani 100 miliardi di debito su una misura per la quale ne avevate previsti 30! Consentitemelo! Invece, dalle parti nostre, quando una cosa non va bene, ce ne si assume la responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, che si levano in piedi - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Salario minimo. Sto andando alla conclusione, sto andando alla conclusione… Salario minimo…
PRESIDENTE. Presidente, un attimo. Facciamo tornare un attimo di silenzio in Aula, grazie.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Salario minimo: qui ho solo una domanda da fare, perché abbiamo parlato del salario minimo molte volte nel merito della vicenda e ce ne occuperemo nei prossimi giorni. Però io, una domanda ce l'ho da fare, perché sentivo l'intervento di un collega del MoVimento 5 Stelle che diceva: questa è la cosa in assoluto più importante che si possa fare per i lavoratori italiani. Il Presidente Conte interverrà in dichiarazione di voto e spero che mi possa dire perché, in tre anni che è stato alla guida del Governo, il salario minimo non ha deciso di farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, che si levano in piedi - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
E lo dovete spiegare non tanto a me, quanto ai lavoratori che oggi portate in piazza, che io credo siano più intelligenti di quanto li facciate (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Concludo così. Sempre il collega del MoVimento 5 Stelle dice che questo Governo ha portato l'Italia al suo più basso punto di credibilità. Guardi, io penso che questo lo debbano giudicare gli italiani e lo giudicheranno. Le posso dire, dal mio punto di vista, qual è stato il più basso punto di credibilità che io ho visto di un Governo italiano all'estero e posso dirle che lei non mi vedrà mai, fin quando io governerò questa nostra Nazione, rincorrere al bar un mio parigrado durante i lavori del Consiglio europeo per tranquillizzarlo sul fatto che i membri della mia maggioranza scherzano perché devono dire qualcosa al loro pubblico, ma che, alla fine, si farà quello che vogliono gli altri. Non mi vedrà mai rappresentare l'Italia così, costi quel che costi (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, che si levano in piedi - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, proseguiamo.
Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate (Commenti del deputato Donno).
SALVATORE DEIDDA (FDI). Ma smettila!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Sulla risoluzione n. 6-00059, parere contrario; sulla risoluzione n. 6-00060, parere favorevole; sulla risoluzione n. 6-00061, parere contrario; sulla risoluzione n. 6-0062, parere contrario; sulla risoluzione n. 6-00063 c'è un parere per parti separate: il Governo è favorevole al primo impegno…
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Può dire i nomi?
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Almeno il primo firmatario.
PRESIDENTE. Ministro, chiedono se, cortesemente, può dire anche i nomi per maggior chiarezza. Il primo firmatario, ovviamente.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00059, parere contrario.
Sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 6-00060, parere favorevole.
Sulla risoluzione Scutella' ed altri n. 6-00061, parere contrario.
Sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00062, parere contrario.
Sulla risoluzione Del Barba ed altri n. 6-00063, c'è un parere per parti separate con riferimento all'impegno: sul punto 1), parere favorevole; sul punto 2), parere favorevole con riformulazione, nel senso di espungere la parte da “compresi” fino a Ungheria”. Sul punto 3), sul punto 4) e sul punto 5), parere favorevole. Sul punto 6), parere favorevole, con riformulazione: “a proseguire nel percorso che dovrà portare in tempi brevi alla necessaria modifica del regolamento di Dublino, al fine di garantire la prima adozione di una politica migratoria europea”. La parte che c'è dopo è espunta e si riprende con: “che non penalizzi i Paesi di frontiera”, espungendo la parte successiva. Sul punto 7), parere contrario; sui punti 8) e 9), parere favorevole; sul punto 10), parere contrario.
Sulla risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00064…
PRESIDENTE. Scusi, Ministro. Per quanto riguarda la risoluzione precedente Del Barba ed altri n. 6-00063, sulle premesse?
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Sulle premesse, l'ho detto anche oggi al Senato e lo ribadisco: laddove c'è il parere favorevole per parti separate, non entriamo nel merito delle premesse. Sulle premesse il parere rimane contrario.
PRESIDENTE. Perfetto.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Sulla risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00064, parere contrario.
Sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00065, anche qui, c'è un parere per parti separate, con la stessa considerazione di parere contrario sulle premesse. Con riferimento all'impegno, parere favorevole sui punti 1), 2) e 3) e parere contrario sui punti 4), 5), 6) ,7) e 8).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Se l'onorevole Meloni fosse ancora nei banchi del Governo, sempre deserti da parte dei Ministri leghisti, le avrei detto che aveva cominciato, parlando della gravità, con la giusta gravitas del discorso e ha finito negli applausi scroscianti della maggioranza per fare quello che si ostina a fare e che le riesce meglio: fare l'opposizione all'opposizione. Non è un comportamento serio, onorevole Presidente del Consiglio. Ha parlato di Europa politica. Io sono molto d'accordo, perché l'Europa politica è l'opposto della sovranità nazionale, è l'opposto del sovranismo, è l'Europa che si muove verso il federalismo. Un grande liberale, un grande Presidente della Repubblica, un grande banchiere centrale del secolo scorso, come Einaudi, aveva già chiuso i conti, dicendo che le Nazioni sono polvere senza sostanza, e lo diceva proprio a proposito della difesa comune e, quindi, della politica estera comune. Se si vuole che l'Europa abbia un ruolo, quella deve essere la direzione.
Io penso che sul tema della crisi israeliana, dell'attacco brutale dei terroristi di Hamas, Biden, il Presidente degli Stati Uniti d'America, abbia avuto un ruolo che noi non riusciamo ad avere: è andato lì, ha ribadito il diritto di Israele di esistere come Stato e, quindi, il dovere di difendere i propri cittadini; ha ribadito che non bisogna vendicarsi, ma bisogna ottenere giustizia secondo il diritto internazionale; ha ammonito rispetto agli errori che, a seguito di attacchi terroristici, gli stessi Stati Uniti fecero nella regione. Ma ha dimostrato la propria presenza ed essere presenti significa anche partecipare o influenzare le decisioni dei Governi che si sostengono. Quindi siamo in quella direzione e, se il Presidente Meloni diventerà un alfiere del federalismo europeo, saremo i primi a riconoscerlo, ma non bastano le parole e la propaganda, servono i fatti.
Sui migranti, altro tema dove o c'è l'Europa o non c'è, io non sono d'accordo. Innanzitutto, non sono d'accordo sulla caricatura che fa. Signor Primo Ministro, se lei è così sicura di se stessa, non può fare la caricatura, non può venire a raccontare in questo Parlamento la storiella che è la prima volta che l'Italia dice che bisogna difendere i confini esterni, che bisogna pensare anche ai trafficanti di esseri umani. Mi spiace, ma non è così. Questa è una barzelletta, lei non dovrebbe avere bisogno di fare la caricatura dei suoi avversari. Io ribadisco quello che le ho detto: lei sta sbagliando strategia. Ha parlato della strategia, ma, in un anno, la strategia non si è vista, abbiamo solo visto il massimo di sbarchi. La strategia di puntare sulla difesa dei confini esterni e non anche sul tema - chiudo, signor Presidente - dei movimenti secondari è una strategia sbagliata. Questo cosa vuol dire? Che dai banchi della maggioranza nessuno si alzerà più a protestare contro i francesi che bloccano Ventimiglia o gli austriaci che bloccano il Brennero perché siamo d'accordo con loro che chi arriva in Italia non arriva in Europa? È una strategia sbagliata e fallirà. Sarò il primo a riconoscere se non dovesse fallire, ma fallirà e ci troveremo tra un anno, se lei sarà ancora al Governo, a dire le stesse cose. Chiudo, signor Presidente, sul fatto che il Primo Ministro Meloni non ha risposto - ha risposto Fitto in modo laconico - su quale posizione il Primo Ministro italiano avrà all'Eurosummit quando, come ha detto a noi che ha scritto al Presidente del Consiglio Michel, si parlerà della ratifica del MES. Mi spiace che Meloni si sia sottratta al confronto, mi spiace che non abbia avuto la forza di dire una parola su questo tema.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 18,35)
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Venerdì, signor Primo Ministro, non potrà stare zitta non potrà fischiettare di fronte ai suoi colleghi; dovrà dire se l'Italia, finalmente dopo troppo tempo e troppa reputazione sprecata, ratificherà - come hanno fatto tutti gli altri, che non sono più stupidi di noi - la riforma del MES, e mi spiace che non abbia avuto il coraggio, perché di questo si tratta, di prendere la parola su questo tema in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, dico sin da subito che il nostro gruppo approva in toto la relazione del Presidente del Consiglio e quindi voterà convintamente la risoluzione di maggioranza. E diciamo sin da subito che non è un caso che la relazione che il Presidente del Consiglio ha presentato alle Camere per il 90 per cento ha occupato e si è occupata di temi che riguardano la crisi in Medio Oriente, e ha fatto bene il Presidente del Consiglio a sottolineare che questa crisi, purtroppo, drammaticamente ci riguarda direttamente; ci riguarda direttamente per quanto riguarda i valori fondanti dell'Occidente e del diritto internazionale; ci riguarda direttamente per quanto riguarda i temi che poi sono stati toccati e che si toccheranno in Consiglio europeo per quanto riguarda ancora di più il tema dei flussi migratori, delle connivenze tra flussi migratori irregolari e terrorismo; e ci riguarda di più per le conseguenze che ovviamente avrà da un punto di vista economico.
Dico solo, signor Presidente, che il livello del confronto e del dibattito su questi temi poi lo determina il confronto tra la maggioranza e le opposizioni e un vecchio detto popolare diceva che si raccoglie sempre ciò che si semina. Dico, attraverso lei, al collega Della Vedova: non si tratta di fare l'opposizione all'opposizione o di difendere il Presidente del Consiglio, ma se in un momento così importante come quello di cui stiamo discutendo, ci stiamo approntando a discutere, un gruppo parlamentare, legittimamente, pone le questioni che riguardano l'IVA sui beni della prima infanzia, sulla sanità, piuttosto che polemiche, legittime, su questioni che si affronteranno in altro modo, è evidente che, legittimamente, il Presidente del Consiglio non fa l'opposizione, ma risponde nel merito all'impostazione che i gruppi parlamentari vogliono dare. Noi, invece, vogliamo stare esattamente sulle questioni che sono poste e diciamo sin da subito che tre sono le cose che vogliamo sottolineare rispetto alla gravità del momento. La prima, lo ha detto il Presidente del Consiglio, ripercorrendo ovviamente l'aspetto politico della relazione che lo stesso Presidente del Consiglio ha fatto: nessuna ambiguità. La seconda, non cadere nella trappola dello scontro di civiltà. La terza, quella di una ripresa, in un'occasione drammatica come questa, nella sfida che abbiamo davanti, di un ruolo fondamentale dell'Italia e dell'Europa in quello che è la culla della nostra civiltà e della nostra tradizione, che si chiama Mediterraneo, in un recupero di un asse che è diverso, che purtroppo drammaticamente, negli anni, si è spostato tra l'Est e l'Ovest, in quell'asse che da sempre ci ha contraddistinto e che da sempre vedeva protagonista l'Italia, nel Nord e nel Sud del nostro mondo. Ecco, nessuna ambiguità, nessuna ambiguità e su questo il Presidente del Consiglio è stato molto chiaro, perché non si può cadere nella trappola che i terroristi di Hamas vogliono tendere dello scontro tra civiltà; si può capire, ragionare sulle iniziative diplomatiche e sui corridoi umanitari, sui diritti del popolo palestinese e sul diritto del popolo di Israele di vivere e di convivere solo se non ci sono ambiguità su quello che è accaduto, e in questo luogo noi, come gruppo parlamentare, vogliamo ribadire che non ci possono essere ambiguità. Non ci possono essere ambiguità, perché basta guardare drammaticamente la crudezza dei numeri, ed è una domanda che faremmo a noi stessi e a tutti quelli che magari ci stanno ascoltando. Il 7 ottobre, i terroristi hanno trucidato violentemente 1.400 persone, la maggior parte civili e bambini su una popolazione - perché questo è il rapporto che dice la drammaticità di quello che è successo - che per Israele vale come quella della Lombardia, 9.600.000. Se avessimo fatto una proporzione con la popolazione italiana, è come se noi avessimo avuto un attacco terroristico che ci avesse provocato 10.000 morti.
Come avremmo reagito noi? Con la sicurezza? Con la certezza della risposta? Io sono molto più vicino a chi risponde in questo caso non so, piuttosto che a chi strumentalizza, come sempre, il giudizio su quello di accaduto per un ritorno. E perché non ci devono essere ambiguità? Perché, drammaticamente, nelle piazze italiane come nelle piazze europee, come nelle piazze dell'Occidente - penso all'America -, abbiamo visto ritorni di rigurgiti antisemiti, di antisemitismo mascherati da antisionismo, questo è assolutamente inaccettabile, questo non è tollerabile perché è esattamente quello a cui vogliono portarci i terroristi di Hamas, l'eliminazione della presenza dello Stato di Israele. E perché, culturalmente, è fondamentale non avere ambiguità? Guardate, colleghi, io ho partecipato, insieme a tanti altri colleghi, di maggioranza e opposizione, alla manifestazione sotto l'Arco di Tito promossa da Il Foglio per testimoniare la solidarietà verso la comunità ebraica italiana; era nata spontanea ed è emerso spontaneo un cartello, che dobbiamo sempre ricordarci, per il valore culturale che questo cartello dice: la libertà dell'Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme. La libertà dell'Occidente, i valori dell'Occidente si difendono, difendendo quel tipo di presenza e di cultura storica che ha il valore dello Stato di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 18,45)
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Questa è la questione da cui partire e che non ci può permettere di avere ambiguità, proprio perché, da questo giudizio chiaro, noi dobbiamo capire che si afferma la libertà dell'Occidente, e la si difende sotto le mura di Gerusalemme, e, veniamo al secondo punto, se non cadiamo nella trappola, cioè se non cadiamo nella trappola - come ha detto il Presidente del Consiglio - della differenza tra la reazione necessaria e la reazione spropositata. Vedete, un'altra frase ho sentito in quella manifestazione, tra l'altro citata, credo, da Giuliano Ferrara, ed è proprio lì che non bisogna cadere nella trappola; è una frase di Golda Meir, che diceva: noi vi potremo, un giorno, perdonare per aver ucciso i nostri figli, ma non vi perdoneremo mai per averci costretto ad uccidere i vostri. Ecco, la differenza tra la reazione necessaria e la reazione spropositata sta proprio nella parte finale di questa fase; dobbiamo evitare, con tutta la nostra forza, proprio nella vicinanza e nell'amicizia con Israele che si arrivi a questa seconda fase. E, allora, proprio per questo occorre lavorare con la diplomazia, con la politica internazionale, con i corridoi umanitari, non cadere nella trappola dello scontro di civiltà. Non siamo contro il popolo palestinese, non è uno scontro con la civiltà araba-musulmana, dobbiamo ricordarcelo e il nostro gruppo politico lo afferma con forza: non è uno scontro di civiltà ed evitiamo questo rischio contro la civiltà e la cultura araba e musulmana. Hamas non difende la causa palestinese, non la difende, anzi lo ha dimostrato in tutti questi anni, guardando come si è ridotta la popolazione palestinese che vive nella Striscia di Gaza, come sono state usate da Hamas le risorse che l'Occidente ha mandato in quella Striscia; hanno migliorato la qualità della vita del popolo palestinese o sono state usate in altro modo? Ci vuole coraggio per essere capaci di chiedere giustizia, senza spargere odio e vendetta, lo ha citato e lo ha detto il Cardinale Pizzaballa, in questi giorni, a cui noi tutti guardiamo, con grande sensibilità e con grande amicizia. Le popolazioni cristiane nella Striscia di Gaza continuano ad essere presenti.
Siamo di fronte a un nuovo disordine mondiale e, allora, dobbiamo, su questo, capire. Non a caso, il Presidente del Consiglio ha trattato anche gli altri elementi che portano al rischio di un disordine mondiale ancora più grave. Dopo la caduta del muro di Berlino, si è detto che avevamo la sfida e la possibilità di un nuovo ordine mondiale; purtroppo, drammaticamente, siamo di fronte, invece, a fatti - come ha detto anche, nella replica, il Presidente del Consiglio - che non sappiamo, se non gestiti con serietà e responsabilità, dove potrebbero portarci.
Allora, l'Ucraina. Non bisogna farsi distrarre nella sensibilità e nell'amicizia continua a quello che sta accadendo a quel popolo; e ha fatto bene a citare il popolo armeno, che è costretto a fuggire, quasi come per una nuova pulizia etnica, in quella regione del Nagorno Karabakh.
Infine, e concludo, signor Presidente, la strada da percorrere, la strada che abbiamo davanti, è quella di ritornare, Italia ed Europa, ad essere protagoniste nel Mediterraneo, a recuperare quell'asse politico Nord-Sud che abbiamo abbandonato per l'asse Est-Ovest.
Colleghi, il Piano Mattei non è uno slogan. Il Piano Mattei è la vera sfida che noi tutti abbiamo davanti, Italia ed Europa, e, tra l'altro, che non sia uno slogan, ma che sia una strada che può essere percorsa, lo dimostra la storia della presenza dell'Italia nel continente africano. Penso ai tanti progetti che ancora oggi ci sono di grande cooperazione internazionale in quei territori, penso alla presenza delle nostre imprese, penso a come l'ENI, lì, oggi, testimoni che cosa voglia dire una presenza italiana diversa da quella russa, da quella cinese o da quella turca, che sfruttano solo quel continente per portare ricchezza dalle loro parti. Invece, noi abbiamo un'idea assolutamente diversa: valorizzare, ritornare a investire, ritornare a investire tutti.
L'asse Nord-Sud, e concludo, signor Presidente, è decisivo per lo sviluppo dei Paesi africani, ma anche per quello dell'Italia, perché l'Italia tornerà ad avere quel compito che gli è stato assegnato, naturale, non solo dalla sua posizione geografica, ma dalla storia.
Per questo, signor Presidente del Consiglio, non solo noi voteremo convintamente la sua relazione e, quindi, la risoluzione di maggioranza, ma la ringraziamo, nel senso che dovremmo tutti essere convinti che, se l'Italia torna ad essere protagonista nella politica internazionale e nel dialogo con il mondo intero e ad essere protagonista di questo cambiamento, dovremmo esserne tutti orgogliosi e, nella differenza di posizioni, accompagnarla in questa sfida, che riguarda tutti noi, per il futuro nostro, dei nostri figli e dell'Italia intera (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente del Consiglio, signori e signore del Governo, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, leggendo le sue comunicazioni al Parlamento, glielo confesso, almeno per una parte, in particolare, per la parte relativa alla più grande delle questioni che abbiamo di fronte, alla tragedia infinita che si consuma, ora dopo ora, in Medioriente, ne avevo tratto l'impressione di una ricerca, come ha detto il collega Vincenzo Amendola, in modo molto efficace, prima di me, della ricerca di un equilibrio, un equilibrio che, glielo dico onestamente, considero segnato da insufficienze, su cui tornerò, ma, comunque, un equilibrio.
Ecco, mi dispiace molto doverglielo dire, ma glielo dico per onestà, come richiede la politica: nella sua replica, questo equilibrio lo ha perso completamente. Dove lo ha lasciato, onorevole Meloni, l'equilibrio nella replica? Si può fare un comizio su tutto, ma bisognerebbe evitare di farlo sulla più grande delle tragedie, che è la guerra, l'orrore che ne deriva.
Le battute vanno bene, quando la polemica si consuma su fatti che si confinano nel terreno della cronaca, dovremmo lasciarla da parte, quando si discute di tornanti della storia. È tornata lì, con le solite formule: “la verità viene sempre dopo il ma”, ha detto al collega Bonelli. Intanto, lo dico così: lei era fuori, legittimamente; sappiamo tutti che le giornate di lavoro sono faticose e se anche fosse rimasta fuori non gliene avrei certo fatto una colpa, ma, mentre parlava l'onorevole Bonelli, lei non era in Aula. L'onorevole Bonelli non ha messo alcun “ma”; non abbiamo messo mai alcun “ma” di fronte all'attacco terroristico di Hamas contro i civili israeliani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo abbiamo condannato in modo netto, come un crimine contro l'umanità, un crimine di guerra, un orrendo e inaccettabile atto di terrorismo, indiscriminato, e non abbiamo messo alla fine di queste parole alcun “ma”, lo ha messo lei un “ma”, oggi, nella sua replica. Le è scappata la frizione, come si dice in gergo.
Sono d'accordo che si debba restare nell'ambito del diritto internazionale - ha detto poco fa - però - ha messo lei un “però” - è difficile, ci ha detto, è delicato, è complicato; perché Gaza è complicata, lo sappiamo, è l'area del mondo con la più alta densità abitativa, 2.400.000 persone, 900.000 bambini. E ha detto: però, è complicato evitare danni collaterali. Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Meloni, la prego, lo ripeto, la prego, le parole sono importanti, non definisca più “danni collaterali” i bambini che muoiono sotto le bombe, i civili che muoiono sotto le bombe (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Io so che lei non lo pensa e, allora, sia sorvegliata nell'uso delle parole. Chiede agli altri prudenza, sia sorvegliata in quest'Aula quando sceglie le parole da utilizzare, specialmente se le rivolge, con quei toni, contro le opposizioni parlamentari.
Signora Presidente, ho ascoltato con molta attenzione la sua replica e anche con molta attenzione, come ho detto, ho letto le sue comunicazioni, che sono piene di una parola che io considero molto importante, infatti, è un continuo richiamo al diritto internazionale: in linea con il diritto internazionale. Uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza e tutelando la popolazione civile. Questo è il confine della reazione di uno Stato di fronte al terrorismo, questa deve rimanere, e sono fiduciosa che sia anche la volontà dello Stato di Israele. E ancora, il diritto internazionale torna sempre.
Allora lei ci ha detto che siete impegnati - e io riconosco, nelle vostre dichiarazioni, l'ho riconosciuto, in tutti questi giorni, questo sforzo - nell'unica soluzione possibile, quella di una pace che preveda due Stati per due popoli, la sicurezza e il pieno diritto di Israele a vivere in sicurezza e la legittima aspirazione, il diritto del popolo palestinese a vivere libero in uno Stato indipendente. Allora, io le domando: prima di tutto, riguardo al diritto internazionale, al diritto umanitario, alle leggi di guerra - non deve essere un auspicio, non deve essere un esercizio di fiducia, è una domanda semplice -, in questo momento, dal 7 ottobre ad oggi, ora dopo ora, il diritto internazionale e il diritto di guerra, secondo lei, sono rispettati da Israele nella sua risposta contro Hamas? A questa domanda occorre dare, oggi, una risposta, perché a Gaza, ora dopo ora, si consuma un crimine di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E siccome non uso il “però”, non uso il “però” dopo l'attacco di Hamas, pretendo che nel nostro dibattito il riconoscimento di questa tragedia sia altrettanto unanime; chiedo che nel nostro dibattito l'auspicio della costruzione di una soluzione pacifica faccia i conti con la realtà. Che la strategia dei fondamentalisti, del fondamentalismo islamico, di Hamas, dei gruppi terroristici, della jihad, sia quella di impedire che la causa palestinese guadagni consenso, siamo d'accordo, potremmo aggiungere che è la stessa strategia che ha guidato il Governo di ultradestra di Benjamin Netanyahu, che con Hamas ha fatto accordi, che con Hamas ha stretto patti. Si fanno tante domande in questi giorni e la stampa italiana, che talvolta è un po' poco attenta, non solo, nel riportare le dichiarazioni del Presidente delle Nazioni Unite, ma, anche, nel raccontare questa complicatissima vicenda, si chiede perché non c'è un Mandela palestinese. Glielo dico io: perché il Mandela palestinese sta chiuso in carcere da decenni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), si chiama Marwan Barghouti ed era forse la figura che con più autorevolezza avrebbe consentito la definizione di una leadership in grado di interloquire col mondo. Sta in carcere perché Benjamin Netanyahu, la destra, i falchi, gli integralisti, i fondamentalisti che ci sono anche quando non stanno nel mondo islamico - si può essere fondamentalisti con l'Islam in tasca, si può essere fondamentalisti con l'ebraismo in tasca, si può essere fondamentalisti con la cristianità in tasca -, i fondamentalisti in Israele lo hanno chiuso in una prigione, hanno buttato via la chiave e hanno, contemporaneamente e strutturalmente, costruito un asse con quegli altri fondamentalisti, con lo stesso medesimo obiettivo: impedire, non quella che lei ha definito una normalizzazione, perché, anche qui, Presidente, ma dov'era la normalizzazione in corso? C'era una normalizzazione in corso nel rapporto tra alcuni Stati arabi e Israele - certo l'Arabia Saudita -, ma lei può seriamente sostenere che ci fosse una normalizzazione in corso rispetto alla vicenda israelo-palestinese? Quella vicenda è stata caratterizzata, negli ultimi decenni, da una violazione sistematica della legalità internazionale. Possiamo riconoscerlo? Può il nostro Governo dire che Israele ha violato sistematicamente la legalità internazionale anche prima del 7 ottobre? Io non penso che quelle violazioni, che le peggiori violazioni e che le peggiori atrocità di cui i palestinesi sono stati vittime possano mai, in nessun modo, non solo giustificare ma dare in qualche modo ragione alla risposta terroristica di Hamas. Questo mai! Ma che quelle violazioni siano lì davanti a noi non può essere omesso, perché altrimenti la volontà di lavorare alla costruzione di una soluzione di pace è una pura evocazione retorica, rimuove un fatto, cioè che la possibilità di costruire una soluzione pacifica e, dunque, la possibilità di isolare e di sconfiggere il fondamentalismo e il terrorismo passa anche e soprattutto per il rispetto della legalità internazionale, per la fine degli insediamenti illegali dei coloni in Cisgiordania - non parliamo di Gaza in questo momento - e per la fine dell'occupazione militare. O questo tema entra nella politica, cioè costruisce un pezzo della nostra iniziativa diplomatica, del nostro rapporto col mondo arabo, oppure l'inefficacia e persino - e persino, seppure involontariamente: ciò è ovvio - altro fieno in cascina all'egemonia fondamentalista saranno un esito col quale dovremo inevitabilmente fare i conti.
Concludo, signora Presidente, questa questione chiama in causa noi, la comunità internazionale. Questo è stato l'oggetto di questa discussione. Lei ha detto, appunto, che questa è la strategia dei fondamentalisti. Ciò che sfugge e che continua a sfuggire è quale sia la nostra strategia, quella dell'Europa, di un'Europa ancora una volta troppo silenziosa, incapace di imporre qualche elemento di discontinuità anche in queste ore. Allora, o su questo fronte si costruisce un comprensibile cambio di passo o il tornante e il crinale su cui questo tornante si sviluppa si trasformerà in un baratro. Dunque, non solo l'allargamento regionale, ma una deriva senza controllo di un conflitto che rischia di travolgere tutte e tutti noi sul piano della sicurezza, della pace, delle politiche di sviluppo, delle politiche economiche, tutti temi di cui, purtroppo, nella sua relazione e nella sua replica c'è una traccia insufficiente. Ha parlato, invece, molto di immigrazione e ne ha parlato male e questo mi spiace. Il punto non è mica negare che ci siano casi in cui i migranti arrivati ieri, l'altro ieri o molti anni fa sono poi anche terroristi. Lo sappiamo, è un dato, ma costruire il nesso è un'operazione un po' misera. È un'operazione di propaganda che fa il paio con la propaganda con cui avete costruito ancora una volta le vostre politiche sull'immigrazione. Avete voglia di insistere sul fermare i flussi primari. E poi mi dispiace, ma il problema con Saied non può essere quello che ha utilizzato per rispondere all'onorevole Soumahoro. Ha detto testualmente che non possiamo dare i soldi a qualcuno perché si occupi dei migranti e poi dirgli che è un impresentabile.
PRESIDENTE. Concluda.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Non è mica questione di bon ton. Saied è impresentabile perché ha mandato i carri armati al Parlamento, perché ha arrestato le opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Saied è impresentabile perché lì i diritti civili sono violati. Allora, a Saied bisognerebbe dire: siamo pronti ad aiutarti economicamente per fare in modo che le persone non siano disperate e costrette a fuggire, ma ti chiediamo, in cambio, non di essere presentabile ma di rispettare i diritti civili e di ricostruire la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è ciò che fa uno Stato, una grande democrazia che costruisce politica anche con altri da noi, ma lo fa nel segno dei famosi valori. Altro che guerra di civiltà, che altrimenti torna come un pericoloso boomerang contro di noi.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Fratoianni.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Ho finito, ho finito. Questa vicenda purtroppo durerà ancora; l'avremo ancora di fronte a noi. Provi a ricostruire quell'equilibrio, seppure insufficiente, perché ce n'è bisogno per tutti e per tutte e si provi, tutti e tutte, a dare a questa vicenda, a partire da questa vicenda, non solo il peso che merita ma anche l'attenzione e la qualità di un'iniziativa politica che continua a essere, purtroppo, altamente deficitaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, io non so se è scappata la frizione o non è scappata la frizione.
So che in una giornata intensa di lavoro dei due rami del Parlamento non dovrebbe mai mancare, nemmeno negli interventi dai banchi, il senso della gravitas di questa fase. Lei l'ha restituito molto bene oggi. Lei ha assunto una posizione sui temi di politica estera che io ritengo totalmente condivisibile e nell'intervento di illustrazione, al Senato e poi in parte ripreso qui nelle repliche, ha fatto cenno a termini di grande equilibrio. Io ho apprezzato molto che più volte lei abbia richiamato la necessità del nostro Paese di essere ponte e dialogo anche con il mondo arabo e col mondo musulmano. Ha utilizzato, ad esempio, il termine della proporzione della reazione, che è un termine che restituisce una posizione molto netta e molto chiara.
Io so che, seguendo la scia del mio collega Fratoianni, potremmo provocarci sulle parole rispetto a “io condanno Hamas, però tu dici che Israele si deve fermare”. Lei ha restituito una complessità maggiore, perché, se non si interviene nella Striscia di Gaza, Hamas rimane lì. Io sono molto convinto e credo molto nella forza dell'unanimità con cui le forze politiche hanno condannato quel gesto. Però, noi oggi non stiamo parlando di una cosa e io non me lo spiego: non stiamo parlando del fatto che siamo di fronte a una nuova minaccia terroristica. Noi abbiamo vissuto gli anni dell'ISIS e quelli di Al Qaeda - qualcuno era magistrato e combatteva contro il terrorismo in questo Paese - e sappiamo cosa ha voluto dire attrezzarci rispetto alla minaccia terroristica internazionale.
Con maggiore facilità noi dovremmo riportare il dibattito su una questione complessa e controversa come il conflitto israelo-palestinese, che non dovrebbe essere infilato in un atto di terrorismo. Io credo che abbia le finalità che lei attribuisce a quell'atto, cioè quella di innescare. Stiamo anche sottovalutando che, nella giornata di oggi, mentre questo Parlamento ha dibattuto sulle sue comunicazioni, il Presidente turco ha detto che quelli di Hamas non sono terroristi ma liberatori, e la Turchia fa parte della NATO. Io non sento la consapevolezza del fatto che siamo a rischio del baratro, perché la possibilità di innescare a catena ciò che sta accadendo non è una possibilità che attiene all'utilizzo dei nostri termini e neanche agli scontri nostri della politica ma attiene a una condizione di precarietà e a un intreccio e a un incrocio di Stati e di istituzioni, come quello che è successo ieri alle Nazioni Unite. Però, Presidente, la gravitas non la possiamo perdere mai. Io comprendo, perché mi piace, la battaglia politica, rispetto chi la fa sul fronte opposto e so anche che, ogni tanto, il senso di rivendicazione di ciò che si è fatto, del risultato e di ciò che l'aspetta, ossia una stagione di Governo, non può mai cedere all'idea che qualcuno stia mettendo in discussione questo. Oggi lei ha detto: “Fatevene una ragione, questa maggioranza è compatta”. Io me ne faccio volentieri una ragione, però lei è troppo intelligente per sapere che la maggioranza è compatta ma la maggioranza non sta usando l'equilibrio e l'attenzione che lei ci sta mettendo in queste ore, perché se c'è una cosa da non fare, dentro a un focolaio che può diventare un incendio, è convocare una piazza per il 4 novembre su un tono che non sta né in cielo né in terra (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe). A me non interessa giocare sulla polemica. Il Ministro Crosetto, con responsabilità, ha posto un tema: attenzione, perché il 4 novembre è la giornata nella quale noi vogliamo rendere quell'omaggio alle Forze armate che lei ha tributato anche oggi ma mette le Forze armate e la cittadinanza dinanzi alla possibilità di luoghi in cui vi è forte assembramento. Attenzione, c'è un clima che non può essere considerato un clima ordinario e qualcuno convoca la piazza, qualcuno continua a pensare a una competizione tutta di tono circa la presenza islamica e musulmana, presenza rispetto alla quale lei, oggi, intelligentemente ha posto temi e atteggiamenti dialoganti. Lei ha avuto anche l'attenzione di non far diventare la necessità di debellare il terrorismo di Hamas un conflitto tra popoli, un conflitto tra culture e un conflitto tra religioni. Se non abbiamo tutti questa attenzione allora davvero la situazione può scapparci di mano.
Credo che sul tema immigrazione dovremmo chiudere una stagione. Io non sono un esperto di intelligenza artificiale ma adesso non è necessario, nel senso che è una fase in cui anche nell'individuazione di chi se ne occuperà stiamo un po' faticando. Basta un motore di ricerca e basta digitare “missione Sophia” per leggere che lo scopo di questa operazione - la missione Sophia, istituita il 18 maggio 2015, lanciata dall'Europa nel giugno 2015 - è quello di avviare sforzi sistematici per individuare, catturare e distruggere le navi e le attrezzature utilizzate o sospettate di essere utilizzate da contrabbandieri e trafficanti di immigranti. Presidente, non l'abbiamo scoperto oggi il tema del contrasto al traffico dei migranti e della migrazione clandestina. C'erano missioni comunitarie e c'erano quasi dieci anni fa (Applausi di deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
Allora il punto qual è, dal mio modesto punto di vista? È abbandonare il tema “porti chiusi-porti aperti”, smettere di fare di questo un elemento di scontro e metterci in testa che ci sono tre questioni. Tra l'altro, cerco di fare attenzione alle parole. Lei oggi ha parlato, costantemente, di difesa dei confini dell'Unione e non solo dei confini dell'Italia e ha ragione. Portiamola su quel terreno, capendo che sulla dimensione comunitaria vanno portati tre aspetti: la gestione dei flussi, la relocation dei rimpatri e, Presidente, come terzo punto, i processi di regolarizzazione. Io non sono tra quelli convinti che si fa una cortesia ad un disperato nel farlo venire in condizioni di impossibilità di lavoro, di sviluppo, di crescita e quindi nell'affidarlo alla criminalità. No, non sono tra questi, però le dico anche che non è che tutti quelli che arrivano vengono qui a fare i trafficanti e ce ne è anche una parte che può essere governata e gestita all'interno di processi di inserimento lavorativo e di regolarizzazione. Lo dico perché viviamo ancora nel paese nel quale, se un immigrato è presente sul territorio nazionale e trova un'opportunità di lavoro e di inserimento, deve tornare e farsi chiamare. Insomma, non se non affrontiamo anche questo pezzo della discussione, teniamo l'immigrazione come terreno di scontro tra i buoni e cattivi - poi i numeri non danno ragione né agli uni, né agli altri - e non affrontiamo mai il fatto che o questo tema della regolarizzazione viene affrontato oppure ci manca un pezzo significativo.
Il terzo aspetto del Consiglio non è solo la questione del MES ma una questione economica più complessiva. Lei non vi ha dedicato la stessa attenzione, io credo anche in maniera condivisibile perché i primi due punti, e soprattutto il primo, sono di una delicatezza e importanza estrema. Però, Presidente, l'Europa è dentro a una dinamica inflattiva che riguarda tutta l'Europa. Non è un fenomeno italiano e i Paesi stanno mettendo in campo contromisure. La difficoltà dell'economia reale, a causa della dinamica inflattiva, si scarica immediatamente sui conti pubblici e anche qui non c'è solo un tema di responsabilità politica. Noi abbiamo due esigenze: la prima è sostenere le famiglie e le imprese, la seconda, è tenere in ordine i conti pubblici. Presidente, io non lo so. Lei dice che ha fatto verifiche puntuali e io, che in questi mesi di opposizione sono anche diventato nonno di una bellissima bambina, le dico che il provvedimento dei pannolini non andava male. Mio figlio mi ha scritto e quindi mi faccio latore della presente. Ma non mi dica che noi contrastiamo l'inflazione aumentando l'IVA, perché altrimenti non ci siamo sui fondamentali (Applausi di deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe). Sì, l'aveva abbassata lei. Dopodiché siamo di fronte ad una manovra di bilancio rispetto a una condizione esistente. Non lo dico perché ero tra colleghi che anche sul tema dei prodotti igienici femminili hanno fatto una battaglia. Però, non funziona una manovra di bilancio che prova a raccontarmi che mi riduce un po' di cuneo fiscale, mi lascia una busta paga più pesante e mi fa aumentare il costo sui beni di prima necessità, soprattutto sulle famiglie, soprattutto sui bambini, soprattutto sulle donne. Questa cosa non sta in piedi (Applausi di deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
Penso che, se vogliamo affrontare il tema di come si sostengono le famiglie italiane, la questione debba essere inserita in una politica economica che non è pervenuta nemmeno sui temi dello sviluppo e dell'impresa. Io non torno sul salario minimo, ma certo che c'è un problema. Quanto al tema del Patto di stabilità, Presidente, noi non possiamo pensare che viviamo costantemente in condizioni eccezionali di pandemia, di crisi energetica, per cui le regole sono sospese.
Dobbiamo porci il tema di nuove regole, forse di maggiore flessibilità, ma un tema che abbiamo verso le nuove generazioni e non possiamo accantonarlo senza una risposta.
Sul MES, Presidente Meloni, ho letto oggi un'agenzia del Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe: “negli ultimi mesi abbiamo ricevuto aggiornamenti regolari sul processo parlamentare in corso per la ratifica del tratto del MES in Italia e attendiamo con impazienza la sua finalizzazione il prima possibile”. Ora gli aggiornamenti vorrei averli anch'io, visto che abbiamo chiesto di discutere, abbiamo sospeso, ne discuteremo il 20 in Aula e so con certezza…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Richetti.
MATTEO RICHETTI (A-IV-RE). …che un punto della nostra risoluzione che riguardava il MES è stato respinto. Allora, io credo che, rispetto a molti elementi di apprezzamento della sua relazione di oggi, c'è la necessità urgente di sovrapporre dichiarazioni e azioni, altrimenti ci manca un pezzo di credibilità che non consenta all'Italia di fare quel mestiere che, proprio lei, oggi, si è candidata a fare (Applausi di deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Rossello. Ne ha facoltà
CRISTINA ROSSELLO (FI-PPE). Signor Presidente, gli attacchi terroristici di Hamas stanno mettendo a rischio non solo la sicurezza dello Stato di Israele, ma anche la stabilità dell'intera area mediorientale, creando forti tensioni sul piano internazionale. Già dalle prime pagine del suo intervento, Presidente Meloni, traspare in modo chiaro lo sforzo tecnico e politico del Governo per un sottile equilibrio fra una scelta sostanziale, quindi, di assetto, dettata dalla sempre più evidente necessità di tenuta, a fronte delle spinte e delle lotte per il primato di un nuovo ordine mondiale, e una salvaguardia della legittimità, quindi, attraverso meccanismi di reazione dei classici strumenti di reazione e difesa che il diritto internazionale consente. Scelte dell'azione diplomatica che fanno e faranno la nostra storia e lei che guida questo Governo ne è ben consapevole e ha anche un senso di responsabilità per quello che sta accadendo. Questo ci colpisce molto e ci fa sentire ancora di più la importanza, per l'Italia e per l'Unione europea, di quest'area e di questa situazione nel cosiddetto Mediterraneo allargato.
L'occasione del suo intervento, così chiaro e marcato, ci consente di riprendere un concetto già accennato qualche mese fa in un incontro con lei sempre in questa sede. La ricerca di una pace giusta, ma dove il giusto comprende un altro tema, forse anche più elevato, quello misericordioso e non lo esclude mai a priori. Questa è la barra da tenere sempre nella scelta dell'azione diplomatica e oggi, ancora di più, lo richiamiamo con forza. L'impegno a favore della difesa e della dignità umana ad essere caritatevoli anche verso chi è stato segnato da ogni forma di sofferenza, promuovendo e sostenendo, sempre, ogni aiuto umanitario. Per questo in questi giorni abbiamo contribuito attivamente al lavoro con il Ministro Fitto per la realizzazione di una risoluzione condivisa che ci vedesse tutti al suo fianco, pronti a sostenerla, in un momento anche difficile, in cui questa escalation del conflitto non garantisce la protezione dei diritti civili di tutti coloro che ne sono vittime e ribadiamo la ferma condanna degli attacchi terroristici contro Israele, del rapimento di civili italiani e stranieri, compresi i nostri connazionali, pochi, per fortuna, ma comunque presenti. Un'azione diplomatica volta al raggiungimento di una pace giusta e duratura fra le due parti, che deve portare, in prospettiva, a due Stati sovrani e democratici che vivano, fianco a fianco, in pace e sicurezza: non c'è altra via. Diplomatica è l'attività che deve essere pienamente efficace solo quando riesce a essere uno strumento di servizio per la causa dell'uomo e non la prevalenza di un interesse nazionale rispetto a un altro. Ed è proprio il concetto di solidarietà che è molto importante e che bisogna patrocinare in questa sede: non è un concetto astratto, è un concetto che viene dalle Carte costituzionali e fondanti dei nostri Stati membri, che poi sono state recepite anche nell'ambito dell'Unione europea. Occorre procedere risolvendo contrasti, cercando di unire idee divergenti, posizioni politiche contrapposte e anche visioni religiose distanti. È fin troppo evidente che, con l'acuirsi della tensione fra israeliani e palestinesi, si ripropone il tema del terrorismo fondamentalista. Diversi Paesi europei hanno sospeso temporaneamente Schengen e sono tornati a controllare con più attenzione i propri confini. Altri importanti Paesi, la Germania in particolare, iniziano a porsi, finalmente in modo serio, il tema dei rimpatri negli Stati di origine. Auspichiamo un'attiva partecipazione, come lei ha sollecitato, per le procedure da concordare insieme. Nel Consiglio di domani, l'attuazione delle conclusioni degli ultimi Consigli europei farà un focus sul fenomeno della migrazione. Soprattutto nella dimensione esterna, fondamentale sarà mettere in campo misure di sostegno sociale, politico ed economico rivolte ai Paesi di origine e al transito dei migranti, promuovendo anche canali legali sicuri per gli ingressi regolari e contrastando anche duramente i trafficanti di esseri umani.
La scorsa settimana, a Pechino, si è tenuta una riunione, in occasione del decimo anniversario del lancio dell'iniziativa della Via della seta e non può essere sottovalutata la presenza fra gli invitati di moltissimi rappresentanti e governanti degli Stati africani, effetto di un'opera di insediamento politico-economico cinese nel continente africano. Da quanti anni Silvio Berlusconi richiamava l'attenzione sulla questione africana? Ricordiamo tutti quando parlava di colonizzazione cinese e c'erano anche sorrisini ironici al riguardo, a livello europeo. Allora non si parlava di costruire un rapporto paritario fra Europa e Africa, attraverso l'elaborazione di iniziative e progetti condivisi e la promozione di relazioni omnicomprensive basate su un abbraccio propositivo e non predatorio, realizzando partenariati equilibrati? Il piano Mattei, voluto dal nostro Esecutivo, può costituire un primo tassello.
Il Consiglio europeo dovrà, inoltre, ribadire il proprio sostegno all'Ucraina dal punto di vista diplomatico, economico, militare e umanitario. L'Ucraina deve rimanere una priorità nell'agenda europea. Da un lato, vanno intensificati gli sforzi per garantire la protezione umanitaria e l'assistenza civile e militare all'Ucraina per il tempo necessario alla fine delle ostilità, per la ricostruzione del Paese e per determinare condizioni di sicurezza; dall'altro, bisogna rilanciare lo sforzo economico e diplomatico, per realizzare una formula di pace, per una pace giusta, complessiva e duratura. Anche in questa occasione, Presidente Meloni, noi avevamo parlato di giustizia e di pace giusta, e un accenno alla misericordia, tanto che poi venne introdotta la categoria della diplomazia e della misericordia da parte anche dalla Santa Sede. C'è il Pontificato della fratellanza, una scrittura che ha fatto il Papa nel 2013, molto importante, che getta le basi per un dialogo. E molte delle parole del Ministro Tajani, in nome di sani e sacrosanti princìpi atlantisti, cristiani ed europeisti, sono emerse in questo periodo, facendo riferimento proprio a quel documento, probabilmente involontariamente.
Sarà fondamentale costruire il futuro dell'Unione e dell'Italia nell'Europa. Viviamo una fase drammatica e la nostra identità liberale, cristiana, democratica, rischia di trovarsi in difficoltà e sotto attacco. E quindi è per questo che bisogna anche aprirsi alle tematiche dei Balcani occidentali, che attendono ormai da decenni di poter entrare nell'Unione. È stata importante la sua presenza, il 16 ottobre, e la sua indicazione sull'accelerazione del “chi ha tempo non aspetti tempo” riguardo all'accesso dei Paesi nell'Unione. Questo è un tema che sarà da patrocinare attentamente, perché ovviamente conosciamo la resistenza di altri Paesi e Stati membri.
Il Consiglio europeo farà anche un punto di revisione di medio termine sul quadro finanziario pluriennale, nonché sulle azioni da mettere in campo per realizzare un sistema capace di rispondere alle sfide sempre più complesse, per una crescita competitiva dell'economia europea. Ebbene, anche questo tema della transizione verde e digitale sostenibile, che deve essere socialmente equa, potrà essere base per lo sviluppo di una politica industriale forte, che veda anche l'Italia più partecipe. E la nostra risoluzione si esprime già in questo senso. Il Consiglio non affronterà la riforma del Patto di stabilità ed è evidente che un accordo su questo va raggiunto.
Sicuramente, garantire il consolidamento della finanza pubblica graduale e sostenibile è necessario, ma riteniamo che sia ragionevole sostenere come la riforma non debba ignorare gli investimenti pubblici e le spese legate alle priorità europee, incluse quelle per la difesa e gli impegni nel quadro del PNRR. È necessario che gli Stati siano messi nelle condizioni di realizzare le misure concordate. Il Governo deve continuare a lavorare perché la riforma della governance economica europea sia nel rispetto della sostenibilità delle finanze pubbliche, ma anche orientata a stimolare la crescita e gli investimenti. Il Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre la troverà veramente in una situazione molto complessa, ma ci troverà tutti al suo fianco. Lei saprà rappresentare degnamente in quel consesso il nostro Paese, portando anche le istanze e le proposte della maggioranza che la sostiene. Per queste ragioni, noi tutti convintamente diamo il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza e un particolare appoggio e approvazione da tutte le donne di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente, signora Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il Consiglio europeo in programma domani cade in un momento molto delicato per l'intera comunità internazionale, ancora scossa dall'efferato attacco terroristico di Hamas e dalla dura reazione che ne sta seguendo ad opera dell'esercito israeliano. Spirano venti di guerra e non possiamo escludere, quindi, un allargamento del conflitto all'intera area mediorientale. Il MoVimento 5 Stelle, sin dall'inizio, si è rifiutato di interpretare questa crisi secondo lo schema manicheo di opposte tifoserie. Abbiamo condannato senza mezzi termini il terrorismo di Hamas e sostenuto il diritto di Israele ad esistere e a difendere il proprio popolo. Abbiamo, però, chiarito che non può essere riconosciuta a nessuno la licenza di calpestare il diritto umanitario internazionale e che l'atroce strage provocata da Hamas non può avere, quale conseguenza, l'affossamento delle legittime aspirazioni del popolo palestinese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
L'Italia ha il dovere politico morale di richiamare la comunità internazionale a una prospettiva di pace giusta e credibile, secondo il principio, oggi ancor più valido, di “due popoli, due Stati”, e questo in accordo con le risoluzioni dell'ONU e l'Accordo di Oslo. Massimo, quindi, dev'essere l'impegno del nostro Paese affinché si giunga alla liberazione degli ostaggi che sono ancora detenuti dai terroristi, a una duratura apertura di adeguati corridoi umanitari per consentire gli ingressi di aiuti e l'evacuazione dei civili più vulnerabili. Lo scenario mediorientale è di nuovo cosparso di sangue. I bollettini da entrambe le parti ormai ci raccontano di migliaia di morti e molte di queste vittime sono bambini. Non possiamo rassegnarci a derubricare queste morti quale mero effetto collaterale del conflitto. Noi, come MoVimento 5 Stelle, non abbiamo mai creduto alla massima si vis pacem, para bellum. Noi raccogliamo, invece, le preoccupazioni dell'intero o, comunque, di buona parte del Paese, che chiede di interrompere un'escalation incontrollata del conflitto.
Ho seguito il suo ragionamento in replica. Guardi, c'è un'ambiguità. Lei ferma il ragionamento, alla fine, sull'orlo di un'ambiguità. Mettiamoci nei panni di una famiglia con bambini palestinesi, che non ha nulla a che fare con Hamas. Quindi, cosa deve fare? Deve cedere al ricatto di evacuare? Andare profuga da qualche parte, non si sa dove, oppure perire sotto le bombe dell'esercito israeliano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Lei non ha risposto. Lo diciamo ad una manciata di giorni dal 5 novembre, anniversario di quella manifestazione - la ricorderete, l'anno scorso - in cui 100.000 persone hanno sfilato a Roma per invocare una soluzione negoziale e pacifica per l'Ucraina. Ma il Governo italiano ha promesso un nuovo invio di armi. Ora dico, signor Presidente, dopo venti mesi di guerra, davvero vuole ancora andare a Bruxelles per assecondare questa strategia fallimentare dettata da altri? Quante distruzioni, quante morti ancora dovranno accumularsi, prima di costruire un percorso di pace? E, guardi, non la pensiamo come lei: un negoziato richiede più coraggio che l'invio di armamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma è l'unica strada per poter costruire una credibile e duratura soluzione.
Ora, se non disturba i surreali festeggiamenti di Fratelli d'Italia per un anno di Governo, vorrei venire al vostro totale fallimento in materia economica. La Presidente Meloni si è ormai chiusa, a nostro avviso, nella sua stanza della propaganda, non riesce più neppure ad aprire la porta o la finestra per vedere cosa succede fuori, nella vita reale degli italiani (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). “Con me è finita la pacchia per l'Europa”: l'abbiamo sentito ripetere tante volte, ma, nella realtà, a Bruxelles, dormono sonni tranquillissimi, perché hanno scoperto che il Governo Meloni abbaia poco e non morde per nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non una voce dall'Italia si è levata per l'impennata dei tassi da parte della BCE, nulla di nulla. Anche sul Patto di stabilità e crescita, lei continua a parlare a parlare, ma non abbiamo capito le riforme, le proposte concrete che presentate, le vostre strategie. Eppure, spieghiamolo ai cittadini: dal Patto di stabilità e crescita dipende quanto l'Italia potrà investire in futuro su lavoro, diritti, sanità, scuola, sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Ma, per capire cosa farete anche su questa fondamentale sfida in Europa, ci basta vedere cosa state facendo qui, in Italia, da Palazzo Chigi. In un momento così difficile per le famiglie, scegliete i tagli e non gli investimenti, non mettete nelle buste paga dei lavoratori nemmeno un euro in più, sforbiciate gli investimenti in sanità rispetto al PIL. Sì, perché la spesa sanitaria, Presidente Meloni, si misura così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti). Penalizzate e ostacolate, addirittura, chi lavora da una vita e stava per andare in pensione. Ma guardatevi allo specchio, l'avete tanto criticata: Presidente Meloni, io oggi ai banchi del Governo non vedo seduta Meloni, vedo seduta la Fornero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dalle bozze di manovra - e lei ce l'ha confermato nelle repliche con grande arroganza - apprendiamo il vostro ultimo tradimento ai cittadini: inseguite gli italiani con nuove tasse anche nella culla, aumentate l'IVA sui pannolini, sui prodotti per l'infanzia e sugli assorbenti con l'inflazione che sta correndo. Lei sta riscrivendo persino il suo motto. Il suo nuovo motto è: io sono donna, io sono madre e, quindi, pago più tasse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete già aumentato, l'anno scorso, le accise sulla benzina. Siete il Governo delle tasse. Applaudite, adesso, voi della maggioranza: da Fratelli d'Italia a Fratelli d'imposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi ha chiesto, Presidente Meloni, del perché non siamo riusciti ad approvare il salario minimo. Io le rispondo. La differenza tra noi e lei è questa: sono 10 anni che ci battiamo per approvare e non abbiamo i numeri…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
GIUSEPPE CONTE (M5S). …mentre lei, da 15 anni, coerentemente da quando ha fatto il Ministro della Gioventù con il Presidente Berlusconi, si è sempre battuta evidentemente per non approvarlo (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non ha mai dedicato attenzione ai giovani sottopagati e alle donne sottopagate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
YLENJA LUCASELLI (FDI). Qual è la vostra proposta?
GIUSEPPE CONTE (M5S). Ma da un Governo che fa queste scelte cosa possiamo aspettarci in Europa? Da voi ci aspettiamo “un signor sì” ai tagli che vogliono imporci i falchi dell'austerità, “un signor sì” allo scorporo delle spese per armi dai vincoli di bilancio. Ma guardate che le urgenze dei cittadini non sono investire in più armi, ma investimenti in sanità, scuola, ambiente, contrasto alla perdita del potere di acquisto che uccide il ceto medio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La credibilità - se ne fa un gran parlare -, soprattutto a Bruxelles, dipende da chiarezza di posizioni e linearità di azione. Prendiamo il MES. All'opposizione, Presidente Meloni, facevate le barricate, oggi che fate? Presidente Meloni, anche in questo caso vuole interpellare il CNEL di Brunetta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
MARCO OSNATO (FDI). A Casalino chiediamo!
GIUSEPPE CONTE (M5S). In replica, Presidente Meloni, lei ha parlato molto dei flussi migratori, degli sbarchi che qualifica illegali e ha fatto un'equazione, tutta da discutere, ma voglio assecondarla. Lei sta dicendo che, più sbarchi e aumenti illegali ci sono, e più aumenta il rischio di insicurezza per gli italiani.
Bene, lei questo rischio di insicurezza per gli italiani l'ha raddoppiato in un anno, con gli sbarchi illegali che sono raddoppiati, e se ne vanta pure (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è credibile, vede, l'Italia di Meloni, se applaude ai Paesi europei che ostacolano la redistribuzione di migranti, se fa fallire l'Accordo con i Paesi africani, come la Tunisia, per goffaggine diplomatica - sì, goffaggine diplomatica, Presidente -, per la foga degli annunci, dei flash e dei riflettori (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È lo schema Emilia-Romagna: la Presidente Meloni si presenta con gli stivali nel fango, una bella foto, prende applausi, le famiglie alluvionate rimangono lì (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
MARCO OSNATO (FDI). Smettila!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Per cortesia! Facciamo concludere.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Concludo… se permettete, concludo.
PRESIDENTE. Colleghi, silenzio, facciamo concludere.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Presidente Meloni, vedo che, più che dall'interesse degli italiani, lei è ossessionata dal sottoscritto e dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Si ride) e, soprattutto, è ossessionata dai buoni rapporti che ho costruito con i leader europei per tutelare l'interesse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi permetta, lei riponga la sua arroganza e la tiri fuori quando porterà 209 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Si ride), ma, soprattutto, la tiri fuori quando attuerà il Piano nazionale di ripresa e resilienza…
PRESIDENTE. Concluda, presidente.
GIUSEPPE CONTE (M5S). … lo state sforbiciando di 16 miliardi, lo state portando al disastro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Presidente, le faccio una domanda: ma cosa abbiamo noi in meno della Spagna, che sta rispettando i tempi? Sta chiedendo nuovi finanziamenti per il loro Piano all'Europa (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vede, lo dico in spagnolo…
PRESIDENTE. Concluda.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Al cospetto di questo imbarazzante confronto, non prova almeno un po' di vergüenza, vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
MANLIO MESSINA (FDI). Vergüenza!
GIUSEPPE CONTE (M5S). Concludo. Annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle alla risoluzione di maggioranza. Uscite dalla propaganda ed entrate nella realtà. La campanella è suonata, la ricreazione è finita, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Applausi ironici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, non so se avrò la capacità dell'oratore che mi ha preceduto, non fosse altro perché non ho fatto scuola di recitazione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Diceva, poi, quel tale che le citazioni servono per dare peso a un discorso che di suo non ne ha (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Andiamo, invece, al contenuto, perché oggi siamo qui non per far perdere tempo al Presidente del Consiglio o per fare polemiche che riempiono l'Aula del Parlamento solo di parole che sono senza scopo altro, se non quello di andare a provocare nella maggioranza. Noi, oggi, siamo qui perché abbiamo presentato una risoluzione di maggioranza, sottoscritta da tutti i gruppi che la sostengono, che le dà un mandato preciso: quello di andare in sede europea a rappresentare il nostro Paese, con un indirizzo politico molto chiaro su situazioni che sono terribilmente importanti e drammatiche. Quindi, non parleremo di pannolini, non parleremo di aumento dell'IVA su questo o su quell'altro, ma parliamo, purtroppo, della guerra, parliamo della guerra vera, parliamo delle immagini che ci stanno portando, nelle famiglie, l'angoscia, dopo l'Ucraina, di Israele, della Palestina e tutto quello che vi sta dietro. Ed è su questo mood che noi le diciamo: vada in Europa e, come ha saputo fare in maniera ritengo mirabile, corretta, lucida e precisa al Cairo, faccia capire che ci sono margini di politica estera importanti da seguire e che l'Unione europea deve fare politica estera. Lei ha fatto azioni importanti, nei mesi passati e nelle settimane passate, con l'Unione europea e con il suo Presidente, andando in Tunisia. È indubbio che siamo riusciti a smuovere quello che altri non avevano neanche tentato, è indubbio che bisogna insistere in quella direzione, è indubbio che parlare anche con Paesi i cui Governi non rispecchiano esattamente e fedelmente i nostri criteri di democrazia sia necessario e doveroso per importare in quei Paesi democrazia. È fondamentale riuscire a parlare con quei Paesi per costruire un ponte che impedisca l'anarchia e che impedisca agli scafisti di continuare con politiche migratorie fatte da loro - non decise da questa parte del Mediterraneo, ma subite - che non hanno altro obiettivo, come una guerra, di creare subbuglio e di portare scompiglio nel Paese che riceve i migranti. Questo è lo scenario. Quella dei migranti, utilizzata dagli scafisti e da certi Paesi che stanno africani, non è altro che un'azione di guerra nei confronti del nostro Paese, nei confronti dell'intera Europa. Non penso solamente al grave rischio delle infiltrazioni degli estremisti che noi denunciamo da sempre e su cui non si deve abbassare in alcun caso la guardia, avendo ben chiaro che all'interno di quelle moltitudini si possono nascondere e si nascondono – come, purtroppo, ne abbiamo avuto prova - integralisti pronti anche a fare attentati. C'è infatti anche una questione legata ai numeri. Sostenere quella pressione migratoria è impossibile per il nostro Paese, è una situazione insostenibile per qualsiasi democrazia europea che non voglia andare incontro al dissesto economico e sociale. A fronte di questo occorre che in Europa si faccia capire bene, se sono arrivati in ritardo a capirlo, che quella migratoria è un'arma utilizzata contro l'Europa e contro il nostro Paese che è sulla frontiera europea.
Occorre affrontare e risolvere un tema. Badiamo bene, parlare di Ucraina e di Russia disgiuntamente rispetto a quello che accade in Israele credo sia un errore. È certamente vero, infatti, che se si affronta la questione in Ucraina e Russia si creerà la condizione per risolvere anche il conflitto che è nato in Israele. Lo sappiamo, lo vediamo e lo capiamo: dietro al conflitto generato da Hamas contro Israele ci sono interessi e ci sono volontà che vanno ben oltre la Palestina, ben oltre gli attentati in Israele e servono anche per andare a minare l'azione che stiamo facendo rispetto alla guerra subìta dall'Ucraina. Occorre avere ben chiaro che si tratta, quindi, di uno scenario molto complesso nel quale muoversi. Non può essere lasciato a singoli Paesi. Noi lo stiamo facendo andando insieme ai rappresentanti dell'Unione europea, altri cercano di guadagnare magari qualche spazio di vantaggio economico. Questo va fatto capire in maniera chiara, avendo come orizzonte, naturalmente, la pace. È chiaro che dobbiamo arrivare a quella situazione il più velocemente possibile perché i costi che si stanno pagando sia in vite umane sia in termini economici, guardando al prossimo futuro e sapendo quello che è accaduto in Ucraina, possono essere veramente difficili da sostenere anche per le nostre economie, molto sviluppate. C'è un'instabilità nuova, che va dal Mar Rosso fino al Baltico, riguardo alla quale dobbiamo essere molto lucidi nella visione e bisogna stare molto attenti al fatto che i fenomeni migratori, come dicevo, possono nascondere al loro interno, come già accaduto, integralisti, fondamentalisti e terroristi. Presidente, nel dibattito di oggi non possiamo non citare un argomento che deve essere portato anche all'attenzione degli altri partner europei. Le azioni fatte dalla Germania nell'andare a sostenere, con i propri fondi, ONG che si fanno carico non di salvare le persone Mediterraneo, ma di riportare le persone dal Mediterraneo in Italia rappresentano qualche cosa che mina alla base la credibilità stessa della politica dell'Unione europea e questo deve essere chiarito. Non possono esserci queste azioni all'interno dell'Unione europea e tra Paesi dell'Unione europea. L'Italia non può essere confinata a discarica del Mediterraneo per quanto riguarda tutti gli scafisti e tutti i migranti che vengono presi dagli scafisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti della deputata Boldrini). Mi è capitato, qualche settimana fa, Presidente, di andare in visita a un centro di accoglienza e mi veniva fatto presente un episodio era accaduto poco tempo fa.
Un gruppo di parlamentari belgi era venuto in Italia a visitare questo centro per assicurarsi di come vengono spesi i loro soldi, lo ripeto, di come vengono spesi i loro soldi, considerando l'Italia il centro di accoglienza di tutto il Mediterraneo (Commenti). Se qualcuno non l'ha capito, questo non è il centro raccolta e la discarica del Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste della deputata Boldrini) né per gli scafisti né per i terroristi né per chiunque voglia venirci.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Vergognati!
STEFANO CANDIANI (LEGA). In questo Paese entra legalmente chiunque vi faccia richiesta, in questo Paese entra legalmente chiunque abbia diritto ad avere asilo ma non può entrare chiunque gli scafisti decidano che venga portato nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Su questo, Presidente, si deve essere chiari anche nei confronti di chi a livello europeo - penso al commissario Borrell - si è reso protagonista di atteggiamenti che lei correttamente ha definito di sabotaggio, di boicottaggio. Noi abbiamo fatto accordi con la Tunisia, non per andare a creare ulteriori situazioni di pressione umanitaria verso chi viene discriminato, ma per creare quel ponte di raccordo tra l'Europa e un Paese che non può cadere nell'anarchia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non vogliamo un'altra Libia sulle sponde del Mediterraneo, non vogliamo che gli errori compiuti a quei tempi vengano ripetuti oggi. Quindi, anche a livello europeo ci deve essere la consapevolezza che, se l'Italia è esposta, è esposta tutta l'Europa.
Poi, Presidente, si parlerà di temi economici sui quali nella nostra risoluzione, quella che abbiamo sottoscritto e firmato con gli altri gruppi di maggioranza, diciamo al Governo di far ben capire che ci deve essere - siamo impegnati al riguardo - tutta la sensibilità verso la transizione ecologica. Però, non si può subordinare quest'ultima alla chiusura di intere economie, di intere filiere economiche come quelle - è notizia di questi giorni - che chiuderebbero se fosse attuata quella sciagurata nuova politica europea che vuole passare dal riciclo al riuso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è un esempio di come un'ideologia applicata in maniera cieca a un problema serio possa produrre sfasci a livello nazionale. Noi abbiamo filiere che si sono costruite nel corso degli ultimi quarant'anni, che hanno dato eccellenze e che hanno dimostrato come sia possibile un intero percorso di riciclo del rifiuto e abbiamo oggi un'Unione Europea che, sulla scorta e sulla base di visioni ideologiche - anche perché alla Germania conviene, diciamolo - vuole passare immediatamente al riuso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Su questo in maniera molto semplice dobbiamo far comprendere che non siamo gli ultimi della fila e che certamente abbiamo un esempio da dare anche agli altri. È così per l'auto, è così per la casa, è così per il risparmio degli italiani. Bisogna che si comprenda che dietro ad alcune scelte ideologiche compiute in Europa, che vengono, ahimè, difese all'interno di quest'Aula da qualche elemento di sinistra, ci sono multinazionali e interessi multinazionali, non c'è la casalinga da difendere. Coloro che cercano di fare comprendere che la transizione ecologica è un bene per tutti non si rendono conto che quel tipo di transizione ecologica, quella basata sull'ideologia che non guarda agli effetti reali, non fa nient'altro che l'interesse delle multinazionali che vogliono un'economia, quella italiana, più fragile e più povera per poter venire a comprarla. Noi al riguardo abbiamo scritto in questa risoluzione che diamo mandato a lei e al Governo per rappresentare gli interessi italiani in sede europea, laddove gli interessi italiani sono anche gli interessi europei.
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANO CANDIANI (LEGA). In conclusione, Presidente, occorre dare una scrollata a quest'Unione Europea. Per farlo comprendere mi riallaccio al ragionamento fatto prima e cioè che affrontare la questione tra Ucraina e Russia significa anche andare a creare i presupposti per affrontare e risolvere il problema che si è creato e la guerra che si è creata in Israele con gli attacchi di Hamas. Quella, infatti, è una guerra strumentale per distrarre l'Europa, per distrarre la nostra attenzione rispetto alla guerra in Ucraina. Le cose sono collegate, gli interessi che stanno dietro sono collegati e lei l'ha compreso in maniera chiara, a Il Cairo, quando ha fatto il suo intervento.
Presidente, noi dobbiamo passare da “ce lo chiede l'Europa” a “lo diciamo all'Unione europea”, in maniera garbata, senza - come qualcun altro ha fatto prima - dare lezioni, ma facendo ben comprendere che questo è un Governo al quale non appartiene il benaltrismo e al quale non appartiene la politica del politicamente corretto, cioè che dobbiamo far finta che tutto vada bene per non disturbare il manovratore. Se le cose non vanno bene, noi diciamo che non vanno bene e lo facciamo nell'interesse del nostro Paese e nell'interesse dell'Europa intera. Per questo sosterremo la mozione di maggioranza e siamo ben convinti di darle mandato in sede europea (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, richiamo tutti a evitare di usare termini che possono lasciare spazio ad ambiguità, soprattutto quando si parla delle persone ma questo, in generale, per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ha chiesto di parlare…
PAOLO CIANI (PD-IDP). Presidente, non c'era alcuna ambiguità!
PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia… Questo eventualmente lo chiederemo all'onorevole Candiani, perché non penso che lei possa farsi interprete di quello che ha detto l'onorevole Candiani. Comunque, andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo davanti ad una di quelle anse della storia nella quale nulla è scontato e la posta in gioco è altissima. In queste ore, ciascuno di noi e ciascuna di noi, in base alle proprie responsabilità, è chiamato, siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo perché il mondo non si infiammi senza più rimedio né controllo. Le nuove generazioni stanno crescendo tra crisi finanziarie, incertezze, pandemie, diseguaglianze, emergenza climatica, il ritorno delle guerre e nuove paure. Dobbiamo tutti avere chiaro che anche dai nostri sforzi dipenderà se prevarrà nel mondo la guerra o la pace, se la distruzione e la morte dilagheranno o se riusciremo a far tornare forte la voce della diplomazia e del dialogo. Le sfide di questo nostro tempo sono enormi e riguardano le stesse fondamenta su cui si basano la convivenza pacifica tra i popoli e il diritto internazionale, che nascono dalle ceneri di precedenti, devastanti conflitti mondiali, non dimentichiamolo. Dobbiamo tutti impegnarci affinché prevalga il rispetto della vita, dei diritti umani, contro le stragi terroristiche, affinché prevalgano la libertà e l'autodeterminazione dei popoli contro la violenza e la legge militare del più forte, affinché prevalga il dialogo e non l'odio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Noi tutti dobbiamo impegnarci per la fine di questi conflitti e per la pace. Le forze che alimentano il terrore e l'orrore e che di quel terrore si nutrono, con l'ambizione di guidarlo, faranno di tutto per incendiare gli animi e per alimentare gli odi, per spargere morte e distruzione. Non è un caso che il Presidente Mattarella abbia parlato di un'umanità irresponsabile, che innesca una spirale di violenza.
Allo stesso tempo, proprio perché siamo davanti a una situazione così critica, abbiamo il dovere di farci carico della complessità della situazione nel suo insieme. Non è accettabile una divisione sul modello del tifo calcistico, noi dobbiamo ripudiare la guerra ma ripudiare pure la polarizzazione che le guerre portano con sé. Torniamo, quindi, a chiedere, con ogni sforzo, la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas, senza condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci uniamo al cordoglio delle famiglie delle vittime italo-israeliane. Non ci può essere alcuna ambiguità nella condanna ferma e assoluta dell'azione terroristica di Hamas del 7 ottobre e della sua brutale ed efferata violenza, che ha portato a 1.400 vittime tra i civili israeliani. Al contempo, è nostro dovere insistere che il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi di Hamas rispetti pienamente il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario. Si deve continuare a combattere l'antisemitismo, in ogni sua forma, come quella degli inaccettabili cori sentiti qualche giorno fa a Milano, contrastare chi soffia sulla retorica pericolosa di uno scontro di civiltà, e rifiutare anche l'islamofobia e opporre a tutto ciò la ragionevolezza del dialogo e del reciproco rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allo stesso tempo, ci si deve battere affinché non passi l'equazione tra Hamas e il popolo palestinese, che sarebbe un errore oltre che un favore ad Hamas che, con i suoi atti, ha dimostrato di essere nemica delle legittime aspirazioni dei palestinesi a vedersi riconoscere uno Stato e a vivere in pace e in sicurezza. Hamas va, invece, isolata nel popolo palestinese e in tutto il mondo arabo, con ogni canale diplomatico. Bisogna evitare in ogni modo l'escalation e l'allargamento di questo conflitto. Insistiamo dall'inizio affinché arrivino aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese, affinché non vi sia un disastro umanitario nella Striscia di Gaza come quello che stiamo vedendo, e quella popolazione già viveva da anni una situazione umanitaria devastante. Non è possibile - lo voglio ribadire - che si colpiscano ospedali, scuole, che si colpiscano chiese, non è accettabile che stiano finendo l'acqua e il carburante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
Non dimentichiamo che si tratta per il 40 per cento di minori in quella popolazione e che delle oltre 5.000 vittime moltissimi sono bambini e bambine; le vittime palestinesi non valgono di meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e colpire Hamas non può significare punire collettivamente la popolazione palestinese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), perché in una democrazia c'è un confine netto tra la giustizia e la vendetta, che non va superato, mai!
Dobbiamo spingere per riaprire il processo di pace e per la soluzione di “due popoli, due Stati”; l'unica soluzione è quella che riconosce uno Stato israeliano, che già esiste, che deve esistere in sicurezza e uno Stato palestinese, che ancora manca, che va pienamente riconosciuto nel suo analogo diritto a esistere in sicurezza e in pace. Questa soluzione è stata colpevolmente abbandonata, negli ultimi anni, dalla comunità internazionale; dobbiamo riprenderla. L'allargamento degli insediamenti dei coloni israeliani, in violazione del diritto internazionale, in Cisgiordania, e il continuo lancio di missili su Israele hanno allontanato, negli anni, la prospettiva di pace per quei due popoli e per quei due Stati; oggi la dobbiamo rilanciare con maggior forza e senza doppi standard, ma con uno solo: il rispetto del diritto internazionale da parte di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché -guardi - niente, in nessun caso, giustifica atti di terrorismo, su questo siamo stati molto chiari. Anche di fronte alla brutalità non dobbiamo perdere il faro del diritto internazionale e non dobbiamo nemmeno dimenticare che, in questi decenni, il diritto internazionale per il popolo palestinese è stato poco più che un miraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che è stato molto spesso violato, quel diritto, comprese le tante risoluzioni delle Nazioni Unite. Dire questo non giustifica alcun atto di violenza, anzi dire questo serve esattamente - cito le sue parole, Presidente - a sottrarre la causa palestinese al ricatto e al bluff di Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), e a riconoscere la sofferenza e le ingiustizie subite, in questi decenni, dai palestinesi. Ora mentre lavoriamo in questa direzione, chiediamo al Governo di proseguire ogni sforzo diplomatico per giungere alla liberazione degli ostaggi, per proteggere le popolazioni civili, per aprire corridoi umanitari, garantire gli aiuti umanitari, prevedere delle safe zone, incluse le scuole e gli ospedali, dove i civili possano ripararsi in sicurezza, per garantire - lo dicevamo - che Israele si difenda dalle minacce e dagli attacchi di Hamas nel rispetto del diritto internazionale, per evitare l'escalation militare e l'allargamento del conflitto. In questi giorni, abbiamo chiesto anche noi un cessate il fuoco umanitario e il Parlamento europeo si è espresso per una pausa umanitaria, ed è positivo e importante che se ne discuta anche nel Consiglio europeo, che speriamo possa giungere alla medesima soluzione, per garantire gli aiuti umanitari necessari alla popolazione di Gaza e per far riprendere questo processo di pace.
Ma sappiamo, Presidente, che si parlerà anche di altre guerre in questo Consiglio; si parlerà anche dell'Ucraina e il Consiglio europeo ha costantemente ribadito la ferma condanna dell'invasione criminale di Putin e di proseguire nel sostegno al popolo ucraino, ingiustamente invaso, con tutte le forme di assistenza necessaria. Anche qui chiediamo, accanto a questo, di aumentare gli sforzi diplomatici e politici dell'Unione europea per creare le condizioni per raggiungere una pace giusta e duratura, alle condizioni che saranno gli ucraini a stabilire, nel pieno rispetto della loro integrità territoriale e indipendenza.
Certo, sarà un Consiglio in cui non ci sfugge che si discuterà anche di quali strumenti abbiamo per arrivare a questi obiettivi, e lo strumento, per il Partito Democratico, è chiaro: il compimento dell'Unione europea è il compimento di una vera Unione, federale, consapevole che alla portata di sfide globali si risponde con soluzioni almeno europee e con un rilancio forte del multilateralismo, che da troppo tempo è in crisi.
Lo dico anche a lei, Presidente del Consiglio, rivolgendomi naturalmente alla Presidenza della Camera: il nazionalismo nel nostro continente ha sempre prodotto solo una cosa, le guerre. Attenzione a scegliere imbarazzanti alleati, che hanno fatto dell'egoismo nazionale la loro bandiera e dell'Unione europea il capro espiatorio più semplice per coprire le proprie incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Davanti alle sfide epocali di cui ha parlato nel suo discorso di oggi serve un'Europa unita, coesa, in grado di esercitare il ruolo che le spetta anche in politica estera. Abbiamo bisogno di una sfida grande, quella della difesa comune e abbiamo bisogno di un sistema rapido e democratico di decisioni comuni, superando l'unanimità su materie fondamentali e serve rafforzare il bilancio europeo, affinché sia all'altezza di queste sfide, perché, guardi, è poco più dell'1 per cento del PIL europeo, e non basta per tutto questo. Ma per fare questo serve la volontà politica di creare un'Europa che sia in grado di mettere in comune più competenze e più risorse. Questa volontà, vi chiedo, è presente in questa maggioranza? Perché non ci può essere a giorni alterni e non potete assumere atteggiamenti vittimistici o arroganti con i nostri alleati, per poi chiedere solidarietà sull'accoglienza o sugli investimenti comuni. Non funziona così, semplicemente. Serve un'Unione in grado di avere una voce unitaria e forte in politica estera e di sicurezza, di non avere paradisi fiscali nei suoi confini, un'Europa sociale, un'Europa che guidi le trasformazioni, per evitare di farne subire gli effetti alle fasce più fragili. Lei ha parlato di Chips Act, di Critical Raw Materials Act, di iniziative strategiche, ma sa di cosa non ha parlato? Di un nuovo piano industriale per l'Italia, che sia all'altezza di queste sfide e che, in un anno, ancora, non abbiamo visto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per le filiere sulle batterie, per le filiere sui sistemi di accumulo, sull'indipendenza energetica, perché non riuscite a staccarvi dalla dipendenza dalle fonti fossili e, in un anno, non avete fatto nulla per sostenere quelle imprese che vogliono produrre nuova energia rinnovabile, contribuendo a metterci al riparo dall'oscillazione di questi prezzi.
Un'Europa in grado, come chiedono i trattati europei, di condividere le responsabilità sull'accoglienza, perché, nel 2022, 5 Stati membri su 27 hanno affrontato da soli l'esame del 75 per cento delle richieste d'asilo presentate in tutta l'Unione europea, l'Italia è la quinta. Allora, invece che aprire fronti con la Germania e la Francia, che sono anch'esse tra quei 5, perché il Governo non chiede dove sono gli altri 22 Paesi europei, dov'è la solidarietà europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) ? E quando incontra il suo alleato Orbán può farci la cortesia di segnalargli che non si possono volere solo i benefici di far parte di un'Unione se non si condividono anche le responsabilità che ne derivano? Perché le politiche su cui la destra ha messo la firma sono quelle che in questi anni hanno lasciato l'Italia più sola e, invece, bisogna cambiare Dublino….
PRESIDENTE. Concluda.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Bisogna cambiare la Bossi-Fini e le dico questo: se vogliamo seriamente contrastare i trafficanti di esseri umani, come lei ha detto, togliamo loro ogni terreno, con vie legali e sicure per l'accesso in tutti i Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per sapere chi arriva e non abbandonarli alla ricattabilità.
Concludo, Presidente. Non voglio deludere i sogni di gloria della Presidente del Consiglio, ma che i Governi europei non trovino un accordo sulla solidarietà interna e si spingano soltanto a cercare di fermare gli arrivi ai confini esterni non è un'innovazione del suo Governo, sono vent'anni che fanno così e sono vent'anni che non funziona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e l'Italia è lasciata sola. Quindi, suggeriamo di cambiare strategia.
Dico solo, in conclusione, che le ho sentito dire, nel suo intervento stamattina al Senato, che è fiera di aver fatto manovre responsabili e serie. Guardi, noi ci batteremo per una riforma del Patto di stabilità che non torni agli errori dell'austerità, come alcuni Paesi vorrebbero, ma mi faccia dire che non troviamo niente di responsabile nei tagli alla sanità pubblica, mentre chi è povero sta rinunciando a curarsi per le liste d'attesa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), nel non fare il salario minimo, mentre Eurostat ci dice che il 63 per cento delle famiglie italiane fa fatica ad arrivare alla fine del mese!
Il Partito Democratico continuerà a battersi per quelle famiglie e voteremo contro la vostra risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, avevo preparato un intervento e, poi, dopo l'intervento di alcuni colleghi ho dovuto rivederlo, perché sono andato a riguardare l'ordine del giorno del Consiglio europeo, cercando: spesa sanitaria, assorbenti, eccetera, eccetera, ma non ho trovato nulla, ho trovato argomenti molto importanti, forse un po' troppo complicati e, quindi, si è preferito parlare di altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti).
A onore del vero, mi era venuto anche un altro dubbio quando ho sentito parlare del presidente Brunetta, forse, voglio ricordare al presidente Conte e al suo partito che il presidente Brunetta era Ministro di un Governo a cui hanno votato, lui e il suo partito, la fiducia, anzi, il suo partito, perché lei non era ancora eletto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma non mi meraviglio se tutto ciò avviene da “un mister due parti in commedia”, basta vedere la posizione sull'Ucraina, dove si sosteneva con forza l'aggressione russa nei confronti dell'integrità territoriale, quando si stava al Governo e, poi, invece, improvvisamente, si cambia posizione, quando ci si va a sedere nei banchi dell'opposizione. Ebbene, le voglio dire una cosa, si chiama coerenza, sguardo fiero e schiena dritta ed è il motivo per cui gli italiani hanno mandato voi all'opposizione e noi al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
È vero, Presidente del Consiglio, avremmo sperato di governare in altre situazioni, in altri momenti storici, quando si andava in Europa e le problematiche da affrontare erano le direttive, i grilli, le farine o cose più leggere, ma crediamo che il destino sia benevolo e che sappia scegliere, al momento giusto, le persone giuste, con le spalle grandi per reggere le grandi responsabilità.
Noi siamo orgogliosi di affidare a lei le nostre istanze, siamo sereni nel sapere che andrà in Europa a tutelare le nostre posizioni, perché, per la prima volta, sarà diverso rispetto al passato. Non andremo in Europa come spettatori, oltretutto pagati e non eletti, come succedeva in passato. Andremo da protagonisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e andremo da protagonisti grazie alla sua opera laboriosa e al rispetto che si è guadagnata, andando in giro per il mondo con migliaia di viaggi, con tante rinunce personali, incontrando, tessendo relazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), parlando con i leader di tutto il mondo.
E, Presidente, mi viene da sorridere, quando ripenso alla narrativa che una certa sinistra e il suo esercito di penne amiche faceva ad agosto dell'anno scorso, quando veniva detto che non saremmo stati ricevuti dai grandi del mondo. Ebbene, io vorrei dire che, non solo, siamo stati ricevuti, ma lei, con la sua empatia - un'empatia basata non sulla benevolenza o sulla condiscendenza, ma basata sulla stima, sull'ammirazione e sulla serietà dello studio - si è guadagnata il rispetto di tutti questi leader (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E io, che ero all'assemblea dell'ONU quando lei ha parlato, ho visto lo sguardo di ammirazione con cui la guardavano gli altri Capi di Stato, sguardo con cui noi la guardiamo da tempo. E oltre a quello, noi la guardiamo, mi lasci dire, anche con un grande affetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Presidente, noi abbiamo sempre fatto il tifo per l'Italia, sempre, anche quando l'allenava qualcuno che ci avrebbe portato in serie B. Ora che questa Nazione, che questa squadra l'allena lei, siamo sicuri e la sosterremo ancora con più slancio e ancora con più affetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Veniamo a quelli che, invece, sono i motivi importanti, all'ordine del giorno che reca il prossimo Consiglio europeo: il conflitto fra Israele e Hamas. Ci sarebbero molte cose da dire. Noi non possiamo non esprimere, prima di tutto, piena solidarietà e pieno sostegno a Israele e al popolo israeliano, alle vittime, ai familiari delle vittime e agli ostaggi che ancora sono in una situazione di terrore (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Lo facciamo senza “se” e senza “ma”, come ha detto lei, e non possiamo non condannare con altrettanta determinazione l'atto di guerra, anzi, non è un atto di guerra, l'atto di terrorismo che Hamas ha compiuto nei confronti di civili inermi; un atto criminale, spettacolarizzato, perché, come ha giustamente ricordato lei, non si era mai visto nessuno andare a fare la guerra con le telecamere sui caschi. Perché questo? Perché, evidentemente, non si vuole fare la guerra, ma si vuole tracciare un solco; si vuole tracciare un solco per dividere due civiltà, per dividere due mondi, per dividere due religioni e lo si è voluto fare in un momento in cui, per la prima volta, molti Paesi del Golfo si stavano avvicinando a Israele, stavano normalizzando, con degli accordi di collaborazione, le loro relazioni. Troppo pericoloso per chi, invece, vive di instabilità e vuole quella regione nel terrore e nell'instabilità.
Noi riconosciamo a Israele il diritto a difendersi, a tutelare i propri confini, a reagire; ma che sia una reazione giusta, Presidente, non una reazione smisurata, non una reazione che prenda i connotati della vendetta, perché questo non andrebbe bene. È un solco molto sottile nel quale muoversi ed è il solco fra la ragione e il torto; è il solco entro il quale tutta la diplomazia internazionale - noi abbiamo molto apprezzato che lei fosse l'unico Presidente del Consiglio al vertice de Il Cairo - si deve adoperare per evitare assolutamente un'escalation di violenza nella regione, perché rispetto al conflitto russo-ucraino questo è un conflitto che ha una potenzialità di espansione molto più alta.
Per cui, Presidente, noi ci raccomandiamo di sostenere in Europa tutti gli aiuti umanitari possibili per i civili inermi della Striscia di Gaza che subiscono questa guerra senza averla voluta, perché l'attacco di Hamas è un attacco contro i palestinesi pacifisti che vorrebbero vivere tranquillamente e che invece, loro malgrado, si trovano a subire questa guerra.
L'Unione europea deve fare tutto quanto possibile per proteggere dal punto di vista umanitario e tutto quanto possibile per evitare un esodo che sarebbe disastroso, che andrebbe ad aumentare ancora di più i flussi illegali di un'immigrazione che è già fortissima e che segue due direttive, come noi sappiamo: la direttiva del Mediterraneo, che conosciamo e che dobbiamo combattere con il confine esterno dell'Unione, e la direttiva balcanica, di cui poco si parla, ma i nostri servizi di intelligence ci hanno allertato in questi giorni e sappiamo che quella è la direttiva attraverso la quale il rischio di infiltrazione islamica è molto più forte ed è quella che dobbiamo controllare.
Bene ha fatto a sospendere Schengen in questo momento, ma mi permetta di fare, a questo proposito, un plauso alle nostre Forze dell'ordine e di intelligence che fanno un'opera silenziosa e invisibile, perché devono operare affinchè non succeda niente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Quindi, il frutto di quell'opera noi non lo vedremo in qualcosa che succederà, ma in qualcosa che non dovrà succedere. Per cui, siamo loro vicini e continuiamo a sostenerli.
Gli argomenti all'ordine del giorno sono molti e molte cose ci sarebbero da dire. Approfitto del discorso sui flussi migratori per dire che non condividiamo la revisione del quadro finanziario pluriennale che porti una modifica solamente per il sostegno all'Ucraina. È evidente che noi appoggiamo il sostegno all'Ucraina e siamo contenti che si continui a sostenere l'Ucraina: non cambieremo idea. Riteniamo che l'integrità territoriale debba essere ripristinata, non siamo quelli che si gireranno dall'altra parte e continueremo a fare la nostra parte; ma la modifica deve riguardare anche risorse che devono essere destinate a combattere l'immigrazione illegale, per finanziare e dare corpo e forza a quel piano Mattei, di cui lei ormai parla da molto tempo, con i Paesi di origine, per evitare le prime partenze e per continuare ad aiutare i Paesi di destinazione.
Presidente, un ultimo riferimento al Patto di stabilità. Lei ha scritto molto bene - e l'abbiamo letto nella sua relazione - che il Patto di stabilità dev'essere il Patto di crescita e di stabilità, non di stabilità e crescita. Anzi, mi spingo a dire di più: dev'essere un patto di crescita. È la crescita che deve diventare il mantra! Invece, cresciamo troppo poco da troppi anni. Se non si cresce, non si genera reddito, non si hanno risorse a disposizione per mantenere l'apparato dello Stato e non si hanno risorse a disposizione per aiutare gli altri a stare meglio. Noi dobbiamo spingere il più possibile per andare nella direzione della crescita.
Il ritorno al passato, il ritorno al Patto di stabilità così com'era concepito, basato esclusivamente sulla dimensione del debito, non va bene. Il debito non è uguale per tutti, perché c'è un debito buono e un debito cattivo. C'è un debito che si configura come investimento: quello che l'Europa ci chiede in infrastrutture, in transizione digitale, in transizione green, per la difesa; sì, per la difesa, perché viviamo in un momento, come mai dopo la Seconda guerra mondiale, col più alto numero di conflitti al mondo. Dunque, non possiamo non investire anche nella difesa e queste risorse non devono far parte - o, quanto meno, devono far parte parzialmente - del computo del debito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Concluda.
SALVATORE CAIATA (FDI). Sì, mi avvio a concludere. Avrei voluto parlare anche dei Balcani e delle situazioni di tensione che ci sono in Europa.
Presidente, concludo dicendo solo questo: noi le affidiamo queste istanze, sapendo che le mettiamo nelle mani migliori in cui in Italia si potrebbero mettere, nelle mani di una persona capace, volenterosa e tenace, ma anche profondamente innamorata della sua Nazione.
Allora io, oltre a dichiarare il voto favorevole sulla mozione di maggioranza, visto che ne ho l'opportunità, mi permetta di esprimerle - e spero di trovare le parole giuste per esprimere almeno l'1 per cento - quello che noi sentiamo, quello che gli italiani sentono e quello che in questo momento le vorrebbero trasmettere (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà, per due minuti (Commenti). Silenzio!
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente …
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, silenzio. Prego, onorevole.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Toni Morrison in uno dei suoi libri diceva della potenza del linguaggio perché il linguaggio ci spiega chi siamo e il linguaggio può anche orientare quale modello di società vogliamo costruire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo diceva Toni Morrison. E tornando alla replica della Presidente del Consiglio a proposito dell'equazione tra migrazione e radicalizzazione se lei ha elementi scientifici per giustificare, per motivare, per provare, per appurare e per rendere evidente quanto ha sostenuto, la prego di mettere a disposizione di quest'Aula, ma dell'intera Aula. Quello che so è che c'è un rapporto del Parlamento europeo, che invito tutti a leggere, del 2021 che dice che non c'è un'equazione lineare, univoca, tra radicalizzazione e immigrazione, bensì vi sono altri fattori, altre variabili, che sono discriminazione, perdita di identità, individualizzazione e marginalizzazione. Questo è quello che dice e non fa riferimento a una determinata provenienza geografica.
Il secondo elemento riguarda il piano Mattei che è da dieci mesi, ormai un anno, che lo stiamo cercando. Metta a disposizione di quest'Aula il piano Mattei. Il terzo elemento riguarda - vado a concludere -, su cosa c'è - nella sua replica Presidente, e parlo, attraverso il Presidente della Camera - di violazione all'interno dell'accordo firmato con la Tunisia. Allora, bene, il giorno 16 dicembre scorso ero nel centro hotspot di Lampedusa …
PRESIDENTE. Concluda.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). … e ho visto e ascoltato testimonianze di donne che mi hanno raccontato di essere state violentate in Tunisia, perché sono nere, ho visto giovani con tagli di machete sul corpo perché neri, ho visto persone buttate in carcere perché neri. Dico - e concludo - che c'è una dichiarazione dell'Unione africana - Presidente Meloni - che ha stigmatizzato. Se lei intende davvero costruire le vie di un accordo bilaterale, non con la Tunisia …
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). … ma con 54 Stati - concludo Presidente - la prego di prendere in considerazione - è davvero un invito, e lavoriamo tutti insieme - le dichiarazioni del portavoce dell'Unione africana che stigmatizza il razzismo nei confronti dei migranti sudafricani neri in Tunisia. Chiudo, Presidente, gentilmente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra )…
PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, ha già sforato di molto. Mi spiace.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). … chiudo Presidente, gentilmente. Non è degno della nostra Aula e del Parlamento sentire che il grido degli essere umani….
PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi, ma devo toglierle la parola, perché ha sforato di più del doppio il suo tempo, mi dispiace (Proteste del deputato Soumahoro).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, la risoluzione Zanella ed altri n. 6-00059, con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 6-00060, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 95).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scutellà ed altri n. 6-00061, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).
Passiamo alla votazione della risoluzione De Luca ed altri n. 6-00062.
Avverto che i gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente il 4° capoverso del dispositivo dalla restante parte della risoluzione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00062, ad eccezione del 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00062, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).
Passiamo alla votazione della risoluzione Del Barba ed altri n. 6-00063.
Avverto che i presentatori della risoluzione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente la premessa e i capoversi 7° e 10° del dispositivo; a seguire, la restante parte della risoluzione, come riformulata.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Del Barba ed altri n. 6-00063, limitatamente alla premessa e ai capoversi 7° e 10° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della risoluzione Del Barba ed altri n. 6-00063, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 100).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00064, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).
Passiamo alla votazione della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00065.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 1°, 2°, 3° e 7° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 1°, 2° e 3° del dispositivo; infine, il 7° capoverso del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00065, ad eccezione dei capoversi 1°, 2°, 3° e 7° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00065, limitatamente ai capoversi 1°, 2° e 3° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 103).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00065, limitatamente al 7° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).
Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, il seguito dell'esame del disegno di legge recante disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica n. 1294-A è rinviato alla seduta di domani.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Cortesemente, chi non è interessato esca dall'Aula in modo che possiamo far intervenire i colleghi con il silenzio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà. Se vuole aspettiamo anche 30 secondi, però chiedo cortesemente ai colleghi di uscire per permettere gli interventi di fine seduta. Vi ringrazio. Onorevole Colucci, se vuole iniziare, prego.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei porre all'attenzione dell'Aula il disposto dell'articolo 6 del decreto-legge n. 131 del 2023 che è attualmente in corso di esame nella Commissione attività produttive. È una norma che esclude che la cessione tra Alitalia e ITA configuri una cessione di ramo d'azienda e, di conseguenza, comporti la continuità disposta dall'articolo 2112 del codice civile, che fa sì che i dipendenti della società cedente vedano automaticamente in continuazione il proprio rapporto di lavoro intercorrere con la società cessionaria e senza soluzione di continuità. Questa norma vuol dire che i dipendenti, migliaia di dipendenti di Alitalia - parliamo di professionalità spiccate - devono rimanere a casa e che, invece, ITA potrà assumere chi vuole.
È una norma sbagliata questa, signor Presidente, è una norma che presenta profili di incostituzionalità: è inserita in un decreto omnibus, non è una norma generale e astratta, è una norma ad aziendam, e interviene nei giudizi in corso, con ciò anche danneggiando il principio di indipendenza e dell'autonomia dell'autorità giudiziaria. Basti dire che interpreta, signor Presidente, una norma che si ritiene essere abrogata tacitamente. Si tratta di un abuso giuridico, perché si utilizza una norma interpretativa che ha eccezionalmente un effetto retroattivo, il che è un unicum nel nostro ordinamento, un abuso giuridico, appunto. Basti pensare che la cessione Alitalia-ITA è avvenuta per il prezzo di 1 euro, 1 euro, a fronte di 250 pagine di allegato che elencano analiticamente tutti beni - parliamo di velivoli aerei e parliamo di slot – che, sicuramente, nel loro complesso, non possono valere 1 euro, se non ipotizziamo proprio quella continuità per cui tutti quei rapporti di credito-debito che intercorrevano con i lavoratori di Alitalia necessariamente passino a ITA. È una norma mal scritta - ne tratteremo bene in Commissione e in Aula - la cui eventuale approvazione comporterebbe la liquidazione giudiziale di Ita, la possibilità di ipotizzare il reato di bancarotta fraudolenta. Inoltre, dovrebbe sollecitare e dovrà sollecitare la procura presso la corte dei conti ad indagare e ad aprire un fascicolo per danno erariale. Non è accettabile, signor Presidente, un modello industriale che assuma a carico dei lavoratori debiti che derivano dalla cessione. I lavoratori non vedono continuare il loro rapporto ed è a carico loro la posizione di colui o di coloro che hanno amministrato Alitalia.
PRESIDENTE. Concluda.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Il MoVimento 5 Stelle, signor Presidente, non accetta questo modello industriale, è a fianco dei lavoratori di Alitalia e di ITA ed è a fianco di tutti i lavoratori che sarebbero pregiudicati qualora una norma di questo tipo fosse approvata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO (M5S). Signor Presidente, mi trovo, mio malgrado, costretta a dover nuovamente affrontare in quest'Aula il tema del dimensionamento scolastico che in Calabria ha ingenerato un flipper impazzito, difficilmente controllabile. Vorrei sottoporre, infatti, all'attenzione dell'Aula la situazione dell'unico istituto della provincia di Crotone, fra le scuole secondarie di secondo grado, che perderà la propria autonomia. Mi riferisco all'istituto di istruzione superiore Ciliberto-Lucifero, di Crotone. Il nuovo piano prevede l'istituzione di un nuovo polo scolastico autonomo a Isola Capo Rizzuto che, con i suoi 281 alunni, accorperebbe l'istituto Ciliberto che, invece, da solo ne conta 359, contravvenendo alle indicazioni presenti nelle linee guida emanate dalla regione Calabria. L'istituto Lucifero, d'altro canto, nonostante i suoi 310 studenti, verrebbe accorpato al polo di Cutro, che ne conta, invece, soli 204. Tale circostanza, da un lato, mortifica il Ciliberto-Lucifero che, dal 2014, ha intrapreso una progettazione didattico-pedagogica comune, condividendo laboratori e attività progettuali di ampliamento dell'offerta formativa, e, dall'altro, non tiene in alcuna considerazione le criticità territoriali e ambientali dei luoghi periferici in cui insistono il Ciliberto e il Lucifero che, nello specifico, ricadono tra due quartieri fortemente marginali e degradati, cosa che provoca grave disagio sociale. Parliamo di zone con la più alta dispersione scolastica e ad alto tasso di criminalità minorile nella città di Crotone. Il Ciliberto-Lucifero si è distinto, inoltre, come best practice per la collaborazione con l'Università della Calabria per il corso di pedagogia dell'antimafia, unico in Italia, ed un focus di cittadinanza attiva sulle mancate bonifiche del sito di interesse nazionale di Crotone, attività che non avranno futuro a causa di questo smembramento.
PRESIDENTE. Concluda.
ANNA LAURA ORRICO (M5S). Inutile appellarsi né al presidente della provincia di Crotone, che ha definito gli interventi sul tema in quest'Aula “chiacchiere da bar”, perché dovrei spiegargli che questa è l'istituzione più importante del nostro Paese, né tanto meno alla Sottosegretaria Frassinetti, che ieri, a Crotone, ha dichiarato che il dimensionamento è una scelta del Governo Draghi contenuta nel PNRR. Niente di più falso, perché la norma è contenuta nella prima legge di bilancio del Governo Meloni e il PNRR parla di riduzione degli alunni per classe, non di tagli delle autonomie scolastiche. La Calabria non può accettare più questo atteggiamento da certa politica, la Calabria non può essere sempre un agnello sacrificale e noi continueremo a lottare contro tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. La scorsa domenica, 22 ottobre, il professor Carlo Gilardi ci ha lasciato, all'età di 92 anni. Nella comunità di Airuno, in provincia di Lecco, Carlo era considerato da tutti un benefattore, viveva seguendo l'esempio francescano, in modo semplice, umile, aiutando chiunque avesse bisogno. Era amato e ammirato da molti e, nonostante questo, è morto in solitudine, in un hospice, obbligato, in isolamento per oltre 3 anni in una residenza per anziani, tutto ciò a causa dello Stato.
Carlo amava la sua terra, gli animali e, ancor di più, amava le persone. Vedeva negli altri non degli estranei, ma un'estensione di se stesso e per questo, nel 2017, dopo avere ereditato una somma considerevole, decise di dedicarsi ancor più all'aiuto degli altri. Sembra paradossale, Presidente, ma la sua generosità gli è costata cara; il suo patrimonio è stato sottoposto all'amministrazione di un giudice e la sua libertà calpestata. Dal 2020, contro la sua volontà, Carlo è stato confinato in una struttura. Perfino la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per questa vicenda, sottolineando che la decisione di mettere il professor Gilardi sotto amministrazione giudiziaria non era basata su una reale menomazione delle sue facoltà mentali, ma su un presunto eccesso di prodigalità.
Onorevoli colleghi, la vicenda di Carlo Gilardi ci costringe a riflettere su questo paradosso per cui norme pensate per proteggere i cittadini in taluni casi finiscono per perseguitarli.
Al termine dei nostri lavori, tramite lei, Presidente, chiedo all'intera Aula di interessarsi alla vicenda di Carlo Gilardi. Le Iene hanno approfondito la sua storia più volte e AILA ONLUS ha contattato tutti noi, via e-mail, nel tentativo di sensibilizzarci a tal proposito. Poniamo insieme le basi affinché sia fatta luce sul suo caso e impegniamoci in una profonda riflessione per evitare che ingiustizie come questa possano ripetersi. La generosità non è una colpa, la carità non può essere perseguitata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 26 ottobre 2023 - Ore 9,30:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica. (C. 1294-A)
e delle abbinate proposte di legge: BONETTI ed altri; ASCARI ed altri; FERRARI ed altri; POLIDORI ed altri. (C. 439-603-1245-1377)
Relatore: MASCHIO.
La seduta termina alle 20,35.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 26 E 27 OTTOBRE 2023
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, Onorevoli Senatori, il Consiglio europeo che si apre domani viene celebrato in una fase storica e in un contesto internazionale ancora più difficili, e per certi versi drammatici, dei precedenti. L'Unione europea è chiamata a dare risposte forti e urgenti alle difficoltà che la sfidano, dall'interno e dall'esterno. Non sarà quindi un Consiglio di routine e non mi aspetto nemmeno un Consiglio per così dire semplice, ammesso che ne siano mai esistiti.
La discussione sarà inevitabilmente condizionata dai terribili eventi che hanno insanguinato il Medio Oriente.
Sul tema, prima di ogni altra considerazione, voglio esprimere anche in quest'Aula la mia vicinanza umana ai famigliari delle vittime del terrificante attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, la mia grande preoccupazione per la sorte degli ostaggi - di alcuni dei quali ho incontrato ieri i familiari - e il mio profondo sgomento per la brutalità con la quale Hamas si è accanito contro civili inermi, non risparmiando neppure donne, bambini e anziani. La ferocia che abbiamo visto e il tentativo di disumanizzare quello che si ritiene essere il nemico sono concepibili solo quando il fanatismo ideologico e religioso riesce ad obnubilare la ragione e annichilire il senso di umanità. Da italiani, e da europei, è un qualcosa che ci spaventa molto, perché sono immagini che abbiamo già visto più volte nella nostra storia, e che ha assunto la sua forma più atroce nella persecuzione del popolo ebraico.
Per questo non può esserci nessuna ambiguità nel condannare nel modo più fermo Hamas e i crimini dei quali si è reso responsabile; non può esserci nessun distinguo sulla condanna ad ogni forma di antisemitismo, compresa quella di matrice islamica e quella che viene camuffata da avversione allo Stato d'Israele; non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere e a difendere i propri cittadini e i propri confini, in linea con il diritto internazionale.
Questa è la posizione che il Governo italiano ha espresso in ogni sede, dal Consiglio Europeo che ha dimostrato grande unità con la dichiarazione congiunta dello scorso 16 ottobre fino alla conferenza internazionale tenutasi al Cairo la scorsa settimana. E questa impostazione continua a guidare la nostra azione. Allo stesso tempo, siamo molto preoccupati dalle conseguenze che il conflitto scatenato da Hamas sta avendo, in particolare sulla popolazione civile palestinese, e dal conflitto su larga scala che ne può generare.
È esattamente questa la ragione per la quale ho deciso di prendere parte personalmente alla conferenza del Cairo, scegliendo di essere l'unica nazione membro del G7 a partecipare a livello di leader. Perché considero vitale, in questa fase, il dialogo con i paesi arabi e musulmani - e l'Italia svolge storicamente un ponte di dialogo tra Europa, Mediterraneo, Medio Oriente - per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili.
E uso volutamente la parola trappola, perché sono persuasa che la barbarie degli attacchi di Hamas - con miliziani che si mettono una telecamera sulla fronte per riprendere scene impensabili, come la decapitazione di neonati - avesse un obiettivo preciso. E chiaramente quell'obiettivo non era e non poteva essere difendere il diritto del popolo palestinese, che invece viene usato e calpestato dai gruppi fondamentalisti come Hamas e dai loro atti terroristici, ma procurare un conflitto molto più esteso, costringendo Israele a una reazione contro Gaza che minasse alla base ogni tentativo di dialogo, che creasse un solco incolmabile tra Israele, Occidente e paesi arabi, alcuni dei quali coraggiosamente avevano tentato invece di normalizzare i rapporti con lo Stato ebraico attraverso gli accordi di Abramo.
La strategia dei fondamentalisti per cancellare lo Stato di Israele dalla faccia della terra è una strategia di lungo periodo: rendere Israele una terra inospitale, dalla quale scappare se si vuole vivere in pace, se si vuole avere il diritto far crescere i propri figli, e il processo di normalizzazione che stava avvenendo nella regione comprometteva quella strategia.
Dunque, dobbiamo essere consapevoli degli schieramenti in campo. Da una parte c'è chi lavora a un processo di normalizzazione dei rapporti nel Medio Oriente e per una prospettiva di collaborazione sempre più stretta tra tutti i soggetti in campo; dall'altra c'è chi ha interesse ad alimentare lo scontro e a sottolineare i punti di divisione. Nel mondo arabo e, con forme e intensità diverse, al di fuori del mondo arabo. E tutti coloro che sono dalla parte giusta di questo scontro devono lavorare insieme per impedire una escalation del conflitto. Un'estensione che porterebbe con sé il rischio di coinvolgimento di nuovi attori regionali a partire da Libano e Siria, potenze come l'Iran, fino ai grandi player geopolitici come Russia e Cina che di certo non disdegnerebbero vedere distolte le attenzioni dell'Occidente da altri scenari critici.
I civili di Gaza, i diritti del popolo palestinese e le istituzioni che lo rappresentano legittimamente - a partire dall'Autorità Nazionale Palestinese - sono essi stessi vittime della politica di Hamas, e le due cose non devono essere mai sovrapposte. Nessuna causa potrà mai giustificare il terrorismo. Nessuna causa potrà mai giustificare un'aggressione scientemente preordinata e organizzata per colpire civili innocenti del tutto estranei alle dinamiche militari. Nessuna causa potrà mai giustificare il rapimento o l'uccisione, casa per casa, di donne e bambini.
Di fronte ad azioni di questo tipo, uno Stato è pienamente legittimato a rivendicare il proprio diritto all'esistenza, alla difesa e alla sicurezza dei propri cittadini e dei propri confini. Ma la reazione di uno Stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta. Uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza e tutelando la popolazione civile. Questo è il confine nel quale la reazione di uno Stato di fronte al terrorismo deve rimanere, e sono fiduciosa che sia anche la volontà dello Stato di Israele.
Siamo consapevoli come il punto di equilibrio tra una reazione necessaria e una sproporzionata, in un contesto nel quale Hamas si fa volutamente scudo della popolazione civile, sia la cosa in assoluto più difficile, ma perseguire questo equilibrio è la principale delle nostre responsabilità.
Nondimeno, il Governo fa appello a Israele affinché vengano preservati i luoghi di culto nella striscia, a partire da quelli cristiani.
La nostra priorità immediata resta l'accesso umanitario, indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare il Medio Oriente e in ultima istanza anche l'Europa. In questo senso il Governo ha accolto con favore l'istituzione, da parte israeliana, di una zona umanitaria nella Striscia di Gaza, come la decisione della Commissione europea di triplicare gli aiuti umanitari europei a Gaza, portandoli ad oltre 75 milioni di euro.
Sulle polemiche dei giorni scorsi sulla possibile sospensione degli aiuti europei di assistenza allo sviluppo, voglio specificare che si tratta esclusivamente di una revisione degli stessi per escludere che anche solo un euro possa arrivare ad Hamas. Si tratta di somme rilevanti - 1,17 miliardi di euro per il periodo 2021-24 - che contribuiscono per oltre il 10 per cento al bilancio dell'Autorità Nazionale Palestinese e che ben testimoniano l'impegno europeo in Medio Oriente. Da parte italiana poniamo la massima attenzione alla destinazione degli aiuti, oltre 45 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 e ulteriori 58 milioni di crediti di aiuto. E ci impegniamo a verificare sistematicamente che, in nessun modo, organizzazioni terroristiche ne possano beneficiare.
Siamo, inoltre, molto preoccupati per la sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas, anche se il giovane cittadino italiano Nir Forti, e i due coniugi italo-israeliani Eviatar Moshe Kipnis e Liliach Lea Havron, non ce l'hanno fatta. Penso di rappresentare il sentimento dell'intera Aula e della Nazione unita nel ribadire la nostra vicinanza e il nostro affetto ai loro figli, ma anche nel richiedere con forza l'immediato rilascio di tutti gli altri ostaggi, a partire da donne, bambini e anziani.
Allo stesso modo, il Governo continua a lavorare assieme ai nostri partner e ai nostri alleati per l'uscita dei civili stranieri ed europei, in particolare da Gaza. Noi abbiamo 19 connazionali che attendono di uscire ed un rapido ripristino del valico di Rafah, attualmente inagibile e pericoloso, è un passaggio essenziale su cui stiamo lavorando assieme ai nostri alleati.
Con questi obiettivi sono personalmente impegnata in una fitta rete di contatti e incontri per continuare a incoraggiare i partner arabi, e le altre parti interessate, a svolgere un ruolo costruttivo per evitare un ulteriore allargamento del conflitto. In questi giorni mi sono confrontata più volte con il Primo Ministro israeliano Netanyahu, ho parlato con il Presidente israeliano Herzog, con il Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen, con il Primo Ministro libanese Mikati, il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zaied, l'Emiro del Qatar Al Thani, il Re Abd Allah Il di Giordania, il Presidente egiziano Sisi, il Presidente algerino Tebboune e il Re del Bahrein Hamad. E ho partecipato alle riunioni del Quint con i leader di Usa, Regno Unito, Francia, Germania.
In tutti i contesti, e con tutti gli interlocutori, ho sottolineato l'importanza di contribuire alla de-escalation del conflitto e riprendere quanto prima un'iniziativa politica per la regione, non solo per risolvere l'attuale crisi ma per arrivare a una soluzione strutturale sulla base della prospettiva “due popoli, due Stati”.
Prospettiva che deve avere come presupposto, da parte di tutti gli attori presenti nella regione, il riconoscimento all'esistenza e alla sicurezza dello Stato d'Israele. Su questo, c'è totale convergenza di vedute e di intenti tra gli Stati membri della UE. E io sono convinta che lavorare concretamente, e con una tempistica definita, a una soluzione strutturale per la crisi israelo-palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerlo.
La crisi in Medio Oriente, neanche a dirlo, ci riguarda direttamente. Riguarda l'Italia, l'Europa e l'Occidente. Non solo per le conseguenze che potrebbe creare, ma anche perché un mondo nel quale saltano non solo il diritto internazionale ma anche le più elementari regole di convivenza tra Stati e popoli, è un mondo che rischia di piombare nel caos. È quello che il Governo italiano sostiene fin dall'inizio con la guerra d'aggressione della Russia all'Ucraina ed è quello che ribadiamo anche oggi in quest'Aula: un mondo in cui non esistono più linee rosse invalicabili è un mondo meno sicuro e meno giusto per tutti noi, non solo per gli Stati e i popoli direttamente coinvolti nei conflitti.
L'allargamento del disordine nello scenario mondiale conviene solo a chi ha interesse a metter fine al complesso sistema di regole sul quale si basa la convivenza pacifica tra gli Stati. Non è un caso che non ci sia stata una specifica condanna da parte della Federazione Russa del feroce attacco di Hamas e che, addirittura, risultino apprezzamenti da parte di Hamas per la posizione del Presidente Putin sulla questione. Anche per questa ragione, il Consiglio europeo intende confermare il suo convinto sostegno al popolo ucraino che da 608 giorni combatte per la libertà e l'indipendenza della propria Nazione.
Non dobbiamo commettere l'errore di affievolire il nostro comune sostegno alla causa ucraina. Su questo, la chiara posizione del Governo italiano è riconosciuta e apprezzata dai nostri partner e rafforza il peso della nostra Nazione nei contesti europei e internazionali, dove è sempre più evidente il valore aggiunto che l'Italia può portare in termini di concretezza e diplomazia. E di questo, come ho già ripetuto in passato, dovremmo andare tutti fieri, perché rientra nel nostro interesse nazionale sostenere l'Ucraina e giungere a una pace giusta, nel pieno rispetto del diritto internazionale. Questo è il nostro obiettivo, e il nostro impegno si estende anche alla definizione delle future garanzie di sicurezza di cui dovremmo discutere in vista dei negoziati di adesione dell'Ucraina all'Unione europea, e alla sfida della ricostruzione dell'Ucraina. Guardiamo cioè non solo al presente, ma a un futuro di pace e benessere, un futuro europeo, per l'Ucraina. Sul fronte della sicurezza alimentare, continuiamo a condannare la decisione di Mosca di non rinnovare l'Iniziativa sui cereali del Mar Nero e sosteniamo tutti gli sforzi per assicurare che i prodotti agricoli possano raggiungere i mercati internazionali, perché quella scelta impatta soprattutto sui paesi più in difficoltà, è una guerra condotta contro i poveri. Non è probabilmente un caso se in questo contesto nel quale vengono minate le regole del diritto internazionale gli scenari di crisi vadano moltiplicandosi, descrivendo una tensione crescente a livello globale. Al Consiglio europeo parleremo, dunque, anche di quanto sta accadendo nel Caucaso, delle tensioni crescenti tra Azerbaigian e Armenia, dell'esodo di decine di migliaia di cittadini di origine armena dal Nagorno-Karabakh e del rischio che si apra un nuovo fronte di destabilizzazione. E anche questo fronte richiama la comunità internazionale e l'Europa, in particolare, ad un'azione più incisiva per evitare un'escalation. Allo stesso tempo ci confronteremo su come l'Unione europea ed i suoi Stati membri possano meglio sostenere il dialogo e la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, in un contesto - quello dei Balcani occidentali - nel quale il ruolo di mediazione giocato dall'Italia è da tutti riconosciuto e apprezzato. Parleremo, infine, anche dei danni riportati dalle interconnessioni energetiche tra Estonia e Finlandia e su come rafforzare la capacità europea di difendere le sue infrastrutture strategiche.
Ma la crisi in Medio Oriente ci riguarda direttamente anche per un'altra ragione, che sarà anche essa oggetto della discussione in Consiglio europeo, ed è la questione della migrazione illegale, e dei rischi per la nostra sicurezza che questo fenomeno può portare con sé, ancora di più nell'attuale scenario.
Perché tutti i confini europei sono sottoposti ad una pressione migratoria senza precedenti, a causa soprattutto di una fascia di instabilità che si salda dall'Atlantico al Mar Rosso, fino all'Oceano Indiano, e un fenomeno di questa portata ci impone di contrapporre all'irragionevolezza ideologica la concretezza del buon senso.
E perché inquieta vedere ricomparire nelle nostre strade il fenomeno dei lupi solitari, che uccidono innocenti rivendicando di farlo in nome di Dio, con tanto di successive rivendicazioni a nome dello Stato Islamico.
Vogliono tornare a colpire la nostra libertà, il nostro stile di vita. Vogliono vederci impauriti e pronti a rinunciare alla nostra quotidianità, e la nostra risposta, in Europa, deve essere forte e inequivocabile. Non ci riuscirete.
Abbiamo quindi il dovere di alzare la guardia, come abbiamo fatto a partire dall'implementazione delle misure di protezione delle comunità ebraiche e dei luoghi sensibili in tutta Italia. E come hanno fatto nelle ultime ore le nostre forze dell'ordine - che ringrazio a nome di tutti gli italiani per lo straordinario lavoro che svolgono ogni giorno al servizio della nazione - assicurando alla giustizia alcuni fondamentalisti pronti a colpire in qualsiasi momento. Dobbiamo fare i conti anche con questo scenario, con i rischi connessi all'infiltrazione diretta di jihadisti dal Medio Oriente ma anche alla radicalizzazione durante la loro permanenza sui nostri territori di immigrati, spesso irregolari, ingannati dai trafficanti di esseri umani e impossibilitati a trovare qui ciò che avrebbero voluto.
Dobbiamo avere il coraggio di dire che può esistere, purtroppo, un legame tra terrorismo e immigrazione irregolare, e ha sbagliato chi finora, per riflesso ideologico, ha liquidato con sufficienza questo possibile nesso, temendo una stretta rispetto alle fallimentari politiche delle porte aperte che abbiamo conosciuto in passato.
Così come ha sbagliato chi non ha sviluppato fino ad oggi un sistema di interscambio di informazioni ancora più efficace e una politica comune dei rimpatri degli immigrati irregolari, a partire da quei soggetti segnalati come radicalizzati.
Oggi il Governo italiano sostiene con forza ogni sforzo in questa direzione. La Commissione europea ha annunciato un intervento legislativo urgente su questa materia. L'Italia coglie con favore questo impegno e lavorerà intensamente con i partner europei affinché questa misura sia effettiva, efficace e di rapida attuazione.
Ma, su tutto, esiste a maggior ragione la necessità urgente di lavorare per fermare i flussi migratori irregolari. E occorre distinguere due tipologie d'immigrazione irregolare che colpiscono l'Italia. In primo luogo quella via mare, rispetto alla quale ancora una volta dobbiamo ribadire che non possiamo accettare siano i trafficanti di esseri umani a fare la selezione all'ingresso di chi ha diritto o non ha diritto ad entrare nel territorio italiano. In secondo luogo quella via terra, quella che segue la rotta balcanica e che spesso si alimenta di un traffico più sofisticato attraverso passaporti falsi forniti ai migranti, che rende molto più difficile il filtraggio e l'individuazione degli irregolari.
I più recenti rapporti dei nostri Servizi ci hanno confermato che proprio dalla rotta balcanica e da queste modalità operative di infiltrazione possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen e ripristinando i controlli alla frontiera con la Slovenia. E voglio ringraziare le Autorità e le Forze dell'Ordine di Slovenia e Croazia che non hanno mai fatto mancare la loro collaborazione. Sono finora ben 11 gli Stati europei che negli ultimi giorni hanno adottato provvedimenti simili verso altri Paesi europei confinanti.
Alcuni importanti esponenti politici europei hanno commentato questa circostanza mettendo in guardia dal rischio che, continuando su questa strada, Schengen possa andare in frantumi e con esso uno dei pilastri dell'integrazione europea: la libera circolazione. È un rischio evidente e una preoccupazione che condividiamo. Ma a maggior ragione, l'unico modo per impedire anche questa deriva è lavorare per difendere i confini esterni dell'Unione. Lavorare sui movimenti primari è la condizione necessaria a garantire quelli secondari.
Ed è una evidenza che ormai comprendono tutti, perché non posso non notare come nelle parole dei rappresentanti di alcuni Paesi europei particolarmente toccati dai cosiddetti movimenti secondari che si sono auto-convocati alcuni giorni fa, si scorga una sensibilità completamente nuova: non si tende più a scaricare il peso di questa enorme responsabilità sugli Stati di primo approdo come l'Italia, ma si riconosce per intero che l'unica risposta possibile sta nel difendere i confini esterni.
Considero questa nuova sensibilità non soltanto il frutto di numeri insostenibili in termini di arrivi di migranti irregolari o delle drammatiche circostanze che stiamo vivendo in questi giorni a seguito degli attentati jihadisti in Europa. La considero anche il frutto del lavoro incessante che questo Governo ha svolto, fin dal giorno del suo insediamento, in sede europea e internazionale per arrivare ad un cambio di approccio serio e definitivo nella gestione della migrazione.
Non più porte aperte e redistribuzione, ma protezione dei confini esterni, lotta senza quartiere al traffico di esseri umani, accordi con i Paesi terzi e canali legali per rifugiati e una quota di immigrati regolari compatibili con i bisogni del nostro sistema economico.
È l'approccio che abbiamo sostenuto in questi mesi e che ha trovato accoglimento in più di un documento ufficiale, è quello che ha ispirato il memorandum Ue-Tunisia e ha portato la Commissione europea a presentare il piano di azione in dieci punti illustrato dalla Presidente Von der Leyen a Lampedusa.
La stessa Presidente ha inviato in queste ore una lettera al Consiglio dando atto dei passi concreti fatti in questa direzione e annunciando, tra l'altro, un provvedimento imminente per rafforzare il quadro giuridico e le politiche europee di contrasto al traffico di esseri umani. Un impegno significativo che siamo pronti a sostenere.
Permettetemi di accogliere con soddisfazione anche le parole del Commissario europeo Ylva Johansson che qualche giorno fa ha dato atto della significativa riduzione delle partenze dalla Tunisia registrata nelle ultime settimane. Per la prima volta, nel mese di ottobre, il numero di migranti è diminuito rispetto ai dati dello scorso anno. Il nostro lavoro comincia a dare i suoi frutti. È certamente il frutto di una rafforzata volontà politica di portare avanti quell'accordo nonostante una parte politica abbia agito in tutti i modi per provare a sabotarlo, fingendo di non comprendere che così facendo danneggiava gli italiani e favoriva la mafia di trafficanti di esseri umani.
Ma questi dati sono anche il frutto di un'azione bilaterale condotta dall'Italia con il governo tunisino, volta a rafforzare la cooperazione nel contrasto al traffico di migranti. E non solo sappiamo che questo quadro deve essere stabilizzato, ma è la strada giusta e dobbiamo perseguirla senza tentennamenti.
Dunque, nell'ambito della discussione sull'immigrazione che terremo in Consiglio, l'Italia sosterrà con forza: l'immediata implementazione dell'accordo con la Tunisia; la piena attuazione del Piano di azione in dieci punti presentato dalla Commissione europea; il varo di una missione navale europea, in accordo e in collaborazione con le autorità del Nord Africa, ma sia chiaro che per ottenere questa non facile disponibilità c'è bisogno di un radicale cambio di approccio con quelle autorità, basato sul rispetto e non su un atteggiamento paternalistico e predatorio, come purtroppo spesso è accaduto in passato.
E poi ancora la necessità di rafforzare i meccanismi di cooperazione di intelligence e di polizia al fine di contrastare più efficacemente le infiltrazioni jihadiste, e una più efficace politica di espulsione immediata dei soggetti segnalati come radicalizzati e di rimpatrio, che deve essere messa in campo dall'Ue nel suo complesso e non dai singoli Stati.
Non solo. L'Italia sosterrà anche la necessità di integrare il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 con adeguati stanziamenti per le politiche migratorie, sia quelle di contrasto ai flussi irregolari, sia quelle di cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei flussi, con l'obiettivo di dare corpo allo spirito della conferenza dì Roma del luglio scorso e di rafforzare la proposta italiana di un Piano Mattei per l'Africa.
Sappiamo che non sarà una partita facile, perché ad oggi prevale in Consiglio una sensibilità diversa che vuole limitare l'incremento del bilancio pluriennale alle voci di spesa riguardanti l'Ucraina, ma noi riteniamo invece che sia necessario raggiungere un'intesa entro la fine dell'anno e che questa intesa debba riflettere una logica di pacchetto.
Dico con chiarezza: sarebbe un errore rivedere il bilancio pluriennale solamente per aumentare gli aiuti all'Ucraina, perché se non siamo in grado di rispondere alle conseguenze che il conflitto in Ucraina genera per i nostri cittadini finiremo inevitabilmente per indebolire anche il sostegno a quella causa.
Nella nostra idea, la logica di pacchetto prevede certo il sostegno finanziario all'Ucraina, ma deve prevedere anche lo sviluppo dei partenariati con i Paesi del Vicinato Sud e dell'Africa, in particolare con quelli di origine e transito dei migranti, e la necessità di mantenere alta l'ambizione della proposta di Regolamento “STEP”, la piattaforma che rappresenta il primo embrione di un “fondo sovrano europeo”, che consentirà di investire insieme nuove risorse sui settori tecnologici più avanzati e, in questo contesto, di rendere più flessibile l'utilizzo delle risorse esistenti, in particolare in ambito coesione.
Si tratta di uno strumento fondamentale per garantire parità di condizioni nel mercato unico a fronte della decisione di allentare le norme sugli aiuti di Stato, una scelta che mette inevitabilmente in una condizione di vantaggio gli Stati membri che hanno una più ampia capacità fiscale. Abbiamo già avuto di modo di far presente che la diversa capacità degli Stati membri della UE di sostenere i rispettivi settori produttivi rischia di violare i presupposti alla base del mercato unico europeo e che non si può non tenerne conto nella discussione sul prossimo Quadro finanziario pluriennale.
Tutto ciò che parla di autonomia strategica, di sovranità dell'Unione, viene sostenuto da questo Governo. Mi riferisco al Chips Act, la legge europea sui semiconduttori; al Critical Raw Materials Act, la legge sulle materie prime critiche, e, appunto, a STEP, l'iniziativa per le tecnologie critiche. In buona sostanza a tutto ciò che serve a sostenere la doppia transizione limitando e auspicabilmente diminuendo la nostra dipendenza dai Paesi terzi, in particolare modo dalla Cina e dai Paesi asiatici.
Lo voglio dire con chiarezza: l'Italia sostiene questi provvedimenti, e ritiene che gli stessi debbano essere adeguatamente finanziati. Ma riteniamo anche che imporre a tappe forzate alcuni provvedimenti del Green Deal senza aver precedentemente agito per ridurre le nostre dipendenze strategiche sia un errore che rischia di impattare pesantemente sui cittadini che si troverebbero a pagare un prezzo insostenibile alla doppia transizione.
È per questo che il governo continuerà a sostenere in sede europea la necessità di un approccio pragmatico e non ideologico alla transizione, che noi vogliamo impostata su valutazioni di impatto ampie e affidabili, su criteri di gradualità e di sostenibilità economica e sociale, sul principio di neutralità tecnologica e su strumenti finanziari di incentivazione e di accompagnamento per le imprese e i cittadini.
La doppia transizione, se ben impostata, può essere uno straordinario strumento per rafforzare la competitività europea oppure, al contrario, se perseguita con un approccio troppo ideologico, può portare ad una irreparabile desertificazione industriale del nostro continente. E noi questo non intendiamo permetterlo.
Questo aspetto è poi ovviamente legato alla revisione delle regole fiscali europee, un tema non formalmente in agenda in questo Consiglio, perché ancora in discussione al livello dei Ministri dell'economia, ma su cui il Governo italiano ha un'impostazione chiara: si deve trattare di un patto di crescita e stabilità e non di stabilità e crescita.
Non ci attendiamo fatti concludenti in questo Consiglio, il negoziato andrà avanti soprattutto in sede Ecofin, ma la posizione di partenza dell'Italia rimane molto chiara ed è sempre la stessa.
L'Unione europea ha individuato nella doppia transizione, verde e digitale, i pilastri della sua futura crescita. In questa direzione ha da un lato orientato buona parte degli investimenti previsti dai PNRR nazionali e dall'altro ha richiesto agli Stati membri ulteriori significativi sforzi dì finanziamento di queste priorità.
Analogamente l'Unione ci chiede di continuare ad investire sulla difesa e sugli strumenti di sostegno all'Ucraina e noi non vogliamo, come detto, venir meno a questo impegno.
In questo quadro, computare questi investimenti che ci vengono richiesti da Bruxelles nei parametri deficit-PIL ci sembra un controsenso che rischia di minare proprio gli obiettivi di sostenibilità e di sicurezza che ci siamo dati. Per questo continueremo a sostenere la necessità di scorporare, in tutto o in parte, queste voci.
Inoltre, le nuove regole devono senz'altro mirare ad una riduzione del debito pubblico ma in modo graduale e sostenibile, perché solo così potranno essere credibili e applicabili, superando gli errori del passato. Lo possiamo dire dall'alto della credibilità che abbiamo dimostrato in questo anno di governo, con politiche fiscali e di bilancio serie e responsabili, che hanno incontrato la fiducia sia dei risparmiatori italiani (come si vede dal successo riscontrato dell'emissione dei nostri titoli di Stato) che dei mercati (Piazza Affari è infatti tornata ai livelli pre-crisi 2008 e lo spread è stabilmente al di sotto dei livelli che c'erano prima che questo governo si insediasse).
A margine del Consiglio europeo avrà luogo, infine, il Vertice Euro dove, alla presenza della Presidente della Banca Centrale Lagarde e del Presidente dell'Eurogruppo Donohoe, discuteremo delle prospettive economiche dell'Unione dal punto di vista finanziario e anche alla luce delle più recenti dinamiche dei tassi di interesse. E ci confronteremo sulle iniziative da adottare.
In conclusione, colleghi, come vi ho detto all'inizio del mio intervento, mi aspetto un Consiglio importante e allo stesso tempo non privo di criticità. Un Consiglio nel quale, prima e più che una serie di provvedimenti concreti, mi aspetto una discussione franca sulla visione e la missione che vogliamo svolgere come europei in un mondo che ci sollecita a sfide sempre più stringenti e drammatiche. L'Italia affronterà questa discussione con le idee chiare, la schiena dritta, la credibilità che ha saputo conquistarsi in questo anno, smentendo in poco tempo anche i più scettici. Lo abbiamo fatto grazie alla fiducia degli italiani che sentiamo forte alle nostre spalle, grazie al sostegno di una maggioranza politica compatta figlia di quella fiducia, grazie a un governo che ha finalmente un orizzonte di legislatura, grazie a un lavoro serio e incessante che ha fatto comprendere a tutti che abbiamo l'orgoglio di rappresentare una Nazione straordinaria e abbiamo soprattutto la capacità e la volontà di giocare ogni partita da protagonisti.
Vi ringrazio.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CATIA POLIDORI (A.C. 1406)
CATIA POLIDORI (FI-PPE). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1406). Il Gruppo di Forza Italia voterà convintamente a favore di questo provvedimento, di fondamentale importanza per il nostro Paese.
Si tratta di una riforma che l'ha visto protagonista nella fase della discussione parlamentare, con i due Relatori, Parali al Senato e Casasco alla Camera e con numerosi emendamenti approvati.
Ancor di più Forza Italia farà sentire la sua voce in sede di redazione dei decreti delegati, che rivestiranno una fondamentale importanza per il futuro del sistema di incentivazione alle imprese, il quale presenta al momento aspetti di grande frammentazione, ritardi nell'erogazione delle misure e rilevanti sperequazioni sia nella distribuzione territoriale degli incentivi, sia con riferimento alle tipologie che vengono erogate.
Ci sono contenuti qualificanti quali la valorizzazione del contributo all'imprenditoria femminile o la piena equiparazione tra professionisti e imprese al fine di accedere ad agevolazioni ed incentivi. O come l'attenzione rivolta al sistema delle start up o all'industria del turismo, che avrà anch'essa accesso ad agevolazioni in materia di investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, cosa finora di fatto preclusa.
E peraltro nell'esercizio della delega, oltre a concentrare l'offerta di incentivi, il Governo dovrà evitare la sovrapposizione degli interventi e la frammentazione del sostegno pubblico.
Tra gli emendamenti proposti da Forza Italia e approvati voglio ricordare:
- il coinvolgimento delle associazioni di categoria per promuovere le azioni di informazione circa l'offerta degli incentivi;
- la previsione dell'accesso alle incentivazioni delle professioni, ove ne ricorrano i requisiti;
- il criterio direttivo in base al quale il sistema di incentivazione deve essere rapportato alle diverse dimensioni d'impresa con riferimento alla definizione di piccola e media impresa;
- la previsione che tale sistema deve tendere non solo al rafforzamento patrimoniale, ma anche alla crescita dimensionale, anche favorendo l'aggregazione aziendale;
- il principio che i sistemi di incentivazione possono fare ricorso a strumenti automatici, compatibilmente con le specificità delle singole misure;
- il principio del superamento, per quanto possibile, del sistema del click day in base al quale l'assegnazione dell'incentivo avvenga in un lasso di tempo estremamente ridotto e sulla base del solo ordine cronologico di presentazione dell'istanza;
- l'ulteriore conferma del divieto per le P.A. di richiedere alle imprese documentazioni di cui sono già in possesso;
- il rafforzamento dell'obbligo di coordinamento tra le amministrazioni centrali e tra queste e le amministrazioni regionali;
- e infine, e soprattutto, il principio della strategicità dell'interesse nazionale, per supportare la realizzazione di progetti di comune interesse per la competitività del sistema industriale.
Il testo ha trovato un'ampia convergenza e mi auguro che questo si riscontrerà nella votazione finale. Il dibattito ha fatto onore a tutte le forze politiche, con un confronto dialettico serrato, ma sereno, che ha portato all'accoglimento di numerosissime proposte dell'opposizione.
Le misure che saranno assunte avranno sicuramente un effetto leva sull'economia nel suo complesso.
Giustamente il Relatore Casasco nella sua relazione introduttiva ha osservato che la concentrazione e semplificazione degli interventi consentiranno una maggiore efficienza generale nella gestione delle misure di incentivazione, con contestuale riduzione dei costi, nonché dei tempi di gestione delle domande ed erogazione degli incentivi.
Come ricordato già nella relazione introduttiva presentata dal Governo il 3 marzo 2023, il testo in esame è una delle riforme abilitanti del PNRR, il quale non è semplicemente un piano di distribuzione di risorse, ma anche e soprattutto un piano di riforma.
Sotto questo aspetto occorre sottolineare la portata sinergica assolutamente innovativa degli articoli 5 (coordinamento con gli incentivi regionali), 6 (redazione di un codice degli incentivi) e 8 (la valorizzazione delle potenzialità del Registro nazionale degli aiuti di Stato e della piattaforma telematica «Incentivi.gov.it».).
Ci sono non solo gli aspetti di semplificazione, coordinamento e accelerazione delle procedure, ma c'è anche l'implementazione dei servizi offerti dalle piattaforme telematiche oggi esistenti, che da mero deposito delle informazioni vengono trasformate in strutture di servizio per le amministrazioni, ma soprattutto per le imprese che intendono accedere agli incentivi.
La pubblicità legale degli interventi di incentivazione è assicurata dalla pubblicazione nei siti internet istituzionali delle amministrazioni competenti e dalla pubblicazione delle informazioni rilevanti nella piattaforma telematica «Incentivi.gov.it».
Ma soprattutto le due piattaforme informatiche supporteranno le fasi attuative, di monitoraggio e di valutazione, per migliorare la qualità dell'intervento pubblico sin dalla fase della sua progettazione, anche mediante soluzioni tecnologiche basate sull'intelligenza artificiale, idonee ad orientare l'individuazione di ambiti e modalità dell'intervento.
In sostanza l'intelligenza artificiale applicata a dati e informazioni raccolti in modo strutturato, potrà consentire lo svolgimento di analisi e di valutazioni senza che ciò comporti necessariamente un incremento degli adempimenti correlati, che, al contrario, risulteranno assai semplificati.
In sostanza le amministrazioni preposte gestiranno dei Big Data e potranno elaborare indirizzi utilizzando le capacità di simulazione di scenario offerta dall'intelligenza artificiale. Il tutto nel rispetto del principio della strategicità dell'interesse nazionale.
Concludo osservando che i decreti delegati che andremo tra pochi mesi ad approvare, potranno risolvere i grandi problemi che affliggono il sistema delle incentivazioni.
Non solo la frammentazione - 1.982 tipologie di interventi per l'anno 2021 -, ma anche l'inefficienza - dei 25.142,97 milioni di euro concessi nel 2021 ne sono stati erogati il solo 23 per cento - e la sperequazione territoriale: la maggior parte degli stessi è stata concessa ed erogata a imprese del Centro-Nord, con tre regioni destinatarie del 64 per cento delle concessioni (Lombardia, Lazio e Piemonte).
Sotto questo ultimo aspetto la riforma in esame si ricollega con la riforma delle ZES, nella quale si prevede l'estensione del sistema agevolativo a tutte le regioni del Mezzogiorno, contenuta del decreto-legge n. 124 all'esame di questa Camera.
Più volte abbiamo ascoltato l'accusa che questo governo vive barcamenandosi nell'emergenza, senza avere un respiro strategico, di portata pluriennale.
Questi provvedimenti, come la manovra che andremo tra poco a esaminare, come i decreti sull'energia in corso di emanazione, dimostrano che non è così.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 il deputato Candiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 5 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 4 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 5 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 7 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 9 la deputata Zanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 10 la deputata Schifone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 19 la deputata Zanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 23 il deputato Carra' ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 26 il deputato Mari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 33 i deputati Almici e Malaguti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 47 il deputato Paolo Emilio Russo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 55 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 61, 62 e 63 il deputato Borrelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 68 il deputato Malaguti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 76 il deputato Fede ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
nella votazione n. 78 il deputato Zoffili ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 80 la deputata Colombo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 88 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 95 il deputato D'Attis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 96 il deputato Orsini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 1406 - EM. 1.1 | 267 | 264 | 3 | 133 | 101 | 163 | 72 | Resp. |
2 | Nominale | EM. 1.2 | 264 | 261 | 3 | 131 | 105 | 156 | 72 | Resp. |
3 | Nominale | EM. 1.3 | 265 | 250 | 15 | 126 | 91 | 159 | 71 | Resp. |
4 | Nominale | EM. 1.4 | 267 | 264 | 3 | 133 | 105 | 159 | 70 | Resp. |
5 | Nominale | ARTICOLO 1 | 271 | 179 | 92 | 90 | 179 | 0 | 70 | Appr. |
6 | Nominale | EM. 2.1 | 275 | 261 | 14 | 131 | 100 | 161 | 70 | Resp. |
7 | Nominale | EM. 2.2 | 280 | 278 | 2 | 140 | 112 | 166 | 70 | Resp. |
8 | Nominale | EM. 2.3 | 276 | 275 | 1 | 138 | 111 | 164 | 70 | Resp. |
9 | Nominale | EM. 2.4 | 270 | 268 | 2 | 135 | 108 | 160 | 69 | Resp. |
10 | Nominale | EM. 2.5 | 280 | 278 | 2 | 140 | 113 | 165 | 69 | Resp. |
11 | Nominale | EM. 2.6 | 279 | 276 | 3 | 139 | 113 | 163 | 69 | Resp. |
12 | Nominale | EM. 2.7 | 283 | 281 | 2 | 141 | 116 | 165 | 69 | Resp. |
13 | Nominale | EM. 2.8 | 280 | 277 | 3 | 139 | 114 | 163 | 69 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | EM. 2.9 | 282 | 281 | 1 | 141 | 115 | 166 | 69 | Resp. |
15 | Nominale | EM. 2.10 | 284 | 281 | 3 | 141 | 117 | 164 | 69 | Resp. |
16 | Nominale | EM. 2.11 | 284 | 281 | 3 | 141 | 117 | 164 | 69 | Resp. |
17 | Nominale | EM. 2.13 | 283 | 267 | 16 | 134 | 105 | 162 | 69 | Resp. |
18 | Nominale | EM. 2.15 | 283 | 281 | 2 | 141 | 118 | 163 | 69 | Resp. |
19 | Nominale | EM. 2.16 | 283 | 281 | 2 | 141 | 117 | 164 | 69 | Resp. |
20 | Nominale | EM. 2.17 | 273 | 271 | 2 | 136 | 113 | 158 | 69 | Resp. |
21 | Nominale | EM. 2.18 | 283 | 282 | 1 | 142 | 122 | 160 | 68 | Resp. |
22 | Nominale | EM. 2.19 | 277 | 275 | 2 | 138 | 117 | 158 | 68 | Resp. |
23 | Nominale | EM. 2.20 | 275 | 272 | 3 | 137 | 114 | 158 | 68 | Resp. |
24 | Nominale | EM. 2.21 | 281 | 278 | 3 | 140 | 116 | 162 | 68 | Resp. |
25 | Nominale | EM. 2.22 | 281 | 278 | 3 | 140 | 117 | 161 | 68 | Resp. |
26 | Nominale | EM. 2.23 | 281 | 265 | 16 | 133 | 102 | 163 | 68 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | EM. 2.24 | 275 | 273 | 2 | 137 | 112 | 161 | 68 | Resp. |
28 | Nominale | EM. 2.25 | 278 | 274 | 4 | 138 | 101 | 173 | 68 | Resp. |
29 | Nominale | ARTICOLO 2 | 275 | 175 | 100 | 88 | 175 | 0 | 68 | Appr. |
30 | Nominale | EM. 3.1 | 272 | 254 | 18 | 128 | 99 | 155 | 68 | Resp. |
31 | Nominale | EM. 3.2 | 269 | 266 | 3 | 134 | 114 | 152 | 68 | Resp. |
32 | Nominale | EM. 3.3 | 272 | 270 | 2 | 136 | 113 | 157 | 68 | Resp. |
33 | Nominale | EM. 3.4 | 271 | 269 | 2 | 135 | 113 | 156 | 68 | Resp. |
34 | Nominale | EM. 3.5 | 274 | 272 | 2 | 137 | 113 | 159 | 68 | Resp. |
35 | Nominale | EM. 3.7 | 264 | 250 | 14 | 126 | 95 | 155 | 67 | Resp. |
36 | Nominale | EM. 3.8 | 266 | 251 | 15 | 126 | 97 | 154 | 67 | Resp. |
37 | Nominale | EM. 3.9 | 268 | 266 | 2 | 134 | 108 | 158 | 67 | Resp. |
38 | Nominale | ARTICOLO 3 | 265 | 168 | 97 | 85 | 165 | 3 | 67 | Appr. |
39 | Nominale | EM. 4.1 | 265 | 261 | 4 | 131 | 110 | 151 | 67 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | EM. 4.3 | 268 | 252 | 16 | 127 | 97 | 155 | 67 | Resp. |
41 | Nominale | EM. 4.4 | 269 | 265 | 4 | 133 | 110 | 155 | 67 | Resp. |
42 | Nominale | EM. 4.5 | 269 | 255 | 14 | 128 | 98 | 157 | 67 | Resp. |
43 | Nominale | EM. 4.6, 4.7 | 264 | 260 | 4 | 131 | 106 | 154 | 67 | Resp. |
44 | Nominale | EM. 4.8 | 269 | 265 | 4 | 133 | 108 | 157 | 67 | Resp. |
45 | Nominale | EM. 4.9 | 267 | 265 | 2 | 133 | 108 | 157 | 67 | Resp. |
46 | Nominale | EM. 4.10 | 266 | 264 | 2 | 133 | 108 | 156 | 67 | Resp. |
47 | Nominale | EM. 4.11 | 264 | 262 | 2 | 132 | 107 | 155 | 67 | Resp. |
48 | Nominale | EM. 4.12 | 260 | 258 | 2 | 130 | 106 | 152 | 67 | Resp. |
49 | Nominale | EM. 4.13 | 264 | 260 | 4 | 131 | 108 | 152 | 67 | Resp. |
50 | Nominale | EM. 4.14 | 262 | 262 | 0 | 132 | 111 | 151 | 67 | Resp. |
51 | Nominale | EM. 4.15 | 259 | 256 | 3 | 129 | 106 | 150 | 67 | Resp. |
52 | Nominale | EM. 4.16 | 263 | 261 | 2 | 131 | 107 | 154 | 67 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nominale | EM. 4.17 | 261 | 247 | 14 | 124 | 95 | 152 | 67 | Resp. |
54 | Nominale | EM. 4.18 | 262 | 261 | 1 | 131 | 110 | 151 | 67 | Resp. |
55 | Nominale | EM. 4.19 | 267 | 263 | 4 | 132 | 106 | 157 | 67 | Resp. |
56 | Nominale | EM. 4.20 | 265 | 261 | 4 | 131 | 106 | 155 | 67 | Resp. |
57 | Nominale | EM. 4.21 | 263 | 262 | 1 | 132 | 107 | 155 | 67 | Resp. |
58 | Nominale | ARTICOLO 4 | 267 | 170 | 97 | 86 | 170 | 0 | 67 | Appr. |
59 | Nominale | ARTICOLO 5 | 266 | 172 | 94 | 87 | 172 | 0 | 67 | Appr. |
60 | Nominale | EM. 6.1, 6.2 | 267 | 257 | 10 | 129 | 103 | 154 | 67 | Resp. |
61 | Nominale | EM. 6.3 | 265 | 261 | 4 | 131 | 110 | 151 | 67 | Resp. |
62 | Nominale | EM. 6.4 | 263 | 259 | 4 | 130 | 106 | 153 | 67 | Resp. |
63 | Nominale | EM. 6.7, 6.8 | 268 | 266 | 2 | 134 | 109 | 157 | 67 | Resp. |
64 | Nominale | EM. 6.10 | 264 | 261 | 3 | 131 | 107 | 154 | 67 | Resp. |
65 | Nominale | EM. 6.11 | 265 | 261 | 4 | 131 | 107 | 154 | 67 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nominale | EM. 6.12 | 265 | 262 | 3 | 132 | 111 | 151 | 67 | Resp. |
67 | Nominale | EM. 6.13 | 268 | 266 | 2 | 134 | 112 | 154 | 67 | Resp. |
68 | Nominale | EM. 6.14 | 263 | 260 | 3 | 131 | 111 | 149 | 66 | Resp. |
69 | Nominale | EM. 6.15 | 264 | 262 | 2 | 132 | 110 | 152 | 66 | Resp. |
70 | Nominale | EM. 6.16 | 267 | 253 | 14 | 127 | 99 | 154 | 66 | Resp. |
71 | Nominale | EM. 6.17 | 263 | 260 | 3 | 131 | 109 | 151 | 66 | Resp. |
72 | Nominale | EM. 6.18 | 265 | 263 | 2 | 132 | 108 | 155 | 66 | Resp. |
73 | Nominale | EM. 6.19 | 272 | 269 | 3 | 135 | 110 | 159 | 66 | Resp. |
74 | Nominale | EM. 6.20 | 271 | 267 | 4 | 134 | 109 | 158 | 66 | Resp. |
75 | Nominale | EM. 6.21 | 271 | 267 | 4 | 134 | 111 | 156 | 66 | Resp. |
76 | Nominale | EM. 6.22 | 276 | 233 | 43 | 117 | 74 | 159 | 66 | Resp. |
77 | Nominale | EM. 6.23 | 269 | 265 | 4 | 133 | 107 | 158 | 66 | Resp. |
78 | Nominale | EM. 6.24 | 272 | 268 | 4 | 135 | 109 | 159 | 66 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nominale | ARTICOLO 6 | 276 | 176 | 100 | 89 | 174 | 2 | 66 | Appr. |
80 | Nominale | ARTICOLO 7 | 274 | 172 | 102 | 87 | 172 | 0 | 66 | Appr. |
81 | Nominale | EM. 8.1 | 275 | 231 | 44 | 116 | 72 | 159 | 66 | Resp. |
82 | Nominale | EM. 8.2 | 273 | 261 | 12 | 131 | 102 | 159 | 66 | Resp. |
83 | Nominale | EM. 8.3 | 274 | 270 | 4 | 136 | 111 | 159 | 66 | Resp. |
84 | Nominale | EM. 8.4, 8.5 | 270 | 266 | 4 | 134 | 110 | 156 | 66 | Resp. |
85 | Nominale | ARTICOLO 8 | 272 | 172 | 100 | 87 | 171 | 1 | 66 | Appr. |
86 | Nominale | ARTICOLO 9 | 274 | 173 | 101 | 87 | 172 | 1 | 66 | Appr. |
87 | Nominale | ARTICOLO 10 | 270 | 169 | 101 | 85 | 169 | 0 | 66 | Appr. |
88 | Nominale | ODG 9/1406/6 | 243 | 207 | 36 | 104 | 62 | 145 | 66 | Resp. |
89 | Nominale | ODG 9/1406/9 | 259 | 256 | 3 | 129 | 101 | 155 | 66 | Resp. |
90 | Nominale | ODG 9/1406/11 | 261 | 259 | 2 | 130 | 101 | 158 | 66 | Resp. |
91 | Nominale | ODG 9/1406/12 RIF | 265 | 261 | 4 | 131 | 256 | 5 | 66 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
92 | Nominale | ODG 9/1406/13 RIF | 267 | 265 | 2 | 133 | 265 | 0 | 66 | Appr. |
93 | Nominale | DDL 1406 - VOTO FINALE | 256 | 163 | 93 | 82 | 163 | 0 | 64 | Appr. |
94 | Nominale | RIS 6-59 | 285 | 233 | 52 | 117 | 51 | 182 | 54 | Resp. |
95 | Nominale | RIS 6-60 | 287 | 277 | 10 | 139 | 177 | 100 | 53 | Appr. |
96 | Nominale | RIS 6-61 | 287 | 233 | 54 | 117 | 50 | 183 | 53 | Resp. |
97 | Nominale | RIS 6-62 NO DISP 4 | 286 | 283 | 3 | 142 | 109 | 174 | 53 | Resp. |
98 | Nominale | RIS 6-62 DISP 4 | 283 | 282 | 1 | 142 | 62 | 220 | 53 | Resp. |
99 | Nominale | RIS 6-63 PREMESSA, DISP 7 E 10 | 282 | 231 | 51 | 116 | 59 | 172 | 53 | Resp. |
100 | Nominale | RIS 6-63 PARTE II RIF | 282 | 280 | 2 | 141 | 231 | 49 | 53 | Appr. |
101 | Nominale | RIS 6-64 | 284 | 234 | 50 | 118 | 62 | 172 | 53 | Resp. |
102 | Nominale | RIS 6-65 NO DISP 1, 2, 3 E 7 | 282 | 221 | 61 | 111 | 12 | 209 | 53 | Resp. |
103 | Nominale | RIS 6-65 DISP 1, 2 E 3 | 279 | 277 | 2 | 139 | 228 | 49 | 53 | Appr. |
104 | Nominale | RIS 6-65 DISP 7 | 283 | 270 | 13 | 136 | 62 | 208 | 53 | Resp. |