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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 31 ottobre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il sistema portuale italiano, che si compone di 58 porti principali, dedicati al trasporto merci e passeggeri, riuniti sotto 16 Autorità di sistema portuale (AdSP) e 24 interporti, distribuiti su circa 7.456 chilometri, rappresenta uno dei cardini su cui si basa lo sviluppo socio-economico del nostro Paese perché capace di produrre ricchezza e occupazione e di catalizzare investimenti e risorse sia a livello locale che nazionale;

    il contributo all'economia nazionale del sistema marittimo è pari a circa il 3 per cento del Pil. All'interno del cluster i porti svolgono un ruolo fondamentale, più di un terzo degli scambi commerciali avviene via mare;

    nell'economia mondiale la logistica, ed in modo particolare la fluidità degli scambi, e della movimentazione delle merci, rappresenta la chiave che può garantire o bloccare la crescita dei Paesi. Nel caso dell'Italia, la movimentazione nei porti italiani non avvantaggia soltanto l'Italia ma anche l'Europa;

    il sistema portuale italiano può continuare ad essere strategico secondo tre dimensioni:

     la prima, prettamente economica, relativa non soltanto alla rilevanza del cluster portuale/marittimo ma anche dei settori produttivi collegati alla rete portuale ed al collegamento tra efficienza del settore portuale e competitività del settore produttivo nazionale. I porti sono il punto d'accesso privilegiato per l'approvvigionamento delle materie prime e la commercializzazione dei prodotti finiti del sistema produttivo nazionale, per i quali rappresentano un supporto strategico irrinunciabile, contribuendo a gran parte della ricchezza prodotta in Italia;

     la seconda, geo-politica, legata alla posizione geografica dell'Italia e dunque al suo ruolo nello scenario internazionale e nell'ambito dei nuovi equilibri fatti dalle rotte strategiche per il commercio;

     la terza è relativa al ruolo centrale dei porti come nodi essenziali di un sistema logistico integrato e intermodale. Una rete portuale efficiente e correttamente integrata nella filiera dei trasporti è strategica perché stimola e ottimizza gli investimenti in logistica ed è fattore propulsivo per una maggiore intermodalità e può dunque costituire uno strumento per contribuire alla lotta all'inquinamento e al cambiamento climatico e volano per l'implementazione di interventi green;

    secondo l'ultimo rapporto sull'economia marittima di Srm l'economia marittima costituisce un settore economico che rappresenta il 12 per cento del Pil europeo e in termini di commercio internazionale muove l'85-90 dei volumi degli scambi nel mondo. Lo studio evidenzia che nel 2022 i soli porti italiani hanno movimentato mezzo miliardo di tonnellate di merci, oltre 60 milioni di passeggeri e 380 miliardi di import-export. Si tratta di un vero e proprio asset economico, che sposta equilibri geopolitici ed economici, spesso influendo sulle tendenze di sviluppo e competitività di un Paese;

    l'Italia è leader nello Short Sea Shipping, ovvero nel trasporto a corto raggio nel Mediterraneo, mentre riveste un ruolo di grande rilevanza anche nel traffico passeggeri, in cui spicca la dimensione del settore crocieristico che nel 2019 ha raggiunto i 12 milioni di passeggeri trasportati, la quota più alta del Mediterraneo;

    negli ultimi anni il sistema portuale italiano ha perso quote di mercato, soprattutto in confronto ai vari competitor che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare il porto del Pireo, quello di Algeciras e il Tanger Med che fino ad un decennio fa erano considerati secondari mentre oggi rivestono un ruolo primario, movimentando da 5 a 7 milioni di TEU all'anno. Un'occasione persa si è avuta anche a seguito dell'ampliamento del Canale di Suez e dell'avvio dei lavori del canale parallelo al Bosforo, che offrono ai porti del Mar Nero una grande occasione di rilancio, ma che inaspettatamente non hanno arricchito in termini di crescita della domanda nella nostra offerta portuale;

    un'ulteriore criticità è ravvisabile nella stasi in cui si trovano tre porti, quelli di Cagliari, Augusta e Taranto, che avrebbero invece potuto essere un riferimento strategico per la crescita dell'offerta transhipment;

    i dati emersi da una ricerca condotta dalla Centro studi divulga per conto della Coldiretti hanno delineato un quadro preoccupante secondo il quale nel 2022 sono stati persi 93 miliardi di euro per ritardi nel processo di ammodernamento e potenziamento della rete infrastrutturale;

    da uno studio effettuato dal World Economic Forum in merito all'indice di competitività, l'Italia si colloca al 30° posto rispetto ai principali competitor a livello mondiale, mentre nelle prime due posizioni si attestano Singapore e Stati Uniti, quarti i Paesi Bassi, settima la Germania, undicesima la Francia, ventitreesima la Spagna. Nel settore legato al trasporto e alla logistica il nostro Paese si attesta al 17° posto per competitività nelle infrastrutture mentre nel trasporto marittimo scende al 24° posto;

    dall'analisi emerge altresì che alla forte incidenza del trasporto su gomma (stimato all'87 per cento contro la media del 77 per cento dell'intera UE) non corrisponde una adeguata infrastrutturazione della rete viaria per cui occorre investire nella rete ferroviaria e nei trasporti marittimi non solo per migliorare la competitività del sistema Paese, ma anche per ridurre le emissioni;

    sussiste una elevata correlazione tra il livello e la qualità della offerta infrastrutturale e la crescita economica del Paese, per cui è auspicabile una riforma organica del comparto relativo non ad una realtà portuale ma ad un insieme di nodi logistici fra loro integrati ed interagenti, gestiti in modo da ottimizzare le convenienze di tutti gli operatori, pubblici e privati, preposti alla loro gestione, in una articolata e sinergica azione mirata alla ottimizzazione dei processi gestionali di porto, interporti e di aree di aggregazioni delle merci;

    con l'articolo 18-bis della legge 28 gennaio 1994, n. 84 si è cercato, senza darne reale operatività, di dar luogo all'autonomia finanziaria dei singoli soggetti preposti alla gestione dei vari impianti. Successivamente è intervenuto il decreto legislativo n. 169 del 2016, finalizzato al rilancio della portualità e della logistica. Entrambi i provvedimenti presentavano due criticità: la mancata attuazione dell'autonomia finanziaria e l'identificazione dell'autorità di sistema portuale nell'ottica di una sommatoria di porti e non in una sommatoria di convenienze generate dalla ottimizzazione di un articolato sistema logistico portuale e retroportuale. All'uopo occorre un insieme di regole certe e stabili nel tempo, condicio sine qua non per l'impiego di capitali privati in un segmento caratterizzato da tempi lunghi per il ritorno degli investimenti;

    una riforma organica dei porti dovrebbe porre al centro dell'attenzione la questione della privatizzazione della forma giuridica delle autorità di sistema portuale. La veste di ente pubblico non economico appare inadeguata per governare i processi decisionali dei principali porti italiani. La legge 28 gennaio 1994, n. 94 lasciava maggiori argini per una gestione a cavallo tra il diritto pubblico ed il codice civile. Un assetto esclusivamente pubblicistico nella gestione dei porti rallenterebbe le decisioni sulla gestione corrente ma anche le scelte e la operatività degli investimenti necessari per il potenziamento delle infrastrutture portuali. La trasformazione delle AdSP in s.p.a. rappresenta una condizione necessaria per consentire agli scali nazionali di competere a livello internazionale, superando l'ostacolo rappresentato da un sistema di regole pubblicistiche che ne rallenterebbero il percorso. Sarebbe dunque opportuno una privatizzazione intesa non come privatizzazione della proprietà dei porti ma della forma giuridica, mantenendo la proprietà pubblica, nell'ottica del percorso di modernizzazione avviato con la legge n. 84 sopracitata. Così come accade in Europa è necessario percorrere altresì strade di consolidamento e di integrazione tra snodi portuali e terrestri;

    occorre una pianificazione, da parte del Governo e del Parlamento, sulla portualità a livello nazionale, per consentire ai porti di fare sviluppare investimenti e infrastrutture (come ad esempio ottimizzazione delle banchine e risoluzione problematiche legate ai dragaggi). Ci si trova di fronte ad un progresso tecnologico che deve essere portato avanti su una direttrice sempre meno impattante, che vada incontro anche alle esigenze di tutte quelle imprese che necessitano di riconvertire i propri sistemi produttivi. Nell'ambito generale della riforma si ritiene opportuno includere il settore della portualità turistica, che ricopre un ruolo sempre più centrale nell'economia del mare poiché unisce due eccellenze del nostro Paese, nautica e turismo, oltre a determinare un significativo accrescimento del Pil;

    la digitalizzazione rappresenta un asse fondamentale per lo sviluppo del settore: l'utilizzo di tecnologie quali l'IA l'Internet of Things possono rivelarsi fondamentali per il controllo dell'intera catena logistica, dall'organizzazione al trasporto, alla gestione delle procedure doganali, alla progettazione e gestione dei magazzini, fino alle consegne, attraverso un iter più snello a livello burocratico e tempistico,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, volte a:

  a) prevedere investimenti diretti al rafforzamento del sistema portuale, nell'ottica dello sviluppo del settore e di alcuni assi strategici, in termini di efficienza e affidabilità, e nello specifico per:

   1) un'armonizzazione delle procedure attraverso la rivisitazione dei regolamenti e delle linee guida riguardanti il rilascio delle concessioni, con revisione dei meccanismi di determinazione dei canoni e con eventuale incremento mirato della tassazione portuale per determinati settori (ad esempio merci);

   2) l'ammodernamento della rete logistica finalizzata alla lotta all'inquinamento ed al cambiamento climatico, nell'ottica della sostenibilità e anche attraverso il rinnovo delle flotte, l'impiego di navi ibride Ro-Ro e navi da crociera ad emissioni zero durante le ore di sosta, l'elettrificazione delle banchine (il cosiddetto «cold ironing»), e lo sviluppo di porti green;

   3) la digitalizzazione dei processi della logistica e nella supply chain;

   4) un'armonizzazione delle leggi e della normativa in materia di dragaggio dei porti e del materiale dragato;

   5) una razionalizzazione della governance del sistema portuale italiano attraverso l'istituzione di un tavolo di coordinamento nazionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti finalizzato ad una pianificazione sistemica delle diverse realtà portuali;

   6) l'omogeneizzazione delle procedure adottate singolarmente dalle Adsp;

   7) l'incremento dei componenti del Comitato di gestione, con l'insediamento di un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e di un rappresentante dei privati, scelto in base alle specificità della singola realtà portuale, per valorizzare il ruolo dei privati, fermo restando il mantenimento degli asset portuali in mano pubblica, attraverso la loro partecipazione attiva, con attribuzione di potere decisorio su determinate tematiche che non siano in eventuale conflitto di interessi;

   8) l'autonomia finanziaria e l'eventuale trasformazione in società per azioni della forma giuridica dei porti in un sistema che racchiuda l'intero sistema portuale al fine di integrare la portualità attraverso forme di partenariato pubblico privato;

   9) la pianificazione, a livello nazionale, relativa al settore della portualità commerciale e di quella turistica, che rappresentano due importanti opportunità di crescita economica;

  b) garantire la sicurezza del lavoro portuale anche attraverso la formazione dei lavoratori e dare, in tempi brevi, operatività all'avvio del fondo per l'incentivazione al pensionamento anticipato dei lavoratori, istituito dal decreto-legge n. 228 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15;

  c) rafforzare la disciplina dei servizi tecnico-nautici di rimorchio, ormeggio e pilotaggio quali servizi di interesse generale;

  d) prevedere incentivi alla intermodalità, e promuovere il collegamento tra i porti ed il territorio rafforzandone il ruolo all'interno del sistema logistico del Paese e favorendone i collegamenti con la rete ferroviaria.
(7-00169) «Caroppo, Sorte».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   NAZARIO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 agosto 2023 il Governo, dopo aver ottenuto il via libera dalle Camere, ai sensi dell'articolo o 21 del regolamento europeo del dispositivo di ripresa e resilienza (Ue 2021/241), presentava alla Commissione le proposte per la revisione del Pnrr e REPowerEU;

   il documento prospetta una serie di aggiustamenti ai target e ai milestone relativi agli investimenti e alle riforme incluse nel piano concordato con le istituzioni europee nel luglio 2021 e, inoltre, individua una serie di nuovi interventi destinati a costruire un nuovo capitolo RePowerEU;

   il nuovo piano prevede una diversa allocazione delle risorse con l'incremento o la creazione di nuovi obiettivi e il contestuale definanziamento di altri; e dei 9 investimenti definanziati, ben 4 interessano l'Abruzzo per un totale di 555,4 milioni di euro, dato confermato a seguito della verifica effettuata sulla piattaforma ReGiS della Ragioneria generale dello Stato, con una diminuzione complessiva dei finanziamenti pari a 629,1 milioni di euro in quanto, in diversi casi, il soggetto attuatore contribuiva al finanziamento del progetto medesimo, attingendo da risorse proprie o attraverso altri fondi pubblici;

   i territori abruzzesi rischiano pertanto di perdere oltre mezzo miliardo di euro di finanziamenti del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), qualora le istituzioni europee approvassero la proposta di revisione del piano inoltrata dal Governo italiano definanziando interventi strategici per il territorio, come la linea ferroviaria Roma-Pescara che non vedrebbe più il suo raddoppiamento; a livello provinciale sarebbe Chieti il territorio in cui rischierebbero di saltare i progetti con l'importo totale più consistente (218,1 milioni). Seguono le province di Teramo (192,2), L'Aquila (158,7) e Pescara (114,4). A livello comunale al primo posto vi sarebbe Teramo con 10 progetti a rischio per un valore complessivo di circa 33 milioni di cui 24,8 provenienti dal Pnrr. Seguono Pescara (27 progetti per 28 milioni quasi interamente Pnrr) e Chieti (12 progetti, 20,6 milioni anche in questo caso quasi totalmente provenienti dal piano). Discorso a parte lo merita il capoluogo di regione. Il comune dell'Aquila vedrebbe infatti un taglio di 5 progetti, per importi totali pari a 20,1 milioni di euro, ma di cui solo 340 mila di provenienza Pnrr;

   ci sono poi altri 5 comuni che vedono progetti a rischio per un valore complessivo superiore ai 10 milioni. Si tratta di Montesilvano (25 progetti, 15,7 milioni), Martinsicuro (12 progetti, 14 milioni), Roseto degli Abruzzi (9 progetti, 12,9 milioni), Avezzano (17 progetti, 12,3 milioni), e San Salvo (10 progetti, 10,5 milioni). Altri 231 comuni invece hanno progetti a rischio per un importo superiore al milione di euro;

   se invece si considerano solamente i fondi Pnrr che potenzialmente potrebbero venir meno, tra i centri più «colpiti» troviamo Pescara (27,9 milioni), Teramo (24,8), Chieti (20,5), Montesilvano (15,7), Avezzano (9) e Lanciano (8,4). Occorre notare anche che, seppur parlando di cifre più modeste, alcuni comuni prevedono progetti con fonte di finanziamento quasi esclusivamente legata al piano –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare qualora il nuovo piano sia accolto dalla Commissione europea, al fine di preservare gli investimenti di cui in premessa, consentendo alla regione Abruzzo di conservare gli investimenti che si ritengono indispensabili per la crescita e l'ammodernamento della regione.
(3-00769)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU, ASCANI e SCOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 26 e venerdì 27 ottobre 2023 era previsto a Roma lo svolgimento del nono concorso della Scuola nazionale dell'amministrazione (Sna), per l'individuazione di 352 persone da ammettere a un successivo corso da cui selezionare 294 dirigenti pubblici. Circa 900 erano i candidati giunti da tutta Italia per svolgere le prove concorsuali;

   risulta da notizie di stampa che per un problema tecnico non sarebbe stato possibile svolgere la prova prevista, con conseguente rinvio e inevitabile nuova convocazione dei candidati a Roma quando sarà fissata la nuova data che sarà indicata nella Gazzetta Ufficiale del prossimo 7 novembre 2023;

   al riguardo la Sna ha comunicato che, almeno per ora, non è previsto alcun rimborso per i partecipanti al concorso, i quali dovranno anche affrontare un nuovo esborso per le ulteriori spese di viaggio e permanenza a Roma, oltre alla necessità di chiedere di nuovo permessi di lavoro o ferie, con evidenti disagio per i candidati del tutto ingiustificati;

   sempre da fonti di stampa si apprende che la Sna abbia attribuito ad una anomalia nel funzionamento del software nella quasi totalità dei computer assegnati ai candidati per lo svolgimento della prova. Secondo segnalazioni dei candidati, invece, l'anomalia sarebbe stata causata dalla mancanza di installazione nei citati computer di un software in grado di aprire alcuni file PDF necessari per lo svolgimento della prova stessa ma che, nonostante i tentativi dei responsabili del concorso di rimediare alle difficoltà causate dal problema tecnico, la commissione esaminatrice ha dovuto prendere atto dell'impossibilità di svolgere la prova e ha rinviato il concorso;

   sempre da notizie di stampa si apprende che non sarebbe la prima volta che si siano registrati problemi tecnici nello svolgimento delle prove di concorso della Sna –:

   se il Governo sia in grado di spiegare le ragioni di quanto accaduto nei giorni scorsi e quali iniziative si intendano intraprendere per evitare che una situazione come quella sopra esposta si ripeta ancora, garantendo l'espletamento delle prove di concorso senza ulteriori difficoltà e ingiustificati disagi e costi per i candidati.
(5-01562)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEBORAH BERGAMINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   la rapidità con cui le nuove applicazioni di intelligenza artificiale generativa si sviluppano e diffondono ha posto il tema di come regolarizzarne l'uso;

   ad oggi, infatti, le società di AI, tutte extra-europee, approfittano della zona grigia nella normativa per fare profitti e sfruttando le opere – per lo più coperte da copyright – sottratte ad altri, senza previo consenso e corresponsione di un compenso economico;

   il prodotto delle AI generative viene quindi offerto sullo stesso mercato in cui operano i titolari dei diritti, come servizio alternativo, in grado di produrre, a prezzi e tempi insostenibili per un artista, opere comparabili a quelle di un essere umano in termini di qualità;

   pertanto, più alta è la qualità dei dati/opere raccolte dal web, migliore è il prodotto elaborato dall'AI generativa e la conseguente competitività sul mercato;

   in spregio alla normativa europea riguardante la tutela della privacy e del diritto d'autore vengono organizzati eventi, come la Generative AI Week, dal 6 al 10 novembre 2023 sulla piattaforma AIPLAY e, l'AI Week che si terrà a Rimini il 9 e 10 aprile 2024, in cui si promuove l'utilizzo dei prodotti di tali aziende nelle imprese italiane;

   come denunciato dall'associazione Egair (European Guild for Artificial Intelligence Regulation) – fondata in Italia e costituita da oltre 100.000 creativi, artisti visuali, fumettisti, illustratori, doppiatori, case editrici e sindacati professionali di diversi Paesi europei – si tratta di attività che vedono le principali aziende che operano nel campo della AI generative offrire seminari e Q&A tematici su come utilizzare dei servizi illegali, che rappresentano una grave minaccia al patrimonio culturale ed europeo e al nostro Made in Italy;

   è attualmente in corso di esame presso le Istituzioni europee la proposta di regolamento sull'intelligenza artificiale (COM (2021) 2026), AI Act, al momento oggetto di interlocuzioni tra Parlamento, Commissione e Consiglio dell'Unione europea (cosiddetto «Trilogo»);

   è necessario intervenire per rafforzare la trasparenza sui dati e le opere sottratti ai legittimi titolari delle società di AI per allenare i propri software e regolamentare per il futuro lo sfruttamento del materiale coperto da copyright da parte dei sistemi di AI, assicurando che dati e opere personali possano essere utilizzati per allenare i modelli di base delle AI esclusivamente previo consenso esplicito e informato dei titolari aventi diritto;

   regolamentare l'utilizzo di tali applicazioni innovative non costituisce un ostacolo al loro sviluppo ma un'opportunità per l'Italia e l'UE di partecipare al progresso e sfruttare i benefìci legati a tali tecnologie, nel rispetto dei diritti fondamentali europei del copyright e della tutela della privacy;

   il tema deve essere affrontato celermente vista la rapidità dello sviluppo e diffusione delle applicazioni di AI generative, senza attendere una futura riforma della disciplina del copyright –:

   quale sia la posizione del Governo nell'ambito della discussione della proposta di regolamento sull'intelligenza artificiale e se non intenda promuovere il rafforzamento del principio della trasparenza sui dati sfruttati da parte delle AI generative;

   se non si ritenga necessario proporre, nell'ambito delle interlocuzioni del Trilogo, che il testo dell'AI Act stabilisca che l'utilizzo delle opere per l'allenamento dei software di AI generative debba essere preventivamente autorizzato dai titolari aventi diritto e opportunamente regolato;

   se, parallelamente alla discussione a livello europeo, alla luce di quanto sopra esposto, il Governo non intenda adottare iniziative volte a modificare e aggiornare la normativa nazionale in materia di copyright;

   quali siano gli orientamenti del Governo circa l'organizzazione in Italia di eventi volti a promuovere l'utilizzo dell'AI generativa ancor prima che venga regolamentato nel mercato italiano.
(4-01803)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato nella giornata del 30 ottobre 2023, dal quotidiano «Il Giornale» riporta la notizia dell'esistenza di una relazione depositata al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, approvata nel 2016 dal Comitato per le questioni degli italiani all'estero istituito al Senato, frutto di un'accurata inchiesta sui patronati all'estero gestiti dalla Cgil;

   stando all'articolo il lavoro ispettivo, «durato anni» avrebbe riguardato le «sedi Inca-Cgil di Brasile, Argentina, Canada, Svizzera, Stati Uniti, Austria», e avrebbe «messo in luce un giro di svariati milioni di euro»;

   stando alle notizie di stampa «Inca-Cgil è il primo patronato in Italia e all'estero per volume di attività, che assiste oltre cinque milioni di persone in Italia e seicentomila connazionali residenti all'estero», e «dal bilancio CGIL emerge che finanzia l'apparato della comunicazione del sindacato rosso. Nell'assetto societario di Futura Srl, una società creata da Landini nel 2021 per gestire la comunicazione Cgil, Inca possiede ben il 15,5 per cento delle quote»;

   il finanziamento di Inca-Cgil avviene proprio attraverso i «patronati sparsi in tutto il mondo, i quali forniscono assistenza fiscale e previdenziale agli italiani all'estero. Per ogni pratica o pensionato, Inca-Cgil incassa soldi dallo Stato italiano», pratiche rispetto alle quali la relazione del Comitato parlamentare ha denunciato numerosissime irregolarità: «Ecco alcuni esempi: a New York gli ispettori del Ministero del lavoro hanno annullato 444 pratiche fiscali, a Buenos Aires 92, a Berna 61, a Parigi 90, a Innsbruck 51»;

   le false pratiche, secondo la ricostruzione giornalistica, servirebbero ad aumentare gli incassi da parte dei patronati, posto che i finanziamenti ricevuti si basano su un punteggio direttamente correlato al numero di pratiche evase, secondo il seguente meccanismo: «Per istruire una pratica è necessario (per il Patronato) ricevere un mandato. Ma la verifica ha ravvisato "mandati inesatti o assenti, registrazione di attività inerenti agli anni precedenti, pratiche intestate ad individui non cittadini italiani, o residenti in paese diverso da quello ispezionato, pratiche non finanziabili"», o anche secondo il meccanismo «della doppia statisticazione: riproporre la stessa pratica per più anni solari»;

   il Giornale riporta anche una dichiarazione raccolta sui legami tra patronati e parlamentari eletti all'estero: «Va ricordato anche il legame con i parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere. I voti arrivano proprio dagli italiani residenti all'estero i cui elenchi sono custoditi dai patronati. Per mantenere lauti introiti e un adeguato status quo fanno eleggere i loro referenti che sono lì a monitorare che nulla venga toccato»;

   l'articolo si sofferma, inoltre, sul mancato esame di quella relazione da parte dei Ministri succedutisi dal 2016 al 2022: Giuliano Poletti, indicato dal Partito democratico, Luigi Di Maio e Nunzia Catalfo, entrambi esponenti del Movimento 5 Stelle, e Andrea Orlando, esponente del PD –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per fare luce sui gravi fatti riportati in premessa.
(2-00257) «Foti, Almici, Ambrosi, Amich, Amorese, Baldelli, Benvenuti Gostoli, Buonguerrieri, Caiata, Calovini, Cangiano, Cannata, Caramanna, Caretta, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Ciocchetti, Colosimo, Comba, Congedo, Coppo, De Bertoldi, De Corato, Deidda, Di Giuseppe, Di Maggio, Dondi, Filini, Frijia, Gardini, Giorgianni, Iaia, Kelany, Lampis, Lancellotta, La Salandra, Loperfido, Lucaselli, Maccari, Maiorano, Malagola, Malaguti, Mascaretti, Maschio, Matera, Matteoni, Mattia, Maullu, Messina, Michelotti, Milani, Mollicone, Morgante, Mura, Osnato, Padovani, Palombi, Pellicini, Perissa, Polo, Pozzolo, Pulciani, Raimondo, Rampelli, Rizzetto, Roscani, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rotelli, Sbardella, Schifone, Rachele Silvestri, Testa, Tremaglia, Tremonti, Urzì, Varchi, Vietri, Vinci, Zucconi, Zurzolo».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TONI RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le elezioni europee del 2024 avranno luogo nei 27 Stati membri dell'Unione europea tra il 6 e il 9 giugno 2024 come deciso unanimemente dal Consiglio dell'Unione europea: esse rappresenteranno la decima tornata elettorale per il Parlamento europeo, tenendosi ininterrottamente dal 1979;

   la legge n. 459 del 2001 sull'esercizio del diritto di voto all'estero non si applica alle elezioni europee, che sono regolate dalla legge n. 18 del 1979, e successive modificazioni. Alle elezioni europee non si applica, pertanto, il sistema del voto per corrispondenza;

   a causa dell'esito del referendum del 2016 sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione europea, conclusosi con un voto favorevole all'uscita dall'Unione europea, il Paese non partecipa alle elezioni del Parlamento europeo;

   si stima attualmente che siano più di 400 mila i connazionali che vivono nel Regno Unito. Se a questi si aggiungono i circa 300 mila italiani in Svizzera, sono più di 700 mila gli aventi diritto al voto italiani che risiedono nello spazio geografico europeo che non potranno votare il prossimo anno a meno di non intraprendere uno «scoraggiante» – in termini di propensione alla partecipazione al voto – viaggio nella Penisola per esercitare questa importantissima prerogativa;

   nel Regno Unito sono presenti tre consolati italiani, ovvero il consolato generale di Londra, Manchester ed Edimburgo e nella Confederazione Elvetica sono presenti quattro Uffici consolari rispettivamente nelle città di Basilea, Ginevra, Lugano e Zurigo –:

   se i Ministri interrogati non intendano adottare iniziative per prevedere forme transitorie di allestimento dei seggi elettorali nei citati Paesi presso i consolati italiani, e ove possibile presso i consolati onorari, per permettere e favorire la partecipazione al voto degli italiani residenti in Gran Bretagna e nella Confederazione Elvetica.
(5-01568)

Interrogazioni a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO e ROGGIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2021, durante un agguato armato contro un convoglio organizzato dal World food programme sulla strada tra Goma (Congo) a Rutshuru rimasero uccisi l'ambasciatore italiano presso la Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio, il carabiniere di scorta all'ambasciatore Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo;

   la procura di Roma ha avviato un procedimento penale per omicidio colposo e omesse cautele nei confronti di due funzionari del WFP per le inadempienze dell'organizzazione del convoglio: nello specifico si accusano due funzionari di non aver dichiarato la presenza nel convoglio di un diplomatico, e a causa di quell'omissione non sarebbe stato attivato il protocollo di sicurezza con mezzi blindati e scorta armata dei caschi blu;

   le indagini delle autorità congolesi hanno portato all'arresto di sei persone accusate dell'assalto e degli omicidi, le quali sono state condannate a morte, con pena convertita poi in ergastolo in seguito alle proteste del Governo e della famiglia di Attanasio;

   il Governo italiano si è costituito «parte civile» nel processo portato avanti dalle autorità congolesi ma, a quanto risulta alle interroganti, non nel procedimento contro i due funzionari WFP attivato dalla magistratura italiana: infatti a oggi risulta che si siano tenute tre udienze finalizzate alla conferma o meno dell'immunità dei due indagati ma in nessuna è stato presente un rappresentante dello Stato;

   sulla vicenda è stato interessato il Parlamento europeo per ben due volte ad opera degli europarlamentari italiani Fidanza e Majorino;

   in data 30 maggio 2023 il Governo ha risposto a un atto di sindacato ispettivo a prima firma Provenzano sulla stessa vicenda –:

   quali motivazioni abbiano portato il Governo a non costituirsi «parte civile» al processo in corso presso il tribunale di Roma.
(4-01802)


   BALDELLI, ALMICI, CIABURRO, LA PORTA, MARCHETTO ALIPRANDI, MACCARI, FABRIZIO ROSSI e DEIDDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 24 ottobre 2023 un lancio dell'agenzia «Sir – servizio informazione religiosa» comunica la decisione che sarebbe stata presa dal presidente dell'istituto universitario europeo di Fiesole (FI) di «rinominare la festa di Natale», per «ottemperare agli obblighi del “Piano per l'uguaglianza etnica e razziale dell'Eui”», eliminando «il riferimento cristiano» e sostituendolo con «la festa d'inverno»;

   sempre la stessa agenzia riporta che le regole per l'uguaglianza etnica nell'Eui prevedono che, pur se le feste religiose sono inserite nel calendario, occorre utilizzare per esse un linguaggio «inclusivo»;

   le festività del Natale rappresentano per l'Italia non solo un evento di natura religiosa, ma un tratto distintivo della nostra cultura millenaria che affonda le sue radici nel cristianesimo;

   l'istituto universitario europeo è un ateneo internazionale ma con sede in Italia, tra l'altro, sita proprio presso un ex monastero della badia fiesolana, opera della cultura e tradizione cristiana;

   la difesa dei principi e della tradizione nazionale rientra fra le linee guida di questo Governo –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere o abbia assunto in ordine a quanto rappresentato in premessa, ai fini della tutela dei simboli che rappresentano il patrimonio culturale e religioso italiano, fondamento della nazione.
(4-01806)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Settentrionale (di seguito Autorità portuale) il 18 luglio 2023 ha reso noto che è stato definitivamente aggiudicato, tramite procedura aperta, l'appalto dei lavori denominato «Opere di manutenzione e ripristino per la protezione e la conservazione nelle aree di bordo del canale Malamocco Marghera tratto curva San Lorenzo e Fusina - Interventi di protezione dall'erosione marina delle casse di colmata A, B, D-E, lato Laguna Viva (Venezia)»;

   con esposto del 23 ottobre 2023 invito al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica le Associazioni Italia Nostra, Ecoistituto Del Veneto e Venezia Cambia hanno denunciato l'imminente inizio delle opere relative al Canale Malamocco-Marghera, che prevedrebbero una scogliera di 7,2 chilometri di pietrame, a lato ovest del canale, di grande impatto, anche paesaggistico, su aree collocate all'interno del sito d'interesse comunitario SIC-IT3250030 «Laguna medio-inferiore di Venezia» e della Zona di Protezione Speciale ZPS-IT3250046 «Laguna di Venezia», della rete europea Natura 2000;

   con decreto direttoriale n. 0000068 del 5 marzo 2021 il Ministero della transizione ecologica ha disposto l'assoggettamento alla procedura di valutazione d'impatto ambientale del progetto «Interventi per la protezione e la conservazione dei fondali del canale Malamocco-Marghera. Opere di protezione delle Casse di Colmata, presentato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Veneto-Trentino Lato Adige-Friuli-Venezia Giulia ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni e integrazioni» –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti richiamati in premessa, se la realizzazione dell'intervento sia stato sottoposto alla procedura di valutazione d'impatto ambientale e alla procedura di screening ambientale ai fini della valutazione di incidenza – ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 e successive modifiche e integrazioni – e se non ritengano, in assenza della conclusione di detti procedimenti, di assumere ogni iniziativa di competenza per sospendere l'avvio delle opere che potrebbero gravemente pregiudicare i beni ambientali, gli habitat e le specie della rete europea Natura 2000.
(3-00770)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SIMIANI e CASU. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 25 ottobre 2023 il quotidiano Domani ha pubblicato un articolo che pone in evidenza la scelta del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica di assumere, a partire dal febbraio 2023, come suo consulente il partner di una multinazionale che cura da anni gli interessi delle aziende produttrici di combustibili fossili;

   tale rivelazione è riportata dal quotidiano sopra citato che ha potuto leggere in anteprima un rapporto curato da oltre 200 organizzazioni ambientaliste internazionali, raggruppate sotto la campagna «Free Fossil Politics»;

   tale consulente, signor Maurizio Ravidà, è stato contrattualizzato dal Ministro a titolo di «esperto di comunicazione strategica» in data 7 febbraio 2023 e tale prima attività di consulenza, fino al mese di maggio, è stata resa a titolo gratuito, mentre l'attuale contratto, valido fino al 31 dicembre 2023, prevede un corrispettivo totale di cinquemila euro lordi;

   la società di comunicazione fondata dal signor Ravidà e di cui è dal 2004 amministratore delegato è controllata per il 51 per cento da una multinazionale, Sec Spa, che risulta iscritta dal 2016 al registro dei portatori d'interesse del Ministero dello sviluppo economico e offre consulenza, tra le altre cose, nel settore del gas e del petrolio, come si evince dal sito del Ministero;

   il rapporto delle organizzazioni ambientaliste mette in luce altresì che la Sec opera attivamente in Europa nei servizi di lobbying forniti al settore delle energie fossili e ha tra i suoi clienti aziende che sono riuscite ad influire sulle scelte della Commissione europea in tema di ambiente;

   infatti, FuelsEurope, cliente di una controllata belga di Sec, è riuscita a far includere il gas nella tassonomia europea, la lista delle fonti energetiche finanziabili a tassi agevolati dall'Ue;

   la capacità di attuazione del PNRR, che consta di quasi 60 miliardi di euro nella missione concernente la «Rivoluzione Verde e la transizione ecologica», potrebbe essere evidentemente rallentata da un indirizzo politico del Ministero che fosse influenzabile da sensibilità che si pongono in contrasto con l'azione politica e strategica in materia ambientale perseguita dalla Commissione europea;

   la mancanza di una normativa organica in materia di rappresentanza di interessi nel nostro Paese rende meno trasparente l'azione amministrativa e complica il percorso di attuazione degli impegni assunti in ambito internazionale e comunitario dal nostro Paese;

   a tal proposito, l'Agenda 2030 Onu per lo sviluppo sostenibile, il Green Deal della Commissione europea e le ingenti somme del Next Generation Ue delineano una visione in materia ambientale tesa a superare l'utilizzo di combustibili fossili;

   la salvaguardia dell'ambiente non è soltanto una priorità per la tutela del pianeta e il contrasto ai mutamenti climatici, ma un principio costituzionale inserito nella Carta costituzionale italiana negli articoli numero 9 e 41;

   lo stesso Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ha recentemente dichiarato: «Ambiente ed energia vanno a braccetto, senza risolvere la questione energetica non si può contribuire al tema ambientale. La partita in campo più importante è quella sul disegno integrato di legge energia e clima. Nel nostro Paese la produzione di energia è per due terzi fatta di carbone fossile e per un terzo da rinnovabili. L'obiettivo del Governo è arrivare a produrre due terzi di rinnovabili (eolico, fotovoltaico, geotermico e idrogeno) ed un terzo di carbon fossile» –:

   se, a seguito di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno favorire ogni elemento utile in merito alla scelta di conferire, a titolo gratuito prima e con un compenso di esigua entità dopo, un contratto di consulenza ad una persona che gestisce una società controllata da una multinazionale che opera nel settore, tra gli altri, del gas e del petrolio;

   se non ritenga opportuno favorire ogni elemento utile in merito all'oggettiva difficoltà di portare a termine le missioni del PNRR in tema di ambiente ricevendo consulenza da un amministratore delegato la cui società è in mano a una multinazionale che è attiva in tutta Europa nei servizi di lobbying forniti al settore delle energie fossili.
(5-01560)


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso giugno 2023, una doppia vittoria, dopo 13 anni di lotte, era stata ottenuta dai «Comitati No Discarica» contro la società Oikos e la discarica sita nella contrada Valanghe d'inverno, tra il comune di Motta Sant'Anastasia (Catania) al confine con il territorio del comune di Misterbianco (Catania);

   dopo la sentenza di primo grado del Tar di Catania, la n. 1598 del 14 giugno 2022, era arrivata anche quella del CGA (Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana) la n. 391 del 22 marzo 2023, pubblicata il 5 giugno, con cui veniva respinto l'appello della ditta alla sentenza del Tar sull'illegittimità dell'autorizzazione «Aia» dell'agosto 2019, confermando di fatto che l'impianto doveva essere chiuso;

   i comitati, aggregati alle associazioni ambientaliste Zero Waste Sicilia e Legambiente, dopo la sentenza di annullamento, avevano esposto, in conferenza stampa, l'intento di programmare azioni di lotta per il perseguimento di bonifica della discarica, stimolando entrambi i comuni coinvolti a fare la propria parte;

   a inizio settembre 2023 la società presenta un ricorso, che di, fatto riapre l'infinita partita legale sulla discarica, a fronte di presunti errori commessi da Tar e Cga e chiede la revocazione della sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa di giugno e la disposizione di opportune misure cautelari; nei giorni scorsi, si apprende a mezzo stampa, pare sia stata accolta dal Tar di Palermo la richiesta di istanza cautelare e Oikos si è detta pronta a tornare ad usare la discarica e sospendere gli effetti della sentenza, che a giugno scorso sembrava aver portato alla definitiva chiusura, versando una cauzione di un milione di euro;

   il 12 ottobre 2023, a conclusione della camera di consiglio, la Oikos ha ottenuto la risposta che sperava: il Cga, pare abbia accettato di accogliere l'istanza cautelare che di fatto congela gli effetti della sentenza;

   ciò significa che, una volta assolti i relativi obblighi, per Oikos le lancette del tempo torneranno al 2019, ovvero al momento in cui la società ottenne il rinnovo dell'Aia e la conseguente possibilità di continuare a depositare rifiuti nella discarica di proprietà;

   contro qualsiasi normativa europea, con tutti i rischi di sanzione, qualche giorno fa pare che l'assessore all'energia e ai rifiuti, in accordo con il presidente della regione, abbiano annunciato che la regione eliminerà il divieto di realizzare impianti per i rifiuti entro i 3 chilometri dai centri abitati, là dove c'è un ospedale o una scuola: questo limite si ridurrà a un solo chilometro, si riferisce alla modifica dell'articolo di legge, approvato a fine luglio 2023, che dovrà essere corretto perché la norma ha penalizzato proposte di nuovi impianti legate allo smaltimento di rifiuti;

   comitati e ambientalisti di fronte a tutto questo sono ancora più decisi a proseguire la «battaglia» ultra decennale e sono fermi sulle loro posizioni perché questo stabilimento non è un «sito strategico» come lo aveva definito la regione;

   a parere dell'interrogante e alla luce della novità di questi giorni, la società si è detta pronta a versare una cospicua cifra perché consapevole che le avrebbe garantito condizioni operative vantaggiose –:

   di quali elementi disponga, per quando di competenza, il Ministro interrogato circa una vicenda che, alla luce dei nuovi accadimenti, sembra non solo non avere fine ma complicarsi ulteriormente, in una regione dove sarebbe opportuno pensare a un efficace «Piano dei rifiuti» che risolva le perduranti carenze strutturali.
(5-01567)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   si apprende a mezzo stampa del cambio al vertice della struttura commissariale per la depurazione in Sicilia. Si conclude il mandato di Maurizio Giugni, professore ordinario di costruzioni idrauliche nell'università Federico II di Napoli, che ha guidato la struttura negli ultimi tre anni;

   al suo posto il Governo ha nominato, nell'agosto 2023, come nuovo commissario il professor Fabio Fatuzzo, presidente di Sidra, da ottobre 2019, società che gestisce il servizio idrico nell'area metropolitana di Catania e comuni limitrofi;

   lo stabilisce un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che formalizza la nomina decisa dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR di concerto con il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   oltre a Fatuzzo, la struttura chiamata a realizzare gli interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue urbane negli agglomerati idrici oggetto di infrazione comunitaria, si compone anche di due nuovi sub commissari, Salvatore Cordaro e Antonino Daffinà;

   il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica aveva dichiarato: «Il nostro Paese paga sanzioni all'Europa per le sue inadempienze in campo fognario e depurativo, un costo innanzitutto ambientale, che impatta sulla vita e sull'economia di tanti territori, prevalentemente dislocati in Sicilia, Calabria e Campania, con queste nomine il Governo vuole proseguire con determinazione l'azione di messa in regola degli agglomerati idrici, sapendo che attorno alla cura del bene comune acqua si gioca una grande partita di sviluppo»;

   il professor Fatuzzo, appena nominato, aveva chiarito che non avrebbe lasciato subito la presidenza della Sidra, che avrebbe prima approvato il bilancio 2022 e definito alcune questioni riguardanti il servizio idrico integrato, e che tra qualche mese avrebbe lasciato la Sidra –:

   se non ritengano i Ministri interrogati che possa sussistere una sostanziale incompatibilità tra i due incarichi ricoperti dal professor Fatuzzo.
(4-01804)


   SERGIO COSTA, DI LAURO, CAROTENUTO, CHERCHI, AMATO, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 10 luglio 2023 l'Ambito territoriale di caccia di Benevento ha deliberato l'acquisto di lepri provenienti dall'Ungheria e di fagiani provenienti dalla GranBretagna;

   in esecuzione di tale deliberazione, l'Ambito territoriale di caccia, per il tramite della provincia di Benevento quale stazione appaltante, ha avviato un procedimento a evidenza pubblica per l'acquisto di 800 lepri provenienti dall'Ungheria (180 euro a capo) per un importo di euro 144 mila oltre IVA e un procedimento a evidenza pubblica per l'acquisto di 10 mila fagiani provenienti dall'Inghilterra (21 euro a capo) per un importo di 210 mila oltre IVA;

   il vigente piano faunistico della provincia di Benevento pone un divieto assoluto di immissione di lepri di provenienza estera e, ancora, per il fagiano detta il criterio di preferenza per la produzione locale di selvaggina di qualità tramite accordi tra Atg, provincia e aziende locali;

   ancora più grave è il fatto che l'acquisto di lepri e fagiani provenienti all'estero sia stato deliberato in assenza di alcun censimento, studio scientifico e azione prioritaria di miglioramento dell'habitat previste dal piano faunistico provinciale, con il serio rischio di drammatiche conseguenze per gli equilibri ecosistemici;

   la scelta dell'Atc appare quindi quella di un'azione di ripopolamento «pronta caccia», nel solo interesse di popolare l'area con animali da allevamento, abituati alla presenza dell'uomo e privi della naturale attitudine alla mimetizzazione e alla fuga della fauna selvatica;

   non è stata minimamente presa in considerazione la conseguenza in termini di possibili danni all'ambiente, al patrimonio genetico delle popolazioni autoctone ed alle altre specie selvatiche;

   inoltre sono noti i pericoli che l'immissione di lepri comuni provenienti dall'estero determinano per la sopravvivenza della lepre italica e i gravi danni alla erpetofauna che causa l'immissione di fagiani;

   la scelta dell'Atc e della provincia di Benevento appare discutibile anche sotto il profilo della gestione delle risorse pubbliche, considerato l'elevato costo a capo e complessivo dell'acquisto, pari a circa mezzo milione di euro, a cui si aggiungeranno inevitabilmente i costi ambientali e per la biodiversità che saranno determinati dall'immissione di queste specie alloctone;

   come sottolineato dalle recenti dichiarazioni di Maurizio Fraissinet – zoologo, presidente dell'associazione Asoim e già presidente del Parco del Vesuvio – la lepre ungherese appartiene a una specie differente da quella autoctona italiana, e l'averne acquistato tantissimi esemplari da parte degli enti pubblici per interventi di ripopolamento nel passato ha portato alla quasi estinzione della lepre italica;

   il ripopolamento con la lepre ungherese rischia di compromettere inesorabilmente i recenti progetti di ricomposizione delle popolazioni e di riproduzione di lepri italiche;

   questa scelta rischia di ripetere il madornale errore fatto in passato con i cinghiali – sempre con soldi pubblici e a beneficio dei soli cacciatori – con l'immissione di una specie alloctona, con un elevato tasso riproduttivo, che ha danneggiato gravemente quella autoctona, aumentando esponenzialmente la popolazione fino a sfociare in una vera e propria «emergenza» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e se non ritengano opportuno assumere le necessarie informazioni in merito alle modalità di ripopolamento degli animali acquistati al fine di verificarne, anche con il supporto del sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, i possibili effetti negativi su habitat ed ecosistemi;

   se in generale non si ritenga opportuno promuovere un'iniziativa – eventualmente anche di carattere normativo – al fine di impedire i ripopolamenti della fauna selvatica a scopo venatorio o, in subordine, di condizionarne l'ammissibilità alla previa valutazione in base a studi scientifici nonché all'osservanza dei criteri fissati dal piano faunistico venatorio di riferimento e al preventivo parere dell'istituto superiore di protezione e ricerca ambientale.
(4-01807)


   BONELLI e GHIRRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il comitato «Salviamo Collestrada», insieme a numerose associazioni ambientaliste, tra cui FAI, Italia Nostra, WWF e Legambiente, hanno inviato, nei giorni scorsi, una diffida al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in merito al progetto definitivo E45 nodo stradale di Perugia tratto «Madonna del Piano-Collestrada»:

   la richiesta di rivalutazione del progetto è motivata dalle preoccupazioni riguardo all'incidenza ambientale e alle presunte omissioni nella valutazione originale del «nodo di Perugia»;

   il decreto emesso dal direttore generale del Ministero, datato 8 settembre 2023, ha dichiarato che il progetto definitivo è coerente con il progetto preliminare approvato, ma ha anche evidenziato alcune prescrizioni non ottemperate;

   alcune questioni critiche non sono state affrontate adeguatamente;

   in particolare, le preoccupazioni riguardano:

    a) coerenza del progetto: nonostante significative variazioni planimetriche e altimetriche negli svincoli di Collestrada e Madonna del Piano, la commissione ha ritenuto tali variazioni non sostanziali. Questo solleva dubbi sulla coerenza del progetto rispetto alle specifiche prescrizioni;

    b) prescrizione non ottemperata: la prescrizione n. 2 della delibera CIPE n. 156 del 2006, che richiedeva la realizzazione della galleria di Collestrada a un'altitudine specifica, non è stata rispettata. Questa omissione solleva preoccupazioni sull'effettiva conformità del progetto;

    c) valutazione di incidenza ambientale: sebbene la valutazione di incidenza ambientale abbia dichiarato che il progetto non avrà un impatto significativo sugli obiettivi di conservazione di habitat e specie, il comitato «Salviamo Collestrada» sostiene che la realizzazione del progetto comporterà il taglio di oltre 4400 piante di oltre 30 anni di età e altri impatti ambientali significativi;

    d) piano di utilizzo delle terre e delle rocce da scavo (Put): il piano contiene elementi discutibili, tra cui un cantiere situato vicino a un borgo medievale e a istituti scolastici, e un percorso di trasporto dei materiali inappropriato;

   la zona interessata dal percorso è stata successivamente dichiarata zona speciale di conservazione (Z.s.c.), rendendo ancora più critica l'attenzione all'impatto ambientale del progetto;

   il progetto del nodo stradale E45 nella zona di Madonna del Piano – Collestrada è ora oggetto di un acceso dibattito tra i sostenitori dello sviluppo infrastrutturale e i difensori dell'ambiente, che continuano a sollevare domande, ad oggi senza risposte, sulla sua sostenibilità e sul suo impatto ambientale;

   è del tutto evidente che il progetto impatterà in maniera negativa sia sulla fauna, alterando inevitabilmente l'equilibrio delle specie protette soprattutto nel periodo di riproduzione, sia sulle sorgenti d'acqua esistenti lungo il tratto del Tevere interessato al progetto, in particolare con riguardo agli scavi, alla movimentazione terra e al passaggio dei mezzi pesanti –:

   se il Ministro interrogato, anche alla luce di quanto in premessa, non ritenga urgente effettuare una rivalutazione completa del progetto, tenendo conto delle preoccupazioni sollevate, revocando conseguentemente il menzionato decreto;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare l'impatto negativo dell'opera descritta sia sulla fauna e le specie protette, sia sulle sorgenti d'acqua esistenti lungo il tratto del Tevere.
(4-01813)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il comma 10 dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 6 del 2016, vieta le comunicazioni commerciali nei servizi della società dell'informazione, sulla stampa e altre pubblicazioni stampate, aventi lo scopo anche indiretto di promuovere le sigarette elettroniche e i liquidi di ricarica;

   il divieto scopra citato è rivolto alle sigarette elettroniche e ai liquidi di ricarica contenenti nicotina, ma si sta registrando un'incertezza interpretativa nell'applicazione della disposizione normativa che ha portato a pronunciamenti giudiziari difformi che avrebbero ricompreso nel divieto anche la comunicazione commerciale di prodotti privi di nicotina;

   ricomprendere nel divieto di pubblicità i prodotti da fumo non contenenti nicotina appare agli interpellanti un'interpretazione distorsiva della norma vigente –:

   se il Governo intenda adottare iniziative volte a chiarire se nelle disposizioni recate dal comma 10 dell'articolo 21 del decreto legislativo, n. 6 del 2016 siano da ricomprendersi anche i prodotti da fumo non contenenti nicotina.
(2-00259) «Deborah Bergamini, Battilocchio».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCERRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9, comma 17, legge n. 289 del 2002, ha stabilito che i contribuenti interessati dagli eventi sismici che colpirono nel 1990 le province di Catania, Ragusa, Siracusa potessero definire la loro posizione fiscale relativa agli anni 1990, 1991, 1992 con il versamento del 10 per cento di quanto dovuto;

   l'articolo 1, comma 665, legge n. 190 del 2014 ha previsto la restituzione dei versamenti eseguiti, a condizione che l'istanza di rimborso fosse presentata entro il 1° marzo 2010;

   il decreto-legge n. 91 del 2017, modificando il citato articolo 1, comma 665, ha stabilito che, qualora l'ammontare delle istanze di indennizzo eccedesse le complessive risorse stanziate, i rimborsi sarebbero stati effettuati con una loro riduzione del 50 per cento e che, a esaurimento delle somme dedicate non si sarebbe proceduto all'effettuazione di ulteriori risarcimenti;

   l'articolo 29 del decreto-legge n. 162 del 2019, convertito in legge n. 8 del 2020 ha incrementato lo stanziamento delle risorse previsto per i rimborsi sino a 160 milioni di euro, a copertura delle istanze presentate entro i termini di legge e nella percentuale stabilita dalla stessa (50 per cento);

   la Cassazione, con sentenza n. 16290 del 2022, ha stabilito che il rimborso delle suddette imposte debba coprire il 90 per cento del dovuto e, con altra pronuncia (n. 17929 del 2022) si è espressa statuendo che: «Nel giudizio tributario di ottemperanza, il giudice adito dal contribuente per l'esecuzione del giudicato scaturente da decisione ricognitiva del diritto al rimborso d'imposte per effetto di benefici fiscali accordati in conseguenza di eventi calamitosi, deve accertare la disponibilità degli appositi fondi stanziati ai sensi dell'articolo 1, comma 665, legge n. 190 del 2014 – come modificato dall'articolo 16-octies decreto-legge n. 91 del 2017 e dall'articolo 29 decreto-legge n. 162 del 2019 – e, in caso di verificata incapienza, deve attivare, con determinazioni specifiche anche tramite la nomina di un commissario ad acta, le procedure particolari previste dalla normativa di contabilità pubblica per dare completa esecuzione alla decisione del giudice di merito [...]». In sostanza, in conseguenza di quella attuale indisponibilità, il pagamento è solo differito –:

   quale sia lo stato dell'arte dei rimborsi ai contribuenti aventi diritto e, nello specifico:

    a) se e quali risorse siano state stanziate a copertura delle istanze di quei contribuenti il cui diritto al rimborso per l'intero 90 per cento è stato riconosciuto con una sentenza passata in giudicato ed eventualmente quali siano i tempi previsti per i relativi pagamenti e quanti di questi siano stati già soddisfatti;

    b) se i pagamenti dei contribuenti che hanno presentato istanza di rimborso nei termini di legge e per la percentuale stabilita dal decreto-legge n. 91 del 2017 (50 per cento) siano terminati e/o quanti di questi debbano essere ancora effettuati.
(5-01561)


   TONI RICCIARDI e GNASSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 19 luglio 2013 n. 88, recante ratifica ed esecuzione della convenzione tra l'Italia e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e prevenire le frodi fiscali, rappresenta un importante strumento di cooperazione amministrativa in materia fiscale;

   secondo quanto previsto dall'articolo 23 della suddetta convenzione, la doppia imposizione fiscale si elimina tramite il meccanismo del credito d'imposta: nel calcolare le imposte dovute sui redditi, lo Stato dovrà riconoscere al proprio residente un credito d'imposta pari alle imposte scontate nello Stato della fonte, nei limiti dell'ammontare dell'imposta che sarebbe attribuibile ai predetti elementi di reddito nello Stato di residenza;

   l'articolo 18 della citata convenzione prevede che le pensioni e altri pagamenti analoghi ricevuti nell'ambito della legislazione di sicurezza sociale di uno Stato contraente siano imponibili soltanto in detto Stato;

   come riportato in un articolo di stampa del 7 ottobre 2023 della testata Il Resto del Carlino e, analogamente, in uno del 17 ottobre 2023 della testata online newsrimini, l'Agenzia delle entrate di Rimini ha chiesto a numerosi pensionati, ex lavoratori frontalieri, di versare in Italia l'equivalente delle imposte pagate a San Marino con l'aggiunta di sanzioni ed interessi, destando dubbi sulla corretta interpretazione della legge –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative di competenza per fornire chiarimenti sulla corretta interpretazione della legge n. 88 del 2013;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda promuovere al fine di evitare di incidere negativamente sulla giustizia fiscale dei pensionati ex lavoratori frontalieri.
(5-01564)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e CHERCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più frequenti le segnalazioni sulla presenza di presunte anomalie nell'adozione di provvedimenti inerenti minori e/o soggetti fragili da parte dell'autorità giudiziaria;

   sembrerebbe che spesso vengano emessi provvedimenti gravi e incidenti sulla vita di intere famiglie, senza contraddittorio, ma esclusivamente sulla base delle relazioni del servizio sociale territorialmente competente;

   è stata portata all'attenzione dell'interrogante la vicenda di un giovane ragazzo, allontanato dall'affetto e cura della famiglia e collocato, dapprima presso l'abitazione della nonna materna e, successivamente, presso una struttura protetta, a causa di presunti fatti di maltrattamenti da parte della madre, indagata nell'ambito di un procedimento penale poi definito con l'archiviazione;

   sembrerebbe che su richiesta del servizio sociale, sia stato aperto presso il tribunale di Brescia il procedimento di volontaria giurisdizione per la nomina di un amministratore di sostegno del ragazzo, tutt'oggi pendente;

   secondo quanto consta all'interrogante, l'allontanamento forzoso e ingiustificato dagli affetti avrebbe avuto forti ripercussioni sulle condizioni di vita e di salute del ragazzo: totale regressione, confusione e turbamento, drastica perdita di peso, per i quali si è reso necessario un ricovero in ospedale;

   l'autorità procedente avrebbe disposto che il ragazzo possa rientrare presso l'abitazione materna per soli tre giorni a settimana con l'assistenza di una figura infermieristica per 24 ore, solo per i primi tre mesi;

   è opportuno che tali delicate situazioni vengano affrontate e gestite con estrema attenzione; non è tollerabile, in ragione dei valori in gioco, alcuna gestione superficiale; sulle istituzioni grava un obbligo di vigilanza e d'intervento immediato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare o intraprendere a tutela del pieno esercizio del diritto alla difesa e al contraddittorio, onde scongiurare il rischio che l'adozione di provvedimenti giudiziari, analogamente al caso segnalato in premessa, arrechi grave pregiudizio ad intere famiglie.
(4-01810)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso dall'interrogante il bambino B.P.S., nato in Svizzera il 13 maggio 2015, figlio di madre italiana, venne affidato in tenera età dall'autorità minorile svizzera ai nonni materni, residenti in Roma, valutati, all'esito di indagine sociale condotta in ambito di cooperazione internazionale, come parenti idonei a prendersene cura, nelle more del reperimento di una stabile organizzazione familiare e lavorativa da parte dei genitori;

   con i nonni il bambino è cresciuto felicemente, mantenendo rapporti intensi con la madre – ora insegnante di lingua tedesca in una scuola pubblica di Vipiteno –, fino all'età di quasi sette anni, quando, pur senza l'individuazione di alcun nuovo elemento di rischio, il servizio sociale di Roma ha inoltrato segnalazione all'autorità giudiziaria minorile, ottenendo l'affidamento del bambino e imponendo dapprima servizi educativi e di sostegno psicologico a pagamento e, in breve progresso di tempo, la collocazione forzosa del bambino in una struttura comunitaria privata finanziata in proporzione del numero e della durata dei ricoveri;

   ne sono derivati sin da subito al bambino turbamento e sofferenza, confermati ai parenti dallo psicologo, che ne seguiva gli incontri con i familiari stessi, ma sottaciuti dagli operatori al tribunale;

   detti incontri si svolgevano negli angusti locali di altra struttura convenzionata e alla presenza di uno o più operatori, con la ristretta e anomala cadenza di mezz'ora per settimana;

   pur essendo immutata la situazione di fatto, venne disposta l'apertura del procedimento di adottabilità, durante il quale la madre e i nonni domandarono che venissero ascoltati in contraddittorio il bambino e lo psicologo e ribadirono la propria disponibilità al ricongiungimento della famiglia in Vipiteno, soluzione fatta propria dal pubblico ministero;

   nondimeno, secondo quanto consta all'interrogante, il tribunale minorile, senza ulteriore corso di istruttoria, enunciando statuizioni inconciliabili l'una con l'altra, pur riconoscendo l'integrità della relazione affettiva del bambino con i nonni e con la madre e la necessaria permanenza del loro rapporto, ha dichiarato l'adottabilità e contemporaneamente ha disposto l'adozione non legittimante del bambino, senza che fosse neppure individuato il contesto familiare in cui questi dovesse essere inserito;

   come dedotto dai parenti nell'appello dinanzi alla Corte di Roma:

    a) non sarebbe stato ascoltato il bambino, di cui non è stata neppure valutata la capacità di discernimento;

    b) l'adottabilità sarebbe stata dichiarata senza domanda del pubblico ministero e nonostante la riconosciuta esclusione dello stato di abbandono;

    c) il bambino sarebbe stato a lungo estromesso senza ragione dal contesto familiare e la frequentazione con i parenti sarebbe stata limitata in modo anomalo e addirittura, dopo la sentenza, ulteriormente ridotta a mezz'ora ogni due mesi (sic), per di più con esclusione dei contatti telefonici sebbene non autorizzata dal giudice;

    d) sarebbe stato apoditticamente disatteso il progetto di ricongiungimento familiare, fatto proprio anche dal pubblico ministero;

    e) non sarebbe stata svolta l'audizione dello psicologo;

   nella prima udienza di appello il delegato del tutore, anziché riferire della sofferenza del bambino e del suo rifiuto di inserimento in altra famiglia, ne avrebbe incredibilmente rappresentato l'accordo sulla cadenza degli incontri con i parenti;

   la Corte avrebbe escluso di dover provvedere d'urgenza quantomeno sull'intensificazione della frequentazione del bambino con la madre e con i nonni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo intenda intraprendere per evitare che vengano perpetrate e reiterate macroscopiche violazioni dei diritti del minore come quelle descritte in premessa e affinché venga garantita ai minorenni e alle famiglie adeguata e tempestiva tutela.
(4-01814)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il Consiglio di Stato con le sentenze nn. 17 e 18 del 9 novembre 2021 ha stabilito che le norme italiane che prorogano in modo automatico le concessioni demaniali marittime sono in contrasto con il diritto europeo e, pertanto, vanno disapplicate. Le concessioni in vigore restano efficaci fino al 31 dicembre 2023, al fine di dare alle pubbliche amministrazioni il tempo per organizzare le gare;

   la legge n. 118 del 5 agosto 2022, legge sulla concorrenza 2021, ha stabilito la necessità di effettuare una ricognizione sulla effettiva «scarsità» del bene aree demaniali marittime, al fine di valutare l'applicabilità o meno della Direttiva 2006 123 CE – «Bolkestein»;

   al fine di consentire la definizione dei criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, il decreto-legge n. 198 del 2022 (cosiddetto «Milleproroghe») ha previsto la proroga delle concessioni fino al 31 dicembre 2024;

   il Consiglio di Stato, con la sentenza 2192 del 1° marzo 2023 ha ritenuto, in maniera netta, che qualsiasi proroga, anche a quella introdotta dalla legge di conversione del decreto «Milleproroghe», sia in contrasto con il diritto europeo e confermandone la disapplicazione;

   su tale sostrato è intervenuta la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) del 20 aprile 2023, emessa su rinvio pregiudiziale del Tar Puglia, che ha fornito un'interpretazione «autentica» della direttiva Bolkestein, affermando che i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, debbano applicare le norme dell'Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse;

   innovativamente la suddetta sentenza statuisce un ulteriore principio riguardante la valutazione della scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili: la CGUE, in merito all'applicabilità dell'articolo 12 della direttiva Bolkestein, ha chiarito che esso deve essere interpretato nel senso che tale valutazione deve avvenire combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un'analisi del territorio costiero del comune in questione;

   un significativo cambio di prospettiva dopo la sentenza «Promoimpresa» (CGUE 14 luglio 2016), nella quale, invece, l'accertamento sulla scarsità della risorsa era stato demandato al giudice nazionale;

   dai lavori del tavolo tecnico per la mappatura dei regimi concessori di beni pubblici, dell'estate 2023, è emersa una disponibilità delle aree del solo demanio marittimo (7.000 chilometri quadrati), con esclusione del demanio idrico (65.000 chilometri quadrati), che giunge al 67 per cento;

   la questione è di non scarsa rilevanza e si inserisce in uno scenario normativo e giurisprudenziale caratterizzato da uno stato di incertezza e confusione. Da un lato, il legislatore ha concesso maggiore tempo al Governo per dare attuazione alla riforma introdotta dalla legge sulla concorrenza, dall'altro, il Consiglio di Stato si è sempre espresso in senso contrario, da ultimo la Corte di giustizia dell'Unione europea fornisce ulteriori elementi interpretativi;

   il comma 4-bis dell'articolo 4 della legge sulla concorrenza 2021, inserito dal cosiddetto decreto Milleproroghe 2023, in vigore dal 28 febbraio 2023, precisa che è fatto divieto agli enti concedenti di procedere all'emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni demaniali marittime fino all'adozione dei decreti legislativi di riordino del sistema;

   quanto sopra detto può interpretarsi nel senso che non vi sarebbe responsabilità degli enti concedenti, qualora dessero applicazione alla suddetta norma di legge che si porrebbe in contrasto con la giurisprudenza amministrativa, ma non con il diritto comunitario, mentre viceversa l'emanazione dei bandi di assegnazione di concessioni demaniali marittime a far data dal 1° gennaio 2024 comporterebbe le responsabilità per legittimo affidamento, danno erariale e danno ai concessionari uscenti –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a chiarire le modalità applicative del complesso di statuizioni descritte in premesse, anche al fine di individuare i limiti della responsabilità degli enti e dei loro dirigenti.
(2-00256) «Deborah Bergamini, Bagnasco, D'Attis, Tenerini, Tassinari, Battilocchio».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'apertura dei cantieri per la messa in sicurezza e per lavori urgenti di ristrutturazione straordinaria della galleria Limina, per come annunciata alcuni mesi fa, avrebbe comportato la chiusura della strada di grande comunicazione Jonio-Tirreno, SS 682;

   detta arteria stradale costituisce una delle grandi trasversali che tagliano la Calabria, congiungendo le dorsali della costa ionica e della costa tirrenica, rappresentando una via di collegamento fondamentale per lo spostamento di persone e merci all'interno del territorio regionale;

   la durata dei lavori di messa in sicurezza era stata inizialmente stimata in quattro mesi, ma nel luglio 2023 il presidente della regione Calabria ha reso noto che, secondo Anas, la chiusura della galleria si sarebbe protratta per venti mesi a partire dal dicembre 2023, quindi per un tempo ben maggiore, lasciando persino prefigurare ulteriori rinvii;

   si prevedeva di deviare il traffico interessato su percorsi alternativi non paragonabili in alcun modo alla strada statale Jonio-Tirreno, il che comporterà sicuri problemi di viabilità, disagi e pericoli per la circolazione e la sicurezza, aggravati ulteriormente dalle note carenze che contraddistinguono il trasporto pubblico locale della zona;

   successivamente, è stato annunciato da parte delle autorità regionali che il piano di manutenzione della galleria sarebbe stato aggiornato, prevedendo lavori che non avrebbero richiesto la completa chiusura al traffico del traforo Limina, ma solo l'interruzione notturna del flusso di traffico;

   la chiusura della strada statale Jonio-Tirreno e cioè della principale via di comunicazione commerciale e turistica dell'area, anche limitatamente alle ore notturne, rappresenta un danno enorme per il territorio e per le comunità interessate, tanto da un punto di vista commerciale ed economico, quanto da un punto di vista sociale, posto che i centri abitati del tratto stradale interessato si troveranno sostanzialmente isolati dal resto della regione;

   i pregiudizi e le ricadute di ordine economico e sociale derivanti dalla chiusura della Jonio-Tirreno impongono la garanzia di tempi rapidi e certi per l'esecuzione dei lavori, onde assicurare la più celere completa riapertura della galleria Limina, e comunque impongono la predisposizione di una via alternativa ad alta percorribilità che garantisca, anche in occasione di future necessarie interruzioni del traffico attraverso la galleria Limina esistente, il mantenimento di tempi e condizioni di percorrenza che non causino gravi pregiudizi al trasporto di persone e merci con i conseguenti ingentissimi danni economici e sociali;

   finora sono stati trascurati gli aspetti connessi alla certa lesione del diritto alla salute dei cittadini della Locride, stante che l'ospedale di Locri è classificato fra gli ospedali «spoke» gestiti dall'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria e fa parte di un sistema integrato con l'altro ospedale «spoke» di Polistena, reso raggiungibile in tempi rapidi proprio dalla SGC Jonio-Tirreno, così come l'ospedale «hub» Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria: il ritardo di ore, anche solo limitatamente ai periodi notturni di chiusura, determinato nel trasporto di malati, di forniture sanitarie d'urgenza, di campioni e analisi, potrebbe causare gravissimo pregiudizio alla salute e addirittura alla vita dei residenti e di coloro che visitano la Locride;

   l'incertezza e l'approssimazione nel trattare questa difficile e pur necessaria attività di manutenzione straordinaria hanno già prodotto danni, soprattutto nel settore dell'ospitalità e del banqueting, che come noto prevede la programmazione dell'attività con ampio anticipo: risulta che numerosi ricevimenti e soggiorni già prenotati presso le strutture della Locride soprattutto da parte di clienti provenienti da aree messe in comunicazione attraverso la SGC Jonio-Tirreno, a causa della incertezza circa tempi e modalità di chiusura del traforo, sono stati disdetti;

   anche la semplice chiusura notturna della galleria Limina, in assenza di una viabilità alternativa, idonea e che garantisca tempi di percorrenza adeguati, causerebbe un grave danno anche al turismo di prossimità e alle presenze nei locali di ricreazione aperti in ore notturne, nonché ai concerti e agli spettacoli, poiché una consistente parte delle presenze sul territorio è connessa proprio a spostamenti sul territorio metropolitano e regionale, per la particolare attrattiva dell'offerta culturale, ricreativa, gastronomica e paesaggistico-monumentale della Locride –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare per garantire sia l'accelerazione dei tempi di consegna della galleria Limina sia tempi certi per la stessa;

   se, viste le caratteristiche strutturali della galleria e la sua collocazione, l'intervento di manutenzione straordinaria non fosse diversamente programmabile e, di conseguenza, non potessero approntarsi adeguate soluzioni alternative per non pregiudicare oltremodo la viabilità durante i lavori, ad esempio, per mezzo del completamento del percorso di valico del Monte Limina;

   se non ritenga opportuno istituire, presso il Ministero, un tavolo tecnico permanente con il presidente della regione, il presidente della città metropolitana di Reggio Calabria, i sindaci dei comuni interessati e le rappresentanze delle categorie socio-produttive del territorio, al fine di garantire il pieno coinvolgimento nella programmazione dello sviluppo viario delle aree interessate, in linea con lo sviluppo della rete transeuropea TEN-T.
(2-00255) «Rosato».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ha avuto immediata eco l'inchiesta di Mario Barresi pubblicata il 25 ottobre 2032 su La Sicilia sui «Signori degli aeroporti siciliani» e in particolare sull'ascesa di ASC Handling, di fatto azienda monopolista dei servizi a terra negli scali siciliani;

   una vicenda che chiama in causa l'attività di controllo dell'Enac, questo emerge dalle reazioni politiche e sindacali che a gran voce chiedono risposte sulla gestione degli scali in Sicilia;

   in una regione in cui il diritto alla mobilità si scontra con il caro voli, con i disservizi, con una incertezza generale, la questione degli aeroporti e dei servizi a terra merita opportune verifiche e approfondimenti dagli enti preposti;

   in Sicilia ASC arriva a maggio 2021, riesce a centrare il requisito previsto dal regolamento Enac per accreditarsi come «prestatori di servizi aeroportuali di assistenza a terra» l'inizio dell'attività sarebbe dovuto avvenire pena decadenza, entro e non oltre sei mesi dal rilascio della certificazione;

   la scadenza del semestre per ASC Handling pare verrà prorogata, inizialmente per l'emergenza Covid;

   la certificazione di ASC Handling per operare a Punta Raisi, visto il silenzio di Enac rispetto alle perplessità sollevate da alcuni concorrenti, è formalmente regolare, come lo sarà quella successivamente ottenuta per Fontanarossa;

   in una nota congiunta, i segretari generali della Cgil e Filt siciliane, chiedono le opportune verifiche e scrivono: «sarebbe inaccettabile se su una vicenda così delicata si consumino favoritismi, giochi di interesse e di potere e si configurino clientelismi e conflitti di interesse ancora più grave se il nuovo assetto dovesse avere costi elevati che a cascata inciderebbero, con ulteriore caro voli, così da penalizzare ancora una volta i siciliani»;

   per l'interrogante, in relazione a quanto riportato dall'inchiesta giornalistica bisogna assolutamente, in tempi brevi, fare chiarezza su ASC Handling e sul monopolio negli scali siciliani –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in ordine a quanto esposto in premessa e per chiarire il ruolo di Enac in questa delicata vicenda.
(5-01563)


   GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da alcune settimane sono entrati nel vivo gli interventi sulla rete ferroviaria per il potenziamento del cosiddetto nodo di Genova, un intervento fondamentale per separare il traffico locale da quello di lunga percorrenza; infatti, con la fine dei lavori per questi cantieri, prevista per luglio 2026, la linea ferroviaria utilizzata oggi potrà essere destinata al servizio metropolitano;

   sulla base della documentazione Rfi si prevede per il nodo di Genova il quadruplicamento della linea Voltri-Sampierdarena, con il prolungamento della bretella di Prà sia dal lato Levante – con l'allaccio verso est alla linea succursale dei Giovi in prossimità di Bivio Polcevera – sia dal lato Nord con il collegamento al terzo valico Giovi in corrispondenza del Bivio Principe-Porti;

   la realizzazione dei nuovi apparati ACC nelle stazioni di Genova Sampierdarena e Genova Brignole prevede il sestuplicamento della tratta Genova Principe-Genova Brignole;

   il Prg definitivo della stazione di Genova Voltri prevede il potenziamento delle funzioni di attestamento per i servizi di Tpl e la modifica del fascio merci del Porto di Prà, che raggiungerà una configurazione con 7 binari a modulo 750 metri;

   nell'orizzonte del PNRR è previsto il rilascio di una prima fase funzionale, in subordine alla demolizione del viadotto autostradale di accesso al porto le cui pile interferiscono con il sedime di progetto. È prevista anche la realizzazione della nuova fermata di Prà-Palmaro e, per tale motivo, dal 3 ottobre al 10 dicembre chiuderanno al traffico ferroviario gli ultimi tre binari della stazione di Genova Brignole, dal 9 al 12, quelli più vicini all'allaccio delle nuove gallerie Colombo e San Tomaso che porteranno da quattro a sei il numero di tracce percorribili dai convogli tra Brignole e Principe;

   i lavori riguardano la connessione con le linee in costruzione e anche gli apparati tecnologici e che sarà inevitabile la riduzione dello spazio disponibile per i treni regionali;

   bisogna aggiungere che per i lavori del terzo valico saranno presenti altri disagi, il termine dello scavo delle gallerie era inizialmente per dicembre 2024 ma è slittato a dicembre 2025, data che sposterebbe l'entrata in esercizio della nuova linea almeno al 2026, se non al 2027;

   i rappresentanti delle associazioni pendolari stigmatizzano, come riportano i media, come il piano sia stato avviato senza alcuna considerazione degli utenti e che sta comportando gravi disagi per i pendolari, in assenza di misure alternative a supporto della mobilità, in considerazione anche dell'avvenuto incremento medio del 6 per cento del costo del biglietto regionale. Si tratta di un piano le cui azioni sono previste per il triennio 2025-2028, se non ci saranno intoppi come in realtà sta accadendo –:

   se il Ministro interrogato intenda attivare iniziative di competenza volte a una verifica con regione Liguria e Rfi per avere chiarezza sullo stato di attuazione dei progetti e mettere in campo, attivando il ruolo di coordinamento dei trasporti di regione Liguria in tal senso, possibili soluzioni per le criticità in corso, anche attraverso il potenziamento dell'intermodalità con il coinvolgimento di Rfi e Trenitalia.
(5-01565)


   GHIO, BARBAGALLO, MORASSUT, CASU e BAKKALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lo stato delle infrastrutture stradali in Italia registra una situazione di problematiche diffuse che necessitano di costanti ed urgenti interventi manutentivi, come indicato anche dal censimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti effettuato dopo il crollo del Ponte Morandi;

   l'Italia è uno dei Paesi europei con il maggior numero di tunnel stradali. Considerando gli 8.000 chilometri di autostrade e gli oltre 27.000 chilometri di strade gestite dall'Anas, l'Italia conta oltre 2.100 gallerie. Di queste, oltre il 50 per cento è in esercizio da più di 40 anni;

   per soddisfare i requisiti richiesti dalla normativa europea, negli ultimi anni i concessionari autostradali hanno dato avvio ai lavori per adeguare le gallerie ai minimi requisiti di sicurezza imposti. Il termine era fissato al 30 aprile 2019. Allo scadere, tuttavia, un gran numero delle gallerie della rete stradale transeuropea è risultato «non conforme». Su questi tratti continuano a viaggiare, ogni giorno, migliaia di mezzi pesanti che, assieme alla vetustà delle infrastrutture, rappresentano un rischio potenziale molto alto per la collettività;

   pertanto, la Commissione permanente per le gallerie del Consiglio superiore dei lavori pubblici, con la deliberazione del 6 febbraio 2020, successivamente integrata dall'atto di diffida del 24 marzo 2020, ha disposto che fossero messe in atto delle misure temporanee di esercizio, dettagliando le modalità di esecuzione della sorveglianza antincendio e di primo intervento, con l'impiego di personale abilitato e mezzi idonei;

   di recente, si sono verificati due incendi: il 9 luglio 2023 nella galleria Monte Giugo sulla A12 in direzione Genova e il 4 agosto 2023 nella galleria di base sull'A1 direttissima in direzione Firenze. In entrambi i casi, la presenza del servizio di sorveglianza antincendio in prossimità delle gallerie ha permesso un immediato intervento sul posto, in attesa dell'arrivo dei vigili del fuoco, garantendo un pronto intervento che ha sventato conseguenze molto più gravi e pesanti; entrambe le gallerie, a seguito dei lavori di adeguamento, erano state dichiarate conformi alle prescrizioni europee ma, viste le specifiche peculiarità delle gallerie e del territorio, il gestore autostradale aveva ritenuto opportuno mantenere il servizio di sorveglianza antincendio primo intervento;

   nel mese di agosto 2022, il Consiglio superiore dei lavori pubblici (Llpp) ha emanato le linee guida sulla classificazione e gestione del rischio nelle gallerie, rappresentando un modello di riferimento per i gestori. Tra i parametri tenuti in considerazione dall'indice di pericolosità, che determina la «classe di attenzione» stradale, è esplicitamente indicato il rischio incendio –:

   se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza volte ad effettuare specifici controlli sulle politiche di prevenzione, sorveglianza antincendio e primo intervento adottate dalla totalità delle società concessionarie, al fine di appurare che siano garantiti standard adeguati di sicurezza su tutto il territorio nazionale;

   in caso di dismissione del servizio di sorveglianza antincendio, se non ritenga opportuno verificare, attraverso l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali e il corpo nazionale dei vigili del fuoco, quali siano i tempi di risposta (TR) che debbono essere in ogni caso assicurati dalla società concessionaria per il primo intervento, sulla base delle specifiche caratteristiche della galleria;

   se non ritenga opportuno verificare se siano state avviate le relazioni annuali sullo stato di sicurezza delle gallerie autostradali da parte della società concessionarie autostradali, secondo le linee guida dettate dal Consiglio superiore dei lavori pubblici;

   se, alla luce di quanto premesso, non ritenga necessario introdurre per i gestori della rete autostradale l'obbligo di dotazione permanente del servizio di sorveglianza antincendio e primo intervento per le gallerie appartenenti alle «classi di attenzione» Alta e Medio-Alta, così come individuate dallo stesso Consiglio superiore dei lavori pubblici.
(5-01566)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

   il 26 ottobre 2023 in provincia di Brescia è stato dato alle fiamme un automezzo appartenente ad un cittadino impegnato nel contrasto al bracconaggio;

   detto incendio è da intendersi come atto intimidatorio contro l'attività di antibracconaggio svolta da detto cittadino in collaborazione con le forze dell'ordine;

   le valli del bresciano ricadono all'interno di uno dei sette black spot del bracconaggio individuati dal Piano d'azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, ossia zone particolarmente critiche per detto fenomeno;

   in ragione della enorme diffusione del bracconaggio nelle valli del bresciano, il Cufa organizza ogni autunno l'«Operazione Pettirosso», raccogliendo l'eredità del corpo forestale dello Stato, al fine di contrastare e prevenire questo fenomeno criminoso;

   tale attività si è svolta negli anni e tutt'oggi continua a svolgersi con il valido supporto, per conoscenze territoriali e tecniche, di volontari di diverse associazioni di protezione ambientale;

   negli anni l'attività di contrasto condotta dal Cufa, in particolare attraverso la sua sezione operativa specializzata Soarda, ha prodotto notevoli risultati: basti pensare che nel 2022 sono state deferite all'autorità giudiziaria 141 persone;

   negli ultimi anni si è assistito più volte, da parte di esponenti di associazioni venatorie e politici locali, a esternazioni contrarie ai controlli eseguiti dal Cufa: basti pensare alla manifestazione di protesta condotta nell'ottobre del 2021 davanti la caserma del gruppo carabinieri forestali di Brescia dove si appellavano i militari dell'Arma «buffoni»;

   in occasione dell'inizio della nuova missione «Operazione Pettirosso» si sono registrate nuovamente tali esternazioni, con quello che sembra un irrituale coinvolgimento del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, visto che sulla pagina Facebook di una delle maggiori associazioni di cacciatori lombardi sarebbe stato annunciato un diretto interessamento del Ministro nel voler in qualche modo «mitigare» le attività di controllo;

   tale atteggiamento è stato riscontrato anche da parte dell'Europarlamentare Sergio Berlato che, secondo quanto consta agli interpellanti, avrebbe scritto, su carta intestata del Parlamento europeo, ai sindaci dei comuni dell'alto vicentino, proponendo un incontro per illustrare le motivazioni per le quali, a suo dire, parte dei verbali elevati nei confronti dei cacciatori sarebbero da annullare, esercitando così, ad avviso degli interpellanti, una indebita ingerenza nel procedimento amministrativo che già prevede le modalità opportune per presentare i ricorsi contro le sanzioni amministrative, se ritenute non valide, approfittando del suo ruolo istituzionale di rappresentante presso il Parlamento europeo;

   sui social alla notizia dell'avvenuto atto intimidatorio, i commenti espressi da appartenenti al mondo venatorio sono quasi tutti di giubilo oppure di tipo negazionistico sul dolo dell'evento;

   è evidente che tutto ciò abbia contribuito a creare un clima di avversione nei confronti dei carabinieri impegnati nelle attività di controllo e dei volontari che supportano tali attività, generando in coloro che violano sistematicamente le regole la convinzione di poter impunemente violare la legge;

   ad ogni modo il bracconaggio costituisce una criticità per la conservazione della fauna di più vasta portata e che coinvolge tutto il Paese;

   tale criticità è stata evidenziata anche dalla Commissione europea, che nel luglio 2023 ha aperto nei confronti dello Stato italiano una procedura Pilot, sollevando vari quesiti in merito alle violazioni commesse dall'Italia della Direttiva 2009/147/CE (cosiddetta «Direttiva Uccelli») e fra cui è stato posto l'accento sulla diffusione del fenomeno del bracconaggio –:

   se i Ministri interpellati intendano confermare il pieno supporto alle forze dell'ordine operanti e in particolare ai militari del Cufa impegnati nelle operazioni di contrasto al bracconaggio;

   se intendano adoperarsi, per quanto di competenza, al fine di garantire che anche per il futuro il Cufa, attraverso la Soarda, sia messo nelle opportune condizioni materiali di continuare a svolgere e implementare le attività di contrasto al bracconaggio, nell'ottica della tutela della biodiversità e della fauna selvatica che rimane, secondo la normativa vigente, «patrimonio indisponibile» dello Stato, a cui spetta il dovere di vigilare perché venga tutelato e preservato;

   se abbiano già espresso – o se intendano farlo quanto prima – il proprio doveroso apprezzamento e sostegno a tutti i volontari di tutte le associazioni che supportano le forze dell'ordine nelle attività di contrasto al crimine del bracconaggio;

   se il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica intenda dare nuovo e più vigoroso impulso alla realizzazione delle azioni previste dal Piano d'azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici.
(2-00258) «Sergio Costa, Carotenuto, Cherchi, Di Lauro, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Caramiello, Barzotti, Ascari».

Interrogazioni a risposta scritta:


   POZZOLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, sono stati pubblicati numerosi articoli in merito ad una denuncia-querela presentata dal segretario generale del comune di Verbania dottoressa Antonella Mollia nei confronti del sindaco Silvia Marchionini, in relazione all'espletamento di una procedura di concorso per la selezione di un dirigente del settore servizi finanziari del comune di Verbania;

   la dirigente si ritiene vittima di mobbing e altri reati, tra cui «minaccia, atti persecutori, diffamazione, lesioni personali, violenza privata, tentata induzione indebita, tentata concussione»;

   secondo quanto riportato da «Il Fatto Quotidiano», la dottoressa Mollia avrebbe ricevuto pressioni da parte del sindaco di Verbania Marchionini per far vincere una «sua» candidata a scapito di quella arrivata prima in graduatoria;

   il 19 dicembre 2022, il segretario comunale ha approvato la graduatoria del concorso per un posto a tempo indeterminato da dirigente responsabile dei servizi finanziari del comune, «indicando solo il codice del vincitore del concorso»;

   un'altra candidata non vincitrice, già titolare a tempo determinato dell'incarico oggetto del concorso, ha chiesto l'annullamento della graduatoria e persino dell'intera selezione, chiedendo un risarcimento danni, procedimento nel quale il comune si sarebbe rifiutato persino di costituirsi in giudizio;

   in proposito la dottoressa Mollia ha dichiarato: «Anche il sindaco mi chiedeva con forza e insistenza di trovare una soluzione, ma io rispondevo che soluzioni non ce n'erano perché il concorso si era svolto regolarmente e il risultato era conforme alle valutazioni correttamente espresse dalla Commissione esaminatrice»;

   la dottoressa Mollia ha riferito, inoltre, che, in una seduta di giunta del 31 marzo 2023, un assessore le si sarebbe rivolto «in tono aspro senza motivazione apparente», mentre il sindaco «esprimeva giudizi pesantissimi nei confronti della Commissione di concorso»;

   il segretario generale racconta che da quel momento il sindaco «sparisce del tutto e non mi contatta ne incontra più», circostanza che «rischia di compromettere seriamente l'attività istituzionale»;

   ad aprile 2023 uno degli assessori della giunta le avrebbe confermato i motivi dei malumori: «Il concorso andava gestito in altro modo»;

   la dirigente denuncia di aver subìto «molteplici atti ritorsivi»: le sono state sottratte alcune competenze, come la dirigenza sull'avvocatura comunale, il cui ufficio è stato spostato altrove, sottraendole la possibilità di interloquire con il personale;

   il 4 maggio 2023, a seguito di colloquio, il sindaco Marchionini avrebbe confermato alla dottoressa Mollia che l'ostracismo sarebbe dovuto al «rifiuto di pilotare il concorso» perché avrebbe dovuto vincere un'altra candidata e Mollia «non aveva trovato nessuna soluzione»;

   il sindaco Marchionini si sarebbe spinto oltre, indicando persino alcune soluzioni che il segretario generale avrebbe potuto intraprendere, come l'annullamento del concorso o la possibilità di assumere la vincitrice per poi mandarla via dopo due mesi non facendole superare il periodo di prova;

   successivamente, la dirigente ha denunciato altri episodi con pesanti ricadute economiche, come il tentativo di sostituirla col pretesto di un'accusa di aver utilizzato in maniera indebita la chiavetta digitale della sindaca o, ancora, lo scioglimento della convenzione con tre piccoli comuni della provincia in cui svolgeva le funzioni di segretaria;

   a primavera, la donna avrebbe iniziato a soffrire di ansia e attacchi di panico e ad assumere ansiolitici e antidepressivi;

   nel frattempo, il comune ha approvato una riorganizzazione interna degli uffici, con «l'immotivata e paradossale duplicazione del Settore finanziario» e con l'istituzione di «un nuovo dirigente»;

   a capo di questo nuovo settore è stata assunta la vincitrice del famigerato concorso ed è stata stabilizzata anche la dipendente che non lo aveva vinto, ossia quella «favorita» dal sindaco Marchionini;

   va considerata la gravità delle accuse mosse e la necessità di garantire il corretto funzionamento della macchina amministrativa –:

   quali iniziative intenda assumere, per garantire la legalità, la trasparenza e il corretto funzionamento nell'amministrazione comunale di Verbania, anche ai sensi dell'articolo 142 del Tuel.
(4-01809)


   ROGGIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alle ore 21 di giovedì 26 ottobre 2023 si sarebbe dovuta tenere a Pavia, in una sala prenotata e concessa dal comune, un'assemblea dei comitati di cittadini sul tema del nuovo Pgt, il piano di governo del territorio;

   prima dell'inizio dell'assemblea due funzionari di polizia hanno riferito agli organizzatori che l'assemblea non era stata comunicata in precedenza alla Questura e quindi, come previsto dall'articolo 18 del Testo unico sulla sicurezza, l'iniziativa non poteva avere svolgimento;

   l'assemblea non si è tenuta, tra l'incredulità degli oltre cinquanta cittadini presenti;

   l'articolo 18 del Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza (Tulps) citato dai funzionari di Polizia, che recita «I promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico, devono darne avviso, almeno tre giorni prima, al Questore», è stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con sentenza n. 27 del 31 marzo 1958 nella parte in cui richiedeva il preavviso anche per i luoghi «aperti al pubblico» contrariamente al dettato costituzionale –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda accertare le responsabilità della scelta che appare gli interroganti evidentemente illegittima, di vietare a liberi cittadini di riunirsi negando loro un diritto sancito dall'articolo 17 della Costituzione e sottolineato nella sentenza citata in premessa.
(4-01812)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5 della legge n. 15 del 2020, approvata con il sostegno di tutti i gruppi parlamentari, definisce la lettura un momento qualificante del percorso didattico ed educativo degli studenti e strumento di base per l'esercizio del diritto all'istruzione e alla cultura;

   sulla base di tale legge gli uffici scolastici regionali hanno individuato le scuole polo responsabili per ogni regione del servizio bibliotecario scolastico;

   con il sostegno e la collaborazione delle scuole polo sono stati realizzati un corso nazionale e corsi regionali destinati alla formazione del personale delle scuole della rete impegnato nella gestione delle biblioteche scolastiche;

   tuttavia, per tale attività di formazione è stata utilizzata solo la cifra di un milione di euro stanziata per l'anno 2021, mentre a causa dell'emergenza Covid il milione di euro per l'anno 2020 non è mai stato impegnato dal Ministero dell'istruzione;

   i corsi hanno formato circa 5.000 docenti da impegnare nella gestione delle biblioteche scolastiche, numero importante ma evidentemente insufficiente per raggiungere l'obiettivo, ribadito dallo stesso Ministero dell'istruzione e del merito anche con una specifica e lodevole campagna in occasione del Salone del Libro di Torino nel maggio 2023, di creare Una Biblioteca In Ogni Scuola;

   occorre garantire alle scuole polo e ai 5.000 docenti formati, così come a quelli ancora da formare, un contesto operativo tale da permettere di trasformare in realtà il condivisibile slogan proposto dal Ministero in occasione del Salone del Libro;

   l'Italia rimane, come mostrato da innumerevoli studi e ricerche, tanto a livello nazionale che internazionale, fra i Paesi dell'Unione europea più arretrati in materia di funzionamento e dotazione delle biblioteche scolastiche. A ciò si aggiunga che è largamente dimostrata l'importanza delle biblioteche scolastiche sia per migliorare i dati sul successo formativo di studentesse e studenti, sia per formare cittadine e cittadini che abbiano familiarità con libri e lettura –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per fare in modo che gli obiettivi previsti dall'articolo 5 della legge n. 15 del 2020, largamente e trasversalmente condivisi dall'intero Parlamento, possano essere finalmente raggiunti, e in particolare se non intenda adottare le iniziative di competenza volte a reintegrare in tempi rapidi il secondo milione di euro previsto dalla legge n. 15 del 2020 e mai speso;

   se non ritenga, altresì, utile diffondere i dati del monitoraggio sulle biblioteche scolastiche svolto dal Ministero dell'istruzione e del merito negli ultimi mesi, promuovere ulteriori iniziative volte a favorire la crescita delle biblioteche scolastiche, sia nelle scuole che sono prive di biblioteche scolastiche funzionanti, sia assicurando continuità di funzionamento a quelle esistenti, e favorire, nell'autonomia delle singole istituzioni scolastiche, l'apertura quotidiana a studentesse e studenti delle biblioteche scolastiche e la gestione dei prestiti, fisici e digitali, con la disponibilità di personale competente e specificamente formato, nonché il collegamento organico con le reti bibliotecarie del territorio e con i Patti locali per la lettura.
(5-01569)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in occasione della procedura di mobilità volontaria per la copertura di un posto di dirigente amministrativo indetta dal comune di Fidenza, il presidente della commissione esaminatrice ha rigettato la richiesta di differimento della data di svolgimento della prova orale formulata dall'unico candidato utilmente ammesso alla procedura selettiva;

   secondo quanto ravvisato dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 1006 del 2020 la predetta commissione ha così violato l'articolo 6, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, secondo cui il termine minimo intercorrente tra la convocazione e l'espletamento della prova deve essere di almeno venti giorni;

   il comune di Fidenza ha aggiornato la propria struttura organizzativa con delibera giuntale n. 126 del 2018 sopprimendo la figura dirigenziale messa a concorso nonostante la procedura concorsuale fosse stata sospesa per effetto delle statuizioni del giudice amministrativo;

   il sindaco, con proprio decreto n. 29 del 2018, ha conseguentemente attribuito al già dirigente del settore servizi tecnici la responsabilità anche del settore amministrativo in tal modo concentrando in capo a una sola figura i poteri precedentemente ripartiti tra il dirigente dei servizi tecnici e quello amministrativo;

   la Corte dei conti, sezione seconda giurisdizionale centrale d'appello, con la sentenza n. 277 del 2023 ha confermato integralmente la sentenza della sezione giurisdizionale per la regione Emilia-Romagna n. 94 del 2022 ravvisando la responsabilità a titolo di colpa grave del dirigente del settore servizi tecnici per aver espresso il parere di regolarità tecnica rispetto alla deliberazione giuntale omettendo di astenersi nonostante la ricorrenza di un palese conflitto di interessi derivante dagli incrementi retributivi a suo vantaggio;

   ai sensi dell'articolo 54, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, il Governo definisce un codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell'interesse pubblico;

   il codice è stato approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 16 aprile 2013, n. 62 su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e, all'articolo 7, prevede che il dipendente si debba astenere dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri;

   secondo quanto previsto dall'articolo 54, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 la violazione dei doveri contenuti nel codice di comportamento è fonte di responsabilità disciplinare;

   si ricorda altresì che ai sensi dell'articolo 60, comma 6, dello stesso decreto legislativo, l'Ispettorato per la funzione pubblica vigila e svolge verifiche sulla conformità dell'azione amministrativa ai principi di imparzialità e buon andamento, sull'efficacia della sua attività con particolare riferimento alle riforme volte alla semplificazione delle procedure, sul corretto conferimento degli incarichi, sull'esercizio dei poteri disciplinari, sull'osservanza delle disposizioni vigenti in materia di controllo dei costi –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare in relazione alla fattispecie esposta in premessa, anche ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
(4-01805)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   DI BIASE, LACARRA, GIANASSI, SERRACCHIANI e ZAN. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la questione della sanità penitenziaria è uno degli aspetti fondamentali per quanto riguarda l'esercizio di uno dei principali diritti della persona, stabilito anche dall'articolo 32 della Costituzione: il diritto alla salute;

   dal 1° aprile 2008 la salute delle persone detenute è divenuta formalmente una competenza del Servizio sanitario nazionale e si è venuta così a sanare una delle tante anomalie normative che riguardano la gestione della vita penitenziaria;

   l'esperienza della detenzione è già di per sé un rischio per la salute, per le condizioni degradate di strutture, celle e spazi comuni, per il sovraffollamento e l'elevato turn over delle persone detenute e quindi per il maggiore rischio di contrarre malattie infettive;

   i servizi sanitari in carcere risentono molto dai tagli e dalle difficoltà che il Servizio sanitario nazionale subisce. Con l'unica differenza che, per chi è recluso, non c'è la possibilità – anche laddove ci siano le risorse economiche – di affidarsi a visite specialistiche private;

   per le visite specialistiche, come emerge da indagini svolte negli anni recenti dalla Società italiana di medicina e sanità penitenziaria, le attese si protraggono per mesi a causa dell'assenza di personale sanitario con formazione specifica operante nelle carceri;

   ad aggravare la condizione di cura dei detenuti anche il fatto che non in tutte le carceri italiane l'assistenza medica o infermieristica è fornita per tutte e 24 le ore della giornata;

   l'osservatorio dell'associazione Antigone sulla condizione sanitaria in carcere registra inoltre due problematiche specifiche legate alla detenzione:

    a) la carenza di strumentazioni che garantiscano la «continuità terapeutica»;

    b) l'assoluta inadeguatezza delle carceri italiane ad ospitare persone disabili;

   è notizia di questi giorni l'appello lanciato dai detenuti del carcere romano di Rebibbia, per il tramite della redazione giornalistica di «Non tutti sanno», sulle gravi condizioni del sistema di assistenza sanitaria all'interno del penitenziario;

   nell'appello – rivolto alle aziende sanitarie e agli ordini dei medici e indirizzato anche al Governo e al presidente della regione Lazio – i detenuti affermano che: «La crisi della sanità pubblica e la mancanza di risorse colpiscono in modo diretto e pesante i livelli di assistenza sanitaria, le condizioni di vita e di lavoro dei medici, ma anche quelli della popolazione detenuta che già oggi sconta la carenza di assistenza sanitaria, la difficoltà ad usufruire in tempi efficaci di esami clinici e prestazioni specialistiche anche per i limiti posti dalla detenzione e dal sovraffollamento delle carceri. L'effetto è che per noi il diritto alla salute e alla cura è messo in discussione. Lo sarà ancora di più se, come abbiamo constatato, risultano sempre meno i medici che decidono di prestare la loro attività nelle carceri». Nella missiva i detenuti fanno appello anche al miglioramento dell'assistenza psicologica, che necessita di un numero maggiore di ore di assistenza;

   all'appello dei detenuti ha risposto il presidente dell'Ordine dei medici Filippo Anelli, accogliendo il grido d'allarme sulle condizioni delle carceri e impegnandosi a sollecitare le istituzioni per migliorare i livelli di assistenza sanitaria per i detenuti –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per garantire una risposta urgente e puntuale alla condizione dell'assistenza sanitaria nelle carceri italiane, rappresentando il caso di Rebibbia un grido d'allarme che riguarda l'intero sistema penitenziario in Italia;

   quali iniziative si intendano intraprendere, anche in coordinamento con le regioni, per assicurare la certezza delle cure – anche specialistiche –, mettere un argine alla carenza di medici e personale sanitario in carcere e migliorare il supporto psicologico e psichiatrico per i detenuti.
(3-00771)

Interrogazione a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di luglio a Castel Volturno, in provincia di Caserta, a seguito di un sopralluogo sollecitato da molti cittadini, l'attivista animalista Enrico Rizzi constatava la veridicità della segnalazione pervenuta circa la presenza di oltre 50 gatti in un appartamento;

   secondo quanto si è appreso, su richiesta dell'attivista sarebbe intervenuta una pattuglia dei carabinieri, constatando che nell'appartamento privato abitato da una signora, erano presenti appunto oltre 50 animali detenuti in condizioni di sovraffollamento, malnutrizione, in un ambiente malsano, quindi, a parere dell'interrogante, di maltrattamento ai sensi dell'articolo 727, comma 2, del codice penale;

   si sottolinea una situazione drammatica ed allarmante da un punto di vista igienico sanitario per le condizioni di vita della signora e dei vicini di casa, condizioni tutte che avrebbero comportato la necessità di intervenire senza ritardo alcuno;

   il signor Rizzi a seguito del sopralluogo presentava anche tramite il proprio legale un esposto al comando della caserma dei carabinieri di Castel Volturno chiedendo un intervento urgente;

   a distanza di quasi quattro mesi dal sopralluogo e del conseguente esposto, tutt'oggi non risulterebbe che alla richiesta di intervento – nonostante la segnalazione di un eventuale reato e di un gravissimo pericolo sanitario per gli animali e i cittadini – sia seguito atto alcuno; il signor Rizzi, per il tramite del proprio avvocato, ha preannunciato di voler richiedere alla procura della Repubblica di accertare eventuali ipotesi di reato connesse alle condotte omissive penalmente rilevanti di tutte le autorità non intervenute, consentendo in tal modo il perdurarsi della situazione illecita a danno degli animali, della salute e dell'igiene pubblica;

   per sollecitare i dovuti provvedimenti ovvero per risolvere la problematica esposta, numerosi cittadini di Castel Volturno con il signor Rizzi hanno organizzato un sit in nei pressi dell'abitazione per il giorno 31 ottobre 2023 –:

   se risultino avviate tutte le iniziative di competenza volte alla verifica dei fatti esposti e all'adozione dei conseguenti provvedimenti a tutela degli animali e della salute pubblica.
(4-01811)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nella Regione Sardegna le cattedre precedentemente coperte da personale docente precario (non di ruolo) dal corrente anno scolastico (2023/2024) sono state occupate da docenti recentemente nominati per l'anno di prova e provenienti da altre regioni, secondo quanto previsto dal decreto-legge n. 126 del 2019, articolo 1, commi da 17 a 17-septies, convertito con modificazioni dalla legge 20 dicembre 2019, n. 159;

   di fatto, i docenti sardi che hanno coperto tali cattedre a tempo determinato per anni – anche oltre 20 anni e con una media comunque compresa tra 8 e 10 anni –, garantendo la continuità didattica a numerosi alunni fragili, sono stati sostituiti (rimanendo disoccupati) da colleghi di altre regioni, che in diversi casi non sono mai stati precari o lo sono da pochissimo tempo;

   le cattedre in questione sono 170 a livello regionale, tra materia (soprattutto per lettere, arte e musica) e sostegno, di cui una settantina per la sola provincia di Nuoro sul sostegno nella scuola secondaria di secondo grado;

   considerata la notevole portata etico-sociale, oltre che economica, del fenomeno, a parere dell'interrogante sarebbe stato più opportuno e logico consentire ai precari storici l'accesso al Tfa (tirocinio formativo attivo) con numeri equiparabili a quelli delle altre regioni d'Italia, ma questa strada non è stata percorribile perché gli atenei di Sassari e Cagliari bandiscono annualmente un numero di posti enormemente inferiore alla reale richiesta del territorio: mentre i posti disponibili per i Tfa – tra scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado – in Sicilia sono 5.000, corrispondenti allo 0.10 per cento della popolazione regionale; in Calabria 2.434, corrispondenti allo 0.13 per cento della popolazione regionale; 6.920 nel Lazio, corrispondenti allo 0.12 per cento della popolazione regionale, 500 in Molise su una popolazione di 289.840, corrispondente allo 0.17 per cento in Sardegna sono disponibili solo 500 posti, corrispondenti allo 0.028 per cento gli stessi del Molise – nonostante la popolazione sia oltre 5 volte superiore e un decimo di quelli della Sicilia, nonostante la popolazione sia inferiore solo di un terzo;

   è del tutto evidente che in alcune regioni è previsto un numero spropositato di posti messi a bando annualmente per la specializzazione su sostegno rispetto alle cattedre disponibili per l'immissione in ruolo, mentre in altre si verifica il caso contrario;

   per via di questa situazione, i docenti sardi sostituiti sono rimasti precari per anni, non avendo l'opportunità di acquisire la specializzazione, perché l'istruzione pubblica non garantisce l'opportunità di ottenerla o la garantisce solo in numeri estremamente limitati, è comunque insufficienti rispetto alla richiesta;

   si evince, pertanto, soprattutto sul sostegno, una gravissima disparità di trattamento nell'accesso alla formazione da regione a regione;

   la procedura della cosiddetta «call veloce» non garantirà un adeguato legame tra scuola e territorio, come previsto dalle normative vigenti –:

   se siano a conoscenza della situazione sopra descritta;

   come intendano intervenire per garantire ai docenti sardi di poter acquisire la specializzazione e poter uscire da questa condizione di precariato obbligata;

   se, quando è stato adottato il decreto-legge n. 126 del 2019, in certe regioni sussistessero già i citati esuberi di docenti specializzati, al fine di comprendere gli eventuali e potenziali scopi ed effetti della norma, oppure se gli esuberi siano proliferati dopo la sua applicazione, generando evidenti disparità da regione a regione.
(4-01808)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Biase n. 1-00209, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 186 del 27 ottobre 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    anche quest'anno il mese di ottobre con la campagna di prevenzione del tumore al seno si è tinto di rosa, come ogni anno da oltre trent'anni;

    il tumore al seno rappresenta nelle donne, come anche indicato dall'ultimo report «I numeri del cancro in Italia 2022», la neoplasia più frequente;

    in Italia il tumore alla mammella rappresenta il 30 per cento dei tumori che colpiscono le donne e le nuove diagnosi nel 2022 sono state 55.700, mentre i decessi verificatisi nel 2021 per effetto di tale patologia sono stati 12.500;

    anche a livello europeo il tumore alla mammella è attualmente quello più comunemente diagnosticato nelle donne ed è la principale causa di morte con circa 530.000 nuovi casi e 140.000 decessi all'anno. La situazione varia notevolmente da un Paese europeo all'altro sia per quanto riguarda i tassi d'incidenza che quelli di mortalità: nei Paesi dell'Europa settentrionale e occidentale il tasso d'incidenza è più alto a fronte di un tasso di mortalità inferiore, mentre nei Paesi dell'Europa meridionale o orientale il tasso di mortalità è più alto a fronte di un tasso d'incidenza inferiore;

    dagli inizi degli anni novanta si osserva una moderata, ma costante diminuzione della mortalità per carcinoma mammario (-0,8 -1,4 per cento all'anno), attribuibile soprattutto all'anticipazione diagnostica della malattia per effetto della maggiore efficacia delle campagne di screening, oltre che ai progressi terapeutici. La sopravvivenza a 5 anni delle donne con tumore alla mammella è oggi pari in Italia all'88 per cento, dato che influenza sensibilmente quello relativo alla sopravvivenza con riferimento a tutte le patologie tumorali e che è migliore nelle donne (65 per cento) rispetto a quella degli uomini (59,4 per cento);

    nonostante il miglioramento dei dati sulla mortalità, il tumore al seno rimane la prima causa di morte nelle diverse fasce di età, rappresentando il 28 per cento delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 69 anni e il 14 per cento dopo i 70 anni;

    i principali fattori di rischio, oltre all'età, sono rappresentati da fattori riproduttivi, ormonali, dietetici e metabolici, stili di vita, pregressa radioterapia a livello toracico, precedenti displasie o neoplasie mammarie, familiarità ed ereditarietà;

    in Italia il 20 per cento delle donne colpite da tumore del seno ha meno di 40 anni, una percentuale importante, che equivale a 11.140 nuovi pazienti l'anno e che riguarda persone nel pieno dell'attività lavorativa e famigliare, determinando enormi problemi da un punto di vista socio-sanitario;

    allo stesso tempo si registra anche un incremento di diagnosi fra le donne con più di 74 anni e che sono ormai escluse dai programmi di screening;

    a fronte di questi dati, più volte esplicitati tanto dalla comunità scientifica quanto da associazioni di pazienti come Fondazione IncontraDonna, è indispensabile rimodulare al più presto interventi di prevenzione primaria e secondaria, tenendo conto di quali possano essere le indagini di prevenzione più adatte alle giovani donne, per favorire la diagnosi precoce e la possibilità di guarigione senza dimenticare però la presa in carico delle donne più anziane;

    il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025 ha previsto l'esecuzione di programmi di screening per la diagnosi precoce del tumore mammario in favore delle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, le quali sono invitate a sottoporsi a una mammografia gratuita ogni due anni;

    alcune regioni, inoltre, hanno ampliato la fascia di età di riferimento alle donne comprese tra i 45 e i 74 anni di età;

    per quanto riguarda gli screening, l'aumento dei casi «giovanili» pone il problema oggettivo di ampliare la platea di donne da sottoporre gratuitamente alla mammografia abbassando l'età minima di inizio dei programmi di screening;

    inoltre, rimane il problema della scarsa adesione agli screening gratuiti che si registra soprattutto in alcuni territori del Centro-Sud. È una battaglia innanzitutto culturale che va portata avanti per incentivare il più possibile la partecipazione ad esami che possono evitare molti gravi problemi a migliaia di potenziali pazienti;

    il valore medio italiano della proporzione di donne che hanno eseguito la mammografia rispetto a quelle aventi diritto si attesta intorno al 46,3 per cento con forte diversità territoriali (61 per cento al Nord, 48 per cento nella macro aerea dell'Italia centrale e solamente del 23 per cento al Sud);

    la partecipazione ai programmi di screening mammario incide direttamente sulla percentuale di sopravvivenza delle donne colpite dal carcinoma; infatti i dati disponibili dimostrano che i tumori maligni accertati a seguito delle campagne di screening hanno una prognosi più favorevole rispetto a quella dei tumori diagnosticati quando la malattia è già divenuta sintomatica. In particolare, con riguardo al carcinoma mammario, lo screening e la diagnosi precoce riducono del 40 per cento la mortalità della malattia;

    è necessario, quindi, avviare campagne di comunicazione e prevenzione rivolte alla popolazione, anche attraverso i servizi di informazione radiofonica e televisiva, finalizzate a sensibilizzare la collettività sull'importanza della diagnosi tempestiva per contrastare il tumore della mammella;

    infine, non bisogna dimenticare che sono 13 mila le donne che ogni anno subiscono un intervento di mastectomia a causa di un tumore al seno. La possibilità di scegliere la migliore ricostruzione possibile, anche garantendo la contestualità con la mastectomia demolitiva nei casi in cui è possibile, garantirebbe alle donne di recuperare prima il proprio benessere fisico e psicologico;

    al momento questo non è possibile, poiché il sistema dei raggruppamenti omogenei di diagnosi (cosiddetti DRG) che stabilisce a livello regionale il rimborso dei costi ospedalieri è arretrato e carente e, seppure la tecnica d'elezione oggi sia la ricostruzione del seno effettuata in tempo unico alla mastectomia, così come indicato nei parametri decisi nel riordino dei 196 centri multidisciplinari di senologia diffusi sul territorio nazionale e così come raccomandato dai medici oncologi, la realtà sul territorio nazionale è ben diversa;

    la maggioranza delle tecniche operatorie possibili è esclusa dai sistemi di rimborsi che le regioni riconoscono agli ospedali, creando forte disparità tra le regioni, e gravi «squilibri» di garanzie per le pazienti,

impegna il Governo:

1) a considerare il tumore al seno tra le priorità della sanità pubblica e ad avviare ogni intervento idoneo a fronteggiare lo stesso;

2) ad avviare campagne informative e di prevenzione contro il tumore al seno che coinvolgano le regioni e le scuole per un coinvolgimento attivo e diretto del mondo scolastico, insegnando alle più giovani i corretti stili di vita e la pratica dell'autoesame;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire uniformità territoriale, in tutte le regioni, dello screening annuale per la diagnosi precoce del carcinoma mammario, abbassando la soglia anagrafica delle campagne del servizio sanitario pubblico a partire dai 45 anni e sino ai 74 anni di età, in ragione del fatto che le giovani donne rappresentano un target particolarmente interessato e considerato che negli ultimi dieci anni si è registrato un progressivo incremento di casi di tumore al seno in donne under 50 anni;

4) a prevedere e garantire lo screening mammografico dedicato alle donne ad alto rischio per familiarità/mutazione genetica e per seno denso;

5) a prevedere, di concerto con le regioni, un nuovo modello di avviso e informazione per gli screening mammari, seguendo gli obiettivi della transizione digitale, inviando le comunicazioni alla categoria di donne interessate non più attraverso il sistema postale ma con un SMS, fascicolo elettronico o altra tecnologia digitale, al fine di garantire una informazione più puntuale ed una risposta tempestiva;

6) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere i raggruppamenti omogenei di diagnosi per la ricostruzione mammaria contestuale all'atto demolitivo come da indicatore dei centri di senologia, sia per le protesi che per tutti i tipi di intervento di ricostruzione anche con tessuti autologhi;

7) a definire dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) per le pazienti metastatiche con carcinoma mammario, come previsto tra gli obiettivi del recente Piano oncologico nazionale, attraverso linee guida nazionali da trasmettere a tutte le regioni, garantendo così uniformità di azione e continuità nella gestione del singolo caso;

8) a monitorare ed aggiornare gli indicatori per il Pdta (percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per i centri di senologia;

9) a garantire, di concerto con le regioni, il necessario supporto psiconcologico per le donne afflitte da tumore al seno, determinante per permettere alle pazienti di affrontare un iter terapeutico lungo e spesso doloroso;

10) ad agire, in collaborazione con Inps, per assicurare rapidità nell'iter per la richiesta di invalidità civile nei casi di donne afflitte da tumore al seno metastatico;

11) a favorire l'accesso all'innovazione farmacologica con equa distribuzione fra le regioni per tutte le donne con carcinoma mammaria, colmando l'attuale divario territoriale e pieno accesso alle cure;

12) a promuovere con campagne informative un piano nutrizionale dedicato per il contrasto del tumore al seno ed ogni raccomandazione necessaria per un corretto stile di vita;

13) a realizzare un codice nazionale di esenzione dal ticket per le prestazioni diagnostiche opportune in persone sane con mutazione genetica BRCA 1, 2 e CDH1, considerato che attualmente solo poche regioni hanno attivato un ticket (D99), e si rende quindi necessaria una estensione a tutto il territorio nazionale per garantire una prevenzione accessibile a tutti;

14) a implementare le reti oncologiche regionali (Ror) con caratteristiche di equità e uniformità su tutto il territorio nazionale (molecular tumor board, oncologia mutazionale, innovazione farmacologica), garantendo una presa in carico multidisciplinare.
(1-00209) «Di Biase, Malavasi, Braga, Madia, Ferrari, Roggiani, Marino, Manzi, Bonafè, Forattini, Ghio, Gribaudo, Boldrini, Toni Ricciardi, Andrea Rossi, Fornaro, Furfaro, Vaccari, Graziano, Gianassi, Ciani, Fassino, Casu, Sarracino, Cuperlo, Porta, Simiani, Carè, Scarpa, Girelli, D'Alfonso, Curti, Iacono, Berruto, Stumpo, Lacarra, Scotto, Fossi, Orfini, Stefanazzi».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interrogazione a risposta orale Deborah Bergamini n. 3-00762 del 25 ottobre 2023.