Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 21 novembre 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il 10 dicembre 2017 i Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente hanno, di concerto, emanato o decreto di adozione della strategia energetica nazionale, con l'intento di confermare l'impegno politico di cessazione dell'utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica entro il 2025;

   il 22 novembre 2018 il direttore della Direzione per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali ha emanato il provvedimento con cui è stato disposto l'avvio dei procedimenti di riesame complessivo delle AIA anche da fonti fossili per gli impianti di produzione di energia elettrica;

   il suddetto decreto direttoriale n. 430 dispone che nel caso di impianti di combustione alimentati a carbone deve essere espressamente prospettata la cessazione definitiva dell'utilizzo del carbone ai fini di produzione termoelettrica entro il 31 dicembre 2025, dettagliando il piano di fermata definitiva, pulizia, protezione passiva, messa in sicurezza e aggiornamento della relazione di riferimento per i gruppi termoelettrica;

   in ottemperanza del citato decreto, la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord dovrà interrompere definitivamente la produzione di energia elettrica, con i benefici del caso in termini di salute della popolazione e impatto ambientale;

   l'impianto Enel di produzione di energia elettrica presente sul territorio di Civitavecchia, dove sono attualmente impiegati circa 800 lavoratori tra diretti e indotto, ha generato, giocoforza, un ingente impatto economico sulla città e sul comprensorio;

   sarebbe inaccettabile che, dopo oltre settanta anni di servitù energetica, che hanno consentito ad Enel la realizzazione di ingenti extraprofitti ai danni della salute dei cittadini e dell'ambiente, inibendo, peraltro qualsiasi possibilità di crescita sostenibile e di valorizzazione delle potenzialità turistiche del territorio, la fine della produzione di energia elettrica da carbone comporti un disimpegno dell'ente elettrico e possa generare una grave crisi socio-economica ed occupazionale del comprensorio;

   ad oggi, nonostante sia prossima la data di cessazione definitiva dell'utilizzo del carbone, non risulta presentato il «programma operativo di fermata» ed il «relativo cronoprogramma dettagliato» di smantellamento della centrale previsto dal parere istruttorio conclusivo della commissione Ippc del 29 luglio 2021;

   attualmente molte aziende dell'indotto hanno avviato le procedure per l'attivazione della cassa integrazione e non stanno procedendo al rinnovo dei contratti;

   l'amministrazione comunale con delibera consiglio comunale n. 128 del 2019 ha assunto l'iniziativa di farsi parte attiva per il riconoscimento del territorio di Civitavecchia, incluse le aree portuali, quale area di «crisi industriale complessa» così come disciplinato dalla legge n. 181 del 1989 e dai relativi decreti attuativi;

   da luglio 2023 sono in corso un tavolo ministeriale e uno regionale tesi ad affrontare le diverse problematiche legate al phase-out dal carbone nei quali, però, nessun progetto è stato affrontato nella sua concretezza operativa;

   è attualmente in fase di valutazione di impatto ambientale, finalizzata al rilascio del provvedimento unico, il progetto per la realizzazione di un parco eolico offshore galleggiante che porterà indubbi benefici dal punto di vista dell'occupazione diretta ma con tempi incerti di autorizzazione e realizzazione;

   le ricadute occupazionali ed economiche del solo parco offshore di prossima realizzazione, qualora non accompagnato da una più ampia azione di riconversione del territorio, non sarebbero sufficienti a far fronte al decremento dei livelli lavorativi conseguenti alla chiusura della centrale di Torrevaldaliga Nord –:

   se il Governo non ritenga, al netto di quanto previsto nel piano industriale, di doversi fare parte attiva nel richiedere all'ente elettrico la presentazione, nell'ambito della prossima riunione del tavolo ministeriale o comunque in tempi estremamente celeri, del «programma operativo di fermata» e del «relativo cronoprogramma dettagliato» di smantellamento della centrale previsto dal parere istruttorio conclusivo della commissione Ippc del 29 luglio 2021, le cui modalità di effettuazione vengano sancite in uno specifico protocollo d'intesa da stilare di concerto con la regione Lazio, il comune, e le forze sindacali e datoriali, trattandosi di attività che possono generare un indotto necessario ad affrontare, seppur in parte, la fase di transizione verso nuovi orizzonti lavorativi ed economici per la città di Civitavecchia;

   se il Governo intenda procedere all'attivazione di strumenti agevolativi volti alla realizzazione di un piano di sviluppo per la città e il comprensorio, anche attraverso il riconoscimento del territorio di Civitavecchia, incluse le aree portuali, quale area di «crisi industriale complessa», con l'adozione di specifici accordi di programma per la realizzazione di progetti di riconversione e riqualificazione industriale;

   se il Governo intenda adoperarsi, di concerto con la regione Lazio, per individuare strumenti utili a veder riconosciuta la strategicità del territorio di Civitavecchia come hub di realizzazione dei componenti e delle tecnologie necessarie all'allestimento di parchi eolici offshore per tutto il Mediterraneo e a realizzare in loco il distretto per la transizione energetica, come previsto nella linea strategica 2 del piano di transizione ecologica di Civitavecchia 2022-2026, approvato dalla regione Lazio con deliberazione 12 gennaio 2023, n. 16, anche attraverso specifici finanziamenti;

   se il Governo intenda portare a termine celermente l'iter di riconoscimento del comprensorio di Civitavecchia quale zona economica speciale e zona logistica semplificata.
(2-00275) «Sergio Costa».

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, eletto nella lista Zaia e ora iscritto al gruppo misto del Consiglio regionale del Veneto, in un post su Facebook ha criticato le parole pronunciate da Elena Cecchettin, sorella di Giulia Cecchettin, la giovane vittima di femminicidio per il quale è stato arrestato in Germania l'ex fidanzato Filippo Turetta;

   nella sua pagina social il consigliere regionale ha scritto: «Ho ascoltato a “Dritto e Rovescio” le dichiarazioni della sorella di Giulia. Posso dire che non solo non mi hanno convinto per la freddezza ed apaticità di fronte a una tragedia così grande ma mi hanno sollevato dubbi e sospetti che spero i Magistrati valutino attentamente. Non condivido affatto la dichiarazione che ha fatto. Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita. E poi quella felpa con certi simboli satanici aiuta a capire molto... spero che le indagini facciano chiarezza. Società patriarcale?? Cultura dello stupro?? Qui c'è dell'altro»;

   Elena Cecchettin in precedenza aveva commentato le dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini, scrivendo in un post sui social: «Dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco e di buona famiglia»;

   le parole scritte da Valdegamberi non solo sono tese a screditare Elena Cecchettin, per quanto da lei affermato sulla cultura dello stupro e del patriarcato, ma addirittura richiedono l'intervento della magistratura sulle dichiarazioni personali della sorella della vittima, vista, secondo il consigliere, la freddezza con la quale avrebbe rilasciato l'intervista e come era vestita;

   risulta incomprensibile e gravemente offensivo l'attacco portato da un rappresentante istituzionale che, di fronte all'ennesimo femminicidio, fenomeno che dall'inizio del 2023 ha causato 105 vittime, si rende protagonista di un inusitato atto verbale violento, inquinando il dibattito che ha fortemente coinvolto l'opinione pubblica del Paese –:

   se il Governo risulti a conoscenza delle dichiarazioni di Stefano Valdegamberi e se non ritenga di dover prendere pubblicamente le distanze condannando quanto espresso pubblicamente dal consigliere regionale del Veneto.
(3-00813)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TONI RICCIARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la missione del Servizio pubblico generale radiotelevisivo trova fondamento nei principi posti dalla Costituzione italiana e dall'Unione europea con la cosiddetta direttiva tv senza frontiere del 1989 e successive modifiche, il IX Protocollo sulla televisione pubblica allegato al Trattato di Amsterdam del 1993 e la successiva comunicazione della Commissione delle Comunità europee 2009/C 257/01;

   tale missione è disciplinata dalla normativa nazionale legislativa e regolamentare in conformità ai predetti principi. Gli obblighi di servizio pubblico sono definiti dall'insieme di tali fonti, dalla legge 31 luglio 1997, n. 249, dalla legge 3 maggio 2004, n. 112, dal Testo unico dei servizi dei media audiovisivi e radiofonici della radiotelevisione;

   il Testo unico prevede, tra gli altri, la distribuzione e la trasmissione di programmi radiotelevisivi all'estero, finalizzati alla conoscenza e alla valorizzazione della lingua, della cultura e dell'impresa italiane attraverso l'utilizzazione dei programmi e la diffusione delle più significative produzioni del panorama audiovisivo nazionale;

   secondo quanto emerso da segnalazioni di connazionali residenti all'estero, numerosi programmi trasmessi dai canali della Rai in Italia vengono regolarmente oscurati all'estero. Inoltre, la piattaforma RaiPlay non è fruibile all'estero, esacerbando il disagio derivante dal predetto oscuramento dei canali Rai. Sono infatti numerose le petizioni online che chiedono che la programmazione Rai diventi fruibile al di fuori dell'Italia, tra le quali «Petizione contro l'oscuramento dei programmi Rai all'estero» e «Per RaiPlay visibile all'estero» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare al fine di rendere accessibile e fruibile la programmazione dei canali Rai all'estero.
(5-01644)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   L'ABBATE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la discarica sita in contrada Martucci, in agro di Conversano (Bari), nella zona denominata un tempo «Conca d'Oro» per la fertilità delle terre, è sorta nel 1982; nel 2012 vi è stato un processo per disastro ambientale per reati connessi alla costruzione e gestione delle discariche presenti in contrada Martucci, che si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati «perché il fatto non sussiste» con sentenza emessa nell'udienza del 10 maggio 2018;

   il giudice ha conseguentemente disposto il dissequestro delle vasche di raccolta rifiuti della vecchia discarica, rimettendo però «agli organismi di controllo e agli enti locali competenti le valutazioni sulla eventuale possibile ripresa o inizio di esercizio, utilizzazione, messa in sicurezza di tutto o di parte delle vasche della vecchia discarica e degli eventuali interventi da far effettuare sui pozzi di monitoraggio, sulla estrazione del percolato e sugli eventuali pericoli di esplosione derivanti dalla fuoriuscita di biogas»;

   il giudice ha con chiarezza affermato dunque che «i periti nella loro relazione hanno evidenziato significative criticità e la conseguente necessità di interventi strutturali e gestionali sul comparto di discarica che garantiscano in futuro la certezza che non vi possano essere quelle perdite di percolato che potrebbero provocare modifiche nella falda acquifera»;

   a seguito della pubblicazione dei risultati delle ultime analisi elaborate da Arpa Puglia nel giugno 2023 è emerso che i valori sono nei limiti di legge, ma denotano un'importante dinamica in aumento tra i campioni del pozzo di controllo PM3bis a monte idraulico della discarica e i campioni degli altri due pozzi, PM1 e PM2, a valle della stessa discarica. Tra monte e valle l'azoto ammoniacale passa da <0,04 mg/l a 1,25 mg/l, a valle si ha, quindi, un aumento di oltre 31 volte il dato riscontrato a monte. Lo stesso si può dire degli altri tre elementi testati: l'azoto nitrico a valle aumenta di oltre 3 volte il dato di monte, il tetracloroetilene nel PM1 è oltre 2 volte il dato di monte, nel PM2 il valore a valle è di oltre 3 volte superiore il valore di monte; il risultato del Nichel relativo al PM1 a valle è 13 volte superiore rispetto al risultato (1 μg/l) del PM3bis a monte;

   come ha fatto notare il Ctu del processo per disastro ambientale nella relazione peritale sopra citata: «Il non superamento delle CSC non deve sminuire la gravità del danno ambientale provocato dalla interazione fra acque di falda e percolato di discarica che, in presenza di un acquifero di importanza regionale, garantisce appunto una diluizione degli inquinanti e un loro relativamente rapido trasporto e degradazione. Tale ingente massa d'acqua maschera quindi l'entità dell'impatto che però, occorre sottolinearlo, va comunque a depauperare una risorsa di importanza regionale»;

   da recenti fonti di stampa, è emerso che si profila il rischio di non poter rispettare la data del 31 dicembre 2025, prevista per la chiusura definitiva della discarica Martucci, perché le attività investigative, secondo quanto inserito nel piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, non sono state ultimate entro il mese di aprile 2022 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ovviare alle criticità evidenziate, in particolare per quanto riguarda la messa in sicurezza dell'area e la bonifica del territorio interessato dall'attività di discarica.
(4-01913)


   L'ABBATE, PAVANELLI, MORFINO e FEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da fonti stampa e da autorevoli associazioni ambientaliste, la burocrazia e le norme obsolete rischiano di frenare la transizione ecologica, in particolare stanno mettendo a rischio le energie rinnovabili in Italia tanto per la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni quanto per la discrezionalità, i vincoli da parte delle Soprintendenze e le norme regionali disomogenee tra loro;

   al momento risultano infatti diversi ostacoli burocratici che frenano lo sviluppo delle rinnovabili favorendo il gas o «finte» soluzioni green; un esempio sono le procedure per le autorizzazioni del fotovoltaico integrato sui tetti nei centri storici, dove spesso le Soprintendenze esprimono pareri contrari, e di conseguenza tutto ciò rischia di dare beneficio a chi vuole realizzare impianti fotovoltaici a terra e nuove centrali a gas;

   inoltre, le attuali regole e procedure portano i tempi medi per ottenere l'autorizzazione alla realizzazione di un impianto eolico a 5 anni contro i 6 mesi previsti dalla normativa; tempi troppo lunghi per le imprese e, soprattutto, per la decarbonizzazione, che ha bisogno di un quadro normativo composto da regole chiare e semplici da applicare e che dia tempi certi alle procedure;

   tutti questi ostacoli mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi europei climatici che prevedono una riduzione del 55 per cento delle emissioni, al 2030, rispetto ai livelli dei 1990 e una copertura da energia rinnovabile del 72 per cento per la parte elettrica;

   inoltre, c'è bisogno di una visione di sviluppo per un modello economico che abbia l'obiettivo di rendere le realtà locali autosufficienti da un punto di vista energetico, mettendo i cittadini in condizione di scegliere le diverse fonti di energia rinnovabile, dall'idrogeno al fotovoltaico fino all'uso del moto ondoso –:

   se i Ministri interrogati intendano promuovere un quadro normativo aggiornato del comparto delle fonti rinnovabili attraverso un lavoro congiunto al fine di giungere ad un testo unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato e dia tempi certi alle procedure.
(4-01914)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   DAVIDE BERGAMINI e CAVANDOLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   simbolo inequivocabile di Bologna sono le due torri, Garisenda e degli Asinelli, che sorgono nel cuore della città, al punto di ingresso dell'antica via Emilia, sin dal Medio evo;

   la Garisenda suscitò un'ampia eco letteraria, tale da esser menzionata da Dante Alighieri, in transito a Bologna varie volte nella sua vita. Il Sommo, infatti, poetò sulla torre in ben due occasioni: la prima in un sonetto dove egli esprime il proprio rammarico per esser stato assorto nell'esclusiva visione della Garisenda, dimentico de «la maggior de la qual si favelli» e la seconda nella Commedia, nella quale viene usata come metro di paragone per il gigante Anteo, colto nel torreggiante atto di chinarsi, in alcuni versi ricordati anche in un'epigrafe posta sulla torre stessa;

   purtroppo, in tempi recenti quella della torre Garisenda, in effetti, è una storia di ripetuti allarmi ed escalation di rischi: da anni si parla della sua instabilità, e come riporta Il Corriere, i rischi erano già stati segnalati al comune, proprietario del bene, prima nel 2018, poi ancora nel 2019 e nel 2020, fino all'attuale peggioramento della situazione;

   si apprende dalla stampa che i membri del comitato tecnico presieduto dalla dirigente dei lavori pubblici di Palazzo d'Accursio, Manuela Faustini, hanno reso noto a mezzo stampa quanto contenuto nella relazione finale, siglata e firmata all'unanimità dagli esperti mercoledì 15 novembre 2023 alle 9, ovvero che «La situazione è da codice rosso. Bisogna portare l'attenzione in condizioni di massima allerta, ritenendo che non sussistono più le condizioni di sicurezza»;

   in caso di allerta rossa il piano di Protezione civile del comune prevede l'evacuazione precauzionale di chi vive e lavora in un'area di 100 metri dalle Torri, oltre al blocco del traffico;

   è di tutta evidenza che misure del genere arrecano grande danno alla cittadinanza poiché molte persone rischiano di dover abbandonare le proprie abitazioni e moltissime attività commerciali vedranno azzerarsi i guadagni a causa della deviazione del traffico sia di auto sia pedonale;

   tale così grave situazione è stata portata all'attenzione del Ministero interrogato dalla Sovrintendente di Bologna, giustamente preoccupata dagli inspiegabili ritardi per la messa in opera di un piano per contrastare l'aggravamento delle condizioni della torre –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza, dal 2018, delle criticità del sito e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, da un lato, in ordine al grave ritardo con cui sta agendo il comune di Bologna e, dall'altro per restituire alla cittadinanza un simbolo di indubbio valore storico artistico e identitario.
(4-01915)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'imposizione della tassa rifiuti industriali è stata interpretata da alcuni comuni in maniera difforme rispetto agli intendimenti normativi comunitari e nazionali, dando luogo ad una serie di contenziosi;

   la Corte di cassazione, con ordinanza n. 5578 del 23 febbraio 2023, ha ritenuto che, nelle superfici dove si formano rifiuti speciali, la quota variabile della tariffa non è dovuta allorquando il contribuente provi di produrre in via prevalente e continuativa rifiuti speciali non assimilabili o comunque non assimilati ex articolo 1, comma 649, della legge n. 147 del 2013, e smaltiti autonomamente a mezzo di ditte esterne autorizzate. La parte fissa della tariffa è invece dovuta sempre per intero, sul mero presupposto del possesso o detenzione di superfici nel territorio comunale astrattamente idonee alla produzione di rifiuti, essendo essa destinata a finanziare i costi essenziali e generali di investimento e servizio nell'interesse dell'intera collettività (dunque indipendentemente dalla qualità e quantità dei rifiuti prodotti, così come dall'oggettiva volontaria fruizione del servizio comunale, purché effettivamente apprestato e messo a disposizione della collettività);

   tale sentenza ha quindi espresso il principio secondo il quale rimane dovuta la sola quota fissa della tassa rifiuti in relazione alle superfici produttive di rifiuti speciali, non ampliando il concetto di tassazione per superficie interessata, al netto del corretto smaltimento del rifiuto attraverso soggetti privati, e previa certificazione di avvenuto smaltimento;

   questa ordinanza pone fine ad un braccio di ferro tra amministrazioni locali ed imprese circa la legittimità delle seconde a dotarsi di smaltitori certificati per il conferimento di rifiuti industriali realmente prodotti, e non mediante imposizioni di tributi calcolati sulla mera superficie occupata;

   è di esempio il comparto della logistica che occupa superfici importanti di magazzini, ma la cui produzione di rifiuto è minimale;

   tra l'altro molti comuni non dispongono di servizi dedicati all'industria, pertanto la singola impresa deve rivolgersi a soggetti specializzati per il corretto trattamento dei prodotti di risulta, questa situazione ha generato un doppio pagamento per la stessa attività, sebbene non svolta dall'ente locale;

   i comuni da parte loro si trovano oggi a dover eseguire la citata sentenza della Cassazione, e le imprese a richiedere lo storno dell'errata imposizione, ovvero ad annullare ogni cartella esattoriale ingiustamente emessa –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda il Governo adottare al fine di sanare questa situazione, frutto di una erronea interpretazione normativa, che ha generato inique tassazioni pregresse a carico delle imprese interessate.
(2-00274) «Mulè, Battilocchio».

Interrogazione a risposta scritta:


   FILINI, LUCASELLI e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come risulta dalle informazioni disponibili sulla banca dati dalla Banca centrale europea (Bce), negli ultimi mesi si è registrata una rilevante diminuzione dei prestiti concessi dagli istituti bancari a imprese e famiglie;

   a settembre 2023, in Italia si è registrata una riduzione del 6,8 per cento con riferimento ai prestiti alle imprese e dello 0,9 per cento con riferimento ai prestiti alle famiglie;

   il decremento dei prestiti bancari concessi alle suddette categorie appare ben più marcato rispetto ad altri importanti Paesi europei, quali, ad esempio, Francia e Germania;

   le banche italiane stanno registrando una redditività molto più elevata rispetto a quella degli ultimi anni e decisamente maggiore di quella delle banche tedesche e francesi;

   il rialzo dei tassi ufficiali da parte della Banca centrale europea continua a trasmettersi sui costo del credito, determinando un notevole incremento del costo dei prestiti;

   i tassi d'interesse applicati dalle banche italiane alla clientela sono cresciuti notevolmente, passando da valori di poco superiori all'1 per cento a valori superiori al 4 per cento nel caso di prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni, e al 5 per cento nel caso di prestiti alle imprese;

   la domanda di credito da parte della clientela non parrebbe aver influenzato l'erogazione dei prestiti stessi, in quanto i tassi d'interesse applicati dagli istituti di credito ai prestiti concessi alle suddette categorie sono stati solo di poco superiori rispetto alla media della zona euro;

   sempre secondo la Bce non si è verificata, nell'arco di tempo considerato, una contrazione della raccolta bancaria, in quanto i depositi totali delle imprese italiane sono rimasti pressoché invariati, mentre i depositi totali delle famiglie hanno subito solo una lieve contrazione, se paragonati con quelli di altri Paesi dell'Unione europea, come Francia e Germania;

   la forte diminuzione nella concessione dei prestiti alle suddette categorie sembrerebbe dipendere principalmente da un irrigidimento dell'offerta da parte del sistema bancario italiano e non da una decrescita della domanda di prestiti –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di ripristinare congrui volumi di credito bancario al sistema reale (famiglie e imprese), al fine di raggiungere livelli almeno in linea con quelli del restante sistema bancario europeo.
(4-01917)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUBANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il provveditorato Dap della regione Campania, in attuazione della distribuzione della dotazione organica definita con decreto ministeriale 12 luglio 2023, ha provveduto alla elaborazione della pianta organica regionale distinta per singolo istituto penitenziario e per singolo nucleo traduzioni e piantonamenti della regione Campania;

   in particolare, secondo quanto consta all'interrogante, il provveditorato regionale avrebbe proceduto ad elaborare un'ipotesi di pianta organica di ciascun nucleo, scorporando il numero di personale dei nuclei traduzioni e piantonamenti da quello degli istituti che provvedono al relativo conferimento di risorse umane;

   per quanto attiene ai singoli istituti penitenziari, è stata elaborata la proposta di pianta organica regionale tenendo presenti, primariamente, i seguenti criteri: presenza di detenuti, flusso di ingressi, caratteristiche architettoniche ed estensione territoriale, attivazione di nuovi reparti;

   a seguito di analisi condotta sui singoli istituti sulla base dei citati criteri, anche relativamente alla dotazione organica attuale, è stato osservato come in alcuni casi essa risulterebbe sovradimensionata rispetto alle reali esigenze, così come palesemente inadeguata in altri;

   nello specifico, le risultanze di tale analisi avrebbero rilevato che gli istituti dove la pianta organica preesistente è del tutto inadeguata rispetto al numero di detenuti, sarebbero la C.C.S. Maria Capua Vetere e la C.R. Carinola, oltre alla C.R. di Aversa. Di contro, la C.C. Benevento, la C.C. Pozzuoli e la C.R. Arienzo avrebbero, a parer di tale provveditorato, una pianta organica sovradimensionata rispetto ai parametri considerati, tale per cui si è pensato di attingere a tali istituti per far fronte all'incremento organico dei nuclei traduzioni e piantonamenti;

   come denunciato da alcune sigle sindacali di categoria, la situazione delle carceri campane pare invece essere caratterizzata da significative deficienze organiche, organizzative e di sicurezza interna, come evidenziano i dati dei soli primi sei mesi del 2023 che ha registrato, complessivamente, 694 atti di autolesionismo, 2 suicidi, 71 tentativi di suicidio sventati dalla polizia penitenziaria, 649 colluttazioni e 45 ferimenti, oltre a numerose manifestazioni di protesta di detenuti: 494 scioperi della fame e della sete, 372 danneggiamenti di beni dell'amministrazione (cioè dello Stato), 246 rifiuti del vitto –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, al fine di evitare, che la rideterminazione delle piante organiche, così come prospettata dal provveditorato della regione Campania, possa compromettere l'efficace funzionamento dell'intero sistema penitenziario campano e, in particolare, di quegli istituti come la casa circondariale di Benevento «Capodimonte», valutati come «sovradimensionati», avuto anche riguardo ai potenziali profili di rischio per la sicurezza interna.
(4-01916)


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 maggio 2020 il direttore generale del personale e delle risorse del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria decretava l'indizione di un concorso pubblico per esami per l'accesso alla carriera dirigenziale penitenziaria per complessivi 45 posti (elevati a 57), a tempo indeterminato, di dirigenti di istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale;

   in data 3 agosto 2022 veniva decretata l'approvazione della graduatoria dei candidati che hanno superato le prove di esame relative al concorso pubblico per esami per l'accesso alla carriera dirigenziale penitenziaria per complessivi 45 posti, elevati a 57, a tempo indeterminato, di dirigenti di istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale, indetto con provvedimento del direttore generale 5 maggio 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale – n. 39 del 19 maggio 2020;

   in data 7 settembre 2023 veniva decretato lo scorrimento di 51 unità utilmente collocate nella graduatoria del concorso pubblico per esami per l'accesso alla camera dirigenziale penitenziaria per complessivi 45 posti, elevati a 57, a tempo indeterminato, di dirigenti di istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale, indetto con provvedimento del direttore generale 5 maggio 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale – n. 39 del 19 maggio 2020;

   in data 6 novembre 2023 presso la Scuola superiore dell'esecuzione penale Piersanti Mattarella di Roma si è svolta la procedura di scelta della sede di assegnazione fra le sedi disponibili; la procedura di scelta è avvenuta secondo l'ordine della graduatoria di cui al provvedimento del direttore generale 30 ottobre 2023, fatta eccezione per i candidati con priorità di scelta ai sensi dell'articolo 21, legge 5 febbraio 1992, n. 104;

   tra le sedi disponibili ve ne erano sette in Sardegna: CR Mamone «Lodè» (per il posto di funzione di direttore di istituto), CC Lanusei (direttore di istituto), CR Alghero «G. Tomasiello» (direttore di istituto), CR Is Arenas (direttore di istituto), CR Isili (direttore di istituto), CR Tempio Pausania (direttore di istituto), CC Cagliari «Ettore Scalas» (vice direttore di istituto);

   nella risposta all'interrogazione n. 5-01615 pubblicata mercoledì 15 novembre 2023 nell'allegato al bollettino in Commissione II (giustizia), il Sottosegretario comunicava come fossero ancora scoperte, a seguito delle assegnazioni, il CR Isili, in considerazione della rinuncia da parte di un vincitore di concorso in argomento, e la sede di Nuoro, dopo la tragica scomparsa della dottoressa Incollu;

   il Sottosegretario comunicava inoltre che rispetto alla casa circondariale di Sassari, attesa la complessità della struttura, non si sia ritenuto di assegnarvi un neo dirigente e si sarebbe successivamente indetto un apposito interpello, che comprenderà anche la sede di Nuoro –:

   quali iniziative si intendano attuare per risolvere in modo strutturale la situazione di carenza di organico del personale dirigenziale degli istituti penitenziari della regione Sardegna;

   quali tempistiche si prevedano per l'assegnazione del posto di direttore per la casa di reclusione di Isili;

   quali tempistiche si prevedano per l'assegnazione di un dirigente alla casa circondariale di Sassari e per la sede di Nuoro.
(4-01918)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in questi mesi si sta parlando della possibilità di chiudere l'anello autostradale siciliano;

   il progetto riguarda una variante alla strada statale 115 «Sud Occidentale Sicula» nei comuni di Castelvetrano, Menfi, Sciacca e Sambuca di Sicilia, in provincia di Trapani e Agrigento;

   Anas s.p.a. per l'opera relativa all'itinerario Gela – Agrigento – Castelvetrano, nello specifico per la realizzazione di un tratto autostradale che va dallo svincolo della A29 di Castelvetrano allo svincolo di Sciacca Ovest, ha richiesto l'organizzazione di un dibattito pubblico;

   un passaggio importante nel processo di sviluppo di una grande opera, offrendo così agli interessati l'opportunità di discutere e valutare il progetto prima che le caratteristiche definitive vengano stabilite;

   il dossier di progetto fornito da ANAS spiega le ragioni dell'opera, le alternative progettuali, gli impatti ambientali, l'analisi dei costi e dei benefici;

   alla fine del dibattito pubblico ci sarà una relazione redatta dal coordinatore del dibattito, a cui Anas risponderà con un dossier conclusivo che terrà conto delle osservazioni emerse;

   l'obiettivo principale è migliorare la qualità e la sicurezza del collegamento, tra Castelvetrano e Sciacca; attualmente, questa strada rappresenta un importante collegamento costiero in Sicilia, ed è parte integrante delle reti di trasporto nazionali ed europee;

   l'iter approvativo del progetto coinvolgerà diverse autorità a vari livelli amministrativi, da quello regionale a quello comunale, il progetto verrà sottoposto al Consiglio superiore dei lavori pubblici e attraverserà anche una conferenza di servizi preliminare;

   le alternative progettuali che sono state valutate sono tre: l'alternativa 1, che prevede una variante a Nord rispetto alla strada statale 115 esistente; l'alternativa 2A e l'alternativa 2B, entrambe basate sull'adeguamento e il raddoppio della strada statale 115 Sud Occidentale Sicula esistente, con alcune differenze riguardo ai viadotti esistenti;

   una volta decisa la strada da intraprendere, si potrà procedere alla redazione del progetto plano-altimetrico, del progetto di mitigazione agro-ambientale e del quadro economico dell'intervento;

   allo stato attuale, i tempi di realizzazione dipenderanno dagli esiti del dibattito pubblico, proprio perché i contributi del territorio potrebbero migliorare e accelerare un iter che appare abbastanza complesso, sarà poi il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a valutare in che termini finanziare l'opera –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quale delle tre alternative il Ministro interrogato intenda percorrere.
(5-01640)


   BAKKALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2023, nell'arco di quindici giorni, la Valle del Santerno, così come gran parte della Romagna, è stata colpita da un'eccezionale ondata di maltempo con piogge torrenziali, intense, devastanti e prolungate, che hanno provocato la rottura dell'argine del fiume Santerno nel territorio di Sant'Agata sul Santerno e la rottura ha causato il violento allagamento dell'intero centro abitato, causando due vittime e ingenti danni al patrimonio pubblico e privato;

   in data 4 luglio 2023, il sindaco di Sant'Agata sul Santerno, Enea Emiliani, ha inviato una comunicazione all'attenzione di R.F.I., e per conoscenza al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con la quale si chiede di valutare:

    a) se il ponte ferroviario sul fiume Santerno situato nel territorio di Sant'Agata sul Santerno possa costituire un potenziale pericolo per eventuali eventi alluvionali che possano verificarsi in futuro;

    b) se R.F.I., a seguito degli eventi del maggio 2023, ha in programma di modificare l'infrastruttura ferroviaria esistente prevedendone l'innalzamento della quota rispetto al rilevato arginale o altro intervento in modo che non sia compromessa la funzionalità degli argini in caso di eventi estremi;

   in data 3 agosto 2023 il sindaco Enea Emiliani ha inviato una comunicazione all'attenzione del Commissario straordinario per la ricostruzione, Generale Francesco Paolo Figliuolo con la quale, fra le altre cose, si chiede di attuare un'immediata analisi e valutazione dell'incidenza del ponte della ferrovia rispetto alla rottura arginale e, nel caso, conseguenti e immediate azioni (innalzamento o altre modifiche al ponte) per eliminare completamente eventuali fonti di rischio;

   in data 28 agosto 2023, il sindaco Enea Emiliani ha inviato una comunicazione alla ragione Emilia-Romagna, all'attenzione della vicepresidente Priolo e dell'assessore Corsini, all'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, alla Direzione generale cura del territorio e dell'ambiente Emilia-Romagna, a Rete ferroviaria italiana (R.F.I.), al prefetto di Ravenna, alla provincia di Ravenna e all'Unione della Bassa Romagna, con la quale si chiedeva la sospensione dei lavori per il ripristino della linea ferroviaria Faenza-Lavezzola, che prevedevano la riapertura del ponte ferroviario ad una quota inferiore rispetto al rilevato arginale e la convocazione di un incontro per valutazioni in merito alla sicurezza idraulica delle soluzioni tecniche prospettate;

   in data 30 agosto 2023 la regione Emilia-Romagna ha rilasciato un comunicato, scaturito dalla riunione tenutasi nello stesso giorno fra l'assessore Corsini, l'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, la Direzione cura del territorio e dell'ambiente, i sindaci interessati dalla linea, R.F.I. e Trenitalia Tper, con il quale si confermava la sospensione dei lavori per la riapertura della linea e l'impegno di R.F.I. per la progettazione di un nuovo ponte ferroviario da inserire nei piani di ricostruzione del Generale Figliuolo;

   il ponte ferroviario può essere stato concausa più o meno diretta del verificarsi della rottura arginale sulla sinistra idraulica e può rappresentare oggettivamente, ancora ad oggi, una fonte di pericolo in caso di forti piene del fiume Santerno;

   in più occasioni la popolazione residente ha manifestato la propria preoccupazione –:

   se non si ritenga opportuno condurre urgentemente una valutazione del rischio idraulico della situazione di fatto, che ad oggi vede il ponte della ferrovia collocato in mezzo al fiume, con i rilevati arginali più alti rispetto al rilevato ferroviario, e sollecitare R.F.I. affinché predisponga in tempi rapidi e con la massima urgenza un progetto esecutivo, con lo stanziamento dei relativi fondi, in grado di consentire la sua cantierizzazione in tempi brevi e risolvere in maniera definitiva il problema di sicurezza che il ponte ferroviario di Sant'Agata sul Santerno rappresenta per la comunità santagatese.
(5-01641)


   IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Traforo del Gran San Bernardo è un'importante infrastruttura di collegamento tra l'Italia e la Svizzera, gestita dalla Società italiana per il traforo del Gran San Bernardo (Sitrasb) e dalla Società italiana svizzera del traforo stradale del Gran San Bernardo (Sisex);

   nel 2017 è avvenuto un crollo nella soletta di ventilazione del traforo, rendendo necessario un intervento di restauro;

   la Svizzera ha già stanziato i fondi necessari per il restauro, pari a 27 milioni di euro (26 milioni di franchi), mentre l'Italia avrebbe dovuto versare la sua quota per garantire la sicurezza dell'infrastruttura;

   la concessione per la gestione del traforo scadrà nel 2034, ma è in discussione un rinnovo fino al 2070 per ottenere finanziamenti necessari ai lavori di manutenzione e miglioramento dell'infrastruttura;

   il presidente della Confederazione svizzera, Alain Berset, ha manifestato preoccupazione per il ritardo nell'erogazione dei fondi da parte dell'Italia, nonostante l'impegno dichiarato durante l'incontro con la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni;

   l'esecutivo italiano avrebbe chiesto il nulla osta sulla compatibilità della partita transfrontaliera con la legislazione dell'Unione europea, e la Commissione europea ha dichiarato di essere in contatto con le autorità italiane al riguardo;

   il presidente di Sitrasb, Edi Avoyer, ha richiesto un «finanziamento-ponte» per garantire la continuità dei lavori in corso, minacciando di rivolgersi al Tar in assenza di sviluppi positivi –:

   se non intenda il Governo fornire elementi dettagliati in ordine all'esecuzione e al finanziamento dell'opera al fine di evitare una chiusura del Traforo del Gran San Bernardo che danneggerebbe cittadini e imprese, chiarendo, per quanto di competenza i rapporti tra Stato, regione Valle d'Aosta e Sitrasb, le responsabilità e le conseguenti azioni necessarie.
(5-01643)


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal report Istat, pubblicato il 15 novembre 2023, sugli incidenti stradali in Sicilia nei 2022, emerge una situazione preoccupante;

   sono stati 10.444 gli incidenti nel 2022 in aumento rispetto al 2021, che hanno causato la morte di 226 persone e il ferimento di altre 15.199, dato questo che può essere letto come una conseguenza della ripresa della mobilità stradale dopo la pandemia da COVID-19;

   rispetto al 2021 aumentano gli incidenti (+5,0 per cento), e i feriti (+5,2 per cento), mentre il numero delle vittime si è mantenuto pressoché uguale aumentando (+0,4 per cento);

   le province dove sono avvenuti più incidenti stradali mortali sono quelle delle tre città metropolitane: Catania con cinquantadue morti, seguita da Palermo con cinquanta, infine Messina con 30 decessi;

   il maggior numero di sinistri si è verificato sulle strade urbane, provocando 117 morti e 11.134 feriti ma l'incidentalità più elevata si registra lungo la costa e nei comuni capoluogo di provincia, in particolare su SS 113, SS 115, SS 114, SS 121 infine, sulla SS 576 dove si sono registrati gli incidenti più gravi con indici di mortalità che hanno raggiunto il cento per cento;

   nel periodo 2001-2010 le vittime della strada si sono ridotte in Sicilia del 23,6 per cento meno della media nazionale (-42.0 per cento); fra il 2010 e il 2022 si sono registrate variazioni, rispettivamente di -19,0 per cento e -23,2 per cento;

   nel 2022 il costo dell'incidentalità stradale con lesioni alle persone è stimato in 17 miliardi e circa 900 milioni di euro per l'intero territorio nazionale (303,5 euro pro capite) e in oltre 1,2 miliardi di euro (254 euro pro capite) per la Sicilia, una regione che incide per il 6,9 per cento sul totale nazionale –:

   in relazione alle numerose criticità esposte in premessa, se il Ministro interrogato intenda impegnarsi e investire sulla sicurezza stradale e sulla manutenzione delle strade siciliane.
(5-01645)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   GATTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi di quanto comunicato dal Ministero dell'interno, dipartimento della pubblica sicurezza, Ufficio per l'amministrazione generale, con circolare n. 557/PAS.50.105/E/08 del 16 aprile 2008 (Gazzetta Ufficiale 7/7/2008, n. 157) indirizzata ai prefetti della Repubblica, ai questori della Repubblica, ai commissari del Governo per la provincia di Trento e per la provincia di Bolzano, al Presidente della Giunta regionale Valle d'Aosta, al Comando generale dell'arma dei carabinieri e al Comando generale della Guardia di finanza nonché, per conoscenza, al Coni e Unione italiana tiro a segno, la possibilità di far utilizzare ai minorenni armi da fuoco all'interno dei poligoni delle sezioni del Tsn resta espressamente prevista dalle norme istitutive del tiro a segno nazionale;

   nella medesima circolare vengono richiamate le disposizioni contenute nello statuto dell'Unione italiana tiro a segno, approvato con decreto del Ministro della difesa del 31 maggio 2001, che all'articolo 8, prevedono espressamente la possibilità di tesserare i maggiori di anni 14 per l'esercizio di discipline sportive con armi da fuoco;

   a ciò si aggiunge che i regolamenti sportivi internazionali delle organizzazioni riconosciute dal C.I.O. prevedono la partecipazione dei minori alle competizioni con armi da fuoco;

   la nota prosegue precisando che, sebbene l'articolo 20-bis della legge 18 aprile 1975, n. 110, preveda sanzioni per coloro che consegnano armi da fuoco ai minorenni, al fine di garantire la preparazione sportiva dei giovani atleti in vista delle competizioni internazionali, vada adottata una interpretazione sistematica del citato articolo 20-bis che consenta l'uso delle armi da fuoco da parte dei maggiori degli anni 14, all'interno delle strutture dei poligoni delle sezioni del tiro a segno nazionale, purché il giovane sia costantemente seguito sulla linea di tiro da un istruttore federale con specifica preparazione finalizzata all'allenamento dei tiratori juniores e purché i modelli ed i calibri delle armi da destinare alla pratica sportiva degli stessi, al pari delle tipologie d'addestramento, così come proposti dall'Unione italiana tiro a segno, siano preventivamente approvati dal Ministero dell'interno, che è individuato come organo di controllo e di indirizzo per tutte le attività di tiro svolte all'interno delle sezioni del tiro a segno nazionale ai sensi di quanto disposto sia dall'articolo 31 della legge n. 110 del 1975, che dallo statuto dell'UITS (articolo 1, comma 3, del decreto ministeriale del 31 maggio 2001);

   con sentenza n. 87 pubblicata il 25 gennaio 2019, il Tar dell'Emilia-Romagna ha affermato che il soggetto che pratica l'attività sportiva del tiro a volo nelle specialità riconosciute dal tiro a volo, sebbene privo di porto d'armi, può continuare a recarsi nei poligoni dove svolge gli allenamenti;

   risulta all'interrogante che l'atteggiamento in merito delle questure e delle forze di polizia non sia omogeneo sul territorio nazionale per cui, in alcuni casi, è impedito l'accesso ai minorenni maggiori di anni 14 – che sono privi di porto d'armi ai sensi della normativa vigente in materia – per quanto in possesso di tessera di affiliazione di una delle federazioni riconosciute dal CONI, delle dovute certificazioni in merito all'idoneità fisica all'uso di armi da fuoco e nel rispetto dei quanto previsto dagli statuti delle federazioni citate in merito alla presenza di un genitore munito di porto d'armi o di istruttore autorizzato –:

   se e quali iniziativa di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di chiarire l'orientamento cui devono attenersi le questure in merito a quanto espresso in premessa, così da garantire su tutto il territorio nazionale l'uniformità dei criteri adottati ed evitare disparità di trattamento nei confronti dei ragazzi che si dedicano all'attiva sportiva del tiro a volo.
(3-00812)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito degli ultimi fenomeni di maltempo risulta essersi accentuato il fenomeno dell'erosione costiera che riguarda il litorale jonico nel territorio di Scanzano Jonico, in particolare presso la spiaggia di Terzo Madonna;

   nel 2017 la regione Basilicata stanziò oltre 16 milioni di euro per la realizzazione di interventi finalizzati alla mitigazione dell'erosione costiera, di cui 7,5 milioni erano destinati solo alla località di Terzo Madonna;

   suddetto intervento è stato successivamente definanziato dalla regione nel dicembre 2022, pregiudicando il buon esito degli interventi prospettati a tutela della spiaggia in oggetto;

   si registra forte preoccupazione da parte degli abitanti della zona per il crescente rischio di esondazione, anche perché nel corso della stagione invernale le mareggiate potrebbero aumentare stressando ulteriormente il già precario equilibrio ambientale del litorale;

   il gruppo consiliare di minoranza in seno al Consiglio comunale di Scanzano Jonico ha proceduto a sollecitare un intervento del prefetto considerata la delicatezza della situazione –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di attivare tempestivamente un tavolo tecnico con la regione Basilicata e di programmare interventi urgenti per mettere in sicurezza suddetto tratto di litorale.
(5-01642)

 
 
by