Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 30 novembre 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBAGALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 dicembre 2018, il territorio dei comuni di Aci Bonaccorsi, di Aci Catena, di Aci Sant'Antonio, di Acireale, di Milo, di Santa Venerina, di Trecastagni, di Viagrande e di Zafferana Etnea, in provincia di Catania, è stato colpito da un sisma che ha provocato una vittima, diversi feriti, l'evacuazione di numerosi nuclei familiari dalle loro abitazioni, nonché gravi danneggiamenti alle infrastrutture e agli edifici pubblici e privati;

   in conseguenza dell'evento sismico, è stato dichiarato lo stato di emergenza, con la delibera del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2018, il cui termine, più volte oggetto di proroghe, è stato stabilito fino al 31 dicembre 2023 (articolo 1, comma 732 della legge n. 197 del 2022 – legge di bilancio 2023);

   prorogata al 31 dicembre 2023 anche la nomina del commissario straordinario per la ricostruzione (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2019), la relativa gestione straordinaria, la struttura commissariale e il relativo personale, nonché per i termini per le assunzioni di personale da parte della città metropolitana di Catania (articolo 1, comma 733 della legge n. 197 del 2022 – legge di bilancio 2023);

   dopo un'accurata indagine, sono state definite le zone rosse in cui le case dovevano essere delocalizzate e abbattute, rispettando la metratura della casa da abbattere come stabilito dal decreto ministeriale, per queste famiglie è stato previsto un rimborso;

   ad oggi, molte famiglie, anche con la certezza che la loro casa sarà demolita, starebbero ancora pagando il mutuo chiedendosi se questo sia giusto;

   a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno prevedere per queste famiglie la possibilità di aprire una trattativa con le banche affinché sia concessa l'estinzione della parte di mutuo ancora da saldare o un eventuale agevolazione sul debito residuo –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, affinché sia garantito il massimo sostegno da parte degli istituti bancari, a queste famiglie.
(4-01977)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACCONE, MOLINARI, GIGLIO VIGNA, DAVIDE BERGAMINI e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) 2021/2117, impone a partire dall'8 dicembre 2023, l'etichettatura obbligatoria dell'elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati. Tuttavia, la legislazione dà ai produttori la possibilità di rendere disponibile la dichiarazione nutrizionale completa e l'elenco degli ingredienti per via elettronica (e-label);

   le aziende vitivinicole hanno accolto con favore questo nuovo regolamento che fornisce un modo adeguato di informare i consumatori e si sono fortemente impegnate ad implementarlo rapidamente;

   considerando i lunghi tempi necessari per preparare le informazioni, modificare il design delle etichette e stamparle, le aziende vinicole dell'UE hanno iniziato molti mesi fa a prepararsi per rispettare la scadenza;

   però a pochi giorni dall'entrata in vigore del suddetto regolamento, la Direzione generale per la salute e sicurezza alimentare della Commissione europea, interpretando il nuovo regolamento, ha dettato delle linee guida che vanno ad incidere sull'aspetto che dovrebbero avere le nuove etichette;

   a seguito di queste nuove linee guida non sarà più sufficiente il QR code – che inquadrato con uno smartphone permette di accedere alle informazioni obbligatorie circa l'elenco degli ingredienti e tutte le altre informazioni legate alla produzione, compresa la tabella nutrizionale – ma dovrà essere aggiunta, al di sopra di esso, una scritta «ingredienti» in ciascuna lingua dell'Unione europea, per un totale di ventiquattro idiomi; un elenco lunghissimo che difficilmente potrà essere inserito nelle dimensioni delle attuali etichette;

   con le nuove linee guida i produttori vitivinicoli si troveranno nella condizione di dover ristampare nuovamente le etichette e diverse centinaia di milioni di etichette già pronte, senza la dicitura «ingredienti», rischiano di essere inutilizzabili;

   ulteriore rischio è quello che milioni di bottiglie di vino italiano già etichettate e pronte per essere distribuite dovrebbero rimanere invece bloccate nei magazzini delle cantine, proprio nel periodo di inizio delle festività natalizie, che storicamente è uno dei periodi dell'anno dove la vendita di vino è in crescita, prefigurando, quindi, gravi ripercussioni soprattutto per quanto riguarda l'esportazione che per l'Italia rappresenta una parte importante del Pil italiano;

   in Piemonte, la provincia di Cuneo è un territorio che conta circa 200 milioni di bottiglie l'anno e che insieme ad altri territori, come l'Astigiano, forma un comparto economico di primaria importanza per la regione;

   le etichette con le nuove indicazioni sarebbero pronte solo alla fine dell'inverno, con un conseguente ingente danno per i produttori, in quanto subirebbero un fermo in tutta l'Unione europea;

   risulta agli interroganti che i produttori di Francia, Spagna, Italia e Portogallo abbiamo inoltrato un appello alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, affinché intervenga in proposito;

   a parere degli interroganti la pubblicazione delle linee guida a sole due settimane dall'entrata in vigore del regolamento europeo rende impossibile l'adeguamento degli operatori economici e ignora inoltre il principio di proporzionalità tra libera circolazione delle merci, competitività e informazione dei consumatori;

   sembra che la Germania abbia chiesto anche di aggiungere oltre alla scritta «ingredienti», anche la dicitura «informazioni nutrizionali», anche questa tradotta in ventiquattro lingue –:

   se il Governo non intenda intervenire, per quanto di competenza, nelle opportune sedi europee affinché venga prevista una modifica urgente delle linee guida dettate dalla DG Sante della Commissione europea o quantomeno una deroga, uno slittamento dei termini per applicarle, al fine di evitare la distruzione di centinaia di milioni di etichette di vino già stampate o presenti sugli scaffali stante l'impossibilità, per i produttori vitivinicoli di adeguarsi in tempi celeri alle nuove disposizioni.
(4-01978)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa la recente notizia del crollo degli argini del fiume Sarno, nell'area di via Orta Longa, tra Angri e San Marzano sul Sarno, in provincia di Salerno, che ha provocato allagamenti e ingenti danni ai terreni e alle abitazioni circostanti;

   come si apprende da fonti di stampa, nei giorni scorsi i residenti avevano segnalato tempestivamente anomalie riguardo ai lavori effettuati dalle ditte che lavorano per conto della regione Campania proprio nella zona dove si è verificato il cedimento degli argini, evidenziando non solo l'inefficacia di interventi ritenuti palliativi ma anche il periodo in cui sono stati effettuati, considerato che l'approssimarsi delle piogge avrebbe potuto, come effettivamente accaduto, provocare ingenti danni per lo straripamento del fiume;

   a finire nel mirino del «Comitato salute e sicurezza» è il Consorzio di bonifica, fortemente criticato per aver disposto l'avvio dei lavori in un periodo dell'anno in cui le piogge provocano l'ingrossamento del corso d'acqua;

   la corrente del fiume, peraltro, ha trascinato una notevole quantità di rifiuti provenienti dalla Cavaiola e dalla Solofrana fino al centro cittadino di Scafati;

   in particolare, tale grave situazione sarebbe scaturita dai lavori di abbattimento del ponte Marconi da parte della società regionale Sma, che avrebbero dovuto, comunque, prevedere delle griglie di contenimento, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato;

   a parere dell'interrogante, i numerosi danni che il maltempo sta continuando a provocare in provincia di Salerno, in particolare nel territorio dell'Agro Nocerino Sarnese, sono la diretta conseguenza delle gravi negligenze e dai ritardi della regione Campania in merito alla prevenzione del dissesto idrogeologico;

   l'approssimarsi della stagione invernale e le sempre più evidenti conseguenze legate al cambiamento climatico, impongono una nuova strategia contro il dissesto idrogeologico che porti finalmente al superamento di ritardi e inefficienze –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine ai fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere a riguardo.
(4-01970)


   CARAMIELLO, MORFINO, PAVANELLI e CHERCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica nel mese di febbraio 2023 ha avviato l'iter con l'Unione europea sulla proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, cosiddetto «decreto Cer»;

   il provvedimento ha l'obiettivo di incentivare la diffusione di forme di produzione e autoconsumo collettivo di energia da fonti rinnovabili. Il decreto Cer è strutturato secondo due misure: a) contributo a fondo perduto del 40 per cento b) tariffa incentivante sull'energia rinnovabile prodotta e condivisa;

   possono beneficiare del contributo a fondo perduto i territori dei comuni sotto i 5.000 abitanti, fino al 40 per cento dei costi ammissibili in relazione all'investimento effettuato, mentre la tariffa incentivante, invece, varrà per tutti i comuni;

   in particolare l'isola di Ischia – colpita da un sisma nel 2017 – ad avviso dell'interrogante dovrebbe essere anche contemplata nel novero delle piccole isole, come area sismica a cui estendere i benefìci previsti per i territori colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016, per cui sono stati messi a disposizione, in seno al programma NextAppennino, 68 milioni di euro dal fondo complementare del PNRR (in anticipo rispetto alle misure stesse attese col decreto Cer in corso di approvazione della CE) per il bando per le comunità energetiche nelle aree colpite dal sisma, che reca un contributo a fondo perduto pari al 100 per cento della spesa prevista dal progetto;

   ciò considerato, attesa la modifica dell'articolo 119 della Costituzione, alla luce del quale le isole minori vanno considerate quali aree disagiate, l'interrogante ritiene opportuno estendere i benefìci di cui al «decreto Cer» anche ai comuni delle isole minori che recano una popolazione superiore ai 5.000 abitanti –:

   se il Ministro interrogato condivida l'opportunità di estendere gli effetti di cui al «decreto Cer» a tutte le isole minori e se ritenga di adottare iniziative di competenza volte ad estendere gli effetti del programma NextAppennino anche ai territori colpiti dal sisma del 2017.
(4-01974)


   SERGIO COSTA, MORFINO, ILARIA FONTANA, PELLEGRINI, L'ABBATE, CANTONE, SCERRA, RAFFA e CARMINA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'anno 2022 Punta Bianca è stata inserita nel piano regionale delle riserve naturali della Regione Siciliana;

   Drasy è un poligono, collocato nel bel mezzo di Punta Bianca dove, da oltre sessanta anni, si effettuano addestramenti ed esercitazioni militari, causa di immensi danni ambientali alla zona;

   l'erosione costiera e le vibrazioni causate dai colpi esplosi durante le esercitazioni militari quotidianamente danneggiano il territorio circostante e sgretolano la parete della collinetta di Drasy, i cui frammenti si riversano direttamente in mare;

   a seguito di numerose e ripetute segnalazioni della popolazione civile e di diverse associazioni ambientaliste, il 14 aprile 2023 è stato siglato a Sperlinga un accordo di collaborazione tra il Ministero della difesa e i tre comuni di Sperlinga, Nicosia, e Gangi, nel cui territorio è stato istituito un nuovo sito adibito alle esercitazioni militari;

   a partire da maggio, dunque, l'Esercito ha cessato le esercitazioni a Drasy, senza tuttavia specificare che il nuovo sito, individuato nell'accordo citato, debba intendersi come alternativo a quello di Drasy;

   di conseguenza l'Esercito, che risulta proprietario dei terreni su cui insiste il poligono di Drasy, ha ancora la facoltà di eseguire esercitazioni nel luogo;

   con ordinanza n. 02/2024, il Comando militare Esercito «Sicilia» ha disposto che dal primo gennaio al 15 maggio 2024 la futura riserva di Punta Bianca tornerà ad essere interdetta per consentire le esercitazioni nel poligono di Drasy –:

   se il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa e quali iniziative di competenza intenda promuovere per garantire l'integrità naturale e la messa in sicurezza delle aree in questione;

   se il Ministro della difesa intenda far rispettare lo scopo dell'accordo di collaborazione precedentemente citato, liberando a titolo definitivo Drasy dalle esercitazioni militari.
(4-01975)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel 2022 Eni s.p.a. ha realizzato utili per 20,4 miliardi di euro – i profitti più alti di sempre e più del doppio rispetto al 2021 – frutto dei picchi di prezzo raggiunti nello stesso anno dalle fonti fossili, come ad esempio il gas, alle quali sono indirizzati la stragrande maggioranza degli investimenti della Società;

   secondo il recente rapporto «Le sei zampe di Eni sulle scuole e le università italiane» realizzato dalle associazioni Greenpeace Italia e ReCommon, Eni è fortemente presente nelle scuole superiori di secondo grado e nelle università italiane, attraverso partenariati, accordi quadro, finanziamenti alla ricerca, ma anche seminari, influenze alla didattica e orientamento alla carriera;

   con legge 20 agosto 2019, n. 92 è stato introdotto l'obbligo, a partire dall'anno scolastico 2020/2021, di inserire nelle scuole di ogni ordine e grado l'insegnamento trasversale dell'educazione civica, che comprende, nelle sue linee guida, anche l'insegnamento dell'educazione ambientale, dello sviluppo eco-sostenibile e, della tutela del patrimonio ambientale;

   la presenza di Eni nelle scuole secondarie e superiori va letta nel contesto di continui tagli ai fondi dedicati all'istruzione, con il conseguente ingresso delle aziende private negli istituiti scolastici;

   secondo quanto riportato da Eni stessa, nel 2022 il finanziamento «alle Università statali italiane ammonta a circa € 10 milioni» e «attualmente sono attivi circa 100 progetti con le Università italiane che spaziano sui vari temi della transizione energetica, della decarbonizzazione, dell'eccellenza operativa e dell'economia circolare»;

   i finanziamenti di Eni alla ricerca passano anche attraverso lo stanziamento di fondi a vari corsi di dottorato di ricerca delle università pubbliche italiane. Al 10 maggio 2023 Eni riportava che «le borse di dottorato di ricerca finanziate da Eni e sue Società sono 89»;

   con l'obiettivo di fornire ai docenti contenuti legati alla nuova esigenza l'Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (Anp) ed Eni hanno firmato un protocollo d'intesa grazie al quale l'azienda ha potuto organizzare, a partire dall'inizio del 2020, una serie di seminari per la formazione dei docenti, dal titolo «Il futuro non aspetta». I seminari vertevano su quattro macro temi: il cambiamento climatico, l'efficienza energetica, i rifiuti e le bonifiche ambientali;

   è importante evidenziare come Eni entri negli istituti secondari superiori anche attraverso i Pcto, i percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, rafforzando il concetto di aziendalizzazione del percorso scolastico e accrescendo la forza lavoro da acquisire all'interno delle scuole stesse;

   durante la formazione sui cambiamenti climatici, Eni si sarebbe astenuta dal riconoscere la propria responsabilità o quella delle multinazionali del fossile sull'emergenza climatica in atto, nonostante, ad esempio, una recente ricerca condotta sempre da Greenpeace Italia e ReCommon abbia rivelato come già negli anni '70 e '80 del secolo scorso Eni in sue pubblicazioni mettesse in guardia sui possibili impatti distruttivi sul clima del pianeta derivanti dalla combustione delle fonti fossili e altri numerosi studi abbiano rivelato il suo coinvolgimento nell'attuale crisi climatica –:

   se i Ministri risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se ritengano che la presenza pervasiva e capillare di Eni nelle scuole superiori di secondo grado e nelle università italiane possa garantire un'ampia e plurale libertà di scelta nei percorsi formativi e didattici sui temi della transizione energetica e dei cambiamenti climatici, nel rispetto dell'articolo 33 della Costituzione e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per verificare se le attività finanziate da Eni siano compatibili con l'indipendenza e lo scopo formativo delle università italiane quali luoghi di conoscenza e di ricerca fondamentali per il futuro del Paese.
(4-01976)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU e SIMIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da numerose notizie di stampa, il 2 giugno 2023 un gravissimo incendio ha coinvolto un palazzo sito in Largo Nino Franchellucci nel quartiere di Colli Aniene a Roma;

   nel rogo ha, purtroppo, perso la vita una persona mentre molte altre hanno subito ustioni e sono state intossicate dal fumo del rogo;

   oltre alle vittime l'incendio ha causato anche pesanti danni dal punto di vista degli sfollati. Secondo dati del comune di Roma, infatti, ventisei famiglie risultano ancora impossibilitate a rientrare nelle proprie abitazioni;

   il palazzo coinvolto nell'incendio era stato da poco oggetto di interventi edilizi per il miglioramento energetico degli edifici già esistenti (ecobonus), e per la messa in sicurezza del rischio sismico, ottenendo lo sconto fiscale del 110 per cento previsto dalla legge n. 34 del 2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2020 e al momento dell'incendio i lavori erano giunti a circa il 30 per cento di avanzamento rispetto al lavoro complessivo previsto;

   dopo l'incendio le successive attività giudiziarie hanno fermato il lavoro rendendo di fatto impossibile il rispetto della scadenza prevista. Nella realizzazione delle opere con «superbonus 110» del palazzo è prevista la cessione del credito e, quindi, le attività di manutenzione dovrebbero terminare entro il 31 dicembre 2023, cosa ormai impossibile visto quanto accaduto;

   se non vi dovessero essere proroghe, rese necessarie da un ritardo dovuto ad evidenti cause di forza maggiore, i costi dei lavori avviati nel solco della normativa vigente, ricadrebbero sui proprietari degli immobili, che già devono sopportare i costi degli interventi resi inevitabili dall'incendio, e che si troverebbero anche a dover pagare circa 50 mila euro ad immobile per coprire i costi del lavoro che risultano essere di circa sei milioni di euro –:

   quali iniziative per quanto di competenza intenda intraprendere con urgenza il Ministro interrogato in modo da evitare che ai danni già subiti, in casi quali quello segnalato in premessa, gli inquilini debbano sopportare anche le spese per la scadenza del «superbonus 110», a causa di ritardi non certo a loro imputabili.
(5-01686)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALESSANDRO COLUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   al fine di identificare l'aliquota applicabile per la cessione dei beni risulta fondamentale la corretta classificazione della merce e l'identificazione della voce doganale corrispondente al bene stesso;

   con riguardo ai beni comunemente conosciuti come vermi di mare utilizzati come esche vive per la pesca marina e fluviale non esiste una corrispondente categoria né a livello di normativa unionale né a livello di diritto interno;

   nel decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 e relative tabelle allegate ai fini dell'Iva non è infatti espressamente prevista la categoria delle esche vive e neppure nei sistemi di classificazione comunitaria esiste una specifica nomenclatura combinata per le esche, mentre con riguardo alle esche prodotte a livello nazionale, conosciute comunemente come vermi o lombrichi, viene applicata l'aliquota agevolata come prevista nella tabella parte III A;

   nell'ambito del settore di mercato cui detti prodotti vengono commercializzati, non esiste nessuna differenza e distinzione tra esche di mare ed esche di terra e la diversa denominazione avviene solo per un fattore tecnico, a motivo delle loro oggettive caratteristiche che le rendono idealmente utilizzabili come esca;

   con il fine di procedere all'individuazione della aliquota Iva da applicare alla cessione dei beni identificabili come esche vive per la pesca marina e fluviale, nel corso degli ultimi anni si è configurato un orientamento non univoco tra le direzioni provinciali e regionali dell'Agenzia delle entrate;

   risulta pertanto necessario chiarire con certezza se a tali beni sia applicabile l'imposta agevolata al 10 per cento ovvero quella del 22 per cento oggi vigente rispetto a quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 e relative tabelle A, B, e C –:

   quale sia la corretta aliquota di imposta da applicare al fine del computo dell'Iva per la cessione dei beni identificabili come vermi di mare utilizzati come esche vive per la pesca marina e se non ritenga possibile, considerata la analogia tra queste ultime e le esche di terra, adottare le iniziative di competenza volte ad applicare l'aliquota ridotta prevista per queste ultime nel decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972.
(4-01972)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 comma 1 lettera a) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2022 titolato «Modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 – Riconoscimento degli incentivi per l'acquisto di veicoli non inquinanti», ha previsto per l'anno 2022 il riconoscimento per gli utenti domestici di un contributo pari all'80 per cento del prezzo di acquisto e posa in opera di infrastrutture di potenza standard per la ricarica dei veicoli elettrici, nel limite massimo di 1.500 euro per persona fisica richiedente; nel caso di posa nelle parti comuni di edifici condominiali il limite di spesa riconosciuto è di 8.000 euro;

   lo sconto dell'80 per cento era reso applicabile sugli acquisti effettuati dal 4 ottobre al 31 dicembre 2022 di infrastrutture di potenza standard (ovvero sotto ai 22 kilowattora);

   il comma 2 della medesima disposizione prevedeva che, con decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico, dovessero essere individuate le disposizioni procedurali per l'erogazione dei benefìci di cui al succitato decreto;

   in seguito, l'articolo 12 del decreto-legge 29 dicembre 2022 n. 198 recante «Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi» ha esteso il beneficio alle annualità 2023 e 2024;

   conseguentemente, le risorse assegnate dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 per gli anni 2023 e 2024 alla concessione di incentivi per l'acquisto di nuovi veicoli, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera a), sono ridotte di 40 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2023 e 2024 per essere destinate alla misura di cui all'articolo 2, comma 1, lettera f-bis);

   il 14 marzo 2023 è stato finalmente emanato il decreto del direttore generale per la politica industriale, l'innovazione e le piccole e medie imprese del Ministero delle imprese e del made in Italy, che all'articolo 4, comma 3, lettera a), prevede che «Non sono, in ogni caso, ammissibili al contributo, a titolo esemplificativo, le spese per imposte, tasse e oneri di qualsiasi genere»;

   a parere dell'interrogante, tale previsione va oltre le disposizioni indicate nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e nei successivi decreti e, mentre una tale limitazione potrebbe avere senso per l'analoga agevolazione concessa a soggetti Iva (professionisti e imprese), per i quali l'Iva è una partita di giro compensabile in sede di dichiarazione Iva, per le persone fisiche a cui l'agevolazione dell'80 per cento è dedicata l'Iva è, a tutti gli effetti, una spesa sostenuta e non compensabile in alcun modo e, tra l'altro, è considerata come tale in tutte le altre agevolazioni fiscali (agevolazioni edilizie, superbonus, bonus mobili, sismabonus, ecobonus e altro);

   inoltre l'articolo 7, comma 6, lettera e) del medesimo provvedimento stabilisce la necessità di fornire «estratti del conto corrente dal quale risultino i pagamenti connessi alle fatture di cui alla lettera d); i pagamenti dei titoli di spesa oggetto di richiesta di erogazione devono essere effettuati attraverso un conto corrente intestato al soggetto beneficiario»;

   a parere dell'interrogante questa disposizione va oltre il principio di tracciabilità dei pagamenti ledendo il diritto alla privacy, considerato che gli estratti conto possono includere anche altri movimenti che non riguardano l'operazione di pagamento oggetto dell'agevolazione;

   di recente sono stati emanati i seguenti provvedimenti: il decreto direttoriale 2 ottobre 2023 – termini di apertura e chiusura 2022; il decreto direttoriale 31 ottobre 2023 – termini di apertura e chiusura sportello 2023 e, in ultimo, il decreto 20 novembre 2023 – Erogazioni contributi 2022, senza che i profili di criticità evidenziati siano stati risolti –:

   se ritenga che le disposizioni previste dai citati decreti direttoriali siano conformi al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e al decreto-legge di cui in premessa con cui sono state autorizzate le agevolazioni o se non ritenga opportuno intervenire modificandole nel senso indicato in premessa.
(4-01973)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOSCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il viadotto «Ortiano 2» presso il comune di Longobucco (CS), lungo la strada statale 177-Dir (Sila-Mare), è crollato il 3 maggio 2023 e quasi contemporaneamente, a causa di una frana, è stato interrotto anche un altro tratto della vecchia statale 177, via principale di collegamento tra Cosenza e Longobucco;

   il viadotto era stato aperto al traffico solo da sette anni e il crollo non ha causato vittime per una serie di casualità, visto che Anas, che ne ha acquisito la gestione nel 2019 dalla regione Calabria, ha provveduto poche ore prima a bloccare il transito lungo tutta la statale per le piogge incessanti e la piena del fiume Trionto;

   la strada Sila-Mare è nata per sviluppare economicamente il turismo locale, avvicinare alle abitazioni i pendolari, avvicinare la cittadina e i suoi residenti ai servizi del territorio (scuole, banche, ospedali...), favorire la mobilità dei commercianti che contribuiscono a tenere viva una comunità che si sta spopolando;

   i lavori di Anas per la rimozione della frana sono stati avviati solo pochi giorni fa e l'azienda prevede che non sarà possibile ripristinare la viabilità prima di un paio di mesi, con un traffico comunque rallentato anche oltre la riapertura per la presenza dei cantieri;

   dal Corriere della Calabria dell'agosto 2023 si apprende che il viadotto sarà riaperto solo nell'agosto del 2025, almeno stando a quanto avrebbe comunicato il dirigente regionale di Anas, Francesco Caporaso, al presidente della regione Roberto Occhiuto, sempre che, lascia intendere il quotidiano calabrese, «bastino i 9 milioni di euro stanziati dal ministro Salvini», considerato che il lavoro di ripristino prevede la realizzazione di una campata più lunga, per superare le problematiche dovute alla scelta, del disegno originario, di realizzare uno dei piloni del ponte nell'alveo del torrente e che secondo i comitati locali il finanziamento non riguarderebbe il viadotto crollato, ma solo la messa in sicurezza del ponte a monte dello stesso;

   per le ragioni sopra riassunte i cittadini di Longobucco e dei paesi circostanti saranno interessati da importanti disagi relativi sia alla loro mobilità, sia alle conseguenze economiche di questo isolamento, che rischia di impedire o comunque scoraggiare il turismo e le altre attività economiche, mettendo in sofferenza un territorio già caratterizzato da condizioni socio-economiche particolarmente, svantaggiose;

   è dovere del Governo limitare il più possibile le conseguenze negative di un evento che non può essere interamente imputato alla casualità degli eventi atmosferici, visto che parte del problema, per ammissione della stessa Anas, trae origine da un difetto di progettazione del ponte –:

   se le cifre stanziate per le infrastrutture di cui in premessa siano sufficienti a mettere in sicurezza tutte le tratte interessate;

   se le tempistiche riferite dai giornali locali corrispondano al vero e in tal caso quali iniziative intenda intraprendere, anche tramite una più efficace interlocuzione con Anas e l'eventuale nomina di un commissario ad acta, al fine di ridurli sensibilmente, in modo da rimettere in sicurezza la viabilità da e per il comune di Longobucco entro la prossima estate.
(4-01969)


   STEFANAZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la realizzazione di hub energetici basati su energie rinnovabili nei contesti portuali rappresenta un fattore di sviluppo per tali infrastrutture;

   in particolare, la presenza di grandi impianti rinnovabili farebbe, tra le altre cose, da elemento abilitatore per lo sviluppo di opifici per la produzione di idrogeno verde in area portuale, di comunità energetiche rinnovabili portuali a beneficio delle attività commerciali in porto e della comunità cittadina limitrofa e di cold ironing portuale;

   l'articolo 23 del decreto legislativo n. 199 del 2021 definisce i porti, per impianti eolici fino a 100 MW di potenza istallata, previa eventuale variante del piano regolatore portuale, come aree idonee ex lege per la realizzazione di tali impianti rinnovabili off-shore;

   il fotovoltaico flottante rappresenta una tecnologia rinnovabile off-shore in corso di sviluppo che avrebbe nel territorio italiano un'alta producibilità specifica, maggiore, in molti casi, rispetto all'eolico, soprattutto nei porti ove la ventosità è, non di rado, molto limitata;

   a tal proposito, le aree portuali rappresentano siti di installazione ideali per il fotovoltaico flottante stante anche le migliori condizioni meteo rispetto al mare aperto;

   sarebbe auspicabile estendere la definizione dei porti come aree idonee ex lege per gli impianti off-shore, oltre che all'eolico fino a 100 MW anche al fotovoltaico flottante fino a 100 MW;

   gli impianti fotovoltaici flottanti prevedono l'utilizzo degli specchi acquei con un'incidenza della superficie occupata, specifica per MW di impianto installato (mq/MW), molto alta (nell'ordine dei 10.000 mq/MW installato);

   la normativa vigente per la determinazione dei canoni demaniali marittimi impone il calcolo della misura del canone annuo sulla base di parametri riferiti alla superficie di area occupata specificamente stabiliti dal decreto ministeriale del 19 luglio 1989;

   a tal riguardo, la circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 40 del 5 gennaio 2012 stabilisce che per determinare il canone in presenza di concessioni per la realizzazione di impianti off-shore destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, a seguito dell'individuazione della superficie/specchio acqueo da richiedere e assentire in concessione, nonché della zona di cantiere interessata dai lavori, si calcola la misura del canone annuo sulla base degli importi annui unitari, aggiornati all'anno in corso al momento del rilascio della c.d.m. ai sensi della legge n. 494 del 1993, secondo i parametri indicati per le diverse tipologie concessorie nel decreto ministeriale 19 luglio 1989;

   si noti che le suddette tariffe ministeriali sono state stabilite, all'epoca, non prendendo in considerazione l'utilizzo degli specchi acquei per impianti rinnovabili e non sono compatibili con i valori di diritto di superficie attualmente riconosciuti per l'area occupata dagli impianti a terra;

   in particolare, prendendo in considerazione lo specchio acqueo occupato dai pannelli fotovoltaici, ai sensi del decreto ministeriale 19 luglio 1989, troverebbe applicazione la tariffa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), pari, nel 2023, a 4,39 €/mq all'anno, corrispondente quindi a circa 43.900 €/MW installato all'anno;

   di conseguenza, l'applicazione di un così ingente canone demaniale non consente ai progetti basati su impianti fotovoltaici flottanti di conseguire un equilibrio economico finanziario ed all'investitore di rientrare dell'equity –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative volte a valutare la possibilità di determinare un valore di tariffa concessoria base, specifica per gli specchi acquei occupati dai pannelli fotovoltaici costituenti impianti fotovoltaici flottanti in aree portuali, in deroga a quanto previsto dal decreto ministeriale 19 luglio 1989;

   se non ritengano opportuno che la tariffa in €/mq relativa allo specchio acqueo occupato dai pannelli fotovoltaici sia comparabile con i valori di diritto di superficie attualmente riconosciuti nelle trattative private per gli impianti fotovoltaici realizzati a terra, con valori orientativi tra i 0,3 e 1,0 €/mq.
(4-01971)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PATRIARCA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in seguito alle dimissioni presentate nel marzo del 2023 da un componente del Comitato amministratore gestione previdenziale separata dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi), l'organo statutario dell'ente previdenziale ancora oggi sta lavorando in difetto di composizione;

   il comma 6, dell'articolo 12 dello statuto dell'Inpgi approvato con decreto ministeriale del 13 settembre 2007 recita espressamente che: «Nel caso in cui uno dei consiglieri cessasse dalla funzione per dimissione o altro motivo, sarà sostituito dal primo dei non eletti nella lista» in possesso dei requisiti previsti per la nomina;

   ai sensi di quanto disposto dal comma 3, dell'articolo 17, del medesimo statuto: «I membri del [...] Comitato Amministratore che cessano comunque dalla carica nel corso del quadriennio sono sostituiti nei modi previsti per la nomina. I sostituti esercitano le loro funzioni fino alla scadenza dell'organo in cui entrano a far parte.»;

   l'articolo 9 dello statuto, che disciplina gli adempimenti preelettorali e lo svolgimento delle elezioni, al comma 9 stabilisce che: «Le elezioni dei membri del Comitato amministratore avvengono con votazione su lista elettorale unica nazionale»;

   in seguito alle elezioni per il rinnovo degli organi statutari del 17 febbraio 2020, risulta essere presente un candidato primo dei non eletti, così come riportato nella graduatoria finale predisposta dall'Inpgi il 17 febbraio 2020 con prot. n. 132, il quale dovrebbe, ai sensi di quanto indicato nel citato articolo 12, comma 6, accedere all'incarico di consigliere del Comitato amministratore per il quale si è candidato;

   il mancato subentro del candidato primo non eletto in seguito alle dimissioni di un componente del Comitato sta determinando un difetto di costituzione dell'organo che sta agendo in condizioni di non conformità alla norma che, consequenzialmente, produce effetti anche sugli atti e i provvedimenti fino ad oggi adottati, che potrebbero risultare illegittimi;

   sembrano porsi in contraddizione tra loro quanto disposto all'articolo 12, comma 6, e il richiamo contenuto negli articoli 9, comma 9, e 17, comma 3, in merito alla modalità di sostituzione del componente dimissionario;

   considerata la prassi adottata dall'ente in passato per simili casi e per evidenti esigenze di economicità, al fine di ridurre al minimo i costi della predisposizione di una nuova tornata unica nazionale finalizzata all'elezione del componente subentrante, e al fine di restituire immediata e tempestiva operatività all'organo de quo, sarebbe auspicabile che la sostituzione fosse operata ai sensi del comma 6, dell'articolo 12;

   dalla lettura complessiva delle norme che regolano il funzionamento dell'Istituto di previdenza gestione separata, in combinato disposto con lo statuto del medesimo Istituto, ad avviso dell'interrogante sembrerebbe configurarsi una possibile violazione delle leggi statali che disciplinano i sistemi democratici elettivi con consequenziale nocumento dei diritti soggettivi dei partecipanti alla vita dello stesso Istituto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle vicende sopra esposte e, nel caso, se corrisponda al vero che il Comitato amministratore abbia funzionato, in questi mesi, con organico ridotto e se non ritenga di dover adottare iniziative, anche di natura normativa, volte a sciogliere il nodo interpretativo al fine di rendere inequivocabilmente chiare le procedure da adottare per la sostituzione dei consiglieri che cessano dalla funzione.
(4-01968)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FURFARO, CIANI, GIRELLI, STUMPO e BERRUTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il monitoraggio negli ospedali sentinella aderenti alla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere certifica che, tra il 14 e il 21 novembre 2023, il numero dei pazienti Covid ricoverati è aumentato del 32 per cento;

   i dati registrati negli ospedali sentinella sono in linea con l'incremento dei contagi pari al 30 per cento;

   tuttavia, la campagna vaccinale è praticamente ferma: solo il 4 per cento degli over 60 e dei fragili si è immunizzato;

   nel 2022 sono stati somministrati 6 milioni di vaccini anti-Covid alle suddette categorie, mentre quest'anno siamo fermi a 860 mila dosi e in quest'ultima settimana ne sono state somministrate meno che in quella precedente;

   è stata la vaccinazione che ha reso meno aggressiva la malattia da Covid: uno studio dell'Iss ha certificato come, tra il tra il 27 dicembre 2020, data di inizio della campagna vaccinale e il 31 gennaio 2022, grazie alla campagna vaccinale sono stati evitati circa 8 milioni di casi, oltre 500.000 ricoveri, oltre 55.000 ricoveri in terapia intensiva e circa 150.000 decessi;

   questi dati dicono chiaramente che le autorità dovrebbero promuovere una campagna vaccinale diffusa almeno tra la popolazione anziana e fragile e, invece, non si sta facendo quasi nulla;

   non sembra essere un caso visto che l'attuale Governo a giudizio degli interrogati non ha mai pronunciato parole chiare e molti suoi esponenti, quando erano all'opposizione, sono stati ambigui, mettendo anche in discussione l'efficacia dei vaccini e sostenendo teorie secondo gli interroganti antiscientifiche;

   Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della salute, ha dichiarato che «il SSN in tutte le sue articolazioni è chiamato a impegnare ogni risorsa per una campagna di prevenzione che vede nella vaccinazione lo strumento decisivo»;

   sempre Vaia aveva proposto – inascoltato – di riaprire gli hub vaccinali: «se il vaccino è uno strumento strategico, l'hub è un luogo privilegiato per informare e somministrarlo»;

   attualmente, non si evidenzia alcuna campagna di sensibilizzazione e sembrerebbe quasi che si voglia omettere la circolazione del Covid e la sua pericolosità per anziani e fragili nonostante i dati indichino una crescita dei ricoveri;

   l'unico spot promosso dal Ministro interrogato – che da medico dovrebbe conoscere il ruolo fondamentale della prevenzione – ha circolato per due settimane;

   con atto numero 5-01174 l'interrogante aveva chiesto di sapere quali iniziative intendesse adottare al fine di sostenere l'organizzazione della campagna vaccinale anti-Covid per i mesi autunnali e invernali;

   in quei giorni l'Ema e l'Ecdc hanno sollecitato le autorità nazionali italiane ad agire velocemente per la realizzazione della suddetta campagna di vaccinazione;

   senza promozione attiva, senza programmazione, senza organizzazione e gestione del sistema non si può realizzare nessuna campagna vaccinale efficace;

   l'assenza di trasparenza ha favorito una stanchezza vaccinale i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti e mette a rischio fragili e anziani nei confronti dei quali il Covid ha ancora una potenzialità aggressiva;

   sulla scarsa adesione sicuramente ha effetto la campagna denigratoria contro i vaccini;

   vi è una grande complessità nell'accesso al vaccino per i cittadini che, di fatto, sta contribuendo a far diminuire il numero degli immunizzati che non riescono ad avere un accesso semplice e diretto –:

   se non ritenga di dover chiarire che il vaccino anti-Covid è uno strumento strategico efficace e decisivo contro il Covid soprattutto per i soggetti anziani o a rischio salute;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per aumentare i numeri bassissimi dell'adesione alla campagna vaccinale;

   se non ritenga pericolosa la scarsa adesione alla campagna soprattutto per le persone fragili;

   come mai non si sia promossa la comunicazione dell'atto vaccinale come un valore per l'individuo e la comunità.
(5-01685)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALFONSO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   le piscine «Le Naiadi» di Pescara, in Abruzzo, costituiscono, da circa 50 anni, il più importante impianto sportivo del Centro Italia dedicato alle discipline acquatiche, molto frequentato dai locali e diventato un punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale per gli allenamenti di varie squadre nazionali e di vari eventi di nuoto;

   la regione Abruzzo, proprietaria del complesso sportivo, non disponendo di professionalità e personale adeguato per la gestione diretta della struttura, ha di volta in volta affidato la gestione dell'impianto a soggetti terzi, individuati sulla base di apposite procedure ad evidenza pubblica;

   purtroppo a causa delle profonde criticità strutturali e gestionali subentrate nel corso degli anni, dopo i ripetuti sforzi di cercare sempre di curare i rapporti tra la parte pubblica e quella privata per scongiurare la chiusura di un complesso sportivo così importante, da ultimo la regione Abruzzo in data 12 giugno 2023 ha pubblicato il bando di gara europeo per l'affidamento in concessione ventennale della gestione operativa del centro e, in pendenza della scadenza per la presentazione delle domande per la gestione ventennale fissata per il 31 luglio 2023, gli uffici regionali con determinazione n. 285 del 30 agosto 2023 avrebbero proposto alla società Club Acquatico Pescara SSD l'affidamento diretto della gestione transitoria dell'impianto dal 1° settembre 2023 sino a fine anno, in considerazione dell'interesse concreto che la stessa società avrebbe manifestato nel partecipare alla gara europea;

   nel corso di una conferenza stampa, al contrario, il presidente del Club acquatico ha asserito di essere stato estremamente forzato ad accettare la gestione ventennale del complesso sportivo;

   la vicenda è stata portata all'attenzione della procura di Pescara, che ha emesso un decreto di sequestro della struttura ed ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati per turbativa d'asta perché la gestione della gara, conclusasi con l'affidamento della gestione al Club Acquatico Pescara, unico partecipante, sarebbe stata caratterizzata da plurime violazioni della normativa di settore;

   di conseguenza, la regione ha annullato in autotutela sia l'affidamento provvisorio per quattro mesi da settembre a dicembre 2023, sia quello successivo relativo alla concessione ventennale al Club Acquatico, con ovvie conseguenze di disagi e spese a vuoto per i numerosi utenti e di incertezze sul posto di lavoro per il personale, ancora in attesa delle spettanze dei mesi passati;

   considerata l'importanza regionale e nazionale dell'impianto sportivo, pare, secondo quanto consta all'interrogante, che lo stesso presidente della Camera di commercio Chieti-Pescara abbia fatto redigere uno studio per il recupero e il rilancio delle «Naiadi» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti, in particolare di quali elementi disponga in ordine allo studio della Camera di commercio citata in premessa e in ogni caso, se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a scongiurare la chiusura di impianti sportivi che, come nel caso delle piscine «Le Naiadi», sono diventati punti di riferimento a livello nazionale e internazionale, anche per gli allenamenti delle squadre nazionali di nuoto.
(4-01967)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) è ente pubblico nazionale di ricerca con competenza scientifica generale, vigilato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. È dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa, patrimoniale e contabile. Attualmente, presidente del Cnr è la professoressa Maria Chiara Carrozza, già Ministro vigilante dello stesso Cnr nel periodo 2013-2014 con il Governo Letta, e il direttore generale è il dottor Giuseppe Colpani;

   un nutrito gruppo di ricercatori del Cnr ha pubblicamente sottoscritto una lettera aperta alla presidente denunciando la contestazione disciplinare ad uno dei candidati durante la campagna elettorale per l'elezione del rappresentante del Cnr nel consiglio di amministrazione, Vito Mocella, per la condivisione di un video satirico a sostegno della sua candidatura con chiari riferimenti al suo programma elettorale;

   gli stessi sottoscrittori affermano che nella contestazione disciplinare è riportata un'affermazione non vera: che sarebbe stata «lesa la reputazione della Presidente in carica, rappresentata a capo di congrega mafiosa», mentre nel video sono semplicemente trasmesse immagini tratte dall'inchiesta della trasmissione Report su presunte presenze mafiose in una sede del Cnr, in relazione peraltro a un periodo precedente al suo mandato e senza alcun riferimento alla presidente stessa;

   viene denunciato in tale lettera come tali accuse potrebbero apparire tese a intimidire un ricercatore già noto per il suo impegno a difesa della libertà scientifica e dei diritti dei ricercatori e per aver assunto alcune posizioni critiche nei confronti della gestione dell'ente;

   questo potrebbe pregiudicare l'esercizio del legittimo diritto di critica di futuri candidati e in generale di un dissenso ragionato da parte del personale dell'ente sulle grandi questioni che lo riguardano;

   la ricerca scientifica, al giorno d'oggi, è indissolubilmente legata agli aspetti gestionali e se uno scienziato, noto internazionalmente, si esprime su di essi lo fa, in ogni caso, nell'alveo delle proprie funzioni e sfere di competenza a difesa della libertà di ricerca scientifica e del buon andamento della stessa;

   tali principi sono normati dall'articolo 21 e dell'articolo 33 della Costituzione che garantiscono a tutti diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione e libertà di ricerca scientifica;

   quando uno scienziato responsabilmente manifesta il proprio pensiero nell'interesse generale, così come garantito nella Costituzione, e lo fa in modo costruttivo e mai distruttivo, ad avviso dell'interrogante non andrebbe censurato –:

   se risulti che il Cnr abbia posto in essere attività istruttorie, prima di assumere la decisione di aprire un procedimento disciplinare verso un ricercatore proprio per la sua azione in una campagna elettorale, ovvero nel momento di massima democrazia interna in cui egli deve, necessariamente, operare una critica nei confronti della gestione dell'ente che si propone di modificare in caso di elezione;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte ad approfondire se il Cnr, nel muovere una tale contestazione, abbia operato per l'interesse generale considerato che, a parere dell'interrogante, potrebbe intendersi invece come una forma di ritorsione nei confronti di chi ha operato delle – legittime – critiche alla gestione attuale dell'ente;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere nel caso in cui dovesse emergere un uso distorto dello strumento disciplinare e in generale dei pubblici poteri da parte del vertice del Cnr.
(4-01979)